L’Aquila

”ABBATTERE I LUPI? INUTILE E DANNOSO. IL PREDATORE NON FA ALTRO CHE APPROFITTARSI DELL’INCURIA UMANA. LA CONVIVENZA E’ POSSIBILE CON IMPEGNO E COSTANZA DEL PASTORE”

Pietro Tomei da una vita fa il pastore in Abruzzo nella zona di Bagno in provincia di L’Aquila e pur nelle difficoltà di convivere con i lupi (nel 2015 un gregge venne praticamente decimato ma lui capì che se era accaduto la colpa non era del predatore ma sua che non aveva difeso a dovere le pecore e i cani) è convinto che questo sia un animale fondamentale per garantire gli equilibri naturali: ”Iniziate a metterlo in difficoltà facendo in modo che torni a predare le sue prede naturali ne gioverà non solo l’agricoltura ma anche l’allevamento con pascoli non più distrutti dai cinghiali e con malattie non più trasmesse da volpi caprioli o cervi”

Pietro Tomei, il pastore di Bagno (AQ) che ha sempre compreso l’importanza dei lupi predatori come regolatori ecologici negli ecosistemi naturali e come tenerli a bada grazie ai suoi cani pastori maremmani abruzzesi per evitare attacchi al suo gregge di pecore
https://www.ildolomiti.it/ambiente/2023/abbattere-i-lupi-inutile-e-dannoso-il-predatore-non-fa-altro-che-approfittarsi-dellincuria-umana%C2%A0la-convivenza-e-possibile-con-impegno-e-costanza-del-pastore

Di Luca Pianesi – 13 settembre 2023 – 13:03

L’AQUILA. Sparare non serve, serve mettere in sicurezza il bestiame e rendere al predatore più difficoltoso predare gli animali da reddito che quelli selvatici. Questo concetto tanto semplice quanto efficace è il succo del discorso di Pietro Tomei, 31enne, pastore da una vita in Abruzzo. Uno di quelli che con i lupi, tanti e organizzati, si confronta da anni. Uno che nel 2015 si vide un gregge massacrato (50 pecore di 70) proprio da un branco di lupi che riuscirono anche ad abbattere l’intera famiglia di cani da pastore che lo accompagnavano. In quel caso a distruggere il recinto erano state le stesse pecore che spaventate lo avevano abbattuto esponendosi a facili predazioni ma da quel momento ha capito che la colpa di quanto accaduto era prima di tutto sua.

”La prima cosa che ho pensato è che sono stato uno stupido – aveva detto all’epoca -. Dovevamo costruire recinzioni migliori. Avevo usato una rete non adatta, e ho capito di aver sbagliato. Dare la colpa al lupo non ha senso, è come prendersela col maltempo, la pioggia o il vento. È un elemento naturale come tutti gli altri, appartiene alla montagna e la montagna appartiene a lui”. Oggi il pastore spiega quanto sia sbagliata la strategia adottata da alcuni territori (leggasi Trentino e Alto Adige che pure hanno in totale pochi esemplari di lupi sul territorio rispetto a buona parte del resto d’Italia) di ”sparare”.

”Perché è sbagliato sparare al lupo? Il lupo è un animale indispensabile per l’ecosistema e la biodiversità  – spiega – ma come tutti sappiamo crea dei disagi nel campo allevatoriale. In molte regioni italiane si pensa che non si possa convivere con esso è quindi è giusto doverlo sterminare. Ma sparare al lupo è la cosa peggiore che si possa fare in quanto significherebbe indebolire un branco o disperderlo provocando quindi un incremento massiccio di predazioni su animali da reddito o comunque domestici. La funzione del branco è instaurata da gerarchie di dominanza e gli attacchi sono coordinati dal capo branco. È sempre quest’ultimo a scegliere la preda. Ovviamente come tutti gli esseri viventi sceglie la preda più facile con meno dispendio energetico quindi i nostri animali che con la selezione hanno perso l’istinto di sopravvivenza”.

E allora cosa si può fare per convivere con questi animali? La risposta è semplice: ”Per evitare che questi vengano a predare il bestiame è dunque importante metterlo in sicurezza con l’ausilio dei cani e la presenza del pastore. Molte zone purtroppo hanno un flusso notevole di turismo e ciò implica delle difficoltà nell’utilizzo dei cani, utilizzo che alla fine dei conti è comunque possibile con la presenza vigile del pastore. Le spese di mantenimento che molti citano essere impossibili non sono così ‘impossibili’ ad esempio io uso una crocchetta ad alto valore proteico pagandola 15 euro al sacco e con sacco di 18 chili se mi attengo alle istruzioni ci alimenti 27 cani al giorno e figuratevi che per me in un giorno ne spendo il doppio se pure basta”.

E anche a chi solleva la questione delle spese veterinarie Tomei risponde spiegando che la spesa alla fine è minima anche da questo punto di vista. ”Le spese veterinarie un altro problema sempre elencato un altra stronzata assurda che ti costa un po’ di più nel primo anno di vita con 3 vaccini e 4 sverminazioni che poi diventeranno l anno dopo 1 vaccino annuale e 2 sverminazioni annuali per un costo di massimo 40 euro annui quindi il costo di mantenimento di una buona muta di cani è relativo ma la verità è che non si ha la voglia di prendersi delle responsabilità che ti costringono a lavorare un po’ più del solito”.

”Detto questo – conclude il pastore abruzzese – torniamo a parlare del lupo questa bestia killer che altro non fa che approfittarsi dell’incuria umana prelevando animali facili evitando quelli difficili. Iniziate a metterlo in difficoltà facendo in modo che torni a predare le sue prede naturali ne gioverà non solo l’agricoltura ma anche l’allevamento con pascoli non più distrutti dai cinghiali e con malattie non più trasmesse da volpi caprioli o cervi. Sparare sul lupo provocherebbe solo ritorsioni e nessun miglioramento. La convivenza è possibile con impegno e costanza del pastore e con l’aiuto di cani validi”.

Fonte: Il Dolomiti

#PietroTomei, pastore di #Bagno #LAquila: “Abbattere i #lupi? Inutile e dannoso. Il #predatore non fa altro che approfittarsi dell’incuria umana. La #convivenza è possibile con #impegno e #costanza del pastore” #IlDolomiti

https://x.com/bralex84/status/1706257651426832866

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

TERREMOTO DELL’AQUILA, GOVERNO ITALIANO CONDANNATO A RISARCIRE I FAMILIARI DELLE VITTIME

Otto milioni di euro per 30 parti civili, il tutto a causa delle dichiarazioni dell’ex numero 2 della Protezione Civile, che tranquillizzò la popolazione alle prese da mesi con uno sciame sismico

L’Aquila, distruzione dopo il sisma (Ansa)
https://www.unionesarda.it/news/italia/terremoto-dellaquila-governo-condannato-a-risarcire-i-familiari-delle-vittime-u6qxki82

Il Tribunale civile dell’Aquila ha condannato la Presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire otto milioni di euro alle 30 parti civili per le rassicurazioni prospettate dall’ex numero due del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, già condannato con sentenza passata in giudicato a 2 anni di reclusione.

L’iniziativa legale riguarda il lavoro della Commissione Grandi Rischi riunita all’Aquila il 31 marzo 2009, a cinque giorni dalla tragica scossa, che avevano tranquillizzato la popolazione alla prese con uno sciame sismico da alcuni mesi

La battaglia legale è stata portata avanti dagli avvocati Maria Teresa di Rocco e Silvia Catalucci, che nel 2010 avevano deciso di intraprendere l’azione civile anziché quella penale nei riguardi della stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri perché la Commissione Grandi Rischi è organo consultivo della stessa.

Il risarcimento ai familiari delle vittime non è stato suddiviso in parti uguali, ma in base ai danni subiti.

«Accertata quindi almeno potenzialmente l’idoneità delle dichiarazioni del De Bernardinis ad incidere causalmente sulla condotta dei cittadini dell’Aquila, si tratta di verificare in questa sede, se tale efficacia causale sia stata anche dimostrata, all’esito dell’istruttoria civile, nei confronti degli attori non costituitisi parte civile nel processo penale, si legge nella sentenza del giudice del Tribunale civile dell’Aquila.

Quelle frasi rassicuranti erano state rese una settimana prima del sisma dell’Aquila il 6 aprile del 2009, (309 morti, migliaia di feriti e decine di migliaia di sfollati) dall’ex numero due del Dipartimento di protezione civile, che secondo lo stesso Tribunale condizionò le abitudini della stessa popolazione che rimase in casa invece di trovare riparo all’esterno.

«In particolare Bernardo De Bernardinis – si legge in un passaggio della sentenza – aveva affermato a proposito dello sciame sismico che “non c’è pericolo, l’ho detto anche al sindaco, la comunità scientifica mi continua a confermare che anzi è una situazione favorevole, perciò, uno scarico di energia continuo…”. Tali dichiarazioni sono state ritenute in sede penale idonee ad incidere sul comportamento dei cittadini e conseguentemente siccome frutto di negligenza, imperizia, ed imprudenza anche a fondare la responsabilità penale dello stesso e la conseguente condanna del responsabile civile odierno convenuto al risarcimento dei danni subiti dalle vittime».

È stato inoltre ritenuto che «la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva ed ha avuto la concreta possibilità di verificare la correttezza dell’operato degli imputati sia in ossequio a precisi doveri normativi sia in applicazione delle generiche regole di diligenza prudenza e perizia. Tale dovere di controllo si esplicava certamente nei confronti del De Bernardinis stante il suo ruolo di Vice Capo Dipartimento Nazionale di protezione civile, organo facente capo proprio alla Presidenza del Consiglio dei ministri».

Fonte: Unione Sarda

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

TERREMOTO L’AQUILA, PER IL TRIBUNALE “CI FU CONCORSO DI COLPA DEL 30% DELLE VITTIME”

Il Tribunale de L’Aquila: È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile”.

Vi fu un “concorso di colpa delle vittime”. È destinata a far discutere la sentenza pronunciata dal tribunale civile dell’Aquila.

La giudice Monica Croci ha infatti accolto la richiesta di risarcimento da parte dell’Avvocatura dello Stato verso i proprietari degli appartamenti del palazzo di via Campo di Fossa a l’Aquila dove, a causa del crollo imputabile al sisma – avvenuto la notte del 6 aprile 2009 – morirono 24 persone.

Dopo il drammatico evento sismico gli eredi delle vittime – disponendo di perizie che attestavano irregolarità in fase di realizzazione dell’immobile e una “grave negligenza del Genio civile nello svolgimento del proprio compito di vigilanza sull’osservanza delle norme poste dalla legge vigente, in tutte le fasi in cui detta vigilanza era prevista” – avevano denunciato (per milioni di euro di danni)  il ministero dell’Interno e il ministero delle Infrastrutture per le responsabilità della Prefettura e del Genio Civile per i mancati controlli durante la costruzione, il Comune dell’Aquila per responsabilità analoghe e le eredi del costruttore Del Beato per le responsabilità in fase di costruzione.

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Il tribunale tuttavia ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime pari al 30% perché ha ritenuto siano stati imprudenti a non uscire dall’edificio dopo la seconda scossa e ha condannato i Ministeri e le eredi Del Beato, respingendo le domande nei confronti del Comune e nei confronti del condominio

La sentenza parla chiaro: “È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile”, recita il testo.

“Concorso che tenuto conto dell’affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell’edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi nella misura del 30 per cento. Ne deriva che la responsabilità per ciascun Ministero è del 15 per cento e per il residuo 40 centro in capo agli eredi del costruttore Del Beato”.

Fonte: Fanpage

continua su: https://www.fanpage.it/attualita/terremoto-laquila-per-il-tribunale-ci-fu-concorso-di-colpa-del-30-delle-vittime/
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https://www.ilcapoluogo.it/2021/04/06/terremoto-laquila-crollo-casa-dello-studente-12-anni-dopo/
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Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

PERDONANZA CELESTINIANA EDIZIONE 728, L’AQUILA 23-30 AGOSTO 2022

https://perdonanza-celestiniana.it
SPETTACOLARE FOTOGRAFIA DELLA BASILICA DI SANTA MARIA DI COLLEMAGGIO A L’AQUILA SCATTATA LA NOTTE DEL 23 AGOSTO 2022 IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI APERTURA DELLA 728ESIMA EDIZIONE DELLA PERDONANZA CELESTINIANA. DA NOTARE I TRE ROSONI DELLA FACCIATA ILLUMINATI DI GIALLO DALL’INTERNO, FACCIATA CHE RAPPRESENTA L’IMPRONTA DEL TESSUTO SINDONICO DI GESU CRISTO, CROCI ROSSE SU FONDO SCACCHI BIANCO, IL SIMBOLO DEI CAVALIERI TEMPLARI!

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, tecnico sportivo CSEN Abruzzo

MOBILITÀ L’AQUILA: PRESENTATO IL BICIPLAN, 177 CHILOMETRI DI PISTE CICLABILI TRA CENTRO E PERIFERIE

PRESENTATO A L’AQUILA IL BICIPLAN CHE PREVEDERA’ LA REALIZZAZIONE DI UNA RETE INTEGRATA DI PISTE CICLABILI TRA CENTRO E PERIFERIE DI BEN 177 KM! https://abruzzoweb.it/mobilita-laquila-presentato-il-biciplan-177-chilometri-di-piste-ciclabili-tra-centro-e-periferie/
https://abruzzoweb.it/laquila-presentato-il-biciplan-90-km-di-piste-tra-centro-e-periferie/

L’AQUILA – Un ambizioso piano da circa 41 milioni di euro di percorsi ciclabili già in parte finanziati, che si pone il duplice obiettivo di creare veri e propri itinerari turistici, che tocchino i principali punti di attrazione dentro e fuori le mura cittadine, e decongestionare la città dalle auto dando la possibilità, a chi lavora o va a scuola, di spostarsi con mezzi di mobilità alternativa.

È il Biciplan, presentato stamattina dal sindaco Pierluigi Biondi, dall’assessore alla Mobilità Carla Mannetti, dall’ingegnere Eleonora Laurini, che lo ha redatto insieme ad Alessandro Celi, dal dirigente Marco Marrocco e dai funzionari del Settore Trasporto Pubblico locale, Mobilità Sostenibile e Politiche Europee del Comune dell’Aquila.

Costola del Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums), nelle scorse settimane definitivamente approvato dal Consiglio comunale, il Biciplan prevede la pianificazione di una rete costituita da piste ciclabili di carattere sia turistico che di collegamento delle varie frazioni con il centro storico per complessivi 177 chilometri.

A seguito di partecipazione pubblica, infatti, sono state recepite oltre 40 proposte per implementare l’iniziale rete composta da 90km di tracciati, fino a 177km in totale, per un importo previsto di lavori aumentato da 26 a 41 milioni.

Con collegamenti dal centro storico alla stazione ferroviaria, da via XX Settembre al polo universitario di Coppito e all’ospedale, da Roio a Pianola, dalla Villa comunale alle 99 Cannelle. Una rete che integra la pista ciclabile polifunzionale che va da Capitignano a Molina Aterno, di cui il primo lotto realizzato è quello di Monticchio.

“Il Biciplan è un programma integrante della pianificazione strategica urbana e rappresenta la concreta risposta a tre positive condizioni di partenza che lo definiscono come uno strumento programmatorio e pianificatorio di infrastrutture ciclistiche”, ricordano il sindaco Biondi e l’assessore Mannetti, “l’adozione di una logica di rete intesa come un approccio più efficace e coerente abbandonando la più diffusa adozione di interventi ‘a singhiozzo’  spesso legati all’urgenza, a danno di un sistema di rete connessa e strutturata; la definizione di una strategia di piano attraverso una rete ciclabile di itinerari turistici ed urbani di collegamento realizzabili a breve ed a lungo termine; l’individuazione di percorsi secondari di collegamento di poli attrattivi o di semplice collegamento di centri abitati minori”.

“Nella redazione del piano si è tenuto conto di tutti i progetti che negli anni hanno interessato porzioni di percorsi ciclabili, o tratti più estesi di collegamento, come la dorsale della Valle dell’Aterno”.

“Ogni percorso”, illustra l’assessore, “verrà studiato attentamente con l’allargamento delle carreggiate o la realizzazione di tratti di pista dedicati a fianco alle arterie principali”, ha spiegato l’assessore, chiarendo ancora una volta che le piste previste dal Biciplan nulla hanno a che vedere con la rete della mobilità d’emergenza già realizzata, che è “uno strumento per sensibilizzare gli automobilisti alla presenza, sempre più numerosa, di ciclisti. Un modo per tutelare i più deboli, cioè coloro che si muovono in bici o con monopattino, ricordando agli automobilisti che quello spazio è condiviso”.

Abruzzoweb

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

MORTO GIAMPAOLO GIULIANI, IL PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO INFN DEL GRAN SASSO CHE PREDISSE IL TERREMOTO DI L’AQUILA DEL 6 APRILE 2009

È morto Giampaolo Giuliani: suoi gli studi per prevedere i terremoti dalla misurazione del radon

http://www.fondazionegiuliani.it

L’AQUILA – E’ morto nella notte, dopo una breve malattia, all’età di 75 anni, Giampaolo Giuliani. Ex tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario distaccato presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, Giuliani è salito alla ribalta per gli studi sul radon come precursore sismico.

Studi che hanno preceduto di qualche tempo la scossa devastante del 2009 all’Aquila e che gli avrebbero permesso, almeno secondo molte testimonianze, di preallertare molte persone. Studi che sono proseguiti nel tempo, anche attraverso una Fondazione che lo ha portato a confrontarsi con molti studiosi mondiali.

“Un uomo generoso, caparbio, legatissimo alla famiglia e per i quale la parola “amicizia” ha un grande valore”, si legge nella pagina della Fondazione che porta il suo nome e che ha annunciato la sua scomparsa.

Addio a Giampaolo Giuliani, lo studioso dei precursori sismici

L’AQUILA – È venuto a mancare Giampaolo Giuliani, legato alle ricerche sul radon e precursori sismici.

https://www.ilcapoluogo.it/2022/02/26/addio-a-giampaolo-giuliani-lo-studioso-dei-precursori-sismici/

L’AQUILA – È venuto a mancare Giampaolo Giuliani, legato alle ricerche sul radon e precursori sismici. Aveva 75 anni.

“Questa notte è venuto a mancare Giampaolo Giuliani, dopo una breve malattia. Un uomo straordinario, che alla ricerca sui precursori sismici ha dato tantissimo, un uomo generoso, caparbio, legatissimo alla famiglia e per i quale la parola “amicizia” ha un grande valore”. L’annuncio giunge dalla Fondazione Giuliani. I funerali si terranno lunedì 28 febbraio alle 11,00 presso la chiesa del Cimitero. Giuliani era nato a L’Aquila l’11 maggio 1947.

Sentite condoglianze alla famiglia da parte di David, Roberta, Eleonora e da tutta la redazione del Capoluogo.it.

L’Abruzzo perde Giampaolo Giuliani, fu il tecnico che annunciò il terremoto dell’Aquila del 2009

https://www.marsicalive.it/labruzzo-perde-giampaolo-giuliani-fu-il-tecnico-che-annuncio-il-terremoto-dellaquila-del-2009/

L’Aquila. “Questa notte è venuto a mancare Giampaolo Giuliani, dopo una breve malattia. Un uomo straordinario, che alla ricerca sui precursori sismici ha dato tantissimo, un uomo generoso, caparbio, legatissimo alla famiglia e per i quale la parola “amicizia” ha un grande valore”.

L’Aquila e l’Abruzzo intero perdono Giampaolo Giuliani. A darne annuncio è stata questa mattina la Fondazione Giuliani.

Giampaolo Gioacchino Giuliani, classe 1947, è stato un ex tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario distaccato presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso.

In occasione del terremoto che il 6 aprile 2009 che ha devastato la città dell’Aquila, il suo nome fece il giro dell’Italia intera, diventando famoso. E non solo in Italia. Fu lui, infatti, con i suoi studi, a parlare di una previsione del devastante evento sismico che poi si verificò.

Dal 1971 al 1984 è stato tecnico di ricerca in astrofisica presso l’Osservatorio astronomico di Campo Imperatore, dipendente IAS (Istituto Astrofisica di Frascati); dal 1984 al 1990 all’Osservatorio astronomico di Campo Imperatore, all’Aquila.

Ha lavorato nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) come collaboratore tecnico non laureato dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario di Torino, una delle venti strutture dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Ha partecipato prima all’esperimento EAS-TOP e poi all’esperimento Large Volume Detector(LVD) per la rivelazione di neutrini prodotti da collasso gravitazionale stellare.

Pezzopane: “La morte di Giampaolo Giuliani addolora, persona generosa”

“La morte di Giampaolo Giuliani mi addolora, era una persona generosa che aveva un solido obiettivo. Studiare e cercare un sistema di previsione dei terremoti, ed in questo senso aveva lavorato sui precursori sismici in maniera assidua. Se penso a Giampaolo, immediatamente ripenso ai giorni prima e dopo il terremoto del 6 aprile, durante lo sciame sismico che ossessionava L’Aquila, a come fu osteggiato ed addirittura denunciato. Ho partecipato con lui a vari incontri ed iniziative ed era sempre spinto da un generoso desiderio di capire e di trovare soluzioni. Per un lungo periodo è stato un punto di riferimento ed in molti a lui si rivolgevano per sapere qualcosa di più. Lo ricordo con affetto. Condoglianze alla famiglia”.  Così Stefania Pezzopane ricorda Giampaolo Giuliani nel giorno della sua scomparsa.

https://www.byoblu.com/tag/giampaolo-giuliani/

https://www.byoblu.com/2009/12/10/sabotaggio-giampaolo-giuliani/

https://www.facebook.com/pages/category/Community/BASTA-con-questa-Scienza-Ufficiale-che-BLOCCA-ogni-ricerca-NON-ALLINEATA-68150816365/

http://www.6aprile.it

https://www.provincia.laquila.it/comunicati-stampa/item/1949-terremoto-del-6-aprile-2009

https://ingvterremoti.com/category/terremoti_italia/il-terremoto-dellaquila-del-2009/

https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/terremoto-aquila-2009

https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/3.32.-6-aprile-2009-64b1bc0c-749f-4834-a65e-370bb9318f91.html

https://archiviodpc.dirittopenaleuomo.org/d/2120-la-sentenza-sul-terremoto-dell-aquila-una-guida-alla-lettura

Ripercorriamo insieme la catena di eventi tellurici che funsero da premonitori sismici tra Novembre 2008 e Marzo 2009, una sequenza di 200-300 scosse a debole magnitudo che si concentrarono nella zona tra Roio (AQ) e Lucoli (AQ), come segnalato dallo stesso Giuliani.

http://www.6aprile.it/conoscere-i-terremoti/sisma-dellaquila/2009/06/15/sequenza-sismica-del-terremoto-dellaquila.html

http://prev.enea.it/sisma%20Aquila%20-%20Rinaldis%20-%20Sequenza%20Sismica%20Abruzzo%20-%20EAI2009-3.pdf

http://lnx.fondazionegiuliani.it/earthquake/sequenza-laquila-2009

https://www.arcgis.com/home/item.html?id=6f97995454034c2ea095cc85b26e0d91

https://www.arcgis.com/apps/webappviewer/index.html?id=6f97995454034c2ea095cc85b26e0d91

Eccola qui la scossa sottostimata di magnitudo 6.1 Richter registrata dall’INGV. In realtà la stessa fu classificata di magnitudo 6.7 Richter proprio dall’Osservatorio Astronomico Nazionale INFN sul Gran Sasso da Giampaolo Giuliani:

http://terremoti.ingv.it/event/1895389

Epicentro in Google Maps della scossa di magnitudo 6.3 delle 3.32 del 6 Aprile 2009 registrato a Monte Luco a Roio Poggio in L’Aquila vicino la Facoltà di Ingegneria

Epicentro in Google Earth della scossa di magnitudo 6.3 delle 3.32 del 6 Aprile 2009 registrato a Monte Luco a Roio Poggio in L’Aquila vicino la sede della Facoltà di Ingegneria

https://www.google.com/maps/place/42°20’31.2″N+13°22’48.0″E/@42.342,13.38,11z/data=!4m5!3m4!1s0x0:0x8fc55f8a920801fc!8m2!3d42.342!4d13.38?hl=en

Proprio oggi che è morto il nostro Giampaolo, un evento sismico debole di magnitudo 3.2 si è originato a 3 km ad Ovest di Cocullo (AQ), quasi un terremoto segno del destino atto a salutare per l’ultima volta colui che ha cercato di prevederli per una vita intera.

http://terremoti.ingv.it/en/event/30085961

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

IL QUATRE DES CHIFFRE

Vasto (CH), lì 29 Dicembre 2021 ore 15.51

Salve a tutti amici ed amiche, il presente articolo è per informarvi che ho ripreso da ieri stesso le mie ricerche indipendenti sulla Basilica di Santa Maria di Collemaggio in L’Aquila, basandomi sulla infinita sapienza della mia amica ex-avvocato di Stato, la Dott.ssa Maria Grazia Lopardi, una delle massime esperti in Italia delle connessioni vigenti tra L’Aquila, Federico II Hohenstaufen di Svevia suo fondatore, il frate eremita Pietro Angeleri del Monte Morrone sulla Maiella qui in Abruzzo, divenuto al secolo Papa Celestino V dal 29 Agosto al 13 Dicembre 1294, i cavalieri templari, della Basilica di Collemaggio costruita nel 1288, 20 anni dopo esatti dalla “Battaglia di Tagliacozzo” nei Piani Palentini nei pressi di Scurcola Marsicana (AQ), battaglia combattuta il 23 Agosto 1268 tra gli eserciti guelfo angioino di Re Carlo I D’Angiò e quello svevo ghibellino dell’Imperatore Federico II di Svevia, che affidò le sue armate al giovane nipote ultimogenito della dinastia Hohenstaufen, il principe appena 16 enne Corradino di Svevia, una battaglia che determinò, in maniera indelebile, il destino dell’Italia Meridionale dopo il 1268. Il 29 Agosto del 1294 qui venne incoronato Pietro Angeleri del Monte Morrone, al secolo assunse il nome di Papa Celestino V, il Papa dell’Età dello Spirito, colui che prese le distanze dalla Chiesa cattolica di Roma per evitare che la sua città ed il suo segreto contenuto al suo interno, potesse essere distrutto. Alla cerimonia di incoronazione furono presenti alcuni dei personaggi più influenti del tempo: Re Carlo I d’Angiò, il vincitore della Battaglia di Tagliacozzo, combattuta 20 anni prima ed il sommo poeta Dante Alighieri, che in seguito definì ingiustamente Papa Celestino V “colui che per viltade fece il gran rifiuto” per aver rifiutato il Papato il 13 Dicembre dello stesso anno e non certo per incapacità di assolvere al suo compito di pastore della Chiesa, ma probabilmente dovette rinunciare a tale carica per proteggere un segreto, una reliquia sacra cristiana, che venne affidata lui dai cavalieri templari in persona, durante il viaggio di ritorno da Lione del 1274, dove si tenne un importante Concilio Vaticano, Il Concilio II Lione presieduto da Papa Innocenzo IV: è qui che si incontrarono il Papa e Pietro Angeleri del Morrone che percorse ben 1200 km a piedi in pieno inverno per impedire, l’abolizione di una delle congregazioni monastiche considerate minori, la congregazione dei poveri frati eremiti morronesi e chiese anche che venisse evitata la fusione dei Templari, il braccio armato dei monaci cistercensi, con l’ordine pacifico degli Ospedalieri, ottenendo entrambe le cose. Appena Pietro Angeleri ebbe tra le mani questa reliquia sacra, la conservò, si fece fondare una città dove poter difendere questo segreto ed aspettò di divenire Papa prima di avere il potere necessario per portare avanti il suo progetto. Secondo studi della grande Maria Grazia Lopardi, è scritto in un documento massonico tedesco, il documento Schiffman che riporta tra l’elenco degli oggetti sacri alla cristianità, l’indice della mano destra di San Giovanni Il Battista, protettore dei cavalieri templari, che il nostro attuale calendario gregoriano ricorda ogni 24 Giugno. Maria Grazia è molto erudita anche in merito all’architettura sacra medioevale contenuta all’interno della Basilica di Santa Maria di Collemaggio e nelle importanti chiese gotiche francesi che presentano all’interno, un pavimento con un labirinto iniziatico, oltre alla simbologia e numerologia che lega L’Aquila, la Città Santa dell’Ovest a Gerusalemme, la Città Santa dell’Est.

La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, ultimata nel 1288 esattamente 20 anni dopo la Battaglia di Tagliacozzo, menzionata dal sommo poeta Dante Alighieri nella sua Divina Commedia al canto XXIII dell’Inferno
Basilica di Santa Maria di Collemaggio vista dall’alto: è possibile notare sulla destra la torre difensiva sveva che certifica il fatto che prima di divenire una chiesa gestita dalla Soprintendenza dei Beni Culturali e non dalla Chiesa cattolica di Roma, era un castello svevo adibito a fortezza
Particolare interno della Basilica di Santa Maria di Collemaggio prima del terremoto distruttivo del 6 Aprile 2009
Particolare interno della Basilica di Santa Maria di Collemaggio dopo il terremoto distruttivo del 6 Aprile 2009

La Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila si trova nel punto più alto della città sul colle omonimo che corrisponde al luogo del Monte degli Ulivi a Gerusalemme, basilica che ha annesso il Parco del Sole, che corrisponde al Giardino del Getsemani, dove Gesù Cristo spesso si raccoglieva in preghiera, luogo in cui poi venne consegnato da Guida Iscariota, arrestato dai Romani e poi crocifisso. La Basilica è allineata in cielo con la costellazione celeste della Vergine e con il solstizio d’estate, che astronomicamente, entra sempre ogni 21 Giugno: in questa giornata, un raggio di sole penetra all’interno del rosone centrale della chiesa e va poi a posizionarsi al centro del labirinto interno sul pavimento illuminandolo per pochi minuti, creando uno scenario veramente suggestivo.

Particolare del rosone centrale della Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila
Solstizio d’estate 21 Giugno Basilica di Collemaggio: il momento in ci un raggio di sole colpisce il rosone centrale ed entra nella Basilica
Solstizio d’estate 21 Giugno: un raggio di sole entra nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, andando ad illuminare il cerchio del labirinto posto nel pavimento della Basilica
Pavimento di Santa Maria di Collemaggio: si nota la conformazione a scacchi alternata bianco e rossa, i colori dello stemma dei cavalieri templari: a sinistra vi è a terra l’effige di Papa Celestino V, a destra è possibile vedere una raffigurazione dei 7 chakra, o centri di attivazione energetica che si trovano all’interno del corpo umano
Particolare del numero cristico 888 raffigurato all’intero del pavimento della Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila
Schema raffigurante il numero cristico 888 legato alla geometria sacra dell’ottagono che rappresenta connessioni tra Cielo e Terra, nonché l’attivazione magnetica del comportamento umano che Papa Celestino V conosceva molto bene come attivare
Particolare del pavimento con la croce templare bianca e rossa
Il simbolo del quatre des chiffres il quattro che diventa un nove
Particolare del quatre des chiffres

Le mie ricerche al momento, procedono in maniera autonoma ed ho deciso di focalizzare la mia attenzione sul Quatre des chiffre, un simbolo matematico che rappresenta un quattro che può diventare un nove, un simbolo legato all’architettura sacra medioevale conosciuta agli antichi mastri scalpellini dell’epoca che eressero la Basilica: è stato scoperto nel 2020, che questo simbolo è associato alla mappa RUAT che lega quanto riportato nella Divina Commedia di Dante Alighieri, alle geometrie sacre di Collemaggio e quella di Castel Del Monte ad Andria in Puglia, dichiarato patrimonio dell’UNESCO.

Castel del Monte Andria Puglia, castello fatto erigere nel 1240 per volontà dell’Imperatore Federico II Hohenstaufen di Svevia
Pianta ottagonale ripetuta per tre volte 888 che si rinviene a Castel del Monte ad Andria in Puglia

La stessa geometria sacra è rinvenibile anche nella pianta della Cupola della Roccia, la chiesa sacra oggi a ben tre religioni monoteiste: islamica, cristiana ed ebrea a Gerusalemme.

Rappresentazione della pianta interna ottagonale ripetuta per tre volte nella Cupola della Roccia di Gerusalemme
Cupola della Roccia a Gerusalemme
Il quatre des chiffre associato alla mappa del codice RUAT
Il codice svelato a Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila di Celestino V
La mappa RUAT con gioco numerico consistente nel rimescolamento dei numeri 1234 con sei possibili combinazioni con simboli che seguono armonicamente i multipli del numero 9. Il quatre des chiffre rappresenta il volo dell’Aquila in cielo

LA MORTE DELLA DEMOCRAZIA IN DIRETTA: 25 AGOSTO 2015 VISITA NON UFFICIALE MATTEO RENZI A L’AQUILA

Vasto (CH) lì 20 Ottobre 2021 ore 21.03

Amici ed amiche, buonasera a voi.

In questo articolo desidero ripercorrere con voi una giornata di assoluta follia che ho vissuto il 25 Agosto 2015 a L’Aquila da membro del Coordinamento No Ombrina Mare assieme al suo Coordinatore Alessandro Lanci di Frisa (CH), che salutai appena arrivai nel capoluogo abruzzese, una giornata dove assistetti in diretta alla morte della democrazia, perché in uno Stato che si definisce civile e di diritto, non dovrebbe essere consentito ai reparti della Polizia Celere di attaccare un inerme comitato di manifestanti che si stava opponendo fermamente alla vista non ufficiale in città dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, colui che nel 2012 disse a Enrico Letta: “Stai sereno!” e gli sfilò da sotto il naso lo scettro imperiale di Imperatore del Governo Italiano, per cui già da allora presi le distanze verso le leggi che regolano uno Stato di cui non sento più da anni di farne parte, semplicemente perché non mi rappresenta. La visita di Renzi che è venuto in elicottero a L’Aquila, consisteva nel visitare la città per definire la delicata e spinosa questione della ricostruzione post-sisma dopo il terremoto del 6 Aprile 2009 e che di fatto, non è mai avvenuta da parte del Governo, complice anche il fatto che gli aquilani, invece di rimboccarsi le maniche e partire intanto da soli nella ricostruzione della città, stanno aspettando arrivino gli aiuti economici da parte di uno Stato che ad oggi ha un debito pubblico alle stelle e che sta aspettando come una manna dal cielo i fondi europei legati al PNRR, ma per il momento non si è visto ancora un centesimo in Abruzzo, figuriamoci al tempo dei fatti narrati! Quel 25 Agosto 2015 era un martedì e quindi i membri del Comitato “di accoglienza” a Renzi erano appena in 120, perché si trattava di una visita pianificata apposta in una giornata lavorativa normale e non d sabato, altrimenti saremmo stati presenti in numero decisamente maggiore! Quel giorno vi erano dislocati circa 2000 tra poliziotti e carabinieri in città a tutela della sicurezza pubblica, ma a mio modo di vedere, non serviva assolutamente dotare i poliziotti di manganelli e di equipaggiarli in assetto antisommossa, per il motivo che eravamo in pochi e si trattava di una manifestazione pacifica, anche se non autorizzata dal Prefetto di L’Aquila. Alle ore 12 io mi trovavo alla Fontana Luminosa assieme a tutti gli altri membri del Coordinamento No Ombrina Mare che in quel periodo stava lottando per impedire al Governo che, attraverso l’allora Ministro all’Ambiente Gianluca Galletti, proprio in quel periodo, aveva partorito l’indegna misura del Decreto SbloccaItalia, che di fatto concedeva il permesso alle multinazionali di poter sfruttare ancora le energie non rinnovabili, petrolio gas e carbone, permettendo ad esse di poter lucrare e speculare sui territori che periodicamente, tenta di concedere loro i vari Governi politici e/o tecnici, che si avvicendano alla guida dell’Italia e quindi, d’accordo con tutti gli altri membri del Coordinamento, decidemmo di fare visita anche noi al Presidente del Consiglio a L’Aquila proprio affinché potessimo sapere le sue intenzioni sulle sorti della regione Abruzzo, visto egli e tutto il suo entourage, avevano intenzione di concedere il nostro territorio alla multinazionale inglese Rockhopper Exploration Inc, che già gestisce centinaia di impianti di trivellazione di petrolio al largo delle Isole Falkland, di proprietà dell’Inghilterra, ma geograficamente si trovano a pochi km dalle coste dell’Argentina.

https://rockhopperexploration.co.uk

Quando ho saputo che la Rockhopper aveva l’intenzione di dislocare una nave petroliera raffinatrice di petrolio lunga ben 330 metri chiamata FPSO a 6,5 km dal largo delle coste di Vasto Marina, dove attualmente vi è uno dei mari più belli d’Italia, ne sono diretto testimone visto che vivo a Vasto ormai da 8 mesi, dal 16 Marzo scorso, e sicuramente lo avrebbe inquinato con tutti gli incidenti legati agli sversamenti di petrolio in mare che si sarebbero potuti determinare e dal momento che al tempo non avevo ancora casa a Vasto, ma i miei genitori avevano intenzione di prendere casa lì nell’immediato futuro, mi incazzai come una Tigre feroce e chiesi al mio Responsabile della Federazione della Coldiretti L’Aquila ad Avezzano (AQ) sig. Berardino Meschieri di Pescina, di poter prendere un permesso dal mio servizio di Tirocinante Tecnico Archivista di domande PAC nell’ambito del PSR Abruzzo 2014-2020 presso il Centro Assistenza Agricola della Coldiretti di Avezzano, sito in Piazza Castello 12/B e partecipare a questa manifestazione contro l’attecchimento del progetto Ombrina Mare e ovviamente, contro la visita non ufficiale di Renzi a L’Aquila, che è stata una conseguenza, ma l’intento mio principale era quello di non permettere al Governo Renzi di svendere il Mare Adriatico alla Rockhopper. Tendo a specificare in questa sede che la stessa Coldiretti non si è mai dichiarata né a favore né contraria al progetto Ombrina Mare, sono sempre stati neutrali, perché sono una massa di pesci in barile che difendono soltanto gli interessi degli agricoltori facenti parte al loro circuito con Impresa Verde Abruzzo Srl e se ne fregano sia della cultura al rispetto dell’ambiente che della salute delle Comunità Locali che vivono all’interno dei loro territori e ovviamente, trattandosi di una questione riguardante un potenziale inquinamento di un territorio situato nella provincia di Chieti, loro stando nella provincia di L’Aquila se ne sono ampiamente fregati, dimostrando una dose di menefreghismo, indifferenza ed omertà in stile mafioso senza pari! A me non è fregato un cazzo lo stesso, piglia e sono partito alla volta di L’Aquila assieme al mio allora compagno di partito locale di Rifondazione Comunista Marsica, Ciro Sabatino, che al tempo era in cassa integrazione alla Clean Room, un impianto industriale sito nel Nucleo Industriale di Avezzano nato dalle ceneri della Micron: anche Ciro condivise il mio punto di vista ed insieme decidemmo di recarci in macchina a L’Aquila dove arrivammo poco prima delle 12 e da lì in poi ho iniziato a girare dei video, per mostrare il numero effettivo dei partecipanti alla manifestazione contro il progetto di petrolizzazione del Mare Adriatico Ombrina Mare che mostro qui di seguito:

Questo è tutto il materiale video in mio possesso in merito a quella giornata di straordinaria follia, ecco a voi altri video realizzati dalle testate giornalistiche locali abruzzesi:

RENZI, RENZI, FUORI DALL’ABRUZZO!!!” IL GRIDO DI BATTAGLIA DEI MANIFESTANTI DEL COORDINAMENTO NO OMBRINA MARE A L’AQUILA IL 25 AGOSTO 2015

https://www.ilgiornale.it/news/politica/proteste-e-scontri-allaquila-renzi-annulla-tappa-1163298.html

In merito a quest’ultimo video, desidero fare una importante precisazione: Matteo Renzi si mostrò solidale con una Soprintendente di Polizia che ebbe spaccato il setto nasale, gli organi principali di stampa hanno fatto credere agli italiani che fosse stata aggredita selvaggiamente da dei manifestanti pacifici del Coordinamento No Ombrina, quando in realtà, lei davanti alle scale della Basilica di San Bernardino da Siena, durante il fuggi fuggi generale dei manifestanti dispersi dalla prima carica dei celerini al nostro corteo, inciampò in un masso di porfido, cadde e si fracassò il setto nasale da sola, come è stato riportato da diverse testimonianze di manifestanti e semplici passanti, seguenti ai fatti avvenuti nel capoluogo abruzzese. Io quel giorno mi trovai in terza fila nel corteo dei manifestanti, in seconda fila davanti a me vi era Maurizio Acerbo, al tempo Segretario Regionale del Partito della Rifondazione Comunista oggi Segretario Nazionale del partito e accanto a lui, Alessandro Lanci. La prima carica dei poliziotti in assetto antisommossa, avvenne in via Panfilo Tedeschi, una via stretta come un budello che collega i Quattro Cantoni alla Basilica di San Bernardino da Siena e lì venne ferito con una manganellata, un anziano signore che si trovava in prima fila e che rischiò un infarto miocardico fulmineo, quando vide i poliziotti caricare tutta la prima fila del corteo e crollare sotto i colpi dei poliziotti, mentre il resto del corteo dalla seconda fila, alla terza dov’ero io in poi venne disperso e dovette temporaneamente arretrare, ma quel giorno ricordo che non cedemmo di un centimetro, perché non volevamo che il nostro territorio venisse svenduto ad una multinazionale del petrolio che avrebbe senz’altro inquinato uno dei mari più belli di tutta Italia. Dopo la prima carica subita in via Tedeschi, decidemmo di non andare ad intercettare subito il Premier lungo Corso Vittorio Emanuele II, per cui tornammo indietro verso il Castello, prendemmo la salita di Costa Masciarelli e andammo verso la Villa Comunale dove si stavano dirigendo Renzi, la senatrice aquilana del PD Stefania Pezzopane e l’allora Presidente della Giunta Regionale PD, Luciano D’Alfonso il quale, a mio parere e non sono il solo a dirlo qui in Abruzzo, è stato il peggior Presidente che abbia mai avuto la Regione nella sua storia amministrativa, pari quasi al collelonghese Ottaviano Del Turco, il Presidente PD che nel 2005 divenne famoso per l’inchiesta gudiziaria di Sanitopoli, assieme ad Angelini delle cliniche private nel pescarese. Arrivammo tutti davanti la sede del Gran Sasso Institute, il Centro Studi Gran Sasso dove vi erano dentro Renzi, Pezzopane, D’Alfonso e la gioventù pdina piena di giovani incravattati e indoppiopettati, gioventù che io la equiparo da sempre a quella hitleriana, per il modo di guardare le persone dall’alto in basso, soprattutto semplici manifestanti come noi che stavano lottando per avere il diritto a mantenere la propria terra intatta dall’inquinamento ambientale. Faccio ulteriormente presente che la senatrice Pezzopane definì il nostro Coordinamento: “Un gruppo di quattro gatti violenti facinorosi che hanno lanciato pietre contro le Forze dell’Ordine!” A me non risulta proprio, essendo stato all’interno del corteo, non ho visto alcun manifestante prendere in mano pietre, bottiglie o altri oggetti che avrebbero potuto mettere a repentaglio l’incolumità dei poliziotti o dei carabinieri. In realtà vi erano alcuni ragazzi simpatizzanti del Movimento 5 Stelle infiltratisi nel corteo dei manifestanti che avevano in mano delle uova rigorosamente biologiche che ad un certo punto, sono state da essi lanciate verso le Forze dell’Ordine, le uova a contatto con le divise si sono rotte, le hanno imbrattate, i poliziotti non c’hanno visto più e lo hanno preso come pretesto per caricarci non una, ma per ben due volte, è bene che la Pezzopane sia correttamente informata dello svolgersi dei fatti, non raccontare verità di comodo atte a screditare in tutti i modi possibili, anche i più scorretti e sleali, una manifestazione che fu pacifica dall’inizio alla fine con me all’interno, tanto è vero che quando ho visto questi ragazzi prendere in mano le uova dissi ripetutamente: “Fermi, fermi, che cazzo tirate le uova? Non serve a niente, se gliele tirate questi ci attaccano!!! Stanno in assetto antisommossa, ci prendono a manganellate!” e così è stato! Io mi sono salvato perché uso il cervello: come ho visto i poliziotti caricarci una seconda volta alla Villa Comunale davanti al Centro Studi Gran Sasso, mi sono andato a mettere a lato della strada sul marciapiede ed ho scongiurato il peggio, ma il rischio fu comunque altissimo e per tutti, non soltanto per me. Voglio raccontare un altro aneddoto che fa trasparire l’assoluto dispotismo dei sostenitori del PD anche qui in Abruzzo: ad un certo punto della contestazione, davanti al Gran Sasso Institute, quando i manifestanti hanno visto assieme Renzi, Pezzopane, D’Alfonso ed il suo Vice Giovanni Lolli ricordo che il compagno Sabatino gli disse di tutto: “Lolli, come ti permetti di svendere la nostra terra alle multinazionali? L’Abruzzo, è sacro, non si tocca!” Io gli dissi: “Cì zitto che qua c’arestano!” Lui: “Non me ne frega un cazzo, m’hanno messo pure in cassa integrazione, mi hanno distrutto il diritto di lavorare, la mia dignità non è in vendita ai soliti politicanti di turno!” e aveva ragione, capì che dovevo stargli vicino e l’ho fatto in quel frangente. Ricordo che l’allora Sindaco di Pratola Peligna (AQ), sempre del PD, si diresse verso un manifestante mentre urlava dal megafono: “No Ombrina! Renzi, Renzi fuori dall’Abruzzo!” gli strappò il megafono dalle mani e non glielo volle dare indietro, il manifestante si inalberò e ne nacque un parapiglia che poi venne sedato ridando il maltolto al povero manifestante che stava semplicemente esprimendo una forma di dissenso popolare. Quando assistetti alle due cariche dei celerini della Polizia di Stato a dei manifestanti inermi e pacifici, in quel preciso istante capì che la libertà e la democrazia sono state uccise, ecco perché da quel giorno vissuto a L’Aquila, realtà che conosco molto bene perché ci ho studiato all’Università per anni dal 2003 al 2009, sono stati violati i Diritti Fondamentali dell’Uomo.

Di seguito inserisco l’intervista fatta da Radio Radicale all’allora Segretario Regionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, intervistato sui fatti di L’Aquila:

https://www.radioradicale.it/scheda/451429/intervista-a-maurizio-acerbo-sulle-contestazioni-al-premier-matteo-renzi-in-visita-a?i=3449774

Posto di seguito degli articoli della stampa in merito al progetto Ombrina Mare ed il pericolo che per diversi anni, ha rappresentato per la vita delle specie vegetali, animali e delle comunità locali che vivono non soltanto nel territorio chietino, ma nell’intera Regione:

http://www.nuovosensocivico.it/ombrina-mare/

http://www.chietinuova3febbraio.it/sito/index.php

http://www.aknews.it/il-progetto-ombrina-mare-trivellazione-al-largo-delle-coste-abruzzesi-e-partito-ma-allitalia-tutto-questo-serve/

Via Panfilo Tedeschi, L’Aquila: la prima carica dei poliziotti della Celere in assetto antisommossa ai danni dei manifestanti pacifici del Coordinamento No Ombrina Mare stretti a collo di bottiglia tra i poliziotti provenienti dai Quattro Cantoni e la Basilica di San Bernardino da Siena dietro
Via Francesco Crispi, fronte Villa Comunale L’Aquila: la seconda carica dei poliziotti della Celere in assetto antisommossa ai danni degli inermi manifestanti del Coordinamento No Ombrina Mare

Di seguito i cartelloni da me realizzati e che mi ero portato alla manifestazione, ma non sono stati usati tutti:

Di seguito, eccomi ritratto con la bandiera No Ombrina del Coordinamento No Ombrina Mare e le mie scritte apposte sull’asta della bandiera, la stessa bandiera che sventolai durante la manifestazione No Ombrina, “la carica dei 60000” a Lanciano (CH) il 23 Maggio 2015:

ECCOMI CON IN MANO LA MIA BANDIERA NO OMBRINA MARE CHE SVENTOLAI ALLA MANIFESTAZIONE DI LANCIANO (CH) DEL 23 MAGGIO 2015
BANDIERA NO OMBRINA CON SCRITTA “RENZI, FUORI DALL’ABRUZZO” SULL’ASTA!
SCRITTA NO OMBRINA SULL’ASTA DELLA BANDIERA!
“RENZI, FUORI DALL’ABRUZZO” SCRITTA SULL’ASTA DELLA BANDIERA, DA VERO CONDOTTIERO!
“RENZI, FUORI DALL’ABRUZZO!” SCRITTA SU ASTA MIA BANDIERA NO OMBRINA

https://www.fattodiritto.it/ombrina-mare-il-progetto-della-piattaforma-al-largo-della-costa-abruzzese-tra-favoritismi-e-proteste/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/09/trivellazioni-abruzzo-non-accolta-richiesta-sospensione-di-ombrina-mare-regione-ricorreremo-al-tar/2204821/

http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/04/labruzzo-e-il-progetto-petrolifero-ombrina-mare/

Nel 2016, il Popolo abruzzese, grazie ai comitati cittadini che tutelano l’ambiente sul territorio Nuovo Senso Civico di Alessandro Lanci, il Forum H2O per l’Acqua Pubblica Augusto de Sanctis, le associazioni ambientaliste Legambiente, WWF Abruzzo e Italia Nostra, vinse questa battaglia ed il progetto di petrolizzazione del Mare Adriatico Ombrina Mare è stato momentaneamente scongiurato, nella viva speranza che in futuro le multinazionali delle energie non rinnovabili tornino ad avanzare delle proposte bestiali non compatibili con lo Sviluppo Sostenibile e con tutti gli altri obiettivi di Agenda 2030 dell’UE.

https://ilmanifesto.it/vittoria-degli-ambientalisti-chiude-la-piattaforma-ombrina/

Dott. Alessio Brancaccio