Day: 9 novembre 2022

SICCITA’, IL MARE RISALE IL PO PER 30 CHILOMETRI: «L’ACQUA SALATA MAI A QUESTI LIVELLI»

di Alfio Sciacca

L’Autorità di bacino: a rischio la fornitura idrica per 750.000 persone, Nonostante questo si continua a prelevare più del dovuto. Urge creare bacini artificiali lungo il fiume

Il Po a Polesine Zibello, in provincia di Parma
https://www.corriere.it/cronache/22_giugno_29/mare-risale-po-30-chilometri-cuneo-salino-mai-cosi-alto-giugno-b35bae20-f7e6-11ec-8547-f7dc9914663d.shtml

Avanza inesorabilmente ed è già a 30,6 chilometri. Il cosiddetto «cuneo salino», in pratica quanto l’acqua del mare è risalita nel delta del Po, è uno dei sintomi più evidenti del livello di sofferenza del Grande fiume che, a sua volta, è diventato il simbolo dell’emergenza siccità nel nostro Paese. Questi livelli d’ingresso di acqua salmastra erano già stati toccati in passato, anche due anni fa. «La differenza è che prima avveniva a fine estate, ora invece siamo solo all’inizio: quando la stagione irrigua è appena iniziata e andiamo incontro a mesi interi senza precipitazioni», dice sconsolato Meuccio Berselli, segretario dell’Autorità di bacino del Po.

I prelievi eccessivi

Ieri Berselli ha presieduto la decima riunione dell’Osservatorio Permanente sugli utilizzi idrici lungo il fiume ed è stato l’ennesimo grido di allarme. Anche perché gli interventi concordati nelle precedenti sessioni per fronteggiare l’emergenza non sono stati rispettati. «I prelievi a fini irrigui non sono stati effettuati nella misura del 20% come stabilito, ma addirittura sono aumentati del 10%». Livelli che se fossero stati osservati avrebbero consentito alle precipitazioni degli ultimi due giorni di contrastare, almeno un poco, l’ingresso di acqua salmastra. «E in ogni caso — osserva Berselli — la pioggia e il leggero incremento di portata non risolvono il problema del pesantissimo deficit esistente ma, al massimo, ci fanno guadagnare appena una decina di giorni».

I livelli di acqua salmastra

Quello in atto è una sorta di tiro alla fune: minore è la portata d’acqua dolce più avanza quella salmastra che arriva dal mare. E, in assenza di piogge, per contrastare l’avanzata del cuneo salino non resta che limitare i consumi a fini agricoli. Berselli non se la sente di attaccare nessuno, ma richiama tutti a un maggior senso responsabilità per evitare conseguenze peggiori. «Se non sosteniamo una portata dignitosa nella parte finale del fiume — avverte — è a rischio la fornitura idrica in un’area tra Ferrara, Ravenna e Rovigo, in cui 750 mila persone la utilizzano per usi domestici attraverso il potabilizzatore. L’avanzata dell’acqua salmastra potrebbe poi bruciare intere coltivazioni, mentre noi rischiamo di essere pure sanzionati dall’Ue che ci chiede interventi di mitigazione del danno». E il peggio potrebbe non essere ancora arrivato: «Dieci giorni fa il cuneo salino era a 21 chilometri: in poco tempo è risalito di 10 chilometri. Visto che ci attendono ancora settimane di alte temperature e niente pioggia, temiamo che il record debba essere ritoccato».

«Creare bacini artificiali»

«Un tempesta perfetta» la definisce Franco Dalle Vacche, per 15 anni presidente del consorzio di bonifica Pianura di Ferrara e socio onorario dell’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari). «In passato con il caldo addirittura la portata del Po aumentava, grazie allo scioglimento dei ghiacciai. Ma quelli ormai ce li siamo giocati». Occorre così altro per evitare che «ogni anno si passi dalle piene alla siccità». E snocciola le tante proposte per creare «bacini artificiali lungo il fiume che, come nel resto d’Europa, ci permettano di avere delle riserve d’acqua per periodi come questo. È l’unica soluzione e la politica deve decidere». Berselli va oltre: «Servono anche micro invasi tra agricoltori, riutilizzo dell’acqua di depurazione, riduzione delle perdite nelle condotte, colture più idroresistenti e nuove tecniche di irrigazione».

Acqua del mare dai rubinetti: il caso Andora (Savona) arriva in Parlamento

Da 5 mesi acqua salata dai rubinetti di docce e lavandini. Ad Andora, comune del savonese, una vita da incubo. Si muove anche la politica nazionale

di Gabriele Penna

ACQUA SALATA DEL MARE ESCE DAI RUBINETTI DI ANDORA (SV) IN LIGURIA
https://www.affaritaliani.it/cronache/acqua-del-mare-dai-rubinetti-in-liguria-andora-un-caso-da-terzo-mondo-823830.html

Andora (Savona): piante avvelenate, docce salate e caffè imbevibili: in Liguria un caso da terzo mondo

Immaginate di abitare in un comune (Andora, in provincia di Savona) e di dover fare la doccia tutti i giorni in un paesello a 18 chilometri di distanza (Diano Marina, in provincia di Imperia), perché dalle tubature esce acqua di mare che fa venire “i capelli di paglia”. Oppure immaginate di mettere sul fuoco la pentola per la pasta e non salarla (c’è già il sale). Immaginate anche di annaffiare le piante nel vostro ufficio (o giardino) e vederle morire perché il cloruro di sodio le disidrata e le avvelena. Immaginate, infine, di entrare in un bar e bere un caffè con retrogusto salino.

È una storia che indigna e fa arrabbiare e che riguarda un piccolo comune ligure, Andora, situato tra Sanremo Alassio, da ben 5 mesi senza acqua dolce nelle abitazioni. Per il Comune la causa è la siccità. I pozzi sono vuoti a causa delle mancate piogge e la loro vicinanza al mare li ha esposti alla penetrazione del cuneo salino. Lo stesso disagio non è vissuto dai paesi limitrofi come la stessa AlassioDiano Marina e Laigueglia perchè accedono ad altri pozzi non penetrati dall’acqua salina. Ma come ha raccontato il Corriere della Sera di ieri, mercoledì 2 novembre, la siccità non è l’unica causa. C’entrano anche inefficienze e infrastrutture obsolete. Intanto si sta muovendo anche la politica nazionale. Interpellata da affaritaliani.it, la senatrice ligure Raffaella Paita di Italia Viva, nonché ex consigliera regionale, ha annunciato di aver presentato un’interrogazione parlamentare.

L’altra notizia che Affari è in grado di dare è che domani alle 15 l’Assessore regionale alla Protezione civileGiacomo Giampedrone, mette al tavolo uno di fronte all’altro, Rivieracqua, società che gestisce l’acquedotto, e Comune di Andora, per capire come intendono muoversi e individuare una soluzione immediata. Il problema del torrente Merula – spiegano dalla Regione – da dove Andora dovrebbe ricevere acqua dolce, non nasce a luglio. Ha sempre avuto problemi di intrusione salina nelle falde. In passato questo torrente riforniva i pozzi più a Nord. Con la siccità la portata di acqua è diminuita e il comune ha scelto di usare i pozzi a valle. Regione Liguria ha stanziato risorse del Pnrr per l’acquedotto del Roja e anche per la difesa del suolo.

“Dobbiamo cercare di capire se è possibile una soluzione di tipo emergenziale o strutturale”, spiega ad affaritaliani.it l’assessore Giampedrone. “Posto – continua – che tutto il territorio ligure è in emergenza siccità. Abbiamo avuto la dichiarazione di stato di emergenza un mese fa e faremo una serie di interventi” che però, a oggi, “non hanno nulla a che vedere con la situazione di Andora”.

@GabrielePenna1

Andora, la città senza acqua (dolce) da 4 mesi: “Come siamo costretti a lavarci”

ANDORA (SV) LIGURIA DA 4 MESI E’ SENZA ACQUA DOLCE, SOLO ACQUA SALATA ESCE DAI RUBINETTI DELLE UTENZE!
https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/33716630/andora-citta-senza-acqua-dolce-da-4-mesi-come-lavarci.html

“Siamo costretti a lavarci con le bottiglie dell’acqua del supermercato”: Gianfranco è uno dei residenti di Andora che da oltre quattro mesi è senza acqua dolce. Il suo disagio, raccontato a Libero, è condiviso da gran parte dei suoi concittadini. Nel paesino ligure in provincia di Savona, il problema va avanti ormai da troppo tempo e gli abitanti, ma non solo, non ce la fanno più. A lamentarsi, infatti, sono anche turisti e proprietari di seconde case, come raccontato da Sabrina Grassa, presidente del Comitato Acqua – Cara bolletta, costituito nel 2019: “L’acqua salata che esce dai rubinetti erode tutti gli impianti, di lavatrici, caldaie, lavastoviglie, tutti gli elettrodomestici. Per non parlare delle tubature che non si vedono…”. Dal rubinetto, insomma, esce solo acqua salata e “color ruggine”, proprio per via del sale che, erodendo le tubazioni sotterranee, “porta via di tutto, tutte le incrostazioni”. 

Per quanto riguarda i motivi alla base del problema, uno è sicuramente rappresentato dalla siccità: l’assenza di pioggia ha svuotato i pozzi, in cui poi è entrato il cuneo salino per via della loro vicinanza al mare. L’acqua “buona”, che non manca nei comuni vicini come Alassio e Laigueglia, sarebbe potuta arrivare da Ventimiglia e dal depuratore di Imperia, ma a quanto pare il tubo di collegamento con i pozzi di Andora sarebbe obsoleto. “Noi ci dobbiamo collegare al fiume Roia di Ventimiglia per avere un po’ di acqua dolce, però la tubazione è un colabrodo, ci sono un sacco di perdite”, spiega Sabrina .Il problema tocca una delle fonti di reddito più alte del paesino, il porto di Andora, che conta oltre 800 barche. L’acqua salata, infatti, non può essere utilizzata nei serbatoi, non si può usare per lavare le barche, che altrimenti si rovinerebbero, e – ovviamente – non può essere bevuta. 

Le difficoltà per chi vive ad Andora si ripercuotono su diversi aspetti della vita personale. “Non possiamo utilizzare l’acqua per uso alimentare. A livello igienico è un disagio enorme, è come andare a fare il bagno al mare e poi non potersi fare la doccia. Può immaginare come ne risente la pelle, soprattutto su soggetti con allergie o altri problemi”, racconta la presidente del Comitato. Che punta il dito contro l’amministrazione comunale e il gestore dell’acquedotto di Andora, la società Rivieracqua: “È un’emergenza importante, ma non c’è sufficiente attenzione. Il gestore è completamente assente, continua a erogare le bollette come se il problema non ci fosse, non c’è mai stato un incontro con i cittadini, il Comune dice di non essere responsabile della gestione dell’acqua e quindi delega la responsabilità a Rivieracqua”. Quest’ultima si occupa della gestione dell’acquedotto del paese dal 2015. Nonostante questo, secondo il Comitato, non ci sarebbe comunque stata una pressione incisiva da parte dell’amministrazione sul gestore. “So che il sindaco ha scritto al gestore chiedendo almeno di diminuire la quota acqua ma – a suo dire – non rispondono neanche a lui“.

Sabrina Grassa ha spiegato che il Comitato è assistito da un legale in questa battaglia per l’acqua dolce: “Riceviamo lamentele da parte di centinaia di utenti, soprattutto delle seconde case”. La presidente ci tiene a ribadire che Andora è un paesino che vive soprattutto di turismo e di seconde case. Di qui il grosso disagio prolungato nel tempo. “I proprietari delle seconde case preferiscono non venire per non rovinare gli impianti“, racconta Sabrina. L’acqua è stata sottoposta anche a delle analisi a fine settembre: “Le abbiamo fatte fare a un laboratorio accreditato, il risultato è quello di un’acqua non potabile con una conducibilità elevatissima. Però non ci sono batteri, quindi abbiamo rassicurato i cittadini su questo”. 

Il disagio, inoltre, interessa pure le attività commerciali, come parrucchieri, bar e ristoranti. Anche se queste ultime due categorie “sono molto più silenti perché temono la perdita del turismo, quindi non si sono esposte molto”, spiega la presidente del Comitato. Che poi con un pizzico di ironia aggiunge: “Ora tutti sperano che piova”. La responsabilità, continua Sabrina, è del gestore che “non ha monitorato i pozzi. Si poteva evitare che arrivasse il cuneo salino”. Il problema, comunque, persisterebbe da anni per colpa di tubature vecchie. Una soluzione sembra non esserci, ma Sabrina insiste: “Nel nostro Comitato abbiamo perfino un ingegnere che si occupa di emergenze idrico-umanitarie che porta l’acqua in Africa dove non c’è, è rimasto allibito”. Qualche proposta i cittadini l’hanno fatta, ma senza successo: “Abbiamo mandato due lettere per fare un sopralluogo e una mappatura dei pozzi. Ma dall’amministrazione ci hanno risposto che anche se i pozzi si trovano sul territorio di proprietà comunale, la gestione è di Rivieracqua, quindi se loro entrano commettono violazione di domicilio”. Il Comitato nel frattempo si è mosso nei confronti del gestore: “Sono partiti degli esposti”.

LA RISPOSTA DEL SINDACO

“Dal 2016 il comune di Andora non ha più la gestione diretta degli impianti, passati per legge al gestore Rivieracqua che ha 62 milioni di debiti. L’Ato idrico è stato commissariato dalla Regione  Liguria che, dopo decenni, ha messo finalmente mano alla questione reti idriche, approvando il progetto, il Master Plan del Roja: una rete nuova nell’imperiese per assicurare la fornitura a tutta la provincia e anche a noi – spiega il sindaco Mauro Demichelis -. Andora mette in questo progetto 4 milioni di euro per la sostituzione una tubatura logora che da moltissimi problemi sull’imperiese. Ci lavoriamo da anni e per fortuna il Governo ha mandato il commissario Gaia Checcucci che ci ha aiutato e firmato gli accordi. Sono state già fatte le gare. La ditta affidataria ha difficoltà a reperire i tubi, pare a causa della guerra. A prescindere dai problemi nelle forniture per i lavori, i cittadini non possono attendere la fine dei lavori”. Sui motivi della mancanza di acqua dolce, il primo cittadino conferma che si tratta di un problema di siccità: “È un anno che ad Andora non piove. Alcuni pozzi hanno l’acqua dolce, altri situati sulla costa pescano l’acqua del mare. Se non c’è l’acqua dolce a fare pressione in falda entra quella del mare. Rivieracqua dice che aveva due scelte a disposizione: o chiudere i pozzi di acqua salata, togliendo il servizio a parte di Andora  o mischiare l’acqua dolce con quella salata, dando acqua a tutti. Ha scelto la seconda, ma non si può continuare così”.

Demichelis ha provato a mettersi in contatto con Rivieracqua ma senza successo: “Ho sulla scrivania un plico di lettere inviate da aprile 2022 a pochi giorni fa, per conoscere la situazione dei nostri pozzi e chiedere soluzioni al problema. Con le associazioni dei consumatori chiediamo di accedere ai pozzi, ma le chiavi le ha Rivieracqua, noi non possiamo neanche alzare i tombini e avere i dati del telecontrollo dei pozzi. Telecontrollo che avevamo messo noi prima del 2016. Quando la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza siccità per tutta la Liguria, ho potuto ordinare a Rivieracqua di scavare un pozzo ed effettivamente lo hanno fatto. In alcune zone di Andora l’acqua è tornata dolce”. Infine su possibili soluzioni: “Ci vuole acqua dolce e bisogna prenderla dov’è, nei territori vicini. Ho chiesto che le condotte di Andora siano  collegate con procedura d’urgenza ad una vallata vicina, dove c’è abbondanza d’acqua e c’è un comune disposto a venderla. Nell’immediata emergenza è possibile posare anche solo semplicemente un tubo  che arrivi ad Andora. Ma  questo progetto deve  superare un ostacolo burocratico: noi siamo nell’Ato Imperiese e Villanova d’Albenga, dove si trova l’acqua dolce, è in quello Savonese. Per legge l’acqua di un Ato non può passare ad un altro. Difficile spiegarlo alla gente che rivendica il quotidiano diritto all’acqua potabile”.

Acqua salata, per il caso Andora serve la Marina Militare: la proposta di Assoutenti

“Esistono servizi per le isole rifornite tramite motocisterne “classe Ticino”

ANDORA (SV) LIGURIA, SEZA ACQUA DOLCE E POTABILE DA 4 MESI!
https://www.ivg.it/2022/11/acqua-salata-per-il-caso-andora-serve-la-marina-militare-la-proposta-di-assoutenti/

Andora. “Per ovviare alla difficile situazione che si è creata e alleviare momentaneamente i gravi disagi per la mancanza di acqua potabile una soluzione potrebbe essere quella di chiedere l’intervento della Marina Militare”. Questa la proposta estrema di Assoutenti sulla questione dell’acqua salata ad Andora, ancora al centro delle polemiche e delle proteste dei cittadini.

“Esistono servizi per le isole rifornite tramite motocisterne “classe Ticino” che possono trasportare 1200 tonnellate di acqua potabile, sufficienti per un intervento immediato”.

“Riteniamo utile attivarsi in tal senso, se non si è ancora provveduto”.

Il Comune di Andora si è intanto affidato all’Università di Firenze per uno studio sulla possibilità di collegamento con Villanova d’Albenga come soluzione nel breve periodo, oppure trovare alternative alla criticità del servizio idrico.

In precedenza il caso Andora è stato oggetto anche di una interrogazione di Raffaella Paita (Azione-Italia Viva) ai ministri in Parlamento, con la stessa apertura di un tavolo emergenziale in Regione.

Ora la proposta più immediata e radicale di Assoutenti, pronta a sostenere i cittadini e la comunità andorese nella loro battaglia.

Fonti: Corriere della Sera, Affari Italiani, Libero Quotidiano, Ivg

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

IL PORTOGALLO E’ AL 100% RINNOVABILE

PER UN MESE L’ELETTRICITÀ DELLA NAZIONE IBERICA È STATA PRODOTTA SOLO DA RINNOVABILI, CON VANTAGGI SU TUTTI I FRONTI: AMBIENTALI, OCCUPAZIONALI E DI PREZZO

https://www.sergioferraris.it/il-portogallo-e-al-100-rinnovabile/

È il sorpasso rinnovabile. In Portogallo. Durante il mese di marzo 2018, infatti, la nazione iberica ha prodotto elettricità da rinnovabili più di quanto a consumato in termini assoluti, raggiungendo il 100% rinnovabile. Durante questo mese, infatti le rinnovabili elettriche hanno prodotto 4.812 GWh superando i consumi di elettricità che sono stati pari a 4,647 GWh. E di tratta di un traguardo mai raggiunto negli ultimi 40 anni. A rilevare ciò è stata l’Apren, l’associazione portoghese per le energie rinnovabili citando i dati della Ren, la rete energetica nazionale, ed evidenziando che la produzione di rinnovabili ha rappresentato il 103,6% dei consumi di elettricità, mentre il massimo precedente si era verificato nel febbraio del 2014 con un 99,2%.

L’Apren, però precisa che: «ci sono state alcune ore in cui le centrali termoelettriche fossili e le importazioni sono state necessarie per integrare la fornitura elettrica del Portogallo. Tuttavia quelle ore sono state completamente compensate dalla maggiore produzione di rinnovabili». Nel periodo in esame, la quota giornaliera di elettricità rinnovabile nel consumo ha avuto un minimo dell’86%, il 7 marzo, e ha raggiunto un massimo del 143%, l’11 marzo.

A contribuire al raggiungimento del risultato delle rinnovabili, a marzo, sono stati soprattutto l’idroelettrico, con un 55% e l’eolico, con un 42%. Quindi un 55% dell’elettricità prodotta è arrivata da una delle poche rinnovabili in grado di generare con continuità energia compensando l’intermittenza delle altre rinnovabili. E visto il surplus prodotto la nazione iberica ha anche un elevato livello d’esportazione pari al 19% dei consumi, ossia 878 GWh. Ma i vantaggi non finiscono qui. «L’elevata penetrazione delle fonti rinnovabili ha influito in maniera molto positiva sul prezzo medio del mercato elettrico giornaliero, con una media di 39,75 € a MWh che è inferiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che è stato di € 43,94 / MWh, quando il peso delle rinnovabili sul consumo è stato del 62%», spiegano da Apren.

Ma non finisce qui. Lo scenario 100% rinnovabili al 2050 disegnato alcuni mesi fa da una ricerca dell’Università di Stanford, infatti, assegna un guadagno netto sul fronte dei posti di lavoro derivati al passaggio dai fossili alle rinnovabili di oltre 45mila unità. Un traguardo che potrebbe già essere stato raggiunto.

E infine c’è la questione del clima. La produzione totale di rinnovabili, infatti, in questo periodo ha evitato l’emissione di 1,8 milioni di tonnellate di CO2, che si è tradotto in un risparmio di 21 milioni di euro nell’acquisizione delle quote di emissioni.

Portogallo, “Rinnovabili creeranno posti di lavoro e ridurranno le bollette”

L’intervento del CEO di WindEurope Giles Dickson al vertice sulle Fer in Portogallo organizzato dall’Associazione Portoghese per le Energie Rinnovabili (APREN)

https://www.canaleenergia.com/rubriche/scenari/portogallo-rinnovabili-creereranno-posti-di-lavoro-e-ridurra-le-bollette/

Il Green deal europeo e il Piano di ripresa possono rappresentare una grande opportunità per il Portogallo. E l’energia eolica potrebbe giocare un ruolo chiave in questa partita. Tuttavia questo meccanismo virtuoso potrebbe non innescarsi in mancanza di una semplificazione delle procedure di autorizzazione per i nuovi parchi eolici e rinnovati. Ma anche in assenza di una maggiore visibilità agli investitori. A tracciare questo quadro è stato il ceo di WindEurope Giles Dickson, intervenuto qualche giorno fa al vertice sulle energie rinnovabili in Portogallo organizzato dall’Associazione portoghese per le energie rinnovabili (Apren).

Nel 2019 in Portogallo più del 50% del fabbisogno di elettricità dalle Fer

Secondo i darti citati dal numero uno di Wind Europe l’energia rinnovabile ha coperto più del 50% del fabbisogno di elettricità del Portogallo. In questo contesto l’eolico da solo ha rappresentato il 23% del totale. Il tutto posizionando il Portogallo tra i primi paesi europei per l’energia eolica.

Obiettivi al 2030 del Portogallo

A ciò si aggiunge il fatto che il governo portoghese intende portare l’energia rinnovabile a coprire l’80% del fabbisogno elettrico del paese entro il 2030. Di questa percentuale il 31% dovrebbe provenire dall’eolico.

Bollette meno care per i consumatori

Più energia prodotta in Portogallo significa che i consumatori portoghesi non dovranno più pagare per importare combustibili fossili dall’esterno dell’Europa. E poiché l’energia rinnovabile è la forma più economica di nuova generazione di elettricità, significa nel complesso bollette più economiche”, spiega Wind Europe in nota.

Più posti di lavoro

“Più energia rinnovabile – aggiunge inoltre l’associazione – significa anche più posti di lavoro e una base industriale più forte per paesi come il Portogallo. Circa 22.000 persone già lavorano per l’industria eolica in Portogallo. E le fabbriche in luoghi come Viana do Castelo o Vagos contribuiscono in modo determinante alle infrastrutture locali, all’occupazione e all’economia”.

I nodi da affrontare

Tuttavia per dispiegare appieno il potenziale delle Fer è fondamentale intervenire su punti specifici. In primo luogo, il Portogallo deve dare agli investitori sicurezza e visibilità. Inoltre dovrebbe fornire dettagli sulle politiche che adotterà per raggiungere i suoi obiettivi climatici. Altro punto chiave è la necessità di sostenere la crescente domanda di energie rinnovabili nell’economia. Il tutto aumentando la tracciabilità e le garanzie di origine dell’elettricità consumata. E garantendo parità di condizioni nel trattamento fiscale del gas e dell’elettricità. Infine, il Portogallo e l’Europa devono sostenere la catena di approvvigionamento eolica. investendo di più nell’innovazione, anche per l’eolico onshore.

Costa Silva: “Con le rinnovabili il Portogallo punta all’indipendenza energetica, il gas russo non ci serve”

Intervista al ministro dell’Economia. Il Paese, che ha avuto la crescita più alta del Pil nella Ue nel primo trimestre (+2,6% rispetto al trimestre precedente) e con le previsioni di primavera Ue ha incassato una revisione al rialzo per le previsioni 2022 al 5,8%

IL MINISTRO DELL’ECONOMIA DEL PORTOGALLO, ANTONIO COSTA SILVA https://www.repubblica.it/economia/2022/05/16/news/intervista_antonio_costa_silva-349817391/

Fonti: Sergio Ferraris, Canale Energia, Repubblica

LA BANDIERA NAZIONALE DEL PORTOGALLO

“TENETE BENE A MENTE QUESTA BANDIERA PERCHE’ ADESSO FARO’ DI TUTTO PER TRASFERIRMI IN PORTOGALLO A PARTIRE DAL PROSSIMO 2025, PERCHE’ NON HO NESSUNA INTENZIONE DI CONTINUARE A SOPRAVVIVERE E A MORIRE IN UN PAESE COME L’ITALIA CHE HANNO AVUTO INTERESSE A RENDERE OSTAGGIO DELLA FALSITA’ E DELLA RIDICOLEZZA!”

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo