infortuni sul lavoro

QUANDO IL LAVORO UCCIDE

In Abruzzo dati preoccupanti relativi a infortuni e morti

OPERAI AL LAVORO IN UN PONTILE AL’INTERNO DI UN CANTIERE EDILE
https://www.zonalocale.it/2022/10/15/quando-il-lavoro-uccide/

di Fabrizio Scampoli

Uscire di casa al mattino per andare al lavoro e non rientrare: storie quotidiane di infinite tragedie. Sono sette i deceduti sul lavoro in Abruzzo dall’inizio del 2022: la nostra regione è in “fascia gialla”, mentre sono 569 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese da gennaio a luglio 2022, con una media di 81 morti sul lavoro ogni mese. E le morti non accennano a diminuire nel 2022, nonostante i dati ufficiali mostrino un calo complessivo rispetto al 2021 del 16%, anche se i dati sono alterati e condizionati dalla quasi totale assenza di decessi Covid rispetto al 2021.


Il panorama è drammatico anche per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro che sono aumentati del 66 per cento in Abruzzo nel periodo gennaio-maggio 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato peggiore di quello del resto d’Italia, dove la crescita è stata del 48%. In virtù di questi numeri la regione è al terzo posto in questa triste classifica, superata solo da Campania e Liguria.

Sono stati infatti complessivamente 7.628 gli infortuni nei primi 5 mesi dell’anno, 3.046 in più del 2021. Di questi, 2.333 in provincia di Chieti (+56%), 1.411 a L’Aquila (+45%), 1.567 a Pescara con una crescita del 55%. Chiude la provincia di Teramo che con 1.208 infortuni raddoppia il dato dello scorso anno attestandosi, con +109%, tra le province in Italia in cui più alto è stato l’aumento percentuale degli incidenti sul lavoro.

Quali sono le cause che si nascondono dietro queste fredde cifre? Di certo, scelte organizzative volte ad affrettare i tempi di lavorazione sia per ragioni di offerta commerciale, che per la ‘corsa al bonus’. Non è un caso, infatti, che se si escludono gli ‘infortuni Covid’ a essere maggiormente colpiti sono i settori del trasporto e magazzinaggio (794 infortuni) e quello delle costruzioni (367).

A ciò si somma la sempre più elevata precarizzazione del mondo del lavoro (ogni 10 nuovi contratti, 8 sono precari e 3 di questi di durata inferiore a un mese): una condizione che espone maggiormente al rischio infortuni.

È giunta l’ora di interventi energici e risolutivi che pongano la sicurezza sul lavoro al centro di azioni preventive e di controllo. Le aziende devono investire in sicurezza, assumendosi la responsabilità delle proprie scelte e dell’esposizione ai rischi; la cultura della sicurezza deve diventare una costante nella formazione, a partire dai percorsi scolastici; gli enti preposti ai controlli devono essere messi in condizione di operare davvero, aumentando le somme a disposizione. Una buona notizia di pochi giorni fa per concludere con una nota di speranza: sono circa 1.600 i posti di lavoro nell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che devono essere coperti entro il 2024. Ora speriamo che con i controlli più accurati diminuisca finalmente il numero di morti bianche e di infortuni.

Fonte: Zonalocale

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo