Battaglia di Kursk (5 Luglio – 23 Agosto 1943)

80 ANNI DALLA BATTAGLIA DI KURSK: L’ARMATA ROSSA MOBILITA ANCHE I CIVILI E LIBERA DAI NAZISTI KURSK, 5 LUGLIO – 23 AGOSTO 1943

Vasto, lì 14 Dicembre 2023 ore 20.25

Buonasera a tutti e tutte, in questo articolo voglio ripercorrere assieme a voi un evento storico molto importante per la popolazione sovietica ai fini della liberazione dai nazisti tedeschi: la Battaglia di Kursk, combattuta tra il 5 Luglio ed il 23 Agosto del 1943 tra l’esercito occupante tedesco nazista e l’esercito di liberazione sovietico dell’Armata Rossa, una battaglia dove le unità semoventi blindate su cingoli, i carri armati medi tedeschi Panzerkampfwagen II, III, i cacciacarri Hetzer, Jadgpanzer e quelli sovietici medi T-34, T-34/85, i cacciacarri Sukoi SU 85, SU 122 ed ISU 152, giocarono un ruolo fondamentale per la vittoria ai fini della battaglia, una delle diverse che vide fronteggiarsi a viso aperto i carri armati tedeschi e sovietici, durante la Seconda Guerra Mondiale. Stasera andremo alla riscoperta di una battaglia molto importante ai fini della liberazione dal nazismo occupante il vasto territorio dell’Unione Sovietica, analizzando fonti fotografiche e video, in occasione degli 80 anni passati dalla battaglia.

Storia Battaglia di Kursk: il più cruento scontro tra carri armati della Storia

Durante la Battaglia di Kursk le forze tedesche della Wehrmacht e l’Armata Rossa sovietica si affrontano vicino alla città russa di Kursk con una schiacciante vittoria dei sovietici.

Granatieri corazzati della divisione Großdeutschland a bordo di un cannone d’assalto tedesco Sturmgeschütz III. Bundesarchiv / CC-BY-SA 3.0 
https://www.focus.it/cultura/storia/battaglia-kursk-scontro-carri-armati

Ottant’anni fa iniziava la Battaglia di Kursk, il più grande scontro tra carri armati della Storia. Vediamo come i panzer tedeschi furono battuti dai T-34 sovietici, attraverso l’articolo “Nella tela del ragno” di Roberto Genovesi, tratto dagli archivi di Focus Storia.

SUPERIORITÀ TECNOLOGICA. Seicento chilometri a sud di Mosca, il largo saliente (il settore più avanzato di uno schieramento di truppe) di Kursk, secondo i resoconti degli aerei da ricognizione, si protendeva entro le linee tedesche per più di un centinaio di chilometri: lo scenario ideale per una rapida manovra a tenaglia da nord e da sud, che tagliasse fuori il milione circa di soldati russi che l’occupavano.

Il Führer aveva voluto però attendere che tutti i carri armati perduti durante le ritirate invernali fossero rimpiazzati; soprattutto, aveva deciso di aspettare l’arrivo al fronte di alcuni battaglioni supplementari dotati dei più potenti Panzer V Panther, a detta di molti alti ufficiali tedeschi gli unici corazzati in grado di tenere testa ai T-34 sovietici.

CALCOLI MINUZIOSI. È così che si è arrivati al giorno previsto per lo sfondamento, il 5 luglio 1943. I due imponenti schieramenti di mezzi, uomini e aerei si fronteggiano nelle campagne attorno a Kursk, tra il verde dei pascoli e il giallo del grano maturo.

I feldmarescialli Von Kluge e Von Manstein hanno calcolato tutto, fin nei minimi particolari, facendo affidamento su mappe minuziose e su un monitoraggio maniacale delle condizioni atmosferiche. Ma per quanto scrupolosa sia stata la preparazione, non hanno tenuto conto di due variabili: la tenacia di un esercito che non ha più nulla da perdere e l’estro di uno dei più grandi strateghi della Storia, Georgij Konstantinovich Zhukov, vicecomandante supremo dell’Armata rossa.

SPIONAGGIO. Grazie all’attività di ricognizione e spionaggio, il generale sovietico ha le idee chiare fin da aprile. Ha colto le linee essenziali del piano nazista e informato Stalin che, una volta tanto, lo ha assecondato senza remore. I tedeschi si aspettano che i russi lancino una controffensiva per arrestare l’avanzata? Ebbene, i sovietici faranno esattamente il contrario. Che avanzino pure, i nazisti, logorando le loro forze corazzate contro le linee difensive nemiche. Quello che conta, per Zhukov, è privare i tedeschi dei loro reparti blindati. Solo allora il contrattacco potrà aver luogo.

Per mettere in atto questa strategia difensiva servono mezzi e uomini in quantità e il generale ha ricevuto carta bianca da Stalin: a sua disposizione ci sono 11 armate, per complessivi 1.330.000 uomini, 3.300 carri, 20.200 cannoni (di cui almeno 6.000 anticarro) e 2.650 aerei, sotto il comando degli esperti Nikolaij Vatutin e Konstantin Rokossovskij, che avevano già fatto mangiare la polvere alla 6a Armata tedesca di Friedrich Paulus durante l’assedio di Stalingrado.

TRAPPOLE. Approfittando del ritardo imposto all’inizio dell’offensiva, Zhukov ha trasformato lo scacchiere, grande quanto metà dell’Inghilterra, in una giostra di trappole. Ha fatto interrare oltre 40mila mine ai fianchi del saliente e scavare una fittissima rete di fossati anticarro, in modo che i panzer vi restino intrappolati.

Ha creato per la fanteria un reticolo di trincee, intervallate da altri campi minati disposti a macchia di leopardo, e distribuito sul terreno una miriade di postazioni con artiglieria anticarro. In totale, cinque linee di sbarramento, una via crucis che avrebbe fatto arrivare le truppe tedesche già stremate all’eventuale scontro frontale.

OFFENSIVA TEDESCA. I piani di battaglia tedeschi affidano l’offensiva sul lato nord del saliente alla 9a Armata del generale Walter Model. L’offensiva nel settore sud è invece nelle mani del generale Hermann Hoth, al comando della 4a Armata. In totale, 900.000 uomini, 2.700 carri, 2.050 aerei e 10.000 bocche da fuoco.

L’ASSO NELLA MANICA. Numeri a parte, c’è un altro elemento che farà la differenza. Grazie alle informazioni fornite da “Lucy”, una spia dei sovietici con contatti nell’Okw (l’Alto comando tedesco), Zhukov è a conoscenza perfino della data d’inizio dell’offensiva, e ordina un bombardamento preventivo di ben quattro ore sulle linee tedesche prima ancora che queste muovano un cingolo: è il biglietto da visita russo per le Waffen SS, che costituiscono il nerbo dello schieramento nazista.

OSTILITÀ SU TUTTI I FRONTI. Sul fronte nord Model attacca avvalendosi di 8 delle sue 15 divisioni di fanteria e di una sola delle sei divisioni corazzate, con l’obiettivo di prendere rapidamente la città di Olkhovatka per poi attaccare alle spalle i russi. Ma le postazioni difensive allestite da Zhukov tengono e la sera del primo giorno di battaglia i carri tedeschi hanno percorso appena sette chilometri all’interno del fronte nemico.

Sul fronte meridionale, invece, il generale Hoth decide di impiegare subito tutte le forze a sua disposizione per prendere le cittadine di Oboyan e Korocha. Nonostante i campi minati riescano a immobilizzare centinaia di carri, con l’efficace supporto dal cielo della Luftwaffe i tedeschi superano prima del tramonto le linee sovietiche e occupano Cerkasskoye.

TERRENO MINATO. Il giorno seguente anche Model, a nord, decide di impiegare la riserva per tentare uno sfondamento centrale. Gli scontri si concentrano intorno al villaggio di Ponyri, largamente conteso, che in seguito sarà definito “piccola Stalingrado”. Dopo altri tre giorni di inutili tentativi, il generale tedesco deve arrendersi all’evidenza: i carri saltano sulle mine, gli equipaggi e la fanteria sono un facile bersaglio per gli artiglieri sovietici.

Di lì non si passa: la 9a Armata rimarrà a 50 chilometri da Kursk. Intanto, a sud, la risposta di Zhukov non si è fatta attendere: il generale sovietico ha spostato la 5a Armata corazzata dalla riserva per arginare l’impatto dei panzerkorps diretti a Oboyan ma, soprattutto, ha chiesto ai bombardieri di “condire d’esplosivo” i collegamenti tedeschi su rotaia per rallentare il rifornimento di munizioni. Nonostante questo, i granatieri scelti della divisione Grossdeutschland continuano ad avanzare e il 9 luglio si trovano una ventina di chilometri oltre le linee nemiche. Il 12 luglio i due schieramenti puntano lo sguardo sulla città di Prokhorovka. Entrambi sono consapevoli che la sua conquista segnerà le sorti della battaglia.

FACCIA A FACCIA. Di buon mattino, tre divisioni Ss si muovono contemporaneamente per conquistare il centro abitato: 200 carri in tutto, tra cui molti massicci Panzer VI Tiger, preceduti da un intenso bombardamento aereo. Ma Zhukov ha previsto tutto e gli 800 carri della 5a Armata, per la maggior parte T-34 e T-70, si affrettano ad andare loro incontro, per vanificare subito la maggiore gittata dei cannoni tedeschi.

La battaglia si protrae per tutto il giorno, in un clima irreale e allucinante di esplosioni e ruggiti, nella coltre di polvere sollevata da centinaia di cingoli in movimento, tra le colonne di fumo provocate dai colpi di cannone, con la fuliggine nera e densa diffusa dai mezzi distrutti che riducono drasticamente la visibilità già compromessa sotto il cielo plumbeo e le piogge intermittenti. Per chiunque sia fuori dalla mischia è impossibile distinguere i bersagli.

Ormai è solo uno scontro di carri, come un’antica battaglia navale con arrembaggi, colpi a bruciapelo e speronamenti, tra le basse colline percorse dal vento che agita le messi come le onde di un mare infuocato. Perfino la fanteria deve rimanere a guardare quella nebbia inquietante se non vuole finire travolta dai mostri d’acciaio che si agitano, spesso agonizzanti, nella spessa coltre di morte.

DISFATTA TEDESCA. Nella mischia serrata, la superiorità tecnologica dei carri tedeschi viene meno. Inoltre, il cacciacarro Ferdinand, tanto atteso da Hitler, rivela tutti i suoi limiti: è poco manovrabile, con visibilità ridotta e solo frontale; vulnerabile ai fianchi, manca di armamento secondario per la difesa vicina. Il rapporto di forze a favore dei russi fa il resto.

Le ostilità cessano prima del tramonto, anche in seguito alla notizia che l’Armata rossa ha lanciato un’offensiva contro la città di Orel penetrando come il burro le linee tedesche.

In una sola giornata 700 carri di ambo gli schieramenti sono rimasti sul campo. Nel frattempo, il 10 luglio, gli alleati sono sbarcati in Sicilia, e per i nazisti occorre tornare a concentrare le forze sul fronte occidentale.

TUTTO STUDIATO. Da grande stratega qual era, Zhukov si era costruito la vittoria ben prima del 12 luglio, grazie a una tattica di attesa-offesa micidiale. Quando i tedeschi riuscivano a conquistare una postazione, spesso era perché al generale sovietico faceva comodo così. Le sue bocche da fuoco erano già puntate dove i carri nemici si sarebbero fermati per diventare bersaglio dei fuochi di sbarramento che ne sfoltivano i ranghi in uno stillicidio continuo.

Così Kursk si rivelò una grande trappola per i tedeschi: Zhukov aveva perso la metà dei suoi carri armati ma, al contrario dei tedeschi, era in grado di rimpiazzarli subito e di scatenare la prevista controffensiva che, nel giro di un anno, avrebbe ricacciato i soldati del Führer oltre i confini russi.

Fonte: Focus Storia

FOTO BATTAGLIA DI KURSK

I nuovi carri armati medi tedeschi Panther (Panzerkampfwagen V)
Batteria dei nuovi semoventi d’artiglieria tedeschi Hummel
Il generale Heinz Guderian, nominato da Hitler ispettore generale delle truppe corazzate
Il generale Kurt Zeitzler, nuovo Capo di Stato Maggiore dell’esercito, pianificatore dell’Unternehmen Zitadelle
Il Maresciallo Georgij Konstantinovič Žukov, incaricato da Stalin della difesa del saliente di Kursk
Il generale Walther Model (al centro), il quale espresse forti preoccupazioni sull’imminente offensiva
Il feldmaresciallo Erich von Manstein, comandante dell’Heeresgruppe Süd (qui insieme a Hitler), che considerò sfavorevolmente il rinvio dell’offensiva
Il piano di attacco tedesco
Soldati sovietici in trincea alla vigilia della Battaglia di Kursk (Fyodor Levshin/Sputnik) https://it.rbth.com/storia/88381-battaglia-kursk-1943
Soldati sovietici addetti ad un mortaio
Un Panzer VI “Tiger” tedesco durante la Battaglia di Kursk. Sviluppato nel 1942 in risposta ai mezzi corazzati messi in campo dall’Unione Sovietica, fu il primo carro armato della Wehrmacht a montare un cannone da 88 mm
Fucilieri anticarro sovietici in azione nel campo di battaglia di Kursk
Truppe sovietiche durante i combattimenti Arkadij Shaikhet/МАММ/МDF/russiainphoto.ru
Un carro armato sovietico passa vicino ad un altro carro sovietico distrutto nella battaglia di Kursk
Soldati della Wehrmacht nei pressi di Prokhorovka
Postazione di mitragliatrice sovietica sotto il fuoco tedesco
Fanti tedeschi avanzano verso Kursk.
Carri armati pesanti tedeschi Tiger.
Relitti di carri armati tedeschi Panzer IV distrutti durante la battaglia.
Il generale Walther von Hünersdorff, comandante della 6ª divisione corazzata, (al centro) osserva il campo di battaglia.
Soldati della divisione SS Das Reich avanzano a fianco di un panzer Tiger.
Aerei da attacco al suolo sovietici Ilyushin Il-2 Šturmovik in picchiata.
Panzergrenadier della divisione Großdeutschland a bordo di un cannone d’assalto Sturmgeschütz III.
Movimenti dell’Heeresgruppe Süd durante l’Unternehmen Zitadelle.
Un cacciacarri tedesco Marder III in avanzata (Bundesarchiv)
Soldato tedesco bacia la sua croce cattolica al collo in segno di portafortuna
Foto ricordo di alcuni carristi dei carri armati tedeschi Panzer IV e Panzer V Panther
Equipaggio di un carro armato (tank) tedesco
L’attacco delle truppe sovietiche (Foto dall’archivio storico Tass)
Carristi sovietici equipaggi dei cacciacarri ISU 152
Un ufficiale tedesco dialoga con un soldato in merito al cannone posto davanti ad un carro armato Panzer IV
Soldati sovietici posti dietro ad un carro armato T-34 entrano in battaglia a Kursk
Wrecked German PzKw IV tank and dead soldier, Battle of Kursk, 1943 (b/w photo)
Soldati tedeschi ispezionano un carro armato Panzer IV con torretta distrutta dopo un attacco di un altro carro armato sovietico
Soldati sovietici fanno delle manutenzione ad un carro armato tedesco Panzer V Panther distrutto
Colonna di carri armati tedeschi Panzers III si mettono in movimento verso Kursk
Soldati sovietici incolonnati dietro un carro armato pesante IS (Iosif Stalin) 2
Carristi e soldati sovietici a bordo di un carro armato leggero T-26 passano vicino al relitto di un carro armato tedesco Panzer IV
Attacco delle unità della 5ª Armata corazzata delle guardie, ai comandi del generale Pavel Rotmistrov, vicino a Prokhorovka
Due carristi sovietici siedono su un Panzer Tiger tedesco messo fuori uso (Natalya Bode/Sputnik)

MATERIALE VIDEO BATTAGLIA DI KURSK

LA BATTAGLIA DI KURSK COMBATTUTA DA ALESSIO BRANCACCIO NEL GIOCO PANZERS CODENAME PHASE ONE AL FIANCO DEL CAPITANO ALEXANDER VLADIMIRIOV DETTO “SASHA”

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto