Nuovo Partito Comunista Italiano

COMUNICATO CC 1/2024, NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO, 18 GENNAIO 2024

Onoriamo Lenin, promotore e guida della rivoluzione socialista!

Valorizziamo i suoi insegnamenti applicandoli nella situazione concreta del nostro paese!

Vladimir Lenin, nato a Gorki URSS il 21 Gennaio 1924
https://www.raicultura.it/storia/foto/2021/01/1921-La-nascita-del-Partito-Comunista-Italiano-9443c940-342f-4b1d-90b5-7d5cbe0c0f6c.html
Vladimir Lenin ed i 100 anni dalla sua nascita: egli verrà sempre ricordato dai posteri come colui che fondò l’Internazionale Comunista, attraverso la quale difese i diritti del Proletariato sovietico da borghesi ed aristocratici attraverso la Rivoluzione d’Ottobre del 25 Ottobre 1917 http://nuovopci.it/voce/comunicati/com2024/com01-24/Com.CC_01-2024-18_gennaio_2024_Centenario_morte_Lenin.html

Cento anni fa, il 21 Gennaio 1924, a Gorki a nemmeno 54 anni moriva Lenin, promotore della Rivoluzione Socialista, guida della Rivoluzione d’Ottobre, fondatore dell’Internazionale Comunista e del primo Paese socialista della storia, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS o CCCP in lingua cirillica). L’anniversario sarà certamente celebrato nel mondo intero da molti milioni di persone, date le dimensioni che il Movimento Comunista Cosciente e Organizzato (MCCO) ha nel mondo grazie soprattutto alle ex colonie e semicolonie, Cina in testa. Anche nei paesi imperialisti milioni di persone si riuniranno a ricordare gli insegnamenti di Lenin nonostante la decadenza del movimento comunista cosciente e organizzato in questi paesi a causa della mancata vittoria della rivoluzione socialista (il MCCO o avanza o arretra) e l’esaurimento della prima ondata mondiale della Rivoluzione Proletaria (1917-1976) e aggravatasi con la dissoluzione nel 1991 dell’URSS, dopo che per più di 30 anni Kruscev e i suoi successori avevano corroso la grande società che l’URSS era diventata sotto la direzione di Stalin, dissoluzione decretata dagli oligarchi nonostante il voto contrario di gran parte della popolazione dell’URSS che i liquidatori dell’URSS avevano incautamente chiamato al voto.

Il 21 Gennaio 2024 ricorre anche il 103° anniversario della fondazione a Livorno del primo PCI, il partito comunista di Antonio Gramsci e della Resistenza: un anniversario che verrà celebrato in tutta Italia e dovunque nel mondo vivono comunisti italiani.

Compito di ogni organismo e di ogni membro e simpatizzante della Carovana del (n)PCI è

1. promuovere celebrazioni di questi due eventi nella misura pîù ampia che le nostre attuali forze consentono;

2. approfittare di ogni riunione e altra occasione per illustrare i principali insegnamenti di Lenin ai fini della rinascita del MCCO. Dobbiamo calcare in particolare la mano sugli insegnamenti che il bilancio dell’esperienza della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (il bilancio da cui alcuni sedicenti ricostruttori del partito comunista recalcitrano) mostra essere discriminanti perché il partito comunista che costruiamo sia all’altezza del suo compito: mobilitare e guidare le masse popolari di un paese imperialista a instaurare il socialismo.

Noi con Lenin sosteniamo che la società borghese, con l’inizio alla fine dell’Ottocento dell’epoca imperialista, ha raggiunto le condizioni oggettive che rendono l’instaurazione del socialismo possibile, attuale e necessaria nei paesi imperialisti. Quindi in questo contesto escludiamo dal discorso quelli che, come Oliviero Diliberto, già segretario nazionale del PdCI, pur dicendosi comunisti sostengono che non esistono ancora neanche nei paesi imperialisti le condizioni oggettive per l’instaurazione del socialismo. Al contrario condividiamo pienamente l’affermazione di Fidel Castro che denunciava la decadenza in corso della società borghese nei paesi imperialisti proprio a causa del ritardo nell’instaurazione del socialismo: “È davvero impressionante che porcheria di sistema è il capitalismo, che non riesce a garantire alla propria gente né un lavoro, né la salute, né un’educazione adeguata; che non può impedire che la gioventù si corrompa con droghe, gioco d’azzardo e ogni sorta di vizio”. Anzi riteniamo che la non instaurazione del socialismo se si prolungasse non solo impedirebbe all’umanità di progredire, ma comporterebbe a lungo andare la distruzione dell’ambiente in cui la specie umana esiste. L’Umanità può continuare a esistere solo se instaura il socialismo. L’instaurazione del socialismo è possibile, è il compito attuale, è necessaria.

Lenin ha sistematicamente indicato già nel 1916 che nei paesi imperialisti erano maturate le condizioni oggettive per l’instaurazione del socialismo. Instaurare il socialismo era possibile e necessario: promuovere la rivoluzione socialista era compito del partito comunista e la vittoria dipendeva principalmente dal partito, se era o no all’altezza del suo compito.

Quindi chi è coerentemente leninista deve chiedersi e spiegarsi perché da quando alla fine del secolo XIX è iniziata l’epoca imperialista, nessun partito comunista dei paesi imperialisti ha instaurato il socialismo nel proprio paese, salvo il partito di Lenin. Lenin ha condotto la sua attività rivoluzionaria in un paese della catena imperialista, sia pure anello debole della catena e nelle sue opere troviamo la risposta a questa domanda, risposta che gli avvenimenti hanno sistematicamente confermato. Chi non la cerca ma parla di leninismo chiacchiera a vuoto. Questo vale ad esempio per Fosco Giannini, per vari esponenti del PC di Rizzo-Lombardo e per vari altri gruppi ed esponenti del MCCO italiano.

Lenin fin dall’inizio della sua attività rivoluzionaria ha sostenuto che il partito comunista nei paesi imperialisti deve essere clandestino e composto da rivoluzionari di professione. Abbiamo allegato all’Avviso ai naviganti 136 tre articoli, due che si riferiscono alla Russia degli anni 1912 e 1913 e uno del 1916 riferito alla Germania, che Lenin dedica a queste tesi. Esse sono ripetute anche nelle Tesi sulle condizioni d’ammissione all’Internazionale comunista, approvate il 6 agosto 1920 dal II Congresso dell’IC che Lenin diresse personalmente.

Lenin fu condotto a questa concezione dapprima dalle condizioni concrete particolari dell’Impero russo dove l’attività politica era legalmente vietata alla massa della popolazione, ma poi, man mano che conobbe l’esperienza del movimento comunista dei paesi imperialisti europei e degli USA, trovò che essa valeva per tutti i paesi imperialisti, fermo restando ovviamente che dobbiamo applicarla nelle forme dettate dalle condizioni particolari sia del paese, sia del momento (bando alla ripetizione e al dogmatismo!). Quando dopo la rivoluzione del 1905 l’Impero russo adottò istituzioni politiche affini a quelle dei paesi europei, Lenin difese questa concezione contro quelli che volevano liquidare la clandestinità del partito. Quando a partire dal 1914 gli Stati dei paesi imperialisti lanciarono le masse popolari di un paese contro quelle di un altro, Lenin non solo criticò la collaborazione dei social-traditori con la borghesia del proprio paese, ma mostrò che la debolezza dell’ala sinistra dei partiti socialdemocratici, pur fedele alla causa rivoluzionaria, derivava dalla mancata formazione alla clandestinità e alla professionalità rivoluzionaria. Contro questo, nelle Tesi sulle condizioni d’ammissione all’Internazionale comunista approvate dal II Congresso (Luglio-Agosto 1920) venne fissato (Tesi 3) che i partiti dell’IC “sono tenuti a creare dovunque un apparato organizzativo clandestino parallelo, che al momento decisivo aiuterà il partito a compiere il suo dovere verso la rivoluzione”.

L’opposizione alla linea di Lenin a favore della clandestinità e del carattere professionale dell’attività rivoluzionaria era tuttavia radicata anche nei partiti che avevano aderito e volevano aderire all’IC e tale rimase, alacremente alimentata dalla borghesia imperialista. Neanche la persecuzione scatenata prima dal regime fascista di Benito Mussolini in Italia e poi dal regime nazista di Adolf Hitler in Germania la fecero sparire. L’attività legale (conformata secondo i principi della democrazia borghese) rimase largamente considerata come la regola, benché in tutti i paesi imperialisti, anche in quelli dove la borghesia persistette a dichiararsi democratica, di fatto il regime politico fosse diventato un regime di controrivoluzione preventiva. I casi più clamorosi di contrasto nei partiti comunisti stessi tra l’adesione dichiarata al leninismo e la pratica reale si ebbero in Spagna durante la guerra civile (1936-1939) e in Italia (1943-1947). In Spagna il partito comunista giunse ad accettare lo scioglimento delle formazioni militari rivoluzionarie, come il V Reggimento di Vittorio Vidali – Carlos Contreras, anziché fare di questo il modello per il rafforzamento dell’esercito della Repubblica Spagnola e in Italia il PCI, anziché estromettere dal governo e dalla Pubblica Amministrazione del paese gruppi ed esponenti reazionari, si lasciò estromettere esso dal governo. Questo in Spagna fu alla base della sconfitta militare della Repubblica e in Italia fu l’inizio della riduzione del primo PCI a partito delle rivendicazioni economiche e politiche e a sinistra nelle istituzioni del regime DC: la via imboccata da Palmiro Togliatti e poi da Enrico Berlinguer fino allo scioglimento del 1991 con Achille Occhetto.

Facciamo di ogni celebrazione del centenario della morte prematura di Lenin e del 103° anniversario della proclamazione del primo PCI un’occasione per affermare le caratteristiche discriminanti del partito comunista del quale abbiamo bisogno per instaurare il socialismo!

Il proletariato vincerà perché i comunisti comprendono sempre più a fondo le condizioni della lotta di classe, correggono i loro errori, superano i loro limiti e applicano le lezioni dell’esperienza nel promuovere e dirigere la rivoluzione socialista in corso.

La situazione è favorevole allo sviluppo del potere delle masse popolari organizzate. Abbiamo molto da imparare e da fare, ma la vittoria è possibile.

Con la borghesia l’umanità non ha futuro: la borghesia non può che seminare guerra, povertà, disoccupazione, abbrutimento, inquinamento, distruzione dell’ambiente in cui la specie umana è cresciuta.

Bando alla paura! Bando alla sfiducia e al disfattismo! Bando all’attesa che la rivoluzione socialista scoppi!

Fare dell’instaurazione del socialismo la propria scelta di vita!

Costituire Comitati di Partito clandestini

in ogni azienda, scuola, università, istituzione, quartiere e paese!

English translate

Let us honor Lenin, promoter and leader of the socialist revolution!

Let's value his teachings by applying them in the concrete situation of our country!


One hundred years ago, on 21 January 1924, Lenin, promoter of the Socialist Revolution, leader of the October Revolution, founder of the Communist International and of the first socialist country in history, the Union of Soviet Socialist Republics, died in Gorki at the age of 54 (USSR or CCCP in cyrillic language). The anniversary will certainly be celebrated throughout the world by many millions of people, given the size that the Conscious and Organized Communist Movement (MCCO) has in the world thanks above all to the former colonies and semi-colonies, led by China. Even in the imperialist countries, millions of people will gather to remember Lenin's teachings despite the decline of the conscious and organized communist movement in these countries due to the failure of the socialist revolution to win (the MCCO either advances or retreats) and the exhaustion of the first wave world of the Proletarian Revolution (1917-1976) and worsened with the dissolution of the USSR in 1991, after which for more than 30 years Krushev and his successors had corroded the great society that the USSR had become under the direction of Stalin, a dissolution decreed by the oligarchs despite the negative vote of a large part of the population of the USSR that the liquidators of the USSR had recklessly called to vote.

January 21st also marks the 103rd anniversary of the foundation in Livorno of the first PCI, the communist party of Antonio Gramsci and the Resistance: an anniversary that will be celebrated throughout Italy and everywhere in the world Italian communists live.

The task of every body and of every member and sympathizer of the (n) PCI Caravan is

1. promote celebrations of these two events to the greatest extent that our current forces allow;

2. Take advantage of every meeting and other opportunity to illustrate Lenin's main teachings for the revival of the MCCO. In particular, we must focus on the lessons that the experience of the first world wave of the proletarian revolution (the balance from which some self-styled reconstructors of the communist party balk) shows to be discriminating so that the communist party we are building is up to its task. : mobilize and lead the popular masses of an imperialist country to establish socialism.

We, with Lenin, maintain that bourgeois society, with the beginning of the imperialist era at the end of the nineteenth century, has reached the objective conditions that make the establishment of socialism possible, current and necessary in imperialist countries. So in this context we exclude from the discussion those who, like Oliviero Diliberto, former national secretary of the PdCI, despite calling themselves communists maintain that the objective conditions for the establishment of socialism do not yet exist even in imperialist countries. On the contrary, we fully agree with Fidel Castro's statement who denounced the ongoing decadence of bourgeois society in imperialist countries precisely because of the delay in the establishment of socialism: “It is truly impressive what a filthy system capitalism is, which is unable to guarantee their people neither a job, nor health, nor an adequate education; which cannot prevent youth from being corrupted by drugs, gambling and all sorts of vices." Indeed, we believe that the non-establishment of socialism, if it were to be prolonged, would not only prevent humanity from progressing, but would in the long run lead to the destruction of the environment in which the human species exists. Humanity can continue to exist only if it establishes socialism. The establishment of socialism is possible, it's the current task, it's necessary.

Lenin systematically indicated as early as 1916 that the objective conditions for the establishment of socialism had matured in the imperialist countries. Establishing socialism was possible and necessary: ​​promoting the socialist revolution was the task of the communist party and victory depended mainly on the party, whether it was up to its task or not.

Therefore, those who are consistently Leninists must ask themselves and explain why since the imperialist era began at the end of the 19th century, no communist party in the imperialist countries has established socialism in their country, except Lenin's party. Lenin conducted his revolutionary activity in a country in the imperialist chain, albeit a weak link in the chain, and in his works we find the answer to this question, an answer that events have systematically confirmed. Anyone who doesn't look for it but talks about Leninism is talking in vain. This applies for example to Fosco Giannini, to various exponents of the Rizzo-Lombardo Communist Party (PC) and to various other groups and exponents of the Italian MCCO.

From the beginning of his revolutionary activity, Lenin maintained that the communist party in imperialist countries must be clandestine and made up of professional revolutionaries. We have attached three articles to the Notice to Seafarers 136, two which refer to Russia in the years 1912 and 1913 and one from 1916 referring to Germany, which Lenin dedicates to these theses. They are also repeated in the Theses on the conditions of admission to the Communist International, approved on 6 August 1920 by the Second Congress of the IC which Lenin personally directed.

Lenin was led to this conception first by the particular concrete conditions of the Russian Empire where political activity was legally prohibited to the mass of the population, but then, as he gradually got to know the experience of the communist movement of the European imperialist countries and the USA, he found that it was valid for all imperialist countries, obviously without prejudice to the fact that we must apply it in the forms dictated by the particular conditions of both the country and the moment (no repetition and dogmatism!). When after the revolution of 1905 the Russian Empire adopted political institutions similar to those of European countries, Lenin defended this concept against those who wanted to liquidate the clandestinity of the party. When starting from 1914 the states of the imperialist countries launched the popular masses of one country against those of another, Lenin not only criticized the collaboration of the social traitors with the bourgeoisie of his own country, but showed that the weakness of the left wing of the social democratic parties, although faithful to the revolutionary cause, resulted from the lack of training in clandestinity and revolutionary professionalism. Against this, in the Theses on the conditions of admission to the Communist International approved by the Second Congress (July-August 1920) it was established (Thesis 3) that the parties of the IC "are required to create everywhere a parallel clandestine organizational apparatus, which at the decisive moment will help the party fulfill its duty towards the revolution."

The opposition to Lenin's line in favor of clandestinity and the professional nature of revolutionary activity was, however, also rooted in the parties that had joined and wanted to join the IC and remained so, busily fueled by the imperialist bourgeoisie. Not even the persecution unleashed first by the fascist regime of Benito Mussolini in Italy and then by the Nazi regime of Adolf Hitler in Germany made it disappear. Legal activity (conformed according to the principles of bourgeois democracy) remained widely regarded as the rule, although in all imperialist countries, even in those where the bourgeoisie persisted in declaring itself democratic, the political regime had in fact become a regime of preventive counter-revolution.

The most sensational cases of conflict in the communist parties themselves between the declared adherence to Leninism and the actual practice occurred in Spain during the civil war (1936-1939) and in Italy (1943-1947). In Spain the communist party came to accept the dissolution of the revolutionary military formations, such as the V Regiment of Vittorio Vidali - Carlos Contreras, rather than making this the model for the strengthening of the army of the Spanish Republic and in Italy the PCI, rather than ousting it from government and the Public Administration of the country, reactionary groups and exponents, allowed themselves to be ousted from the government. In Spain this was the basis of the military defeat of the Republic and in Italy it was the beginning of the reduction of the first PCI to a party of economic and political claims and to the left in the institutions of the Christian Democracy (Democrazia Cristiana DC) regime: the path taken by Palmiro Togliatti and then by Enrico Berlinguer until at the dissolution in 1991 with Achille Occhetto.

Let us make every celebration of the centenary of Lenin's premature death and the 103rd anniversary of the proclamation of the first PCI an opportunity to affirm the discriminating characteristics of the communist party which we need to establish socialism!

The proletariat will win because the communists understand more and more deeply the conditions of the class struggle, correct their mistakes, overcome their limitations and apply the lessons of experience in promoting and directing the ongoing socialist revolution.

The situation is favorable to the development of the power of the organized popular masses. We have a lot to learn and do, but victory is possible.

With the bourgeoisie, humanity has no future: the bourgeoisie can only sow war, poverty, unemployment, brutalization, pollution, destruction of the environment in which the human species grew up.


Banish fear! Banish mistrust and defeatism! No more waiting for the socialist revolution to break out!

Make the establishment of socialism your life choice!

Establish clandestine party committees

in every company, school, university, institution, neighborhood and country!


Source: Nuovo Partito Comunista Italiano (nuovo PCI)

http://nuovopci.it/voce/comunicati/com2024/com01-24/Com.CC_01-2024-18_gennaio_2024_Centenario_morte_Lenin.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

“NO PONTE” SULLO STRETTO DI MESSINA: MANIFESTAZIONE NAZIONALE 2 DICEMBRE 2023

https://www.ilpartitocomunistaitaliano.it/2023/12/01/no-ponte-manifestazione-nazionale-2-dicembre-2023/

Il Partito Comunista Italiano, condividendone  i contenuti, parteciperà alla manifestazione nazionale “No Ponte” che si terrà a Messina il prossimo Sabato 2 Dicembre. Come sottolineato nella piattaforma posta alla base della stessa è in gioco il futuro delle due regioni interessate, del Mezzogiorno, più in generale del Paese. Ciò che serve è un’altra idea di sviluppo, ecocompatibile, ecosostenibile, non asservita alla mera logica del profitto, che risponda ai bisogni reali, all’interesse generale e non a quello di parte, dei soliti noti. La scelta del “ponte sullo stretto” è sbagliata e dannosa. Serve voltare pagina, ed il PCI c’è. 

Fonte: Nuovo Partito Comunista Italiano

“Lo Stretto non si tocca”, adesioni da tutta Italia per la grande manifestazione No Ponte

A palazzo Zanca la conferenza stampa di presentazione del Corteo che si terrà il 2 dicembre. Così le ragioni e il percorso

https://www.messinatoday.it/cronaca/corteo-no-ponte-percorsi-adesioni-presentazione-2-dicembre-2023.html

Si è tenuta a Palazzo Zanca la conferenza stampa di presentazione del Corteo No Ponte del 2 dicembre a Messina con partenza da piazza Cairoli alle ore 15.30. Mariella Valbruzzi (comitato No Ponte Capo Peloro) e Laura Giuffrida (Invece del Ponte) hanno illustrato, a nome del “Coordinamento Corteo No Ponte 2 dicembre”, le ragioni della manifestazione e le adesioni ricevute da tutta Italia. “Il corteo del 2 dicembre è nazionale perché la tutela dello stretto di Messina contro la costruzione del ponte è questione nazionale e perché abbiamo coinvolto ed abbiamo ricevuto le adesioni da tutta Italia” ha detto la Valbruzzi che ha ricordato come dal corteo di Torre Faro del 17 giugno scorso si è avviato un  percorso costellato da iniziative, convegni, assemblee, che ha portato un variegato coordinamento di forze associative, partitiche e sindacali all’appuntamento del 2 dicembre.

Laura Giuffrida, nell’evidenziare i temi del corteo riguardanti l’inutilità del ponte, lo spreco di risorse, la devastazione che causerebbe di un patrimonio unico ed identitario come lo Stretto di Messina, ha dato lettura del lungo elenco di oltre 60 sigle locali e nazionali che hanno garantito la loro presenza al corteo, oltre a ricordare le attestazioni di solidarietà ricevute da persone impegnate socialmente e politicamente come Luigi De Magistris, Alex Zanotelli, Salvatore Borsellino, Giovanni Impastato con Casa Memoria, Mario Tozzi, Pino Incudine, Nichi Vendola, Mimmo Lucano.

Sono poi intervenuti Aura Notarianni (WWF), e Guido Signorino (Invece del Ponte) che hanno approfondito alcuni aspetti tecnici riguardanti l’impatto ambientale del ponte su tutte le matrici ambientali e sul territorio, le violazioni di legge del progetto, le analisi costi/benefici che fanno del ponte un’opera anti-economica.

A conclusione è stato reso noto il nuovo percorso del corteo del 2 Dicembre che sarà il seguente: partenza da piazza Cairoli ore 15.30, viale San Martino, via S.Cecilia, via Cesare Battisti, via 1° Settembre, piazza Duomo dove si terranno gli interventi finali.

Fonte: Messina Today

Messina, Ponte sullo Stretto: Rifondazione Comunista parteciperà alla manifestazione “No Ponte” del 2 Dicembre

https://www.ilgiornaledipantelleria.it/messina-ponte-sullo-stretto-rifondazione-comunista-sicilia-partecipera-alla-manifestazione-no-ponte-del-2-dicembre/

Granata alla manifestazione contro il Ponte: “Meloni tolga il giocattolo a Salvini prima che il suo sogno diventi incubo”

Il fondatore di Futuro e Libertà tra gli oltre diecimila partecipanti al corteo contro la realizzazione dell’infrastruttura “ciclopica, devastante e destinata a rimanere incompiuta”. Ribadita la necessità di inserire lo Stretto nella lista del patrimonio Unesco.

https://www.messinatoday.it/cronaca/ponte-sullo-stretto-corteo-dicembre-granata-unesco.html

“Alla manifestazione contro il Ponte sullo Stretto di Messina ho ribadito la richiesta di inserimento dello Stretto nella W.H.L. Unesco come Patrimonio ambientale, paesaggistico, geologico e geomorfologico dell’Umanità. La Convenzione Unesco per il Patrimonio Mondiale stabilisce che beni culturali e naturali siti in varie parti del mondo e d’importanza universale debbano essere conservati e preservati quali patrimonio di tutta l’umanità. Lo Stretto deve essere iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale per la sua bellezza e unicità paesaggistica, geologica e geomorfologica”.

Fabio Granata, avvocato tra i fondatori di Futuro e Libertà e attualmente assessore alla Cultura della Città di Siracusa indica la strada maestra contro l’infrastruttura e per uno sviluppo sostenibile dopo la partecipazione ieri alla mega manifestazione che ha visto scendere in piazza migliaia di persone contro “un fantomatico progetto” (nononostante decenni di studi e soldi macinati non c’è un progetto esecutivo, ndr)  che servirebbe “solo a impiegare enormi risorse in chiave propagandistica e clientelare, somme invece indispensabili per affrontare problemi e limiti drammatici che tra la Sicilia e la Calabria restano immutati e irrisolti da sempre”.  

“L’inserimento nella World Heritage List – spiega Granata – costituirà  un riconoscimento straordinario e implicherà un forte impegno e una chiara assunzione di responsabilità in merito alla protezione di questo Luogo dell’Anima e del Mito. Inconcepibile e gravissimo proporre di devastare la magnificenza dello Stretto e il tessuto urbano già compromesso di Sicilia e Calabria con la ricorrente Idea del Ponte, struttura inutile e irrealizzabile, priva di un vero progetto esecutivo. Una proposta arrogante finalizzata solo a tenere in vita e rilanciare un enorme carrozzone clientelare e propagandistico. Abbiamo dimostrato in queste settimane di mobilitazione che la tutela dello Stretto e la promozione di un Modello per la sua Area, supera gli steccati politici e fa incontrare le persone ben al di là delle appartenenze di schieramento, nel nome della ragionevolezza”.

Una mobilitazione che ieri ha visto l’adesione di oltre diecimila persone (duemila alla partenza secondo la Questura) con presenze che sono andate ben oltre le sigle che da sempre mettono in guardia su quello che viene visto solo come un’opera “buffa”, un azzardo sulla pelle dei cittadini, con una montagna di soldi spesi che non sono bastati nemmeno per arrivare ancora alla fine di un progetto che lascia aperti se e ma in maniera più che catastrofica. I milioni spesi fino a oggi  in studi e in progettazione sono serviti solo a spiegarci che molto del lavoro è ancora tutto da fare.

“Il sostegno “ideologico”  al Ponte sembra esser diventata l’unica idea per il sud di chi non ha mai avuto una sola Idea per il sud e per la Sicilia – insiste Granata – Il Ponte peraltro non ha progetto esecutivo e quindi non può avere copertura finanziaria da parte del Governo. La manovra consiste allora nel tentare di impiegare enormi  risorse in chiave propagandistica e clientelare, somme invece indispensabili per affrontare  problemi e limiti  drammatici che tra la Sicilia e la Calabria restano immutati e irrisolti da sempre. Rammendare il territorio e il degrado urbano, agire sul dissesto idrogeologico, contrastare e prevenire gli incendi che distruggono ogni estate enormi quote di biodiversità e paesaggio, collegare con strade e ferrovie degne di questo nome le Città della Calabria e della Sicilia sono la vera priorità invece del Ponte. Non tutti hanno un prezzo e le tante zone grigie di una borghesia amorale attratta solo dalla gestione delle risorse da investire sull’immaginifico progetto del Ponte e dai remuneratissimi incarichi professionali da affidare senza tetto di spesa e controlli sulle modalità di selezione, rappresentano oggi il nemico principale da contrastare”.

Ma sullo sfondo restano anche i profondi dubbi di costituzionalità sull’iter seguito. “Lascia sgomenti la  mancanza di un vero dibattito pubblico che coinvolga la popolazione anche attraverso un Referendum consultivo – conclude Granata –  Riconoscimento Unesco dello Stretto e Referendum Consultivo saranno la nuova frontiera di un impegno per bloccare sul nascere questa follia. Giorgia Meloni ci ascolti e tolga il “giocattolo” dalle mani di Salvini e lo faccia prima che il suo richiamo al sogno diventi l’incubo della ennesima, ciclopica e devastante, incompiuta”.

Fonte: Messina Today

https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/esemprecartabianca20232024/ponte-sullo-stretto-la-rabbia-di-chi-rischia-lesproprio_F312804301032C11

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

LA VOCE 70-73-74 NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO

Nuovo Partito Comunista Italiano http://www.nuovopci.it

La Voce 74

del (nuovo) Partito comunista italiano, anno XXV – luglio 2023

I numeri della sottomissione del nostro Paese agli imperialisti USA-NATO

Per favorire la mobilitazione contro la guerra in corso, pubblichiamo qui di seguito una panoramica, dettagliata quanto lo permettono le nostre attuali capacità di inchiesta e ricerca, della dislocazione sul suolo italiano delle installazioni militari che gli imperialisti USA-NATO possono utilizzare più o meno liberamente a seconda degli accordi sottoscritti dal 1949 (stipula del Patto Atlantico) ad oggi dai governi della Repubblica Pontificia. Chiediamo ad ogni lettore di segnalarci eventuali imprecisioni e informazioni che raccoglie, per migliorare il lavoro di inchiesta e denuncia.

In Italia gli USA dispongono di 116 installazioni militari, suddivise in cinque tipologie diverse:

– basi e installazioni NATO, che in base agli accordi del Patto Atlantico (dal 1949 ad oggi) sono sotto amministrazione NATO;

– basi e installazioni italiane precettate per l’assegnazione alla NATO, ossia messe a disposizione delle operazioni decise dai comandi NATO e dei paesi aderenti al Patto Atlantico e alleati;

– basi e installazioni in concessione agli USA, in base agli accordi segreti del 29 giugno 1951 e del 20 ottobre 1954. Ufficialmente su queste basi la potestà è italiana mentre gli USA hanno il controllo militare su equipaggiamento e operazioni;

– basi e installazioni promiscue (USA, NATO, Italia), in base agli accordi già citati;

– basi e installazioni USA, che godono di extraterritorialità, in cui rientrano le basi e installazioni della National Security Agency (NSA), agenzia USA di spionaggio, controllo e sovversione.

Si tratta di strutture ad uso militare con diverse funzioni: centri operativi, poligoni di tiro, caserme, residenze militari, centri di comando, sistemi di comunicazione e spionaggio.

Dividiamo l’elenco per regione e non per tipologia di installazione militare, sia perché non conosciamo con precisione come è regolata tra lo Stato italiano, il governo USA e la NATO l’amministrazione di tutte le installazioni militari indicate, sia per fornire una mappatura della loro dislocazione territoriale. Da questa mappatura risulta chiaramente che in ogni zona d’Italia è possibile organizzare azioni di informazione, denuncia, sabotaggio delle attività militari dei gruppi imperialisti USA-NATO.

Alla lista di queste basi e installazioni militari, va aggiunta la presenza di distaccamenti dell’esercito USA in alcune caserme italiane, utilizzati in passato per rinforzare il “fianco est” contro l’URSS e la Jugoslavia. Con il passare del tempo, in particolare a partire dal 1995, dopo la caduta del muro di Berlino e l’inizio del crollo della Jugoslavia, la presenza di militari statunitensi nelle caserme del nord-est italiano è stata ridotta, ma in una certa misura continua. I dati che abbiamo sono parziali, ma di sicuro questa presenza riguardava e riguarda ancora oggi

– le caserme di Ceggia (VE), Palù d’Orsago (TV), Conselve (PD), Chioggia (VE), Monte Calvarina (VC), Cordovado (PN), Bovolone (VR) per reparti USAAD (artiglieria di difesa anti aerea dell’esercito USA);

– le caserme di Bressanone (BZ), Naz-Sciaves (BZ), Oderzo (TV), Codognè (TV), Longare (VC) per reparti USAFAD (artiglieria da campo dell’esercito USA).

Vanno infine considerate anche le sedi diplomatiche USA in Italia che, come ogni sede diplomatica, sono centro di direzione e conduzione di una parte delle operazioni delle agenzie di servizi segreti statunitensi:

– Ambasciata USA di Roma, via Vittorio Veneto 121

– Consolato Generale USA di Firenze, Lungarno Vespucci 38

– Consolato Generale USA di Milano, via Principe Amedeo 2/10

– Consolato Generale USA di Napoli, Piazza della Repubblica.

Samuel W.

***

Installazioni militari USA-NATO su suolo italiano

Legenda sigle

USAF: aviazione USA

US Navy: marina USA

US Army: esercito USA

NSA: National Security Agency (Agenzia di sicurezza nazionale – spionaggio)

USARAF:(US Army Africa), istituito come Comando di servizio dello United States Africa Command (AFRICOM), il cui quartier generale si trova a Stoccarda

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Trentino Alto Adige (2)

1. Cima Gallina (BZ): stazione di telecomunicazioni e radar USA-NATO.

2. Monte Paganella (TN): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

Friuli Venezia Giulia (6)

3. Aviano (PN). Base USA, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’USAF in Italia. Ci vivono e lavorano circa 3.000 militari e civili americani. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’USAF utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia e Serbia. Vi erano stoccate circa 40 testate nucleari B61 a caduta verticale, che sono state di recente sostituite dalle “nuove” B61-12, testate nucleari tattiche già in produzione negli USA di cui possono essere dotati i caccia F-35. Nella base aerea di Aviano sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31° Fighter Wing dell’USAF, dotata di due squadriglie di F-16 (nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuò in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento) e la 16° Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15 e ha il compito, sotto la direzione dello U.S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica.

4. Roveredo in Piano (PN): deposito armi e munizioni USAF.

5. Maniago (UD): conosciuto anche come poligono del “Dandolo”. È un poligono di tiro italiano in concessione alla NATO.

6. San Bernardo (UD): deposito munizioni dell’US Army.

7. Vigonovo (PN): deposito munizioni USAF.

8. Istrana (UD): aeroporto di appoggio per i paesi NATO, per le missioni di ricognizione e controllo dello spazio aereo del Nord Italia e della Slovenia.

Veneto (12)

9. Vicenza: Camp Ederle, comando della SETAF della US Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri USA stabilmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle sono circa 2.000.

10. Vicenza: Camp Del Din, aeroporto militare USA (ex aeroporto Dal Molin) che ospita la 173° brigata aviotrasportata della US Army, struttura di supporto logistico di Camp Ederle.

11. Tauriano di Spilimbergo (PN): conosciuto come “Fort Chiarle”, il deposito di munizioni più grande d’Italia, è controllato dall’Esercito Italiano ma in concessione alla NATO.

12. Tormeno (San Giovanni a Monte, VI): deposito di armi e munizioni USA.

13. Longare (VI): deposito di armi e munizioni NATO.

14. Ciano (TV): centro di telecomunicazioni e radar NATO.

15. Verona: centro di coordinamento per le operazioni aeree dell’USAF e centro di telecomunicazioni USAF.

È anche una base NATO delle Forze di Terra del Sud Europa. È in programma la costruzione di un nuovo centro di comando delle Forze di Terra dei paesi del Sud Europa aderenti alla NATO a Firenze, nel quartiere di Rovezzano.

16. Motta di Livenza (TV): sede del Multinational Cimic Group, a guida italiana, progetto di cooperazione civile-miliare della NATO.

17. Affi (VR): sede di “West Star”, bunker dell’ex Comando Forze di Terra del sud Europa della NATO. Ufficialmente dismesso, è ancora presidiato.

18. Monte Venda (PD): sede della ex base NATO Venda attiva fino al 1998. Il sito risulta dismesso, ma il sistema di telecomunicazioni e radar risulta ancora funzionante e attivo.

19. Lame di Concordia (VE): base di telecomunicazioni e radar NATO oggi gestita da remoto dal 22° Gr.R.A.M (Gruppo Radar dell’Aeronautica Militare) situato a Licola (NA).

20. Boscomantico (VE): sezione dell’aeroporto civile in concessione per uso militare agli USA. Risulta dismesso dal 2020, ma è ancora presidiato.

Lombardia (7)

21. Ghedi (BS): base dell’Aeronautica Militare italiana in uso all’USAF. Al suo interno sono stoccate circa 30 testate nucleari B61. La base è stata interessata negli scorsi anni da lavori di ammodernamento e costruzione di nuovi hangar adatti ad ospitare gli F-35 con capacità nucleare.

22. Montichiari (BS): ex aeroporto militare italiano, è stato convertito a uso civile nel 1998. Ad oggi viene utilizzato per la movimentazione di armamenti della NATO tramite aerei cargo.

23. Remondò (PV): installazione radar USA.

24. Solbiate Olona (VA): base NATO in cui si addestra e opera il Rapid Deployable Corps Italy della NATO, ossia un corpo d’armata di reazione rapida multinazionale presieduto dall’Italia.

25. Milano: quartier generale del Rapid Deployable Corps Italy della NATO (Palazzo Cusani).

26. Castiglione delle Stiviere (MN): centro di telecomunicazioni NATO.

27. Cavriana (MN): centro di telecomunicazioni NATO.

Piemonte (2)

28. Cameri (NO): base aerea USA-NATO.

29. Candelo-Masazza (VC): centro di addestramento USAF, US Army e paesi NATO.

Liguria (3)

30. La Spezia: centro di ricerca marittima e sperimentazione NATO (SANCLANT).

31. La Spezia: centro di comunicazione NATO.

32. Finale Ligure (SV): stazione di telecomunicazioni della US Army.

Emilia Romagna (4)

33. Monte Cimone (MO): stazione telecomunicazioni e radar dell’Aeronautica Militare italiana in concessione all’USAF.

34. Rimini-Miramare: centro telecomunicazioni USA.

35. Poggio Renatico (FE): aeroporto militare italiano in concessione NATO per il controllo aereo dell’est Europa, sede del “Deployable Air Command and Control Centre”.

36. Bologna: impianti di telecomunicazione del Dipartimento di Stato USA.

Marche (3)

37. Potenza Picena (MC): centro radar USA-NATO.

38. Ancona: base logistica USA-NATO tra Marina di Montemarciano e Chiaravalle.

39. Monte Conero (AN): installazioni radar USA-NATO.

Toscana (7)

40. Camp Darby (PI): base USA che ospita circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron USA. Qui, in 125 bunker sotterranei, è stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. È sede dell’VIII Gruppo di supporto USA e base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al sud del fiume Po, nel Mediterraneo, nel Golfo Persico, nell’Africa del Nord e la Turchia.

41. Coltano (PI): importante base NSA per le telecomunicazioni. Da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. È in corso un progetto di ampliamento della base per rafforzare le operazioni di supporto alle attività militari di Camp Darby.

42. Pisa: l’aeroporto civile-miliare è utilizzato come base saltuaria dell’USAF.

43. San Piero a Grado (frazione di Pisa): CISAM, centro di ricerca nucleare USA-NATO.

44. Talamone (GR): base saltuaria dell’US Navy.

45. Poggio Ballone (GR): tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli, centro radar USA-NATO.

46. Livorno: base navale USA.

Sardegna (13)

47. La Maddalena – Santo Stefano (SS): ex base della US Navy, ufficialmente dismessa ma con progetti di riconversione in corso.

48. Isola di Tavolara (SS): trasmettitore a onde lunghe ICV di supporto ai sommergibili della US Navy.

49. Monte Arci (OR): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

50. Capo Frasca (OR): poligono NATO amministrato dall’Aeronautica Militare italiana.

51. Perdasdefogu (NU): sede del Poligono Interforze di Salto di Quirra (PISQ), un poligono sperimentale ad uso NATO e amministrato dall’Aeronautica Militare italiana. Il poligono viene affittato a ditte private produttrici di armamenti, paesi NATO e alleati per i test militari e le esercitazioni a fuoco.

52. Capo San Lorenzo (CA): distaccamento a mare del PISQ, utilizzato dalle forze aeree NATO.

53. Capo Teulada (Sud Sardegna): poligono di tiro NATO per esercitazioni terrestri e aeronavali dei paesi NATO e alleati.

54. Cagliari: il porto di Cagliari è adibito a porto nucleare e adattato all’attracco di sommergibili con capacità nucleare e navi da guerra. Il Porto Canale di Cagliari, infrastruttura per la movimentazione merci, è utilizzato regolarmente per il carico-scarico di mezzi militari e armamenti destinati ai poligoni di tiro di Capo Teulada e Perdasdefogu.

55. Decimomannu (CA): aeroporto dell’Aeronautica Militare italiana, dapprima in concessione alla Luftwaffe tedesca, successivamente messo a disposizione delle esercitazioni NATO.

56. Monte Urpino (CA): depositi munizioni USA e NATO.

57. Capo Marrargiu-Alghero (SS): Centro Addestramento Guastatori (CAG) creato nel 1956, successivamente base di addestramento di Gladio, mai ufficialmente dismessa.

58. Sinis di Cabras (OR): centro di ascolto NSA.

59. Torre Grande di Oristano: centro di ascolto NSA.

Lazio (7)

60. Roma: comando per il Mediterraneo centrale della NATO e il coordinamento logistico interforze USA.

61. Roma Ciampino (aeroporto militare): base saltuaria USAF.

62. Rocca di Papa (RM): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

63. Monte Romano (VT): poligono di tiro usato saltuariamente dall’US Army e altri paesi NATO.

64. Gaeta (LT): base di attracco della VI Flotta US Navy.

65. Casale delle Palme (LT): scuola di telecomunicazioni NATO.

66. Roma: NATO Defence College, accademia di addestramento alti ufficiali NATO.

Campania (11)

67. Aeroporto Napoli-Capodichino: sede del comando delle forze navali USA Europa-Africa e della VI Flotta USA.

68. Bagnoli (NA): distaccamento della US Navy per le operazioni della VI Flotta USA.

69. Monte Camaldoli (NA): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

70. Ischia (NA): antenna di telecomunicazioni USA-NATO.

71. Nisida (NA): base US Navy.

72. Licola (NA): base radar e di elaborazione dati dell’Aeronautica Militare italiana in concessione agli USA. La base di Licola coordina da remoto il funzionamento di diverse stazioni radar su suolo italiano e opera in sinergia con il centro di coordinamento delle operazioni aeree della NATO di Torrejón (Spagna).

73. Lago Patria-Giugliano (NA): quartier generale della Allied Joint Force Command (JFC) della NATO. Sede del più grande centro di coordinamento dell’esercito USA del Sud Europa, di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.

74. Giugliano (NA): residenze per i militari USA.

75. Grazzanise (CE): base dell’Aeronautica Militare italiana in cui opera un nucleo operativo NATO specializzato nello spionaggio, in supporto al comando NATO di Lago Patria.

76. Mondragone (CE): centro di comando USA-NATO sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi USA e NATO di Lago Patria e Napoli in caso di guerra aperta.

77. Montevergine (AV): stazione di comunicazioni NATO.

Basilicata (3)

78. Cirigliano (MT): strutture di comando e controllo della US Navy.

79. Pietraficcata (MT): centro telecomunicazioni USA-NATO.

80. Pomarico (MT): centro di telecomunicazioni USA-NATO.

Puglia (11)

81. Gioia del Colle (BA): base aerea italiana in concessione ad operazioni NATO.

82. Brindisi: base logistica NATO.

83. Punta della Contessa (BR): poligono di tiro dell’Aeronautica Militare italiana in concessione alla NATO.

84. San Vito dei Normanni (BR): aeroporto militare USA, ufficialmente smantellato nel 1994 ma ancora presidiato.

85. Monte Iacontenente (FG): base del complesso radar Nadge, probabilmente dismessa o in fase di dismissione.

86. Otranto: stazione radar USA.

87. Grottaglie (TA): aeroporto dell’Aeronautica Militare italiana in concessione ad alcune operazioni di logistica degli USA e di altri paesi NATO.

88. Taranto: comando forze navali e anfibie italiane, in coordinamento con i comandi NATO.

89. Martinafranca (TA): impianti radar e telecomunicazioni NATO.

90. Aeroporto di Amendola (FG): la più grande base aerea italiana e la seconda più grande d’Europa, ospita il 32° stormo dell’Aeronautica Militare italiana. Saltuariamente utilizzata per operazioni NATO. Dall’aeroporto di Amendola partono i droni (UAV) di supporto alle operazioni militari italiane nell’ambito delle missioni NATO e UE in Africa e Medio Oriente.

91. Aeroporto di Galatina (LE): utilizzato per addestramento militare e manutenzione, spesso funge da scalo aereo anche per i paesi NATO.

Calabria (3)

92. Crotone: stazione di telecomunicazioni NATO.

93. Monte Mancuso (CZ): stazione di telecomunicazioni NATO.

94. Sellia Marina (CZ): stazione di telecomunicazioni NATO.

Sicilia (22)

95. Sigonella (CT): base terrestre dell’US Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della VI Flotta, ci lavorano circa 3.500 tra militari e civili americani. Oltre ad unità della US Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’USAF: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111. Gode di extraterritorialità.

96. Motta S. Anastasia (CT), contrada Fontanazza: stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

97. Caltagirone (CT): stazione di telecomunicazioni USA.

98. Palermo Punta Raisi (aeroporto): base saltuaria dell’USAF.

99. Isola delle Femmine (PA): deposito munizioni USA e NATO.

100. Comiso (RG): la base risulterebbe smantellata, ma l’aeroporto viene ancora utilizzato per alcune operazioni logistiche USA.

101. Niscemi (CL): base del Nav ComTelSta (sistema di comunicazione della US Navy) e sede del sistema di antenne e radar MUOS.

102. Marina di Marza (RG): stazione di telecomunicazioni USA che fa parte del sistema MUOS di Niscemi.

103. Augusta (SR): base di attracco della VI Flotta US Navy e deposito munizioni, con pontile adibito all’attracco di sottomarini nucleari. Il golfo di Augusta viene inoltre utilizzato per le operazioni di addestramento navale dei paesi NATO.

104. Monte Lauro (SR): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

105. Centuripe (EN): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

106. Trapani-Birgi: base USAF con copertura NATO.

107. Isola di Pantelleria (TP): centro telecomunicazioni US Navy.

108. Isola di Lampedusa (AG): base aerea di attacco USA per il Mediterraneo e il Nordafrica. Base della guardia costiera USA. Centro di comunicazione e ascolto NSA.

109. Acireale (CT): residenza militari USA.

110. Paternò (CT): residenza militari USA, via Vittorio Emanuele 424.

111. Catania: comando Operativo Aeronavale NATO e Base della Military Police USA, via Cardinale Dusmet 131.

112. Cava Sorciano, comune di Augusta (SR): deposito di armamenti per la VI Flotta USA nel Mediterraneo.

113. Falconara Sicula (CL): installazioni per la comunicazione tra le basi spagnole della VI Flotta USA e le unità in navigazione nel Mediterraneo.

114. Favignana (TP): centro di telecomunicazioni USA-NATO.

115. Marsala (TP): stazione di controllo e comunicazione per la difesa aerea della NATO.

116. Marzamemi (SR): base radar USA di avvistamento.

http://www.nuovopci.it/voce/voce74/numsottomissioneNATO.html

La Voce 73

del (nuovo)Partito comunista italiano anno XXV – marzo 2023

Sovranità nazionale e ricerca scientifica

La lotta per la sovranità nazionale è parte integrante della lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese nell’ambito della seconda ondata mondiale della rivoluzione proletaria: rivoluzioni socialiste nei paesi imperialisti, rivoluzioni di nuova democrazia nei paesi oppressi, avanzamento o ripresa della transizione verso il comunismo in quelli derivati dai paesi socialisti che i comunisti hanno costituito nella prima ondata rivoluzionaria e che adesso si trovano alcuni nella seconda e altri nella terza fase della loro vita.

Pubblichiamo qui di seguito due articoli che mettono bene in luce un aspetto della lotta per la sovranità nazionale: mettere fine al protettorato USA instaurato dalla borghesia italiana all’indomani della Seconda guerra mondiale, alle ingerenze dei gruppi sionisti e alla subordinazione alle istituzioni della UE serve anche perché nel nostro paese la ricerca scientifica si sviluppi al servizio del progresso delle masse popolari.

Gli articoli hanno altri due pregi. Anche se esula dal tema di cui si occupano, essi da una parte confermano la reale natura del regime politico del nostro paese, che intellettuali ed esponenti della sinistra borghese e anche del movimento comunista si ostinano a spacciare per “democratico”. Dall’altra mostrano che l’imperialismo è l’epoca della decadenza della società borghese. A causa del persistente dominio della borghesia, la conoscenza e la padronanza che gli uomini hanno raggiunto sulla natura si stanno trasformando in un disastro: l’espansione delle attività di ricerca volte alla guerra ne è una manifestazione.

Sionisti e università italiane

La collaborazione dello Stato italiano con i gruppi sionisti è ampia e articolata (abbiamo iniziato a trattarne nell’articolo Sul ruolo dei sionisti in Italia pubblicato su VO 71). Nel 2022 le relazioni tra Italia e Israele hanno continuato a rafforzarsi in particolare nel campo della ricerca e dell’industria militare, il governo Meloni prosegue su questa strada. A un mese dalla visita in Israele dell’allora presidente del Consiglio Mario Draghi (12-14 giugno 2022), il direttore generale del ministero della Difesa di Tel Aviv, generale Amir Eshel, ha infatti incontrato a Roma il capo di Stato maggiore della Difesa italiana, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il segretario generale della Difesa, generale Luciano Portolano. L’obiettivo della visita è stato ribadire i legami tra i due Paesi e potenziare la cooperazione industriale anche in nuovi settori e attraverso il coinvolgimento delle rispettive Forze Armate.

Questo incontro è stato preceduto dalla 16ª edizione della riunione bilaterale Difesa tra Italia e Israele tenuta il 20 e 21 giugno a Roma che ha sancito la fusione di Leonardo Spa con l’azienda israeliana Rada Electronic Industries, attraverso la propria controllata Leonardo DRS con sede negli Stati Uniti. Questo incontro, inoltre, è servito a fare il punto sui progetti di cooperazione nella ricerca scientifica tra i due paesi. Infatti, uno dei principali pilastri della collaborazione tra il nostro paese e Israele è la ricerca scientifica attraverso l’utilizzo delle università italiane per favorire ad ampio spettro i progetti sionisti: che siano di natura militare o di natura civile, questi progetti hanno lo scopo di rafforzare il ruolo politico e militare di Israele in Medio Oriente. Molti accordi di cooperazione sono recenti (meno di dieci anni), altri sono stati stipulati da trent’anni a questa parte e via via rinnovati annualmente e tacitamente, soprattutto quelli che hanno ricadute dirette nell’ambito militare-industriale. Infatti, i principali centri di ricerca israeliani impegnati negli accordi di cooperazione con le università italiane sono direttamente collegate agli ambienti militari e offrono da decenni servizi e ricerca al fine di elevare le capacità militari dello Stato di Israele.

 – Israel Institute of Technology – Technion: ha accordi di cooperazione con l’Università degli studi di Ferrara, “La Sapienza” di Roma, Torino, Roma Tre, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino. Questo istituto, il principale centro di ricerca israeliano, è noto per essere all’avanguardia nella ricerca dei sistemi d’arma più distruttivi utilizzati dall’esercito sionista, ricerca a cui lo Stato italiano ha collaborato attivamente nel corso degli anni attraverso accordi bilaterali curati dall’intermediazione dell’ambasciata italiana a Tel Aviv: sia attraverso la copertura dei progetti europei di cooperazione e finanziamento (vedi Horizon 2020), sia attraverso la promozione dei progetti di collaborazione nel quadro dell’Accordo di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico tra Italia e Israele.

 Università di Tel Aviv: collabora con l’Università degli Studi di Brescia, “Ca’ Foscari” di Venezia, Catania, Politecnico di Milano, Napoli “L’Orientale”, “La Sapienza” di Roma, Torino, Genova. L’Università di Tel Aviv all’ultimo bando dell’UE per i finanziamenti alla ricerca (Horizon 2020) ha firmato contratti per 117, 4 mln di euro. Tra i progetti finanziati c’è il GEO-CRADLE (un progetto di “osservazione” della Terra nelle regioni dei Balcani, del Medio Oriente e del Nord Africa). I centri di ricerca dell’Università hanno fornito per il 30% dati relativi alle regioni del Golan (Siria) della West Bank che sono oggetto di insediamenti illegali da parte dei sionisti, cui ha collaborato anche l’Università di Genova.

– Università di Haifa: collabora con l’Università degli Studi di Bologna, Ferrara, “Federico II” e “L’Orientale” di Napoli, “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano, Padova e Trento. Come le altre università israeliane, ha offerto assistenza speciale a tutti gli studenti israeliani che si sono arruolati nel corso del 2008-2009 nelle operazioni di attacco contro la Striscia di Gaza: basti pensare che per poter accedere al dormitorio del campus universitario è necessario aver svolto il servizio militare. È specializzata nella sperimentazione di sistemi di comando, sorveglianza e comunicazione e partecipa a progetti volti a rafforzare il sistema aeronautico militare israeliano.

Nel 2003 è stata firmata una convenzione tra l’Università di Haifa e l’Istituto Trentino di Cultura (centro di ricerca della provincia autonomia di Trento) per una collaborazione nel settore delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, poi estesa alla ricerca nel settore dell’informazione e dei microsistemi attraverso la collaborazione della Fondazione Bruno Kessler di Trento.

– Università Bar-Ilan: ha accordi con la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, l’Università di Catania, Firenze, Udine, Piemonte Orientale, Pisa, “La Sapienza” di Roma, “Ca’ Foscari” di Venezia. Centro di formazione dei gruppi dirigenti politici più nazionalisti di Israele, è impegnata nella formazione di alti ufficiali dell’esercito e riceve finanziamenti diretti dal Ministero della Difesa israeliano (così come l’Università di Tel Aviv). A fine 2019 ha ospitato un seminario per la futura cooperazione tra Italia e Israele nel programma Horizon 2020 dell’UE nel campo delle nanotecnologie, cui hanno partecipato il Cnr-Iccom (istituto di chimica dei composti di Sesto Fiorentino del CNR), il Cnr-Nano (istituto delle Nanoscienze di Pisa), il Cnr-Dsctm (Dipartimento di Scienze chimiche di Roma), gli atenei di Padova, Pisa, L’Aquila e il Politecnico di Milano oltre alle altre principali università israeliane.

 – Università Ben Gurion: ha progetti in corso con l’Università degli studi di Bologna, Genova, “L’Orientale” di Napoli, Pavia, il Politecnico delle Marche, Roma Tre, Torino, Trieste, Udine. Specializzata nella ricerca in robotica e nanotecnologie, vanta accordi con decine di industrie ed enti privati di ricerca in campo bellico. Con l’Università di Genova in particolare è in corso, dal 2018, un progetto di ricerca per sviluppare dispositivi bionici e robot umanoidi. Sebbene si possa pensare che simile ricerca sia utile anche all’ambito civile, la sua finalità è presto smascherata: i laboratori di robotica dell’Università Ben Gurion sono stati coinvolti negli ultimi anni nella ricerca per mettere a punto droni destinati a sganciare gas lacrimogeni e tossici durante le manifestazioni.

Questi sono alcuni esempi riguardanti la collaborazione (diretta e indiretta) del sistema di ricerca pubblico italiano con lo Stato sionista di Israele. Il contenuto di dettaglio di questi progetti è coperto dal segreto industriale e/o militare, ma una cosa è certa: nel corso degli ultimi 30 anni la stragrande maggioranza della ricerca è stata finalizzata a sostenere l’occupazione militare di Israele della Palestina e in generale del Medio Oriente, siano essi progetti militari, con dirette conseguenze nello sterminio del popolo palestinese e nell’aggressione ai territori di confine con Libano e Siria, o progetti civili volti ad agevolare la ricolonizzazione dei territori occupati (sorveglianza e spionaggio, progetti di irrigazione, coltivazione, ingegneria civile per le ricostruzioni, ecc.).

Nel 2021 i progetti di ricerca comune ritenuti meritevoli di finanziamento (pubblico italiano!) dalla Commissione Mista italo-israeliana del 25 maggio 2021 sono riportati nella Tabella 1. Sei su otto di questi progetti hanno dirette implicazioni nell’ambito militare.

Tabella 1

AcronimoPartner italianoPartner israeliano
AIO-AI for OrthopedicsUniversità di PaviaUniversity of Tel Aviv
Deep-Class-CTCsCNR – ISASIUniversity of Tel Aviv
BrS-AI-ECGPolitecnico di TorinoUniversity of Tel Aviv
BULBULUniversità del SalentoBar Ilan University
Plant REDCREA – GBThe Hebrew University of Jerusalem
RESILIENT HUMMUSUniversità degli Studi di FirenzeBen Gurion University
HPMEDMETCREA – VEVolcani Center
iBREATHEScuola Superiore Sant’AnnaAgricultural Research Organisation (ARO)

Per quanto riguarda il 2022, i progetti approvati invece sono riportati nella Tabella 2.

Tabella 2

AcronimoPartner italianoPartner israeliano
Drone TechDistretto Tecnologico Aerospaziale di PugliaHigh Lander Aviation Ltd,
ASTI – Auto System THA InsertionPolitecnico di TorinoValue Forces Ltd
We –CATUniversità di Milano BicoccaBar Ilan University
GreenH2Politecnico di MilanoThe Hebrew University of Jerusalem
Hydrogen SensorsUniversità degli Studi dell’AquilaBen Gurion University of the Negev
IVANHOEUniversità degli Studi dell’AquilaBen Gurion University of the Negev
Bio-SoRo“La Sapienza” Università di RomaBen Gurion University of the Negev
F2SMPUniversità degli Studi di PaviaTechnion Israel Institute of Technology
C-IGripFondazione Istituto Italiano di TecnologiaThe Hebrew University of Jerusalem
BIONiCSUniversità degli Studi di GenovaTel Aviv University

La collaborazione delle università italiane non passa solo attraverso il sostegno ai principali centri di ricerca israeliani. Ad esempio il Distretto Tecnologico Aerospaziale pugliese (tra i soci le Università del Salento-Lecce e “Aldo Moro” di Bari, il Politecnico di Bari, l’ENEA, il CNR, Leonardo SpA, Avio Aereo, IDS – Ingegneria dei Sistemi, ecc.) ha stipulato nel 2022 un accordo (finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e dal Ministero dello Sviluppo Economico) con High Lander Aviation Ltd, società con sede nella cittadina israeliana di Ra’anana (nei pressi di Tel Aviv), specializzata nella progettazione di software e programmi di controllo voli dei velivoli senza pilota per uso civile, sanitario e di ordine pubblico e vigilanza.

La lotta a sostegno della resistenza del popolo palestinese e dei movimenti e organismi antimperialisti del Medio Oriente, contro l’ingerenza e la sottomissione del nostro paese ai gruppi sionisti, passa anche dalle università e riguarda direttamente e indirettamente decine di migliaia di studenti e centinaia di ricercatori, le cui competenze e professionalità sono messe al servizio dell’oppressione dei popoli arabi da parte dei sionisti.

Ecco come il Pentagono condiziona e finanzia la ricerca scientifica in Italia

(estratto di un articolo scritto nel 2019 da Antonio Mazzeo, giornalista d’inchiesta e pacifista, reperibile in versione integrale su https://antoniomazzeoblog.blogspot.com)

La ricerca scientifica nelle università e nei laboratori di istituti pubblici e privati italiani? Sempre più finalizzata allo sviluppo di armi e tecnologie belliche e con il generoso contributo delle forze armate degli Stati Uniti d’America. È quanto emerge dall’analisi del data base relativo alle spese effettuate dal governo di Washington, consultabile liberamente in rete (vedi https://gov.data2www.com). La sistematizzazione dei dati, non certo facile per l’enorme mole degli indicatori e delle informazioni contenute, ha permesso di documentare come a partire dal 2010 ad oggi il Dipartimento della Difesa USA, congiuntamente a US Army, US Air Force e US Navy abbia sovvenzionato con oltre 15 milioni di dollari programmi, sperimentazioni, conferenze, workshop e scambi internazionali delle università e dei più noti centri di ricerca nazionali.

Principali beneficiarie delle sovvenzioni dell’apparato militare a stelle e strisce sono, in ordine, l’Università degli Studi di Padova (22 i progetti per un ammontare complessivo di 1.427.549 dollari, di cui erogati 1.125.267); il Politecnico di Milano (1.183.353 dollari, di cui utilizzati in parte per un controverso studio sui mammiferi marini d’interesse della Marina militare statunitense); l’Università di Trieste (1.061.080); la Sapienza di Roma (957.194). A seguire ci sono poi l’Università di Bologna (602.620 dollari); Genova (454.388); la Cattolica del Sacro Cuore di Milano (432.000 per un programma di ricerca scientifica applicata sulla “modulazione delle funzioni cerebrali”, appena conclusosi); Catania (372.500 dollari, prima tra le università meridionali grazie ai programmi elaborati dal Dipartimento di Ingegneria Elettronica ed Informatica); Parma (363.500 dollari, in buona parte destinati alla ricerca e allo sviluppo del “Low Cost 3rd Vision”, presumibilmente visori di ultima generazione per militari e robot); il Politecnico di Bari (346.000); l’Università di Siena (316.000); Pisa (317.000, tutti al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione); Brescia (300.500), L’Aquila (264.000); Firenze (260.346); Milano (224.050); la Federico II di Napoli (230.940 dollari, in buona parte per un progetto triennale di ricerca sulla “sopravvivenza dei materiali compositi in ambiente marino”, che si concluderà a fine settembre 2019); l’Università di Trieste (211.345 dollari, quasi tutti al Dipartimento di Fisica); l’Università Politecnica delle Marche (207.000); Bari (200.000); Perugia (192.500, tutti al Dipartimento di Fisica); l’Università degli Studi della Calabria (169.000); dell’Insubria di Varese (153.500); del Sannio di Benevento (128.229 dollari su un capitolo-fondi dell’Istituto per le tecnologie USA per “misurare il sistema di calibramento” delle famigerate electroshock-weapon, le armi elettroshock entrate di moda tra le forze armate e di polizia di mezzo mondo); Udine (125.850); Torino (100.000). Sovvenzioni minori e/o simboliche sono state erogate dal Dipartimento della Difesa e dalle forze armate USA all’Università degli Studi di Roma 3 (76.000 dollari); all’Ateneo di Bergamo (70.000); al Politecnico di Torino (59.353 dollari per una ricerca sui sistemi operativi satellitari dell’US Air Force); all’Università di Camerino (27.000); Pavia (25.000); alla Fondazione degli Studi Universitari di Vicenza (20.000); Roma Tor Vergata (10.000).

 Inquietante l’ammontare dei contributi del Pentagono a favore di diversi istituti del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il maggiore ente pubblico scientifico italiano. Si tratta complessivamente di 1.538.920 dollari (1.053.800 già erogati). (…) A riprova dell’interesse strategico rivestito dal Pentagono per le aree marittime, va segnalato l’imponente contributo (861.621 dollari) a favore delle ricerche dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, noto anche come OGS – Osservatorio Geofisico di Trieste, denominazione in vigore fino al 1999, anno di trasformazione in ente pubblico nazionale. In particolare il Dipartimento della Difesa USA ha contribuito agli studi dell’osservatorio triestino sulle correnti marine nell’area orientale del Mar Mediterraneo, del Mar di Marmara (tra l’Egeo e il Mar Nero), nell’Oceano Atlantico a ridosso delle coste del Senegal. Sorprendenti per alcuni versi, invece, i contributi delle forze armate USA alle ricerche di due dei più prestigiosi centri medico-sanitari privati italiani, l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Istituto Ortopedico “Galeazzi”, entrambi con sede centrale a Milano. Nello specifico, al primo sono stati erogati 519.311 dollari per analizzare i potenziali rischi dell’esposizione ai raggi X con la tomografia computerizzata. Al “Galeazzi” sono andati invece 349.689 dollari per “ricerche medico-militari” sulla diffusione delle metastasi. Il Pentagono ha inoltre sovvenzionato con 16.000 dollari il Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP) “Abdus Salam” di Trieste e pure l’ENEA, l’ente pubblico di ricerca nazionale che opera nei settori dell’energia e delle nuove tecnologie (5.000 dollari). Sovvenzioni sono state effettuate pure a favore di società private e ad alcuni ricercatori italiani (…). Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America ha infine contribuito economicamente ad alcuni progetti di sviluppo di sistemi da guerra sottomarini realizzati dal NATO Centre for Maritime Research & Experimentation, il Centro per la ricerca e la sperimentazione marittima con sede a La Spezia, sotto il controllo dell’agenzia della NATO che si occupa di scienza e nuovi sistemi tecnologici. Complessivamente al centro ligure sono stati erogati 816.840 dollari.

http://www.nuovopci.it/voce/voce73/sovrnrscien.html#b

La Voce 70

del (nuovo) Partito comunista italiano anno XXIV – Marzo 2022

La Repubblica Pontificia e le sue missioni militari all’estero

L’ 11 febbraio 2022 il Ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini (PD), rispondendo alle dichiarazioni del presidente USA J. Biden, ha annunciato che “l’Italia ha già confermato la disponibilità a fornire il proprio contributo, qualora la NATO decidesse in tal senso”, riferendosi all’avvio di operazioni militari NATO sul fronte ucraino contro la Federazione Russa. Della sottomissione di Guerini alle direttive della NATO non c’è da stupirsi: non a caso il suo annuncio è avvenuto da Riga (Lettonia) dove l’Italia partecipa già alla missione NATO “Baltic Guardian”, che dal 2016 funge da “deterrente militare” contro la Russia.

In Italia si moltiplicano denunce e iniziative contro la guerra NATO e USA.

Ma a quante missioni militari Fuori Area (1) partecipa lo Stato italiano, in aperta violazione dell’art. 11 della Costituzione?

1. Fuori Area è il termine ufficialmente usato per indicare e travestire le missioni militari fuori dai confini nazionali.

Riportiamo di seguito qualche dato utile a definire con più precisione il fenomeno attenendoci alle tabelle e ai dati ufficiali forniti dal Ministero della Difesa e dai siti delle Forze Armate italiane. Precisiamo però che non ci occupiamo qui delle basi militari e altre agenzie NATO e USA installate (senza reciprocità, quindi in violazione della Costituzione) sul territorio italiano a partire dal 1949 e usate anche da organismi sionisti (Israele) e di altri paesi NATO e non NATO, ma gestite con grande autonomia o addirittura insindacabilmente da autorità NATO e USA, per casermaggio, deposito, addestramento (anche poligoni di tiro), operazioni militari (bombardamenti e interventi d’altro genere) contro paesi terzi. Il ruolo militare dell’Italia nelle relazioni internazionali fa capo principalmente ad esse a conferma della limitata sovranità nazionale della Repubblica Pontificia. Il ruolo svolto direttamente con propri militari è secondario.

Il Ministero della Difesa italiano assolve a due grandi funzioni: 1. la funzione di ordine pubblico insieme al Ministero degli Interni con l’impiego comune dell’Arma dei Carabinieri e con operazioni di personale militare su suolo nazionale come l’operazione “Strade sicure” e operazioni legate a eventi catastrofici (alluvioni, terremoti, altri eventi straordinari); 2. la funzione di difesa vera e propria attraverso le Forze Armate (FFAA): a questa appartengono anche le attività militari rivolte all’estero, dall’addestramento di personale militare straniero in Italia e all’estero alle missioni di presidio e combattimento.

Nel 2020 l’Italia ha investito nel Ministero della Difesa circa 25 miliardi di euro, l’1.43% del proprio PIL, situandosi leggermente sotto la media europea (1.56%). Un valore ancora lontano dagli obiettivi fissati nel 2014 dalla NATO: tutti i paesi aderenti entro il 2024 devono investire nel settore militare almeno il 2% del PIL e il governo Draghi vuole attenersi alla direttiva NATO.

I circa 25 miliardi destinati al Ministero della Difesa nel 2020 sono ripartiti tra le voci riportate nella Tabella 1, quadro storico che va dal 2016 al 2020.

Dalla Tabella 1 emerge con chiarezza che, a parte la parentesi del 2019 – legata all’installazione nel 2018 del Governo Conte 1 (con alla testa del Ministero della Difesa Elisabetta Trenta, esclusa poi dal Conte 2) con i tagli inseriti nella legge finanziaria 2019 – la spesa militare italiana aumenta sistematicamente (+19,37% dal 2016 al 2020). Correlate ad essa, come vedremo, aumentano anche le operazioni militari italiane all’estero derivanti da decisioni di organismi internazionali (ONU, NATO, UE) o da accordi tra l’Italia e altri paesi per specifiche operazioni. Stando alle fonti ufficiali, queste ultime sono operazioni varie: dalla collaborazione con le forze di polizia e le forze armate del paese che “ospita” la missione, a operazioni di pattugliamento e sicurezza delle rotte commerciali e di siti produttivi delle multinazionali italiane (in particolare ENI), fino agli embarghi, al contrasto all’immigrazione clandestina e al supporto alla stabilità politica del paese ospite.

Quanto al personale militare delle FFAA, esso nel 2019 era suddiviso tra Esercito Italiano (EI) 97.267, Marina Militare (MM) 28.512, Aeronautica Militare (AM) 39.777 per un totale di 165.556 militari. L’Arma dei Carabinieri (considerata separatamente per via della sua doppia funzione, sia di difesa che di ordine pubblico) contava 108.456 unità.

Nel 2020 il personale militare (EI, MM, AM) era ridotto a 162.745 unità, 2.811 in meno del 2019, in linea con la riduzione di 7.942 unità avvenuta tra il 2013 e il 2019. La riduzione del personale militare, in corso da molti anni, contrasta con l’aumento visto in Tabella 1 degli investimenti promossi dal Ministero della Difesa: tutti i corpi delle FFAA nel 2020 hanno goduto rispetto al 2019 di un importante potenziamento in termini di risorse e investimenti: + 265.2 milioni € (EI), +98.2 mln (MM), + 157.8 mln (AM), +425,7 mln (Carabinieri).

L’aumento degli investimenti per ogni corpo e il complessivo aumento della spesa del Ministero della Difesa confermano l’aumento generale dell’attività militare, sia all’interno che all’estero.

L’attività all’estero è molto aumentata negli ultimi 20 anni rispetto al secondo dopoguerra: l’Italia nel 1960 partecipava a 6 missioni internazionali (ora pudicamente denominate Fuori area analogamente alla denominazione di Missioni umanitarie per le operazioni militari), a 21 nel 1999, a 37 nel 2020, a 39 nel 2021, di cui 18 in Africa. In linea con questa tendenza nel 2020 è leggermente aumentato anche l’impiego di personale militare nelle missioni. I dati ufficiali per il 2020 indicano per le unità impiegate all’estero una media nell’anno di 6.462 unità stanziali (in 24 paesi), di contro a 6.357 nel 2019 e 6.309 nel 2018 e un corrispondente aumento degli oneri finanziari legati alle missioni pari a 26.528.030 €: il totale di spesa per le missioni all’estero raggiunge 1.129.436.366 €.

20162017201820192020
Funzionesicurezza6.516.054.737,237.125.893.025,047.495.137.590,757.353.899.239,747.840.418.466,65
Funzione difesa*13.904.478.791,3414.736.249.174,7615.333.089.915,3614.637.715.818,8116.679.493.808,81
*Personale10.145.543.138,9610.516.422.946,1810.992.233.655,810.883.989.403,1310.962.884.976,65
*Esercizio1.975.295.817,682.159.025.055,102.158.160.322,972.037.125.444,462.935.110.607,37
*Investimento1.783.639.834,702.060.801.173,482.182.695.936,591.716.600.971,212.781.498.224,79
Pensioni ausiliarie403.561.228,48381.205.787,21380.849.668,58369.920.188,39336.583.285,78
Funzioni esterne131.120.127,47146.998.680,06153.995.350,68147.476.084,18157.981.280,90
Totale20.955.214.884,5222.390.346.667,0723.363072.525,3722.509.011.331,1225.014.476.842,14

Tabella 1 – Per la Funzione difesa abbiamo riportato le singole voci di spesa, ossia Personale (stipendi, contributi, integrazioni salariali, ecc.), Esercizio (costo dell’attività militare, che comprende la logistica sia dell’attività su suolo nazionale che delle missioni all’estero, quindi approvvigionamenti, spese energetiche di basi e caserme, carburante, ecc.), Investimento (acquisto di nuovi lotti o edifici, finanziamento dell’industria bellica (2) e “altri tipi di investimento” non meglio specificati).

Nella voce “Pensioni ausiliarie” rientrano i fondi destinati a integrare la pensione di quegli ufficiali o sottufficiali collocati dopo il pensionamento in riserva, ossia che possono in qualunque momento essere richiamati in servizio. Le Funzioni esterne sono i compensi dati a professionisti e società esterni al Ministero della Difesa (ad es. professionisti pagati per l’adeguamento tecnologico, l’ammodernamento dei sistemi di sorveglianza del traffico aereo, la propaganda per il reclutamento e in generale il complesso di funzioni non svolte direttamente dal Ministero della Difesa, da suoi organismi o funzionari e addetti).

2. Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) sostiene con il proprio bilancio i due terzi dell’acquisto dei sistemi d’arma gestiti dal Ministero della Difesa. L’importo complessivo dei pagamenti MISE nel 2020 è stato di 2.6 miliardi € e riguarda sia investimenti pubblici nell’industria militare sia l’acquisto di armamenti. Essi si aggiungono ai soldi investiti dal Ministero della Difesa sempre nel 2020, fino ad un totale di circa 3,9 miliardi € per acquisto di armamenti.

Le forze armate italiane nel 2020 erano attive in 3 continenti (Asia, Europa, Africa) in attività militari divise in “missioni di pace” (peacekeeping) ONU, missioni NATO, missioni UE e Missioni Bilaterali o Multilaterali.(3) L’Italia si colloca al 3° posto nella NATO come paese contributore. Spiccano particolarmente la collaborazione dell’Italia con la Francia nelle missioni UE in Africa (nel Sahel e in generale nell’area sub-sahariana) e il numero di uomini impiegati nelle operazioni NATO (il 41% dei militari italiani impiegati all’estero è destinato alle 6 missioni NATO cui l’Italia ufficialmente partecipa).

3. Per Missione Bilaterale o Multilaterale si intende un’operazione militare di collaborazione tra due o più paesi non inquadrata in operazioni ONU, NATO o UE. Queste missioni generalmente sono coperte da accordi tra Stati per l’addestramento di militari, la difesa del corpo diplomatico, il pattugliamento e controllo in aree dove l’Italia ha interessi economici.

Missioni ONU nel 2020 (6 missioni, 1.091 unità impiegate):

– Asia: Libano, Pakistan;

– Europa: Cipro;

– Africa: Mali, Sahara occidentale, Libia.(4)

Missioni NATO nel 2020 (6 missioni, 2.691

unità impiegate):

– Asia: Afghanistan, Iraq-Kurdistan iracheno-Kuwait;(5)

– Europa: Kosovo, Mar Mediterraneo, Lettonia;

– Africa: ufficialmente l’Italia non partecipa a missioni NATO in Africa.

Missioni UE nel 2020 (13 missioni, 757

unità impiegate):

– Asia: Palestina, Iraq, stretto di Hormuz (Golfo Persico);

– Europa: Bulgaria, Kosovo, Bosnia-Herzegovina;

– Africa: Mali e Sahel in collaborazione con la Francia,(6) Niger e Sahel, Libia, Somalia, Corno d’Africa, Repubblica Centrafricana.

4. Attualmente in Libia si scontrano la fazione di Fayez al-Sarraj, ex premier del “governo di accordo nazionale” con sede a Tripoli sostenuto dall’Italia e dall’ONU e quella del generale Khalifa Haftar a capo dell’Esercito Nazionale Libico e della regione della Cirenaica, ex oppositore di Gheddafi in esilio negli USA fino al 2011 e oggi sostenuto da Francia, Federazione Russa, Emirati Arabi Uniti ed Egitto.

5. Missione a guida NATO a cui aderiscono in totale 83 paesi. L’Italia ha il comando dell’operazione per il 2022.

6. Nell’area sub-sahariana che va dal Sud Sudan al golfo di Guinea la Francia impiega più di 4.500 militari: è il principale paese europeo presente con proprie truppe.

Missioni Bilaterali e Multilaterali nel 2020

(11 missioni, 1.109 unità impiegate):

– Asia: Libano, Palestina, Bahrain-Qatar-Emirati Arabi Uniti con USA e Arabia Saudita;

– Europa: Romania, Albania, Montenegro, Macedonia, Polonia, Ucraina;

– Africa: Libia a sostegno di Fayez al-Sarraj, Tunisia, Niger, Mali, Egitto, Somalia, Gibuti, Golfo di Guinea, Mar Mediterraneo.

In numerose fonti (ANSA, Adnkronos, Greenpeace e altre ONG di fama internazionale, siti riconosciuti come http://www.analisidifesa.it e http://www.forzearmate.org) compaiono dati che non combaciano con quelli forniti dal Ministero della Difesa: un’ombra aleggia rispetto all’impiego del personale militare italiano all’estero così come riguardo alle spese militari.

Secondo l’Osservatorio Mil€x nei prospetti forniti dalla Corte dei Conti per il 2020 non risultano:

– il contributo diretto dell’Italia alla NATO, pari a 157 milioni € nel 2020 e 165 nel 2021, al netto delle spese per l’impiego nelle missioni NATO;

– il costo indiretto delle basi USA e NATO in Italia (520 milioni di euro l’anno);

– i fondi militari destinati alla UE: 60 milioni € nel 2020, 153 milioni € nel 2021.

Nel 2021 c’è stato un aumento dell’impegno militare italiano all’estero rispetto al 2020: 2 nuove missioni (per 230 unità). Il numero dei militari impiegati è aumentato: un impiego massimo di 9.449 militari (+836 rispetto al massimo previsto per il 2020) e una presenza media di 6.511 unità stanziali (+49 rispetto al 2020). La discrepanza tra “il tetto massimo previsto” e l’impiego effettivo dei militari in pianta stabile è opaca: si tratta di circa 3.000 militari di cui sono ignoti l’effettivo impiego “straordinario” e le missioni cui fanno riferimento.

Per adesso non abbiamo idea del numero di uomini e della mole di denaro impiegati per le varie operazioni “sporche” e altre simili manovre che lo Stato italiano conduce all’estero attraverso l’apparato militare: spionaggio, accordi con contractors (privati che forniscono corpi armati) o gruppi paramilitari e malavitosi, tangenti e quanto altro concerne l’economia nera dell’apparato militare.

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A proposito della guerra in Ucraina vedere

– Comunicato CC 7/2014, 22 febbraio 2014 – Altro che lista Tsipras e rigenerazione della UE! La guerra civile in Ucraina mostra la natura reale dell’UE e la catastrofe in cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti spinge il mondo!

– Avviso ai naviganti 39, 25 febbraio 2014 – La rivoluzione socialista in Italia e la rivolta in corso in Ucraina, il governo Renzi-Berlusconi e il congresso CGIL

– Rapporti Sociali 9/10, settembre 1991 – Analizzare i conflitti

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Conclusioni

Dalla guerra nei Balcani (1999) in poi l’Italia ha partecipato alla maggior parte delle missioni militari all’estero avviate dagli organismi internazionali di cui fa parte (ONU, NATO, UE). Allo stesso tempo i vari governi che si sono susseguiti (da D’Alema al Conte 2) hanno avviato operazioni militari a difesa degli interessi delle multinazionali italiane e per fare la propria parte nei giochi di guerra internazionali. I più noti sono i casi della diga di Mosul in Iraq (7) e dell’ENI nel delta del Niger in Africa. Tanti sono gli interessi dei gruppi imperialisti italiani da difendere: dalle rotte commerciali verso il Mediterraneo agli accordi con gli altri gruppi imperialisti USA, sionisti ed UE. Allo stesso tempo, i gruppi imperialisti italiani sono spinti dalla crisi generale del capitalismo a tenere il passo degli altri paesi: da un lato difendere i propri interessi, dall’altro partecipare alle guerre promosse da NATO e UE, per contendersi lo sfruttamento delle risorse degli ex paesi coloniali e di quei paesi che non si assoggettano al ricatto finanziario, militare e politico della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti.

7. Costruita sul fiume Eufrate nel 1986 dall’Impregilo, la diga di Mosul è la quarta più grande diga in Asia. Per la manutenzione della diga nel 2015 vinse l’appalto un’azienda legata al PD, la Trevi di Cesena. A difesa della diga di Mosul il governo Renzi nel 2015 inviò 450 militari italiani.

Il mondo è in fiamme e la tendenza al riarmo e alla guerra sono solo la manifestazione di una malattia, la crisi generale del capitalismo, di cui quando è sotto pressione la classe dominante cerca di alleviare alcuni sintomi ma che non può curare. La lotta contro le manovre di guerra oggi passa inevitabilmente dalla lotta per l’instaurazione del Governo di Blocco Popolare, un passo verso l’instaurazione del socialismo.

Alberto F.

http://www.nuovopci.it/voce/voce70/rpmissmilitari.html

Opuscolo Governo di Blocco Popolare

Avviso ai naviganti 7

16.03.2012

Siamo lieti di inviare ai nostri lettori l’eccellente opuscolo Governo di Blocco Popolare elaborato dal Settore Agitazione e Propaganda del P. CARC. Supponiamo che i compagni del SAP non abbiano obiezioni e ci scusiamo con loro per non aver preventivamente chiesto licenza.

Nell’opuscolo Governo di Blocco Popolare i nostri lettori troveranno, in positivo, i motivi per cui ogni Organizzazione Operaia e ogni Organizzazione Popolare deve far proprio l’obiettivo di costituire il GBP e cosa deve fare per contribuire a raggiungerlo; in negativo, i motivi per cui i risultati delle lotte delle masse popolari contro il governo della Repubblica Pontificia per far fronte alla crisi del capitalismo non sono ancora all’altezza dello slancio e degli sforzi che milioni di uomini e donne, giovani e adulti, autoctoni e immigrati profondono in esse.

Di fronte alla crisi del capitalismo vi sono due vie opposte:

la borghesia imperialista, il clero e i loro seguaci e agenti ricorrono a manovre d’ogni genere per fornire più soldi e potere alle banche, alle istituzioni finanziarie e ai grandi capitalisti;

le OO e OP devono costituire un loro governo d’emergenza che operi secondo il programma delle Sei Misure Generali.

Se noi teniamo l’iniziativa in mano, sono le istituzioni della borghesia imperialista che devono rincorrere le iniziative delle masse popolari, sono sulla difensiva.

Se noi lasciamo l’iniziativa alle istituzioni della borghesia imperialista, sono le masse popolari che devono rincorrere le manovre della borghesia imperialista, sono loro sulla difensiva.

Questo vale in ogni campo della vita sociale.

Buona lettura dell’opuscolo!

GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE

Tutti i principali concetti necessari per condurre con iniziativa e flessibilità, orientandosi autonomamente, la lotta per la costituzione del GBP. http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav07.html

Le innumerevoli lotte condotte attualmente, nonostante siano condotte senza legami organizzativi tra loro, avrebbero un’efficacia enormemente maggiore se in ognuna di esse, oltre a porsi il proprio particolare e specifico obiettivo, i protagonisti si ponessero anche l’obiettivo comune di costituire un governo che voglia attuare l’obiettivo che essi perseguono con la loro lotta.

Indice

1.  Il nostro compito attuale

2. Cos’è il GBP, in che cosa consiste

3. GBP e socialismo

novembre 2011
 

1.  Il nostro compito attuale

Il nostro compito attuale non è costruire un GBP, il nostro compito attuale è creare le tre +1 condizioni per la costituzione di un governo d’emergenza, perché le organizzazioni operaie e popolari, cioè perché i loro capi (Rinadini, Di Pietro, Beppe Grillo, Bernocchi, Cremaschi, ecc.) costituiscano un GBP, lancino un movimento per la costituzione di un governo d’emergenza per far fronte alla crisi, anziché chiacchierare e menare il can per l’aia. E chiedano ai lavoratori dell’ALCOA, di Termini Imerese, della FINCANTIERI, a tutti i delegati, ecc. di mobilitarsi e scendere in piazza per un governo di emergenza che faccia fronte alla crisi. Noi non siamo in grado di costituire alcun GBP e nemmeno di lanciare un movimento per costituire un GBP. Noi per ora non abbiamo né seguito né ascolto per lanciare un simile movimento. Quei personaggi e altri li hanno per questo dobbiamo “usarli” (sistema delle leve). Dire che noi vogliamo, dobbiamo costruire un GBP, toglie serietà e credibilità alla nostra azione. Dire che tutti i personaggi che si agitano con qualche seguito (e farne anche i nomi per rendere la cosa più concreta e provocare) devono mettersi alla testa di un movimento per formare un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi, vuol dire mettere le loro chiacchiere con i piedi per terra, metterli con le spalle al muro presso il loro pubblico (dare l’unico sbocco realistico alle loro promesse).

Quali sono le 3+1 condizioni per la costruzione del GBP?

1. Propagandare l’obiettivo del Governo di Blocco Popolare e spiegare in cosa consiste, fino a che la sua costituzione diventi la sintesi consapevole delle aspirazioni delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari e lo strumento per realizzarle. Ognuna di esse può realizzare (o almeno avanzare con ragionevoli prospettive di successo verso la realizzazione del suo obiettivo particolare solo se nel paese si costituisce il GBP.

2. Moltiplicare e rafforzare (politicamente e organizzativamente) a ogni livello le organizzazioni operaie e popolari.

3. Promuovere in ogni modo e ad ogni livello il coordinamento delle organizzazioni operaie e popolari (reti territoriali e reti tematiche a livello di zona, provincia, regione o dell’intero paese): per questa via esse costituiranno il nuovo governo, che sembrerà ad esse, alle masse popolari e perfino a una parte della borghesia l’unica via percorribile, l’unica via di salvezza.

Come si instaura il GBP? Rendendo il paese ingovernabile da ogni governo emanazione del Vaticano, dei padroni, dei ricchi, delle organizzazioni criminali, degli imperialisti USA e succube del sistema imperialista mondiale

Per costruire un governo di emergenza popolare la cosa fondamentale non sono le elezioni: non ci arriveremo seguendo regole e prassi che il Centro-destra calpesta apertamente dopo che per anni il Centro-sinistra le ha aggirate sottobanco.  GBP ed elezioni. Come si forma un governo di emergenza popolare senza vincere le elezioni? E’ una delle domande più frequenti, che ci fanno anche operai e lavoratori avanzati; sulla stessa lunghezza d’onda, Giorgio Cremaschi e altri dirigenti della FIOM concludono che per dare “soluzione politica” della crisi occorre candidarsi in qualcuno dei partiti esistenti; altri, come Paolo Flores d’Arcais, che occorre fare una “lista civica”.

A chi avanza questa obiezione per ragioni di moralità, di legittimità a governare come se le elezioni condotte nelle condizioni attuali esprimessero la volontà politica della popolazione, occorre far presente un dato di fatto. La maggioranza Berlusconi-Bossi-Fini su cui si è creato il governo Berlusconi, alle elezioni del 2008 ha avuto 17 milioni di voti (19 milioni se si aggiungono anche i voti di Casini), su 47 milioni di elettori. È chiaro che 17 o 19 milioni di voti non sono la maggioranza dei 47 milioni di elettori, anche se non si contano i giovani tra i 14 e i 18 anni che portano gli elettori a 50 milioni e gli immigrati a cui è negato il diritto di voto. La maggioranza parlamentare del blocco Berlusconi-Bossi-Fini non è venuta dalla volontà degli elettori, ma 1. dalla legge elettorale truffa, la porcata di Calderoli che trasforma una minoranza di voti validi (il 46%) in straripante maggioranza di parlamentari (e che parlamentari: scelti da Berlusconi per i servizi che gli rendono!) e 2. dall’allontanamento delle masse popolari dalla lotta politica borghese (e quindi anche dalle elezioni) che ha portato gli astenuti e i voti nulli a 10.5 milioni, dopo che la sinistra borghese si è ridotta a scimmiottare in tutto e per tutto la destra quanto a violazione dei diritti e degli interessi delle masse popolari. Il culmine dello scimmiottamento è stato il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti con il corollario di Epifani, d’infausta memoria. La costituzione del Governo di Blocco Popolare rompe con lo scimmiottamento che dura da quasi vent’anni. Ma a parte la legittimità elettorale, è forse vero che i governi nella Repubblica Pontificia si fanno con la maggioranza degli elettori? Basta considerare l’ultimo governo del CAF per dire che non è vero. Il CAF nel 1992 vinse le elezioni politiche con 21 milioni di voti, il 53% dei 39.6 milioni di voti validi (nel 2008 il blocco Berlusconi-Bossi-Fini ebbe solo 17 dei 36.5 milioni di voti validi, il 46%). Eppure fu costretto a dimettersi dopo solo dieci mesi: nominato nel giugno ’92, venne sostituito con Ciampi nell’aprile ’93, senza elezioni. Fu abbattuto dalle dimostrazioni di piazza contro Tangentopoli e dallo sfascio dei vertici della Repubblica Pontificia divisi tra loro a causa delle dimostrazioni di piazza e del connesso crollo della DC e del PSI. Anche Ciampi (1993-1994) e Dini (1995-1996) sono diventati capi di governo senza alcun passaggio elettorale, senza essere eletti da nessuno e in nessun partito.

Neanche Monti e la sua squadra di fantocci della BCE e del FMI sono andati al governo passando attraverso le elezioni. Come non sono servite le elezioni per nominare Monti a capo del governo, così non servono e non serviranno per formare un nuovo governo, però composto da persone che godono della fiducia delle organizzazioni operaie e popolari.

Di fronte al precipitare di una crisi politica, se messi di fronte al fatto che nessun governo loro emanazione riesce a governare il paese, le classi dominanti accettano qualsiasi governo che per il momento li tiri d’impiccio, secondo la filosofia “cambiare qualcosa per non cambiare nulla”. Cioè alla sola condizione che non sia costituito da un partito comunista coeso e coerente, indipendente ideologicamente e organizzativamente dalla borghesia e fortemente legato alle masse operaie. Accettano qualsiasi governo con cui contano di poter trescare o di riuscire a boicottare e sabotare: per la sua composizione, per i limiti che esso stesso si pone nella mobilitazione delle masse popolari e nelle soluzioni che è disposto ad applicare. A questa condizione i parlamenti votano qualunque governo che le classi dominanti approvano, è già avvenuto più volte.  La questione è far precipitare la crisi politica, rendere il paese ingovernabile dalle classi dominanti e dalle loro autorità.

Oggi nei vertici della Repubblica Pontificia sono grandi e acuti i contrasti di interessi e la confusione sulla via da seguire per salvaguardare i loro interessi e i loro privilegi. Per questo non sono ancora in grado di scatenare una guerra civile ed è ancora del tutto possibile per le OO e le OP costituire un loro governo d’emergenza che attui le sei misure generali e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia come rimedio provvisorio e male minore. Oggi la borghesia e il clero non sono ancora in condizioni da approfittare delle forze armate di cui ancora dispongono e scatenare subito una guerra civile. Questa è una questione che le masse popolari, e noi comunisti con loro, dovremo regolare in un secondo tempo in condizioni per noi migliori di quelle di oggi. Dopodomani lo saranno, perché la crisi si aggrava e se il potere resta a governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia succubi del sistema imperialista mondiale, certamente gli elementi più criminali della borghesia e del clero, fautori della mobilitazione reazionaria, della guerra civile e del fascismo, acquisteranno maggiore forza. La linea Marchionne (e su un altro terreno la linea Berlusconi-Bossi, o più esattamente la linea degli esponenti più criminali e fascisti della borghesia e del clero) sono l’estrema linea di resistenza e di sopravvivenza della borghesia e del clero.

Ingovernabilità dall’alto e ingovernabilità dal basso. I vertici della Repubblica Pontificia già oggi hanno difficoltà crescenti a governare il paese. Sono divisi da gravi contrasti d’interesse e di orientamento politico. L’ingovernabilità del paese che nasce da questi contrasti non aprirà la strada alla mobilitazione reazionaria e alla direzione dei gruppi più criminali e fascisti che la promuovono, anzi faciliterà la costituzione del GBP a condizione che l’ingovernabilità del paese cresca anche dal basso, per opera delle OO e delle OP che vogliono costituire un loro governo d’emergenza.

Nel nostro paese avanza l’ingovernabilità dall’alto e anche quella dal basso: la grande manifestazione del 15 ottobre 2011 le ha fatto fare un passo avanti, contribuisce all’opera la determinata resistenza della Val di Susa alla speculazione TAV.

L’ingovernabilità dal basso e l’ingovernabilità dall’alto confluiranno a portare i vertici della Repubblica Pontificia a ingoiare la costituzione del governo popolare d’emergenza (il GBP), convinti di poter approfittare delle debolezze proprie per sua natura del GBP per riprendere in mano la situazione da una posizione di forza. Ma questo sarà un altro capitolo della storia.

Ingovernabilità dal basso. Ingovernabilità vuol dire sia ribellione e disobbedienza alle misure, alle decisioni, alle leggi e alle regole delle autorità borghesi (pars destruens) sia mobilitazione e organizzazione delle masse popolari a gestire parti crescenti della loro vita associata (attività e relazioni, soluzioni ai problemi, ecc.) da parte di centro autorevole diverso e contrapposto alle attuali autorità centrali e locali della borghesia (pars construens).

Cosa fare per alimentare l’ingovernabilità dal basso? Si tratta anzitutto di capire per quali vie si sviluppa. Le otto vie principali sono:

1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità;

2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore” (il quarto fronte del nostro PGL): le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale;

3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, occupazioni, espropriazioni dei ricchi, spese proletarie nei supermercati, uso gratuito dei servizi, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso;

4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole;

5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.;

6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità;

7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui, bollette, imposte, multe, pedaggi, tickets, affitti della case delle immobiliari, della Chiesa e di capitalisti;

8. lo sviluppo (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

Bisogna imparare dall’esperienza a praticare e combinare a un livello superiore le otto vie.

La morale oggi necessaria. Ovunque la classe dominante opprime, è possibile trasformare l’oppressione in rivolta: ma è possibile anche che con l’oppressione la classe dominante produca una maggiore sottomissione, inculchi timore, produca un maggiore abbrutimento degli oppressi. In ogni episodio e caso di oppressione, noi comunisti dobbiamo sistematicamente, con una crescente abilità che si acquisisce con la pratica, portare gli oppressi a ribellarsi.

In ogni campo, in ogni scontro noi comunisti non dobbiamo attutire i contrasti, sminuire il contrasto, assopire, disperdere, isolare gli elementi più combattivi. Non dobbiamo dare fiato e forza ai conciliatori, ai fautori di un accordo e della conclusione dello scontro. Solo con scontri di livello superiore, più organizzati e con obiettivi più elevati, le masse popolari avanzano verso la vittoria. Non dobbiamo assopire i contrasti, ma al contrario approfondire i contrasti, far risaltare più nettamente lo scontro sociale. Dobbiamo organizzare la parte più attiva (questa è la sinistra) e trasformarla in una forza politica, sulla base di essa costruire una nuova superiore fase dello scontro (concatenazione).

Per questo ad esempio dobbiamo sempre sistematicamente esaltare e additare come esempio ogni comportamento di insubordinazione e di ribellione alla borghesia, al clero e alle autorità da essi costituite. Dobbiamo incoraggiare e promuovere l’insubordinazione, la rivolta, l’appropriazione collettive, ma non condannare quella individuale: fare il massimo di cui siamo capaci per trasformarla in collettiva. Dobbiamo incoraggiare e promuovere l’insubordinazione, la rivolta, l’appropriazione organizzate, ma non condannare quella spontanea: fare il massimo di cui siamo capaci per trasformarla in organizzata. Dobbiamo condurre ogni gruppo sociale, ad ogni livello, dai piccoli ai grandi, attraverso un processo che porti dalla sottomissione alla rivolta, dall’istintivo al progettato e consapevole, dallo spontaneo all’organizzato. Più la rivolta collettiva e organizzata si dispiegherà su larga scala, più assorbirà in sé, valorizzerà e rieducherà i comportamenti e le tendenze alla rivolta individuale ed estemporanea.

1. In questa fase della nostra storia, il più antisociale, cioè il più contrario, il più nocivo alla salute e al progresso della società, tra i comportamenti individuali è la rassegnazione e la sottomissione ai padroni, al clero e alle autorità da questi costituite. Dobbiamo additare come esempio chi non si sottomette, non ingigantire i suoi limiti, che invece dobbiamo lavorare con forza perché siano superati. La ribellione individuale e spontanea è, possiamo e dobbiamo fare in modo che sia, dobbiamo imparare a fare sempre meglio e su scala sempre più vasta in modo che sia il punto di partenza per sviluppare la ribellione collettiva e organizzata. Ma deve essere a noi comunisti chiaro che dove vi è un ordinamento sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per stabilire un ordinamento sociale giusto, superiore. Ricordiamo come Lenin derideva la mentalità e il comportamento dei socialdemocratici tedeschi di destra: “La loro mentalità è tale che se devono occupare una stazione ferroviaria, pagano disciplinatamente il biglietto di ingresso, esigono che chi va ad occuparla paghi il biglietto d’ingresso!”. Nell’atteggiamo individuale di rivolta e insubordinazione la componente principale oggi, in questo contesto sociale, è positiva, da valorizzare.

2. In ordine di gravità e di nocività, tra i comportamenti individuali asociali, dopo quello indicato viene il trattamento antagonista delle contraddizioni in seno alle masse popolari. Noi comunisti dobbiamo dispiegare il massimo sforzo perché la violenza, il furto, le vie di fatto, ecc. non solo siano esercitate in modo collettivo e non individuale, organizzato e non istintivo, pianificato e non estemporaneo, ma anche perché siano esercitate con criteri di classe: non nei rapporti in seno alle masse popolari, ma contro i nemici di classe, contro i membri e le istituzioni della borghesia imperialista e del clero, contro quelli tra la borghesia e il clero che si oppongono alla rivoluzione e alla soddisfazione dei bisogni delle masse popolari; siano esercitate contro le autorità costituite dalla borghesia e dal clero, non contro le autorità che le masse popolari si danno e costituiscono per condurre la rivoluzione e regolare le contraddizioni in seno al popolo.

3. In ordine di gravità e di nocività, tra i comportamenti individuali asociali, dopo i due indicati viene il disinteressarsi delle sorti del proprio paese e dell’umanità. Riservare il proprio interesse e la mobilitazione delle proprie energie alla conservazione e riproduzione di se stesso, ai propri consanguinei e ai propri vicini, grosso modo come facevano gli uomini primitivi e come continuano a fare gli animali delle specie superiori. È l’ambito in cui la borghesia imperialista e il clero hanno cercato con un certo successo di circoscrivere l’interesse dei membri delle masse popolari quando, nel periodo del capitalismo dal volto umano, sono stati costretti dal movimento comunista a concedere sostanziali miglioramenti alle masse popolari dei paesi imperialisti in termini di quantità di beni e di servizi disponibili come condizioni della propria vita e perciò entrati a far parte delle condizioni socialmente necessarie della propri esistenza.

Questi tre “comandamenti” costituiscono oggi il “decalogo” che dobbiamo diffondere tra le masse popolari, la morale oggi necessaria, che dobbiamo promuovere ad ogni livello. In questo consiste rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e dei suoi padrini.

Dialettica prima e seconda gamba nella creazione delle condizioni per la costruzione del GBP. Per quanto riguarda il campo delle masse popolari, il passaggio necessario perché il movimento di resistenza e di risposta agli attacchi della borghesia, del clero e delle autorità della comunità internazionale degli speculatori (BCE, FMI, ecc.) si trasformi in movimento per il rinnovamento del nostro paese è che la FIOM, insieme al resto della sinistra CGIL, i sindacati di base con alla testa l’USB, da centro di aggregazione del movimento di tutte le categorie e le classi delle masse popolari per far fronte alla crisi  (cioè del movimento che di fatto va verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare perché solo tramite la costituzione del GBP può raggiungere il suo obiettivo) diventi centro promotore e dirigente della costituzione del GBP. Questo è il salto che il nostro Partito deve promuovere. Anche l’arroganza dei Marchionne e compagnia “lavorano” nella stessa direzione: spingono parti crescenti delle masse popolari a mobilitarsi, mettono i dirigenti sindacali apertamente di fronte all’alternativa di andare avanti o essere spazzati via (vedi La Voce, n. 32, Spostamenti nel mondo sindacale), impediscono anche ai titubanti di arrestarsi, spingono una parte crescente dei dirigenti sindacali e degli esponenti della società civile ad assumersi le responsabilità che loro spettano per la costituzione del GBP.

Per far sì il centro di aggregazione del movimento per far fronte alla crisi diventi centro di promozione del GBP, dobbiamo combinare dialetticamente intervento sulla prima e sulla seconda gamba e promuovere la dinamica per cui prima e seconda gamba concorrono ad alimentare il movimento per la costruzione del GBP:  se le OO e OP (prima gamba) acquistano fiducia di poter raggiungere un risultato, lo faranno, hanno la capacità e la forza di farlo, hanno interesse a farlo. L’adesione di autorevoli e influenti personaggi (seconda gamba) all’idea di un governo d’emergenza popolare farà intravedere a OO e OP (prima gamba) la possibilità di successo e moltiplicherà la loro agitazione e il loro slancio, la loro determinazione. L’agitazione e lo slancio di OO e OP (prima gamba) moltiplicheranno le adesioni di autorevoli e influenti personaggi (seconda gamba). Le due cose indurranno una parte della classe dominante (borghesia, CEI, ecc.) a optare per il GBP anziché per quello della destra. E’ la dinamica che si è prodotta da Pomigliano in poi.

Seconda gamba. La seconda gamba è composta da 1. i vertici della sinistra sindacale, 2. gli esponenti della sinistra borghese non accecati dall’anticomunismo (cioè quelli in cui l’anticomunismo non prevale sulla volontà e l’impegno per dare soluzione almeno d’emergenza agli effetti più gravi della crisi), 3. i sinceri democratici della società civile (cioè quelli che non sono legalitari al punto da sacrificare alle leggi della Repubblica Pontificia gli interessi delle masse e della collettività).  Oltre alla creazione delle tre condizioni e all’obiettivo di “rendere il paese ingovernabile a ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontifica”, dobbiamo curare la raccolta e mobilitazione della seconda indispensabile gamba del movimento per la costituzione del GBP: le persone autorevoli provenienti dai tre ambienti sopra indicati e che godono della fiducia delle OO e OP.

Gli esponenti della seconda gamba e in particolare i vertici delle organizzazioni sindacali hanno un duplice ruolo:

1. sono il serbatoio di componenti del  futuro GBP

2. sono ausiliari (involontari) della creazione delle 3+1 condizioni del GBP.

Per il primo ruolo non possiamo prescindere da loro, per il secondo possiamo fare a meno di loro perché interveniamo direttamente sulla prima gamba che poi spinge anche la seconda, la costringe a fare.

Il limite generale è che essi sono ancora intellettualmente concentrati sulla rivendicazione dei diritti dei lavoratori e sulla rappresentanza dei lavoratori nelle istituzioni della Repubblica Pontificia.  È  per questo che la sorte del GBP e della sua opera (una volta che il GBP sarà costituito) non è legata tanto ai componenti del GBP, quanto piuttosto alle OO e alle OP che gli indicheranno i provvedimenti da prendere, lo sorreggeranno, lo orienteranno, lo correggeranno e ne sostituiranno i componenti.

Landini (Cremaschi, Rinaldini, Casarini, ecc.) se la prendono con Camusso, Bonanni & C perché abbandonano in parte o totalmente, gradualmente o di colpo le rivendicazioni dei lavoratori e cedono a Marchionne che indica la via della competizione con “i cinesi” sulla base dei bassi salari e della negazione dei diritti dei lavoratori mentre, essi dicono, bisogna competere con i tedeschi sulla base della innovazione di processo e di prodotto.

Paolo Ferrero, ecc. se la prendono con Prodi, Bertinotti, D’Alema, Bersani & C perché hanno liquidato la rappresentanza dei lavoratori nelle istituzioni della Repubblica Pontificia che invece per decenni i revisionisti del PCI hanno sostenuto e cedono a Berlusconi e alla Corte Pontificia, mentre invece bisogna sostenere i diritti dei lavoratori nelle istituzioni della Repubblica Pontificia.

Landini, Cremaschi, Rinaldini, Casarini, ecc. come Paolo Ferrero, ecc. sono degli illusi, perché di Germania ce n’è una sola (e non ce ne possono essere cinque e comunque la competizione in un periodo di crisi sfocia prima o poi nella guerra). Essi non vogliono uscire dallo status quo, dall’attuale sistema di rapporti sociali e dal connesso sistema di relazioni internazionali: vogliono diritti dei lavoratori e delle masse popolari nell’ambito di quei sistemi, nell’ambito del capitalismo, vogliono conservare o ricreare il “capitalismo dal volto umano” senza movimento comunista avanzante e nonostante la crisi generale del capitalismo.  Ma se le organizzazioni operaie e popolari hanno fiducia in loro, noi dobbiamo spingerli in avanti.Quando dovranno tenere aperte le aziende che non fanno profitti, non licenziare i lavoratori delle aziende che non trovano da vendere i loro prodotti sul mercato, allora dovranno rompere con il mercato finanziario, con il mercato tout court, con il sistema monetario, con la produzione capitalista e con la produzione mercantile. E noi comunisti accompagneremo la scissione dell’uno in due: la divisione tra quelli che seguiranno la trasformazione necessaria (cioè l’instaurazione del socialismo) e quelli che recederanno verso le soluzioni Marchionne e simili.

Spingerli avanti non significa chiedere a Landini & C di liberarsi dall’economicismo e dal riformismo: vorrebbe dire chiedere loro di diventare comunisti. È chiedere troppo. Non stiamo parlando delle loro scelte personali, stiamo parlando del ruolo che devono svolgere nella società italiana in questa fase. Diventare comunisti non è quello che abbiamo bisogno di indurli a fare. Noi vogliamo e dobbiamo indurli (con la propaganda, con la linea di massa, con il metodo delle leve) a farsi promotori della costituzione del GBP, a mettersi alla testa del movimento delle OO – OP per la costituzione del GBP. Questo significa che gli chiediamo di riconoscere che oggi, nella situazione attuale, particolare e concreta del nostro paese, un sindacato riesce a fare il sindacato tanto meglio e con risultati tanto migliori, quanto più pone in primo piano l’attività politica, si assume anche un compito politico, lancia una iniziativa politica, rompe nella pratica con la prassi e la concezione che “il sindacato deve fare il sindacato” e al più avere una “sponda politica”: un partito che lo appoggia, un governo amico, ecc. Non più solo sindacato, ma sindacato con iniziativa politica. Chi si ostina a fare solo il sindacato, nella situazione attuale non ottiene neanche risultati sindacali (salari, condizioni di lavoro, ecc.), perderà forza e prima o poi verrà spazzato via dalla mobilitazione reazionaria. La FIOM ha preso sempre più quota da quando si è assunta quel ruolo politico che fa impazzire di rabbia Camusso, Bonanni, Marchionne, ecc. Landini, Cremaschi, Rinaldini, i loro prossimi seguaci e i loro convinti sostenitori nella FIOM stessa vogliono essere un sindacato buono e forte (fedele a Giuseppe Di Vittorio) e noi dobbiamo  mostrargli che per essere quello che vogliono essere, devono anche fare politica, devono principalmente fare politica. Se non fanno anche politica, principalmente politica, non riescono a essere quello che vogliono essere. Facendo leva su questo che loro e i loro seguaci vogliono essere, abbiamo molteplici strumenti (propaganda, linea di massa, metodo delle leve: quindi non solo propaganda) per indurli a fare quello che devono fare, che vogliamo che facciano e in cui noi non possiamo sostituirli: il GBP.

Oggi la sinistra borghese e la sinistra sindacale, quelle loro parti che già non si accontentano più di “lotta, lotta, lotta e rivendicazioni” (che è una linea per cui le masse popolari restano subordinate alla borghesia le cui formazioni politiche alcune tirano i risultati e i frutti politici delle lotte delle masse, altre su questo fanno addirittura demagogia, populismo e mobilitazione reazionaria) e vogliono una “alternativa all’altezza della crisi” (che è ancora cosa vaga) o “un’alternativa per uscire dalla crisi” (che è già un passo avanti), oscillano tra 1. accodarsi al PD sperando in dio (la pubblicazione della lettera della BCE ci aiuta perché illustra ancora più chiaramente che la via del PD è la soggezione al capitale finanziario), 2. il movimento dei movimenti (il “terzo settore” come alternativa al capitalismo e alla sua crisi: il mondo fatto solo o principalmente di nicchie, il gruviera fatto solo o principalmente di buchi).

Noi dobbiamo (in modo opportuno in ogni circostanza, cioè operando concretamente) portare e illustrare l’alternativa fatta di GBP e instaurazione del socialismo (economia pianificata, ecc.) per la quale occorre la rinascita del movimento comunista, cioè di una rete (diffusa e aggregata attorno al partito comunista) di organismi di azienda e territoriali animati dalla convinzione di instaurare un loro potere tramite una gerarchia di consigli di delegati che pianifichi l’attività economica e riorganizzi l’insieme dei rapporti sociali (Un futuro possibile).

Mentre alcuni (tipo Giorgio Cremaschi) affetti da cretinismo parlamentare insistono ancora nel progetto di creare un “nuovo soggetto politico” che si presenti alle elezioni della Repubblica Pontificia e si affermi nel suo teatrino politico, Giulietto Chiesa il 1° Ottobre a Roma (al convegno “Dobbiamo fermarli”) ha proposto di costituire un Comitato Provvisorio d’Emergenza composto da persone note e stimate (nell’ambiente OO e OP e nei 3 ambienti di cui sopra), decise ad assumere le responsabilità che noi indichiamo come proprie del GBP, che incominci a funzionare, a mobilitare e riunire OO e OP, a promuovere conferenze, assemblee e convegni di OO e OP che elaborano provvedimenti, a riunire comitati tecnici che pubblicamente formulano proposte, che organizza manifestazioni di protesta: insomma un governo in germe. Una proposta ottima. È secondario che dopo il 15 ottobre G. Chiesa si è schierato tra quelli che “condannano la violenza”. La proposta va nella direzione giusta, è quanto di più concreto sia uscito dai tre ambienti  da cui provengono (possono provenire) i componenti della seconda gamba.

La prima e principale gamba della costruzione del GBP sono le OO e OP (RSU ed RSA, coordinamenti operai, sindacati e ogni altro genere di organizzazione – associazioni popolari, comitati di resistenza, ecc.- che in qualche misura aggrega e mobilita le masse e gode in qualche misura della loro fiducia, ogni organizzazione di massa e ogni gruppo che protesta contro lo stato attuale delle cose). Il rafforzamento della “prima gamba” è il nostro compito principale, è per questa via che rafforziamo anche  la “seconda gamba”. Il rafforzamento della “prima gamba” consiste nella moltiplicazione del numero delle OO e OP e nel loro coordinamento (la costituzione di reti territoriali e di settore), ma principalmente nel rafforzamento in esse della coscienza che per realizzare i loro obiettivi devono costituire un proprio governo d’emergenza. Nessun governo rivoluzionario sarebbe in grado di fare alcunché senza una rete diffusa di OO e OP che indichino caso per caso al GBP i provvedimenti da prendere nel caso concreto per attuare il Programma delle Sei Misure Generali e che facciano attuare o attuino nel caso concreto i provvedimenti adottati dal GBP. Senza questa diffusa rete di OO e OP che esercita il ruolo indicato, ogni governo resterebbe asservito al capitale finanziario e quindi combinerebbe grossomodo quello che combinano i governi che abbiamo: dovrebbe soddisfare alle richieste di onorare i suoi impegni come debitore (Debito Pubblico) e di spendere in base al denaro di cui riesce a disporre (imposte, crediti, creazione di nuova moneta in base ai criteri propri del mercato monetario e finanziario che non deve essere sconvolto dall’arrivo della nuova moneta).

E’ facendo leva e imparando a fare leva su quanti in modo più o meno chiaro si sentono e vogliono essere e fare i comunisti e aspirano al comunismo, è rafforzando i “germi di comunismo” esistenti nella prima gamba che daremo forza alla loro azione in modo che 1. nell’immediato spinga gli esponenti della prima gamba ad avanzare e ad assumersi il ruolo che loro compete nella costruzione del GBP e 2. in prospettiva mettiamo le basi perché dal GBP si avanzi verso il socialismo. E questi “germi di comunismo” nelle principali OO e OP sono tanti, in particolare nelle OO e OP che costituiscono l’attuale centro di aggregazione del movimento per far fronte alla crisi. In loro e nelle migliaia di lavoratori come loro dobbiamo alimentare la convinzione che il comunismo è il nostro futuro, è il mondo nuovo che non solo è necessario, ma anche possibile anzi preme per venire alla luce perché è lo sbocco inevitabile del capitalismo, nel senso che “nasce dai presupposti creati dal capitalismo stesso, risolve le sue contraddizioni, permette lo sviluppo delle attività produttive togliendo loro il carattere distruttivo che nel capitalismo in declino è diventato dominante, preserva gli avanzamenti che il capitalismo ha portato alla civiltà umana e li sviluppa” (dal Manifesto-Programma del (n)PCI)

Da qualunque parte la si prenda, è incompatibile con lo sviluppo (e con la stessa sopravvivenza) della società, per il livello che attraverso il capitalismo ha raggiunto, che la produzione, la distribuzione di beni e servizi dipendano dal guadagno di un individuo (o da un gruppo ristretto di individui) e siano gestite come un suo affare privato : è un sistema socile non più compatibile con lo sviluppo (e nemmeno con la sopravvivenza) della società. Sono tutte questioni di interesse sociale, di interesse pubblico e come tali devono essere trattate, con criteri pubblicamente condivisi e sostenuti! Ecco perché è inevitabile che gli uomini e le donne instaurino una società che produce e distribuisce i suoi prodotti secondo un piano elaborato e attuato con la massima collaborazione e integrazione possibile con analoghi piani di altri paesi, che ha come obiettivo il massimo benessere materiale e spirituale della popolazione, la riduzione della fatica e la tutela dell’ambiente, che si attua con la partecipazione attiva di tutti i lavoratori al massimo livello di cui ognuno è capace: il comunismo, appunto, di cui il socialismo è la prima tappa.

Prima di essere un ideale, un’aspirazione e un progetto, il comunismo, è “il movimento di superamento dello stato di cose presenti”, come avevano indicato Marx ed Engels già nel 1848. La marcia degli uomini e delle donne verso il comunismo è inevitabile!

I presupporti del socialismo che già esistono per diventare fattori di costruzione della nuova società hanno bisogno che la direzione della società sia tolta ai padroni, ai ricchi, al clero e alle loro autorità e sia assunta dalla classe operaia tramite la sua avanguardia organizzata in partito comunista: hanno bisogno cioè della rivoluzione socialista.

2. Cos’è il GBP, in che cosa consiste

Il governo di Blocco Popolare è il primo tratto della strada che il nostro paese deve percorrere per uscire dalla crisi generale del capitalismo, dal marasma economico, politico, culturale, sociale, intellettuale, morale e ambientale in cui la borghesia imperialista ha cacciato tutta l’umanità e ogni giorno più la affonda. Il tratto successivo e conclusivo di quella strada sarà l’instaurazione del socialismo, la cui espressione politica sarà la dittatura del proletariato. Il periodo del governo di Blocco Popolare sarà ancora principalmente un periodo di sconvolgimenti, di distruzione del vecchio ordinamento sociale che soffoca le masse popolari, di disordine più che di costruzione del nuovo ordinamento sociale. In questo periodo però le lotte e l’attività delle masse popolari saranno già principalmente orientate da un obiettivo costruttivo: un sistema di relazioni sociali non più guidato dalla produzione di profitti, ma dal benessere della popolazione. Esso si concluderà con l’instaurazione del socialismo e della sua espressione politica, la dittatura del proletariato, con l’attuazione delle 36 misure indicate nel Programma per la fase socialista (vedasi Manifesto-Programma del (n)PCI, pag. 225). Il nostro paese percorrerà questa strada nell’ambito e come una componente della seconda ondata della rivoluzione proletaria che investirà tutto il mondo; nel corso di essa susciterà, vincerà e stroncherà l’opposizione che la borghesia imperialista e i suoi alleati opporranno su ogni terreno, un’opposizione che diventerà tanto più forsennata quanto più il percorso si avvicinerà alla sua conclusione.

La crisi generale della borghesia è entrata nella sua fase acuta e conclusiva prima che il consolidamento e rafforzamento del Partito comunista e la rinascita del movimento comunista creassero nel nostro paese le condizioni necessarie per instaurare la dittatura del proletariato. Ancora oggi non abbiamo creato nel nostro paese – e in nessun paese imperialista i comunisti hanno creato – le condizioni soggettive necessarie (la rinascita del movimento comunista, la costruzione del nuovo potere) per instaurare la dittatura del proletariato e dare inizio alla fase socialista della sua storia: non esiste una vasta rete di organizzazioni di massa anticapitaliste raccolte attorno al partito comunista, la parte avanzata e attiva degli operai non è ancora organizzata nel partito comunista che, per questa via, dirige l’azione e orienta la coscienza del grosso delle masse popolari. Le rivendicazioni degli organismi che compongono il movimento di resistenza alla crisi non si sintetizzano ancora nel socialismo. La crisi generale che si trascina da circa 30 anni è precipitata e continua ad aggravarsi. L’umanità deve quindi trovare e troverà vie per far fronte alla situazione e sarà solo percorrendo queste vie che marcerà verso l’instaurazione del socialismo. Anche nel nostro paese troveremo vie di uscita. Lo scontro tra le classi fondamentali della nostra società, la classe operaia e la borghesia imperialista, si misurerà su questo terreno: quale via di uscita dalla crisi generale? Sulla soluzione per cui si batterà (da una parte governo di Blocco Popolare, dall’altra mobilitazione reazionaria delle masse popolari e guerra), ognuna di queste due classi raggrupperà attorno a sé le altre classi, ne farà i suoi alleati per realizzare le soluzioni che essa cercherà di imporre; i suoi esponenti, portavoce e uomini politici si faranno propagandisti e organizzatori della sua soluzione. Il governo di Blocco Popolare è la soluzione politica (il mezzo) per far fronte al precipitare della crisi generale nonostante l’arretratezza della rinascita del movimento comunista e la debolezza del Partito comunista e aprirà la strada all’instaurazione del socialismo e, sul piano politico, alla dittatura del proletariato. Non sarà governo di partiti del sistema politico borghese. Sarà il governo costituito principalmente dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari.

Il programma del GBP. Il GBP avrà come suo programma le misure d’emergenza per far fronte alla crisi:

1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi secondo un piano nazionale: nessuna azienda deve essere chiusa!

2. eliminare tutti quelle attività e produzioni inutili e dannosi per l’uomo e per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti: basta con gli avvelenatori, gli speculatori e gli squali!

3. assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli in cambio le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società: nessun lavoratore deve essere licenziato o emarginato!

4. distribuire i prodotti alle aziende, alle famiglie, agli individui e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, conosciuti e democraticamente decisi: a ogni adulto un lavoro utile, a ogni individuo una vita dignitosa, a ogni azienda quanto serve per funzionare!

5. stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi,

6. iniziare a riorganizzare le altre relazioni e attività sociali in conformità alla nuova base produttiva.7. epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano l’azione del GBP, conformare le Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza), le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 (in particolare a quanto indicato negli articoli 11 e 52) e ripristinare la partecipazione universale più larga possibile dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.
[NOTA: La misura 7 è un aggiornamento del 2019 – vedi Comunicato CC 11/2019 – 31 maggio 2019]

Sono misure contrarie alla logica dei capitalisti e del mercato? E’ vero, ma in questo disastro ci hanno ficcato proprio i capitalisti e il mercato! Gli imprenditori che si sfregavano le mani contenti per il terremoto in Abruzzo sono solo gli esponenti più cinici e criminali di una classe di sciacalli che vive e fa affari sulle morti, i disastri e le distruzioni che il suo sistema genera, su quelli di oggi e su quelli ancora più immani che prepara. L’unica grande impresa collettiva che la borghesia e il clero possono far mettere in opera dal loro Stato (perché la può mettere in campo senza ledere il sistema di relazioni sociali capitaliste) è la guerra e la repressione. La destra reazionaria ha preso atto di questo e sta preparando le sue “soluzioni” politiche con le “prove di fascismo” all’interno e con i preparativi di guerra sul piano internazionale.

Per non pagare la crisi dei padroni, per tirarci fuori dal disastro della crisi dobbiamo instaurare un sistema che prescinde dal mercato: non c’è un’altra strada positiva e realistica. E’ possibile? Sì e lo abbiamo anche visto e toccato con mano! Per anni persino nei paesi capitalisti hanno funzionato aziende e servizi pubblici, cioè non in mano ai singoli capitalisti ma statali e gestiti non secondo criteri di mercato ma in funzione delle esigenze collettive. Nei primi paesi socialisti, finché sono stati diretti dai comunisti, fabbriche, strade, ferrovie, reti elettriche, scuole, ospedali hanno funzionato per soddisfare le esigenze dei lavoratori e delle masse popolari anziché per il profitto di padroni, speculatori e parassiti.

Socialismo vuol dire che ogni azienda diventa un’istituzione della società e il collettivo di lavoratori cui è affidata la usa su mandato e per conto dell’intera società. Il suo compito e dovere verso la società è di farne l’uso migliore che la società conosce e concepisce. Produrre cose migliori, nella misura richiesta, più confacenti e meglio adatte all’uso, con risparmio di tempo, fatica, materie prime, risorse, con maggiore rispetto della integrità e dignità dei lavoratori, con rispetto e tutela dell’ambiente diventano gli obiettivi che ogni collettivo aziendale persegue, su mandato e con il supporto dell’intera società.

Abolizione del debito pubblico. Le masse popolari greche sono prostrate dalla decisione della classe dominante greca di pagare interessi, rate in scadenza e commissioni del Debito Pubblico dello Stato greco. Per pagare, il governo si è impegnato a spremere le masse popolari (ridurre la spesa pubblica e aumentare le imposte e i tickets) e a svendere (mettere all’asta) beni pubblici (imprese e beni demaniali). Lo stesso stanno già facendo il governo portoghese e irlandese e in larga misura anche quello spagnolo. Il governo della Repubblica Pontificia sta portandoci verso la stessa sorte. Ha un debito di circa 1.800 miliardi di euro (120% del PIL), paga circa 100 miliardi/anno di interessi, di conseguenza ha un deficit (uscite – entrate) di circa 60 miliardi/anno che fa aumentare ogni anno il Debito Pubblico. Con il Patto di Stabilità che ha firmato in giugno 2011 in sede UE si è impegnato ad azzerare il deficit entro il 2014 (poi anticipato al 2013) e a ridurre il debito al 60% del PIL. Come può tener fede a simili impegni? Spremendo le masse popolari e svendendo ai ricchi beni pubblici (imprese e beni demaniali). Sono i risultati dell’asservimento dei governi agli organismi finanziari del sistema imperialista mondiale. La stessa sorte attende le masse popolari di altri paesi imperialisti. Per lo stesso motivo la fame cresce in molti dei paesi oppressi. In questo contesto ogni politica, come le invocano Camusso, Ferrero e altri, di rilancio dell’economia tramite l’aumento della spesa pubblica e l’iniziativa dello Stato in campo economico, anche se non vi fossero altri ostacoli, è impossibile: comporterebbe di aumentare il Debito Pubblico.

Il Governo di Blocco Popolare sfuggirà a questa trappola abolendo il Debito Pubblico: non pagherà più né gli interessi né le rate in scadenza, salvo tutelare quella piccola parte delle masse popolari che ha i suoi risparmi in Buoni e Certificati di Credito del Tesoro (BOT e CCT). Bisogna però esser pronti a far fronte alla reazione rabbiosa degli istituti finanziari, delle banche, dei governi delle potenze imperialiste che si gioveranno dell’appoggio delle banche, delle società finanziarie e dei ricchi italiani: insomma della borghesia imperialista e del Vaticano. È possibile far fronte alla loro reazione rabbiosa? Certamente, basta essere decisi. Anzi, quanto più saremo decisi, tanto minori saranno le loro pretese: i capitalisti sono uomini d’affari e mirano al sodo. Il GBP deve bloccare i conti correnti dei ricchi e mettere sotto controllo o direzione pubblica le banche e le istituzioni finanziarie operanti sul suolo italiano. Con questo bloccherà la collaborazione della quinta colonna del sistema imperialista mondiale. Se non bastasse a impedire speculazioni e losche manovre, il GBP potrà intervenire più a fondo ordinando alle catene di distribuzione e ai supermercati di vendere i prodotti in cambio di buoni spesa che lo stesso GBP emetterà e istituendo i controlli necessari a far osservare le sue disposizioni. Certamente le istituzioni finanziarie e le autorità estere bloccheranno i conti privati e pubblici italiani nelle banche estere, prenderanno possesso dei beni italiani all’estero e rifiuteranno di versare i pagamenti fatti dai clienti esteri che comprassero merci italiane: insomma istituiranno un blocco commerciale e finanziario come quello con cui cercano di soffocare Cuba e gli altri “Stati canaglia”: gli Stati che rifiutano obbedienza alla Comunità Internazionale, il consesso di potenze imperialiste presieduto dal governo di Washington e benedetto dal Papa di Roma. Questo porterebbe al blocco degli scambi commerciali. Per farvi fronte, il GBP applicherà la sesta delle Sei Misure Generali: “stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione e  scambio con gli altri paesi governati da autorità che vogliono anch’esse sfuggire alla morsa del sistema imperialista mondiale” e servirsi del mercato nero internazionale. I paesi che hanno bisogno di sfuggire alla morsa del sistema imperialista mondiale sono molti e il loro numero aumenterà con l’aggravarsi della crisi del capitalismo e delle pretese imperialiste. Il mercato nero è fiorente: bisognerà solo proteggersi perché ovviamente i suoi attori sono avventurieri e pirati alla pari della autorità imperialiste.

Per far fronte alle imposizioni della UE e delle altre istituzioni del sistema imperialista mondiale bisogna abolire il Debito Pubblico, tutelando solo i risparmi delle masse popolari da convertire in titoli speciali e nuovi.

Ma solo con la costituzione del GBP l’abolizione del Debito Pubblico è un provvedimento realistico, perché è per sua natura una misura tale da sconvolgere le relazioni dell’Italia con il mercato finanziario e con il resto del sistema imperialista mondiale. Quindi è un provvedimento che può essere adottato con beneficio solo da un governo deciso e capace di far fronte all’intero processo che ne deriva sul commercio internazionale e sull’intera vita economica del paese.

La lotta contro le misure di impoverimento chieste dalla UE e dalle altre istituzioni del sistema imperialista mondiale, la lotte contro la vendita e svendita dei beni pubblici e le lotte contro la dittatura BM-FMI-BCE ed Unione Europea sui rispettivi paesi, può essere efficace e vittoriosa, ma deve essere inquadrata in una lotta unica e generale per costituire un governo popolare d’emergenza, indicando le relative misure programmatiche e tessendo le relative alleanze internazionali con i governi e le organizzazioni che lottano per sottrarsi o non essere fagocitate dal sistema imperialista mondiale.

Le sei misure generali che abbiamo indicato come programma del GBP, gli obiettivi, i principi e i criteri a cui devono corrispondere i provvedimenti particolari che il GBP prenderà, su indicazione delle OO e OP e che applicherà con l’aiuto e l’intervento delle OO e OP, creano il contesto necessario per abolire il Debito Pubblico.

L’abolizione del Debito Pubblico è uno dei provvedimenti di ordine generale che il GBP dovrà necessariamente prendere. Voler soddisfare alle richieste ed esigenze del mercato finanziario, rispettando gli impegni previsti dalle regole e procedure relative al Debito Pubblico, impedirebbe ogni libertà di manovra e di azione al GBP.

Ma sarebbe sbagliato isolare la campagna per l’abolizione del Debito Pubblico dalle presmesse, dalle misure collaterali e dalle misure conseguenti, senza delle quali la campagna si riduce a nulla, come senza la costituzione del GBP a nulla si riducono le piattaforme rivendicative sindacali e affini (le politiche economiche auspicate da Landini, dalla Camusso e da altri: ognuno ci mette la sua).

Bisogna inquadrare la campagna per l’abolizione del Debito Pubblico come misura particolare del movimento perché le OO e OP costituiscano il GBP, quindi come esempio di traduzione del generale nel particolare. Il debito pubblico si può realmente abolire (e non solo usare la rivendicazione per attirare voti e deviare l’attenzione) solo con un governo d’emergenza che sappia, voglia e abbia un adeguato sostegno popolare in Italia e il sostegno a livello internazionale dei governi progressisti per gestire gli effetti dell’abolizione del Debito Pubblico e prendere le misure collaterali che l’abolizione del Debito Pubblico richiede per dare nel complesso un risultato positivo per le masse popolari.

Con provvedimenti semplici e di rapida attuazione il GBP può e deve mettere subito fine agli effetti più gravi e distruttivi della crisi economica e ambientale del capitalismo; può e deve impedire che essi si riproducano anche se la crisi continuerà a imperversare nel mondo finché in un sufficiente numero di altri paesi le masse popolari avranno preso misure simili a quelle che prendiamo noi in Italia; può e deve mettere tutto il paese su una strada di rinascita e di progresso, a un livello superiore a quello cui eravamo arrivati quando il movimento comunista era ancora forte nel mondo. Tutte cose che non può fare nessun governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, quindi succube del “mercato” finanziario, complice del sistema bancario e vincolato al sistema monetario.

Il GBP invece si insedierà e prenderà i provvedimenti particolari e concreti, cioè darà forma e forza di atti governativi nazionali alle misure che caso per caso e di momento in momento le OO e le OP indicheranno. Saranno provvedimenti semplici e del tutto alla nostra portata. Vediamone alcuni come esempio.

Nelle aziende che i padroni vogliono chiudere per mancanza di sbocchi commerciali, il GBP darà commesse di lavori pubblici o ritirerà la produzione che destinerà ad aziende che la usano come materia prima o alle aziende della distribuzione per il consumo.

Nelle aziende che i padroni abbandonano e dove i lavoratori sono pronti a costituirsi in cooperative e riprendere la produzione, il GBP favorirà la loro iniziativa: fornirà  tecnici, consulenti, commesse, materie prime, energia.

Nelle altre aziende che i padroni abbandonano, il GBP nominerà nuovi dirigenti e organizzatori della produzione.

Il GBP promuoverà la creazione di nuove aziende (cooperative, pubbliche, private) dedite alle attività già oggi assolutamente necessarie che assorbono tutti i disoccupati autoctoni e immigrati nel riassesto del territorio, nel miglioramento idrogeologico, nella produzione e utilizzazione di energie rinnovabili, nel miglioramento dei servizi pubblici, nel miglioramento della sicurezza generale, nell’educazione dei bambini, nella manutenzione e gestione del patrimonio edilizio e artistico, nel risanamento urbano, nei servizi alle persone disabili, anziane e non autosufficienti, nel riassetto forestale e agricolo, in attività sportive, nel turismo, nella prevenzione e repressione di azioni di sabotaggio e di aggressione, nel controllo sugli elementi ostili, ecc.

Il GBP potenzierà e creerà istituti che sviluppano in ogni campo la ricerca e l’applicazione dei risultati a fini socialmente utili, favorirà in ogni modo la scolarizzazione e le attività culturali valorizzando tutti i lavoratori della cultura e della conoscenza disponibili nel paese.

Il GBP stabilizzerà il lavoro dei precari, autoctoni e immigrati, a partire da quelli impiegati nella pubblica amministrazione.

Il GBP stabilirà rapporti di solidarietà e di collaborazione (tipo quelli già in vigore tra Venezuela, Cuba e altri paesi) sulla base di quanto ogni paese può produrre e dare; stabilirà rapporti di scambio commerciale (trattati, accordi) con i paesi che vogliono anche loro sottrarsi alle costrizioni del sistema imperialista mondiale, del suo sistema finanziario, bancario e commerciale.

Il GBP sospenderà il pagamento dei mutui bancari, degli affitti alle immobiliari e a tutti i grandi proprietari di immobili, renderà gratuiti i servizi: trasporti, assistenza sanitaria, telefoni, energie, attrezzature ricreative, di riposo, turistiche e sportive, ecc.

Il GBP sottoporrà tutte le agenzie bancarie a controllo pubblico e farà dare dalle banche a ogni lavoratore e famiglia carte di credito con cui ognuno può acquistare nella rete delle aziende di distribuzione beni di consumo personale e familiare fino ad un certo ammontare mensile.

Il GBP favorirà le masse che si vogliono organizzare, sosterrà ogni loro iniziativa mettendo a disposizione locali, trasporti, permessi, materiale d’uso, istruttori e consulenti, ecc. Darà in ogni campo libero sviluppo alla creatività delle masse e all’iniziativa locale degli individui, dei gruppi e delle comunità.

Il GBP promuoverà l’iniziativa di individui e di gruppi, svilupperà la produttività del lavoro e la produzione dei beni e servizi necessari, fornendo strumenti produttivi avanzati e puntando sulle tecniche migliori e sullo slancio che i lavoratori avanzati metteranno nell’attività e nella lotta al parassitismo, quando non lavoreremo più per arricchire i ricchi e per soddisfare i loro capricci e i loro vizi, ma lavoreremo tutti ma solo quanto necessario per produrre i beni e i servizi con cui soddisfiamo i bisogni della nostra vita individuale o collettiva, per creare condizioni migliori per la nostra vita e per incrementare la partecipazione di massa alle attività propriamente umane: la gestione e progettazione delle relazioni sociali, la conoscenza, la cultura, la ricerca, l’esplorazione del mondo, la creazione di cose e di relazioni, ecc.

Questi e altri simili sono i provvedimenti di cui abbiamo bisogno per rimettere il paese su una nuova strada di rinascita, di civiltà e di benessere, per la ripresa intellettuale e morale dell’intera popolazione.

Come si vede, si tratta di provvedimenti semplici e del tutto fattibili per un governo non subordinato agli interessi costituiti dei ricchi, ai profitti dei capitalisti, né ai pregiudizi medioevali del clero.

In definitiva basta fare a livello dell’intera società quello che già si fa all’interno di ogni grande e media azienda industriale. Già oggi ogni reparto di un’azienda produce secondo gli incarichi che riceve e il suo prodotto va a un altro reparto che lo usa e a sua volta usa quello che altri reparti gli passano. Nell’intera società tutte le aziende sono di fatto già connesse l’una all’altra e alla rete di distribuzione e utilizzo, come oggi i reparti di un’azienda sono tra loro connessi già anche di diritto. Ogni azienda produce quello che un’altra usa. Il Governo di Blocco Popolare, creato dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari, anzitutto deve tenere in moto o rimettere in moto a pieno regime e su larga scala questo meccanismo sociale di produzione e di distribuzione che la crisi generale del capitalismo ha già in parte sconvolto e ogni giorno sconvolge un po’ di più. Ogni azienda deve produrre secondo le commesse che il GBP le dà, consegnare i suoi prodotti alle aziende e alle catene di distribuzione indicate dal GBP e ricevere dal GBP quanto le serve per lavorare. A questo serve il GBP. Ogni lavoratore deve ricevere una carta di credito per acquistare nei negozi quanto gli occorre fino all’ammontare indicato dalla carta di credito. Con queste semplici misure ci libereremo dagli effetti della crisi del sistema bancario e monetario italiano e internazionale, una crisi che comunque si produrrà. Quanto al debito pubblico, su questa base potremo semplicemente abolirlo senza alcun danno.

Il governo di BP non è un governo costituito da noi comunisti, non è un governo che creiamo noi, ispirato da noi, guidato da noi, generato da noi. Noi sosteniamo che le organizzazioni operaie e popolari oggi esistenti e che chiedono una risposta efficace alla crisi (quindi organismi oggi capeggiati da gente come Landini, Rinaldini, Cremaschi, Bernocchi, Leonardi, Grillo, Gino Strada, perfino Di Pietro, Vendola, ecc.) devono formare un governo di emergenza, devono esigere di formare loro il governo, un governo d’emergenza che chiamiamo per dargli un nome governo di Blocco Popolare. Organizzazioni operaie e popolari (che hanno un seguito di operai e di membri delle masse popolari che vogliono misure efficaci contro la crisi) nel nostro paese ce ne sono: noi diciamo che bisogna moltiplicare il loro numero e ci diamo da fare per moltiplicare il loro numero, per far sì che il loro numero si moltiplichi. Oggi le organizzazioni operaie e popolari protestano contro le misure del governo Berlusconi (e quando e chiedono questo e quello al governo Monti. Noi diciamo (dobbiamo dire, dobbiamo trovare un modo più efficace per dire su scala più larga di quella su cui svolgiamo oggi la nostra propaganda) alle organizzazioni operaie e popolari che protestare e chiedere è necessario e giusto, ma non basta: devono coordinarsi tra loro e mobilitarsi e mobilitare le masse fino a costituire loro stesse un nuovo governo, un governo che prenda il posto del governo che a quel momento la Corte Pontificia, le Organizzazioni Criminali, la Confindustria e le altre grandi organizzazioni della borghesia imperialista, i maggiori gruppi della borghesia imperialista italiana, i gruppi imperialisti USA ed UE, i gruppi sionisti avranno costituito in Italia. Perché un loro governo d’emergenza è il solo governo nazionale in grado di far fronte con misure d’emergenza ai più disastrosi effetti della crisi generale del capitalismo.

Il governo di Blocco Popolare non è un governo per modo di dire, ma un governo vero: che dispone delle forze armate e della forze della repressione della Repubblica, della Banca d’Italia e delle relazioni internazionali della Repubblica; che comanda prefetti e li nomina, ecc. Ma come è possibile? Il riconoscimento crescente nella stessa borghesia dell’impotenza a far fronte al precipitare della crisi e gli effetti devastanti della crisi, insieme alla nostra iniziativa per la costruzione del governo di Blocco Popolare, acuiranno la divisione nella borghesia e porteranno a una crescente divisione anche nelle forze della repressione: già adesso anche tra le forze dell’ordine c’è chi non accetta o è insofferente di fronte  ai lavori sporchi e ai compiti infami che la borghesia assegna loro o lo fanno a fatica. Già adesso vi sono esponenti dei partiti borghesi e anche del clero che si schierano contro le politiche razziste del governo Berlusconi e persino a favore delle rivendicazioni e delle mobilitazioni delle masse popolari (in Val di Susa contro la TAV, a Novara contro gli F35, ecc.). Su questi contrasti e su queste divisioni il governo delle organizzazioni popolari potrà far leva.

Perché il GBP è necessario. Perché il precipitare della crisi generale del capitalismo nella sua fase acuta e terminale crea una situazione straordinaria che rende necessarie delle misure d’emergenza per farvi fronte: è una necessità oggettiva, tanto è vero che non lo diciamo solo noi che servono misure d’emergenza, straordinarie, lo dicono anche politicanti borghesi di vario genere e tipo, capitalisti, economisti, opinionisti, ecc. Un inciso: quelle che i capitalisti prendono e propongono come misure per fare fronte alla crisi in realtà non risolvono la crisi, ma la alimentano, tornano utili ai capitalisti e danneggiano lavoratori e ambiente; quelle avanzate da varie organizzazioni operaie e popolari sono sintetizzate nelle sei misure d’emergenza,.

Ebbene solo un governo così, cioè 1. formato e sostenuto dalle organizzazioni operaie e popolari e 2. costituito al di fuori e contro le procedure costituzionali previste per la creazione del governo del paese, può avere la determinazione, la volontà, la spregiudicatezza, l’autorità e la forza per attuare le misure d’emergenza necessarie per far fronte da subito alla crisi, per evitare alle masse popolari le conseguenze più disastrose della crisi dei padroni e del loro sistema.

Perché il GBP è possibileLa lotta per la costituzione di un Governo di Blocco Popolare è la sintesi di tutte le lotte (politiche, rivendicative e culturali) che la crisi generale dell’ordinamento sociale borghese suscita in questo periodo contro la borghesia imperialista, contro le sue istituzioni, contro i suoi padrini, alleati, esponenti, portavoce e uomini politici (il Vaticano, gli imperialisti USA, i gruppi sionisti, le Organizzazioni Criminali, l’Unione Europea).

Un governo composto da persone che già godono della fiducia delle OO e delle OP e decise ad attuare questo programma senza riserve, cioè senza esitare ad andare caso per caso contro gli interessi e a ledere i privilegi della borghesia, del clero e dei ricchi, a contrariare le loro istituzioni e ad andare contro le loro abitudini, contro le loro aspirazioni e contro la loro mentalità, avrà una forza e una capacità di intervento enormi in ogni angolo del paese. Perché esso sarà sostenuto da migliaia di OO e di OP presenti capillarmente in ogni angolo del paese che interverranno ovunque e ad ogni livello a

1. indicare caso per caso al GBP i provvedimenti particolari e concreti che deve adottare per realizzare nel caso concreto le sei misure generali,

2. far attuare i provvedimenti che il GBP adotta e attuarli direttamente quando i funzionari pubblici recalcitrano ad attuarli,

3. stroncare le manovre a cui certamente i gruppi più reazionari e criminali della borghesia, del clero e dei loro accoliti, complici e alleati ricorreranno per boicottare e sabotare l’azione del GBP.

In questo modo le masse popolari organizzate impareranno a governare.

Non è questione di fidarsi più o meno dei singoli dirigenti della FIOM o degli altri sindacati o dei singoli personaggi che oggi godono della fiducia delle OO e delle OP. Noi non possiamo escludere che alcuni di loro si riveleranno non all’altezza delle loro impegni e dei loro propositi e della fiducia che OO e OP ripongono in loro; che cederanno ai ricatti, alle pressioni e alla corruzione della borghesia, delle Organizzazioni Criminali, della Corte Pontificia e del clero, degli imperialisti USA e di altri paesi, dei gruppi sionisti, del sistema imperialista mondiale e delle sue agenzie; che si spaventeranno delle pressioni e dei ricatti del sistema imperialista mondiale e del suo “mercato”. Non si tratta di costituire un “buon governo” a cui affidare il paese. Si tratta di costituire un governo che sia al servizio delle OO e delle OP, dia forza e forma di leggi governative ai provvedimenti particolari e concreti che caso per caso e di momento in momento le OO e le OP coinvolte nel caso proporranno e grazie ad esse li faccia attuare. Quindi la sua attività non dipenderà tanto dall’orientamento dei suoi singoli componenti, quanto piuttosto dall’orientamento delle OO e delle OP, cioè degli operai organizzati e delle masse popolari organizzate. E questo orientamento è un aspetto della rinascita del movimento comunista. Per di più in questo modo le masse popolari organizzate impareranno a governare.

La garanzia del successo del GBP non sta principalmente nelle buone intenzioni e nella rettitudine individuale dei personaggi che lo comporranno: sta principalmente nel legame dialettico tra il GBP e le OO e le OP. Il GBP deve essere composto da persone che godono della fiducia delle OO e OP e sono decise a dare forma e forza di leggi ai provvedimenti che le OO e le OP indicano caso per caso per attuare nel caso concreto quelle sei misure generali, anche se sono provvedimenti che ledono gli interessi e i privilegi della borghesia, del clero, dei ricchi e del sistema imperialista mondiale e vanno contro le loro abitudini, le loro istituzioni, le loro aspirazioni e la loro mentalità.

3. GBP e socialismo

Che relazione c’è tra la parola d’ordine “fare dell’Italia un nuovo paese socialista” (o “instaurare il socialismo”) e la parola d’ordine “costituire un governo di Blocco popolare”?

Solo l’instaurazione del socialismo ci farà uscire dal marasma della crisi in cui la borghesia ci ha infognato. L’unica via d’uscita reale, realistica, praticabile è l’instaurazione del socialismo. Altre vie sono illusioni. Alimentare la fiducia in altre vie significa disperdere energie, creare illusioni e confusione e scoraggiare i più decisi (e perdere il loro concorso).

Se così è, perché allora noi diciamo che le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari devono formare un governo d’emergenza (che chiamiamo governo di Blocco Popolare)?

Per sfidarle sul loro terreno, per sferzarle, per rafforzare in loro la sinistra. Se vogliono quelle cose, ma non vogliono il socialismo, che provino a prendersele senza il socialismo!

Rispetto a quanto necessario per instaurare il socialismo, la rinascita del movimento comunista è ancora molto indietro organizzativamente, ideologicamente e politicamente. Le rivendicazioni che le esistenti organizzazioni operaie e popolari avanzano, sono ancora lontano dal socialismo. Le organizzazioni operaie e popolari esistenti non vogliono instaurare il socialismo. Ma dicono di volere questo e quello. Allora noi alle esistenti organizzazioni operaie e popolari che rivendicano questo o quello, che vogliono questo e quello, che sostengono che questo o quello è indispensabile diciamo: nessun governo formato o patrocinato dal Vaticano, dalla Confindustria e dalle altre organizzazioni padronali (Confcommercio, ABI, ecc.), dalle Organizzazioni Criminali, dagli imperialisti USA, dai gruppi sionisti, ecc. darà mai quello che voi chiedete, farà mai quello che voi volete che il governo faccia, quello che vedete bene un governo deve fare per evitare alle masse popolari le conseguenze più disastrose della crisi (e gli spieghiamo perché, glielo dimostriamo: e la nostra dimostrazione è inconfutabile). Se volete veramente queste cose, ma non volete il socialismo, dovete formare voi stesse il governo, dovete porre alla testa di tutte le vostre rivendicazioni e di tutte le vostre lotte un governo rappresentativo delle organizzazioni operaie e popolari, un governo costituito da voi stesse, da vostri esponenti, che abbia come programma le misure indispensabili per uscire dalla crisi che voi stesse reclamate (nel formularle, le 6 misure, noi non facciamo che mettere in italiano e ordinare quello che voi dite). Perché non dovreste formare simile governo? Chi di voi è convinto che un governo formato o patrocinato dal Vaticano, dalla Confindustria e dalle altre organizzazioni padronali, dalle Organizzazioni Criminali, dagli imperialisti USA, dai gruppi sionisti, ecc. farà mai quello che voi stessi vedete essere indispensabile?

Se non volete formare simile governo, allora vi agitate a vuoto, non volete senza se e senza ma, non volete realmente quello che dite, quello che dite che è necessario. Se invece voi formate un simile governo, noi comunisti vi appoggeremo, diventeremo ferventi sostenitori dell’azione del vostro governo, sosterremo le sue misure. Noi sosteniamo che la logica delle cose porterà da simile governo al socialismo, che un simile governo si troverà coinvolto in contraddizioni e problemi tali che in definitiva dovrà passare al socialismo. Voi non ci credete, siete convinti del contrario. L’esperienza dirà chi ha ragione.

La linea del governo di Blocco Popolare permette di “dare una prospettiva” alla lotta che i comitati popolari e la base rossa già conducono: “dare una prospettiva” significa insegnare alle organizzazioni operaie e popolari (e ai loro seguaci, al loro pubblico, ai loro sostenitori) che perché le loro rivendicazioni e aspirazioni diventino realtà, bisogna che si decidano a costituire un governo che non sarà benedetto dal Vaticano, scelto dalla Confindustria e dalle altre organizzazioni padronali, che non starà in piedi perché sostenuto dalla forza degli imperialisti USA ed UE e dei gruppi sionisti, ma che sarà nominato e sostenuto dalle stesse organizzazioni operaie e popolari. Senza simile governo, le loro rivendicazioni restano campate in aria, pie aspirazioni, slegate l’una dall’altra. Anzi possono e sono usate dalla destra per mettere una parte delle masse contro altre parti delle masse. Infatti ogni rivendicazione di una parte (non costruire la nuova base militare) contiene aspetti negativi per un’altra parte (i dipendenti delle imprese di costruzione del loro indotto) e solo se presa nell’ambito dell’azione di un governo come quello che noi indichiamo (nessun lavoratore deve essere licenziato, nessuna impresa deve essere chiusa) tali aspetti negativi possono essere neutralizzati. 

La costituzione di un GBP non porterà le masse popolari italiane fuori dal marasma attuale. Ma sarà una scuola di comunismo. Le educherà praticamente, sulla base della loro esperienza pratica alla instaurazione del socialismo. Questa sarà diretta dai comunisti.

Il governo di Blocco Popolare prenderà misure pratiche, governative e sostenute dalle organizzazioni operaie e popolari, coerenti con le sei misure che abbiamo indicato sopra. Sarà però un insieme di misure contraddittorie, con risultati parziali 1. perché al governo di Blocco Popolare parteciperà anche una parte delle classi dominanti, 2. perché la Pubblica Amministrazione sarà ancora grosso modo quella di oggi, 3. perché le Forze Armate e di polizia saranno ancora grosso modo quelle di oggi, con poche epurazioni, 4. perché non esproprierà in massa i capitalisti, ma li sottoporrà temporaneamente a una legislazione d’emergenza, 5. perché anche al suo interno si scontrerà chi è per andare avanti e chi invece chi è per ristabilire le condizioni di un “sano capitalismo”, di un “normale” corso delle cose, 6. perché resteranno da regolare del tutto i conti con il Vaticano, con gli imperialisti USA, con i gruppi sionisti, con l’Unione Europea. Ma proprio questa esperienza insegnerà alle masse popolari che sono capaci di fare e possono fare meglio, che per consolidare le misure prese ed estenderle, per difenderle con successo dall’opposizione rabbiosa dei padroni, del Vaticano e dei loro alleati bisogna andare fino in fondo, bisogna abolire completamente la proprietà privata delle grandi aziende e togliere ai borghesi ogni libertà, bisogna instaurare la dittatura del proletariato e un’economia pianificata, bisogna costruire una nuova società completamente diretta e gestita dai lavoratori, una società socialista.

Lanciamo la parola d’ordine della costituzione di un GBP e lavoriamo a creare le tre +1 condizioni necessarie affinché le organizzazioni operaie e popolari lo costituiscano perché tutte le classi della società italiana hanno bisogno di soluzioni straordinarie alla situazione straordinaria che stanno vivendo, una situazione che si presenta per la prima volta da settant’anni a questa parte.

Se noi diciamo “instaurare il socialismo” pochi capiscono che cosa diciamo, addirittura, anche alcuni di noi non sanno spiegare chiaramente cosa vuol dire, tanto siamo lontani dall’instaurare il socialismo, tanto arretrata è ancora la rinascita del movimento comunista. Dobbiamo dire “instaurare il socialismo”, perché altrimenti il nostro lavoro per creare le tre condizioni sarebbe debole, non efficace. Se non alimentiamo la fiducia e la convinzione che le masse popolari possono creare un mondo senza padroni, senza clero e senza le altre classi dominanti, se non alimentiamo la fiducia e la convinzione che è possibile un tale mondo e via via curiamo nelle menti e nelle coscienze la precisazione dei suoi contorni e uniamo i suoi fautori, se non facciamo questo, non saranno le organizzazioni operaie e popolari a costituire un governo d’emergenza. Lo costituiranno fascisti, preti, mafiosi e altri reazionari e sarà il governo della mobilitazione reazionaria, per la guerra. Il lavoro per creare le tre condizioni è anche lavoro che promuove la rinascita del movimento comunista, che fa crescere la rinascita del movimento comunista.

In sintesi: la creazione di un governo di Blocco Popolare non equivale all’instaurazione del socialismo né è un’alternativa o un altro nome dell’instaurazione del socialismo. E’ una forma, una misura di avvicinamento all’instaurazione del socialismo, una via per creare le condizioni necessarie all’instaurazione del socialismo.

Proprio l’esperienza e le lotte necessarie per realizzare le misure d’emergenza, grazie al Partito comunista saranno per la classe operaia e per le masse popolari una grande scuola di comunismo. Nell’ambito di questa scuola crescerà il numero dei comunisti, si alzerà il loro livello morale, intellettuale e organizzativo, si accelererà la rinascita del movimento comunista, si consoliderà e rafforzerà il Partito comunista: fino a creare le condizioni per l’instaurazione della dittatura del proletariato, necessaria per uscire definitivamente dalla crisi del capitalismo. L’esperienza insegnerà alle masse popolari che la dittatura del proletariato è indispensabile 1. per migliorare e consolidare le misure prese, 2. per trattare con scienza e lungimiranza le mille contraddizioni in seno al popolo ed eliminare gradualmente gli inevitabili inconvenienti di ogni genere che si presenteranno nell’ambito delle nuove relazioni sociali, 3. per difendere con successo il nuovo sistema di relazioni sociali dal sabotaggio, dal boicottaggio, dall’aggressione promosse dalla borghesia imperialista, dal Vaticano, dalle Organizzazioni Criminali e dai loro alleati, seguaci e padrini interni e internazionali, dalle manovre di ogni genere con cui essi cercheranno di rendere impossibile il miglioramento e il consolidamento delle nuove relazioni sociali e di ristabilire il loro ordinamento sociale.

L’instaurazione del governo di Blocco Popolare risponde alle esigenze immediate delle masse (rimette in moto o mantiene in moto le aziende, assegna compiti produttivi a ogni azienda, dà un lavoro a ogni individuo, “a queste condizioni” assicura a tutti una vita dignitosa e un ruolo sociale dignitoso) e contemporaneamente porta le masse a compiere l’esperienza politica di cui hanno bisogno per arrivare alla rivoluzione socialista.

Il governo di Blocco Popolare non è la via pacifica al socialismo e neanche una soluzione definitiva della crisi in corso. Sarà un periodo di scontri, contrasti e sconvolgimenti, a un certo punto le forze borghesi arriveranno allo scontro militare contro di esso, come è successo più volte nella storia. Ma per allora anche il movimento comunista sarà in una situazione più favorevole per guidare le masse popolari a farvi fronte con successo e portare a compimento l’opera per cui hanno combattuto i nostri partigiani. L’idea di uno scontro militare, di una guerra civile oggi spaventa molti, consideriamo però che una cosa sono le aspirazioni e i sogni e una cosa è la realtà. Già oggi milioni di persone muoiono di fame, di malattia, di lavoro, di inquinamento, di stenti: non è una guerra questa? O la subiamo o combattiamo per farla finita con i responsabili! In definitiva l’alternativa che ci troveremo sempre più davanti non sarà tra combattere o vivere tranquillamente, ma combattere per farla finita con i padroni e il loro sistema di miseria, sfruttamento e guerra o uccidere e farsi uccidere ai loro ordini e per i loro interessi contro altri popoli come è avvenuto durante le due guerre mondiali, come avviene anche adesso in Iraq, in Afghanistan e ovunque sono in corso “missioni di pace”, come avverrà su ampia scala se saranno le forze reazionarie a imporre la loro “via d’uscita dalla crisi”!

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

COMUNICATO COMITATO CENTRALE N°14/2023 NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO: CONTRO LA PARTECIPAZIONE DEL NOSTRO PAESE ALLA GUERRA USA-NATO NASCE LA NUOVA RESISTENZA!

http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2023/com14-23/Com.CC_14-2023_Non_dare_tregua_al_governo_Meloni.html

Comunicato CC 14/2023 – 2 luglio 2023

Contro la partecipazione del nostro paese alla guerra USA-NATO nasce la nuova Resistenza!

La crescente mobilitazione contro le basi USA-NATO e i convogli militari diretti in Ucraina farà avanzare la lotta popolare contro la devastazione del nostro paese e contro l’eliminazione di quanto ancora resta delle conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia nel corso della prima ondata mondiale (1917-1976) di rivoluzioni proletarie!

Con la guerra in corso in Europa la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti e UE mira a estendere la NATO all’Ucraina e agli altri Stati sorti nel 1991 dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. La loro guerra in Europa si combina con la loro guerra contro la Repubblica Popolare Cinese e con la creazione dell’equivalente della NATO negli Stati rivieraschi dell’oceano Indiano e dell’oceano Pacifico.

Per i gruppi imperialisti USA, sionisti, europei e i loro satelliti la guerra è indispensabile per mantenere il loro dominio sull’umanità e inoltre con la produzione militare alcuni di essi accumulano enormi profitti.

Questa guerra è diventata la sintesi, il nodo centrale della crisi generale della società borghese.

Il (nuovo)Partito comunista italiano chiama tutti i comunisti e tutti gli uomini e le donne coscienti del nostro paese a mobilitarsi per porre fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e alla repressione delle masse popolari ucraine ad opera del governo fantoccio presieduto da Zelensky e delle sue truppe regolari e irregolari.

Porre fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra scatenata da USA-NATO comporta:

– denunciare capillarmente con scritte murali, con locandine e volantini, sui social network ogni base militare, agenzia e installazione NATO e USA, ogni servitù e operazione militare: che la presenza di ognuna di queste postazioni risalti in ogni località come risalta la presenza di una chiesa e di una stazione ferroviaria;

– promuovere manifestazioni stradali contro la partecipazione alla guerra e contro ogni operazione in cui la partecipazione si concretizza;

– bloccare e sabotare l’invio e il trasporto di armi verso l’Ucraina: ogni convoglio ferroviario e stradale e ogni caricamento di navi;

– generalizzare l’esempio dato dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova contro l’invio di armi dai porti italiani;

– fare agitazione contro la partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO in ogni istanza delle forze armate italiane;

– denunciare e contrastare l’addestramento di militari del governo Zelensky o comunque mobilitati per l’invio sul fronte ucraino;

– promuovere la solidarietà di massa con ogni persona perseguitata dal governo Meloni e dai suoi complici e agenti perché si oppone alla guerra USA-NATO.

Per favorire la mobilitazione contro questa guerra diamo qui di seguito l’elenco di gran parte se non di tutte le installazioni USA-NATO nel nostro paese, distribuite per regione.

Legenda sigle.

USAF: aviazione USA

US Navy: marina USA

US Army: esercito USA

NSA: National Security Agency [Agenzia di sicurezza nazionale – spionaggio]

USARAF: (US Army Africa), istituito come Comando di servizio dello United States Africa Command (AFRICOM), il cui quartier generale si trova a Stoccarda

Trentino Alto Adige

  1. Cima Gallina (BZ): stazione di telecomunicazioni e radar USA-NATO.
  2. Monte Paganella (TN): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

Friuli Venezia Giulia

  1. Aviano (PN). Base USA in Italia, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’USAF in Italia. Ci vivono e lavorano circa tremila militari e civili americani. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’USAF utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia e Serbia. Nella base sono stoccate circa 40 testate nucleari B61 a caduta verticale, che nel corso dei prossimi mesi saranno sostituite dalle “nuove” B61-12, testate nucleari tattiche già in produzione negli USA di cui possono essere dotati i caccia F-35. Nella base aerea di Aviano sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing dell’USAF, dotata di due squadriglie di F-16 (nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuò in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento) e la 16th Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15 e ha il compito, sotto la direzione dello U.S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica.
  2. Roveredo in Piano (PN): deposito armi e munizioni USAF.
  3. Maniago (UD): conosciuto anche come poligono del “Dandolo”. È un poligono di tiro italiano in concessione alla NATO.
  4. San Bernardo (UD): deposito munizioni dell’US Army.
  5. Vigonovo (PN): deposito munizioni USAF.
  6. Istrana (UD): aeroporto di appoggio per i paesi NATO, per le missioni di ricognizione e controllo dello spazio aereo del Nord Italia e della Slovenia.

Veneto

  1. Camp Ederle (VI): comando della USARAF della US Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri USA stabilmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle sono circa duemila.
  2. Vicenza: Camp Del Din, aeroporto militare USA (ex aeroporto Dal Molin) che ospita la 173° brigata aviotrasportata della US Army, struttura di supporto logistico di Camp Ederle.
  3. Tauriano di Spilimbergo (PN): conosciuto come “Fort Chiarle”, il deposito di munizioni più grande d’Italia, è controllato dall’Esercito Italiano ma in concessione alla NATO.
  4. Tormeno (San Giovanni a Monte, VI): deposito di armi e munizioni USA.
  5. Longare (VI): deposito di armi e munizioni NATO.
  6. Ciano (TV): centro di telecomunicazioni e radar NATO.
  7. Verona: centro di coordinamento per le operazioni aeree dell’USAF e centro di telecomunicazioni USAF. È anche una base NATO delle Forze di Terra del Sud Europa. È in programma la costruzione di un nuovo centro di comando delle Forze di Terra dei paesi del Sud Europa aderenti alla NATO a Firenze, nel quartiere di Rovezzano.
  8. Motta di Livenza (TV): sede del Multinational Cimic Group, a guida italiana, progetto di cooperazione civile-miliare della NATO.
  9. Affi (VR): sede di “West Star”, bunker dell’ex Comando Forze di Terra del sud Europa della NATO. Ufficialmente dismesso, è ancora presidiato.
  10. Monte Venda (PD): sede della ex base NATO Venda attiva fino al 1998. Il sito risulta dismesso ma il sistema di telecomunicazioni e radar risulta ancora funzionante e attivo.
  11. Lame di Concordia (VE): base di telecomunicazioni e radar NATO oggi gestita da remoto dal 22° Gr.R.A.M (Gruppo Radar dell’Aeronautica Militare) situato a Licola (NA).
  12. Boscomantico (VE): sezione dell’aeroporto civile in concessione ad uso militare per gli USA. Risulta dismesso dal 2020 ma ancora presidiato.

Lombardia

  1. Ghedi (BS): base dell’Aeronautica Militare italiana in uso all’USAF. Al suo interno sono stoccate circa 30 testate nucleari B61 [vedi base di Aviano]. La base è stata interessata negli scorsi anni da lavori di ammodernamento e costruzione di nuovi hangar adatti ad ospitare gli F-35 con capacità nucleare.
  2. Montichiari (BS): ex aeroporto militare italiano, è stato convertito a uso civile nel 1998. Ad oggi viene utilizzato per la movimentazione di armamenti della NATO tramite aerei cargo.
  3. Remondò (PV): installazione radar USA.
  4. Solbiate Olona: base NATO in cui si addestra e opera il Rapid Deployable Corps Italy della NATO, ossia un corpo d’armata di reazione rapida multinazionale presieduto dall’Italia.
  5. Milano: quartier generale del Rapid Deployable Corps Italy della NATO (Palazzo Cusani).
  6. Castiglione delle Stiviere (MN): centro di telecomunicazioni NATO.
  7. Cavriana (MN): centro di telecomunicazioni NATO.

Piemonte

  1. Cameri (NO): base aerea USA-NATO.
  2. Candelo-Masazza (VC): centro di addestramento USAF, USArmy e paesi NATO.

Liguria

  1. La Spezia: centro di ricerca marittima e sperimentazione NATO (SANCLANT).
  2. La Spezia: centro di comunicazione NATO.
  3. Finale Ligure (SV): stazione di telecomunicazioni della US Army.

Emilia Romagna

  1. Monte Cimone (MO): stazione telecomunicazioni e radar dell’Aeronautica Militare italiana in concessione all’USAF.
  2. Rimini-Miramare: centro telecomunicazioni USA.
  3. Poggio Renatico (FE): aeroporto militare italiano in concessione NATO per il controllo aereo dell’est Europa, sede del “Deployable Air Command and Control Centre”.
  4. Bologna: impianti di telecomunicazione del Dipartimento di Stato USA.

Marche

  1. Potenza Picena (MC): centro radar USA-NATO.
  2. Ancona: base logistica USA-NATO tra Marina di Montemarciano e Chiaravalle.
  3. Monte Conero (AN): installazioni radar USA-NATO .

Toscana

  1. Camp Darby (PI): base USA che ospita circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron USA. Qui, in 125 bunker sotterranei, è stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. È sede dell’VIII Gruppo di supporto USA e base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al sud del fiume Po, nel Mediterraneo, nel Golfo Persico, nell’Africa del Nord e la Turchia.
  2. Coltano (PI): importante base NSA per le telecomunicazioni. Da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. È in corso un progetto di ampliamento della base per rafforzare le operazioni di supporto alle attività militari di Camp Darby.
  3. Pisa: l’aeroporto civile-miliare è utilizzato come base saltuaria dell’USAF.
  4. San Piero a Grado (frazione di Pisa): CISAM, centro di ricerca nucleare USA-NATO.
  5. Talamone (GR): base saltuaria dell’US Navy.
  6. Poggio Ballone (GR): tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli, centro radar USA-NATO.
  7. Livorno: base navale USA.

Sardegna

  1. La Maddalena – Santo Stefano (SS): ex base della US Navy, ufficialmente dismessa ma con progetti di riconversione in corso.
  2. Isola di Tavolara (SS): trasmettitore a onde lunghe ICV di supporto ai sommergibili della US Navy.
  3. Monte Arci (OR): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.
  4. Capo Frasca (OR): poligono NATO amministrato dall’Aeronautica Militare italiana.
  5. Perdasdefogu (NU): sede del Poligono Interforze di Salto di Quirra (PISQ), un poligono sperimentale ad uso NATO e amministrato dall’Aeronautica Militare italiana. Il poligono viene affittato a ditte private produttrici di armamenti, paesi NATO e alleati per i test militari e le esercitazioni a fuoco.
  6. Capo San Lorenzo (CA): distaccamento a mare del PISQ, utilizzato dalle forze aeree NATO.
  7. Capo Teulada (Sud Sardegna): poligono di tiro NATO per esercitazioni terrestri e aeronavali dei paesi NATO e alleati.
  8. Cagliari: il porto di Cagliari è adibito a porto nucleare e adattato all’attracco di sommergibili con capacità nucleare e navi da guerra. Il Porto Canale di Cagliari, infrastruttura per la movimentazione merci, è utilizzato regolarmente per il carico-scarico di mezzi militari e armamenti destinati ai poligoni di tiro di Capo Teulada e Perdasdefogu.
  9. Decimomannu (CA): aeroporto dell’Aeronautica Militare italiana, dapprima in concessione alla Luftwaffe tedesca, successivamente messo a disposizione delle esercitazioni NATO.
  10. Monte Urpino (CA): depositi munizioni USA e NATO.
  11. Capo Marrargiu-Alghero (SS): Centro Addestramento Guastatori (CAG) creato nel 1956, successivamente base di addestramento di Gladio, mai ufficialmente dismessa.
  12. Sinis di Cabras (OR): centro di ascolto NSA.
  13. Torre Grande di Oristano: centro di ascolto NSA.

Lazio

  1. Roma: comando per il Mediterraneo centrale della Nato e il coordinamento logistico interforze USA
  2. Roma Ciampino (aeroporto militare): base saltuaria USAF.
  3. Rocca di Papa (RM): stazione di telecomunicazioni USA-NATO
  4. Monte Romano (VT): poligono di tiro usato saltuariamente dall’US Army e altri paesi NATO.
  5. Gaeta (LT): base di attracco della VI Flotta US Navy.
  6. Casale delle Palme (LT): scuola di telecomunicazioni NATO.
  7. Roma: NATO Defence College, accademia di addestramento alti ufficiali NATO.

Campania

  1. Aeroporto Napoli-Capodichino: sede del comando delle forze navali USA Europa-Africa e della VI Flotta USA.
  2. Bagnoli (NA): distaccamento della US Navy per le operazioni della VI Flotta USA.
  3. Monte Camaldoli (NA): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.
  4. Ischia (NA): antenna di telecomunicazioni USA-NATO.
  5. Nisida (NA): base US Navy.
  6. Licola (NA): base radar e di elaborazione dati dell’Aeronautica Militare italiana in concessione agli USA. La base di Licola coordina da remoto il funzionamento di diverse stazioni radar su suolo italiano e opera in sinergia con il centro di coordinamento delle operazioni aeree della NATO di Torrejon (Spagna). .
  7. Lago Patria-Giugliano (NA): quartier generale della Allied Joint Force Command (JFC) della NATO. Sede del più grande centro di coordinamento dell’esercito USA del Sud Europa, di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.
  8. Giugliano (NA): residenze per i militari USA.
  9. Grazzanise (CE): base dell’Aeronautica Militare italiana in cui opera uno nucleo operativo NATO specializzato nello spionaggio, in supporto al comando NATO di Lago Patria.
  10. Mondragone (CE): centro di comando USA-NATO sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi USA e NATO di Lago Patria e Napoli in caso di guerra aperta.
  11. Montevergine (AV): stazione di comunicazioni NATO.

Basilicata

  1. Cirigliano (MT): strutture di comando e controllo della US Navy.
  2. Pietraficcata (MT): centro telecomunicazioni USA-NATO.
  3. Pomarico (MT): centro di telecomunicazioni USA-NATO.

Puglia

  1. Gioia del Colle (BA): base aerea italiana in concessione ad operazioni NATO.
  2. Brindisi: base logistica NATO.
  3. Punta della Contessa (BR): poligono di tiro dell’Aeronautica Militare italiana in concessione alla NATO.
  4. San Vito dei Normanni (BR): aeroporto militare USA, ufficialmente smantellato nel 1994 ma ancora presidiato.
  5. Monte Iacontenente (FG): base del complesso radar Nadge, probabilmente dismessa o in fase di dismissione.
  6. Otranto: stazione radar USA.
  7. Grottaglie (TA): aeroporto dell’Aeronautica Militare italiana in concessione ad alcune operazioni di logistica degli USA e di altri paesi NATO.
  8. Taranto: comando forze navali e anfibie italiane, in coordinamento con i comandi NATO.
  9. Martinafranca (TA): impianti radar e telecomunicazioni NATO.
  10. Aeroporto di Amendola (FG): la più grande base aerea italiana e la seconda più grande d’Europa, ospita il 32° stormo dell’Aeronautica Militare italiana. Saltuariamente utilizzata per operazioni NATO. Dall’aeroporto di Amendola partono i droni (UAV) di supporto alle operazioni militari italiane nell’ambito delle missioni NATO e UE in Africa e Medio Oriente.
  11. Aeroporto di Galatina (LE): utilizzato per addestramento militare e manutenzione, spesso funge da scalo aereo anche per i paesi NATO.

Calabria

  1. Crotone: stazione di telecomunicazioni NATO.
  2. Monte Mancuso (CZ): stazione di telecomunicazioni NATO.
  3. Sellia Marina (CZ): stazione di telecomunicazioni NATO.

Sicilia

  1. Sigonella (CT): base terrestre dell’US Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della VI Flotta, ci lavorano circa 3.500 tra militari e civili americani. Oltre ad unità della US Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’USAF: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111. Gode di extraterritorialità.
  2. Motta S. Anastasia (CT), contrada Fontanazza: stazione di telecomunicazioni USA-NATO.
  3. Caltagirone (CT): stazione di telecomunicazioni USA.
  4. Palermo Punta Raisi (aeroporto): base saltuaria dell’USAF.
  5. Isola delle Femmine (PA): deposito munizioni USA e NATO.
  6. Comiso (RG): la base risulterebbe smantellata, ma l’aeroporto viene ancora utilizzato per alcune operazioni logistiche USA.
  7. Niscemi (CL): base del NavComTelSta (sistema di comunicazione della US Navy) e sede del sistema di antenne e radar MUOS.
  8. Marina di Marza (RG): stazione di telecomunicazioni USA che fa parte del sistema MUOS di Niscemi.
  9. Augusta (SR): base di attracco della VI Flotta US Navy e deposito munizioni, con pontile adibito all’attracco di sottomarini nucleari. Il golfo di Augusta viene inoltre utilizzato per le operazioni di addestramento navale dei paesi NATO.
  10. Monte Lauro (SR): stazione di telecomunicazioni USA-NATO .
  11. Centuripe (EN): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.
  12. Trapani-Birgi: base USAF con copertura NATO.
  13. Isola di Pantelleria (TP): centro telecomunicazioni US Navy.
  14. Isola di Lampedusa (AG): base aerea di attacco USA per il Mediterraneo e il Nordafrica. Base della guardia costiera USA. Centro di comunicazione e ascolto NSA.
  15. Acireale (CT): residenza militari USA.
  16. Paternò (CT): residenza militari USA, via Vittorio Emanuele 424.
  17. Catania:comando Operativo Aeronavale NATO e Base della Military Police USA – via Cardinale Dusmet 131.
  18. Cava Sorciano, comune di Augusta (SR): deposito di armamenti per la VI Flotta USA nel Mediterraneo.
  19. Falconara Sicula (CL): installazioni per la comunicazione tra le basi spagnole della VI Flotta USA e le unità in navigazione nel mediterraneo.
  20. Favignana (TP): centro di telecomunicazioni USA-NATO.
  21. Marsala (TP): stazione di controllo e comunicazione per la difesa aerea della NATO.
  22. Marzamemi (SR): base radar USA di avvistamento.

Fonte: nuovo Partito Comunista Italiano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

FARE DEL 2 GIUGNO UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO LA PARTECIPAZIONE DEL NOSTRO PAESE ALLA GUERRA USA-NATO IN UCRAINA, L’ECONOMIA DI GUERRA ED IL GOVERNO DELLA GUERRA E DELLA PROSTITUZIONE DEL NOSTRO PAESE AGLI IMPERIALISTI USA!

Comunicato CC 12/2023 – 25 maggio 2023

Le masse popolari hanno la forza per impedire le operazioni militari: la useranno e acquisiranno più fiducia in se stesse man mano che vedranno gli effetti delle prime loro operazioni contro la partecipazione alla guerra. Ai loro esponenti d’avanguardia spetta il compito di mostrarli.

Denunciare capillarmente con articoli di giornale, scritte murali, con locandine e volantini, attraverso i social network ogni base militare, agenzia e installazione NATO e USA: che la presenza di ognuna di esse risalti in ogni località! Denunciare ogni servitù e operazione militare! Per aggirare la persistente contrarietà alla guerra del grosso della popolazione italiana (come di quella degli altri paesi imperialisti), il governo Meloni ammanta il più possibile di segreto le servitù e operazioni militari: spezzare questo velo di segreto è uno degli strumenti per farle saltare! Organizzare il controllo e la mobilitazione popolare per impedire la decisione del governo Meloni di far addestrare piloti ucraini per i caccia F-16 da parte dall’Aeronautica militare italiana nelle sedi di Galatina (Lecce) o di Decimomannu (Cagliari). Denunciare e rendere pubbliche le operazioni sporche (legalizzate o illegali che siano) degli affaristi della guerra: far conoscere ed estendere l’esempio delcomitato Stop RWM, organizzazione popolare che denuncia il ruolo della Rheinmentall Waffe Munition (RWM) – azienda tedesca che in Italia ha sedi a Ghedi (BS) e Iglesias – nella collaborazione con lo sterminio del popolo yemenita da parte dell’Arabia Saudita, il traffico di armi in cui è coinvolta e la corruzione di funzionari pubblici e amministratori locali da essa promossa per ampliare illegalmente lo stabilimento di Iglesias con la costruzione di campi-prove per testare gli armamenti che vende ai paesi in guerra di tutto il mondo. RWM è tra le principali aziende a livello mondiale per la produzione di proiettili da 120mm in dotazione ai carri armati Abrams M1 (USA), Leopard (Germania) e ai carri Challenger 2 (Regno Unito) che il governo britannico, per bocca del sottosegretario alla Difesa Annabel MacNicoll Goldie, ha promesso di inviare in Ucraina insieme ai proiettili perforanti all’uranio impoverito (perforanti KE M829 e M829A1), in gergo militare chiamato DU (depleted uranium) e utilizzato sia per il munizionamento che per la corazzatura di molti veicoli militari. La propaganda di regime cerca di minimizzare gli effetti del DU attraverso “esperti” ben pagati per mentire e giornalisti conniventi con le agenzie di propaganda della NATO allo scopo di confondere le acque e legittimare l’utilizzo di questi armamenti. Ma la loro tossicità è dimostrata dai danni ambientali e dall’aumento di tumori e leucemie in Serbia a seguito dei bombardamenti NATO del 1999 partiti dalle basi italiane di Ghedi (BS) e Aviano (PN) con l’avallo del governo D’Alema e dell’allora Ministro della Difesa Sergio Mattarella, in Iraq a seguito della prima (1991-1993) e della seconda (2003-2011) guerra del Golfo, in cui sono state sganciate rispettivamente 300 e 800 tonnellate di munizioni al DU, in Somalia (1993), Bosnia Erzegovina (1995). È dimostrata dalle contaminazioni tra i civili e i militari che vivono e lavorano dentro e intorno i poligoni militari NATO in Sardegna, dove i paesi del Patto Atlantico, aziende private e signori della guerra testano ogni sorta di armamento e a cui il Ministero della Difesa dà licenza di lasciare dietro di sé inquinamento ambientale e tumori. La tossicità del DU è confermata persino dagli stessi vertici del Pentagono, che già nel 1996 inviarono a tutti i comandi NATO (compreso quello italiano) un video-comunicato in cui istruivano sulle misure di sicurezza da adottare per contenere gli effetti a danno dei militari.

Promuovere manifestazioni stradali e iniziative contro la partecipazione alla guerra e contro ogni singola operazione in cui la partecipazione si concretizza: dall’invio di armi all’acquisto di nuovi armamenti, come le nuove bombe atomiche “tattiche” B61-12 in arrivo a Ghedi (BS) e che fanno dell’Italia un bersaglio prioritario in caso di guerra atomica, all’avvio della produzione di due nuovi sottomarini ordinati dal ministro della guerra Guido Crosetto, in ottemperanza agli ordini degli USA.

Bloccare e sabotare l’invio e il trasporto di armi verso l’Ucraina, ogni convoglio ferroviario e stradale e ogni caricamento di navi e aerei: generalizzare iniziative come quelle del Comitato Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova contro l’invio di armi dai porti italiani e dei lavoratori aero-portuali di Pisa. Porto Canale di Cagliari, i porti di Livorno, Trieste, gli aeroporti di Trapani e Pisa sono oggi tra le strutture civili più utilizzate per il traffico di armi. A questi si aggiungono gli aeroporti militari di Amendola (FG), Pratica di Mare (Roma), Decimomannu (CA), Ghedi (BS), Aviano (PN) e porti militari di Augusta, La Spezia, Taranto e altri. Carri merci di convogli militari partono dalle province con più alto tasso di produzione militare e con i depositi di mezzi e armamenti più grandi e sfruttano le linee dei Treni ad Alta Velocità (TAV) per le spedizioni in Ucraina: dal deposito di carri armati di Lenta (Vercelli), alle caserme dei reggimenti di artiglieria nelle province di Treviso, Udine, Salerno e Foggia, alle fabbriche di armi nella provincia di Novara, Varese, Brescia, Bolzano.

Estendere l’organizzazione e la lotta contro la militarizzazione della scuola pubblica: diffondere le denunce del neonato Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, sviluppare il boicottaggio delle iniziative di propaganda di guerra nelle scuole e università, denunciare il ruolo delle istituzioni scolastiche e universitarie nella ricerca scientifica bellica ordinata dagli USA e Israele e promuovere la mobilitazione di docenti, ricercatori, studenti.

Fare agitazione contro la partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO in ogni istanza delle Forze Armate italiane e delle Forze dell’Ordine: i sindacati militari democratici e non sottomessi alle direttive della casta dei generali asserviti agli USA possono avere un ruolo importante nel mobilitare e organizzare la truppa perché si ribelli alle angherie dei superiori, perché denunci, contrasti, saboti le attività antipopolari che i superiori vogliono far loro fare, perché faccia fronte agli effetti della crisi e delle misure antipopolari del governo Meloni che colpiscono anche loro. Sostenere gli alti ufficiali delle Forze Armate che si oppongono ai compiti infami e ai delitti che il regime della Repubblica Pontificia, infeudato alla NATO e all’UE, assegna agli organismi militari in violazione della stessa Costituzione del 1948 (art.11) e additarli ad esempio per portare altri a mettersi sulla stessa strada. Incitarli ad andare a fondo nella denuncia pubblica delle manovre sporche che la classe dominate svolge dietro il teatrino della politica: a seguire l’esempio di ufficiali come Giusto Tolloy, ex ufficiale della spedizione in Russia del giugno del 1941 ordinata da Mussolini, che divenne partigiano della Resistenza italiana al nazifascismo e operò in clandestinità; come Nino Pasti, generale dell’Aeronautica militare italiana che, una volta resosi conto delle attività criminali della borghesia imperialista alle quali aveva contribuito (ha combattuto nella seconda guerra mondiale e poi ha ricoperto incarichi di vertice nello Stato Maggiore delle Forze Armate e nella direzione della NATO in Europa), si è dedicato con coraggio e coerenza a denunciare quelle attività e ostacolarne la continuazione fondando il Movimento per la Pace e per il Socialismo; come Falco Accame, ammiraglio della Marina in prima linea, fino alla sua morte, nella lotta in difesa della salute dei militari denunciando e lottando contro la presenza di amianto sulle navi militari e a difesa delle stesse vittime dell’uranio impoverito. Il generale Roberto Vannacci e il tenente colonnello Fabio Filomeni nel 2018 hanno depositato una denuncia alla procura di Roma per le evidenti omissioni di informazioni e di tutele dei militari italiani inviati in missione in Iraq che hanno provocato tumori e leucemie tra le truppe: sono l’esempio di cosa possono fare quegli alti ufficiali delle Forze Armate che hanno avuto ruoli di comando e responsabilità nelle missioni militari italiane all’estero e che hanno negato gli effetti del DU sui militari italiani e i civili dei popoli bombardati per evitare di essere chiamati in causa nella lotta che nel nostro paese più di 8.000 militari italiani ammalati a seguito della contaminazione da nanopolveri all’uranio impoverito stanno conducendo contro il Ministero della Difesa, se vogliono smettere di essere compiacenti con il sistema di guerra criminale della NATO a guida USA. Andare fino in fondo e mettere in campo tutte le iniziative di cui sono capaci per denunciare e boicottare il coinvolgimento del nostro paese in guerra, la sottomissione agli USA dei partiti delle Larghe Intese e le manovre sporche di cui il nostro paese è complice, è il miglior modo per onorare il giuramento fatto sulla Costituzione.

Coordinare i fronti di lotta contro la guerra, contro il carovita, la devastazione ambientale e il cambiamento climatico, lo smantellamento delle aziende: dagli scioperi di Pomigliano alla contestazione “Meloni basta passerelle” organizzata dagli attivisti di Cambiare Rotta a Forlì, dalla manifestazione di attivisti di Ultima Generazione cosparsi di fango davanti al Senato alle accampate degli studenti a Milano e in altre città contro il caro-affitti, dallo sciopero generale indetto dall’USB il 26 maggio alla manifestazione nazionale del 27 maggio indetta dalla rete “Ci vuole un reddito” contro l’eliminazione del Reddito di Cittadinanza, dalla marcia Perugia-Assisi alla mobilitazione indetta per il 2 giugno a Cagliari da A Foras contro le esercitazioni militari NATO in corso e più in generale contro l’occupazione militare della Sardegna. Organizzare il non pagamento delle bollette, spese proletarie e altre iniziative per rimediare agli effetti delle sanzioni contro la Federazione Russa che si ritorcono contro le masse popolari italiane: è legittimo tutto quello che è conforme agli interessi delle masse popolari anche se è vietato dalle leggi dei padroni. Sviluppare il coordinamento a livello locale e nazionale degli organismi operai e popolari che organizzano e animano la mobilitazione in ogni fronte di lotta: estendere il fronte unito di tutti gli organismi e gli individui che promuovono la resistenza delle masse popolari. Dare un obiettivo politico alla crescente mobilitazione delle masse popolari: rafforzare in ognuno di essi l’indirizzo a costituire e imporre un proprio governo d’emergenza, costituito da persone di loro fiducia. La fiducia che sia la borghesia imperialista, che siano i vertici della Repubblica Pontificia a cambiare il corso delle cose è un’illusione che le classi dominanti per prolungare l’esistenza del loro sistema sociale fomentano senza successo tra le masse popolari: per sua natura la borghesia oramai non può che condurre l’umanità alla guerra, all’abbrutimento delle menti e dei cuori, all’inquinamento della Terra e alla distruzione della vita.

Sta a noi comunisti promuovere la guerra popolare rivoluzionaria e contrapporla alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia e il clero conducono contro le masse popolari fino a instaurare il socialismo. Non accontentiamoci di moltiplicare e rafforzare mobilitazioni e proteste. Siamo in grado di creare le condizioni perché gli organismi operai e popolari costituiscano un proprio governo d’emergenza, lo impongano alla borghesia e al clero e, a fronte della reazione della borghesia e del clero alle misure che con esso gli organismi operai e popolari prenderanno, lo difendano fino a instaurare il socialismo!

Fare di ogni lotta una scuola di comunismo, superando l’economicismo e l’elettoralismo!

Costituire clandestinamente Comitati del Partito comunista in ogni azienda e in ogni centro abitato!

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

SOLIDARIETA’ ALLE PERSONE E ALLE COMUNITA’ COLPITE DA ALLUVIONI E SICCITA’! COMUNICATO COMITATO CENTRALE 11/2023 DEL 17 MAGGIO, NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO

Comunicato CC 11/2023 – 17 Maggio 2023

Alluvioni e siccità sono entrambe manifestazioni della devastazione dell’ambiente in cui vivono che gli uomini stanno facendo da quando la borghesia imperialista domina il corso della loro storia.

Mobilitare e organizzare le masse popolari a far fronte a ogni manifestazione concreta dell’opera catastrofica della borghesia imperialista, mirando a creare le condizioni necessarie a far avanzare la rivoluzione socialista che porrà fine al suo dominio!

Grazie alla borghesia e al modo di produzione capitalista gli uomini hanno raggiunto un dominio quasi completo sulla natura. Finché la borghesia europea ha impiegato nella produzione di merci il capitale che accumulava e ha combattuto contro la nobiltà e il clero, essa ha avuto un ruolo positivo nella storia del genere umano. La produzione dei beni usati dagli uomini nella loro vita si è moltiplicata, la quantità di servizi si è enormemente sviluppata, la conoscenza della natura, l’impiego delle risorse naturali e le condizioni generali della civiltà si sono estese. È da quando la società borghese è entrata nell’epoca dell’imperialismo che invece la borghesia europea e nordamericana ha assunto un ruolo principalmente distruttivo. Chiamiamo imperialismo l’epoca iniziata tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando il capitale che la borghesia accumulava sfruttando il proletariato divenne talmente grande che se avesse continuato a impiegarlo principalmente nella produzione di merci essa ne avrebbe tratto un profitto minore: iniziava la crisi generale del sistema borghese sovrapproduzione assoluta di capitale. Era il punto d’arrivo della società borghese che Marx ed Engels avevano indicato nel capitolo 2 del Manifesto del partito comunista (1848) e che Marx aveva spiegato e descritto nei capitoli 13, 14 e 15 del libro III di Il capitale. Le operazioni finanziarie e speculative divennero in misura via via crescente il campo principale dell’attività della borghesia. Il colonialismo, la guerra, la produzione di beni e servizi nocivi, la costruzione di opere pubbliche inutili quando non addirittura nocive, la gentrificazione delle città, il turismo di massa e i grandi avvenimenti, l’abbrutimento delle menti e dei cuori delle masse popolari dei paesi imperialisti, la manipolazione delle informazioni, delle idee e dei sentimenti, la distruzione delle altre specie animali e vegetali, l’inquinamento della Terra (del terreno, delle acque e dell’aria), la produzione e la diffusione irresponsabile e incontrollata di sostanze non esistenti in natura e altre analoghe attività divennero aspetti ineliminabili del dominio della borghesia.

Da allora instaurare il socialismo, transizione dal capitalismo al comunismo, è diventato indispensabile non solo per lo sviluppo ma anche per la sopravvivenza del genere umano. E in effetti iniziò l’epoca delle rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia. Lenin e poi Stalin sono stati gli esponenti principali del movimento comunista cosciente e organizzato che ha dato inizio alla rivoluzione socialista con la vittoria dell’Ottobre 1917 in Russia, la costruzione dell’Unione Sovietica e la sua resistenza vittoriosa alle aggressioni di tutti i gruppi imperialisti del mondo. Mao Zedong è stato il loro principale successore con la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Noi comunisti italiani siamo onorati dall’opera di Antonio Gramsci, il maggiore esponente del primo partito comunista (PCI) del nostro paese.

 Forti delle lezioni che abbiamo tratto e traiamo dal bilancio della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976), esposte nel nostro Manifesto Programma, nei 73 numeri della rivista La Voce e nei Comunicati e Avvisi ai naviganti diffusi dal CC del (n)PCI, noi comunisti italiani dobbiamo mobilitare le masse popolari a far fronte a ognuna delle manifestazioni concrete dell’opera nefasta della borghesia imperialista nel nostro paese, mirando a creare le condizioni necessarie per costituire il Governo di Blocco Popolare, tappa della rivoluzione socialista che porrà fine al dominio dei gruppi imperialisti italiani e stranieri nel nostro paese e contribuirà all’avanzata della rivoluzione proletaria nel mondo intero.

La prevenzione di inondazioni e siccità e la solidarietà con le persone e le comunità colpite si aggiungono oggi alla lotta per porre fine alla partecipazione del nostro paese alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e alle altre guerre promosse dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei, alla discriminazione di genere e nazionale, al neocolonialismo e alle altre cause dell’emigrazione di massa, allo smantellamento dell’apparato produttivo di beni (deindustrializzazione), alla privatizzazione dei servizi pubblici, all’eliminazione delle industrie pubbliche (iniziata trent’anni fa con l’eliminazione dell’IRI diretta da Romano Prodi, Mario Draghi e altri criminali agenti dei vertici della Repubblica Pontificia), alla delocalizzazione delle aziende, al lavoro precario (contratti a termine, voucher, lavoro in nero e affini), all’eliminazione del reddito di cittadinanza, alla riduzione dei salari reali e della validità dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Si aggiungono alla lotta generale contro l’eliminazione delle conquiste che le masse popolari dei paesi imperialisti hanno strappato nel secondo dopoguerra, nel periodo 1945-1976 del “capitalismo dal volto umano” a cui la borghesia dovette rassegnarsi per far fronte alla vittoria e al prestigio dell’Unione Sovietica: istruzione pubblica realmente gratuita, statuto dei lavoratori e giusta causa nei licenziamenti, scala mobile contro l’inflazione, servizio sanitario nazionale, equo canone, pensioni e assistenza agli anziani e agli invalidi, istituti a favore della maternità e dell’infanzia e altre istituzioni sociali di cui l’Unione Sovietica dava l’esempio.

 Noi chiediamo a ogni membro avanzato delle masse popolari e a ogni individuo consapevole del corso catastrofico delle cose imposto dai gruppi imperialisti, di arruolarsi nel nuovo Partito Comunista Italiano, dando in questo modo anche un senso alla propria vita. Il (n)PCI ha assunto il compito di orientare organismi e individui del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) e della sinistra borghese (SB) a far fronte uniti a ognuna delle manifestazioni dell’opera catastrofica della borghesia imperialista: il governo di Giorgia Meloni, servo dei gruppi imperialisti USA, continua l’opera distruttiva del governo di Mario Draghi e dei governi dei partiti delle Larghe Intese tra il polo Berlusconi e il polo del PD e dei suoi associati contro la quale in definitiva a nulla è valsa la breccia aperta da Beppe Grillo e dal suo M5S nel 2018. Ci distingue dagli organismi del MCCO e della SB e dai gruppi movimentisti il fatto che seguiamo una linea bene definita (la creazione delle condizioni per la costituzione del GBP) e miriamo a fare di ogni mobilitazione particolare una scuola di comunismo, un passo per elevare la resistenza spontanea delle masse popolari e far avanzare la rivoluzione socialista.

Crescono tra le masse popolari del nostro paese l’indignazione e la rottura nei confronti delle istituzioni e degli istituti della Repubblica Pontificia: lo confermano non solo gli scioperi e le manifestazioni di piazza e di strada, ma anche i risultati delle elezioni comunali di questi giorni e più chiaramente ancora quelli delle elezioni del 25 settembre 2022. Ma le masse popolari per avanzare, vincere e instaurare il socialismo hanno bisogno della direzione di un partito comunista che agisce sulla base di una comprensione adeguata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta del proletariato contro la borghesia: quella che è mancata al vecchio PCI di Togliatti e Secchia e, peggio ancora, al PCI di Berlinguer e Cossutta. Anche per questo è preziosa l’opera del Partito dei CARC che nel suo VI Congresso nazionale tenuto nello scorso aprile ha confermato lo storico legame in termini di concezione comunista del mondo, di bilancio della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria e di linea che ne fa il nostro partito comunista fratello.

La nostra impresa è difficile ma la vittoria è possibile.

Combattere a modo nostro fino a vincere! Osare sognare! Osare lottare per realizzare il nostro sogno! Osare vincere!

Apprendere, assimilare, applicare la concezione comunista del mondo!

Fare di ogni lotta una scuola di comunismo!

Costituire clandestinamente Comitati del Partito in ogni azienda e in ogni centro abitato!

Per iniziare formare gruppi di studio del Manifesto Programma del (nuovo)PCI

Fonte: Nuovo Partito Comunista Italiano

http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2023/com11-23/Com.CC_11-2023_Diluvio_Siccit_Devastazione.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

16 MARZO 2003-16 MARZO 2023: I PRIMI 20 ANNI DALLA MORTE DEL COMPAGNO DAVIDE CESARE, NOME DI BATTAGLIA “DAX”

Vasto (CH), lì 16 Marzo 2023 ore 15.31

amici ed amiche che seguite il mio blog, un buon pomeriggio a tutti e a tutte voi. Questo articolo voglio dedicarlo al compagno Davide Cesare detto Dax del Centro Sociale Orso, ucciso a coltellate da dei simpatizzanti fascisti in Via Brioschi a Milano il 16 Marzo 2003 ed oggi ricorrono i 20 anni esatti dalla sua morte.

Quando a Milano morì Davide Cesare, detto “Dax”

Fu assassinato in Via Brioschi a Milano con 13 coltellate da un simpatizzante fascista, in una notte segnata da violenze e scontri con le forze dell’ordine

Un murale dedicato a Dax, a Milano (ANSA / MATTEO BAZZI)
https://www.ilpost.it/2023/03/16/omicidio-davide-cesare-dax/

Il 16 marzo 2003, vent’anni fa, Davide Cesare, conosciuto come Dax, fu aggredito a Milano da tre simpatizzanti di estrema destra e assassinato con 13 coltellate. Dax era militante del centro sociale O.R.So. (Officine della resistenza sociale) di via Gola e l’aggressione avvenne tra via Brioschi e via Zamenhof, nella zona sud della città, alle 23:30. Insieme a lui furono aggrediti altri tre ragazzi: Alex Alesi, Fabio Zambetta e Davide Brescancin. Alesi venne ferito in maniera grave da otto coltellate, Zambetta da due coltellate alla spalla e alla schiena. Nella notte vennero feriti molti altri militanti di sinistra, ma anche poliziotti e carabinieri, in seguito a una serie di cariche delle forze dell’ordine avvenute fuori e dentro l’ospedale San Paolo, dove erano stati portati i feriti e dove Dax era stato dichiarato morto.

La polizia in un primo momento disse che era dovuta intervenire perché i compagni del ragazzo ucciso volevano portare via la salma. Quando venne ucciso, Dax aveva 26 anni. Era di Rozzano, in provincia di Milano, e aveva una figlia di sei anni. Lavorava come operaio e camionista ed era militante del centro sociale di via Gola.

Davide Cesare (ALABISO / ANSA / PAL)

Ad aggredire i militanti di sinistra furono Giorgio Morbi, 53 anni, insieme ai suoi figli Federico, 29 anni, e Mattia, 17. Dax venne accoltellato dal figlio più grande, Federico. I tre non appartenevano a nessun gruppo politico ma avevano notoriamente simpatie fasciste. Nel corso della perquisizione a casa loro, non lontano dal luogo dell’aggressione, furono trovati alcuni oggetti celebrativi del fascismo, tra cui busti di Benito Mussolini.

Cinque giorni prima dell’aggressione Federico Morbi era uscito con il proprio cane, diretto a un parco poco distante. Il cane era un rottweiler chiamato Rommel, dal nome di un celebre generale della Germania nazista, comandante dell’Afrikakorps in Nordafrica e poi responsabile della difesa del Vallo Atlantico. Passando in via Zamenhof, Morbi aveva richiamato il cane e qualcuno, sentendo il nome, gli aveva urlato «Nazista!». Dopo pochi minuti venne aggredito, come denunciò lui il giorno dopo alla polizia, da una decina di ragazzi con calci e pugni.

La sera del 16 marzo Federico e Mattia Morbi, seguiti dal padre con al guinzaglio il rottweiler, uscirono di casa e incrociarono i quattro militanti di sinistra: Dax, Alesi, Zambetta e Brescancin. Secondo il racconto dei militanti dell’O.R.So, Giorgio Morbi e i due figli li aggredirono subito a colpi di coltello. Durante il processo il figlio più grande, Federico, lesse una dichiarazione in cui sostenne che le cose andarono diversamente: disse di non aver mai avuto simpatie politiche e che lui e la sua famiglia quella sera erano stati aggrediti.

In ogni caso a essere colpiti furono i quattro militanti, il processo stabilì che Dax venne colpito da Federico Morbi con 13 coltellate: sei alla schiena, sei al torace e una, quella mortale, alla gola. Dopo le coltellate, i tre aggressori si allontanarono. Dax e gli altri due feriti furono portati all’ospedale San Paolo. Qui arrivarono i compagni e gli amici degli aggrediti, ma intanto erano state avvertite le forze dell’ordine e quindi fuori dall’ospedale trovarono schierati una cinquantina di poliziotti e carabinieri.

Il questore di Milano, Vincenzo Boncoraglio, il giorno dopo sostenne che le forze dell’ordine erano intervenute perché i ragazzi volevano portare via la salma di Dax. Polizia e carabinieri caricarono più volte, secondo le testimonianze di medici e infermieri del San Paolo anche inseguendo i militanti di sinistra nei corridoi dell’ospedale. Un video, portato al processo, mostrò un poliziotto e un carabiniere picchiare un ragazzo a terra.

Le indagini su ciò che avvenne quella notte portarono poi alla denuncia di quattro militanti e di tre membri delle forze dell’ordine: il poliziotto e il carabiniere del video e un altro carabiniere che fu trovato con una mazza da baseball. In primo grado due militanti vennero condannati a un anno e otto mesi di reclusione mentre altri due furono assolti. Due esponenti delle forze dell’ordine furono assolti mentre un altro carabiniere fu condannato a sette mesi di reclusione. In appello venne assolto anche il terzo carabiniere mentre le condanne ai due militanti vennero confermate.

Nella sentenza di primo grado i giudici scrissero che le azioni dei compagni di Dax «producevano una reazione da una parte inefficace, dall’altra eccessivamente dura da parte delle forze dell’ordine, culminata nell’inseguimento all’interno del pronto soccorso di alcuni ragazzi che ivi si erano rifugiati e in indiscriminati comportamenti violenti (manganellate, calci e via esemplificando) non giustificati né da un’attuale opposizione dei singoli, né dalla necessità di compiere un atto di ufficio, ma di natura puramente intimidatoria e ritorsiva».

Giorgio, Federico e Mattia Morbi vennero arrestati la mattina del 17 marzo: furono individuati grazie al nome del cane che in zona era molto noto. Il processo si svolse nel maggio 2004, la famiglia di Dax fu rappresentata dagli avvocati Giuliano Pisapia, che sarebbe poi diventato sindaco di Milano, e Mirko Mazzali. Federico Morbi, riconosciuto come autore materiale dell’omicidio, venne condannato a 16 anni e otto mesi di reclusione; il padre fu condannato a tre anni e quattro mesi per il tentato omicidio di un altro dei militanti; per Mattia Morbi, il fratello minorenne, venne deciso l’affidamento in prova in comunità per un periodo di tre anni. Alla madre di Dax vennero riconosciuti 150mila euro di risarcimento, per la compagna e la figlia di Dax vennero decisi 100mila euro a testa.

Il centro sociale O.R.So di via Gola venne sgomberato e chiuso nel 2006.
Sabato 18 marzo, per l’anniversario della morte di Dax, è previsto un corteo che partirà alle 14:30 da piazzale Loreto a Milano. Quel giorno verranno ricordati anche gli omicidi di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, detto Iaio, entrambi assassinati a colpi di pistola il 18 marzo 1978 in via Mancinelli, vicino a dove allora si trovava il centro sociale Leoncavallo. Avevano 18 anni. Le indagini per quell’omicidio, chiuse e riaperte negli anni, non hanno mai portato a un rinvio a giudizio. Furono indagati tre fascisti romani: Massimo Carminati, Mario Corsi e Claudio Bracci. La giudice per l’udienza preliminare Clementina Forleo, accogliendo la richiesta di archiviazione, scrisse:

Pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva ed in particolare degli attuali indagati, appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi, e ciò soprattutto per la natura de relato delle pur rilevanti dichiarazioni.

Fonte: Il Post

Chi era Davide Dax Cesare e cos’è successo il 16 marzo di vent’anni fa

Il centro sociale Orso e lo scontro con la famiglia Morbi in via Zamenhof: ritratto del militante che è diventato un simbolo

Murales per Dax https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/dax-davide-cesare-chi-e-pst25b2u

Milano – Sono passati 20 anni da quella maledetta notte del 16 marzo 2023 quando Milano si ritrovò catapultata in una clima da anni di piombo, quando era il sangue a regolare i conti tra estrema destra ed estrema sinistra. Quella notte di sangue ne venne versato tanto e a perdere la vita fu un giovane militante del centro sociale Orso di via Gola, Davide Cesare, 26 anni, conosciuto da tutti come “Dax”. Un nome, quello di Dax, che in città si incontra ancora oggi: a lui è dedicato il grande murales sulla Darsena, ma anche altri graffiti in via Gola e uno sul cavalcavia Bussa

Il centro sociale Orso

Il destino di Dax viene segnato la notte del 10 marzo 2003, una settimana prima della sua morte. Davide Cesare è un operaio di un’azienda di Vimodrone, padre di una bimba di 5 anni che vive con la madre a Ghedi (Brescia), frequenta il centro sociale Orso (acronimo di Officina di Resistenza Sociale) di via Gola, uno degli ultimi rimasti in città dopo la “normalizzazione” iniziata negli anni 2000 a suon di sgomberi

Murales per Dax in via Gola

Il cane Rommel

Con gli amici si ritrova anche al Tipotà, pub alternativo storico di Milano, in una traversa di corso San Gottardo. Proprio davanti al locale, che si trova a pochi passi dal parco di via Tabacchi, la sera del 10 marzo passa un ragazzo che sta portando a spasso il suo rottweiler. Un gruppo di clienti fuori dal pub sentono il giovane chiamare il cane: “Rommel”. Un nome, chiaro omaggio al generale tedesco icona del Terzo Reich, che ai giovani del Tipotà non sfugge. Parte l’insulto: “Nazista!”. Il diverbio finisce poi con un’aggressione: il ragazzo viene picchiato con calci e pugni, finisce al pronto soccorso. Alla polizia dirà di essere stato aggredito da 10 persone.

Il busto di Mussolini

Il ragazzo con il cane si chiama Federico Morbi, ha 29 anni e gestisce un laboratorio di pelletteria in zona. Abita con la famiglia, mamma Liliana, papà Giorgio, 53 anni, e il fratello Mattia, 17 anni, nei pressi del Tipotà. Il cane, si scoprirà poi, non si chiama così per caso. Federico e Mattia hanno look da naziskin e in casa le simpatie fasciste non sono tenute nascoste. Nelle perquisizioni successive all’omicidio di Dax verranno trovati simboli del ventennio e un busto di Mussolini

La vendetta

L’aggressione davanti al Tipotà non ha conseguenze legali, ma Federico Morbi e la sua famiglia non possono e non vogliono dimenticare. La brace cova sotto la cenere e la notte del 16 marzo ecco la scintilla che fa riesplodere l’incendio. I tre maschi della famiglia Morbi escono di casa con il cane, incrociano Dax con alcuni amici vicino al Tipotà. Volano di nuovo insulti tra i due gruppi. E a quel punto Federico Morbi tira fuori il coltello. Che colpirà Davide Cesare con 13 fendenti. L’amico che era con lui, Antonino Alesi, verrà colpito con 8 coltellate. Mentre Alesi se la caverà con ferite alla schiena e alla spalla, una delle coltellate che ricevute da Dax, alla gola, gli sarà fatale. Dopo lo scontro i Morbi fuggono, nel frattempo arrivano gli agenti e sul posto si ammassano un gran numero di persone. La situazione è esplosiva, gli agenti sono assediati e i soccorsi fanno fatica ad arrivare.

Scontri all’ospedale

La tensione si sposta poi all’ospedale San Paolo, dove Dax è stato trasportato e dove però è arrivato già cadavere. Fuori dall’ospedale arrivano un centinaio di militanti da tutta Milano. Vogliono entrare, vogliono vedere cos’è successo al loro compagno. Scontri e tafferugli con la polizia, arrivata nel frattempo, vanno in scena sul piazzale davanti al Pronto Soccorso. Ci vorrà tutta la notte per riportare l’ordine. E solo gli appelli alla calma della madre di Davide nei giorni successivi eviterà il ripetersi di scontri e tensioni.

I funerali di Davide Cesare. A destra, la mamma di Dax, Rosa Piro

Carcere e (mancato) risarcimento

I membri della famiglia Morbi vengono arrestati poche ore dopo l’omicidio. Dicono di essere stati aggrediti e di aver reagito. Durante il processo, con rito abbreviato, Federico Morbi scrive però una lettera di confessione e chiede perdono. Viene condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere. Giorgio Morbi, il padre, viene condannato per il tentato omicidio di Antonino Alesi, a 3 anni e 4 mesi, mentre Mattia, ancora minorenne viene affidato a una comunità. Il giudice fissa in 350mila euro il risarcimento alla famiglia di Cesare: soldi però che gli imputati non hanno ancora versato. 

Un corteo in ricordo di Dax

La fine dei centri sociali

Il centro sociale Orso è stato sgomberato definitivamente con un maxi blitz della polizia nell’ottobre del 2006. Via Gola, oggi una sorta di museo di street art, con tante opere dedicate proprio alla memoria di Dax, resta un caso anomalo nella zona dei Navigli, ormai dedicata anima e corpo al divertimento notturno dei milanesi. Ci sono ancora case occupate ed attivo è un altro centro sociale (Cuore in Gola) che organizza attività e cene sociali nella via. Per quanto riguarda invece i centri sociali cittadini, “l’epoca d’oro” degli anni 90 è uno sbiadito ricordo: in città resistono solo il Leoncavallo in via Watteau, lontano parente però del centro sociale conosciuto in tutta Italia, il Conchetta, vero monumento dell’antagonismo meneghino, la Casa Loca alla Bicocca e il Lambretta in zona Stazione Centrale.  

Fonte: Il Giorno

Davide Cesare «Dax», vent’anni fa l’omicidio: la storia della «notte nera» di Milano

di Giuseppe Scuotri

Il 16 marzo 2003 venne ucciso con tredici coltellate il ventiseienne Davide Cesare, conosciuto dagli amici come Dax. Il suo omicidio, avvenuto all’incrocio tra via Brioschi e via Zamenhof, si lascerà dietro una lunga scia di scontri e tensioni.

Davide Cesare (Ansa, dal nostro Archivio)
https://milano.corriere.it/notizie/23_marzo_15/davide-cesare-dax-omicidio-storia-51805aab-3d91-4741-87e5-95fc801d4xlk.shtml

È bastato uno sguardo, da un capo all’altro della strada. Federico, Mattia e Giorgio Morbi, tre simpatizzanti di estrema destra, scrutano Davide Cesare, Alex Alesi, Fabio Zambetta e Davide Brescancin, militanti del centro sociale Orso di Milano.

Aspettano da giorni l’occasione per vendicare un’aggressione subita. Volano insulti, poi comincia lo scontro.

Sembra di essere negli anni di piombo, ma è il 16 marzo 2003. A farne le spese quella notte è Davide Cesare, per gli amici «Dax».

Il ventiseienne, padre di una bambina di 5 anni e mezzo, viene ucciso con tredici coltellate.

Il suo omicidio si lascerà dietro una lunga scia di scontri e tensioni, segnando una delle pagine più buie nella storia recente del capoluogo lombardo, da molti definita semplicemente «la notte nera».

La vittima
Davide Cesare ha 26 anni e una vita divisa tra lavoro, famiglia e attivismo politico. È cresciuto a Rozzano con papà Angelo, mamma Rosa e due fratelli più piccoli, Daniele e Claudio. La sua militanza è cominciata nel ’95 tra le file di un gruppo giovanile di destra, Studenti in rivolta.

Gli amici lo descrivono come un gigante buono: «Su di lui puoi sempre contare, non ti fa pesare le sue grane perché è troppo occupato a risolvere quelle degli altri». E di prove, nella vita, ne ha affrontate diverse. Sei anni fa Wendy, la sua fidanzata, ha dato alla luce una bambina, Jessica. In quel momento, Dax ha deciso di abbandonare gli studi da ragioniere per mantenere la sua nuova famiglia: si è trasferito a Ghedi, il piccolo centro del Bresciano dove viveva la compagna, lavorando come operaio e camionista per varie imprese. Qui ha iniziato a frequentare la sezione locale di Rifondazione Comunista.

Quando la relazione con Wendy è terminata, due anni fa, Dax è tornato a Milano. Ora divide un appartamento con alcuni amici e ha un impiego in un’azienda siderurgica di Vimodrone. Nel poco tempo libero va a trovare la figlia e frequenta l’Orso, un’officina occupata in via Emilio Gola, a pochi metri dal Naviglio Pavese. Con i compagni del centro sociale è possibile vederlo spesso passeggiare nella zona tra via Brioschi e via Zamenhof.

Il luogo dell’omicidio di Davide Cesare, all’incrocio tra via Brioschi e via Zamenhof

Federico, Mattia e Giorgio Morbi 
La famiglia Morbi abita in un condominio a poche decine di metri da quell’isolato. Giorgio, 53 anni, è un dipendente della Sea, l’azienda che gestisce gli aeroporti di Malpensa, Linate e Orio al Serio. È sposato con Liliana e ha due figli, Federico e Mattia, di 29 e 17 anni. I ragazzi sono artigiani: gestiscono un laboratorio di pelletteria nel quartiere. Nessuno tra loro è iscritto a formazioni politiche, ma le loro simpatie per l’estrema destra non sono un mistero: in casa sono esposti diversi oggetti che rimandano al Ventennio, tra cui un busto in bronzo di Mussolini. Federico e Mattia vanno in giro con il look tipico degli skinhead: bomberone e capelli rasati quasi a zero. Persino il loro cane di famiglia, un rottweiler di ottanta chili, è stato chiamato Rommel, come il generale nazista. Proprio il nome dato all’animale sarà la scintilla della drammatica catena di eventi che porterà alla morte di Dax.

L’antefatto 
È la sera di lunedì 10 marzo. Federico è uscito con Rommel al guinzaglio. È solo, nel breve tragitto da casa sua al parchetto passa  in via Zamenhof. Qualcuno lo sente chiamare il cane. Quel particolare tradisce la sua appartenenza politica. «Ma che nome gli hai dato? Nazista!». Vola qualche insulto, ma la cosa finisce lì e il ragazzo prosegue per la sua strada. Dopo pochi minuti, Federico viene raggiunto e aggredito a calci e pugni da un gruppo di ragazzi. Sono almeno in dieci, dirà alla polizia il giorno dopo. Riporta lesioni di lieve entità, viene medicato al pronto soccorso e dimesso. Si rimetterà completamente in cinque giorni, ma quell’episodio lo segna. Quella storia non finirà lì.

L’aggressione
La settimana passa senza particolari sussulti. Arriva il 16 marzo, una domenica sera come tante, i locali del Ticinese sono pieni. Federico e Mattia escono di casa, seguiti dopo pochi minuti dal padre con Rommel. Davide sta passando quelle ore in compagnia di tre amici dell’Orso. Attorno alle 23.30, i due gruppi si incrociano su via Zamenhof: si riconoscono, partono gli insulti. «Fascista!», «Comunista!». La situazione degenera in pochi minuti, i fratelli Morbi tirano fuori i coltelli. Federico colpisce Davide con tredici fendenti: sei alla schiena, sei al torace, uno fatale alla gola. Lui barcolla, poi si accascia privo di sensi sul marciapiede. 

Nello scontro restano feriti anche Antonino «Alex» Alesi, raggiunto da otto coltellate, e Fabio Zambetta, colpito in modo più lieve alla spalla sinistra e alla schiena. La furia dei Morbi sui tre malcapitati, bersagliati con calci e pugni anche se sanguinanti e riversi a terra, si placa solo al sopraggiungere di altre persone.

Richiamati dalle urla, decine di ragazzi si ammassano attorno ai feriti. Dopo pochi minuti arrivano anche le forze dell’ordine. C’è tensione: gli agenti faticano a tenere il cordone di sicurezza, volano insulti e spintoni. I mezzi di soccorso sono rallentati dalla strada ostruita, cosa che accende ancor di più gli animi. Alla fine i sanitari si districano a fatica tra la folla e caricano i ragazzi sull’ambulanza. I Morbi nel frattempo si sono allontanati, ma nella ressa c’è chi li ha riconosciuti. Di nuovo, c’è chi ha ben impresso un particolare: un cane di nome Rommel.

La targa che ricorda Davide Cesare, ucciso il 16 marzo 2003

Gli scontri al San Paolo 
Mentre l’ambulanza corre verso l’ospedale San Paolo, in città i telefoni dei militanti di estrema sinistra iniziano a suonare. «Hanno accoltellato un ragazzo dell’Orso, scendi!», il passaparola è veloce ed efficace. I primi a presentarsi al pronto soccorso, presidiato da alcune pattuglie di polizia e carabinieri, sono gli amici delle vittime. Diventano quaranta, in meno di un’ora sono quasi un centinaio. Molti cercano di entrare, chiedono con insistenza dei loro compagni. Al San Paolo, però, Dax è arrivato senza vita. Leggendo la situazione, i medici tentano di non far filtrare subito la notizia, finché dall’edificio non esce un ragazzo che grida: «È morto, è morto!».

Questa volta basta poco: qualche provocazione, uno spintone di troppo e il nervosismo della folla esplode in uno scontro aperto. Le forze dell’ordine, inizialmente sopraffatte numericamente, chiamano rinforzi e caricano i presenti. Persone coperte di sangue entrano nel pronto soccorso in cerca di cure e riparo, nascondendosi anche dietro le barelle dei pazienti in attesa. Alla fine si conteranno decine di feriti da entrambe le parti. La situazione si calma solo intorno alle 2 con l’arrivo della Digos: incoraggiati dall’avvocato Mirko Mazzali, molti dei presenti iniziano a collaborare, raccontando agli agenti cos’hanno visto in via Brioschi.

L’arresto 
Sono le cinque del mattino. Il campanello di casa Morbi suona con insistenza. È la Digos: le testimonianze raccolte in poche ore sono bastate a individuare in Giorgio, Federico e Mattia i responsabili dell’aggressione. I tre capiscono subito e fanno poche storie: «Ieri sera siamo stati aggrediti, stai calma», dicono a Liliana che, incredula e spaventata, resta sola in casa con Rommel. Per la seconda volta, il nome del rottweiler si è rivelato una traccia fondamentale per arrivare ai suoi padroni, a cui vengono sequestrati degli abiti macchiati di sangue e una serie di oggetti che rimandano al ventennio.

Una città col fiato sospeso 
Nei giorni successivi su Milano cala una cappa di tensione. Omicidi politici, rossi contro neri: paure che sembravano sopite da decenni serpeggiano di nuovo tra le strade del Ticinese. Sono in molti a temere che la spirale di violenze e ritorsioni possa durare a lungo. Segnali e pretesti non mancano: nel quartiere appaiono numerose scritte contro la famiglia Morbi e il 18 marzo, per un curioso caso, è in programma una manifestazione per ricordare Fausto e Iaio, due militanti di sinistra uccisi venticinque anni prima. In quest’occasione Rosa Piro, la madre di Davide, tenta di placare gli animi: «Al sangue non si risponde col sangue», dirà ai tanti giovani presenti. Un appello, questo, che ha continuato a rinnovare in ogni occasione.

Una scritta in ricordo di Davide Cesare

Il processo 
In tribunale, intanto, gli imputati scelgono la formula del rito abbreviato. Il maggiore dei fratelli Morbi consegna ai magistrati una lettera in cui confessa di aver ucciso Davide e chiede perdono per le proprie azioni. Le sentenze arrivano un anno dopo, nel maggio del 2004: Federico viene condannato a sedici anni e otto mesi di reclusione. Suo padre Giorgio, riconosciuto colpevole del tentato omicidio di Antonino Alesi, a tre anni e quattro mesi di carcere. La sentenza più mite è quella emessa dal Tribunale dei minori per Mattia: tre anni di messa in prova in una comunità di recupero. Alla famiglia Cesare, rappresentata da Mirko Mazzali e Giuliano Pisapia, viene riconosciuto un risarcimento complessivo (mai versato dagli imputati) di 350 mila euro.

L’eredità di Dax 
Oggi è possibile imbattersi in Dax un po’ dovunque a Milano. Il suo nome e il suo volto campeggiano nei murales lungo la Darsena e su volantini e striscioni di tante manifestazioni di sinistra, come quelle in programma in sua memoria il 16, 17 e 18 marzo. La sua è un’eredità complessa, non sempre condivisa, in cui l’aspetto ideologico rischia di prevalere su quello umano. 

«È complicato dire se sia stato un omicidio politico nel senso stretto del termine – afferma Mirko Mazzali –. È vero che i Morbi non avessero alcuna affiliazione politica, ma nessuno tiene in casa un busto di Mussolini per caso. Al di là di tutto, mi piace pensare che il nome di Davide oggi rappresenti valori positivi. Lo scorso otto marzo, ho sentito un corteo femminista gridare “Dax è vivo e lotta insieme a noi”. Erano ragazzine che all’epoca dei fatti non erano ancora nate. Mi è rimasto impresso. Vuol dire che se ne parla ancora, che il ricordo resiste ed è diventato un simbolo».

Il murale per Dax in Darsena, a Milano

Fonte: Il Corriere della Sera

Davide Dax Cesare, 20 anni dalla morte. La madre Rosa: “Il mio ragazzo ammazzato dai fascisti, ricordatelo ma senza violenza”

di Massimo Pisa

Davide Dax Cesare, 20 anni dalla morte. La madre Rosa: "Il mio ragazzo ammazzato dai fascisti, ricordatelo ma senza violenza"
Fotogramma Davide Cesare “Dax” https://milano.repubblica.it/cronaca/2023/03/16/news/dax_davide_cesare_anniversario_morte_milano-392272540/

Era il 16 Marzo 2003 quando il ragazzo, militante del centro sociale Orso, fu ucciso in via Gola a Milano da Federico, Mattia e Giorgio Morbi: “Il mio ultimo giorno felice. Mai avuto le scuse da quella famiglia”.

“Sa perché l’ho fatta venire qui? Perché era uno dei posti di Davide. Non Dax: così lo chiamavano i suoi compagni di militanza. Davide veniva a studiare e giocare con i suoi amici. Era tutto diverso”. Sui prati della Cascina Grande, a Rozzano, giocano pochi bimbi e di certo non la conoscono la storia di Davide Cesare. È incisa sulla pelle di mamma Rosa Piro, che stasera sarà per le strade del Ticinese a ricordare il suo ragazzo, ucciso vent’anni fa a coltellate dai fascisti Federico, Mattia e Giorgio Morbi.

Fonte: Repubblica

Davide Cesare, 20 anni fa l’omicidio. L’avvocato che difese la famiglia: “Da nessuna parte dobbiamo piangere persone che muoiono per le proprie idee politiche”

L’avvocato della famiglia Cesare
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/16/davide-cesare-lavvocato-che-difese-la-famiglia-da-nessuna-parte-dobbiamo-piangere-persone-che-muoiono-per-le-proprie-idee-politiche/7098911/

Mirko Mazzali fu protagonista della trattativa che portò la calma davanti all’ospedale San Paolo quando le forze dell’ordine caricarono le tantissime persone che, in un clima di rabbia e agitazione, erano arrivate a chiedere informazioni. “Ricordo che quando arrivai vidi tanto sangue che mi ricordò il sangue sui muri della Diaz. dove fui tra i primi ad arrivare”. Le forze dell’ordine temono per l’ordine pubbliche per la manifestazioni in programma: “Quello che preoccupa sono gli arrivi da fuori, ma io sono fiducioso che sarà una manifestazione combattiva ma non violenta”.

di Giovanna Trinchella | 16 MARZO 2023

A 20 anni dall’omicidio di Davide “Dax” Cesare, il militante dell’O.R.So (Officina di Resistenza Sociale) accoltellato a morte Milano nella notte tra il 16 e 17 marzo 2003 da militanti di estrema destra, e a 10 da una manifestazione che fu carica di tensione, sono forti le preoccupazioni della Prefettura di Milano e delle forze dell’ordine per quello che potrebbe accadere. Oggi è prevista una commemorazione nell’anniversario dell’omicidio che andrà avanti per tutto il giorno, venerdì è prevista una assemblea antifascista internazionale ed è in programma sabato il corteo nazionale “Antifascismo è anticapitalismo” che partirà alle 14.30 da piazzale Loreto. Mirko Mazzali, che come scrive in un post su Facebook dedicato a Dax ne ha viste “tante, sofferenze, dolori, paure”, è stato insieme a Giuliano Pisapia l’avvocato della famiglia del giovane Dax e fu protagonista della trattativa che portò la calma davanti all’ospedale San Paolo quando le forze dell’ordine, in un clima di rabbia e agitazione generale, caricarono le tantissime persone che erano arrivate a chiedere informazioni tra le lacrime.

Avvocato chi tutela l’ordine pubblico pensa che saranno giorni molto difficili. Lei è preoccupato?
Beh, sì. Oggi però ho letto le parole della mamma di Dax che ha invitato tutti a far sì che le manifestazioni siano non violente e io non posso non condividere. Io penso e spero che quando ci sono manifestazioni per ricordare persone defunte siano fatte per il ricordo. Mi auguro di non sbagliarmi, ma io sono convinto che grosse cose non succederanno. Vero è che questo è un periodo un po’ particolare sia dal punto di vista della politica nazionale e sia per la questione Cospito. Ma spero che non ci siano episodi gravi o rilevanti. Quello che preoccupa sono gli arrivi da fuori, ma io sono fiducioso che sarà una manifestazione combattiva ma non violenta.

Sono passati 20 anni da quell’omicidio di stampo fascista, ma secondo lei – aldilà del governo attuale – il clima è cambiato?
Venti anni dal punto di vista politico sono una cosa enorme. È cambiato tantissimo: il movimento antagonista e il movimento in generale. Ci sono episodi non so se derivanti dal mutamento politico, come i fatti di Firenze, che nel suo contesto destano preoccupazione. Io spero che, da nessuna parte, dobbiamo piangere persone che muoiono per le proprie idee politiche. Spero e credo che questo non si debba più verificare: come piangere la morte di un ragazzo come Dax.

I Morbi – il padre e due figli – furono condannati a vario titolo ma non hanno mai risarcito.
Salvo una piccola somma che veniva prelevata al figlio maggiore (condannato per l’omicidio, ndr) quando lavorava in carcere, non ci sono stati risarcimenti. C’è comunque una causa civile in corso. Dax aveva una bimba piccola che ha potuto studiare grazie agli amici e ai famigliari. Questo mi sembra un fatto particolarmente grave.

La notte della morte davanti all’ospedale San Paolo grazie al suo intervento le tensioni fortissime – tra i militanti e le forze dell’ordine – terminarono. Cosa ricorda di quella notte?

Io conoscevo Dax perché era venuto per qualche consiglio giuridico. Quando mi telefonarono il primo sentimento fu l’incredulità che fosse morto accoltellato da fascisti come mi avevano detto. Soprattutto l’incredulità che fosse stato possibile quello che stava accadendo al San Paolo ovvero che ci fossero state delle cariche all’interno di un pronto soccorso. Ricordo che quando arrivai vidi tanto sangue che mi ricordò il sangue sui muri della Diaz. dove fui tra i primi ad arrivare. Con tutto il dovuto rapporto tra quello accaduto a Genova e quello accaduto all’ospedale. Ma quello che mi è rimasta impressa fu la disperazione dei genitori. Poi chiesi ai ragazzi, che erano stati testimoni oculari e che erano molto arrabbiati, di aiutare la Digos, all’epoca c’era il dottor Bruno Megale, a rendere una testimonianza. Che poi è servita arrestare i responsabili nell’immediatezza e svelenire un clima diventato pesante. Piangevano la morte del loro amico, c’era stata questa colluttazione ed erano stati pestati al pronto soccorso. C’erano stati molti fermi che poi furono trasformate in denunce. Un paio di poliziotti finirono a processo per aver picchiato un ragazzo a terra, ma dopo una condanna in primo grado furono assolti in appello.

C’è qualcosa che vuole aggiungere?
La settimana scorsa sotto il mio studio è passato il corteo dell’8 Marzo mi sono affacciato e ho sentito lo slogan: Dax è vivo e lotta insieme a noi e mi ha fatto venire in mente come in qualche misura la memoria di Dax per la famiglia e amici è stata trasmessa a queste ragazze non erano ancora nate e questo vuole dire che il ricordo è rimasto in un momento in cui la memoria del passato non sembra funziona, basti pensare alla rimozione che avviene sui periodi del fascismo e del nazismo, mi sembra un cosa bella.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Davide Cesare “Dax” 1977-2003

Per chi non lo sapesse, nel frontespizio del libro Qvimera scritto dall’ottimo scrittore e compagno Gino Marchitelli di Carovigno (BR) ed attuale Responsabile della sede di Rifondazione Comunista e Vice Presidente dell’ANPI di San Giuliano Milanese (MI), libro che mi è stato spedito a casa dal suddetto scrittore e mio amico personale, l’autore stesso dedica il libro proprio a Davide Cesare con la seguente frase: “A Dax ucciso per mano fascista”.

Il libro Qvimera, romanzo scritto da Gino Marchitelli sulla base di vicende reali che accadono nell’hinterland milanese
https://igufinarranti.altervista.org/qvimera-di-gino-marchitelli-recensione/
https://www.ibs.it/qvimera-ebook-gino-marchitelli/e/9788891198334
Gino Marchitelli, l’autore del secondo romanzo noir “Qvimera”
https://www.facebook.com/gino230559/
https://www.instagram.com/ginomarchitelli_official/
https://www.morellinieditore.it/autore-gino-marchitelli-380402.html
https://www.unilibro.it/libri/f/autore/marchitelli_gino
https://www.milanotoday.it/eventi/a-casa-dell-autore-noir-gino-marchitelli.html

Dott. Alessio Brancaccio, il compagno “Sirio B”, il “Combattente delle Stelle”, tecnico ambientale Università di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

CONSOLIDARE E RAFFORZARE IL PARTITO COMUNISTA NELLA CLANDESTINITA’!

Elevare il livello del movimento comunista cosciente e organizzato!

Moltiplicare le Organizzazioni Operaie e Popolari tese a costituire il GBP!

Allargare il Fronte anti-Larghe Intese!

http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2023/com02-23/Com.CC_02-2023_Sfruttare_la_decadenza_della_soc_borghese.html

Comunicato CC 02/2023 – 30 gennaio 2023
Celebriamo l’80° anniversario della vittoria dell’Armata Rossa a Stalingrado

Sono bastati cento giorni per confermare che il governo Meloni non è un governo di nuovo tipo. Non è neanche quel governo fascista che alcuni paventavano e altri fingono di paventare per coltivare clientele e attirare elettori. È solo una nuova versione dei governi delle Larghe Intese come il precedente governo Mario Draghi. Come questo è nemico delle masse popolari e ligio alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e svolge il suo ruolo di governo della Repubblica Pontificia, protettorato dei gruppi imperialisti USA. Oltre alla resistenza delle masse popolari, lo indeboliscono due caratteristiche sue proprie: la concorrenza tra Fratelli d’Italia e la Lega di Matteo Salvini per il seguito elettorale e per i privilegi del sottogoverno e l’intransigenza con cui Silvio Berlusconi esige gli sia assicurata l’impunità per i reati già passati a processo e per quelli ancora pendenti.

Cresce l’impegno di uomini e mezzi nella guerra che la NATO ha fatto nuovamente esplodere anche in Europa (questa volta in Ucraina, negli anni scorsi fu in Jugoslavia); crescono la povertà e la precarietà dei lavoratori; continua lo smantellamento dell’apparato produttivo del nostro paese: i settori che, se non si espandono, almeno resistono sono la produzione di armi, il turismo, le grandi opere pubbliche inutili quando non nocive, i trasporti. L’oppressione crescente di chi lavora si combina con l’aumento dei disoccupati: lavorare più duro e in numero minore. Procedono l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente, la privatizzazione dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria, dei servizi pubblici e delle pensioni. Il maltrattamento degli immigrati si combina con le missioni militari nei paesi da cui provengono e la loro devastazione.

Si estende il sistema di controllo. L’abbrutimento delle idee e dei sentimenti della massa della popolazione, in particolare dei giovani fino alla corruzione dei bambini, diventa sempre più strumento di governo assieme alla repressione. I mezzi di comunicazione della borghesia e del clero ogni giorno scoprono e mettono in scena “grandi personaggi” del passato del nostro paese, nascondendo che nella misura in cui hanno avuto effettivamente un ruolo importante nella vita sociale hanno contribuito a ridurre l’umanità allo stato attuale. Questo non è caduto dal cielo: sono gli uomini che hanno fatto la propria storia.

Esponenti, gruppi e organismi del movimento comunista cosciente e organizzato e della sinistra borghese molto scrivono e parlano del corso delle cose che la borghesia imperialista impone nel nostro paese come nel resto al resto del mondo e mescolano idee giuste e idee sbagliate, la ricerca della soluzione dei problemi con il mercato. Ma molto meno si occupano della linea che bisogna seguire per far avanzare la rivoluzione socialista in Italia e poco anche delle forme in cui essa avanza nel mondo: nei paesi in cui durante la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976) noi comunisti siamo riusciti a instaurare il socialismo (e tra essi emerge la grande Repubblica Popolare Cinese), nei paesi che in vari modi resistono all’oppressione imperialista e si oppongono all’egemonia dei gruppi imperialisti USA, nei paesi oppressi e negli stessi paesi imperialisti (gli USA sono il caso più clamoroso di paese in cui mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria delle masse popolari si sviluppano su scala crescente).

Proprio questo invece è il campo in cui dobbiamo maggiormente impegnarci a conoscere e a verificare. Siamo nell’epoca della rivoluzione socialista. La borghesia imperialista promuove un crescente abbrutimento delle idee e dei sentimenti delle masse popolari per distoglierle dalla rivoluzione socialista ed è per far fronte alla sovrapproduzione assoluta di capitale che essa traduce in devastazione della Terra e distruzione della vita umana lo sviluppo delle forze produttive e il grande dominio sul resto della natura raggiunti dagli uomini. Non può fare altro. Sta invece a noi comunisti mobilitare, organizzare e dirigere le masse popolari a instaurare il socialismo e costruire la nuova società, la società comunista. Lo sviluppo delle forze produttive e il dominio raggiunto sul resto della natura hanno reso possibile e necessaria la nostra impresa.

La nostra impresa è difficile ma la vittoria è possibile. Gli effetti della sconfitta dei nostri predecessori siamo in grado di superarli. I motivi generali della loro sconfitta li abbiamo individuati ed esposti nel Manifesto Programma del Partito e in altri testi della letteratura del Partito e quelli particolari siamo in grado di individuarli.

Stalingrado fu la vittoria dell’Armata Rossa e la fine del mito dell’invincibilità della Wehrmacht, l’esercito hitleriano. Nonostante gli ordini di Hitler il 31 gennaio 1943 l’armata tedesca del generale Friedrich von Paulus si arrese, le divisioni rumene, l’armata italiana in Russia (ARMIR) inviata da Mussolini con la benedizione di Pio XII e le altre truppe europee (francesi, spagnole e di altri paesi) che contribuivano all’aggressione nazista dell’URSS, la terza delle aggressioni dell’URSS lanciate dalle potenze imperialiste, si disgregarono.

Facciamo della celebrazione dell’anniversario l’occasione per esporre e assimilare le esperienze della rivoluzione socialista: Stalingrado e la Grande Guerra Patriottica condotta dai sovietici sono parte di essa.

Una delle condizioni per promuovere la rivoluzione socialista e condurla alla vittoria è che il partito comunista sia clandestino. La necessità che il partito comunista sia costituito di rivoluzionari di professione e clandestino venne chiaramente sostenuta da Lenin e fin dal suo II Congresso promossa dall’Internazionale Comunista: è una delle 21 Condizioni di ammissione all’IC approvate 6 agosto 1920. L’esperienza della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976) la conferma pienamente. Il successo della costruzione del socialismo in URSS sotto la direzione di Stalin e nonostante le multiformi e ripetute aggressioni dei gruppi imperialisti decisi (come diceva W. Churchill) a “uccidere il bambino finché è ancora nella culla”, ha confermato gli insegnamenti di Lenin. Il declino dell’URSS dopo il XX Congresso del PCUS (1956) fino alla sua dissoluzione nel 1991 sono il risultato del fatto che i revisionisti moderni capeggiati da Kruscev riuscirono ad assumere la direzione del PCUS dopo che i partiti comunisti dei paesi europei, in particolare quello italiano e quello francese, risultarono incapaci di portare fino all’instaurazione del socialismo il successo raggiunto nel 1945 con la Resistenza. Essi avevano accettato la linea del Fronte Popolare tracciata dall’Internazionale Comunista durante il suo VII Congresso (1935), ma già nella Guerra di Spagna (1936-1939) e nella gestione (1936-1938) del governo di Fronte Popolare di Leon Blum in Francia risultò evidente che l’avevano travisata trasformandola in “tutto attraverso il Fronte”, travisamento che Mao Zedong, alla testa del Partito Comunista Cinese, prontamente individuò e criticò .

Questo si aggiunge agli altri contributi che Mao ha portato al marxismo-leninismo. Essi ci permettono di capire i limiti di concezione del mondo e di linea che hanno portato al declino di gran parte dei primi paesi socialisti. Questi apporti oggi fanno del marxismo-leninismo-maoismo la concezione del mondo che i comunisti devono adottare. In questa adesione si riassume l’elevazione del livello che dobbiamo promuovere nel movimento comunista cosciente e organizzato. È infatti la sua adesione al marxismo-leninismo-maoismo che fa del Partito dei CARC il nostro partito fratello: non a caso con esso condividiamo bilancio dell’esperienza della prima ondata, analisi del corso delle cose e linea politica generale di questa fase: la costruzione del Governo di Blocco Popolare. Sei sono i principali apporti di Mao al marxismo-leninismo: 1. la rivoluzione socialista non è una rivolta generale che scoppia ma ha in ogni paese la forma di una guerra popolare rivoluzionaria, 2. nei paesi semifeudali e più arretrati la rivoluzione socialista inizia con una rivoluzione di nuova democrazia, 3. la lotta di classe continua nella società socialista, 4. la linea di massa è il metodo principale di lavoro e di direzione del Partito, 5. la lotta tra due linee è indispensabile per lo sviluppo del Partito e la sua difesa dall’influenza della borghesia, 6. la riforma intellettuale e morale dei comunisti è strumento indispensabile per il consolidamento e rafforzamento del Partito.

Apprendere, assimilare, applicare la concezione comunista del mondo!
Sta a noi comunisti promuovere la guerra popolare rivoluzionaria e contrapporla alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia e il clero conducono contro le masse popolari fino a instaurare il socialismo!
Combattere la sfiducia nelle nostre forze e la rassegnazione!
Fare di ogni lotta una scuola di comunismo, superando l’economicismo e l’elettoralismo!
Costituire clandestinamente Comitati del Partito comunista in ogni azienda e in ogni centro abitato!


Mettersi in contatto nel modo appropriato con il Centro del Partito!

Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele gli adesivi dell’Avviso ai naviganti 103 è un’operazione della guerra delle masse popolari contro i padroni: vedere che il (n)PCI clandestino è presente anche dove non se l’aspettano infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!

Fonte: Nuovo Partito Comunista Italiano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila

CENTENARIO DELLA PROCLAMAZIONE DELL’UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE (URSS)

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http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2022/com33-22/Com.CC_33-2022_Avanti_verso_la_rinascita_del_MCCO.html

Comunicato CC 33/2022 – 30 dicembre 2022

Centenario della proclamazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche!

Impariamo dall’esperienza positiva e negativa del primo
paese socialista proclamato un secolo fa!

Avanti verso la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato in Italia e nel mondo!

Fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

Esattamente un secolo fa, il 30 dicembre 1922, i massimi dirigenti sovietici proclamarono la costituzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L’URSS copriva gran parte del territorio che era stato quello dell’Impero Russo, anello debole della catena dei paesi imperialisti costituita dai paesi dove il modo di produzione capitalista era diventato predominante.

Nel 1918 le potenze imperialiste di tutto il mondo avevano concluso in tutta fretta la guerra per una diversa spartizione del mondo che avevano iniziato nel 1914 e si erano lanciate nella loro comune aggressione contro il paese dove i Soviet, guidati dal Partito di Lenin, il 7 novembre 1917 (del Calendario Gregoriano, 25 ottobre secondo il Calendario Giuliano) avevano instaurato il loro governo. Esse combinarono la loro aggressione con la guerra civile condotta dalla nobiltà, dal clero e dalla borghesia dell’Impero Russo, ma furono sconfitte nonostante la superiorità di cui disponevano in campo militare. Pressata dalle masse popolari dei paesi che essa ancora dominava, la borghesia imperialista dovette rinunciare al proposito che W. Churchill riassumerà lungimirante ma impotente proclamando: “Soffocare il bambino finché è ancora nella culla”.

I dirigenti sovietici seppero approfittare dei risultati della loro vittoria. A differenza della Comune di Parigi del 1871, la Rivoluzione d’Ottobre consolidò il suo successo. Ma a smentita delle comuni attese le forze della rivoluzione proletaria non avevano preso il potere né in Germania né in alcuno degli altri paesi capitalisti più avanzati dell’Impero Russo. Effimeri erano stati i tentativi locali fatti in Ungheria, in Baviera, in Austria e in alcune zone della Polonia e di altri paesi europei. Essi imboccarono quindi la strada che l’esperienza successiva avrebbe confermato: costituire un primo paese socialista; consolidare e sviluppare il socialismo in esso e sulla base dei risultati che ottenevano contribuire allo sviluppo della rivoluzione socialista nel resto del mondo.

La rivoluzione socialista per sua natura non è esportabile! Il socialismo si afferma a livello internazionale tramite la combinazione, la solidarietà e la collaborazione di rivoluzioni nazionali vittoriose. Fu il programma perseguito dall’Unione Sovietica diretta dal movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) promosso dal partito comunista capeggiato prima da Lenin e poi da Stalin.

Costruire il socialismo in Unione Sovietica: consolidare il potere (detto anche “dittatura del proletariato”) del MCCO; sviluppare su grande scala le forze produttive delle condizioni materiali dell’esistenza; promuovere l’ampio accesso delle masse popolari alle attività specificamente umane. E nello stesso tempo dare vita all’Internazionale Comunista: partiti e organizzazioni comuniste vennero costituite praticamente in ogni paese del mondo; la rivoluzione di nuova democrazia (democrazia dei contadini e dei proletari diretti dai comunisti) si sviluppò su grande scala in molti paesi contro la dominazione straniera, il capitalismo burocratico e il feudalesimo e in alcuni arrivò a instaurare nuovi paesi socialisti. Tra essi sia per le sue dimensioni sia per il grande apporto alla concezione comunista del mondo dato dal suo principale dirigente, Mao Zedong (Mao Tse-tung), emerge la grande Repubblica Popolare Cinese.

Ma in contrasto con questo corso delle cose proseguirono e proseguono anche i tentativi della borghesia imperialista di “soffocare il bambino finché è ancora nella culla”: le ripetute, multiformi e infruttuose aggressioni contro il primo paese socialista le cui sconfitte ne accrebbero il prestigio e la forza; le manovre per consolidare il proprio potere nei paesi oppressi e per trattare i contrasti tra i gruppi imperialisti; lo sviluppo dei regimi di controrivoluzione preventiva con l’abbrutimento della specie umana di contro alle aspirazioni all’umanità nuova promosse dal MCCO; le altre forme ed espressioni della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei; la lunga opera di corrosione dell’URSS iniziata con il XX Congresso del PCUS nel 1956 e sfociata nella dissoluzione del 1991; la lotta di classe sviluppata in forme nuove nei primi paesi socialisti e nei partiti comunisti; l’inclusione di fatto nella rete della NATO di paesi di ogni continente (la resistenza incontrata in Ucraina ha dato rilievo mondiale al processo in corso).

Sono gli eventi e i fenomeni che hanno fatto e fanno la storia dell’epoca imperialista, l’epoca che deve sfociare nella costruzione del socialismo nel mondo intero, perché l’alternativa è la degradazione del Pianeta e l’estinzione della specie umana, visto il grande progresso che sotto la direzione della borghesia capitalista essa ha compiuto in termini di dominio sul resto della natura e di capacità di conoscerla e trasformarla. Ogni paese e popolo porta proprie caratteristiche, eredità della propria storia e delle condizioni pratiche del proprio sviluppo. Ma esse via via confluiscono, si fondono e arricchiscono.

Il CC del (nuovo)Partito Comunista Italiano rimanda i lettori che hanno la volontà e gli strumenti per approfondire la comprensione del corso delle cose e delle condizioni su cui far leva per avanzare nella rivoluzione che farà dell’Italia un nuovo paese socialista, agli ultimi numeri di La Voce e ai suoi supplementi. In essi, nei limiti delle nostre ancora modeste forze, abbiamo cercato di segnalare anche gli apporti per noi più importanti di altri partiti e paesi, in particolare del Partito Comunista Cinese e del suo XX Congresso (ottobre 2022).

Particolare importanza ha L’epoca imperialista è l’epoca della rivoluzione socialista e della decadenza della società borghese, il Supplemento di La Voce 72, che oggi compare nel nostro sito Internet.

Il CC si augura che esso sia di aiuto e di sprone. Nello stesso tempo dichiara di essere disposto a sviluppare un dibattito franco e aperto con ogni compagno e organismo che farà obiezioni e indicherà sviluppi ai temi trattati.

Che il nuovo anno sia un anno di grande sviluppo per la rivoluzione socialista!

Che l’associazione criminale USA-NATO sia sopraffatta dalle masse popolari americane, europee e degli altri paesi! Che il suo tentativo di estendere nel mondo la rete di basi militari e di agenzie di corruzione e abbrutimento sia sconfitto!

Che le masse popolari dei primi paesi socialisti trovino la forza per riprendere fiducia in se stesse e farla finita con le dure prove alle quali sono state sottoposte in questo periodo di sfrenata reazione, di degradazione e di emigrazione!

Che le masse popolari di tutto il mondo si uniscano in un’impresa fraterna e avanzino verso l’obiettivo che è nelle condizioni del loro sviluppo e che i fondatori della concezione comunista del mondo hanno indicato già nel Manifesto del 1848: che al posto della vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi di classe subentri un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti!

COMUNICATO COMITATO CENTRALE 31/2022 NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO: “ROMPERE LA GABBIA EUROATLANTICA”

http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2022/com31-22/Com.CC_31-2022_Incontri_e_dibattiti_pubblici_lanciati_da_Rete_dei_Comunisti.html

Comunicato CC 31/2022 – 6 dicembre 2022

Ai compagni di Rete dei Comunisti e a quelli che parteciperanno agli incontri e dibattiti pubblici che RdC ha promosso con Rompere la gabbia euroatlantica pubblicato il 22 novembre in Contropiano.

Plauso e critiche di Ulisse, segretario generale del CC del (n)PCI

Valorizzare l’apporto che Rete dei Comunisti si propone di dare alla mobilitazione delle masse popolari italiane per rompere la gabbia euroatlantica e per far crescere una controtendenza politica (in sostanza un partito o gruppo nell’ambito del sistema politico della Repubblica Pontificia) fondata sugli interessi di lavoratori, giovani, donne, ceti popolari e settori democratici, ma combattere la concezione che instaurare il socialismo non è possibile, che il massimo che possiamo fare è indebolire l’anello italiano della catena imperialista e rallentare l’opera catastrofica della borghesia imperialista!

Cari compagni,

dato che vivo e opero in clandestinità e non potrò partecipare di persona agli incontri e dibattiti pubblici che annunciate, invio questo mio contributo.

Anzitutto plaudo al proposito dichiarato di lanciarvi nella lotta per porre fine alla gabbia euroatlantica in cui il nostro paese da tempo è rinchiuso: cioè per porre fine al protettorato USA accettato nel 1949 con la creazione della NATO in aperta violazione della Costituzione che proclamava la sovranità della Repubblica, una gabbia combinata con la gabbia europea costruita passo dopo passo a partire dalla creazione nel 1951, per volontà degli stessi gruppi imperialisti USA, della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e giunta a un livello qualitativamente superiore con il Trattato di Maastricht (1992) e l’istituzione (1998) della Banca Centrale Europea (BCE) e dell’Euro. La combinazione delle due gabbie è espressione dell’egemonia sui paesi imperialisti e sulle loro colonie e semicolonie che i gruppi imperialisti USA avevano acquisito nella seconda guerra mondiale (gli Accordi di Bretton Woods sulla supremazia del dollaro sono di luglio 1944 e le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki di agosto 1945) e sulla base della quale lanciarono la “guerra fredda” (ma “calda” in Grecia e in Corea) contro l’Unione Sovietica e le forze rivoluzionarie di tutto il mondo. La sovrapproduzione assoluta di capitale, ricomparsa a partire dagli anni ’70 una volta terminata in Europa la ricostruzione postbellica, ha da allora obbligato la borghesia a imporre alle masse popolari dei paesi imperialisti di regredire a condizioni di vita e di lavoro via via più penose di quelle che esse avevano strappato e ad aggravare l’inquinamento e la devastazione della Terra. Essa è all’origine del piano inclinato che denunciate incitando a confrontarci per definire e (suppongo anche) praticare un’alternativa efficace ad esso.

Rete dei Comunisti ha un campo di intervento molto vario e vasto (Unione Sindacale di Base, Unione Popolare, Opposizione Studentesca d’Alternativa, Cambiare Rotta e altri): quindi la campagna di incontri e dibattiti pubblici avrà certamente un importante effetto sulla mobilitazione e organizzazione delle masse popolari.

Importante è quindi l’orientamento che la campagna di incontri e dibattiti pubblici promuoverà. Ed è proprio su questo che il documento con cui avete indetto la campagna presenta alcune tesi contraddittorie ed errori. Ne illustro cinque.

1. Scrivete che in Italia oggi le masse popolari sono in uno stato di “disgregazione sociale e ideologica” e illustrate cosa stanno subendo in vari campi mentre la catena imperialista le trascina lungo il piano inclinato, ma non dite come mai sono arrivate a questo stato. Scrivete anzi che in Italia i comunisti “nella Resistenza, nella ricostruzione del dopoguerra e nella stagione dell’antagonismo di classe degli anni Settanta” sono sempre stati “all’altezza della situazione”. State parlando del PCI di Togliatti che ha ingoiato tutto (il governo DC al posto del governo Parri a fine 1945, la non competenza legislativa dell’Assemblea Costituente eletta nel 1946 sotto il governo DC, il Vaticano confermato nel ruolo e con i privilegi che il regime fascista gli aveva concesso nel 1929 con i Patti Lateranensi, il ritorno dei capitalisti a comandare nelle fabbriche dopo il 1945, l’estromissione di PCI e PSI dal governo nel 1947, la NATO, la CECA) e di Berlinguer (quello dell’ombrello della NATO, del compromesso storico e dell’eurocomunismo). Come si combinano le due cose: da una parte il PCI sempre all’altezza del suo compito e dall’altra le masse popolari ridotte nello stato che dite e il PCI dissolto? È al vecchio PCI che ritenete deve ispirarsi la “soggettività comunista” che dite bisognerebbe “rimettere in campo”?

2. Da una parte proponete di cercare “alternative possibili e necessarie al piano inclinato sul quale le classi dominanti stanno trascinando il mondo e il nostro paese” e una “prospettiva alternativa a tutto campo”; dall’altra sostenete che il massimo che possiamo fare oggi è indebolire un “anello della catena imperialista ” e che anche la Rivoluzione d’Ottobre in Russia, la Rivoluzione Cinese e la Rivoluzione Cubana sono state principalmente indebolimento ognuna di un anello della catena imperialista che dominava il mondo. In sostanza sostenete che instaurare il socialismo (dittatura del proletariato, gestione pubblica e pianificata dell’attività economica, accesso crescente delle masse popolari alle attività specificamente umane) non è possibile, che la transizione dalla società borghese alla società comunista non è il compito dell’umanità nella nostra epoca, alternativo alla sua estinzione. Con questo scartate, al modo dei revisionisti da Eduard Bernstein a Karl Kautsky a Oliviero Diliberto, proprio il compito che Marx, Engels e Lenin hanno invece indicato essere quello del proletariato europeo e di cui hanno trattato nelle loro opere a partire dal Manifesto del partito comunista (1848) con la Critica del Programma di Gotha (1875), con l’Introduzione del 1895 a Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, con A proposito dell’opuscolo di Junius e Risultati della discussione sull’autodecisione (1916), il compito che Lenin e Stalin a partire dal 1917 hanno mostrato essere possibile adempiere, attuandolo. Vi allineate con quelli che dicevano che non bisognava prendere il potere in Russia e tanto meno costruire il socialismo e svolgere il ruolo che l’Unione Sovietica e l’Internazionale Comunista hanno svolto per alcune decine di anni e che la Repubblica Popolare Cinese di Mao ha cercato di proseguire contro la resa dell’URSS di Kruscev, Breznev e Gorbaciov alla catena imperialista. La dissoluzione dell’Unione Sovietica e del campo socialista in Europa, risultato di 35 anni (1956-1991) di corrosione, è anche per voi la fine della storia che non doveva mai esserci?

3. Quanto ai tratti specifici del sistema politico ed economico dell’Italia capitalista richiusa nella gabbia euroatlantica, voi indicate “la piccola dimensione dell’apparato produttivo e lo sviluppo diseguale tra Nord e Sud”. Perché ignorate il ruolo politico, economico e ideologico del Vaticano e l’attività politica ed economica delle organizzazioni criminali (Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta)? Perché ignorate la delocalizzazione in corso dell’apparato produttivo del nostro paese e la precarizzazione e individualizzazione dei rapporti di lavoro?

4. Vero che anche nel nostro paese la borghesia ha sempre più difficoltà a far periodicamente votare dalle masse popolari i suoi partiti, ma voi additando questo come “liquidazione della democrazia rappresentativa” nascondete il carattere mistificatorio della democrazia borghese nei paesi imperialisti in cui periodicamente la borghesia chiama le masse popolari a votare per l’uno o l’altro dei vari gruppi politici che essa esprime o almeno approva e in cui si esprime anche il contrasto di interessi tra i gruppi che la compongono (il piano del capitale non esiste né può esistere). Vero che è stata una conquista delle masse popolari italiane guidate prima dal PSI e poi dal PCI costringere la borghesia ad allargare il diritto di voto dal 2% dei maschi adulti quale era nel 1861, alle donne e a tutti i maschi adulti strappato infine con la Resistenza, ma voi ignorate l’abbrutimento delle masse popolari e l’intossicazione delle menti e dei cuori ai quali la borghesia imperialista dedica (in particolare a partire dagli anni ’70) risorse finanziarie e intellettuali crescenti, un’opera ben più capillare e profonda di quella che svolgeva il clero del tempo antico.

5. Dite che “far crescere nel paese una controtendenza politica fondata sugli interessi di lavoratori, giovani, donne, ceti popolari e settori democratici” è possibile e addirittura che è possibile in essa “veicolare la questione del socialismo come sistema alternativo a quello esistente”. Ma non dite chiaramente in cosa la “controtendenza politica” differisce da una lista elettorale, né cosa intendete con “veicolare” e tanto meno dite in cosa consiste la “questione del socialismo”. Limitiamoci pure alla “controtendenza politica”. Le vicende del M5S e dei due governi Conte hanno mostrato che per alimentare una tendenza politica (intendendo con questo non compilare il programma per una lista elettorale, ma realizzare misure favorevoli alle masse popolari), non basta raccogliere molti voti (M5S nel 2018 era arrivato al 32% di voti validi e al 23.5% di elettori residenti in Italia) ma occorre 1. essere decisi a fare e a vincere (non accettare infiltrati delle Larghe Intese come ministri del proprio governo), 2. godere nel paese del concorso di organismi operai e di organismi popolari che collaborano con il governo ad attuare (e a far attuare dalla Pubblica Amministrazione defenestrandone i dirigenti e i funzionari che latitano o sabotano) le misure indicate nel programma elettorale.

Indebolire la catena imperialista che trascina l’umanità sul piano inclinato non è un’alternativa a finire dove il piano inclinato porta, è solo ritardare la distruzione del genere umano in cui esso termina. È per caso che non dite dove il piano inclinato porta?

In realtà la rivoluzione fatta in Russia, la rivoluzione cinese, la rivoluzione cubana sono state e sono alternative al lasciarsi trascinare sul piano inclinato: sono state e sono il salto su una strada diversa, la strada che conduce alla nuova umanità, l’umanità comunista.

Marx ed Engels hanno scoperto e mostrato analizzando la storia dell’umanità che sono gli uomini stessi che fanno la loro storia, non il dio che Bergoglio esorta i suoi seguaci a pregare perché cambi il corso catastrofico delle cose che come gli dei dell’antichità avrebbe inflitto agli uomini. Hanno mostrato che la loro storia gli uomini l’hanno fatta e la fanno tramite la lotta tra classi e che è il proletariato che costruirà l’umanità che deve succedere a quella che gli uomini hanno costruito guidati dalla borghesia, la classe che ha impersonato e imposto il modo capitalista di produzione delle condizioni materiali della loro esistenza. La rivoluzione socialista consiste nell’imboccare la strada della costruzione della nuova umanità e proseguire su di essa vincendo i tentativi di distoglierli da essa che la borghesia certamente farà con scienza e senza scrupoli.

Il compito dei comunisti oggi in Italia e negli altri paesi imperialisti consiste nel fare avanzare la rivoluzione fino a instaurare il socialismo e a questo fine arrestare l’eliminazione delle conquiste strappate e la delocalizzazione del sistema produttivo: la rottura della gabbia euroatlantica è un aspetto indispensabile di questo corso.

L’umanità deve ed è in grado di avanzare nella rivoluzione socialista.

Oggi si scontrano due classi (il proletariato contro la borghesia), due vie (la via alla società comunista di contro a devastazione e inquinamento della Terra fino all’estinzione della specie umana), due linee (far avanzare la rivoluzione proletaria fino a instaurare il socialismo o mobilitare le masse popolari in rivendicazioni sindacali e politiche per indebolire l’anello italiano della catena imperialista e rallentare il catastrofico corso delle cose che essa impone).

Che la campagna di incontri e dibattiti pubblici che avete promosso rafforzi il proletariato, la via al comunismo, la linea della rivoluzione socialista!

La borghesia imperialista dal 1917 al 1976 ha dovuto rincorrere le forze della rivoluzione proletaria per soffocarle. Dagli anni ’70 ha di nuovo preso la testa del corso delle cose e ha trascinato l’umanità su un piano inclinato: abbrutimento delle masse popolari e devastazione della Terra. Che gli ultimi cinquanta anni siano una parentesi nella storia dell’umanità! Che il proletariato con alla testa i comunisti riprenda il sopravvento!

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, tecnico sportivo CSEN Abruzzo, nome di attaglia partigiano Sirio B