Mese: novembre 2022

LA MORTE DI DAVIDE REBELLIN, 30 NOVEMBRE 2022: UN MESE FA’ AVEVA APPENA TERMINATO LA SUA INCREDIBILE CARRIERA DI CICLISTA PROFESSIONISTA

Vasto (CH), lì 30 Novembre 2022 ore 20.37

Amici ed amiche, buonasera a tutti e a tutte.

Comunico in questa sede con immenso dolore la morte per un incidente su strada dell’ex-ciclista professionista Davide Rebellin, notizia che ho appreso durante l’edizione serale delle 20.30 del TG5 di Mediaset.

Morto Davide Rebellin: il campione di ciclismo travolto e ucciso da un camion. Si cerca l’autista

L’incidente è avvenuto lungo la Strada Regionale 11 (SR11), a Montebello Vicentino (VI). Il camionista potrebbe non essersi accorto di nulla.

Un sorridente Davide Rebellin, 51 anni: aveva appena terminato la sua carriera agonistica di ciclista professionista appena un mese fà https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/montecchio/morto-davide-rebellin-ciclismo-investito-ucciso-camion-1.9762592

L’ex campione di ciclismo Davide Rebellin, 51 anni, è morto oggi (mercoledì 30 novembre) in un incidente stradale durante un allenamento in bici. Il dramma si è consumato poco prima di mezzogiorno lungo la Regionale 11, a Montebello Vicentino. Rebellin è stato travolto e ucciso da un camion, che poi si è allontanato. 

Il campione di Lonigo, dopo 30 anni di professionismo, aveva chiuso la propria carriera poco più di un mese fa, con la partecipazione alla Veneto Classic. Classe 1971, nel 2004 vinse in otto giorni Amstel Gold Race, Freccia Vallone (poi conquistata altre due volte) e Liegi.

Montebello Vicentino, i carabinieri sul luogo dell’investimento (Foto ZONIN)

L’incidente è avvenuto lungo la strada Regionale 11, a Montebello, all’altezza del bar ristorante “La Padana”. Secondo una prima ricostruzione, il mezzo pesante nell’uscire dallo svincolo avrebbe colpito e travolto Rebellin, per il quale non c’è stato nulla da fare. L’autista non si è fermato, allontanandosi, ma non è ancora chiaro se si sia accorto o meno di quanto era successo. Sul posto è intervenuto il Suem 118, ma il medico non ha potuto fare altro che constare il decesso dell’ex campione. I carabinieri sono al lavoro per ricostruire la dinamica dell’incidente e rintracciare il camionista. 

Il luogo dell’incidente e la bici di Davide Rebellin (Foto ANSA)

Rebellin, il fratello ha riconosciuto la bici sull’asfalto

I carabinieri stanno setacciando le immagini delle telecamere di sicurezza di un ristorante accanto al luogo dello schianto, per poter individuare targa e modello del mezzo. L’ex campione era uscito con la sua bici da corsa e probabilmente stava percorrendo la regionale 11 Vicenza-Verona per rientrare a casa, a Lonigo. Tragica la circostanza in cui è avvenuto il riconoscimento della vittima. Un fratello di Rebellin, Carlo, aveva appreso dai media che c’era stato un incidente nella zona di Montecchio, un ciclista travolto da un mezzo pesante. Si è recato subito sul posto, forse per una sorta di presentimento, e ha subito riconosciuto la bici del fratello, accartocciata.

Un mese fa l’ultima corsa e l’annuncio del ritiro

Davide Rebellin aveva disputato la sua ultima gara poco più di un mese fa, il 16 ottobre, la Veneto Classic, sulle strade di casa. Aveva chiuso con un trentesimo posto, dopo una carriera straordinaria che ne aveva fatto uno dei ciclisti professionisti più longevo al mondo. E alla fine di quella gara Davide Rebellin, nato il 9 agosto 1971 a San Bonifacio (Verona) ma cresciuto e residente a Madonna di Lonigo ( Vicenza), aveva annunciato il suo ritiro. Anche se ogni giorno, come avvenuto oggi, amava percorrere molti chilometri in bicicletta.

Davide Rebellin, la carriera

Prima corsa con i pro: 5 agosto 1992, quattro giorni prima del suo 21esimo compleanno; ultima corsa, 16 ottobre 2022, a 51 anni compiuti alla Veneto Classic, 197,6 chilometri da Treviso a Bassano del Grappa su strada, pavè e gravel.
In mezzo 70 vittorie, una maglia iridata da junior nella 70 km nel 1989, 6 giorni in maglia rosa al Giro 1996, due partecipazioni ai Giochi olimpici, un periodo da n. 1 al mondo, grande esempio di dedizione alla bici e al ciclismo e uno dei migliori corridori italiani e nel mondo. 
Davide Rebellin aveva chiuso la carriera agonistica dopo 30 stagioni con i big del pedale, ma avrebbe continuato «ad andare in bicicletta». Da lunedì 17 ottobre, aveva detto «non cambierà molto per me, solo non metterò la stessa intensità nell’allenamento, ma in bici andrò sempre». 
Rebellin, aveva cominciato da B2 con la Pizzini di Malcesine dove vinceva cinque-sei gare di media ogni anno. 

La prima volta? A Povegliano il primo anno. Poi, da juniores il passaggio alla Riboli val d’Illasi. Alla “scuola Cordioli”, dove Rebellin crebbe, cominciò a fare le prime gare internazionali. Da Under corse con l’Opel Vighini con Billy Ceresoli diesse. 
Esordio con i prof nel 1992 a Camaiore, come Pantani, prima vittoria nel 1993 all’Hofbrau Cup in Germania. Senza alzare le braccia perché era una corsa a tappe dove non vinse una tappa. La prima a mani alzate è stata nel 1995 in volata su 40 corridori in una tappa del Giro del Trentino, davanti Frattini, Ferrigato, Fondriest, Berzin. 
Rebellin ha avuto una crescita graduale. Con Ferretti, all’Mg, tanti piazzamenti, ma poche vittorie. Al Giro 1996, tappa e sei giorni in rosa avevano fatto pensare potesse diventare corridore da corse a tappe. Anche perché oltre al 6° posto al Giro, era stato 7° alla Vuelta. 
L’anno dopo, nel 1997, la Francaise des Jeux lo prese come uomo di classifica per il Tour. Subito dopo quel Tour, Rebellin vinse la Clasica di San Sebastian e poi a Zurigo, gare di Coppa del mondo. 
Il trittico Amstel-Freccia-Liegi in otto giorni nel 2004 la sua gemma. Ha vinto Parigi-Nizza, Tirreno-Adriatico, Brixia Tour. Ha corso 9 volte i Mondiali. Il rimpianto è per il 2004 al Mondiale di Verona, che non aveva corso. A Verona c’era nel 1999, ma era caduto. Il miglior piazzamento il quarto posto nel 2008, con Ballan primo e Cunego secondo.

Tragedia nel ciclismo: è morto Davide Rebellin, investito da un camion

Il 51enne travolto a Montebello Vicentino. Dalle prime notizie sembra che il camionista non si sia fermato

Ciro Scognamiglio

Davide Rebellin, 51 anni. Bettini

L’ennesima tragedia della strada. Davide Rebellin, 51 anni, è stato travolto da un camion ed è morto lungo la strada Regionale 11, nel territorio del comune di Montebello Vicentino.

Secondo una prima ricostruzione dell’incidente il mezzo pesante uscendo da una rotatoria all’uscita di un ristorante per camionisti appena dopo pranzo avrebbe colpito e travolto l’uomo in sella alla bicicletta, deceduto all’istante. I carabinieri sono al lavoro per ricostruire la dinamica dell’incidente ma dalle prime informazioni sembra che l’autista non si sia fermato, allontanandosi. Ma ancora non è chiaro se si sia accorto dell’impatto con il ciclista oppure no.

Il luogo dell’incidente. Ansa

I SUCCESSI

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Una carriera più che trentennale tra i pro’, dall’agosto 1992 (subito dopo l’Olimpiade di Barcellona) al 16 ottobre 2022, quando aveva corso la Veneto Classic nella sua regione: è stata più unica che rara la carriera di Davide Rebellin, nato il 9 agosto del 1971. La sua prima squadra era stata la GB-MG: tra i suoi compagni di squadra Franco Chioccioli, Mario Cipollini e Franco Ballerini.

Tante le classiche che ha conquistato il vicentino ma su tutto spicca l’annata d’oro del 2004, quando divenne il primo della storia a vincere in 8 giorni Amstel Gold Race, Freccia Vallone (conquistata 3 volte in tutto) e Liegi-Bastogne-Liegi. Ma nel palmares spiccano anche San Sebastian, il Gp di Francoforte, tappe al Giro (fu anche maglia rosa) e alla Vuelta, la Tirreno-Adriatico e la Parigi-Nizza. Nel 2008 vinse la medaglia d’argento nella prova in linea all’Olimpiade di Pechino, che gli venne poi tolta per la positività al Cera. Un caso molto controverso, per il quale poi era stato assolto dal Tribunale di Padova sette anni dopo: lui aveva sempre rivendicato la propria innocenza. Tante le maglie vestite da Rebellin, tra cui Francaise des Jeux, Polti, Liquigas e Gerolsteiner. L’ultima era stata quella della Work Service. Tantissime le reazioni di cordoglio sui social, una su tutte quella del c.t. azzurro Daniele Bennati: “Ditemi che non è vero”.

Ciclismo in lutto: è morto Davide Rebellin, investito da un camion

L’incidente a Montebello, l’ex corridore aveva 51 anni

Addio Rebellin: Amstel e Freccia Vallone nel suo palmares
https://www.sportmediaset.mediaset.it/altrisport/ciclismo/ciclismo-in-lutto-e-morto-davide-rebellin-investito-da-un-camion_58072530-202202k.shtml

Mondo del ciclismo sotto shock per la scomparsa di Davide Rebellin. L’ex corridore 51enne era in sella alla sua bici ed è stato travolto da un camion a Montebello vicentino (Vicenza). Secondo le prime ricostruzioni riportate da Il Gazzettino, il mezzo pesante uscendo dal vicino svincolo autostradale ha colpito il veronese che è morto sul colpo. L’autista, che non si sarebbe accorto dell’impatto, non si è fermato e i carabinieri sono al lavoro per rintracciarlo. 

Cinque anni dopo Scarponi, un altro campione italiano del ciclismo perde la vita in bici dopo un incidente. Rebellin ha corso la sua ultima gara da professionista il 16 ottobre scorso sulla strade di casa alla Veneto Classic. Le stesse strade dove oggi ha perso la vita per colpa di un incidente mentre si stava allenando.

Rebellin: le foto sul luogo dell’incidente
La salma di Rebellin stesa sull’asfalto e coperta da un lenzuolo verde
La bicicletta gravel di Rebellin è irriconoscibile, letteralmente maciullata dall’impatto con il camion

L’AUTISTA DEL CAMION NON SI E’ FERMATO
L’autista del camion che ha travolto e ucciso Davide Rebellin non si è fermato a prestare i primi soccorsi al ciclista. Secondo quanto si apprende il mezzo sarebbe uscito da una rotatoria della SR11 nei pressi del ristorante-albergo La Padana (ad un chilometro circa dal casello di Montebello della A4) colpendo il ciclista che è deceduto all’istante. I Carabinieri sono al lavoro per ricostruire la dinamica dell’incidente e per rintracciare l’autotrasportatore. Ancora non è chiaro se si sia accorto dell’impatto con il ciclista oppure no.

LA CARRIERA DI REBELLIN

Professionista dal 1992 al 2022, Rebellin era uno specialista delle classiche, in carriera ha vinto un’edizione dell’Amstel Gold Race (nel 2004), tre della Freccia Vallone (nel 2004, 2007 e 2009) e una della Liegi-Bastogne-Liegi (nel 2004), oltre a una tappa al Giro d’Italia. Dopo una buona carriera da dilettante, medaglia d’argento ai campionati del Mondo. Nel 1992 è l’uomo di punta della nazionale italiana ai Giochi olimpici di Barcellona, ma corre in appoggio del compagno di squadra Fabio Casartelli che vince la medaglia d’oro. Esordisce da professionista dopo i Giochi olimpici, con un brillante nono posto al Giro di Lombardia e coglie il primo successo da professionista l’anno successivo, vincendo la classifica finale della Hofbrau Cup, breve gara a tappe tedesca. Dopo un paio di anni in sordina, si mette in luce nel 1996 al Giro d’Italia, dove trionfa nella tappa con arrivo a Monte Sirino e veste la maglia rosa indossandola per sei giorni consecutivi. Sesto nella classifica finale di quel Giro, si ripeterà con una buona prestazione alla Vuelta a España, che concluderà al settimo posto.

Nel 1997 sigla una prestigiosa doppietta, vincendo nel giro di pochi giorni la Clásica San Sebastián e il Gran Premio di Svizzera a Zurigo sfruttando la condizione raggiunta al termine della Grande Boucle, suo principale obiettivo della stagione. Cosi’, ormai trentenne, dopo diverse stagioni in cui avrebbe potuto vincere molto di più, si specializza finalmente nelle gare in linea e nelle brevi corse a tappe conquistando la Tirreno-Adriatico 2001. Nel 2004 è protagonista di una stagione che lo vede vincente in Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi: diventa così il primo ciclista capace di conquistare le tre classiche delle Ardenne in una sola settimana. Nel 2007 la campagna delle Ardenne lo vede nuovamente protagonista: secondo, primo e quinto posto rispettivamente ad Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi. Onora poi l’ottava maglia azzurra ai campionati del mondo di Stoccarda, riuscendo a piazzarsi in sesta posizione.

Nel 2008 conquista la sua prima Parigi-Nizza e l’anno successivo vince per la terza volta la Freccia Vallone. Il 9 agosto 2008 ai Giochi olimpici di Pechino, nel giorno del suo trentasettesimo compleanno, si aggiudica la medaglia d’argento nella prova in linea. Medaglia poi revocata per una positività al doping, in particolare al Cera. Dopo sette anni, il 30 aprile 2015, venne assolto dalle accuse di doping ed evasione fiscale in quanto “il fatto non sussiste”. Il 27 aprile 2011, al termine dei due anni di squalifica, rientra alle corse e alla bellezza di 40 anni vince la novantunesima edizione della Tre Valli Varesine. Negli ultimi anni di carriera riesce ancora a vincere alcune classiche italiane come la Coppa Agostoni, termina l’attività agonistica il 16 ottobre 2022 sulle strade di casa alla Veneto Classic, concludendo con un trentesimo posto alla veneranda età di 51 anni. 

Fonti: Il Giornale di Vicenza, La Gazzetta dello Sport, Sport Mediaset

https://www.linkedin.com/posts/wilier-triestina-spa_today-we-must-say-goodbye-to-a-legend-today-activity-7003762332686290944-vIkp
https://www.linkedin.com/posts/scott-sports-italia_anche-oggi-avevamo-in-serbo-tanti-contenuti-activity-7003746641522401282-EiG7

Davide Rebellin, individuato il camionista pirata che lo ha ucciso. Si è avvicinato al corpo e poi è fuggito

L’uomo, un tedesco di 62 anni, è stato denunciato. Ha già avuto precedenti per omissioni di soccorso.

La bicicletta distrutta di Davide Rebellin dopo il terribile incidente che gli è costato la vita https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/montecchio/davide-rebellin-morto-camionista-denunciato-pirata-1.9764660

È stato individuato e denunciato in Germania il camionista che mercoledì mattina lungo la Regionale 11, a Montebello Vicentino, ha investito e ucciso l’ex campione di ciclismo Davide Rebellin. Si tratta di un 62enne tedesco. Le autorità italiane e quelle tedesche sono in contatto, ma al momento non può essere arrestato perché in Germania non esiste il reato di omicidio stradale. 

Era sceso dal camion e aveva visto Rebellin a terra

I carabinieri sono riusciti a risalire alla targa del camion dopo aver raccolto ed esaminato numerosi filmati girati sia dalle telecamere del ristorante “La Padana”, sia dagli occhi elettronici di diversi caselli autostradali. La mole di dati è poi stata incrociata con le testimonianze fino a quando si è arrivati a individuare la targa, tedesca, del mezzo pesante. A quel punto, le autorità italiane hanno interessato anche l’Europol oltre alla polizia tedesca.

Il camionista, da quanto è emerso, era del tutto conscio di quanto era successo: dopo l’investimento sulla rotatoria della regionale 11 era infatti sceso dalla cabina di guida del Tir, si era avvicinato alla vittima a terra, poi era risalito sul camion allontanandosi velocemente. Un fatto riferito ai carabinieri da testimoni oculari, alcuni dei quali lo avevano anche fotografato. 

Dopo la fuga era già rientrato in Germania

Stando a quanto riferisce la Procura, il 62enne tedesco era già stato condannato in Italia, a Foggia, nel 2001, per essere fuggito dopo un incidente senza prestare soccorso alle persone coinvolte. La pena è stata successivamente dichiarata estinta per decorso del tempo. Nel 2014, invece, gli era stata ritirata la patente dalla polizia stradale di Chieti per guida in stato di ebbrezza.

Continua senza sosta la caccia al conducente del camion pirata che ieri mattina (mercoledì 30 novembre) ha investito e ucciso a Montebello Vicentino l’ex campione di ciclismo Davide Rebellin, mentre era in bicicletta.

Al setaccio le telecamere

Le indagini dei carabinieri per dare un nome e una nazionalità al conducente dell’autoarticolato si concentrano sui frame delle telecamere di videosorveglianza della zona, in particolare quella puntata sul parcheggio del ristorante “La Padana”, a meno di 100 metri dal luogo della tragedia. Dopo aver passato al setaccio ore e ore di immagini, gli investigatori hanno ristretto la ricerca dapprima ad una decina di automezzi, poi a soli due: i video, emerge dallo stretto riserbo delle indagini, mostrerebbero uno dei due Tir entrare nell’area di sosta nell’orario coincidente con l’incidente. L’autista non sarebbe sceso dal mezzo, e dopo alcuni minuti di fermata sarebbe ripartito, facendo manovra, imboccando la strada nel senso da cui era arrivato. In questo caso, gli sarebbe stato impossibile non accorgersi che a terra c’erano un corpo e una bicicletta schiacciata. I carabinieri – ma questo non è stato confermato – potrebbero essere in possesso di una targa, ed aver così diramato un allarme alle autorità di frontiera. Il camion non è stato finora trovato; l’investitore ha molte ore di vantaggio su chi lo insegue, e

potrebbe essere già lontano dall’Italia.

Intanto la Procura di Vicenza ha aperto un fascicolo, contro ignoti, per omicidio stradale. Si è appreso intanto che, proprio ieri, Rebellin ed un fratello dovevano incontrare il sindaco di Lonigo, paese dove il campione risiedeva, per organizzare ad aprile 2023 una festa celebrativa del suo addio alle corse. Un evento che si doveva concludere con una maxi-biciclettata cui sarebbero stati invitati molti campioni ed ex compagni di maglia di Rebellin. 

Le parole del ministro Abodi e del presidente del Coni Malagò

Sulla tragedia sono intervenuti anche il ministro dello Sport Andrea Abodi e il presidente del Coni Giovanni Malagò.

I numeri degli incidenti sulla strada «sono ogni anno impressionanti», e perciò «non possiamo far finta di niente, ma dobbiamo ripristinare dei presidi educativi», perché occorre agire sul fronte della «responsabilizzazione» di chi si mette alla guida, ha detto il ministro Abodi, commentando la scomparsa di Rebellin. «Dobbiamo fare in modo che chi toglie una vita si assuma sempre la sua responsabilità», chiosa il ministro.

«È la 103esima morte di un ciclista nel nostro Paese dall’inizio dell’anno. Un numero impressionante. Lo si è detto spesso, anche con i migliori presupposti: si deve fare in modo di evitare questi numeri impressionanti. Un abbraccio alla famiglia da parte del Comitato Olimpico», ha invece detto all’Ansa il numero uno del Coni Malagò. «Quando vengono colpiti da questa tragedia – ha aggiunto – protagonisti del nostro mondo, dello sport e del ciclismo, come Davide e come lo è stato Scarponi, c’è una ribalta mediatica. Ma penso si debba agire in fretta. C’è un utilizzo della bicicletta che più o meno ognuno fa a livello ludico, come pratica motoria o addirittura di chi lo fa per lavorare, come in questo caso. È un ulteriore elemento di riflessione».

Valentino Gonzato e Matteo Bernardini

Morte Rebellin: la lettera dei ciclisti alle Istituzioni

Morte Rebellin, la lettera dei ciclisti alle Istituzioni https://www.bicidastrada.it/morte-rebellin-la-lettera-dei-ciclisti-alle-istituzioni/

La morte di Davide Rebellin ha scosso tutto il mondo del ciclismo, e non solo.
Ma il rischio è che, come è già successo altre volte, terminata l’onda emotiva di questo tragico evento tutto finisca nel dimenticatoio. Tutto resti come prima.
Non deve essere così. Va fatto qualcosa di concreto per la sicurezza degli utenti deboli della strada. Ci vuole un cambio di passo culturale, ma ci vogliono anche regole chiare e severe.
Parte da questa consapevolezza, unita alla disperazione nel cuore dovuta alla perdita di un amico, l’appello inviato alle Istituzioni da ACCPI e ciclisti e cicliste professionisti in attività ed ex, ma sottoscritto anche da tanti personaggi dello sport e della cultura.
Di seguito il testo completo, che anche noi di BiciDaStrada.it sposiamo in pieno.

Davide Rebellin in posa con la sua bici da corsa veneta Dynatek

Fino a quando?

Per l’ennesima volta piangiamo un amico morto sulla strada. Michele Scarponi, ora Davide Rebellin ucciso ieri. E sempre ieri un ragazzo di 16 anni ammazzato mentre pedalava a Ferrara. Come Tommaso Cavorso, Silvia Piccini, Thomas Casarotto e tanti, troppi altri amici.

Solo nel 2021 sono morte oltre 200 persone in bicicletta, quasi 500 pedoni, molte di queste vittime di incidenti della strada dovuti a persone che semplicemente non si sono accorte della loro presenza. Non si sono resi conto che erano lì. Distratti dal cellulare, presi dalla frenesia con il piede sempre sull’acceleratore e lo sguardo chissà dove.

La strada non è solo delle automobili. La strada è del bambino che va a scuola, della mamma o del papà che accompagnano i figli in bici o a piedi, degli anziani che si spostano magari con l’unico mezzo che hanno a disposizione, le proprie gambe.

La strada è di tutti, o così dovrebbe essere, ma poi non è assolutamente vero.

Quel che resta della bici di Davide Rebellin. Un’immagine che ha fatto tristemente il giro del web. Foto ANSA/ TOMMASO QUAGGIO

E diventiamo ostacoli al cammino di bolidi impazziti o di persone distratte che non si rendono conto che l’automobile diventa uno strumento di morte se gestita con distrazione e mancanza di rispetto.

Perché tanto la velocità sulla strada è un fattore di successo quanto l’indifferenza per quelli che sono utenti deboli, diventato un fatto ordinario su cui piangere soltanto per qualche minuto nella quotidiana tragedia che tocca le famiglie investite, ed è proprio il caso di dirlo, dalla mala sorte di un pirata che semplicemente non guardava.

La nostra battaglia per imporre nel codice della strada regole più stringenti a tutela dei ciclisti non si fermerà. Ci abbiamo provato più e più volte e ci continuiamo a provare.
Chiediamo ancora una volta che si stabiliscano i limiti minimi per il sorpasso di una bicicletta sulla strada. È un piccolo passo ma un passo importante.
Perché stabilire regole chiare di distanza nel sorpasso dei ciclisti ci salva la vita.

Un metro e mezzo sono centocinquanta centimetri che rappresentano la distanza fra la vita e la morte. E vi assicuro che questo è la grandissima verità.

Non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo smettere di chiedere regole diverse.

Ci eravamo quasi riusciti qualche mese fa, ma ancora una volta la burocrazia e qualcuno in qualche ufficio di una ragioneria ha frenato e ha pensato di dire che mettere una norma semplice produceva un costo non coperto nel bilancio dello Stato.

Il cartello segnaletico del comune di Pinerolo (TO) in Piemonte che indica la distanza di sorpasso di 1,5 metri che devono tenere gli automobilisti quando superano i ciclisti, firmato dalla ultraciclista Paola Gianotti

Ma quale somma, peraltro infinitesimale, può valere la vita di una persona? Chi salva una vita salva il mondo intero. Qui non dobbiamo salvare il mondo intero dobbiamo soltanto scrivere una regola semplice.

Ridateci il diritto di vivere la nostra esperienza sulla strada come ciclisti con serenità e sicurezza. Dateci regole e aiutateci a pedalare in sicurezza.

Un metro e mezzo. Tre passi di cammino. Facciamoli!
Perché dobbiamo fermare questa strage.
Adesso!

Paola Gianotti, Associazione Io Rispetto il Ciclista
Marco Cavorso, Associazione Io Rispetto il Ciclista e ACCPI
Maurizio FondriestAssociazione Io Rispetto il Ciclista
Cristian SalvatoAssociazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani
Tutti i ciclisti e cicliste professionisti in attività ed ex

Foto d’apertura ACCPI – Tim van Wichelen/Cor Vos © 2018

Qui sotto il nostro ricordo di Davide:

Caro Davide…

Il ricordo di Davide Rebellin firmato Bici da Strada https://www.bicidastrada.it/caro-davide/

Caro Davide, ti scrivo, ti scriviamo.
Vogliamo dirti una cosa. Ci siamo e ci saremo ovunque tu sia.
Sappiamo che sei lassù assieme ai Campioni, al fianco di Michele Scarponi.
Campioni del ciclismo e non solo. Uomini e Donne di valore che hanno fatto la storia fosse solo con gesti semplici e quotidiani. Per voi c’è solo un posto: il Paradiso.

Davide Rebellin in maglia Geroldsteiner vince la Liegi-Bastogne-Liegi edizione 2004

Caro Davide, siamo rimasti attoniti. Impietriti di fronte alla notizia battuta dal Giornale di Vicenza. Abbiamo fatto fatica a rilanciare. Abbiamo cercato quella fonte in grado di non confermare il fatto.

Ti abbiamo chiamato, abbiamo chiamato tuo fratello Carlo, abbiamo chiamato al bar di tuo fratello Carlo: “Ultima Tappa”. Anche se un’ultima tappa in fondo non c’è. Perché la corsa per gli agonisti non finisce mai. C’è sempre qualcosa da migliorare, scoprire, esplorare. Come stavi già iniziando a fare tu. Un nuova vita, ma sempre in sella. In sella a quelle bici Dynatek che stavano diventando sempre più “tue” al di là degli affari.
Abbiamo chiamato senza ricevere riscontri. Abbiamo chiesto e richiesto fino a trovare la risposta.

Caro Davide: le strade sono pericolose, per tutti. Per noi ciclisti un po’ di più e sempre di più. Abbiamo dentro tante domande e poche risposte. O meglio, ne abbiamo una. Basta e avanza.

Chi ti ha conosciuto da vicino, in bici, ad un evento, alle corse, lo sa… Rispetto, umiltà, pacatezza, dedizione, altruismo. Abbiamo chiesto anche agli addetti ai lavori. Giornalisti e Direttori Sportivi che ti hanno visto crescere. “Davide? Non lo abbiamo mai visto arrabbiato”. Parere unanime. Ci mettiamo dentro anche quattro parole di Edoardo Zardini, ciclista pro’ del team Drone Hopper-Androni Giocattoli: “Insegnavi stando in silenzio”. Serve tutto questo a conti fatti, ora più che mai.

Raffaele “Lello” Ferrara ha scritto questo messaggio. Tu e lui, in bici e al di fuori, siete sempre stati l’alter e l’ego. Avete condiviso molto.
«Tu che mi chiedevi per cortesia se potevo impegnarmi, fare la vita dell’atleta e allenarmi. Tu che mi dicevi “chiamami RAF se hai bisogno”. Tu che facevi beneficenza senza che nessuno lo sapesse. Tu che mi chiamavi se non mi vedevi in fondo alla strada di casa tua e ti preoccupavi».

Caro Davide, il nostro non vuole essere un ricordo, una memoria.
Sei parte dell’ultima generazione di fenomeni del ciclismo italiano: Pantani, Simoni, Rebellin e tanti altri.
“Rebellin da junior era già due spanne sopra gli altri – ci hanno detto -. Era come veder correre un dilettante contro un allievo. Tanta classe, al punto che era in grado di vincere ogni domenica e forse non lo faceva per rispetto. Perché andava già bene così”.
E poi ancora.
“Al Circuito Internazionale di Caneva. Sulla salita del Castello mi scende la catena. Provo a rimetterla in sede e niente da fare. Un attimo dopo sento il tocco di una mano. Mi volto e vedo Davide, in salita, che mi spinge e mi incita a tener duro nonostante tutto. Non eravamo compagni di squadra”.

Foto: Salvaguardia e Tutela Davide Rebellin

«PERO’ ANCHE VOI CICLISTI…». PERO’ CHE?

Un sorridente Davide Rebellin ritratto accanto alla sua bicicletta gravel della Dinatek, la stessa bicicletta ritrovata sul luog dell’incidente mortale
https://www.tuttobiciweb.it/article/2022/12/03/1670068216/cristiano-gatti-davide-rebellin-pirati-della-strada-ciclabili-piste-ciclabili-comuni-camionista-tedesco

APPROFONDIMENTI | 03/12/2022 | 12:48
di Cristiano Gatti

La prima pulsione, di chiaro stampo animale, è trascinare in Italia l’autista tedesco che ha ammazzato Davide Rebellin e darlo in mano al popolo della bicicletta, magari facendolo risalire a sberle il Passo del Pordoi durante una tappa del Giro. Ma quando scatta la prima pulsione bisogna contare fino a dieci, se necessario fino a venti o a trenta, e poi soffocarla. Perchè non siamo bestie, certo, ma anche perchè dopo la prima pulsione si comincia a ragionare da esseri umani, si apre la porta al raziocinio e al discernimento, e allora entra in scena una sequela di altri pensieri. Inevitabilmente.

Così, dopo aver pensato molto all’assassino tedesco, lasciato in giro a guidare sulle nostre strade nonostante i due precedenti criminali, a me viene subito da pensare a chi ce l’ha lasciato. Alle leggi ridicole che non hanno permesso di ritirargli per sempre la patente in Italia, e a chi ha fatto queste leggi. Assassino lui, ma complici anche quelli che non hanno mai stabilito regole più serie.

Poi i pensieri si inseguono e si legano a catena, uno tira l’altro, e allora ecco subito il pensiero che si allarga a chi in tutte le campagne elettorali, in tutte le riunioni sul clima, in tutti i convegni sul futuro, racconta la balla di puntare sulla bicicletta come mezzo supremo della riscossa ecologica, salvo non muovere un dito perchè questa bicicletta possa essere usata in sicurezza, a tutte le età, in qualunque luogo. La vogliono promuovere e la vogliono rimuovere, questa la verità, inventandosi la colossale menzogna delle piste ciclabili che non sono piste ciclabili, solo quattro strisce dipinte per fare grancassa, a caso, a pezzi, ad arlecchino, a macchia di leopardo, senza un ordine e senza un senso, soprattutto senza mettere mai al primo posto gli utenti di quelle piste, cioè noi ciclisti, magari chiedendo pure qualche parere.

A scendere, penso agli assessori dei nostri comuni, che rifanno strade e rotatorie a getto continuo, per piazzare le loro fibre e per affidare appalti agli amici impresari, ma mai che mettano al centro del progetto anche una vera, sicura, godibile pista per le biciclette. Non è prevista, ops, mi sono scordato, magari la prossima volta.

Penso ai vigili e agli agenti della Stradale, che mai e poi mai, nemmeno sotto tortura, multerebbero un automobilista o un camionista che supera il ciclista sfiorandolo con sinistre e mortifere carezze: non vogliono grane, chi glielo fa fare, i ciclisti sono notoriamente rompiballe indisciplinati e se vogliono stare in strada vedano di cavarsela un po’ da soli. Se ne stiano a casa, questi sfaticati, in strada c’è gente che lavora.

Penso alle sciure che si fermano improvvisamente sulla destra, davanti al negozio, preferibilmente senza freccia, poi mentre finiscono la telefonata aprono la portiera senza guardare nello specchietto, oddio che sbadata, ma quanto mi spiace, l’aiuto a raccogliere i denti, intanto chiamo subito l’ambulanza, per la bici accartocciata mi farà sapere la spesa…

Penso agli autisti dei furgoni che portano in giro i pacchi dell’e-commerce, nuovo flagello del terzo millennio, sempre di più, sempre più scassati e inquinanti, ma soprattutto sempre più guidati da poveracci pagati una miseria, mossi dall’unica missione di fare tante consegno nel minor tempo possibile, il più delle volte extracomunitari senza alcuna conoscenza del territorio, tutti con il telefono in mano per avvertire il prossimo cliente e per seguire le indicazioni di Google Maps, pazienza se nel frattempo non guardano più la strada e piombano alle spalle su noi stupidi gitanti delle due ruote.

Penso persino alle imprese che eseguono i lavori lungo le strade, scavandole come roditori insaziabili, ma lasciandole poi sconnesse e dissestate, con quei tombini profondi una spanna, tutte tagliole che macchine e camion non avvertono, ma che il ciclista teme come la lebbra, perchè costringono a scarti improvvisi e disperati verso il centro della strada, dove la lotteria dell’investimento aumenta vertiginosamente le sue probabilità di successo.

Penso agli automobilisti di nuova generazione, cioè tutti noi dai 18 anni in su, che proprio non ce la facciamo a guidare senza telefonare, qualcuno certo con il bluetooth, qualcuno certo con l’auricolare, ma troppi, dannatamente troppi, ancora in giro con lo smart-phone in mano, postura toast a colazione, distratti di testa e impediti di braccia, tutto fuorchè autisti attenti e responsabili.

Sì, assieme all’assassino tedesco, sono tante le figure che vengono in mente pensando a Michele Scarponi, a Davide Rebellin e a tutti gli altri meno famosi martiri della bici, quanti i ragazzini, Dio santo. L’altra gente dice di noi ciclisti che siamo insopportabili, arroganti, maleducati, soprattutto indisciplinati, con questa mania di viaggiare a gruppi come  greggi allo stato brado, in mezzo alla strada, o a coppie, comunque non in fila indiana, preferibilmente buttandosi nel fossato laterale quando passano i signori motorizzati. Diciamolo: c’è del vero, molti di noi sono perfetti idioti che pretendono a loro volta di fare i propri comodi in strada, forse in virtù di una santità – ecologica, sportiva, ideale, poetica? – che sinceramente suona ridicola. Ma deve essere ben chiaro, diciamolo con rabbia, urlandolo se necessario, che per quanto idioti e incoscienti possano essere i ciclisti, il peggio dei danni che possono arrecare al prossimo è un rallentamento, una perdita di tempo, certo anche un inevitabile livore. Ma niente di più. Nessun  danno materiale, niente sangue, niente lutto. Quando il farabutto è motorizzato, i danni sono incalcolabili. Non c’è paragone, solo uno stupido mentecatto non lo capisce, parlando magari di Rebellin con il commento a gettone “però anche voi ciclisti…”. Però che? Per quattro dementi che vanno in bici da bulli dobbiamo pagare con la condanna a morte? E’ questo il senso del “però anche voi ciclisti”?

Sappiano però una cosa, tutti quelli che ho evocato, dal killer tedesco alla sciura che apre la portiera, agli assessori che se ne impippano delle piste ciclabili: signori, se pensate di risolvere il problema bicicletta sterminandoci tutti, a uno a uno, commettete un tremendo errore di calcolo. Da questa parte c’è un’umanità particolare, mossa da una passione infinita, da un amore folle per la libertà, da una forza e da un coraggio che non si fermano davanti a niente e a nessuno. Non sottovalutateci, non vi conviene. Noi continueremo ad andare in bici, a rischiare, a prendere spaventi, ma soprattutto a pressarvi e a tampinarvi, perchè questa faccenda della sicurezza stradale non può finire così velocemente, a questo modo, due lacrime, due corone di fiori al funerale, due dichiarazioni ipocrite all’Ansa, e poi via come prima, nella vergogna più imperdonabile. La sicurezza in strada non si porta eliminando le biciclette, come state cercando di fare. Ma portando regole, controllori, rispetto, civiltà. A questo, noi gente della bicicletta, puntiamo da sempre. E a questo continueremo cocciuti a puntare. In ogni modo, a qualunque costo. Ce lo insegna la nostra cultura, ma prima ancora ce lo impongono i nostri martiri.

“Il Ciclismo è uno sport pericoloso” la frase detta in Italia, Paese delle panzane, fregnacce per non dire inglesismi “fake news” firmato Davide Petrini

BLABLABIKE, GANNA: «SICUREZZA, SULLE STRADE MANCA IL RISPETTO RECIPROCO»

Filippo Ganna, primatista mondiale su pista ed attuale detentore del Record dell’ora fissato a 56,792 km/h https://www.tuttobiciweb.it/article/1670259864

TUTTOBICI | 07/12/2022 | 08:08
di Nicolò Vallone

Dopo i Beat Yesterday Awards di giovedì scorso, abbiamo raccolto qualche battuta da Filippo Ganna, reduce dall’intervento agli occhi che gli permetterà di affrontare il ritiro Ineos di Maiorca e tutto il resto della sua carriera e della sua vita senza doversi mettere le lenti. I temi affrontati sono: la straordinarietà delle storie premiate nella cerimonia organizzata da Garmin, il suo riposo dopo le imprese nei velodromi europei, la scomparsa di Davide Rebellin e il delicato tema della sicurezza dei ciclisti.

Oltre a Ganna, protagonisti della puntata 143 di BlaBlaBike sono Alberto Villata, Elia Viviani, Alessandro Ballan, Fabio Aru ed Elisa Longo Borghini (+ estratto di marzo 2021 Rebellin-Donati)

L’ORA DEL PASTO. QUELLA BICICLETTA ACCARTOCCIATA È IN OGNI CASO REBELLIN

https://www.tuttobiciweb.it/article/1669895445

APPROFONDIMENTI | 01/12/2022 | 12:44
di Marco Pastonesi

Quella bicicletta accartocciata, flagellata, martirizzata. E’ ciò che rimane di Davide Rebellin nei nostri occhi, nel nostro cuore, nella nostra memoria. Ridotto, trasformato, mutato in una bicicletta accartocciata, flagellata, martirizzata, esanime su un metro quadrato di asfalto. Senza requiem e senza coro, senza incenso e senza candele, senza un medico o un meccanico, senza un pronto soccorso o una ciclofficina, senza un dio che potesse regalare il miracolo.

Quella bicicletta è – e sarà – Rebellin. Lui era un uomo chiamato bicicletta. Cinquantuno anni vissuti a pedali e a pedalate, in allenamento e in corsa, salendo e scendendo di sella, stringendo e scalando i denti. Passione e amore, sovrapposizione e riproduzione, identificazione e incorporazione, fino alla metamorfosi. Sembrava eterno, Rebellin: gareggiava con i figli dei suoi primi avversari. E li batteva. Sembrava mistico, Rebellin: gareggiava sempre con se stesso, non contro se stesso. E si vinceva. Sembrava monastico, Rebellin:

gareggiava con la propria forza di volontà, con il proprio codice di disciplina, con il proprio senso di appartenenza.

Mai conosciuto un corridore così umile: eppure aveva vinto tanto e di tanto prestigio. Mai conosciuto un corridore così rigoroso: nella preparazione (meglio un’ora in più che dieci minuti in meno), nell’alimentazione (fino a diventare vegetariano), dunque nella filosofia (il rispetto per la natura, animale vegetale minerale, senza differenze), nello spirito (di un cattolicesimo convinto, mai di facciata o abitudine o convenienza), nella sincerità (a chi gli chiedeva – me compreso – chi gliela facesse fare, sorridendo rispondeva: “Io”). Mai conosciuto un corridore così educato: ascoltava, rispondeva, si scusava perfino quando, a scusarsi, sarebbe toccato a tutti tranne che a lui.

Aveva il nome di un re e il cognome che sapeva di guerra, rivolta, rivoluzione. Invece era il simbolo della pace. Parlava sottovoce e guardava dritto negli occhi. Non so se il suo sorriso fosse malinconico o se la sua malinconia fosse sorridente. Era così anche prima che la giustizia sportiva (a volte ingiusta, spesso ritardataria, sempre confusa) gli cancellasse l’argento olimpico di Pechino. La riabilitazione (“Il fatto non sussiste”), più per questioni di forma che non di sostanza (Cera), non ha avuto lo stesso peso, la stessa visibilità, la stessa eco dell’accusa di doping. In me rimane l’ombra, forse il fantasma, di un doloroso mistero.

Venerdì 9 dicembre Rebellin sarebbe stato a Pontedecimo, invitato da quei valorosi amici che organizzano il Giro dell’Appennino, ospite d’onore alla festa per i 115 anni dell’Unione sportiva Pontedecimo, organizzata alla Società operaia e cattolica Nostra Signora della Guardia. Un’occasione speciale per stare con un angelo precipitato e riemerso dall’inferno, cui un camion ha accartocciato le ali.

Fonte: TuttoBiciweb

Viaggio nella stanza di Rebellin. «Davide ha sofferto tanto, lui che non faceva male a nessuno»

Coppe e trofei, foto, racconti e interviste nella taverna diventata oggi un museo alla memoria. Il ricordo dei fratelli del campione

14 Dicembre 2022

La stanza, nella casa di Lonigo, in cui sono raccolti i ricordi delle vittorie ma anche delle amarezze del campione
https://www.larena.it/argomenti/sport/altro/museo-alla-memoria-di-rebellin-1.9786394

La morte di Rebellin e la cultura della violenza sui ciclisti

https://www.ultimouomo.com/morte-davide-rebellin-cosa-dice-sulla-cultura-della-violenza-sui-ciclisti-vittime-strada/

È arrivato il momento di fare un ragionamento sulle nostre regole, ma anche sulla nostra sensibilità.

È passata poco più di una settimana da quando Davide Rebellin è stato ucciso mentre era in bicicletta. Aveva 51 anni e da poco aveva dato il suo addio al ciclismo professionistico dopo trent’anni di carriera in cui ha attraversato tutte le fasi possibili della vita di uno sportivo professionista: la giovane promessa nei primi anni Novanta, poi l’affermazione e i grandi trionfi, la consacrazione nella primavera del 2004, quando fu capace di infilare la tripletta vincendo Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi nel giro di una settimana. Da lì in poi vengono gli anni più maturi, in cui Rebellin consolida la sua posizione di stella del ciclismo italiano e Mondiale fino all’argento olimpico di Pechino 2008.

Lì iniziano i problemi: l’argento gli viene tolto per una positività al Cera, un nuovo tipo di eritropoietina che in quel periodo stava facendo ripiombare il ciclismo in un’epoca che sembrava ormai chiusa. Rebellin viene abbandonato, scaricato da tutti mentre tentava di provare la sua innocenza. Scontata la squalifica ha già quasi 40 anni ma decide di tornare a correre e lo farà per i successivi 10 anni. Sempre in squadre minori, sempre con la stessa passione. Nel frattempo, nel 2015, arriva anche la tanto attesa assoluzione per quel caso di doping, ma è troppo tardi per riavere indietro tutto ciò che gli è stato tolto.

Nel 2022 annuncia il ritiro: ha più di 50 anni, ne sono passati 11 da quando è tornato, da quando tutti pensavano che il suo fosse solo un capriccio di chi non voleva darsi per vinto. Undici anni, un anno dopo l’altro in cui ogni volta tutti pensavamo che quello sarebbe stato l’ultimo. Fino al ritiro, a fine stagione 2022. Finalmente aveva deciso di fermarsi, di prendersi del tempo per se stesso. Un tempo che però gli è stato preso da un camionista, in pieno giorno, mentre si allenava come sempre per passione.

Ci sono tanti modi per descrivere questo avvenimento. La maggior parte dei media hanno scritto che Rebellin è morto, altri hanno usato formule più implicite come “si è spento” o “ci ha lasciato”. Entrambi i modi suonano scorretti: Davide Rebellin è stato ucciso. Come altri ciclisti è stato ammazzato per strada, in un giorno qualunque, senza movente ma non casualmente. È stato ammazzato perché andava in bicicletta per strada, per una di quelle strade che ogni giorno delle persone in bicicletta condividono con altri mezzi meccanici più grandi di loro: automobili, camion, furgoni, tir.

Questo ci porta alla seconda parte del modo in cui la notizia di Rebellin è stata data dai media, ovverosia il complemento d’agente: da un camion. Investito da un camion. Ci si sente meglio a dirla così perché un camion è un oggetto inanimato, che è altro da noi. La maggior parte di noi non l’ha mai neanche guidato, un camion, e per questo è più facile distaccarsi, è più facile prendere le distanze da quanto successo. Più facile non sentirsi parte del problema. Suonerebbe diverso se dicessimo che Rebellin è stato ucciso da un uomo che guidava un camion, perché in questo caso l’azione la compie un altro essere umano come noi, che fa un gesto che facciamo tutti noi: guidare, per strada. Ed è più difficile allora sentirsi diversi da quell’uomo.

Nel solo 2021 sono morti in bicicletta, secondo i dati ISTAT, 220 persone e altre 16.057 hanno riportato lesioni in seguito a incidenti stradali. 220 persone sono più di un morto ogni due giorni nel solo 2021. Nel 2019 (l’ultimo anno pre-pandemia) furono 253 i morti in bicicletta, il 15,5% in più rispetto al 2018. Insomma è di questo che parliamo: di una strage continua, quotidiana, silenziosa. Una strage di cui si parla sempre troppo poco, e spesso anche male, in un continuo scontro fra ciclisti e automobilisti, come se poi non fossimo tutti ora da una parte e ora dall’altra.

Ancora più impressionanti sono questi dati messi in relazione con gli altri dati che abbiamo a disposizione. Secondo il Rapporto PATH (Partnership for Active Travel and Health) l’Italia è il paese europeo con il più alto tasso di incidenti mortali in bicicletta per chilometro percorso, come si può facilmente capire dal grafico che riporta i dati per pedoni e ciclisti in cui il pallino raffigurante l’Italia svetta in entrambi i casi solitario lassù in alto a sinistra.

Nei due grafici, il rapporto fra i chilometri percorsi in media da ogni persona – a piedi e in bici –  e il numero di morti per chilometro percorso nei vari paesi europei.

Come è stato ben riassunto in un articolo di Bikeitalia a commento di questo rapporto, «il grafico sull’incidentalità in Europa racconta una storia già sentita ma molto triste: l’italiano medio percorre meno di 100 km in bici in un anno, ma si espone a un pericolo per la sua vita 5 volte superiore rispetto ai suoi coetanei danesi e olandesi». E non è un caso.

Nel rapporto di Legambiente “Clean Cities – Non è un paese per bici” si legge che «il nostro è il paese europeo dove si registra – ormai da un decennio – la maggiore densità di autoveicoli per 100 abitanti. Nel 2020 erano 67, e in costante crescita da diversi anni». Numeri che se non sono direttamente proporzionali a quelli delle persone morte in bicicletta sono però strettamente collegati. Sono dati che seguono gli investimenti fatti dai vari governi che si sono succeduti: «a partire dalla Legge di Bilancio 2018 (L.145/2018) e con vari successivi provvedimenti, il Governo italiano ha stanziato complessivamente quasi 10 miliardi e mezzo di euro per il rinnovo del parco veicolare privato» contro i soli 300 milioni per quel che riguarda il sostegno all’acquisto di biciclette o altri veicoli leggeri.

Sulla costruzione di piste ciclabili invece ci sarebbe da stendere un velo pietoso, ma invece purtroppo abbiamo dati molto chiari che ci indicano sì una costante crescita (nel 2020 – sempre secondo i dati ISTAT – si è registrato un +5,3% rispetto al 2019 e un +20,7% dal 2015) ma anche due grandi problemi: da un lato la spaccatura fra Nord e Sud del paese e dall’altro l’enorme ritardo nei confronti del resto d’Europa. Non serve scomodare il Belgio o i Paesi Bassi, ma anche Varsavia e Cracovia in Polonia hanno un numero di chilometri di ciclabili in proporzione agli abitanti che è nettamente superiore a Torino o Milano (rispettivamente 2,5 e 2,1 chilometri ogni diecimila abitanti contro i 3,8 di Varsavia e i 3,2 di Cracovia. Gent, in cima alla classifica, ne ha 20,2). Sempre secondo il rapporto di Legambiente, solo il 3,8% delle città italiane «hanno già livelli di ciclabili che dovrebbero favorire un utilizzo quotidiano e largamente diffuso della bicicletta» mentre «oltre il 50% delle città hanno infrastrutture ciclabili del tutto insufficienti». Ne viene fuori un quadro drammatico, in cui mancano proprio le fondamenta per un profondo quanto necessario cambiamento culturale che potrebbe salvare la vita a tante di quelle persone che ogni anno muoiono a piedi o in bicicletta.

A questo punto di solito si fanno due obiezioni: la prima è di puro benaltrismo e mira a sostenere che ci sono altri problemi, che i morti sul lavoro sono di più e che dovremmo preoccuparci prima di altre questioni più urgenti o che semplicemente smuovono numeri più consistenti (come per esempio i morti in macchina, che nel 2021 sono stati 1.192 persone, più di 3 al giorno). È vero: ci sono altre situazioni di pericolo che mietono più vittime, ci sono altre questioni di cui la nostra società deve occuparsi. Ma occuparsi di una cosa non vuol dire ritenere meno importanti le altre e anzi, è possibile occuparsi di più cose contemporaneamente. I discorsi sono spesso intrecciati.

Un modo, non l’unico, con cui si possono limitare le morti per incidenti d’auto è usarla meno. Significherebbe ripensare per intero la mobilità urbana, dentro città costruite attorno all’automobile come unico mezzo di trasporto. Negli ultimi anni l’uso della bicicletta in alcuni comuni è cresciuto ed è stato incentivato con la costruzione di percorsi ciclabili. Ma sembra sempre troppo poco, e di recente il nuovo governo ha tagliato uno dei fondi che confluiscono nella costruzione di ciclabili. C’è un importante lavoro sulle infrastrutture, ma ce n’è anche una sulla sensibilità al tema della sicurezza, al rispetto reciproco fra utenti – leggeri e pesanti – della strada. Le morti in automobili e quelle in bici non sono temi separati.

Sempre secondo il Rapporto Path «ogni giorno mille persone vengono uccise per strada mentre camminano o vanno in bici. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte fra le persone fra i 5 e i 30 anni». Un concetto che forse va riletto un paio di volte per capirlo a fondo e ci dice che il pericolo più grande per tutti i noi, nei nostri primi 30 anni di vita, è la strada. E non importa se siamo a piedi o su un camion, in bicicletta o in macchina: siamo tutti in pericolo, e quello è il principale pericolo da cui dobbiamo guardarci.

A tal proposito quindi «il miglioramento della sicurezza stradale e la protezione del pianeta, della nostra salute e del nostro benessere vanno di pari passo poiché tante delle soluzioni per entrambi i problemi sono collegate. Per esempio, – prosegue il rapporto Path – riducendo la velocità dei veicoli si riduce l’incidenza di gravi incidenti per chilometro percorso, e aiuta anche creare spazi dove le persone possono ogni giorno sentirsi più al sicuro camminando o andando in bici». Ma lasciando per un attimo da parte il problema ambientale – per quanto possibile – dobbiamo comunque sottolineare che aumentare il numero di pedoni e di ciclisti, incentivare quindi un tipo di mobilità sostenibile, «migliora anche la sicurezza creando un fenomeno noto come “safety in numbers”: più alto è il numero delle persone a piedi o in bicicletta, più basso sarà il numero di incidenti gravi per chilometro percorso. Questo avviene per una serie di ragioni, incluso il fatto che quando un automobilista vede più pedoni e ciclisti sulla strada impara ad anticipare i loro movimenti e a gestire meglio lo spazio stradale e gli incroci».

Per questo motivo alcuni sostengono che la costruzione di piste ciclabili sia in realtà una falsa soluzione, perché non risolverebbero il problema della convivenza su strada laddove le piste ciclabili non siano presenti (come avviene in praticamente tutte le strade extraurbane). La ghettizzazione – per così dire – dei ciclisti su percorsi dedicati non favorirebbe lo sviluppo di una sensibilità e un’attenzione diversa da parte degli automobilisti nei confronti delle biciclette. Sono teorie che possono sembrare un po’ estreme ma che si basano su studi concreti, come appunto il Rapporto Path, ma anche sulla banale osservazione della realtà in cui viviamo, fatta di percorsi ciclopedonali pensati male e realizzati peggio, spesso senza una rete di collegamenti funzionale. Si tratta spesso di corsie ricavate qua e là a bordo strada, dove le auto non si fanno troppi problemi a sconfinare.

Eppure è innegabile che la costruzione di piste ciclabili risolverebbe almeno nelle zone urbane tanti problemi di convivenza sulle nostre strade. Ma sarebbe, appunto, una soluzione basata sull’eliminazione stessa di questa convivenza; è vero però che stimolerebbe l’uso della bicicletta o di altri mezzi alternativi e leggeri, che è il vero obiettivo che dovrebbero porsi tutte le politiche di questo tipo.

Per raggiungere questo obiettivo, gli analisti di Path hanno individuato una serie di azioni da mettere in pratica il più presto possibile: creare infrastrutture adatte alla mobilità pedonale e ciclabile, ma soprattutto sensibilizzare con campagne mirate, pianificare lo sviluppo territoriale in modo da favorire la prossimità, ma soprattutto potenziare il trasporto pubblico e integrarlo con la rete di infrastrutture ciclopedonali. Soluzioni percorribili, concrete, pratiche.

In Italia, invece, trainato da testate di proprietà di grandi gruppi industriali del settore automobilistico e da giornalisti con idee di mondo totalmente distaccate dalla realtà e senza alcun concreto appiglio statistico, il dibattito pubblico verte sulla responsabilizzazione del ciclista. E qui arriviamo alla seconda obiezione che di solito si muove a questo discorso sull’emergenza dei ciclisti ammazzati per strada, che si basa principalmente sulla colpevolizzazione delle vittime. È di pochi giorni fa una serie di editoriali sul Corriere della Sera, ad esempio, sul “problema” dei ciclisti che non accendono le luci quando pedalano la sera per le strade di Milano. In un articolo del 30 novembre – di lì a poche ore sarebbe stato ucciso Davide Rebellin – di Giangiacomo Schiavi dall’eloquente titolo Milano, ciclisti in bici a luci spente. La voce dei lettori: «Basta anarchia sulle strade di sera», si parla apertamente di «una campagna di civiltà nella Milano dei rider e delle due ruote che ignorano le regole della sicurezza e del buon senso» relativa ai ciclisti senza luci. L’articolo prosegue citando altri interventi che lanciano appelli alle autorità affinché facciano rispettare le regole ai ciclisti, rei di atteggiamenti pericolosi. Si arriva al punto in cui qualcuno si chiede «perché, se investo un ciclista senza luci, ci devo andare di mezzo io?».

L’articolo di Schiavi fa da eco a un altro pezzo pubblicato il giorno prima in cui Beppe Severgnini denuncia il fatto che «solo una bicicletta su cinque, in una città civile come la nostra, usa le luci». Un dato preciso e perentorio che non viene però da qualche studio statistico, bensì dalla sua esperienza personale: «quella percentuale — uno su cinque — non è buttata lì: ho contato i fanalini accesi, più volte». Più volte, addirittura.

A Severgnini risponde ancora Giangiacomo Schiavi che fa da sponda alle parole del collega sottolineando anche che «c’è poi la pattuglia degli irresponsabili che si è adeguata al peggio, in bici senza luci e senza casco: e non sono solo stranieri». Ci si sorprende quindi del fatto che anche gli italiani, fra lo stupore generale del pubblico che sbarra le palpebre stupefatto, spesso e volentieri non rispettano alcune regole del codice della strada (e non solo). Schiavi però riconosce che «le strade di Milano stanno diventando un pericolo pubblico» che bisogna in qualche modo arginare. Ma la soluzione che propone lascia quantomeno esterrefatti: non sono le macchine il problema, bensì i monopattini «che si sentono padroni dei marciapiedi». Poi i ciclisti senza luci, ovviamente.

Il non detto di questi interventi è che se i ciclisti vengono ammazzati per strada la colpa è loro che non si mettono in sicurezza: non indossano il casco, non mettono le luci, non si vestono come dei pannelli catarifrangenti ambulanti. Appelli che – sia chiaro – sono tutti giusti e condivisibili: i ciclisti devono pedalare con il casco e di notte devono mettere le luci sulle biciclette. Per una questione di sicurezza e di buon senso, non ci piove. Sono anni che si fanno campagne di sensibilizzazione sull’utilizzo del casco, a partire dai professionisti che sono obbligati a indossarlo in corsa dal 2004, fino agli amatori che sempre più spesso scelgono saggiamente di indossarlo.

È chiaro come il sole quindi che i ciclisti debbano attuare tutte queste misure di sicurezza, per la loro stessa incolumità. Il punto però è che non possiamo cadere nella trappola di colpevolizzare la vittima, di colpire l’anello debole della catena alimentare della strada in cui il mezzo più grande mangia il più piccolo. Di fronte alle tragedie quotidiane dei ciclisti (e dei pedoni o dei monopattini) la nostra risposta non può essere quella di guardare verso la vittima per controllare se aveva il casco o le luci o se stava su una pista ciclabile o se procedeva in mezzo alla carreggiata.

Una visione distorta della realtà che non nasce di certo oggi ma che anzi affonda le sue radici in un sostrato di insofferenza diffusa in buona parte della popolazione comune. È però un discorso che trova facile sponda in chi questa visione avrebbe il potere mediatico di plasmarla e che invece non si fa problemi a cavalcare, mostrando così una pericolosa miopia che portò Pierluigi Battista, altra importante firma del giornalismo italiano, a definire “una mania” quella per le biciclette. È un discorso fondamentalmente violento che si sfoga contro chi rappresenta l’anello debole quando si tratta del trasporto su strada e che ha portato all’incancrenirsi di un conflitto dal quale non riusciamo a uscire, forse proprio per questa sua insensatezza. Un punching down che come tale non è quindi accettabile in un contesto in cui dovremmo anzi stimolare e favorire la circolazione di sempre più biciclette, con il doppio fine di rendere più sicure le nostre strade per tutti – automobilisti compresi – e di rendere più vivibili le città.

Ma se guardando alle strade delle nostre città e al livello di pericolosità che hanno ormai raggiunto riusciamo invece a individuare come soluzione primaria soltanto una continua limitazione all’uso di monopattini e biciclette, allora abbiamo un problema – noi in quanto collettività – che va ben al di là dei numeri. Il problema è invece molto più profondo e riguarda una trasformazione culturale, dei paradigmi di pensiero, che ancora stenta ad arrivare. Finché continueremo a puntare il dito contro i ciclisti indisciplinati senza guardare al mondo nel suo complesso, finché troveremo giustificazioni ai nostri comportamenti sulla strada, finché continueremo anche nel nostro piccolo a fare battute sui ciclisti, a suonare il clacson quando ne incontriamo uno per strada, a insultarlo se non ci fa passare; finché non cambieremo il nostro modo di pensare alla strada e alle nostre modalità di trasporto, «fino a quando non capiremo – ha detto il ciclista Alessandro De Marchi in un video pubblicato sul suo profilo Instagram – che un’auto equivale ad avere una pistola carica, col colpo in canna e il dito sul grilletto, non andremo lontano».

De Marchi nel suo video – pubblicato il giorno dopo la morte di Rebellin – parla anche delle false soluzioni di cui abbiamo parlato in queste righe. A queste se ne dovrebbe aggiungere un’altra – e lo dico a malincuore – che è la proposta di legge di Mauro Berruto per obbligare gli automobilisti a lasciare un metro e mezzo di spazio fra la macchina e il ciclista durante i sorpassi. Una proposta che sulla carta risolverebbe molti problemi ma che come tante di queste norme sarebbe quasi impossibile da applicare.

Sarebbe però un passo importante – e questo l’ha sottolineato lo stesso Berruto nel suo intervento in Parlamento – da un punto di vista culturale, nel lento percorso che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della sicurezza stradale e soprattutto sul rispetto di chi sceglie di muoversi in bicicletta. Perché non dobbiamo mai dimenticarci, quando saliamo in macchina, che stiamo salendo su un oggetto potenzialmente letale, capace di uccidere una persona alla minima distrazione. E il mancato rispetto delle regole non può mai essere una giustificazione per uccidere una persona.

Sta quindi a noi automobilisti porre maggiore attenzione, avere maggiore rispetto; accettare l’idea di poter perdere anche un po’ di tempo se l’alternativa è prendersi il rischio di uccidere un altro essere umano la cui unica colpa è quella di essere in bicicletta davanti a noi.

Fonte: L’Ultimo Uomo

Venerdì i funerali di Davide Rebellin

Alle 10 nel duomo di Lonigo l’ultimo saluto all’ex campione investito da un camion

La bici di Davide Rebellin dopo l’incidente (Foto ANSA)
https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/montecchio/venerdi-i-funerali-di-davide-rebellin-1.9798189

Si terranno venerdì 23 dicembre, alle ore 10, nel Duomo di Lonigo i funerali di Davide Rebellin, l’ex campione vicentino 51enne morto il 30 novembre a Montebello dopo essere stato travolto da un autocarro mentre si allenava in bicicletta. La salma sarà poi portata nel cimitero della frazione di Madonna di Lonigo. Nella giornata di ieri intanto si è svolta l’autopsia sul corpo che confermerebbe il decesso per schiacciamento.

A uccidere Rebellin, secondo quanto accertato dagli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Claudia Brunino, sarebbe stato un tir tedesco il cui autista era poi fuggito senza prestare soccorso. L’autotrasportatore è indagato a piedi libero per omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga.

Morte di Davide Rebellin, l’autopsia conferma la responsabilità del camionista

Esclusa l’ipotesi del malore, il campione di ciclismo ucciso da una ruota del tir. Il funerale venerdì a Lonigo

Davide Rebellin ex-professionista del team UCI polacco CCC Sprandi https://corrieredelveneto.corriere.it/vicenza/cronaca/22_dicembre_20/morte-davide-rebellin-l-autopsia-conferma-responsabilita-camionista-91ae1dde-7fdc-11ed-bda6-23f93de4993b.shtml

La prima certezza sulla tragica morte del campione Davide Rebellin è arrivata il 19 dicembre dall’autopsia disposta dalla procura di Vicenza che indaga sull’investimento del ciclista avvenuto il 30 novembre a Montebello. L’esame, eseguito dal medico legale Vito Cirielli, ha permesso di escludere malformazioni cardiache o altri fattori che avrebbero potuto lasciare spazio all’ipotesi che l’ex maglia rosa fosse stato stroncato da un malore mentre pedalava. Si conferma quindi che a uccidere Rebellin è stato il tir guidato dal camionista tedesco Wolfgang Rieke, indagato per omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso visto che, dopo aver travolto il 51enne all’uscita da una rotatoria, si è allontanato come nulla fosse.

Le cause della morte

Il medico legale si è preso sessanta giorni di tempo per consegnare la propria relazione alla procura, ma i primi risultati hanno fatto emergere i traumi da schiacciamento – il più grave a livello toracico – che lasciano pensare che Rebellin sia morto sul colpo, travolto da una delle ruote del camion che, vista l’assenza di escoriazioni da trascinamento, probabilmente ha poi spinto il corpo sulla strada d’accesso al ristorante «La Padana». In quello stesso parcheggio nel quale il camionista è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza (e fotografato da alcuni testimoni) mentre faceva manovra e si dava alla fuga passando accanto al cadavere.

Il funerale

L’autopsia è durata quasi due ore, e le complesse fasi dell’esame sono state seguito anche da tre consulenti di parte: il professore Franco Tagliaro e il dottor Nicola Pigaiani nominati dall’avvocato Andrea Nardin, che difende Wolfgang Rieke; e la dottoressa Alessandra Rossi, scelta dalla famiglia del ciclista. «Era un esame necessario in vista di un eventuale processo – spiega il legale dei Rebellin, l’avvocato Davide Picco – per dissipare qualunque dubbio circa l’improbabile eventualità di un malore. Ora attendiamo di leggere le conclusioni del medico legale, in attesa che la procura decida quando disporre la perizia che, invece, dovrà ricostruire con esattezza la dinamica dell’incidente». In queste ore è atteso il nullaosta alla sepoltura. Il funerale del campione si celebrerà venerdì alle 10 nel Duomo di Lonigo (Vicenza), preceduto da un momento di raccoglimento e di ricordo. Per l’occasione il sindaco Pier Luigi Giacomello ha già annunciato il lutto cittadino.

Addio Davide Rebellin, commozione e rabbia ai funerali del campione

Nel Duomo di Lonigo l’ultimo saluto a Rebellin travolto e ucciso da un camion il 30 novembre. Chiesa gremita di parenti, amici e campioni del ciclismo.

23 dicembre 2022

La salma di Rebellin esce dal Duomo (Colorfoto)
https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/montecchio/davide-rebellin-funerali-addio-tra-rabbia-e-commozione-1.9802400

Un commosso applauso ha salutato l’uscita dal duomo di Lonigo del feretro di Davide Rebellin al termine del rito funebre.L’omaggio è proseguito a lungo sul sagrato del Duomo dove si è radunata una grande folla.

I familiari hanno accolto le condoglianze dei conoscenti e dei campioni di ciclismo presenti al funerale. Per espressa volontà della famiglia il feretro verrà tumulato in forma privata al cimitero di Madonna di Lonigo.

L’omelia: «Una piccola stella che ha illuminato il nostro mondo»

«Una piccola stella che ha illuminato il nostro mondo». Così don Matteo Nicoletti ha ricordato Davide durante l’omelia pronunciata nel corso dei funerali del campione. «Davide – ha aggiunto il sacerdote – ha fatto della sua passione e del suo talento uno strumento per diffondere i valori cristiani nella comunità. La sua è stata una vita umile vissuta con fede e devozione è un esempio per tanti giovani».

ll feretro in chiesa (Colorfoto)

Lonigo saluta Davide, chiesa gremita ai funerali

Una folla commossa sta partecipando nel duomo di Lonigo al funerale di Davide Rebellin. Chi non ha trovato posto all’interno, assiste al rito dal sagrato del tempio e si unisce alle autorità civili e sportive, ai campioni del ciclismo di ieri e di oggi, agli amatori e a tanti leoniceni nel tributare il cordoglio ai famigliari del corridore ucciso da un camion pirata durante un allenamento su strada.

Numerosi i volti noti agli appassionati delle due ruote che partecipano al rito. Tra gli altri, Claudio Chiappucci, Gianni Bugno, Alessandro Ballan, Filippo Pozzato, Franco Pellizzotti e Gilberto Simoni. Con loro anche il ct della Nazionale italiana di ciclismo Daniele Bennati e il presidente della Federciclismo, Cordiano Dagnoni. È stato il campione trentino a rendersi partecipe del sentimento di sconforto che la sciagura ha provocato nel mondo del ciclismo. «Quanta rabbia – ha affermato Simoni – perdere un amico così, un campione così, un uomo così. Quanti morti dovremo piangere ancora prima che una legge ci tuteli?»

La cerimonia funebre è concelebrata da don Matteo Nicoletti e dai sacerdoti che hanno prestato servizio alla parrocchia di Madonna. Attorno alla salma tutti i familiari: la mamma Brigida e i fratelli Carlo, Simone e Stefano, la moglie Françoise.

La famiglia: «Ciao Davide, pedala tranquillo per la tua ultima volata»

Al sindaco Pierluigi Giacomello sono state affidate le parole della mamma Brigidadella moglie Françoise e dei fratelli Simone, Stefano e Carlo: «Davide sei nato luminoso e hai vissuto per illuminare i nostri cuori. Ora che sei diventato il nostro angelo proteggici con la tua luce. Rimarrai sempre in noi con il tuo splendore. Ciao Davide, pedala tranquillo per la tua ultima voltata: taglia il traguardo con le braccia alzate e il tuo sorriso. Il Cielo ti attende, l’amore ti accompagna».

La dedica dei nipoti. «Rimarrai per sempre un grande campione e una persone speciale unica. Ti vogliamo ricordare felice in sella alla tua cara bici. Non ti dimenticheremo mai, zio».

Il ricordo dei compagni di scuola. «Davide sorrideva sempre e il lunedì, a scuola, ci raccontava delle sue conquiste in bici. Abbiamo capito in fretta che il suo sogno sarebbe diventato realtà. Caro Davide, la tua ultima volata è verso il Cielo, sfreccia veloce guerriero di luce, insieme al tuo papa Gedeone».

Gilberto Simoni: «Quanta rabbia, quanti morti in bici dovremo piangere ancora?»

Gilberto Simoni, commosso, ha avuto parole di affetto per l’amico e di rabbia per la morte di Davide. Gibo ha puntato il dito contro una legge che non ferma la strage dei ciclisti per le strade. Li separavano nove giorni dalla nascita. Davide e Gilberto, nati e cresciuti insieme. Compagni in gruppo. Trattiene le lacrime Gibo: «Una rabbia che non riesco a calmare – ha detto una volta salito sull’altare -. Davide era un amico, un compagno di squadra. Era un onore essere battuto da lui in corsa. Lascia un vuoto incolmabile». Poi aggiunge: «Quasi una morte al giorno in bici sulle strade. Provo vergogna verso uno Stato che non ha il coraggio di fermare questa strage. La tua morte, Davide, non sia vana. Questa strage va fermata».

L’arrivo della salma in Chiesa

È stata accolta con un lungo applauso la salma di Davide Rebellin, coperta da un cuscino di fiori bianchi, giunta alle 9,30 in Duomo a Lonigo accompagnata dalla mamma, dalla moglie e dai fratelli. In chiesa, i banchi già affollati per la veglia del ricordo che precede il funerale. All’esterno, ad attenderlo, i campioni del mondo del ciclismo, ex compagni in gruppo: Bugno, Simoni, Chiappucci con il ricordo dell’amico, del campione, del compagno che oggi si intreccia con il tema della sicurezza dei ciclisti sulla strada.

Lonigo si prepara al funerale di Davide Rebellin. Oggi alle 10, nel Duomo l’addio al campione vicentino travolto e ucciso da un camion il 30 novembre. All’arrivo della bara (prima collocata alla Casa funeraria Santa Maria sulla strada provinciale San Bonifacio-Arcole), alle 9,30, vi sarà spazio per momenti di testimonianza e ricordi di familiari e amici.

Davide sarà poi sepolto al cimitero di Madonna di Lonigo, accanto a papà Gedeone, scomparso nel giugno scorso. In attesa della conclusione delle indagini giudiziarie sull’incidente del 30 novembre, a ventitré giorni dalla sua scomparsa, Davide avrà finalmente pace.

Lutto cittadino oggi a Lonigo, attese migliaia di persone

L’amministrazione della città del Basso Vicentino ha proclamato per oggi il lutto cittadino per l’ultimo saluto al campione. Ai funerali al Duomo di Lonigo, sono attese migliaia di persone e personalità dal mondo del ciclismo e dello sport. E l’amministrazione, guidata dal sindaco Pierluigi Giacomello, si è organizzata per gestire i flussi di tifosi che arriveranno da tutta Italia.

La veglia al Santuario di Madonna al quale Rebellin era devoto

L’altra sera, c’era stata una partecipata veglia di preghiera con la recita del Rosario nel Santuario di Madonna di Lonigo dedicato alla Madonna dei Miracolialla quale il campione scomparso era particolarmente devoto. La chiesa dove Davide aveva fatto il chierichetto negli anni giovanili, dove sempre tornava al suo ritorno nei luoghi natii per un fiore, un ringraziamento, una preghiera.

Sabato scorso, alla Pieve di San Floriano, in Valpolicella, invece tra i presepi esposti nel chiostro, accanto alla capanna, è stata posta una ruota con la foto di “due angeli”, Davide Rebellin e Michele Scarponi. La foto risale al 2009, quando Davide e Michele erano compagni di squadra alla Diquigiovannientrambi uniti poi da un tragico destino (anche Scarponi è morto a pochi passi da casa, investito da un camion)

In attesa della conclusione delle indagini giudiziarie sull’incidente del 30 novembre, a ventitré giorni dalla sua scomparsa, Davide avrà finalmente pace. 

“Ciao Davide” Lonigo, Vicenza
“Ciao Davide, non scorderemo mai la tua educazione”

Luisa Dissegna / Lino Zonin / Renzo Puliero

Dopo tanta rabbia e sgomento all’assistere all’ennesimo funerale di un ciclista morto lungo le nostre strade, la mia reazione non si è fatta attendere:

https://www.tgcom24.mediaset.it/2023/video/rebellin-l-autista-tedesco-ancora-a-piede-libero_59523804-02k.shtml
https://www.gazzetta.it/Ciclismo/07-01-2023/morte-rebellin-giorni-superperizia-dinamica-4501856482699.shtml
https://www.corriere.it/cronache/23_gennaio_07/morte-davide-rebellin-oltre-mese-camionista-ancora-piede-libero-mezzo-neanche-sotto-sequestro-0b121be0-8e9b-11ed-ae40-41a711fcbe95.shtml
https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/montecchio/morrte-morto-rebellin-camionista-libero-1.9822818
https://www.fanpage.it/sport/ciclismo/arrestato-il-camionista-che-travolse-e-uccise-davide-rebellin-mentre-si-allenava-in-bici/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, tecnico sportivo CSEN Abruzzo e grande ciclista amatoriale abruzzese appassionato di ciclismo su strada e della sua storia italiana

ECORUNNING, TRAILRUNNING E SKYRUNNING: LA NUOVA FRONTIERA DEGLI SPORT OUTDOOR NELLE AREE PROTETTE

Ecorunning

Locandina Green Race Ecorunning 2 km e 10 km www.greenrace.it
Una fase di gara della manifestazione Ecorunning Green Race che si corre ogni anno nel Parco dell’Idroscalo di Milano https://blog.ilgiornale.it/ruzzo/2011/10/14/ecorunning-domenica-a-milano-la-green-race-al-parco-delle-cave/

L’Ecorunning è una nuova disciplina ecosportiva che consiste nel camminare, correre su di un sentiero natura omologato Mountain Fitness all’interno di aree verdi pubbliche urbane o all’interno di un’area protetta, una disciplina della quale sono Istruttore CSEN Abruzzo qualificato da Ottobre 2007: essa può essere individuale o a coppie (famiglie-amici o conoscenti) e consiste in una prova che si svolge su di un sentiero natura di massimo 12 km lungo il quale vengono piazzati dei checkpoint, punti di rilevazione in cui ci si deve fermare a scattare delle fotografie naturalistiche a piante, animali, al paesaggio che poi risulteranno utili a fine gara, una volta giunti al traguardo, i giudici di gara daranno a tutti i partecipanti all’evento, delle schede di valutazione in cui per ogni sezione si attribuirà un punteggio, per cui per vincere la gara, non è importante soltanto arrivare al traguardo con il minor tempo possibile, ma anche compilare al meglio la scheda ambientale data dai giudici di gara: la media tra il tempo percorso ed il punteggio assegnato nella scheda ambientale determinerà il vincitore della prova.

Trailrunning

Il Trailrunning viene definito, semplicemente, come la pratica della corsa nella natura praticata al di sotto dei 2000 metri di altitudine. È uno sport molto completo, praticato fuori dalle piste di atletica, che sollecita le gambe, ovviamente, ma anche la parte superiore del corpo. Infine, richiede concentrazione e prudenza.

Non c’è bisogno di essere in alta montagna per fare trail. Basta essere nella natura.

Atleti di trailrunning mentre corrono all’interno di un bosco. Foto su gentile concessione Salomon
https://www.salomon.com/it-it/running/trail-running-advices/what-trail-running
Atleti di Trailrunning corrono in un paesaggio lacustre con tanto di arcobaleno sullo sfondo! Foto su gentile concessione Salomon

Il trail comprende salite e discese

Il trail non si pratica solo in alta montagna, ma i rilievi accidentati e il dislivello positivo fanno parte di questo sport. Inoltre, nel trail non c’è solo corsa.

Nelle salitesi alternano camminata e corsa. Talvolta, nelle sezioni più ripide, si utilizzano i bastoncini o si spinge appoggiando le mani sulle gambe.

Nelle discese, occorre fare attenzione all’appoggio del piede, cercando di scaricare il peso sull’avampiede per ammortizzare l’impatto con il terreno. Ci si aiuta molto con le braccia per mantenere l’equilibrio. Non lasciarti intimorire dalla discesa, corri rilassato e divertiti sul terreno!

Perché il trail è diverso dalla corsa su asfalto?

A differenza della corsa su strada, nel trail il terreno cambia continuamente. Si corre sui sentieri, sulle pietre, nel fango, nell’erba e… perché no, anche sulla neve se si partecipa a un trail invernale. Anche un trail urbano o un city trail favorirà la diversificazione del percorso.

Che differenza c’è tra trail running e corsa su strada?

IL TRAIL AL DI LÀ DELLO SFORZO FISICO

Oltre al fatto di correre nella natura, esiste anche uno spirito trail. Aprire i sensi, porsi all’ascolto del proprio corpo e delle proprie sensazioni, sentirsi bene e apprezzare l’ambiente in cui si corre. Tutte emozioni diverse che ti permetteranno di praticare questo sport in armonia con il contesto naturale.

Concentrandoti su ogni passo, penserai meno e potrai porti all’ascolto delle tue emozioni. Questa sensibilità ti farà provare piacere anche nella fatica, oltre al piacere di stare all’aria aperta.

Atleti di Trailrunning fermi a contemplare la Natura seduti su di uno sperone di roccia a strapiombo. Foto su gentile concessione Salomon
Due atleti di Trailrunning mentre corrono sorridenti all’interno di un bosco ceduo con abbigliamento appropriato per la brutta giornata del momento. Foto su gentile concessione Salomon

E LE PERFORMANCE NEL TRAIL?

Praticare il trail significa anche iscriversi a una gara e prepararsi. Partecipare all’Ultra Trail del Monte Bianco, dei Templiers, di una gara in montagna o di un trail notturno con tanto di lampada frontale è soprattutto un’esperienza elettrizzante, indipendentemente dalla distanza percorsa.

Stabilisci un piano di allenamento vario, che comprenda, ad esempio, sessioni di frazionato, fartlek e chilometro verticale. Adatta l’alimentazione, idratati bene e non dimenticare il riscaldamento e lo stretching. Se segui una buona preparazione fisica, avrai tutte le probabilità di affrontare al meglio la gara.

Ma anche indossando un pettorale, arrivare primo o ultimo ha poca importanza. Così come hanno poca importanza la distanza scelta, il tempo di percorrenza o la classifica. Nel trail si corre al proprio ritmo e si ascoltano le sensazioni del proprio corpo prima ancora di guardare l’orologio GPS. Non partire troppo veloce e approfitta dei punti di ristoro!

Tagliare il traguardo, arrivare in fondo all’avventura e condividere emozioni forti: questa è l’anima del trail running.

Questo spirito singolare è ciò che definisce davvero il trail. Ed è sicuramente la ragione per cui questo sport praticato nella natura è in costante crescita.

Scopri di più sulla nostra pagina Storie e guide dedicata alla corsa.

Fonte: Salomon https://www.salomon.com/it

Partenza dell’Ultra Trail du Mont Blanc, evento di Ultra Trail di circa 170 km con partenza da Chamonix in Francia e che si snoda tra le montagne di tre stati: Francia, Svizzera ed Italia https://utmbmontblanc.com/it/UTMB
Planimetria Ultra Trail du Mont Blanc, 168 km https://itineraritrekking.com/2013/03/25/ultratrail-du-mont-blanc/
Altimetria Ultra Trail du Mont Blanc, 168 km

Skyrunning

Lo Skyrunning, letteralmente la “Corsa del cielo”, è la pratica di corsa tecnica in montagna praticata al di sopra dei 2000 metri di altitudine. E’ una prova altamente tecnica che consiste in numerose salite e discese, con passaggi tecnici lungo creste delle montagne, arrampicate su parete rocciosa, corsa su ghiacciai.

Atleti di Skyrunning affrontano un passaggio tecnico lungo parete rocciosa durante una prova di specialità. Foto su gentile concessione di Skyrunningitalia
  • SkyRace
  • Quota minima di transito e/o arrivo superiore ai 2.000 m. s.l.m.
  • distanze comprese  tra 20 e 30 km (tolleranza +/- 5%)
  • tempo per il vincitore entro le 3 ore 
  • unicamente nelle aree geografiche che  non presentano rilievi che raggiungono i 2.000 metri. di quota, possono essere considerate SkyRace le competizioni su percorsi Skyrunning con più di 1.300 metri. di dislivello positivo che presentano caratteristiche e difficoltà tipiche dello Skyrunning
Locandina Gran Sasso Skyrace http://www.gransassoskyrace.it
Passaggio spettacolare di gara di un atleta partecipante alla Gran Sasso Skyrace tra le montagne del comprensorio dell’Appennino Centrale
Atleta maschile percorre un tratto in discesa della manifestazione di Skyrunning Gran Sasso Skyrace, sullo sfondo Corno Grande del Gran Sasso
Passaggio di gara spettacolare su corda ancorata alla parete rocciosa di un’atleta femminile alla Gran Sasso Skyrace
Altro passaggio spettacolare di un’altra atleta femminile accanto al Corno Grande del Gran Sasso durante la manifestazione di Skyrunning Gran Sasso Skyrace
Youth Skyrunning World Championship, 2-4 Agosto 2019 FISKY

Salomon Ring Of Steall SkyRace, 29 Km 2500 metri di dislivello Scozia

https://www.skylinescotland.com/skyrunning-races/ring-of-steall-skyrace/
Planimetria Salomon Ring of Steall SkyRace che si corre tra le montagne della Scozia https://www.outdoorcapital.co.uk/events/ring-of-steall-skyrace/
Altimetria della Salomon Ring of Steall Skyrace
Kilian Jornet pettorale numero 398 è in testa, seguito da vicino da altro concorrente alla Ring of Steall Skyrace, gara del circuito Trail Golden Series https://outdoortest.it/ring-of-steall/
Kilian Jornet il vincitore della Salomon Ring of Steall SkyRace
https://www.salomon.com/it-it/blog/kilian-jornet-wins-ring-of-steall-skyrace-scotland
Kilian Jornet, vincitore della Salomon Ring of Steall SkyRace
Nadir Maguet vince il Ring of Steall in Scozia
https://www.runningpassion.it/news/nadir-maguet-vince-scozia-il-ring-steall-skyrace/
https://theunforgivingminute.run/ring-of-steall-skyrace-2022/
https://www.toulonvartriathlon.com/actualites-du-club/trail-salomon-ring-of-steall-skyrace-992575

https://www.skylinescotland.com/skyrunning-races/ring-of-steall-skyrace/enter/
https://jamesmackeddie.com/tag/ring-of-steall/
https://www.redbull.com/gb-en/ring-of-steall-skyrace-tips-by-keri-wallace
https://iancorless.org/2017/09/16/salomon-ring-of-steall-skyrace-2017-summary-migu-run-skyrunner-world-series/
Ellis Bringham https://www.ellis-brigham.com/news-and-blogs/why-the-salomon-skyline-scotland-is-the-worlds-hardest-trail-race
https://www.skylinescotland.com/skyrunning-races/ring-of-steall-skyrace/results/

Vischongo SkyRace, Reserva Natural de Ayacucho, Perù

Vischongo SkyRace 2016, prove su 10 km, 21 km e 42 km all’interno della Riserva Naturale di Ayacucho a Vischongo, Perù. Evento organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale e Sportiva ERCI Team Onlus Avezzano (AQ) in Abruzzo https://www.running4peru.com/eventos/xi-vischongo-skyrace-2016
Altimetria Vischongo SkyRace 2016 Ayacucho, Perù
Ricognizione lungo il trail percorso dagli atleti partecipanti alla Vischongo SkyRace edizione 2016 https://www.wikiloc.com/trails/trail-running/peru/ayacucho
  • SkyMarathon
  • Quota minima di transito e/o arrivo superiore ai 2.000 m. s.l.m.
  • distanze che con una tolleranza +/- 5% superano i 50 km
  • tempo per il vincitore entro  le  12 ore – tempo limite 16 ore 
  • unicamente nelle aree geografiche che  non presentano rilievi che raggiungono i 2.000 metri di quota, possono essere considerate Ultra SkyMarathon le competizioni su percorsi Skyrunning con più di 2.500 metri di dislivello positivo che presentano caratteristiche e difficoltà tipiche dello Skyrunning
Locandina Livigno SkyMarathon 16 Giugno 2018 https://www.livignoskymarathon.it
Planimetria Livigno Skymarathon: 34 km, 2700 metri di dislivello attivo
Passaggio spettacolare su paesaggio roccioso di un atleta maschile immortalato dal fotografo da dietro durante la Livigno Sky Marathon
Atleta maschile affronta una salita con i bastoncini da Nordic Walking durante la Livigno Sky Marathon edizione 2021
Atleti maschili giovanili mentre affrontano una salita sterrata con rocce carbonatiche ai lati durante la Livigno Sky Marathon edizione 2022
  • Vertical Kilometer
  • distanza massima 5km  (tolleranza +/- 5%)
  • dislivello positivo 1.000 metri
  • tre tipologie di altitudine di arrivo: 1.000 metri/2.000 metri/3.000 metri (tolleranza +/- 5% )
https://mudandsnow.com/blogs/news/5-vertical-kilometer Scott
Chamonix Vertical Kilometer
Atleta maschile affronta un tratto in alita del Vertical Kilometer di Chamonix in Francia https://www.sportdimontagna.com/skyrunning/vertical-kilometer-passato-presente-e-futuro
Atleta femminile norvegese affronta la micidiale salita del Dolomites Vertical Kilometer https://vkworldcircuit.com/races-2/
Atleta femminile affronta una salita con i bastoncini da Nordic Walking durante il Dolomites Vertical Kilometer https://www.skyrunnerworldseries.com/its-record-time-at-dolomites-vk/
Atleta femminile affronta una prova del Vertical Kilometer del circuito Red Bull
https://lessonsinbadassery.com/vertical-kilometer-world-circuit-1000m-right/
Atleta femminile affronta uno spettacolare tratto in salita su corda fissata a parete rocciosa durante il Vertical Kilometer di una prova del circuito Red Bull https://vkworldcircuit.com/vertical-kilometer-world-circuit-launches/
  • SkySpeed
  • percorsi con pendenza superiore al 33%
  • sviluppo circa 100 metri 
  • la versione indoor è rappresentata dallo Skyscraper-running
  • SkyScraper – Running
  • versione indoor dello Skyspeed si disputa salendo le scale dei grattacieli
  • pendenza media oltre 45% (nei grattacieli)
Atleta maschile affronta una prova di Skyscraper Running, la corsa di Skyrunning particata all’interno dei grattacieli https://www.redbull.com/gb-en/skyscraper-running-tips
Atleta maschile affronta la SkyRun Frankfurt in Germania https://www.skylineatlas.com/skyrun-frankfurt/
Atleta maschile cinese affronta una prova di SkyScraper in un grattacielo di Pechino in Cina, “The China Project” https://thechinaproject.com/2021/10/14/tower-running-finds-a-foothold-in-china/
Atleta femminile affronta gli ultimi metri della SkyScraper Bejing in un grattacielo di Pechino in Cina, edizione 2014 http://www.chinadaily.com.cn/travel/2014-09/05/content_18554566.htm
  • SkyTrail
  • Gare su sentieri e tracce, che non possiedono tutte le caratteristiche delle discipline Skyrunning
  • distanza minima 15 km
  • massimo 10% su asfalto
Locandina Monte Catria Sky Trail edizione 2022
https://www.montecatriaskytrail.it
https://www.trailrunning.it/eventi/montecatria-skytrail-2/
Planimetria della Monte Catria Sky Trail edizione 2022 https://www.montecatriaskytrail.it/edizione2022
Altimetria Monte Catria Sky Trail edizione 2022
Atleti partecipanti alla Monte Catria Sky Trail edizione 2022 https://www.vivereurbino.it/2022/05/04/monte-catria-skytrail-due-giorni-di-grande-offroad/2100173839/
Atleti partecipanti alla Monte Catria Sky Trail edizione 2022 https://www.discoveryalps.it/classifica-monte-catria-sky-trail-2022/
  • Skysnow
  • Gare su neve (almeno 70%) con utilizzo di micro-ramponi
  • Vertical : meno di 5 km con un minimo di pendenza del 15%
  • Classic: oltre 9 km con un’inclinazione media di almeno il 3%, con sezioni oltre il 10%. Per le categorie Youth massimo 5 km con dislivello massimo di 200 metri

Fonte: Skyrunning Italia https://www.skyrunningitalia.it

ADESIONE ALLO SCIOPERO GENERALE DEI SINDACATI DI BASE ED ALLE GIORNATE DI LOTTA DEL 2 E 3 DICEMBRE 2022

Cacciare il governo Meloni!

SCIOPERO GENERALE SINDACATI DI BASE E GIORNATE DI LOTTA 2-3 DICEMBRE 2022
https://www.carc.it/2022/11/25/adesione-allo-sciopero-generale-dei-sindacati-di-base-e-alle-giornate-di-lotta-del-2-e-3-dicembre/

Il P.CARC aderisce, promuove e chiama a partecipare gli operai, gli studenti e le masse popolari allo sciopero generale di tutte le categorie indetto dai sindacati di base e alle manifestazioni che si svolgeranno su base territoriale il 2 dicembre.

Allo stesso modo aderiamo alla manifestazione nazionale Giù le armi, su i salari del 3 dicembre che si svolgerà a Roma in piazza della Repubblica dalle ore 14.00.

I temi principali della piattaforma politica che accomuna le due giornate sono la lotta e l’opposizione alla guerra al carovita. Sono due “emergenze” strettamente legate fra di loro, che rappresentano una manifestazione della crisi generale (economica, politica, sociale e ambientale) del sistema capitalista.

Il governo Meloni è figlioccio del governo Draghi e suo prosecutore. Il governo Meloni è il governo più debole e traballante della storia recente. È appena nato e già è attraversato da beghe, tensioni e guerra per bande.

Meloni aveva promesso di cancellare il Reddito di Cittadinanza – e ci sta provando – ma il contesto è quello di un paese dove si moltiplicano le famiglie che non riescono a tirare avanti. C’è la riforma delle pensioni, c’è la morsa del carovita. C’è la guerra in Ucraina, con la NATO che pretende fedeltà, finanziamenti e armamenti, mentre la maggioranza delle masse popolari è contraria. La prosecuzione dell’agenda Draghi è il principale tallone d’Achille del governo Meloni.

L’azione cosciente delle organizzazioni operaie e popolari, dei sindacati di base e combattivi, dei movimenti e delle reti sociali puòrovesciare il governo Meloni. Chiamiamo a partecipare attivamente e nel modo più organizzato possibile a tutte le mobilitazioni che coinvolgono le masse popolari. A quelle grandi e a quelle piccole.

Ogni mobilitazione deve essere occasione per allargare e coordinare la rete della parte organizzata delle masse popolari, per rafforzare gli organismi operai e popolari esistenti e crearne di nuovi, per promuovere un fronte comune di lotta e solidarietà.

Organizzarsi al di là della sigla sindacale
È fondamentale organizzarsi ovunque, anche dove non c’è esperienza di organizzazione. Anche nei settori di lavoro più moderni, precarizzati e parcellizzati è possibile e necessaria l’organizzazione dei lavoratori. Non importa se all’inizio si è in pochi, l’importante è non aspettare di essere sotto attacco per organizzarsi.
Lo sciopero generale è un primo passo. Bisogna dargli continuità.

Organizzarsi in ogni posto di lavoro!
– Trova altri due o tre colleghi decisi a darsi da fare: usa ogni occasione e non partire dalla tessera sindacale.
– Vedetevi (almeno all’inizio) fuori dall’azienda, lontano dall’occhio del padrone.
– Studiate insieme la situazione: lo stato dell’azienda, i problemi più pressanti dei lavoratori, i punti di forza su cui fare leva, ecc.
– Decidete le iniziative da prendere, anche piccole, per raccogliere altri colleghi, difendersi con maggiore efficacia e costruire passo dopo passo rapporti di forza favorevoli.
– Collegatevi con lavoratori, singoli e gruppi, di altre aziende, con altri comitati e movimenti popolari della zona.

Le due giornate di lotta del 2 e 3 dicembre devono andare proprio nella direzione di alimentare questo processo!
L’importanza di questo processo è dimostrato dall’organizzazione dello sciopero generale del 2 e dalla manifestazione nazionale del 3 dicembre. Ci sono esempi positivi di coordinamento e unità d’azione tra categorie e settori di lavoro: dai lavoratori del Commercio a Milano, a “Ogni giorno è Primo Maggio” a Firenze, composto da tutti i sindacati di base e forze sociali e politiche che, dall’inizio della pandemia, portano avanti in modo unitario iniziative e lotte su casa, reddito, lavoro e contro la repressione aziendale.

Queste iniziative rappresentano un esempio estremamente positivo di mobilitazione e di organizzazione dei lavoratori nel processo di difesa dei diritti e delle condizioni delle masse popolari, ma anche e soprattutto nell’organizzazione dei lavoratori per un cambiamento profondo, un cambiamento sociale.
Si tratta di un percorso in generale contraddittorio e non lineare, ma che continua a fare passi in avanti che dobbiamo consolidare, crea le condizioni per il rinnovamento del movimento sindacale del nostro paese e non solo: il problema infatti non è principalmente sindacale, ma politico, serve una nuova prospettiva!

Bisogna sostituire il governo Meloni e il suo circo e mettere al loro posto soggetti che fanno gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari: bisogna imporre con la mobilitazione un governo di emergenza popolare per attuare immediatamente le misure più urgenti per far fronte agli effetti della crisi e al catastrofico stato delle cose.
Le mobilitazioni del 2 e del 3 dicembre devono essere funzionali a questo.

I sindacati conflittuali, alternativi e di base possono e devono dare un contributo al cambiamento generale della società, sviluppando l’azione anche sul terreno politico e perciò usare lo sciopero e le manifestazioni per confrontarsi e coordinarsi a un livello superiore, per spingere i lavoratori ad organizzarsi e ad attuare direttamente le misure che servono a difesa del salario, del lavoro e dei diritti.
L’imposizione di un “nostro governo”, un governo di emergenza (noi lo chiamiamo Governo di Blocco Popolare), che affonda le sue radici e poggia sulle decine di organizzazioni operaie e popolari presenti nel paese, sui sindacati di base, sui comitati operai e popolari e sui sinceri democratici, è la via più rapida e meno dolorosa per avanzare nel superamento di questo sistema che produce ormai soltanto disastri economici, ambientali, sociali e politici.

Il Governo di Blocco Popolare darà una spinta decisiva per avanzare verso il socialismo, il governo dove i lavoratori sono i protagonisti e decideranno la produzione e la destinazione dei prodotti, metteranno fuori gioco definitivamente i padroni e i loro scagnozzi, dove ognuno sarà chiamato a dare il proprio contributo per avanzare tutti insieme.

Promuovere e partecipare allo sciopero generale del 2 dicembre e alla manifestazione nazionale del 3 dicembre a Roma!

Cacciamo il governo Meloni per imporre il governo di emergenza dei lavoratori e delle masse popolari!

Fonte: Partito dei CARC – Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

ROGER WATERS: IN ARRIVO LE “LOCKDOWN SESSIONS”, E NON SOLO!

Roger Waters durante un podcast chiamato “The Grayzone” ha annunciato i suoi prossimi progetti: durante il lockdown Roger e la sua band hanno registrato molte nuove versioni di varie canzoni su cui stavano lavorando per il tour e le hanno condivise man mano. Ora queste “Lockdown Sessions” sono in fase di mastering e usciranno il prossimo anno, infine ha annunciato che probabilmente ci sarà anche un nuovo album chiamato.. “Sto lavorando contemporaneamente su diversi aspetti. Sarà un nuovo album che probabilmente si chiamerà the bar“.

https://pinkfloyditalia.wordpress.com/2022/11/25/roger-waters-in-arrivo-le-lockdown-sessions-e-non-solo/

Roger Waters: “The Bar è una canzone lunga, quindi è una canzone a cui sono arrivato dopo aver iniziato a suonare un pò il pianoforte, cosa che ho fatto durante le sessioni di lock down, un altro progetto che ora è finito! Sono stati tutti masterizzati, quindi uscirà un album, un nuovo album intitolato The Lockdown Sessions. Ho dato via tutte queste cose, sono tutte là fuori, chiunque può trovarle su internet, ma questo sarà, non so se solo in vinile, o se sarà anche in streaming, quindi sono tutte le sessioni di lock down che abbiamo fatto, e sono iniziate con Mother e non ricordo qual’è l’ultima che abbiamo fatto, e la nuova versione di Comfortably Numb, che facciamo proprio all’inizio di questo spettacolo, quindi è… questo è l’album.

Quindi per ricapitolare, Roger Waters è impegnato nel suo tour live “This is not a Drill“, farà uscire l’album “Lockdown Session” nel corso del 2023, sta lavorando ad un altro nuovo album che presumibilmente si chiamerà “the Bar” e sta continuando a scrivere la sua attesissima autobiografia.. non si può certo dire che stia con le mani in mano!

Shine on!

Fonte: Pink Floyd Italia

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

CASAMICCIOLA. MORTA UNA DONNA, 12 DISPERSI. SCONTRO POLITICO SUL NUMERO DELLE VITTIME

Emergenza a Ischia, dove questa mattina intorno alle 5 una vasta frana ha messo in ginocchio Casamicciola nella giornata di allerta meteo arancione. Morta una donna, 12 i dispersi. Ma è scontro sul numero delle vittime. “Sono otto i morti accertati” dichiara il ministro Matteo Salvini mentre il governo esprime solidarietà alla popolazione colpita. Ma il ministro Piantedosi e il prefetto al momento non confermano il numero e la presenza di morti. Tra i dispersi, una famiglia composta da marito, moglie e due bambini; e una ragazza di 25 anni. La coppia con neonato invece è stata ritrovata, si trova in ospedale. Le operazioni di soccorso sono rese complicate dal maltempo.

Foto Riccardo Siano 
https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/11/26/diretta/ischia_frana_casamicciola_maltempo_campania-376224789/

Dalla montagna sono caduti massi, la colata ha travolto alcune case e trascinato auto fino al mare. Crollati 10 edifici. In arrivo soccorsi anche da fuori regione. “Situazione complicata, ci sono case sradicate dalla frana” spiega il comandante dei carabinieri Tiziano Laganà. Il ministro Musumeci è in contatto con la prefettura: “120 millimetri di pioggia, vasta frana ha travolto le case”. Mare forza 11. Sul posto dalle prime ore del mattino, vigili del fuoco, protezione civile e carabinieri.

Salvata una famiglia bloccata in casa dal fango

Continua a Ischia il lavoro dei 70 vigili del fuoco impegnati sull’isola in soccorso della popolazione e nelle operazioni di ricerca dei dispersi. Una famiglia bloccata dal fango nella propria abitazione nella zona alta di Casamicciola Terme, in via Santa Barbara, è stata portata in salvo.

Cnr: “In 6 ore 126 millimetri di pioggia, mai così negli ultimi 20 anni”

“I pluviometri dell’Isola d’Ischia posti nelle vicinanze di Casamicciola Terme hanno registrato piogge intense a partire dalla mezzanotte del 25 novembre. In particolare, il picco massimo di pioggia oraria sui due pluviometri più vicini è stato di 51,6 mm a Forio e di 50,4 mm a Monte Epomeo.

Le piogge cumulate a 6 ore (tra le 00:00 del 25/11 e le 06 del 26/11) forniscono un valore di 126 mm, un record negli ultimi 20 anni, periodo per il quale abbiamo accesso ai dati dei pluviometri. Questo dato non era mai stato raggiunto nel periodo osservato e rappresenta un indice di gravità della pioggia”. Lo scrive il Cnr in una nota dopo la frana che ha colpito Ischia.

“La zona di Casamicciola nella quale le piogge hanno causato la frana e i danni registrati e’ un’area dell’Isola in cui vari autori – spiega il Cnr – hanno riconosciuto e descritto numerosi eventi franosi con danni sia al territorio che alle case, alle terme e anche alle persone. Le cartografie dei Piani di Assetto Idrogeologico riportano infatti valori di pericolosita’ da frana molto elevati per queste aree dell’Isola d’Ischia”. Per quanto riguarda gli eventi storici che hanno causato danni alle persone, i dati del catalogo gestito da Cnr Irpi evidenziano come “nella zona di Casamicciola Terme si siano gia’ verificate frane che hanno causato perdita di vite umane, tra cui nel 1910, durante un evento molto intenso, alluvioni con elevato trasposto solido, crolli e numerosi dissesti diffusi causarono 11 morti. In anni più recenti una vittima si è registrata nel 1987, quando un crollo di roccia distrusse un ristorante, e infine nel 2009, sempre nel mese di novembre, una colata di fango e detrito ha travolto e ucciso una ragazza quattordicenne”.

Un ferito al Cardarelli

Una persona sarebbe stata trasferita all’ospedale Cardarelli di Napoli in ipotermia e con uno schiacciamento del torace.

Il mare invaso dal fango diventa marrone

È al porto di Casamicciola e a piazza Bagni che si vedono le cicatrici più profonde dell’alluvione della notte scorsa. Sul lungomare sono ammassate almeno una decina di vetture e due bus turistici che la forza della lava che scendeva da monte Epomeo ha trascinato giù. Alcune macchine sono finite in mare, altre sono sommerse dal fango. Anche il mare al porto ha cambiato colore. È diventato marrone a causa di quel fiume di fango sceso dalla montagna. Non va meglio nella zona alta, quella già ferita dal terremoto del 2017.

Quello che è accaduto la scorsa notte, dicono alcuni residenti, è come acqua bollente buttata su una ferita mai rimarginata, ovvero il terremoto e le sue case devastate. Intanto, a Casamicciola vanno avanti le opere di rimozione del fango dalle strade. I bob cat vanno avanti e indietro per spalare il fango. Poco fa è giunta un’autocolonna della protezione civile regionale con i gruppi elettrogeni che dovranno essere messi in funzione prima che calo il buio. Le ricerche dei disperarsi andranno avanti ma con il buio saranno ovviamente più difficoltose.

La Regione Campania chiede lo stato di emergenza

“La Regione Campania ritiene necessario chiedere lo stato di emergenza per l’isola di Ischia e i territori colpiti da questi eventi atmosferici disastrosi”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che ha ringraziato istituzioni, forze dell’ordine e soccorritori. 

“E’ un momento di dolore e di grande emergenza, che richiede un impegno straordinario – ha aggiunto – La Regione manterrà l’orientamento deciso in sede di Comitato di coordinamento questa mattina, e cioè di delegare il solo Prefetto di Napoli a comunicare ogni informazione, aggiornata e verificata, sulla situazione di Ischia. E’ auspicabile a tal proposito che non si assista allo sventagliamento di dichiarazioni, del tutto propagandistiche, e non verificate, a cui abbiamo assistito in queste ore, anche da parte di chi non ha nessun ruolo o competenza in materia, o addirittura da parte di chi storicamente ha difeso ogni forma di abusivismo. Almeno di fronte a questi eventi, la sobrietà sarebbe necessaria”.

Foto Riccardo Siano 

Disposta l’evacuazione di 200 persone

“La prefettura insieme alla Regione sta disponendo l’evacuazione di circa 200 persone, per il ricovero delle persone interessate dal movimento franoso, che devono essere messe in salvo”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al Tg2 rispondendo dalla sala operativa dei vigili del fuoco, da dove sta seguendo le operazioni di soccorso per la frana a Casamicciola.

La frana dalla sommità del monte Epomeo

Ora che si stanno diradando le nuvole dal lungomare di Casamicciola si vede con chiarezza da dove la scorsa notte si è staccata la frana che è scesa fina al mare. È dalla sommità del nomte Epomeo ad un’altezza di circa 780 metri. Il fango sceso giù ha cancellato parte della vegetazione. La frana, come si vede dal basso, ha cancellato, come se fosse un colpo di spugna, la vegetazione. Poi dalla parte di Casamicciola ha percorso le strade invadendo le case, sventrando porte e pareti.
In piazza, a prestare conforto ai suoi concittadini, c’è l’ex sindaco Giovanbattista Castagna che era sindaco anche quando c’è stato il terremoto.

Sorrento, una frana investe auto dei vigili urbani: tre feriti

Era al lavoro per controllare le zone più a rischio di Sorrento per l’emergenza maltempo di queste ore. All’improvviso una frana è caduta sulla strada collinare in penisola sorrentina colpendo l’auto del comune che stava effettuando le verifiche sul territorio. Feriti due agenti della polizia municipale e un tecnico del comune.

La prima vittima è una donna dell’Est sposata con un isolano

La prima vittima è una donna, trovata sotto il fango in piazza Maio a Casamicciola. E’ una donna dell’Est sposata con un uomo originario del comune colpito dalla frana. E’ quanto si apprende dai soccorritori intervenuti sul posto.

Le lacrime di Irina: “Mio figlio mi urlava di scappare”

“E’ stata una questione di un secondo. Mio figlio gridava ‘mamma scappa’. Poi non si è capito più nulla”. Irina è una donna ucraina che vive a Casamicciola da circa venti anni. Della sua casa, in via quarta traversa San Felice, resta ben poco.

I soccorritori stanno ancora scavando il fango ma tutte le masserizie e l’arredamento non sono utilizzabili. “Abbiamo sentito un rumore come il terremoto. Questione di secondi”, aggiunge in lacrime la donna.

Annullata la prima del San Carlo

La Fondazione Teatro di San Carlo in accordo con il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano e il Sindaco Gaetano Manfredi, anche in qualità di presidente della Fondazione, comunica l’annullamento dell’opera inaugurale “Don Carlo” prevista per oggi alle ore 17,00 in segno di lutto per la tragedia che ha colpito l’isola di Ischia. Il teatro stasera resterà chiuso per lasciare spazio al silenzio ed al rispetto per chi ha subito una grave perdita, in segno di vicinanza e conforto.

Da 30 a 50 famiglie sfollate

“Ci sono dalle 30 alle 50 unità familiari sfollate, che si sta mettendo in sicurezza”. Lo ha detto a Rainews24 il sindaco di Ischia Porto, Enzo Ferrandino, spiegando che “la macchina della solidarietà è partita per dare risposta alle loro esigenze immediate”.

Il sindaco Manfredi: “Una vittima accertata”

C’è una vittima accertata a Casamicciola Terme, comune dell’isola d’Ischia colpito da una frana all’alba. Lo rende noto Gaetano Manfredi, sindaco della Città metropolitana di Napoli che oggi ha partecipato in Prefettura al Centro coordinamento soccorsi. “Al momento – dice Manfredi – c’è notizia di una vittima sicuramente accertata e ci sono ancora una decina di dispersi”. 

Tozzi: “C’entra il cambiamento climatico”

“Il cambiamento climatico c’entra di sicuro: ci sono piogge più consistenti, ovvero più acqua in meno tempo. E questo è un elemento importante di cui tener conto. Ma non nascondiamoci: tutto il resto è colpa nostra”. Lo ha detto il geologo Mario Tozzi a proposito della frana di Ischia. “Colpa nostra certo – sottolinea – c’è degrado, ci si preoccupa del profitto, della stagione turistica e non della cura del territorio. Non c’è cura e manutenzione del territorio, e senza di questa è tutto inutile”.


Per l’esperto, “in passato anche con precedenti governi sono state fatte cose buone, come quelle di recuperare denari come sei o sette miliardi per il dissesto idrogeologico ma poi, tranne che per due opere, i denari non sono stati spesi. Allora di cosa parliamo? Manca una cultura del territorio, ci vuole una conoscenza maggiore. Tutte cose che a Ischia, sanno bene ma si dimenticano. La manutenzione non va fatta a primavera o in autunno – ha concluso – ma sempre, tutto l’anno. La burocrazia? C’entra, soprattutto quando sappiamo che per abbattere un edificio abusivo e pericoloso ci vogliono anche otto anni. Ma non dimentichiamo che queste cose sono in capo ai sindaci…”.

Curcio: “È una tragedia, i numeri delle vittime solo dal prefetto”

“Non ci sono nostri numeri o numeri di altri, ci sono i numeri della prefettura, proprio per evitare confusione. E’ il prefetto che definisce i numeri una volta che sono state accertate eventualmente le situazioni, anche perché dietro i numeri ci sono le persone. Per il momento le dichiarazioni sui numeri sono quelle che ha fatto il prefetto”. Lo dice ai cronisti il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, a Napoli per seguire la situazione della frana a Ischia.


Il prefetto Claudio Palomba ha fissato il numero dei dispersi in 12. Diverse famiglie sono ora al palazzetto dello sport dell’isola e saranno smistate in strutture alberghiere. “E’ una tragedia di fatto perché è una comunità colpita duramente da un evento importante. I limiti della tragedia dal punto di vista umano li vedremo ora, ma certamente è una tragedia perché di per sé questi eventi sono tragici. Si vede già della foto e dai report che abbiamo dai soccorritori, è una situazione complicata in una giornata complicata”, aggiunge Curcio.

Abitazioni a rischio crollo

“Al momento ci sono dodici dispersi e 20-30 nuclei familiari ancora isolati. Con i soccorsi stiamo provando a portarli giù, per loro sono già disposti alloggi. Molte persone invece sono uscite dalle abitazioni perché sono a rischio crollo”. Lo riferisce il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, sulla situazione della frana che ha coinvolto Ischia e in particolare Casamicciola.

Piantedosi: “Persone sotto il fango, situazione grave e difficile”

“La situazione è molto complicata, si tratta di persone che sono probabilmente sotto il fango, che non rispondono alle chiamate”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al Tg2 rispondendo dalla sala operativa dei vigili del fuoco, da dove sta seguendo le operazioni di soccorso per la frana a Casamicciola. “Ci sono difficoltà nelle operazioni di soccorso – ha aggiunto – perché le condizioni climatiche sono molto impegnative. Stiamo inviando mezzi sia via mare che per il sorvolo aereo. Sono in stretto contatto con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e e i miei colleghi ministri. E’ una situazione in evoluzione, molto grave, da seguire. Un comunicato su eventuale decessi ci sarà solo quando le persone recuperate verranno poi portate in ospedale”, ha aggiunto il ministro.

Crosetto dispone l’intervento delle forze armate

In coordinamento con la Protezione civile nazionale il ministero della Difesa ha disposto l’immediato l’intervento di velivoli e uomini delle Forze armate come supporto ai soccorsi di Ischia e Casamicciola. Un elicottero HH139 dell’Aeronautica militare partirà da Pratica di Mare verso l’isola di Ischia per trasportare cinque tecnici della Protezione civile.

Inoltre altri elicotteri CH 47 dell’Aviazione dell’Esercito, dislocati a Viterbo, sono stati resi disponibili e pronti al decollo entro 30 minuti dalla richiesta di intervento. La Difesa ha messo a disposizione della Protezione Civile anche ulteriori assetti terrestri e navali che, ove ne fosse ritenuto necessario l’impiego, sarebbero pronti a muovere verso le località colpite dal maltempo. Il Ministro della difesa Guido Crosetto segue in stretto contatto con lo Stato maggiore della Difesa e con la sala operativa del Comando operativo di vertice interforze l’evolversi della situazione.

“Ho sentito un boato alle 3”

Una residente che si trova nella parte bassa di Casamicciola racconta di aver sentito un boato alle 3 del mattino e di aver visto un fiume in piena di fango e detriti che ha travolto auto e moto.

Famiglia dispersa in ospedale, 100 persone isolate

“Ci tengo a precisare che non ci sono morti accertati, perché sento e vedo notizie… – ribadisce il prefetto di Napoli – Il nucleo familiare con il neonato che era dato per deceduto e che era proprio nella zona delle frane, al momento si sta recando in ospedale”. Le dichiarazioni nel punto stampa. Sono 30 le famiglie bloccate, almeno 100 le persone isolate.

La testimonianza: “È stato terribile”

“Verso mezzanotte ha iniziato a piovere fortissimo. Dalle tre abbiamo iniziato a sentire dei boati. E’ venuta giù la prima frana, poi un’altra verso le 5. Una cosa impressionante, forse peggio dell’alluvione del 2009 e tremendo quanto il terremoto del 2017”. Lo dice all’Ansa Lisa Mocciaro, illustratrice di libri per bambini, ora prigioniera in casa al terzo piano dell’abitazione di Casamicciola. Il primo piano dello stabile è stato invaso dal fango. Gli altri abitanti del palazzo hanno trovato riparo nella sua casa: i vigili del fuoco hanno consigliato di non muoversi per evitare problemi qualora la pioggia continuasse a scendere.

Crosetto: “Forze armate pronte unirsi a soccorsi”

“La Difesa si stringe alle famiglie colpite dalla frana di Ischia, Casamicciola e alle comunità locali, ringraziamo i sindaci, tutte le forze dell’ordine e i vigili del fuoco per il grande lavoro che stanno facendo. Le Forze Armate sono pronte ad unirsi al lavoro”. Lo scrive su Twitter il ministro della DifesaGuido Crosetto, in merito ai soccorsi di Ischia e Casamicciola, che risultano particolarmente complicati a causa del maltempo.

70 unità dei vigili del fuoco

Settanta unità dei vigili del fuoco sono a lavoro sull’isola. Ma stanno arrivando rinforzi da Roma, compreso il nucleo sommozzatori. Nove squadre sono partite sull’ultimo traghetto Caremar prima del blocco da Napoli.

Il ministro Piantedosi nel centro operativo dei vigili del fuoco

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è nel Centro operativo nazionale dei vigili del fuoco per seguire in video conferenza con tutte le istituzioni impegnate le operazioni di soccorso per la frana a Casamicciola.

Il ministro Sangiuliano a Napoli in prefettura

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, a Napoli per la presentazione di una candidatura del culto di san Gennaro a patrimonio Unesco, si sta recando in prefettura per fare il punto per quanto accaduto a Casamicciola. “Adesso salgo e verificheremo tutto ciò che c’è da verificare – dichiara – Sicuramente si tratta di una cosa gravissima, tutto il mio cordoglio ai familiari delle eventuali vittime, questo lo dobbiamo accertare bene”.

Musumeci: “120 millimetri di pioggia, vasta frana ha invaso le abitazioni”

“Ho appena sentito il sindaco del Comune di Ischia per esprimere anche ai suoi colleghi la vicinanza del governo nazionale. Seguiamo costantemente l’evoluzione della situazione dopo che il pluviometro presente sull’isola ha fatto registrare 120 mm di pioggia. Ciò che possiamo dire al momento è che una vasta frana a monte di Casamicciola ha invaso diverse abitazioni. Il numero complessivo dei dispersi è in via di definizione da parte del coordinamento della Prefettura, che è in collegamento anche con tutti i sindaci dell’Isola per l’evacuazione preventiva di altre famiglie”. Lo afferma Nello Musumeci, Ministro per la Protezione civile.


Soccorsi via mare da Napoli e Pozzuoli

Sono in partenza via mare da Napoli e da Pozzuoli le squadre di soccorso dirette a Ischia per portare aiuto alla popolazione. Il Comando provinciale dei carabinieri di Napoli spiega che l’ultimo traghetto dal Capoluogo è previsto in partenza tra pochi minuti.

Salvini: “Mettere in sicurezza il Paese”

“Da nord a sud c’è un paese da mettere in sicurezza”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, nel suo discorso di inaugurazione della nuova metropolitana milanese, la M4, parlando della frana di Casamicciola. “Fare il ministro è bello, ma purtroppo mi sono alzato stamattina con il disastro a Ischia con 13 dispersi e si teme dei morti – ha aggiunto -. Occuparsi di opere pubbliche è bello ma ci sono onori e oneri. Serve la messa in sicurezza di un Paese che è fragile”.

Franceschini: “Il governo dichiari lo stato di emergenza”

“Il governo dichiari subito lo Stato di emergenza per Ischia”. Così l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini a proposito della situazione dell’isola. “In questo drammatico momento sono vicino ai cittadini” aggiunge esprimendo solidarietà alla popolazione ischitana.

Recuperato vivo giovane disperso

I soccorritori a Casamicciola in una delle case interessate dalla frana di questa mattina alle 5 nell’isola di Ischia, hanno recuperato dal fango il giovane Gianluca Monti vivo. L’uomo vive insieme al figlio e alla compagna, che si cercano tuttora, in una abitazione al civico 8 di via Celario che è tra quelle travolte e distrutte da fango e detriti. E’ stato portato in ospedale per accertamenti.

Il Governo esprime vicinanza ai cittadini

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è in costante contatto con il Ministro Musumeci, il Dipartimento della Protezione civile e la Regione Campania per seguire l’evoluzione dell’ondata di maltempo che ha colpito Ischia. Il Governo esprime vicinanza ai cittadini, ai Sindaci dei comuni dell’isola d’Ischia e ringrazia i soccorritori impegnati nella ricerca dei dispersi.

Uomo in codice rosso in ospedale

Un uomo di circa 60 anni è stato trasportato in codice rosso all’ospedale Rizzoli di Ischia. E’ rimastro travolto da una frana in piazza Maio, una delle zone più colpite di Casamicciola. All’ospedale sono arrivate numerose richieste di sacchi per cadaveri dalle squadre dei soccorritori.

Dieci edifici crollati

A seguito di quanto successo a Casamicciola “ci sono 20-30 nuclei familiari isolati e una decina di immobili crollati”. Lo riferisce il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, in collegamento con gli altri sindaci della zona e la prefettura.

Manfedi coordina interventi con prefetto

Il sindaco metropolitano Gaetano Manfredi, fin dalle prime ore della mattinata, sta seguendo l’evolversi della situazione di Casamicciola ed è in contatto con il prefetto di Napoli Claudio Palomba e il commissario prefettizio del Comune di Casamicciola Simonetta Carcaterra. Ora Manfredi si è recato in Prefettura per coordinare con il prefetto le attività da mettere in campo. I tecnici e gli operatori della Città metropolitana sono già sul posto, con tutti gli uomini e i mezzi a disposizione.

La diocesi: “Centro di prima accoglienza a Forio”

La Diocesi di Ischia, unita nel dolore e nella preghiera per la popolazione colpita nuovamente da questa calamità naturale, mette a disposizione, come primi presidi di accoglienza per la gente di Casamicciola, il Centro Papa Francesco di Via Morgioni a Ischia e la Cittadella della Carità a Monterone a Forio.

Un’altra famiglia tra i dispersi

Secondo quanto si apprende, oltre ai cinque dispersi accertati a Casamicciola, non si hanno al momento notizie di una famiglia composta da padre, madre e due bambini che abitano a monte di Piazza Maio, nella zona interessata in pieno dalla frana e non ancora raggiungibile da parte dei mezzi di soccorso.

Mezzi e volontari per i soccorsi

Le squadre della Protezione civile regionale sono all’opera dall’alba di questa mattina sull’Isola di Ischia per supportare i soccorsi alla popolazione rimasta colpita dalle frane che hanno interessato Casamicciola e altri punti dell’isola.

Altri volontari, della Sma Campania e delle unità cinofile coordinati dalla Sala operativa regionale stanno arrivando da tutta la Campania dotate di mezzi di soccorso: pale meccaniche, bobcat, motopompe, idrovore, escavatori e torri faro per garantire la continuità degli interventi anche in serata.

Il Presidente De Luca e il direttore della Protezione civile regionale, Italo Giulivo, partecipano al Centro Coordinamento Soccorsi convocato in Prefettura.

Aumentano i dispersi
Sale a 13 il numero dei dispersi a Ischia a seguito della frana che si è verificata nel comune di Casamicciola Terme. Lo confermano i Carabinieri, impegnati sul posto dalle prime ore del mattino, quando una frana generata nella parte alta di via Celario ha travolto diverse abitazioni e ha raggiunto il lungomare in piazzale Anna De Felice. I primi dispersi accertati sono una famiglia di tre persone, marito, moglie e un neonato, e una ragazza di 25 anni. Il numero dei dispersi è però aumentato con il passare delle ore. Squadre della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, Carabinieri e Polizia municipale sono impegnati sul posto.

Interrotti i collegamenti per Ischia da Napoli

Al momento risultano interrotti i collegamenti via mare per Ischia da Napoli. Sono garantite solo le corse da Pozzuoli prioritariamente per le squadre di soccorso. Altri volontari sono stati inviati al centro Operativo Comunale istituito dal Commissario Prefettizio. L’Asl Napoli 2 ha immediatamente attivato l’elisoccorso.

Il sindaco: “Non uscite di casa”

“Cari concittadini a causa delle avverse condizioni meteo e dei pesanti danni che si sono già verificati nel comune di Casamicciola Terme vi chiedo di rimanere nelle vostre abitazioni e di non mettervi in movimento. Vi comunicherò in seguito l’evolversi della situazione. Grazie per la responsabile collaborazione”. Così in un post su Facebook il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino.

Persone bloccate in albergo

Si aggrava bilancio delle frane a Casamicciola. All’hotel Terme Manzi ci sono alcune persone bloccate all’interno senza corrente elettrica. Stanno arrivando i soccorsi.

Le ricerche

Cinque i dispersi, tra cui una famiglia composta da marito moglie e un neonato di 15 mesi, e una ragazza di 25 anni

Salvato un uomo dal fango

Un uomo è stato salvato dal fango che aveva invaso la sua abitazione. Sul posto vigili del fuoco, protezione civile e carabinieri

Il fango inghiotte un edicola, travolto alche un bus

Il fango mangia tutto. Tante le auto travolte ma anche una edicola scomparsa inghiottita da acqua e detriti. Sul lungomare altre auto sommerse o in bilico, accartocciate una sull’altra, ma c’è anche un autobus turistico e un camion bloccato nel fango.

La frana

Casamicciola, Ischia. Un pezzo di montagna è venuto giù. Un fiume di fango e detriti ha invaso la parte alta di Via Celario e ha raggiunto il lungomare in Piazza Anna De Felice. Lungo il percorso travolte diverse abitazioni, auto trascinate fino al mare.

DAVID GILMOUR LIVE AT POMPEII, 2016

In questo articolo riporto il concerto musicale live integrale, organizzato nel 2016 a Pompei alla base del vulcano Vesuvio in Campania, regione del Sud Italia, dal mitico chitarrista virtuoso ex-Pink Floyd David Gilmour, attualmente uno dei migliori chitarristi viventi al Mondo e mio preferito, assieme a Roger Waters, nonostante non perdano mai occasione di punzecchiarsi e di litigare a distanza. La lista delle canzoni non è stata scelta a caso, sono azzeccatissime e reali per il periodo buio, tenebroso in cui stiamo viaggiando da diversi anni e qualcuno deve pur riaccendere la luce in questi periodi e Gilmour è tra gli eletti che meglio riusciranno in questa impresa, lui lo sta già facendo in musica, mentre io lo faccio da anni attraverso lo sport!

Le canzoni che ho particolarmente apprezzato sono: Rattle That Lock (Scorri quel Lucchetto album omonimo Rattle That Lock), A Boat Lies Waiting (Una barca sta aspettando, dall’album Rattle That Lock), In Any Tongue (In ogni lingua, canzone contro la guerra, album Rattle That Lock)), High Hopes (Alte Speranze, traccia finale dell’album The Division Bell, 1994), Shine on You Crazy Diamond (Irraggiamento sul tuo Diamante Pazzo, album Wish You Were Here, 1975), Coming Back To Life (Ritorno alla Vita, dall’album The Division Bell, 1994), Sorrow (Tristezza, dall’album A Momentary Lapse of Reason, 1987), Time (Tempo, dall’album The Dark Side of The Moon, 1973), Comfortably Numb (Piacevolmente insensibile, dall’album The Wall, 1979), Us and Them (Noi e Loro, dall’album The Dark Side of The Moon, colonna sonora film “Zabriskie Point”, regista Michelangelo Antognoni).

Locandina concerto musicale “Live at Pompeii” di David Gilmour
David Gilmour Live at Pompeii 2017 al cinema
L’anfiteatro romano di Pompei dove si tenne il concerto musicale di David Gilmour dei Pink Floyd “Live at Pompeii”, 2017 https://pinkfloyditalia.wordpress.com/2017/04/04/david-gilmour-live-at-pompeii-versione-televisiva/
https://quadcinema.com/film/david-gilmour-live-at-pompeii/

https://www.raiplay.it/video/2022/01/David-Gilmour-Live-At-Pompei-72d601cc-8997-439f-96ad-01f45e3bd3c0.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

DAVID GILMOUR: LIVE AT POMPEII -VERSIONE TELEVISIVA

C’è molta attesa per il Dvd/Blu-ray di David Gilmour “Live At Pompeii“. Al momento non c’è una data di uscita ufficiale, ma qualcosa si muove: infatti dal futuro Blu-ray è stata realizzata una versione di un’ora, disponibile per trasmissioni televisive, realizzata in 4k, con la regia di Gavin Elder, ed è distribuita dalla londinese DCD Rights. Presumibilmente questa versione di un’ora andrà in onda in Tv (Bbc?) prima del rilascio ufficiale. Altri aggiornamenti appena disponibili.

Dal sito web della DCD Rights:

45 anni dopo i Pink Floyd, David Gilmour ha filmato ‘Live At Pompeii’ nel leggendario Anfiteatro Romano, dove è tornato per due spettacolari concerti, con il suo tour durato un anno a sostegno del suo album No.1 ‘Rattle Taht Lock’. Le performances sono state le prime in assoluto con un pubblico nella’anfiteatro romano, e solo per due notti, i 2.600 spettatori stavano esattamente dove i gladiatori avrebbero combattuto nel primo secolo AC. David Gilmour Live At Pompei è uno spettacolo audio-visivo, con laser, articoli pirotecnici e uno schermo enorme circolare su cui pellicole appositamente create completano le canzoni selezionate, ma di primaria importanza, soprattutto, è la musica sorprendente e performance stellari da una all-star band. Lo show comprende canzoni da tutta la carriera di David, così come molti classici dei Pink Floyd, tra cui ‘One Of These Days’, l’unica canzone che è stata eseguita anche nel 1971. Entrambi i concerti hanno visto anche performance molto speciali di ‘The Great Gig In The Sky’ da ‘The Dark Side Of The Moon’, cui David ha raramente suonato come artista solista. Questa performance di 60 minuti include gli highlights da entrambi gli show, girati in 4k dal regista Gavin Elder. David Gilmour Live At Pompeii mostra un artista al top della sua carriera, l’esecuzione di materiale incredibile con la sua band di livello internazionale, in un ambiente unico, in un’occasione molto speciale“.

OGGI 25 NOVEMBRE 2022 MIO NONNO MATERNO CARMINE PALERMO AVREBBE COMPIUTO LA BELLEZZA DI 92 ANNI. TANTI AUGURI DAL TUO NIPOTE DEVOTO E PREDILETTO!

Eccomi in braccio al mio caro nonno materno Carmine Palermo il 9 Giugno 1985 vicino la chiesa di Santa Maria Goretti a Nettuno (Roma): https://www.google.it/maps/place/Santuario+Santa+Maria+Goretti/@41.4571667,12.666126,17z/data=!3m1!4b1!4m5!3m4!1s0x1325a38026b130f7:0xf418e0a141b8057!8m2!3d41.4571627!4d12.6683147?ucbcb=1
Eccomi assieme a nonno materno Carmine Palermo durante una delle nostre passeggiate in natura effettuate lungo uno dei sentieri della Riserva Naturale Guidata del Monte Salviano nei pressi del Santuario della Madonna di Pietraquaria di Avezzano (AQ) il 25 Ottobre del 1987, avevo tre anni e due mesi: https://www.google.it/maps/place/Riserva+naturale+guidata+Monte+Salviano/@42.0144017,13.4050355,17z/data=!3m1!4b1!4m5!3m4!1s0x132fe68a57bb555d:0x5aedd6c1f76bfc2a!8m2!3d42.0143977!4d13.4072242?ucbcb=1
Nonno Carmine Palermo e nonna Maria Concetta Gulia, soprannominata “Rosetta” in paese a Scurcola Marsicana (AQ) mentre assistono ad una riunione della Just Italia Srl presso l’Hotel Midas sull’Aurelia a Roma, 24 Dicembre 1992, oggi chiuso definitivamente: https://www.google.it/maps/place/Hotel+Midas+Roma/@41.8869214,12.3974102,17z/data=!4m9!1m2!2m1!1shotel+midas+roma!3m5!1s0x132f5f9aba5f8347:0xb1c5444f103218ef!8m2!3d41.8882401!4d12.402407!15sChBob3RlbCBtaWRhcyByb21hWhIiEGhvdGVsIG1pZGFzIHJvbWGSAQVob3RlbJoBI0NoWkRTVWhOTUc5blMwVkpRMEZuU1VSSmIzRnRlVVJuRUFF4AEA?ucbcb=1
Nonno Carmine Palermo mentre si trovava nella mia vecchia casa di via Molise 9 ad Avezzano (AQ) e stava per soffiare sulla torta del suo 82esimo compleanno, era il 25 Novembre 2012: https://www.google.it/maps/place/Via+Molise,+9,+67051+Avezzano+AQ/@42.0396052,13.4186749,17z/data=!3m1!4b1!4m5!3m4!1s0x132fe71c7551f667:0x9181d44acba8dafe!8m2!3d42.0396012!4d13.4208636?ucbcb=1
Foto di nonno Carmine ritratto durante una giornata di sole nella parte alta del suo paese, Scurcola Marsicana (AQ) nella Marsica in Abruzzo, il suo paese natale. Una foto poi inserita nel santino mortuario che possiedo sempre dentro il portafoglio: oltre San Pio, il mio santo più importante è lui! Nonno e nonna vivevano in Corso Vittorio Emanuele 84: https://www.google.it/maps/place/Corso+Vittorio+Emanuele,+84,+67068+Scurcola+Marsicana+AQ/@42.0653218,13.3413609,17z/data=!3m1!4b1!4m5!3m4!1s0x132fe8130f893ead:0xda3e260a56c27bdf!8m2!3d42.0653178!4d13.3435496?ucbcb=1
Frase di Padre Pio scritta da Onoranze Funebri Falcone Scurcola Marsicana (AQ) nel retro del santino mortuario di nonno Carmine
Tomba di nonno Carmine Palermo sita nella nuova ala di destra del cimitero comunale di Scurcola Marsicana (AQ): http://www.infinitamemoria.it/cimiteri/abruzzo/l-aquila/scurcola-marsicana/cimitero-comunale-di-scurcola-marsicana/memorial/carmine-palermo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

COVID19 ITALIA, MONITORAGGIO SETTIMANALE NUMERO 132 ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’

https://www.iss.it/web/guest/monitoraggio-settimanale/-/asset_publisher/dJSrLJgOqlTV/content/report-di-monitoraggio-numero-132

Fonte: ISS, Istituto Superiore di Sanità

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

IL TAR DELLA SICILIA DICHIARA ILLEGALE IL SISTEMA SATELLITARE USA MUOS DI NISCEMI (CT)

https://www.lindipendente.online/2022/11/23/muos-il-tar-dichiara-illegale-il-sistema-satellitare-usa-in-sicilia/

MUOS: il TAR dichiara illegale il sistema satellitare USA in Sicilia

La base MUOS italiana di Niscemi non doveva essere costruita: così ha decretato il Tar di Palermo, pronunciandosi in merito a un ricorso presentato dal Comune di Niscemi. L’impianto di difesa statunitense, la cui costruzione è già stata ultimata, è stato infatti realizzato all’interno di un’area protetta senza che fossero rispettate le norme edilizie e senza che fossero stati ascoltati tutti i pareri nel corso della conferenza dei servizi che diede il via libera ai lavori.

Il ricorso è stato presentato contro il ministero della Difesa e gli assessorati che parteciparono alla conferenza la quale, secondo i giudici amministrativi, non avrebbe potuto essere conclusa “dando per acquisito a tale data il silenzio assenso del Comune“, il quale aveva chiesto del tempo per potersi pronunciare sulla questione. Il MUOS (Mobile User Objective System) è un gigantesco impianto gestito dal Dipartimento della Difesa statunitense che integra forze navali, aeree e terrestri degli Stati Uniti nel mondo, di fondamentale importanza per lo svolgersi di missioni che utilizzino droni. Il sistema, concepito dall’amministrazione di George W. Bush nel 2004, consta di quattro basi terrestri, delle quali una è stata costruita nella Sughereta di Niscemi (Caltanissetta, a circa 80 km da Sigonella), all’interno della quale vi sono specie vegetali protette e vi nidificano diverse specie di uccelli. Le restanti basi MUOS sono divise tra Australia, stato della Virgina (USA) e Hawaii.

Il Comitato No MUOS, il quale da oltre un decennio lotta contro l’opera sostenendone l’illegittimità, ha dichiarato come “Questa sentenza, per quanto inefficace nella sua sostanza, a meno che il Comune di Niscemi non richieda la demolizione delle opere costruite, ci dice una cosa chiara: all’interno della riserva, e della base NRTF-MUOS degli Stati Uniti d’America, sussistono opere abusive dichiarate illegittime da una sentenza del Tar e non è poi tanto vero che si possa far ricorso al regime derogatorio delle norme ordinarie in casi come questi”.

Nel frattempo, tuttavia, il tribunale di Gela ha emesso 17 condanne a 2 anni di reclusione per altrettanti attivisti del movimento (tra i quali alcuni minorenni all’epoca dei fatti) per quanto accaduto nel corso di una manifestazione svoltasi il 1° marzo 2014. In questa data il corteo, composto da oltre 5 mila persone provenienti da tutta Italia, “violava le prescrizioni della questura per attraversare quel pezzo di territorio da troppo tempo ormai sottratto per gli interessi militari USA” scrive il Comitato in una nota. I manifestanti deviarono infatti dal percorso concordato con la Questura attraverso la Sughereta e riuscirono a forzare il cordone di agenti in tenuta antisommossa per raggiungere il cancello n.4 del MUOS, dal quale sono visibili le tre antenne.

[di Valeria Casolaro]

Fonte: L’Indipendente

Il Tar di Palermo boccia il Muos: “Illegittimo il via libera al super-radar Usa”

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2022/11/21/news/muos_niscemi_abusivo_tar_palermo-375451483/

di Claudio Reale

Condannato il ministero della Difesa. Ma l’opera è già stata ultimata. Il tribunale di Gela infligge 2 anni ciascuno ai manifestanti finiti sotto accusa nel 2014

La parte italiana del Muos, il super-sistema di difesa voluto dagli Stati Uniti e installato a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, è stata costruita senza rispettare le norme edilizie. La nuova grana per il ministro della Difesa Guido Crosetto arriva dal Tar di Palermo, che si è pronunciato su un ricorso del Comune di Niscemi: secondo il tribunale amministrativo nel 2018 il suo dicastero “non avrebbe potuto concludere la conferenza di servizi disponendo l’approvazione dei progetti in parola, dando per acquisito a tale data il silenzio assenso del Comune”.

La storia del Muos e la mobilitazione per stopparlo si trascinano da anni. Il sistema di difesa satellitare è stato concepito durante l’amministrazione Usa di George W. Bush e annunciato nel 2004: prevede quattro radar in tutto il mondo, con basi terrestri oltre che a Niscemi in Australia, nello stato americano della Virginia e alle Hawaii. Il punto è che l’impianto siciliano si trova all’interno di una riserva naturale orientata, la Sughereta: qui, oltre a 30 specie di orchidee, viene tutelata la zona di nidicazione di poiana, colombaccio, cuculo, ghiandaia, barbagianni, gruccione e upupa.

Torri e antenne fino a 150 metri: il Muos è ultimato

Il MUOS, l’installazione satellitare USA sita a Niscemi (CT) in Sicilia, Italia

Proprio da questo hanno preso spunto la sfida davanti al Tar. Se infatti contro l’opera c’è stata una grande mobilitazione pacifista, l’appiglio legale per contrastarla è stato fornito dalle questioni ambientali: il principale dei ricorsi, portato avanti da Legambiente, è stato però bocciato dal Consiglio di giustizia amministrativa, l’organo che in Sicilia prende il posto del Consiglio di Stato e si pronuncia dunque in secondo grado sui contenziosi amministrativi.

Il corteo diventa una festa, duemila in piazza per lo stop ai lavori del Muos

Quella sentenza, però, è arrivata all’inizio di gennaio del 2019, pochissimi giorni dopo i fatti che il Comune contesta al ministero della Difesa: tanto che per il Tar le due pronunce sono sganciate, vista “la non coincidenza tra i lavori di quel giudizio e quelli oggetto del presente”.

No Muos, attivisti sulle antenne: persa una battaglia, non la guerra

Si tengono stretti alle antenne cercando di non cadere. Sono alcuni attivisti no Muos che da un paio di giorni hanno varcato la recinzione militare americana per protestare contro il Muos, il sistema satellitare della Marina Usa che entro quest’anno entrerà in funzione. Il corteo ha visto soltanto un migliaio di partecipanti, con il sostegno del Movimento 5 Stelle, Tsipras e Sel. “Abbiamo perso la battaglia, non la guerra” è il grido di battaglia degli attivisti e del sindaco Francesco La Rosa che ha sostenuto i niscemesi durante il corteo. (Testo e foto di Alessandro Puglia)

Questa volta, infatti, il Comune contesta l’ultimo via libera alle opere, quello dato a dicembre del 2018. Il ministero aveva presunto il silenzio-assenso dell’amministrazione, che però pochi giorni prima aveva messo nero su bianco la richiesta di aspettare: “A tutt’oggi – si legge in quella nota – non sono pervenuti i pareri dell’ente gestore della riserva e della soprintendenza ai Beni culturali di Caltanissetta”. Il ministero tirò dritto, concedendo l’ultimo via libera a un’opera che adesso è completa: cosa si debba fare adesso sarà una questione da risolvere nei prossimi giorni.

Intanto, però, 17 manifestanti No Muos sono stati condannati a due anni ciascuno per la manifestazione dell’1 marzo 2014. Alcuni di loro erano minorenni. “Non ci stupisce affatto – commenta il Movimento No Muos – dato il clima generale, per cui leggi, misure preventive e sentenze sproporzionate vengono applicate con l’intento di gestire e reprimere il dissenso”.

Fonte: Repubblica

In merito all’eroica resistenza dei siciliani contro il MUOS USA, si è espresso anche il grande filosofo Diego Fusaro

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo