COVID

COVID E INFLUENZA: TEMPESTA INFETTIVA IN ARRIVO. IL PICCO PREVISTO PER LE FESTE DI NATALE

Il virus stagionale raggiungerà il massimo a Natale, in circolazione tanti virus respiratori. Il professor Tumbarello: “Il Covid va a ondate: una ventina di ricoverati e casi in aumento”

Siena, 7 dicembre 2023 – I virus stagionali potrebbero rovinarci anche quest’anno il Natale, quando la concomitanza di più infezioni è altamente probabile. A partire dall’influenza stagionale che normalmente fa registrare il culmine tra fine dicembre e inizio gennaio.

Per il Covid, invece, c’è stata una prima ondata appena dopo l’estate e ora ci stiamo avvicinando a un periodo di massima intensità (il doppio dei casi e 900 morti in un mese), con il plateau che potrebbe arrivare proprio nelle prossime settimane. Facciamo il punto sulla possibile tempesta virale con il professor Mario Tumbarello, direttore di Malattie infettive del policlinico Le Scotte.

Professore, siamo al picco? Influenza e Covid insieme?

“È atteso per Natale quello dell’influenza stagionale. Il Covid va a ondate, di minore entità rispetto al passato, ma comunque in questo momento i casi stanno aumentando”.

Dunque Feste con la mascherina?

“Restrizioni di legge non ci sono, ma il buon senso vuole che in presenza di qualche sintomo non ci si presenti al pranzo di Natale accanto ad una persona fragile. E questo vale sia per il Covid che l’influenza. La mascherina in caso è la mossa preventiva più efficace. Proprio il Covid ce l’ha insegnato: negli anni di pandemia ci siamo ammalati meno di influenza, contenendo la circolazione dei patogeni stagionali che intaccano le vie respiratorie, insieme al Sars Cov-2. Per quanto riguarda gli altri virus respiratori in circolazione ci sono prevalentemente il virus respiratorio sinciziale, virus parainfluenzali e adenovirus“.

Come sarà l’influenza quest’anno?

“I sintomi sono sempre gli stessi e c’è il vaccino, consigliato a chi è maggiormente esposto a rischi, dagli immunodepressi ai cronici e anziani”.

E il Covid?

“Il Covid 2023 non è il Covid del 2020: è molto contagioso ma i quadri clinici sono generalmente meno gravi. Il virus attualmente in circolazione fa parte della serie di sottovarianti di Omicron, meno aggressive per le vie respiratorie. La contagiosità invece è maggiore, anche se questo non lo vediamo dai numeri, che sono certamente sottostimati. Del resto non c’è più monitoraggio capillare e continuo perché si fanno pochi test diagnostici”.

Chi è ricoverato oggi in Malattie infettive?

“In ospedale in questo momento abbiamo una ventina di pazienti Covid, che sono sempre assistiti con un percorso dedicato: una metà è ricoverata prettamente per Covid e una metà con il Covid ma per altre patologie. In Malattie infettive come sempre ci sono anche pazienti con Aids, tubercolosi ed altre malattie infettive classiche”.

C’è un legame fra Covid e influenza?

“Si manifestano con sintomatologia simile e contagiano con le stesse modalità: nella stagione fredda l’influenza e anche d’estate il Covid, entrambi si trasmettono più facilmente negli ambienti chiusi, delimitati, in cui aumentano i contatti interpersonali. Anche la difesa da questi virus è simile: mascherina, pulizia delle mani e distanziamento. Non è invece usuale ammalarsi di Covid e di influenza in concomitanza, ma può accadere e in quel caso la manifestazione è più severa. Infine, le persone ‘fragili’ sono più esposte a complicanze e purtroppo alcuni muoiono ancora di Covid e per un’influenza”.

Paola Tomassoni

Fonte: La Nazione

Covid, solo 7% degli over 70 è vaccinato. Si temono 15mila morti

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2023/12/04/covid-solo-7-degli-over-70-e-vaccinato.-si-temono-15mila-morti_ccb4d53a-c378-493c-a7d5-08d3bd648480.html

Solo il 7% degli ultrasettantenni è stato vaccinato contro il Covid-19 e, tra i malati fragili, le percentuali sono ancora più basse.

Questa settimana la mortalità per Covid è ulteriormente aumentata del 24% rispetto alla settimana precedente con una proiezione su base annua di più di 15 mila morti, destinata purtroppo ad un progressivo sensibile aumento”.

È l’allarme lanciato dal presidente della Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi (Foce) Francesco Cognetti.
“Nonostante vi siano ben 7 milioni e mezzo di dosi già disponibili da circa due mesi e molte altre in arrivo, in tutto il Paese le vaccinazioni sono state solo circa un milione, con le Regioni del Sud e il Lazio che fanno registrare numeri molto bassi”, aggiunge Cognetti, secondo cui “le cause di questi risultati fallimentari sono la completa assenza di qualsiasi programmazione ed organizzazione, da parte del sistema di prevenzione del nostro Paese, di una vera e propria campagna di vaccinazione rivolta a diverse decine di milioni di cittadini italiani e la completa assenza di una campagna informativa su questa vaccinazione di massa”.
Il presidente Foce punta inoltre il dito contro “la diffusione, purtroppo anche da parte di alcune autorità sanitarie del Paese, di messaggi confusi e spesso contraddittori sulle dimensioni del contagio e sulla sua letalità, quindi con l’effetto di ulteriormente demotivare e scoraggiare una popolazione già parzialmente restia”.
Per gli esperti Foce è necessario che “tutte le autorità sanitarie del Paese, governative e regionali imprimano una rapida e decisa svolta alla campagna vaccinale con un concreto rafforzamento strutturale e organizzativo, accompagnato da un vero e proprio sistema di diffusione capillare dell’informazione sulla sua enorme utilità”.

Fonte: ANSA

Prima pagina de “Il Giornale di Vicenza”, 7 Dicembre 2023: COVID ed influenza mordono, è partita la corsa dei vaccini https://edicola.ilgiornaledivicenza.it/newsstand/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

AZIONE DISCIPLINARE PER SUSANNA ZANDA: “INCOLPATA” LA GIUDICE CONTRO L’OBBLIGO VACCINALE COVID

1 Giugno 2023 Elisabetta Barbadoro

Il Palazzo di Giustizia di Firenze, dove la giudice Susanna Zanda rintegrò a lavoro una psicologa che si era opposta all’obbligo vaccinale contro il COVID19. Per questo ora alla giudice è stato ingiustamente notificato un provvedimento disciplinare
https://www.byoblu.com/2023/06/01/azione-disciplinare-per-susanna-zanda-incolpata-la-giudice-contro-lobbligo-vaccinale-covid/

Aveva messo nero su bianco con due pronunce che l’obbligo vaccinale Covid è una misura ingiusta e sproporzionata: per questo, secondo la Procura generale della Corte di Cassazione, va punita.

La giudice della seconda sezione civile del tribunale di Firenze, Susanna Zanda, dovrà affrontare un procedimento disciplinare: è accusata di aver violato le regole sul green pass, essendo stata trovata nel suo ufficio sprovvista di certificato verde, e di non aver rispettato il decreto n. 109 del 2006 sugli illeciti disciplinari dei magistrati in un’ordinanza che disponeva il reintegro di una psicologa sospesa perché non vaccinata.

Le accuse della Procura

Secondo il procuratore generale Luigi Salvato, che firma il provvedimento notificato il 31 maggio scorso, la giudice avrebbe tenuto una “condotta gravemente scorretta” nei confronti del personale del tribunale, che sarebbero stati sottoposti al rischio di contrarre l’infezione Covid dalla dottoressa Zanda”, perché sprovvista di green pass.

Nel documento che notifica l’azione disciplinare vengono riproposte punto per punto le argomentazioni già utilizzate dalla Corte Costituzionale nel giudizio di legittimità sull’obbligo vaccinale Covid.

La procura della Cassazione ribadisce quindi, contro ogni evidenza, che i cosiddetti vaccini prevengono il contagio, non sono sperimentali e sono sicuri ed efficaci perché così hanno affermato le autorità sanitarie quali Aifa, ministero della Salute e istituto superiore di Sanità: le cui asserzioni appaiono a questo punto inconfutabili al netto delle numerose pubblicazioni scientifiche che dimostrano tesi contrarie.

Secondo chi la accusa, la dottoressa Zanda, nell’ordinanza di reintegro della psicologa, si sarebbe pronunciata senza svolgere accertamenti medico scientifici e sulla scorta di “personali convincimenti e valutazioni”. Questo nonostante il fatto che nell’emettere il verdetto favorevole al reintegro, la giudice ha vagliato una cospicua mole di letteratura scientifica e documenti depositati dalle parti in causa.

L’interrogazione parlamentare

Il procedimento disciplinare a carico di Susanna Zanda sembra quasi un caso di ritorsione professionale, ed è impossibile non notarne le sfumature politiche, anche perché il suo caso è stato oggetto di una interrogazione parlamentare.

Il documento di avvio dell’azione disciplinare da parte della procura della Cassazione è stato protocollato il 17 maggio scorso, il giorno precedente il ministro della giustizia Carlo Nordio aveva risposto a un quesito del senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, che chiedeva se il ministro ritenesse “i comportamenti della Zanda conformi alla normativa vigente e quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere a tutela dell’onorabilità e della reputazione della magistratura”.

Nella risposta di Nordio, arrivata il 16 maggio e verbalizzata il giorno successivo, si legge che “risultano individuabili nella condotta tenuta dalla dottoressa Susanna Zanda comportamenti astrattamente suscettibili di rilievo disciplinare, meritevoli di approfondimento”.

Poche ore dopo è stato emesso dalla procura generale della Cassazione l’avviso dell’azione disciplinare nei confronti della giudice. Una strana coincidenza temporale.

La condanna di Matteo Renzi

Peraltro l’interrogazione parlamentare è stata presentata da Ivan Scalfarotto, senatore del partito di Matteo Renzi. E la dottoressa Zanda e l’ex presidente del Consiglio sono legati da una vicenda giudiziaria: Renzi era stato infatti condannato dalla giudice a pagare le spese a Marco Travaglio, che era stato querelato per diffamazione dal leader di Italia Viva.

Tra coincidenze temporali, controversie politiche e ritorsioni professionali, resta il fatto che chi difende il diritto al lavoro e il principio dell’inviolabilità del corpo finisce per essere accusato e “incolpato”.

Fonte: Byoblu, la TV libera dei cittadini canale 262 DTV

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

CINA PREVEDE A GIUGNO 65 MILIONI CASI DI COVID19 A SETTIMANA

https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2023/05/23/covid-cina-variante-xbb-ondata-contagi

Per la National Health Commission le varianti XBB, ricombinanti di Omicron, mostrano una trasmissibilità e una fuga immunitaria superiori a Omicron, ma senza cambiamenti significativi in termini di patogenicità. L’ondata in corso non dovrebbe dunque produrre sugli ospedali cinesi gli effetti travolgenti visti lo scorso inverno dopo l’abbandono della politica Zero Covid

Una nuova ondata di Covid 19 è in corso in Cina, con un picco da circa 65 milioni di contagi a settimana atteso a fine giugno secondo le previsioni di Zhong Nanshan, il principale esperto di malattie respiratorie del gigante asiatico, intervenuto a Guangzhou al Greater Bay Area Science Forum.

Ad alimentare la nuova ondata di contagi – riporta il ‘Globel Times’ – sono le varianti XBB di Sars-CoV-2, diventate dominanti nel Paese.

Mutanti contro cui la Cina ha approvato due nuovi vaccini prossimi alla commercializzazione e si appresta ad autorizzarne altri 3 o 4, ha riferito Zhong.

Per la National Health Commission le varianti XBB, ricombinanti di Omicron, mostrano una trasmissibilità e una fuga immunitaria superiori a Omicron, ma senza cambiamenti significativi in termini di patogenicità.

L’ondata in corso non dovrebbe dunque produrre sugli ospedali cinesi gli effetti travolgenti visti lo scorso inverno dopo l’abbandono della politica Zero Covid.

Wang Guangfa, esperto di malattie respiratorie del Peking University First Hospital, ha però sottolineato al Global Times l’importanza per le persone fragili di adottare opportune misure di prevenzione.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

LONG COVID: E’ APPENA ARRIVATA UNA SCOPERTA DA UNO STUDIO CHE SVELA LA POSSIBILE CAUSA; GLI AGGIORNAMENTI

Articolo del 27/04/2023 ore 18:18
di Team iLMeteo.it Meteorologi e Tecnici

Gli effetti del Long-COVID
https://www.ilmeteo.it/notizie/long-covid-appena-arrivata-una-scoperta-da-uno-studio-che-svela-la-possibile-causa-gli-aggiornamenti-072952/

Sono passati tre anni dalla scoperta del Covid ma ancora oggi è oggetto di studio in tutto il mondo. E a tal proposito gli studi di questi ultimi mesi si concentrano sul Long Covid, la misteriosa e debilitante sindrome i cui effetti persistono anche dopo la prima infezione da Covid-19.

Per i milioni di persone che ne sono afflitte la situazione è rimasta pressoché invariata. All’interno della comunità scientifica, oggi si sta finalmente formando un consenso su cosa sia il long Covid. Più che un singolo disturbo, è probabile che si tratti di un insieme di malattie, e questo significa che presumibilmente non ci sarà una terapia valida per tutti i casi.

La causa che scatena la sindrome, come specificato da SkyTg24varia da persona a persona. Secondo una teoria, in un soggetto il long Covid potrebbe essere causato dalla rivolta del sistema immunitario, che inizia ad attaccare il corpo (un fenomeno chiamato autoimmunità). O forse dei frammenti del virus sono rimaste in circolazione nell’organismo molto tempo dopo l’infezione iniziale, portando il sistema immunitario acceso fino all’esaurimento. Un’altra tesi sostiene che il Covid-19 causi danni duraturi a determinati organi o tessuti. O ancora, è possibile che il contagio risveglia virus “dormienti” che il corpo ha incontrato in passato, come il virus di Epstein-Barr, che causa la mononucleosi.

Questo insieme di sintomi però rende molto più complicato progettare studi clinici. Non tutte le persone manifestano la totalità dei sintomi, che possono variare anche per gravità e durata. Inoltre, non c’è consenso sulla definizione di long Covid, afferma Steven Deeks, medico e specialista in malattie infettive presso l’Università della California di San Francisco: “Non c’è un biomarcatore magico, non c’è una radiografia, non c’è un test”. Per questo motivo, capire quali soggetti inserire in uno studio clinico è difficile. Al momento, le diagnosi funzionano per esclusione, ovvero stabilendo cioè che i sintomi non possano essere spiegati da nessun’altra causa.

Altri ricerche in corso si focalizzano su meccanismi alternativi. Alcuni ricercatori stanno studiando il naltrexone a basso dosaggio, un farmaco normalmente usato per la dipendenza da oppioidi, che potrebbe rivelarsi efficace anche contro il long Covid ostacolando l’infiammazione nel corpo dei pazienti. Nel Regno Unito, uno studio chiamato Stimulate-Icp sta esplorando l’uso di un anticoagulante chiamato Rivaroxaban per trattare i micro-coaguli nel sangue, che secondo alcuni causerebbero il long Covid bloccando l’apporto di ossigeno ai tessuti dell’organismo.

Fonte: Il Meteo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

MEDIASET, CHE FINE HA FATTO VERONICA GENTILI? SVELATO IL MOTIVO (SERIO) DELLA SUA ASSENZA DA CONTROCORRENTE

DiEdoardo Ciotola 22 Aprile 2023

https://tuttonotizie.eu/2023/04/22/mediaset-che-fine-ha-fatto-veronica-gentili-svelato-il-motivo-serio-della-sua-assenza-da-controcorrente/

Da diversi giorni, Veronica Gentili non compare nei programmi da lei condotti sulle reti Mediaset. La giornalista ha finalmente rotto il silenzio ed ha svelato il motivo (serio) della sua assenza da ‘Controcorrente’ su Rete4.

Domenica 16 aprile ‘Controcorrente’ era stato condotto da Alessandra Viero. Mercoledì 19, per l’edizione in prima serata, il presentatore era stato invece Marcello Vinonuovo. Se la prima non aveva fatto alcun accenno all’assenza di Veronica Gentili, il secondo aveva inizialmente mandato “un saluto” alla collega, per poi aggiungere, dopo la pausa pubblicitaria, l’auguro che potesse “riprendersi presto”. Dopo quasi una settimana, è stata la diretta interessata a rompere il silenzio, spiegando il motivo della sua assenza dalle reti Mediaset.

Il video con cui Veronica Gentili svela di aver contratto il Covid, motivo della sua assenza da ‘Controcorrente’.

A oltre un anno dallo scoppio dell’emergenza Covid in Italia, anche Veronica Gentili è risultata positiva al virus influenzale. Il coronavirus, da ormai un anno, è letteralmente sparito dai dibattiti pubblici, dopo un 2020 e un 2021 in cui sembrava essere l’unico problema esistente sulla faccia della Terra. La Gentili è riuscita a evitare di ‘positivizzarsi’ nel periodo dell’emergenza, ma a primavera inoltrata del 2023 ha fatto i conti con febbre alta e dolori muscolari. A giudicare da quanto scritto nel suo post, appare certo che non la vedremo a ‘Stasera Italia’ né oggi, sabato 22 aprile, né domani, domenica 23 aprile. Il suo augurio è quello di tornare in salute per la prossima puntata in prima serata, prevista per mercoledì 26.

Fonte: Tuttonotizie

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

COVID19 ITALIA, REPORT MONITORAGGIO SETTIMANALE ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITA’ (ISS) NUMERO 153, 10-16 APRILE 2023

Report di monitoraggio numero 153

Monitoraggio Fase 2 (DM Salute 30 aprile 2020)

Sintesi nazionale

Dati relativi alla settimana 10/04/2023-16/04/2023

(aggiornati al 19/04/2023)

https://www.iss.it/documents/20126/0/Monitoraggio+Fase+2_+report_nazionale_153_finale.pdf/f61a2538-2a2b-30c3-d169-f4ec5ead0566?t=1682086477791

L’incidenza di nuovi casi identificati e segnalati con infezione da SARS-CoV-2 in Italia è in aumento rispetto alla precedente settimana di monitoraggio. È complessivamente basso l’impatto sugli ospedali, ma con un tasso di occupazione dei posti letto in lieve aumento sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive.
Si ribadisce l’opportunità, in particolare per le persone a maggior rischio di sviluppare una malattia grave in seguito all’infezione da SARS CoV-2, di continuare ad adottare le misure comportamentali individuali previste e/o raccomandate, l’uso della mascherina, aereazione dei locali, igiene delle mani e ponendo attenzione alle situazioni di assembramento.
L’elevata copertura vaccinale, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali come gli anziani e i gruppi di popolazione più fragili, rappresentano strumenti importanti per mitigare l’impatto clinico dell’epidemia.

Punti chiave:

  • Si riporta una analisi dei dati relativi al periodo 10 aprile – 16 aprile 2023 ai sensi del DM Salute 30 aprile 2020 e del periodo 14–20 Aprile 2023 sulla base dei dati aggregati raccolti dal Ministero della Salute. Per i tempi che intercorrono tra l’esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati hanno contratto l’infezione all’inizio di aprile 2023.
  • Incidenza in aumento: I dati del flusso ISS nel periodo 10/4/2023-16/4/2023 mostrano una incidenza in aumento (42 casi per
    100.000 abitanti) rispetto alla settimana precedente (32 casi per 100.000 abitanti nel periodo 3/4/2023-9/4/2023). Trend in aumento anche nel dato più recente censito dal Ministero della Salute (48 casi per 100.000 abitanti nel periodo 14/4–20/4/2023 vs 37 casi per 100.000 abitanti nel periodo 7/4–13/4/2023).
  • La fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale per 100.000 abitanti è la fascia d’età 90+ anni con un’incidenza pari a 93 casi per 100.000 abitanti, in aumento rispetto alla settimana precedente. L’incidenza è in aumento in tutte le altre fasce d’età. L’età mediana alla diagnosi è di 56 anni, stabile rispetto alle settimane precedenti (dati flusso ISS).
  • Nel periodo 29 marzo – 11 aprile 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,93 (range 0,87-1,19), in lieve
    diminuzione rispetto al periodo precedente e al di sotto della soglia epidemica. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con
    ricovero ospedaliero è invece in aumento e sopra la soglia epidemica: Rt=1,07 (1,02-1,13) al 11/04/2023 vs Rt=0,91 (0,86-0,97) al 04/04/2023. Per dettagli sulle modalità di calcolo ed interpretazione dell’Rt riportato si rimanda all’approfondimento disponibile sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (https://www.iss.it/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5477037).
  • In lieve aumento il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva a livello nazionale: il tasso di occupazione dei
    posti letto in terapia intensiva calcolato ai sensi del DM 30 aprile 2020 si situa all’1,1% (99/9.058) il giorno 18/04/2023, rispetto allo 0,9% (85/9.057) il giorno 11/04/2023. Il numero di persone ricoverate in queste aree è in lieve aumento passando da 85 (11/04/2023) a 99 (18/04/2023), con un aumento relativo del 16,5%. È in lieve aumento anche il tasso di occupazione calcolato dal Ministero della Salute ai sensi del DL 105/2021 relativo ad una data di poco successiva (20 aprile 2023) che era pari a 1,0% vs 0,8% al 13 aprile
    2023.
  • In lieve aumento il tasso di occupazione in aree mediche COVID-19 a livello nazionale: era al 4,5% (2.851/63.316) il
    giorno 18/04/2023, rispetto al 3,9% (2.487/63.295) il giorno 11/04/2023. Il numero di persone ricoverate in queste aree è in aumento da 2.487 (11/04/2023) a 2.851 (18/04/2023), con un aumento relativo del 14,6%. È in lieve aumento anche il tasso di occupazione calcolato dal Ministero della Salute ai fini degli indicatori decisionali ai sensi del DL 105/2021 relativi ad una data di poco successiva (20 aprile 2023) che è pari al 4,5% vs 4,2% al 13 aprile 2023.
  • Dieci Regioni/PPAA sono a rischio alto ai sensi del DM 30/4/2020, tutte a causa di molteplici allerte di resilienza.
    Undici sono a rischio moderato e nessuna è classificata a rischio basso. Tutte le Regioni/PPAA riportano almeno una allerta
    di resilienza. Dieci Regioni/PPAA riportano molteplici allerte di resilienza.
  • L’incidenza di nuovi casi identificati e segnalati con infezione da SARS-CoV-2 in Italia è in aumento rispetto alla precedente settimana di monitoraggio. È complessivamente basso l’impatto sugli ospedali, ma con un tasso di occupazione dei posti letto in lieve aumento sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive.
  • Si ribadisce l’opportunità, in particolare per le persone a maggior rischio di sviluppare una malattia grave in seguito all’infezione da SARS-CoV-2, di continuare ad adottare le misure comportamentali individuali previste e/o raccomandate, l’uso della mascherina, aerazione dei locali, igiene delle mani e ponendo attenzione alle situazioni di assembramento.
  • L’elevata copertura vaccinale, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali come gli anziani e i gruppi di popolazione più fragili, rappresentano strumenti importanti per mitigare l’impatto clinico dell’epidemia.


Sommario

Aggiornamento 19 aprile 2023 – Periodo di riferimento: 10/4/2023-16/4/2023……………………………………. 2
Punti chiave:………………………………………………………………………………………………………………………. 3

  1. Valutazione del rischio ……………………………………………………………………………………………………………. 5
    Algoritmo di valutazione di probabilità e indicatori rilevanti per fase di riferimento…………………………………………………… 6
    Algoritmo di valutazione di impatto e indicatori rilevanti per fase di riferimento ……………………………………………………… 8
    Matrice di attribuzione del rischio in base agli algoritmi di valutazione di probabilità ed impatto…………………………………… 10
  2. Appendice- Indicatori per la valutazione del rischio …………………………………………………………………………….. 12
    Indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio: ……………………………………………………………………………… 16
    Indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione …………………………………………………………………………….. 18
    Indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti…………………………….. 21

2. Appendice – Indicatori per la valutazione del rischio

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

IL COVID19 RIALZA LA TESTA: OLTRE MILLE CASI IN ABRUZZO

In crescita anche i ricoveri in terapia intensiva e nei reparti ordinari

Pubblicato da Redazione IMN 22 Aprile 2023

Il COVID rialza la testa: oltre mille casi in Abruzzo
https://infomedianews.com/il-covid-rialza-la-testa-oltre-mille-casi-in-abruzzo/

Continua a salire la curva dei contagi Covid in Abruzzo, regione che registra il dato più d’Italia per incidenza con 87,3 positivi ogni centomila abitanti, nella settimana dal 14 al 20 aprile.

Il dato degli ultimi sette giorni, il più alto registrato da oltre due mesi e mezzo, è pari al +27% rispetto a quello della settimana precedente, che già aveva fatto registrare una crescita significativa.

A livello territoriale i numeri più alti si registrano nell’Aquilano
, dove l’incidenza settimanale dei casi per centomila abitanti sale a 226 (una settimana fa 129).

Seguono il Chietino con 93 (una settimana fa 61), il Pescarese con 92 (una settimana fa 69) e il Teramano con 64 (61).

In aumento anche i ricoveri, sia nei reparti ordinari sia in terapia intensiva, ma la pressione ospedaliera resta sotto la soglia di allarme: il tasso di occupazione dei posti letto Covid, infatti, è al 2% per le rianimazioni e al 5% per l’area non critica. Sono 1.055 (di cui 339 reinfezioni) i casi registrati tra il 15 e il 21 aprile, che portano il totale dall’inizio dell’emergenza a 656.413 (di cui 38.555 reinfezioni).

Nell’ultima settimana, come riporta il bollettino regionale comunicato dall’assessorato regionale alla Sanità guidato da Nicoletta Verì, sono stati eseguiti 2.174 tamponi molecolari e 8.579 test antigenici, per un tasso di positività pari al 9,81%.

Il bilancio dei pazienti deceduti registra 5 nuovi casi, di età compresa tra 81 e 97 anni, e sale a 3.955.

Gli attualmente positivi scendono a 3.811 (-3.281 rispetto a venerdì scorso): di questi, 70 (+2) sono ricoverati in ospedale in area medica e 4 (+4) in terapia intensiva, mentre i restanti sono in isolamento domiciliare. Negli ultimi sette giorni, considerando anche i riallineamenti dei dati, sono 652 i nuovi positivi in provincia dell’Aquila, 346 nel Chietino, 289 nel Pescarese e 193 nel Teramano.

Il quadro è confermato dall’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità: con un Rt puntuale, stimato al 5 aprile scorso, pari a 0.95 e diverse allerte di resilienza, la Cabina di regia classifica l’Abruzzo con un rischio alto.

Fonte: Infomedianews

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

COVID 19 ITALIA, IL 30 APRILE PROSSIMO SCADE L’OBBLIGO DI MASCHERINE NEGLI OSPEDALI ED IN TUTTE LE STRUTTURE SANITARIE: I PARERI DEGLI ESPERTI

19 apr 2023 – 07:00

Dal primo maggio, se il Ministero della Salute non deciderà diversamente, non sarà più obbligatorio indossare i dispositivi di protezione nelle strutture sanitarie, negli ambulatori e negli studi medici. Sul tema ci sono opinioni contrastanti. Bassetti: “Mi auguro non si prolunghi l’obbligo”. Cartabellotta: “Va mantenuto”.

https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2023/04/19/covid-mascherine-ospedali

Dal primo maggio, se il Ministero della Salute non deciderà diversamente, non sarà più imposto di indossare la mascherina in tutte le strutture sanitarie, ospedali, ambulatori e studi medici. Il governo Meloni ha prorogato l’obbligo a fine mese e, a meno di 2 settimane dalla scadenza, si riflette sull’opportunità di mantenerlo. Ma cosa ne pensano gli esperti?

Prima di tutto va sottolineato che fra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di lasciare la scelta ai direttori generali. Intanto il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, ha invitato di recente a non avere un approccio “ideologico” e gli esperti, anche se sembrano divisi, sono concordi sull’importanza di lasciare la protezione nelle zone dove ci sono i pazienti più fragili

Il virologo Matteo Bassetti dell’IRCSS Policlinico San Martino di Genova

Mi auguro non si prolunghi l’obbligo di mascherina nelle strutture sanitarie, anche se, in situazioni dove è consigliata e opportuna, continuerò a utilizzarla e chiedere agli altri di farlo. Dobbiamo però uscire dalla dimensione dell’obbligo, è il momento di trattare il Sars-Cov-2 come altri virus simili. Farlo avrebbe ricadute positive su molti aspetti che appesantiscono l’organizzazione ospedaliera, legati ad esempio ai tamponi”, dice Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino di Genova.

“Naturalmente – prosegue Bassetti – continuerò a utilizzare la mascherina in ospedale se entro nella stanza di un immunodepresso o se sono a contatto con una persona potenzialmente infetta, così come lo facevo anche prima dell’obbligo di mascherine introdotto nel 2020 per frenare la diffusione del Sars-Cov-2. E chiederò di farlo anche a chi lavora con me e ai familiari che intendono andare a trovare questi pazienti”.

Metterlo però sul piano dell’obbligo ora “non ha senso perché il Sars-Cov-2 non è più grave, oggi, rispetto a altri virus respiratori”. Lo stop all’obbligo di mascherina, prosegue Bassetti, “è un modo per tornare alla normalità su altri aspetti strettamente connesso”.

Il Dott. Nino Cartabellotta di Palermo, Presidente della Fondazione GIMBE

“Personalmente ritengo che l’obbligo di mascherina in ospedale e negli ambienti sanitari vada mantenuto ovunque. In subordine, in ambito ospedaliero l’obbligo potrebbe essere circoscritto solo a reparti dove sono ricoverati pazienti fragili, immunodepressi e a rischio di infezioni. E in altri contesti, ad esempio ambulatori affollati con lunghe attese, per contenere la circolazione di patogeni, in particolare durante la stagione influenzale”, spiega invece Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe di Bologna.

Per Cartabellotta, “le infezioni nosocomiali non riguardano soltanto il Covid. Gli ospedali tendono a selezionare batteri di un certo tipo anche resistenti agli antibiotici”.

 

Addio all’obbligo delle mascherine negli ospedali dal 30 aprile: si attende l’annuncio del ministro Schillaci

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha confermato l’intenzione di limitare l’uso delle mascherine negli ospedali ai soli reparti con pazienti a rischio

Pubblicato il: 19-04-2023 22:56

Antonio Cardarelli

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha confermato l’allentamento sull’obbligo delle mascherine in ospedale. La scadenza è prevista il 30 aprile e, secondo le parole del ministro, probabilmente l’obbligo della mascherina verrà mantenuto solo nei reparti che ospitano pazienti a rischio e immunodepressi.

Verso lo stop alle mascherine negli ospedali

Il ministro della Salute è intervenuto sul tema delle mascherine a margine della conferenza stampa sul via libera ai nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea). “Andiamo verso un allenamento dell’uso delle mascherine in ospedale“, ha detto il ministro.

La decisione definitiva verrà presa nel corso della riunione in programma giovedì 20 aprile. L’utilizzo delle mascherine negli ospedali era stato prorogato fino al 30 aprile da un’ordinanza ministeriale del 29 dicembre 2022.

Le parole del ministro della Salute Schillaci

Il commento del ministro Schillaci sull’allentamento delle mascherine negli ospedali è arrivato nel corso di una conferenza stampa indetta per presentare l’applicazione dei Lea a partire dal primo gennaio 2024.

Il ministero della Salute ha risolto i problemi di copertura finanziaria, come annunciato “con grande soddisfazione” dal ministro.

“Da domani parte un tavolo di monitoraggio sui nuovi Lea con il Mef. Sono stanziati per i Lea 402 milioni ma valuteremo con il tavolo eventuali nuovi fondi e anche nuove prestazioni da aggiungere”, ha spiegato Schillaci.

Il ministro della Salute Schillaci

Livelli essenziali di assistenza, trovati nuovi fondi

“Aspettare 6 anni per l’aggiornamento dei Lea è inaccettabile”, ha aggiunto il ministro della Salute durante la conferenza stampa.

“L’ applicazione dei nuovi livelli essenziali di assistenza è il punto cruciale su cui vigilare in tutte le regioni. Ci sono tante opportunità nuove che prima non c’ erano. La vera sfida è assicurare a tutti le stesse opportunità”, ha concluso il ministro.

La Conferenza Stato-Regioni ha approvato due tipologie di Lea. Il primo sulla specialistica ambulatoriale, l’altro sulla protesica, con quest’ultimo che entrerà in vigore il primo aprile 2024. Con i nuovi Lea, che dovrebbero annullare le disparità di trattamenti tra regioni, le prestazioni a carico dello Stato passano da 1.702 a 2.018.

Fonte: Virgilio notizie

https://www.ansa.it/abruzzo/notizie/asl_teramo_informa/2023/04/29/covid-nuove-regole-per-obbligo-di-mascherina-nei-reparti_77703d39-0852-4c1e-a6a8-97d436dd0566.html
https://www.microbiologiaitalia.it/varie/obbligo-delle-mascherine-fino-al-31-dicembre/
https://www.certifico.com/sicurezza-lavoro/357-news-sicurezza/19517-ordinanza-ministero-della-salute-del-28-aprile-2023
https://www.certifico.com/component/attachments/download/34888

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

FIRENZE, ORDINANZA SULL’OBBLIGO VACCINALE COVID: LA GIUDICE ZANDA SMONTA LE SENTENZE DELLA CORTE COSTITUZIONALE

30 Marzo 2023 Elisabetta Barbadoro

Ordinanza n°2022/11134 del Tribunale di Firenze: la giudice Susanna Zanda smonta punto per punto le sentenze della Corte Costituzionale in merito all’obbligo vaccinale COVID19
https://www.byoblu.com/2023/03/30/firenze-ordinanza-sullobbligo-vaccinale-covid-la-giudice-zanda-smonta-le-sentenze-della-corte-costituzionale/

Con una recente ordinanza, il giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze, Susanna Zanda, ha smontato punto per punto le argomentazioni delle tre sentenze della Corte Costituzionale che legittimano l’obbligo vaccinale anti-covid.

Bi-dosato e guarito, ma ugualmente sospeso: il caso in esame

La dottoressa Zanda è tra i pochi giudici italiani ad essere rimasti fedeli ai principi costituzionali e ai diritti umani. Lo ha dimostrato, negli ultimi mesi, con varie pronunce favorevoli ai lavoratori sospesi per non essersi vaccinati.

Con l’ordinanza depositata lo scorso 27 marzo ha condannato l’ordine degli psicologi della Toscana al pagamento delle spese processuali (quasi 5mila euro) in un contenzioso con un professionista che non si era sottoposto alla terza dose ed era stato sospeso nonostante fosse guarito dal covid.

Si tratta, peraltro, di un paziente oncologico: dopo il primo ciclo vaccinale infatti ha avuto una reazione avversa (l’ingrossamento di un linfonodo) e una diagnosi di tumore alla prostata.

Il principio dell’Habeas Corpus

Nell’ordinanza, la giudice di Firenze ricorda che, stando ai documenti ufficiali delle case farmaceutiche e delle autorità del farmaco, i cosiddetti vaccini non hanno alcuna efficacia nell’impedire la diffusione del virus Sars-cov2.

“I preparati anti-covid – scrive Zanda – autorizzati per prevenzione della sola malattia covid19, e che poi si è visto essere inefficaci anche per prevenire la malattia, non potevano essere imposti ai cittadini né per poter lavorare, né per esercitare qualsivoglia altro diritto”.

Nel dispositivo viene menzionato il principio dell’Habeas Corpus, cioè dell’inviolabilità del corpo, in relazione al diritto di rifiutare le cure che rientra nel potere di autodeterminazione in campo medico sancito dall’articolo 3 della Carta di Nizza.

I problemi su efficacia, sicurezza e farmacovigilanza

Le 10 pagine di ordinanza tracciano una panoramica sia scientifica che giuridica sulle conseguenze dell’obbligo vaccinale: dal meccanismo tossico di azione della proteina Spike, definita una “sostanza non umana” introdotta nel corpo attraverso i sieri, alla farmacovigilanza passiva che finisce per sottostimare pesantemente gli eventi avversi, passando per i dati ufficiali sull’eccesso di mortalità, la giudice scrive infatti che “questi preparati hanno ripetutamente spezzato molte vite anche giovani e sane”.

Le “premesse non condivisibili” della Corte Costituzionale

Non mancano diversi riferimenti alle tre sentenze della Consulta che ha legittimato l’obbligo vaccinale covid.

“La Corte Costituzionale – scrive Zanda – parte da premesse in fatto che non appaiono condivisibili, affermando che i preparati sono efficaci per la prevenzione dei contagi da sars-cov2 e sono anche sicuri e non sperimentali”.

Seguono, a supporto di queste argomentazioni, le citazioni dai documenti ufficiali sull’autorizzazione con procedura subordinata a condizioni, le informative sulla mancata sperimentazione del farmaco su soggetti immuno-compromessi, donne incinta o in allattamento e le incognite su genotossicità, cancerogenicità e durata della protezione.

Insomma una lezione di imparzialità correttezza nell’esame delle fonti istituzionali: mentre la Consulta ha difeso il governo legittimando la sospensione di stipendio e assegni familiari a migliaia di lavoratori, la dottoressa Susanna Zanda è riuscita a dimostrare ancora una volta che c’è un giudice a Firenze capace di difendere i diritti del cittadino e i principi della Costituzione.

Qui potete leggere e scaricare l’ordinanza:

Ordinanza Tribunale di Firenze n° 2022/11334
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https://news.ilcaso.it/libreriaFile/7c72a-trib.fi-1.pdf

Fonte: Byoblu, la TV libera dei cittadini canale 262 DTV

Sentenza del Tribunale di Firenze che riammette alla professione psicologa no vax, Asciuti (ItalExit): “Finalmente la verità comincia a venire a galla”

gruppo misto – italexit

13 luglio 2022

Una sentenza, firmata dal giudice Susanna Zanda della sezione civile del Tribunale ordinario di Firenze ha sospeso il provvedimento dell’ordine degli Psicologi della Toscana che vietava ad una dottoressa di esercitare la sua professione di psicologa perché non vaccinata.

Questa la motivazione scritta nella sentenza: «La sospensione dell’esercizio della professione rischia di compromettere beni primari dell’individuo quale il diritto al proprio sostentamento e il diritto al lavoro di cui all’art. 4 inteso come espressione della libertà della persona e della sua dignità, garantita appunto dalla libertà dal bisogno».

“Sono stato tra i pochi nelle istituzioni italiane a combattere contro l’obbligo vaccinale. Questa sentenza, insieme ad altre, stanno facendo salire “la verità” a galla, ma quante sofferenze abbiamo subito e dovremo ancora continuare a subire” commenta il consigliere comunale di ItalExit Andrea Asciuti.

Fonte: Comune di Firenze

https://www.comune.fi.it/comunicati-stampa/sentenza-del-tribunale-di-firenze-che-riammette-alla-professione-psicologa-no-vax
https://www.byoblu.com/2023/03/28/le-ombre-del-nuovo-piano-vaccinale-paolo-bellavite/
https://www.byoblu.com/2023/03/27/pubblicato-il-piano-vaccinale-2023-2025-previsti-futuri-obblighi-e-profilazione-dei-non-vaccinati/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

COVID, I MORTI A BERGAMO: INDAGATI CONTE E SPERANZA. COINVOLTI ANCHE FONTANA E GALLERA

A tre anni di distanza dallo scoppio della pandemia di Covid, la Procura ha chiuso l’inchiesta per epidemia colposa

https://www.ilmessaggero.it/politica/covid_conte_speranza_indagati_fontana_brusaferro_locatelli_pandemia_morti_bergamo_zona_rossa-7261270.html

All’inizio di marzo del 2020 il Covid non era più solo un misterioso virus importato dalla Cina. Stava mietendo vittime nella Bergamasca, le proiezioni indicavano un’accelerazione del numero di contagi e delle vittime. Ma la sua diffusione è stata sottovalutata: i mezzi dell’esercito erano pronti però la zona rossa non è stata mai istituita, l’ospedale di Alzano (un focolaio) chiuso e riaperto nel giro di poche ore, il piano pandemico non è mai stato aggiornato né applicato. A quasi tre anni di distanza la Procura di Bergamo chiude l’inchiesta: diciannove gli indagati per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio. 

LE INDAGINI

Tra i nomi spiccano quelli dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’allora ministro della Salute Roberto Speranza, indagati, le cui posizioni saranno trasmesse al Tribunale dei ministri che dovrà valutare gli atti a loro carico. Ci sono poi il rieletto governatore della Lombardia Attilio Fontana, il suo ex assessore al Welfare Giulio Gallera, il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il coordinatore del Comitato tecnico scientifico nella prima fase dell’emergenza Agostino Miozzo. E ancora, l’ex capo della protezione civile Angelo Borrelli, ex dirigenti del Comitato tecnico scientifico e Francesco Maraglino, ex direttore Prevenzione delle Malattie trasmissibili e Profilassi internazionale. Le indagini, spiega il procuratore capo Antonio Chiappani, «sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti» informatici e cartacei «nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti». Un’analisi che ha consentito di ricostruire i fatti a partire dal 5 gennaio 2020, quando l’Oms ha lanciato l’allarme globale a tutti i Paesi per poi diffondere, cinque giorni dopo, «un pacchetto completo di linee guida su come rilevare, testare e gestire potenziali casi e proteggere gli operatori sanitari». Gli inquirenti si sono avvalsi della maxi consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore del Pd: basata su un modello matematico, ha stabilito che se fosse stata istituita la zona rossa in Val Seriana, al 27 febbraio i morti sarebbero stati 4.148 in meno e al 3 marzo 2.659 in meno. E invece è stata una strage, con le terapie intensive al collasso e i medici costretti a scegliere tra chi intubare e chi lasciare morire, con le file di camion che trasportavano le bare nei crematori di altre regioni poiché nei cimiteri lombardi non c’era più posto. 

«GRAVI OMISSIONI»


Il procuratore Chiappani, a fine gennaio, aveva anticipato che le risultanze investigative «hanno accertato gravi omissioni nella valutazione dei rischi pandemici e nella gestione della prima fase della pandemia». Cioè a primavera di tre anni fa quanto, ricorda, il Covid «cagionò oltre tremila vittime nella Bergamasca». E si tratta solo dei numeri ufficiali, perché in base alle stime i morti a causa del virus non intercettati dalle statistiche sarebbero almeno il doppio. Per i parenti delle vittime la chiusura delle indagini è una vittoria, benché amara. «Da oggi si riscrive la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni. Da sempre ci siamo battuti per la verità per i nostri cari, nonostante l’omertà che ha sempre contraddistinto questa storia. Siamo andati avanti senza mai scoraggiarci nel percorso di memoria e di giustizia». Intanto l’ex premier Conte, ora a capo del M5s, anticipa «la massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica». E l’ex ministro Speranza in una nota afferma di aver «sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto», aggiungendo di essere «molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese». 

Fonte: Il Messaggero

Covid nella Bergamasca, chiusa l’inchiesta sulla mancata zona rossa: indagati Conte, Speranza, Fontana e Gallera

https://milano.repubblica.it/cronaca/2023/03/01/news/covid_inchiesta_bergamo_indagati_conte_speranza_fontana_gallera-390144883/

dal nostro inviato Paolo Berizzi

Si chiude la maxi inchiesta su quanto accadde nella Bergamasca nella primavera 2020 con la mancata zona rossa in Valle Seriana. Indagati anche Brusaferro, Locatelli, Miozzo e Borrelli. Conte: “Tranquillo di fronte ai cittadini”

BERGAMO – Dopo tre anni e migliaia di croci, dopo gli ospedali al collasso, le bare sui camion militari e le altre immagini simbolo della strage silenziosa, il Covid a Bergamo si deposita sulle carte giudiziarie. La Procura – sono passati 1102 giorni dal primo caso di contagio nella bergamasca, la provincia più colpita d’Italia – ha chiuso l’indagine sulla gestione del virus nei primi mesi della pandemia.

Fonte: Repubblica

Chiusa l’inchiesta di Bergamo sulla gestione della prima ondata Covid: indagati Conte, Speranza, Fontana, Gallera. Il leader M5s: “Tranquillo di fronte al Paese”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/01/chiusa-lindagine-di-bergamo-sulla-gestione-della-prima-ondata-covid/7082350/

ESCLUSIVO – La Guardia di Finanza ha avviato le notifiche per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio per venti indagati. Per l’ex premier Conte e l’ex ministro Speranza si prepara la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri. Tra gli indagati anche il presidente dell’Iss Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Locatelli, l’allora presidente del Cts Miozzo e quello della Protezione civile Borrelli.

di Alessandro Mantovani | 1 MARZO 2023

Indagati l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente appena riconfermato della Lombardia Attilio Fontana e il suo ex assessore al Welfare, Giulio Gallera, rimasto fuori dal Consiglio regionale nell’ultima tornata elettorale. E ancora. Indagati diversi dirigenti chiave del ministero della Salute, non tutti ex; il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro; il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo; l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli.

A tre anni dall’inizio della pandemia la Procura di Bergamo ha chiuso l’indagine sulla gestione della prima ondata. La Guardia di Finanza ha avviato le notifiche degli avvisi conclusivi per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio per venti indagati. Per l’ex premier Conte – a cui i pm contestano epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo – e l’ex ministro Speranza – a cui i pm contestano epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti di ufficio – si prepara la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri.

L’inchiesta, condotta da un pool di magistrati guidati dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota e dagli investigatori della Guardia di finanza, riguarda tra l’altro il mancato aggiornamento e la mancata attuazione dei piani pandemici a livello nazionale e regionale, ma anche la rinuncia a istituire alla fine di febbraio 2020 la zona rossa nei Comuni di Alzano lombardo e Nembro. La Val Seriana, nella Bergamasca, per numero di morti e contagi passerà alla storia per la Wuhan d’Europa, e le immagini di tre anni fa dei camion dell’esercito piene di bare faranno il giro del mondo. Le accuse formulate dai pm in merito alla mancata zona rossa hanno potuto contare sulla famosa consulenza del microbiologo Andrea Crisanti, oggi senatore Pd, assieme all medico legale Ernesto D’Aloja e all’ex direttore della Asl di Pavia Daniele Donati.

Di recente il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il 28 gennaio scorso, aveva tracciato il quadro delle indagini per delineare la portata delle risultanze investigative che “hanno accertato gravi omissioni nella valutazione dei rischi pandemici e nella gestione della prima fase della pandemia”. Ovvero, nella primavera del 2020, quando, come ha rimarcato Chiappani, il Covid-19 nella Bergamasca “cagionò oltre tremila vittime” per stare solo ai numeri accertati, visto che tra fine febbraio e aprile 2020 l’eccesso di mortalità registrato in quella zona fu di 6.200 persone rispetto alla media dello stesso periodo degli anni precedenti.

Il leader M5s ha diffuso una nota per commentare la notizia: “Apprendo notizie riguardanti l’inchiesta di Bergamo. Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica”.

TUTTA L’INCHIESTA SUL FATTO QUOTIDIANO IN EDICOLA GIOVEDI’ 2 MARZO

Covid, chiusa a Bergamo l’inchiesta sulla gestione della prima ondata: indagati anche Conte e Speranza

Secondo la Procura di Bergamo, “il disastro si sarebbe potuto evitare”. Nel registro compaiono anche i nomi di Attilio Fontana, Giulio Gallera, Silvio Brusaferro, Franco Locatelli, Agostino Miozzo e Angelo Borrelli

01 MARZO 2023 22:20

L’inchiesta sulla prima ondata Covid condotta dalla Procura di Bergamo giunge alla conclusione.

Tra gli indagati figurebbero l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il suo ex assessore al Welfare Giulio Gallera. Nel registro compaiono anche il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli. Secondo i pm bergamaschi, “il disastro si sarebbe potuto evitare”.

Le posizioni di Conte e Speranza saranno trasmesse al Tribunale dei ministri, che dovrà valutare gli atti a loro carico. Non figurano, dunque, nell’avviso di conclusione indagini, non ancora notificato agli altri 17 indagati, tra cui ci sono pure alcuni ex dirigenti del Comitato Tecnico Scientifico e Francesco Maraglino, ex direttore dell’Ufficio 5 – Prevenzione delle Malattie trasmissibili e Profilassi internazionale.

A tre anni di distanza dallo scoppio della pandemia che, tra febbraio e aprile 2020, ha straziato il territorio di Bergamo con oltre 6mila morti in più rispetto alla media dell’anno precedente, la Procura ha chiuso l’inchiesta. Gli indagati sarebbero 17. Le ipotesi di reato sono di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti d’ufficio e falso.

Coronavirus, l’esercito porta bare da Bergamo fuori regione per cremazione

Le indagini

 Al di là del numero degli indagati e dell’eventuale invio di alcuni filoni ad altre Procure, gli accertamenti, che si sono avvalsi di una maxi-consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore del Pd, hanno riguardato tre livelli. Uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale. L’inchiesta, che già contava alcuni indagati come i vertici dell’Ats di Bergamo e dirigenti dell’assessorato regionale alla Sanità, come scrive in una nota il Procuratore Chiappani, “sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti” informatici o cartacei “nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti”.

Dalle morti in Rsa alla zona rossa

 Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della guardia di finanza sono finiti non solo i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell’ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano. Sotto la lente delle autorità anche i mancati aggiornamenti del piano pandemico, fermo al 2006, e l’applicazione di quello esistente anche se datato che comunque, stando agli elementi raccolti, avrebbe potuto contenere la trasmissione del Covid.

Le famiglie delle vittime: “Pm onorano chi non c’è più”

 “Ringrazio a nome dei familiari la procura di Bergamo che con questi risultati di indagine dà onore ai deceduti – commenta l’avvocato Consuelo Locati, referente del team legale dell’associazione dei familiari delle vittime del Covid ‘Sereniesempreuniti’ -. Noi familiari delle vittime ci abbiamo sempre creduto, la procura di Bergamo è stata l’unica istituzione che ha ascoltato la nostra voce”.

“Si riscrive la storia della strage”

 “Da oggi – si legge in una nota dell’associazione – si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni”.

Fonte: Tgcom24

Dott. Alessio Brancaccio, Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione, membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus