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ALESSIO BRANCACCIO ATTACCA GIUSEPPE BRINDISI, IL GIORNALISTA DI ZONA BIANCA PRO VAX E DISINFORMATORE MEDIASET IN MERITO AI TAGLI ALLA SANITA’ PUBBLICA ITALIANA

ALESSIO BRANCACCIO ATTACKS GIUSEPPE BRINDISI, THE PRO-VAX WHITE ZONE JOURNALIST AND MEDIASET DISINFORMER REGARDING CUTS TO ITALIAN PUBLIC HEALTH

Ex-Italian Prime Minister Silvio Berlusconi, Forza Italia right Party

Storia minima di 40 anni di tagli alla sanità italiana

L’emergenza di queste ore non è solo frutto della contingenza, ma un problema strutturale vecchio di almeno quattro decenni. Tutti i numeri del sistema sanitario italiano, considerato ancora tra i migliori al mondo

https://www.wired.it/attualita/politica/2020/03/12/tagli-sanita-italia-storia/

Negli ultimi giorni il dibattito pubblico italiano ha imparato a fare i conti con la locuzione medicina delle catastrofi, l’ambito scientifico che si occupa di mettere a punto una risposta sanitaria adeguata di fronte a situazioni emergenziali e alla conseguente scarsità di risorse mediche. Diverse testimonianze giornalistiche raccontano di un sistema sanitario pesantemente sotto stress, con reparti di terapia intensiva sull’orlo del collasso e dolorose scelte sui pazienti da intubare.

All’allarme lanciato dai media si è aggiunta in queste ore l’apprensione del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che su Twitter ha parlato di “pazienti lasciati morire” perché non possono essere trattati. Al momento non esistono dati certi sulla saturazione delle strutture lombarde e numerose voci mediche escludono apertamente simili ricostruzioni, ma in nessun caso i pazienti sarebbero comunque “lasciati morire”, dal momento che anche in assenza di respiratori sono previste tutte le cure necessarie.

Ciò che sappiamo con certezza, invece, è che lo stato in cui versa oggi la sanità italiana non è unicamente frutto della contingenza. È un problema strutturale, piuttosto, figlio di precise scelte di finanza pubblica, che nell’arco di 40 anni hanno contribuito a indebolire un servizio sanitario considerato, nonostante tutto, ancora tra i migliori al mondo.

I numeri della sanità italiana

Nel 2018 l’Italia ha speso per il sistema sanitario nazionale l’8,8% del Pil, una percentuale che scende al 6,5% considerando solo gli investimenti pubblici. Facciamo peggio di Stati Uniti (14,3%), Germania (9,5%), Francia (9,3%) e Regno Unito (7,5%), ma sostanzialmente in linea con la media Ocse, ferma al 6,6%. Sotto di noi solo i paesi dell’Europa orientale, Spagna, Portogallo e Grecia.

In numeri assoluti ciò si traduce in un esborso per lo stato di 2.326 euro a persona (2mila meno della Germania), complessivamente 8,8 miliardi più rispetto al 2010. Un tasso di crescita dello 0,90%, dunque, che con l’inflazione media annua all’1,07% si traduce in un definanziamento di 37 miliardi. La Fondazione Gimbe calcola che il grosso dei tagli sia avvenuto tra il 2010 e il 2015 (governi Berlusconi e Monti), con circa 25 miliardi di euro trattenuti dalle finanziarie del periodo, mentre i restanti 12 miliardi sono serviti per l’attuazione degli obiettivi di finanza pubblica tra il 2015 e il 2019 (governi Letta, Renzi, Gentiloni, Conte).

Realizzazione grafica di Fondazione Gimbe

Come si legge nell’annuale relazione della Corte dei Conti, la frenata più importante è arrivata dagli investimenti degli enti locali (-48% tra il 2009 e il 2017)e dalla spesa per le risorse umane (-5,3%), una combinazione che in termini pratici si ripercuote sulla quantità e sull’ammodernamento delle apparecchiature, oltre che sulla disponibilità di personale dipendente, calato nel periodo preso in considerazione di 46mila unità (tra cui 8mila medici e 13mila infermieri).** **I mancati investimenti si fanno sentire soprattutto nel sud Italia, dove tutte le regioni (eccezion fatta per il Molise) spendono meno della media nazionale.

I numeri negli ospedali

I dati più affidabili per aiutarci a capire ciò che sta realmente accadendo negli ospedali italiani arrivano dall’annuario statistico del Servizio sanitario nazionale e sono aggiornati all’anno 2017.I posti letto complessivamente disponibili nelle strutture pubbliche sono 151.646 (2,5 ogni mille abitanti), che sommate alle oltre 40mila unità incluse in strutture private rappresentano un calo del 30% rispetto all’anno 2000. L’unica regione in linea con la media Ocse è il Friuli Venezia Giulia, che conta 5 posti ogni mille abitanti, quasi il doppio della media nazionale).

Numero di posti letto per pazienti acuti in Italia, dal 1980 a oggi (Organizzazione Mondiale della Sanità)

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Italia ha a disposizione 164mila posti letto per pazienti acuti (272 ogni centomila abitanti), dato calato di un terzo dal 1980 a oggi. I posti in terapia intensiva sono invece poco più di 3.700, che diventano 5.300 (8,4 ogni 100mila abitanti) se consideriamo anche le strutture private. Attualmente, sul territorio nazionale, i pazienti ricoverati in terapia intensiva a causa del Covid-19 sono 1.028, di cui 560 nella sola Lombardia.

Fonte: Wired

English translate

Minimum history of 40 years of cuts to Italian healthcare

The emergency of these hours is not just the result of contingency, but a structural problem at least four decades old. All the numbers of the Italian healthcare system, still considered among the best in the world

In recent days, the Italian public debate has learned to deal with the term disaster medicine, the scientific field that deals with developing an adequate health response in the face of emergency situations and the consequent scarcity of medical resources. Various journalistic accounts tell of a healthcare system heavily under stress, with intensive care departments on the verge of collapse and painful choices about which patients to intubate.

Added to the alarm raised by the media in recent hours is the apprehension of the mayor of Bergamo, Giorgio Gori, who on Twitter spoke of “patients left to die” because they cannot be treated. At the moment, there is no certain data on the saturation of the Lombardy facilities and numerous medical voices openly exclude similar reconstructions, but in no case would the patients be “left to die”, since even in the absence of ventilators all the necessary care is provided.

What we know with certainty, however, is that the state of Italian healthcare today is not solely the result of contingency. Rather, it is a structural problem, the result of precise public finance choices, which over the course of 40 years have contributed to weakening a health service considered, despite everything, still among the best in the world.

The numbers of Italian healthcare

In 2018, Italy spent 8.8% of its GDP on the national healthcare system, a percentage that drops to 6.5% considering only public investments. We perform worse than the United States (14.3%), Germany (9.5%), France (9.3%) and the United Kingdom (7.5%), but substantially in line with the OECD average, which stands at 6. 6%. Below us only the countries of Eastern Europe, Spain, Portugal and Greece.

In absolute numbers this translates into an outlay for the state of 2,326 euros per person (2,000 less than Germany), a total of 8.8 billion more than in 2010. A growth rate of 0.90%, therefore, which with the average annual inflation at 1.07% translates into a definancing of 37 billion. The Gimbe Foundation calculates that the bulk of the cuts occurred between 2010 and 2015 (Berlusconi and Monti governments), with around 25 billion euros withheld from the finance companies of the period, while the remaining 12 billion served for the implementation of the objectives of public finance between 2015 and 2019 (Letta, Renzi, Gentiloni, Conte governments).

As stated in the annual report of the Court of Auditors, the most important slowdown came from the investments of local authorities (-48% between 2009 and 2017) and spending on human resources (-5.3%), a a combination which in practical terms has repercussions on the quantity and modernization of equipment, as well as on the availability of employed personnel, which fell by 46 thousand units in the period taken into consideration (including 8 thousand doctors and 13 thousand nurses).Failed investments they are felt especially in southern Italy, where all regions (with the exception of Molise) spend less than the national average.

The numbers in hospitals

The most reliable data to help us understand what is really happening in Italian hospitals comes from the statistical yearbook of the National Health Service and is updated to the year 2017. The total beds available in public facilities are 151,646 (2.5 per thousand inhabitants ), which added to the over 40 thousand units included in private structures represent a 30% decrease compared to the year 2000. The only region in line with the OECD average is Friuli Venezia Giulia, which has 5 places per thousand inhabitants, almost double the national average).

According to the World Health Organization, Italy has 164 thousand beds available for acute patients (272 per one hundred thousand inhabitants), a figure that has fallen by a third from 1980 to today. The places in intensive care are just over 3,700, which becomes 5,300 (8.4 per 100 thousand inhabitants) if we also consider private facilities. Currently, on the national territory, there are 1,028 patients hospitalized in intensive care due to Covid-19, of which 560 in Lombardy alone.

Source: Wired

Ei fu. Silvio e la Sanità

Nell’ultima campagna elettorale nell’autunno 2022 Silvio Berlusconi, ancora leader di Forza Italia, aveva promesso che il diritto alla salute sarebbe stato garantito in tutto il Paese e che medici ed infermieri sarebbero stati valorizzati per la loro professionalità, anche con adeguate remunerazioni. Accessibilità ai servizi sanitari e riduzione del fenomeno delle lunghe liste d’attesa per visite ed interventi sono state le sue ultime promesse elettorali. In realtà i governi Berlusconi hanno tagliato la spesa sanitaria già nel suo secondo governo (2001-2005) con il decreto legge n.347 del 18 Settembre 2001 “Interventi urgenti in materia di spese per l’assistenza sanitaria”.

Anche la Sanità, per Berlusconi, era un affare

Dei Governi Berlusconi si ricorda anche una politica di tagli ai danni del Sistema Sanitario Nazionale
Of Berlusconi Governments we remembered also a cuts politic against italian Public National Health

Silvio Berlusconi, quattro volte Presidente del Consiglio, è morto oggi all’ospedale San Raffaele di Milano. Ne danno notizia le maggiori testate giornalistiche del mondo, dalla BBC alla CNN ad Al Jazeera.

Ne parlano in ogni angolo del globo. Anche il pontefice twitta il suo cordoglio dall’ospedale Gemelli di Roma. Mosca lo definisce un grande statista europeo e un visionario, sono ampiamente note le sue relazioni amichevoli con Vladimir Putin in contrasto con le posizioni atlantiste assunte dai governi che ha guidato.

È considerato un rivoluzionario che ha cambiato profondamente la vita, il costume, la comunicazione, la politica italiana. Ha creato la televisione commerciale, togliendo il monopolio alla Rai, senza canone ma con tanta pubblicità. Ha ideato il centro destra.

Malato di una grave forma di leucemia cronica, si è spento dopo l’ultimo ricovero per un improvviso peggioramento delle stato di salute. Anche se ufficialmente era entrato in ospedale per essere sottoposto ad alcuni accertamenti clinici anticipatamente rispetto al percorso di cura cui era sottoposto, si intuiva che, in ragione dell’età e della chemioterapia, la fine fosse ormai vicina. I funerali di Stato si svolgeranno mercoledì nel Duomo a Milano. La camera ardente sarà allestita a Mediaset.

Il Quirinale lo definisce un protagonista di lunghe stagioni della politica italiana delle istituzioni repubblicane, un leader politico che ha segnato la storia della nostra Repubblica, incidendo su paradigmi, usi e linguaggi. Ottenne consensi così larghi da poter comporre una maggioranza e un governo. La sua leadership ha plasmato una nuova geografia della politica italiana affrontando eventi di portata globale, dalle Torri Gemelle alla lotta al terrorismo internazionale sino agli sconvolgimenti finanziari alla fine del primo decennio del nuovo secolo.

Il Presidente Mattarella lo considera una persona dotata di grande umanità e un innovatore nel suo campo, che ha saputo conquistare posizioni di assoluto rilievo nell’industria televisiva e nel settore dei media, ben prima del suo impegno diretto nelle istituzioni.

Silvio Berlusconi è stato infatti un imprenditore di grande successo, un miliardario diventato un controverso e divisivo leader politico italiano, dopo aver formato un partito nuovo. È stato un uomo incredibilmente popolare con una forte personalità. Dal 1994 ha dominato la politica e la cultura italiana. È stato un uomo di luce ed ombra che ha segnato un’epoca ed ha conosciuto la gloria e il declino.

Come per ogni lutto, questa figura celebre e carismatica, molto complessa, merita cordoglio e rispetto. Era un uomo di potere, non solo economico, amato ed odiato a seconda del giudizio politico ed umano. È stato un uomo dei conflitti di interesse che sono stati accomodati. Come uomo che ha lasciato un segno nella storia del Paese, viene oggi ricordato per il buono e meno buono che ha realizzato.

È passato attraverso grandi opere e grandi inchieste, tra processi giudiziari, sentenze, condanne ed imbarazzi nello scenario mondiale. Un politico showman, scrivono i giornali americani. Un libertario e un libertino, tra grandi eventi della storia e scandalose vicende personali. Ha portato a modo suo l'”american dream” e l'”I can” in Italia.

Nell’ultima campagna elettorale nell’autunno 2022 Silvio Berlusconi, ancora leader di Forza Italia, aveva promesso che il diritto alla salute sarebbe stato garantito in tutto il Paese e che medici ed infermieri sarebbero stati valorizzati per la loro professionalità, anche con adeguate remunerazioni. Accessibilità ai servizi sanitari e riduzione del fenomeno delle lunghe liste d’attesa per visite ed interventi sono state le sue ultime promesse elettorali.

Non è facile per chi governa risolvere i problemi del sistema sanitario, sia perché mancano troppi medici sia perché la nostra Costituzione attribuisce gran parte delle responsabilità in materia sanitaria non allo Stato nazionale ma alle singole Regioni. Ma i cittadini italiani devono avere tutti gli stessi diritti in ogni Regione.

Berlusconi dichiarava che ci sono molte cose che non funzionano nel nostro sistema sanitario, innanzitutto le liste di attesa che costringono le persone malate a compiere lunghi viaggi da una Regione all’altra per trovare cure immediate e migliori. Lo riteneva inaccettabile.

In realtà i governi Berlusconi hanno tagliato la spesa sanitaria già nel suo secondo governo (2001-2005) con il decreto legge n.347 del 18 settembre 2001 “Interventi urgenti in materia di spese per l’assistenza sanitaria”. Da un rapporto dettagliato della Fondazione Gimbe sui tagli alla sanità nel decennio 2010-2019 emerge che i fondi sono stati sistematicamente tagliati nonostante un crescente e costante aumento del fabbisogno sanitario nazionale.

Si calcola che il massimo dei tagli sia avvenuto tra il 2010 e il 2015, sotto i governi Berlusconi e Monti, ritenuti i primi responsabili di questo dissesto ed imitati dai governi che li hanno seguiti. Essi hanno tolto con varie manovre finanziarie ben 25 miliardi alla salute. Altri 12 ne sono stati tolti nel periodo 2015-2019 con un definanziamento che ha assegnato meno risorse al SSN rispetto ai livelli programmati.

“In dieci anni sono stati sottratti alla sanità pubblica 37 miliardi. Tutti i governi hanno prelevato i fondi destinati alla spesa sanitaria per esigenze di finanza pubblica, sgretolando progressivamente, secondo Gimbe, la più grande opera pubblica mai costruita in Italia. Il Servizio Sanitario Nazionale.”

Salute: il capitolo di spesa pubblica più facilmente aggredibile

Anche la Sanità, per Berlusconi, era un affare, almeno in Lombardia. Con un capitalismo definito compassionevole, ha creato cliniche private, colossi della sanità con milioni di profitti come San Donato, San Raffaele, Humanitas. Si tratta di strutture eccellenti ma non sono il SSN. Possono essere complementari ma non sostitutive. Il diritto alla salute è un bene pubblico che lo Stato dovrebbe costituzionalmente impegnarsi a garantire e a tutelare.

Anche Berlusconi pertanto ha contribuito a smantellare la sanità pubblica italiana che nel 2023, con oltre 40 miliardi di tagli complessivi, appare devastata. Viene imposta ancora austerità.

Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’uom fatale. E mi ritornano in mente i famosi versi di Manzoni, come epitaffio per Berlusconi, un’iscrizione sepolcrale con il quale si possono celebrare, anche se non è Napoleone, le sue lodi di defunto illustre. Il lungo addio sarà caratterizzato da omaggi ed onori anche se non è stato un santo, né un eroe.

Autore: Monica Vaccaretti, infermiera

Fonte: Nurse 24

English translate

He was. Silvio and Italian Healthcare

In the last electoral campaign in autumn 2022, Silvio Berlusconi, still leader of Forza Italia, promised that the right to health would be guaranteed throughout the country and that doctors and nurses would be valued for their professionalism, including with adequate remuneration. Accessibility to health services and reduction of the phenomenon of long waiting lists for visits and operations were his latest electoral promises. In reality, the Berlusconi governments cut healthcare spending already in his second government (2001-2005) with law decree n.347 of 18 September 2001 “Urgent interventions regarding healthcare expenditure”.

Even healthcare, for Berlusconi, was a business

Silvio Berlusconi, four-time Prime Minister, died today at the San Raffaele hospital in Milan. The major newspapers in the world report it, from the BBC to CNN to Al Jazeera.

They talk about it in every corner of the globe. The pontiff also tweets his condolences from the Gemelli hospital in Rome. Moscow defines him as a great European statesman and a visionary, his friendly relations with Vladimir Putin are widely known in contrast to the Atlanticist positions taken by the governments he led.

He is considered a revolutionary who profoundly changed Italian life, customs, communication and politics. He created commercial television, taking away the monopoly from Rai, without license fees but with lots of advertising. He created the center right.

Suffering from a serious form of chronic leukemia, he passed away after his last hospitalization due to a sudden worsening of his health. Even though he had officially entered the hospital to undergo some clinical tests ahead of the course of treatment he was undergoing, it was clear that, due to his age and chemotherapy, the end was now near. The state funeral will take place on Wednesday in the Duomo in Milan. The funeral chapel will be set up in Mediaset.

The Quirinale defines him as a protagonist of long seasons of Italian politics of republican institutions, a political leader who has marked the history of our Republic, impacting paradigms, uses and languages. He obtained such broad consensus that he was able to compose a majority and a government. His leadership shaped a new geography of Italian politics by addressing events of global scope, from the Twin Towers to the fight against international terrorism up to the financial upheavals at the end of the first decade of the new century.

President Mattarella considers him a person endowed with great humanity and an innovator in his field, who has been able to conquer positions of absolute importance in the television industry and in the media sector, well before his direct commitment to the institutions.

Silvio Berlusconi was in fact a very successful entrepreneur, a billionaire who became a controversial and divisive Italian political leader, after forming a new party. He was an incredibly popular man with a strong personality. Since 1994 it has dominated Italian politics and culture. He was a man of light and shadow who marked an era and knew glory and decline.

As with any loss, this famous and charismatic, very complex figure deserves condolence and respect. He was a man of power, not only economically, loved and hated depending on political and human judgement. He was a man of conflicts of interest that were accommodated. As a man who left a mark on the country’s history, he is remembered today for the good and not so good he accomplished.

It has gone through great works and great investigations, including judicial trials, sentences, convictions and embarrassments on the world stage. A political showman, the American newspapers write. A libertarian and a libertine, between great events in history and scandalous personal events. He brought the “American dream” and the “I can” to Italy in his own way.

In the last electoral campaign in autumn 2022 Silvio Berlusconi, still leader of Forza Italia, promised that the right to health would be guaranteed throughout the country and that doctors and nurses would be valued for their professionalism, including with adequate remuneration. Accessibility to health services and reduction of the phenomenon of long waiting lists for visits and operations were his latest electoral promises.

It is not easy for those in government to resolve the problems of the healthcare system, both because there are too many doctors missing and because our Constitution attributes a large part of the responsibilities in healthcare matters not to the national State but to the individual Regions. But Italian citizens must have all the same rights in every Region.

Berlusconi declared that there are many things that don’t work in our healthcare system, first and foremost the waiting lists that force sick people to make long journeys from one region to another to find immediate and better care. He found it unacceptable.

In reality, the Berlusconi governments cut healthcare spending already in his second government (2001-2005) with law decree n.347 of 18 September 2001 “Urgent interventions regarding healthcare expenditure”. A detailed report by the Gimbe Foundation on healthcare cuts in the decade 2010-2019 shows that funds have been systematically cut despite a growing and constant increase in national health needs.

It is estimated that the maximum cuts occurred between 2010 and 2015, under the Berlusconi and Monti governments, considered primarily responsible for this disruption and imitated by the governments that followed them. Through various financial maneuvers they have taken as much as 25 billion from healthcare. Another 12 were removed in the period 2015-2019 with a defunding that allocated fewer resources to the NHS than planned levels.

“In ten years, 37 billion have been subtracted from public healthcare. All governments have withdrawn the funds intended for healthcare spending for public finance needs, progressively crumbling, according to Gimbe, the largest public work ever built in Italy. The National Health Service .”

Health: the most easily attackable chapter of public spending

Even Healthcare, for Berlusconi, was a business, at least in Lombardy. With a capitalism defined as compassionate, it has created private clinics, healthcare giants with millions of profits such as San Donato, San Raffaele, Humanitas. These are excellent facilities but they are not the NHS. They can be complementary but not substitutes. The right to health is a public good that the State should constitutionally undertake to guarantee and protect.

Berlusconi has therefore also contributed to dismantling Italian public healthcare which in 2023, with over 40 billion in total cuts, appears devastated. More austerity is imposed.

He was. Since motionless, given the mortal sigh, the remains remained oblivious to such a breath, so struck, the earth is astonished at the nuncio, silent thinking of the last hour of the fatal man. And Manzoni’s famous verses come to mind, as an epitaph for Berlusconi, a sepulchral inscription with which one can celebrate his praises as an illustrious deceased, even if he is not Napoleon. The long farewell will be characterized by tributes and honors even if he was not a saint or a hero.

Author: Monica Vaccaretti

Source: Nurse 24

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

LE FAKE NEWS DEL GOVERNO MELONI DETTE ATTRAVERSO L’ISTITUTO DI STATISTICA (ISTAT): DISOCCUPAZIONE IN ITALIA AL 7,5% NON E’ ASSOLUTAMENTE VERO!

Vasto (CH), lì 9 Gennaio 2024 ore 21.04

Buonasera a tutti e a tutte, in questo articolo voglio commentare assieme a voi un tema molto caldo e a me da sempre molto caro, quello della disoccupazione, dato che ad Avezzano e qui a Vasto in Abruzzo, ci sono dentro con tutte le scarpe da più di 8 anni. L’Istituto di Statistica (ISTAT) di via Cesare Balbo 16 a Roma, popolato da mafiosi fancazzisti parcheggiati dentro dal Governo di Giorgia Meloni, da quelle menti perverse che hanno, hanno partorito il solito topolino della disinformazione, che non chiamo fake news per non dare soddisfazione agli americani ed alla loro globalizzazione che ha finito per contagiare pure la terminologia usata dalla maggior parte degli italiani stronzi che vanno loro appresso. Secondo questi criminali disinformatori seriali pluriennali, la disoccupazione è al 7,5%:

https://www.corriere.it/economia/lavoro/24_gennaio_09/istat-tasso-disoccupazione-75percento-novembre-record-gli-occupati-1c0fca24-aed3-11ee-a0bf-e207f02bcbec.shtml

cioè secondo questi fenomeni da circo equestre che al posto dei neuroni hanno due scimmie che giocano a ping-pong, 7,5 persone ogni 100 in età da lavoro sono senza un lavoro, tutto questo è falso, non è assolutamente vero, ed è bene ogni tanto fare un pò di sana controinformazione: secondo me, la disoccupazione reale attuale nel nostro Paese si attesta a livello nazionale intorno al 45%, con punte del 60% nelle regioni del Mezzogiorno, vale a dire Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e ci metto anche la Sardegna! Prima di tutto il concetto di “lavoro” che ha il Governo e l’ISTAT è folle e deviato, significa che per loro il lavoro è dato dai contratti a progetto e a tempo determinato di 3-6 mesi, mentre il vero concetto di lavoro passa necessariamente attraverso il contratto a tempo indeterminato, solo in questo modo si permetterebbe a tutti i giovani under 30 e agli over 35 come me vicini ai 40 anni di rimanere nel nostro Paese accanto alle loro famiglie e di non alimentare continuamente il fenomeno piaga sempre più preoccupante e crescente dell’emigrazione giovanile è il lavoro a tempo indeterminato e per fare questo, il Governo e lo Stato Italiano hanno l’onere ed il dovere etico e morale di creare nuovi posti di lavoro, non avviare tutti i giovani in età da lavoro attraverso progetti di microimprenditoria giovanile mediante misure governative improbabili come “Io Resto al Sud” per restare a vivere a lavorare nel Mezzogiorno dove il lavoro non c’è mai stato e mai ci sarà, perché nessuno da Roma ha interesse a creare nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato per permettere ai giovani di restare in Italia, di avere una compagna, di fare dei figli e di avere una famiglia propria, non di rimanere sempre sotto la potestà di mamma e papà, come ad esempio ho dovuto fare io per necessità non certo per scelta, perchè se decidessi di abbandonare di punto in bianco quelle due certezze che ora ho, la casa e la famiglia di origine per andare a lavorare fuori regione o all’estero, sarei immediatamente sommerso dalle ingenti spese vive da sostenere da solo, come il vitto, l’affitto per l’alloggio e le bollette sempre più care: il carovita non è un fenomeno che sta colpendo un Paese come l’Italia, ma anche tutti gli altri paesi dell’Eurozona e, tra questi, l’Italia è senza ombra di dubbio alcuno che è tra quelli che ha il debito pubblico più alto di tutti gli altri ed ha gli stipendi tra i più bassi di tutta Europa, 1200€ al mese, ben al di sotto della media europea (1600-2200€ al mese), considerando la paga di un lavoro full-time di 8 ore al giorno, non considerando che c’è gente che lavora per molte più ore ed in quel caso non posso fare loro che i miei migliori auguri di cambiare lavoro, perché in quel caso non si tratta di tale ma di un supplizio, si vive per lavorare, mentre invece un lavoro serio e ben retribuito, sfruttando anche la settimana corta di 28-32 ore settimanali, come stanno adottando da alcuni anni in Finlandia, dovrebbe permettere a tutti di lavorare per vivere, il che è ben diverso come concetto! Non capisco ancora per quale motivo qui in Italia i giovani non raccomandati, che non si vendono alla politica cientelare di merda di turno, creata da un sistema in cui non tutti si vogliono riconoscere, non ne vogliono fare parte e che non lavorano sfruttando le leggi speciali sulla disabilità civile o sui mutilati o orfani di guerra, come la Legge 68/99 articolo 1 o articolo 18, sono sempre costretti a vivere in un assillante dubbio amletico, ovvero il dover essere messi costantemente di fronte ad un bivio: scelgo di lavorare all’estero, sacrificando di vivere la mia famiglia, oppure vivo la mia famiglia e sacrifico ogni opportunità di lavoro in Italia e all’estero? Questo è il dilemma amletico che mi pongo io e come me, centinaia di migliaia di altri giovani italiani, che sanno di non poter conservare la famiglia ed il lavoro insieme nel proprio Paese in cui si risiede, mentre chi è raccomandato dlla politica che conta, allora possono permettersi di mantenere immacolati entrambi gli aspetti! Quei pochi che ancora credono nella politica che può dare loro dei vantaggi vanno a votare alle elezioni nazionali ogni cinque anni e chi vedono ogni volta apparire in tv davanti a loro? Sempre le stesse facce di bronzo politici del cazzo! Loro sono sempre pronti lì, ad aspettarci tutti come i falchi, in attesa di rivolgersi a loro per avere uno straccio di lavoro precario che consenta il fatto di dover sempre tornare da loro ogni volta che scade il contratto a termine, così ogni volta si è indotti a votarli e a vederli sempre tra i piedi ad ogni tornata elettorale, per cui ditemi voi se questa è vita in questo fottuto Paese! Con tutta questa gentaglia massonica che ormai gira in Italia nei posti di comando, che contano, allora io dico che fanno bene centinaia di migliaia di giovani ogni anno ad esercitare la disobbedienza civile, o a non lavorare per niente come ho dovuto fare io al momento per necessità, non certo per scelta, perché non ci sono più le condizioni ideali per lavorare in presenza a contatto con altra gente negazionista del COVID19 che non si degna neanche di usare le mascherine almeno nei luoghi al chiuso, nel rispetto della salute propria e quella degli altri, o a pisciare loro in faccia ed andarsene all’estero, in questo modo però i giovani alimentano il Prodotto Interno Lordo (PIL) di un’altra nazione, ma la soddisfazione di non vedere sempre intorno a sè i soliti politici italiani di merda da salotto, immagino sia massima e dipinta sui loro volti e rideranno di questa gentaglia, ogni volta che ci pensano! So bene che in Italia i politici ed i massoni dietro di loro ci hanno preso tutti per deficienti, ma non fino a questo ignobile punto, io le loro fregnacce non me le sorbetto, perché penso di essere decisamente più intelligente di loro, con il titolo di laurea che ho e che loro non potrebbero vantare nemmeno con cinque vite disponibili!

Questo mio discorso va preso alla lettera per quello che sto vivendo da più di 8 anni qui in Abruzzo, un discorso che sicuramente sarà destinato a spaccare ulteriormente l’opinione pubblica italiana, come fanno i miei compagni di lotte attivisti ed attiviste del movimento ambientalista di Ultima Generazione, ogni volta che si parla di lavoro e di riforma del mercato del lavoro, ma senza avere la volontà di riformare il sistema di welfare a monte per consentire a tutti i giovani e meno giovani in età da lavoro, di lavorare con contratto a tempo indeterminato in questo assurdo Paese e continuando a professare le cazzate dette da un Governo italiano di scellerati, manigoldi, criminali e drogati e dall’ISTAT, la mia intera generazione continuerà ad essere perduta e condannata ad un ignobile destino che non corrisponde alla loro grandezza.

English translate

THE FAKE NEWS FROM MELONI’S GOVERNMENT TOLD THROUGH THE STATISTICS INSTITUTE (ISTAT): UNEMPLOYMENT IN ITALY AT 7.5% IT’S ABSOLUTELY NOT TRUE!

Good evening to everyone, in this article I want to comment with you on a very hot topic that has always been very dear to me, that of unemployment, given that in Avezzano and here in Vasto in Abruzzo, I have been in it with all my shoes for more than 8 years. The Institute of Statistics (ISTAT) in via Cesare Balbo 16 in Rome, populated by Mafia fanatics parked inside by Giorgia Meloni's Government, from those perverse minds that have, have given birth to the usual little mouse of disinformation, which I don't call fake news so as not to give satisfaction to the Americans and their globalization which has ended up infecting even the terminology used by most of the asshole Italians who follow them. According to these multi-year serial criminal disinformers, unemployment is at 7.5%: that is, according to these equestrian circus phenomena which instead of neurons have two monkeys playing ping-pong, 7.5 people out of every 100 of working age are without a job, all this is false, it is absolutely not true, and it is good every now and then do a bit of healthy counter-information: in my opinion, the current real unemployment in our country stands at around 45% at a national level, with peaks of 60% in the regions of Southern Italy, namely Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicily and I'll also throw in Sardinia! First of all, the concept of "work" that the Government and ISTAT have is crazy and deviant, it means that for them work is given by project and fixed-term contracts of 3-6 months, while the true concept of work passes necessarily through the permanent contract, in this way it would be possible for all young people under 30 and over 35s like me who are close to 40 to remain in our country alongside their families and not continually fuel the increasingly worrying and permanent employment is the growing trend in youth emigration and to do this, the Italian Government and State have the burden and the ethical and moral duty to create new jobs, not to start all young people of working age through projects of youth micro-entrepreneurship through unlikely government measures such as "Io Resto al Sud" to stay and live and work in the South where work has never been and never will be, because no one from Rome has an interest in creating new temporary jobs indefinite to allow young people to stay in Italy, to have a partner, to have children and to have a family of their own, not to always remain under the power of mum and dad as for example I had to do out of necessity and certainly not by choice, because if I suddenly decided to abandon those two certainties that I now have, the house and the family of origin, to go and work outside the region or abroad, I would immediately be overwhelmed by the huge living expenses I would have to bear alone, such as food, rent for accommodation and increasingly expensive bills: the high cost of living is not a phenomenon that is affecting a country like Italy, but also all the other countries in the Eurozone and, among these, Italy is without a shadow of a doubt one of those with the highest public debt than all the others and has among the lowest salaries in all of Europe, €1200 per month, well below the European average (€1600-2200 per month), considering the pay of a full-time job of 8 hours a day, not considering that there are people who work much longer hours and in that case I can only wish them the best in changing jobs, because in that case it is not a job but a torture, you live to work, while instead a serious and well-paid job, also taking advantage of the short week of 28-32 hours per week, as they have been adopting for some years in Finland, should allow everyone to work for a living, which is a very different concept! I still don't understand why here in Italy young people who are not recommended, who don't sell themselves to the shitty city politics of the moment, created by a system in which not everyone wants to recognize themselves, doesn't want to be part of it and who don't work by exploiting the laws special on civil disabilities or on disabled or war orphans, such as Law 68/99 article 1 or article 18, are always forced to live in a nagging Hamlet-like doubt, that is, having to constantly be faced with a crossroads: I choose to work abroad, sacrificing living with my family, or do I live with my family and sacrifice every job opportunity in Italy and abroad? This is the Hamlet dilemma that I am asking myself and, like me, hundreds of thousands of other young Italians, who know that they cannot keep their family and their job together in their own country where they live, while those who are recommended by the politics that count, then they can afford to keep both aspects spotless! Those few who still believe in politics that can give them advantages go to vote in national elections every five years and who do they see appearing on TV in front of them every time? Always the same fucking political bronze faces! They are always ready there, waiting for us all like hawks, waiting to turn to them for a scrap of precarious work that allows us to always have to return to them every time the fixed-term contract expires, so every time we are induced to vote for them and always see them underfoot at every electoral round, so tell me if this is life in this fucking country! With all this Masonic scum now roaming around in Italy in the positions of command, which matter, then I say that hundreds of thousands of young people every year are right to practice civil disobedience, or not to work at all as I had to do at the moment to necessity, certainly not by choice, because there are no longer the ideal conditions for working in contact with other COVID-19 deniers who don't even deign to use masks at least indoors, respecting their own health and that of others. others, or to piss in their faces and go abroad, in this way, however, young people fuel the Gross Domestic Product (GDP) of another nation, but the satisfaction of not always seeing the usual shitty Italian politicians around them living room, I imagine it is maxim and painted on their faces and they will laugh at this rabble, every time they think about it! I know well that in Italy the politicians and the Freemasons behind them have taken us all for idiots, but not to this ignoble point, I don't put up with their bullshit, because I think I'm decidedly more intelligent than them, with the title degree that I have and that they couldn't boast even with five lives available!

This speech of mine must be taken literally for what I have been experiencing for more than 8 years here in Abruzzo, a speech that will certainly be destined to further split Italian public opinion, as my fellow activists of the environmentalist movement of Last Generation, every time we talk about work and labor market reform, but without having the will to reform the welfare system upstream to allow all young and old in age of work, to work on a fixed-term contract indeterminate in this absurd country and continuing to profess the bullshit said by an Italian government of scoundrels, scoundrels, criminals and drug addicts and by ISTAT, my entire generation will continue to be lost and condemned to an ignoble fate that doesn't correspond to their greatness.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

LA VERITA’ DI MAURIZIO BELPIETRO FA “INFORMAZIONE” SUL CLIMA CON I SOLDI DELL’ENI

3 Agosto 2023 17:43

https://www.lindipendente.online/2023/08/03/la-verita-fa-informazione-sul-clima-con-i-soldi-delleni/

Lunedì 30 luglio il quotidiano La Verità ha pubblicato una lunga intervista sul cambiamento climatico a tal Luigi Mariani, di professione agronomo. L’agronomia è la scienza che studia l’agricoltura, e un suo specialista sta alla questione climatica come un alpinista alla vulcanologia o, se preferite, come i cavoli alla merenda. Ad ogni modo Mariani si è premurato di farci sapere che legge molto e che secondo lui quello della crisi climatica è un allarme ingiustificato, prima di lanciarsi in sentenze del tipo: sarà anche vero che se la concentrazione di CO2 raddoppia si avrà una temperatura più alta da 1 a 3 gradi centigradi, ma in compenso anche «la produzione dei pomodori in serra raddoppierà» e aumenterà anche «la bellezza e la varietà della vegetazione». Permettere all’industria di continuare con le emissioni, insomma, non solo non sarebbe un problema, ma un vero e proprio affare. Caso vuole che, poche pagine oltre l’intervista a Luigi Mariani, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro ospitava la pubblicità a tutta pagina di quello che è considerato proprio il più grande emettitore italiano di gas serra, ovvero la multinazionale petrolifera ENI.

La Verità del 31 luglio: a pagina 6 l’intervista a Luigi Mariani, a pagina 12 la pubblicità dell’ENI

Due giorni dopo invece, il 2 agosto, La Verità ha deciso di appaltare un’intera pagina direttamente alle ragioni dell’industria del petrolio, intervistando sul cambiamento climatico Andy May, di professione petrofisico. Dal suo curriculum vitae, disponibile in rete, apprendiamo che, dal lontano 1974 e fino alla pensione, May ha sempre lavorato per l’industria del gas e del petrolio, occupandosi anche di estrazione con la tecnica della fratturazione idraulica: una procedura devastante per l’ambiente e talmente pericolosa che l’Olanda l’ha vietata perché fortemente sospettata di causare terremoti. Tra gli ex datori di lavoro di May figura la Exxon Mobil, multinazionale petrolifera americana che è il quarto emettitore di CO2 a livello globale e che – come provato da una recente inchiesta – conosceva gli effetti (definiti in un documento interno “potenzialmente catastrofici”) delle emissioni di CO2 sul clima dagli anni ’70, ma li ha tenuti nascosti. Non sorprenderà sapere che – nell’intervista rilasciata a La Verità – Andy May ha negato con granitica convinzione che esistano prove del fatto che l’industria che gli ha dato da mangiare per tutta la vita abbia una qualche responsabilità nel cambiamento climatico in atto.

Spesso si ritiene che la vulgata giornalistica che nega il problema del cambiamento climatico sia l’esatto contrario della corrente mainstream, rappresentata da giornali come La Repubblica o il Corriere della SeraEntrambe le narrazioni sono invece perfettamente accettabili dalle multinazionali fossili, che infatti continuano a sovvenzionare tutti e due i fronti della finta barricata con importanti sponsorizzazioni.

Se quotidiani come La Verità negano il problema, le altre lo ammettono (ed anzi portano avanti una intensa campagna), ma scelgono di non mettere mai nel mirino quelli che sono i reali colpevoli dell’aumento delle emissioni: ovvero le industrie fossili e quelle degli allevamenti intensivi. Quante volte avrete letto sui principali media che il cambiamento climatico è antropico, ovvero che avviene “a causa dell’uomo”? È una definizione che non significa niente. Dare la colpa genericamente agli uomini significa mettere sullo stesso piano i manager delle multinazionali fossili e i megaricchi che si muovono in jet privato con i lavoratori che non hanno i soldi per una nuova auto elettrica e con i popoli del Sud del mondo o indigeni che questa situazione, da sempre, la subiscono e basta. In fondo, dare la colpa a tutti significa non darla a nessuno: una narrazione perfettamente utile a quei potentati economico-industriali che da decenni emettono gas serra e altre sostanze nocive impunemente.

Noi de L’Indipendente sulla questione climatica continueremo invece a fare informazione senza padroni. Sulle nostre colonne non troverete mai la pubblicità dell’ENI, nè – d’altra parte – la troverete nemmeno di industrie dell’energia elettrica né di qualsiasi altro settore. Dal primo giorno rifiutiamo rigorosamente ogni tipo di pubblicità perché questa è, secondo noi, la precondizione necessaria per fare realmente un’informazione che renda giustizia al nome che abbiamo scelto per il nostro giornale. Sulla crisi climatica, come su ogni altra questione, abbiamo un approccio non ideologico ma dato dall’analisi dei dati. Seguendo questa prospettiva abbiamo pubblicato decine di articoli, focus e inchieste sul tema, utili ad approfondirlo e completi di link alle fonti utilizzate. Ci muoviamo come sempre con il beneficio del dubbio e verifichiamo le fonti, che non si trovano nelle opinioni – spesso contrastanti – di quello e quell’altro presunto esperto, ma nei fatti, nei dati e nelle ricerche scientifiche.

[di Andrea Legni – direttore de L’Indipendente]

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

NON SONO NO-VAX: LA VERITÀ SUL TAMPONE AL BAMBINO CHE IL CORRIERE DISTORCE

BYOBLU24

28 Maggio 2023 Adalberto Gianuario

https://www.byoblu.com/2023/05/28/genitori-rifiutano-tampone-per-ricovero-figlio-accusati-di-tentato-omicidio-cosa-sappiamo-del-caso/

Indagati per tentato omicidio, è questa l’abnorme accusa che si sono visti piovere addosso i genitori di un bambino di quattro anni che, dopo giorni di andirivieni in diversi ospedali, si erano rifiutati di sottoporre il proprio figlio al tampone nasofaringeo per il Covid. La notizia è rimbalzata nel giro di poche ore su tutte le testate, che l’hanno presentata con il consueto tono persecutorio e semplificando i fatti fino a distorcerli completamente

La notizia data dal mainstream

Secondo il “Corriere della sera”, quando il bambino viene portato in ospedale “la visita produce una diagnosi micidiale: i medici spiegano che il bambino sta morendo per una forma aggressivissima di tumore, e che la sola speranza è iniziare subito la terapia”, queste le parole usate dal quotidiano di via Solferino.

Una versione dei fatti smentita dai genitori, che al momento della richiesta di far eseguire il tampone al figlio non avevano ricevuto alcuna diagnosi e che si sono visti costretti ad affrontare la sofferenza un figlio malato a cui si è poi aggiunta l’indagine pesantissima avviata dalla procura di Milano e la gogna mediatica scatenata dai media dominanti.

La versione dei genitori

Ma andiamo con ordine: dopo due settimane in cui il bambino aveva manifestato vomito e dolore alla schiena e alle gambe, e che la pediatra aveva interpretato come un semplice colpo di freddo, il piccolo viene portato al pronto soccorso di Lodi, dove si ipotizza un “raffreddore dell’anca”. Il giorno dopo il bambino viene sottoposto a un’ecografia che smentisce questa prima diagnosi.

Torna a casa, ma all’alba di venerdì il bambino si sveglia urlando: il padre sale in macchina e lo conduce all’ospedale Buzzi, dove viene sottoposto ad ulteriori esami. I medici dell’ospedale suggeriscono il trasferimento al San Gerardo di Monza, dove c’è un rinomato reparto di ematologia. Per accedervi, però, è necessario sottoporsi al tampone molecolare.

Nel timore che, in caso di positività, il bambino non venga sottoposto alle analisi e alle cure di cui avrebbe bisogno, i genitori rifiutano il tampone. Ne scaturisce un duro scontro con il medico e alle 14 accade l’impensabile: si presentano in reparto due poliziotti con in mano un foglio della Procura firmato dal Pubblico Ministero di turno, Nicola Rossato, che impone la procedura di “prelievo coatto di campioni biologici su persone viventi”, aprendo un fascicolo per tentato omicidio a carico dei genitori.

Ora sarà il Gip a dover decidere convalidare o meno il provvedimento del pubblico ministero, nel frattempo filtra la comprensibile irritazione dei genitori per il trattamento ricevuto. Al momento il bambino pare non essere in pericolo di vita a differenza di quanto afferma il Corriere nei suoi ultimi aggiornamenti.

Abbiamo contattato l’avvocato Valeria Panetta, presidente dell’associazione Arbitrium, che sta assistendo i genitori in questa delicata vicenda. Nel video il suo commento.

Fonte: Byoblu, la TV libera dei cittadini, canale 262 DTV

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

“META’ DEI TRENTINI E’ CONTRO L’UCCISIONE DEGLI ORSI”, IL SONDAGGIO DELLA LAV: “LA MAGGIORANZA PENSA CHE LA PAT SI SIA IMPEGNATA POCO PER FARE INFORMAZIONE”

La Lav ha presentato il sondaggio anche per smentire Fugatti: “Hanno usato gli orsi come attrattiva turistica per poi decidere di portarli al patibolo ma la metà dei trentini è contro l’uccisione di questi animali”

L’orsa JJ4 ritratta con i suoi tre cuccioli: la prima è ancora rinchiusa nel carcere fortezza dell’Area Faunistica del Casteller a Trento, mentre i secondi tre orsetti sono da soli senza madre accanto a vagare nei boschi del Trentino a rischio di costante predazione
https://www.ildolomiti.it/ambiente/2023/meta-dei-trentini-e-contro-luccisione-degli-orsi-il-sondaggio-della-lav-la-maggioranza-pensa-che-la-pat-si-sia-impegnata-poco-per-fare-informazione

Di T.G. – 24 Maggio 2023 – 15:10

TRENTO. La metà dei trentini è contro l’uccisione degli orsi Jj4 e Mj5, questo quanto emerge dal sondaggio presentato oggi dalla Lav. Il dato riguarda sia gli abitanti del capoluogo (57%) sia coloro che vivono nelle vallate e nei piccoli centri (47%), e si tratta di un’indagine demoscopica condotta da Doxa attraverso 500 interviste su un campione rappresentativo di residenti a Trento (22%) e provincia (78%), fra l’11 e il 17 maggio. Peraltro Doxa è la stessa società a cui la Provincia si era affidata per l’indagine conoscitiva effettuata nel 1997 e ripetuta nel 2003.

Questa, precisano dall’associazione, vuole essere una risposta a quanto affermato dal presidente della provincia di Trento: “Al contrario di quanto afferma Fugatti fra i trentini non c’è una maggioranza schiacciante schierata a favore dell’uccisione degli orsi”. Insomma per gli animalisti “una ragione in più, oltre a quelle etiche e scientifiche, della quale la politica locale deve tener conto” prima di prendere una decisione.

Simone Stefani, responsabile Lav Trentino e vicepresidente nazionale dell’associazione animalista, fa notare come il 53% dei trentini ritenga che la Provincia, dopo aver riportato gli orsi sul territorio, si sia impegnata ‘poco o per nulla’ per fornire ai cittadini tutte le informazioni necessarie a prevenire gli incontri e come comportarsi con gli orsi. Percentuale che fuori Trento città arriva al 55%. “Questo – commenta Stefani – dimostra le gravi mancanze delle Giunte che governano da più di vent’anni la Provincia, riguardo quindi alla possibilità di evitare la tragedia di Andrea Papi a Piazza Dante c’è chi dovrebbe farsi un esame di coscienza”.

Dal sondaggio emerge anche una maggioranza di trentini, fra il 53% e il 69%, che vuole che si realizzino i corridoi ecologici per la dispersione dei plantigradi. “Azione sbeffeggiata dall’assessora Zanotelli, così come l’immediata sostituzione dei cassonetti dei rifiuti con quelli ‘anti-orso’ e la sterilizzazione di alcuni orsi, come avrebbe dovuto esserlo Jj4 secondo quanto autorizzato dall’Ispra, cioè le attività incruente necessarie secondo il mondo scientifico ignorato dalla Provincia”, afferma Massimo Vitturi, responsabile nazionale Lav animali selvatici.

Secondo Gianluca Felicetti, presidente nazionale Lav, quella portata avanti dall’associazione è tutt’altro che una battaglia ideologica: “È una battaglia dall’approccio scientifico e morale sulla possibilità e la necessità di una convivenza umani-animali selvatici non fondata sulle doppiette e sul sangue di una vittima umana, morte causata più che altro dalle mancanze della Provincia”. Il Trentino, dice sempre Felicetti, ha diritto a vivere senza paure sulle quali invece soffiano dei “professionisti degli scontri e delle divisioni che sono smentiti dai numeri”.

Per questo dalla Lav chiedono più serietà da parte di chi “ha usato gli orsi come attrattiva turistica per poi decidere di portarli al patibolo, di prendere soldi dall’Europa per il progetto di reintroduzione degli orsi e poi ha tolto la competenza sulle attività a Parchi ed esperti per affidarla a un sistema emergenziale, che ha cancellato la prevenzione e le misure sulla convivenza in favore solo di ergastolo o morte, da parte di chi sbandiera contro gli orsi la prevalenza della incolumità e della sicurezza pubblica e sempre nei boschi favorisce l’estensione della caccia che tutti gli anni in tutta Italia provoca decine e decine di morti e feriti umani”, conclude Felicetti.

Fonte: Il Dolomiti

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus