ISTAT

NEWSLETTER PARTITO DEI CARC (COMITATI DI APPOGGIO PER LA RESISTENZA DEL COMUNISMO) MARZO 2024

Lettera aperta a Potere al Popolo e agli altri aderenti a Unione Popolare

di Teresa Noce Marzo 20, 2024

Rompere gli indugi e presentare alle elezioni europee una lista chiaramente schierata a sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche

Nel comunicato Unione Popolare, che fare? diffuso il 6 Marzo, Potere al Popolo illustra i motivi della mancata confluenza di Unione Popolare con la lista “Pace Terra Dignità” promossa da Michele Santoro e Raniero La Valle (“il disaccordo sulla necessità di sostenere in ogni modo la resistenza palestinese contro lo Stato sionista israeliano e nel chiamare genocidio la strage israeliana a Gaza. Quello sulla necessità di considerare la NATO la prima responsabile di ogni guerra nel mondo e di chiederne la fine senza se e senza ma. La mancanza di una chiara scelta politica economica e sociale dal lato della maggioranza della popolazione, e non dalla parte di una minoranza di soliti noti, che, come durante la Pandemia, anche con la guerra sta continuando ad arricchirsi. Una non chiara collocazione alternativa nei confronti del centrosinistra in Italia ed in Europa”), spiega che questo ha aperto una crisi nel progetto di UP fino alla decisione dei vertici del PRC di abbandonare UP e confluire nella lista Terra Pace Dignità, cosa che ha influito anche sulla decisione di Luigi De Magistris di dimettersi da portavoce nazionale di UP, e conclude ribadendo l’importanza della presenza di una lista nettamente schierata: “con un genocidio in corso, la solidarietà con la lotta di liberazione del popolo palestinese deve essere pienamente rappresentata alle elezioni europee anche nel nostro Paese. Su posizioni chiare, che non riproducano una inesistente equidistanza tra oppressi e oppressori, e ribadiscano il diritto alla resistenza. L’Italia, che si sta riconfigurando come fedelissimo vassallo degli USA, ha maledettamente bisogno di una voce che metta al centro la solidarietà e la cooperazione tra i popoli e combatta concretamente l’imperialismo a partire dal nostro”.

È vero, alle elezioni europee c’è “maledettamente bisogno” di una lista
– che ha un programma come quello delineato da Potere al Popolo nel suo comunicato: “sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche che chiedono a noi di stringere la cinghia mentre strizzano l’occhio a imprenditori ed evasori”,
– che su questo programma promuove, rafforza ed estende mobilitazione, organizzazione e coordinamento nelle fabbriche, nei porti, nei magazzini della logistica, nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nei quartieri e nei territori,
– che coalizza, come indicato sempre nello stesso comunicato, “tutte le forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono con forza al governo Meloni e che non accettano le politiche guerrafondaie del cosiddetto “campo largo” né le posizioni ambigue verso il PD e soci su cui si sta costruendo la lista Santoro”.

Per i temi che agita e per le modalità con cui conduce la campagna elettorale, una lista con queste caratteristiche rompe “il campo della politica delimitato dai vincoli della UE e della NATO. Non solo nei palazzi, ma prima di tutto nel paese”, per dirla con le parole di Giorgio Cremaschi, autorevole esponente di Potere al Popolo.

Una lista di questo genere sposta a sinistra l’asse della campagna elettorale non solo alle europee, ma anche alle elezioni regionali e comunali che si tengono in contemporanea, smaschera le manovre elettorali delle liste al carro del polo PD e di quelle “antisistema” che sono al carro della destra reazionaria, apre contraddizione negli aderenti alla lista Santoro, rafforza la sinistra anche nelle organizzazioni di massa legate al PD, in particolare CGIL e ANPI.

Per questo diciamo ai dirigenti e ai militanti di Potere al Popolo: rompete ogni indugio e passate all’azione per presentare la lista Unione Popolare (o altro eventuale nome)!
Non è facile, è vero, bisogna superare gli ostacoli frapposti (numero firme, soglie di sbarramento, chiusura degli spazi di propaganda nella Rai pagata da tutti i cittadini e nelle reti private) dalla borghesia e dal suo sistema di potere, a partire dalla raccolta firme: anche dimezzate da 150 mila a 75 mila, sono molte. Ma è possibile: nell’estate del 2022, in molto meno tempo e in un periodo meno favorevole, Unione Popolare e altre liste anti Larghe Intese sono riuscite a raccoglierle. È vero anche che, con un colpo di mano, il governo Meloni ha cambiato in corsa le regole per presentare le liste. Ma proprio per questo anziché affidarsi a San Mattarella come fa il segretario del PRC, bisogna fare appello a tutti agli organismi popolari mobilitati in sostegno della resistenza palestinese e contro il genocidio sionista, contro la guerra, la NATO, il carovita, l’economia di guerra, ecc., ai partiti e alle organizzazioni del movimento comunista, a tutti quelli che nel PRC non sono d’accordo con la confluenza nella lista Santoro, che in definitiva fa da una spalla del PD (quindi delle Larghe Intese), ai fuoriusciti del M5S, a tutte le persone e gli organismi sinceramente contro le Larghe Intese di guerra, miseria e devastazione dell’ambiente.
In questo modo, già la raccolta firme mette in moto un percorso di convergenza delle forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono al governo Meloni, avvia una campagna elettorale non solo di propaganda di programmi radicali, ma anche di azioni radicali: di mobilitazioni contro la guerra e l’economia di guerra, contro la sottomissione del nostro paese agli imperialisti USA-NATO (a partire dalla giornata contro la NATO del prossimo 4 aprile), la complicità con i sionisti, i diktat dell’UE.

Il P.CARC è pronto a collaborare con il Coordinamento Nazionale di PaP per raccogliere le firme necessarie a presentare una lista di questo genere, a mobilitare organismi popolari, esponenti sindacali, sinceri democratici, compagni della base rossa, ecc. perché facciano altrettanto e si impegna a partecipare con tutte le sue forze affinché l’operazione abbia successo.
Per noi la cosa importante è che si costruisca una lista anti Larghe Intese che rafforza il fronte delle masse popolari e la lotta per cacciare il governo Meloni e ogni altro governo espressione della borghesia imperialista e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, sionisti ed europei e di fatto contribuisce a creare le condizioni necessarie per costituire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Open letter to Potere al Popolo and other members of Unione Popolare

Breaking the deadlock and presenting to the European elections a list clearly aligned in support of the Palestinian resistance, against the war, NATO and all their supporters and accomplices, against the ultra-right government of Giorgia Meloni and its policies

In the Popular Union communiqué, what to do? released on March 6, Potere al Popolo illustrates the reasons for the lack of confluence of Unione Popolare with the “Pace Terra Dignità” list promoted by Michele Santoro and Raniero La Valle (“the disagreement on the need to support in every way the Palestinian resistance against the State Zionist and in calling the Israeli massacre in Gaza a genocide. The one on the need to consider NATO primarily responsible for every war in the world and to ask for its end without ifs or buts. The lack of a clear political, economic and social choice on the of the majority of the population, and not on the side of a minority of usual suspects, who, as during the Pandemic, are continuing to enrich themselves even with the war. An unclear alternative position towards the center-left in Italy and Europe”, he explains that this opened a crisis in the UP project until the decision of the Partito della Rifondazione Comunista leaders to abandon UP and join the Terra Pace Dignità list, which also influenced Luigi De Magistris’ decision to resign as UP’s national spokesperson, and concludes by reiterating the importance of the presence of a clearly aligned list: “with an ongoing genocide, solidarity with the liberation struggle of the Palestinian people must be fully represented in the European elections in our country too. On clear positions, which do not reproduce a non-existent equidistance between oppressed and oppressors, and reaffirm the right to resistance. Italy, which is reconfiguring itself as a most loyal vassal of the USA, desperately needs a voice that puts solidarity and cooperation between peoples at the center and concretely fights imperialism, starting with our own.”

It’s true, in the European elections there is a “damn need” for a list
– which has a program like the one outlined by Potere al Popolo in its statement: “support for the Palestinian resistance, against the war, NATO and all their supporters and accomplices, against the ultra-right government of Giorgia Meloni and its policies that demand us to tighten our belts while they wink at entrepreneurs and tax evaders”,
– which on this program promotes, strengthens and extends mobilization, organization and coordination in factories, ports, logistics warehouses, schools, offices, hospitals, neighborhoods and territories,
– which brings together, as indicated in the same press release, “all the political, social and trade union forces that strongly oppose the Meloni government and that do not accept the warmongering policies of the so-called “wide field” nor the ambiguous positions towards the PD and its associates on which the Santoro list is being built”.

Due to the issues it raises and the ways in which it conducts the electoral campaign, a list with these characteristics breaks “the field of politics delimited by the constraints of the EU and NATO. Not only in the buildings, but first of all in the country”, to put it in the words of Giorgio Cremaschi, authoritative exponent of Potere al Popolo.

A list of this kind shifts the axis of the electoral campaign to the left not only in the European elections, but also in the regional and municipal elections which are held at the same time, it unmasks the electoral maneuvers of the lists supported by the PD pole and of the “anti-system” ones which they are on the bandwagon of the reactionary right, it opens up contradiction among the members of the Santoro list, it strengthens the left also in the mass organizations linked to the PD, in particular CGIL and ANPI.

This is why we say to the leaders and militants of Potere al Popolo: break all hesitation and take action to present the Unione Popolare list (or any other possible name)!
It’s not easy, it’s true, we must overcome the obstacles placed in the way (number of signatures, thresholds, closure of propaganda spaces in the RAI paid for by all citizens and in private networks) by the bourgeoisie and its system of power, starting from the collection signatures: even halved from 150 thousand to 75 thousand, that’s a lot. But it is possible: in the summer of 2022, in much less time and in a less favorable period, Unione Popolare and other anti-Larghe Intese lists managed to collect them. It is also true that, with a coup, the Meloni government changed the rules for presenting the lists on the fly. But precisely for this reason, instead of relying on San Mattarella as the secretary of the PRC does, we must appeal to everyone to the popular organizations mobilized in support of the Palestinian resistance and against the Zionist genocide, against the war, NATO, the high cost of living, the war, etc., to the parties and organizations of the communist movement, to all those in the PRC who do not agree with the confluence of the Santoro list, which ultimately acts as a supporter of the PD (therefore of the Broad Ententes), to the exiles of the M5S, to all people and organizations sincerely against the Broad Agreements of war, misery and devastation of the environment.
In this way, the collection of signatures already sets in motion a path of convergence of the political, social and trade union forces that oppose the Meloni government, it starts an electoral campaign not only of propaganda of radical programs, but also of radical actions: of mobilizations against war and the war economy, against the submission of our country to the US-NATO imperialists (starting from the anti-NATO day on April 4th), complicity with the Zionists, the EU diktats.

The P.CARC is ready to collaborate with the National Coordination of PaP to collect the signatures necessary to present a list of this kind, to mobilize popular bodies, trade union representatives, sincere democrats, comrades of the red base, etc. to do the same and undertakes to participate with all its strength so that the operation is successful.
For us the important thing is that an anti-Broad Agreements list is built which strengthens the front of the popular masses and the fight to oust the Meloni government and any other government expression of the imperialist bourgeoisie and of the International Community of US, Zionist and European imperialist groups and in fact it contributes to creating the conditions necessary to establish an emergency government of the organized popular masses.

Source: Partito dei CARC

Il governo Meloni e le armi a Israele

Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ed il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu
https://www.carc.it/2024/03/21/il-governo-meloni-e-le-armi-a-israele/

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa – Marzo 21, 2024

Altreconomia ha smascherato, attraverso un’inchiesta, una delle balle raccontate del governo Meloni. L’Italia sta proseguendo l’esportazione di armi verso Israele. Questo sta avvenendo nonostante il ministro della difesa, Guido Crosetto, ne avesse assicurato la sospensione stante gli scriteriati attacchi israeliani contro i palestinesi. Ma erano tutte balle. A dicembre, nel pieno dei bombardamenti israeliani di Gaza, l’export italiano di armi ha toccato quota 1.3 milioni di euro. Di questa cifra, un milione di euro riguarda armi e munizioni a uso militare. Per chi volesse approfondire riportiamo in appendice alcuni dati e fonti.

La notizia è stata seguita da una pietosa rincorsa alla smentita da parte del governo. Crosetto ha giurato che la vendita delle armi fosse sospesa dal 7 ottobre. Tajani, ministro degli esteri, ha rassicurato: “l’Italia ha interrotto l’invio di armi a Israele dall’inizio delle guerra di Gaza”. Una volta smentito da Altreconomia, Tajani, ha rettificato dicendo che i numeri dell’Istat citati nell’inchiesta si riferiscono ad accordi e licenze precedenti. Quegli accordi e licenze “ancora in essere” che il 12 febbraio lo stesso ministro aveva dichiarato di aver sospeso, come ricordato in un articolo de il Fatto Quotidiano.

L’apparenza inganna

Il governo Meloni, sotto la malriuscita facciata pacifista e umanitaria, prosegue la sua politica di guerra al servizio dei gruppi imperialisti Usa, dei sionisti e della Ue. Questo è il dato che Altreconomia ha mostrato. Ma non sono soli. Anche il teatrino messo in piedi da PD e M5S per la cessazione dell’invio delle armi non è altro che propaganda di facciata. Conte e Schlein hanno firmato tutti gli invii di armi, le missioni militari e le leggi guerrafondaie degli ultimi due anni. Gli interessi che legano tutti i partiti delle Larghe intese allo stato sionista d’Israele, del resto, sono profondi e strutturati (vedi ad esempio Sul ruolo dei sionisti in Italia).

Questo è un altro campo in cui va in scena il teatrino della Repubblica Pontificia. Pubblicamente Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, PD e M5S si fanno la guerra ma alla prova dei fatti portano avanti gli stessi interessi e votano le stesse misure (come per l’intervento nel Mar Rosso).

In questa società non dirige la maggioranza ma chi detiene il capitale ed è a questi che obbediscono partiti e istituzioni della borghesia. Però la maggioranza, le masse popolari, hanno un peso che non può essere eliminato. Ed è per questo che, a fronte delle lotte e ribellioni diffuse contro la guerra, i partiti di regime cercano il sostegno delle masse camuffandosi pacifisti.

L’indecente stretta di mano tra la Prima Ministra italiana romana sguaiata della Garbatella Giorgia Meloni ed il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu

Far cessare il fuoco a Gaza vuol dire far cessare il governo Meloni!

Per sostenere davvero la resistenza palestinese sono le masse popolari organizzate del nostro paese a doversi imporre! L’obiettivo unitario di tutti gli organismi e dei singoli che oggi si mobilitano in mille forme in sostegno alla Palestina deve diventare quello di cacciare il governo Meloni e la cricca delle Larghe intese. Così e solo così cesseranno anche le politiche di guerra del governo italiano in appoggio a imperialisti americani e sionisti.

Su questo obiettivo i comitati, i collettivi, le associazioni possono incanalare e far convergere iniziative di denuncia e di boicottaggio nelle aziende produttrici di armi o legate a Israele, al traffico di armi, nelle università, nelle scuole, nei dintorni delle basi militari ecc. Far convergere forze, esperienze, energie e inventiva di ognuno degli organismi in mobilitazione per rendere il paese ingovernabile. Occasione importante saranno le prossime mobilitazioni del 4 aprile, in occasione dell’anniversario di fondazione della NATO.

Per la pace. Per attuare il ripudio della guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” sancito dalla Costituzione. Per impedire il genocidio. È necessario alimentare la mobilitazione per la cacciata del governo e di tutti i guerrafondai attraverso l’organizzazione, la mobilitazione e la proposta di un modo alternativo di dirigere il paese. È questo il contributo migliore e più importante al cessate il fuoco su Gaza.

Quali sono le maggiori aziende da cui partono le armi per Israele?

Il report dell’Istat – riportato dall’inchiesta di Altreconomia – mostra le province e le aziende da cui sono partite le maggiori esportazioni. La prima provincia italiana è Lecco, dove ha sede la fabbrica Fiocchi munizioni, con 1.011.510 euro, seguita da Brescia, territorio della Fabbrica d’armi Beretta (ma non solo), con 749.277, e poi da Roma (sede di numerose aziende) con 351.426 euro, e infine da Genova, con 14.313 euro.

Nella categoria merceologica ‘Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro, oltre la metà, da Varese. Provincia nella quale ha sede Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, azienda produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal ministero della Difesa di Israele nel febbraio del 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force. Quella che sta attualmente bombardando la Striscia di Gaza”.

Il sito The Weapon Watch (l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei) con una propria inchiesta ha inoltre smentito le dichiarazioni della dirigenza della Leonardo SpA (partecipata dello Stato italiano) che diceva “in tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione”. L’osservatorio fa infatti sapere che “nella guerra di Israele contro la popolazione palestinese non solo sono presenti armi di Leonardo, ma queste sono state impiegate in azioni di bombardamento indiscriminate su aree urbane densamente abitate”. A supporto di questa affermazione, l’Osservatorio ha pubblicato sul proprio sito internet tutta una serie di foto e la descrizione dei prodotti di questa azienda nelle mani dell’esercito israeliano che, da ottobre 2023, bombarda e occupa la Striscia di Gaza.

Fonti

Dal sito Altreconomia:

Armi italiane a Israele dopo il 7 ottobre il governo non è trasparente

L’Italia continua a esportare armi a Israele, il caso delle forniture per i caccia

 L’Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele dopo il 7 ottobre 

Da Il Fatto Quotidiano

Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2024 Armi a Israele dopo il 7 ottobre. Ma Crosetto diceva: “Stop invii”

Il Fatto Quotidiano del 19 marzo 2024  Armi a Tel Aviv anche Tajani mente mentre l’Uama non risponde

Dal sito Atlanteguerre

Armi della Leonardo spa “impiegate nei bombardamenti a Gaza”

English translate

Meloni’s government and weapons to Israel

Italian Foreign Minister Antonio Tajani and Isral Prime Minister Benjamin Netanyahu

Altreconomia has exposed, through an investigation, one of the lies told by the Meloni government. Italy is continuing to export arms to Israel. This is happening despite the defense minister, Guido Crosetto, having ensured its suspension given the reckless Israeli attacks against the Palestinians. But it was all bullshit. In December, at the height of the Israeli bombing of Gaza, Italian arms exports reached 1.3 million euros. Of this figure, one million euros concerns weapons and ammunition for military use. For those wishing to find out more, we provide some data and sources in the appendix.

The news was followed by a pitiful denial by the government. Crosetto vowed that gun sales would be suspended from October 7. Tajani, foreign minister, reassured: “Italy has stopped sending weapons to Israel since the beginning of the Gaza war”. Once denied by Altreconomia, Tajani corrected it by saying that the Istat numbers cited in the investigation refer to previous agreements and licenses. Those agreements and licenses “still in existence” which on 12 February the minister himself declared he had suspended, as recalled in an article of il Fatto Quotidiano.

Appearances are deceiving

The Meloni government, under the unsuccessful pacifist and humanitarian façade, continues its war policy at the service of US imperialist groups, Zionists and the EU. This is the data that Altreconomia has shown. But they are not alone. Even the little theater put up by PD and M5S for the cessation of the sending of weapons is nothing more than facade propaganda. Conte and Schlein signed all shipments of weapons, military missions and warmongering laws of the last two years. The interests that bind all the parties of the Broad Agreements to the Zionist state of Israel, moreover, are deep and structured (see for example On the role of the Zionists in Italy).

This is another field in which the little theater of the Papal Republic is staged. Publicly the Brothers of Italy, Lega, Forza Italia, PD and M5S wage war on each other but, as proven by facts, they pursue the same interests and vote for the same measures (as for the intervention in the Red Sea).

In this society it is not the majority that rules but those who hold the capital and it is these who are obeyed by the parties and institutions of the bourgeoisie. But the majority, the popular masses, have a weight that cannot be eliminated. And this is why, in the face of widespread struggles and rebellions against the war, the regime parties seek the support of the masses by disguising themselves as pacifists.

The indecent waving between Italian Prime Minister Giorgia Meloni and Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu

Ending the fire in Gaza means ending the Meloni government!

To truly support the Palestinian resistance, the organized popular masses of our country must impose themselves! The unitary objective of all the organizations and individuals who today mobilize in a thousand ways in support of Palestine must become that of expelling the Meloni government and the Broad Understandings clique. Thus and only in this way will the war policies of the Italian government in support of American imperialists and Zionists cease.

With this objective in mind, committees, collectives and associations can channel and converge denunciation and boycott initiatives in companies producing weapons or linked to Israel, in arms trafficking, in universities, in schools, around military bases, etc. Bring together the forces, experiences, energies and inventiveness of each of the organizations mobilizing to make the country ungovernable. An important occasion will be the next mobilizations on April 4th, on the occasion of the anniversary of the founding of NATO.

For peace. To implement the repudiation of war as an “instrument of offense against the freedom of other peoples and as a means of resolving international disputes” enshrined in the Constitution. To prevent genocide. It is necessary to fuel the mobilization for the expulsion of the government and all the warmongers through organisation, mobilization and the proposal of an alternative way of running the country. This is the best and most important contribution to the ceasefire on Gaza.

What are the major companies that ship weapons to Israel?

The Istat report – reported by the Altreconomia investigation – shows the provinces and companies from which the largest exports originated. The first Italian province is Lecco, where the Fiocchi ammunition factory is based, with 1,011,510 euros, followed by Brescia, territory of the Beretta arms factory (but not only), with 749,277, and then by Rome (home to numerous companies ) with 351,426 euros, and finally from Genoa, with 14,313 euros.

In the product category ‘Aircraft, space vehicles and related devices, from October to December 2023, 14,800,221 euros of materials were exported to Israel, of which 8,795,408 euros, more than half, from Varese. Province in which Alenia Aermacchi of the Leonardo group is based, the company producing the 30 M-346 military trainer aircraft, selected by the Israeli Ministry of Defense in February 2012 and then purchased and exported to train the pilots of the Israeli Air Force. The one that is currently bombing the Gaza Strip.”

The website The Weapon Watch (the Observatory on weapons in European and Mediterranean ports) with its own investigation also denied the declarations of the management of Leonardo spa (owned by the Italian State) which said “in all the theaters of ongoing war, a starting from Ukraine and the Middle East, there is no offensive system of our own production.” The observatory in fact makes it known that “in Israel’s war against the Palestinian population not only are Leonardo’s weapons present, but these were used in indiscriminate bombing actions on densely populated urban areas”. To support this statement, the Observatory has published on its website a whole series of photos and the description of the products of this company in the hands of the Israeli army which, since October 2023, has been bombing and occupying the Gaza Strip.

Source: Partito dei CARC

Mobilitazione contro la NATO in occasione del 75° anniversario dalla sua fondazione

https://www.carc.it/2024/03/21/mobilitazione-contro-la-nato-in-occasione-del-75-anniversario-dalla-sua-fondazione/

Riceviamo e pubblichiamo l’appello per una mobilitazione contro la Nato in vista del 4 aprile, data del 75° anniversario della sua fondazione. Il P.Carc si mobilita per allargare la partecipazione e si attiva nei territori in cui è presente.

***

Si è svolto il 10 marzo il primo incontro online finalizzato a coordinare attività, iniziative e mobilitazioni comuni il 4 aprile, in concomitanza con il 75° anniversario della fondazione della Nato.

Considerando che anche in passato molte realtà si sono mobilitate in autonomia per questa scadenza, l’idea di fondo è valorizzare ogni iniziativa già programmata (e incoraggiare a organizzarne) nel quadro di un coordinamento, in modo che ognuna rafforzi le altre e tutte vadano a combinarsi con la mobilitazione internazionale che si svolgerà in vari altri paesi fra cui Belgio, Austria, Svizzera, Germania, Usa, Federazione Russa, Bielorussia, Grecia, Turchia.

Al netto di alcuni importanti e interessanti spunti di analisi e di dibattito – che non sono stati sviluppati, ma che testimoniano la volontà e la spinta di alimentare il confronto e un percorso comune – l’incontro è stato interamente dedicato a raccogliere intenzioni e disponibilità alla mobilitazione e si sono assunte le seguenti decisioni:

  • al momento, il percorso si concentra sull’obiettivo di allargare a quante più realtà possibili l’appello a mobilitarsi in occasione dell’anniversario della fondazione della Nato sulla base di una sola parola d’ordine unificante “chiudiamo le basi Usa-Nato”. Ogni realtà territoriale può liberamente aggiungere altre parole d’ordine che qualificano la propria attività e sensibilità;
  • ogni realtà che deciderà di attivarsi è libera di scegliere le modalità che ritiene più opportune e i luoghi che ritiene più adatti per mobilitarsi;
  • considerando che il 4 aprile cade di giovedì, ai fini della riuscita delle iniziative è utile estendere la mobilitazione anche ai giorni successivi, fino al 7 Aprile.

Un nuovo incontro di coordinamento si svolgerà domenica 24 marzo, sempre on line (https://meet.jit.si/NoNato2024) e sempre dalle 14:30 alle 16:30

Alcune precisazioni, soprattutto per gli interessati che non hanno potuto partecipare all’incontro.

In questa fase insistiamo sull’unità d’azione e sulla convergenza delle mobilitazioni sul 4 aprile perché riteniamo necessario dare un segnale chiaro, pratico e concreto. Un segnale di protesta (contro la Nato), ma che è valido anche per tutte la popolazione: è falso che non esiste opposizione alla cricca di criminali che sta portando il nostro paese e il mondo in guerra; è falso che non esiste un’alternativa, è falso che possiamo solo subire e obbedire.

Fra realtà, reti e movimenti emerge in mille modi l’esigenza e la volontà di fare qualcosa di più. Ebbene consideriamo questo percorso di coordinamento attorno alla data del 4 Aprile come un’occasione, un primo passo per creare condizioni più favorevoli per sviluppare relazioni più strette, di conoscenza reciproca, di sostegno, di solidarietà e di collaborazione.

In questo senso ogni proposta e ogni spunto alla discussione e all’approfondimento sono benvenuti, sono accolti e pensiamo che debbano essere sviluppati a tempo debito e a debite condizioni.

Ciò che proponiamo oggi è un passo, piccolo ma concreto, nella direzione del coordinamento dell’iniziativa pratica da promuovere con le forze che si hanno a disposizione. È un passo che possono fare tutti, di cui c’è necessità e urgenza. Per questo motivo chiediamo di dare ampia diffusione a questo resoconto e all’invito alla prossima riunione online a realtà ritenete possano essere interessate.

Hanno partecipato alla riunione e sono intervenuti:
Emanuele Lepore – Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito; Beppe Corioni – CS 28 maggio; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No Guerra No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicilia; Mario Sanguinetti – Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università – Roma; Roberta Leoni – Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università Viterbo; Marcella – Tavola della pace Bergamo; Alessandro Orsetti – No Comando Nato Firenze; Sandra – Comitato Fermiamo la Guerra Firenze; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movimento per la Rinascita Comunista Milano

CHIUDIAMO LE BASI NATO-USA!
75 ANNI DI NATO SONO ABBASTANZA!

Dichiariamo il 4 Aprile Giornata contro la NATO e la guerra
Secondo incontro di confronto per coordinarci
Domenica 24 marzo 2024 – dalle 14:30 alle 16:30

In vista del 75° anniversario della fondazione della Nato invitiamo movimenti, organismi e reti a un primo incontro per ragionare sulle possibilità di organizzare in TUTTI i territori che riusciamo a raggiungere manifestazioni nelle modalità e forme definite nei territori stessi. L’obiettivo è dare un forte segnale, dalla Lombardia alla Sicilia: vi invitiamo a partecipare all’incontro on line che si svolge il 24 marzo dalle 14:30 alle 16:30 al seguente link https://meet.jit.si/NoNato2024.

Fai circolare l’invito a realtà che pensi possano essere interessate.

Se siete interessati, ma non potete partecipare, rispondete a questo messaggio e scrivete alla mail danteali_2021@libero.it lasciando un vostro recapito. Sarà preparato un breve resoconto dell’incontro per aggiornarvi e tenerci in contatto.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Mobilization against NATO on the occasion of the 75th anniversary of its foundation

We receive and publish the appeal for a mobilization against NATO in view of April 4, the date of the 75th anniversary of its foundation. P.Carc is mobilizing to broaden participation and is active in the territories in which it is present.


The first online meeting aimed at coordinating joint activities, initiatives and mobilizations on 4 April, coinciding with the 75th anniversary of the founding of NATO, took place on 10 March.

Considering that in the past many entities have also mobilized independently for this deadline, the basic idea is to enhance each initiative already planned (and encourage the organization of them) within the framework of coordination, so that each one strengthens the others and all contribute to combine with the international mobilization that will take place in various other countries including Belgium, Austria, Switzerland, Germany, USA, Russian Federation, Belarus, Greece, Turkey.

Apart from some important and interesting points of analysis and debate – which were not developed, but which demonstrate the desire and drive to fuel discussion and a common path – the meeting was entirely dedicated to gathering intentions and willingness to mobilization and the following decisions were taken:

  • at the moment, the path is focused on the objective of extending to as many realities as possible the call to mobilize on the occasion of the anniversary of the foundation of NATO on the basis of a single unifying slogan “let’s close the US-NATO bases” . Each territorial entity can freely add other buzzwords that qualify its own activity and sensitivity;
  • each entity that decides to take action is free to choose the methods it deems most appropriate and the places it deems most suitable to mobilize;
  • considering that April 4th falls on a Thursday, for the success of the initiatives it is useful to extend the mobilization to the following days, until April 7th.

A new coordination meeting will take place on Sunday 24 March, again online (https://meet.jit.si/NoNato2024) and again from 2.30pm to 4.30pm

Some clarifications, especially for those interested who were unable to attend the meeting.

At this stage we insist on unity of action and the convergence of mobilizations on April 4 because we believe it is necessary to give a clear, practical and concrete signal. A sign of protest (against NATO), but which is also valid for all the population: it is false that there is no opposition to the clique of criminals who are leading our country and the world into war; it is false that there is no alternative, it is false that we can only submit and obey.

Between realities, networks and movements, the need and desire to do something more emerges in a thousand ways. Well, we consider this coordination process around the date of April 4th as an opportunity, a first step to create more favorable conditions for developing closer relationships, mutual knowledge, support, solidarity and collaboration.

In this sense, every proposal and every starting point for discussion and in-depth analysis are welcome, they are welcomed and we think that they should be developed in due time and under due conditions.

What we propose today is a small but concrete step in the direction of coordinating the practical initiative to be promoted with the forces available. It is a step that everyone can take, which is necessary and urgent. For this reason we ask that this report and the invitation to the next online meeting be widely disseminated to organizations you believe may be interested.

The following attended the meeting and spoke:
Emanuele Lepore – National Association of Depleted Uranium Victims; Beppe Corioni – CS 28 May; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No War No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicily; Mario Sanguinetti – Observatory against the militarization of schools and universities – Rome; Roberta Leoni – Observatory against the militarization of schools and universities in Viterbo; Marcella – Peace Table Bergamo; Alessandro Orsetti – No Nato Command Florence; Sandra – Let’s Stop the War Florence Committee; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movement for Communist Rebirth Milan

LET’S CLOSE THE NATO-US BASES!
75 YEARS OF BORN IS ENOUGH!

We declare April 4th Anti-NATO and War Day
Second discussion meeting to coordinate
Sunday 24 March 2024 – from 2.30pm to 4.30pm

In view of the 75th anniversary of the founding of NATO, we invite movements, organizations and networks to a first meeting to discuss the possibilities of organizing demonstrations in ALL the territories that we can reach in the ways and forms defined in the territories themselves. The objective is to give a strong signal, from Lombardy to Sicily: we invite you to participate in the online meeting taking place on March 24th from 2.30pm to 4.30pm at the following link https://meet.jit.si/NoBorn2024.

Circulate the invitation to organizations you think might be interested.

If you are interested, but cannot participate, reply to this message and write to the email danteali_2021@libero.it leaving your contact details. A short report of the meeting will be prepared to update you and keep us in touch.

Adesione del Partito dei CARC alla mobilitazione del Fronte della Gioventù Comunista del 22 Marzo

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa -Marzo 21, 2024

Il Partito dei CARC aderisce e partecipa alla mobilitazione nazionale lanciata dal Fronte della Gioventù Comunista per venerdì 22 Marzo.

Negli ultimi mesi gli studenti hanno assunto un ruolo da protagonisti nella lotta in solidarietà al popolo palestinese. La mobilitazione studentesca del 17 novembre scorso, le lotte condotte dagli studenti universitari dei principali atenei d’Italia per ottenere la revoca degli accordi delle università con le istituzioni israeliane, il contributo che studenti medi e universitari hanno dato alla riuscita dello sciopero e della manifestazione nazionale di Milano del 23 e 24 febbraio hanno dato un segnale forte, gli studenti stanno con la Palestina.

Ma c’è di più. Quella di “stare con la Palestina” non è solo una presa di posizione ideologica. Si sta facendo strada, nella parte più avanzata del movimento studentesco, la consapevolezza che esiste un nesso profondo fra la lotta per la solidarietà al popolo palestinese e la lotta contro il Ministro Valditara e la sua Riforma, contro la militarizzazione delle scuole, contro la collaborazione del governo italiano con quello sionista d’Israele. Il contributo migliore che gli studenti possono dare alla vittoria del popolo palestinese è lavorare per indebolire qui e adesso, a partire dalle scuole e le università, il potere dei sionisti e dei guerrafondai che governano il nostro paese complici del genocidio che si sta consumando a Gaza.

Gli studenti che si mettono su questa strada fanno paura al governo Meloni, che infatti risponde con la repressione. Fioccano le manganellate sugli studenti sedicenni e fioccano anche i viscidi attestati di solidarietà da parte del Partito Democratico. Evidentemente Schlein, Giani e Nardella non si ricordano delle democraticissime manganellate che ha dato il loro partito quando era al governo solo poco tempo fa. Se le ricordano invece gli studenti feriti dalla polizia a Torino durante il Governo Draghi, mentre manifestavano per la morte di Lorenzo Parelli durante uno stage.

Ebbene, le manganellate sono state un passo falso per il Governo Meloni, perché dalla repressione il movimento studentesco ha tratto nuova linfa. A niente è valso il tentativo del PD e del centrosinistra di spostare l’attenzione sulla violenza poliziesca (come se fosse una novità!) pur di non pronunciarsi nel merito dei veri motivi per i quali c’è stata quella violenza, cioè la lotta contro il genocidio in Palestina.

Gli studenti non hanno fatto un passo indietro, anzi, hanno saputo rilanciare la lotta e approfittare delle crepe che l’attacco repressivo ha aperto all’interno delle istituzioni. A Pisa il Senato Accademico del 14 marzo è stato costretto ad accogliere quattro delle sette mozioni presentate dagli Studenti per la Palestina, a Torino l’Ateneo ha deciso di sospendere la collaborazione con le realtà accademiche israeliane.

Sottoscriviamo, quindi, la dichiarazione del FGC e facciamo appello ai collettivi studenteschi medi e universitari, ai singoli studenti, ai collettivi ambientalisti, a scendere in piazza venerdì 22 marzo, per dare un forte segnale contro la repressione degli studenti, per respingere al mittente la Riforma Valditara e impedire la sua approvazione, per fermare il genocidio in atto in Palestina. In definitiva, per fare della giornata del 22 marzo una giornata di lotta contro il Governo Meloni, un governo che, come scrive FGC, va fermato.

Noi diciamo che, oltre che fermarlo, gli studenti hanno il compito di cacciarlo. Il Governo Meloni – così come nessun altro governo espressione delle Larghe Intese – potrà mai attuare o anche solo venire a compromessi con le rivendicazioni degli studenti. Deve essere mandato a casa e a sostituirlo, questa volta, non devono esserci i paladini dell’antifascismo padronale del PD, ma esponenti di fiducia dei collettivi studenteschi e delle organizzazioni dei lavoratori, che, sostenuti e incalzati dal basso, inizino ad attuare le misure più urgenti per mettere mano alla crisi.

Fonte: Partito dei CARC

Membership of the CARC Party in the mobilization of the Communist Youth Front on 22 March

The CARC Party joins and participates in the national mobilization launched by the Communist Youth Front for Friday 22 March.

In recent months, students have taken on a leading role in the fight in solidarity with the Palestinian people. The student mobilization of last November 17, the struggles conducted by university students from the main Italian universities to obtain the revocation of the universities’ agreements with Israeli institutions, the contribution that middle school and university students gave to the success of the strike and the national demonstration of Milan on 23 and 24 February gave a strong signal, the students are with Palestine.

But there’s more. That of “staying with Palestine” is not just an ideological position. The awareness is gaining ground in the most advanced part of the student movement that there is a profound connection between the fight for solidarity with the Palestinian people and the fight against Minister Valditara and his Reform, against the militarization of schools, against collaboration of the Italian government with the Zionist government of Israel. The best contribution that students can make to the victory of the Palestinian people is to work to weaken here and now, starting from schools and universities, the power of the Zionists and warmongers who govern our country, complicit in the genocide that is taking place in Gaza.

The students who take this path scare the Meloni government, which in fact responds with repression. The beatings of sixteen-year-old students are pouring in and the slimy certificates of solidarity from the Democratic Party are also pouring in. Evidently Schlein, Giani and Nardella do not remember the very democratic beatings that their party gave when it was in government only a short time ago. Instead, they are remembered by the students injured by the police in Turin during the Draghi government, while demonstrating for the death of Lorenzo Parelli during an internship.

Well, the beatings were a misstep for the Meloni Government, because the student movement drew new life from the repression. The attempt by the PD and the centre-left to shift attention to police violence (as if it were new!) was of no avail in order not to comment on the true reasons why that violence occurred, i.e. the fight against the genocide in Palestine.

The students did not take a step back, on the contrary, they were able to relaunch the fight and take advantage of the cracks that the repressive attack opened within the institutions. In Pisa the Academic Senate on March 14 was forced to accept four of the seven motions presented by Students for Palestine, in Turin the University decided to suspend collaboration with Israeli academic institutions.

We therefore subscribe to the FGC’s declaration and appeal to middle and university student collectives, individual students, environmentalist collectives, to take to the streets on Friday 22 March, to give a strong signal against the repression of students, to reject the sender’s Reform Valditara and prevent its approval, to stop the genocide taking place in Palestine. Ultimately, to make March 22nd a day of struggle against the Meloni Government, a government which, as FGC writes, must be stopped.

We say that, in addition to stopping him, the students have the task of chasing him away. The Meloni Government – just like no other government expressing the Broad Understandings – will ever be able to implement or even compromise with the students’ demands. He must be sent home and to replace him, this time, there must not be the champions of the PD’s employers’ anti-fascism, but trusted representatives of the student collectives and workers’ organizations, who, supported and urged from below, begin to implement the most urgent to address the crisis.

Source: Partito dei CARC

Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici!

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa -Marzo 19, 2024

https://www.carc.it/2024/03/19/costruiamo-la-riscossa-delle-donne-lavoratrici/

Pubblichiamo la lettera che una nostra compagna ci ha scritto in cui riporta alcune considerazioni suscitatele dalla partecipazione all’iniziativa Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici organizzata dalla sezione Milano Nord-est del Partito dei CARC, di cui rilanciamo il video.

La lettera è utile non solo perché mostra alcuni esempi di lotte condotte sui luoghi di lavoro dalle compagne che hanno partecipato al dibattito ma anche perché mostra nella pratica in cosa si traduca agire da lavoratrice comunista sul proprio posto di lavoro.

La compagna, infatti, spiega come partire dalle lavoratrici, dalle necessità oggettive e dalle forme di oppressione che in questo sistema vivono sul posto di lavoro, elaborarle insieme a loro e trasformarle in azioni, mobilitazioni e organizzazione, è uno degli aspetti decisivi per avanzare nella lotta per cacciare il governo Meloni e imporre un nuovo governo del paese. Un governo che sia espressione di chi per vivere deve lavorare e che su spinta e incalzo delle lavoratrici e dei lavoratori organizzati trasformi in leggi e decreti quanto deciso da loro. Buona visione e buona lettura.

Il video dell’iniziativa del 10 marzo 2024 svolto al Circolo famigliare di unità proletaria di Milano sulla condizione di lavoro delle lavoratrici nelle aziende.

Care compagne e compagni dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa,

sono una compagna del Partito dei CARC e domenica 10 marzo ho partecipato all’iniziativa Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici, organizzata dalla sezione Milano Nord-est.

L’iniziativa si è svolta a conclusione di una settimana di lotta e mobilitazione per le donne delle messe popolari, che venerdì 8 marzo hanno aderito allo sciopero nazionale promosso da Non Una di Meno e proclamato da alcuni sindacati di base che ne hanno raccolto l’appello. Appello che incalzava le donne lavoratrici a costruire lo sciopero all’interno del proprio posto di lavoro e ad organizzarsi per partecipare in massa alla mobilitazione.

All’iniziativa hanno partecipato diverse donne lavoratrici: Margherita Napoletano, CUB sanità; Tania Giusto, Coordinamento per le RSA Sol Cobas; Emilia Piccolo, ADL Cobas scuola; Elena Bocci, iscritta FILT CGIL logistica e Giovanna Baracchi, Democrazia Atea.

Quando si cerca di mettere insieme sindacati diversi spesso a prevalere è la concorrenza tra questi. Gli interventi che hanno fatto le compagne relatrici invece mi hanno mostrato qualcosa di diverso. Ognuna, per il suo ruolo e per il suo settore di lavoro, ha messo al centro del proprio ragionamento il fatto di essere una donna comunista e cosa questo implichi rispetto al compito che una compagna deve assumere all’interno del proprio posto di lavoro, innanzitutto promuovere organizzazione tra le lavoratrici, a prescindere dalla tessera sindacale di appartenenza.

L’esperienza raccontata da Tania è stata quella dalla quale ho raccolto immediatamente alcuni insegnamenti. La compagna ha parlato infatti di come sia riuscita a organizzare le sue colleghe contro condizioni di lavoro per niente dignitose, sia contro la gestione degli ospiti delle Rsa esclusivamente incentrata sul profitto imposto dai padroni, spalleggiati anche dalla regione Lombardia. Tania ha quindi spiegato che fare rete attorno alle problematiche presenti sul proprio posto di lavoro è il solo modo per migliorare le proprie condizioni e quelle degli ospiti delle strutture.

Dal suo intervento ho compreso meglio l’importanza che ha, per una lavoratrice, fare un’esperienza pratica di organizzazione e lotta collettiva per emanciparsi dal padrone. E ho compreso meglio che partire dai problemi oggettivi e contingenti contro cui ogni lavoratrice si trova a combattere ogni giorno è la principale spinta da cui deve partire chi si pone l’obiettivo di costruire organizzazione delle donne all’interno di un posto di lavoro.

Un esempio di come partire da un problema specifico per sviluppare discussione, informazione e mobilitazione l’ha fornito Elena quando ha raccontato della discriminazione subita dai part time nel settore logistica per quel che riguarda la retribuzione delle ore di straordinario. La compagna ha riportato infatti alcuni dati che mostrano come circa la metà delle donne impiegate in Italia abbia un contratto part time, spesso involontario.

Questa esperienza mi ha fatto molto riflettere sul fatto che spesso anche noi comuniste abbiamo difficoltà nel trovare spunti e questioni attorno alle quali aggregare e organizzare le donne lavoratrici, ma in realtà è parlando con loro, è semplicemente confrontando le buste paga, è studiando collettivamente i nostri diritti che possiamo renderci conto dei 10, 100, 1000 appigli che abbiamo per costruire organizzazione non solo l’8 marzo, ma tutto l’anno.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Let’s build the recovery of working women!

We are publishing the letter that one of our comrades wrote to us in which she reports some considerations raised by her participation in the initiative Let’s build the recovery of working women organized by the Milan North-East section of the CARC Party, of which we are relaunching the video.

The letter is useful not only because it shows some examples of struggles conducted in the workplace by the comrades who participated in the debate but also because it shows in practice what acting like a communist worker in one’s workplace translates into.

The comrade, in fact, explains how starting from the workers, from the objective needs and forms of oppression that in this system live in the workplace, processing them together with them and transforming them into actions, mobilizations and organisation, is one of the decisive aspects for advancing in the fights to oust the Meloni government and impose a new government in the country. A government that is the expression of those who must work to live and which, at the push and urging of organized workers, transforms what they decide into laws and decrees. Happy viewing and happy reading.

Dear comrades of the Staffetta Rossa Press Agency,

I am a comrade of the CARC Party and on Sunday 10 March I participated in the initiative Let’s build the recovery of working women, organized by the Milan North-East section.

The initiative took place at the end of a week of struggle and mobilization for the women of the popular masses, who on Friday 8 March joined the national strike promoted by Non Una di Meno and proclaimed by some grassroots unions who took up the appeal. An appeal that urged working women to build the strike within their own workplace and to organize themselves to participate en masse in the mobilization.

Several working women participated in the initiative: Margherita Napoletano, CUB healthcare; Tania Giusto, Coordination for the Sol Cobas RSA; Emilia Piccolo, ADL Cobas school; Elena Bocci, FILT CGIL logistics member and Giovanna Baracchi, Atean Democracy.

When trying to bring together different unions, competition between them often prevails. The interventions that the fellow speakers made, however, showed me something different. Each one, for her role and for her sector of work, has put at the center of her reasoning the fact of being a communist woman and what this implies with respect to the task that a companion must take on within her own workplace, first and foremost promote organization among female workers, regardless of their union card.

The experience recounted by Tania was the one from which I immediately learned some lessons. In fact, the partner spoke about how she managed to organize her colleagues against working conditions that were not at all dignified, and against the management of the residents of the RSAs exclusively focused on the profit imposed by the bosses, also supported by the Lombardy region. Tania then explained that networking around the problems present in one’s workplace is the only way to improve one’s own conditions and those of the guests of the facilities.

From his speech I better understood the importance of having a practical experience of organization and collective struggle for a worker to emancipate herself from the boss. And I understood better that starting from the objective and contingent problems that every worker finds herself fighting against every day is the main thrust from which those who set themselves the goal of building women’s organization within a workplace must start.

Elena provided an example of how to start from a specific problem to develop discussion, information and mobilization when she spoke about the discrimination suffered by part-time workers in the logistics sector regarding the pay for overtime hours. In fact, the partner reported some data showing how approximately half of the women employed in Italy have a part-time contract, often involuntary.

This experience made me reflect a lot on the fact that often we communists also have difficulty in finding ideas and issues around which to aggregate and organize working women, but in reality it is by talking to them, it is simply by comparing pay slips, it is by collectively studying the our rights that we can realize the 10, 100, 1000 handles we have to build organization not only on March 8, but all year round.

Source: Partito dei CARC

[Domodossola] Solidarietà ai compagni Patrizio e Danilo: la riscossa operaia fa paura ai padroni!

di Federazione Lombardia – Piemonte -Marzo 21, 2024

https://www.carc.it/2024/03/21/domodossola-solidarieta-ai-compagni-patrizio-e-danilo-la-riscossa-operaia-fa-paura-ai-padroni/

Il presidio VCO del P.CARC denuncia pubblicamente l’atto repressivo e intimidatorio da parte delle forze dell’ordine ed esprime solidarietà verso i due compagni che sabato 16 marzo hanno svolto, in orario di apertura, un volantinaggio davanti al Tigotà di Domodossola. Il volantinaggio è stato organizzato in solidarietà alla vertenza sindacale degli operai Tigotà di Broni (PV) del SI Cobas, in lotta per il riconoscimento dei diritti contrattuali e contro la chiusura del deposito, che comporterebbe circa 200 licenziamenti.

Evidentemente tale azione, tutelata dalla Costituzione, ha fatto paura alla dirigenza del negozio… così tanto da tardare l’apertura per più di mezz’ora (con buona pace dei clienti in attesa, giustamente spazientiti!) e addirittura chiamare i Carabinieri a identificare i (pericolosissimi!) compagni.

Malgrado l’atto repressivo i compagni non si sono fatti intimorire nè distrarre e hanno portato avanti il volantinaggio.

Alle legittime proteste dei due compagni le forze dell’ordine hanno risposto che, in fin dei conti “non facevano null’altro che il loro lavoro” e che l’azienda evidentemente li ha chiamati “in base a qualche circolare loro interna”. In un certo senso avevano ragione, facevano il loro lavoro…ovvero reprimere chi dissente e si mobilita contro l’oppressione e lo sfruttamento dei padroni di turno!

In effetti, la filiale Tigotà di Domodossola ha deciso di applicare l’informativa diramata a tutte le filiali del Nord Italia in cui si chiede, al manifestarsi di eventuali azioni sindacali dentro e fuori gli spazi dell’azienda, di far intervenire le forze dell’ordine. I paladini della sicurezza, evidentemente, non avendo altre faccende più importanti da sbrigare, non solo sono intervenuti ma hanno identificato i compagni. Niente di nuovo, è una procedura applicata alla SEVEL di Atessa (CH) con il nostro compagno Lino Parra, identificato e pure denunciato durante un volantinaggio per promuovere la lotta per il rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, a poche settimane dall’assassinio sul lavoro di Luana D’Orazio. E proprio in Verbano-Cusio-Ossola le forze dell’ordine hanno identificato e multato la compagna Gaia Zotta per uno stencil sulla riscossa delle donne che copriva un simbolo fascista a Gravellona Toce, in via Liberazione angolo p.zza Resistenza.

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Causale: Spese legali Lino e Gaia

Alla faccia della “sicurezza” e dell’individuazione dei pericoli per la comunità di cui tanto si sta parlando in questi giorni nel teatrino della politica domese!

Ci domandiamo se le forze dell’ordine siano così lige al loro lavoro o si limitino ad applicare direttive aziendali palesemente anti-sindacali per conto di qualche padroncino, a controllare che sui posti di lavoro le norme sulla sicurezza vengano rispettate, oppure che i cantieri delle cave di marmo, tra cui quelle di Enzo sono il caso più eclatante, siano in regola e rispettino l’ambiente e la salute di chi intorno ci vive.

Questo e altri fatti dimostrano che la classe padronale e le sue istituzioni sono tigri di carta. Il ricorso all’intimidazione e alla repressione è un segno di debolezza dei padroni: mostrano il vero volto antidemocratico della classe dominante e dei suoi governi. Dalle intimidazioni a chi esprime solidarietà a una lotta operaia condotta con un azioni di rottura (come quella in corso dei lavoratori del magazzino Tigotà di Broni come successo a Patrizio e Danilo; ai manganelli contro gli studenti di Pisa, Firenze e Catania che manifestavano la loro solidarietà alla Palestina; fino ai processi contro i sindacalisti del SI Cobas e USB di Piacenza e le perquisizioni nei confronti di tre sindaclisti del SCobas a Verona per la vertenza Maxidì.

Con questo comunicato facciamo appello ai compagni del VCO, ai nostri simpatizzanti, alle forze comuniste e sindacali di far sentire la propria solidarietà ai compagni Patrizio Caretti e Danilo Moro, per appoggiare la lotta dei lavoratori Tigotà anche con volantinaggi e azioni davanti le sedi di questa catena commerciale.

Il Partito dei CARC invita i lavoratori del VCO a mettersi in contatto per denunciare la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro o altre problematiche nella propria azienda e a rilasciare testimonianze anche anonime per le Corrispondenze operaie del mensile Resistenza.

Non un passo indietro: 10, 100, 1000 volantinaggi davanti alle aziende per promuovere l’organizzazione e la solidarietà di classe!

Vi aspettiamo venerdì 22 marzo, h. 16.30 alla proiezione del film “7 minuti” al Circolo Operaio Ferraris di Omegna.

Partito dei CARC VCO – Presidio “Anna Maria Princigalli”

Fb: Partito dei Carc VCO – Tel. 3518637171 – sito: www.carc.it

Fonte: Partito dei CARC

English translate

[Domodossola] Solidarity with comrades Patrizio and Danilo: the workers’ revolt scares the bosses!

The VCO garrison of P.CARC publicly denounces the repressive and intimidating act by the police and expresses solidarity towards the two comrades who on Saturday 16 March carried out a leaflet distribution in front of the Tigotà in Domodossola during opening hours. The leaflet distribution was organized in solidarity with the trade union dispute of the Tigotà workers from Broni (PV) of SI Cobas, fighting for the recognition of contractual rights and against the closure of the warehouse, which would lead to around 200 layoffs.

Evidently this action, protected by the Constitution, frightened the management of the shop… so much so that they delayed the opening for more than half an hour (with all due respect to the customers waiting, who were rightly impatient!) and even called the Carabinieri to identify the (very dangerous!) comrades.

Despite the repressive act, the comrades did not allow themselves to be intimidated or distracted and continued with the leafleting.

To the legitimate protests of the two companions, the police responded that, after all, “they were doing nothing other than their job” and that the company had evidently called them “on the basis of some internal circular”. In a certain sense they were right, they were doing their job… that is, repressing those who dissent and mobilize against the oppression and exploitation of the bosses in question!

In fact, the Tigotà branch of Domodossola has decided to apply the information issued to all the branches in Northern Italy in which it is requested, in the event of any trade union action inside and outside the company premises, to have the forces of the order. The champions of security, evidently, having no other more important matters to attend to, not only intervened but identified their comrades. Nothing new, it is a procedure applied to the SEVEL of Atessa (Chieti) with our comrade Lino Parra, identified and also denounced during a leafleting to promote the fight for compliance with workplace safety regulations, a few weeks after the murder on the work by Luana D’Orazio. And precisely in Verbano-Cusio-Ossola the police identified and fined her comrade Gaia Zotta for a stencil on the women’s struggle which covered a fascist symbol in Gravellona Toce, in Via Liberazione on the corner of Piazza Resistenza.

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IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 or using the form below:

Reason: Lino and Gaia legal expenses

So much for “safety” and the identification of dangers for the community that are being talked about so much these days in the theater of Domese politics!

We wonder if the police are so dutiful in their work or do they limit themselves to applying clearly anti-union company directives on behalf of some boss, to checking that safety regulations are respected in the workplace, or that the construction sites of marble quarries, of which Enzo’s are the most striking case, are in order and respect the environment and the health of those who live around them.

This and other facts demonstrate that the ruling class and its institutions are paper tigers. The use of intimidation and repression is a sign of weakness of the bosses: they show the true anti-democratic face of the ruling class and its governments. From intimidation to those who express solidarity to a workers’ struggle conducted with disruptive actions (such as the ongoing one of the workers of the Tigotà warehouse in Broni as happened to Patrizio and Danilo; to the truncheons against the students of Pisa, Florence and Catania who demonstrated their solidarity with Palestine; up to the trials against the trade unionists of SI Cobas and USB of Piacenza and the searches of three trade unionists of SI Cobas in Verona for the Maxidì dispute.

With this statement we appeal to the comrades of the VCO, to our sympathizers, to the communist and trade union forces to make their solidarity felt with the comrades Patrizio Caretti and Danilo Moro, to support the struggle of the Tigotà workers also with leaflets and actions in front of the headquarters of this commercial chain.

The CARC Party invites VCO workers to get in touch to report the lack of safety in the workplace or other problems in their company and to give testimonies, even anonymously, for the workers’ correspondence of the monthly magazine Resistenza.

Not a step backwards: 10, 100, 1000 leaflets in front of companies to promote organization and class solidarity!

We look forward to seeing you on Friday 22 March, h. 4.30pm at the screening of the film “7 minutes” at the Circolo Operaio Ferraris in Omegna.

CARC VCO Party – “Anna Maria Princigalli” Presidium

Fb: Carc VCO Party – Tel. 3518637171 – website: www.carc.it

Source: Partito dei CARC

[Firenze] Un esempio di cosa vuol dire fare una campagna elettorale di rottura contro la censura e la manipolazione mediatica

https://www.carc.it/2024/03/19/firenze-un-esempio-di-cosa-vuol-dire-fare-una-campagna-elettorale-di-rottura-contro-la-censura-e-la-manipolazione-mediatica/

di Federazione Toscana – Marzo 19, 2024

Come Federazione Toscana del Partito dei CARC esprimiamo piena solidarietà alla lista Firenze Rinasce per il grave atto intimidatorio portato dalle forze dell’ordine sfruttando la provocazione orchestrata da un giornalista di Fanpage durante la proiezione del film Il Testimone che si è svolta al Circolo La Pietra il 13 marzo scorso.

Durante l’introduzione alla serata (come denunciato nell’articolo di Firenze Today riportato in calce) il giornalista, tale Riccardo Amati (uno dei tanti fautori della propaganda russofoba come si evince dagli articoli a sua firma che si trovano online) si è lanciato in provocatorie e strumentali invettive contro i “filo putiniani” e la propaganda di guerra con tanto di telecamera accesa…Per documentare la presunta aggressione? E allora perché non ha reso pubblico il filmato? Forse perché l’aggressione non c’è stata?

Dopo essere stato allontanato dalla sala, il giornalista è andato dalle forze dell’ordine che erano presenti all’esterno del circolo per chiedere di arrestare gli “aggressori”. Intanto, c’è da chiedersi cosa ci facevano ben tre pattuglie della polizia fuori da un circolo in cui si stava tenendo la proiezione di un film, tra l’altro la stessa sera in cui è stato accoltellato un ragazzo di diciannove anni nei pressi della Stazione di Santa Maria Novella. Forse i 200 agenti rivendicati da Nardella servono proprio a questo: a controllare, reprimere e sanzionare le voci che dissentono con la propaganda guerrafondaia. La polizia ha risposto “prontamente” chiedendo la lista dei presenti ma non gli è stata fornita.

Ebbene, la prima considerazione è che ci sembra di essere davanti a un’operazione proprio orchestrata a tavolino (e che fa il paio con quella messa in scena da una sionista nella piazza dell’8 marzo promossa da Non Una Di Meno e su cui abbiamo già scritto), probabile che la Questura avesse bisogno di un pretesto per avere i nominativi dei partecipanti e il giornalista di Fanpage gliel’ha dato provando a buttarla in rissa, tra l’altro con estrema scorrettezza poiché Amati era stato invitato proprio dagli organizzatori con lo spirito di un confronto costruttivo. Alla faccia della deontologia del mestiere del giornalista, quella che dovrebbe presupporre onestà intellettuale di investigare, di conoscere e di raccontare la realtà per com’è e non per come fa comodo ai guerrafondai amici della NATO (che, intanto, nella città di Firenze stanno tramando per imporre un comando nel bel mezzo di un quartiere popolare). Comunque, la risposta degli organizzatori è stata esemplare perchè non solo non hanno ceduto alle provocazioni ma hanno anche respinto i tentativi intimidatori rifiutandosi di fornire la lista. Questo è un buon esempio di resistenza alla repressione.

Provocazioni orchestrate ad arte, propaganda di guerra e attacchi repressivi sono sintomo del tentativo della classe dominante di contenere la crescente risposta popolare alla linea criminale che attua quotidianamente. Nel caso di specie, c’è poi l’evidente tentativo di silenziare una proposta elettorale, come quella di Firenze Rinasce che si è assunta la responsabilità di dare battaglia al clima di crescente censura in città, di cui il PD è artefice.

La realizzazione della proiezione del film Il Testimone è un risultato importante della lista e dei suoi sostenitori ed è un piccolo ma significativo esempio di cosa significa fare una campagna elettorale di rottura: non farsi legare le mani e i piedi dai diktat delle autorità, sfidare le misure liberticide e arbitrarie per realizzare gli interessi delle masse popolari, in questo caso tutelare diritti costituzionalmente sanciti come la libertà di espressione e l’agibilità politica e culturale per alzare una voce alternativa alla propaganda di guerra propinata dai media di regime a reti unificate.

Firenze Rinasce si è assunta questa responsabilità, nonostante la repressione che Sindaco e Questore hanno provato a scagliargli contro negli ultimi mesi (a partire dal primo tentativo di proiezione del film).

La lotta contro la censura mediatica e la repressione sono una parte estremamente importante della lotta di classe e la solidarietà è un’arma per vincerla, quindi invitiamo le altre forze politiche, le organizzazioni operaie e popolari, i collettivi studenteschi e i sindacati conflittuali e alternativi a quelli di regime a portare la propria a Firenze Rinasce e ai partecipanti alla proiezione che hanno deciso di non piegarsi a questo grave e odioso sopruso.

Federazione Toscana del Partito dei CARC

Il “tentativo di schedatura” alla proiezione del film russo ‘Il Testimone’ (il lungometraggio sull’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Putin) proiettato mercoledì sera al circolo La Pietra in via di Montughi, con i posti in sala esauriti. A denunciarlo la lista civica Firenze Rinasce, con il candidato sindaco per Palazzo Vecchio Alessandro De Giuli che chiama in causa proprio l’attuale amministrazione e parla di: “clima di intolleranza scatenato dalla furia censoria della giunta Nardella. Per cui, mentre nelle stesse ore un diciannovenne veniva accoltellato a morte in largo Alinari, il questore ha ritenuto di dovere inviare e piazzare in bella vista tre vetture delle forze dell’ordine davanti all’entrata del circolo”. Ma soprattutto, aggiunge, “ancora più grave il fatto che un agente abbia richiesto ad un addetto del circolo l’elenco dei prenotati e dei presenti”, foglio che spiega, “non è stato comunque consegnato”. “Il comportamento degli agenti si è dimostrato impeccabile e professionale ma la scelta securitaria della questura poteva meglio essere indirizzata in altri luoghi della città sicuramente maggiormente a rischio. Di quale sicurezza si parla da Firenze? Quella del Palazzo che non vuole critiche e mette in pratica censure, o intimidazioni? O quella dei cittadini che chiedono di poter vivere in una città tranquilla e che ancora una volta domani saranno in piazza per far sentire la propria voce? Nei prossimi giorni illustreremo al prefetto di Firenze le difficoltà che il clima cittadino obiettivamente comporta per la campagna elettorale che di certo non può svolgersi serenamente se predomina la censure politica e il controllo poliziesco”. Secondo quanto però appreso dalla questura e riportato dall’agenzia Ansa, l’agente è intervenuto richiedendo l’elenco dei presenti dopo che un giornalista, presente tra il pubblico, è stato allontanato dalla sala, sembra anche con spintoni, secondo quanto raccontato dallo stesso cronista. E sulla pagina Facebook di Firenze Rinasce è ancora De Giuli a dare la propria versione con un video: “Una cosa che ci è spiaciuta è che il giornalista di Fanpage Riccardo Amati, che conoscevamo e avevamo invitato a partecipare e dibattere con noi, si è presentato e ha iniziato, in maniera molto scorretta, a contestare ciò che stava dicendo l’altro nostro ospite il giornalista italiano in Donbass Vincenzo Lorusso. La contestazione di Amati è stata del tutto sgradevole. Però è il segno dei tempi – conclude – non si vuole che di questa guerra se ne parli in contraddittorio”. La pellicola è stata proiettata dopo il tentativo andato a vuoto un mese e mezzo fa al Teatro dell’Affratellamento con retromarcia e corollario di polemiche e nei giorni scorsi è stato annunciato anche un bis, questa volta alla libreria Salvemini.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

[Florence] An example of what it means to run a breakthrough electoral campaign against censorship and media manipulation

As the Tuscan Federation of the CARC Party we express full solidarity with the Firenze Rinasce list for the serious intimidating act carried out by the police exploiting the provocation orchestrated by a Fanpage journalist during the screening of the film Il Testimone which took place at the Circolo La Pietra on Last March 13th.

During the introduction to the evening (as reported in the Firenze Today article reported below) the journalist, a certain Riccardo Amati (one of the many supporters of Russophobic propaganda as can be seen from the articles signed by him which are found online) launched into provocative and instrumental invectives against the “pro-Putinian” and war propaganda complete with a camera on…To document the alleged aggression? So why didn’t he make the footage public? Maybe because the attack didn’t happen?

After being removed from the room, the journalist went to the police who were present outside the club to ask them to arrest the “attackers”. Meanwhile, one wonders what three police patrols were doing outside a club where a film was being shown, among other things on the same evening in which a nineteen-year-old boy was stabbed near the Santa Maria Novella station. Perhaps the 200 agents claimed by Nardella serve precisely this: to control, repress and sanction voices that disagree with the warmongering propaganda. The police responded “promptly” asking for the list of those present but it was not provided.

Well, the first consideration is that we seem to be faced with an operation precisely orchestrated on the table (and which goes hand in hand with the one staged by a Zionist in the square of 8 March promoted by Non Una Di Meno and on which we have already written), it is probable that the Police Headquarters needed a pretext to have the names of the participants and the Fanpage journalist gave it to them by trying to throw her into a fight, among other things with extreme incorrectness since Amati had been invited by the organizers with the spirit of constructive discussion. In spite of the ethics of the journalist’s profession, which should presuppose the intellectual honesty of investigating, knowing and reporting reality as it is and not as it suits the warmongering friends of NATO (who, meanwhile, in the city of Florence are plotting to impose a command in the middle of a working-class neighborhood). However, the response of the organizers was exemplary because not only did they not give in to the provocations but they also rejected the intimidating attempts by refusing to provide the list. This is a good example of resistance to repression.

Artfully orchestrated provocations, war propaganda and repressive attacks are a symptom of the ruling class’s attempt to contain the growing popular response to the criminal line it implements on a daily basis. In the present case, there is then the evident attempt to silence an electoral proposal, such as that of Firenze Rinasce which has taken on the responsibility of combating the climate of growing censorship in the city, of which the PD is the creator.

The holding of the screening of the film The Witness is an important result of the list and its supporters and is a small but significant example of what it means to carry out a breaking electoral campaign: not having your hands and feet tied by the diktats of the authorities, challenging the measures liberticidal and arbitrary to achieve the interests of the popular masses, in this case protecting constitutionally sanctioned rights such as freedom of expression and political and cultural viability to raise an alternative voice to the war propaganda spread by the regime media to unified networks.

Firenze Rinasce has taken on this responsibility, despite the repression that the Mayor and Police Commissioner have tried to hurl against it in recent months (starting from the first attempt to screen the film).

The fight against media censorship and repression is an extremely important part of the class struggle and solidarity is a weapon to win it, therefore we invite other political forces, workers’ and popular organisations, student collectives and conflictual and alternative trade unions to those of the regime to bring theirs to Florence Rinasce and to the participants in the screening who decided not to submit to this serious and hateful abuse.

Tuscan Federation of the CARC Party

The “filing attempt” at the screening of the Russian film ‘Il Testimone’ (the feature film on the invasion of Ukraine by Putin’s forces) screened on Wednesday evening at the La Pietra club in via di Montughi, with seats in the theater sold out. This was denounced by the Firenze Rinasce civic list, with the mayoral candidate for Palazzo Vecchio Alessandro De Giuli calling into question the current administration and speaking of: “climate of intolerance unleashed by the censorious fury of the Nardella council. Therefore, while in the same hours a nineteen-year-old was stabbed to death in Largo Alinari, the police commissioner felt he had to send and place three police vehicles in plain sight in front of the entrance to the club”. But above all, he adds, “even more serious is the fact that an agent asked a club employee for the list of those booked and those present”, a sheet which he explains, “was not delivered in any case”. “The behavior of the officers proved to be impeccable and professional but the security choice of the police station could have better been directed to other places in the city that were certainly more at risk. What security are we talking about from Florence? The one from the Palace that doesn’t want criticism and puts into practice censorship or intimidation? Or that of the citizens who ask to be able to live in a quiet city and who will once again be in the streets tomorrow to make their voices heard? In the next few days we will illustrate to the prefect of Florence the difficulties that the city climate objectively entails for the electoral campaign which certainly cannot take place peacefully if political censorship and police control predominates”. However, according to what was learned by the police headquarters and reported by the Ansa agency, the agent intervened requesting the list of those present after a journalist, present in the audience, was removed from the room, apparently even with pushes, according to what he said reporter. And on the Firenze Rinasce Facebook page, De Giuli once again gives his version with a video: “One thing that displeased us is that the Fanpage journalist Riccardo Amati, who we knew and had invited to participate and debate with us, decided to presented and began, in a very incorrect manner, to dispute what our other guest, the Italian journalist in Donbass Vincenzo Lorusso, was saying. Amati’s protest was completely unpleasant. But it’s a sign of the times – he concludes – we don’t want this war to be discussed in an adversarial manner”. The film was screened after the unsuccessful attempt a month and a half ago at the Teatro dell’Afffratellamento with a reverse and a corollary of controversy and in recent days an encore was also announced, this time at the Salvemini bookshop.

Source: Partito dei CARC

Solidarietà ad Antudo: giù le mani da chi lotta contro la guerra!

Rispondiamo compatti alla repressione per rispedirla al mittente

https://www.carc.it/2024/03/21/palermo-solidarieta-ad-antudo-giu-le-mani-da-chi-lotta-contro-la-guerra/

di Agenzia Stampa – Marzo 21, 2024

Mentre in Palestina è in corso un genocidio, in Italia viene arrestato chi si oppone alla militarizzazione dei territori.

Siamo solidali e complici con i militanti di Antudo che il 21 marzo sono stati colpiti da misure cautelari e arresti in seguito al sanzionamento dei guerrafondai della Leonardo SPA. Dopo le perquisizioni dello scorso luglio, la DIGOS di Palermo e la DIA hanno messo a punto un disegno repressivo che sfocia in accuse deliranti di istigazione a delinquere e atto terroristico. Visto che i compagni in questione non sono in prima linea nella produzione delle armi che vengono usate nel genocidio del popolo palestinese, le accuse hanno il destinatario sbagliato. Ma è inutile cercare la logica in questo processo: le azioni contestate sono solo il pretesto per attuare un’ulteriore mossa nel solco di quell’attacco che il governo Meloni muove contro quanti, oggi, si mobilitano e si organizzano per far valere gli interessi delle masse popolari autonomamente dalle autorità della classe dominante, mafia e padroni, i loro servi e le loro polizie che, invece, le vorrebbero docili e obbedienti.

Per queste ragioni, portiamo la nostra solidarietà di classe a chi si è mobilitato e si mobilita contro i guerrafondai che, approfittando della sottomissione del governo Meloni agli imperialisti USA/NATO, UE e sionisti, rendono il nostro paese complice e connivente delle loro scorribande in giro per il mondo.
Per queste ragioni, bisogna fare della lotta contro la repressione una questione politica, cioè una questione che alimenti mobilitazione, indignazione, organizzazione delle masse popolari: in definitiva, che diventi un problema di ordine pubblico per ritorcere la repressione contro i mittenti! Questo significa che bisogna portare in tutte le piazze, in tutte le iniziative in programma nelle prossime settimane – indipendentemente dai promotori – la solidarietà ad Antudo. Perciò facciamo appello a tutte le forze sociali e politiche della città a formare un ampio fronte di solidarietà per i compagni e le compagne colpite quest’oggi. Ben vengano presidi, assemblee e iniziative al fine di imporre la scarcerazione immediata e il ritiro di altre misure cautelari; inoltre già le prossime manifestazioni cittadine, come quella del 30 marzo in solidarietà al popolo palestinese, sono momenti importanti di cui approfittare per portare un messaggio di solidarietà popolare per Luigi e gli/le altri/e militanti che sono sotto attacco dal governo Meloni.

Libertà immediata per Luigi e gli/le altri/e militanti
Solidarietà incondizionata ad Antudo

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Solidarity with Antudo: hands off those who fight against the war!

We respond unitedly to the repression to send it back to the sender

While a genocide is underway in Palestine, in Italy those who oppose the militarization of the territories are arrested.

We stand in solidarity and complicity with the Antudo militants who on March 21st were hit by precautionary measures and arrests following the sanctioning of the warmongers of Leonardo SPA. After the searches last July, the DIGOS of Palermo and the DIA have developed a repressive plan that results in delusional accusations of incitement to crime and terrorist act. Since the comrades in question are not at the forefront of producing the weapons that are used in the genocide of the Palestinian people, the accusations are aimed at the wrong audience. But it is useless to look for logic in this process: the contested actions are only the pretext to implement a further move in the wake of that attack that the Meloni government makes against those who, today, are mobilizing and organizing themselves to assert the interests of popular masses independently from the authorities of the ruling class, mafia and masters, their servants and their police who, instead, would like them docile and obedient.

For these reasons, we bring our class solidarity to those who have mobilized and are mobilizing against the warmongers who, taking advantage of the submission of the Meloni government to the US/NATO, EU and Zionist imperialists, make our country complicit and conniving in their raids in around the world.
For these reasons, we need to make the fight against repression a political issue, that is, an issue that fuels mobilization, indignation, organization of the popular masses: ultimately, that it becomes a problem of public order to turn the repression against the senders! This means that we need to bring solidarity with Antudo to all the streets, to all the initiatives planned in the coming weeks – regardless of the promoters. We therefore appeal to all the social and political forces of the city to form a broad front of solidarity for the comrades affected today. Provisions, assemblies and initiatives aimed at imposing immediate release and the withdrawal of other precautionary measures are welcome; Furthermore, the upcoming city demonstrations, such as the one on March 30th in solidarity with the Palestinian people, are already important moments to take advantage of to bring a message of popular solidarity for Luigi and the other militants who are under attack by the Meloni government.

Immediate freedom for Luigi and the other militants
Unconditional solidarity with Antudo

Source: Partito dei CARC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

LE FAKE NEWS DEL GOVERNO MELONI DETTE ATTRAVERSO L’ISTITUTO DI STATISTICA (ISTAT): DISOCCUPAZIONE IN ITALIA AL 7,5% NON E’ ASSOLUTAMENTE VERO!

Vasto (CH), lì 9 Gennaio 2024 ore 21.04

Buonasera a tutti e a tutte, in questo articolo voglio commentare assieme a voi un tema molto caldo e a me da sempre molto caro, quello della disoccupazione, dato che ad Avezzano e qui a Vasto in Abruzzo, ci sono dentro con tutte le scarpe da più di 8 anni. L’Istituto di Statistica (ISTAT) di via Cesare Balbo 16 a Roma, popolato da mafiosi fancazzisti parcheggiati dentro dal Governo di Giorgia Meloni, da quelle menti perverse che hanno, hanno partorito il solito topolino della disinformazione, che non chiamo fake news per non dare soddisfazione agli americani ed alla loro globalizzazione che ha finito per contagiare pure la terminologia usata dalla maggior parte degli italiani stronzi che vanno loro appresso. Secondo questi criminali disinformatori seriali pluriennali, la disoccupazione è al 7,5%:

https://www.corriere.it/economia/lavoro/24_gennaio_09/istat-tasso-disoccupazione-75percento-novembre-record-gli-occupati-1c0fca24-aed3-11ee-a0bf-e207f02bcbec.shtml

cioè secondo questi fenomeni da circo equestre che al posto dei neuroni hanno due scimmie che giocano a ping-pong, 7,5 persone ogni 100 in età da lavoro sono senza un lavoro, tutto questo è falso, non è assolutamente vero, ed è bene ogni tanto fare un pò di sana controinformazione: secondo me, la disoccupazione reale attuale nel nostro Paese si attesta a livello nazionale intorno al 45%, con punte del 60% nelle regioni del Mezzogiorno, vale a dire Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e ci metto anche la Sardegna! Prima di tutto il concetto di “lavoro” che ha il Governo e l’ISTAT è folle e deviato, significa che per loro il lavoro è dato dai contratti a progetto e a tempo determinato di 3-6 mesi, mentre il vero concetto di lavoro passa necessariamente attraverso il contratto a tempo indeterminato, solo in questo modo si permetterebbe a tutti i giovani under 30 e agli over 35 come me vicini ai 40 anni di rimanere nel nostro Paese accanto alle loro famiglie e di non alimentare continuamente il fenomeno piaga sempre più preoccupante e crescente dell’emigrazione giovanile è il lavoro a tempo indeterminato e per fare questo, il Governo e lo Stato Italiano hanno l’onere ed il dovere etico e morale di creare nuovi posti di lavoro, non avviare tutti i giovani in età da lavoro attraverso progetti di microimprenditoria giovanile mediante misure governative improbabili come “Io Resto al Sud” per restare a vivere a lavorare nel Mezzogiorno dove il lavoro non c’è mai stato e mai ci sarà, perché nessuno da Roma ha interesse a creare nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato per permettere ai giovani di restare in Italia, di avere una compagna, di fare dei figli e di avere una famiglia propria, non di rimanere sempre sotto la potestà di mamma e papà, come ad esempio ho dovuto fare io per necessità non certo per scelta, perchè se decidessi di abbandonare di punto in bianco quelle due certezze che ora ho, la casa e la famiglia di origine per andare a lavorare fuori regione o all’estero, sarei immediatamente sommerso dalle ingenti spese vive da sostenere da solo, come il vitto, l’affitto per l’alloggio e le bollette sempre più care: il carovita non è un fenomeno che sta colpendo un Paese come l’Italia, ma anche tutti gli altri paesi dell’Eurozona e, tra questi, l’Italia è senza ombra di dubbio alcuno che è tra quelli che ha il debito pubblico più alto di tutti gli altri ed ha gli stipendi tra i più bassi di tutta Europa, 1200€ al mese, ben al di sotto della media europea (1600-2200€ al mese), considerando la paga di un lavoro full-time di 8 ore al giorno, non considerando che c’è gente che lavora per molte più ore ed in quel caso non posso fare loro che i miei migliori auguri di cambiare lavoro, perché in quel caso non si tratta di tale ma di un supplizio, si vive per lavorare, mentre invece un lavoro serio e ben retribuito, sfruttando anche la settimana corta di 28-32 ore settimanali, come stanno adottando da alcuni anni in Finlandia, dovrebbe permettere a tutti di lavorare per vivere, il che è ben diverso come concetto! Non capisco ancora per quale motivo qui in Italia i giovani non raccomandati, che non si vendono alla politica cientelare di merda di turno, creata da un sistema in cui non tutti si vogliono riconoscere, non ne vogliono fare parte e che non lavorano sfruttando le leggi speciali sulla disabilità civile o sui mutilati o orfani di guerra, come la Legge 68/99 articolo 1 o articolo 18, sono sempre costretti a vivere in un assillante dubbio amletico, ovvero il dover essere messi costantemente di fronte ad un bivio: scelgo di lavorare all’estero, sacrificando di vivere la mia famiglia, oppure vivo la mia famiglia e sacrifico ogni opportunità di lavoro in Italia e all’estero? Questo è il dilemma amletico che mi pongo io e come me, centinaia di migliaia di altri giovani italiani, che sanno di non poter conservare la famiglia ed il lavoro insieme nel proprio Paese in cui si risiede, mentre chi è raccomandato dlla politica che conta, allora possono permettersi di mantenere immacolati entrambi gli aspetti! Quei pochi che ancora credono nella politica che può dare loro dei vantaggi vanno a votare alle elezioni nazionali ogni cinque anni e chi vedono ogni volta apparire in tv davanti a loro? Sempre le stesse facce di bronzo politici del cazzo! Loro sono sempre pronti lì, ad aspettarci tutti come i falchi, in attesa di rivolgersi a loro per avere uno straccio di lavoro precario che consenta il fatto di dover sempre tornare da loro ogni volta che scade il contratto a termine, così ogni volta si è indotti a votarli e a vederli sempre tra i piedi ad ogni tornata elettorale, per cui ditemi voi se questa è vita in questo fottuto Paese! Con tutta questa gentaglia massonica che ormai gira in Italia nei posti di comando, che contano, allora io dico che fanno bene centinaia di migliaia di giovani ogni anno ad esercitare la disobbedienza civile, o a non lavorare per niente come ho dovuto fare io al momento per necessità, non certo per scelta, perché non ci sono più le condizioni ideali per lavorare in presenza a contatto con altra gente negazionista del COVID19 che non si degna neanche di usare le mascherine almeno nei luoghi al chiuso, nel rispetto della salute propria e quella degli altri, o a pisciare loro in faccia ed andarsene all’estero, in questo modo però i giovani alimentano il Prodotto Interno Lordo (PIL) di un’altra nazione, ma la soddisfazione di non vedere sempre intorno a sè i soliti politici italiani di merda da salotto, immagino sia massima e dipinta sui loro volti e rideranno di questa gentaglia, ogni volta che ci pensano! So bene che in Italia i politici ed i massoni dietro di loro ci hanno preso tutti per deficienti, ma non fino a questo ignobile punto, io le loro fregnacce non me le sorbetto, perché penso di essere decisamente più intelligente di loro, con il titolo di laurea che ho e che loro non potrebbero vantare nemmeno con cinque vite disponibili!

Questo mio discorso va preso alla lettera per quello che sto vivendo da più di 8 anni qui in Abruzzo, un discorso che sicuramente sarà destinato a spaccare ulteriormente l’opinione pubblica italiana, come fanno i miei compagni di lotte attivisti ed attiviste del movimento ambientalista di Ultima Generazione, ogni volta che si parla di lavoro e di riforma del mercato del lavoro, ma senza avere la volontà di riformare il sistema di welfare a monte per consentire a tutti i giovani e meno giovani in età da lavoro, di lavorare con contratto a tempo indeterminato in questo assurdo Paese e continuando a professare le cazzate dette da un Governo italiano di scellerati, manigoldi, criminali e drogati e dall’ISTAT, la mia intera generazione continuerà ad essere perduta e condannata ad un ignobile destino che non corrisponde alla loro grandezza.

English translate

THE FAKE NEWS FROM MELONI’S GOVERNMENT TOLD THROUGH THE STATISTICS INSTITUTE (ISTAT): UNEMPLOYMENT IN ITALY AT 7.5% IT’S ABSOLUTELY NOT TRUE!

Good evening to everyone, in this article I want to comment with you on a very hot topic that has always been very dear to me, that of unemployment, given that in Avezzano and here in Vasto in Abruzzo, I have been in it with all my shoes for more than 8 years. The Institute of Statistics (ISTAT) in via Cesare Balbo 16 in Rome, populated by Mafia fanatics parked inside by Giorgia Meloni's Government, from those perverse minds that have, have given birth to the usual little mouse of disinformation, which I don't call fake news so as not to give satisfaction to the Americans and their globalization which has ended up infecting even the terminology used by most of the asshole Italians who follow them. According to these multi-year serial criminal disinformers, unemployment is at 7.5%: that is, according to these equestrian circus phenomena which instead of neurons have two monkeys playing ping-pong, 7.5 people out of every 100 of working age are without a job, all this is false, it is absolutely not true, and it is good every now and then do a bit of healthy counter-information: in my opinion, the current real unemployment in our country stands at around 45% at a national level, with peaks of 60% in the regions of Southern Italy, namely Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicily and I'll also throw in Sardinia! First of all, the concept of "work" that the Government and ISTAT have is crazy and deviant, it means that for them work is given by project and fixed-term contracts of 3-6 months, while the true concept of work passes necessarily through the permanent contract, in this way it would be possible for all young people under 30 and over 35s like me who are close to 40 to remain in our country alongside their families and not continually fuel the increasingly worrying and permanent employment is the growing trend in youth emigration and to do this, the Italian Government and State have the burden and the ethical and moral duty to create new jobs, not to start all young people of working age through projects of youth micro-entrepreneurship through unlikely government measures such as "Io Resto al Sud" to stay and live and work in the South where work has never been and never will be, because no one from Rome has an interest in creating new temporary jobs indefinite to allow young people to stay in Italy, to have a partner, to have children and to have a family of their own, not to always remain under the power of mum and dad as for example I had to do out of necessity and certainly not by choice, because if I suddenly decided to abandon those two certainties that I now have, the house and the family of origin, to go and work outside the region or abroad, I would immediately be overwhelmed by the huge living expenses I would have to bear alone, such as food, rent for accommodation and increasingly expensive bills: the high cost of living is not a phenomenon that is affecting a country like Italy, but also all the other countries in the Eurozone and, among these, Italy is without a shadow of a doubt one of those with the highest public debt than all the others and has among the lowest salaries in all of Europe, €1200 per month, well below the European average (€1600-2200 per month), considering the pay of a full-time job of 8 hours a day, not considering that there are people who work much longer hours and in that case I can only wish them the best in changing jobs, because in that case it is not a job but a torture, you live to work, while instead a serious and well-paid job, also taking advantage of the short week of 28-32 hours per week, as they have been adopting for some years in Finland, should allow everyone to work for a living, which is a very different concept! I still don't understand why here in Italy young people who are not recommended, who don't sell themselves to the shitty city politics of the moment, created by a system in which not everyone wants to recognize themselves, doesn't want to be part of it and who don't work by exploiting the laws special on civil disabilities or on disabled or war orphans, such as Law 68/99 article 1 or article 18, are always forced to live in a nagging Hamlet-like doubt, that is, having to constantly be faced with a crossroads: I choose to work abroad, sacrificing living with my family, or do I live with my family and sacrifice every job opportunity in Italy and abroad? This is the Hamlet dilemma that I am asking myself and, like me, hundreds of thousands of other young Italians, who know that they cannot keep their family and their job together in their own country where they live, while those who are recommended by the politics that count, then they can afford to keep both aspects spotless! Those few who still believe in politics that can give them advantages go to vote in national elections every five years and who do they see appearing on TV in front of them every time? Always the same fucking political bronze faces! They are always ready there, waiting for us all like hawks, waiting to turn to them for a scrap of precarious work that allows us to always have to return to them every time the fixed-term contract expires, so every time we are induced to vote for them and always see them underfoot at every electoral round, so tell me if this is life in this fucking country! With all this Masonic scum now roaming around in Italy in the positions of command, which matter, then I say that hundreds of thousands of young people every year are right to practice civil disobedience, or not to work at all as I had to do at the moment to necessity, certainly not by choice, because there are no longer the ideal conditions for working in contact with other COVID-19 deniers who don't even deign to use masks at least indoors, respecting their own health and that of others. others, or to piss in their faces and go abroad, in this way, however, young people fuel the Gross Domestic Product (GDP) of another nation, but the satisfaction of not always seeing the usual shitty Italian politicians around them living room, I imagine it is maxim and painted on their faces and they will laugh at this rabble, every time they think about it! I know well that in Italy the politicians and the Freemasons behind them have taken us all for idiots, but not to this ignoble point, I don't put up with their bullshit, because I think I'm decidedly more intelligent than them, with the title degree that I have and that they couldn't boast even with five lives available!

This speech of mine must be taken literally for what I have been experiencing for more than 8 years here in Abruzzo, a speech that will certainly be destined to further split Italian public opinion, as my fellow activists of the environmentalist movement of Last Generation, every time we talk about work and labor market reform, but without having the will to reform the welfare system upstream to allow all young and old in age of work, to work on a fixed-term contract indeterminate in this absurd country and continuing to profess the bullshit said by an Italian government of scoundrels, scoundrels, criminals and drug addicts and by ISTAT, my entire generation will continue to be lost and condemned to an ignoble fate that doesn't correspond to their greatness.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

L’ISTAT FOTOGRAFA UN’ITALIA SEMPRE PIU’ VECCHIA ED IMPOVERITA

https://www.lindipendente.online/2023/07/10/listat-fotografa-unitalia-sempre-piu-vecchia-e-impoverita/

L’Italia non è un Paese per giovani e donne, soprattutto se meridionali. Non il titolo di un film ma lo scenario desolante che ha immortalato l’ISTAT nel “Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese”. Un Paese che invecchia sempre di più, vede emigrare i propri giovani e non tutela quelli che restano. Quasi la metà dei 18-34enni (10 milioni e 273 mila persone) mostra almeno un “segnale di deprivazione” in uno dei domini chiave del benessere: istruzione e lavoro, coesione sociale, salute, benessere soggettivo e territorio. In Italia 1,7 milioni di giovani non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione: si tratta di circa un under 30 su cinque. In questa triste classifica le ragazze staccano i ragazzi di quasi 3 punti percentuali (20,5% e 17,7%). Anche quando riescono a trovare lavoro, i giovani devono fare i conti con precarietà e stipendi da fame.

Tra il 2004 e il 2022, il tasso di occupazione per i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni si è ridotto di 8,6 punti percentuali, mentre per i 50-64 enni è aumentato del 19,2%. Il divario occupazionale tra due generazioni agli antipodi, una avviatasi verso la pensione e l’altra agli inizi della carriera lavorativa, è oggi ampissimo. Nel caso degli under 35, il tasso di occupazione si ferma al 43,7%, mentre nella fascia 50-64 anni la percentuale sale al 61,5%. Una differenza del 17,8%, figlia di politiche e di una cultura restie alla valorizzazione dei giovani. Sul coinvolgimento attivo delle nuove generazioni ha più volte scritto lo psicanalista Umberto Galimberti: «Noi i giovani non li usiamo… gli facciamo fare le fotocopie, i lavori a Cococo, i lavori a progetto, i lavori in affitto… ma il massimo della potenza creativa, il momento intuitivo, è in quell’età lì».

Non è un caso che i segnali di deprivazione si manifestino in modo più intenso nella fascia di età 25-34 anni. Un periodo che apre a passaggi impegnativi, come l’ingresso nel mondo del lavoro, l’uscita dalla famiglia e l’inizio di una vita autonoma. Percorsi non sempre possibili a causa della precarietà del mondo del lavoro. Come evidenziato dall’ISTAT, la situazione non è delle migliori nemmeno in caso di occupazione: la retribuzione media annua lorda per dipendente è di quasi 27 mila euro, inferiore del 12% alla media europea. Tuttavia, un giovane guadagna di solito la metà di un collega adulto: come evidenziato da uno studio del Consiglio nazionale dei giovani e di EURES, il 43% degli under 35 percepisce una retribuzione netta mensile inferiore a 1000 euro.

Tra il 2000 e il 2021, tutte le regioni italiane hanno perso posizioni nella classifica europea del PIL pro capite PPA (a parità di potere d’acquisto). Si tratta di un fallimento anomalo delle politiche di coesione messe in campo da Bruxelles. I 21 anni analizzati hanno infatti visto una generale convergenza tra le economie e i tenori di vita dei diversi territori dell’UE. Fanno eccezione la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l’Italia, con particolare riguardo per il Mezzogiorno. Alle regioni meno sviluppate (Basilicata, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) sono andati nello scorso bilancio UE (2014-2020) il 69% delle risorse stanziate per le politiche di coesione. Nonostante ciò, le regioni hanno continuato la loro regressione: la Calabria è passata dal 182esimo al 214esimo posto, la Sicilia dal 173esima al 208esimo, la Campania dal 165esimo al 201esimo. Una situazione favorita dalla mancanza di politiche incisive e di una gestione virtuosa da parte dello Stato e degli enti minori italiani.

[di Salvatore Toscano]

Fonte: L’Indipendente Online

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

NEL 2022 TOCCATO IL MINIMO DELLE NASCITE IN ITALIA, SOTTO I 400 MILA

07 aprile 2023 | 11.55 Redazione Adnkronos

I dati Istat indicano il numero più basso dall’Unità d’Italia

https://www.adnkronos.com/istat-nel-2022-toccato-il-minimo-delle-nascite-sotto-le-400mila_7vGkv1KoT6PiBnZ6P4BUxl

Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti.E’ quanto emerge dal report dell’Istat sugli ‘Indicatori demografici 2022’. sottolineando che questa diminuzione è dovuta solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà, tra le cause pesano molto tanto il calo dimensionale quanto il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni).

Se nel corso del 2022 si fosse procreato con la stessa intensità e lo stesso calendario del 2019, il calo dei nati sarebbe stato pari a circa 22mila unità, totalmente attribuibile, pertanto, alla riduzione e all’invecchiamento della popolazione femminile in età feconda. La restante diminuzione, di circa 5mila nascite, risulterebbe invece causata dalla reale diminuzione dei livelli riproduttivi.

Fonte: Adnkronos

L’agghiacciante profezia di Elon Musk sul destino dell’Italia

I nuovi dati forniti dall’Istat sul numero di nascite in Italia hanno fatto il giro del mondo, fino ad arrivare agli occhi di Elon Musk, che si è lasciato andare a un’agghiacciante profezia sul destino del nostro Paese (come, del resto, aveva già fatto in passato).

CROLLO DELLE NASCITE IN ITALIA: GLI ULTIMI DATI DELL’ISTAT

In base agli indicatori demografici dell’Istat relativi all’anno 2022 risulta che la natalità in Italia ha raggiunto i minimi storici, mentre la mortalità nel nostro Paese resta ancora alta: meno di 7 neonati e più di 12 decessi per 1.000 abitanti è il dato aggiornato fornito dall’Istituto Nazionale di Statistica.

Nel 2022 si è registrato anche un record negativo: per la prima volta dall’Unità d’Italia, il numero dei bambini nati in Italia è sceso sotto il limite delle 400mila unità. Nello specifico, nel 2022 questo numero si è attestato a quota 393mila. A partire dal 2008, cioè dall’ultimo anno in cui in Italia si è rilevato un aumento delle nascite, il calo è pari a circa 184mila unità, di cui circa 27mila dal 2019 in poi.

Stando a quanto reso noto dall’Istat, risulta in calo anche la popolazione residente nel nostro Paese: in Italia, nel 2022, la popolazione era di 58 milioni e 851mila unità, 179mila in meno rispetto all’anno precedente. In 20 anni, inoltre, risulta triplicato il numero di ultracentenari, che alla data del 1° gennaio del 2023 erano 22mila. Per quanto riguarda, invece, la speranza di vita alla nascita, in Italia risulta essere pari a 82,6 anni. Questo dato è in crescita per gli uomini e stabile per le donne.

LE REGIONI ITALIANE DOVE SI NASCE DI PIÙ E DI MENO

La situazione relativa alle nascite non è omogenea in tutto il Paese: ci sono regioni d’Italia dove si nasce di più e altre, invece, dove il crollo è più accentuato. Nello specifico, stando nuovi dati diffusi dall’Istat, la Sardegna risulta essere la regione in cui si nasce meno. Non solo: la Sardegna è anche l’unica regione con una fecondità inferiore all’unità (il suo valore è pari a 0,95 figli per donna). La regione con la fecondità più alta è, invece, il Trentino-Alto Adige: il valore, in questo caso, è pari a 1,51 figli per donna. A seguire, in questa speciale classifica, ci sono la Sicilia e la Campania, che hanno valori pari, rispettivamente, a 1,35 e 1,33.

LA PROFEZIA DI ELON MUSK SUL DESTINO DELL’ITALIA

Su Twitter (il social network di sua proprietà), Elon Musk ha commentato i recenti dati Istat rispondendo all’analista Andrea Stroppa, che aveva scritto: “Novità: ‘La natalità in Italia è ai minimi storici e la mortalità resta alta, ha reso noto venerdì l’Istituto nazionale di statistica Istat’. La situazione sta peggiorando. Stiamo andando a tutta velocità verso il declino e il potenziale dimezzamento della popolazione italiana”. L’imprenditore nato a Pretoria, in tutta risposta, ha profetizzato in maniera secca: “L’Italia sta scomparendo!“.

La frase di Elon Musk non sorprenderà i più attenti: già il ‘New York Times’ aveva ipotizzato la scomparsa dell’Italia e lo scorso anno, sempre su Twitter, lo stesso Elon Musk aveva già commentato il calo delle nascite nel nostro Paese. Sempre in risposta a un tweet di Andrea Stroppa, Elon Musk, in quell’occasione, aveva scritto: “Se continua così, l’Italia non avrà più abitanti“.

Fonte: Initalia Virgilio

https://initalia.virgilio.it/profezia-elon-musk-italia-71008

Si fanno sempre meno figli. Ma c’è omertà sul perché

di Francesco Piccioni

https://contropiano.org/news/politica-news/2023/04/08/si-fanno-sempre-meno-figli-ma-ce-omerta-sul-perche-0159095

Avevamo promesso di tornarci perché eravamo certi che l’”allarme poche nascite” si sarebbe ripetuto sempre uguale, ad ogni rapporto dell’Istat. E infatti eccoci qui, puntuali come la siccità.

Viene pubblicato il rapporto e veniamo travolti da riassuntini, grafici, citazioni, immagini immaginifiche che tutto descrivono ma niente spiegano.

Anzi, dilagano “narrazioni” che vorrebbero in qualche modo colpevolizzare soggetti o fasce sociali che – a ben guardare – sono le prime vittime di questa situazione: giovani “sul divano che non vogliono lavorare”, anziani “egoisti che prendono la pensione”, donne “che non vogliono responsabilità”,  immigrati “che ci rubano il lavoro” (che non c’è, e infatti pure loro vanno altrove insieme ai “nostri” giovani).

Prendiamo ad esempio il lancio dell’Agenzia Agi, dal titolo per cinefili (L’Italia è un paese per vecchi), visto che la pigrizia mortale dei sedicenti giornalisti italiani è prontissima a copiare, riprendere, sintetizzare, fantasticare proprio a partire dai lanci delle principali agenzie stampa (Ansa, AdnKronos, Agi, Dire).

L’agenzia controllata dall’Eni ci dice subito che “Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti.”

Per somma sfortuna anche l’Istat semina parecchia confusione, sottolineando che “questa diminuzione è dovuta solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà, tra le cause pesano tanto il calo dimensionale quanto il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni)“.

Ma se è dovuta “solo in parte” a questi due fattori – che peraltro dipendono anche loro da altre cause – a cosa si deve questo calo pluridecennale delle nascite?

Silenzio…

Però subito dopo l’anonimo cronista indugia sui dettagli che dovrebbero aiutare ad indicare qualche “colpevole”.

Un italiano su quattro ha almeno 65 anni. Nonostante l’elevato numero di decessi avvenuto in questi ultimi tre anni, oltre due milioni e 150mila, di cui il 90% riguardante persone con più di 65 anni, il processo di invecchiamento della popolazione è proseguito – spiegano i ricercatori – portando l’età media della popolazione da 45,7 a 46,4 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023.”

Si noterà il velato sollievo con cui si registra che, “per fortuna”, negli ultimi anni – complice la pandemia e le politiche dei governi in materia – sono morti più anziani del solito. “Purtroppo” (immaginiamo…) un sacco di anziani sono rimasti lo stesso vivi, e dunque “il processo di invecchiamento della popolazione è continuato”.

Altro “colpevole” potenziale sono ovviamente le donne. E anche in questo caso il solerte raccoglitore di senso comune spicciolo ci ricorda che “Dopo il lieve aumento del numero medio di figli per donna verificatosi tra il 2020 e il 2021, riprende il calo dell’indicatore congiunturale di fecondità, il cui valore si attesta nel 2022 a 1,24, tornando così al livello registrato nel 2020.

Prosegue quindi la tendenza alla riduzione dei progetti riproduttivi, già in atto da diversi anni nel nostro Paese, con un’età media al parto stabile rispetto al 2021, pari a 32,4 anni.”

Un essere umano pensante si chiederebbe come mai le donne abbiano – senza peraltro mettersi d’accordo tra loro – “scelto” di fare più figli proprio “tra il 2020 e il 2021”. E, se non è decerebrato o immemore, si risponderebbe che probabilmente i lunghi lockdown hanno contribuito a tenere più a lungo le coppie in casa, “liberandole” – paradossalmente – dal dover correre tutto il giorno in giro per lavoro, magari con orari diversi e non coincidenti.

Insomma, un essere umano pensante comincerebbe a sospettare che la dinamica delle nascite non dipende dalle “scelte ideologico-culturali” (rifiuto di assumersi la responsabilità genitoriale, voglia di divertirsi, e stupidaggini simili) ma da condizioni sociali, lavorative, reddituali decisamente stringenti. E che ostacolano grandemente le possibilità di riproduzione.

Restando al lancio di agenzia, sorvoliamo sulla lunghissima disamina delle differenze e similitudini tra regioni italiane, perché non restituisce alcuna informazione indicativa sulle possibili cause di un disastro demografico che sta portando questo paese verso un punto di non ritorno.

Non è un’esagerazione: i nuovi nati sono attualmente il 40% di quelli sbocciati negli anni del “boom” (1948-1964). Non è complicato immaginare quale deserto sociale attende le nuove generazioni (peraltro protagoniste di una nuova emigrazione di massa verso paesi che pagano salari meno infami), e soprattutto quali conseguenze economiche avrà questa “carenza oggettiva di manodopera”.

Dal canto nostro, a meno di tre anni di distanza da analoghe “notizie” su numeri situati lungo l’identica linea discendente, non possiamo che riproporre la stessa spiegazione.

In fondo stiamo parlando di fenomeni di lungo periodo, con cause strutturali che non vengono minimamente toccate – anzi: peggiorate – dalle politiche economiche e sociali imposte dal capitale multinazionale e dai governi italioti. Dunque sono ancora, purtroppo, valide.

Buona lettura.

*****

Si fanno meno figli. Perché?

Francesco Piccioni

I numeri sono sempre ostici, specie quando rappresentano una situazione reale, in termini statistici. Girarci intorno non si può, a meno di non rifugiarsi nei giochi (matematici) o truccare i dati.

E dunque ha sollevato preoccupazione il report dell’Istat sul censimento permanente della popolazione italiana. Durerà un giorno, questa preoccupazione, come tutto ciò che dovrebbe essere meditato perché segnala che viviamo in un sistema malato.

Non se ne parlerà più, se non come battuta da talk show, fino al prossimo report, che descriverà una situazione peggiorata, ancora più grave e irrimediabile nel breve periodo. Ma anche allora tutto durerà un giorno.

E allora.

I motivi di preoccupazione sono due. Da un lato il numero dei morti, dall’altro quello delle nascite. Stiamo parlando di demografia, del resto…

Nel 2020, ancora non concluso «supereremo i 700 mila morti, come nel 1944 quando eravamo nel pieno della seconda guerra mondiale».

Giancarlo Blangiardo, presidente dell’Istat e demografo di professione, ha scelto l’analogia bellica per dare più forza emotiva ai dati. L’anno scorso erano stati 647mila, non pochi. Ma quest’anno il Covid ha fatto strage, soprattutto – ma non solo – nella popolazione anziana: le oltre 65.000 vittime della pandemia si aggiungono a tutte quelle, incalcolabili, per patologie che non hanno potuto essere affrontate adeguatamente a causa del collasso del sistema sanitario sotto le due ondate, primaverile ed autunnale.

E’ chiaro che gli oltre 700.000 morti di oggi hanno un peso diverso rispetto all’analoga cifra degli anni di guerra. La popolazione attuale è molto più numerosa (59,6 milioni contro i 45,5 del 1945), e dunque la percentuale attuale è minore.

Ancor più importante è la composizione anagrafica delle perdite, visto che in guerra sale drasticamente la percentuale di giovani che perdono la vita, soprattutto maschi (anche se i bombardamenti e la fame hanno falciato senza troppi riguardi per l’età).

Dunque la situazione demografica bellica era certamente più grave, perché si usciva da un disastro con minori “forze fresche” da impegnare nella ricostruzione.

Ma proprio questa constatazione dovrebbe far saltare sulla sedia: se stiamo facendo questi paragoni, la situazione deve certamente essere terribile.

Lo capiamo subito vedendo che le nascite sono ulteriormente diminuite – in termini assoluti e dunque anche percentuali – collocandosi al punto più basso del dopoguerra: poco più di 400.000 l’anno, mentre erano state circa un milione dal ‘45 fino alla fine degli anni ‘70 (709.000 nel 1978).

E’ lampante che un Paese con questa dinamica non può sopravvivere a lungo. Le vecchie generazioni, ancorché costrette al lavoro da continui aumenti dell’età pensionabile, dovranno prima o poi uscire di scena (la dinamica è stata accelerata dal Covid, come sappiamo), mentre le nuove sono numericamente insufficienti a coprire i vuoti che si aprono.

Peggio ancora: le classi di età in maturità riproduttiva (under 45, soprattutto per le donne) sono anche quelle con la situazione reddituale peggiore. Anche quando vanno a coprire un posto di lavoro lasciato scoperto da un lavoratore andato in pensione, la loro retribuzione è molto minore. E la speranza di migliorarla praticamente nulla.

Chi non ha un reddito sufficiente neanche per sostenere se stesso (la situazione non migliora molto “facendo coppia”, perché al massimo si dimezzano le spese fisse per casa e bollette) difficilmente può programmare la nascita di un figlio. E meno ancora penserà a farne un secondo o un terzo.

Questa situazione ha spiegazioni politiche ed economiche di lungo periodo. Dipendono insomma dalle “riforme” messe in atto – guarda caso – dal 1980 in poi, quando una/un lavoratrice/ore dipendente poteva con un solo stipendio mantenere tutta la famiglia.

Oggi, anche lavorando in due, si fa fatica ad arrivare a fine mese.

La precarietà contrattuale, divenuta la “nuova normalità”, ha ridotto a zero il potere di contrattazione dei lavoratori dipendenti. Sia per quanto riguarda le condizioni di lavoro (orario, turni, festività, periodi di malattia, ecc), sia e soprattutto per quanto riguarda l’entità del salario.

Nel linguaggio marxiano, si può dire, quel salario è sceso sotto il livello di riproduzione della forza lavoro. E se a livello individuale la situazione può apparire meno drammatica – il “welfare familiare”, finché ci saranno pensionati a integrare i redditi di figli e nipoti, attenua percentualmente la percezione della miseria profonda dei lavoratori precari – a livello collettivo è chiarissima: le nuove generazioni di lavoratori e disoccupati si riproducono molto meno.

Perché non possono, non perché non vogliano (siamo pur sempre dei normali esseri viventi, con le stesse finalità delle altre specie).

E’ comprensibile – ma da maiali, sul piano intellettuale – che i media di regime diano ai giovani “la colpa” di non fare figli per motivi “culturali”, edonistici (“ve la volete spassare senza prendervi responsabilità”), egoistici e quant’altro.

Ma proprio questo denota la follia di un sistema malato. Che non riesce più a riprodursi perché l’ansia di profitto vede ogni cosa naturale o relazione umana come un “elemento della merce”. Insomma: solo un modo per fare soldi.

Possiamo affrontare questo problema epocale dal punto di vista del clima e dell’ambiente (l’insieme entro cui possiamo sopravvivere oppure estinguerci come genere umano), oppure dal punto di vista sanitario (la gestione della pandemia ha fatto strage soprattutto nel cuore del neoliberismo occidentale, mandando in crisi profonda proprio quell’economia che si intendeva anteporre alla salute e alla vita). O anche da altri punti di vista.

In tutti i casi arriviamo allo stesso punto: la riproduzione (quella umana e quella della natura) è ormai negata dallo sviluppo capitalistico. Questo, sì, irresponsabile.

Viene da pensare a quei maiali – sul piano intellettuale – che ci smenano continuamente con la solfa del “debito pubblico che lasciamo ai nostri figli”.

A quei figli stanno lasciando – loro che lo difendono a suon di bigliettoni, non certo noi che lo combattiamo – un mondo invivibile. Dentro cui è già ora diventato impossibile riprodursi.

(17 dicembre 2020)

Fonte: Contropiano, 8 Aprile 2023

https://www.la7.it/intanto/video/il-razzo-di-spacex-esplode-in-volo-le-immagini-incredibili-20-04-2023-481497

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e mebro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

FOTOGRAFIA DI UN PAESE CHE (NON) AMA LO SPORT

di Omar Gatti

È uscito l’ultimo rapporto Istat su sport, attività fisica e sedentarietà nel nostro Paese, che analizza in che modo gli abitanti del Belpaese praticano sport. Ho letto un po’ i dati e ho l’impressione che si tratti di una fotografia di un Paese che (non) ama lo Sport.

I dati dello Sport in Italia

Alcuni dati sono confortanti: per esempio la percentuale di persone che pratica sport con regolarità è aumentata negli ultimi vent’anni, passando dal 59,1% del 2001 al 66,2% del 2021. Si è ridotto del 30% il gap di genere rispetto a vent’anni fa e ciò significa che ci sono sempre più donne che praticano un’attività fisica strutturata.

I dati però devono essere letti in maniera più attenta. Se prendiamo la percentuale di persone che in Italia pratica attività fisica sportiva, il 16,8% di queste effettua meno di una seduta a settimana che, a livello di adattamenti fisiologici, è forse troppo poco per ottenere dei reali miglioramenti a livello di performance sportiva e di salute fisica. Io non riuscirei nemmeno a considerarli sportivi e li includerei nella categoria dei mediamente sedentari. Il 49% di chi afferma di praticare sport effettua una seduta di allenamento settimanale.

https://www.bikeitalia.it/2022/12/14/fotografia-di-un-paese-che-non-ama-lo-sport/

Oltre a questo c’è un dato ben più grave: la pratica sportiva dei ragazzi tra i 3 e i 17 anni è crollata (siamo passati dal 51,3 al 36,2%). Di pari passo è aumentata la sedentarietà nei ragazzi. Questo dato dovrebbe far accendere numerosi allarmi, perché una popolazione giovane sempre più sedentaria significa avere una futura generazione adulta sempre più malata.

Siamo un paese che (non) ama lo Sport?

Quasi 2/3 degli italiani (quasi 40 milioni di esseri umani) non effettua nemmeno 30 minuti di attività fisica strutturata a settimana. Aggiungiamoci il tasso di motorizzazione della popolazione più alto d’Europa e la tendenza al sovrappeso sempre più dilagante e abbiamo ottenuto il cocktail perfetto.

Un cocktail perfetto per favorire l’aumento delle patologie croniche non trasmissibili, come diabeteinfarto del miocardioipertensione arteriosa.

Ma questo sembra non interessare a nessuno. Perché nel nostro Paese la parola salute significa solo curare chi è malato e non mantenersi sani. E questo approccio ha un costo spropositato di 14 miliardi di euro all’anno, che non accenna a diminuire.

La minoranza rumorosa di chi fa sport

Quando mi confronto con amici o conoscenti che non fanno sport, noto come sia difficile far comprendere le ragioni che mi spingono a praticare attività fisica regolare. Soprattutto quando affermo di farlo senza alcun obiettivo agonistico ma solo per mantenermi in salute.

Spesso queste mie motivazioni vengono viste come futili o liquidate con una scrollata di spalle. E invece voglio ringraziare chiunque faccia sport con regolarità.

Ogni volta che incrociate un ciclista, anziché pensare dentro di voi che meriteremmo di essere presi sotto, dovreste ringraziarlo. Quando vedete un runner correre la sera d’inverno, anziché pensare che è matto, dovreste ringraziarlo. Quando vi raccontano i sacrifici fatti per raggiungere un obiettivo nello sport, anziché pensare a “chi te lo fa fare”, dovreste ringraziare.

Ringraziare perché è grazie a quell’attività fisica regolare che manteniamo i nostri corpo e le nostre menti in salute ed evitiamo che il sistema sanitario nazionale collassi sotto il peso di una popolazione totalmente sedentaria e malata.

Report 2021 ISTAT sullo Sport in Italia

Fonte: Bikeitalia

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo