Geoingegneria

E’ UFFICIALE: I FORTI TERREMOTI SONO PROVOCATI DALLE ARMI IONOSFERICHE

Lunedì 27 Novembre 2023

Il progetto USA di manipolazione artificiale del clima HAARP (High Auroral Active Research Program) attraverso l’uso di onde elettromagnetiche sparate nella ionosfera, lo strato più esterno della nostra atmosfera per generare calore, innalzarla fisicamente di diversi km e sfruttarla come scudo spaziale a fini militari, è perfettamente in grado di creare forti terremoti indotti
http://www.tankerenemy.com/2023/11/e-ufficiale-i-forti-terremoti-sono.html?m=1

Un prestigioso studio, che indaga l’origine di taluni terremoti e reso pubblico nell’ormai lontano mese di maggio del 2011 sul portale della Cornell University (QUI), è passato del tutto inosservato. Ne possiamo benissimo intuire i motivi, visto che i ricercatori imputano ai riscaldatori ionosferici i sismi. La ricerca, firmata dagli scienziati Dimitar Ouzounov, Sergey Pulinets, Alexey Romanov, Alexander Romanov, Konstantin Tsybulya, Dimitri Davidenko, Menas Kafatos, Patrick Taylor, determina, sulla base di granitici elementi probanti, che una buona parte dei recenti sommovimenti tellurici di magnitudo elevata (sopra i 7 gradi della scala Richter) è da ascrivere alle sperimentazioni che interessano la ionosfera, per mezzo dell’emissione di basse frequenze (onde ELF – Extreme Low Frequency). Ci vengono in mente le stazioni di H.A.A.R.P., in Alaska, e Tromsø, in Norvegia, che sono tra i più noti “riscaldatori ionosferici”, anche se ne esistono molti altri (almeno venti), ubicati in varie parti del mondo (Galles, Pine Gap Australia o Area 52, MUOS di Niscemi in Sicilia, solo per citarne alcuni altri).

Lo studio, censurato dai media ufficiali, è dirompente, in quanto mette a tacere, una volta per tutte, i negazionisti di regime che, di norma, tacciano di “complottismo” le voci fuori dal coro che accusano i Governi di provocare i terremoti. Ora ne abbiamo le prove certificate.
Di seguito il report della ricerca che, in formato PDF, potete visionare e scaricare (QUI) dai nostri server.

L’atmosfera sopra il Giappone si riscaldò rapidamente prima del terremoto di magnitudo 9.0 Richter. Secondo gli scienziati, le emissioni infrarosse sopra l’epicentro erano aumentate drammaticamente nei giorni precedenti il ​​devastante sisma che colpì le isole nipponiche.

I geologi si sono interrogati a lungo sui resoconti di strani fenomeni atmosferici avvenuti nei giorni precedenti i rovinosi terremoti, ma è stato difficile ottenere buoni dati a sostegno di questi rapporti.

Negli ultimi anni, tuttavia, diversi gruppi di ricerca hanno allestito stazioni di monitoraggio atmosferico nelle zone sismiche, usufruendo dei satelliti che inviano informazioni sullo stato dell’alta atmosfera e della ionosfera durante un evento tellurico. Nel 2010 furono esaminati alcuni dati, provenienti dalla sonda spaziale DEMETER: essi mostravano un aumento significativo dei segnali radio a frequenza ultrabassa, prima del terremoto di magnitudo 7.0, scossa che colpì Haiti il 12 Gennaio 2010.

http://www.blueplanetheart.it/2020/01/12-gennaio-2010-8-anni-lo-spaventoso-terremoto-haiti-causo-oltre-200-000-morti/

Dimitar Ouzounov del Goddard Space Flight Center della NASA nel Maryland e alcuni collaboratori analizzarono le caratteristiche del disastroso terremoto di Tohoku e Fukushima (Giappone) verificatosi il giorno 11 Marzo 2011. I loro risultati, anche se preliminari, aprono gli occhi.

Fu accertato che prima del sommovimento di magnitudo 9.0, il contenuto totale di elettroni, presenti nella ionosfera, era aumentato notevolmente sopra l’epicentro, raggiungendo il culmine tre giorni prima del cataclisma. Allo stesso tempo, le osservazioni satellitari evidenziarono un forte incremento delle emissioni infrarosse sopra l’epicentro: esse toccarono il picco nelle ore immediatamente precedenti il ​​terremoto. In altre parole, l’atmosfera si era riscaldata. Queste osservazioni sono coerenti con un’idea definita “meccanismo di accoppiamento litosfera-atmosfera-ionosfera”. L’idea è che nei giorni che precedono un sisma, le forti sollecitazioni di una faglia sul punto di cedere provocano il rilascio di grandi quantità di radon. Questa dichiarazione rende giustizia e memoria eterna al ricercatore aquilano Giampaolo Giuliani, tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario distaccato presso i Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso a L’Aquila in Abruzzo, Italia, uno studioso che era molto legato al gas radon e come le sue variazioni in concentrazione erano in grado di poter prevedere i terremoti nel raggio di 120-150 km da dove partono le onde primarie e secondarie dal punto epicentrale, ma soltanto grazie ad una sofisticata strumentazione, i rilevatori gamma, al tempo non in possesso ai tecnici e ricercatori del governativo Istituto di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Giampaolo Giuliani, 11 Maggio 1947 – 26 Febbraio 2022 tecnico dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario distaccato presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso a L’Aquila divenuto famoso per l’avviso di garanzia che gli venne recapitato ingiustamente dal Governo Berlusconi attraverso la Commissione Grandi Rischi per “procurato allarme”, in merito ad una previsione di terremoto per Sulmona in Abruzzo, Italia ad Aprile 2009 e che lui non ha mai emanato.

La radioattività di questo gas ionizza l’aria su larga scala e ciò provoca una serie di effetti a catena. Poiché le molecole d’acqua, caricate negativamente, sono attratte dagli ioni positivi presenti nell’aria, si innesca un fenomeno di condensazione su larga scala dell’acqua, ma tale processo sprigiona anche energia termica (calore) ed è questo che provoca le emissioni infrarosse. “I nostri primi risultati mostrano che il giorno 8 Marzo del 2011 è stato osservato un picco della radiazione infrarossa rilevata dai satelliti”, affermano Ouzounov e colleghi. Queste emissioni influisconio sulla ionosfera e sul contenuto totale di elettroni. È evidente che la troposfera e la ionosfera sono strattamente collegate, tanto che, quando uno strato è perturbato, le alterazioni si riverberano sulle altre falde atmosferiche, in base al modello fisico atmosferico del Doppio Strato o Dual Layer.

https://www.atmos.albany.edu/facstaff/brose/classes/ATM623_Spring2015/Notes/Lectures/Lecture06%20–%20Elementary%20greenhouse%20models.html

Fonte: Rosario Marcianò, Presidente Comitato Tankerenemy di Sanremo, Liguria Italia

English translate

IT’S OFFICIAL: STRONG EARTHQUAKES ARE CAUSED BY IONOSPHERIC WEAPONS

The US project for artificial climate manipulation HAARP (High Auroral Active Research Program) through the use of electromagnetic waves fired into the ionosphere, the outermost layer of our atmosphere to generate heat, physically raise it by several km and exploit it as a space shield for purposes military, is perfectly capable of creating strong induced earthquakes

A prestigious study, which investigates the origin of certain earthquakes and made public in the now distant month of May 2011 on the Cornell University portal (HERE), has gone completely unnoticed. We can very well understand the reasons, given that researchers attribute the earthquakes to ionospheric heaters. The research, signed by scientists Dimitar Ouzounov, Sergey Pulinets, Alexey Romanov, Alexander Romanov, Konstantin Tsybulya, Dimitri Davidenko, Menas Kafatos, Patrick Taylor, determines, on the basis of granitic evidence, that a good part of the recent earthquakes of high magnitude (above 7 degrees on the Richter scale) is to be ascribed to experiments involving the ionosphere, through the emission of low frequencies. The stations of H.A.A.R.P., in Alaska, and Tromsø, in Norway, come to mind, which are among the best known “ionospheric heaters”, although there are many others (at least twenty), located in various parts of the world (Galles, Pine Gap Australia or Area 52, MUOS a Niscemi in Sicilia, only for mentioning some other).

The study, censored by the official media, is disruptive, as it silences, once and for all, the regime’s deniers who, as a rule, accuse the outliers who accuse governments of causing earthquakes of “conspiracy theory”. Now we have certified proof of this.
Below is the research report which, in PDF format, you can view and download (HERE) from our servers.

The atmosphere over Japan warmed rapidly before the 9.0 Richter earthquake. According to scientists, infrared emissions above the epicenter had increased dramatically in the days preceding the devastating earthquake that struck the Japanese islands.

Geologists have long wondered about reports of strange atmospheric phenomena in the days before the devastating earthquakes, but it has been difficult to obtain good data to support these reports.

In recent years, however, several research groups have set up atmospheric monitoring stations in seismic areas, taking advantage of satellites that send information on the state of the upper atmosphere and ionosphere during a telluric event. In 2010, some data from the DEMETER space probe were examined: they showed a significant increase in ultra-low frequency radio signals, before the 7.0 magnitude earthquake that struck Haiti on January 12, 2010.

Dimitar Ouzounov of NASA’s Goddard Space Flight Center in Maryland and some collaborators analyzed the characteristics of the disastrous Tohoku and Fukushima (Japan) earthquake that occurred on March 11, 2011. Their results, although preliminary, are eye-opening.

It was ascertained that before the magnitude 9.0 earthquake, the total content of electrons present in the ionosphere had increased significantly above the epicenter, reaching its peak three days before the cataclysm. At the same time, satellite observations highlighted a strong increase in infrared emissions above the epicenter: they peaked in the hours immediately preceding the earthquake. In other words, the atmosphere had warmed. These observations are consistent with an idea called the “lithosphere-atmosphere-ionosphere coupling mechanism”. The idea is that in the days before an earthquake, the strong stresses of a fault about to fail cause the release of large quantities of radon. This statement does justice and eternal memory to the L’Aquila researcher Giampaolo Giuliani, technician of the Institute of Physics of Interplanetary Space seconded to the Gran Sasso Nuclear Physics Laboratories in L’Aquila in Abruzzo, Italy, a scholar who was very close to radon gas and how its variations in concentration were able to predict earthquakes within a radius of 120-150 km from where the primary and secondary waves start from the epicentral point, but only thanks to sophisticated instrumentation, gamma detectors, not available at the time possession of the technicians and researchers of the government Institute of Geophysics and Volcanology (INGV).

Giampaolo Giuliani, 11 May 1947 – 26 February 2022 technician of the Institute of Physics of Interplanetary Space seconded to the Gran Sasso National Laboratories in L’Aquila who became famous for the notice of guarantee that was unjustly sent to him by the Berlusconi Government through the Commission Great Risks for “procuring alarm”, regarding an earthquake forecast for Sulmona, Abruzzo Italy in April 2009 which he never issued.

The radioactivity of this gas ionizes the air on a large scale and this causes a series of knock-on effects. Since the negatively charged water molecules are attracted by the positive ions present in the air, a large-scale condensation phenomenon of the water is triggered, but this process also releases thermal energy (heat) and this is what causes the emissions infrared. “Our first results show that a peak in infrared radiation detected by satellites was observed on March 8, 2011,” say Ouzounov and colleagues. These emissions affect the ionosphere and the total electron content. It’s evident that the troposphere and the ionosphere are closely connected, so much so that, when one layer is disturbed, the alterations reverberate on the other atmospheric layers, based on the atmospheric physical model of the Dual Layer.

La radioattività di questo gas ionizza l’aria su larga scala e ciò provoca una serie di effetti a catena. Poiché le molecole d’acqua, caricate negativamente, sono attratte dagli ioni positivi presenti nell’aria, si innesca un fenomeno di condensazione su larga scala dell’acqua, ma tale processo sprigiona anche energia termica (calore) ed è questo che provoca le emissioni infrarosse. “I nostri primi risultati mostrano che il giorno 8 Marzo del 2011 è stato osservato un picco della radiazione infrarossa rilevata dai satelliti”, affermano Ouzounov e colleghi. Queste emissioni influisconio sulla ionosfera e sul contenuto totale di elettroni. È evidente che la troposfera e la ionosfera sono strattamente collegate, tanto che, quando uno strato è perturbato, le alterazioni si riverberano sulle altre falde atmosferiche, in base al modello fisico atmosferico del Doppio Strato o Dual Layer.

https://www.atmos.albany.edu/facstaff/brose/classes/ATM623_Spring2015/Notes/Lectures/Lecture06%20–%20Elementary%20greenhouse%20models.html

Source: Rosario Marcianò, Tankerenemy Committee President in Sanremo, Liguria Italy

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

NON FATEVI INTORTARE: IL CLOUD SEEDING NON SONO LE SCIE CHIMICHE!

Vasto (CH), lì 26 Aprile 2024 ore 16.12

Buon pomeriggio a tutti e a tutte voi, in questo articolo vi parlerò della netta differenza che esiste tra due tecniche diverse appartenenti alla Geoingegneria clandestina praticata nei nostri cieli appartenenti al Patto Atlantico della NATO dopo la sottoscrizione del Trattato di Cooperazione Internazionale per la Sperimentazione Climatica istituito nel 2005 dal Presidente degli Stati Uniti George W.Bush Jr. attraverso la US Air Force e la sottoscrizione di tutti e 28 gli Stati appartenenti al Patto Atlantico della NATO, l’organizzazione militare direttamente gestita dagli Stati Uniti e che oggi ha sede a Bruxelles in Belgio nel cuore dell’Europa, Paesi tra i quali vi è anche l’Italia che al tempo era “amministrata” indegnamente a suo modo dal Governo di Silvio Berlusconi. Come ho avuto già modo di riportare nella mia tesi di laurea su “La Geoingegneria, nuovi metodi artificiali per contrastare il Riscaldamento Globale”, discussa davanti alla Commissione di Scienze Ambientali nella Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (MM.FF.NN.) di Coppito (L’Aquila) in data 26 Ottobre 2012, ho fatto una precisa distinzione tra le tecniche di rimozione del Diossido di Carbonio o Carbon Dioxide Remotion (CDR) e le tecniche di gestione della Radiazione Solare o Solar Radiation Management (SRM): nella prima parte della mia esposizione verbale, per circa 15-20 minuti parlai delle tecniche di CDR, poi passai all’esposizione delle tecniche di SRM, che sono quelle che ci interessano più da vicino ai fini dell’attuale manipolazione meteo e climatica globale a livello artificiale mediante aerei militari e civili. In tale sede è opportuno fare chiarezza sulle prime tecniche di manipolazione del meteo a livello locale, al tempo non si parlava ancora di Geoingegneria, ma si cominciarono ad utilizzare le prime tecniche di cloud seeding o inseminazione artificiale delle nuvole alte (nembi e cumulonembi, particolari nuvole a forma di fungo che si allargano verso l’alto e che si rinvengono tra i 5 e gli 8 km di quota, in alta troposfera prima dell’ingresso in stratosfera) attraverso sostanze chimiche tossiche per la salute umana quali lo ioduro d’argento usato tra gli anni ’60, anni ’90 ed ancora oggi, ma anche nuove sostanze quali il grafene, a stessa sostanza contenuta nei trials sierogenici che sono stati iniettati nelle persone in occasione della prima campagna vaccinale contro il COVID19 durante il biennio legato all’emergenza sanitaria tra il 2020 ed il 2021, ma anche batteri geneticamente modificati ed anche batteri come l’Escherichia Coli, batteri colifecali in grado di arrecare infezioni sistemiche nei corpi degli esseri umani e provocarne conseguente morte, sostanze annoverate nel prossimo video che andrò a proporvi e realizzato in data 22 Aprile 2024 da Rosario Marcianò, il Presidente del Comitato Tankerenemy di Sanremo in Liguria, con i quale sono in contatto sicuramente dal 2009, quando vivevo ancora ad Avezzano, nel distretto montano dell’Appennino Centrale della Marsica. Le tecniche di cloud seeding venivano già utilizzate dagli apparati militari USA ed italiani già negli anni ’60, qui in Italia per la precisione intorno già al 1966, quando un’enorme quantità di acqua venne fatta precipitare a Firenze causando l’alluvione di quell’anno, la peggiore per danni arrecati alla comunità locale, la peggiore che si ricordi nella storia del nostro Paese in 163 anni di unità d’Italia, mentre negli USA il primo progetto che fece uso di scie chimiche (chemtrails) e non di cloud seeding, o creazione di nuvole artificiali basse o alte stratificate (cirri che si rinvengono tra gli 8 ed i 10 km di quota nella stratosfera) dal colore bianco opaco, fu il progetto Stormfury, istituito nel 1967 direttamente dalla US Air Force per depotenziare i tornado distruttivi di Forza Fukushita 4 (F4) o Fukushita 5 (F5), che originatisi dal Golfo del Messico tendevano a percorrere una traiettoria che li avrebbe portati a puntare e a distruggere direttamente grandi centri abitati come Houston, Forth Worth, Sant’Antonio nello stato del Texas e New Orleans nello stato della Louisiana, i velivoli militari intercettori radar USA come l’A10 o altre tipologie di aerei impiegati a quel tempo sorvolavano il tornado, raccoglievano dati preziosi per determinare la sua potenza, poi si procedeva allo spargimento di apposite sostanze chimiche che servivano a depotenziare il tornado stesso e a deviarlo dal suo percorso abituale, allontanandolo da queste città molto densamente popolate.

Project Stormfury, US Air Force Jacksonville, Florida USA, June 1969
https://documents.theblackvault.com/documents/weather/AD0722670.pdf

https://www.jstor.org/stable/26224358

Project Stormfury US Air Force staff, June 1969 Source: National Oceanographic and Air Administration (NOAA)
https://vlab.noaa.gov/web/nws-heritage/-/almost-science-fiction-hurricane-modification-and-project-stormfury

https://apps.dtic.mil/sti/citations/AD0730016 Project Stormfury, US Air Force military report 1970

Golfo del Messico ed alcune delle città densamente popolate che sorgono in prossimità del Golfo e costantemente in allerta per l’arrivo di forti tornado che si originano dal Golfo stesso.
https://www.google.it/maps/place/Golfo+del+Messico/@30.0049586,-95.3220766,1390089m/data=!3m1!1e3!4m6!3m5!1s0x85f1032277809767:0x4061678d86094852!8m2!3d25.304304!4d-90.065918!16zL20vMDNmXzk?entry=ttu

Le tecniche di cloud seeding che impiegavano sostanze chimiche come lo ioduro d’argento sono state utilizzate moltissimo anche dai militari italiani dell’Aeronautica Militare intorno agli anni ’90 nella regione della Puglia in Italia per combattere la desertificazione del clima locale vigente nel Sud Italia già a quel tempo, considerando che in questa regione esiste una nota e famosa base militare NATO, quella di Gioia del Colle, da dove partivano aerei militari come il Lockreed C130 Hercules, ma anche il McDonnell Douglas F15 C-Eagle americani donati alla nostra aeronautica per creare delle perturbazioni da zero e far piovere circa 100-200 mm di acqua in appena 30-40 minuti, in un luogo dove abitualmente a quel tempo pioveva al massimo 5-6 volte all’anno, non di più.

Foto di gruppo dei miliari dell’Aeronautica Militare che gestiscono l’aeroporto NATO di Gioia del Colle (Bari) Puglia, Italia
https://www.facebook.com/492504490804133/photos/a.501909033197012/1840342709353631/?type=3
Da Gioia del Colle nuovo carico di armi italiane all’Ucraina Fonte: Contropiano quotidiano comunista
https://contropiano.org/news/politica-news/2024/04/23/da-gioia-del-colle-nuovo-carico-di-armi-italiane-allucraina-0171641
Addestramento a Gioia del Colle (Bari) Puglia Fonte: Aeronautica Militare Ministero della Difesa Italia https://www.aeronautica.difesa.it/2020/06/25/addestramento-a-gioia-del-colle-missione-congiunta-dei-velivoli-dellaeronautica-militare/
Aeroporto Militare Antonio Ramirez e base NATO gestita dal 36° Stormo dell’Aeronautica Militare in via Federico II di Svevia, Gioia del Colle (Bari) regione Puglia, Italia
https://www.google.it/maps/place/Aeroporto+Militare+%22Antonio+Ramirez%22+-+36%C2%BA+Stormo/@40.7835269,16.9293424,593m/data=!3m1!1e3!4m14!1m7!3m6!1s0x1347a269d6c6a337:0xd340878c4e4b827f!2sAeroporto+Militare+%22Antonio+Ramirez%22+-+36%C2%BA+Stormo!8m2!3d40.7828166!4d16.9320566!16s%2Fg%2F1tf9dbsq!3m5!1s0x1347a269d6c6a337:0xd340878c4e4b827f!8m2!3d40.7828166!4d16.9320566!16s%2Fg%2F1tf9dbsq?entry=ttu
Lockreed C130 Hercules of Italy Air Force https://www.planespotters.net/photo/947550/mm62183-aeronautica-militare-italian-air-force-lockheed-c-130j-hercules
McDonnell Douglas F15 C-Eagle US Air Force gift to Italy Air Force
https://www.af.mil/About-Us/Fact-Sheets/Display/Article/104501/f-15-eagle/

SOSTANZE CHIMICHE USATE NEL CLOUD SEEDING

1. IODURO D’ARGENTO (AgI)

Lo ioduro d’argento (AgI) è un sale binario dell’acido iodidrico (HI). Si presenta come una sostanza solida gialla brillante, anche se i campioni spesso contengono delle impurità di argento metallico che conferiscono al composto una colorazione grigia, fotosensibile con densità pari a 5,675 g/cm^3, temperatura di fusione di 558 °C e temperatura di ebollizione di 1506 °C. Alla temperatura di 20°C, AgI presenta una solubilità in acqua pari a 3 nanog/L.

Formula dello Ioduro d’argento

L’argento è un elemento chimico appartenente al gruppo dei metalli di transizione che presenta un numero di ossidazione pari a +1.

AgI deriva formalmente dalla neutralizzazione dell’acido iodidrico HI con nitrato di argento, entrambi in soluzione:

AgOH+HI>AgI+H2O

AgI può essere preparato facendo reagire ioduro di potassio con nitrato di argento, entrambi in soluzione: KI(aq)+AgNO3(aq)>AgI(s)+KNO3(aq)

Reazioni

In presenza di luce, campioni puri di AgI scuriscono rapidamente, la luce provoca infatti la riduzione dello ione Ag+ ad Ag metallico.

Impieghi

Lo ioduro d’argento trova largo impiego nella lotta antigrandine attraverso l’inseminazione artificiale delle nubi (cloud seeding): razzi antigrandine costituiti da ioduro d’argento, sparati in aria, forniscono ulteriori nuclei di condensazione, in aggiunta a quelli dovuti al naturale pulviscolo atmosferico, che permettono la formazione di un maggior numero di chicchi di grandine, ma di minori dimensioni. Solo per tale utilizzo vengono prodotti annualmente 50000 kg di AgI.

Agi trova impiego anche in medicina come disinfettante e, in quanto sostanza fotosensibile, nel campo della fotografia.

2. Grafene

Che cosa è il grafene?

Il materiale più sottile del mondo è destinato a rivoluzionare quasi ogni campo della vita quotidiana. Scopri come nasce l’interesse sul grafene, le sue stupefacenti proprietà e le potenziali applicazioni che queste proprietà offrono per il futuro.

Il grafene è un foglio di atomi di carbonio disposti a formare un reticolo esagonale. Ogni singolo foglio è spesso quanto un solo atomo, e quindi in confronto ha un’estensione laterale enorme, come un lenzuolo molto flessibile eppure resistente. Per questo si parla di grafene come di un materiale bidimensionale, in cui esistono solo le due dimensioni del piano, mentre la terza è zero! La grafite è composta da tanti di questi fogli messi assieme uno sull’altro, e se consideriamo la grafite come un libro, il grafene è come una delle pagine che lo compongono. Anche se la grafite era studiata intensamente da tempo, solo nel 2004 si è scoperto che uno suo singolo foglio ha proprietà molto diverse e che, a volte, una pagina sola è meglio di un intero libro.

La scoperta

Nel 2004 due scienziati russi emigrati a Manchester, Andrej Gejm e il suo studente Konstantin Novosëlov, cercarono di ottenere delle strutture molto sottili di grafite. L’idea era di paragonare le proprietà di strati sottili e piatti di grafite con quelle dei nanotubi di carbonio, già noti da tempo. Per assottigliare sempre più delle scaglie di grafite Gejm e Novosëlov provarono a usare del nastro adesivo, un metodo molto semplice ma efficace. Attaccando e staccando due pezzi di scotch con in mezzo un fiocco di grafite, si ottenevano strati sempre più sottili, che potevano poi essere trasferiti su un pezzo di silicio. Il procedimento funzionò; Gejm e Novosëlov trovarono fogli abbastanza larghi da essere visibili otticamente ma spessi solo tre, due, o anche un solo atomo di carbonio.  Grazie alla facilità del metodo di produzione riuscirono a studiare le proprietà elettriche di un singolo foglietto di grafene. E scoprirono di aver trovato un tesoro.

I due scienziati hanno ricevuto il Premio Nobel per la Fisica nel 2010, in riconoscimento della loro conquista.

Il “metodo dello scotch” utilizzato a Manchester, era così semplice ed efficace che lo studio di questo materiale è cresciuto molto rapidamente, e ora centinaia di laboratori nel mondo si dedicano a vari aspetti della ricerca sul grafene.

Le proprietà

Perché il grafene è così speciale?

La grafite è un buon conduttore di cariche elettriche, ma il modo in cui le conduce è abbastanza convenzionale, simile a quello dei metalli. Se però si assottiglia la grafite sino ad arrivare a pochi strati di grafene, gli elettroni sono costretti a muoversi lungo il piano di questi fogli. In un singolo foglio di grafene, il movimento degli elettroni è praticamente bidimensionale. Così gli elettroni sono costretti a viaggiare attraverso il reticolo del grafene e questa struttura periodica influenza il loro modo di essere, al punto che gli elettroni viaggiando nel grafene diventando equivalenti a particelle senza massa simili a neutrini, ma elettricamente carichi.

“Studiare l’elettrodinamica quantistica in laboratorio e a temperatura ambiente è come avere il Cern sulla scrivania” 

Questo cambiamento non è dovuto a una qualche proprietà “magica” del grafene, bensì alla simmetria esagonale del suo reticolo. Gli elettroni nel grafene acquisiscono così un’altissima mobilità, cento volte maggiore di quella che hanno, ad esempio, nei pur velocissimi transistor al silicio; si comportano come particelle balistiche, piccoli proiettili che viaggiano per distanze molto grandi (su scala microscopica) senza essere deviati.

Il comportamento unico degli elettroni nel grafene permise immediatamente di osservare interessanti fenomeni quantistici, a temperatura ambiente e in campioni prodotti semplicemente usando del nastro adesivo. Poter fare esperimenti di elettrodinamica quantistica senza usare acceleratori di particelle e a temperatura ambiente era come, citando le parole di Andrej Gejm, «avere il Large Hadron Collider del Cern sulla scrivania».

Anche se le proprietà elettroniche e fisiche furono le prime a eccitare gli scienziati, il grafene ha molte altre proprietà eccezionali. È molto stabile meccanicamente: un singolo foglio di grafene, spesso quanto un solo atomo, può essere manipolato e deformato, resistendo a pressioni anche elevate. Può condurre elettroni più velocemente del silicio, come già accennato, e trasportare calore meglio del rame. A causa della sua struttura compatta è praticamente impermeabile alle molecole e a tutti i gas. Come la grafite, è chimicamente stabile all’aria e alla luce. Si può inoltre modificare (funzionalizzare) chimicamente per cambiarne le proprietà. Le eccezionali caratteristiche di questo materiale lo rendono promettente per svariate applicazioni e sono centinaia, in tutto il mondo, i gruppi di ricerca che stanno cercando di portare questo materiale dal banco di laboratorio allo sviluppo di una nuova tecnologia e di prodotti a base di grafene.

Le applicazioni

Grafene in elettronica: mi piego ma non mi spezzo

La prima idea per utilizzare il grafene è stata, naturalmente, quella di sfruttare l’enorme mobilità delle sue cariche per realizzare transistor e microchip più veloci di quelli di silicio, oggi alla base di tutti i computer e telefoni cellulari. In effetti, i ricercatori sono riusciti a produrre singoli transistor o anche semplici circuiti capaci di funzionare a frequenze elevatissime, di centinaia di gigahertz. Il grafene, dunque, è destinato a soppiantare il silicio perché più veloce e performante? Sfortunatamente, no. Per due motivi, uno scientifico, l’altro economico. Il primo motivo è che il grafene conduce molto, troppo bene, cariche elettriche sia positive che negative. È quindi molto difficile “spegnere” un transistor a base di grafene. Mentre un transistor al silicio può essere acceso e spento, assumendo i valori “0” e “1” che sono alla base dell’elettronica digitale, un transistor al grafene al massimo può passare da “molto acceso” a ”poco acceso”. Questo è un limite che gli scienziati stanno cercando di risolvere in vari modi, anche abbastanza fantasiosi, ad esempio tagliando piccole strisce di grafene per limitare in qualche modo il trasporto di elettroni. Il secondo motivo è economico. Anche se, in futuro, si riuscirà a creare transistor al grafene efficienti ma controllabili, è difficile che il grafene soppianti il silicio. La tecnologia del silicio è vecchia di sessant’anni, estremamente ottimizzata e robusta, e l’industria microelettronica richiede impianti davvero costosi: una singola fabbrica del colosso Intel può arrivare a costare quanto il bilancio di un piccolo Stato. Difficilmente le industrie microelettroniche smantelleranno i loro impianti esistenti basati sul silicio per avventurarsi in una nuova tecnologia, per quanto vantaggiosa. Il grafene quindi non sostituirà il silicio. È più probabile, invece, che sia utilizzato in applicazioni impossibili per il silicio, ad esempio per dispositivi elettronici su plastica, flessibili e resistenti. Cellulari, computer e televisori “arrotolabili” sono il Santo Graal del settore microelettronico. Colossi come Samsung, Nokia o LG stanno investendo moltissimo per sviluppare questi prodotti e hanno già presentato al pubblico vari prototipi flessibili. I materiali attualmente usati per l’elettronica, in primis il silicio, sono di solito cristallini e fragili, quindi non adatti per questo tipo di applicazioni. Il grafene, invece, può essere piegato e allungato senza perdere le sue proprietà elettriche ed è un candidato ideale per la prossima rivoluzione dell’elettronica.

(Sinistra) Grafene depositato su wafer di Silicio e definito con litografia ottica. (Centro) Grafene depositato su vetro. (Destra) Nano-composito conduttivo, trasparente e flessibile di grafene e resina epossidica.

Grafene per sensori: sottile e sensibile

Il grafene, essendo un materiale monoatomico, è esposto all’influenza dell’ambiente esterno da entrambi i lati del foglio. Il trasporto di carica in un foglio di grafene può essere influenzato dalla presenza di molecole, radiazioni e cariche elettriche presenti sulla superficie, e questo ne fa un materiale eccellente per realizzare sensori. Di recente la Nokia ha brevettato l’uso di grafene per sensori di luce innovativi, e ha anche prodotto un sensore di acqua ultraveloce che, analizzando l’umidità presente nell’aria che espiriamo, può riconoscere persone diverse dal modo in cui “fischiettano”. Tanta tecnologia per riconoscere qualcuno che fischietta? I produttori di cellulari ci hanno dimostrato che, dagli SMS ai social network, spesso le applicazioni più strane o apparentemente banali sono quelle di maggior successo.

Grafene per batterie: elettrodi ultraporosi

Le attuali batterie agli ioni di litio, che alimentano la maggior parte dei nostri computer e cellulari, hanno elettrodi in carbonio, di solito in grafite. A ogni ciclo di carica gli ioni di litio penetrano tra gli strati di grafite, che è capace di immagazzinarli efficientemente. Purtroppo, però, questo processo distrugge, ciclo dopo ciclo, la grafite. Immagazzinare ioni di litio nella grafite è come infilare a forza biglie di vetro tra le pagine di un libro chiuso, ammaccandolo. Infatti, dopo un po’, come tutti sappiamo, il cellulare si scarica sempre più velocemente e bisogna cambiare la batteria. Il grafene, invece, ha un’alta area superficiale, sino a 2600 metri quadri per un singolo grammo. La sua flessibilità gli permette, a differenza della grafite, di resistere meglio all’intercalazione degli ioni in una batteria; l’alta area superficiale e l’elevata conducibilità elettrica lo rendono un materiale promettente per creare nuove batterie nanotecnologiche o anche supercapacitori per lo sviluppo di automobili ibride, cellulari di lunga durata o dispositivi flessibili.

Fogli di grafene come filtri molecolari

Se dei fogli di grafene sono impacchettati gli uni sugli altri in presenza di piccoli difetti o di altre molecole, possono creare delle fessure nanometriche, di spessore ben definito. La struttura bidimensionale del grafene permette di controllare molto bene lo spessore di queste fessure, permettendo di filtrare in maniera selettiva liquidi e ioni. Applicazioni ancora più fantascientifiche immaginano di usare un singolo foglio di grafene, capace di resistere comunque a pressioni elevate, con dei buchi ben definiti per desalinizzare l’acqua del mare oppure sequenziare frammenti di DNA in modo estremamente veloce.

Dai microcompositi con fibre di carbonio ai nanocompositi con fogli di grafene

Le buone proprietà meccaniche ed elettriche del grafene permettono di utilizzarlo come un nanoadditivo, da aggiungere a plastiche o materiali compositi per renderli più resistenti o elettricamente conduttivi. I materiali compositi utilizzano già additivi come fibre di carbonio o di vetro per questi scopi. L’utilizzo di un materiale nanotecnologico come il grafene, però, permette di ottenere questi risultati con quantità minime di materiale, sfruttando la sua alta area superficiale per massimizzare l’interazione con il polimero circostante. Anche se ci sono ancora problemi di costo e di produzione per sfruttare al massimo le proprietà del grafene nei compositi, esistono già in commercio delle racchette da tennis a base di grafene, che sono utilizzate da campioni come Novak Djokovic o Maria Sharapova.

Cosa ci riserva il futuro

I pregi del grafene sono così numerosi da essere quasi incredibili. Tutte queste eccezionali proprietà sono ben note e sono state misurate da diversi laboratori di ricerca in tutto il mondo. Purtroppo, però, si tratta di proprietà osservate su scala nanoscopica, a livello di un singolo foglietto di grafene, spesso privo di difetti o contaminanti di ogni tipo. Se si passa dal singolo foglietto, prodotto con il nastro adesivo, a materiali macroscopici a base di grafene, queste proprietà si degradano rapidamente. Il trasporto di elettroni è disturbato da difetti presenti all’interfaccia tra fogli contigui, così come il trasporto di calore. L’interfaccia tra grafene e polimeri è spesso un punto debole che diminuisce le proprietà meccaniche dei compositi, ed è difficile inserire in maniera uniforme ed economica questo materiale in prodotti commerciali. La sfida di tutti i ricercatori del settore è quindi quella di riuscire a sfruttare in modi utili e affidabili le proprietà del grafene, sviluppando una nuova tecnologia che si basi su questi nanomateriali.

Con questo obiettivo, la Commissione Europea ha lanciato nel 2013 il Graphene Flagship Project, una delle più ambiziose iniziative di ricerca europea mai tentate, con una durata programmata di dieci anni e un budget previsto di cento milioni di euro all’anno. L’Italia è in prima linea in questo settore di ricerca, con la partecipazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, di tante università e centri di ricerca e di grandi aziende, come ad esempio la STMicroelectronics di Catania. Nonostante tutti questi sforzi, è difficile predire se e come il grafene e in generale le nanotecnologie cambieranno le nostre vite. Pensare a un progresso incrementale, in cui la scienza serve solo a migliorare prodotti già esistenti, è forse riduttivo. Come disse il premio Nobel Herbert Kroemer: «L’applicazione principale di ogni nuova tecnologia è sempre un’applicazione creata dalla nuova tecnologia». Se, nel Cinquecento, aveste scommesso sul futuro della grafite, su cosa avreste puntato: un’applicazione militare, altamente tecnologica, per fare palle di cannone, o un’applicazione di basso livello e basso costo per scrivere su carta, per cui esisteva già una tecnologia ben sviluppata come la penna d’oca e il calamaio? Probabilmente, avreste sbagliato. Nel Cinquecento come nel presente, è sempre difficile predire il futuro.

3. Batteri geneticamente modificati (OGM)

Batteri OGM usati come farmaci nell’uomo per la cura del diabete e dei tumori

Alcuni tipi di batteri vengono geneticamente modificati in laboratorio in modo da renderli capaci di convertire un prodotto di scarto delle cellule tumorali (l’ammoniaca NH4) in un metabolita immunomodulante (L-arginina) che aumenta le funzioni antitumorali delle cellule T, o linfociti CAR-T.

Batteri geneticamente modificati per “sabotare” i tumori
e potenziare l’immunoterapia

https://www.ticinoscienza.ch/it/news.php?batteri-geneticamente-modificati-per-sabotare-tumori-e-potenziare-immunoterapia#:~:text=I%20batteri%20sono%20stati%20geneticamente,funzioni%20antitumorali%20delle%20cellule%20T.

Sulla rivista Nature i risultati di uno studio condotto dall’équipe di Roger Geiger all’Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona. Utilizzati microrganismi che riescono a insinuarsi fra le cellule malate.

di Elisa Buson

Nella lotta ai tumori abbiamo nuovi alleati davvero insospettabili: i batteri. Siamo abituati a distinguerli in “buoni” e “cattivi”, a seconda del loro effetto sulla nostra salute, ma in realtà, grazie alla biologia sintetica, oggi inizia a profilarsi anche una terza categoria: quella dei batteri “intelligenti”. Sono microrganismi innocui per l’uomo che vengono geneticamente modificati per diventare veri e propri sabotatori di tumori, capaci di insinuarsi tra le cellule malate e trasformare i loro rifiuti in benzina per il sistema immunitario. Un’astuta strategia che è stata sperimentata con successo all’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB, affiliato all’Università della Svizzera Italiana) nel laboratorio guidato da Roger Geiger, che grazie ai suoi meriti scientifici è da poco entrato a far parte del programma Young Investigator della European Molecular Biology Organization (EMBO). Lo studio, condotto per ora su modelli animali, è stato coronato dalla pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature e lascia presagire importanti sviluppi per le cure anticancro.

L’obiettivo è quello di potenziare gli effetti dell’immunoterapia, che agisce risvegliando il sistema immunitario: pur essendo efficace contro diversi tipi di tumore, purtroppo non funziona in tutti i pazienti. Spesso ciò accade perché i guardiani del sistema immunitario, le cellule T, si trovano a combattere in condizioni molto difficili e senza adeguati rifornimenti. Per rifornirli di vettovaglie, si è pensato di sfruttare la capacità che hanno alcuni batteri di “colonizzare” i tumori. Tra le cellule malate, infatti, si crea un ambiente povero di ossigeno che costituisce una nicchia ideale per alcuni microrganismi che vivono in condizioni anaerobiche. Non a caso «i tumori contengono un microbioma diverso da quello che caratterizza gli organi sani – afferma Geiger. – Proprio questi batteri che si insediano nei tumori possono essere usati come piattaforme da ingegnerizzare per interferire con l’ambiente tumorale generando un effetto terapeutico».

L’intuizione di usare i batteri come armi anticancro risale addirittura alla fine dell’Ottocento, quando il medico e chirurgo statunitense William Coley osservò per primo la completa eradicazione di un sarcoma cervicale in seguito a un’infezione acuta da streptococco. Partendo da questa scoperta, mise a punto una miscela contenente tossine di origine batterica nell’intento di attivare il sistema immunitario contro il tumore. «Sebbene questa terapia si sia rivelata inefficace e piuttosto dannosa, le prime osservazioni di Coley hanno dimostrato che i batteri possono vivere all’interno dei tumori e scatenare una risposta immunitaria contro di essi», sottolinea l’esperto dell’IRB. «Oggi sappiamo che diversi batteri, patogeni e non, si accumulano preferenzialmente nei tumori e possono avere un’azione antitumorale: tra questi ci sono la Salmonella, la Listeria, il Clostridium e lo Streptococco. Siccome la somministrazione di batteri patogeni ha effetti tossici inaccettabili, attualmente la maggior parte delle strategie anticancro si basa su batteri non patogeni».

I ricercatori dell’IRB, in collaborazione con l’azienda Synlogic di Cambridge (Usa), hanno puntato in particolare sul ceppo di Escherichia coli Nissle 1917 (EcN), che è del tutto innocuo e da tempo utilizzato per la produzione di farmaci e vaccini. I batteri sono stati geneticamente modificati in laboratorio in modo da renderli capaci di convertire un prodotto di scarto delle cellule tumorali (l’ammoniaca) in un metabolita immunomodulante (L-arginina) che aumenta le funzioni antitumorali delle cellule T. Iniettati nei topi, sono andati subito a colonizzare il tumore, favorendo l’infiltrazione delle cellule T e potenziando l’efficacia dell’immunoterapia (basata in questo caso sulla somministrazione di anticorpi che bloccano la proteina PD-L1).

Questa strategia è risultata efficace nei cosiddetti tumori “caldi”, quelli che presentano segni di infiammazione dovuti a una preesistente risposta delle cellule T, mentre non sembra funzionare nei tumori “freddi”, quelli cioè che non suscitano una reazione immunitaria. «Quando abbiamo provato a indurre una risposta immunitaria nei tumori freddi iniettando cellule T specifiche – racconta Geiger – la terapia con i batteri è risultata nuovamente efficace, potenziando la risposta immunitaria di base. Considerando questi risultati pre-clinici, è possibile che i pazienti con tumori caldi o immunogenici (come il melanoma, il tumore del polmone non a piccole cellule e il tumore del colon con instabilità dei microsatelliti) possano rispondere alla terapia con batteri».

Prima di arrivare alla sperimentazione sull’uomo, però, restano ancora diversi problemi da risolvere, in primis quello della sicurezza. Finora è stato dimostrato che l’iniezione dei batteri all’interno del tumore è ben tollerata, mentre si sa ancora poco dei potenziali rischi di una somministrazione per via sistemica, necessaria per raggiungere la malattia nei diversi distretti del corpo. «Sappiamo da studi preclinici sul topo che la somministrazione di E. coli Nissle per via endovenosa è associata con una certa tossicità e questo dimostra la necessità di ingegnerizzare ulteriormente i batteri in modo da migliorare la precisione con cui raggiungono il tumore. Questo – prosegue Geiger – ci permetterebbe di iniettare meno batteri nel sangue riducendo l’infiammazione sistemica. Diversi laboratori, incluso il mio, stanno attualmente sperimentando varie strategie per raggiungere questo obiettivo». Il passo successivo sarà quello di migliorare ancora i batteri per renderli multitasking, cioè in grado di produrre non solo L-arginina, ma anche altre molecole utili. Ciò permetterebbe di avere «un maggiore effetto terapeutico e una più vasta applicazione nei pazienti malati di cancro».
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Nella foto in alto (di Loreta Daulte), Roger Geiger con quattro ricercatori del suo gruppo: da sinistra, Gaia Antonini, Giulia Saronio, Lorenzo Petrini e Giada Zoppi

Batteri geneticamente modificati aiutano a guarire le ferite

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2022/03/18/batteri-geneticamente-modificati-aiutano-a-guarire-le-ferite_5ef5e780-10de-4a48-a849-5a1875931939.html

Applicazioni locali a base di batteri geneticamente modificati che producono proteine ripara-ferite hanno dimostrato di guarire ulcere diabetiche negli animali e sono attualmente in fase di sperimentazione clinica in Germania e Polonia.

Lo ha annunciato l’azienda che ha sviluppato l’innovativo trattamento, la finlandese Aurealis Therapeutics, e i riusultati sono pubblicati sulla rivista Plos One.

Il batterio utilizzato per le applicazioni locali è impiegato normalmente nella produzione dei latticini, il Lactococcus lactis, ed è quindi considerato sicuro per gli esseri umani. Gli esperti lo hanno modificato geneticamente introducendo nel suo DNA tre geni che controllano la produzione di proteine umane note per aiutare a riparazione delle ferite: una interleuchina e due fattori di crescita.
Applicati direttamente su ferite larghe un centimetro (in modelli animali di ulcera diabetica) tutti i giorni per una settimana, i batteri hanno permesso di richiudere quasi totalmente le ferite; gli animali trattati con una sostanza inerte non sono guariti nello stesso arco di tempo.
Gli esperti stanno attualmente conducendo dei trial clinici su pazienti diabetici per verificare l’efficacia e la sicurezza della terapia.

Veniamo adesso alle scie chimiche o chemtrails: queste scie si discostano dalle tradizionali scie di condensazione o contrails che si formano molto raramente ogni volta che i motori degli aerei o turbopan posti ai lati delle ali entrano in contatto con le particelle di ghiaccio che si formano sulle stesse, il ghiaccio sublima passa allo stato gassoso, creando la caratteristica scia a “treccia di Berenice” che resta in cielo per qualche secondo e poi svanisce nel nulla. Per riscontrare la presenza in cielo di una scia di condensazione si devono verificare tre condizioni:

1. L’aereo in questione deve volare oltre gli 8000 metri di quota;

2. La temperatura dell’aria non deve essere inferiore a -60°C;

3. L’Umidità relativa (UR%) deve essere superiore al 60%

Le tre condizioni sopra esposte sono praticamente rare, dando origine alle scie di condensazione soltanto al 3%, dal momento che gli aerei militari e civili volano tutti al di sotto dei 10000 metri, a quote decisamente inferiori rispetto a quanto dichiarano i loro trasponder di navigazione sul sito Flight Radar 24 https://www.flightradar24.com/.

Le scie chimiche vengono tracciate sia da aerei civili che da quelli militari i quali spargono sostanze chimiche igroscopiche come il trimetil alluminio (TMA) Al2(CH3)6, una sostanza chimica a base di alluminio che è riportato come un metallo pesante nella tavola periodica degli elementi chimici, redatta dal chimico russo Dmitrij Ivanovic Mendeelev: i trimetil alluminio ed altre sostanze a base di alluminio catturano, asciugano tutta l’umidità contenuta in atmosfera per creare nubi bianche artificiali stratificate cirriformi di alta quota di un colore bianchiccio opaco, nuvole artificiali che servono a migliorare le telecomunicazioni militari in banda ELF ed EHF: questo sistema tende a far sparire sia la copertura nuvolosa naturale che le perturbazioni da essa generate e si tende ad indurre una siccità artificiale che può perdurare per settimane o mesi nelle zone oggetto di questi “trattamenti”. Qui in Italia le previsioni del tempo ed i bollettini vengono emanati direttamente dall’Aeronautica Militare: non a caso, da diversi anni a questa parte, diciamo dal 2010 in poi, tenenti colonnello dell’Aeronautica Militare come Guido Guidi ed altri del suo stesso genere, quando si presentano in televisione ad enunciare il meteo per la giornata stessa e per le giornate seguenti, hanno coniato il termine “velature”, non spiegando mai apposta la loro reale natura e come esse si formano proprio per tenere la popolazione italiana all’oscuro circa le pratiche di Geoingegneria clandestina che da molti anni vanno avanti imperterritamente nei nostri cieli e senza che nessuno faccia niente per fermarle o quanto meno per ridurle sensibilmente, in modo da ridonare quella naturalità e stabilità di cui ha bisogno la circolazione media zonale della nostra atmosfera, il nostro clima, ma anche i nostri corpi umani, perché le sostanze utilizzate sono tutte tossiche.

SOSTANZE CHIMICHE UTILIZZATE NELLE SCIE CHIMICHE E CHE STANNO MODIFICANDO ARTIFICIALMENTE IL CLIMA A LIVELLO GLOBALE

1. TRIMETIL ALLUMINIO Al(CH3)3

Il Timetil alluminio (TMA) è un composto organometallico con la formula Al (CH3)3. È un liquido incolore che è altamente piroforico, il che significa che si accende spontaneamente nell’aria. La TMA è utilizzata principalmente come precursore nel processo di deposizione di vapore chimico (CVD) per depositare film sottili di ossido di alluminio (AL2O3) e altri materiali contenenti alluminio.

Nel processo CVD, il TMA viene in genere miscelato con altri gas e introdotto in un reattore ad alta temperatura. Il calore fa decomporre il TMA, rilasciando atomi di alluminio che reagiscono con ossigeno o altre specie reattive per formare un film sottile su un substrato. Questa tecnica è ampiamente utilizzata nel settore dei semiconduttori per creare strati isolanti, rivestimenti di passione e altri materiali funzionali.

Trimetil alluminio
https://it.bossgoo.com/product-detail/chemical-additives-trimethyl-aluminum-63113273.html

A causa della sua natura piroforica, il TMA deve essere gestito con estrema cautela e conservato in contenitori a tenuta d’aria in un’atmosfera inerte. Reagisce violentemente con l’acqua, rilasciando gas infiammabili e potenzialmente causando esplosioni. Sono necessari protocolli di attrezzatura e sicurezza specializzati per lavorare con TMA per ridurre al minimo il rischio di incidenti.

Nel complesso, il trimetil alluminio è un importante composto chimico nel campo della scienza dei materiali e della produzione di semiconduttori, consentendo la produzione di dispositivi e rivestimenti elettronici avanzati.

2. ESAFLUORURO DI ZOLFO (SF6)

L’esafluoruro di zolfo è un composto inorganico, un gas inodore e trasparente di sintesi formato da 6 atomi di fluoro F raccolti attorno ad un atomo di zolfo S centrale con formula SF₆. È una molecola a geometria ottaedrica con orbitali ibridi sp3d2 secondo il modello Valence Shell Electron Pair Repulsion (VSEPR) della Teoria del Legame di Valenza o VB. La sua struttura rende il gas SF6 molto stabile dal punto di vista chimico e termico. Grazie alle sue proprietà chimico-fisiche, il suo principale utilizzo è quello di isolante inerte dielettrico nei sistemi elettrici a media ed alta tensione e nella fabbricazione di semiconduttori e nei processi di fusione del magnesio e delle sue leghe, grazie alle proprietà elettriche, termiche e chimiche.

L’SF6 viene impiegato anche da aerei militari e civili nelle attività di irrorazione di solfati tramite aerosol nella stratosfera, lo strato di atmosfera posto dai 10 km di quota in su mediante tecniche di gestione della radiazione solare o Solar Radiation Management SRM, nell’ambito della Geoingegneria clandestina sia per ridurre la quantità di radiazione UV e cosmica proveniente dal Sole e sia per migliorare le telecomunicazioni in ambito militare.

Di seguito il video di Rosario Marcianò, Presidente del Comitato Tankerenemy che da anni si batte contro l’abuso delle scie chimiche in Italia, buona visione!

English translate

DON’T BE FOOLED: CLOUD SEEDING IS NOT CHEMICAL TRAILS!

Good afternoon to all of you, in this article I will talk to you about the clear difference that exists between two different techniques belonging to clandestine geoengineering practiced in our skies belonging to the Atlantic Pact of NATO after the signing of the Treaty of International Cooperation for Climate Experimentation established in 2005 by the President of the United States George W. Bush Jr. through the US Air Force and the subscription of all 28 states belonging to the Atlantic Pact of NATO, the military organization directly managed by the United States and which today has its headquarters in Brussels in Belgium in the heart of Europe, countries among which there is also Italy which at the time was “administered” unworthily in its own way by the Government of Silvio Berlusconi. As I have already had the opportunity to report in my degree thesis on “Geoengineering, new artificial methods to combat Global Warming”, discussed before the Environmental Sciences Commission in the Faculty of Mathematical, Physical and Natural Sciences (MM.FF.NN.) of Coppito (L’Aquila) on 26 October 2012, I made a precise distinction between the techniques for removing Carbon Dioxide or Carbon Dioxide Remotion (CDR) and the techniques for managing Solar Radiation or Solar Radiation Management (SRM): in the first part of my verbal exposition, for about 15-20 minutes I talked about CDR techniques, then I moved on to the exposition of SRM techniques, which are those that interest us most closely for the purposes of current global weather and climate manipulation to artificial level using military and civil aircraft. In this context it is appropriate to clarify the first techniques of weather manipulation at a local level, at the time there was still no talk of geoengineering, but the first techniques of cloud seeding or artificial insemination of high clouds (clouds and cumulonimbus, particular mushroom-shaped clouds that spread upwards and are found between 5 and 8 km above sea level, in the upper troposphere before entering the stratosphere) through chemical substances toxic to human health such as silver iodide used between the 60s, 90s and still today, but also new substances such as graphene, the same substance contained in the serogenic trials that were injected into people during the first vaccination campaign against COVID19 during the two-year period linked to health emergency between 2020 and 2021, but also genetically modified bacteria and also bacteria such as Escherichia Coli, colifecal bacteria capable of causing systemic infections in the bodies of human beings and causing consequent death, substances included in the next video that I will propose to you and carried out on 22 April 2024 by Rosario Marcianò, the President of the Tankerenemy Committee of Sanremo in Liguria, with whom I have certainly been in contact since 2009, when I still lived in Avezzano, in the mountain district of the Central Apennines of Marsica. Cloud seeding techniques were already used by the US and Italian military systems as early as the 1960s, here in Italy to be precise around 1966, when an enormous quantity of water was precipitated in Florence causing the flood of that year, the worst for damage caused to the local community, the worst ever remembered in the history of our country in 163 years of Italian unification, while in the USA the first project that made use of chemtrails and not cloud seeding , or creation of artificial low or high stratified clouds (cirrus clouds found between 8 and 10 km above sea level in the stratosphere) with an opaque white colour, was the Stormfury project, established in 1967 directly by the US Air Force to weaken the destructive tornadoes of Force Fukushita 4 (F4) or Fukushita 5 (F5), which originated from the Gulf of Mexico and tended to follow a trajectory that would have led them to target and directly destroy large population centers such as Houston, Forth Worth, San Antonio in the state of Texas and New Orleans in the state of Louisiana, US military radar interceptor aircraft such as the A10 or other types of aircraft used at that time flew over the tornado, collecting precious data to determine the its power, then we proceeded to spread special chemical substances which served to weaken the tornado itself and divert it from its usual path, moving it away from these very densely populated cities.

Cloud seeding techniques that used chemicals such as silver iodide were also widely used by the Italian Air Force soldiers around the 1990s in the Puglia region of Italy to combat the desertification of the local climate already in force in Southern Italy. at that time, considering that in this region there is a well-known and famous NATO military base, that of Gioia del Colle, from where military aircraft such as the Lockreed C130 Hercules, but also the American McDonnell Douglas F15 C-Eagle donated to our air force departed create disturbances from scratch and make it rain about 100-200 mm of water in just 30-40 minutes, in a place where at that time it usually rained a maximum of 5-6 times a year, no more.

CHEMICALS USED IN CLOUD SEEDING

1. SILVER IODIDE (AgI)

Silver iodide (AgI) is a binary salt of hydrogen iodide (HI). It appears as a bright yellow solid substance, although the samples often contain metallic silver impurities which give the compound a grey, photosensitive color with a density of 5.675 g/cm^3, a melting temperature of 558 °C and a boiling of 1506 °C. At a temperature of 20°C, AgI has a solubility in water equal to 3 nanog/L.

Formula of silver iodide

Silver is a chemical element belonging to the group of transition metals which has an oxidation number of +1.

AgI formally derives from the neutralization of hydroiodic acid HI with silver nitrate, both in solution:

AgOH+HI>AgI+H2O

AgI can be prepared by reacting potassium iodide with silver nitrate, both in solution: KI(aq)+AgNO3(aq)>AgI(s)+KNO3(aq)

Reactions

In the presence of light, pure samples of AgI darken rapidly, as the light causes the reduction of the Ag+ ion to metallic Ag.

Uses

Silver iodide is widely used in the fight against hail through the artificial insemination of clouds (cloud seeding): anti-hail rockets made up of silver iodide, fired into the air, provide further condensation nuclei, in addition to those due to natural dust atmospheric, which allow the formation of a greater number of hailstones, but of smaller dimensions. For this use alone, 50,000 kg of AgI are produced annually.

Agi is also used in medicine as a disinfectant and, as a photosensitive substance, in the field of photography.

2. Grafene

What is graphene?

The thinnest material in the world is destined to revolutionize almost every field of daily life. Find out how interest in graphene began, its amazing properties and the potential applications these properties offer for the future.

Graphene is a sheet of carbon atoms arranged to form a hexagonal lattice. Each individual sheet is only one atom thick, and so in comparison has an enormous lateral extension, like a very flexible yet strong sheet. This is why we talk about graphene as a two-dimensional material, in which only the two dimensions of the plane exist, while the third is zero! Graphite is made up of many of these sheets placed together on top of each other, and if we consider graphite like a book, graphene is like one of the pages that compose it. Although graphite had been studied intensively for some time, only in 2004 was it discovered that a single sheet of graphite has very different properties and that, sometimes, a single page is better than an entire book.

The discovery

In 2004 two Russian scientists who emigrated to Manchester, Andrej Gejm and his student Konstantin Novoselov, tried to obtain very thin graphite structures. The idea was to compare the properties of thin, flat layers of graphite with those of carbon nanotubes, which had already been known for some time. To make the graphite flakes increasingly thin, Gejm and Novoselov tried using adhesive tape, a very simple but effective method. By attaching and detaching two pieces of tape with a flake of graphite in between, increasingly thin layers were obtained, which could then be transferred onto a piece of silicon. The procedure worked; Gejm and Novoselov found sheets wide enough to be optically visible but only three, two, or even a single carbon atom thick. Thanks to the ease of the production method, they were able to study the electrical properties of a single sheet of graphene. And they discovered they had found a treasure.

The two scientists received the Nobel Prize in Physics in 2010, in recognition of their achievement.

The “scotch tape method” used in Manchester was so simple and effective that the study of this material grew very rapidly, and now hundreds of laboratories around the world are dedicated to various aspects of graphene research.

The property

Why is graphene so special?

Graphite is a good conductor of electrical charges, but the way it conducts them is quite conventional, similar to that of metals. However, if the graphite is thinned until it reaches a few layers of graphene, the electrons are forced to move along the plane of these sheets. In a single sheet of graphene, the movement of electrons is practically two-dimensional. Thus the electrons are forced to travel through the graphene lattice and this periodic structure influences their way of being, to the point that the electrons traveling in the graphene become equivalent to massless particles similar to neutrinos, but electrically charged.

“Studying quantum electrodynamics in the laboratory and at room temperature is like having Cern on your desk”

This change is not due to some “magical” property of graphene, but to the hexagonal symmetry of its lattice. The electrons in graphene thus acquire a very high mobility, a hundred times greater than that which they have, for example, in even very fast silicon transistors; they behave like ballistic particles, small projectiles that travel very large distances (on a microscopic scale) without being deflected.

The unique behavior of electrons in graphene immediately allowed interesting quantum phenomena to be observed, at room temperature and in samples produced simply using duct tape. Being able to carry out quantum electrodynamics experiments without using particle accelerators and at room temperature was like, quoting the words of Andrej Gejm, «having Cern’s Large Hadron Collider on your desk».

Although the electronic and physical properties first excited scientists, graphene has many other exceptional properties. It is very mechanically stable: a single sheet of graphene, as thick as a single atom, can be manipulated and deformed, resisting even high pressures. It can conduct electrons faster than silicon, as already mentioned, and transport heat better than copper. Due to its compact structure it is practically impervious to molecules and all gases. Like graphite, it is chemically stable in air and light. It can also be chemically modified (functionalized) to change its properties. The exceptional characteristics of this material make it promising for various applications and there are hundreds, all over the world, of research groups that are trying to bring this material from the laboratory bench to the development of new technology and graphene-based products.

The applications

Graphene in electronics: I bend but I don’t break

The first idea to use graphene was, naturally, to exploit the enormous mobility of its charges to create transistors and microchips faster than silicon ones, today the basis of all computers and mobile phones. Indeed, researchers have managed to produce individual transistors or even simple circuits capable of operating at very high frequencies, hundreds of gigahertz. Is graphene, therefore, destined to replace silicon because it is faster and more performing? Unfortunately no. For two reasons, one scientific, the other economic. The first reason is that graphene conducts both positive and negative electrical charges very, very well. It is therefore very difficult to “turn off” a graphene-based transistor. While a silicon transistor can be turned on and off, assuming the values ​​”0″ and “1” which are the basis of digital electronics, a graphene transistor can at most go from “very turned on” to “slightly turned on”. This is a limit that scientists are trying to resolve in various, even quite imaginative, ways, for example by cutting small strips of graphene to somehow limit electron transport. The second reason is economic. Even if, in the future, it is possible to create efficient but controllable graphene transistors, it is unlikely that graphene will replace silicon. Silicon technology is sixty years old, extremely optimized and robust, and the microelectronics industry requires truly expensive plants: a single factory of the giant Intel can cost as much as the budget of a small state. Microelectronics industries are unlikely to dismantle their existing silicon-based plants to venture into a new technology, no matter how advantageous. Graphene will therefore not replace silicon. It is more likely, however, that it will be used in applications that are impossible for silicon, for example for flexible and resistant electronic devices on plastic. Rollable cell phones, computers and televisions are the Holy Grail of the microelectronics industry. Giants such as Samsung, Nokia or LG are investing heavily to develop these products and have already presented various flexible prototypes to the public. The materials currently used for electronics, primarily silicon, are usually crystalline and fragile, therefore not suitable for this type of applications. Graphene, on the other hand, can be bent and stretched without losing its electrical properties and is an ideal candidate for the next electronics revolution.

(Left) Graphene deposited on silicon wafer and defined with optical lithography. (Center) Graphene deposited on glass. (Right) Conductive, transparent and flexible nano-composite of graphene and epoxy resin.

Graphene for sensors: thin and sensitive

Graphene, being a monatomic material, is exposed to the influence of the external environment from both sides of the sheet. Charge transport in a graphene sheet can be influenced by the presence of molecules, radiation and electrical charges present on the surface, making it an excellent material for making sensors. Nokia recently patented the use of graphene for innovative light sensors, and has also produced an ultra-fast water sensor which, by analyzing the humidity in the air we exhale, can recognize different people by the way they “whistle”. . Lots of technology to recognize someone whistling? Cell phone manufacturers have shown us that, from SMS to social networks, the strangest or seemingly banal applications are often the most successful.

Graphene for batteries: ultraporous electrodes

Current lithium-ion batteries, which power most of our computers and cell phones, have carbon electrodes, usually graphite. With each charging cycle, lithium ions penetrate between the layers of graphite, which is capable of storing them efficiently. Unfortunately, however, this process destroys the graphite, cycle after cycle. Storing lithium ions in graphite is like forcing glass marbles between the pages of a closed book, denting it. In fact, after a while, as we all know, the cell phone runs out of battery faster and faster and the battery needs to be changed. Graphene, on the other hand, has a high surface area, up to 2600 square meters for a single gram. Its flexibility allows it, unlike graphite, to better resist the intercalation of ions in a battery; the high surface area and high electrical conductivity make it a promising material for creating new nanotechnological batteries or even supercapacitors for the development of hybrid cars, long-lasting cell phones or flexible devices.

Graphene sheets as molecular filters

If graphene sheets are packed on top of each other in the presence of small defects or other molecules, they can create nanometric cracks of a well-defined thickness. The two-dimensional structure of graphene allows the thickness of these cracks to be controlled very well, allowing liquids and ions to be selectively filtered. Even more science fiction applications imagine using a single sheet of graphene, capable of withstanding high pressures, with well-defined holes to desalinate sea water or sequence DNA fragments extremely quickly.

From microcomposites with carbon fibers to nanocomposites with graphene sheets

The good mechanical and electrical properties of graphene allow it to be used as a nanoadditive, to be added to plastics or composite materials to make them more resistant or electrically conductive. Composite materials already use additives such as carbon or glass fibers for these purposes. The use of a nanotechnological material such as graphene, however, allows these results to be obtained with minimal quantities of material, exploiting its high surface area to maximize interaction with the surrounding polymer. Even if there are still cost and production problems to make the most of the properties of graphene in composites, there are already graphene-based tennis rackets on the market, which are used by champions such as Novak Djokovic or Maria Sharapova.

What does the future have to offer

The advantages of graphene are so numerous that they are almost incredible. All these exceptional properties are well known and have been measured by several research laboratories around the world. Unfortunately, however, these are properties observed on a nanoscopic scale, at the level of a single sheet of graphene, often free of defects or contaminants of any kind. If we move from the single sheet, produced with adhesive tape, to macroscopic graphene-based materials, these properties degrade rapidly. Electron transport is disturbed by defects present at the interface between adjacent sheets, as is heat transport. The interface between graphene and polymers is often a weak point that decreases the mechanical properties of composites, and it is difficult to uniformly and economically insert this material into commercial products. The challenge for all researchers in the sector is therefore to be able to exploit the properties of graphene in useful and reliable ways, developing a new technology based on these nanomaterials.

With this objective, the European Commission launched the Graphene Flagship Project in 2013, one of the most ambitious European research initiatives ever attempted, with a planned duration of ten years and an expected budget of one hundred million euros per year. Italy is at the forefront in this research sector, with the participation of the National Research Council, the Italian Institute of Technology, many universities and research centers and large companies, such as STMicroelectronics of Catania. Despite all these efforts, it is difficult to predict if and how graphene and nanotechnologies in general will change our lives. Thinking of incremental progress, in which science only serves to improve already existing products, is perhaps reductive. As Nobel Prize winner Herbert Kroemer said: “The principal application of any new technology is always an application created by the new technology.” If, in the sixteenth century, you had bet on the future of graphite, what would you have bet on: a high-tech military application for making cannonballs, or a low-level, low-cost application for writing on paper, for which it already existed a well-developed technology like the quill pen and the inkwell? You would probably be wrong. In the sixteenth century as in the present, it is always difficult to predict the future.

3. Genetically modified bacteria (GMO)

GMO bacteria used as drugs in humans to treat diabetes and cancer

Some types of bacteria are genetically modified in the laboratory to make them capable of converting a waste product of tumor cells (ammonia NH4) into an immunomodulatory metabolite (L-arginine) which increases the anti-tumor functions of T cells, or CAR lymphocytes -T.

Bacteria genetically modified to “sabotage” tumors and enhance immunotherapy

In the journal Nature the results of a study conducted by Roger Geiger’s team at the Biomedicine Research Institute of Bellinzona. Microorganisms that manage to insinuate themselves between diseased cells are used.

by Elisa Buson

In the fight against tumors we have new, truly unexpected allies: bacteria. We are used to distinguishing them into “good” and “bad”, depending on their effect on our health, but in reality, thanks to synthetic biology, today a third category is also starting to emerge: that of “intelligent” bacteria. They are microorganisms that are harmless to humans and are genetically modified to become real tumor saboteurs, capable of insinuating themselves between diseased cells and transforming their waste into fuel for the immune system. A cunning strategy that has been successfully tested at the Institute for Research in Biomedicine (IRB, affiliated to the University of Italian Switzerland) in the laboratory led by Roger Geiger, who thanks to his scientific merits has recently joined the program Young Investigator of the European Molecular Biology Organization (EMBO). The study, currently conducted on animal models, was crowned by publication in the prestigious journal Nature and suggests important developments for anti-cancer treatments.

The aim is to enhance the effects of immunotherapy, which works by awakening the immune system: although it is effective against different types of cancer, unfortunately it does not work in all patients. Often this happens because the guardians of the immune system, the T cells, find themselves fighting in very difficult conditions and without adequate supplies. To supply them with supplies, it was decided to exploit the ability that some bacteria have to “colonize” tumors. In fact, an oxygen-poor environment is created among diseased cells which constitutes an ideal niche for some microorganisms that live in anaerobic conditions. It is no coincidence that “tumors contain a different microbiome from that which characterizes healthy organs – says Geiger. – Precisely these bacteria that settle in tumors can be used as platforms to be engineered to interfere with the tumor environment, generating a therapeutic effect.”

The intuition of using bacteria as anti-cancer weapons dates back to the end of the 19th century, when the American doctor and surgeon William Coley was the first to observe the complete eradication of a cervical sarcoma following an acute streptococcal infection. Starting from this discovery, he developed a mixture containing toxins of bacterial origin with the aim of activating the immune system against the tumor. «Although this therapy proved to be ineffective and rather harmful, Coley’s first observations demonstrated that bacteria can live inside tumors and trigger an immune response against them», underlines the IRB expert. «Today we know that various bacteria, pathogenic and non-pathogenic, accumulate preferentially in tumors and can have an anti-tumor action: among these there are Salmonella, Listeria, Clostridium and Streptococcus. Since the administration of pathogenic bacteria has unacceptable toxic effects, currently most anticancer strategies are based on non-pathogenic bacteria.”

The IRB researchers, in collaboration with the Cambridge (USA) company Synlogic, have focused in particular on the strain of Escherichia coli Nissle 1917 (EcN), which is completely harmless and has long been used for the production of drugs and vaccines . The bacteria have been genetically modified in the laboratory to make them capable of converting a waste product of tumor cells (ammonia) into an immunomodulatory metabolite (L-arginine) which increases the anti-tumor functions of T cells. Injected into mice, they are immediately colonized the tumor, favoring the infiltration of T cells and enhancing the effectiveness of immunotherapy (based in this case on the administration of antibodies that block the PD-L1 protein).

This strategy was effective in so-called “hot” tumors, those that show signs of inflammation due to a pre-existing T cell response, while it does not seem to work in “cold” tumors, i.e. those that do not elicit an immune reaction. «When we tried to induce an immune response in cold tumors by injecting specific T cells – says Geiger – the therapy with bacteria was effective again, strengthening the basic immune response. Considering these pre-clinical findings, it is possible that patients with warm or immunogenic tumors (such as melanoma, non-small cell lung cancer, and colon cancer with microsatellite instability) may respond to bacterial therapy.”

Before arriving at human trials, however, there are still several problems to be solved, primarily that of safety. So far it has been shown that the injection of bacteria into the tumor is well tolerated, while little is known about the potential risks of systemic administration, necessary to reach the disease in different parts of the body. «We know from preclinical studies in mice that intravenous administration of E. coli Nissle is associated with some toxicity and this demonstrates the need to further engineer the bacteria so as to improve the precision with which they reach the tumor. This – continues Geiger – would allow us to inject fewer bacteria into the blood, reducing systemic inflammation. Several laboratories, including mine, are currently experimenting with various strategies to achieve this goal.” The next step will be to further improve the bacteria to make them multitasking, that is, capable of producing not only L-arginine, but also other useful molecules. This would allow for “a greater therapeutic effect and wider application in cancer patients”.

In the photo above (by Loreta Daulte), Roger Geiger with four researchers from his group: from left, Gaia Antonini, Giulia Saronio, Lorenzo Petrini and Giada Zoppi

Genetically modified bacteria help heal wounds

Local applications of genetically modified bacteria that produce wound-healing proteins have been shown to heal diabetic ulcers in animals and are currently undergoing clinical trials in Germany and Poland.

This was announced by the company that developed the innovative treatment, the Finnish Aurealis Therapeutics, and the results are published in the magazine Plos One.

The bacterium used for local applications is normally used in the production of dairy products, Lactococcus lactis, and is therefore considered safe for humans. Experts genetically modified him by introducing into his DNA three genes that control the production of human proteins known to help repair wounds: an interleukin and two growth factors.
Applied directly to wounds one centimeter wide (in animal models of diabetic ulcers) every day for a week, the bacteria allowed the wounds to close almost completely; animals treated with an inert substance did not recover in the same time frame.
Experts are currently conducting clinical trials on diabetic patients to verify the effectiveness and safety of the therapy.

We now come to chemtrails or chemtrails: these trails differ from the traditional contrails or contrails which form very rarely whenever the aircraft engines or turbopans placed on the sides of the wings come into contact with the ice particles that form on the themselves, the ice sublimates and passes into a gaseous state, creating the characteristic “Berenice braid” trail which remains in the sky for a few seconds and then vanishes into thin air. To detect the presence of a contrail in the sky, three conditions must be met:

  1. The aircraft in question must fly above 8000 meters altitude;
  2. The air temperature must not be lower than -60°C;
  3. Relative Humidity (RH%) must be above 60%

The three conditions described above are practically rare, giving rise to contrails at only 3%, since military and civil aircraft all fly below 10,000 meters, at altitudes decidedly lower than what their navigation transponders declare on the Flight Radar 24 website https://www.flightradar24.com/.

Chemtrails are traced by both civilian and military aircraft which scatter hygroscopic chemicals such as trimethyl aluminum (TMA) Al2(CH3)6, an aluminum-based chemical that is listed as a heavy metal in the periodic table of chemical elements, drawn up by the Russian chemist Dmitrij Ivanovic Mendeelev: trimethyl aluminum and other aluminum-based substances capture and dry all the humidity contained in the atmosphere to create artificial white stratified cirriform clouds at high altitude of an opaque whitish colour, artificial clouds which they serve to improve military telecommunications in the ELF and EHF bands: this system tends to make both the natural cloud cover and the disturbances generated by it disappear and tends to induce an artificial drought which can last for weeks or months in the areas subject to these ” treatments”. Here in Italy the weather forecasts and bulletins are issued directly by the Air Force: it is no coincidence that for several years now, let’s say from 2010 onwards, lieutenant colonels of the Air Force such as Guido Guidi and others of his ilk , when they appear on television to announce the weather for the same day and for the following days, they coined the term “veilments”, never purposely explaining their real nature and how they are formed precisely to keep the Italian population in the dark about the clandestine geoengineering practices that have been going on unabated in our skies for many years and without anyone doing anything to stop them or at least to significantly reduce them, in order to restore the naturalness and stability that the average zonal circulation of our atmosphere needs , our climate, but also our human bodies, because the substances used are all toxic.

CHEMICAL SUBSTANCES USED IN CHEMTRAILS AND WHICH ARE ARTIFICIALLY CHANGING THE CLIMATE AT A GLOBAL LEVEL

1. TRIMETIL ALUMINIUM Al(CH3)3

Timethyl aluminum (TMA) is an organometallic compound with the formula Al (CH3)3. It is a colorless liquid that is highly pyrophoric, meaning it ignites spontaneously in air. TMA is mainly used as a precursor in the chemical vapor deposition (CVD) process to deposit thin films of aluminum oxide (AL2O3) and other aluminum-containing materials.

In the CVD process, TMA is typically mixed with other gases and introduced into a high-temperature reactor. Heat causes TMA to decompose, releasing aluminum atoms that react with oxygen or other reactive species to form a thin film on a substrate. This technique is widely used in the semiconductor industry to create insulating layers, passion coatings, and other functional materials.

Trimetil aluminium

Due to its pyrophoric nature, TMA must be handled with extreme caution and stored in air-tight containers in an inert atmosphere. Reacts violently with water, releasing flammable gases and potentially causing explosions. Specialized equipment and safety protocols are required for working with TMA to minimize the risk of accidents.

Overall, trimethyl aluminum is an important chemical compound in the fields of materials science and semiconductor manufacturing, enabling the production of advanced electronic devices and coatings.

2. SULFUR HEXAFLUORIDE (SF6)

Sulfur hexafluoride is an inorganic compound, an odorless and transparent synthetic gas formed by 6 fluorine F atoms collected around a central sulfur S atom with the formula SF₆. It is an octahedral geometry molecule with sp3d2 hybrid orbitals according to the Valence Shell Electron Pair Repulsion (VSEPR) model of the Valence Bond Theory or VB. Its structure makes SF6 gas very stable from a chemical and thermal point of view. Thanks to its chemical-physical properties, its main use is as an inert dielectric insulator in medium and high voltage electrical systems and in the manufacturing of semiconductors and in the casting processes of magnesium and its alloys, thanks to its electrical, thermal and chemicals.

SF6 is also used by military and civil aircraft in the spraying of sulphates via aerosols in the stratosphere, the layer of atmosphere located from 10 km above sea level using solar radiation management techniques or Solar Radiation management SRM, in the context of clandestine geoengineering both to reduce the amount of UV and cosmic radiation coming from the Sun and to improve telecommunications in the military sector.

Below is the video of Rosario Marcianò, President of the Tankerenemy Committee which has been fighting for years against the abuse of chemtrails in Italy, enjoy vision!

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

ALLUVIONE IN ARABIA SAUDITA E EMIRATI ARABI UNITI (EAU) 19 APRILE 2024

Il deserto allagato e percorso da fiumi d’acqua: la forza della corrente trascina con sé i cammelli in Arabia Saudita – Video

Macchie turchesi che punteggiano la distesa color ocra del deserto: ecco come appaiono gli allagamenti di Dubai nelle immagini catturate dai satelliti del programma europeo Corpernicus all’indomani delle piogge torrenziali che lo scorso 16 aprile hanno colpito gli Emirati Arabi Uniti. Si stima che in meno di 24 ore siano caduti più di 250 millimetri di pioggia, che hanno sommerso molte strade e allagato le piste dell’aeroporto di Dubai paralizzando i voli. Prima degli Emirati Arabi Uniti, è stata l’Arabia Saudita a subire i danni maggiori causati dalle piogge torrenziali e dai conseguenti allagamenti. Nel video, le scene riprese proprio in Arabia Saudita nei giorni scorsi.

Video TikTok/disaster3338

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/19/il-deserto-allagato-e-percorso-da-fiumi-dacqua-la-forza-della-corrente-trascina-con-se-i-cammelli-in-arabia-saudita-video/7519025/

Did cloud seeding cause Dubai floods? Why experts say no

Chaos engulfed the UAE after its biggest city Dubai was inundated with water in the wake of record rainfall

The United Arab Emirates (UAE) was inundated with water on Tuesday after storms dumped more than a year and a half’s rain in just a few hours, flooding roads as well as the international airport based in the metropolis of Dubai.

Neighbouring Oman also witnessed heavy rains and flooding that killed at least 20 people.

Speculation was rife on social media, linking cloud seeding, which involves the manipulation of existing clouds to induce rain, to the unprecedented precipitation. But experts say the record rainfall was likely caused by climate change.

Here is what we know about the reasons behind the record rainfall and subsequent flooding in the UAE and Oman.

What happened in the UAE and Oman?

The storm had initially hit Oman on Sunday before it pounded the UAE on Tuesday, knocking out power and causing flight disruptions. The deluge inundated houses, caused traffic chaos and trapped people in their homes in Dubai.

The UAE witnessed the heaviest rainfall on record, authorities said.

The state-run WAM news agency called it “a historic weather event” that surpassed “anything documented since the start of data collection in 1949.” That’s before crude oil was discovered in the energy-rich Gulf country.

By the end of Tuesday, more than 142mm (5.59 inches) had soaked Dubai – home to more than three million people. Close to 127mm (5 inches) of rain fell at Dubai International Airport, where about 76mm (3 inches) of rain is normal in an entire year.

According to authorities Oman received around 230mm (9 inches) of rain between Sunday and Wednesday. The average rainfall in the capital, Muscat is about 100mm (4 inches) per year. Bahrain, Qatar and Saudi Arabia also witnessed rains.

A view shows the city during a rain storm in Dubai, United Arab Emirates [Rula Rouhana/Reuters] https://www.aljazeera.com/news/2024/4/18/was-cloud-seeding-responsible-for-the-floodings-in-dubai

What fueled the speculation that blamed cloud seeding for the rains in Dubai?

Reports quoted meteorologists at the UAE’s National Centre for Meteorology (NCM) as saying Dubai flew six or seven cloud-seeding flights before the rains started. Flight-tracking data analysed by The Associated Press news agency also showed one aircraft affiliated with the UAE’s cloud-seeding efforts flew around the country on Monday.

Cloud seeding, which was initiated in the 1990s, has been a part of the country’s effort to solve water shortages.

According to reports, the NCM on Wednesday said the seeding took place on Sunday and Monday, and not on Tuesday.

Omar Al Yazeedi, deputy director general of the NCM, told the NBC news agency that the organisation “did not conduct any seeding operations during this event”.

“One of the basic principles of cloud seeding is that you have to target clouds in its early stage before it rains, if you have a severe thunderstorm situation then it is too late to conduct any seeding operation,” he added.

Rainfall is rare in the UAE and elsewhere on the Arabian Peninsula, which is typically known for its dry desert climate. Summer air temperatures can soar above 50 degrees Celsius (122 degrees Fahrenheit).

The UAE and Oman also lack drainage systems to cope with heavy rains and submerged roads are not uncommon during rainfall.

Did climate change cause the torrential rainfall?

Experts and officials have debunked the speculations that cloud seeding caused the rainfall.

“If that occurred with cloud seeding, they’d have water all the time. You can’t create rain out of thin air per se and get 6 inches [152.4mm] of water,” said Ryan Maue, former chief scientist at the US National Oceanic and Atmospheric Administration. (This statement is untrue for me, like all those supported by this NOAA, an academic body managed by a military apparatus of the United States of America. As a scholar in Atmospheric Physics at the University of L’Aquila, however, I believe that could very well artificially induce a flash storm and discharge in one hour the quantity of water that would fall in 2 months).

The deluge was likely due to a normal weather system that was exacerbated by climate change, experts say.

Global warming has resulted in “extraordinarily” warm water in the seas around Dubai, where there is also very warm air above, said Mark Howden, director at The Australian National University’s Institute for Climate, Energy and Disaster Solutions.

“This increases both potential evaporation rates and the capacity of the atmosphere to hold that water, allowing bigger dumps of rainfall such as what we have just seen in Dubai.”

According to reports, the intense downpours were a result of a slow-moving storm that moved across the Arabian Peninsula and into the Gulf of Oman over several days. This storm transported abundant tropical moisture from near the equator and released it heavily over the region.

The storm also appeared in forecast models days in advance.

Huge tropical storms like this “are not rare events for the Middle East”, said University of Reading meteorology professor Suzanne Gray. She cited a recent study analysing nearly 100 such events over the southern Arabian Peninsula from 2000 to 2020, with most in March and April, including a March 2016 storm that dropped 9.4 inches (almost 240mm) on Dubai in just a few hours.

Climate scientists say that rising global temperatures, caused by human-led climate change, is leading to more extreme weather events around the world, including intense rainfall.

“Rainfall from thunderstorms, like the ones seen in UAE in recent days, sees a particular strong increase with warming. This is because convection, which is the strong updraft in thunderstorms, strengthens in a warmer world,” said Dim Coumou, a professor in climate extremes at Vrije Universiteit Amsterdam.

What is cloud seeding?

Cloud seeding is a type of weather modification process that normally tries to increase the rain or snow.

Cloud droplets don’t form spontaneously. For moisture to condense, it needs a surface to cling to. Within a cloud, there are tiny particles in the air called condensation nuclei, which provide a base for moisture to attach to.

Cloud seeding uses planes and ground-based cannons to shoot particles into clouds making more nuclei, attracting moisture. Once enough droplets merge, they become heavy and fall to Earth as rain or snow.

Small particles such as dust and dirt often play a key role in cloud formation and precipitation by providing surfaces for moisture to condense. Silver iodide can potentially serve the same function. Other substances, such as dry ice, may also be used for similar purposes.

The method, pioneered in the 1940s, can’t create water from a clear sky – particles must be shot into a cloud that already holds moisture to get it to fall, or to fall more than it otherwise would naturally.

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Cloud seeding is still controversial in the weather community, mostly because it has been hard to prove that it does very much, and it’s also unclear the negative impact it might have.

Governments in drought-stricken regions like the Western United States and the UAE have invested in technologies such as seeding in the hopes of generating rain.

About 50 countries including the US, China, Australia, UAE, Germany, India, Malaysia, Russia and Mexico employ cloud seeding.

The US Bureau of Reclamation spent $2.4m last year on cloud seeding along the over-tapped Colorado River. Utah recently increased its seeding budget by tenfold.

China frequently uses seeding for irrigation. It also used it during the 2008 Olympics in Beijing with the goal of keeping the skies clear.

Cars drive through water in a flooded street following heavy rains in Dubai,
Cars drive through water in a flooded street following heavy rains in Dubai, United Arab Emirates, April 16, 2024 [Amr Alfiky/Reuters]

SOURCE: AL JAZEERA AND NEWS AGENCIES

Traduzione in italiano

L’inseminazione delle nuvole ha causato le inondazioni a Dubai? Perché gli esperti dicono di no

Il caos ha travolto gli Emirati Arabi Uniti dopo che la sua città più grande, Dubai, è stata inondata d’acqua a seguito di precipitazioni record

Martedì gli Emirati Arabi Uniti (EAU) sono stati inondati d’acqua dopo che i temporali hanno scaricato più di un anno e mezzo di pioggia in poche ore, allagando le strade e l’aeroporto internazionale con sede nella metropoli di Dubai.

Anche il vicino Oman è stato testimone di forti piogge e inondazioni che hanno ucciso almeno 20 persone.

Sui social media erano diffuse speculazioni che collegavano il cloud seeding, che comporta la manipolazione delle nuvole esistenti per indurre la pioggia, a precipitazioni senza precedenti. Ma gli esperti sostengono che le precipitazioni record siano state probabilmente causate dal cambiamento climatico (ENSO – El Nino Southern Oscillation).

Ecco cosa sappiamo sulle ragioni dietro le precipitazioni record e le conseguenti inondazioni negli Emirati Arabi Uniti e in Oman.

Cosa è successo negli Emirati Arabi Uniti e in Oman?

La tempesta aveva inizialmente colpito l’Oman domenica prima di colpire gli Emirati Arabi Uniti martedì, interrompendo l’elettricità e causando interruzioni dei voli. Il diluvio ha inondato le case, causato il caos del traffico e intrappolato le persone nelle loro case a Dubai.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno assistito alle pioggia più abbondanti mai registrate, hanno affermato le autorità.

L’agenzia di stampa statale WAM lo ha definito “un evento meteorologico storico” che ha superato “qualsiasi cosa documentata dall’inizio della raccolta dei dati nel 1949”. Questo prima che il petrolio greggio fosse scoperto nel paese del Golfo, ricco di energia.

Alla fine di martedì, più di 142 mm (5,59 pollici) avevano inzuppato Dubai, dove vivono più di tre milioni di persone. Quasi 127 mm (5 pollici) di pioggia sono caduti all’aeroporto internazionale di Dubai, dove circa 76 mm (3 pollici) di pioggia sono normali in un anno intero.

Secondo le autorità in Oman sono caduti circa 230 mm di pioggia tra domenica e mercoledì. La piovosità media nella capitale, Muscat, è di circa 100 mm (4 pollici) all’anno. Anche Bahrein, Qatar e Arabia Saudita sono stati testimoni di piogge.

Una vista mostra la città durante un temporale a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti [Rula Rouhana/Reuters]

Cosa ha alimentato la speculazione che attribuiva la causa delle piogge a Dubai all’inseminazione delle nuvole?

I rapporti hanno citato i meteorologi del Centro nazionale di meteorologia (NCM) degli Emirati Arabi Uniti secondo cui Dubai ha effettuato sei o sette voli per seminare le nuvole prima dell’inizio delle piogge. I dati di tracciamento dei voli analizzati dall’agenzia di stampa Associated Press hanno mostrato anche che un aereo affiliato agli sforzi di cloud seeding degli Emirati Arabi Uniti ha volato in giro per il paese lunedì.

Il cloud seeding, avviato negli anni ’90, ha fatto parte degli sforzi del Paese per risolvere la carenza d’acqua.

Secondo i rapporti, mercoledì l’NCM ha affermato che la semina è avvenuta domenica e lunedì e non martedì.

Omar Al Yazeedi, vicedirettore generale dell’NCM, ha dichiarato all’agenzia di stampa NBC che l’organizzazione “non ha condotto alcuna operazione di seeding durante questo evento”.

“Uno dei principi di base del cloud seeding è che bisogna colpire le nuvole nella loro fase iniziale prima che piova, se si verifica una situazione di forte temporale allora è troppo tardi per condurre qualsiasi operazione di seeding”, ha aggiunto.

Le piogge sono rare negli Emirati Arabi Uniti e in altre parti della penisola arabica, tipicamente nota per il suo clima secco e desertico. Le temperature estive dell’aria possono superare i 50 gradi Celsius (122 gradi Fahrenheit).

Anche gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman non dispongono di sistemi di drenaggio per far fronte alle forti piogge e le strade sommerse non sono rare durante le piogge.

I cambiamenti climatici hanno causato le piogge torrenziali?

Esperti e funzionari hanno sfatato le ipotesi secondo cui l’inseminazione delle nuvole avrebbe causato le piogge.

“Se ciò accadesse con la semina delle nuvole, avrebbero acqua tutto il tempo. Non è possibile creare la pioggia dal nulla e ottenere 152,4 mm di acqua”, ha affermato Ryan Maue, ex capo scienziato presso la National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti. (Dichiarazione per me non veritiera, come tutte quelle sostenute da questo NOAA, un organismo accademico gestito da un apparato militare degli Stati Uniti d’America. Io da studioso in Fisica dell’Atmosfera all’Università di L’Aquila, invece ritengo che si possa benissimo indurre artificialmente un flash storm e scaricare in un’ora la quantità di acqua che cadrebbe in 2 mesi).

Il diluvio è stato probabilmente dovuto a un normale sistema meteorologico aggravato dai cambiamenti climatici, dicono gli esperti.

Il riscaldamento globale ha prodotto acqua “straordinariamente” calda nei mari intorno a Dubai, dove c’è anche aria molto calda in alto, ha affermato Mark Howden, direttore dell’Istituto per il clima, l’energia e le soluzioni ai disastri dell’Australian National University.

“Ciò aumenta sia il potenziale tasso di evaporazione sia la capacità dell’atmosfera di trattenere l’acqua, consentendo scarichi più grandi di precipitazioni come quello che abbiamo appena visto a Dubai”.

Secondo i rapporti, gli intensi acquazzoni sono stati il ​​risultato di una lenta tempesta che si è spostata attraverso la penisola arabica e nel Golfo di Oman per diversi giorni. Questa tempesta ha trasportato abbondante umidità tropicale vicino all’equatore e l’ha rilasciata pesantemente sulla regione.

La tempesta è apparsa anche nei modelli di previsione con giorni di anticipo.

Enormi tempeste tropicali come questa “non sono eventi rari per il Medio Oriente”, ha affermato Suzanne Gray, professoressa di meteorologia dell’Università di Reading. Ha citato un recente studio che analizza quasi 100 eventi di questo tipo nella penisola arabica meridionale dal 2000 al 2020, la maggior parte dei quali si è verificato a marzo e aprile, inclusa una tempesta del marzo 2016 che è caduta di 9,4 pollici (quasi 240 mm) su Dubai in poche ore.

Gli scienziati del clima affermano che l’aumento delle temperature globali, causato dai cambiamenti climatici guidati dall’uomo, sta portando a eventi meteorologici più estremi in tutto il mondo, comprese precipitazioni intense.

“Le precipitazioni dovute ai temporali, come quelli visti negli Emirati Arabi Uniti negli ultimi giorni, vedono un aumento particolarmente forte con il riscaldamento. Questo perché la convezione, che è la forte corrente ascensionale nei temporali, si rafforza in un mondo più caldo”, ha affermato Dim Coumou, professore di clima estremi alla Vrije Universiteit Amsterdam.

Cos’è il cloud seeding?

La semina delle nuvole è un tipo di processo di modificazione meteorologica che normalmente cerca di aumentare la pioggia o la neve.

Le goccioline delle nuvole non si formano spontaneamente. Perché l’umidità possa condensarsi, ha bisogno di una superficie a cui aggrapparsi. All’interno di una nuvola, ci sono minuscole particelle nell’aria chiamate nuclei di condensazione, che forniscono una base a cui l’umidità può attaccarsi.

L’inseminazione delle nuvole utilizza aerei e cannoni terrestri per sparare particelle nelle nuvole creando più nuclei e attirando l’umidità. Una volta che un numero sufficiente di goccioline si uniscono, diventano pesanti e cadono sulla Terra sotto forma di pioggia o neve.

Piccole particelle come polvere e sporco spesso svolgono un ruolo chiave nella formazione di nuvole e precipitazioni fornendo superfici su cui l’umidità può condensare. Lo ioduro d’argento può potenzialmente svolgere la stessa funzione. Per scopi simili possono essere utilizzate anche altre sostanze, come il ghiaccio secco.

Il metodo, introdotto negli anni ’40, non può creare acqua da un cielo limpido: le particelle devono essere sparate in una nuvola che trattiene già l’umidità per farla cadere, o per farla cadere più di quanto farebbe naturalmente.

Il cloud seeding è ancora controverso nella comunità meteorologica, soprattutto perché è stato difficile dimostrare che faccia molto, e non è nemmeno chiaro l’impatto negativo che potrebbe avere.

I governi delle regioni colpite dalla siccità come gli Stati Uniti occidentali e gli Emirati Arabi Uniti hanno investito in tecnologie come la semina nella speranza di generare pioggia.

Circa 50 paesi tra cui Stati Uniti, Cina, Australia, Emirati Arabi Uniti, Germania, India, Malesia, Russia e Messico utilizzano il cloud seeding.

L’anno scorso il Bureau of Reclamation degli Stati Uniti ha speso 2,4 milioni di dollari per l’inseminazione delle nuvole lungo il fiume Colorado, troppo sfruttato. Lo Utah ha recentemente aumentato di dieci volte il budget per la semina.

La Cina utilizza spesso la semina per l’irrigazione. Lo ha utilizzato anche durante le Olimpiadi di Pechino del 2008 con l’obiettivo di mantenere il cielo limpido.

Auto colpite dall’acqua in una strada allagata a seguito di forti piogge a Dubai, Emirati Arabi Uniti, 16 Aprile 2024 [Amr Alfiky/Reuters]

Source: Al Jazeera

https://x.com/bralex84/status/1781389728475996575

Airbus A400M Atlas, a military cargo aircraft used from different states in the World also for continuing Cloud Seeding activities for fighting actual climate desertification
http://www.tankerenemy.com/2019/11/disponibile-il-volume-attacco-dal-cielo_17.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM americana

AIRBUS A400M ATLAS, THE NEW MILITARY AIRCRAFT OF GERMAN AIR FORCE (GAF) THAT IS INVOLVED IN GEOENGINEERING ACTIVITIES IN WORLD SKIES

Airbus A400M Atlas military aircraft of Luftwaffe German Air Force (GAF) that also modificate the climate at local level with the solar Geoengineering that use chemtrails. Luftwaffe remember all you something of the past?

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

MANCA L’ACQUA, LO SPETTRO DELLA SICCITA’ IN ITALIA

di Rudi Bressa 26 Maggio 2022

Febbraio 2022. Il Po in centro a Torino. Dopo un consistente periodo di siccità, il fiume e il suo bacino hanno una portata d’acqua inferiore alla metà del normale (© NurPhoto/Getty Images) 
https://www.lescienze.it/news/2022/05/26/news/siccita_nord_italia_portata_fiumi_po_emergenza_fertilita_terreno_risparmio_acqua-9460533/

I cambiamenti climatici stanno portando a un progressivo impoverimento dei bacini idrici e diseccamento del suolo, specie nel nord del Paese, come dimostrano anche eventi recenti di assenza prolungata di piogge. È dunque necessario pianificare una gestione del rischio, per non lavorare solo in emergenza.

Fonte: Le Scienze

English translate

NO WATER, THE SPECTRUM OF DROUGHT IN ITALY

Climate change is leading to a progressive impoverishment of water basins and drying out of the soil, especially in the north of the country, as demonstrated by recent events of prolonged absence of rain. It is therefore necessary to plan risk management, so as not to work only in emergencies.

Source: Le Scienze

In Sicilia è stato dichiarato lo stato di calamità naturale per la siccità

Le conseguenze di un incendio nella provincia di Palermo nel 2021 (AP Photo/Salvatore Cavalli)
https://www.ilpost.it/2024/02/10/sicilia-stato-calamita-naturale-siccita/

Venerdì il presidente della Sicilia Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio regionale a causa della siccità, accogliendo la richiesta fatta giorni fa dall’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino. La Sicilia è l’unica regione italiana che si trova in una situazione di emergenza per mancanza di risorse idriche, al pari di paesi come il Marocco e l’Algeria, in Africa.

La siccità sta avendo dirette conseguenze sull’agricoltura e sul lavoro degli allevatori: proprio l’allevamento è uno dei settori più colpiti a causa dell’assenza di vegetazione per nutrire gli animali e della mancanza di scorte di fieno, che si devono ai danni provocati dalle anomale precipitazioni della scorsa primavera. La siccità sta avendo conseguenze anche sul settore vitivinicolo, dal momento che la mancanza di piogge sta impedendo di raccogliere acqua per irrigare i terreni. Nei giorni scorsi in alcuni comuni era già stato previsto un razionamento delle risorse idriche.

La dichiarazione dello stato di calamità naturale permette ai territori di fronteggiare le emergenze con mezzi e poteri straordinari in limitati e predefiniti periodi di tempo, e di poter spendere i fondi ricevuti con procedure burocratiche più snelle. La regione ha anche incaricato un’unità di crisi locale di pensare a possibili interventi strutturali.

Fonte: Il Post

English translate

A state of natural disaster has been declared in Sicily due to drought

On Friday, the president of Sicily Renato Schifani declared a state of natural disaster across the entire regional territory due to the drought, accepting the request made days ago by the regional councilor for Agriculture Luca Sammartino. Sicily is the only Italian region that is in an emergency situation due to lack of water resources, like countries such as Morocco and Algeria, in Africa.

The drought is having direct consequences on agriculture and the work of breeders: livestock farming is one of the sectors most affected due to the absence of vegetation to feed the animals and the lack of hay supplies, which are due to the damage caused from the anomalous rainfall last spring. The drought is also having consequences on the wine sector, since the lack of rain is preventing the collection of water to irrigate the land. In recent days, a rationing of water resources had already been envisaged in some municipalities.

The declaration of a state of natural disaster allows territories to deal with emergencies with extraordinary means and powers in limited and predefined periods of time, and to be able to spend the funds received with more streamlined bureaucratic procedures. The region has also appointed a local crisis unit to think about possible structural interventions.

Source: Il Post

La siccità ha già colpito anche a Vasto in Abruzzo, dai dati meteo in possesso di Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila e residente nella città sul Mare Adriatico

La produzione di nubi artificiali alte cirriformi stratificate, note come “velature” dal gergo tecnico usato nelle previsioni del tempo gestite in Italia direttamente dall’Aeronautica Militare italiana prodotte mediante le tecniche di Geoingegneria clandestina che fanno uso di scie chimiche prodotte da sostanze chimiche (bario Ba, ossidi di alluminio AlOx, esafluoruro di zolfo SF6 e torio radioattivo Th, solo per citarne alcune) da anni deliberatamente rilasciate in quota nell’atmosfera da aerei militari (F15 Eagle, F16 Fighting Falcon e gli aerei cisterna, il trimotore KC10 Extender derivato dal civile DC10 ed il quadrimotore KC135 Stratotanker ed aerei civili attuali delle aziende americane McDonnell Douglas DC10, Boeing 727,737,757,767,777,787 e gli aerei Airbus A320, A330, A350 ed A380), nubi artificiali connesse direttamente al progetto HAARP (High Auroral Active Research Program) di modificazione fisica della ionosfera, lo strato più esterno della nostra atmosfera, usata come scudo spaziale per il conseguimento dell’obiettivo militare di difesa dello spazio aereo degli Stati Uniti d’America, nonché al conseguimento degli obiettivi militari di tutti i Paesi appartenenti all’organizzazione delle 30 nazioni occidentali unite nella NATO dal Segretario Generale il sig. Jens Stoltenberg, Paesi tutti appartenenti all’articolo 5 del Patto Atlantico, nota come la “Coalizione del Male” ai Paesi della Lega Araba ed a tutti gli altri Paesi Orientali (Russia, Cina, Iran, Pakistan e Corea del Nord) contrapposti al blocco occidentale, hanno progressivamente portato alla distruzione della copertura nuvolosa naturale, oltre a controllare il clima a distanza, anche per amministrare politicamente e direttamente le nazioni NATO dal 2007, oggetto delle sperimentazioni climatiche attraverso il Trattato di Cooperazione per la Sperimentazione sul Clima, nazioni tra le quali vi è anche l’Italia ed in questo modo si è assunto il totale controllo del loro clima locale, come evidenziato dai miei studi e ricerche che sto continuando a portare avanti autonomamente con grande carisma, coraggio e dignità. Qui nella mia attuale città del Vasto in Abruzzo, sita nella porzione a sud della regione Abruzzo nel Centro Italia ma da ritenersi del Sud Italia per il modo retrogrado vassallico e faudale con cui è amministrata indegnamente e dove sono approdato il 16 Marzo 2021, da tale data ad oggi, dati meteorologici alla mano, mi sono accorto subito che il clima locale sta sempre più desertificando e punta dritto nella direzione della siccità che si riscontra non solo in estate ma anche in inverno, il ciclo idrologico risulta quasi del tutto bloccato nonostante il tasso di evaporazione delle acque oceaniche è aumentato per via dell’aumento della temperatura delle acque dei mari e degli oceani di 2°C, mentre in atmosfera il tasso di umidità relativa è sempre alto (UR dal 60% in su) anche per l’innescamento del fenomeno di ENSO (El Nino Southern Oscillation) che consiste in un progressivo riscaldamento delle acque oceaniche superficiali dell’Oceano Pacifico meridionale e può perdurare tra i 2 ed i 7 anni, ma nonostante il verificarsi di questa condizione, l’umidità contenuta nelle masse nuvolose, i CCN (Cloud Condensation Nuclei o Nuclei di Condensazione) non riesce sempre a raggiungere la pressione di saturazione al 100% che poi consente alla massa nuvolosa di scaricare, far precipitare l’acqua in eccesso a terra e verso i mari e gli oceani attraverso il naturale ciclo idrologico, quello che ad esempio non esiste sul nostro Pianeta gemello Venere e che ha portato la temperatura del suolo a 600°C al punto tale da non poter ospitare la vita così come la conosciamo noi sulla Terra: tradotto in termini semplici e popolari vale a dire che i militari appartenenti al blocco occidentale del Patto Atlantico fanno più o meno piovere dove interessa loro nel Mondo. Pertanto alla luce di tali mie logiche, deduttive considerazioni, ritengo di possedere già adesso in mano sufficienti dati per ritenere con assoluta certezza che l’attuale aumento dell’Effetto Serra è innescato al 60% per via umana ed al 40% dall’attività magnetica solare che raggiungerà il suo apice quest’anno nel 2024 che ha portato alla manifestazione di ENSO come risposta che la Terra dà al Sole ogni volta che il Sole aumenta la sua attività magnetica, secondo la Terza Legge di Newton o Principio di Azione e Reazione che recita: “Ad ogni azione corrisponde sempre una forza uguale e contraria”, tradotta in formula: (F1,2 = -F2,1), una legge applicata ad un contesto macrocosmico molto noto al momento solo a chi ha avuto modo di studiare come me da autodidatta Fisica delle Relazioni Sole-Terra.

Mi sono accorto inoltre che ogni volta vengono prodotte nubi artificiali alte cirriformi stratificate da aerei civili per la sperimentazione di nuove sostanze chimiche utilizzate per ridurre il consumo di carburante nei voli intercontinentali, si tende a creare una differenza di pressione più o meno forte tra la porzione di atmosfera dove essi volano ed il suolo, creando l’intensificazione dei venti zonali che spirano normalmente nei luoghi attraversati da tali aerei, un fenomeno che ho riscontrato da serie osservazioni sperimentali e che devo continuare a studiare.

English translate

The drought has already hit Vasto in Abruzzo too, according to weather data in the possession of Alessio Brancaccio, environmental technician at the University of L’Aquila and resident of the city on the Adriatic Sea

The production of high stratified artificial cirriform clouds, known as “veils” from the technical jargon used in weather forecasts managed in Italy directly by the Italian Air Force produced through clandestine Geoengineering techniques which make use of chemtrails produced by chemical substances (barium Ba, aluminum oxides AlOx, sulfur hexafluoride SF6 and radioactive thorium Th, just to name a few) which have been deliberately released into the atmosphere for years by military aircraft (F15 Eagle, F16 Fighting Falcon and tanker aircraft, the three-engine KC10 Extender derivative from the civilian DC10 and the four-engined KC135 Stratotanker and current civil aircraft of the American companies McDonnell Douglas DC10, Boeing 727,737,757,767,777,787 and the Airbus A320, A330, A350 and A380 aircraft), artificial clouds directly connected to the HAARP (High Auroral Active Research Program) modification project physics of the ionosphere, the outermost layer of our atmosphere, used as a space shield to achieve the military objective of defense of the airspace of the United States of America, as well as to achieve military objectives of all countries belonging to the organization of 30 Western nations united in NATO by Secretary General Mr. Jens Stoltenberg, countries all belonging to article 5 of the Atlantic Pact, known as the “Coalition of Evil” named this from the Arab League Countries and to all the other Eastern countries (Russia, China, Iran, Pakistan and North Korea) opposed to the Western block, have progressively led to the destruction of natural cloud cover, in addition to controlling the climate remotely, also to politically and directly administer the NATO nations since 2007, the subject of climate experiments through the Treaty of Cooperation for Climate Experimentation, nations among the which Italy also has and in this way total control of their local climate has been assumed, as highlighted by my studies and research which I’m continuing to carry out independently with great charisma, courage and dignity. Here in my current city of Vasto in Abruzzo, located in the southern portion of the Abruzzo region in Central Italy but to be considered Southern Italy due to the retrograde vassal and feudal way with which it is unworthily administered and where I landed on 16 March 2021, from this date to date, meteorological data in hand, I immediately realized that the local climate is increasingly desertifying and is heading straight in the direction of drought which is found not only in summer but also in winter, the hydrological cycle is almost completely blocked despite the evaporation rate of ocean waters has increased due to the increase in the temperature of the seas and oceans by 2°C, while in the atmosphere the relative humidity rate is always high (RH from 60% up) also due to the triggering of the ENSO (El Nino Southern Oscillation) phenomenon which consists of a progressive warming of the surface ocean waters of the Southern Pacific Ocean and can last between 2 and 7 years, but despite the occurrence of this condition, the humidity contained in the cloud masses, the CCN (Cloud Condensation Nuclei) is not always able to reach the 100% saturation pressure which then allows the cloud mass to discharge, precipitate the excess water to the ground and towards the seas and oceans through the natural hydrological cycle, the one which for example does not exist on our twin planet Venus and which has brought the soil temperature to 600°C to the point of not being able to host life as we know it on Earth: translated into terms simple and popular, that is to say that the soldiers belonging to the Western bloc of the Atlantic Pact more or less make it rain where they are interested in the World. Therefore, in light of these logical, deductive considerations of mine, I believe I already have sufficient data in my hands to believe with absolute certainty that the current increase in the Greenhouse Effect is triggered 60% by humans and 40% by magnetic activity solar energy which will reach its peak this year in 2024 which led to the manifestation of ENSO as a response that the Earth gives to the Sun every time the Sun increases its magnetic activity, according to Newton’s Third Law or Principle of Action and Reaction which reads: “Every action always corresponds to an equal and opposite force”, translated into formula: (F1,2 = -F2,1), a law applied to a macrocosmic context very well known at the moment only to those who, like me, have had the opportunity to self-taught Physics of Sun-Earth Relations.

I also realized that every time high artificial cirriform clouds stratified by civil aircraft are produced for the testing of new chemical substances used to reduce fuel consumption on intercontinental flights, there tends to be a more or less strong pressure difference between the portion of atmosphere where they fly and the ground, creating the intensification of the zonal winds that normally blow in the places crossed by such aircraft, a phenomenon that I have found from serious experimental observations and which I must continue to study.

AEREI MILITARI

F15 Eagle, jet militare americano prodotto dall’azienda McDonnell Douglas https://www.aereimilitari.org/Aerei/F-15_dati.htm
Un aereo militare F16 Fighting-Falcon prodotto dall’azienda americana General Dynamics https://www.aereimilitari.org/Aerei/F-16.htm
Un KC10 Extender, aereo militare cisterna americano derivato dal civile DC10 che rifornisce in volo un jet supersonico americano, un F35
https://www.af.mil/About-Us/Fact-Sheets/Display/Article/104520/kc-10-extender/
Un aereo militare KC135 Stratotanker, un quadrimotore prodotto dall’azienda americana Boeing https://www.af.mil/About-Us/Fact-Sheets/Display/Article/1529736/kc-135-stratotanker/

AEREI CIVILI

Un DC10 della compagnia aerea Continental prodotto dall’azienda americana McDonnell Douglas https://www.deutsche-privatjet.it/aerei/passeggeri/douglas-dc-10_405.html



Un Boeing 727 della compagnia aerea spagnola Iberia
https://www.aircraft24.it/jet/boeing/727-200-advanced–xi100341.htm
Un Boeing 737 della compagnia aerea canadese Air Transat
https://www.airtransat.com/it-IT/informazioni-di-viaggio/la-nostra-flotta/boeing-737-800
Un Boeing 757 https://www.icelandair.com/it-it/informazioni/la-nostra-flotta/boeing-757-200/
Un aereo Boeing 767 della compagnia cargo Fedex
https://www.condor.com/it/volo-e-servizi/condor-e-partner/la-nostra-flotta/boeing-767-300er.jsp
Un Boeing 777 della compagnia aerea Emirates degli Emirati Arabi Uniti https://www.emirates.com/it/italian/experience/our-fleet/boeing-777/
Un Airbus A320 della compagnia aerea Wizz Air
https://www.airbus.com/en/products-services/commercial-aircraft/passenger-aircraft/a320-family
Un Airbus A330 della compagnia aerea turca Turkish Airlines
https://www.turkishairlines.com/it-it/flights/fly-different/fleet/airbus-a330-300/
Un Airbus A350 della compagnia aerea italiana ITA Airways
https://www.ita-airways.com/it_it/fly-ita/mondo-ita/sustainability/airbus-350-900.html
Un Airbus A380 della compagnia aerea australiana Qantas
https://www.qantas.com/au/en/about-us/our-company/fleet/qantas-a380.html

GULFSTREAM G650 BUSINESS FLIGHT

Un aereo business privato a noleggio Gulfstream G650, prodotto dalla compagnia Gulfstream Aerospace: anche lui è tra i responsabili della creazione delle scie chimiche nella quota in cui vola e del rinforzo dei fattori fisici zonali a terra come la velocità del vento, che tende ad aumentare sempre 5-10 minuti dopo il suo passaggio e permane per 2-3 ore. https://www.gulfstream.com/en/aircraft/gulfstream-g650er/
http://www.tankerenemy.com/2008/04/nuvole-artificiali.html
http://www.tankerenemy.com/2007/09/creazione-di-nubi-artificiali-nel-nord.html
http://www.tankerenemy.com/2013/07/esigenze-militari-e-nuvole-sintetiche.html
http://www.tankerenemy.it/2016/12/formazioni-nuvolose-artificiali.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

JOHN CLAUSER:”IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON ESISTE. SONO LE NUBI CHE REGOLANO LA TEMPERATURA DELLA TERRA”

JOHN CLAUSER:"CLIMATE CHANGE DOES NOT EXIST. IT'S THE CLOUDS THAT REGULATE EARTH'S TEMPERATURE"
http://www.tankerenemy.com/2023/12/john-clauser-il-cambiamento-climatico.html

LE NUBI DETERMINANO IL BILANCIAMENTO DELLE TEMPERATURE SULLA TERRA. ECCO PERCHE’ CON LE SCIE CHIMICHE MIRANO A DISSOLVERLE

CLOUDS DETERMINE THE BALANCE OF TEMPERATURES ON THE EARTH. THIS IS WHY THEY AIM TO DISSOLVE THEM WITH CHEMTRAILS

Con le operazioni di Geoingegneria clandestina si mira ad eliminare la nuvolosità naturale, al fine di facilitare le comunicazioni via etere, in alta frequenza (Extreme High Frequency), poiché queste non vanno d’accordo con l’acqua contenuta nelle nuvole (Nuclei di Condensazione Cloud Condensation Nuclei CCN). La riduzione della copertura nuvolosa naturale, ovviamente, interferisce pesantemente sul ciclo dell’acqua (riduzione delle precipitazioni e desertificazione), ma ha un’altra conseguenza: interferisce con il bilanciamento delle temperature e quindi determina il riscaldamento della Terra. L’incremento delle temperature (localizzato) va dunque ricercato nelle attività di aerosol – condotte per mezzo di velivoli commerciali in gran parte – e non nell’ipotetico e mai dimostrato aumento dei gas serra.

A conferma di quanto sin qui scritto, oltre le dichiarazioni dei fisici Franco Prodi, Carlo Rubbia ed Antonino Zichichi, ora si aggiungono anche le asserzioni del Dr. John Clauser, anche lui fisico. Costoro confermano che le temperature del nostro pianeta sono direttamente dipendenti, oltre che dal ciclo solare, anche e soprattutto dalla presenza delle nubi, che funzionano come una sorta di termostato, riflettendo la luce del sole. Ne concludiamo che la Geoingegneria clandestina incontra l’interesse sia dei militari, sia dei truffatori che presiedono agli accordi dell’IPCC (che non considerano le nubi) e che, insieme al WEF (World Economic Forum), all’Unione Europea (UE) ed ai Governi marionetta dei singoli Stati, ha lo scopo unico di azzerare la nostra civiltà con la scusa di un inesistente cambiamento climatico di origine antropica.

With clandestine Geoengineering operations the aim is to eliminate natural cloud cover, in order to facilitate communications through the air, in high frequency (Extreme High Frequency), since these don't get along with the water contained in the clouds (Condensation Nuclei Cloud CCN). The reduction of natural cloud cover, obviously, heavily interferes with the water cycle (reduction of precipitation and desertification), but it has another consequence: it interferes with the temperature balance and therefore causes the Earth to warm. The (localized) increase in temperatures must therefore be sought in aerosol activities, largely conducted using commercial aircraft and not (military) in the hypothetical and never demonstrated increase in greenhouse gases.

To confirm what has been written so far, in addition to the statements of the physicists Franco Prodi, Carlo Rubbia and Antonino Zichichi, we now also add the assertions of Dr. John Clauser, also a physicist. They confirm that the temperatures of our planet are directly dependent not only on the solar cycle, but also and above all on the presence of clouds, which function as a sort of thermostat, reflecting the sunlight. We conclude that clandestine geoengineering meets the interest of both the military and the scammers who preside over the IPCC agreements (which do not consider clouds) and who, together with the WEF (World Economic Forum), the European Union (EU) and to the puppet governments of individual states, has the sole purpose of eliminating our civilization with the excuse of a non-existent climate change of anthropogenic origin.

John Clauser, premio Nobel per la Fisica 2022. Ecco il sunto della sua intervista.

– La grande notizia è che non esiste una vera crisi climatica. (Questo non è vero, una crisi climatica momentanea è in atto, sia a causa dell’intensa attività magnetica solare che sarà massima nel 2024 e a causa di attività di Geoingegneria clandestina che portano alla produzione di velature da scie chimiche nei cieli a causa di sostanze chimiche dannose deliberatamente sparse da aerei civili e militari ai fini del miglioramento delle telecomunicazioni in ambito militare e qui c’è la grossa complicità di diversi Governi di tutto il Mondo);
– La CO2 e il metano hanno un effetto trascurabile sul clima. (Per me è un asserzione vera in parte e valida soltanto per la CO2: il metano, il più semplice degli idrocarburi, determina un importante contributo al Riscaldamento Globale, mentre la CO2 in atmosfera in basse-medie concentrazioni no, per il motivo che è un gas che dà la vita, è il nutriente delle piante che crea il processo della fotosintesi clorofilliana, lo diceva sempre mio nonno!)
– La Terra ha le nuvole e non possiamo ignorarlo. Io sostengo che ogni tipo di nuvola fornisce automaticamente un meccanismo termostatico di riflettività della luce solare che controlla fortemente il clima e la temperatura della Terra. L’IPCC afferma di essere certa che il meccanismo dominante sia quello della CO2, ma io affermo che è assurdo. (Su questa asserzione di Clauser sono completamente d’accordo);
– Non c’è cambiamento climatico e certamente non sono convinto ci sia un collegamento con la frequenza degli eventi meteorologici estremi, il cui aumento è trascurabile. (Dipende cosa si intende per cambiamento climatico, perché non tutti hanno in testa la stessa concettualità in merito: io ritengo che l’aumento degli eventi meteorologici severi o estremi è in connessione diretta con l’attivttà magnetica solare eccezionale degli anni 2012, 2018, 2023 e sicuramente anche 2024);
– La Terra probabilmente non si sta neppure riscaldando. Tutta la cronologia delle temperature è molto sospetta, il modo in cui è stata gestita è sospetto, ma comunque, qualunque cosa accada, non è dovuta alla presenza di CO2 o metano nell’atmosfera.
(Questa asserzione per me è vera solo in parte: il Riscaldamento Globale attuale dipende dalla combinazione di fattori interni al Pianeta, legati a Geoingegneria ed al Progetto HAARP usati dai militari americani per i loro scopi legati alla loro volontà di egemonizzare il Mondo da Quarto Reich, esattamente come fece Adolf Hitler assieme ai suoi deviati e folli nazisti componenti il Terzo Reich durante la Seconda Guerra Mondiale e sia da fattori esterni al Pianeta e torno a ribadire con fermezza che dipende dall’attività magnetica solare eccezionale di questi anni, non dimenticando comunque che anche scelte insostenibili folli intraprese, come l’aumento dell’uso dei combustibili fossili dei paesi arabi dell’OPEC, l’uso del metano in Siberia dei russi, l’aumento degli allevamenti intensivi nei Paesi eccessivamente industrializzati, come USA e Cina, per combattere le carestie interne ai propri Paesi, stanno determinando comunque un contributo aggiuntivo al Cambiamento Climatico in atto da non sottovalutare nel prossimo futuro. Io piuttosto concentrerei molte delle mie attenzioni sulla sparizione di laghi imbriferi contenenti acqua dolce negli ultimi 10-15 anni, come il Lago d’Aral in Uzbekistan ed il Lago Urmia in Iran, tutti spariti a causa delle attività HAARP americane per arrivare a controllare politicamente meglio questi Paesi, guarda caso uno derivato dall’ex-blocco sovietico URSS e l’altro un paese della Mezaluna fertile a cultura dominante araba che un tempo era l’antico Impero Persiano. Gli USA stanno cercando da anni di porre entrambi questi Paesi sotto il loro dominio assoluto da remoto, a distanza e comodamente seduti sulle loro poltrone di casa, in questa considerazione mi sento molto il caro ed indimenticato ricercatore indipendente romano Stefano Pellegrosi, “Stefano Felce e Mirtillo”, uomo dalla vastissima cultura e preparatissimo in ambito elettromagnetico).

- The great news is that there is no real climate crisis. (This is not true, a temporary climate crisis is underway, both due to the intense solar magnetic activity which will be maximum in 2024 and due to clandestine geoengineering activities which lead to the production of chemtrail hazes in the skies due to substances harmful chemicals deliberately spread by civil and military aircraft for the purpose of improving telecommunications in the military sector and here there is the great complicity of various Governments around the world);
- CO2 and methane have a negligible effect on the climate. (For me it's a partially true statement and valid only for CO2: methane, the simplest of hydrocarbons, determines an important contribution to Global Warming, while CO2 in the atmosphere in low-medium concentrations does not, for the reason that it is a gas that gives life, it is the plant nutrient that creates the process of chlorophyll photosynthesis, my grandfather Carmine Palermo always said so!)
- The Earth has clouds and we cannot ignore it. I argue that each type of cloud automatically provides a thermostatic mechanism of sunlight reflectivity that strongly controls the Earth's climate and temperature. The IPCC claims to be certain that the dominant mechanism is CO2, but I say that is absurd. (I completely agree with this assertion by Clauser);
- There is no climate change and I'm certainly not convinced there is a connection with the frequency of extreme weather events, the increase of which is negligible. (It depends on what you mean by climate change, because not everyone has the same conceptualization in mind about it: I believe that the increase in severe or extreme meteorological events is in direct connection with the exceptional solar magnetic activity of the years 2012, 2018, 2023 and certainly also 2024);
- Earth is probably not even warming. The whole temperature history is very suspicious, the way it was handled is suspicious, but still, whatever happens, it is not due to the presence of CO2 or methane in the atmosphere. (This statement for me is only partially true: current Global Warming depends on the combination of factors internal to the Planet, linked to Geoengineering and the HAARP Project used by the American military for their purposes linked to their desire to hegemonize the World from the Fourth Reich , exactly as Adolf Hitler did together with his deviant and crazy Nazis making up the Third Reich during the Second World War and both by factors external to the Planet and I once again firmly reiterate that it depends on the exceptional solar magnetic activity of these years, without forgetting however that even crazy unsustainable choices undertaken, such as the increase in the use of fossil fuels by the Arab OPEC countries, the use of methane in Siberia by the Russians, the increase in intensive farming in excessively industrialized countries, such as the USA and China, to fight famines within their own countries, they are still making an additional contribution to ongoing Climate Change that should not be underestimated in the near future. I would rather focus much of my attention on the disappearance of catchment lakes containing fresh water in the last 10-15 years, such as the Aral Sea in Uzbekistan and Lake Urmia in Iran, all of which disappeared due to American HAARP activities to achieve political control these countries are better, coincidentally one derived from the former Soviet bloc USSR and the other a country in the fertile Mezaluna with a dominant Arab culture which was once the ancient Persian Empire. The USA has been trying for years to place both these countries under their absolute dominion remotely, at a distance and comfortably sitting in their armchairs at home, in this consideration I feel very strongly about the dear and unforgettable independent Roman researcher Stefano Pellegrosi, "Stefano Felce and Mirtillo", a man of vast culture and highly trained in the electromagnetic field).

Fonte, Source: Tankerenemy

http://www.tankerenemy.com/2023/12/john-clauser-il-cambiamento-climatico.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto, ma che ritiene non sia la CO2 il principale gas serr che contribuisce direttamente al Riscaldamento Globale

OMAGGIO AD UN GRANDE RICERCATORE AUTODIDATTA INDIPENDENTE MORTO TROPPO PRESTO: STEFANO PELLEGROSI, MEGLIO NOTO COME “STEFANO FELCE E MIRTILLO”

Vasto, lì 16 Dicembre 2023 ore 21.34

Buonasera a tutti e a tutte. Il presente articolo è dedicato ad un grandissimo ricercatore autodidatta indipendente romano Stefano Pellegrosi, meglio noto come Stefano Felce e Mirtillo: a mio avviso era un uomo dotato di una vastissima cultura che gli consentiva di spaziare su diversi argomenti della vita umana ed oltre, ma era su determinati argomenti che mostrava tutta la sua ottima preparazione, come: massoneria occulta, esoterismo, elettromagnetismo, geoingegneria clandestina, progetto americano HAARP (High Auroral Active Research Program) per il controllo del clima a distanza e per il controllo mentale degli esseri umani, scie chimiche (chemtrails).

Il ricercatore romano indipendente Stefano Pellegrosi, noto come Stefano Felce e Mirtillo, durante uno dei suoi tanti convegni organizzati sui temi della Geoingegneria clandestina e sulle scie chimiche

Stefano Felce e Mirtillo intento a contestualizzare un concetto in merito ad uno degli argomenti che amava trattare: guardate il gesto delle mani atto a rendere semplici concetti anche molto complessi, un vero educatore di cui oggi il sistema scolastico italiano avrebbe veramente un gran bisogno!

Stefano Felce e Mirtillo presenzia una conferenza su scie chimiche e controllo mentale del progetto HAARP nel 2012

Stefano Felce e Mirtillo presenzia una conferenza su scie chimiche e controllo mentale del progetto HAARP in Sardegna nel 2014

HAARP, scie chimiche e controllo mentale degli esseri umani, Stefano Felce e Mirtillo

Stefano, da grande persona umana, umile, sensibile e disponibile aveva molto a cuore la protezione della vita delle piante, degli animali e degli ecosistemi della nostra Terra ed aveva ancora molto da dare alla comunità scientifica indipendente, che ha sempre accolto con grande gioia le sue rivoluzionarie idee, il suo carisma e la sua lungimiranza in merito a tutte le battaglie che portò avanti contro l’uso civile e militare delle scie chimiche prodotte dagli aerei civili e militari, scie direttamente connesse con la Geoingegneria clandestina ed il progetto americano del controllo del clima e mentale a distanza HAARP, che ad oggi conta decine di impianti sparsi in tutti i continenti del Mondo (USA, Australia, Galles, Norvegia, Italia) composti da antenne elettromagnetiche che sparano nella ionosfera terrestre, lo strato più esterno della nostra atmosfera posto dai 200 km in su, onde elettromagnetiche in banda EHF (Extreme High Frequency), non ELF (Extreme Low Frequency), come dichiarato dal progetto, contando sull’ignoranza delle persone odierne in merito al primo postulato della Meccanica Quantistica, la legge del fisico teorico e Premio Nobel 1918 Max Ernst Planck: l’energia di un fotone è direttamente proporzionale alla frequenza di una radiazione elettromagnetica ed inversamente proporzionale alla sua lunghezza d’onda, equazione che lega insieme la doppia teoria della natura della radiazione elettromagnetica: la teoria ondulatoria e la teoria corpuscolare. Queste onde elettromagnetiche, emesse verso la ionosfera la prima volta nel 2003 dall’impianto HAARP di 200 antenne nel sito di Gakona in Alaska negli Stati Uniti d’America, emesse in banda EHF hanno la proprietà di avere una fortissima energia e tanto più energia viene somministrata in atmosfera, e tanto più uno strato atmosferico viene riscaldato, innalzandolo di diversi km: questo aspetto fa sì che la ionosfera si innalzi di alcuni km atti a farle assumere la forma di uno “scudo”, il famoso scudo spaziale di cui tanto parlò l’allora Presidente americano George W. Bush, rientrava nella Strategic Defense Initiative (SDI) e poi anche nell’ambito del Trattato di Cooperazione Internazionale in merito alla sperimentazione sul Clima Mondiale, ratificato nel 2005 da diversi stati della NATO e quindi anche dall’Italia con il governo di destra di Silvio Berlusconi: lo scudo spaziale è una porzione di ionosfera rigonfiata che serve a difendere gli USA nel caso venissero attaccati dal cielo da una nazione ritenuta ostile, come la Cina o la Corea del Nord, due potenze comuniste, tra le ultime rimaste al Mondo a difendere il blocco orientale come baluardo contro la civiltà dell’Hamburger che ci vorrebbe a tutti i costi uniformati, omologati alla cultura del capitalismo e della globalizzazione sfrenata, eccessiva. Non dimentichiamo che un progetto militare segreto su cui stava lavorando il famoso scienziato serbo di Smilian, Nikola Tesla, il “Leonardo del Novecento”, lo “scienziato che inventò il XX Secolo”, era l’ideazione e la progettazione del “Raggio della Morte”, un impulso elettromagnetico che sarebbe stato in grado di disinserire o mandare in corto circuito qualsiasi tipo di batteria elettrica di un automobile o di qualsiasi altro mezzo a motore, un raggio sul quale Tesla stava conducendo diversi esperimenti di affinamento e perfezionamento agli inizi del Novecento, a cavallo tra il 1902 ed il 1910 dalla Torre Wardencliffe vicino New York negli USA, distrutta e dismessa poi nel 1917.

Tesla’s Wardenclyffe Tower build in 1902-1904 near New York, USA

3D model of Tesla’s Wardenclyffe Tower build near New York, USA from 1902 to 1904

Alcuni studiosi, tra i quali il sottoscritto, ritengono che le esplosioni sentite a Tunguska, una remota regione dell’Unione Sovietica nel 1908 e che provocarono un vastissimo incendio che abbattè centinaia di migliaia di alberi che compongono la taiga siberiana, il bioma tipico di quella zona, siano dovute molto probabilmente ad un potentissimo impulso elettromagnetico, il raggio della morte appunto, partito per errore dalla Torre Wardenclyffe, mentre Tesla stava effettuando un esperimento per il perfezionamento dello stesso, prima di consegnare il progetto alla US Army ed avere poi il brevetto per l’invenzione, una teoria che sovverte completamente quella che riconduce la causa dell’evento ad un meteorite, ma un cratere di impatto nella zona non è mai stato trovato e questo avvale ancora di più la teoria dell’impulso elettromagnetico che colpì quella remota zona.

Tunguska event, 1908

Trees hitted by an electromagnetic impulse in Tunguska, 1908

Tunguska event, Siberia 1908

Tunguska Pietrosa, Krasnojarsk territory, Russia
https://www.google.it/maps/place/Tunguska+Pietrosa/@61.9291196,89.84455,377678m/data=!3m1!1e3!4m6!3m5!1s0x5cb67c86310d1a2f:0x3e7ba8ecdcc3c092!8m2!3d61.9665127!4d92.4733729!16zL20vMDE0N3ow?entry=ttu

Il progetto del raggio della morte venne poi ripreso dallo scienziato italiano Guglielmo Marconi: secondo indiscrezioni giornalistiche, tra il 1935 e il 1937 Marconi, finanziato dal regime fascista di Benito Mussolini, era riuscito a costruire un’arma segreta, che attraverso un raggio misterioso, sarebbe stata in grado di bloccare e distruggere a distanza qualsiasi mezzo a motore, come successe a diverse autovetture lungo la via Aurelia a Roma nel 1935.

Italian scientist Guglielmo Marconi and Fascist regime Prime Italian Minister Benito Mussolini in 1935

Stefano Felce e Mirtillo ha avuto un passato molto burrascoso a causa della sua appartenenza a giovani brillanti comunisti della sinistra extra parlamentare di Roma degli anni ’70: aveva iniziato a lavorare come compositore tipografo e lavorava per la rivista Potere Operaio. Nel 1976 Stefano entra in contatto con un certo Maurizio, che inizia ad affiliarsi ad apparati più estremisti del Partito Comunista Italiano e che era stato messo in galera assieme ad altri compagni, un metodo solitamente usato dai servizi segreti del Ministero degli interni per infiltrare delle spie. Stefano intuì la presenza di tali infiltrati nel partito grazie ai suoi studi di educazioni visive, era un’artista, una persona abituata a capire ciò che osserva, capì la presenza delle scie chimiche senza avere bisogno di recarsi a cercare il tema su internet, se ne accorse con i sui occhi già alla fine degli anni ’90 che le coperture nuvolose avevano molto di “artificiale” e sempre meno di naturale. Stefano denunciò a tre dirigenti del Partito Comunista Italiano che questo Maurizio potesse trattarsi di un uomo infiltrato dei servizi segreti italiani, due di questi tre dirigenti erano del Ministero degli Interni, lavoravano per i servizi segreti: quello che non sapeva Stefano è che questo “Maurizio”, che il vero nome era Mario Moretti, assieme ad un certo Valerio Morucci, avrebbe ucciso il famoso leader della Democrazia Cristiana Aldo Moro con il finto sequestro a via Fani, quindi se avesse immaginato che questo signore fosse indirizzato a dare un operazione del genere, Stefano si sarebbe fatto i fatti suoi, nel senso che avrebbe capito che avesse rischiato la sua incolumità: la sua dichiarazione a questi dirigenti gli valsero 15 anni di OCP (Osservazione, Controllo e Pedinamento), quest’attività lo logorò, futono anni da incubo quelli vissuti da Stefano, dove la sua esistenza venne minacciata da minacce, gabbie, attività di spionaggio: egli ricorda che suo figlio trovò nel telefono della loro casa a Via Giulia, un apparecchio con due cavi ed il figlio lo portò alla RER (Radio Elettrica Romana) ed il commesso gli chiese: “Ma questo marchingegno dove lo hai trovato, a Buckingham Palace?” aggeggi che era già difficile trovare in commercio negli anni ’80, quelle che erano atività di privati che avrebbero voluto svolgere attività di spionaggio. Dopo quegli anni Stefano ebbe una serie di grandissimi problemi, oltre alle infiltrazioni nella sua vita privata, di quelle che lui chiamava “barbe finte”, cioè delle persone che vogliono nascondere qualcosa ad altre persone e si capisce dalle cose che queste persone non dicono, quindi avere spesso contatti con persone del meccanismo, per quanto queste persone dicano di essere pentite delle loro invadenti attività, queste persone, i “debunkers”, cioè i disinformatori seriali, i mistificatori si possono comprendere da alcune questioni che mistificano, stravolgendo completamente la realtà che si vede di fronte ai propri occhi. Un aiuto per Stefano arrivò negli anni ’80 da una realtà infra dimensionale o ultra dimensionale, lui non era certo da quale range di frequenze gli comunicasse, gli disse di chiamarsi Arno e, grazie agli stimoli ed ai messaggi telepatici di questo amico astrale, inizierà ad approfondire temi molto complessi, come esopolitica, religioni antiche, misticismo, civiltà antiche, contattismo, esoterismo, occultismo, società segrete, numerologia, astrologia ed arti divinatorie: la grande capacità di Stefano era quella di avere una preparazione approfondita di una grande moltitudine di informazioni, tant’è che una delle accuse che lui avanzava ai metodi di istruzione della società contemporanea è proprio quella di “parcellizzare il sapere”, persone che conoscono una parte del sapere, però poi non hanno una visione d’insieme che permetta loro di comprendere il totale.

https://www.facebook.com/abbattiamo.ilsistema/videos/stefano-felce-e-mirtillo-ricercatore-indipendente/2035616669991195/
https://archive.org/details/FelceEMirtillostefanoSuH.a.a.r.p.ScieChimicheEControlloMentale_819

Nel Marzo del 2017, Stefano ebbe due attacchi di ictus cerebrale consecutivi che lo portarono in cura presso una clinica privata di Roma e da lì in poi non si è saputo più niente di lui, se non la notizia della sua morte. Di seguito l’appello che Rosario Marcianò, il Presidente del Comitato Tankerenemy contro le Scie Chimiche di Sanremo in provincia di Imperia, diramò in data 11 Marzo 2017:

http://www.tankerenemy.com/2017/03/appello-per-lamico-stefano-felce-e.html

Playlist youtube dedicata a Stefano Felce e Mirtillo

https://x.com/bralex84/status/1736139513016041825

English translate

The roman independent researcher Stefano Pellegrosi, known as Stefano Felce e Mirtillo, during one of his many seminars organized on these arguments: clandestine Geoengineering and about chemtrails
Good evening to everyone. This article is dedicated to a great independent Roman self-taught researcher Stefano Pellegrosi, better known as Stefano Felce and Mirtillo: in my opinion he was a man endowed with a vast culture that allowed him to range over various topics of human life and beyond, but he was on certain topics that showed all his excellent preparation, such as: occult freemasonry, esotericism, electromagnetism, clandestine geoengineering, American project HAARP (High Auroral Active Research Program) for remote climate control and for the mental control of human beings, contrails chemicals (chemtrails).

Stefano, as a great human person, humble, sensitive and available, had the protection of the life of plants, animals and ecosystems of our Earth very much at heart and still had a lot to give to the independent scientific community, which has always welcomed with great joy the his revolutionary ideas, his charisma and his foresight regarding all the battles he carried out against the civil and military use of chemtrails produced by civil and military aircraft, contrails directly connected with clandestine geoengineering and the American control project of climate and mental health at a distance HAARP, which today has dozens of systems spread across all the continents of the world (USA, Australia, Wales, Norway, Italy) composed of electromagnetic antennas that shoot into the earth's ionosphere, the outermost layer of our atmosphere located from 200 km upwards, electromagnetic waves in the EHF (Extreme High Frequency) band, not ELF (Extreme Low Frequency), as declared by the project, counting on the ignorance of today's people regarding the first postulate of Quantum Mechanics, the law of theoretical physicist and 1918 Nobel Prize winner Max Ernst Planck: the energy of a photon is directly proportional to the frequency of electromagnetic radiation and inversely proportional to its wavelength, an equation that ties together the double theory of the nature of electromagnetic radiation: the theory wave theory and corpuscular theory.

These electromagnetic waves, emitted towards the ionosphere for the first time in 2003 by the HAARP installation of 200 antennas at the Gakona site in Alaska in the United States of America, emitted in the EHF band have the property of having very strong energy and the more energy administered into the atmosphere, and the more an atmospheric layer is heated, raising it by several kilometres: this aspect causes the ionosphere to rise by a few kilometres, making it take on the shape of a "shield", the famous space shield that was talked about so much the then American President George W. Bush, fell within the Strategic Defense Initiative (SDI) and then also within the scope of the Treaty of International Cooperation regarding experimentation on the World Climate, ratified in 2005 by various NATO states and therefore also by Italy with the right-wing government of Silvio Berlusconi: the space shield is a portion of the swollen ionosphere that serves to defend the USA in case they were attacked from the sky by a nation deemed hostile, such as China or North Korea, two communist powers, among the last remaining in the world to defend the Eastern Bloc as a bulwark against the hamburger civilization which would like us to be standardized at all costs, homologated to the culture of capitalism and unbridled, excessive globalization. Let's not forget that a secret military project on which the famous Serbian scientist from Smilian, Nikola Tesla, the "Leonardo of the twentieth century", the "scientist who invented the twentieth century", was working, was the conception and design of the "Death Ray ", an electromagnetic pulse that would have been able to disconnect or short-circuit any type of electric battery of a car or any other motor vehicle, a ray on which Tesla was conducting various refinement and improvement experiments at the beginning of the twentieth century , between 1902 and 1910 from the Wardencliffe Tower near New York in the USA, destroyed and then decommissioned in 1917.

Some scientists, including the undersigned, believe that the explosions heard in Tunguska, a remote region of the Soviet Union in 1908 and which caused a huge fire that felled hundreds of thousands of trees that make up the Siberian taiga, the typical biome of that area, are most likely due to a very powerful electromagnetic impulse, the death ray, which left by mistake from the Wardenclyffe Tower, while Tesla was carrying out an experiment to perfect it, before handing over the project to the US Army and then obtaining the patent for the invention, a theory that completely subverts the one that traces the cause of the event to a meteorite, but an impact crater in the area has never been found and this makes even more use of the theory of the electromagnetic pulse that hit the remote one area.

The death ray project was then taken up by the Italian scientist Guglielmo Marconi: according to journalistic rumors, between 1935 and 1937 Marconi, financed by the fascist regime of Benito Mussolini, had managed to build a secret weapon, which through a mysterious ray, it would have been able to block and remotely destroy any motor vehicle, as happened to several cars along the Via Aurelia in Rome in 1935.

Stefano Felce e Mirtillo had a very stormy past due to his membership of brilliant young communists of the extra-parliamentary left of Rome in the 1970s: he had started working as a typesetter and worked for the magazine Potere Operaio. In 1976 Stefano came into contact with a certain Maurizio, who began to affiliate with more extremist apparatuses of the Italian Communist Party and who had been put in prison together with other companions, a method usually used by the secret services of the Ministry of the Interior to infiltrate spies . Stefano sensed the presence of these infiltrators in the party thanks to his studies of visual education, he was an artist, a person used to understanding what he observes, he understood the presence of chemtrails without having to go and look for the topic on the internet, if He noticed with his own eyes already at the end of the 90s that cloud covers had a lot that was "artificial" and less and less that was natural. Stefano reported to three leaders of the Italian Communist Party that this Maurizio could be a man who had infiltrated the Italian secret services, two of these three leaders were from the Ministry of the Interior, they worked for the secret services: what Stefano didn't know is that this "Maurizio ", whose real name was Mario Moretti, together with a certain Valerio Morucci, would have killed the famous leader of the Christian Democracy Aldo Moro with the fake kidnapping in Via Fani, so if he had imagined that this gentleman was directed to carry out an operation of this kind , Stefano would have minded his own business, in the sense that he would have understood that he had risked his safety: his declaration to these managers earned him 15 years of OCP (Observation, Control and Stalking), this activity wore him out, it had been years since nightmare those experienced by Stefano, where his existence was threatened by threats, cages, espionage activities: he remembers that his son found a device with two cables in the telephone of their house in Via Giulia and his son took it to the RER (Radio Elettrica Romana) and the clerk asked him: "But where did you find this contraption, in Buckingham Palace?" gadgets that were already difficult to find on the market in the 1980s, those that were the activities of private individuals who wanted to carry out espionage activities.

After those years Stefano had a series of very big problems, in addition to the infiltration into his private life of what he called "fake beards", that is, people who want to hide something from other people and you can tell from the things that these people don't say, therefore often have contact with people in the mechanism, although these people say they regret their intrusive activities, these people, the "debunkers", i.e. the serial disinformers, the mystifiers can be understood by some questions that mystify, completely distorting reality that you see before your eyes. Help for Stefano arrived in the 80s from an infra-dimensional or ultra-dimensional reality, he was not certain from which frequency range he communicated to him, he told him his name was Arno and, thanks to the stimuli and telepathic messages of this astral friend, he will begin to delve into very complex topics, such as exopolitics, ancient religions, mysticism, ancient civilizations, contactism, esotericism, occultism, secret societies, numerology, astrology and divinatory arts: Stefano's great ability was to have an in-depth preparation of a great multitude of information, so much so that one of the accusations he made against the educational methods of contemporary society is precisely that of "splitting knowledge", people who know part of the knowledge, but then do not have an overall vision that allows them to understand the total.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

IL PROGETTO DI GOOGLE (E BILL GATES) PER CANCELLARE LE SCIE CHIMICHE CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

di Emanuele Capone

https://www.repubblica.it/tecnologia/2023/08/09/news/google_scie_chimiche_geoingegneria_bill_gates_ia-410541984/

Accordo con American Airlines e Breakthrough Energy per ridurre la formazione delle scie di condensazione, facendo volare gli aerei su rotte migliori. Lo scopo è evitare gli effetti negativi sul clima


Scie di condensazione, residui di sostanze diffuse nell’aria da aerei complici, esempio indiscutibile del cloud seeding e della geoingegneria? Le scie chimiche sono fra gli argomenti più discussi dell’ultima ventina d’anni, e probabilmente lo saranno ancora di più ora che Google ha deciso di provare a eliminarle. O almeno a ridurle.

Come anticipato dal New York Times, l’azienda di Mountain View ha firmato un accordo con la compagnia aerea American Airlines e con Breakthrough Energy, un’associazione (fondata da Bill Gates) che raccoglie fondi per contrastare il cambiamento climatico, allo scopo di utilizzare l’intelligenza artificiale per raccogliere immagini satellitari, dati meteorologici e percorsi di volo per sviluppare mappe di previsione delle scie di condensazione (che è poi quello che sono davvero le cosiddette scie chimiche), così che i piloti possano scegliere rotte che evitino di crearle.

Da Google hanno ricordato che quelle sottili linee bianche che spesso si vedono al passaggio degli aeroplani sarebbero responsabili di circa il 35% dell’impatto dell’aviazione sul riscaldamento globale secondo il rapporto IPCC del 2022 (pdf).

Secondo quanto spiegato, un gruppo di piloti di American Airlines ha effettuato 70 voli di prova nell’arco di 6 mesi utilizzando le previsioni basate sull’IA di Google per evitare le altitudini che potessero creare le scie: i voli in cui i piloti hanno usato queste previsioni hanno ridotto le scie del 54% rispetto a quelli in cui i piloti non le hanno utilizzate, dando prova che i voli commerciali possono evitare in modo verificabile le scie di condensazione e quindi ridurre il loro impatto sul clima.

Qual è il problema delle scie di condensazione

Come è noto, queste scie si sviluppano quando gli aerei volano attraverso strati di umidità: si formano dal vapore acqueo, esattamente come le nuvole, e proprio come le nuvole possono restare nel cielo per minuti o anche per ore, a seconda delle condizioni atmosferiche.

Se da un lato possono riflettere la luce solare nello Spazio durante il giorno, dall’altro intrappolano grandi quantità di calore che altrimenti lascerebbero l’atmosfera terrestre: amplificano in qualche modo l’effetto serra, aumentando il riscaldamento. L’idea è che evitare di volare attraverso aree più propense a creare scie di condensazione possa ridurre il riscaldamento con un impatto minimo sul consumo di carburante. Questo è un aspetto che è stato approfondito nei test con gli aerei di AA e che avrebbe dato risultati confortanti: non solo i voli che hanno cercato di evitare la creazione di scie di condensazione hanno bruciato appena il 2% di carburante in più, ma studi recenti hanno dimostrato che basterebbe regolare una piccola percentuale di voli per evitare la maggior parte del riscaldamento dovuto alle scie. In sintesi, l’impatto totale sul carburante potrebbe essere pari allo 0,3% dei voli di una compagnia aerea, pari a 5-25 dollari per tonnellata di CO2 non immessa nell’atmosfera.

Non sono stati forniti dettagli su come l’intelligenza artificiale riuscirà a rendere tutto questo possibile, ma è probabile che lo farà come già lo fa per le previsioni meteorologiche o per stimare (anche in Italia) le precipitazioni e i conseguenti allagamenti: immagazzinando quantità enormi di dati, serie storiche sulla formazione di scie di condensazione a una determinata ora di un determinato giorno di un determinato mese, ora per ora, giorno per giorno e mese per mese, combinando tutto con le varie altitudini cui gli aerei possono volare. Appunto sino a calcolare le rotte migliori per evitarne la formazione. O per nasconderle, come direbbero i complottisti.

@capoema

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

TECNICHE DI RIMOZIONE DEL DIOSSIDO DI CARBONIO IN ATMOSFERA E COMBATTERE LA DEFORESTAZIONE MONDIALE: LE PIANTAGIONI DI PAULOWNIA COME INVESTIMENTI SOSTENIBILI

Vasto (CH), lì 8 Giugno 2023 ore 13.38

Cari amici ed amiche appassionati o semplici simpatizzanti della sostenibilità ambientale, buongiorno a tutti e a tutte voi. Oggi, nell’ambito delle tecniche geoingegneristiche di rimozione del diossido di carbonio (Carbon Dioxide Remotion-CDR), andiamo alla scoperta della tecnica dell’afforestazione o imboschimento vegetativo attraverso una nuova pianta arborea ibrida chiamata Paulownia, una pianta di origine asiatica della famiglia delle Scrophulariaceae. Ha delle dimensioni imponenti, può raggiungere i 20 metri di altezza, ha una grande chioma uniforme e, nella fase di fioritura, produce dei fiori color glicine.

Tutto sulla paulonia, l’albero che combatte lo smog

Da questo albero asiatico si ricava un legno di pregevole qualità, la pianta è decorativa e ricca di fiori

Innesti di Paulownia tomentosa in un vivaio di Roma
Alberello di Paulownia tomentosa
Particolare delle foglie di Paulownia tomentosa
Infiorescenza arborea della Paulownia con fiori color glicine
Una bellissima fila di alberi di Paulownia tomentosa con fiori viola caduti nella strada
Particolare dei fiori di Paulownia tomentosa

La Paulownia è una pianta facile da coltivare, ha bisogno solo di sole e di un terreno drenato, non richiede grandi cure. Cresce rapidamente e riesce a formare grandi piantagioni in breve tempo. È conosciuta anche come pianta anti-smog. Ogni ettaro coltivato riesce ad assorbire circa 30 tonnellate di CO2 all’anno. Inoltre, suoi fiori sono molto apprezzati dalle api, che possono arrivare a produrre fino a 5 q di miele all’ettaro. Quindi bella, facile da coltivare, dalle ottime qualità ecologiche. Potrebbe essere una soluzione per migliorare le aree verdi urbane. Conosciamola meglio!

Descrizione dell’albero di Paulownia

Questo albero è originario dell’Asia, in particolare Cina e Giappone. Si trova anche in Laos, Vietnam e Corea del Sud.

In un habitat favorevole, può raggiungere fino ai 20 m di altezza e presentare una bella chioma folta. La crescita è veloce, bastano un paio di anni, tanto da poter essere un rischio per altre coltivazioni vicine.

Nel dettaglio la pianta si presenta con:

  • la corteccia è grigia e liscia
  • la chioma è ampia, ricca di rami e tondeggiante
  • le foglie, grandi, a forme di cuore, di colore verde intenso, leggermente pelose.
  • i fiori, di circa 4-6 cm, non passano inosservati, sono color lavanda, lunghi, a forma tubolare, e pendono dai rami in primavera come grappoli, dall’intenso profumo di vaniglia. Sono commestibili e vengono utilizzati per decorare secondi piatti e insalate.
  • il frutto non è commestibile, appare come un baccello legnoso e contiene al suo interno migliaia di semi
  • il legno è di ottima qualità. Leggero e resistente, può essere utilizzato nell’industria del mobile e dei serramenti oltre che per realizzare natanti e oggetti in generale.

Tutte le specie 

Esistono più di 12 specie di paulonia, ognuna con le sue caratteristiche.

  • La specie Tomentosa è la specie più resistente e durevole, resistente al freddo. Viene coltivata come pianta da decorazione.
  • La specie Elongata è la specie che cresce più rapidamente. Si adatta bene alle zone più calde dell’Europa, ad esempio adatta al clima in Italia e Spagna. Si coltiva soprattutto per ricavarne il legno e per la biomassa
  • La specie Fortunei viene invece coltivata nelle regioni molto calde, come la Cina meridionale, Europa meridionale e l’Africa. Ottimo fornitore di legno di alta qualità, ma ancora non è molto diffusa la sua coltivazione.
  • La specie Hybrid Shan Tong è un ibrido tra la Tormentosa, da cui ha ereditato la resistenza al freddo, e la Fortunei, di cui ha ripreso l’alta qualità del legno. Cresce molto velocemente e dritta. La creazione di questo ibrido ha reso possibile la sua coltivazione anche in paesi freddi come la Germania ed è perfetta come scelta per iniziare una piantagione destinata a legname.
  • La specie Hybrid Paulownia 9501 è un altro ibrido tra Tomentosa e Fortunei. Le sue caratteristiche sono molto simili a Shan Tong.
  • La specie Catalpifolia è invece l’unica specie a crescita lenta, caratteristica che rende il suo legno più pregiato. Viene coltivata quasi esclusivamente per realizzare compensato e rispetto al legno di Paulonia a crescita rapida, il prezzo è quasi tre3 volte superiore. Resiste bene anche in luoghi più freddi.

Paulownia: coltivazione

La Paulownia predilige una posizione soleggiata, va piantata a distanza sufficiente da altri alberi, perché cresce molto in fretta ed è invasiva, con ampie radici e ampie foglie.

Si adatta a qualsiasi tipo di terreno e non necessita di grandi cure, ma vediamo nel dettaglio come coltivarla.

  • Habitat. Preferisce un luogo esposto a pieno sole, ma cresce bene anche in penombra soprattutto in zone con estati calde. Non ama molto il vento, e le grandi foglie potrebbero rompersi. Questa pianta cresce in fretta, necessita dunque di spazio per le sue radici, e anche per il suo sviluppo. Le sue grandi foglie cadono in autunno. Meglio posizionare l’albero dove ci sia spazio a sufficienza per non dare fastidio ad altre piante o un edificio.
  • Temperatura. Si adatta al clima sia caldo che freddo, si può coltivare anche a 2000 metri di altitudine, ma l’ideale è una temperatura nei primi anni tra i 15 e i 33°. La specie più resistente è la P. tomentosa.
  • Terreno. Sono consigliati terreni leggeri, ben drenati e sabbiosi mentre sono da evitare terreni argillosi, rocciosi e con ristagni idrici. Non tollera la salinità, quindi non è adatta alle zone di mare. Cresce meglio in zone con pochi venti.
  • Irrigazione. È necessaria soprattutto nei primi anni di vita. Poca irrigazione può causarne la morte, ed il terreno deve essere però ben drenato. Si consiglia di utilizzare il metodo di irrigazione a goccia.
  • Potatura. Andrebbe potata subito dopo la caduta dei fiori. Se ne consiglia la potatura a fine estate o all’inizio dell’autunno. In caso di rami malati o danneggiati o che crescono in direzioni indesiderate, si consiglia di rimuoverli con delicatezza, senza lasciare ferite troppo ampie.
  • Riproduzione. Soprattutto per seme, ma anche per talea o per margotta se si intende farne un bonsai. Per talea è importante usare rami di piante che abbiano già un anno di vita.

Paulonia: cosa teme

Si tratta di una pianta è molto resistente e difficilmente è attaccata da parassiti o da malattie. Però teme alcuni funghi, presenti anche in Italia

  • Phyllosticta paulowniae
  • Phyllactinia guttana
  • Uncinula clintonii

Se viene infestata dai funghi o si ammala, si può notare subito, basta osservare le foglie che si riempiono di piccole macchie scure

Teme anche la Metcalfa pruinosa: in questo caso le foglie si riempiono di polverina bianca.

In tutti i casi il rimedio è tagliare le foglie e provvedere con antiparassitari naturali.

Quanto costa un albero di Paulonia

Piantarla nel proprio giardino non è difficile: il suo prezzo varia dai 18 euro ai 135 euro per un esemplare adulto. In soli 4 anni l’albero diventa grande.

Quanto vive la Paulonia

Arriva a toccare i 20 m, per cui non è un albero adatto a piccoli giardini, perché ha bisogno di spazio sia per le radici sia per la chioma, che può arrivare a 8 m di diametro.

Inoltre deve trovarsi a 10 m di distanza da altri alberi e da edifici o muri perché l’apparato radicale si estende in larghezza più che in profondità. La pianta vive fino a 200 anni.

Tutti gli utilizzi della paulownia

Arriva in Europa nel 1834 e il suo nome è dedicato alla figlia dello zar Paolo I, Anna Paulovna. Infatti è anche conosciuto come albero della Principessa.

Gli utilizzi sono vari, per lo più il suo legno è impigato per mobili e chitarre. Ed è più una pianta decorativa per ampi giardini e per ombreggiare i viali.

Legno di Paulownia

Oggi è coltivata in particolare perché cresce molto rapidamente e offre:

  • il fusto giovane, dritto e privo di nodi, è utilizzato nell’industria del legno
  • il tronco è una ricca fonte di biomasse, carbone e pellet.

Il legno, oltre ad essere ottimo per realizzare mobili, perché è leggero e resistente più della quercia e più del faggio. Si distingue per la capacità di resistere al fuoco, ma anche all’umidità. Per questo viene usata per finestre e porte.

  • Il suo leggero legno è utilizzato per la realizzazione delle famose chitarre Fender ed è ideale anche per realizzare tavole da snowboard, sci e surf.
  • Usata nell’ebanisteria giapponese: nei cofanetti venivano custoditi gli oggetti più preziosi, come i kimono di seta e gli strumenti musicali.
  • Con il suo legno di producono anche importanti pipe
  • Dalle radici si ricava la radica delle barche.

Infine, il legno vecchio può essere utilizzato come legna da ardere o trasformato in trucioli per il riscaldamento a pellet. Una piantagione è pronta ad essere tagliata dopo 4 anni.

La Paulownia in giardino

Si tratta di un bellissimo albero da giardino, coltivato semplicemente come albero decorativo. Resistente e senza tante pretese offre sempre una bellissima fioritura.

Inoltre le sue fronde compatte mantengono l’ombra, così il suolo resta libero da piante infestanti. E la sua chioma accoglie tantissime specie diverse di insetti, favorendo la biodiversità.

Inoltre, per chi ha come hobby di allevare api, non va dimenticato che è prediletta dalle api. Il miele che se ne ricava è leggero, trasparente, aromatico. E se ne produce in grandi quantità.

Proprietà medicamentose della Paulonia

In passato era utilizzata anche come pianta medicinale. Le sue foglie sono ricche di flavonoidi. Hanno proprietà antiossidanti e riducono gli effetti dei radicai liberi, ritardando l’invecchiamento e i danni cellulari.

L’attività antiossidante è un toccasana per combattere i disturbi dell’aterosclerosi e del sistema nervoso centrale.

Svolge azione antinfiammatorie utile nei casi di emicrania e gastrite.

L’estratto del frutto è risultato efficace per ridurre bronchiti, tosse e secrezioni di catarro.

Pianta anti-smog

La specie di Paulonia tomentosa è considerata la pianta anti-smog per eccellenza, perché le sue grandi foglie sono delle potentissime mangia-CO2: ogni ettaro assorbe 1.200 tonnellate di biossido di carbonio (pari alla quantità emessa da un’automobile che percorre 100.000 km), ma non è l’unico motivo. Vi sono altri fattori che determinano l’alto valore sostenibile di queste coltivazioni:

  • il suo apparato radicale così imponente fortifica i terreni e può ridurre gli smottamenti franosi e consolidare i terreni a rischio di frane;
  • il nettare dei suoi fiori è molto apprezzato dalle api che producono così un ottimo miele
  • le foglie vengono utilizzate come foraggio naturale per gli animali, utile per lo sviluppo dell’industria zootecnica;
  • il suo legno produce biomassa

Sono venuto personalmente a conoscenza di questa pianta grazie ad una piacevolissima chiacchierata che ho avuto al telefono con il mio amico ex-pilota della Simtek Ford in F1 stagione 1995, Domenico Schiattarella, il quale vive stanzialmente con la sua famiglia ad Erlenbach, 7 km da Zurigo, luogo dove vi è il Quartier Generale della Green Logic Schweiz https://green-logic.ch/it/, start up svizzera che si interessa direttamente della cura e della coltivazione delle piante arboree di Paulownia e gestita dal suo CEO Mario Saponaro, il quale ha fermamente creduto nel valore tassonomico ed ecologico di questa pianta, attraverso importanti investimenti nella sostenibilità ambientale. Saponaro, come Schiattarella da Responsabile del progetto, entrambi credono fermamente in questo progetto di risanamento ambientale su scala locale e globale del nostro Pianeta a tal punto da averci investito personalmente del denaro in questo progetto ed anch’io sono fermamente interessato a svilupparlo direttamente in territorio italiano.

Il CEO della Green Logic Schweiz, Mario Saponaro
Domenico Schiattarella, ex-pilota di F1 ed attuale Responsabile del Progetto Paulownia in Green Logic Schweiz

La Mission di Green Logic è quella di offrire investimenti sostenibili attraverso la produzione di piantagioni certificate di alberi di Paulownia: l’albero dotato della crescita più rapida al mondo.

Questo permette di assorbire grandi quantità di CO2 contribuendo a ridurre il cambio climatico e di salvaguardare il disboscamento mondiale delle foreste naturali.

Il nostro obiettivo è quello di produrre legname di altissima qualità, che possa essere utilizzato dalle grandi industrie manifatturiere in modo sostenibile soprattutto considerando il crescente aumento del mercato del legno.

Siamo orgogliosi di promuovere una filiera sostenibile e di garantire ai nostri investitori l’opportunità di partecipare attivamente alla creazione di un futuro più verde e più sostenibile.

Inoltre, lo sviluppo economico nelle regioni in cui Green Logic opera, è influenzato in modo particolarmente positivo dalle piantagioni di Paulownia. La sostenibilità ecologica crea posti di lavoro a lungo termine con un elevato beneficio.

Le piantagioni di Paulownia forniscono aree di crescita ideali per la produzione di legname di alta qualità, un’opzione redditizia e sostenibile a lungo termine per i terreni agricoli.

Inoltre, collaborare con Green Logic contribuisce alla lotta contro il riscaldamento globale, creando una perfetta sinergia tra ecologia ed economia.

Green Logic è il partner e il consulente ideale per la diversificazione delle aree coltivate. Noi riteniamo che il mantenimento dell’equilibrio naturale sia un prerequisito fondamentale per l’utilizzo a lungo termine dei tuoi terreni.

Lavoriamo insieme per garantire la sostenibilità del tuo business agricolo, proteggendo e preservando la bellezza e la fertilità della natura circostante.

Green Logic Schweiz: “Paulownia, il nostro albero”

Descrizione

La Paulownia popola la terra da centinaia di migliaia di anni ed è originaria del Nord America, dell’Europa e dell’Asia. In natura esistono diverse specie di Paulownia con circa 20 sottospecie riconosciute.

Questo albero “magico” è stato coltivato nella prima metà del XIX secolo a scopo ornamentale in parchi e giardini, mentre da millenni è coltivata in vari paesi del mondo.

Solo negli ultimi decenni anche in Europa si è scoperto l’elevato potenziale in termini ambientali e di produzione del legno. 

La Paulownia è un albero maestoso e ha fiori molto decorativi con foglie a forma di cuore che possono raggiungere anche un metro di lunghezza. In genere, la Paulownia produce grandi fiori bianco-viola alla fine della primavera, fiori molto profumati, mentre i frutti autunnali hanno capsule ovali ricoperte da una peluria dorata.

Particolare della foglia a forma di cuore della Paulownia tomentosa che può arrivare ad un metro di lunghezza

Non invasivo

Grazie al team di Green Logic che insieme alla collaborazione dei migliori enti di biotecnologia, coadiuvati dai principali dipartimenti agronomici universitari europei, sono stati sviluppati alcuni ibridi dalle caratteristiche eccezionali non invasivi, rendendo controllabile lo sviluppo e quindi sicuro per la biodiversità. 

Infatti i nostri alberi sono ibridi ottenuti per micropropagazione, che hanno i semi sterili, per questo possono essere considerati non invasivi.

Le piantine dei nostri alberi sono quindi coltivate da laboratori specializzati in perfette condizioni ambientali 

– sterilità, umidità e temperatura

– in un terreno arricchito da minerali e vitamine.

Il “processo in vitro” (la micropropagazione) in laboratorio è il prerequisito per l’alta qualità degli alberi di Green Logic senza alterarne il loro patrimonio genetico.

“Green Logic garantisce piante sicure, sane e non infestanti e siamo orgogliosi di poterlo affermare”

– CEO e fondatore –

Mario Saponaro

L’ALBERO CHE ASSORBE PIÚ CO2 E’ LA PAULOWNIA

L’albero di Paulownia assorbe  fino a dieci volte più CO2 di altri alberi. Cresce molto velocemente e raggiunge un’altezza di 3-5 metri nel primo anno di vita. La sua capacità di assorbire CO2 le permette di immagazzinare circa una tonnellata di CO2 tossica in piena maturità. La sua crescita estremamente rapida contrasta la deforestazione delle foreste terrestri del nostro pianeta.

Gli alberi di Paulownia possiedono un’eccezionale qualità del legno e una perfetta combinazione di peso ridotto e alta flessibilità. Per questo motivo questo legno viene utilizzato per la produzione di mobili, strumenti musicali, attrezzature sportive di alta qualità nonché nella costruzione di aerei e navi. Di conseguenza, è una materia prima molto ricercata.

NEUTRALITÀ DELLA CO2 (STRATEGIA CARBON NEUTRAL)

Green Logic accompagna le aziende in tutti gli step necessari per il raggiungimento della Carbon Neutrality.

IL GAS SERRA é un grande problema per la nostra Terra

Ogni industria ed ogni istituzione è chiamata a compiere azioni sostenibili di compensazione volte a mitigare il cambiamento climatico che potrebbe avere effetti devastanti sulla qualità della nostra vita.
Questo è il motivo per cui è importante trovare soluzioni comuni per i gas a effetto serra e di inquinanti atmosferici.

Green Logic offre crediti di carbonio certificati attraverso la riforestazione di piantagioni in aree preposte, capaci di compensare l’impatto negativo delle industrie, accompagnandole in un percorso volto a raggiungere NETZERO.

INVESTIMENTI SOSTENIBILI

La Climate FinanceFinanza Sostenibile deve essere considerata strumento imprescindibile per accelerare l’azione sul clima e gestire in modo efficace i rischi ed opportunità associati ai cambiamenti climatici ed è chiamata ad assumere un ruolo di primo piano nel sostenere questo processo.

La finanza sostenibile, declinata in termini di “SRI” – Sustainable and Responsible Investment – comprende investimenti che, in una prospettiva di lungo periodo, integrano criteri ambientali, sociali e di governance o ESG – Environmental, Social and Governance.

Le imprese sostenibili emergeranno rafforzate dalla crisi

Alle soglie dell’era degli investimenti sostenibili, le società si stanno precipitando a integrare i fattori ambientali, sociali e di governance nelle proprie strategie di business per mostrare il proprio impegno nella creazione di valore a lungo termine.

I fondi che investono in società con una politica ESG forte, stanno sovra-performando gli indici di riferimento negli ultimi anni. Se anche tu e la tua impresa volete investire nella Green Economy, allora è il momento giusto per farlo insieme a Green Logic.

LE PIANTAGIONI DI PAULOWNIA SECONDO GREEN LOGIC

Un valore essenziale per le piantagioni di Paulownia secondo Green Logic:

I risultati di indagini e studi degli ultimi decenni documentano e confermano l’alto valore economico ed ecologico, delle piantagioni di Paulownia. La prova migliore di ciò è il fatto che in breve tempo ha prodotto grandi quantità di legno della migliore qualità e l’eccezionale quantità di CO2 immagazzinat in ogni singolo albero di Paulownia.

Il legno delle nostre piantagioni Green Logicviene utilizzato nella costruzione di case per isolamento naturale, infissi, ristrutturazioni di loft e molto altro ancora. Soprattutto per le costruzioni leggere aeronautiche e navali, nonchè nella trasformazione di roulotte e camper di altissima qualità.

Il legno di Paulownia è anche molto ambito per la qualità del suo legno, nella costruzione di chitarre e violini, fatti a mano.

La piantumazione delle piantagioni Green Logic, così come la costante ricoltivazione di ulteriori aree coltivate in Europa, aiutano a proteggere le foreste in tutto il mondo. E’ inoltre una misura essenziale contro la crescente distruzione e l’eccessivo sfruttamento delle foreste naturali del nostro pianeta. Senza le nostre misure di protezione, senza il sostegno di tutti noi, la terra perderà i suoi polmoni verdi e quindi uno dei suoi più importanti serbatoi di CO2.

Abbiamo la responsabilità di cambiare questa situazione senza perdere ulteriore tempo e la triste verità è che ogni 310 giorni, quindi significativamente un tempo più breve rispetto a quello di un singolo anno, un’area forestale irrecuperabile grande quanto la Germania viene abbattuta, bruciata e distrutta.

CONTROLLO E CERTIFICAZIONE

Le piantagioni di Green Logic vengono monitorate e gestite secondo standard elevati. Il legno prodotto è testatocertificato. Green Logic monitora la qualità dei sensori dendrometrici sviluppati per verificare la condizione e la crescita di ogni singolo albero.

Attraverso una tecnologia di misurazione all’avanguardia, Green Logic è in grado di determinare l’esatta quantità di CO2 che ogni singolo albero riesce ad assorbire.  

Il nostro sistema di rilevamento consente di verificare l’esatta posizione di ogni singolo albero di una piantagione e documentarla.

LA TUA PIANTAGIONE

Green Logic ti offre la possibilità di implementare un modello di business perfetto ed ecosostenibile.

Team di esperti provenienti da tutti i dipartimenti di Green Logic crea concetti esatti per il tuo successo economico:

  • Opinione dell’esperto delle vostre aree coltivate in loco e analisi del terreno eventualmente necessarie
  • Studio di fattibilità completato e calcolo del possibile impianto
  • Formazione del vostro personale e dei loro collaboratori per una gestione ottimale delle piantagioni
  • Consegna e fornitura dei nostri giovani alberi di un anno (altezza minima di 3 metri) in base al numero di esemplari previsti dallo studio di fattibilità.
  • Gestione o consulenza durante la fase di impianto
  • Controllo annuale delle piantagioni di Paulownia
  • Organizzazione e logistica del raccolto
  • Assistenza clienti

Green Logic offre inoltre:

  • Una garanzia per la sostituzione gratuita di tutti gli impianti forniti, che, dopo i primi due anni non corrispondono alla crescita media
  • Certificato di proprietà e certificazione del materiale di piantagione
  • Geolocalizzazione degli alberi
  • Monitoraggio delle piantagioni con le più recenti tecnologie e attrezzature

Green Logic è sinonimo di prodotti di qualità, naturali e di piantine di Paulownia non invasive in Europa. Vi offriamo una coltivazione sostenibile di alberi con controllo della crescita, che ha prodotto ottimi risultati. La qualità del legno dei tuoi alberi di Paulownia, è decisiva per il tuo ritorno economico.

Green Logic ti offre la soluzione ottimale per le tue aree di coltivazione

Ulteriori vantaggi dell’offerta Green Logic:

  • Utilizzo di Finanziamenti regionali / europei
  • Ottimizzazione a lungo termine e salvaguardia dei costi di investimento
  • Reddito aggiuntivo attraverso la coltivazione complementare

CERTIFICAZIONI

Green Logic applica rigorosi criteri di controllo per garantire la sicurezza delle sue piantagioni e dei suoi clienti.

Green Logic è soggetta a certificazioni internazionali per garantire ai nostri investitori un business sicuro e fortemente controllato attraverso elevati standard, come ad esempio ESG, Carbon Connect.

Green Logic sostiene gli obiettivi dei Global Goals sia per creare un mondo migliore entro il 2030 che per affrontare in modo sostenibile e a lungo termine il cambiamento climatico.

Carbon Connect offre soluzioni per ridurre l’impronta di carbonio e creare un mondo a impatto climatico positivo. Con questa collaborazione stiamo scrivendo storie di successo nella protezione del clima per l’economia, la società e soprattutto per il nostro ambiente.

L’ESG è un acronimo che rappresenta i criteri ambientali, sociali e di governance, utilizzati per valutare la sostenibilità degli investimenti.

Oltre ai risultati economici, questi criteri vengono considerati nel processo di valutazione degli investimenti per stimare il profilo di rischio/rendimento dei portafogli.

Coltivare Canapa e Paulownia? La proposta arriva da Valmontone (Roma)

25 Maggio 2018 Damiani Fiorini

La proposta ha il fine di depurare l’aria e i terreni

https://www.lanuovatribuna.org/valmontone/coltivare-canapa-paulownia/

A Palazzo Doria di Valmontone vicino Roma, si è svolto un incontro programmatico per discutere di alcuni investimenti alternativi per l’agricoltura e l’ambiente.  L’idea partita dal CAF e Patronato FIN Valmontone e subito supportata da Alessandro Iannone, perito agrario che si occupa da anni di questo tipo di progetti, è riqualificare a livello ambientale e produttivamente parlando la zona della Valle del Sacco, nota per l’eccessivo inquinamento dell’omonimo fiume.

La soluzione trovata potrebbe sorprendervi, poiché la proposta che arriva dal CAF di Valmontone, viene estesa ai comuni limitrofi e mira a riqualificare la zona, utilizzando coltivazioni di Canapa, dalle note proprietà fitoterapiche per la depurazione di terreni contaminati. Da affiancare a queste filiere il progetto prevede anche una soluzione per la depurazione dell’aria attraverso delle piantagioni di Paulownia, una pianta di origini orientali che veniva coltivata nelle zone della valle del sacco, già prima della guerra, e che adesso non solo aiuterebbe a depurare l’aria ma fornirebbe una grande quantità di legname pregiato in tempi brevi.

Fonte: La Nuova Tribuna

COVID-19 e Paulonia: dalla natura una possibile cura

Pubblicato 15/12/2022 – Modificato 15/12/2022

L’estratto di Paulownia Tomentosa, conosciuto anche come albero antismog, ha in vitro una significativa attività antivirale contro la malattia COVID-19. Lo afferma uno studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) appena pubblicato dalla rivista Biomedicine and Pharmacotherapy.

La ricerca nasce dall’idea di testare composti derivati dallo scarto forestale caratterizzati da attività biologiche, in particolare di studiare le proprietà biologiche di un estratto di legno di Paulownia tomentosa termo-trattato nei confronti di SARS-CoV-2, il virus responsabile della malattia COVID-19. Lo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista ha visto la collaborazione di diversi gruppi di ricerca italiani afferenti a: l’Università della Basilicata coordinato dal professor Maurizio D’Auria che si è occupato della preparazione dell’estratto, presso il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie; l’Università degli Studi di Urbino, Carlo Bo, coordinato dal Prof. Matteo Micucci; di UniCamillus – Saint Camillus International University of Health Sciences, che si è occupato di testare gli effetti dell’estratto sulla muscolatura respiratoria; l’Istituto per la Ricerca e l’Innovazione Biomedica di Palermo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), coordinato dai ricercatori Domenico Nuzzo e Pasquale Picone, che hanno studiato lo stress ossidativo su cellule epiteliali; al Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità coordinato dal Dr. Fabio Magurano, che si è occupato della valutazione delle attività antivirale e virucida nei confronti del virus SARS-CoV-2 in vitro.

I risultati hanno confermato per l’estratto di Paulownia una significativa attività antivirale associata a un effetto citoprotettivo, senza interferire in nessun modo sull’attività contrattile della muscolatura liscia di trachea e polmoni. La ricerca apre la strada a futuri studi che consentano di confermare in vivo questi significativi risultati.

Fabio Magurano, Matteo Micucci, Domenico Nuzzo, Melissa Baggieri, Pasquale Picone, Silvia Gioacchini, Raoul Fioravanti, Paola Bucci, Maedeh Kojouri, Michele Mari, Michele Retini, Roberta Budriesi, Laura Beatrice Mattioli, Ivan Corazza, Valentina Di Liberto, Luigi Todaro, Roberto Giuseppetti, Emilio D’Ugo, Antonella Marchi, Marisabel Mecca, Maurizio D’Auria.

A potential host and virus targeting tool against COVID-19: Chemical characterization, antiviral, cytoprotective, antioxidant, respiratory smooth muscle relaxant effects of Paulownia tomentosa Steud.

Biomedicine & Pharmacotherapy, Volume 158, 2023, 114083, ISSN 0753-3322,

https://doi.org/10.1016/j.biopha.2022.114083

Fonte: Istituto Superiore di Sanità (ISS)

Paulownia: legno, lotta allo smog e medicina

Interventi pubblici di piantumazione di Paulownia in Italia: a Varese, Padova e Ariccia si impiega la pianta che assorbe lo smog, si autorigenera, arriva a dodici metri in tre anni

In Cina, dove è nata, è simbolo di prosperità e felicità: per questo l’uccello della Fenice – tra tutte le piante – si posa solo sui suoi rami

In Giappone la chiamano Kiri, che significa ‘Vita’. Al suo arrivo in Europa, importata dalle navi della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, a inizio 1800. A lungo nel vecchio Continente, l’albero di  Paulownia è utilizzato nei giardini privati e nelle grandi città – Parigi per prima – a scopo decorativo e ornamentale. Della Paulownia, a due secoli dal suo arrivo in Europa, se ne apprezzano le proprietà fisiche e chimiche: assorbe lo smog, si autorigenera, è l’albero che cresce più velocemente al mondo, ha proprietà antinfiammatorie.

Philipp Van Siebold, medico e botanico tedesco inviato in Giappone al servizio dell’esercito olandese, la importò in Europa. Durante la sua permanenza a Deshima, isola costruita dallo shogun Togukawa Iemitsu al fine di ospitare gli insediamenti commerciali dei Paesi Bassi, scoprì la pianta e, coltivandola nel suo giardino, rimase affascinato dalla sua rapida crescita. Rientrato in Europa si mise alla ricerca di qualcuno che potesse fornirgli i fondi necessari alla pubblicazione di una serie di manuali di botanica frutto della sua avventura orientale. Fu Anna Pavlovna, figlia dello zar Poalo I, poi moglie di Guglielmo II d’Olanda, ad accordarglieli. Per sdebitarsi, le dedicò il nome della pianta, con cui la conosciamo ancora oggi. 

Associata alla figura dell’uccello capace di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte, veniva piantata in Cina nei pressi delle case dalla popolazione, nella speranza di attirare l’uccello e assicurarsi prosperità

Oltre le leggende (i primi documenti sul suo utilizzo risalgono al 200 a.C.), è una delle sue proprietà fisiche ad accomunarla alla Fenice. Spiega il dottor Daniele Berruti – cofondatore e responsabile Ambiente, amministrazione e comunicazione dell’Associazione no profit Paulownia Piemonte: «Quando viene tagliata alla base, rasoterra, l’albero di Paulownia ricresce in maniera spontanea. È autorigenerante. Non ha bisogno di essere ripiantato appena viene tagliato. Con conseguenze sui fenomeni del disboscamento e della deforestazione».

Si utilizza il metodo del ‘taglio tecnico’: si seleziona il pollone più forte che cresce inglobando la parte di tronco rimasta dal precedente taglio, dando l’opportunità di riprendere il processo di arboricoltura senza dover acquistare nuove piante come avviene invece per altre specie produttrici di legno, come il pioppo, dove andrebbero rimosse anche le radici, comportando costi più alti e tempi più lunghi per le lavorazioni. Può arrivare a un’altezza di 30 centimetri in tre settimane, a sei metri entro il primo anno di vita e a dieci o dodici metri in tre anni. 

«Il legno di Paulownia è tra i più leggeri al mondo. Pesa circa 300 chili a metro cubo. È anche tra i più resistenti. La richiesta in Italia è cresciuta, e le industrie interessate a utilizzarla devono rivolgersi alle filiere internazionali, cinese e statunitense. La produzione nazionale, a oggi, non riesce a soddisfare la domanda». Un solo albero piantato può produrre più volte la stessa quantità di legno che altre specie riuscirebbero a offrire solo con la piantumazione di diversi alberi. Il legno di quest’albero ha un colore chiaro, che varia dal giallo-miele al grigio, apprezzato per il suo valore estetico, ma non solo. La particolarità sta nel fatto che si infiamma a 420 °C: brucia con difficoltà. Per questo è più sicuro di quello di altri arbusti e viene utilizzato per la costruzione di saune, bare, mobili, roulotte, strumenti musicali e case in legno.

La superficie di una foglia di Paulownia può arrivare a una grandezza di 75cm

È ricoperta da una peluria – il tomento – che assorbe le particelle di fumi, di inquinanti – come il pm10 – e di anidride carbonica nell’aria. Durante la fotosintesi, producono dalle tre alle quattro volte più ossigeno che qualsiasi altra specie di albero. Un ettaro di Paulownia è in grado di assorbire dalle 28 alle 32 tonnellate di CO2 all’anno. Ogni singola pianta, dai 32 ai 36 kg.

«Spesso le aziende decidono di compensare le emissioni di gas serra attraverso politiche di riforestazione scegliendo la Paulownia», continua Berruti. Sono stati avviati progetti pubblici nel 2020 a Padova e a Varese. Lo scorso settembre, con la collaborazione di Paulownia Piemonte, l’assessore per il Verde Laura Rogora ha avviato la messa a dimora di centodieci alberi. In Emilia Romagna, tra le specie scelte dei quattro milioni di alberi che andranno piantati in tutta la Regione, figura anche la Paulownia. Così anche tra quelli del progetto di forestazione Centomila Alberi che ha da poco preso il via in Piemonte. 

Ad Ariccia è stato deciso di piantare alberi di Paulownia contro lo smog

Non senza polemiche. Promosso dal candidato sindaco Emilio Tomasi, il progetto – parte del più ampio esperimento Ossigeno, patrocinato e finanziato dalla Regione Lazio – è stato criticato dal concorrente alle comunali Emilio Cianfanelli, perché per crescere la pianta avrebbe bisogno di una quantità di acqua più alta di altre specie, con conseguente spreco di risorse idriche.

«La disputa è più politica. Bisogna distinguere tra coltivazione per produzione di reddito e piantumazione in ambito urbano», spiega Berruti. «Se parliamo di reddito dobbiamo creare tutte le condizioni possibili per aumentare la produzione. Con poca acqua, la pianta crescerà più lentamente e non renderà il massimo profitto. In ambito urbano è sufficiente irrigarla una o due volte a settimana per i primi tre anni. L’apporto idrico va valutato sul lungo termine: se in 3 anni una Paulownia arriva a 10-12 metri, al terzo anno avrà bisogno di meno acqua rispetto ad altri alberi. Lo dimostra il fatto che un progetto di piantumazione di Paulownia è stato avviato a Baharia, in Egitto, nel Deserto del Sahara. Oltre a sottolineare come la pianta riesca a crescere in diverse condizioni climatiche, dimostra anche che il consumo idrico richiesto non è poi così alto».

Al di là della lotta all’inquinamento, per le grandi città ospitare la Paulownia è utile, secondo Berruti, «Anche per un fattore climatico. Gli alberi sono grandi, le foglie larghe: riesce a ombreggiare l’asfalto e abbassare la temperatura. A Parigi è presente in gran numero da secoli. A Torino ne stiamo piantando molte. Potrebbe essere un’opportunità per molti altri centri urbani».

1/4 PAULOWNIA TOMENTOSA À PLACE D’ITALIE

In medicina in Cina, Giappone, Laos e Vietnam, da secoli è utilizzata a scopo terapeutico per combattere l’invecchiamento della pelle e prevenire la caduta dei capelli

Anche in Occidente gli studi ne confermano le virtù curative. Marcello Merlino, altro cofondatore di Paulownia Piemonte e facilitatore scientifico, spiega che «La Paulownia è utilizzata per curare le affezioni delle vie respiratorie superiori, perché naturalmente ricca di flavonoidi, composti antinfiammatori che è stato dimostrato agiscono sulla replicazione di alcuni virus nell’organismo umano. Tra questi anche il Sars CoV-1, del quale riesce a inibirne la proteasi, come è sottolineato in uno studio del 2013, oggi più attuale che mai nell’ambito delle ricerche per combattere il Covid-19, con cui il Sars CoV-1 condivide diverse caratteristiche».

I flavonoidi sono presenti in vari tessuti dell’albero di Paulownia: nelle foglie, nella corteccia e nei tessuti vascolari. Dai fiori della pianta si può estrarre una varietà di miele, più diffusa in Asia – dove la presenza della Paulownia è più radicata – e più rara in Europa. Come spiega Merlino, l’assunzione di questo miele potrebbe rivelarsi una sorta di antibiotico naturale, perché i flavonoidi presenti nelle diverse componenti della pianta vi rifluirebbero dentro creando così un prodotto naturale senza bisogno di lavorazione in laboratorio.

Prosegue Berruti: «Gli alberi sono fonte di nutrizione per l’allevamento animale. Dalle foglie, ricche di minerali come calcio, fosforo, zinco e ferro, si produce una farina il cui apporto proteico è molto alto. Proprio per l’alta concentrazione di proteine presenti, si può così dimezzare il quantitativo di alimento necessario a raggiungere l’apporto nutritivo richiesto. Migliora inoltre la flora intestinale dell’animale: si va a immunizzarlo, nutrendolo allo stesso tempo».

Viene considerata invasiva: un albero maturo produce in un solo anno venti milioni di piccoli semi alati che vengono trasportati lontano dal vento, rischiando di infestare terreni e alberi di altre specie. Esistono sei specie della famiglia della Paulownia: l’Elongata, la Fargesii, la Fortunei, la Taiwaniana, la Kauakamii e la Tomentosa. Quest’ultima, dice Berruti, l’unica a essere infestante. «Il problema dell’invasività della Paulownia è oggi un falso mito, ormai superato. La maggior parte delle piante oggi diffuse sono ibridi, cloni sterili ottenuti con la micropropagazione in vitro. Sono sicure e non infestanti».

Giacomo Cadeddu

Proprietà medicinali della Paulownia

L’organizzazione Paulownia Piemonte da anni ormai segue con molta cura i progressi scientifici e più in generale gli studi relativi a questa pianta unica, grazie anche alla rete di professionisti esperti in tutti i campi come medici, professori, dipartimenti universitari e centri di ricerca.

Uno studio del dipartimento di scienze delle piante e la stazione di ricerca agricola statunitense, dimostra come la Paulownia possa costituire anche in ambito medico una grande risorsa.

Sono state analizzate diverse componenti della Paulownia, trovando un’alta presenza di composti polifenolici presenti come metaboliti secondari, i quali hanno un’elevata attività antiossidante.

I radicali liberi sono implicati in diversi disturbi nell’uomo come l’aterosclerosi, il sistema nervoso centrale, emicrania e gastrite.

La Paulownia come anticipato è molto ricca di Flavonoidi, i quali hanno proprietà antiossidanti che possono inibire l’idrolisi e l’ossidazione degli enzimi, prevenire la decomposizione dei perossidi nei radicali liberi, agire nei percorsi anti-infiammatori e minimizzare i danni cellulari.

Struttura di un flavonoide

Gli antiossidanti vegetali sono utilizzati a scopo terapeutico per rafforzare il sistema immunitario, come ad esempio quelli ottenuti dalle specie come basilico (Ocimum spp.), Menta (Mentha spp.), Rosmarino (Rosmarinus officinalis) e lavanda (Lavandula spp.). La ricerca sulle proprietà antiossidanti e sul valore medicinale dei metaboliti secondari nella Paulownia sta guadagnando sempre più importanza e infatti recentemente sono apparse ulteriori pubblicazioni scientifiche.

Nella Paulownia l’elevata quantità di sostanze fenoliche sono distribuite in vari tessuti dell’albero: le foglie contengono acido ursolico e β-Glycoside; i tessuti vascolari contengono d-sesamin (C20H18O6) mentre la Siringina e il Catalpol (glucoside iridoide (n° CAS: 2415-24-9) si presentano negli estratti di corteccia. Mediante l’analisi spettroscopica della la corteccia di Paulowmia spp. sono stati rilevati otto composti fenolici.

L’analisi dei frutti di Paulownia ha indicato la presenza di numerosi composti C-geranil nella frazione di etanolo che esibiva attività antiradicale e citoprotettiva testandolo con successo per guarire topi diabetici indotti da Alloxan.

L’estratto acquoso delle foglie di Paulownia somministrato agli insilati dimostra invece un’elevata attività inibitoria contro i batteri gram-negativi in vitro.

Compresse e iniezioni derivanti dall’estratto delle foglie di Paulownia, frutti o estratti del legno, sono risultati efficaci per bronchiti, in particolare alleviando la tosse e riducendo la secrezione di catarro. Esperimenti farmacologici dimostrano l’utilità di estratti di frutta per alleviare tosse e asma, contribuendo a diminuire la pressione sanguigna.

Foglie fresche e secche di P. elongata e P. fortunei, sono state usate per condurre uno studio comparativo sul potenziale antiossidante del loro estratto. Il reagente colorimetrico Folin-Ciocalteu è stato usato per misurare il contenuto totale di polifenoli (TPP) con acido gallico come a standard. Il contenuto medio di TPP di estratti di foglie fresche era 144,28 mg/g di acido gallico equivalente (GAE) (per P. elongata) e 207,53 mg/g di GAE (P. fortunei) rispettivamente, mentre il contenuto medio di TPP variava da 94,15 mg / g GAE (P. elongata) a 266,74 mg / g GAE (P. fortunei).

Concentrazioni flavonoidi e polifenoli in folgie fresche di Paulownia Elongata e Paulownia Fortunei
Concentrazioni flavonoidi e polifenoli in folgie fresche di Paulownia Elongata e Paulownia Fortunei

Sulla base degli studi accademici degli ultimi anni, sicuramente la Paulownia ha un elevato potenziale in diversi settori per il quale necessita di ulteriori approfondimenti e sviluppi su larga scala, quindi una pianta molto importante non solo nell’arboricoltura da legno, per la quale è maggiormente impiegata avendo una quotazione molto più alta rispetto gli altri legni.

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© Ass.ne Paulownia Piemonte – Comitato scientifico – Resp: Dott. Berruti Daniele

Paulownia: tutti i segreti sulla coltivazione dell’albero che cresce in tempi record e combatte l’inquinamento

Il genere Paulownia comprende piante che vantano la crescita più veloce del mondo e assorbono grandi quantità di CO2: scopri come coltivare questo albero da giardino e le caratteristiche più interessanti del suo legname.

Francesco Castagna • 6 Aprile 2023

L’albero di paulownia, o paulonia, appartiene ad un genere di piante omonimo che fa parte, a seconda delle classificazioni, della famiglia delle Paulowniaceae o delle Scrophulariaceae. Come potrai immaginare, ne esistono diverse specie, dalla paulownia tomentosa alla paulownia elongata, ma tra le sue caratteristiche più interessanti ci sono i suoi fiori color lavanda che sbocciano in primavera, la capacità di assorbire CO2 e ripulire l’aria, una crescita molto veloce e, infine, i diversi usi che si possono fare del suo legno.

Per tutti questi motivi, la paulownia è uno degli alberi da giardino più apprezzati: vediamo come funziona la sua coltivazione, difficile da realizzare in vaso proprio in virtù delle dimensioni che la pianta può raggiungere in poco tempo.

Paulownia

Caratteristiche

Si tratta di un genere di pianta che può arrivare a vivere fino a 100 anni, con una media di 80 anni di vita. Tra le particolarità della paulownia rientrano le foglie, capaci di catturare CO2. Per ogni ettaro di coltivazione, infatti, arriva ad assorbire 1200 tonnellate di biossido di carbonio: nessun altro albero al mondo riesce ad assorbire più anidride carbonica.

Al genere della Paulownia appartengono diverse specie: le più note sono la paulownia tomentosa e la paulownia elongata, soprattutto dal punto di vista commerciale; il loro legname proviene da coltivazioni disseminate nelle zone più centrali della Cina.

La specie Paulownia tomentosa vanta la crescita più veloce al mondo: può guadagnare circa 5 metri di altezza ogni anno.

Per quanto riguarda la crescita, la specie tomentosa è tra le più stupefacenti: l’albero ha un portamento maestoso e può crescere circa 5 metri ogni anno, raggiungendo i 12-15 metri di altezza nel giro di 3 anni e superando i 20 metri in età adulta.

La paulownia elongata, invece, difficilmente supera i 10 metri di altezza, ma la sua caratteristica principale sono le sue grandi foglie. C’è poi la paulownia fortunei, perfetta per essere coltivata nelle zone con il clima più caldo, sebbene in Cina cresca spontaneamente nelle aree montane a 2000 metri di quota.

È invece quasi scomparsa in natura la paulownia kawakamii, chiamata anche albero del drago di zaffiro, che però viene coltivata ampiamente per via della qualità del suo legname; le dimensioni sono minori rispetto a quelle di altre specie, con un’altezza compresa tra 6 e 12 metri.

Significato simbolico della Paulownia

La paulownia è chiamata kiri in Giappone e paotong in Cina, ma il nome che ne rispetta più le caratteristiche è sicuramente albero fenice, perché questa pianta ha l’incredibile capacità di rinascere dalle proprie radici anche una volta che viene abbattuta, dato che è in grado di rigenerarsi ad ogni taglio e ricrescere più forte di prima.

Ha origine nelle regioni centrali della Cina e viene chiamata anche princess tree o albero della principessa, perché venne introdotta in Europa per la prima volta come omaggio alla regina dei Paesi Bassi Anna Pavlovna Romanova, figlia dello zar Paolo I di Russia, a cui deve chiaramente il suo nome.

In Giappone la paulownia è sempre stata considerata sacra, probabilmente per le sue qualità uniche: infatti, è l’albero con la crescita più veloce al mondo, e può arrivare ad avere una circonferenza di oltre 1 metro e superare i 30 metri di altezza, con foglie in grado di raggiungere gli 80 centimetri di diametro.

La tradizione giapponese voleva in passato che per ogni bambina nata venisse piantato un esemplare di paulonia. L’albero accompagnava nella crescita la ragazza, sviluppandosi velocemente, fino alla maturità della ragazza. A quel punto, in occasione del matrimonio, ne poteva essere tagliato il legno per realizzare utensili e mobili che potessero far parte della dote nuziale.

Coltivazione

Coltivare la paulownia è piuttosto semplice sia per la sua capacità di adattamento a vari tipi di clima e terreno, sia per la sua resistenza che la protegge da eventuali attacchi di insetti o parassiti. Tuttavia, questo albero da giardino è poco adatto alla coltivazione in vaso perché, come ti ho spiegato, tende a crescere molto velocemente e necessità quindi di ampi spazi per permettere lo sviluppo del suo apparato radicale.

Esposizione

La paulownia, per crescere bene, ha bisogno di molta luce, ma se posizionata a mezz’ombra non soffre comunque. Si tratta infatti di una pianta molto semplice da coltivare, perché si adatta a ogni tipo di clima.

Terreno e concimazione

Per quanto questa pianta si adatti bene a quasi tutti i tipi di terreno (fatta eccezione per quelli argillosi), meglio scegliere un terriccio leggero e ben drenato, con un pH da 5.0 a 8,9. Per quanto riguarda la concimazione, deve essere scelto un prodotto a base di azoto; tuttavia, va detto che siccome la paulownia cresce molto velocemente, il concime non è strettamente necessario.

Il rinvaso della pianta va fatto nel periodo che va dalla fine dell’autunno all’inizio della primavera, prima della fioritura, accertandosi che il terreno non sia troppo umido.

Innaffiature

Se la pianta è giovane, deve essere innaffiata sporadicamente, almeno nei mesi più freddi. La pianta meno giovane, invece, riesce a sfruttare l’acqua piovana e quindi non necessita di innaffiature aggiuntive.

Potatura

Grandi interventi di potatura non sono necessari. Non eccedere con i tagli è la prima regola, soprattutto dei rami più grandi, perché in seguito a una “cicatrizzazione” non corretta, potrebbero portare alla comparsa di malattie e funghi. Se procedi con l’operazione della potatura, accertati di farlo solo con i rami più bassi e piccoli.

Fioritura

La bellezza di questa pianta è anche nella sua fioritura in primavera; tra maggio e giugno fanno la loro comparsa dei bellissimi fiori di colore lilla o bianco, che giustificano il motivo per cui in passato questa pianta è stata dedicata a una regina.

Legno di Paulownia

La paulownia è interessante non solo per l’aspetto ornamentale, ma anche per il suo valore redditizio. Essendo una pianta che cresce molto rapidamente, con fusti dritti e privi di nodi, strizza sicuramente l’occhio all’industria del legno. Non solo. Può anche considerarsi una buona fonte di biomasse, carbone e pellet.

Da questa pianta sono nati altri oggetti più inconsueti come le famose chitarre della Fender, come per esempio quella posseduta da Mark Knopfler dei Dire Straits, ma anche numerose tavole da snowboard e da surf.

Dalle radici delle paulownia si ricava poi la radica delle barche, mentre il legno ricavato dal suo tronco ha la caratteristica di non trattenere umidità, di asciugarsi molto in fretta, di essere particolarmente isolante e più leggero rispetto ad altre specie.

Pro e contro

La pianta non è soltanto particolare per il suo aspetto ornamentale, ma anche perché ha una serie di benefici che vale la pena menzionare. Sicuramente il più importante è che questa coltivazione aiuta a combattere lo smog.

Pro

Non solo, in realtà è considerata la pianta anti-smog per eccellenza. Le sue foglie infatti svolgono la funzione importantissima di assorbimento della CO2. Pensa che secondo le ultime ricerche, ogni ettaro di questa coltivazione è in grado di assorbire 1.200 tonnellate di biossido di carbonio, ovvero quanto emette un’automobile in un tragitto di 100mila km.

Ma quali sono gli altri benefici?

  • fiori e foglie: questa pianta se non lo sapevi ha dei fiori bianchi commestibili dal sapore molto dolce, simili a quelli della vaniglia. Inoltre, le foglie sono molto utili per le api che sono attratte dal miele che produce
  • È una pianta economicamente conveniente per gli investitori: cresce rapidamente, si adatta facilmente a quasi ogni tipo di suolo e ha una forte resistenza ai parassiti
  • questo tipo di pianta arricchisce il terreno e permette la crescita di altri tipi di coltivazioni

Contro

Ma la Paulownia ha anche dei difetti, perché se è una pianta in grado di crescere rapidamente, allo stesso tempo rimane un arbusto molto fragile e debole. Per questo motivo il vento e il gelo potrebbero rovinarla o metterne a rischio la fioritura. Inoltre la pianta non è adatta per i terreni troppo umidi o argillosi. Anche se cresce molto in fretta e ha delle radici invasive, potrebbe sembrare che questo sia un male, ma in realtà le radici si sviluppano orizzontalmente, evitando quindi l’erosione di suolo.

(Pubblicato da Gaia Cortese il 28-1-2021
Modificato da Francesco Castagna il 06-4-2023)

Paulownia, Canapa, Bambù: il Mercato

Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.Indice – Clicca sulle Parole Verdi per andare al Capitolo.

  1. Il Cambiamento in Corso
  2. Quali Mercati coinvolge?
  3. Su Quale Puntare?
  4. Prodotti Agricoli richiesti?
  5. Come far Fruttare un terreno?

Il Cambiamento in Corso

Nel nuovo millennio Energie Rinnovabili, materie prime Eco-Sostenibili e prodotti alimentari Bio compaiono sul mercato. Accolti con scetticismo da molti addetti ai lavori, che li considerano un prodotto di nicchia per pochi. Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.

Nel decennio appena concluso, il trend cresce esponenzialmente entrando in tutti i settori. Il 2019, complici i cambi climatici sempre più evidenti, è stato l’anno dell’esplosione della Green Economy. Investire nella Paulownia. Quanto rende la Paulownia.

Oggi una grande azienda, per restare al passo deve proporsi come Eco-Friendly. Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.

Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.Qualsiasi reparto marketing, oggi è impegnato a rendere Verde la propria azienda. Guardando la quotazione dei green bond, la cosa in futuro può solo aumentare

Quali Mercati Coinvolge?

Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.Dei Macro-Mercati che coinvolgono l’Agricoltura Italiana, questi sono i tre più quotati:

1 – Alimentare ed Officinale Biologico

Investire nella Paulownia. Quanto rende la Paulownia.Ottimo mercato, se si ha la giusta preparazione e conformazione aziendale. L’assenza di chimica ha varie ripercussioni:

  • Diminuisce il raccolto. Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.
  • Abbassa le qualità estetiche del prodotto.
  • Diminuisce il periodo di conservazione.

Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.Di conseguenza il costo di produzione e vendita si alza.

Quindi è un campo per coltivatori molto esperti e professionali, che avviano colture ideali per i propri terreni. Essenziale avere un canale di distribuzione medio/alto: clientela che può permettersi l’acquisto.

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2 – Produzione di Energia Rinnovabile

Solare ed Eolico, per fare i due nomi più importanti. Dopo due decenni di finanziamenti /conti-energia e tanti investimenti sconsiderati, è facile tirare le somme. Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.

Si guadagna solo avendo: Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.

  • grandi estensioni. 
  • impianti ben progettati ad alta tecnologia.
  • manutenzione regolare.

A conti fatti, è adatto solo a grandi investitori.

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3 – Materie Prime Sostenibili per l’Edilizia generale. Investire nella Paulownia. Quanto rende la Paulownia.

Il mercato secondo noi più interessante, per questi motivi:.

  1. Accessibilità ai piccoli proprietari terrieri o investitori.
  2. Ci si può espandere negli anni, partendo da piccole operazioni
  3. La professionalità richiesta non è molta, e può essere acquisita durante le operazioni sul campo nei primi anni di gestione.
  4. È possibile mantenere una professione principale non agricola, gestendo l’operazione come investimento.

Su Quale Puntare?

Guardando i mercati in crescita in Italia ed Europa, uno risalta particolarmente: Edifici in Legno a risparmio energetico.

Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra. Negli anni 90 si inizia a parlare di risparmio ed efficienza energetica degli edifici, con la nuova costituzione dell’ENEA. Una rivoluzione al contrario che riporta legno e rodotti agricoli fra i protagonisti dell’edilizia italiana.
Nel decennio 2010/2019 il mercato aumenta e si consolida, dal 2016 l’Italia esporta addirittura in Nord-Europa. 

La crescita non accenna diminuzioni. Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia. La Comunità Europea crede in questo mercato, e si prevede divenga la prima opzione edile nell’arco di questo decennio.

Prodotti Agricoli Richiesti?

Elechiamo i tre settori principali che coinvolgono Edilizia e Agricoltura: Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.

 – Isolanti Termici e Acustici. Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.
 – Finiture e Arredi Interni ed Esterni.
 – Materiali Strutturali.

Isolanti Termici e Acustici

Le opzioni sono molte: dal più pregiato Sughero alla Lana passando per le fibre legnose di varie essenze. Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.

Il Sughero è un investimento molto a lungo termine: piantando oggi i primi frutti arriveranno fra oltre 30 anni. Acquistando una sughereta già avviata, gli intervalli fra un raccolto e l’altro sono di circa dieci anni.

Il discorso Lana è più rapido, ma non è fruttifero allevare animali solo per quello. Avviare un allevamento ovino non è consigliabile a chiunque, soprattutto in questo periodo.

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Su le Fibre Legnose, il discorso può essere più semplice. Per gli alberi i tempi sono lunghi, ma due colture a crescita rapida stanno dominando questo settore: Canapa e Legname di Bambù.

Gli Isolanti in Fibra di Canapa già da molti anni sono utilizzati in Edilizia e certificati dall’ENEA. Più economici rispetto al Legno e Lana, con pari prestazioni. Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.

Gli Isolanti in Fibra di Bambù, sono una novità nel mercato Italiano. Ovviamente in arrivo dagli Stati Uniti, dove le costruzioni in legno sono il mercato principale. Guardando le vendita in crescita negli USA, è facile prevedere un futuro analogo qui da noi.

Finiture e Arredi Interni ed Esterni

Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.Mobili, pavimentazioni, coperture non strutturali e via dicendo. Il collegamento con il mondo agricolo è solo uno: il Legno.

Un unico problema: le tempistiche. Per far crescere alberi servono decenni. Tagli una volta, espianti le radici, ripianti e attendi ancora decenni. Costo di produzione troppo alto per la produzione di massa.

Questo ha portato nel secolo scorso un uso sconsiderato di materiali plastici, causando i problemi di oggi. Nel nuovo millennio il Legname Ecosostenibile è la risposta: Paulownia, e anche in questo caso il Bambù. Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.

Quanto rende coltivare Canapa. Mercato della Canapa in Italia. Le varie specie di Paulownia hanno una fibra meno resistente delle specie classiche. Ma la facilità di verniciatura, il basso peso specifico e l’estetica classica sono ottimi vantaggi. Ideali per la produzione di mobili in legno massellocornici e coperture interne, impiallacciature di materiali meno nobili.

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Il Legname di Bambù ha caratteristiche opposte, inserendosi dove la Paulownia non arriva.
L’estetica del Bambù lamellare è per case lineari e modernelocali commerciali , ufficiedifici pubblici.
Senza dimenticare i Pavimenti in Bambù. Il parquet di Bambù è in tutti i rivenditori italiani, ultimamente accompagnato da Pavimentazioni per Esterno in Bamboo massello.

Le Fibre di Bambù, data la grande resistenza, sono utilizzate in vari compositi per l’edilizia, anch’essi già venduti in Italia. Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.
Il più comune è il WPC (Fibre di Bambù e Resine naturali) utilizzato per coperture, pavimentazioni e altri accessori per esterno. In rialzo anche il  PLA (Fibre di Bambù e Acido Polilattico), anch’esso Green ed Ecosostenibile, utilizzato per oggetti presso-fusi o stampa 3D.

Materiali Strutturali

Travi Lamellari, ovvero gli elementi principali di ogni costruzione in Legno a Risparmio Energetico, che sia 100% Bio o creata con materiali misti. Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia.

Ritroviamo anche qui il Legname di Bambù, stavolta in solitaria nella categoria degli Ecosostenibili/Rinnovabili. Le specie concorrenti si tagliano ogni 30/40 anni, tempi ecologici troppo lunghi, costi troppo alti. Mercato della Canapa in Italia. Quanto rende coltivare Canapa.

 Coltivando in Italia bambù giganti adatti a questo scopoè possibile arrivare in un decennio ad avere un raccolto annuale di legname.

Come far Fruttare un Terreno?

Risulta evidente che il Legname di Bambù – lamellare o in Fibra – è presente nei primi 3 mercati edili, e quindi sia la migliore opzione.

Certo, anche se i costi di avviamento e gestione sono relativamente bassiattendere anni per i primi raccolti non è una passeggiata. Ma è comunque meglio che lasciare un terreno incolto.

Ma il vero vantaggio rispetto ad altre specie legnose, è la coltivazione combinata. Negli anni in cui si attende l’espansione del Bambù, si possono avviare nello stesso campo coltivazioni parallele come la Canapa da Fibra o l’Erba Medica. Paulownia Elongata Cotevisa. Prezzo Mercato Paulownia.

Così facendo si ottiene: Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.

  • Un introito dal taglio stagionale.
  • Una diminuzione dei lavori di pulizia dagli infestanti.
  • Un beneficio per la coltivazione del Bambù, grazie alle proprietà azoto-fissatrici delle due specie coltivate parallelamente.

Paulownia Tormentosa. Coltivare Paulownia. Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.

Solo vent’anni fa si parlava di Bambù e Canapa come materiali sperimentali, in convegni sul rispetto dell’ambiente. Mercato della Canapa in Italia. Quanto rende coltivare Canapa. I prodotti disponibili erano pochi, ma chi ci ha creduto ora è già sul mercato. Paulownia Elongata Cotevisa. Prezzo Mercato Paulownia.

Oggi non si parla più di futuro ma di realtà attive in un mercato solido e in crescita. Mercato della Canapa in Italia. Quanto rende coltivare Canapa. Lo spazio in cui inserirsi c’è, soprattutto in Italia, che dovrebbe sfruttare la fortuna di trovarsi a sud del continente Europeo con un clima sempre più adatto a queste coltivazioni. Coltivare Canapa. Piantare Canapa da Fibra.

Il cambio climatico mette in crisi l’agricoltura, ma di fronte a una specie che ne trae vantaggio bisogna sfruttare l’occasione.

Fonte: Qualecoltura

https://qualecoltura.com/paulownia-canapa-bambu-previsioni-mercato-2020-2030/

Gli alberi di Paulownia

Testiamo soluzioni sostenibili

Guarda gli alberi di fronte a te: quanto velocemente pensi che crescano per darci ombra in un clima sempre più mutevole e caldo? La Paulownia (Paulowniaceae) è uno degli alberi a crescita più rapida al mondo con una crescita di circa 1,5 cm al giorno, o 2-3 m in una stagione. Originariamente introdotto dall’Asia in Europa nel XVII secolo, l’albero fornisce una rapida ombreggiatura e consente una crescita secondaria al di sotto delle sue foglie protettive, ad esempio per piante di mirtilli oppure ortaggi. La rapida crescita di quest’albero, con il suo legno estremamente leggero ma robusto e flessibile, lo rendono un materiale ideale per materiali compositi rinnovabili. Tali materiali compositi hanno un’anima in legno racchiusa da strati in fibra, come ad esempio la canapa, e possono essere utilizzati per realizzare sci, tavole da surf, supporti ortopedici, mobili o telai di auto elettriche.

Il nostro partner Monviso Institute coltiva alberi di Paulownia nella sua piantagione sperimentale a 1500 m di altitudine nelle Alpi occidentali, per comprenderne i tassi di crescita, la resistenza al gelo, alla neve, alla grandine e alle tempeste. La Paulownia cresce velocemente e non ha bisogno di fertilizzanti o pesticidi e durante la sua rapida crescita, immagazzina elevate quantità di CO2 nel suo legno. Potrebbe diventare un’interessante “coltura” economica per le regioni di montagna, oltre che in pianura. Usata in combinazione con il lino coltivato localmente o alla canapa industriale, la Paulownia ha un enorme potenziale all’interno dei processi di transizione verso la sostenibilità.

https://www.casavio.com/il-nostro-campeggio/verso-il-camping-casavio-del-futuro/interconnected-walkway/gli-alberi-di-paulownia/

Fonte: Camping Cà Savio

Siccità, la nuova agricoltura. Meno riso più canapa e piante mangia smog

Canapa e paulownia mangia smog

Il diabolico effetto domino è ormai lampante. «Le api sono indebolite – spiega Paolo Minella della Coldiretti – non trovano sostentamento perché faticano a trovare il nettare. E senza l’impollinazione delle api rischia l’intera umanità». Minella, fra i visionari di un’agricoltura sostenibile, ha all’attivo, fra le altre iniziative, anche le arnie «auto smielanti» senza elementi chimici realizzate con l’università di Padova in grado di salvare le api da un altro temibile nemico: la «Varroa destructor», un nome che è tutto un programma. L’agricoltura ora sa che, per sopravvivere, deve cambiare pelle. «A cominciare dalla piantumazione di essenze che assumono poca acqua – spiega Minella – come la canapa o come la meravigliosa “pianta mangiasmog”. Parlo della paulownia che cresce in fretta e “mangia” 28-30 tonnellate di Co2 l’anno. Per non parlare del suo legno eccezionale, perfetto, ad esempio, per fare posate completamente naturali e non solo, anche mobili per l’industria del legname e realizzazione di barche.

Business Paulownia, la denuncia del WWF Abruzzo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

INSEMINAZIONE ARTIFICIALE DELLE NUBI (CLOUD SEEDING) SU FORLI’-CESENA PRIMA DELL’ALLUVIONE IN EMILIA-ROMAGNA

Attività di inseminazione artificiale delle nubi portata avanti da aerei civili e militari NATO appositamente attrezzati allo scopo di provocare piogge artificiali che vengono scaricate in ingenti quantità nei suoli delle malcapitate zone che si ritrovano oggetto della sperimentazione.
http://www.tankerenemy.com/2023/05/inseminazione-delle-nubi-cloud-seeding.html

L’Emilia Romagna funestata dal maltempo. Quattordici morti, diecimila gli evacuati, straripamento di 21 fiumi ed oltre 30 comuni allagati. A Cesena residenti sui tetti. Questo è il bilancio dell’ennesima alluvione che pare programmata. Ci chiediamo come sia potuto accadere. Esiste la tecnica denominata “cloud seeding” o “Inseminazione delle nubi“. Si usano aerei monomotore o bimotore che volano al di sopra dei cumulonembi e bruciano in quota ioduro d’argento e ghiaccio secco. I sali di ioduro fungono da nuclei di condensazione (CCN-Cloud Condensation Nuclei), facendo sì che le gocce d’acqua contenute nelle nubi vi si aggreghino attorno, aumentando di dimensione e di peso, per cui alla fine precipitano. La prassi, sviluppata originariamente in Israele, Stati Uniti d’America ed Italia, come ci informava già negli anni 70 del XX secolo Maria Clotilde Giuliani, ordinaria di Geografia all’Università di Genova, è ormai diffusa in tutto il mondo ed è attuata per favorire o incrementare le piogge.

Oggigiorno le metodologie per propiziare le precipitazioni sono gestite dai governi di alcuni Stati, tra cui Cina, Thailandia, Emirati Arabi Uniti, Federazione Russa etc., mentre le procedure volte a prosciugare l’atmosfera ed a causare siccità sono prerogativa dell’O.N.U. Possiamo allora supporre che questa volta si sia ricorsi a sistemi di inseminazione imbrifera, ossia a metodi atti a causare le piogge? Pare di sì. Infatti le immagini che proponiamo ritraggono un velivolo bimotore Beech B200 ASR153 della Aero Sotravia, targa ‘F-GJFA‘ il quale, decollato il giorno 14 maggio da Ancona e diretto a Bologna, è rimasto a sorvolare per sei ore (dalle 10:10 alle 16:03) l’area compresa tra Forlì-Cesena e Rimini. Il tracciamento di Flight Radar 24 indica l’altitudine tipica per l’inseminazione dei cumulonembi, che si sviluppano molto in altezza. Il dettaglio segnala una quota stabile che si attesta attorno ai 26.950 piedi. Per sicurezza l’area è stata interdetta al volo, tanto è vero che gli aerei di linea si sono tenuti debitamente a distanza. Possiamo concludere che l’alluvione in Emilia Romagna non ha cause naturali, ma è stata scientemente provocata. Ovviamente tutto questo serve per rafforzare la solita tesi del “cambiamento climatico” e per accelerare le draconiane regole per la “transizione verde“, legate all’Agenda 2030. Così, mentre ci indicano la Luna, noi guardiamo il dito.

Ringraziamo l’attivista Maresciallo Roberto Nuzzo per la preziosa segnalazione.

NOTA: alcuni lettori ci hanno segnalato che lo stesso velivolo è stato impiegato per ripetere i segnali televisivi in occasione del “Giro d’Italia” e la prima cosa che salta agli occhi è il percorso seguito dal velivolo, coerente con il tragitto dei ciclisti e completamente differente da quello che ha caratterizzato il sorvolo sul cesenatico. Come copertura sembra essere davvero ottima. Inoltre il Giro d’Italia – come si evince dalla mappa – non comprende la tratta “Cesena-Rimini”.

Il Beech B200 Super King Air che ha sorvolato le zone di Forlì-Cesena domenica 14 Maggio decollato dall’aeroporto AOI di Ancona, rimasto in volo per 5 ore e 32 minuti per le sue attività di Cloud seeding e poi atterrato all’aeroporto BLQ di Bologna
https://www.flightradar24.com

Fonte: Tankerenemy