di Luca Fraioli
L’utilizzo della Geoingegneria climatica divide i Paesi. Mettere una sorta di ombrello che ci ripari dalle radiazioni solari abbassando la temperatura globale ha molti detrattori. Pasini: “Si mette a rischio il ciclo globale dell’acqua con conseguenze gravissime”.
13 MARZO 2024 ALLE 07:30
Mettere in orbita una sorta di ombrello che ripari la Terra dalle radiazioni solari, e quindi la raffreddi, presenta al momento più rischi che vantaggi. “È noto che potrebbe avere un impatto sulla biodiversità, sugli oceani e sullo strato di ozono atmosferico“, ha dichiarato al Financial Times Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNE, il programma ambientale delle Nazioni Unite. Il tema, assai controverso, della geoingegneria climatica (opere che potrebbero ridurre il riscaldamento a livello globale) è tornato d’attualità nelle settimane scorse. La prima mossa l’aveva fatta il governo svizzero, sostenuto dal Principato di Monaco, dal Senegal, dalla Guinea e dalla Georgia: in vista di una specifica conferenza Onu sul tema a Nairobi, Berna aveva chiesto creare il primo gruppo internazionale di esperti per “esaminare i rischi e le opportunità della gestione della radiazione solare (Srm)”, una serie di tecnologie in gran parte mai sperimentate prima, volte a oscurare il Sole. Il comitato sarebbe stato composto da esperti nominati dagli Stati membri del programma ambientale dell’Unep e da rappresentanti di organismi scientifici internazionali.
Le tecnologie in discussione mirano a ridurre la quantità di luce solare che raggiunge la superficie del Pianeta. Un risultato che potrebbe essere ottenuto, per esempio, pompando aerosol nell’alta atmosfera, oppure rendendo più bianche, e dunque più riflettenti, le nuvole. Chi sostiene queste opzioni, le ritiene un modo relativamente economico e veloce per contrastare il caldo estremo. Sul fronte opposto, chi dice che ridurrebbero solo temporaneamente l’impatto dell’aumento delle emissioni, senza affrontarne le cause profonde. Tanto che nel 2022 una lettera aperta firmata da più di 400 scienziati chiedeva un “accordo internazionale di non utilizzo” della geoingegneria solare. Vi si affermava inoltre che gli organismi delle Nazioni Unite, compreso l’UNEP, “sono incapaci di garantire un controllo multilaterale equo ed efficace delle tecnologie di geoingegneria solare su scala planetaria”.
E in effetti nella conferenza di Nairobi, svoltasi a fine febbraio, non si è trovato l’accordo su come le Nazioni Unite dovrebbero regolare le controverse tecniche di gestione della radiazione solare. La proposta svizzera non è passata per l’opposizione di un gruppo di Paesi africani che temono che possa legittimare metodi di cui non si conoscono le conseguenze nel medio-lungo periodo. Nazioni come il Kenya sostengono che qualsiasi accordo dovrebbe includere un un patto per non utilizzare le tecnologie in esame. Ma senza l’intesa resta in vigore lo status quo. La gestione della radiazione solare è attualmente legale nella maggior parte dei Paesi. Ma esiste di fatto una moratoria globale sulla geoingegneria – che include l’Srm – dal 2010, quando è stata concordata dai governi nell’ambito della Convenzione sulla diversità biologica, con eccezioni per studi di ricerca scientifica su piccola scala. Per esempio la start-up Make Sunsets ha inviato palloncini di zolfo in cielo negli Stati Uniti e in Messico dalla fine del 2022. E il governo britannico ha recentemente annunciato un programma di ricerca quinquennale sulla realizzazione di “analisi rischio-rischio” delle tecniche SRM (Solar Radiation Management).
Fonte: Repubblica
English translate
DARK THE SUN TO COOL THE EARTH? THIS MAY NOT BE A GOOD IDEA!
The use of climate Geoengineering divides countries. Putting up a sort of umbrella that protects us from solar radiation by lowering global temperatures has many detractors. Pasini: “The global water cycle is being put at risk with very serious consequences.”
Putting a sort of umbrella into orbit that shields the Earth from solar radiation, and therefore cools it, currently presents more risks than advantages. “It is known that it could have an impact on biodiversity, oceans and the atmospheric ozone layer,” Inger Andersen, executive director of UNE, the UN environment programme, told the Financial Times. The highly controversial topic of climate geoengineering (works that could reduce global warming) has become topical again in recent weeks. The first move was made by the Swiss government, supported by the Principality of Monaco, Senegal, Guinea and Georgia: in view of a specific UN conference on the topic in Nairobi, Bern had asked for the creation of the first international group of experts to ” examine the risks and opportunities of solar radiation management (SRM), a largely never-before-tried set of technologies aimed at blotting out the Sun. The committee would be made up of experts appointed by member states of the UNEP environmental programme. and by representatives of international scientific bodies.
The technologies under discussion aim to reduce the amount of sunlight reaching the planet’s surface. A result that could be obtained, for example, by pumping aerosols into the upper atmosphere, or by making clouds whiter, and therefore more reflective. Those who support these options believe they are a relatively cheap and quick way to combat extreme heat. On the other side, there are those who say that they would only temporarily reduce the impact of the increase in emissions, without addressing the root causes. So much so that in 2022 an open letter signed by more than 400 scientists called for an “international non-use agreement” on solar geoengineering. It also stated that United Nations bodies, including UNEP, “are incapable of ensuring fair and effective multilateral control of solar geoengineering technologies on a planetary scale.”
And in fact, at the Nairobi conference, held at the end of February, there was no agreement on how the United Nations should regulate the controversial techniques for managing solar radiation. The Swiss proposal did not pass through the opposition of a group of African countries who fear that it could legitimize methods whose consequences in the medium to long term are unknown. Nations such as Kenya argue that any agreement should include a pact not to use the technologies under consideration. But without the agreement the status quo remains in force. Solar radiation management is currently legal in most countries. But there has been a de facto global moratorium on geoengineering – which includes SRM – since 2010, when it was agreed by governments under the Convention on Biological Diversity, with exceptions for small-scale scientific research studies. For example, start-up Make Sunsets has been sending sulfur balloons into the sky in the US and Mexico since late 2022. And the UK government recently announced a five-year research program into carrying out “risk-to-risk analyses” of SRM techniques (Solar Radiation Management).
Source: Repubblica
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente