Sanità Pubblica

INFLUENZA AVIARIA: ‘ANTIVIRALI, VACCINI E VIGILE ATTESA’, COSI’ CI SI PREPARA A RISCHIO SECONDA PANDEMIA

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/in-salute/1500379/aviaria-antivirali-vaccini-e-vigile-attesa-cosi-ci-si-prepara-a-rischio-pandemia.html

Clementi fa il punto su strumenti che abbiamo e potremo avere, ‘quando suona allarme cruciale saper rispondere’

Milano, 3 mag. (Adnkronos Salute) – Da inizio aprile gli Usa, dopo il rilevamento dell’influenza aviaria A H5N1 ad alta patogenicità negli allevamenti di bovini da latte di alcuni Stati e un collegato caso umano (un lavoratore del settore lattiero-caseario in Texas), si interrogano sul rischio di ulteriori sviluppi della situazione. Si valutano gli scenari peggiori: che il virus si evolva ancora, diventando in grado di trasmettersi da uomo a uomo. La domanda ricorrente: il Paese sarebbe pronto per una pandemia? Perché lo sia si lavora a strategie e si fa l’inventario di quali vaccini e armi terapeutiche potranno essere necessari. E l’Italia come deve muoversi? Che strumenti servono per prepararsi a fronteggiare eventuali rischi? “Antivirali, vaccini”, ma non solo, spiega all’Adnkronos Salute il virologo Massimo Clementi. Parola chiave: “Vigile attesa”, dice l’esperto.

“Ad oggi – fa il punto – per quanto riguarda gli antivirali abbiamo farmaci che bloccano una delle due proteine del virus, la neuraminidasi, che sono piuttosto efficaci, anche se ovviamente entrano in gioco nel momento in cui è già iniziata l’infezione. Di preventivo c’è ovviamente il vaccino ed eventualmente anticorpi monoclonali. Questi ultimi però devono essere anticorpi monoclonali che riconoscono l’emoagglutinina” presente sulla superficie “di questo virus”. In ogni caso, “abbiamo alcuni presidi piuttosto efficaci, ma bisogna conoscere il virus”. E poi “c’è la possibilità di avere diverse tipologie di vaccini: il vaccino classico che si ottiene in uova embrionate, è mediamente efficace ed è come quello che abbiamo utilizzato ogni anno per proteggerci nei confronti dell’influenza; più efficaci e con meno effetti collaterali sono i vaccini che sono costituiti da particelle di queste proteine, assorbite su piccole vescicole di grasso, che immunizzano il soggetto che li riceve. C’è infine sempre la possibilità, così come avvenuto per Sars-CoV-2, di sviluppare vaccini di diversa natura che però in questo momento non ci sono”.

Ma per l’Italia, come per altri Paesi, “la cosa più importante in assoluto è una strategia di controllo – puntualizza Clementi – per verificare in primo luogo che cosa sta succedendo nelle specie selvatiche che arrivano da noi e non possono essere bloccate. Serve per questo monitorare, e lo fa egregiamente nel nostro Paese l’Istituto zooprofilattico delle Venezie. E poi è anche da valutare che cosa accade negli allevamenti di diverse specie, ma in questo momento c’è veramente un monitoraggio molto stretto su questo, da quelli di animali allevati per scopi alimentari fino a quelli che lo sono per scopi diversi, come visoni, marmotte e così via. Ma io su questo piano mi sento molto tutelato dalla struttura e dalla rete efficace che il nostro Paese ha, forse migliore di altri in questo caso. Certo, quando suona l’allarme bisogna essere in grado di rispondere a quell’allarme”.

“Insomma – ripete il virologo, che per anni ha diretto il Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano – al momento la situazione deve essere di vigile attesa, non c’è oggi niente di clamorosamente pericoloso. Però queste mie parole domattina potrebbero essere smentite da un nuovo evento che cambia il quadro”, avverte. “Come detto più volte, il fatto che ci sia stata una persona infettata in un allevamento non rappresenta in sé un fatto estremamente pericoloso”, perché non è sinonimo di trasmissione uomo-uomo. “Rappresenta chiaramente un evento su cui porre attenzione”.

Quello che sarebbe da considerare pericoloso, conclude, “è il fatto che il virus possa diventare umano. C’è un’altra possibilità: che il virus aviario mescoli il proprio genoma con altri virus influenzali, come è successo non tanti anni fa con un virus del maiale che si era mescolato geneticamente e aveva dato luogo a un nuovo virus capace di infettare l’uomo. Tanto che era stato avviato un allarme per una pandemia che poi è rientrato, perché in realtà si trattava di infezioni di modesta entità clinica”.

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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BIRD FLU: ‘ANTIVIRALS, VACCINES AND WATCHING WAITING’, HOW WE PREPARE FOR THE RISK OF A SECOND PANDEMIC

Clementi takes stock of the tools we have and could have, ‘when an alarm goes off it is crucial to know how to respond’

FRIDAY 03 MAY 2024, 3.50pm

Milan, 3 May. (Adnkronos Health) – Since the beginning of April, the USA, after the detection of highly pathogenic avian influenza A H5N1 in dairy cattle farms in some states and a related human case (a worker in the dairy sector in Texas), has they ask about the risk of further developments in the situation. The worst scenarios are evaluated: that the virus evolves further, becoming capable of transmitting from human to human. The recurring question: would the country be ready for a pandemic? For this to be the case, we work on strategies and take an inventory of which vaccines and therapeutic weapons may be necessary. And how should Italy move? What tools are needed to prepare to face possible risks? “Antivirals, vaccines”, but not only that, explains virologist Massimo Clementi to Adnkronos Salute. Keyword: “Watchful waiting”, says the expert.

“To date – he takes stock – as far as antivirals are concerned we have drugs that block one of the two proteins of the virus, neuraminidase, which are quite effective, even if they obviously come into play when the infection has already started. preventive there is obviously the vaccine and possibly monoclonal antibodies. The latter, however, must be monoclonal antibodies that recognize the haemagglutinin “present on the surface” of this virus. In any case, “we have some rather effective safeguards, but we need to know the virus”. And then “there is the possibility of having different types of vaccines: the classic vaccine which is obtained in embryonated eggs, is on average effective and is like the one we have used every year to protect ourselves against the flu; more effective and with less side effects are vaccines that are made up of particles of these proteins, absorbed on small fat vesicles, which immunize the subject who receives them. Finally, as happened with Sars-CoV-2, there is always the possibility of developing vaccines of a different nature which however do not exist at this moment”.

But for Italy, as for other countries, “the most important thing of all is a control strategy – Clementi points out – to verify first of all what is happening in the wild species that come to us and cannot be stopped. for this reason, the Istituto zooprophylattico delle Venezie does it very well in our country. And then it is also necessary to evaluate what happens in the farms of different species, but at the moment there is really very close monitoring on this, from those. from animals bred for food purposes to those bred for different purposes, such as minks, marmots and so on, on this level I feel very protected by the structure and effective network that our country has, perhaps better than others this case. Of course, when the alarm sounds you have to be able to respond to that alarm.”

“In short – repeats the virologist, who for years directed the microbiology and virology laboratory of the San Raffaele hospital in Milan – at the moment the situation must be one of watchful waiting, there is nothing sensationally dangerous today. But these words of mine tomorrow morning they could be contradicted by a new event that changes the picture”, he warns. “As said several times, the fact that there was an infected person on a farm does not in itself represent an extremely dangerous fact”, because it is not synonymous with human-human transmission. “It clearly represents an event worth paying attention to.”

What would be considered dangerous, he concludes, “is the fact that the virus could become human. There is another possibility: that the avian virus mixes its genome with other influenza viruses, as happened not many years ago with a pig virus that had mixed genetically and given rise to a new virus capable of infecting humans, so much so that an alarm was raised for a pandemic which was then reverted, because in reality they were infections of modest clinical entity.”

Source: La Gazzetta del Mezzogiorno

https://x.com/bralex84/status/1787045029866877040

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

COVID19, MORTO IL PAZIENTE «PIU’ LONGEVO»: HA COMBATTUTO CONTRO LA SUPER-VARIANTE MUTATA PER 613 GIORNI

Covid, morto il paziente «più longevo»: ha combattuto contro la super-variante mutata per 613 giorni
https://www.msn.com/it-it/salute/other/covid-morto-il-paziente-pi%C3%B9-longevo-ha-combattuto-contro-la-super-variante-mutata-per-613-giorni/ar-AA1nj6ka?ocid=msedgntp&cvid=b5501b206d5e4e6da2000c079b934404&ei=15

Un uomo olandese ha combattuto contro il Covid per più di 600 giorni senza riuscire a riprendersi. E’ morto nell’ottobre 2023, ma il caso diventa attuale grazie a una studentessa di medicina che ne parlerà al Congresso ESCMID. Si ritiene che la continua positività del 72enne al virus sia stata la più lunga mai registrata in una pandemia

Banchi a rotelle dell’era Covid, costati 150 euro e ora svenduti a 1 euro l’uno: «Almeno adesso qualcuno li usa»

Covid, 20 mesi di positività: il caso

Ad Amsterdam è morto l’uomo che è stato positivo al Covid ininterrottamente per quasi 2 anni, 613 giorni in tutto. Aveva 72 anni ed il suo caso è un vero e proprio record. Si trovava in ospedale da febbraio del 2022 e non si è mai ripreso dalla malattia, fino a morire nell’ottobre 2023. Quei 20 mesi con il virus dalla carica virale elevata rappresentano l’infezione più lunga mai registrata dai medici. La studentessa di medicina Magda Vergouwe, del Centro medico dell’Università di Amsterdam nei Paesi Bassi, presenterà il caso dell’uomo al Congresso globale ESCMID questo mese.

Com’è stato possibile

Terapie alternative che funzionano. Il dottor Stramezzi che ha guarito 160 pazienti affetti da Covid19

Il Dott. Andrea Stramezzi, un dentista che si è trasformato in medico volontario durante il primo biennio 2020-2021 legata all’emergenza sanitaria data dal COVID19. Curriculum Vitae del Dottor Stramezzi:
https://dait.interno.gov.it/documenti/trasparenza/POLITICHE_20220925/CAMERA_ITALIA_20220925/candidati/CI03/CU0315/1355245/16083_1355245_andrea_giuseppe_giorgio_stramezzi_25092022_cv.pdf
Il tanto contestato farmaco idrossiclorochina, ritenuto inefficace da OMS, EMA ed AIFA contro il trattamento dei pazienti affetti da COVID19, oltre all’apparato mediatico italiano direttamente controllato da queste organizzazioni semplicemente perché si tratta di un farmaco a basso costo e facilmente accessibile da chiunque, disponibile in Svizzera ma non in Italia, un farmaco che non avrebbe permesso di introitare miliardi di euro alle grandi multinazionali farmaceutiche, esattamente come la storia del vaccino Astrazeneca sviluppato dall’Università di Oxford, tolto dal commercio per aver dato più effetti avversi rispetto ai vaccini americani Pfizer e Moderna, ma in realtà la vera motivazione è da ricercarsi nel fatto che una fiala di Astrazeneca veniva sotto i 5 euro a dose, una fiala di Pfizer o Moderna 11 euro a dose. Tutti coloro che provarono ad utilizzare l’Idrossiclorochina, come il Dottor Andrea Stramezzi, il medico volontario che effettuava cure domiciliari al posto dei medici di base che non si muovevano di casa appena accertata la positività dei loro pazienti, durante l’emergenza sanitaria durante il primo biennio della pandemia 2020-2021, vennero etichettati come eretici al Sistema Sanitario Nazionale italiano e radiati ingiustamente dall’Albo dei Medici.

E’ in prima linea da 10 mesi e, tra ospedale e pazienti curati a casa, ha assistito oltre 160 persone. “Tutte guarite”, spiega a FarodiRoma con orgoglio. Si tratta di Andrea Stramezzi, medico chirurgo e odontoiatra, che in questi mesi di emergenza sanitaria è diventato medico volontario Covid 19.

“E’ iniziato tutto quando un mio caro amico mi ha chiamato, i suoi genitori (entrambi 90enni) stavano male, li ho curati e guariti”, spiega il medico che ritiene fondamentale l’utilizzo delle mascherine. “Se tutti le portassimo sempre, anche tra amici, colleghi o parenti, il virus si estinguerebbe in un paio di mesi, – afferma – funzionano davvero”.

Stramezzi, che va a visitare pazienti in giro per la Lombardia, spiega che insieme al professor Luigi Cavanna e ad altre personalità e ricercatori universitari della medicina, della fisica e dell’economia, fa parte di un nuovo team interdisciplinare che ha compiuto nei mesi scorsi uno studio retrospettivo di una delle terapie più controverse nella cura del Covid 19: l’utilizzo dell’Idrossiclorochina. “Adesso non la uso più per la cura dei pazienti, perché l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ne ha vietato l’uso anche Off-Label, ma prima l’ho sempre utilizzata”. E, a parere del medico, l’Idrossiclorochina funziona e ha un basso costo.

“Mi dispiace che ci abbiano tolto un’arma – dice Stramezzi – che a mio parere era molto efficace. Andrebbe utilizzata nelle fasi iniziali, quando il paziente arriva all’ospedale è ormai tardi”. Ovviamente, come tutti i farmaci, anche questo ha delle controindicazioni. “Non è consigliata a chi ha problemi di cuore, coloro che hanno aritmie. Però nella stragrande maggioranza dei casi potrebbe essere utilizzata a casa senza problemi”, spiega Stramezzi che, da quando hanno vietato l’utilizzo del Plaquenil, ha introdotto tra i farmaci che utilizza un nuovo farmaco.

“Oggi – spiega – utilizzo il Montelukast che non può però essere dato a chi ha problemi di maculopatia o ai bambini”. Un medicinale, utilizzato nella cura dell’asma bronchiale che serve a proteggere l’organismo dalla tempesta di citochine, inibendo i Leucotrieni. Nei nuovi protocolli sanitari della Regione Lombardia però, non c’è spazio per questi farmaci. Così come viene scoraggiato, nel Vademecum del Prof. Galli, per l’Ordine dei Medici, l’utilizzo di cortisone a pazienti non in ossigenoterapia e, sempre, l’Azitromicina, nelle cure domiciliari. “Ho spesso utilizzato entrambi. Secondo la mia personale esperienza questi farmaci sono utili contro il SARS-CoV-2”, spiega Stramezzi. “E’ importante sapere quando e a chi darli, ovviamente”, dice ancora il medico che aggiunge: “un errore che si fa, è pensare che si debba combattere solamente il virus, ma i danni gravi, li fa soprattutto la anomala risposta immunitaria, che questo scatena, con la tempesta citochinica. È quella, quindi, che bisogna prevenire.”

“Le persone a casa vanno visitate, i polmoni auscultati. Io visito tutti i miei pazienti e voglio essere aggiornato almeno due volte al giorno. Mi faccio mandare la pressione, l’ossigenazione del sangue, la temperatura corporea, i sintomi e la glicemia, nei diabetici”. “Insomma, – conclude – cerco di fare il medico, anche se per trent’anni ho fatto solo il dentista”.

Fonte: Faro di Roma

COVID-19, le parole del medico Mariano Amici sull’inchiesta di Bergamo

3 Marzo 2023

Il Dott. Mariano Amici, medico e Sindaco di Ardea vicino Roma: il medico No Vax contrario al “vaccino” e che ha curato i suoi pazienti positivi al COVID19 a domicilio. Il Dott. Amici è anche il medico che salvò la mia vita con i suoi “consigli della nonna” quando presi il COVID19 il 10 Febbraio 2022

“I capi d’accusa con i quali la Procura di Bergamo ha chiesto il rinvio a giudizio per Conte, Speranza e gli altri indagati per la gestione della prima fase della pandemia serviranno a far luce soltanto su una parte degli errori commessi in quei mesi drammatici. Con questo modo di procedere e senza cambiamenti nel focus dell’attività dei magistrati, si rischia l’insabbiamento di una vicenda molto buia e di non punire i colpevoli per i reati realmente commessi: bisogna stabilire se i protocolli imposti per curare i pazienti fossero appropriati, altrimenti tutti quei morti non avranno vera giustizia“. Così Mariano Amici, il medico No Vax di Ardea (Roma).

Covid: verità e libertà negate, Dott. Mariano Amici, Ardea (Roma)
https://www.libreriauniversitaria.it/covid-verita-liberta-negate-amici/libro/9788894491999

Secondo i medici, il paziente aveva una grave carenza di globuli bianchi (anticorpi) e un sistema immunitario molto debole a causa di un cancro. Il suo organismo non ha potuto affrontare il virus ed esso è mutato innumerevoli volte all’interno del corpo, tanto che si è parlato di una supervariante (da cui però, grazie all’isolamento, nessuno è stato contagiato). Ci sono state altre segnalazioni su casi di Covid durati fino a 505 giorni, ma nessuna di 20 mesi oltre a quella del 72enne. Alla comunità scientifica ora interessa studiare come agire sui pazienti già immunocompromessi. 

Fonte: MSN

English translate

COVID19, THE “LONGEST-LIVED” PATIENT DEAD: HE FIGHTED AGAINST THE MUTATED SUPER-VARIANT FOR 613 DAYS

Covid, the “longest-lived” patient dies: he fought against the mutated super-variant for 613 days

A Dutch man battled Covid for more than 600 days without recovering. He died in October 2023, but the case becomes current thanks to a medical student who will talk about it at the ESCMID Congress. The 72-year-old’s continued positivity to the virus is believed to be the longest ever recorded in a pandemic.

Covid, 20 months of positivity: the case

In Amsterdam the man who tested positive for Covid continuously for almost 2 years, 613 days in total, has died. He was 72 years old and his case is a real record. He had been in hospital since February 2022 and never recovered from the disease, until he died in October 2023. Those 20 months with the virus with a high viral load represent the longest infection ever recorded by doctors. Medical student Magda Vergouwe, from the University of Amsterdam Medical Center in the Netherlands, will present the man’s case at the ESCMID Global Congress this month.

How was this possible

Alternative therapies that work. Doctor Stramezzi who cured 160 patients suffering from Covid19

Dr. Andrea Stramezzi, a dentist who transformed into a volunteer doctor during the first two-year period 2020-2021 linked to the health emergency caused by COVID19.
The much contested drug hydroxychloroquine, deemed ineffective by WHO, EMA and AIFA against the treatment of patients suffering from COVID19, as well as by the Italian media apparatus directly controlled by these organizations simply because it is a low-cost drug and easily accessible by anyone, available in Switzerland but not in Italy, a drug that would not have allowed the large pharmaceutical multinationals to earn billions of euros, exactly like the story of the Astrazeneca vaccine developed by the University of Oxford, removed from the market for having caused more adverse effects than vaccines Americans Pfizer and Moderna, but in reality the real motivation is to be found in the fact that a vial of Astrazeneca cost under 5 euros per dose, a vial of Pfizer or Moderna 11 euros per dose. All those who tried to use Hydroxychloroquine, like Doctor Andrea Stramezzi, the volunteer doctor who carried out home care in place of general practitioners who did not leave their homes as soon as their patients were positive, during the health emergency during the first two years of the 2020-2021 pandemic, they were labeled as heretics to the Italian National Health System and unjustly removed from the Medical Register.

He has been on the front line for 10 months and, between hospital and patients treated at home, he has assisted over 160 people. “All recovered,” he explains to FarodiRoma with pride. This is Andrea Stramezzi, surgeon and dentist, who in these months of health emergency has become a volunteer Covid 19 doctor.

“It all started when a dear friend of mine called me, his parents (both 90 years old) were ill, I treated them and healed them,” explains the doctor who believes the use of masks is essential. “If we all wore them all the time, even among friends, colleagues or relatives, the virus would die out in a couple of months – he says – they really work”.

Stramezzi, who goes to visit patients around Lombardy, explains that together with Professor Luigi Cavanna and other personalities and university researchers in medicine, physics and economics, he is part of a new interdisciplinary team that has carried out in recent months a retrospective study of one of the most controversial therapies in the treatment of COVID19: the use of Hydroxychloroquine. “Now I no longer use it for patient care, because the AIFA (Italian Medicines Agency) has also banned its Off-Label use, but before that I always used it”. And, in the doctor’s opinion, Hydroxychloroquine works and is low cost.

“I’m sorry that they took away a weapon from us – says Stramezzi – which in my opinion was very effective. It should be used in the initial stages, by the time the patient arrives at the hospital it is already late.” Obviously, like all drugs, this one also has contraindications. “It is not recommended for those with heart problems, those who have arrhythmias. But in the vast majority of cases it could be used at home without problems,” explains Stramezzi who, since they banned the use of Plaquenil, has introduced a new drug among the drugs he uses.

“Today – he explains – I use Montelukast which however cannot be given to those with maculopathy problems or to children”. A medicine used in the treatment of bronchial asthma which serves to protect the body from the cytokine storm by inhibiting leukotrienes. However, in the new health protocols of the Lombardy Region, there is no space for these drugs. Just as the use of cortisone in patients not undergoing oxygen therapy and, again, azithromycin, in home care is discouraged in Prof. Galli’s Vademecum for the Medical Association. “I have often used both. According to my personal experience, these drugs are useful against SARS-CoV-2,” explains Stramezzi. “It is important to know when and to whom to give them, obviously”, says the doctor who adds: “one mistake that is made is to think that one must only fight the virus, but the serious damage is caused above all by the anomalous immune response, that this unleashes, with the cytokine storm. It is therefore what must be prevented.”

“People at home need to be visited, their lungs listened to. I see all my patients and want to be updated at least twice a day. I have the blood pressure, blood oxygenation, body temperature, symptoms and blood sugar levels sent to diabetics.” “In short, – he concludes – I try to be a doctor, even if for thirty years I have only been a dentist”.

Source: Faro di Roma

COVID-19, the words of doctor Mariano Amici on the Bergamo investigation

March 3, 2023

Dr. Mariano Amici, doctor and Mayor of Ardea near Rome: the No Vax doctor who is against the “vaccine” and who treated his COVID19 positive patients at home. Dr. Amici is also the doctor that saved my life with his “granny’s advices” when I took COVID19 in February 10th 2022.

“The charges with which the Bergamo Prosecutor’s Office requested the indictment of Conte, Speranza and the other suspects for the management of the first phase of the pandemic will serve to shed light on only part of the errors committed in those dramatic months . With this way of proceeding and without changes in the focus of the magistrates’ activity, there is a risk of covering up a very dark affair and of not punishing the guilty for the crimes actually committed: it is necessary to establish whether the protocols imposed to treat patients were appropriate , otherwise all those dead will not have true justice.” Thus Mariano Amici, the No Vax doctor from Ardea (Rome).

COVID: negate truth and freedom, Dr. Mariano Amici Ardea (Rome)
https://www.libreriauniversitaria.it/covid-verita-liberta-negate-amici/libro/9788894491999

According to doctors, the patient had a severe deficiency of white blood cells (antibodies) and a very weak immune system due to cancer. His organism was unable to deal with the virus and it mutated countless times within the body, so much so that there was talk of a supervariant (from which, however, thanks to isolation, no one was infected). There have been other reports of Covid cases lasting up to 505 days, but none lasting 20 months beyond that of the 72-year-old. The scientific community is now interested in studying how to act on already immunocompromised patients.

Source: MSN

https://x.com/bralex84/status/1781407629715116060

https://x.com/bralex84/status/1781808152154955834

Covid, 72enne col virus per 613 giorni

Storia di Francesca Santi

https://www.msn.com/it-it/salute/other/covid-72enne-col-virus-per-613-giorni/ar-AA1njLe7?ocid=msedgntp&cvid=aa9f3b9094f64fdc97aa763a7e9363f9&ei=12

I ricercatori olandesi hanno osservato che un uomo di 72 anni affetto da Covid-19 ha incubato un nuovo ceppo altamente mutato per 613 giorni.

72enne affetto da Covid per 613 giorni

La scoperta è stata fatta dagli scienziati del Cemm (Centro di medicina sperimentale e molecolare) dell’University Medical Center di Amsterdam. Il paziente era affetto da una malattia del sangue e presentava un sistema immunitario fortemente indebolito. L’uomo è morto a causa della sua patologia. Il caso, che sarà presentato al Congresso Escmid Global di Barcellona la prossima settimana, evidenzia come le infezioni prolungate permettano al virus pandemico di accumulare cambiamenti genetici, generando potenzialmente nuove varianti preoccupanti.

Lo studio

L’analisi dei campioni raccolti ha rivelato che il Covid ha sviluppato una resistenza al Sotrovimab, un trattamento a base di anticorpi, nel giro di poche settimane, come dichiarato dai ricercatori. In seguito ha acquisito oltre 50 mutazioni, tra cui alcune che suggeriscono una maggiore capacità di eludere le difese immunitarie. L’infezione da SARS-CoV-2, durata 20 mesi, è la più lunga che si conosca al momento.

Le conclusioni

Questo caso sottolinea il rischio di infezioni persistenti da SARS-CoV-2 in individui immunocompromessi” hanno dichiarato gli autori della ricerca, aggiungendo “Sottolineiamo l’importanza di una continua sorveglianza genomica dell’evoluzione della SARS-CoV-2 negli individui immunocompromessi con infezioni persistenti“. Gli scienziati che studiano i dati genomici raccolti da campioni di acque reflue hanno riportato prove di individui nella comunità che diffondono virus fortemente mutati per più di quattro anni. La ricerca suggerisce che tali infezioni persistenti possano anche causare ai pazienti sintomi di Covid per lungo tempo.

Fonte: MSN

Covid, 72 year old with the virus for 613 days

History of Francesca Santi

Dutch researchers observed that a 72-year-old man with Covid-19 incubated a new, highly mutated strain for 613 days.

72 year old affected by Covid for 613 days

The discovery was made by scientists from the Cemm (Centre for Experimental and Molecular Medicine) at the University Medical Center in Amsterdam. The patient suffered from a blood disease and had a severely weakened immune system. The man died due to his pathology. The case, which will be presented at the Escmid Global Congress in Barcelona next week, highlights how prolonged infections allow the pandemic virus to accumulate genetic changes, potentially generating new variants of concern.

The study

Analysis of the collected samples revealed that Covid developed resistance to Sotrovimab, an antibody-based treatment, within a matter of weeks, as stated by the researchers. It later acquired more than 50 mutations, including some that suggest an increased ability to evade immune defenses. The SARS-CoV-2 infection, which lasted 20 months, is the longest known at the moment.

The conclusions

“This case highlights the risk of persistent SARS-CoV-2 infections in immunocompromised individuals” stated the authors of the research, adding “We highlight the importance of continued genomic surveillance of the evolution of SARS-CoV-2 in immunocompromised individuals with persistent infections.” Scientists studying genomic data collected from wastewater samples have reported evidence of individuals in the community shedding heavily mutated viruses for more than four years. Research suggests that such persistent infections can also cause patients to have Covid symptoms for a long time.

Source: MSN

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

ALESSIO BRANCACCIO ATTACCA GIUSEPPE BRINDISI, IL GIORNALISTA DI ZONA BIANCA PRO VAX E DISINFORMATORE MEDIASET IN MERITO AI TAGLI ALLA SANITA’ PUBBLICA ITALIANA

ALESSIO BRANCACCIO ATTACKS GIUSEPPE BRINDISI, THE PRO-VAX WHITE ZONE JOURNALIST AND MEDIASET DISINFORMER REGARDING CUTS TO ITALIAN PUBLIC HEALTH

Ex-Italian Prime Minister Silvio Berlusconi, Forza Italia right Party

Storia minima di 40 anni di tagli alla sanità italiana

L’emergenza di queste ore non è solo frutto della contingenza, ma un problema strutturale vecchio di almeno quattro decenni. Tutti i numeri del sistema sanitario italiano, considerato ancora tra i migliori al mondo

https://www.wired.it/attualita/politica/2020/03/12/tagli-sanita-italia-storia/

Negli ultimi giorni il dibattito pubblico italiano ha imparato a fare i conti con la locuzione medicina delle catastrofi, l’ambito scientifico che si occupa di mettere a punto una risposta sanitaria adeguata di fronte a situazioni emergenziali e alla conseguente scarsità di risorse mediche. Diverse testimonianze giornalistiche raccontano di un sistema sanitario pesantemente sotto stress, con reparti di terapia intensiva sull’orlo del collasso e dolorose scelte sui pazienti da intubare.

All’allarme lanciato dai media si è aggiunta in queste ore l’apprensione del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che su Twitter ha parlato di “pazienti lasciati morire” perché non possono essere trattati. Al momento non esistono dati certi sulla saturazione delle strutture lombarde e numerose voci mediche escludono apertamente simili ricostruzioni, ma in nessun caso i pazienti sarebbero comunque “lasciati morire”, dal momento che anche in assenza di respiratori sono previste tutte le cure necessarie.

Ciò che sappiamo con certezza, invece, è che lo stato in cui versa oggi la sanità italiana non è unicamente frutto della contingenza. È un problema strutturale, piuttosto, figlio di precise scelte di finanza pubblica, che nell’arco di 40 anni hanno contribuito a indebolire un servizio sanitario considerato, nonostante tutto, ancora tra i migliori al mondo.

I numeri della sanità italiana

Nel 2018 l’Italia ha speso per il sistema sanitario nazionale l’8,8% del Pil, una percentuale che scende al 6,5% considerando solo gli investimenti pubblici. Facciamo peggio di Stati Uniti (14,3%), Germania (9,5%), Francia (9,3%) e Regno Unito (7,5%), ma sostanzialmente in linea con la media Ocse, ferma al 6,6%. Sotto di noi solo i paesi dell’Europa orientale, Spagna, Portogallo e Grecia.

In numeri assoluti ciò si traduce in un esborso per lo stato di 2.326 euro a persona (2mila meno della Germania), complessivamente 8,8 miliardi più rispetto al 2010. Un tasso di crescita dello 0,90%, dunque, che con l’inflazione media annua all’1,07% si traduce in un definanziamento di 37 miliardi. La Fondazione Gimbe calcola che il grosso dei tagli sia avvenuto tra il 2010 e il 2015 (governi Berlusconi e Monti), con circa 25 miliardi di euro trattenuti dalle finanziarie del periodo, mentre i restanti 12 miliardi sono serviti per l’attuazione degli obiettivi di finanza pubblica tra il 2015 e il 2019 (governi Letta, Renzi, Gentiloni, Conte).

Realizzazione grafica di Fondazione Gimbe

Come si legge nell’annuale relazione della Corte dei Conti, la frenata più importante è arrivata dagli investimenti degli enti locali (-48% tra il 2009 e il 2017)e dalla spesa per le risorse umane (-5,3%), una combinazione che in termini pratici si ripercuote sulla quantità e sull’ammodernamento delle apparecchiature, oltre che sulla disponibilità di personale dipendente, calato nel periodo preso in considerazione di 46mila unità (tra cui 8mila medici e 13mila infermieri).** **I mancati investimenti si fanno sentire soprattutto nel sud Italia, dove tutte le regioni (eccezion fatta per il Molise) spendono meno della media nazionale.

I numeri negli ospedali

I dati più affidabili per aiutarci a capire ciò che sta realmente accadendo negli ospedali italiani arrivano dall’annuario statistico del Servizio sanitario nazionale e sono aggiornati all’anno 2017.I posti letto complessivamente disponibili nelle strutture pubbliche sono 151.646 (2,5 ogni mille abitanti), che sommate alle oltre 40mila unità incluse in strutture private rappresentano un calo del 30% rispetto all’anno 2000. L’unica regione in linea con la media Ocse è il Friuli Venezia Giulia, che conta 5 posti ogni mille abitanti, quasi il doppio della media nazionale).

Numero di posti letto per pazienti acuti in Italia, dal 1980 a oggi (Organizzazione Mondiale della Sanità)

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Italia ha a disposizione 164mila posti letto per pazienti acuti (272 ogni centomila abitanti), dato calato di un terzo dal 1980 a oggi. I posti in terapia intensiva sono invece poco più di 3.700, che diventano 5.300 (8,4 ogni 100mila abitanti) se consideriamo anche le strutture private. Attualmente, sul territorio nazionale, i pazienti ricoverati in terapia intensiva a causa del Covid-19 sono 1.028, di cui 560 nella sola Lombardia.

Fonte: Wired

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Minimum history of 40 years of cuts to Italian healthcare

The emergency of these hours is not just the result of contingency, but a structural problem at least four decades old. All the numbers of the Italian healthcare system, still considered among the best in the world

In recent days, the Italian public debate has learned to deal with the term disaster medicine, the scientific field that deals with developing an adequate health response in the face of emergency situations and the consequent scarcity of medical resources. Various journalistic accounts tell of a healthcare system heavily under stress, with intensive care departments on the verge of collapse and painful choices about which patients to intubate.

Added to the alarm raised by the media in recent hours is the apprehension of the mayor of Bergamo, Giorgio Gori, who on Twitter spoke of “patients left to die” because they cannot be treated. At the moment, there is no certain data on the saturation of the Lombardy facilities and numerous medical voices openly exclude similar reconstructions, but in no case would the patients be “left to die”, since even in the absence of ventilators all the necessary care is provided.

What we know with certainty, however, is that the state of Italian healthcare today is not solely the result of contingency. Rather, it is a structural problem, the result of precise public finance choices, which over the course of 40 years have contributed to weakening a health service considered, despite everything, still among the best in the world.

The numbers of Italian healthcare

In 2018, Italy spent 8.8% of its GDP on the national healthcare system, a percentage that drops to 6.5% considering only public investments. We perform worse than the United States (14.3%), Germany (9.5%), France (9.3%) and the United Kingdom (7.5%), but substantially in line with the OECD average, which stands at 6. 6%. Below us only the countries of Eastern Europe, Spain, Portugal and Greece.

In absolute numbers this translates into an outlay for the state of 2,326 euros per person (2,000 less than Germany), a total of 8.8 billion more than in 2010. A growth rate of 0.90%, therefore, which with the average annual inflation at 1.07% translates into a definancing of 37 billion. The Gimbe Foundation calculates that the bulk of the cuts occurred between 2010 and 2015 (Berlusconi and Monti governments), with around 25 billion euros withheld from the finance companies of the period, while the remaining 12 billion served for the implementation of the objectives of public finance between 2015 and 2019 (Letta, Renzi, Gentiloni, Conte governments).

As stated in the annual report of the Court of Auditors, the most important slowdown came from the investments of local authorities (-48% between 2009 and 2017) and spending on human resources (-5.3%), a a combination which in practical terms has repercussions on the quantity and modernization of equipment, as well as on the availability of employed personnel, which fell by 46 thousand units in the period taken into consideration (including 8 thousand doctors and 13 thousand nurses).Failed investments they are felt especially in southern Italy, where all regions (with the exception of Molise) spend less than the national average.

The numbers in hospitals

The most reliable data to help us understand what is really happening in Italian hospitals comes from the statistical yearbook of the National Health Service and is updated to the year 2017. The total beds available in public facilities are 151,646 (2.5 per thousand inhabitants ), which added to the over 40 thousand units included in private structures represent a 30% decrease compared to the year 2000. The only region in line with the OECD average is Friuli Venezia Giulia, which has 5 places per thousand inhabitants, almost double the national average).

According to the World Health Organization, Italy has 164 thousand beds available for acute patients (272 per one hundred thousand inhabitants), a figure that has fallen by a third from 1980 to today. The places in intensive care are just over 3,700, which becomes 5,300 (8.4 per 100 thousand inhabitants) if we also consider private facilities. Currently, on the national territory, there are 1,028 patients hospitalized in intensive care due to Covid-19, of which 560 in Lombardy alone.

Source: Wired

Ei fu. Silvio e la Sanità

Nell’ultima campagna elettorale nell’autunno 2022 Silvio Berlusconi, ancora leader di Forza Italia, aveva promesso che il diritto alla salute sarebbe stato garantito in tutto il Paese e che medici ed infermieri sarebbero stati valorizzati per la loro professionalità, anche con adeguate remunerazioni. Accessibilità ai servizi sanitari e riduzione del fenomeno delle lunghe liste d’attesa per visite ed interventi sono state le sue ultime promesse elettorali. In realtà i governi Berlusconi hanno tagliato la spesa sanitaria già nel suo secondo governo (2001-2005) con il decreto legge n.347 del 18 Settembre 2001 “Interventi urgenti in materia di spese per l’assistenza sanitaria”.

Anche la Sanità, per Berlusconi, era un affare

Dei Governi Berlusconi si ricorda anche una politica di tagli ai danni del Sistema Sanitario Nazionale
Of Berlusconi Governments we remembered also a cuts politic against italian Public National Health

Silvio Berlusconi, quattro volte Presidente del Consiglio, è morto oggi all’ospedale San Raffaele di Milano. Ne danno notizia le maggiori testate giornalistiche del mondo, dalla BBC alla CNN ad Al Jazeera.

Ne parlano in ogni angolo del globo. Anche il pontefice twitta il suo cordoglio dall’ospedale Gemelli di Roma. Mosca lo definisce un grande statista europeo e un visionario, sono ampiamente note le sue relazioni amichevoli con Vladimir Putin in contrasto con le posizioni atlantiste assunte dai governi che ha guidato.

È considerato un rivoluzionario che ha cambiato profondamente la vita, il costume, la comunicazione, la politica italiana. Ha creato la televisione commerciale, togliendo il monopolio alla Rai, senza canone ma con tanta pubblicità. Ha ideato il centro destra.

Malato di una grave forma di leucemia cronica, si è spento dopo l’ultimo ricovero per un improvviso peggioramento delle stato di salute. Anche se ufficialmente era entrato in ospedale per essere sottoposto ad alcuni accertamenti clinici anticipatamente rispetto al percorso di cura cui era sottoposto, si intuiva che, in ragione dell’età e della chemioterapia, la fine fosse ormai vicina. I funerali di Stato si svolgeranno mercoledì nel Duomo a Milano. La camera ardente sarà allestita a Mediaset.

Il Quirinale lo definisce un protagonista di lunghe stagioni della politica italiana delle istituzioni repubblicane, un leader politico che ha segnato la storia della nostra Repubblica, incidendo su paradigmi, usi e linguaggi. Ottenne consensi così larghi da poter comporre una maggioranza e un governo. La sua leadership ha plasmato una nuova geografia della politica italiana affrontando eventi di portata globale, dalle Torri Gemelle alla lotta al terrorismo internazionale sino agli sconvolgimenti finanziari alla fine del primo decennio del nuovo secolo.

Il Presidente Mattarella lo considera una persona dotata di grande umanità e un innovatore nel suo campo, che ha saputo conquistare posizioni di assoluto rilievo nell’industria televisiva e nel settore dei media, ben prima del suo impegno diretto nelle istituzioni.

Silvio Berlusconi è stato infatti un imprenditore di grande successo, un miliardario diventato un controverso e divisivo leader politico italiano, dopo aver formato un partito nuovo. È stato un uomo incredibilmente popolare con una forte personalità. Dal 1994 ha dominato la politica e la cultura italiana. È stato un uomo di luce ed ombra che ha segnato un’epoca ed ha conosciuto la gloria e il declino.

Come per ogni lutto, questa figura celebre e carismatica, molto complessa, merita cordoglio e rispetto. Era un uomo di potere, non solo economico, amato ed odiato a seconda del giudizio politico ed umano. È stato un uomo dei conflitti di interesse che sono stati accomodati. Come uomo che ha lasciato un segno nella storia del Paese, viene oggi ricordato per il buono e meno buono che ha realizzato.

È passato attraverso grandi opere e grandi inchieste, tra processi giudiziari, sentenze, condanne ed imbarazzi nello scenario mondiale. Un politico showman, scrivono i giornali americani. Un libertario e un libertino, tra grandi eventi della storia e scandalose vicende personali. Ha portato a modo suo l'”american dream” e l'”I can” in Italia.

Nell’ultima campagna elettorale nell’autunno 2022 Silvio Berlusconi, ancora leader di Forza Italia, aveva promesso che il diritto alla salute sarebbe stato garantito in tutto il Paese e che medici ed infermieri sarebbero stati valorizzati per la loro professionalità, anche con adeguate remunerazioni. Accessibilità ai servizi sanitari e riduzione del fenomeno delle lunghe liste d’attesa per visite ed interventi sono state le sue ultime promesse elettorali.

Non è facile per chi governa risolvere i problemi del sistema sanitario, sia perché mancano troppi medici sia perché la nostra Costituzione attribuisce gran parte delle responsabilità in materia sanitaria non allo Stato nazionale ma alle singole Regioni. Ma i cittadini italiani devono avere tutti gli stessi diritti in ogni Regione.

Berlusconi dichiarava che ci sono molte cose che non funzionano nel nostro sistema sanitario, innanzitutto le liste di attesa che costringono le persone malate a compiere lunghi viaggi da una Regione all’altra per trovare cure immediate e migliori. Lo riteneva inaccettabile.

In realtà i governi Berlusconi hanno tagliato la spesa sanitaria già nel suo secondo governo (2001-2005) con il decreto legge n.347 del 18 settembre 2001 “Interventi urgenti in materia di spese per l’assistenza sanitaria”. Da un rapporto dettagliato della Fondazione Gimbe sui tagli alla sanità nel decennio 2010-2019 emerge che i fondi sono stati sistematicamente tagliati nonostante un crescente e costante aumento del fabbisogno sanitario nazionale.

Si calcola che il massimo dei tagli sia avvenuto tra il 2010 e il 2015, sotto i governi Berlusconi e Monti, ritenuti i primi responsabili di questo dissesto ed imitati dai governi che li hanno seguiti. Essi hanno tolto con varie manovre finanziarie ben 25 miliardi alla salute. Altri 12 ne sono stati tolti nel periodo 2015-2019 con un definanziamento che ha assegnato meno risorse al SSN rispetto ai livelli programmati.

“In dieci anni sono stati sottratti alla sanità pubblica 37 miliardi. Tutti i governi hanno prelevato i fondi destinati alla spesa sanitaria per esigenze di finanza pubblica, sgretolando progressivamente, secondo Gimbe, la più grande opera pubblica mai costruita in Italia. Il Servizio Sanitario Nazionale.”

Salute: il capitolo di spesa pubblica più facilmente aggredibile

Anche la Sanità, per Berlusconi, era un affare, almeno in Lombardia. Con un capitalismo definito compassionevole, ha creato cliniche private, colossi della sanità con milioni di profitti come San Donato, San Raffaele, Humanitas. Si tratta di strutture eccellenti ma non sono il SSN. Possono essere complementari ma non sostitutive. Il diritto alla salute è un bene pubblico che lo Stato dovrebbe costituzionalmente impegnarsi a garantire e a tutelare.

Anche Berlusconi pertanto ha contribuito a smantellare la sanità pubblica italiana che nel 2023, con oltre 40 miliardi di tagli complessivi, appare devastata. Viene imposta ancora austerità.

Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’uom fatale. E mi ritornano in mente i famosi versi di Manzoni, come epitaffio per Berlusconi, un’iscrizione sepolcrale con il quale si possono celebrare, anche se non è Napoleone, le sue lodi di defunto illustre. Il lungo addio sarà caratterizzato da omaggi ed onori anche se non è stato un santo, né un eroe.

Autore: Monica Vaccaretti, infermiera

Fonte: Nurse 24

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He was. Silvio and Italian Healthcare

In the last electoral campaign in autumn 2022, Silvio Berlusconi, still leader of Forza Italia, promised that the right to health would be guaranteed throughout the country and that doctors and nurses would be valued for their professionalism, including with adequate remuneration. Accessibility to health services and reduction of the phenomenon of long waiting lists for visits and operations were his latest electoral promises. In reality, the Berlusconi governments cut healthcare spending already in his second government (2001-2005) with law decree n.347 of 18 September 2001 “Urgent interventions regarding healthcare expenditure”.

Even healthcare, for Berlusconi, was a business

Silvio Berlusconi, four-time Prime Minister, died today at the San Raffaele hospital in Milan. The major newspapers in the world report it, from the BBC to CNN to Al Jazeera.

They talk about it in every corner of the globe. The pontiff also tweets his condolences from the Gemelli hospital in Rome. Moscow defines him as a great European statesman and a visionary, his friendly relations with Vladimir Putin are widely known in contrast to the Atlanticist positions taken by the governments he led.

He is considered a revolutionary who profoundly changed Italian life, customs, communication and politics. He created commercial television, taking away the monopoly from Rai, without license fees but with lots of advertising. He created the center right.

Suffering from a serious form of chronic leukemia, he passed away after his last hospitalization due to a sudden worsening of his health. Even though he had officially entered the hospital to undergo some clinical tests ahead of the course of treatment he was undergoing, it was clear that, due to his age and chemotherapy, the end was now near. The state funeral will take place on Wednesday in the Duomo in Milan. The funeral chapel will be set up in Mediaset.

The Quirinale defines him as a protagonist of long seasons of Italian politics of republican institutions, a political leader who has marked the history of our Republic, impacting paradigms, uses and languages. He obtained such broad consensus that he was able to compose a majority and a government. His leadership shaped a new geography of Italian politics by addressing events of global scope, from the Twin Towers to the fight against international terrorism up to the financial upheavals at the end of the first decade of the new century.

President Mattarella considers him a person endowed with great humanity and an innovator in his field, who has been able to conquer positions of absolute importance in the television industry and in the media sector, well before his direct commitment to the institutions.

Silvio Berlusconi was in fact a very successful entrepreneur, a billionaire who became a controversial and divisive Italian political leader, after forming a new party. He was an incredibly popular man with a strong personality. Since 1994 it has dominated Italian politics and culture. He was a man of light and shadow who marked an era and knew glory and decline.

As with any loss, this famous and charismatic, very complex figure deserves condolence and respect. He was a man of power, not only economically, loved and hated depending on political and human judgement. He was a man of conflicts of interest that were accommodated. As a man who left a mark on the country’s history, he is remembered today for the good and not so good he accomplished.

It has gone through great works and great investigations, including judicial trials, sentences, convictions and embarrassments on the world stage. A political showman, the American newspapers write. A libertarian and a libertine, between great events in history and scandalous personal events. He brought the “American dream” and the “I can” to Italy in his own way.

In the last electoral campaign in autumn 2022 Silvio Berlusconi, still leader of Forza Italia, promised that the right to health would be guaranteed throughout the country and that doctors and nurses would be valued for their professionalism, including with adequate remuneration. Accessibility to health services and reduction of the phenomenon of long waiting lists for visits and operations were his latest electoral promises.

It is not easy for those in government to resolve the problems of the healthcare system, both because there are too many doctors missing and because our Constitution attributes a large part of the responsibilities in healthcare matters not to the national State but to the individual Regions. But Italian citizens must have all the same rights in every Region.

Berlusconi declared that there are many things that don’t work in our healthcare system, first and foremost the waiting lists that force sick people to make long journeys from one region to another to find immediate and better care. He found it unacceptable.

In reality, the Berlusconi governments cut healthcare spending already in his second government (2001-2005) with law decree n.347 of 18 September 2001 “Urgent interventions regarding healthcare expenditure”. A detailed report by the Gimbe Foundation on healthcare cuts in the decade 2010-2019 shows that funds have been systematically cut despite a growing and constant increase in national health needs.

It is estimated that the maximum cuts occurred between 2010 and 2015, under the Berlusconi and Monti governments, considered primarily responsible for this disruption and imitated by the governments that followed them. Through various financial maneuvers they have taken as much as 25 billion from healthcare. Another 12 were removed in the period 2015-2019 with a defunding that allocated fewer resources to the NHS than planned levels.

“In ten years, 37 billion have been subtracted from public healthcare. All governments have withdrawn the funds intended for healthcare spending for public finance needs, progressively crumbling, according to Gimbe, the largest public work ever built in Italy. The National Health Service .”

Health: the most easily attackable chapter of public spending

Even Healthcare, for Berlusconi, was a business, at least in Lombardy. With a capitalism defined as compassionate, it has created private clinics, healthcare giants with millions of profits such as San Donato, San Raffaele, Humanitas. These are excellent facilities but they are not the NHS. They can be complementary but not substitutes. The right to health is a public good that the State should constitutionally undertake to guarantee and protect.

Berlusconi has therefore also contributed to dismantling Italian public healthcare which in 2023, with over 40 billion in total cuts, appears devastated. More austerity is imposed.

He was. Since motionless, given the mortal sigh, the remains remained oblivious to such a breath, so struck, the earth is astonished at the nuncio, silent thinking of the last hour of the fatal man. And Manzoni’s famous verses come to mind, as an epitaph for Berlusconi, a sepulchral inscription with which one can celebrate his praises as an illustrious deceased, even if he is not Napoleon. The long farewell will be characterized by tributes and honors even if he was not a saint or a hero.

Author: Monica Vaccaretti

Source: Nurse 24

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

SANITA’ SPA, PUNTATA PRESA DIRETTA RICCARDO IACONA RAI TRE, 11 MARZO 2024

Sanità SPA, puntata Presa Diretta Rai Tre, 11 Marzo 2024
https://www.raiplay.it/video/2024/03/Sanita-SPA—Presa-Diretta—Puntata-del-11032024-5c2ca596-81eb-47dd-8a84-f0d8ed9d8fea.html
Medici in fuga – Doctors on the Run

“ON THE RUN”, PINK FLOYD THE DARK SIDE OF THE MOON, 1973

The escaping of doctors from italian hospitals it can be explain perfectly by a famous song wrote by Pink Floyd (Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason and Richard Wright) that report all the many runs of American soldiers during the Vietnam War against Vietcong, while Americans are losting the war there!

On the Run, Pink Floyd from the album “The Dark Side of The Moon” 1973

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

MAURIZIO LUPI POLITICO DI DESTRA DI NOI PER L’ITALIA: “DOPO IL COVID19…” LA FRASE ENUNCIATA DAI NEGAZIONISTI CRONICI DEL CORONAVIRUS, LA VERA ROVINA DEL NOSTRO PAESE!

Vasto (CH), lì 27 Dicembre 2023 ore 21.01

Buonasera a tutti e a tutte: io ed i miei genitori stavamo vedendo Stasera Italia su Rete 4, canale Mediaset che appartiene a Piersilvio Berlusconi, il figlio dello storico leader di Forza Italia Silvio, deceduto pochi mesi fà e quindi appartenente alla destra di regime attualmente al Governo e tra gli ospiti in studio, oltre all’inmancabile vecchio PDino di centro-sinistro Piero Sansonetti, Direttore del giornale di finta sinistra “Il Riformista”, contrapposto a lui c’era Maurizio Lupi, esponente di destra del partito Noi per l’Italia, il quale si è lasciato andare in una frase poco appropriata e inopportuna: “Dopo il COVID19…” come se per la destra, da negazionisti cronici quali sono, il COVID19 non sia mai esistito, lo dimostrano le attuali scellerate politiche libertarie adottate del Governo di Giorgia Meloni nei riguardi del coronavirus, che continua comunque a fare 300 morti ogni settimana tra gli over 80, anche persone vaccinate, come asserito dal Dott. Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE e con il quale sono orgogliosamente costantemente in contatto via mail.

Mi dissocio completamente da quanto asserito da questo soggetto, il quale dice sempre di essere di Milano dove vive, ma senza dire che è nato a Fossacesia in provincia di Chieti qui in Abruzzo, a 30 km da casa mia, ci viene in vacanza al mare ogni estate questo stronzo! Politici negazionisti del COVID19 come Maurizio Lupi rappresentano un’offesa all’intelligenza umana ed alla cultura vera nel nostro Paese ed un immagine distorta della politica italiana che ci fa fare la figura dei ridicoli, degli zimbelli di corte davanti a tutti gli altri Paesi dell’Eurozona, ogni volta tutti questi Paesi quando parlano dell’Italia e pensano ai loro ridicoli politicanti di merda ridono dietro le nostre spalle e questa non è l’idea d’Italia in cui voglio continuare a vivere, per questo sto cercando tutti i giorni una via di fuga all’estero, da seguire eventualmente dal 2026 in poi.

Maurizio Lupi, Noi per l’Italia Fossacesia (CH), Abruzzo ma lui dice sempre di essere di Milano, si vergogna a dire che è abruzzese, questo schifoso maledetto asservito alla destra di regime! https://www.camera.it/leg19/29?shadow_deputato=300447&idpersona=300447&idlegislatura=19

https://www.la7.it/laria-che-tira/video/300-morti-per-covid-nino-cartabellotta-al-95-appartengono-alla-fascia-deta-degli-over-80-sono-anche-06-12-2023-517460

Il bilancio globale delle vittime della pandemia potrebbe essere tre volte superiore ai numeri ufficiali

www.thelancet.com

Come evidenziato in un commento dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), un nuovo studio uscito sul Lancet fa il punto sulle stime di mortalità in eccesso per COVID-19.

IHME mette in risalto alcuni concetti:

  • Le prime stime globali peer-reviewed delle morti in eccesso indicano che 18,2 milioni di persone potrebbero essere decedute a causa della pandemia di COVID-19 entro il 31 dicembre 2021.
  • Si stima che i tassi di mortalità in eccesso siano molto eterogenei nei paesi e nelle regioni, sebbene il vero bilancio delle vittime della pandemia sia stato molto più alto in alcune località, in particolare nell’Asia meridionale e nell’Africa subsahariana, rispetto a quanto suggeriscono i registri ufficiali dei decessi per COVID-19.
  • Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere la percentuale di decessi in eccesso dovuti direttamente all’infezione da COVID-19 e gli effetti indiretti della pandemia, compreso l’impatto sui servizi sanitari, i decessi per altre malattie e gli impatti economici più ampi.

Stima della mortalità in eccesso correlata a COVID-19: lo studio

Le morti in eccesso – ovvero la differenza tra il numero di decessi registrati per tutte le cause e il numero previsto in base alle tendenze passate – sono una misura chiave del vero bilancio delle vittime della pandemia.

Sebbene ci siano stati diversi tentativi di stimare la mortalità in eccesso da COVID-19, la maggior parte è stata limitata nell’ambito geografico dalla disponibilità dei dati.

Lo studio sul Lancet fornisce le prime stime peer-reviewed delle morti in eccesso dovute alla pandemia a livello globale e per 191 paesi e territori (e 252 località subnazionali come stati e province) tra il 1 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021.

I dati settimanali o mensili sui decessi per tutte le cause nel 2021, 2020 e fino a 11 anni precedenti sono stati ottenuti per 74 paesi e 266 stati e province attraverso ricerche sui siti web governativi, sul World Mortality Database, Human Mortality Database e sul sito dell’European Statistical Office.

I dati sono stati utilizzati nei modelli per stimare l’eccesso di mortalitàanche per località senza segnalazioni settimanali o mensili di dati sui decessi.

Stime dei decessi in eccesso a livello globale

L’analisi indica che le morti in eccesso a livello globale dovute alla pandemia potrebbero aver raggiunto un totale di 18,2 milioni, più di tre volte superiore alla cifra ufficiale riportata al 31 dicembre 2021.

Si stima che:

  • il tasso di mortalità in eccesso sia di 120 morti ogni 100.000 abitanti a livello globale
  • 21 paesi abbiano tassi di oltre 300 morti in eccesso ogni 100.000 abitanti
  • i tassi di decessi in eccesso variano notevolmente in base al paese e alla regione.

I tassi di mortalità in eccesso più alti stimati erano in America Latina andina (512 morti ogni 100.000 abitanti), Europa orientale (345 morti ogni 100.000), Europa centrale (316 morti ogni 100.000), Africa subsahariana meridionale (309 morti ogni 100.000) e America Latina Centrale (274 morti ogni 100.000). Si stima che alcune località al di fuori di queste regioni abbiano avuto tassi simili, tra cui Libano, Armenia, Tunisia, Libia, diverse regioni dell’Italia e diversi stati degli Stati Uniti meridionali.

In netto contrasto, si stima che alcuni paesi abbiano avuto meno decessi del previsto sulla base dell’andamento della mortalità negli anni precedenti, tra cui l’Islanda (48 decessi in meno ogni 100.000), l’Australia (38 decessi in meno ogni 100.000) e Singapore (16 decessi in meno ogni 100.000).

Con 5,3 milioni di decessi in eccesso, l’Asia meridionale ha registrato il numero più alto di morti in eccesso stimate per COVID-19, seguita dal Nord Africa e dal Medio Oriente (1,7 milioni) e dall’Europa orientale (1,4 milioni).

Stime dei decessi in eccesso a livello nazionale

A livello nazionale, il numero più alto di morti in eccesso stimato si è verificato in India (4,1 milioni), Stati Uniti (1,1 milioni), Russia (1,1 milioni), Messico (798.000), Brasile (792.000), Indonesia (736.000) e Pakistan (664.000). Questi sette paesi potrebbero aver rappresentato più della metà delle morti in eccesso globali causate dalla pandemia nel periodo di 24 mesi.

Tra questi paesi, i tassi di mortalità in eccesso erano più alti in Russia (375 morti ogni 100.000) e Messico (325 morti ogni 100.000) ed erano simili in Brasile (187 morti ogni 100.000) e negli Stati Uniti (179 morti ogni 100.000).

A causa della sua numerosa popolazione, l’India da sola ha rappresentato circa il 22% dei decessi totali globali.

Differenza tra le stime dei decessi in eccesso e i numeri ufficiali 

Il calcolo della differenza tra le stime dei decessi in eccesso e i decessi ufficiali riportati fornisce una misura della sottostima del vero bilancio delle vittime della pandemia. Il rapporto tra morti in eccesso e decessi segnalati è molto maggiore nell’Asia meridionale (decessi in eccesso 9,5 volte superiore ai decessi segnalati) e nell’Africa subsahariana (decessi in eccesso 14,2 volte superiore a quello riportato) rispetto ad altre regioni.

Le grandi differenze tra i decessi in eccesso e le registrazioni ufficiali possono essere il risultato di una diagnosi insufficiente a causa della mancanza di test e di problemi con la segnalazione dei dati sui decessi.

Cause indirette di COVID-19 sulla mortalità

Distinguere tra i decessi causati direttamente da COVID-19 e quelli che si sono verificati come risultato indiretto della pandemia è cruciale, affermano gli autori.

Le prove degli studi iniziali suggeriscono che una percentuale significativa di decessi in eccesso è un risultato diretto di COVID-19. Tuttavia, i decessi potrebbero anche essersi verificati indirettamente per cause come suicidio o uso di droghe a causa di cambiamenti comportamentali o mancanza di accesso all’assistenza sanitaria e ad altri servizi essenziali durante la pandemia. L’impatto di questi vari fattori varierà in base al paese e alla regione.

Ad oggi, solo 36 paesi hanno rilasciato i dati sulle cause di morte per il 2020. Man mano che i dati di più paesi saranno disponibili, sarà possibile determinare meglio quanti decessi in eccesso sono stati dovuti direttamente a COVID-19 e quanti si sono verificati come risultato indiretto della pandemia o delle risposte ad essa.

La figura 2 (clicca e apri la figura più grande) riporta la distribuzione globale del tasso di mortalità in eccesso stimato dovuto alla pandemia di COVID-19, per il periodo cumulativo 2020-21.

In figura 4 (clicca e apri la figura più grande) si evidenzia la distribuzione globale del rapporto tra il tasso di mortalità in eccesso stimato dovuto alla pandemia di COVID-19
e il tasso di mortalità riportato per COVID-19, per il periodo cumulativo 2020-21.

Stime della mortalità in eccesso per l’Italia

Da una tabella (clicca e apri la tabella più grande), sul numero di decessi per COVID-19 segnalati e decessi in eccesso a causa della pandemia, i tassi di mortalità segnalati e in eccesso e il rapporto tra mortalità in eccesso e segnalata 2020-21, a livello globale e per superregioni, regioni, paesi e territori GBD e sedi subnazionali, possiamo ricavare i dati riferiti all’Italia.

Il commento di uno degli autori dell’articolo

L’autore principale, il dottor Haidong Wang, dell’Institute for Health Metrics and Evaluation americano, ha dichiarato: «Capire il vero bilancio delle vittime della pandemia è vitale per un efficace processo decisionale in materia di salute pubblica. Studi provenienti da diversi paesi, tra cui Svezia e Paesi Bassi, suggeriscono che il COVID-19 sia stata la causa diretta della maggior parte delle morti in eccesso, ma al momento non abbiamo prove sufficienti per la maggior parte delle località. Ulteriori ricerche aiuteranno a rivelare quanti decessi sono stati causati direttamente».

Per saperne di più:

quadratinoEstimating excess mortality due to the COVID-19 pandemic: a systematic analysis of COVID-19-related mortality, 2020–21
COVID-19 Excess Mortality Collaborators. The Lancet online first March,10 2022
quadratinoThe Lancet: Global death toll of COVID-19 pandemic may be more than three times higher than official records, estimates of excess deaths indicate
IHME (Institute for Health Metrics and Evaluation). Press release March 10, 2022

Per approfondire:

quadratinoleggi i nostri articoli che trattano della pandemia Covid-19, contrassegnati dal tag generico Nuovo Coronavirus Covid-19
oppure dai tag specifici: Varianti di SARS-CoV-2Long CovidVaccini
quadratinoARS Toscana. Mortalità generale in Italia e in Toscana nel biennio 2020-21 (4 febbraio 2022)

Fonte: NBST

https://www.nbst.it/1312-morti-covid-mondo-bilancio-globale-superiore-numeri-ufficiali.html
Dedico l’invio della monografia relativa ai 45 anni del Sistema Sanitario Nazionale al Dottore mio personale medico curante con il quale ci lega un intenso rapporto di amicizia e dal quale ho sempre tratto maggiore ispirazione: l’ex-Primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale civile SS Filippo e Nicola di Avezzano (AQ) Dott. Maurizio Paoloni

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

INTRODUZIONE OBBLIGO USO MASCHERINE IN STRUTTURE SANITARIE ASL 2 ABRUZZO CHIETI-LANCIANO-VASTO. INTRODUCTION OBLIGATION MASK USE IN PUBLIC HEALTH STRUCTURES OF ASL 2 ABRUZZO CHIETI-LANCIANO-VASTO.

Vasto (CH), lì 18 Dicembre 2023 ore 16.42

Si trasmette di seguito circolare del Ministero della Salute n.25613 dell’11/08/2023 ad oggi ancora vigente, vista la nota prot. n.85089/2023 del 06/09/2023 concernente normative di comportamento da adottare in relazione all’attuale andamento epidemiologico di casi di pazienti positivi al virus SARS-COV2.

Below is sent circular from the Italian Ministry of Health n.25613 dated 11/08/2023 which is still in force today, given the note prot. n.85089/2023 of 06/09/2023 concerning behavioral regulations to be adopted in relation to the current epidemiological trend of cases of patients positive for the SARS-COV2 virus.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto per conto di sua madre Carla Palermo, Coadiutore Amministrativo B5 presso Distretto Sanitario di Vasto ASL 2 Abruzzo

NINO CARTABELLOTTA: “SIAMO AL SEDICESIMO POSTO IN EUROPA PER SPESA SANITARIA PUBBLICA”. IL REPORT DELLA FONDAZIONE GIMBE SUL FINANZIAMENTO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

Il report della Fondazione GIMBE sul finanziamento del servizio sanitario nazionale: siamo sedicesimi in Europa, tra noi e la Germania un gap di 3.000 euro pro capite: ci vorrebbero 47 miliardi per metterci al passo.

05/09/2023 Gerardo D’Amico

Gerardo D’Amico ha intervistato il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta

https://www.rainews.it/video/2023/09/cartabellotta-siamo-al-15esimo-posto-in-europa-nella-spesa-sanitaria-pubblica-259950f7-3691-4034-a1e8-c7426c4cd018.html

Cartabellotta (Gimbe): “Subito importanti riforme o si ammetta che non possiamo permetterci la sanità pubblica”

di Linda Varlese

Il Presidente della Fondazione GIMBE, il Dott. Nino Cartabellotta
https://www.huffingtonpost.it/life/2023/10/10/news/rapporto_gimbe_servizio_sanitario_nazionale-13616974/

La Fondazione presenta il Sesto Rapporto Annuale sul Sistema Sanitario Nazionale. Il Presidente ad HuffingtonPost: “Regole chiare nella governance tra Stato e Regioni, rivedere i Lea, regolamentare la sanità integrativa, sono alcune delle criticità da risolvere”

10 Ottobre 2023 alle 16:25

In Italia, il Servizio Sanitario Nazionale è al capolinea. Il suo preoccupante stato di salute impone una profonda riflessione politica”. Lo dice a chiare lettere il Presidente Nino Cartabellotta che nel presentare il sesto rapporto della Fondazione Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale snocciola numeri che fanno sudare freddo. Il gap della spesa sanitaria in Italia con la media dei Paesi europei dell’area Ocse per l’anno 2022 corrisponde a quasi 48,8 miliardi di euro. Questo dato è in linea con l’entità del definanziamento pubblico per la Sanità. 

Il fabbisogno sanitario nazionale dal 2010 al 2023 è aumentato complessivamente di 23,3 miliardi, in media 1,94 miliardi per anno mentre tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni hanno tagliato o non investito adeguatamente in sanità. Dal 2010-2019 è stata la stagione dei tagli: alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015, in conseguenza di tagli previsti da varie manovre finalizzate al risanamento della finanza pubblica; oltre 12 miliardi nel periodo 2015-2019, in conseguenza del definanziamento, che ha assegnato meno risorse al SSN rispetto ai livelli programmati.

Dal 2020-2022 c’è stata la stagione della pandemia: il Fondo sanitario è aumentato di 11,2 miliardi, crescendo in media del 3,4% annuo. Tuttavia, questo è stato di fatto assorbito dai costi della pandemia Covid-19, e non ha consentito rafforzamenti strutturali del SSN ed è stato insufficiente a tenere in ordine i bilanci delle Regioni. Per il periodo 2023-2026, infine, la Nota di Aggiornamento del Documento Economia e Finanza (DEF) 2023, approvata lo scorso 27 settembre, il rapporto spesa sanitaria/PIL precipita dal 6,6% del 2023 al 6,2% nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1% nel 2026. In termini assoluti, nel triennio 2024-2026 si stima un incremento della spesa sanitaria di soli 4.238 milioni (+1,1%). La conseguenza, spiega il presidente GIMBE Nino Cartabellotta, sono “interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali, aumento della spesa privata sino alla rinuncia alle cure”.

Proprio sulle differenze regionali si concentra gran parte del rapporto. Rispetto ai livelli essenziali di assistenza sanitaria, nel 2020 l’unica Regione del sud tra le 11 adempienti è la Puglia. Nel 2021 delle 14 adempienti solo 3 sono del Sud: Abruzzo, Puglia e Basilicata. Sia nel 2020 che nel 2021 le Regioni meridionali sono ultime tra quelle adempienti. “C’è una frattura strutturale Nord-Sud che sta per essere normativamente legittimata dall’autonomia differenziata“. Anche i dati sulla mobilità sanitaria documentano che i flussi economici scorrono prevalentemente da Sud a Nord: in particolare nel 2020, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto cubano complessivamente il 94% del saldo di mobilità attiva. “Stiamo inesorabilmente scivolando da un Servizio Sanitario Nazionale fondato sulla tutela di un diritto costituzionale a 21 sistemi sanitari regionali regolati dalle leggi del libero mercato”, commenta il presidente Gimbe Nino Cartabellotta. Ecco perché la Fondazione GIMBE invoca un patto sociale e politico che, “prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi, rilanci quel modello di sanità pubblica, equa e universalistica, pilastro della nostra democrazia, conquista sociale irrinunciabile e grande leva per lo sviluppo economico del Paese”.

Questo patto sociale, dice Cartabellotta ad HuffPost a margine del convegno, deve prevedere forti riforme “nella governance del Servizio Sanitario Nazionale, che ha due livelli: quello tra Governo e Regioni dove è chiaro che le attuali modalità richiederebbero di potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle regioni che non significa tornare a un neocentralismo, ma fare in modo che, in una metafora famigliare, il papà che ha 21 figli abbia un polso più fermo rispetto all’uso delle risorse”. In questo senso, spiega ancora Cartabellotta “anche il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza deve avvenire in maniera più rigorosa: non sia solo una rendicontazione, ma abbia un impatto anche sulla programmazione e la ripartizione delle risorse. Il secondo livello più difficile da gestire è quello regionale, dove ogni regione ha autonomia assoluta in termini di pianificazione e organizzazione dei servizi sanitari regionali, quindi diventa complicato capire quale possa essere un organo esterno in grado di fare questo tipo di verifica. Io credo che servano regole chiare che debbano essere rigovernate complessivamente all’interno dello Stato. Ad oggi, a legislazione vigente, lo Stato non può impedire a una regione di privatizzare parzialmente se non totalmente il Servizio sanitario regionale che deve restituire i livelli di assistenza secondo i criteri fissati dallo Stato”.

Un’altra forte criticità riguarda la lista dei LEA. L’obiettivo dichiarato di “continuo aggiornamento dei LEA (Livelli essenziali di assistenza), con proposta di esclusione di prestazioni, servizi o attività divenuti obsoleti e di inclusione di prestazioni innovative ed efficaci, al fine di mantenere allineati i LEA all’evoluzione delle conoscenze scientifiche” non è mai stato raggiunto. “Per molte prestazioni sanitarie anche le più comuni, diagnostiche, non abbiamo regole precise”, spiega ancora Cartabellotta, “abbiamo una scala di grigio. Pensiamo alla risonanza magnetica per il mal di schiena: ci sono pazienti che devono farla immediatamente, che sono quelli che hanno che hanno i cosiddetti red flag, segni di allarme, deficit neurologici, sospetto importante di tumore: in questi casi bisogna garantirla in tempi brevissimi. Poi ci sono quelli senza segni di allarme: in questo caso si dovrebbe aspettare fino a 4 settimane perché la maggior parte dei mal di schiena si risolve in tempi rapidi. Farla prima in questo secondo caso è un capriccio del paziente che dovrebbe pagarsi per conto proprio. Ma nel momento in cui viene prescritta dal medico di famiglia o dallo specialista, la risonanza viene eseguita e va a carico del SSN. Quello che si dovrebbe fare per non sprecare risorse è identificare una serie di codici ulteriori, che si chiamano di appropriatezza, in cui venga definito cosa debba essere a carico dello Stato, cosa debba pagare il paziente e quale prestazione, invece, è superflua”.

La domanda che pone alla fine il rapporto è se si debba rilanciare totalmente il SSN o pensare a una regolamentazione della Sanità Privata Integrativa. “Il tempo della manutenzione ordinaria per il SSN è ormai scaduto”, ammonisce Cartabellotta, “visto che ne ha sgretolato i princìpi fondanti e mina il diritto costituzionale alla tutela della Salute. È giunto ora il tempo delle scelte: o si avvia una stagione di coraggiose riforme e investimenti in grado di restituire al SSN la sua missione originale, oppure si ammetta apertamente che il nostro Paese non può più permettersi quel modello di SSN. In questo (non auspicabile) caso la politica non può sottrarsi dal gravoso compito di governare un rigoroso processo di privatizzazione, che ormai da anni si sta insinuando in maniera strisciante approfittando dell’indebolimento della sanità pubblica”

“Il problema è che la sanità integrativa è regolamentata da norme frammentate e incomplete” conclude ad HuffPost Cartabellotta. “Da un lato non riesce a esprimere il massimo delle sue potenzialità, dall’altro favorisce utili da parte di compagnie assicurative e enti profit quando inizialmente è stata creata in termini non commerciali, perché tutti i fondi sanitari integrativi sono delle associazioni piuttosto che delle fondazioni. Il vero problema è decidere cosa debba coprire la sanità integrativa rispetto alle prestazioni che può erogare: se le prestazioni diventano prevalentemente sostitutive, il cittadino paga due volte, una volta con le imposte per il SSN e una volta con le quote di iscrizione ai fondi sanitari. Sarebbe più logico decidere che alcune prestazioni escano dai Lea e vengano coperte dalla sanità integrativa, tenendo conto del fatto che c’è una fetta importante del Paese, prevalentemente al centro sud, che in realtà ha un livello di iscrizione ai fondi molto basso”.

Fonte: Huffington Post

‘300 morti’ per Covid, Nino Cartabellotta: “Al 95% appartengono alla fascia d’età degli over 80, sono anche persone vaccinate”

https://www.la7.it/laria-che-tira/video/300-morti-per-covid-nino-cartabellotta-al-95-appartengono-alla-fascia-deta-degli-over-80-sono-anche-06-12-2023-517460

06/12/2023

Nino Cartabellotta (Presidente Fondazione GIMBE): “La copertura immunitaria, sia da vaccino che da infezione naturale, con il tempo tende a declinare. Rileviamo che in questo momento storico si sta verificando una ripresa della circolazione virale”.

Fonte: L’Aria che Tira, LA7

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

COVID19 ITALIA, VIROLOGI PAGATI DA CASE FARMACEUTICHE: BASSETTI, BURIONI, CRISANTI, GALLI E PREGLIASCO, TUTTI I NOMI. OLTRE 1 MILIARDO DA BIG PHARMA, PFIZER, GATES A MEDICI DI TUTTO IL MONDO

Dal 2016 al 2022 le virostar hanno incassato finanziamenti milionari da agenzie sanitarie e aziende farmaceutiche. Crisanti, Bassetti, Burioni, Locatelli e Galli i più sovvenzionati

di Redazione 22 Marzo 2023

https://www.ilgiornaleditalia.it/news/cronaca/467367/virologi-covid-finanziamenti-crisanti-bassetti-burioni.html

virologi nostrani hanno beneficiato di lauti finanziamenti dai grandi nomi dell’industria farmaceutica. Tramite università e ospedali, medici da tutto il mondo hanno incassato circa 1 miliardo di euro da Big Pharma dal 2016 al 2022.

Virologi Covid, finanziamenti da Pfizer e Gates: Crisanti, Bassetti e Locatelli i più sovvenzionati

La “dottrina Gates”, che prevede una catena di sovvenzioni tra privati, aziende farmaceutiche e specialisti di settore, non è sconosciuta all’Italia. Si tratta di denaro in circolo: dalle tasche di benefattori e filantropi, come il magnate di Microsoft Bill Gates, flussi di finanziamenti giungono nelle casse di agenzie sanitarie pubbliche o industrie farmaceutiche, che poi erogano sussidi da destinare a progetti di ricerca in ospedali o università. O a singoli professionisti, medici o scienziati che siano.

Secondo questo meccanismo, per esempio, l’ex professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova Andrea Crisanti, ora deputato dem, ha potuto contare su sovvenzioni della Commissione Ue (circa 13 milioni di euro), dell’agenzia governativa britannica Bbsrc e del National Institute of Health (Nih) americano di Francis Collins e Anthony Fauci (oltre 5 milioni di sterline). Persino l’agenzia militare statunitense Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), tra il 2017 e il 2021, ha erogato al professore una dotazione di 2 milioni e 600mila dollari per il progetto Safe gene drive technology.

Anche i due fondi privati più attivi al mondo, la Bill & Melissa Gates Foundation (Bmgf) e il Wellcome Trust, hanno mostrato un certo interesse per il lavoro di Crisanti. Dalla Bmgf sono infatti arrivati 5 milioni di sterline a sostegno del progetto dell’Imperial College Target Malaria e altri 50 milioni, questa volta di dollari, per un’altra ricerca sulle zanzare, specialità del microbiologo. Crisanti si è detto beneficiario, poi, anche della generosità del Wellcome Trust, la fondazione britannica che finanzia non pochi nomi di Big Pharma (Pfizer, Johnson & Johnson, Novartis, Roche).

Virologi, a Crisanti, Bassetti e Burioni circa 1mld di euro da Big Pharma

La lista di Matteo Bassetti, infettivologo presso l’ospedale San Martino di Genova, è degna di nota quanto quella del collega di apparizioni tv. Tra comitati, consulenze e viaggi, Bassetti ha potuto contare sulle sovvenzioni di Pfizer, Angelini (Tachipirina), Astellas, AstraZeneca, Basilea, Bayer, BioMérieux, Cidara, Correvio, Cubist, Menarini, Molteni, Nabriva, Paratek, Roche, Shionogi, Tetraphase, Thermo Fisher, The Medicine Company. Un caso a parte, poi, è rappresentato dall’azienda farmaceutica tedesca Msd, ossia la Merck, produttrice della pillola anticovid Molnupiravir acclamata dall’infettivologo come miracolosa. Bassetti, infatti, ha incassato a 75.894 euro nel 2018, 55.044 euro nel 2019 e 17.562 nel 2021 (dati Msd-Efpia) per svariate consulenze. Peccato che, dopo un acquisto da parte dell’Italia di 51.840 cicli alla cifra di 32 milioni di euro, il farmaco si sia rivelato un completo flop per ammissione della stessa azienda produttrice.

Più modeste, ma comunque rilevanti, sono state le sovvenzioni elargite a Roberto Burioni, che dal 2016 al 2018 ha ricevuto da Gsk, Biogen, Pfizer e Merck circa 16.000 euro, e a Fabrizio Pregliasco, che si è dovuto invece accontentare di 13.000 euro liquidati da Gsk e Sanofi.

Franco Locatelli, ex presidente della cabina di regia del Comitato Tecnico Scientifico, dal 2016 al 2020 ha ricevuto sussidi per circa 25.000 euro da diverse aziende, tra cui Gilead, Sanofi, Novartis, Amgen e Pfizer. A Massimo Galli, ex primario del Sacco di Milano, è stata invece destinata una donazione di circa 55.000 euro da parte di Gsk e AbbVie. Il motivo? Viaggi e consulenze. 

L’ente preposto a tener conto di questi movimenti di denaro è la European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (Efpia): insieme alla Farmindustria, che opera sul territorio italiano, redige report periodici con tutti i dettagli relativi a ogni finanziamento. Ogni azienda associata deve infatti precisare il nome dei medici e degli enti che hanno ricevuto bonifici per ricerche, consulenze, seminari, congressi e corsi. Il bilancio per il periodo 2016-2022 è esorbitante: circa 1 miliardo di euro di versamenti.

Fonte: Il Giornale d’Italia

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

PRIMO CASO SOSPETTO DI DENGUE A CIVITA D’ANTINO IN ABRUZZO: ATTIVATI I PROTOCOLLI SANITARI PRECAUZIONALI

Si sospetta che ad aver contratto la malattia che non può essere trasmessa da uomo a uomo, ricorda il dipartimento sanità della Regione, sia una donna residente a Civitella D’Antino (L’Aquila) nella Valle Roveto: in corso gli accertamenti medici, ma anche le indagini per capire se la specie particolare di zanzare che la trasmette sia presente nella zona.

Redazione 8 Novembre 2023

Zanzara (foto generica d’archivio)
https://amp.ilpescara.it/cronaca/primo-caso-sospetto-febbre-dengue-abruzzo.html

Caso sospetto di febbre Dengue in Abruzzo, una malattia virale diffusa da zanzare infette e in particolare, si legge sul sito del Ministero della Salute, l’Aedes aegypt, specie particolarmente diffusa in Africa. Non si tratta dunque di febbre gialla, ma sono comunque stati attivati tutti i protocolli precauzionali dalla ASL 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila e la Regione Abruzzo. La persona che si sospetta possa averla contratta è una donna residente a Civita D’Antino (L’Aquila), ma domiciliata stabilmente a Roma in un quartiere dove è già stato rilevato un focolaio attivo di Dengue. In corso gli accertamenti per capire se la particolare specie di zanzare sia presente nella zona dell’aquilano dove si sospetta possa esserci il primo caso della malattia.

A renderlo noto è il Dipartimento Sanità della Regione Abruzzo. La segnalazione è stata fatta dall’Istituto Spallanzani di Roma.

“Dalla segnalazione la ASL 1 Abruzzo si è subita attivata con l’amministrazione comunale del paese dove la signora avrebbe soggiornato per alcuni giorni, tra il 20 e il 23 ottobre, raccomandando l’attivazione di procedure di disinfestazione, così come previsto dal Piano nazionale arbovirosi – spiega il dipartimento in una nota -. Procedure che hanno portato alla chiusura di alcune strutture per un periodo di tre giorni, necessari per consentire gli interventi di bonifica in totale sicurezza per la salute dei cittadini, trattandosi di sostanze chimiche potenzialmente nocive”.

“Si tratta, in ogni caso, di misure messe in atto a scopo precauzionale, in attesa del completamento dell’indagine epidemiologica e degli ulteriori accertamenti affidati all’Istituto Superiore di Sanità – sottolinea lo stesso -. Va ricordato, in ogni caso, che il virus della Dengue non è trasmissibile da uomo a uomo, ma solo attraverso le punture di particolari specie di zanzare, la cui presenza nella zona di Civita D’Antino è in corso di accertamento da parte dell’IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale)”.

Fonte: Il Pescara

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

INFARTI ED ISCHEMIE “INVISIBILI”, I SINTOMI DA NON TRASCURARE: DONNE A RISCHIO

04 ottobre 2023 | 14.43

Redazione Adnkronos

Un esame in ospedale
https://www.adnkronos.com/salute/infarti-e-ischemie-invisibili-3-pazienti-su-4-lasciano-o-riducono-lavoro_5OXXQRhtiBCij7d3IL8wPA

In gergo tecnico si chiamano Inoca e Minoca, sono ischemie e infarti ‘invisibili’. Macigni che non si vedono, ma pesano eccome sulla vita di tutti i giorni dei pazienti colpiti, i quali convivono per anni con dolore e oppressione, e in 3 casi su 4 arrivano persino a lasciare il lavoro, o si vedono costretti a ridurne l’orario. L’impatto di queste condizioni sull’esistenza delle persone è stato fotografato da una recente ricerca. E il tema è sotto i riflettori anche in questi giorni, in occasione del 44esimo Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia interventistica (Gise), che si tiene a Milano fino a venerdì 6 ottobre.

Cosa sono gli infarti e le ischemie invisibili

La ricerca pubblicata sull’International Journal of Cardiology è stata condotta su quasi 300 pazienti con Inoca, cioè ischemia senza malattia coronarica ostruttiva, e ha rilevato che il 34% di loro ha convissuto con dolore toracico, oppressione o disagio per oltre 3 anni prima di ricevere una diagnosi. Al 78% è stato erroneamente detto, a un certo punto, che i loro sintomi non erano legati al cuore. Il 75% è stato costretto addirittura a ridurre il proprio orario di lavoro o a licenziarsi a causa della propria condizione. Circa il 70% ha affermato che la propria salute mentale e le proprie prospettive di vita sono peggiorate e più della metà (54%) ha affermato che i propri sintomi hanno influenzato negativamente la relazione con il partner o coniuge.

Considerata la somiglianza dei sintomi e il ritardo diagnostico, evidenziano gli esperti, questi risultati possono essere estesi anche al Minoca, cioè infarto del miocardio senza ostruzione. “I disturbi cardiovascolari continuano a essere una delle principali cause di ricovero in ospedale e di morte sia per gli uomini che per le donne – afferma Giovanni Esposito, presidente Gise e direttore della UOC di Cardiologia, Emodinamica e Utic dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli – In molti casi, specialmente nelle donne, ischemie e infarti del miocardio non presentano occlusioni significative nelle arterie che irrorano il cuore (malattia coronarica ostruttiva)”. L’ischemia senza la malattia coronarica ostruttiva Inoca è una patologia che colpisce principalmente le donne, ed è probabilmente il motivo per cui per anni molte pazienti che si sono presentate in ospedale con dolore toracico sono state dimesse e rimandate a casa perché non vi era alcun blocco evidente nelle loro arterie coronarie, spiegano gli specialisti.

“Tuttavia – puntualizza Esposito – negli ultimi anni l’Inoca è stata riconosciuta come una condizione reale ed è ora argomento di discussione nella maggior parte dei convegni mondiali di cardiologia. Oggi si stima che può riguardare il 62% delle donne che si sottopongono ad angiografia coronarica per sospetta angina, con un’accentuata prevalenza di quelle con 45-65 anni d’età. In passato, non avevamo gli strumenti giusti per fare la diagnosi, ma ora sappiamo che la maggior parte di questi pazienti ha una disfunzione microvascolare coronarica, dove i piccoli vasi non sono in grado di dilatarsi completamente per aumentare il flusso sanguigno a causa dello stress o dell’esercizio fisico. Oppure soffrono effettivamente di una costrizione o un vasospasmo, dove può esserci un restringimento significativo delle arterie coronarie e quindi i pazienti presentano dolore toracico”.

In alcuni casi, l’ischemia può avere come esito un vero e proprio infarto miocardico, pur in assenza di ostruzioni evidenti delle arterie coronarie, condizione chiamata Minoca: si stima succeda nel 6% dei casi, più frequentemente tra le donne. “Un sottogruppo di casi di Minoca è dovuto alla dissezione spontanea dell’arteria coronaria (Scad), che è una rottura che si forma all’interno della parete di un vaso coronarico – evidenzia Francesco Saia, presidente eletto Gise e cardiologo interventista all’Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola – Nella maggior parte dei casi di Minoca, è difficile identificare la causa. Così succede che, poiché non si riscontrano ostruzioni nelle arterie coronarie principali, i pazienti spesso lasciano l’ospedale incerti su cosa abbia causato il loro attacco cardiaco Minoca e su come prevenirne un altro”.

Si stima che nei 4 anni successivi a un evento di questo tipo, ci sia il 13% di probabilità di morire per qualsiasi causa e il 7% di probabilità di avere un altro attacco cardiaco. “La buona notizia è che con l’applicazione su ampia scala di raffinate tecniche di fisiologia coronarica e/o di imaging aumentano le probabilità di ottenere una diagnosi corretta e cure appropriate nella maggior parte dei casi – conclude Saia – Questo argomento ha altri risvolti, oltre a quello clinico. Queste procedure, infatti, non hanno un rimborso ad hoc. Il Gise sta lavorando da tempo a un riconoscimento economico che faccia sì che l’applicazione di questi presidi non sia economicamente svantaggiosa per le strutture sanitarie e che ne venga quindi allargato l’accesso su tutto il territorio nazionale”.

Fonte: Adnkronos

#Salute #Infarti ed #ischemie invisibili: 3 pazienti su 4 lasciano o riducono il #lavoro. #adnkronos

https://x.com/bralex84/status/1709873387688939944

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network