Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo

NEWSLETTER PARTITO DEI CARC (COMITATI DI APPOGGIO PER LA RESISTENZA DEL COMUNISMO) MARZO 2024

Lettera aperta a Potere al Popolo e agli altri aderenti a Unione Popolare

di Teresa Noce Marzo 20, 2024

Rompere gli indugi e presentare alle elezioni europee una lista chiaramente schierata a sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche

Nel comunicato Unione Popolare, che fare? diffuso il 6 Marzo, Potere al Popolo illustra i motivi della mancata confluenza di Unione Popolare con la lista “Pace Terra Dignità” promossa da Michele Santoro e Raniero La Valle (“il disaccordo sulla necessità di sostenere in ogni modo la resistenza palestinese contro lo Stato sionista israeliano e nel chiamare genocidio la strage israeliana a Gaza. Quello sulla necessità di considerare la NATO la prima responsabile di ogni guerra nel mondo e di chiederne la fine senza se e senza ma. La mancanza di una chiara scelta politica economica e sociale dal lato della maggioranza della popolazione, e non dalla parte di una minoranza di soliti noti, che, come durante la Pandemia, anche con la guerra sta continuando ad arricchirsi. Una non chiara collocazione alternativa nei confronti del centrosinistra in Italia ed in Europa”), spiega che questo ha aperto una crisi nel progetto di UP fino alla decisione dei vertici del PRC di abbandonare UP e confluire nella lista Terra Pace Dignità, cosa che ha influito anche sulla decisione di Luigi De Magistris di dimettersi da portavoce nazionale di UP, e conclude ribadendo l’importanza della presenza di una lista nettamente schierata: “con un genocidio in corso, la solidarietà con la lotta di liberazione del popolo palestinese deve essere pienamente rappresentata alle elezioni europee anche nel nostro Paese. Su posizioni chiare, che non riproducano una inesistente equidistanza tra oppressi e oppressori, e ribadiscano il diritto alla resistenza. L’Italia, che si sta riconfigurando come fedelissimo vassallo degli USA, ha maledettamente bisogno di una voce che metta al centro la solidarietà e la cooperazione tra i popoli e combatta concretamente l’imperialismo a partire dal nostro”.

È vero, alle elezioni europee c’è “maledettamente bisogno” di una lista
– che ha un programma come quello delineato da Potere al Popolo nel suo comunicato: “sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche che chiedono a noi di stringere la cinghia mentre strizzano l’occhio a imprenditori ed evasori”,
– che su questo programma promuove, rafforza ed estende mobilitazione, organizzazione e coordinamento nelle fabbriche, nei porti, nei magazzini della logistica, nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nei quartieri e nei territori,
– che coalizza, come indicato sempre nello stesso comunicato, “tutte le forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono con forza al governo Meloni e che non accettano le politiche guerrafondaie del cosiddetto “campo largo” né le posizioni ambigue verso il PD e soci su cui si sta costruendo la lista Santoro”.

Per i temi che agita e per le modalità con cui conduce la campagna elettorale, una lista con queste caratteristiche rompe “il campo della politica delimitato dai vincoli della UE e della NATO. Non solo nei palazzi, ma prima di tutto nel paese”, per dirla con le parole di Giorgio Cremaschi, autorevole esponente di Potere al Popolo.

Una lista di questo genere sposta a sinistra l’asse della campagna elettorale non solo alle europee, ma anche alle elezioni regionali e comunali che si tengono in contemporanea, smaschera le manovre elettorali delle liste al carro del polo PD e di quelle “antisistema” che sono al carro della destra reazionaria, apre contraddizione negli aderenti alla lista Santoro, rafforza la sinistra anche nelle organizzazioni di massa legate al PD, in particolare CGIL e ANPI.

Per questo diciamo ai dirigenti e ai militanti di Potere al Popolo: rompete ogni indugio e passate all’azione per presentare la lista Unione Popolare (o altro eventuale nome)!
Non è facile, è vero, bisogna superare gli ostacoli frapposti (numero firme, soglie di sbarramento, chiusura degli spazi di propaganda nella Rai pagata da tutti i cittadini e nelle reti private) dalla borghesia e dal suo sistema di potere, a partire dalla raccolta firme: anche dimezzate da 150 mila a 75 mila, sono molte. Ma è possibile: nell’estate del 2022, in molto meno tempo e in un periodo meno favorevole, Unione Popolare e altre liste anti Larghe Intese sono riuscite a raccoglierle. È vero anche che, con un colpo di mano, il governo Meloni ha cambiato in corsa le regole per presentare le liste. Ma proprio per questo anziché affidarsi a San Mattarella come fa il segretario del PRC, bisogna fare appello a tutti agli organismi popolari mobilitati in sostegno della resistenza palestinese e contro il genocidio sionista, contro la guerra, la NATO, il carovita, l’economia di guerra, ecc., ai partiti e alle organizzazioni del movimento comunista, a tutti quelli che nel PRC non sono d’accordo con la confluenza nella lista Santoro, che in definitiva fa da una spalla del PD (quindi delle Larghe Intese), ai fuoriusciti del M5S, a tutte le persone e gli organismi sinceramente contro le Larghe Intese di guerra, miseria e devastazione dell’ambiente.
In questo modo, già la raccolta firme mette in moto un percorso di convergenza delle forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono al governo Meloni, avvia una campagna elettorale non solo di propaganda di programmi radicali, ma anche di azioni radicali: di mobilitazioni contro la guerra e l’economia di guerra, contro la sottomissione del nostro paese agli imperialisti USA-NATO (a partire dalla giornata contro la NATO del prossimo 4 aprile), la complicità con i sionisti, i diktat dell’UE.

Il P.CARC è pronto a collaborare con il Coordinamento Nazionale di PaP per raccogliere le firme necessarie a presentare una lista di questo genere, a mobilitare organismi popolari, esponenti sindacali, sinceri democratici, compagni della base rossa, ecc. perché facciano altrettanto e si impegna a partecipare con tutte le sue forze affinché l’operazione abbia successo.
Per noi la cosa importante è che si costruisca una lista anti Larghe Intese che rafforza il fronte delle masse popolari e la lotta per cacciare il governo Meloni e ogni altro governo espressione della borghesia imperialista e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, sionisti ed europei e di fatto contribuisce a creare le condizioni necessarie per costituire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Open letter to Potere al Popolo and other members of Unione Popolare

Breaking the deadlock and presenting to the European elections a list clearly aligned in support of the Palestinian resistance, against the war, NATO and all their supporters and accomplices, against the ultra-right government of Giorgia Meloni and its policies

In the Popular Union communiqué, what to do? released on March 6, Potere al Popolo illustrates the reasons for the lack of confluence of Unione Popolare with the “Pace Terra Dignità” list promoted by Michele Santoro and Raniero La Valle (“the disagreement on the need to support in every way the Palestinian resistance against the State Zionist and in calling the Israeli massacre in Gaza a genocide. The one on the need to consider NATO primarily responsible for every war in the world and to ask for its end without ifs or buts. The lack of a clear political, economic and social choice on the of the majority of the population, and not on the side of a minority of usual suspects, who, as during the Pandemic, are continuing to enrich themselves even with the war. An unclear alternative position towards the center-left in Italy and Europe”, he explains that this opened a crisis in the UP project until the decision of the Partito della Rifondazione Comunista leaders to abandon UP and join the Terra Pace Dignità list, which also influenced Luigi De Magistris’ decision to resign as UP’s national spokesperson, and concludes by reiterating the importance of the presence of a clearly aligned list: “with an ongoing genocide, solidarity with the liberation struggle of the Palestinian people must be fully represented in the European elections in our country too. On clear positions, which do not reproduce a non-existent equidistance between oppressed and oppressors, and reaffirm the right to resistance. Italy, which is reconfiguring itself as a most loyal vassal of the USA, desperately needs a voice that puts solidarity and cooperation between peoples at the center and concretely fights imperialism, starting with our own.”

It’s true, in the European elections there is a “damn need” for a list
– which has a program like the one outlined by Potere al Popolo in its statement: “support for the Palestinian resistance, against the war, NATO and all their supporters and accomplices, against the ultra-right government of Giorgia Meloni and its policies that demand us to tighten our belts while they wink at entrepreneurs and tax evaders”,
– which on this program promotes, strengthens and extends mobilization, organization and coordination in factories, ports, logistics warehouses, schools, offices, hospitals, neighborhoods and territories,
– which brings together, as indicated in the same press release, “all the political, social and trade union forces that strongly oppose the Meloni government and that do not accept the warmongering policies of the so-called “wide field” nor the ambiguous positions towards the PD and its associates on which the Santoro list is being built”.

Due to the issues it raises and the ways in which it conducts the electoral campaign, a list with these characteristics breaks “the field of politics delimited by the constraints of the EU and NATO. Not only in the buildings, but first of all in the country”, to put it in the words of Giorgio Cremaschi, authoritative exponent of Potere al Popolo.

A list of this kind shifts the axis of the electoral campaign to the left not only in the European elections, but also in the regional and municipal elections which are held at the same time, it unmasks the electoral maneuvers of the lists supported by the PD pole and of the “anti-system” ones which they are on the bandwagon of the reactionary right, it opens up contradiction among the members of the Santoro list, it strengthens the left also in the mass organizations linked to the PD, in particular CGIL and ANPI.

This is why we say to the leaders and militants of Potere al Popolo: break all hesitation and take action to present the Unione Popolare list (or any other possible name)!
It’s not easy, it’s true, we must overcome the obstacles placed in the way (number of signatures, thresholds, closure of propaganda spaces in the RAI paid for by all citizens and in private networks) by the bourgeoisie and its system of power, starting from the collection signatures: even halved from 150 thousand to 75 thousand, that’s a lot. But it is possible: in the summer of 2022, in much less time and in a less favorable period, Unione Popolare and other anti-Larghe Intese lists managed to collect them. It is also true that, with a coup, the Meloni government changed the rules for presenting the lists on the fly. But precisely for this reason, instead of relying on San Mattarella as the secretary of the PRC does, we must appeal to everyone to the popular organizations mobilized in support of the Palestinian resistance and against the Zionist genocide, against the war, NATO, the high cost of living, the war, etc., to the parties and organizations of the communist movement, to all those in the PRC who do not agree with the confluence of the Santoro list, which ultimately acts as a supporter of the PD (therefore of the Broad Ententes), to the exiles of the M5S, to all people and organizations sincerely against the Broad Agreements of war, misery and devastation of the environment.
In this way, the collection of signatures already sets in motion a path of convergence of the political, social and trade union forces that oppose the Meloni government, it starts an electoral campaign not only of propaganda of radical programs, but also of radical actions: of mobilizations against war and the war economy, against the submission of our country to the US-NATO imperialists (starting from the anti-NATO day on April 4th), complicity with the Zionists, the EU diktats.

The P.CARC is ready to collaborate with the National Coordination of PaP to collect the signatures necessary to present a list of this kind, to mobilize popular bodies, trade union representatives, sincere democrats, comrades of the red base, etc. to do the same and undertakes to participate with all its strength so that the operation is successful.
For us the important thing is that an anti-Broad Agreements list is built which strengthens the front of the popular masses and the fight to oust the Meloni government and any other government expression of the imperialist bourgeoisie and of the International Community of US, Zionist and European imperialist groups and in fact it contributes to creating the conditions necessary to establish an emergency government of the organized popular masses.

Source: Partito dei CARC

Il governo Meloni e le armi a Israele

Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ed il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu
https://www.carc.it/2024/03/21/il-governo-meloni-e-le-armi-a-israele/

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa – Marzo 21, 2024

Altreconomia ha smascherato, attraverso un’inchiesta, una delle balle raccontate del governo Meloni. L’Italia sta proseguendo l’esportazione di armi verso Israele. Questo sta avvenendo nonostante il ministro della difesa, Guido Crosetto, ne avesse assicurato la sospensione stante gli scriteriati attacchi israeliani contro i palestinesi. Ma erano tutte balle. A dicembre, nel pieno dei bombardamenti israeliani di Gaza, l’export italiano di armi ha toccato quota 1.3 milioni di euro. Di questa cifra, un milione di euro riguarda armi e munizioni a uso militare. Per chi volesse approfondire riportiamo in appendice alcuni dati e fonti.

La notizia è stata seguita da una pietosa rincorsa alla smentita da parte del governo. Crosetto ha giurato che la vendita delle armi fosse sospesa dal 7 ottobre. Tajani, ministro degli esteri, ha rassicurato: “l’Italia ha interrotto l’invio di armi a Israele dall’inizio delle guerra di Gaza”. Una volta smentito da Altreconomia, Tajani, ha rettificato dicendo che i numeri dell’Istat citati nell’inchiesta si riferiscono ad accordi e licenze precedenti. Quegli accordi e licenze “ancora in essere” che il 12 febbraio lo stesso ministro aveva dichiarato di aver sospeso, come ricordato in un articolo de il Fatto Quotidiano.

L’apparenza inganna

Il governo Meloni, sotto la malriuscita facciata pacifista e umanitaria, prosegue la sua politica di guerra al servizio dei gruppi imperialisti Usa, dei sionisti e della Ue. Questo è il dato che Altreconomia ha mostrato. Ma non sono soli. Anche il teatrino messo in piedi da PD e M5S per la cessazione dell’invio delle armi non è altro che propaganda di facciata. Conte e Schlein hanno firmato tutti gli invii di armi, le missioni militari e le leggi guerrafondaie degli ultimi due anni. Gli interessi che legano tutti i partiti delle Larghe intese allo stato sionista d’Israele, del resto, sono profondi e strutturati (vedi ad esempio Sul ruolo dei sionisti in Italia).

Questo è un altro campo in cui va in scena il teatrino della Repubblica Pontificia. Pubblicamente Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, PD e M5S si fanno la guerra ma alla prova dei fatti portano avanti gli stessi interessi e votano le stesse misure (come per l’intervento nel Mar Rosso).

In questa società non dirige la maggioranza ma chi detiene il capitale ed è a questi che obbediscono partiti e istituzioni della borghesia. Però la maggioranza, le masse popolari, hanno un peso che non può essere eliminato. Ed è per questo che, a fronte delle lotte e ribellioni diffuse contro la guerra, i partiti di regime cercano il sostegno delle masse camuffandosi pacifisti.

L’indecente stretta di mano tra la Prima Ministra italiana romana sguaiata della Garbatella Giorgia Meloni ed il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu

Far cessare il fuoco a Gaza vuol dire far cessare il governo Meloni!

Per sostenere davvero la resistenza palestinese sono le masse popolari organizzate del nostro paese a doversi imporre! L’obiettivo unitario di tutti gli organismi e dei singoli che oggi si mobilitano in mille forme in sostegno alla Palestina deve diventare quello di cacciare il governo Meloni e la cricca delle Larghe intese. Così e solo così cesseranno anche le politiche di guerra del governo italiano in appoggio a imperialisti americani e sionisti.

Su questo obiettivo i comitati, i collettivi, le associazioni possono incanalare e far convergere iniziative di denuncia e di boicottaggio nelle aziende produttrici di armi o legate a Israele, al traffico di armi, nelle università, nelle scuole, nei dintorni delle basi militari ecc. Far convergere forze, esperienze, energie e inventiva di ognuno degli organismi in mobilitazione per rendere il paese ingovernabile. Occasione importante saranno le prossime mobilitazioni del 4 aprile, in occasione dell’anniversario di fondazione della NATO.

Per la pace. Per attuare il ripudio della guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” sancito dalla Costituzione. Per impedire il genocidio. È necessario alimentare la mobilitazione per la cacciata del governo e di tutti i guerrafondai attraverso l’organizzazione, la mobilitazione e la proposta di un modo alternativo di dirigere il paese. È questo il contributo migliore e più importante al cessate il fuoco su Gaza.

Quali sono le maggiori aziende da cui partono le armi per Israele?

Il report dell’Istat – riportato dall’inchiesta di Altreconomia – mostra le province e le aziende da cui sono partite le maggiori esportazioni. La prima provincia italiana è Lecco, dove ha sede la fabbrica Fiocchi munizioni, con 1.011.510 euro, seguita da Brescia, territorio della Fabbrica d’armi Beretta (ma non solo), con 749.277, e poi da Roma (sede di numerose aziende) con 351.426 euro, e infine da Genova, con 14.313 euro.

Nella categoria merceologica ‘Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro, oltre la metà, da Varese. Provincia nella quale ha sede Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, azienda produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal ministero della Difesa di Israele nel febbraio del 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force. Quella che sta attualmente bombardando la Striscia di Gaza”.

Il sito The Weapon Watch (l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei) con una propria inchiesta ha inoltre smentito le dichiarazioni della dirigenza della Leonardo SpA (partecipata dello Stato italiano) che diceva “in tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione”. L’osservatorio fa infatti sapere che “nella guerra di Israele contro la popolazione palestinese non solo sono presenti armi di Leonardo, ma queste sono state impiegate in azioni di bombardamento indiscriminate su aree urbane densamente abitate”. A supporto di questa affermazione, l’Osservatorio ha pubblicato sul proprio sito internet tutta una serie di foto e la descrizione dei prodotti di questa azienda nelle mani dell’esercito israeliano che, da ottobre 2023, bombarda e occupa la Striscia di Gaza.

Fonti

Dal sito Altreconomia:

Armi italiane a Israele dopo il 7 ottobre il governo non è trasparente

L’Italia continua a esportare armi a Israele, il caso delle forniture per i caccia

 L’Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele dopo il 7 ottobre 

Da Il Fatto Quotidiano

Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2024 Armi a Israele dopo il 7 ottobre. Ma Crosetto diceva: “Stop invii”

Il Fatto Quotidiano del 19 marzo 2024  Armi a Tel Aviv anche Tajani mente mentre l’Uama non risponde

Dal sito Atlanteguerre

Armi della Leonardo spa “impiegate nei bombardamenti a Gaza”

English translate

Meloni’s government and weapons to Israel

Italian Foreign Minister Antonio Tajani and Isral Prime Minister Benjamin Netanyahu

Altreconomia has exposed, through an investigation, one of the lies told by the Meloni government. Italy is continuing to export arms to Israel. This is happening despite the defense minister, Guido Crosetto, having ensured its suspension given the reckless Israeli attacks against the Palestinians. But it was all bullshit. In December, at the height of the Israeli bombing of Gaza, Italian arms exports reached 1.3 million euros. Of this figure, one million euros concerns weapons and ammunition for military use. For those wishing to find out more, we provide some data and sources in the appendix.

The news was followed by a pitiful denial by the government. Crosetto vowed that gun sales would be suspended from October 7. Tajani, foreign minister, reassured: “Italy has stopped sending weapons to Israel since the beginning of the Gaza war”. Once denied by Altreconomia, Tajani corrected it by saying that the Istat numbers cited in the investigation refer to previous agreements and licenses. Those agreements and licenses “still in existence” which on 12 February the minister himself declared he had suspended, as recalled in an article of il Fatto Quotidiano.

Appearances are deceiving

The Meloni government, under the unsuccessful pacifist and humanitarian façade, continues its war policy at the service of US imperialist groups, Zionists and the EU. This is the data that Altreconomia has shown. But they are not alone. Even the little theater put up by PD and M5S for the cessation of the sending of weapons is nothing more than facade propaganda. Conte and Schlein signed all shipments of weapons, military missions and warmongering laws of the last two years. The interests that bind all the parties of the Broad Agreements to the Zionist state of Israel, moreover, are deep and structured (see for example On the role of the Zionists in Italy).

This is another field in which the little theater of the Papal Republic is staged. Publicly the Brothers of Italy, Lega, Forza Italia, PD and M5S wage war on each other but, as proven by facts, they pursue the same interests and vote for the same measures (as for the intervention in the Red Sea).

In this society it is not the majority that rules but those who hold the capital and it is these who are obeyed by the parties and institutions of the bourgeoisie. But the majority, the popular masses, have a weight that cannot be eliminated. And this is why, in the face of widespread struggles and rebellions against the war, the regime parties seek the support of the masses by disguising themselves as pacifists.

The indecent waving between Italian Prime Minister Giorgia Meloni and Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu

Ending the fire in Gaza means ending the Meloni government!

To truly support the Palestinian resistance, the organized popular masses of our country must impose themselves! The unitary objective of all the organizations and individuals who today mobilize in a thousand ways in support of Palestine must become that of expelling the Meloni government and the Broad Understandings clique. Thus and only in this way will the war policies of the Italian government in support of American imperialists and Zionists cease.

With this objective in mind, committees, collectives and associations can channel and converge denunciation and boycott initiatives in companies producing weapons or linked to Israel, in arms trafficking, in universities, in schools, around military bases, etc. Bring together the forces, experiences, energies and inventiveness of each of the organizations mobilizing to make the country ungovernable. An important occasion will be the next mobilizations on April 4th, on the occasion of the anniversary of the founding of NATO.

For peace. To implement the repudiation of war as an “instrument of offense against the freedom of other peoples and as a means of resolving international disputes” enshrined in the Constitution. To prevent genocide. It is necessary to fuel the mobilization for the expulsion of the government and all the warmongers through organisation, mobilization and the proposal of an alternative way of running the country. This is the best and most important contribution to the ceasefire on Gaza.

What are the major companies that ship weapons to Israel?

The Istat report – reported by the Altreconomia investigation – shows the provinces and companies from which the largest exports originated. The first Italian province is Lecco, where the Fiocchi ammunition factory is based, with 1,011,510 euros, followed by Brescia, territory of the Beretta arms factory (but not only), with 749,277, and then by Rome (home to numerous companies ) with 351,426 euros, and finally from Genoa, with 14,313 euros.

In the product category ‘Aircraft, space vehicles and related devices, from October to December 2023, 14,800,221 euros of materials were exported to Israel, of which 8,795,408 euros, more than half, from Varese. Province in which Alenia Aermacchi of the Leonardo group is based, the company producing the 30 M-346 military trainer aircraft, selected by the Israeli Ministry of Defense in February 2012 and then purchased and exported to train the pilots of the Israeli Air Force. The one that is currently bombing the Gaza Strip.”

The website The Weapon Watch (the Observatory on weapons in European and Mediterranean ports) with its own investigation also denied the declarations of the management of Leonardo spa (owned by the Italian State) which said “in all the theaters of ongoing war, a starting from Ukraine and the Middle East, there is no offensive system of our own production.” The observatory in fact makes it known that “in Israel’s war against the Palestinian population not only are Leonardo’s weapons present, but these were used in indiscriminate bombing actions on densely populated urban areas”. To support this statement, the Observatory has published on its website a whole series of photos and the description of the products of this company in the hands of the Israeli army which, since October 2023, has been bombing and occupying the Gaza Strip.

Source: Partito dei CARC

Mobilitazione contro la NATO in occasione del 75° anniversario dalla sua fondazione

https://www.carc.it/2024/03/21/mobilitazione-contro-la-nato-in-occasione-del-75-anniversario-dalla-sua-fondazione/

Riceviamo e pubblichiamo l’appello per una mobilitazione contro la Nato in vista del 4 aprile, data del 75° anniversario della sua fondazione. Il P.Carc si mobilita per allargare la partecipazione e si attiva nei territori in cui è presente.

***

Si è svolto il 10 marzo il primo incontro online finalizzato a coordinare attività, iniziative e mobilitazioni comuni il 4 aprile, in concomitanza con il 75° anniversario della fondazione della Nato.

Considerando che anche in passato molte realtà si sono mobilitate in autonomia per questa scadenza, l’idea di fondo è valorizzare ogni iniziativa già programmata (e incoraggiare a organizzarne) nel quadro di un coordinamento, in modo che ognuna rafforzi le altre e tutte vadano a combinarsi con la mobilitazione internazionale che si svolgerà in vari altri paesi fra cui Belgio, Austria, Svizzera, Germania, Usa, Federazione Russa, Bielorussia, Grecia, Turchia.

Al netto di alcuni importanti e interessanti spunti di analisi e di dibattito – che non sono stati sviluppati, ma che testimoniano la volontà e la spinta di alimentare il confronto e un percorso comune – l’incontro è stato interamente dedicato a raccogliere intenzioni e disponibilità alla mobilitazione e si sono assunte le seguenti decisioni:

  • al momento, il percorso si concentra sull’obiettivo di allargare a quante più realtà possibili l’appello a mobilitarsi in occasione dell’anniversario della fondazione della Nato sulla base di una sola parola d’ordine unificante “chiudiamo le basi Usa-Nato”. Ogni realtà territoriale può liberamente aggiungere altre parole d’ordine che qualificano la propria attività e sensibilità;
  • ogni realtà che deciderà di attivarsi è libera di scegliere le modalità che ritiene più opportune e i luoghi che ritiene più adatti per mobilitarsi;
  • considerando che il 4 aprile cade di giovedì, ai fini della riuscita delle iniziative è utile estendere la mobilitazione anche ai giorni successivi, fino al 7 Aprile.

Un nuovo incontro di coordinamento si svolgerà domenica 24 marzo, sempre on line (https://meet.jit.si/NoNato2024) e sempre dalle 14:30 alle 16:30

Alcune precisazioni, soprattutto per gli interessati che non hanno potuto partecipare all’incontro.

In questa fase insistiamo sull’unità d’azione e sulla convergenza delle mobilitazioni sul 4 aprile perché riteniamo necessario dare un segnale chiaro, pratico e concreto. Un segnale di protesta (contro la Nato), ma che è valido anche per tutte la popolazione: è falso che non esiste opposizione alla cricca di criminali che sta portando il nostro paese e il mondo in guerra; è falso che non esiste un’alternativa, è falso che possiamo solo subire e obbedire.

Fra realtà, reti e movimenti emerge in mille modi l’esigenza e la volontà di fare qualcosa di più. Ebbene consideriamo questo percorso di coordinamento attorno alla data del 4 Aprile come un’occasione, un primo passo per creare condizioni più favorevoli per sviluppare relazioni più strette, di conoscenza reciproca, di sostegno, di solidarietà e di collaborazione.

In questo senso ogni proposta e ogni spunto alla discussione e all’approfondimento sono benvenuti, sono accolti e pensiamo che debbano essere sviluppati a tempo debito e a debite condizioni.

Ciò che proponiamo oggi è un passo, piccolo ma concreto, nella direzione del coordinamento dell’iniziativa pratica da promuovere con le forze che si hanno a disposizione. È un passo che possono fare tutti, di cui c’è necessità e urgenza. Per questo motivo chiediamo di dare ampia diffusione a questo resoconto e all’invito alla prossima riunione online a realtà ritenete possano essere interessate.

Hanno partecipato alla riunione e sono intervenuti:
Emanuele Lepore – Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito; Beppe Corioni – CS 28 maggio; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No Guerra No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicilia; Mario Sanguinetti – Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università – Roma; Roberta Leoni – Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università Viterbo; Marcella – Tavola della pace Bergamo; Alessandro Orsetti – No Comando Nato Firenze; Sandra – Comitato Fermiamo la Guerra Firenze; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movimento per la Rinascita Comunista Milano

CHIUDIAMO LE BASI NATO-USA!
75 ANNI DI NATO SONO ABBASTANZA!

Dichiariamo il 4 Aprile Giornata contro la NATO e la guerra
Secondo incontro di confronto per coordinarci
Domenica 24 marzo 2024 – dalle 14:30 alle 16:30

In vista del 75° anniversario della fondazione della Nato invitiamo movimenti, organismi e reti a un primo incontro per ragionare sulle possibilità di organizzare in TUTTI i territori che riusciamo a raggiungere manifestazioni nelle modalità e forme definite nei territori stessi. L’obiettivo è dare un forte segnale, dalla Lombardia alla Sicilia: vi invitiamo a partecipare all’incontro on line che si svolge il 24 marzo dalle 14:30 alle 16:30 al seguente link https://meet.jit.si/NoNato2024.

Fai circolare l’invito a realtà che pensi possano essere interessate.

Se siete interessati, ma non potete partecipare, rispondete a questo messaggio e scrivete alla mail danteali_2021@libero.it lasciando un vostro recapito. Sarà preparato un breve resoconto dell’incontro per aggiornarvi e tenerci in contatto.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Mobilization against NATO on the occasion of the 75th anniversary of its foundation

We receive and publish the appeal for a mobilization against NATO in view of April 4, the date of the 75th anniversary of its foundation. P.Carc is mobilizing to broaden participation and is active in the territories in which it is present.


The first online meeting aimed at coordinating joint activities, initiatives and mobilizations on 4 April, coinciding with the 75th anniversary of the founding of NATO, took place on 10 March.

Considering that in the past many entities have also mobilized independently for this deadline, the basic idea is to enhance each initiative already planned (and encourage the organization of them) within the framework of coordination, so that each one strengthens the others and all contribute to combine with the international mobilization that will take place in various other countries including Belgium, Austria, Switzerland, Germany, USA, Russian Federation, Belarus, Greece, Turkey.

Apart from some important and interesting points of analysis and debate – which were not developed, but which demonstrate the desire and drive to fuel discussion and a common path – the meeting was entirely dedicated to gathering intentions and willingness to mobilization and the following decisions were taken:

  • at the moment, the path is focused on the objective of extending to as many realities as possible the call to mobilize on the occasion of the anniversary of the foundation of NATO on the basis of a single unifying slogan “let’s close the US-NATO bases” . Each territorial entity can freely add other buzzwords that qualify its own activity and sensitivity;
  • each entity that decides to take action is free to choose the methods it deems most appropriate and the places it deems most suitable to mobilize;
  • considering that April 4th falls on a Thursday, for the success of the initiatives it is useful to extend the mobilization to the following days, until April 7th.

A new coordination meeting will take place on Sunday 24 March, again online (https://meet.jit.si/NoNato2024) and again from 2.30pm to 4.30pm

Some clarifications, especially for those interested who were unable to attend the meeting.

At this stage we insist on unity of action and the convergence of mobilizations on April 4 because we believe it is necessary to give a clear, practical and concrete signal. A sign of protest (against NATO), but which is also valid for all the population: it is false that there is no opposition to the clique of criminals who are leading our country and the world into war; it is false that there is no alternative, it is false that we can only submit and obey.

Between realities, networks and movements, the need and desire to do something more emerges in a thousand ways. Well, we consider this coordination process around the date of April 4th as an opportunity, a first step to create more favorable conditions for developing closer relationships, mutual knowledge, support, solidarity and collaboration.

In this sense, every proposal and every starting point for discussion and in-depth analysis are welcome, they are welcomed and we think that they should be developed in due time and under due conditions.

What we propose today is a small but concrete step in the direction of coordinating the practical initiative to be promoted with the forces available. It is a step that everyone can take, which is necessary and urgent. For this reason we ask that this report and the invitation to the next online meeting be widely disseminated to organizations you believe may be interested.

The following attended the meeting and spoke:
Emanuele Lepore – National Association of Depleted Uranium Victims; Beppe Corioni – CS 28 May; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No War No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicily; Mario Sanguinetti – Observatory against the militarization of schools and universities – Rome; Roberta Leoni – Observatory against the militarization of schools and universities in Viterbo; Marcella – Peace Table Bergamo; Alessandro Orsetti – No Nato Command Florence; Sandra – Let’s Stop the War Florence Committee; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movement for Communist Rebirth Milan

LET’S CLOSE THE NATO-US BASES!
75 YEARS OF BORN IS ENOUGH!

We declare April 4th Anti-NATO and War Day
Second discussion meeting to coordinate
Sunday 24 March 2024 – from 2.30pm to 4.30pm

In view of the 75th anniversary of the founding of NATO, we invite movements, organizations and networks to a first meeting to discuss the possibilities of organizing demonstrations in ALL the territories that we can reach in the ways and forms defined in the territories themselves. The objective is to give a strong signal, from Lombardy to Sicily: we invite you to participate in the online meeting taking place on March 24th from 2.30pm to 4.30pm at the following link https://meet.jit.si/NoBorn2024.

Circulate the invitation to organizations you think might be interested.

If you are interested, but cannot participate, reply to this message and write to the email danteali_2021@libero.it leaving your contact details. A short report of the meeting will be prepared to update you and keep us in touch.

Adesione del Partito dei CARC alla mobilitazione del Fronte della Gioventù Comunista del 22 Marzo

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa -Marzo 21, 2024

Il Partito dei CARC aderisce e partecipa alla mobilitazione nazionale lanciata dal Fronte della Gioventù Comunista per venerdì 22 Marzo.

Negli ultimi mesi gli studenti hanno assunto un ruolo da protagonisti nella lotta in solidarietà al popolo palestinese. La mobilitazione studentesca del 17 novembre scorso, le lotte condotte dagli studenti universitari dei principali atenei d’Italia per ottenere la revoca degli accordi delle università con le istituzioni israeliane, il contributo che studenti medi e universitari hanno dato alla riuscita dello sciopero e della manifestazione nazionale di Milano del 23 e 24 febbraio hanno dato un segnale forte, gli studenti stanno con la Palestina.

Ma c’è di più. Quella di “stare con la Palestina” non è solo una presa di posizione ideologica. Si sta facendo strada, nella parte più avanzata del movimento studentesco, la consapevolezza che esiste un nesso profondo fra la lotta per la solidarietà al popolo palestinese e la lotta contro il Ministro Valditara e la sua Riforma, contro la militarizzazione delle scuole, contro la collaborazione del governo italiano con quello sionista d’Israele. Il contributo migliore che gli studenti possono dare alla vittoria del popolo palestinese è lavorare per indebolire qui e adesso, a partire dalle scuole e le università, il potere dei sionisti e dei guerrafondai che governano il nostro paese complici del genocidio che si sta consumando a Gaza.

Gli studenti che si mettono su questa strada fanno paura al governo Meloni, che infatti risponde con la repressione. Fioccano le manganellate sugli studenti sedicenni e fioccano anche i viscidi attestati di solidarietà da parte del Partito Democratico. Evidentemente Schlein, Giani e Nardella non si ricordano delle democraticissime manganellate che ha dato il loro partito quando era al governo solo poco tempo fa. Se le ricordano invece gli studenti feriti dalla polizia a Torino durante il Governo Draghi, mentre manifestavano per la morte di Lorenzo Parelli durante uno stage.

Ebbene, le manganellate sono state un passo falso per il Governo Meloni, perché dalla repressione il movimento studentesco ha tratto nuova linfa. A niente è valso il tentativo del PD e del centrosinistra di spostare l’attenzione sulla violenza poliziesca (come se fosse una novità!) pur di non pronunciarsi nel merito dei veri motivi per i quali c’è stata quella violenza, cioè la lotta contro il genocidio in Palestina.

Gli studenti non hanno fatto un passo indietro, anzi, hanno saputo rilanciare la lotta e approfittare delle crepe che l’attacco repressivo ha aperto all’interno delle istituzioni. A Pisa il Senato Accademico del 14 marzo è stato costretto ad accogliere quattro delle sette mozioni presentate dagli Studenti per la Palestina, a Torino l’Ateneo ha deciso di sospendere la collaborazione con le realtà accademiche israeliane.

Sottoscriviamo, quindi, la dichiarazione del FGC e facciamo appello ai collettivi studenteschi medi e universitari, ai singoli studenti, ai collettivi ambientalisti, a scendere in piazza venerdì 22 marzo, per dare un forte segnale contro la repressione degli studenti, per respingere al mittente la Riforma Valditara e impedire la sua approvazione, per fermare il genocidio in atto in Palestina. In definitiva, per fare della giornata del 22 marzo una giornata di lotta contro il Governo Meloni, un governo che, come scrive FGC, va fermato.

Noi diciamo che, oltre che fermarlo, gli studenti hanno il compito di cacciarlo. Il Governo Meloni – così come nessun altro governo espressione delle Larghe Intese – potrà mai attuare o anche solo venire a compromessi con le rivendicazioni degli studenti. Deve essere mandato a casa e a sostituirlo, questa volta, non devono esserci i paladini dell’antifascismo padronale del PD, ma esponenti di fiducia dei collettivi studenteschi e delle organizzazioni dei lavoratori, che, sostenuti e incalzati dal basso, inizino ad attuare le misure più urgenti per mettere mano alla crisi.

Fonte: Partito dei CARC

Membership of the CARC Party in the mobilization of the Communist Youth Front on 22 March

The CARC Party joins and participates in the national mobilization launched by the Communist Youth Front for Friday 22 March.

In recent months, students have taken on a leading role in the fight in solidarity with the Palestinian people. The student mobilization of last November 17, the struggles conducted by university students from the main Italian universities to obtain the revocation of the universities’ agreements with Israeli institutions, the contribution that middle school and university students gave to the success of the strike and the national demonstration of Milan on 23 and 24 February gave a strong signal, the students are with Palestine.

But there’s more. That of “staying with Palestine” is not just an ideological position. The awareness is gaining ground in the most advanced part of the student movement that there is a profound connection between the fight for solidarity with the Palestinian people and the fight against Minister Valditara and his Reform, against the militarization of schools, against collaboration of the Italian government with the Zionist government of Israel. The best contribution that students can make to the victory of the Palestinian people is to work to weaken here and now, starting from schools and universities, the power of the Zionists and warmongers who govern our country, complicit in the genocide that is taking place in Gaza.

The students who take this path scare the Meloni government, which in fact responds with repression. The beatings of sixteen-year-old students are pouring in and the slimy certificates of solidarity from the Democratic Party are also pouring in. Evidently Schlein, Giani and Nardella do not remember the very democratic beatings that their party gave when it was in government only a short time ago. Instead, they are remembered by the students injured by the police in Turin during the Draghi government, while demonstrating for the death of Lorenzo Parelli during an internship.

Well, the beatings were a misstep for the Meloni Government, because the student movement drew new life from the repression. The attempt by the PD and the centre-left to shift attention to police violence (as if it were new!) was of no avail in order not to comment on the true reasons why that violence occurred, i.e. the fight against the genocide in Palestine.

The students did not take a step back, on the contrary, they were able to relaunch the fight and take advantage of the cracks that the repressive attack opened within the institutions. In Pisa the Academic Senate on March 14 was forced to accept four of the seven motions presented by Students for Palestine, in Turin the University decided to suspend collaboration with Israeli academic institutions.

We therefore subscribe to the FGC’s declaration and appeal to middle and university student collectives, individual students, environmentalist collectives, to take to the streets on Friday 22 March, to give a strong signal against the repression of students, to reject the sender’s Reform Valditara and prevent its approval, to stop the genocide taking place in Palestine. Ultimately, to make March 22nd a day of struggle against the Meloni Government, a government which, as FGC writes, must be stopped.

We say that, in addition to stopping him, the students have the task of chasing him away. The Meloni Government – just like no other government expressing the Broad Understandings – will ever be able to implement or even compromise with the students’ demands. He must be sent home and to replace him, this time, there must not be the champions of the PD’s employers’ anti-fascism, but trusted representatives of the student collectives and workers’ organizations, who, supported and urged from below, begin to implement the most urgent to address the crisis.

Source: Partito dei CARC

Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici!

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa -Marzo 19, 2024

https://www.carc.it/2024/03/19/costruiamo-la-riscossa-delle-donne-lavoratrici/

Pubblichiamo la lettera che una nostra compagna ci ha scritto in cui riporta alcune considerazioni suscitatele dalla partecipazione all’iniziativa Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici organizzata dalla sezione Milano Nord-est del Partito dei CARC, di cui rilanciamo il video.

La lettera è utile non solo perché mostra alcuni esempi di lotte condotte sui luoghi di lavoro dalle compagne che hanno partecipato al dibattito ma anche perché mostra nella pratica in cosa si traduca agire da lavoratrice comunista sul proprio posto di lavoro.

La compagna, infatti, spiega come partire dalle lavoratrici, dalle necessità oggettive e dalle forme di oppressione che in questo sistema vivono sul posto di lavoro, elaborarle insieme a loro e trasformarle in azioni, mobilitazioni e organizzazione, è uno degli aspetti decisivi per avanzare nella lotta per cacciare il governo Meloni e imporre un nuovo governo del paese. Un governo che sia espressione di chi per vivere deve lavorare e che su spinta e incalzo delle lavoratrici e dei lavoratori organizzati trasformi in leggi e decreti quanto deciso da loro. Buona visione e buona lettura.

Il video dell’iniziativa del 10 marzo 2024 svolto al Circolo famigliare di unità proletaria di Milano sulla condizione di lavoro delle lavoratrici nelle aziende.

Care compagne e compagni dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa,

sono una compagna del Partito dei CARC e domenica 10 marzo ho partecipato all’iniziativa Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici, organizzata dalla sezione Milano Nord-est.

L’iniziativa si è svolta a conclusione di una settimana di lotta e mobilitazione per le donne delle messe popolari, che venerdì 8 marzo hanno aderito allo sciopero nazionale promosso da Non Una di Meno e proclamato da alcuni sindacati di base che ne hanno raccolto l’appello. Appello che incalzava le donne lavoratrici a costruire lo sciopero all’interno del proprio posto di lavoro e ad organizzarsi per partecipare in massa alla mobilitazione.

All’iniziativa hanno partecipato diverse donne lavoratrici: Margherita Napoletano, CUB sanità; Tania Giusto, Coordinamento per le RSA Sol Cobas; Emilia Piccolo, ADL Cobas scuola; Elena Bocci, iscritta FILT CGIL logistica e Giovanna Baracchi, Democrazia Atea.

Quando si cerca di mettere insieme sindacati diversi spesso a prevalere è la concorrenza tra questi. Gli interventi che hanno fatto le compagne relatrici invece mi hanno mostrato qualcosa di diverso. Ognuna, per il suo ruolo e per il suo settore di lavoro, ha messo al centro del proprio ragionamento il fatto di essere una donna comunista e cosa questo implichi rispetto al compito che una compagna deve assumere all’interno del proprio posto di lavoro, innanzitutto promuovere organizzazione tra le lavoratrici, a prescindere dalla tessera sindacale di appartenenza.

L’esperienza raccontata da Tania è stata quella dalla quale ho raccolto immediatamente alcuni insegnamenti. La compagna ha parlato infatti di come sia riuscita a organizzare le sue colleghe contro condizioni di lavoro per niente dignitose, sia contro la gestione degli ospiti delle Rsa esclusivamente incentrata sul profitto imposto dai padroni, spalleggiati anche dalla regione Lombardia. Tania ha quindi spiegato che fare rete attorno alle problematiche presenti sul proprio posto di lavoro è il solo modo per migliorare le proprie condizioni e quelle degli ospiti delle strutture.

Dal suo intervento ho compreso meglio l’importanza che ha, per una lavoratrice, fare un’esperienza pratica di organizzazione e lotta collettiva per emanciparsi dal padrone. E ho compreso meglio che partire dai problemi oggettivi e contingenti contro cui ogni lavoratrice si trova a combattere ogni giorno è la principale spinta da cui deve partire chi si pone l’obiettivo di costruire organizzazione delle donne all’interno di un posto di lavoro.

Un esempio di come partire da un problema specifico per sviluppare discussione, informazione e mobilitazione l’ha fornito Elena quando ha raccontato della discriminazione subita dai part time nel settore logistica per quel che riguarda la retribuzione delle ore di straordinario. La compagna ha riportato infatti alcuni dati che mostrano come circa la metà delle donne impiegate in Italia abbia un contratto part time, spesso involontario.

Questa esperienza mi ha fatto molto riflettere sul fatto che spesso anche noi comuniste abbiamo difficoltà nel trovare spunti e questioni attorno alle quali aggregare e organizzare le donne lavoratrici, ma in realtà è parlando con loro, è semplicemente confrontando le buste paga, è studiando collettivamente i nostri diritti che possiamo renderci conto dei 10, 100, 1000 appigli che abbiamo per costruire organizzazione non solo l’8 marzo, ma tutto l’anno.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Let’s build the recovery of working women!

We are publishing the letter that one of our comrades wrote to us in which she reports some considerations raised by her participation in the initiative Let’s build the recovery of working women organized by the Milan North-East section of the CARC Party, of which we are relaunching the video.

The letter is useful not only because it shows some examples of struggles conducted in the workplace by the comrades who participated in the debate but also because it shows in practice what acting like a communist worker in one’s workplace translates into.

The comrade, in fact, explains how starting from the workers, from the objective needs and forms of oppression that in this system live in the workplace, processing them together with them and transforming them into actions, mobilizations and organisation, is one of the decisive aspects for advancing in the fights to oust the Meloni government and impose a new government in the country. A government that is the expression of those who must work to live and which, at the push and urging of organized workers, transforms what they decide into laws and decrees. Happy viewing and happy reading.

Dear comrades of the Staffetta Rossa Press Agency,

I am a comrade of the CARC Party and on Sunday 10 March I participated in the initiative Let’s build the recovery of working women, organized by the Milan North-East section.

The initiative took place at the end of a week of struggle and mobilization for the women of the popular masses, who on Friday 8 March joined the national strike promoted by Non Una di Meno and proclaimed by some grassroots unions who took up the appeal. An appeal that urged working women to build the strike within their own workplace and to organize themselves to participate en masse in the mobilization.

Several working women participated in the initiative: Margherita Napoletano, CUB healthcare; Tania Giusto, Coordination for the Sol Cobas RSA; Emilia Piccolo, ADL Cobas school; Elena Bocci, FILT CGIL logistics member and Giovanna Baracchi, Atean Democracy.

When trying to bring together different unions, competition between them often prevails. The interventions that the fellow speakers made, however, showed me something different. Each one, for her role and for her sector of work, has put at the center of her reasoning the fact of being a communist woman and what this implies with respect to the task that a companion must take on within her own workplace, first and foremost promote organization among female workers, regardless of their union card.

The experience recounted by Tania was the one from which I immediately learned some lessons. In fact, the partner spoke about how she managed to organize her colleagues against working conditions that were not at all dignified, and against the management of the residents of the RSAs exclusively focused on the profit imposed by the bosses, also supported by the Lombardy region. Tania then explained that networking around the problems present in one’s workplace is the only way to improve one’s own conditions and those of the guests of the facilities.

From his speech I better understood the importance of having a practical experience of organization and collective struggle for a worker to emancipate herself from the boss. And I understood better that starting from the objective and contingent problems that every worker finds herself fighting against every day is the main thrust from which those who set themselves the goal of building women’s organization within a workplace must start.

Elena provided an example of how to start from a specific problem to develop discussion, information and mobilization when she spoke about the discrimination suffered by part-time workers in the logistics sector regarding the pay for overtime hours. In fact, the partner reported some data showing how approximately half of the women employed in Italy have a part-time contract, often involuntary.

This experience made me reflect a lot on the fact that often we communists also have difficulty in finding ideas and issues around which to aggregate and organize working women, but in reality it is by talking to them, it is simply by comparing pay slips, it is by collectively studying the our rights that we can realize the 10, 100, 1000 handles we have to build organization not only on March 8, but all year round.

Source: Partito dei CARC

[Domodossola] Solidarietà ai compagni Patrizio e Danilo: la riscossa operaia fa paura ai padroni!

di Federazione Lombardia – Piemonte -Marzo 21, 2024

https://www.carc.it/2024/03/21/domodossola-solidarieta-ai-compagni-patrizio-e-danilo-la-riscossa-operaia-fa-paura-ai-padroni/

Il presidio VCO del P.CARC denuncia pubblicamente l’atto repressivo e intimidatorio da parte delle forze dell’ordine ed esprime solidarietà verso i due compagni che sabato 16 marzo hanno svolto, in orario di apertura, un volantinaggio davanti al Tigotà di Domodossola. Il volantinaggio è stato organizzato in solidarietà alla vertenza sindacale degli operai Tigotà di Broni (PV) del SI Cobas, in lotta per il riconoscimento dei diritti contrattuali e contro la chiusura del deposito, che comporterebbe circa 200 licenziamenti.

Evidentemente tale azione, tutelata dalla Costituzione, ha fatto paura alla dirigenza del negozio… così tanto da tardare l’apertura per più di mezz’ora (con buona pace dei clienti in attesa, giustamente spazientiti!) e addirittura chiamare i Carabinieri a identificare i (pericolosissimi!) compagni.

Malgrado l’atto repressivo i compagni non si sono fatti intimorire nè distrarre e hanno portato avanti il volantinaggio.

Alle legittime proteste dei due compagni le forze dell’ordine hanno risposto che, in fin dei conti “non facevano null’altro che il loro lavoro” e che l’azienda evidentemente li ha chiamati “in base a qualche circolare loro interna”. In un certo senso avevano ragione, facevano il loro lavoro…ovvero reprimere chi dissente e si mobilita contro l’oppressione e lo sfruttamento dei padroni di turno!

In effetti, la filiale Tigotà di Domodossola ha deciso di applicare l’informativa diramata a tutte le filiali del Nord Italia in cui si chiede, al manifestarsi di eventuali azioni sindacali dentro e fuori gli spazi dell’azienda, di far intervenire le forze dell’ordine. I paladini della sicurezza, evidentemente, non avendo altre faccende più importanti da sbrigare, non solo sono intervenuti ma hanno identificato i compagni. Niente di nuovo, è una procedura applicata alla SEVEL di Atessa (CH) con il nostro compagno Lino Parra, identificato e pure denunciato durante un volantinaggio per promuovere la lotta per il rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, a poche settimane dall’assassinio sul lavoro di Luana D’Orazio. E proprio in Verbano-Cusio-Ossola le forze dell’ordine hanno identificato e multato la compagna Gaia Zotta per uno stencil sulla riscossa delle donne che copriva un simbolo fascista a Gravellona Toce, in via Liberazione angolo p.zza Resistenza.

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Causale: Spese legali Lino e Gaia

Alla faccia della “sicurezza” e dell’individuazione dei pericoli per la comunità di cui tanto si sta parlando in questi giorni nel teatrino della politica domese!

Ci domandiamo se le forze dell’ordine siano così lige al loro lavoro o si limitino ad applicare direttive aziendali palesemente anti-sindacali per conto di qualche padroncino, a controllare che sui posti di lavoro le norme sulla sicurezza vengano rispettate, oppure che i cantieri delle cave di marmo, tra cui quelle di Enzo sono il caso più eclatante, siano in regola e rispettino l’ambiente e la salute di chi intorno ci vive.

Questo e altri fatti dimostrano che la classe padronale e le sue istituzioni sono tigri di carta. Il ricorso all’intimidazione e alla repressione è un segno di debolezza dei padroni: mostrano il vero volto antidemocratico della classe dominante e dei suoi governi. Dalle intimidazioni a chi esprime solidarietà a una lotta operaia condotta con un azioni di rottura (come quella in corso dei lavoratori del magazzino Tigotà di Broni come successo a Patrizio e Danilo; ai manganelli contro gli studenti di Pisa, Firenze e Catania che manifestavano la loro solidarietà alla Palestina; fino ai processi contro i sindacalisti del SI Cobas e USB di Piacenza e le perquisizioni nei confronti di tre sindaclisti del SCobas a Verona per la vertenza Maxidì.

Con questo comunicato facciamo appello ai compagni del VCO, ai nostri simpatizzanti, alle forze comuniste e sindacali di far sentire la propria solidarietà ai compagni Patrizio Caretti e Danilo Moro, per appoggiare la lotta dei lavoratori Tigotà anche con volantinaggi e azioni davanti le sedi di questa catena commerciale.

Il Partito dei CARC invita i lavoratori del VCO a mettersi in contatto per denunciare la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro o altre problematiche nella propria azienda e a rilasciare testimonianze anche anonime per le Corrispondenze operaie del mensile Resistenza.

Non un passo indietro: 10, 100, 1000 volantinaggi davanti alle aziende per promuovere l’organizzazione e la solidarietà di classe!

Vi aspettiamo venerdì 22 marzo, h. 16.30 alla proiezione del film “7 minuti” al Circolo Operaio Ferraris di Omegna.

Partito dei CARC VCO – Presidio “Anna Maria Princigalli”

Fb: Partito dei Carc VCO – Tel. 3518637171 – sito: www.carc.it

Fonte: Partito dei CARC

English translate

[Domodossola] Solidarity with comrades Patrizio and Danilo: the workers’ revolt scares the bosses!

The VCO garrison of P.CARC publicly denounces the repressive and intimidating act by the police and expresses solidarity towards the two comrades who on Saturday 16 March carried out a leaflet distribution in front of the Tigotà in Domodossola during opening hours. The leaflet distribution was organized in solidarity with the trade union dispute of the Tigotà workers from Broni (PV) of SI Cobas, fighting for the recognition of contractual rights and against the closure of the warehouse, which would lead to around 200 layoffs.

Evidently this action, protected by the Constitution, frightened the management of the shop… so much so that they delayed the opening for more than half an hour (with all due respect to the customers waiting, who were rightly impatient!) and even called the Carabinieri to identify the (very dangerous!) comrades.

Despite the repressive act, the comrades did not allow themselves to be intimidated or distracted and continued with the leafleting.

To the legitimate protests of the two companions, the police responded that, after all, “they were doing nothing other than their job” and that the company had evidently called them “on the basis of some internal circular”. In a certain sense they were right, they were doing their job… that is, repressing those who dissent and mobilize against the oppression and exploitation of the bosses in question!

In fact, the Tigotà branch of Domodossola has decided to apply the information issued to all the branches in Northern Italy in which it is requested, in the event of any trade union action inside and outside the company premises, to have the forces of the order. The champions of security, evidently, having no other more important matters to attend to, not only intervened but identified their comrades. Nothing new, it is a procedure applied to the SEVEL of Atessa (Chieti) with our comrade Lino Parra, identified and also denounced during a leafleting to promote the fight for compliance with workplace safety regulations, a few weeks after the murder on the work by Luana D’Orazio. And precisely in Verbano-Cusio-Ossola the police identified and fined her comrade Gaia Zotta for a stencil on the women’s struggle which covered a fascist symbol in Gravellona Toce, in Via Liberazione on the corner of Piazza Resistenza.

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IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 or using the form below:

Reason: Lino and Gaia legal expenses

So much for “safety” and the identification of dangers for the community that are being talked about so much these days in the theater of Domese politics!

We wonder if the police are so dutiful in their work or do they limit themselves to applying clearly anti-union company directives on behalf of some boss, to checking that safety regulations are respected in the workplace, or that the construction sites of marble quarries, of which Enzo’s are the most striking case, are in order and respect the environment and the health of those who live around them.

This and other facts demonstrate that the ruling class and its institutions are paper tigers. The use of intimidation and repression is a sign of weakness of the bosses: they show the true anti-democratic face of the ruling class and its governments. From intimidation to those who express solidarity to a workers’ struggle conducted with disruptive actions (such as the ongoing one of the workers of the Tigotà warehouse in Broni as happened to Patrizio and Danilo; to the truncheons against the students of Pisa, Florence and Catania who demonstrated their solidarity with Palestine; up to the trials against the trade unionists of SI Cobas and USB of Piacenza and the searches of three trade unionists of SI Cobas in Verona for the Maxidì dispute.

With this statement we appeal to the comrades of the VCO, to our sympathizers, to the communist and trade union forces to make their solidarity felt with the comrades Patrizio Caretti and Danilo Moro, to support the struggle of the Tigotà workers also with leaflets and actions in front of the headquarters of this commercial chain.

The CARC Party invites VCO workers to get in touch to report the lack of safety in the workplace or other problems in their company and to give testimonies, even anonymously, for the workers’ correspondence of the monthly magazine Resistenza.

Not a step backwards: 10, 100, 1000 leaflets in front of companies to promote organization and class solidarity!

We look forward to seeing you on Friday 22 March, h. 4.30pm at the screening of the film “7 minutes” at the Circolo Operaio Ferraris in Omegna.

CARC VCO Party – “Anna Maria Princigalli” Presidium

Fb: Carc VCO Party – Tel. 3518637171 – website: www.carc.it

Source: Partito dei CARC

[Firenze] Un esempio di cosa vuol dire fare una campagna elettorale di rottura contro la censura e la manipolazione mediatica

https://www.carc.it/2024/03/19/firenze-un-esempio-di-cosa-vuol-dire-fare-una-campagna-elettorale-di-rottura-contro-la-censura-e-la-manipolazione-mediatica/

di Federazione Toscana – Marzo 19, 2024

Come Federazione Toscana del Partito dei CARC esprimiamo piena solidarietà alla lista Firenze Rinasce per il grave atto intimidatorio portato dalle forze dell’ordine sfruttando la provocazione orchestrata da un giornalista di Fanpage durante la proiezione del film Il Testimone che si è svolta al Circolo La Pietra il 13 marzo scorso.

Durante l’introduzione alla serata (come denunciato nell’articolo di Firenze Today riportato in calce) il giornalista, tale Riccardo Amati (uno dei tanti fautori della propaganda russofoba come si evince dagli articoli a sua firma che si trovano online) si è lanciato in provocatorie e strumentali invettive contro i “filo putiniani” e la propaganda di guerra con tanto di telecamera accesa…Per documentare la presunta aggressione? E allora perché non ha reso pubblico il filmato? Forse perché l’aggressione non c’è stata?

Dopo essere stato allontanato dalla sala, il giornalista è andato dalle forze dell’ordine che erano presenti all’esterno del circolo per chiedere di arrestare gli “aggressori”. Intanto, c’è da chiedersi cosa ci facevano ben tre pattuglie della polizia fuori da un circolo in cui si stava tenendo la proiezione di un film, tra l’altro la stessa sera in cui è stato accoltellato un ragazzo di diciannove anni nei pressi della Stazione di Santa Maria Novella. Forse i 200 agenti rivendicati da Nardella servono proprio a questo: a controllare, reprimere e sanzionare le voci che dissentono con la propaganda guerrafondaia. La polizia ha risposto “prontamente” chiedendo la lista dei presenti ma non gli è stata fornita.

Ebbene, la prima considerazione è che ci sembra di essere davanti a un’operazione proprio orchestrata a tavolino (e che fa il paio con quella messa in scena da una sionista nella piazza dell’8 marzo promossa da Non Una Di Meno e su cui abbiamo già scritto), probabile che la Questura avesse bisogno di un pretesto per avere i nominativi dei partecipanti e il giornalista di Fanpage gliel’ha dato provando a buttarla in rissa, tra l’altro con estrema scorrettezza poiché Amati era stato invitato proprio dagli organizzatori con lo spirito di un confronto costruttivo. Alla faccia della deontologia del mestiere del giornalista, quella che dovrebbe presupporre onestà intellettuale di investigare, di conoscere e di raccontare la realtà per com’è e non per come fa comodo ai guerrafondai amici della NATO (che, intanto, nella città di Firenze stanno tramando per imporre un comando nel bel mezzo di un quartiere popolare). Comunque, la risposta degli organizzatori è stata esemplare perchè non solo non hanno ceduto alle provocazioni ma hanno anche respinto i tentativi intimidatori rifiutandosi di fornire la lista. Questo è un buon esempio di resistenza alla repressione.

Provocazioni orchestrate ad arte, propaganda di guerra e attacchi repressivi sono sintomo del tentativo della classe dominante di contenere la crescente risposta popolare alla linea criminale che attua quotidianamente. Nel caso di specie, c’è poi l’evidente tentativo di silenziare una proposta elettorale, come quella di Firenze Rinasce che si è assunta la responsabilità di dare battaglia al clima di crescente censura in città, di cui il PD è artefice.

La realizzazione della proiezione del film Il Testimone è un risultato importante della lista e dei suoi sostenitori ed è un piccolo ma significativo esempio di cosa significa fare una campagna elettorale di rottura: non farsi legare le mani e i piedi dai diktat delle autorità, sfidare le misure liberticide e arbitrarie per realizzare gli interessi delle masse popolari, in questo caso tutelare diritti costituzionalmente sanciti come la libertà di espressione e l’agibilità politica e culturale per alzare una voce alternativa alla propaganda di guerra propinata dai media di regime a reti unificate.

Firenze Rinasce si è assunta questa responsabilità, nonostante la repressione che Sindaco e Questore hanno provato a scagliargli contro negli ultimi mesi (a partire dal primo tentativo di proiezione del film).

La lotta contro la censura mediatica e la repressione sono una parte estremamente importante della lotta di classe e la solidarietà è un’arma per vincerla, quindi invitiamo le altre forze politiche, le organizzazioni operaie e popolari, i collettivi studenteschi e i sindacati conflittuali e alternativi a quelli di regime a portare la propria a Firenze Rinasce e ai partecipanti alla proiezione che hanno deciso di non piegarsi a questo grave e odioso sopruso.

Federazione Toscana del Partito dei CARC

Il “tentativo di schedatura” alla proiezione del film russo ‘Il Testimone’ (il lungometraggio sull’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Putin) proiettato mercoledì sera al circolo La Pietra in via di Montughi, con i posti in sala esauriti. A denunciarlo la lista civica Firenze Rinasce, con il candidato sindaco per Palazzo Vecchio Alessandro De Giuli che chiama in causa proprio l’attuale amministrazione e parla di: “clima di intolleranza scatenato dalla furia censoria della giunta Nardella. Per cui, mentre nelle stesse ore un diciannovenne veniva accoltellato a morte in largo Alinari, il questore ha ritenuto di dovere inviare e piazzare in bella vista tre vetture delle forze dell’ordine davanti all’entrata del circolo”. Ma soprattutto, aggiunge, “ancora più grave il fatto che un agente abbia richiesto ad un addetto del circolo l’elenco dei prenotati e dei presenti”, foglio che spiega, “non è stato comunque consegnato”. “Il comportamento degli agenti si è dimostrato impeccabile e professionale ma la scelta securitaria della questura poteva meglio essere indirizzata in altri luoghi della città sicuramente maggiormente a rischio. Di quale sicurezza si parla da Firenze? Quella del Palazzo che non vuole critiche e mette in pratica censure, o intimidazioni? O quella dei cittadini che chiedono di poter vivere in una città tranquilla e che ancora una volta domani saranno in piazza per far sentire la propria voce? Nei prossimi giorni illustreremo al prefetto di Firenze le difficoltà che il clima cittadino obiettivamente comporta per la campagna elettorale che di certo non può svolgersi serenamente se predomina la censure politica e il controllo poliziesco”. Secondo quanto però appreso dalla questura e riportato dall’agenzia Ansa, l’agente è intervenuto richiedendo l’elenco dei presenti dopo che un giornalista, presente tra il pubblico, è stato allontanato dalla sala, sembra anche con spintoni, secondo quanto raccontato dallo stesso cronista. E sulla pagina Facebook di Firenze Rinasce è ancora De Giuli a dare la propria versione con un video: “Una cosa che ci è spiaciuta è che il giornalista di Fanpage Riccardo Amati, che conoscevamo e avevamo invitato a partecipare e dibattere con noi, si è presentato e ha iniziato, in maniera molto scorretta, a contestare ciò che stava dicendo l’altro nostro ospite il giornalista italiano in Donbass Vincenzo Lorusso. La contestazione di Amati è stata del tutto sgradevole. Però è il segno dei tempi – conclude – non si vuole che di questa guerra se ne parli in contraddittorio”. La pellicola è stata proiettata dopo il tentativo andato a vuoto un mese e mezzo fa al Teatro dell’Affratellamento con retromarcia e corollario di polemiche e nei giorni scorsi è stato annunciato anche un bis, questa volta alla libreria Salvemini.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

[Florence] An example of what it means to run a breakthrough electoral campaign against censorship and media manipulation

As the Tuscan Federation of the CARC Party we express full solidarity with the Firenze Rinasce list for the serious intimidating act carried out by the police exploiting the provocation orchestrated by a Fanpage journalist during the screening of the film Il Testimone which took place at the Circolo La Pietra on Last March 13th.

During the introduction to the evening (as reported in the Firenze Today article reported below) the journalist, a certain Riccardo Amati (one of the many supporters of Russophobic propaganda as can be seen from the articles signed by him which are found online) launched into provocative and instrumental invectives against the “pro-Putinian” and war propaganda complete with a camera on…To document the alleged aggression? So why didn’t he make the footage public? Maybe because the attack didn’t happen?

After being removed from the room, the journalist went to the police who were present outside the club to ask them to arrest the “attackers”. Meanwhile, one wonders what three police patrols were doing outside a club where a film was being shown, among other things on the same evening in which a nineteen-year-old boy was stabbed near the Santa Maria Novella station. Perhaps the 200 agents claimed by Nardella serve precisely this: to control, repress and sanction voices that disagree with the warmongering propaganda. The police responded “promptly” asking for the list of those present but it was not provided.

Well, the first consideration is that we seem to be faced with an operation precisely orchestrated on the table (and which goes hand in hand with the one staged by a Zionist in the square of 8 March promoted by Non Una Di Meno and on which we have already written), it is probable that the Police Headquarters needed a pretext to have the names of the participants and the Fanpage journalist gave it to them by trying to throw her into a fight, among other things with extreme incorrectness since Amati had been invited by the organizers with the spirit of constructive discussion. In spite of the ethics of the journalist’s profession, which should presuppose the intellectual honesty of investigating, knowing and reporting reality as it is and not as it suits the warmongering friends of NATO (who, meanwhile, in the city of Florence are plotting to impose a command in the middle of a working-class neighborhood). However, the response of the organizers was exemplary because not only did they not give in to the provocations but they also rejected the intimidating attempts by refusing to provide the list. This is a good example of resistance to repression.

Artfully orchestrated provocations, war propaganda and repressive attacks are a symptom of the ruling class’s attempt to contain the growing popular response to the criminal line it implements on a daily basis. In the present case, there is then the evident attempt to silence an electoral proposal, such as that of Firenze Rinasce which has taken on the responsibility of combating the climate of growing censorship in the city, of which the PD is the creator.

The holding of the screening of the film The Witness is an important result of the list and its supporters and is a small but significant example of what it means to carry out a breaking electoral campaign: not having your hands and feet tied by the diktats of the authorities, challenging the measures liberticidal and arbitrary to achieve the interests of the popular masses, in this case protecting constitutionally sanctioned rights such as freedom of expression and political and cultural viability to raise an alternative voice to the war propaganda spread by the regime media to unified networks.

Firenze Rinasce has taken on this responsibility, despite the repression that the Mayor and Police Commissioner have tried to hurl against it in recent months (starting from the first attempt to screen the film).

The fight against media censorship and repression is an extremely important part of the class struggle and solidarity is a weapon to win it, therefore we invite other political forces, workers’ and popular organisations, student collectives and conflictual and alternative trade unions to those of the regime to bring theirs to Florence Rinasce and to the participants in the screening who decided not to submit to this serious and hateful abuse.

Tuscan Federation of the CARC Party

The “filing attempt” at the screening of the Russian film ‘Il Testimone’ (the feature film on the invasion of Ukraine by Putin’s forces) screened on Wednesday evening at the La Pietra club in via di Montughi, with seats in the theater sold out. This was denounced by the Firenze Rinasce civic list, with the mayoral candidate for Palazzo Vecchio Alessandro De Giuli calling into question the current administration and speaking of: “climate of intolerance unleashed by the censorious fury of the Nardella council. Therefore, while in the same hours a nineteen-year-old was stabbed to death in Largo Alinari, the police commissioner felt he had to send and place three police vehicles in plain sight in front of the entrance to the club”. But above all, he adds, “even more serious is the fact that an agent asked a club employee for the list of those booked and those present”, a sheet which he explains, “was not delivered in any case”. “The behavior of the officers proved to be impeccable and professional but the security choice of the police station could have better been directed to other places in the city that were certainly more at risk. What security are we talking about from Florence? The one from the Palace that doesn’t want criticism and puts into practice censorship or intimidation? Or that of the citizens who ask to be able to live in a quiet city and who will once again be in the streets tomorrow to make their voices heard? In the next few days we will illustrate to the prefect of Florence the difficulties that the city climate objectively entails for the electoral campaign which certainly cannot take place peacefully if political censorship and police control predominates”. However, according to what was learned by the police headquarters and reported by the Ansa agency, the agent intervened requesting the list of those present after a journalist, present in the audience, was removed from the room, apparently even with pushes, according to what he said reporter. And on the Firenze Rinasce Facebook page, De Giuli once again gives his version with a video: “One thing that displeased us is that the Fanpage journalist Riccardo Amati, who we knew and had invited to participate and debate with us, decided to presented and began, in a very incorrect manner, to dispute what our other guest, the Italian journalist in Donbass Vincenzo Lorusso, was saying. Amati’s protest was completely unpleasant. But it’s a sign of the times – he concludes – we don’t want this war to be discussed in an adversarial manner”. The film was screened after the unsuccessful attempt a month and a half ago at the Teatro dell’Afffratellamento with a reverse and a corollary of controversy and in recent days an encore was also announced, this time at the Salvemini bookshop.

Source: Partito dei CARC

Solidarietà ad Antudo: giù le mani da chi lotta contro la guerra!

Rispondiamo compatti alla repressione per rispedirla al mittente

https://www.carc.it/2024/03/21/palermo-solidarieta-ad-antudo-giu-le-mani-da-chi-lotta-contro-la-guerra/

di Agenzia Stampa – Marzo 21, 2024

Mentre in Palestina è in corso un genocidio, in Italia viene arrestato chi si oppone alla militarizzazione dei territori.

Siamo solidali e complici con i militanti di Antudo che il 21 marzo sono stati colpiti da misure cautelari e arresti in seguito al sanzionamento dei guerrafondai della Leonardo SPA. Dopo le perquisizioni dello scorso luglio, la DIGOS di Palermo e la DIA hanno messo a punto un disegno repressivo che sfocia in accuse deliranti di istigazione a delinquere e atto terroristico. Visto che i compagni in questione non sono in prima linea nella produzione delle armi che vengono usate nel genocidio del popolo palestinese, le accuse hanno il destinatario sbagliato. Ma è inutile cercare la logica in questo processo: le azioni contestate sono solo il pretesto per attuare un’ulteriore mossa nel solco di quell’attacco che il governo Meloni muove contro quanti, oggi, si mobilitano e si organizzano per far valere gli interessi delle masse popolari autonomamente dalle autorità della classe dominante, mafia e padroni, i loro servi e le loro polizie che, invece, le vorrebbero docili e obbedienti.

Per queste ragioni, portiamo la nostra solidarietà di classe a chi si è mobilitato e si mobilita contro i guerrafondai che, approfittando della sottomissione del governo Meloni agli imperialisti USA/NATO, UE e sionisti, rendono il nostro paese complice e connivente delle loro scorribande in giro per il mondo.
Per queste ragioni, bisogna fare della lotta contro la repressione una questione politica, cioè una questione che alimenti mobilitazione, indignazione, organizzazione delle masse popolari: in definitiva, che diventi un problema di ordine pubblico per ritorcere la repressione contro i mittenti! Questo significa che bisogna portare in tutte le piazze, in tutte le iniziative in programma nelle prossime settimane – indipendentemente dai promotori – la solidarietà ad Antudo. Perciò facciamo appello a tutte le forze sociali e politiche della città a formare un ampio fronte di solidarietà per i compagni e le compagne colpite quest’oggi. Ben vengano presidi, assemblee e iniziative al fine di imporre la scarcerazione immediata e il ritiro di altre misure cautelari; inoltre già le prossime manifestazioni cittadine, come quella del 30 marzo in solidarietà al popolo palestinese, sono momenti importanti di cui approfittare per portare un messaggio di solidarietà popolare per Luigi e gli/le altri/e militanti che sono sotto attacco dal governo Meloni.

Libertà immediata per Luigi e gli/le altri/e militanti
Solidarietà incondizionata ad Antudo

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Solidarity with Antudo: hands off those who fight against the war!

We respond unitedly to the repression to send it back to the sender

While a genocide is underway in Palestine, in Italy those who oppose the militarization of the territories are arrested.

We stand in solidarity and complicity with the Antudo militants who on March 21st were hit by precautionary measures and arrests following the sanctioning of the warmongers of Leonardo SPA. After the searches last July, the DIGOS of Palermo and the DIA have developed a repressive plan that results in delusional accusations of incitement to crime and terrorist act. Since the comrades in question are not at the forefront of producing the weapons that are used in the genocide of the Palestinian people, the accusations are aimed at the wrong audience. But it is useless to look for logic in this process: the contested actions are only the pretext to implement a further move in the wake of that attack that the Meloni government makes against those who, today, are mobilizing and organizing themselves to assert the interests of popular masses independently from the authorities of the ruling class, mafia and masters, their servants and their police who, instead, would like them docile and obedient.

For these reasons, we bring our class solidarity to those who have mobilized and are mobilizing against the warmongers who, taking advantage of the submission of the Meloni government to the US/NATO, EU and Zionist imperialists, make our country complicit and conniving in their raids in around the world.
For these reasons, we need to make the fight against repression a political issue, that is, an issue that fuels mobilization, indignation, organization of the popular masses: ultimately, that it becomes a problem of public order to turn the repression against the senders! This means that we need to bring solidarity with Antudo to all the streets, to all the initiatives planned in the coming weeks – regardless of the promoters. We therefore appeal to all the social and political forces of the city to form a broad front of solidarity for the comrades affected today. Provisions, assemblies and initiatives aimed at imposing immediate release and the withdrawal of other precautionary measures are welcome; Furthermore, the upcoming city demonstrations, such as the one on March 30th in solidarity with the Palestinian people, are already important moments to take advantage of to bring a message of popular solidarity for Luigi and the other militants who are under attack by the Meloni government.

Immediate freedom for Luigi and the other militants
Unconditional solidarity with Antudo

Source: Partito dei CARC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

SOSTIENI LA PUBBLICAZIONE DEL MANUALE DI STORIA CONTEMPORANEA DELLA SCUOLA DI BASE MAKARENKO!

https://www.carc.it/2024/02/21/sostieni-la-pubblicazione-del-manuale-di-storia-contemporanea-della-scuola-di-base-makarenko/

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta dei lavoratori promossa dal movimento comunista per liberarsi dallo sfruttamento economico, dall’oppressione politica e dall’arretratezza culturale. Tanto più la conoscenza della storia contemporanea, cioè dell’epoca in cui Marx ed Engels hanno fondato il movimento comunista (Manifesto del partito comunista -1848) e la vittoria dell’Ottobre ha dato il via a quel movimento che “ha sconvolto il mondo”: vittoria sul nazifascismo, abbattimento del sistema coloniale, creazione del campo socialista, conquiste di civiltà e benessere strappate dalle masse popolari dei paesi imperialisti, una delle quali è stata la scuola pubblica. Non è un caso che dalla riforma Moratti (2003) in poi l’insegnamento della storia contemporanea è stato eliminato dalle scuole elementari e le ore di storia ridotte. Né è un caso che le prime a essere trasformate in giornate lavorative sono state le date del 25 Aprile e del 1° Maggio. Tanto più dopo l’installazione del governo Meloni, composto da nostalgici del ventennio fascista che stanno dando maggiore impulso a quel revisionismo storico inaugurato anni fa in maniera bipartisan con l’equiparazione dei partigiani comunisti ai “ragazzi della Repubblica di Salò”. Emblematica è stata la trasformazione del 27 gennaio di quest’anno da giornata della memoria di tutte le vittime dell’Olocausto nazista (6 milioni di ebrei, ma anche 3 milioni di prigionieri di guerra sovietici, 1.5 milioni di altri prigionieri politici, 4 milioni di slavi, oltre a rom, disabili, omosessuali) in giornata delle sole vittime della Shoah e il divieto delle manifestazioni a sostegno della resistenza palestinese bollate più o meno apertamente come “antisemite”.

Promuovere l’ignoranza della storia è un ingrediente dello smantellamento della scuola pubblica in corso da quarant’anni a questa parte, a cui si sommano ora anche il carovita, la riduzione dei posti letto negli studentati pubblici, il rincaro degli affitti nelle città universitarie, gli aumenti dei servizi di mensa e di trasporto. Da luogo di istruzione le aule diventano sempre più serbatoi di manodopera gratuita per le fabbriche dei capitalisti o di futuri soldati da usare come carne da cannone nella “terza guerra mondiale a pezzi” in cui gli imperialisti USA, UE e sionisti trascinano anche il nostro paese.

Ignoranza, intossicazione dell’opinione pubblica, abbrutimento delle masse popolari sono, combinati con la repressione, le armi di cui la classe dominante dispone per cercare di prolungare la vita del suo sistema, per distogliere le masse popolari dalla lotta di classe. Fanno danni, certo, ma sono la conferma che la permanenza del suo potere è decadenza intellettuale e morale dell’umanità, è distruzione delle condizioni della vita sulla Terra, sono la conferma che solo le masse popolari possono costruire un futuro di ordine e progresso (Ordem e Progresso, il motto contenuto nella bandiera del Brasile).

Per tutti i giovani e lavoratori che oggi si organizzano per costruire il loro futuro e vogliono conoscere la storia della propria classe, una storia dalla quale attingere insegnamenti, un metodo di ragionamento, insomma gli strumenti per costruire la via della propria emancipazione, le Edizioni Rapporti Sociali hanno deciso di pubblicare un Manuale di Storia contemporanea in tre volumi, la cui esposizione sia fondata su principi, criteri, metodi e contenuti di analisi storica, sociale e politica propri del proletariato. Un manuale dal quale emerga il ruolo delle masse nella storia e della lotta di classe come motore della trasformazione sociale. Un manuale che spieghi i fatti e non si limiti a metterli in fila con pedante nozionismo, che illumini il passato e quindi il presente, che appassioni docenti, studenti, operai in cui vive l’aspirazione a una società senza più sfruttamento.

Per produrre questo Manuale abbiamo attinto dall’esperienza della Scuola di Base Anton Makarenko, una scuola serale aperta a giovani e lavoratori che insegna italiano e storia dove, negli anni, in decine e decine hanno studiato, sperimentato e discusso i testi che ci apprestiamo a pubblicare. Un’impresa onerosa per noi, questa pubblicazione. Uno dei modi attraverso cui la classe dominante cerca di impedire la circolazione di idee autonome dalla sua concezione del mondo è quello di imporre condizioni economiche svantaggiose alle case editrici indipendenti, così come impedisce l’aggregazione delle masse strangolando economicamente le case del popolo e organismi affini.

Per questo, chiediamo quindi agli studenti, alle studentesse, ai docenti mobilitati in difesa della scuola e dell’università, alle operaie e agli operai coscienti e desiderosi di intraprendere il cammino di studi che la classe dominante ha loro negato, a chiunque vuole ricercare nella gloriosa storia delle conquiste del movimento operaio e comunista le risposte per mobilitarsi ed essere protagonista della fase storica che attraversiamo, di sostenere economicamente il nostro progetto editoriale.

Riprendiamoci il nostro futuro. Diamoci gli strumenti per farlo!

Fonte: Partito dei CARC

https://it.wikipedia.org/wiki/Anton_Semenovyč_Makarenko

https://www.makarenko.it

English translate

SUPPORT THE PUBLICATION OF THE CONTEMPORARY HISTORY MANUAL OF THE MAKARENKO BASIC SCHOOL!

Knowledge of history is an instrument of the workers’ struggle promoted by the communist movement to free themselves from economic exploitation, political oppression and cultural backwardness. Even more so, the knowledge of contemporary history, that is, of the era in which Marx and Engels founded the communist movement (Manifesto of the Communist Party -1848) and the victory of October gave rise to that movement which “shocked the world”: victory over Nazi-fascism, overthrow of the colonial system, creation of the socialist camp, conquests of civilization and well-being wrested from the popular masses of imperialist countries, one of which was public schools. It is no coincidence that since the Moratti reform (2003) onwards, the teaching of contemporary history has been eliminated from primary schools and history hours reduced. Nor is it a coincidence that the first to be transformed into working days were the dates of April 25th and May 1st. Even more so after the installation of the Meloni government, made up of nostalgics of the twenty years of fascism who are giving greater impetus to that historical revisionism inaugurated years ago in a bipartisan manner with the comparison of the communist partisans to the “Salò boys”. Emblematic was the transformation of 27 January this year from a Day of Remembrance for all the victims of the Nazi Holocaust (6 million Jews, but also 3 million Soviet prisoners of war, 1.5 million other political prisoners, 4 million Slavs, as well as Roma, disabled people, homosexuals) on the day of the victims of the Shoah only and the ban on demonstrations in support of the Palestinian resistance branded more or less openly as “anti-Semitic”.

Promoting ignorance of history is an ingredient of the dismantling of public schools that has been going on for forty years now, to which is now also added the high cost of living, the reduction of beds in public student residences, the increase in rents in university cities, increases in canteen and transport services. From places of education, classrooms increasingly become reservoirs of free labor for the capitalists’ factories or of future soldiers to be used as cannon fodder in the “piecemeal third world war” into which the US, EU and Zionist imperialists are also dragging our country.

Ignorance, intoxication of public opinion, brutalization of the popular masses are, combined with repression, the weapons that the ruling class has at its disposal to try to prolong the life of its system, to divert the popular masses from the class struggle. They cause damage, of course, but they are the confirmation that the permanence of his power is the intellectual and moral decadence of humanity, it’s the destruction of the conditions of life on Earth. They are confirmation that only the popular masses can build a future of order and progress (Ordem and Progress like says the motto of Brazilian national flag).

For all young people and workers who today organize themselves to build their future and want to know the history of their own class, a history from which to draw lessons, a method of reasoning, in short the tools to build the path to their own emancipation, Edizioni Rapporti Sociali have decided to publish a Manual of Contemporary History in three volumes, the exposition of which is based on principles, criteria, methods and contents of historical, social and political analysis specific to the proletariat. A manual from which the role of the masses in history and of the class struggle as the engine of social transformation emerges. A manual that explains the facts and does not limit itself to lining them up with pedantic notions, which illuminates the past and therefore the present, which fascinates teachers, students, workers in which the aspiration for a society without exploitation lives.

To produce this Manual we have drawn from the experience of the Anton Makarenko Basic School, an evening school open to young people and workers that teaches Italian and history where, over the years, dozens and dozens have studied, experimented and discussed the texts that we are preparing to to publish. An expensive undertaking for us, this publication. One of the ways through which the ruling class tries to prevent the circulation of ideas autonomous from its conception of the world is to impose disadvantageous economic conditions on independent publishing houses, just as it prevents the aggregation of the masses by economically strangling people’s houses and similar bodies.

For this reason, we therefore ask the students, the teachers mobilized in defense of the school and the university, the workers who are conscious and eager to undertake the path of studies that the ruling class has denied them, to anyone who wants to research in glorious history of the conquests of the workers’ and communist movement, the answers to mobilize and be protagonists of the historical phase we are going through, to financially support our editorial project.

Let’s take back our future. Let’s give ourselves the tools to do it!

Source: Partito dei CARC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

BRUCIARE LA BUONA SCUOLA DI VALDITARA

https://www.carc.it/2024/02/19/bruciare-la-buona-scuola-di-valditara/

Le mobilitazioni contro la guerra, a tutela dell’ambiente, del diritto allo studio e gli scioperi degli ultimi mesi hanno reso quello in corso un inverno di lotta contro le misure del governo Meloni e dei suoi ministri. Questo sommovimento ha visto accendersi e svilupparsi focolai di lotta e di organizzazione all’interno di numerose scuole del paese.

Solo a Roma nel mese di dicembre sono stati undici i licei occupati per chiedere maggiori fondi pubblici per la scuola pubblica, oggi priva di personale e strutture adeguate. Sono migliaia gli studenti e le studentesse che da un capo all’altro del paese si stanno mobilitando affinché la scuola ritorni ad essere un ambito di emancipazione, un luogo in cui oggi potersi confrontare e organizzare contro la collaborazione del governo italiano con quello sionista d’Israele, contro la Nato e contro la strumentalizzazione dei femminicidi come quello di Giulia Cecchettin che Giorgia Meloni, in coppia con Elly Schlein, ha provato a orchestrare.

A questa ondata di ribellione promossa da collettivi e organizzazioni studentesche, il ministro dell’istruzione Valditara ha risposto con una circolare in cui detta la linea che i dirigenti scolastici devono adottare in caso di occupazione delle scuole.

In essa Valditara, seguendo lo schema messo in atto da Salvini che ha precettato i lavoratori per impedirgli di scioperare, decide di promuovere la repressione degli studenti attraverso provvedimenti disciplinari con l’obiettivo di impedirgli di occupare le scuole e di esprimere il dissenso verso politiche antipopolari sia nazionali che internazionali.

Il primo caso di applicazione della circolare è stato quello di Damiano Cassanelli, rappresentante dell’istituto Barozzi di Modena sospeso per dodici giorni per aver rilasciato un’intervista nella quale afferma che gli studenti sono stati definiti terroristi dall’istituto, perquisiti e minacciati. Parole per altro confermate da altri studenti che hanno raccontato che i professori li facevano entrare con le mani in alto per controllare zaini e borse. Un vero e proprio regime da caserma, altro che buona scuola!

Contro i tentativi del governo Meloni di criminalizzare il dissenso, usando la repressione per isolare le organizzazioni studentesche e gli studenti più combattivi, la risposta è quella di organizzarsi in ogni scuola costruendo collettivi dove ancora non ci sono e rafforzando e allargando quelli già esistenti.

La risposta è quella di sviluppare il coordinamento degli studenti organizzati e legare la loro lotta per la scuola pubblica che serve, alla lotta più generale per cacciare il governo Meloni. È questo l’obiettivo che devono darsi gli studenti che vogliono costruire il loro futuro, come è l’obiettivo che devono darsi gli operai che si mobilitano contro la repressione, lo sfruttamento e la sicurezza sul lavoro.

Il calendario è ricco di appuntamenti di cui approfittare per portare in piazza parole d’ordine di organizzazione e lotta, ma anche per far marciare la lotta per un governo di emergenza popolare. Un governo che attui le misure più urgenti indicati dai collettivi e organismi degli studenti e dei giovani delle masse popolari come l’attuazione di serie politiche di salvaguardia dell’ambiente, l’istituzione di una scuola pubblica universale e di qualità e che contrasti ogni azione bellicista e guerrafondai orchestrata dai gruppi imperialisti in giro per il mondo.

Ogni studente o collettivo di studenti può sin da subito promuovere all’interno della propria scuola momenti di discussione sui temi delle prossime mobilitazioni in corso, come quelle previste per la settimana che va dal 19 al 25 febbraio promosse da Osa – Cambiare Rotta in solidarietà al popolo palestinese. Ciascuno può aderire ai momenti di agitazione e controinformazione per contrastare la propaganda di guerra dei media mainstream che verranno organizzate.

Ogni gruppo di studenti può organizzarsi per sostenere la mobilitazione dei lavoratori che aderiranno allo sciopero del Si Cobas il prossimo 23 febbraio contro la guerra in Palestina, partecipando ai picchetti che verranno indetti davanti ai cancelli delle fabbriche o alle manifestazioni locali.

Ogni collettivo o studente può partecipare con un proprio striscione e cartello alla manifestazione nazionale in solidarietà al popolo palestinese di sabato 24 febbraio a Milano.

Ancora, in ogni scuola fin da subito le studentesse devono cominciare ad organizzarsi insieme alle proprie insegnanti mettendosi in contatto con il nodo dell’organizzazione “Non Una di Meno” presente sul proprio territorio per promuovere progetti di formazione e informazione di avvicinamento alle mobilitazioni previste per l’8 marzo. Per discutere di come la scuola debba diventare ambito di emancipazione per studentesse e insegnanti e alimentare costruire tale emancipazione nel fuoco della lotta per cacciare il governo Meloni.

Di seguito rilanciamo l’appello del nuovo Partito comunista italiano rivolto alle studentesse affinché l’8 marzo sia un punto di partenza nella lotta per l’emancipazione delle donne delle masse popolari.

Comunicato CC 3/2024 – 10 febbraio 2024

Verso e oltre un 8 Marzo di lotta e riscossa

Studentesse, bruciate la “Buona Scuola” dei padroni!

Che tutte le università e le scuole superiori, medie ed elementari siano focolai di mobilitazione, organizzazione e riscossa per le donne delle masse popolari!

Nella costruzione della mobilitazione del 25 novembre scorso i collettivi studenteschi hanno dimostrato di saper rispedire al mittente le manovre che i partiti della Larghe Intese hanno messo in campo per promuovere un clima di unità nazionale e per far intendere alle donne delle masse popolari che esse avrebbero da spartire più con la Meloni e la Schlein che con la loro classe. Studentesse e studenti hanno capillarmente rigettato i minuti di silenzio nelle scuole di tutto il paese e si sono da subito organizzati per rispedire al mittente anche la direttiva Valditara sull’educazione contro la violenza. Essi sono la forza che può rigettare la riforma Valditara, la sua educazione di classe, oscurantista e repressiva e la “Buona Scuola” dei padroni!

Le studentesse hanno contribuito a rompere le uova nel paniere alla classe dominante e a rivoltarle contro la sua operazione; hanno detto chiaro e tondo che il problema principale per studentesse, donne e tutte le masse popolari sono i governi delle Larghe Intese, le loro istituzioni e il Vaticano. La loro nefasta direzione della società è responsabile dell’oppressione delle donne nel nostro paese e ogni passo che fanno lo rende sempre più evidente; per quanto i vertici della Repubblica Pontificia tentino invece di alimentare la guerra tra donne e uomini delle masse popolari: da un lato promuovendo la violenza, i femminicidi, le discriminazioni e l’oppressione degli uomini sulle donne; dall’altro cercando di indirizzare contro gli uomini della propria classe la rabbia, l’odio e la volontà di riscossa delle donne. È il tentativo di far in modo che l’organizzazione e la mobilitazione delle donne si scaglino contro il dito e non contro la luna. In realtà l’educazione, la formazione e la trasformazione degli uomini (e delle donne!) delle masse popolari per liberarsi dall’oppressione, dalla direzione nefasta della borghesia e del clero e dall’abbrutimento intellettuale e morale, è parte del processo rivoluzionario che le donne innescano prendendo parte e dirigendo la lotta di donne e uomini contro i loro comuni oppressori!

Studentesse, rigettate la scuola dei padroni!

Liberatevi dall’alternanza scuola-lavoro che, quando non ammazza, mercifica e sfrutta. Il caso di alcune ragazze sfruttate a Vicenza tramite l’alternanza scuola-lavoro in un centro estetico per fornire prestazioni sessuali è solo l’ultimo e più estremo dei casi che ordinariamente, in modo più o meno palese, sviliscono e opprimono studentesse e studenti.

Liberatevi dalla direttiva Valditara sull’educazione alle relazioni e al contrasto della violenza sulle donne che nasconde sotto una spruzzatina di rosa l’ennesimo canale aperto al Vaticano all’interno delle scuole e un ulteriore passo verso la repressione di studentesse e studenti. Un’educazione che parla di “mostri” che meritano punizioni, ma alimenta il peso della valutazione della condotta per le bocciature e in realtà mira ancora una volta a intossicare le coscienze delle masse popolari e sgravare dalle loro responsabilità istituzioni, padroni e Vaticano. Un’educazione che fa il paio con il resto della riforma Valditara e attraverso una stretta repressiva dà un più deciso indirizzo di classe alla scuola e alla formazione.

Riprendetevi la scuola!

Studentesse e insegnanti possono rivoltare contro il governo Meloni la direttiva, la riforma Valditara e la “Buona Scuola”!

Sono loro che devono prendere in mano l’educazione e la formazione che serve, tramite programmi e lezioni dal basso, legandoci l’unica alternanza scuola-lavoro che serve alle donne delle masse popolari, quella della lotta di classe. Sono loro che possono imporli dentro le scuole iniziando a praticarli da subito.

Un primo passo è sfruttare la direttiva Valditara rivoltandola contro il governo: usare le ore messe a disposizione dalla direttiva per fare lezioni autorganizzate e progettate dai collettivi studenteschi e da tutte quelle insegnanti che vogliono porre fine all’oppressione di genere. Promuovere assemblee studentesche per elaborare i contenuti, i materiali e i programmi da svolgere, legare le insegnanti che più sono disponibili a sostenere questi progetti e usare i consigli di istituto come organismi realmente decisionali, come ambiti di confronto tra studenti e insegnanti, per imporre le lezioni e l’educazione che serve alle donne delle masse popolari: insomma farli rivivere per quello che dovevano essere.

I consigli degli studenti, dei docenti e di istituto nelle scuole sono tra le conquiste del Sessantotto e dell’Autunno Caldo (1969). Sono il frutto del protagonismo degli studenti, della loro organizzazione e mobilitazione per il cambiamento della scuola e della società. In quegli anni sono stati loro a soffiare sul fuoco che covava sotto la cenere nelle fabbriche, sono stati loro che insieme agli operai hanno aggregato anche gli insegnanti per costruire una scuola che fossero loro a dirigere. Da quelle lotte studenti, operai e insegnanti hanno imposto il riconoscimento ufficiale dei consigli degli studenti, dei docenti e d’istituto. Oggi quegli organismi sono svuotati di potere e significato: vanno riconquistati e fatti lavorare nella pratica!

Non Una Di Meno (NUDM) con i collettivi studenteschi e le insegnanti in alcune città sta già costruendo percorsi simili, producendo materiali utili a svolgere lezioni autorganizzate dentro e fuori dalle scuole in preparazione e oltre l’8 Marzo, per rivoltare contro il governo Meloni la sua direttiva Valditara e sfruttare così le ore messe a disposizione dalla direttiva e quelle previste nella “Buona Scuola” per costruire un’educazione che serve. Le lezioni utili all’emancipazione delle donne dall’oppressione sono quelle che mettono al centro la lotta di classe, che fanno alfabetizzazione storica sulla loro oppressione e sulla loro lotta, sul ruolo di istituzioni borghesi e Vaticano nella loro oppressione e sul ruolo storico che le donne delle masse popolari hanno assunto nel corso della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, in quello che hanno assunto nella costruzione della rivoluzione socialista.

Questa pratica deve essere replicata ed estesa in tutte le scuole del paese, facendo vivere i consigli degli studenti e quelli di istituto come ambito di confronto tra collettivi e insegnanti, come organismi reali di direzione della scuola, per imporre le lezioni e l’educazione che serve alle donne delle masse popolari.

Rivoltare le mosse della borghesia, un esempio storico

Nel 2009 la Carovana del (n)PCI sperimentò con successo contro le ronde istituite dal decreto legge 23.02.2009 del Governo Berlusconi e caldeggiato dall’allora ministro degli Interni, il leghista Roberto Maroni, il metodo di avvalersi delle mosse della borghesia per rovesciargliele contro. Con il Comunicato dell’11 marzo 2009 il (n)PCI denunciò che “con le ronde di fascisti, ex sbirri e razzisti della Lega Nord, gli apparati repressivi puntano ad arrivare dove le forze regolari della repressione non arrivano e possono scaricare su forze irregolari anche la responsabilità di aggressioni e pestaggi delle forze regolari”. Contro di esse fece appello “alla creazione di ronde proletarie per difendere il territorio dalla borghesia, dal clero, dalle autorità e dalle organizzazioni criminali, per imporre servizi e condizioni civili di vita, per impedire il pattugliamento dei fascisti, dei razzisti della Lega Nord e degli sbirri”. Raccogliendo questo appello il Partito dei CARC nel luglio del 2009 organizzò a Massa una ronda popolare antifascista e antirazzista. Questa iniziativa e gli scontri che ne seguirono con la ronda SSS promossa da un noto fascista locale e spalleggiata da poliziotti e carabinieri indussero il governo Berlusconi a fare dietrofront!

Rivoltare contro i padroni e le loro istituzioni la “Buona Scuola” vuol dire anche legare a queste lezioni progetti di alternanza scuola-lavoro realmente utili e organizzati dal basso! L’alternanza che serve è quella che si costruisce sviluppando il legame tra la scuola e le organizzazioni popolari che si occupano dei quartieri e dei territori, organizzando o rafforzando sportelli contro la violenza, sportelli di formazione ed educazione delle donne delle masse popolari, organizzando “passeggiate” regolari nei quartieri; è quella che fa formazione politica e sindacale alle studentesse e agli studenti tramite il legame con il sindacalismo di base.

Questa è l’unica alternanza scuola-lavoro che studentesse, studenti e insegnanti devono riconoscere e praticare dal basso, che devono contrapporre alla ricetta padronale di morte, degrado e sfruttamento.

Ogni consiglio d’istituto deve essere realmente ambito in cui sviluppare l’organizzazione di progetti formativi, in cui promuovere alternanza scuola-lavoro in accordo con le organizzazioni operaie e popolari della zona!

Fare di ogni scuola un centro di costruzione del nuovo potere delle masse popolari organizzate e d’emancipazione delle donne delle masse popolari!

Organizzarsi in ogni scuola per rendere ingovernabile il paese al governo Meloni e al resto dei vertici della Repubblica Pontificia!

Fonte: Partito dei CARC

English translate

BURN THE GOOD SCHOOL OF VALDITARA, THE ITALIAN EDUCATION MINISTER OF MELONI GOVENMENT

The mobilizations against the war, to protect the environment, the right to education and the strikes of the last few months have made the current winter of struggle against the measures of the Meloni government and its ministers. This upheaval saw hotbeds of struggle and organization ignite and develop within numerous schools in the country.

In Rome alone, in the month of December, eleven high schools were occupied to ask for more public funds for public schools, which today lack adequate staff and structures. There are thousands of students from one end of the country to the other who are mobilizing so that schools return to being an area of ​​emancipation, a place where today they can discuss and organize against the collaboration of the Italian government with the Zionist government of Israel, against NATO and against the exploitation of feminicides like that of Giulia Cecchettin which Giorgia Meloni, paired with Elly Schlein, tried to orchestrate.

To this wave of rebellion promoted by collectives and student organizations, the Minister of Education Valditara responded with a circular in which he dictates the line that school managers must adopt in the event of school occupations.

In it Valditara, following the scheme implemented by Salvini who precluded workers to prevent them from going on strike, decides to promote the repression of students through disciplinary measures with the aim of preventing them from occupying schools and expressing dissent towards anti-popular policies both national and international.

The first case of application of the circular was that of Damiano Cassanelli, representative of the Barozzi institute of Modena, who was suspended for twelve days for having given an interview in which he stated that the students were defined as terrorists by the institute, searched and threatened. Words confirmed by other students who said that the teachers made them enter with their hands in the air to check their backpacks and bags. A real barracks regime, nothing but a good school!

Against the Meloni government’s attempts to criminalize dissent, using repression to isolate student organizations and the most combative students, the response is to organize in every school by building collectives where they do not yet exist and strengthening and expanding those that already exist.

The answer is to develop the coordination of organized students and link their fight for the public school they need to the more general fight to oust the Meloni government. This is the objective that students who want to build their future must set themselves, just as it is the objective that workers who mobilize against repression, exploitation and safety at work must set themselves.

The calendar is full of events to take advantage of to bring slogans of organization and struggle to the streets, but also to get the fight for a popular emergency government underway. A government that implements the most urgent measures indicated by the collectives and organizations of students and young people of the popular masses such as the implementation of serious environmental protection policies, the establishment of a universal and quality public school and that counteracts any action warmongering and warmongering orchestrated by imperialist groups around the world.

Every student or collective of students can immediately promote moments of discussion within their school on the themes of the next ongoing mobilizations, such as those scheduled for the week from 19 to 25 February promoted by Osa – Changing Course in solidarity with Palestinian people. Everyone can join the moments of agitation and counter-information to counter the war propaganda of the mainstream media that will be organized.

Each group of students can organize themselves to support the mobilization of workers who will join the Si Cobas strike on February 23rd against the war in Palestine, participating in the pickets that will be called in front of the factory gates or at local demonstrations.

Each collective or student can participate with their own banner and sign in the national demonstration in solidarity with the Palestinian people on Saturday 24 February in Milan.

Furthermore, in every school the students must immediately begin to organize themselves together with their teachers by getting in touch with the “Non Una di Meno” organization node present in their territory to promote training and information projects aimed at approaching the mobilizations planned for on March 8. To discuss how the school must become a place of emancipation for students and teachers and fuel the construction of this emancipation in the fire of the fight to oust the Meloni government.

Below we relaunch the appeal of the new Italian Communist Party addressed to female students so that March 8th is a starting point in the fight for the emancipation of women of the popular masses.

Press release CC 3/2024 – 10 February 2024

Towards and beyond a March 8th of struggle and recovery

Students, burn the masters’ “Good School”!

May all universities and high, middle and elementary schools be hotbeds of mobilization, organization and redemption for the women of the popular masses!

In building the mobilization of last November 25th, the student collectives demonstrated that they knew how to send back to the sender the maneuvers that the parties of the Broad Understandings had put in place to promote a climate of national unity and to make the women of the popular masses understand that they would have to share more with Meloni and Schlein than with their class. Students widely rejected the minutes of silence in schools across the country and immediately organized themselves to also send the Valditara directive on education against violence back to the sender. They are the force that can reject the Valditara reform, its class-based, obscurantist and repressive education and the “Good School” of the bosses!

The female students contributed to breaking the ruling class’s eggs in the basket and turning them against its operation; they said clearly that the main problem for students, women and all the popular masses are the governments of the Broad Ententes, their institutions and the Vatican. Their nefarious direction of society is responsible for the oppression of women in our country and every step they take makes it more and more evident; although the leaders of the Papal Republic try instead to fuel the war between women and men of the popular masses: on the one hand by promoting violence, feminicides, discrimination and the oppression of men over women; on the other, trying to direct women’s anger, hatred and desire for redemption against the men of their own class. It is the attempt to ensure that women’s organization and mobilization are aimed at the finger and not at the moon. In reality, the education, training and transformation of men (and women!) of the popular masses to free themselves from oppression, from the nefarious direction of the bourgeoisie and the clergy and from intellectual and moral brutalization, is part of the revolutionary process that women trigger by taking part in and leading the struggle of women and men against their common oppressors!

Students, reject the masters’ school!

Free yourselves from the school-work alternation which, when it doesn’t kill, commodifies and exploits. The case of some girls exploited in Vicenza through school-work alternation in a beauty center to provide sexual services is only the latest and most extreme of the cases that ordinarily, in a more or less obvious way, debase and oppress students.

Free yourselves from the Valditara directive on education in relationships and combating violence against women which hides under a sprinkle of pink yet another channel open to the Vatican within schools and a further step towards the repression of students. An education that speaks of “monsters” who deserve punishment, but fuels the burden of evaluating conduct for failures and in reality aims once again to intoxicate the consciences of the popular masses and relieve institutions, bosses and the Vatican of their responsibilities. An education that goes along with the rest of the Valditara reform and through a repressive crackdown gives a more decisive class direction to school and training.

Take back school!

Students and teachers can turn the directive, the Valditara reform and the “Good School” against the Meloni government!

They are the ones who must take charge of the education and training that is needed, through programs and lessons from below, linking us to the only school-work alternation that is needed by women of the popular masses, that of the class struggle. They are the ones who can impose them in schools by starting to practice them immediately.

A first step is to exploit the Valditara directive by turning it against the government: using the hours made available by the directive to hold self-organised lessons designed by student collectives and all those teachers who want to put an end to gender oppression. Promote student assemblies to develop the contents, materials and programs to be carried out, connect the teachers who are most available to support these projects and use the school councils as truly decision-making bodies, as areas for discussion between students and teachers, to impose the lessons and the education that women of the popular masses need: in short, make them relive what they should have been.

Student, teacher and institute councils in schools are among the achievements of 1968 and the Hot Autumn (1969). They are the fruit of the students’ protagonism, of their organization and mobilization for change in school and society. In those years they were the ones who fanned the fire that was smoldering under the ashes in the factories, they were the ones who, together with the workers, also brought together the teachers to build a school that they would direct. From those struggles, students, workers and teachers imposed the official recognition of the student, teacher and institute councils. Today those organisms are emptied of power and meaning: they must be reconquered and made to work in practice!

Non Una Di Meno (NUDM) with student collectives and teachers in some cities is already building similar paths, producing useful materials for carrying out self-organised lessons inside and outside schools in preparation for and beyond March 8, to revolt against the Meloni government its Valditara directive and thus take advantage of the hours made available by the directive and those provided for in the “Good School” to build a useful education. The useful lessons for the emancipation of women from oppression are those that put the class struggle at the centre, that provide historical literacy on their oppression and their struggle, on the role of bourgeois institutions and the Vatican in their oppression and on the historical role that women of the popular masses assumed during the first world wave of the proletarian revolution, in what they assumed in the construction of the socialist revolution.

This practice must be replicated and extended in all schools in the country, making student councils and school councils live as a forum for discussion between collectives and teachers, as real bodies managing the school, to impose the lessons and education that it serves the women of the popular masses.

Reversing the moves of the bourgeoisie, a historical example

In 2009 the Caravan of the (n)PCI successfully experimented against the patrols established by the decree law of 02.23.2009 of the Berlusconi Government and supported by the then Minister of the Interior, the Northern League member Roberto Maroni, the method of making use of the moves of the bourgeoisie to turn them against them . With the Communiqué of 11 March 2009, the (n)PCI denounced that “with the patrols of fascists, ex-cops and racists of the Northern League, the repressive apparatus aims to arrive where the regular forces of repression do not arrive and can unload on irregular forces also the responsibility for attacks and beatings of regular forces”. Against them he appealed “for the creation of proletarian patrols to defend the territory from the bourgeoisie, the clergy, the authorities and criminal organizations, to impose services and civil living conditions, to prevent the patrolling of fascists, racists of the Northern League and of the cops.” Taking up this appeal, the CARC Party organized a popular anti-fascist and anti-racist patrol in Massa in July 2009. This initiative and the clashes that followed with the SSS patrol promoted by a well-known local fascist and backed by police and carabinieri led the Berlusconi government to do an about-face!

Turning the “Good School” against the bosses and their institutions also means linking these lessons to school-work alternation projects that are truly useful and organized from the bottom up! The alternation that is needed is the one that is built by developing the link between the school and the popular organizations that deal with neighborhoods and territories, organizing or strengthening desks against violence, desks for training and education of women of the popular masses, organizing ” regular walks in the neighbourhoods; it is the one that provides political and trade union training to students through the link with grassroots trade unionism.

This is the only school-work alternation that students and teachers must recognize and practice from below, which they must contrast with the master’s recipe of death, degradation and exploitation.

Each school board must truly be an area in which to develop the organization of training projects, in which to promote school-work alternation in agreement with the workers’ and popular organizations in the area!

Make every school a center for building the new power of the organized popular masses and for the emancipation of the women of the popular masses!

Organize in every school to make the country ungovernable for the Meloni government and the rest of the leaders of the Papal Republic!

Source: Partito dei CARC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

CENSURA: CHIUSO E CANCELLATO IL CANALE YOUTUBE DEL PARTITO DEI CARC

https://www.carc.it/2024/02/22/censura-chiuso-e-cancellato-il-canale-youtube-del-p-carc/

Senza alcun avviso il 22 febbraio Youtube ha chiuso e cancellato il canale del P.CARC. La motivazione? Aver “ripetutamente violato i divieti di propaganda a organizzazioni terroristiche”. Non avendo MAI pubblicato propaganda della NATO, dello Stato sionista o dei ministri del governo Meloni, la decisione ci è apparsa strana fin da subito. Ma senza cercare motivazioni arzigogolate, la ragione è chiara: censura. Abbiamo chiesto un chiarimento e una verifica, senza avere per il momento alcuna risposta.

Probabilmente gli inquisitori del web hanno ritenuto “offensivi” e “devianti” i più recenti contenuti pubblicati, quelli che affrontavano la storia e la natura della resistenza del popolo palestinese, oppure hanno ritenuto che la riproduzione del video di un’azione di propaganda di Ultima Generazione potesse istigare altri giovani a mobilitarsi contro la devastazione ambientale provocata dal capitalismo. Non lo sappiamo.

Quello che sappiamo è che si tratta di un’ulteriore dimostrazione dei tempi che corrono: ognuno è libero di intossicare le masse popolari come meglio ritiene – ed è libero di lucrarci con “le visualizzazioni” – se poi il meccanismo “provoca il morto” (il pensiero va automaticamente al caso di Theborderline a Roma), i censori di Youtube oscurano il canale. Dopo. Se invece pubblichi contenuti che squarciano la propaganda di regime e sostengono la resistenza palestinese, il canale viene chiuso prima ancora che arrivi una comunicazione.

E del resto, chi può sindacare che cosa, in un contesto in cui l’informazione è sempre più “proprietà di qualcuno”?

Cercheremo di capire se ci sono possibilità di recuperare il canale e il materiale pubblicato, nel frattempo cerchiamo alternative. Consapevoli che l’unica vera alternativa è togliere il potere dalle mani dei criminali che governano la società e il paese.

English translate

CENSORSHIP: THE CARC PARTY’S YOUTUBE CHANNEL CLOSED AND DELETED

Without any warning, on February 22, YouTube closed and deleted the P.CARC channel. The motivation? Having “repeatedly violated the prohibitions on propaganda to terrorist organizations”. Having NEVER published propaganda from NATO, the Zionist state or the ministers of the Meloni government, the decision seemed strange to us right from the start. But without looking for convoluted reasons, the reason is clear: censorship. We asked for clarification and verification, without having any response for the moment.

Probably the web inquisitors considered “offensive” and “deviant” the most recent contents published, those which addressed the history and nature of the resistance of the Palestinian people, or they considered that the reproduction of the video of a propaganda action by Ultima Generation could instigate other young people to mobilize against the environmental devastation caused by capitalism. We do not know.

What we know is that this is a further demonstration of the times we are in: everyone is free to intoxicate the popular masses as they see fit – and is free to profit from it with “views” – if the mechanism then “causes death” ( the thought automatically goes to the case of Theborderline in Rome), Youtube censors block the channel. After. If, however, you publish content that undermines the regime’s propaganda and supports the Palestinian resistance, the channel will be closed before a communication even arrives.

And after all, who can control what, in a context in which information is increasingly “someone’s property”?

We will try to understand if there is a possibility of recovering the channel and the material published, in the meantime we are looking for alternatives. Aware that the only real alternative is to remove power from the hands of the criminals who govern society and the country.

Source: Partito dei CARC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

CACCIARE IL GOVERNO MELONI, TUTTI I SERVI DELLA NATO E DEI SIONISTI! PALESTINA LIBERA, FREE PALESTINE!

https://www.carc.it/2024/02/21/cacciare-il-governo-meloni-e-tutti-i-servi-della-nato-e-dei-sionisti-palestina-libera-freepalestine/

Adesione del P.CARC al Corteo Nazionale del 24 Febbraio 2024

La causa del popolo palestinese è legata a doppio filo alle lotte sociali e ai movimenti popolari in tutti i paesi del mondo e la resistenza palestinese ha influenzato tutti i movimenti di liberazione nazionale degli ultimi decenni. Anche per questo, dopo il colpo che la resistenza palestinese ha inferto agli occupanti sionisti il 7 ottobre scorso, in ogni angolo del mondo ha preso vita un’ampia mobilitazione di solidarietà. Una mobilitazione che si è estesa man mano che lo stato e l’esercito sionista, con la complicità della Nato e di tutta la Comunità Internazionale degli imperialisti, hanno dato alla rappresaglia di stampo nazista contro il popolo palestinese la forma e il contenuto di un genocidio.
Anche in Italia, dal 7 ottobre decine di migliaia di persone sono scese in strada ininterrottamente contro il genocidio in corso in Palestina. Tuttavia nessun appello, nessuna manifestazione e tanto meno i pronunciamenti della Corte Internazionale dell’Aja, hanno fermato i sionisti e i loro complici.
Anzi, la solidarietà al popolo palestinese è stata criminalizzata a reti unificate – con l’espediente dell’equiparazione fra antisionismo e antisemitismo – e il governo Meloni, sostenuto da tutti i partiti delle Larghe Intese, tenta di soffocare le mobilitazioni, mentre assicura sostegno alla Nato e ai sionisti e collabora attivamente all’allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente (vedi il comando dell’operazione militare della Ue contro gli Houti nel Mar Rosso).
Si pone con urgenza – e chiaramente – la questione di rendere più incisiva ed efficace la mobilitazione per togliere alla Nato e ai sionisti il sostegno e la collaborazione del governo italiano. E poiché il governo Meloni non ha alcuna intenzione di farlo, l’obiettivo diventa necessariamente cacciare il governo Meloni: concentrare la mobilitazione nel rendere ingovernabile il paese a tutti i servi della Nato e a tutti i complici dei sionisti fino a cacciarli e imporre il Governo di Blocco Popolare.
Questo vuol dire mobilitare tutte le forze disponibili (partiti, organizzazioni politiche e sindacali, associazioni e movimenti) in una campagna di iniziative concatenate e coordinate per fare del sostegno politico, economico, logistico e militare che il governo Meloni accorda ai criminali sionisti un problema di ordine pubblico generalizzato: scioperi, manifestazioni, violazione di divieti e prescrizioni, campagne d’opinione, boicottaggi e disobbedienza organizzata. L’obiettivo è ambizioso, ma è l’unico realistico. E soprattutto è possibile.
Un esempio, piccolo ma significativo, viene da Reggio Emilia: la multiservizi Iren è stata costretta dalle proteste e dalle mobilitazioni a rompere gli accordi con l’azienda israeliana Mekorot esecutrice della cosiddetta “apartheid dell’acqua” contro il popolo palestinese. È una piccola vittoria che indica una strada da sviluppare!

La mobilitazione il solidarietà con il popolo palestinese e contro il genocidio ad opera dei sionisti contribuisce a elevare e generalizzare il contenuto politico di tutte le mobilitazioni e le proteste dei lavoratori e delle masse popolari.
Le manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese e in sostegno alla resistenza – che peraltro continuano dal 7 ottobre tutte le settimane in molte città – hanno contribuito a dare a ogni altra mobilitazione del periodo, quale che fosse la motivazione per cui è nata, un carattere internazionalista e hanno rafforzato la partecipazione (o per lo meno hanno sensibilizzato una parte più ampia di masse popolari) alle proteste contro la terza guerra mondiale a pezzi verso cui gli imperialisti Usa e i sionisti trascinano il mondo – da Resistenza n. 2/2024 “Organizzarsi e mobilitarsi per cacciare il governo Meloni. Non aspettare che cada da solo”.

Questo perché, al di là delle mille particolarità, tutte le mobilitazioni e le proteste sono unite fa un filo comune: sono manifestazione della resistenza agli effetti della crisi generale del capitalismo e sono rivolte contro la classe dominante. Chi fa affari con i boia sionisti sono gli stessi che fanno affari con le privatizzazioni e lo smantellamento della sanità pubblica, con gli appalti e i subappalti, con i tagli sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, con lo smantellamento dell’apparato produttivo, con la speculazione immobiliare. I bombardamenti e i rastrellamenti nella striscia di Gaza hanno gli stessi mandanti delle stragi sui posti di lavoro: i responsabili, i loro complici e i loro compari sono la classe dirigente della società, sono al governo del paese e vanno rovesciati.

Il miglior modo per solidarizzare con il popolo palestinese è rendere il nostro paese ingovernabile a loro e a tutti i complici dei sionisti e mobilitarsi per costituire il Governo di Blocco Popolare.
Per questo motivo è importante che la mobilitazione dei lavoratori si combini con quella contro il vortice di guerra in cui il governo Meloni e tutti i partiti della Larghe Intese stanno trascinando il paese al carro della Nato, con quella contro le basi militari e le armi nucleari, con quella dei comitati per la sanità pubblica, con quella in solidarietà con il popolo palestinese.
Convogliare TUTTE le mobilitazioni e le proteste nell’obiettivo comune di cacciare il governo Meloni e sostituirlo con il Governo di Blocco Popolare!

Saremo presenti alla manifestazione del 24 febbraio con lo striscione che riporta la parola d’ordine “Cacciare il governo Meloni e tutti i servi della Nato e dei sionisti – Palestina libera”. Invitiamo tutti coloro che la condividono nello spezzone del P.CARC che si raccoglierà sotto lo striscione in Piazzale Loreto dalle ore 14.

Violare i divieti e le prescrizioni

Il governo Meloni e il suo stuolo di nostalgici del ventennio hanno già dimostrato di essere sordi di fronte agli appelli, ciechi di fronte ai massacri e servi dei criminali Nato e sionisti. Al punto da pretendere di decidere loro se, come e quando è possibile manifestare contro il genocidio in corso il Palestina. Dispensano divieti e permessi, impongono percorsi, minacciano manganellate e manganellano nel tentativo di ostacolare la mobilitazione.
Tuttavia nessuno di loro può decidere se, come e quando manifestare solidarietà al popolo palestinese, se, come e quando “è permesso”. Questi sovranisti che leccano i piedi alla Nato, alla Ue e ai sionisti, che prendono ordini dalla comunità sionista in Italia quanto dal governo del macellaio Netanyhau non hanno alcuna legittimità di decidere cosa è legale e cosa no. Per questo motivo, esattamente come è accaduto il 27 gennaio a Milano tanto di fronte ai divieti di manifestare quanto alle pretese di dettare tempi, modi e percorsi del corteo è giusto e legittimo disobbedire e violare divieti e prescrizioni. Che ogni manifestazione sia un contributo a rendere ingovernabile il paese.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

THROW OUT THE MELONI GOVERNMENT, ALL THE SERVANTS OF NATO AND THE ZIONISTS! FREE PALESTINE, FREE PALESTINE!

P.CARC membership in the National Procession of 24 February 2024

The cause of the Palestinian people is closely linked to social struggles and popular movements in all countries of the world and the Palestinian resistance has influenced all national liberation movements of recent decades. Also for this reason, after the blow that the Palestinian resistance dealt to the Zionist occupiers on 7 October, a large solidarity mobilization took place in every corner of the world. A mobilization that expanded as the Zionist state and army, with the complicity of NATO and the entire international community of imperialists, gave the Nazi-style retaliation against the Palestinian people the form and content of a genocide .
Even in Italy, since 7 October tens of thousands of people have taken to the streets continuously against the genocide underway in Palestine. However, no appeal, no demonstration, much less the pronouncements of the International Court in The Hague, stopped the Zionists and their accomplices.
Indeed, solidarity with the Palestinian people has been criminalized in unified networks – with the expedient of equating anti-Zionism and anti-Semitism – and the Meloni government, supported by all the parties of the Broad Understandings, attempts to stifle the mobilizations, while ensuring support for the NATO and the Zionists and actively collaborates in the expansion of the conflict to the entire Middle East (see the command of the EU military operation against the Houthis in the Red Sea).
The question of making the mobilization to remove the support and collaboration of the Italian government from NATO and the Zionists is urgently and clearly posed. And since the Meloni government has no intention of doing so, the objective necessarily becomes to oust the Meloni government: concentrate the mobilization on making the country ungovernable for all the servants of NATO and all the accomplices of the Zionists to the point of expelling them and imposing the Government of Popular Block.
This means mobilizing all available forces (parties, political and trade union organisations, associations and movements) in a campaign of linked and coordinated initiatives to make the political, economic, logistical and military support that the Meloni government grants to Zionist criminals a problem of generalized public order: strikes, demonstrations, violation of prohibitions and regulations, opinion campaigns, boycotts and organized disobedience. The goal is ambitious, but it is the only realistic one. And above all it’s possible.

The mobilization in solidarity with the Palestinian people and against the genocide by the Zionists contributes to elevating and generalizing the political content of all the mobilizations and protests of the workers and popular masses.
The demonstrations in solidarity with the Palestinian people and in support of the resistance – which have continued every week since 7 October in many cities – have contributed to giving every other mobilization of the period, whatever the reason for which it was born, an internationalist character and they strengthened participation (or at least sensitized a larger part of the popular masses) to the protests against the piecemeal third world war towards which the US imperialists and the Zionists are dragging the world – from Resistance n. 2/2024 “Organize and mobilize to oust the Meloni government. Don’t wait for it to fall on its own.”

This is because, beyond the thousand particularities, all the mobilizations and protests are united by a common thread: they are a manifestation of resistance to the effects of the general crisis of capitalism and are aimed against the ruling class. Those who do business with the Zionist executioners are the same ones who do business with privatizations and the dismantling of public health, with contracts and subcontracts, with cuts in safety in the workplace, with the dismantling of the productive apparatus, with speculation real estate. The bombings and roundups in the Gaza Strip have the same instigators as the massacres in the workplace: those responsible, their accomplices and their cronies are the ruling class of society, they are in government of the country and they must be overthrown.

The best way to show solidarity with the Palestinian people is to make our country ungovernable for them and for all the accomplices of the Zionists and to mobilize to establish the Popular Bloc Government.
For this reason it is important that the mobilization of workers is combined with that against the vortex of war in which the Meloni government and all the parties of the Broad Understandings are dragging the country to the NATO bandwagon, with that against military bases and nuclear weapons , with that of the public health committees, with that in solidarity with the Palestinian people.
Convey ALL mobilizations and protests into the common objective of ousting the Meloni government and replacing it with the Popular Bloc Government!

We will be present at the demonstration on February 24th with the banner bearing the slogan “Expel the Meloni government and all the servants of NATO and the Zionists – Free Palestine”. We invite all those who share it to the P.CARC segment which will gather under the banner in Piazzale Loreto from 2 pm.

Violate prohibitions and regulations

The Meloni government and its crowd of nostalgics of the twenty years have already demonstrated that they are deaf to the appeals, blind to the massacres and servants of NATO and Zionist criminals. To the point of demanding that they decide if, how and when it is possible to demonstrate against the ongoing genocide in Palestine. They issue bans and permits, impose routes, threaten truncheons and beat them in an attempt to hinder the mobilization.
However, none of them can decide if, how and when to demonstrate solidarity with the Palestinian people, if, how and when “it is allowed”. These sovereignists who lick the feet of NATO, the EU and the Zionists, who take orders from the Zionist community in Italy as well as from the government of the butcher Netanyhau, have no legitimacy to decide what is legal and what is not. For this reason, exactly as happened on 27 January in Milan, both in the face of the bans on demonstrating and the claims of dictating the times, methods and routes of the procession, it is right and legitimate to disobey and violate prohibitions and regulations. Let every demonstration be a contribution to making the country ungovernable.

Source: Partito dei CARC

Meloni manganella, il popolo si ribella

https://www.carc.it/2024/02/22/meloni-manganella-il-popolo-si-ribella/

Dalla sua installazione il governo Meloni ha combinato azioni di propaganda reazionaria e promozione dello scontro di masse contro masse con la repressione delle avanguardie e dei settori più organizzati delle masse popolari.

Alcuni esempi delle ultime settimane. A Venezia davanti al teatro Goldoni, durante l’inaugurazione dell’anno accademico, ci sono state cariche contro gli studenti scesi in piazza a contestare la presenza della ministra Anna Maria Bernini. Stessa cosa è avvenuta a Firenze, dove l’inaugurazione è stata organizzata al Teatro del Maggio Musicale alla presenza del presidente della Repubblica. Senza contare gli attacchi repressivi ricevuti dagli studenti del Liceo Severi di Milano o il liceo “Alfonso Maria de’ Liguori” di Acerra in provincia di Napoli, dove 70 studenti sono stati sospesi per aver occupato in segno di protesta per l’inquinamento e la terra dei fuochi.

Ma non solo la scuola. Manganelli e repressione sono stati riservati anche a NapoliTorino e Bologna alle reti di solidarietà con la resistenza palestinese durante i presidi organizzati davanti alle sedi Rai. Stesso trattamento per alcune realtà operaie oggi in lotta come lo sgombero della Prosus di Cremona in occupazione da quattro mesi o la brutale aggressione contro i lavoratori Si Cobas durante un picchetto a Monza davanti alla fabbrica Gitre di Bellusco.

Il governo Meloni mostra i muscoli e spinge in avanti la repressione perché deve far fronte all’impopolarità crescente che sconta tra le masse popolari. Il suo sovranismo è sempre più di cartone e scandito dal tradimento delle promesse antisistema fatte in campagna elettorale. A tenere in piedi il governo resta solo il mandato di attuare le misure antipopolari e di macelleria sociale dell’agenda Draghi per conto degli imperialisti Usa e dei vertici della Repubblica Pontificia in una situazione di crisi crescente per tutto il sistema imperialista mondiale.

Il mondo dei padroni è in fiamme. I sommovimenti sono evidenti ovunque: rivolte degli agricoltori, lotte operaie, mobilitazioni per la Palestina, scontri tra i membri e gruppi della classe dominante sull’autonomia differenziata e tutti gli altri fenomeni della crisi politica, economica e sociale in corso. Rispetto a tutto questo l’unico modo che la borghesia ha per tenere a bada le masse popolari – oltre all’intossicazione e la deviazione delle coscienze – è la repressione sempre più dispiegata.

È per questo che il governo Meloni ha varato il suo “pacchetto sicurezza” attraverso il quale ha inasprito le pene per le azioni di lotta sociale più diffuse (blocchi stradali o scritte sui muri) tra gli operai, i disoccupati e gli studenti; ha elevato al rango di reato di “rivolta carceraria” anche proteste di soli tre detenuti e quelle degli immigrati rinchiusi nei “centri di smistamento temporanei”, sempre più equiparati a carceri nonostante la retorica schifosa con cui vengono denominati e presentati; ha ridotto i benefici di utilizzo delle misure alternative al carcere per tutti gli strati più poveri della società e si accanisce in particolare contro le donne incinte o con figli minori.

Per questo è sempre più necessario estendere la solidarietà e fare fronte comune contro la repressione. È sempre più urgente confrontarsi su come far ricadere la repressione poliziesca, giudiziaria ed economica, i tentativi di criminalizzazione, la persecuzio­ne di chi resiste sulle istituzioni e le autorità che li promuovono. Ribaltare ogni attacco repressivo alimentando la lotta politica, fomentando la ribellione e la moltiplicazione di scioperi e problemi di ordine pubblico per rafforzare ogni vertenza in corso, unire le mobilitazioni in corso e cacciare il Governo Meloni.

Noi invitiamo tutti quanti: organizzazioni operaie e di lavoratori, organizzazioni di giovani, di donne, esponenti sindacali e politici all’azione comune e al coordinamento contro ogni attacco repressivo e per la violazione di ogni divieto e prescrizione. Si può fare – questo dimostra l’azione di lotta fatta da Ultima Generazione a Firenze – a partire dalle prossime mobilitazioni contro la guerra del 23 e 24 febbraio e dell’8 marzo, per costruire un fronte quanto più ampio per bastonare Meloni e cacciare le larghe intese. Per imporre noi lo stato di emergenza e il governo di emergenza popolare che serve!

Fonte: Partito dei CARC

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Meloni baton, the people rebel

Since its installation, the Meloni government has combined actions of reactionary propaganda and promotion of the clash of masses against masses with the repression of the avant-garde and the most organized sectors of the popular masses.

Some examples from the last few weeks. In Venice in front of the Goldoni theatre, during the inauguration of the academic year, there were charges against the students who took to the streets to protest the presence of Minister Anna Maria Bernini. The same thing happened in Florence, where the inauguration was organized at the Teatro del Maggio Musicale in the presence of the President of the Republic. Not to mention the repressive attacks received by the students of the Severi high school in Milan or the “Alfonso Maria de’ Liguori” high school in Acerra in the province of Naples, where 70 students were suspended for having occupied in protest for pollution and land of fires.

But not just school. Batons and repression were also reserved in Naples, Turin and Bologna for solidarity networks with the Palestinian resistance during demonstrations organized in front of the Rai offices. Same treatment for some workers’ situations currently in conflict such as the eviction of Prosus of Cremona in occupation for four months or the brutal attack against Si Cobas workers during a picket in Monza in front of the Gitre factory in Bellusco.

The Meloni government flexes its muscles and pushes repression forward because it has to deal with the growing unpopularity it is experiencing among the popular masses. His sovereignism is increasingly cardboard and punctuated by the betrayal of the anti-system promises made during the election campaign. The only thing left to keep the government going is the mandate to implement the anti-popular and social butchery measures of the Draghi agenda on behalf of the US imperialists and the leaders of the Papal Republic in a situation of growing crisis for the entire world imperialist system.

The world of the masters is on fire. The upheavals are evident everywhere: farmers’ revolts, workers’ struggles, mobilizations for Palestine, clashes between members and groups of the ruling class over differentiated autonomy and all the other phenomena of the ongoing political, economic and social crisis. Compared to all this, the only way the bourgeoisie has to keep the popular masses at bay – in addition to intoxication and the deviation of consciences – is increasingly widespread repression.

This is why the Meloni government launched its “security package” through which it tightened the penalties for the most widespread actions of social struggle (road blocks or writings on walls) among workers, the unemployed and students; it also elevated protests by just three prisoners and those of immigrants locked up in “temporary sorting centers” to the rank of “prison riot” crime, increasingly equated to prisons despite the disgusting rhetoric with which they are named and presented; it has reduced the benefits of using alternative measures to prison for all the poorest strata of society and is particularly aggressive against pregnant women or those with minor children.

This is why it is increasingly necessary to extend solidarity and form a common front against repression. It is increasingly urgent to discuss how to bring police, judicial and economic repression, criminalization attempts and the persecution of those who resist onto the institutions and authorities that promote them. Reverse any repressive attack by fueling the political struggle, fomenting rebellion and the multiplication of strikes and public order problems to strengthen any ongoing dispute, unite the ongoing mobilizations and oust the Meloni Government.

We invite everyone: workers’ organizations, youth organizations, women’s organizations, trade union representatives and politicians to common action and coordination against any repressive attack and for the violation of any prohibition and prescription. It can be done – this is demonstrated by the fighting carried out by Ultima Generazione in Florence – starting from the next anti-war mobilisations of 23 and 24 February and 8 March, to build a front as broad as possible to beat Meloni and chase away the wide agreements. To impose the state of emergency and the popular emergency government we need!

Source: Partito dei CARC

Il 23 Febbraio si sciopera contro la guerra!

https://www.carc.it/2024/02/08/il-23-febbraio-si-sciopera-contro-la-guerra/

Raccogliendo l’appello dei giovani palestinesi e di gran parte delle comunità arabe in Italia, il Si Cobas ha proclamato per venerdì 23 febbraio una giornata di sciopero nazionale e per sabato 24 febbraio una manifestazione nazionale che si terrà a Milano. Due appuntamenti di lotta per sostenere la resistenza del popolo palestinese contro il genocidio in corso a Gaza da parte del governo sionista d’Israele, contro il governo Meloni, le sue politiche guerrafondaie e antioperaie.

“Una risposta di classe organizzata e coordinata a livello internazionale contro la carneficina in corso a Gaza, contro il colonialismo sionista e più in generale contro le guerre delle grandi potenze imperialiste in una fase di crisi generale del capitalismo, diviene ogni giorno più evidente e più stringente”Così si legge nel comunicato lanciato dal Si Cobas.

Queste iniziative sono in concatenazione con le tante altre mobilitazioni messe in campo nei mesi scorsi dal Si Cobas, dalle altre sigle del sindacalismo di base. Tra queste c’è anche lo sciopero contro la guerra del settore privato del 17 novembre a cui ha fatto seguito un’ampia manifestazione a Bologna nella quale migliaia di lavoratori hanno portato in piazza parole d’ordine contro l’occupazione del nostro paese da parte degli USA e della NATO e contro la sottomissione alle politiche genocide di Israele, ma la lista è lunga.

La risposta va costruita a partire dai posti di lavoro!

Ogni lavoratore e sindacalista può organizzare o chiedere che vengano organizzate assemblee all’interno del proprio posto di lavoro per discutere collettivamente delle ragioni dello sciopero. Di come qualsiasi rivendicazione in atto nel paese, sia quelle per porre fine alla guerra che quelle per migliorare le condizioni di vita e di lavoro, si riassumono nel cacciare il governo Meloni.

Ciascun lavoratore può discutere della mobilitazione del 23 febbraio e di quelle che verranno dopo, con i colleghi e con i delegati sindacali. Ciascuno può promuovere e organizzare l’adesione e la partecipazione di altri colleghi, anche se iscritti ad altro sindacato o senza alcuna tessera sindacale.

Tutti i lavoratori possono scioperare!

Organizziamoci per aderire in massa allo sciopero nazionale proclamato dal Si Cobas dai magazzini della logistica fino ai lavoratori delle altre vertenze in corso nel paese come quelli della TIM, dell’ex ILVA, della Gkn, della sanità e a movimenti come Non una di meno impegnate nella costruzione di un 8 marzo di lotta e mobilitazione.

È ora di proseguire il cammino intrapreso con le mobilitazioni dei mesi scorsi, con gli scioperi per difendere il diritto di sciopero sotto attacco da parte del ministro Salvini e con le manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese con l’obiettivo di cacciare il governo Meloni.

Fonte: Partito dei CARC

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On February 23rd we will strike against the war!

Responding to the appeal of young Palestinians and a large part of the Arab communities in Italy, Si Cobas has proclaimed a national strike day for Friday 23 February and a national demonstration to be held in Milan on Saturday 24 February. Two fight events to support the resistance of the Palestinian people against the genocide underway in Gaza by the Zionist government of Israel, against the Meloni government, its warmongering and anti-worker policies.

“An internationally organized and coordinated class response against the carnage underway in Gaza, against Zionist colonialism and more generally against the wars of the great imperialist powers in a phase of general crisis of capitalism, becomes more evident and more stringent” This is what we read in the statement launched by Si Cobas.

These initiatives are in concatenation with the many other mobilizations launched in recent months by Si Cobas, by the other acronyms of grassroots trade unionism. Among these there is also the strike against the war in the private sector on 17 November which was followed by a large demonstration in Bologna in which thousands of workers took to the streets slogans against the occupation of our country by of the USA and NATO and against submission to Israel’s genocidal policies, but the list is long.

The answer must be built starting from jobs!

Every worker and trade unionist can organize or request that meetings be organized within their workplace to collectively discuss the reasons for the strike. How any demands underway in the country, both those to put an end to the war and those to improve living and working conditions, are summed up in ousting the Meloni government.

Each worker can discuss the mobilization of February 23 and those that will follow, with colleagues and union delegates. Everyone can promote and organize the membership and participation of other colleagues, even if they are members of another union or without any union card.

All workers can strike!

Let us organize ourselves to join en masse the national strike proclaimed by Si Cobas from the logistics warehouses to the workers of the other ongoing disputes in the country such as those of TIM, the former ILVA, Gkn, healthcare and movements such as Non una di meno committed to construction of an 8 March of struggle and mobilization.

It is time to continue the path undertaken with the mobilizations of recent months, with the strikes to defend the right to strike under attack by Minister Salvini and with the demonstrations in solidarity with the Palestinian people with the aim of ousting the Meloni government.

Source: Partito dei CARC

https://www.change.org/p/noi-a-scuola-facciamo-cos%C3%AC?recruiter=38849528
https://ilmanifesto.it/a-pisa-sale-ancora-londa-della-protesta
https://ilmanifesto.it/mattarella-striglia-il-governo-per-gli-studenti-manganellati
https://ilmanifesto.it/chiediamo-scusa-ai-nostri-ragazzi
https://ilmanifesto.it/pace-in-palestina-studenti-domani-in-piazza-a-pisa-e-firenze
https://www.pisatoday.it/cronaca/manifestazione-pisa-palestina-manganellate-studenti-2-marzo-2024.html
https://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2024/03/02/pisa-manifestazione-degli-studenti-per-il-cessate-il-fuoco-a-gaza_f486be6c-193c-41f2-a65b-33c92824a987.html
https://www.lanazione.it/pisa/cronaca/corteo-pisa-diretta-beusoow6

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

BREVE STORIA DELLA LOTTA ANTIIMPERIALISTA DEL POPOLO PALESTINESE

Teresa Noce – Novembre 28, 2023

https://www.carc.it/2023/11/28/breve-storia-della-lotta-antimperialista-del-popolo-palestinese/

48 pagine, formato A5, l’opuscolo è disponibile contattando il Centro Nazionale del P.CARC – carc@riseup.net oppure le Segreterie Federali o le Sezioni. La sottoscrizione consigliata in copertina è di almeno 4 euro (a cui aggiungere 6 euro di spese di spedizione se necessario).

Questo opuscolo fornisce una sintetica e parziale storiografia della causa palestinese.
Ai fini della comprensione dei fatti è necessario che il lettore tenga presente tre aspetti che nel testo sono costantemente presenti, senza tuttavia poter essere approfonditi.

– Con l’esaurimento, nel 1976, della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria a cui la Rivoluzione d’Ottobre aveva dato impulso dal 1917, la lotta antimperialista nei paesi arabi e musulmani – che pure è proseguita in forme sue proprie – ha mutato di orientamento. La direzione è progressivamente passata dalle mani di organizzazioni e partiti afferenti al movimento comunista internazionale nelle mani di organizzazioni, movimenti e partiti di stampo religioso, espressione del clero reazionario musulmano. Questo è avvenuto anche in Palestina.
Del resto, va considerato che l’influenza e la direzione del clero reazionario musulmano non si estinguerà a opera delle bombe democratiche degli imperialisti, ma solo a condizione della rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, che riprende il suo posto nella storia e svolge efficacemente il suo compito: liberare l’umanità dal giogo dell’imperialismo instradandola sulla via del socialismo.

– Quando si tratta della lotta per l’autodeterminazione della Palestina bisogna considerare il contesto in cui essa si svolge e le contraddizioni esistenti, di fase in fase, con e fra i paesi arabi e musulmani del Medio Oriente: interessi contrastanti fra gruppi dirigenti concorrenti, contraddizioni fra gruppi dirigenti di quei paesi e masse popolari, conseguenze delle differenze religiose, ecc.

– La combinazione dei due aspetti precedenti. Il posizionamento dei paesi arabi e musulmani citati più volte in questo testo, i cambiamenti del loro posizionamento sullo “scacchiere internazionale”, le evoluzioni, le divisioni, le faziosità… sono una costante e un tratto strutturale e costituivo del processo storico in Medio Oriente.
Allo stesso modo, il ruolo nefasto dei revisionisti moderni, che nel 1956 hanno preso la testa dell’Unione Sovietica e del movimento comunista internazionale, ha influito direttamente sui movimenti e sulle organizzazioni che dirigevano la lotta di liberazione palestinese. Il regresso dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) è paradigmatico.

***

Per secoli, nell’Europa cristiana dei signori feudali prima e dei capitalisti poi, gli ebrei sono stati perseguitati. La loro lotta contro la persecuzione non a caso si è sviluppata nel XIX secolo quando è nato e si è sviluppato il movimento comunista, diventando una parte della resistenza e della ribellione delle masse popolari europee. Professare l’ebraismo e aderire al sionismo sono condizioni distinte, che attengono anche alla lotta di classe e all’evoluzione della fase imperialista del capitalismo. Infatti, la creazione dello Stato di Israele è una delle ultime imprese del vecchio colonialismo.
I sionisti, all’inizio del secolo scorso e dopo avere scartato la possibilità di installare le loro colonie in Madagascar, in Kenya e in varie zone dell’America Latina, si sono impiantati in Palestina grazie al sostegno dei principali gruppi imperialisti occidentali, alle classi reazionarie arabe e all’arretratezza dei loro gruppi feudali proprietari della terra in Palestina, all’epoca sotto il controllo dell’Impero ottomano.
Il legame dei sionisti con la Palestina è il frutto di un calcolo colonialista giustificato con motivazioni religiose attinte a storie di migliaia di anni fa. Su questa base, il sionismo ha tessuto legami sempre più stretti con le sette fondamentaliste ebraiche che hanno, in maniera crescente, assunto un peso importante nella politica dello Stato di Israele in lotta contro le masse popolari autoctone e il movimento comunista.
Per promuovere la migrazione di ebrei da tutto il mondo, ma preferibilmente dall’Europa e dagli Usa, i sionisti hanno ostacolato in ogni modo la partecipazione degli ebrei al movimento comunista e in generale alla lotta di classe, cercando di impedire la loro mobilitazione anche contro il nazismo e il fascismo (sia prima che questi arrivassero al potere sia dopo). I sionisti, anzi, collaborarono in vari modi con i regimi fascisti e nazisti per “convincere” gli ebrei a emigrare in Palestina ai loro ordini. Emblematico in questo senso è l’Accordo di Haavara (Accordo di trasferimento), sottoscritto il 25 agosto 1933 tra la Germania nazista e alcune organizzazioni sioniste tedesche, che ha permesso la migrazione di circa 60 mila ebrei tedeschi in Palestina tra il 1933 e il 1939.
Qui, i sionisti hanno creato uno degli Stati più reazionari, razzisti e oscurantisti del mondo. Uno Stato incompatibile con gli interessi delle masse popolari sia arabe che ebree: la selezione e la discriminazione razziale degli emigranti e degli abitanti, la politica demografica razzista e le credenze e i dogmi delle sette religiose permeano ogni aspetto della vita e della legislazione dello Stato di Israele.

Uno Stato, quindi, sì teocratico nella sua forma e nei suoi rimandi ideologici, ma attraversato da profonde contraddizioni, come dimostrano le divisioni interne al campo religioso con comunità ebraiche ultraortodosse contrarie al sionismo.

Il sionismo è la versione ebraica del fascismo: è nato e vive trasformando in lotta contro il popolo palestinese la giusta lotta degli ebrei contro la discriminazione e la persecuzione inflitte loro nel secolo scorso, avvalendosi di quanto di più reazionario esiste nelle comunità ebraiche e a vantaggio dell’imperialismo. In questo, i sionisti non vanno sovrapposti agli ebrei così come i nazisti non andavano sovrapposti ai tedeschi e i fascisti agli italiani. Il futuro delle masse popolari di origine ebraica (oppresse e dominate dai sionisti), qualunque sia il paese in cui abitano e abiteranno, non sta nel successo dello Stato sionista di Israele, bensì nella loro partecipazione alle lotte dei popoli oppressi e delle classi sfruttate (per approfondire l’argomento rimandiamo all’Avviso ai naviganti n.131 del (nuovo)PCI del 26.10.2023 – http://www.nuovopci.it).
Ecco che sostenere in ogni modo e in ogni paese la lotta contro il sionismo significa condurre una lotta reale contro il razzismo e contro l’antisemitismo: basti ricordare i tanti ebrei che hanno contribuito al movimento comunista sia come dirigenti, come Karl Marx (1818-1883) e Rosa Luxemburg (1871-1919), che come militanti dei partiti comunisti e combattenti nella Resistenza e nelle lotte rivoluzionarie in Europa e in America.
Israele, diventato stabilmente lo Stato dei gruppi imperialisti sionisti dal 1956, è oggi il braccio armato degli Usa nel Mediterraneo contro il Medio Oriente e l’Africa. È una potenza sempre più strettamente legata al complesso militare-industriale-finanziario Usa, nel ruolo di agente, in alcuni casi, e di dirigente in altri. Il suo futuro prossimo è legato a questo ruolo, oltre a essere promotore di imprese di infiltrazione e disgregazione degli Stati che resistono alle scorrerie dei gruppi e degli Stati imperialisti della Comunità Internazionale e di quelli che potrebbero ostacolare la colonizzazione sionista del Medio Oriente.
Al contempo, trova in Italia un importante retroterra e tutto il sostegno che vuole. Lo Stato italiano lo supporta economicamente, finanziariamente, politicamente e militarmente. Dagli accordi commerciali con le principali regioni italiane (come Emilia Romagna e Toscana) in settori quali il manifatturiero e le tecnologie informatiche di cybersecurity alle esercitazioni militari congiunte in Sardegna, dalle “collaborazioni” sportive come per il Giro d’Italia fino alle convenzioni accademiche con decine di università pubbliche e private (per approfondimenti si consiglia la lettura dell’articolo “Sul ruolo dei sionisti in Italia” in La Voce del (nuovo)PCI n. 71).
In questo senso, per noi italiani il miglior sostegno alla lotta delle masse popolari palestinesi è combattere l’imperialismo nel nostro paese e fare dell’Italia un paese socialista. Ogni passo avanti che compiamo nella rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato nel nostro paese è un aiuto immediato e di prospettiva che diamo anche alla causa democratica del popolo palestinese. D’altronde, lo Stato sionista non potrebbe continuare il suo sporco lavoro senza l’appoggio economico, politico e militare del governo Usa e dei governi dell’Unione Europea.

***

La lotta antimperialista è un processo. Se c’è qualcuno che la dirige, questa si sviluppa ed evolve: la causa palestinese non sfugge a questo principio universale.
Ogni valutazione su chi dirige concretamente il processo storico della lotta antimperialista deve partire dalla valutazione degli effetti che la direzione produce, cioè se quel gruppo dirigente fa gli interessi della lotta di liberazione o promuove la resa più o meno “condizionata” al nemico.
Oggi, la diatriba, la confusione e l’intossicazione rispetto al ruolo di Ḥamās come dirigente del movimento di resistenza palestinese sono emblematiche della mancanza di applicazione di questo criterio generale nel caso di specie.
Quale sarà l’esito della lotta in corso è in capo alle masse popolari palestinesi ed ebraiche. Saranno loro a definire il futuro della Palestina, consapevoli che la soluzione positiva è quella della convivenza di popoli, di etnie diverse e di distinte religioni e cioè la creazione di uno Stato socialista. Uno Stato dove a essere cacciati sono i sionisti, gli imperialisti e i capitalisti di contro alla posizione reazionaria, su base razziale, di “due popoli, due Stati” (è proprio questa tesi che ha portato all’attuale segregazione palestinese).
Noi comunisti non siamo quindi per la cacciata degli ebrei dalla Palestina, siamo per la liberazione della Palestina dall’occupazione dei gruppi imperialisti sionisti e del loro Stato che opprime il popolo palestinese e sfrutta e usa come carne da cannone la popolazione ebraica. Non è possibile convivere con lo Stato razzista e teocratico di Israele. Solo una Palestina libera, veramente democratica, senza discriminazioni razziali, nazionali o religiose porrà fine alla colonizzazione e all’aggressione nel Medio Oriente e soddisferà le giuste aspirazioni di tutti i suoi abitanti.

***

Nel corso dei decenni, la resistenza palestinese ha raccolto e continuato il messaggio di lotta contro l’imperialismo e il colonialismo portato in tutto il mondo dal movimento comunista nel secolo scorso. Nessuno dimentichi cosa ha significato, in termini di liberazione ed emancipazione dal giogo dell’oppressione imperialista, per tutti i popoli del mondo, la vittoria delle masse popolari in Russia nell’Ottobre del 1917 e l’appoggio dato dall’Urss ai movimenti rivoluzionari di tutto il mondo.
La lotta contro lo Stato sionista di Israele si rafforza ogni volta che il popolo palestinese passa dalla mera difesa all’attacco, senza chiedere il permesso di lottare né quello di usare le forme e i modi più efficaci per conseguire i propri obiettivi. La responsabilità della guerra, con le sue conseguenze, è sempre e solo degli oppressori e degli sfruttatori: questo è alla base di ogni guerra di liberazione.
La sinistra borghese esalta i movimenti rivoluzionari solo quando non vincono: i dirigenti rivoluzionari migliori sono, per essa, quelli che muoiono nella lotta e i peggiori quelli che vincono (la denigrazione di Stalin è esemplare).
La lotta del popolo palestinese è una lotta di liberazione che alimenta la resistenza dei popoli oppressi contro la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, europei e sionisti sotto tutti i cieli.
È un esempio di tenacia e combattività e dimostra che lottare è possibile, che gli imperialisti sono vulnerabili e che si può vincere.

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48 pages, A5 format, the booklet is available by contacting the National Center of P.CARC – carc@riseup.net or the Federal Secretariats or Sections. The recommended subscription on the cover is at least 4 euros (to which add 6 euros for shipping costs if necessary). This booklet provides a concise and partial historiography of the Palestinian cause. In order to understand the facts, the reader must keep in mind three aspects which are constantly present in the text, but cannot be explored in depth. – With the exhaustion, in 1976, of the first world wave of the proletarian revolution to which the October Revolution had given impetus since 1917, the anti-imperialist struggle in Arab and Muslim countries – which also continued in its own forms – changed significantly orientation. The leadership has progressively passed from the hands of organizations and parties belonging to the international communist movement into the hands of religious organisations, movements and parties, an expression of the reactionary Muslim clergy. This also happened in Palestine. Moreover, it must be considered that the influence and direction of the reactionary Muslim clergy will not be extinguished by the democratic bombs of the imperialists, but only on condition of the rebirth of the conscious and organized communist movement, which resumes its place in history and effectively carries out his task: to free humanity from the yoke of imperialism by directing it towards socialism. – When it comes to the struggle for Palestinian self-determination, we must consider the context in which it takes place and the existing contradictions, from phase to phase, with and among the Arab and Muslim countries of the Middle East: conflicting interests between competing ruling groups, contradictions between ruling groups of those countries and the popular masses, consequences of religious differences, etc. – The combination of the two previous aspects. The positioning of the Arab and Muslim countries mentioned several times in this text, the changes in their positioning on the “international chessboard”, the evolutions, divisions, factionalism… are a constant and a structural and constitutive feature of the historical process in the Middle East. Likewise, the nefarious role of the modern revisionists, who took over the leadership of the Soviet Union and the international communist movement in 1956, directly affected the movements and organizations that led the Palestinian liberation struggle. The regression of the PLO (Palestine Liberation Organization) is paradigmatic.

For centuries, in the Christian Europe of first the feudal lords and then the capitalists, the Jews were persecuted. Their fight against persecution not surprisingly developed in the 19th century when the communist movement was born and developed, becoming a part of the resistance and rebellion of the European popular masses. Professing Judaism and adhering to Zionism are distinct conditions, which also relate to the class struggle and the evolution of the imperialist phase of capitalism. Indeed, the creation of the State of Israel is one of the last feats of the old colonialism. The Zionists, at the beginning of the last century and after having rejected the possibility of establishing their colonies in Madagascar, Kenya and various areas of Latin America, established themselves in Palestine thanks to the support of the main Western imperialist groups, the Arab reactionaries and the backwardness of their feudal groups who owned the land in Palestine, at the time under the control of the Ottoman Empire. The Zionists’ connection with Palestine is the result of a colonialist calculation justified with religious motivations drawn from stories from thousands of years ago. On this basis, Zionism has woven ever closer ties with the Jewish fundamentalist sects which have increasingly assumed an important role in the politics of the State of Israel in the fight against the indigenous popular masses and the communist movement. To promote the migration of Jews from all over the world, but preferably from Europe and the USA, the Zionists have hindered in every way the participation of Jews in the communist movement and in the class struggle in general, trying to prevent their mobilization even against Nazism and fascism (both before they came to power and after). Indeed, the Zionists collaborated in various ways with the fascist and Nazi regimes to “convince” the Jews to emigrate to Palestine under their orders. Emblematic in this sense is the Haavara Agreement (Transfer Agreement), signed on 25 August 1933 between Nazi Germany and some German Zionist organizations, which allowed the migration of approximately 60 thousand German Jews to Palestine between 1933 and 1939 . Here, the Zionists have created one of the most reactionary, racist and obscurantist states in the world. A State incompatible with the interests of both the Arab and Jewish popular masses: the selection and racial discrimination of emigrants and inhabitants, the racist demographic policy and the beliefs and dogmas of religious sects permeate every aspect of the life and legislation of the State of Israel.

A State, therefore, theocratic in its form and in its ideological references, but crossed by profound contradictions, as demonstrated by the internal divisions in the religious field with ultra-Orthodox Jewish communities opposed to Zionism. Zionism is the Jewish version of fascism: it was born and lives by transforming the just struggle of the Jews against the discrimination and persecution inflicted on them in the last century into a fight against the Palestinian people, making use of the most reactionary elements existing in the Jewish communities and for the benefit of ‘imperialism. In this, the Zionists should not be superimposed on the Jews just as the Nazis should not be superimposed on the Germans and the fascists on the Italians. The future of the popular masses of Jewish origin (oppressed and dominated by the Zionists), whatever country they live and will live in, does not lie in the success of the Zionist State of Israel, but in their participation in the struggles of the oppressed peoples and exploited classes ( for further information on the topic, please refer to the Notice to seafarers n.131 of the (nuovo)PCI of 26.10.2023 – http://www.nuovopci.it). Here, supporting the fight against Zionism in every way and in every country means conducting a real fight against racism and anti-Semitism: it is enough to remember the many Jews who contributed to the communist movement both as leaders, such as Karl Marx (1818- 1883) and Rosa Luxemburg (1871-1919), who as militants of the communist parties and fighters in the Resistance and revolutionary struggles in Europe and America.

Israel, which has permanently become the state of Zionist imperialist groups since 1956, is today the armed wing of the USA in the Mediterranean against the Middle East and Africa. It is a power increasingly closely linked to the US military-industrial-financial complex, in the role of agent, in some cases, and manager in others. Its near future is linked to this role, as well as being a promoter of infiltration and disintegration enterprises of the States that resist the incursions of the imperialist groups and States of the International Community and of those that could hinder the Zionist colonization of the Middle East. At the same time, he finds in Italy an important background and all the support he wants. The Italian State supports him economically, financially, politically and militarily. From commercial agreements with the main Italian regions (such as Emilia Romagna and Tuscany) in sectors such as manufacturing and cybersecurity information technologies to joint military exercises in Sardinia, from sporting “collaborations” such as the Giro d’Italia to academic agreements with dozens of public and private universities (for further information we recommend reading the article “On the role of the Zionists in Italy” in La Voce del (new)PCI n. 71). In this sense, for us Italians the best support for the struggle of the Palestinian popular masses is to fight imperialism in our country and make Italy a socialist country. Every step forward that we take in the rebirth of the conscious and organized communist movement in our country is an immediate and prospective help that we also give to the democratic cause of the Palestinian people. On the other hand, the Zionist state could not continue its dirty work without the economic, political and military support of the US government and the governments of the European Union.

The anti-imperialist struggle is a process. If there is someone who directs it, it develops and evolves: the Palestinian cause does not escape this universal principle. Any evaluation of who concretely directs the historical process of the anti-imperialist struggle must start from the evaluation of the effects that the direction produces, that is, whether that ruling group serves the interests of the liberation struggle or promotes more or less “conditional” surrender to the enemy. Today, the diatribe, confusion and intoxication regarding the role of Ḥamās as leader of the Palestinian resistance movement are emblematic of the lack of application of this general criterion in the present case. What the outcome of the ongoing struggle will be is up to the Palestinian and Jewish popular masses. They will be the ones to define the future of Palestine, aware that the positive solution is that of the coexistence of peoples, different ethnic groups and distinct religions and that is the creation of a socialist state. A state where the Zionists, imperialists and capitalists are expelled in opposition to the reactionary position, on a racial basis, of “two peoples, two states” (it is precisely this thesis that has led to the current Palestinian segregation). We communists are therefore not for the expulsion of the Jews from Palestine, we are for the liberation of Palestine from the occupation of the Zionist imperialist groups and their state which oppresses the Palestinian people and exploits and uses the Jewish population as cannon fodder. It is not possible to live with the racist and theocratic state of Israel. Only a free, truly democratic Palestine, without racial, national or religious discrimination, will put an end to colonization and aggression in the Middle East and satisfy the just aspirations of all its inhabitants.

Over the decades, the Palestinian resistance has picked up and continued the message of struggle against imperialism and colonialism brought across the world by the communist movement in the last century. Let no one forget what the victory of the popular masses in Russia in October 1917 and the support given by the USSR to the revolutionary movements of Worldwide. The fight against the Zionist State of Israel is strengthened every time the Palestinian people move from mere defense to attack, without asking for permission to fight or to use the most effective forms and ways to achieve their objectives. The responsibility for war, with its consequences, always lies solely with the oppressors and exploiters: this is the basis of every war of liberation. The bourgeois left exalts revolutionary movements only when they do not win: for it, the best revolutionary leaders are those who die in the struggle and the worst are those who win (the denigration of Stalin is exemplary). The struggle of the Palestinian people is a liberation struggle that fuels the resistance of the oppressed peoples against the International Community of US, European and Zionist imperialist groups under all heavens. It is an example of tenacity and combativeness and demonstrates that fighting is possible, that the imperialists are vulnerable and that we can win.

Fonte: Partito dei CARC – Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

SIAMO LA MAGGIORANZA!

Dobbiamo organizzarci per far valere tutta la nostra forza!

di Compagno P-Marzo 5, 2023

https://www.carc.it/2023/03/05/siamo-la-maggioranza/

La maggioranza delle masse popolari italiane è contro il coinvolgimento del nostro paese nella guerra che la Nato sta conducendo in Ucraina contro la Federazione Russa, è contro l’invio di armi all’Ucraina e le sanzioni alla Federazione Russa, ma ciò non impedisce al governo Meloni di continuare a obbedire a Washington.

La maggioranza delle masse popolari è contraria alla devastazione dell’ambiente, allo smantellamento della sanità pubblica, allo svuotamento della scuola pubblica e dell’università, è contraria all’attuale regime pensionistico, alla precarietà del lavoro. In sintesi, le masse popolari sono contrarie al programma comune della classe dominante (quello che oggi viene chiamato “agenda Draghi”). Eppure, nonostante le masse popolari siano maggioranza, non hanno la forza di far valere i loro interessi. E le elezioni non servono allo scopo. O meglio, non bastano.

Dall’inizio degli anni Novanta – dopo il crollo del regime DC e Tangentopoli – si sono alternati governi di Centro destra e governi di Centro sinistra (i governi dei partiti delle Larghe Intese), ma entrambi hanno fatto le stesse cose; uno ha preparato la strada all’altro nello smantellamento dei diritti e delle conquiste, nelle privatizzazioni, nella progressiva sottomissione del paese ai circoli della finanza e alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, europei e sionisti.

Nel 2018 aveva vinto le elezioni il M5S, ma anche in quel caso – nonostante le potenzialità – è cambiato poco. E questo sia perché il governo Conte 1 è stato ostacolato in mille modi (vedi le minacce della Commissione Europea di aprire una procedura di infrazione del Patto di Stabilità), sia – e soprattutto – perché il M5S stesso non ha avuto il coraggio e non si è dato i mezzi per rompere con i ricatti e le pressioni: farlo voleva dire, innanzitutto, mobilitare i meet-up e le masse popolari per l’attuazione del programma con cui aveva vinto le elezioni.

È stato, quindi, “cotto a fuoco lento” (governo Conte 2) e poi inglobato al polo PD delle Larghe Intese, di cui oggi prova a fare “la sinistra”.

La storia degli ultimi 30 anni, l’aggravamento della crisi generale, la progressiva perdita di ruolo politico e di rilevanza dei partiti della sinistra borghese hanno alimentato il distacco fra le larghe masse e il sistema politico della classe dominante, con i suoi partiti, sindacati di regime e grandi associazioni, con le “liturgie” della democrazia borghese.

Le elezioni politiche del 25 settembre scorso avevano già espresso questa tendenza (36% di astensione) che le elezioni regionali in Lombardia e Lazio hanno confermato e reso ancora più evidente con il 60% di astenuti.

La maggioranza delle masse popolari italiane contraria all’agenda Draghi ha deciso di disertare le urne, di mandare a quel paese le elezioni e tutto il sistema politico della classe dominante. Ma questo è un segnale positivo?

Da una parte è una manifestazione dello scollamento delle larghe masse dalla classe dominante, dal suo sistema politico e dai partiti delle Larghe Intese e pertanto sì, è un elemento positivo.

D’altra parte è anche la manifestazione di un vuoto da riempire, che chiama alla responsabilità e al cambiamento anzitutto noi comunisti e quanti vogliono assumere un ruolo positivo nella lotta di classe in corso nel paese.

Per alimentare il movimento che trasforma la società non è sufficiente lo scollamento fra le larghe masse e la classe dominante. Questo scollamento, spontaneamente, non diventa mobilitazione per rovesciare la classe dominante; la protesta non diventa automaticamente mobilitazione per sostituire le autorità della classe dominante con le nuove autorità pubbliche che sono espressione delle masse popolari organizzate.

La verità è che senza un progetto per riempire quel vuoto c’è poco di cui essere soddisfatti di fronte all’avanzata dell’astensionismo.

Dobbiamo organizzarci per far valere tutta la nostra forza

Nel nostro paese i tradizionali e principali centri di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari (i sindacati di regime, le grandi associazioni nazionali, i partiti della sinistra borghese), i cui vertici sono stati progressivamente integrati nel sistema politico della classe dominante, svolgono principalmente la funzione di pompieri della mobilitazione operaia e popolare.

Questo ha portato i lavoratori e le masse popolari a cercare una strada per organizzarsi in modo indipendente e autonomo (anche il progressivo distacco fra i lavoratori e i sindacati di regime rientra nel più generale distacco fra le masse popolari e la classe dominante).

In questi anni hanno assunto un ruolo sempre più importante tanto i sindacati alternativi e di base che i movimenti (si pensi ai No Tav); nascono continuamente coordinamenti di varia natura, tutti con lo scopo di chiamare le masse popolari a organizzarsi per fare fronte agli effetti della crisi (vedi il coordinamento Noi Non Paghiamo).

Posto che l’unione fa la forza e che, per dirla come Marx, “i numeri pesano sulla bilancia solo quando sono uniti dall’organizzazione e guidati dalla conoscenza”, tutte le spinte a organizzarsi per fare fronte a questo e a quel problema sono giuste, vanno sostenute e da comunisti le sosteniamo. Da comunisti, tuttavia, dobbiamo aggiungere un pezzo.

Organizzarci e far valere tutta la nostra forza per imporre un governo di emergenza popolare

Per ottenere aumenti salariali, i lavoratori devono organizzarsi e mettere in atto una serie di iniziative che portano la controparte a cedere.

Per ottenere la revoca di una misura antipopolare bisogna organizzarsi e mettere in atto una serie di iniziative per costringere le autorità e le istituzioni a fare marcia indietro.

Il pezzo in più che dobbiamo mettere da comunisti alla giusta organizzazione sul campo rivendicativo consiste nel portare un contenuto superiore e una prospettiva: portare gli organismi operai e popolari a ragionare e confrontarsi su un loro “programma comune” basato sugli interessi generali delle masse popolari; portarli a coordinarsi fra loro per attuarlo, in modo da moltiplicare la capacità di mobilitazione e organizzazione fino a diventare quel “grande centro autorevole” in grado di dispiegare su ampia scala la mobilitazione necessaria per costituire il governo di cui c’è bisogno.

In questo modo ogni mobilitazione di tipo rivendicativo – grande o piccola – rientra in un movimento più ampio e unitario.

In questo modo ogni organismo operaio e popolare diventa articolazione di un organismo più grande, capace di rispondere insieme alle manovre della classe dominante e di pensare (e passare) insieme al contrattacco.

Questo è il movimento pratico attraverso cui gli organismi operai e popolari diventano le nuove autorità pubbliche che con la loro azione pratica riempiono lo spazio vuoto creato dal distacco fra le larghe masse e il sistema politico della classe dominante.

Fonte: Partito dei CARC (Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

ROVESCIARE IL GOVERNO DELLA GUERRA

Cacciare i servi della Nato e della Ue dal governo del paese – Editoriale

https://www.carc.it/2023/03/05/rovesciare-il-governo-della-guerra/

È passato un anno da quando la propaganda di regime ha deciso che c’era una guerra in Ucraina.

Quanti avevano ignorato i massacri che dal 2014 stavano avvenendo in Donbass ad opera dell’esercito ucraino e dei battaglioni di mercenari nazi-fascisti contro i civili, hanno improvvisamente spalancato gli occhi quando la Federazione Russa ha avviato “l’operazione militare speciale”, il 24 febbraio 2022.

In verità, da quella data è iniziata solo la fase dispiegata di un conflitto in corso da tempo, benché condotto in forma di “guerra strisciante”: parliamo delle manovre degli imperialisti Usa per accerchiare la Federazione Russa, soffocarne lo sviluppo economico e ostacolarne il ruolo politico a livello internazionale.

In un anno di conflitto militare sono successe molte cose e tutte confermano ciò che abbiamo compreso, nonostante la propaganda di guerra, le menzogne, l’intossicazione con cui la classe dominante ha ammorbato l’opinione pubblica.

Gli imperialisti Usa, che cercano di mantenere il loro dominio sul mondo, sono gli unici veri promotori della guerra e operano a ogni livello affinché il conflitto si aggravi e si allarghi. Non solo hanno preparato le condizioni del conflitto armato dispiegato (inviando armi e denaro, addestrando l’esercito ucraino, ecc.), ma hanno anche fatto di tutto per coinvolgere i paesi della Ue, arrivando a compiere sabotaggi e attentati da addebitare alla Federazione Russa (vedi il gasdotto Nord Stream).

Le conseguenze del conflitto – al netto delle popolazioni bombardate e massacrate che per gli imperialisti sono solo carne da macello – ricadono sulla Ue e, più precisamente, sulle masse popolari dei paesi della Ue. Le sanzioni commerciali alla Federazione Russa colpiscono duramente l’economia; il blocco delle importazioni di gas, petrolio e altre materie prime mettono in ginocchio l’apparato produttivo e alimentano le speculazioni sul prezzo dell’energia. Per fare fronte alla “chiusura dei rubinetti”, i paesi della Ue comprano il gas liquido dagli Usa a un prezzo stratosferico. Nel frattempo riattivano centrali a carbone, costruiscono rigassificatori, ripiombano nella dipendenza dai combustibili fossili, venduti a prezzi da strozzino sul mercato monopolizzato dagli Stati Uniti.

Intanto questi ultimi moltiplicano le manovre per allargare il fronte del conflitto a Moldavia, Georgia e Kazakistan e le provocazioni per aprire un nuovo fronte contro la Repubblica Popolare Cinese.

In ogni paese imperialista, pur fra mille contraddizioni e con scarsi risultati in termini di adesione, suona la fanfara di guerra e si promuove la militarizzazione della società.

Guardiamo all’Italia: il governo Meloni con la marcia in folle ha imboccato la discesa verso cui gli imperialisti Usa spingono l’Italia. Procede a rotta di collo nell’esecuzione degli ordini impartiti da Washington, ricalcando la strada già battuta da Draghi, con conseguenze che per le masse popolari italiane sono ogni giorno più disastrose.

Anche in Italia suona la fanfara di guerra: studenti inviati nelle industrie belliche a svolgere l’alternanza scuola lavoro, progetti per ampliare le basi militari esistenti e costruirne di nuove (come a Coltano), aumento del traffico di armi nei porti e delle esercitazioni militari, fino alla banda musicale della Nato che sfila al carnevale di Viareggio (!).

Tuttavia le fanfare non coprono lo scricchiolio continuo e insistente del paese che sta crollando: il progressivo smantellamento dell’apparato produttivo, lo stato di abbandono della sanità pubblica, il degrado a cui sono condannate la scuola e l’università, le file di persone alla Caritas, gli sfratti, i pignoramenti, il dissesto colpevole dei territori…

Il governo Meloni è il burattino degli imperialisti Usa. Il suo “sovranismo” è autentico come una moneta da 3 euro: è solo propaganda per raggirare le masse popolari.

Parliamo di chi non vuole che l’Italia sia complice della guerra. Siamo la maggioranza.

L’opposizione alla guerra e all’economia di guerra è condivisa, anche se con motivazioni diverse, da larga parte della popolazione italiana: non solo dalle masse popolari, ma anche da gruppi ed esponenti della classe dominante (nell’ambito delle contraddizioni tra gruppi imperialisti europei e gruppi imperialisti Usa), da una parte del clero e delle istituzioni cattoliche e perfino da una parte delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine (in proposito si vedano le numerose critiche pubbliche di ex generali e persino di generali tutt’ora in servizio).

La classe dominante cerca di soffocare la nostra voce. Per tutto un periodo ci ha provato con la censura (ricordate le “liste di proscrizione dei sostenitori di Putin”?) e cercando di coprire il sostegno al governo ucraino e ai battaglioni nazisti con rivendicazioni pacifiste (ricordate le “manifestazioni per la pace” a cui interveniva Zelensky in video conferenza o in cui campeggiavano le bandiere del battaglione Azov e dei partiti neonazisti ucraini?).

Adesso, non riuscendo più a soffocare il sentimento popolare di opposizione alla guerra, la classe dominante lo ignora, semplicemente. Fa finta che non esista. Non riesce a debellarlo e prova a silenziarlo. E in parte vi riesce perché è un sentimento che ancora non ha trovato una forma adeguata per essere manifestato, rappresentato e organizzato in maniera dispiegata; non ha ancora trovato la strada per diventare mobilitazione organizzata di tutti coloro che si oppongono alla guerra e ai burattinai che muovono i fili del nostro paese.

Parliamo di noi, dei comunisti. Siamo la minoranza di quella maggioranza di popolazione che non vuole la guerra e l’economia di guerra. Siamo minoranza, ma dipende dall’azione dei comunisti se le masse popolari trovano le forme e il modo per manifestare e organizzare la loro opposizione alla guerra e trovano la prospettiva verso cui incanalarla.

Le illusioni di cambiare il corso delle cose con le preghiere, con le richieste e con le manifestazioni di indignazione sono poco efficaci.

Se nel corso di un anno di “guerra dispiegata nel cuore dell’Europa” il sentimento prevalente fra le masse popolari non ha trovato la strada e le forme per manifestarsi efficacemente, questo è avvenuto per la combinazione di due fattori:

– le masse popolari NON hanno più fiducia nella sinistra borghese. Pesa ancora come un macigno la sconfitta del movimento contro la guerra in Iraq (2003): nonostante fosse oceanico, generale e capillare, esso fu sconfitto. E i suoi promotori, che all’epoca non si presero la responsabilità di portarlo a compiere il salto di qualità necessario per rendere ingovernabile il paese al governo della guerra (quello di Berlusconi), oggi non si prendono la responsabilità neppure di protestare apertamente contro gli Usa per paura di essere messi all’indice come “filorussi” e si nascondono, nel migliore dei casi, dietro un’ipocrita equidistanza, dietro la politica del “né, né”;

– i partiti e le organizzazioni del movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese sono ancora troppo legati alle tare ideologiche del vecchio movimento comunista dei paesi imperialisti: l’economicismo e l’elettoralismo. Questo impedisce di promuovere l’organizzazione delle masse popolari, di mettersi alla testa della loro mobilitazione, di valorizzare le lotte rivendicative e incanalarle nella lotta per il potere: in sintesi, di costruire passo dopo passo la rivoluzione socialista con le forze a disposizione, senza nascondersi dietro la tesi che “ci vorrebbe un partito comunista grande e forte”. Il partito comunista che nasce già grande e forte non esiste, non è mai esistito. Il partito diventa tale solo se si pone alla testa della mobilitazione delle masse popolari che attorno a esso si organizzano.

Parliamo della nostra lotta. A un anno dall’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina, è evidente che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti non ha alcuna intenzione di recedere dai suoi passi. La suggestione che possa esistere un “mondo multipolare” si infrange contro la realtà. Le masse popolari dei paesi imperialisti, anche quelle italiane, sono destinate a diventare carne da macello e da cannone al servizio degli imperialisti Usa e dei loro lacché della Ue.

C’è solo una strada, solo una, per cambiare il corso delle cose: aprire in ogni paese imperialista il “fronte interno” della guerra, rendere ognuno di essi ingovernabile alla classe dominante.

Per quanto riguarda l’Italia, ciò significa mobilitarsi per rendere ingovernabile il paese al governo Meloni fino a cacciarlo; impedire che sia sostituito da un altro governo di servi della Nato e della Ue e sostituirlo con un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

“Sarebbe bello, ma non è possibile” è la risposta più comune che incontriamo di fronte a questa prospettiva. Ma, compagni e compagne, partiamo dall’esperienza pratica e guardiamo la realtà: coloro che solo due anni fa andavano ripetendo che la guerra nel cuore dell’Europa non sarebbe stata possibile, sono gli stessi che oggi dicono che non è possibile cacciare i servi della Nato e della Ue dal governo del paese e che non è possibile costituire il Governo di Blocco Popolare.

Il domani sarà diverso dall’oggi. Quello che sarà domani dipende da quello che si fa oggi. Succederà quello che faremo succedere.

Non si tratta di armarsi di speranza e confidare nella provvidenza, ma di darsi i mezzi per condurre fino in fondo la nostra lotta, consapevoli che la classe dominante sta facendo sprofondare il mondo nella guerra e l’unica alternativa realistica è che siano, al contrario, le masse popolari a fare sprofondare la classe dominante.


Gli occhi chiusi sul massacro di palestinesi

Dalla fine del 2022, con l’insediamento del nuovo governo capeggiato da Netaniayhu, lo Stato d’Israele ha lanciato una nuova offensiva contro il popolo palestinese: bombardamenti, fucilazioni sommarie per strada, attacchi alle carceri, torture dei prigionieri. A corollario, a fine febbraio il governo ha approvato un disegno di legge che prevede la pena di morte per chi “uccide un cittadino israeliano”, ma solo in caso che “l’assassino sia un palestinese”.
Con l’insediamento di quello che viene definito anche dalla stampa “il governo più reazionario della storia di Israele” c’è stato, effettivamente, un salto di qualità. Tuttavia la persecuzione dei palestinesi è il tratto distintivo della classe dominante sionista.
“Nel solo 2022, in Palestina, Israele ha commesso circa 13.000 violazioni [dei diritti umani, NdR] complessive contro i palestinesi. Le forze dell’esercito israeliano continuano le loro gravi violazioni del diritto alla vita e all’integrità fisica, oltre ad arrestare e molestare i palestinesi. E’ quanto emerge da un rapporto predisposto dalla Europeans for al-Quds Organization e presentato alla Camera dei Deputati di Roma” – scrive sul proprio sito Pressenza il 28 febbraio 2023.
“L’Organizzazione Europei per al-Quds ha, a conclusione del rapporto, rinnovato il proprio invito alla comunità internazionale, ad assumersi la responsabilità e proteggere la città di Gerusalemme e la sua popolazione palestinese in quanto abitanti di un territorio occupato, secondo le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”.

Fonte: Partito dei CARC (Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

FARE I CONTI CON LA REALTA’

Sui risultati delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio

https://www.carc.it/2023/02/14/fare-i-conti-con-la-realta/

I risultati delle elezioni regionali in Lombardia e in Lazio chiudono il cerchio sulla narrazione dell’ascesa di Giorgia Meloni, un cerchio idealmente aperto dallo scorso luglio con la convocazione delle elezioni politiche e artificiosamente allargato dalla propaganda di regime.
L’ascesa di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia e la pletora di nostalgici del Ventennio era ed è tutt’altro che irresistibile. Anzi, a ben vedere esiste solo come fenomeno mediatico.
Se i risultati delle elezioni politiche del 25 settembre avevano già fatto emergere lo scollamento fra le larghe masse popolari e la classe dominante, i suoi partiti (in particolare con i rappresentanti dell’Agenda Draghi), il suo sistema politico e le sue “liturgie democratiche” (l’astensione fu del 36%), le elezioni regionali in Lombardia e Lazio aggravano il distacco e, con esso, le tensioni e le contraddizioni nella maggioranza di governo.

Per quanto riguarda l’allargamento del distacco è eloquente il dato dell’astensione record, intorno al 60%. Troppo alta per non creare il cortocircuito fra la realtà e la propaganda, in particolare con il commento di Giorgia Meloni: “il governo esce rafforzato da queste elezioni”. I partiti di governo “escono rafforzati” solo in termini percentuali, in verità il numero assoluto dei voti dimostra proprio il contrario.

Per quanto riguarda le tensioni e le contraddizioni nella maggioranza di governo, ce ne sono alcune palesi e altre sotto traccia. Le dichiarazioni di Berlusconi sul sostengo del governo italiano a Zelensky e all’esercito ucraino, a urne ancora aperte, appartengono alle prime. L’inizio della resa dei conti – che parte dalla Lombardia – per la spartizione di poltrone e traffici fra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia appartiene alle seconde.

Pertanto no, il governo Meloni non esce rafforzato dalle elezioni regionali, esce ulteriormente indebolito. Ma siccome la cosiddetta “opposizione” dell’altro polo delle Larghe Intese (dal PD al M5S) ne esce con le ossa rotte, allora Meloni, Fontana, Rocca & C. possono permettersi di cantare vittoria. Ma i fatti hanno la testa dura.

Le Larghe Intese in Lombardia

PartitoRisultati regionali 2018 affluenza 73,1%Risultati politiche 2022 affluenza 70,1%Risultati regionali 2023 affluenza 41,6%
FdI190.800 (3,6%)1.443.692 (28,5%)725.500 (25,2%)
Lega1.533.787 (26,6%)671.814 (13,3%)476.175 (16.50%)
FI750. 739 (14,30%)398.554 (7,9%)208.420 (7,2%)
PD1.008.560 (19,2%)961.894 (19,0%)628.774 (21,8%)
Alleanza verdi / sinistra/192.939 (3,8%)93.019 (3,2%)
M5S (nel 2018 e nel 2022 si presentava da solo)933.382 (17,8%)378.885 (7,5%)113.229 (3,9%)

Per Attilio Fontana le cose sono andate “talmente bene” che ha perso un milione di voti rispetto alle precedenti elezioni regionali (2.793.369 i voti che ha raccolto nel 2018, 1.774.477 nel 2023). I tre partiti principali della coalizione di Centro destra perdono, insieme, circa un milione di voti rispetto al 2018. Se ci limitiamo a Fratelli d’Italia, ha perso oltre 700mila voti in soli 5 mesi (di governo!).
Il PD ha perso più di 350mila voti in 5 anni e nella caduta libera si è portato appresso il M5S, per la prima volta alleato elettorale (il M5S perde più di 800mila voti in 5 anni). Tutti i voti che mancano all’appello sono quelli degli astenuti.

Le Larghe Intese in Lazio

PartitoRisultati regionali 2018 affluenza 66,3%Risultati politiche 2022 affluenza 64,3%Risultati regionali 2023 affluenza 37,2%
FdI220.460 (8,7%)844.939 (31,2%)519.633 (33,6%)
Lega252.772 (9,9%)170.384 (6,3%)131.631 (8.50%)
FI371.155 (14,6)185.540 (6,8%)130.638 (8,4%)
PD539.131 (21,2 %)523.083 (19,3%)313. 023 (20,5%)
Alleanza verdi / sinistra/104.572 (3,9%)42.314 (2,7%)
M5S559.752 (22%)406.065 (15%)132.041 (8,5%)
Polo progressista//18. 727 (1,2%)

Per inquadrare i risultati nel Lazio va tenuto conto che l’affluenza al voto (37,2%) è stata inferiore rispetto alla Lombardia (41,7%). Alle regionali del 2023 i principali partiti della coalizione di Centro destra perdono, insieme, più di 62mila voti rispetto al 2018. Fratelli d’Italia perde 325mila voti rispetto alle elezioni politiche dello scorso settembre. Il PD perde più di 200mila voti in 5 anni.
Da segnalare la batosta del M5S: benché corresse da solo (e non alleato al Pd come in Lombardia), ha perso 400mila voti rispetto a 5 anni fa.

La sintesi è che non solo il governo di Giorgia Meloni, ma tutto il sistema politico delle Larghe Intese esce con le ossa rotte. Tuttavia, è opportuno fare un ragionamento sull’astensione. Il 60% di astenuti è un dato positivo?
Se da una parte è la manifestazione dello scollamento delle larghe masse dalla classe dominante, dal suo sistema politico, dai partiti delle Larghe Intese – e pertanto sì, è un elemento positivo – dall’altra è anche la manifestazione di un vuoto da riempire e un’occasione persa, che chiama alla responsabilità e al cambiamento noi comunisti e quanti vogliono assumere un ruolo positivo nella lotta di classe in corso nel paese.

Per quanto riguarda il vuoto da riempire, il ragionamento è il seguente.
Per alimentare il movimento che trasforma la società non è sufficiente lo scollamento fra le larghe masse e la classe dominante. Quello scollamento, spontaneamente, non diventa mobilitazione per rovesciare la classe dominante; la protesta non diventa automaticamente mobilitazione per sostituire le autorità della classe dominante con le nuove autorità pubbliche che sono espressione delle masse popolari organizzate.
Soltanto gli ingenui, gli illusi, gli avventuristi e più in generale chi non ha fatto un bilancio della storia del movimento comunista (del nostro paese e internazionale) collegano automaticamente il crollo della fiducia e del legame fra le larghe masse e la classe dominante alla “rivoluzione che scoppia”.
La verità è che quel vuoto va riempito, la verità è che il nuovo potere delle masse popolari organizzate deve svilupparsi fino a soppiantare il potere dell’attuale classe dominante.
C’è davvero poco di cui essere soddisfatti di fronte all’avanzata dell’astensionismo, senza un progetto, un piano, una prospettiva per trasformare l’astensione elettorale (che è solo una delle molte manifestazioni dello scollamento fra masse popolari e classe dominante) nella condizione per incanalare la protesta, il disinteresse e il distacco in organizzazione, mobilitazione e coordinamento, in lotta per la costruzione del nuovo potere (leggi “Il nuovo potere, il potere degli organismi operai e popolari”).

Per quanto riguarda l’occasione persa, il discorso è il seguente.
Se vogliamo vedere in faccia la realtà, con le elezioni regionali non si chiude solo il cerchio della propaganda di regime sull’irresistibile ascesa di Giorgia Meloni, si chiude anche il cerchio delle irresponsabili velleità di essere “l’unica vera opposizione” dei partiti e delle organizzazioni anti Larghe Intese che invece di coalizzarsi vanno ognuno per conto proprio.
Già dai risultati delle elezioni politiche del 25 settembre, con il fallimento rispetto alla possibilità di riempire il parlamento di persone esterne al circolo di pressioni, ricatti, “mercato delle vacche” a cui i partiti delle Larghe Intese hanno ridotto le assemblee elettive nel processo di progressivo svuotamento del loro ruolo (leggi “Non piangere sulla disfatta elettorale. Fare un bilancio serio per avanzare!” Comunicato della Direzione Nazionale del P.CARC del 25.9.2022 ) erano emersi insegnamenti chiari, in particolare due:

– i promotori delle liste anti Larghe Intese devono urgentemente avviare un percorso di confronto e trattare apertamente e fino in fondo tutti i temi spinosi, le questioni su cui non c’è accordo, devono metterle nero su bianco e aprire la discussione alle masse popolari (iscritti, elettori, organismi operai e popolari, movimenti) per superarle in modo trasparente e democratico, per arrivare a una sintesi che sia coerente con le aspirazioni delle masse popolari (come fece NUPES per le elzioni legislative del 2022 in Francia);

– le liste anti Larghe Intese devono condurre la campagna elettorale con iniziative di rottura, senza limitarsi alle comparsate in Tv, ai comizi, agli aperitivi e ai piagnistei. Se è vero – ed è vero – che il meccanismo elettorale è un a farsa, un sistema antidemocratico, allora quella farsa va rovesciata con iniziative che rompono le liturgie e mettono al centro l’organizzazione e la mobilitazione delle masse popolari. Se accettano di rispettare le regole antidemocratiche, i lamenti per “il poco spazio”, “il poco tempo” e “la legge elettorale ingiusta” lasciano il tempo che trovano, sono manifestazione di impotenza (del resto le “regole” sono già note prima che inizi la campagna elettorale!).

Liste anti Larghe Intese in Lombardia

PartitoRisultati regionali 2018 affluenza 73,1%Risultati politiche 2022 affluenza 70,1%Risultati regionali 2023 affluenza 41,6%
Unione Popolare
(nel 2018 si considera la lista “Sinistra per la Lombardia”)
35.714 (0,68%)57.490 (1,1%)39.913 (1,39%)

Liste anti Larghe Intese in Lazio

PartitoRisultati regionali 2018 affluenza 66,3%Risultati politiche 2022 affluenza 64,3%Risultati regionali 2023 affluenza 37,2%
Unione Popolare (nel 2018 si considera la lista “Potere al Popolo”)33.372 (1,32%)46.538 (1,7%)10.289 (0,67%)
PCI//10.212 (0,66%)

I risultati delle lista anti Larghe Intese in Lombardia e in Lazio sono solo l’ulteriore conferma di quanto e come la tara dell’elettoralismo danneggia chi la pratica e allontana militanti ed elettori da queste liste. L’elettoralismo offusca, immobilizza e relega all’angolo i promotori delle liste anti Larghe Intese.
In Lombardia si è presentata solo Unione Popolare, ma il perseverare sulla stessa strada fallimentare (una campagna elettorale di fatto inesistente tra i lavoratori e le masse popolari) già seguita per le elezioni politiche del 25 settembre ha prodotto un risultato dietro il quale i promotori non possono più nascondersi.
In Lazio si sono presentate, divise, PCI e Unione Popolare. Il risultato?
Sia il Lombardia che in Lazio, nessuna lista anti Larghe Intese ha approfittato dell’astensionismo diffuso, nessuna ha fatto una campagna per trasformare l’astensione di protesta in mobilitazione; in entrambi i casi hanno contribuito ad aumentare l’astensione.

Tiriamo una conclusione. Per fare i conti con la realtà vanno banditi disfattismo e attendismo
Anche i risultati delle elezioni regionali dimostrano che la via elettorale NON è (e non può essere) la via principale per imporre il governo che serve ai lavoratori e alle masse popolari. Le elezioni e la campagna elettorale possono e devono essere usate per allargare la mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari.
Concludiamo su questo punto, su questo aspetto, perché anche dopo questa ennesima “batosta elettorale” per la sinistra, nella base dilaga il disfattismo.

“L’idea che per formare un governo bisogna passare per le elezioni, vincerle e poi, se si riesce a ottenere più del 50% dei voti, allora è possibile formare un governo è stata smentita più volte dall’esperienza. I casi più recenti in cui i vertici della Repubblica Pontificia, trovatisi in difficoltà per governare il paese, hanno cambiato governo senza passare per elezioni e hanno “convinto” lo stesso Parlamento a votare un nuovo governo sono:

1. la messa fuori gioco di Bersani che aveva vinto le elezioni del 2013 e sua sostituzione con Letta;

2. la sostituzione di Berlusconi con Monti nel dicembre 2011;

3. la sostituzione di D’Alema a Prodi nel novembre 1998;

4. la sostituzione di Dini a Berlusconi nel gennaio 1995;

5. la sostituzione di Fanfani a Tambroni nel luglio 1960.

La lezione è che occorre che gli organismi operai e popolari, in combinazione con gli esponenti democratici della società civile, i dirigenti della sinistra sindacale, gli esponenti non anticomunisti della sinistra borghese creino nel paese una situazione ingestibile dai vertici della Repubblica Pontificia con la soluzione di governo in carica, per indurli a installare un governo con cui “sedare (calmare) la piazza”, convinti di riuscire a riprendere in mano le cose. (…)

Rendere ingovernabile il paese significa in primo luogo mobilitare i lavoratori avanzati e combattivi a costituire in ogni azienda capitalista e pubblica organismi che prendono in mano le aziende, escono dalle aziende, prendono via via la testa di tutti i lavoratori (compresi i precari, le partite IVA e i lavoratori autonomi sostenendo le loro iniziative di disobbedienza alle autorità statali e locali, di sciopero fiscale e altre): agiscono cioè da nuove autorità pubbliche. Nel nostro paese basta un centinaio o anche meno di

– organismi aziendali come il Collettivo di Fabbrica della GKN che fanno delle aziende minacciate di delocalizzazione, chiusura, ristrutturazione dei centri promotori della lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese e come il CALP di Genova che bloccano i porti italiani al traffico di armi,

– organismi territoriali come i NO TAV della Val di Susa che impediscono o boicottano la realizzazione di grandi opere speculative di devastazione del territorio,

– organismi come il Movimento Disoccupati 7 Novembre e il Cantiere 167 di Napoli,

– organismi come Fridays For Future, Extinction Rebellion e Ultima Generazione,

– come i Comitati per l’Acqua Pubblica, i comitati per la casa e altri,

coordinati tra loro e orientati a costituire un governo d’emergenza di loro fiducia, per rendere ingovernabile il paese dai vertici della Repubblica Pontificia e costringerli a ingoiare (provvisoriamente nei loro propositi) un governo d’emergenza. Due sono le strade possibili.

a) Pensiamo alle “accampate” promosse negli anni passati dai coordinamenti No Debito, Eurostop, No Monti Day e simili, però organizzate in un contesto in cui 1. un certo numero di organismi operai e popolari agiscono da nuove autorità pubbliche e 2. i personaggi di loro fiducia si sono costituiti in un organismo (in passato lo abbiamo chiamato comitato di salvezza o di liberazione nazionale, ma quello che conta è la sostanza, non il nome) che nega ogni legittimità del governo in carica e il suo diritto a governare, che lotta per affermarsi come governo legittimo del paese in nome degli interessi delle masse popolari, che assume di rappresentare, e che sono calpestati dal governo in carica (quindi un organismo costituto non per contrattare e rivendicare al governo in carica, ma con l’obiettivo di cacciarlo e di mobilitare le masse popolari a sviluppare su scala crescente tutte le iniziative di cui sono capaci, fino alla vittoria). In una situazione del genere, se proprio serve, possiamo anche indurre un Parlamento formato da gente in vendita al miglior offerente ad avallare un governo composto da persone designate dalle organizzazioni operaie e popolari.

b) Un’altra strada è quella che ha fatto il M5S da noi nel 2018 e Syriza in Grecia nel 2015: stante l’avanzare della crisi del sistema politico, una coalizione anti Larghe Intese si afferma alle elezioni e riesce ad andare al governo. Se ha a che fare con organismi come il Collettivo di Fabbrica della GKN, organizzati e con iniziativa, difficilmente potrà prescindere da essi, dalle loro rivendicazioni, dai decreti anti-delocalizzazione e dai piani per la mobilità sostenibile che presentano. Anziché calare le braghe, come hanno fatto sia il M5S sia Syriza, dovrà avanzare. Non vuol dire che al GBP si arriva attraverso le elezioni: quello che fa la differenza non è la vittoria alle elezioni, ma l’esistenza di un certo numero di organizzazioni operaie e popolari, il loro coordinamento e il loro orientamento a prendere in mano le sorti del paese costituendo un proprio governo d’emergenza.

La possibilità di imboccare una di queste due strade si è presentata più volte nel nostro paese, in particolare nel 2010 con il movimento messo in moto dalla resistenza degli operai di Pomigliano al piano Marchionne ed esteso a livello nazionale dall’iniziativa della FIOM e nel 2018 con la breccia aperta nel sistema politico delle Larghe Intese con l’affermazione del M5S” – dalla Dichiarazione Generale in discussione al VI Congresso del P.CARC.

Fonte: Partito dei CARC (Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila

VIA IL GOVERNO DELLA GUERRA

https://www.carc.it/2023/01/29/via-il-governo-della-guerra/

La guerra ibrida che la Nato sta conducendo contro la Federazione Russa dal 2014 ha subito una svolta il 24 febbraio 2022, quando è iniziata l’operazione speciale russa in territorio ucraino. Nel nostro paese il governo era nelle mani di Mario Draghi.

Tutti i lettori ricorderanno che, quando Draghi fu installato con un colpo di mano di Mattarella (nel febbraio 2021), la manovra fu giustificata dal fatto che al paese serviva “il migliore” interprete del programma della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti. Un governo “dei migliori” avrebbe creato le condizioni per intascare i soldi del Pnrr e rimettere in sesto il paese dopo la pandemia.

Cosa si celasse dietro la propaganda di regime è ormai evidente: il Pnrr era un ricatto della Ue per imporre a tappe forzate lo smantellamento delle residue conquiste delle masse popolari e favorire le speculazioni finanziarie. E il governo Draghi aveva il compito di aumentare la sottomissione e la dipendenza del nostro paese ai circoli internazionali della speculazione finanziaria. La cosa è diventata palese dal 24 febbraio 2022.

Il governo italiano è stato fra i più solerti e zelanti a mettere in pratica le indicazioni della Nato: invio di armi all’esercito ucraino, invio di denaro al governo ucraino, applicazione di sanzioni contro la Federazione Russa, accordi capestro per forniture di gas, avvio di un vasto piano di opere inutili e dannose “per fare fronte alla crisi energetica” (vedi i rigassificatori). Il tutto accompagnato da una martellante propaganda bellica e atlantista, con messa alla gogna dei non allineati.

Sotto il profilo tecnico, il governo Draghi ha più volte violato la Costituzione, ha agito in modo illegale.

Un parlamento appena un po’ democratico (non certo “rivoluzionario”, ma ispirato alla Costituzione) avrebbe avuto ampi margini per ostacolare Draghi. Ma il parlamento italiano, al netto di qualche ininfluente eccezione, si è limitato a poche “critiche”, inutili sul piano pratico, ma sufficienti a spingere i vertici della Repubblica Pontificia italiana a immaginare – e pretendere – un parlamento ancora più asservito.

Da qui la decisione di Mattarella di indire a luglio le elezioni politiche del 25 settembre. Elezioni indette in fretta e furia, appositamente per ostacolare la partecipazione di liste anti Larghe Intese. Un colpo di mano riuscito solo in parte e solo per gli errori delle liste anti Larghe Intese che si sono presentate alle elezioni divise e in concorrenza fra loro.

Le elezioni del 25 settembre le ha “vinte” Fratelli d’Italia, alla testa di una coalizione che aveva promesso agli elettori discontinuità e cambiamento. Ci hanno creduto in pochi: con un tasso di astensione al 36%, FdI ha raccolto solo il 14.4% dei voti, l’intera coalizione il 24.8%. Ma Giorgia Meloni era già stata scelta per formare il governo e proseguire nell’attuazione dell’agenda Draghi.

A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina e a cinque mesi dall’installazione del governo Meloni, i nodi vengono al pettine. Il governo Meloni ha dimostrato di essere uguale al governo Draghi.

Ha aggirato il parlamento e determinato per decreto la prosecuzione della fornitura di armi italiane all’esercito ucraino. Su quali e quante siano le armi vige il più stretto riserbo.

Ha rinnovato l’impegno a sostenere economicamente il governo ucraino, ma anche in questo caso non è dato conoscere le cifre.

Ha rinnovato l’adesione alle sanzioni contro la Federazione Russa, nonostante siano un flagello per il nostro paese.

Ha fatto ulteriori passi per la realizzazione delle opere necessarie a “fare fronte alla crisi energetica” a dispetto dell’opposizione di intere comunità e nonostante il loro impatto sui territori sia devastante e la loro pericolosità certificata.

Ha proceduto con le manovre per rafforzare e ampliare (o costruire da zero, come a Coltano) basi militari italiane e Usa.

Tuttavia, una differenza fra il governo Draghi e il governo Meloni c’è ed è importante.

Il governo Draghi è stato imposto “dall’alto” e non ha mai dovuto rendere conto della sua opera alle masse popolari.

Giorgia Meloni sostiene di aver vinto le elezioni, di avere il mandato delle masse popolari per governare. Ma la maggioranza delle masse popolari è contro la partecipazione dell’Italia alla guerra della Nato, è contro le sanzioni alla Federazione Russa, è contro la sottomissione e la dipendenza del paese alla Nato e alla Ue. E di questo Giorgia Meloni dovrà, prima o poi, rendere conto.

Al momento, nel nostro paese non c’è una mobilitazione generale e dispiegata contro la guerra e contro il governo della guerra. Questo permette a Giorgia Meloni di arrampicarsi sugli specchi: colleziona “figure barbine” (vedi le promesse non mantenute sulle accise sul carburante) e incolpa altri delle sue responsabilità (ad esempio i benzinai per i rincari sul carburante). Ma la mobilitazione delle masse popolari cresce, anche se non c’è ancora un centro autorevole che si faccia carico di svilupparla pienamente, ed è destinata a svilupparsi.

La questione di fondo, quindi, NON è sperare che la mobilitazione si estenda e salga di tono e aspettare che succeda, ma partecipare attivamente al movimento che la fa crescere. A questo proposito, la linea del P.ARC è chiaramente indicata nella Risoluzione n. 1 in discussione al VI Congresso Nazionale.

“I comunisti devono mettersi alla testa per sviluppare in ogni settore della popolazione operazioni specifiche dirette a

1. denunciare le operazioni militari delle Forze Armate (FFAA) italiane, la promozione del reclutamento di volontari e di mercenari nelle milizie ucraine, il sostegno logistico e informatico alle operazioni militari ucraine;

2. denunciare le operazioni di sostegno alle forze armate ucraine svolte a partire dalle basi Usa-Nato posizionate in Italia;

3. denunciare e lottare contro la moltiplicazione delle esercitazioni militari e l’ampliamento delle basi militari Usa, Nato e italiane;

4. denunciare e sabotare le sanzioni commerciali, monetarie e finanziarie contro la Federazione Russa (grande produttore ed esportatore mondiale di grano e fertilizzanti, nonché primo esportatore di gas naturale e petrolio per l’Italia e la gran parte del continente europeo) che si ritorcono contro le masse popolari italiane: aumento dei prezzi, carovita, riduzione delle esportazioni con smantellamento di strutture produttive;

5. protestare contro queste operazioni militari ed economiche e contro il riarmo che sottrae risorse alle masse popolari (servizio sanitario, sistema scolastico e università e altre strutture dello “Stato sociale”);

6. boicottare e sabotare le operazioni militari;

7. far partecipare sia la truppa che gli ufficiali alla lotta contro la guerra (anche solo attraverso denunce circostanziate relative alle modalità e alle operazioni con cui il governo italiano invia armi e sistemi di armi all’Ucraina e truppe nei paesi vicini) facendo leva sulle contraddizioni già esistenti nelle FFAA.

Porre fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra in corso in Ucraina è l’azione più efficace che le masse popolari italiane possono fare a tutela dei propri particolari interessi e per porre fine o almeno ostacolare la continuazione della guerra e quindi venire in aiuto alle popolazioni colpite”.

Contro la propaganda di guerra a Sanremo e in tutta Italia!

https://www.carc.it/2023/02/09/contro-la-propaganda-di-guerra-a-sanremo-e-in-tutta-italia/

Sabato 11 febbraio, davanti alla sede Rai delle principali città del paese, il Partito Comunista, insieme a organizzazioni come Fisi, Ancora Italia per la sovranità democratica e altre, ha organizzato la mobilitazione Spegni Sanremo per manifestare contro la partecipazione del presidente ucraino al Festival della canzone italiana e più in generale contro la guerra che l’Italia, al fianco della Nato, sta portando avanti contro la Federazione russa. Nonostante la presenza di Zelensky sia saltata, come anche la messa in onda del suo video messaggio, sarà Amadeus a fare le sue veci leggendone il discorso in prima serata su Rai uno, seguito da milioni di telespettatori.

È questa l’ultima trovata della classe dominante per tentare di mantenere la fiducia delle masse popoli verso le manovre di guerra del governo Meloni, proprio in questa fase in cui la quota dei contrari all’invio di armi all’Ucraina è la più alta dall’inizio del conflitto, circa il 52% secondo un sondaggio Euromedia.

In Italia aumentano i poveri, altro che spese militari!

Mentre in televisione va avanti lo show necessario a giustificare l’aumento delle spese militari, che con la Legge finanziaria del 2023 hanno visto un incremento di 800 milioni di euro, per un totale di 26,5 miliardi, i salari non accennano ad aumentare e le spese per servizi e beni di prima necessità continuano ad aumentare, tanto che oggi nel nostro paese anche chi ha un lavoro rasenta la soglia di povertà. Per un approfondimento vedi l’articolo Mobilitazione generale per l’aumento di salari, stipendi e pensioni • Partito dei CARC

La mobilitazione indetta per sabato 11 febbraio deve essere solo uno dei passi con cui i lavoratori, i giovani e i comunisti di questo paese avanzino uniti per cacciare i guerrafondai dal governo del paese. Il prossimo passo è mobilitarsi al fianco dei lavoratori del CALP di Genova che hanno indetto una mobilitazione per il 25 di febbraio nella loro città. Opporsi alla propaganda e alle politiche di guerra della classe dominante è necessario, come è necessario legare queste mobilitazioni a quelle contro il carovita e a tutti gli effetti della guerra interna promossa dai padroni. Avanti uniti verso un obiettivo comune: cacciare il governo Meloni e imporre un governo di emergenza popolare che prenda le misure necessarie e urgenti di cui le masse popolari hanno bisogno!

Il Partito dei CARC aderisce all’appello dei promotori della mobilitazione di sabato 11 febbraio e partecipa ai presidi Spegni Sanremo per la costruzione di un fronte che abbia la forza di spezzare le catene Ue e Nato.
Avanti uniti per il governo di blocco popolare, verso il socialismo!

Lombardia. Un convegno contro la guerra e la Nato

https://www.carc.it/2023/01/29/lombardia-un-convegno-contro-la-guerra-e-la-nato/

Qual è oggi il ruolo della Nato nel mondo e nel nostro paese? Con quale legittimità opera sul nostro territorio? Quali sono le sue finalità, i suoi obiettivi e a quali interessi rispondono? Quali sono i risvolti politici, economici, ambientali, culturali e informativi legati alla sua esistenza?

“Il futuro è Nato?” è il titolo scelto, come sintesi di queste e altre questioni, per una conferenza e assemblea programmata il 4 e 5 febbraio 2023, presso il Castello dei Missionari Comboniani a Venegono Superiore (VA).

Lo sviluppo della lotta contro l’asservimento alla Nato nel nostro paese e contro la guerra per interposta persona che questa sta combattendo contro la Federazione Russa in Ucraina ha visto un appuntamento significativo il 17 settembre del 2022, durante la campagna per le elezioni politiche, con la manifestazione all’esterno della base militare di Ghedi (BS).

Ricordiamo che in quella base, formalmente dell’Aeronautica Italiana, sono ospitati ordigni nucleari statunitensi. Una circostanza mai confermata dalle autorità italiane, ma indirettamente ammessa dagli stessi vertici militari Usa, che proclamano e pubblicizzano la sostituzione in corso delle vecchie bombe con altre di nuova generazione: le B61-12, studiate appositamente per essere caricate sugli F35.

In quell’occasione si è svolta anche un’ispezione popolare effettuata da esponenti del movimento contro la guerra assieme a Yana Ehm e Simona Suriano, allora parlamentari e candidate nelle liste di Unione Popolare.

Facendo il bilancio di quella iniziativa è emersa la necessità, da un lato di proseguire sulla strada della mobilitazione di piazza, dall’altro di costruire un confronto a livello nazionale, con l’obiettivo di unire le forze che si pongono sinceramente contro la guerra e cercare un orientamento comune.

Gli organizzatori del Convegno sono: il centro di documentazione Abbasso la Guerra di Varese, il Centro Sociale 28 Maggio di Rovato (BS), l’Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito (Anvui) e il comitato Donne e Uomini Contro la Guerra di Brescia. Oltre a loro, in veste di co-organizzatori, sono presenti le seguenti realtà: Comitato Pace Subito e sindacato Asia di Bergamo, Disarmisti Esigenti e Loc di Milano, Kinesis e Punto Pace di Pax Christi di Tradate (VA), Rete Varese Senza Frontiere e sindacato Adl di Varese, Tavola della Pace e Unione Popolare Val Brembana.

Mentre scriviamo è in crescita il numero di organismi, associazioni, organizzazioni operaie e popolari che stanno comunicando la loro adesione o partecipazione: A Foras, Madri Contro la Repressione e Comitato No Rwm dalla Sardegna; il Collettivo Autonomo Lavoratori Porto (Calp) da Genova; la Federazione Lombardia del Partito dei Carc.

Fra i relatori invitati ci sono i nomi di Manlio Dinucci, padre Alex Zanotelli, Antonio Mazzei, mons. Luigi Bettazzi, Alberto Negri e altri.

La costruzione dell’iniziativa ha le sue radici nel lavoro comune fra le diverse componenti del movimento contro la guerra, lavoro che vede confrontarsi organismi in lotta contro la presenza Nato in Italia, esponenti del pacifismo cattolico, soggetti democratici della società civile, parenti e amici di vittime dell’uranio impoverito, giornalisti attivi nella difesa della libertà di informazione e contro la censura, operai promotori di organizzazioni sul proprio posto di lavoro, compagni attivi nel movimento sindacale e comunista.

Riveste una particolare importanza la partecipazione di un organismo come il Calp di Genova, da anni in prima linea nella lotta contro l’invio di armi in teatri di guerra (prima Yemen, ora Ucraina) attraverso azioni di sciopero e boicottaggio del carico e scarico di armi.

Ampliare quanto più è possibile il fronte contro la guerra e la Nato è un obiettivo importante. Lo schieramento della classe operaia in esso è un elemento imprescindibile per costruire una partecipazione di massa a questa lotta.

Sardegna. NO alle servitù militari

Il caso della penisola Delta

https://www.carc.it/2023/01/29/sardegna-no-alle-servitu-militari/

Il 14 gennaio si è svolto, nella Mediateca del Mediterraneo di Cagliari, l’incontro “Tutela dell’ambiente o poligoni militari? Il caso della penisola Delta” promosso da Italia Nostra Sardegna, Cagliari Social Forum, Usb Sardegna e Cobas Cagliari-Comitati di Base della Scuola e Madri Contro la Repressione- Contro l’Operazione Lince.

La penisola Delta è dal 1952, all’interno del Poligono di Capo Teulada, il bersaglio di bombardamenti di ogni genere nell’ambito delle esercitazioni militari delle forze Nato e di altri paesi che affittano il poligono (in particolare Israele). La quantità di materiale esplosivo utilizzato è enorme e l’area non è mai stata bonificata. Una situazione questa che ha comportato la distruzione dell’habitat naturale e l’inquinamento a lungo termine dovuto ai residui dei bombardamenti. A ciò si aggiungono la pericolosità degli enormi quantitativi di ordigni inesplosi e l’elevata incidenza di malattie cardiovascolari e tumorali negli abitanti delle zone limitrofe, causate dai metalli pesanti dispersi nell’ambiente.

A seguito di un’indagine della procura di Cagliari del 2017 si è imposto lo stop alle esercitazioni, riconosciute come illegali, sono stati indagati per disastro ambientale i vertici militari del poligono e si è ordinata la bonifica del sito.

A seguito di ciò i vertici militari hanno finalmente presentato un progetto di bonifica. Nel corso dell’iniziativa del 14 gennaio il piano è stato esaminato e considerato lacunoso, vago, superficiale e del tutto inadeguato. Una delle criticità rilevate sta nel fatto che la bonifica dovrebbe essere effettuata per intero dagli artificieri dell’Esercito e non prevede in alcun modo la presenza di esperti ambientali e naturalistici civili. Inoltre, essa riguarderebbe solo gli inerti bellici e non il suolo, l’aria e le acque contaminati.

Ma non è tutto, oltre al danno c’è anche la beffa! Il fine dichiarato è quello di rimettere in sicurezza l’area, oggi interdetta al passaggio degli stessi militari per la sua pericolosità, non per restituirla alla collettività, ma per potere riprendere le esercitazioni “a norma di legge”!

“Le persone intervenute hanno sì espresso il desiderio di vedere l’area del poligono di Teulada finalmente ripulita da bombe e rifiuti radioattivi, ma solo a condizione che alle “bonifiche” segua un piano di ripristino della fauna e della flora del territorio e uno smantellamento della servitù militare. Il progetto non prevede niente di tutto questo: solo una presunta “bonifica” della penisola Delta per poter riprendere i bombardamenti. Inoltre, si ha l’impressione che si tratti di un contentino nei confronti della Procura di Cagliari che ha indagato i vertici militari per disastro ambientale. (…)

Tra gli interventi (…) pubblichiamo l’audio del commento di un attivista di Sardinia Aresti.

L’attivista ha ricordato la recente perquisizione subita da una giovane compagna del movimento contro le basi. L’indagine per un presunto danneggiamento, aggravata dalla pesantissima ipotesi di associazione sovversiva con finalità di terrorismo, oltre a imbrattamento e manifestazione non autorizzata – come emerso da vari comunicati e notizie stampa – è stata avviata dal pm Emanuele Secci della procura di Cagliari. Lo stesso Secci, che in passato ha richiesto (senza successo) l’archiviazione per il disastro ambientale del poligono di Teulada, ora vorrebbe procedere contro gli antimilitaristi: un po’ di vernice su un muro diventa un’azione terroristica, mentre distruggere delle aree naturali uniche al mondo con bombe e ordigni radioattivi per settant’anni, non aver mai effettuato vere e proprie bonifiche degli esplosivi e aver fatto ammalare le persone, che intorno al poligono vivono e lavorano, non sarebbe disastro ambientale.

(…) Non c’è alcun dubbio che si voglia cancellare ogni opposizione a un sistema economico e sociale che fomenta le guerre, distrugge l’ambiente, compromette la salute delle persone, crea disuguaglianze e alimenta lo scontro tra le classi più deboli. In questo quadro inquietante si muove l’informazione dei media mainstream, tutta (o quasi) allineata alle narrazioni fornite dalle procure che fanno delle/degli attiviste/i dei pericolosi sovversivi, se non proprio dei terroristi.

Per questo esprimiamo solidarietà alla compagna che qualche giorno fa ha subito una perquisizione nella sua casa, a tutte le persone denunciate, a tutte quelle persone che subiscono la repressione di uno Stato che ha a cuore solo gli interessi del complesso militare-industriale.” (brano tratto dal sito della Campagna Stop Rwm).

Genova. L’appello dei portuali a mobilitarsi contro la guerra

https://www.carc.it/2023/01/29/genova-lappello-dei-portuali-a-mobilitarsi-contro-la-guerra/

Il 28 gennaio, a Genova, si è svolta un’assemblea pubblica indetta dai lavoratori del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Calp) finalizzata alla costruzione di una giornata di mobilitazione contro la guerra per il 25 febbraio. L’obiettivo è coinvolgere tutti i lavoratori, i cittadini, i sindacati, le organizzazioni, i collettivi, i centri sociali e le forze politiche nella costruzione di questa giornata.

L’attività dei portuali del Calp contro le guerre degli imperialisti e il traffico di armi nei porti italiani proseguono da anni. Alla denuncia della presenza di mezzi militari e armi, destinati a guerre come quella in Yemen in barba alla legislazione nazionale vigente in materia, uniscono da sempre scioperi e mobilitazioni per impedire il carico e scarico delle navi della morte. Una lotta in cui sono stati capaci di coinvolgere decine di organismi, associazioni di lavoratori, sindacati, partiti e perfino ambienti legati alla Chiesa!

Tutto questo è costato al Calp varie denunce, tra cui quella per “associazione a delinquere” (!) nel 2021, ma quando la classe dominante colpisce vuol dire che la via intrapresa è quella giusta! Le denunce non hanno fermato i compagni impegnati a costruire un coordinamento dei portuali a livello nazionale e internazionale, a tenere dibattiti nelle università, a sostenere le mobilitazioni contro la costruzione di nuove basi militari e contro i produttori di armi.

Con lo sviluppo del conflitto in Ucraina, in cui è coinvolto anche il nostro paese, i portuali del Calp hanno intensificato la loro attività relazionandosi con altre organizzazioni delle masse popolari. Da qui l’adesione al Convegno contro la guerra del 4-5 febbraio a Varese e la partecipazione a iniziative internazionali come la Conferenza Intersindacale contro la Guerra di Londra del 21 gennaio.

Nel loro appello alla mobilitazione per il 25 febbraio scrivono giustamente:

“In Italia il Governo Meloni continua la politica “filoatlantista” del Governo Draghi dimostrando che non esiste nessuna possibilità né volontà di disubbidire a una politica sanguinosa e fallimentare anche per lo stesso futuro della Ue.

I lavoratori e gli sfruttati di ogni paese non hanno nulla da guadagnare. La guerra non è soltanto un enorme macello per i popoli ma porta con sé anche devastazione sociale, tagli di risorse per il lavoro e per il welfare per sostenere le spese militari. Porta ad aumenti delle tariffe che si scaricano sulle popolazioni mentre le speculazioni sui prezzi fanno lievitare i profitti di pochi soggetti economici. Risorse pubbliche a favore della guerra tolte a quelle che sono le richieste dei lavoratori come il riconoscimento dei lavori usuranti o gli aumenti salariali in base anche all’aumento dell’inflazione. O come le risorse negate al “reddito di cittadinanza” e la “disoccupazione”. Soldi che vengono meno per la pubblica istruzione o la pubblica sanità. Fermarli però è possibile cominciando dai nostri territori. Boicottando la guerra cominciando da casa nostra”.

Hanno ragione i portuali: la mobilitazione dal basso delle masse popolari può e deve fermare la guerra imperialista! E lo farà se i collettivi di lavoratori come il Calp assumeranno un ruolo sempre più di spinta per l’organizzazione del resto dei lavoratori e di coordinamento con altre esperienze a livello nazionale e non solo. La via maestra è rafforzare il legame con gli operai delle grandi fabbriche genovesi come la Fincantieri, l’Ansaldo o la Leonardo, con il Collettivo di Fabbrica Gkn, con il Movimento Disoccupati 7 Novembre di Napoli, e via dicendo.

Quanto più organismi come il Calp assumeranno questo ruolo, tanto più crescerà il coordinamento delle organizzazioni operaie e popolari del paese. Questi sono i presupposti che daranno alla mobilitazione contro la guerra imperialista la base necessaria per svilupparsi e porre fine alla partecipazione dell’Italia ai conflitti in cui la classe dominante ci ha imbarcati.

Come P.CARC sosteniamo la manifestazione e la lotta dei compagni del Calp, invitando tutti i nostri lettori a fare altrettanto.

Fonte: Partito dei CARC (Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo)

Dott. Alessio Brancaccio, Università degli Studi di L’Aquila