Geoingegneria clandestina

LA CALIFORNIA SOSPENDE UN PROGETTO DI GEOINGEGNERIA SOLARE SRM PER POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE

TECNOLOGIA E CONTROLLO

15 MAGGIO 2024 – 14:30

Ad Alameda, in California, nei pressi di San Francisco, i funzionari locali hanno ordinato l’interruzione di un esperimento di Geoingegneria solare SRM iniziato nell’aprile scorso, il cui scopo era quello di rendere le nuvole più riflettenti così da diminuire artificialmente il calore prodotto dal sole. L’esperimento, condotto da ricercatori dell’Università di Washington, prevedeva l’irrorazione di minuscole particelle di sale marino sparate a grande potenza dal ponte di volo di una portaerei dismessa, la USS Hornet, attraccata nella baia di San Francisco. La città di Alameda ha però comunicato di aver ordinato ai ricercatori di fermarsi, citando possibili problemi di salute sulla popolazione.

L’esperimento in questione è parte del progetto CAARE (Coastal Atmospheric Aerosol Research and Engagement) ed era stato avviato il 2 Aprile scorso.  Rientrava nella categoria che comprende le tecniche e le tecnologie di Geoingegneria che mirano a riflettere la radiazione solare, Solar Radiation Modification (SRM), una di quelle ritenute più controverse per l’impatto invasivo e per le sconosciute conseguenze e ricadute ecologiche e sociali. Gli organizzatori dell’esperimento avevano deciso di mantenere su di esso la massima segretezza per la paura che gli attivisti potessero fermalo, come accaduto già altre volte negli USA. «Il personale della città sta lavorando con un team di consulenti biologici e di materiali pericolosi per valutare in modo indipendente la salute e la sicurezza ambientale di questo particolare esperimento. La città sta valutando i composti chimici nello spray per determinare se sono un pericolo inalati in forma di aerosol da esseri umani e animali, o atterrando a terra o nella baia» è quanto scritto dai funzionari di Alameda. Sarah Henry, responsabile della comunicazione dell’amministrazione cittadina, ha spiegato che il consiglio comunale si riunirà il 4 Giugno per discutere lo studio e che «non ci sono preconcetti al riguardo»: dopo le verifiche potrebbe essere definitivamente fermato come è possibile che venga autorizzata la prosecuzione. Sebbene l’amministrazione Biden stia finanziando la ricerca su diversi interventi climatici, tra cui tecnologie geoingegneristiche che rientrano nella categoria della Solar Radiation Modification (SRM)la Casa Bianca aveva preso le distanze dallo studio californiano, inviando una dichiarazione al New York Times in cui si poteva leggere: «Il governo degli Stati Uniti non è coinvolto nell’esperimento di modifica della radiazione solare (SRM) che si svolge ad Alameda, in California, o in qualsiasi altro luogo».

Greg Goldsmith, decano associato per la ricerca e lo sviluppo presso la Chapman University, aveva fatto notare come il progetto CAARE non menzionasse i suoi potenziali impatti ecologici. «La storia ci ha dimostrato che quando ci inseriamo nella modificazione della natura, ci sono sempre conseguenze indesiderate molto gravi. E quindi, sarebbe prudente ascoltare ciò che la storia ha mostrato e trarne le conseguenze». Non è il solo. David Santillo, scienziato senior di Greenpeace Internationalsi era detto profondamente scettico sulle proposte di modificare la radiazione solare, in quanto le conseguenze sarebbero difficili da prevedere, o anche da misurare: «si potrebbero cambiare i modelli climatici, non solo sul mare, ma anche sulla terraferma. Questa è una visione spaventosa del futuro che dovremmo cercare di evitare a tutti i costi». Sarah Doherty, scienziata atmosferica presso l’Università di Washington e responsabile del programma di schiarimento delle nuvole marine, ha ammesso che potrebbero esserci potenziali effetti collaterali che devono ancora essere studiati, tra cui il cambiamento dei modelli di circolazione oceanica e delle temperature, che potrebbero danneggiare la pesca e che l’illuminazione delle nuvole potrebbe anche alterare i modelli delle precipitazioni, riducendo le precipitazioni in un luogo e aumentandole altrove.

Inoltre, i critici e gli attivisti fanno notare come la Geoingegneria, specie quella che gioca con il fuoco, ovvero con il Sole, oltre che potenzialmente negativa sulla salute del pianeta e di chi vi abita, è un incentivo a non cambiare assolutamente niente nella produzione e nell’organizzazione umana iniqua e non sostenibile. Infatti, se anche la geoingegneria potesse mai funzionare senza alcun impatto sulla Terra, avrebbe il solo scopo di cercare di risolvere gli effetti nocivi generati da un sistema di produzione e sfruttamento ecologico insostenibile e nocivo, senza puntare a modificarlo.

[di Michele Manfrin]

English translate

CALIFORNIA SUSPENDS SRM SOLAR GEOENGINEERING PROJECT OVER POSSIBLE HEALTH EFFECTS

TECHNOLOGY AND CONTROL

15 MAY 2024 – 2.30pm

In Alameda, California, near San Francisco, local officials ordered the interruption of an SRM solar Geoengineering experiment that began last April, the aim of which was to make clouds more reflective so as to artificially decrease heat produced by the sun. The experiment, conducted by researchers from the University of Washington, involved the spraying of tiny particles of sea salt fired at great power from the flight deck of a decommissioned aircraft carrier, the USS Hornet, docked in San Francisco Bay. However, the city of Alameda announced that it had ordered the researchers to stop, citing possible health problems for the population.

The experiment in question is part of the CAARE project (Coastal Atmospheric Aerosol Research and Engagement) and was started on April 2nd. It fell into the category that includes Geoengineering techniques and technologies that aim to reflect solar radiation, Solar Radiation Modification (SRM), one of those considered most controversial due to its invasive impact and unknown ecological and social consequences and repercussions. The organizers of the experiment had decided to maintain maximum secrecy about it for fear that activists could stop it, as has already happened other times in the USA. «City staff are working with a team of biological and hazardous materials consultants to independently evaluate the environmental health and safety of this particular experiment. “The city is evaluating the chemical compounds in the spray to determine whether they are a hazard if inhaled in aerosol form by humans and animals, or by landing on land or in the bay,” Alameda officials wrote. Sarah Henry, communications manager for the city administration, explained that the city council will meet on June 4th to discuss the study and that “there are no preconceptions about it”: after the checks it could be definitively stopped as it is possible that it be authorized the continuation. Although the Biden administration is funding research on several climate interventions, including Geoengineering technologies that fall into the category of Solar Radiation Modification (SRM), the White House had distanced itself from the Californian study, sending a statement to the New York Times in which one could read: «The United States government is not involved in the solar radiation modification (SRM) experiment taking place in Alameda, California, or anywhere else.»

Greg Goldsmith, associate dean for research and development at Chapman University, had pointed out that the CAARE project did not mention its potential ecological impacts. “History has shown us that when we engage in the modification of nature, there are always very serious unintended consequences. And therefore, it would be prudent to listen to what history has shown and draw the consequences.” He’s not the only one. David Santillo, senior scientist at Greenpeace International, said he was deeply skeptical about the proposals to modify solar radiation, as the consequences would be difficult to predict, or even to measure: “climate patterns could be changed, not only at sea, but even on land. This is a frightening vision of the future that we should try to avoid at all costs.” Sarah Doherty, an atmospheric scientist at the University of Washington and manager of the marine cloud clearing program, admitted that there may be potential side effects that still need to be studied, including changing ocean circulation patterns and temperatures, which could harm fisheries, and that cloud lighting could also alter precipitation patterns, reducing precipitation in one place and increasing it elsewhere.

Furthermore, critics and activists point out how geoengineering, especially that which plays with fire, i.e. with the Sun, as well as being potentially negative for the health of the planet and those who live on it, is an incentive to change absolutely nothing in production and in unequal and unsustainable human organization. In fact, even if geoengineering could ever work without any impact on the Earth, it would have the sole purpose of trying to resolve the harmful effects generated by an unsustainable and harmful ecological production and exploitation system, without aiming to modify it.

Source: L’Indipendente

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

NON FATEVI INTORTARE: IL CLOUD SEEDING NON SONO LE SCIE CHIMICHE!

Vasto (CH), lì 26 Aprile 2024 ore 16.12

Buon pomeriggio a tutti e a tutte voi, in questo articolo vi parlerò della netta differenza che esiste tra due tecniche diverse appartenenti alla Geoingegneria clandestina praticata nei nostri cieli appartenenti al Patto Atlantico della NATO dopo la sottoscrizione del Trattato di Cooperazione Internazionale per la Sperimentazione Climatica istituito nel 2005 dal Presidente degli Stati Uniti George W.Bush Jr. attraverso la US Air Force e la sottoscrizione di tutti e 28 gli Stati appartenenti al Patto Atlantico della NATO, l’organizzazione militare direttamente gestita dagli Stati Uniti e che oggi ha sede a Bruxelles in Belgio nel cuore dell’Europa, Paesi tra i quali vi è anche l’Italia che al tempo era “amministrata” indegnamente a suo modo dal Governo di Silvio Berlusconi. Come ho avuto già modo di riportare nella mia tesi di laurea su “La Geoingegneria, nuovi metodi artificiali per contrastare il Riscaldamento Globale”, discussa davanti alla Commissione di Scienze Ambientali nella Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (MM.FF.NN.) di Coppito (L’Aquila) in data 26 Ottobre 2012, ho fatto una precisa distinzione tra le tecniche di rimozione del Diossido di Carbonio o Carbon Dioxide Remotion (CDR) e le tecniche di gestione della Radiazione Solare o Solar Radiation Management (SRM): nella prima parte della mia esposizione verbale, per circa 15-20 minuti parlai delle tecniche di CDR, poi passai all’esposizione delle tecniche di SRM, che sono quelle che ci interessano più da vicino ai fini dell’attuale manipolazione meteo e climatica globale a livello artificiale mediante aerei militari e civili. In tale sede è opportuno fare chiarezza sulle prime tecniche di manipolazione del meteo a livello locale, al tempo non si parlava ancora di Geoingegneria, ma si cominciarono ad utilizzare le prime tecniche di cloud seeding o inseminazione artificiale delle nuvole alte (nembi e cumulonembi, particolari nuvole a forma di fungo che si allargano verso l’alto e che si rinvengono tra i 5 e gli 8 km di quota, in alta troposfera prima dell’ingresso in stratosfera) attraverso sostanze chimiche tossiche per la salute umana quali lo ioduro d’argento usato tra gli anni ’60, anni ’90 ed ancora oggi, ma anche nuove sostanze quali il grafene, a stessa sostanza contenuta nei trials sierogenici che sono stati iniettati nelle persone in occasione della prima campagna vaccinale contro il COVID19 durante il biennio legato all’emergenza sanitaria tra il 2020 ed il 2021, ma anche batteri geneticamente modificati ed anche batteri come l’Escherichia Coli, batteri colifecali in grado di arrecare infezioni sistemiche nei corpi degli esseri umani e provocarne conseguente morte, sostanze annoverate nel prossimo video che andrò a proporvi e realizzato in data 22 Aprile 2024 da Rosario Marcianò, il Presidente del Comitato Tankerenemy di Sanremo in Liguria, con i quale sono in contatto sicuramente dal 2009, quando vivevo ancora ad Avezzano, nel distretto montano dell’Appennino Centrale della Marsica. Le tecniche di cloud seeding venivano già utilizzate dagli apparati militari USA ed italiani già negli anni ’60, qui in Italia per la precisione intorno già al 1966, quando un’enorme quantità di acqua venne fatta precipitare a Firenze causando l’alluvione di quell’anno, la peggiore per danni arrecati alla comunità locale, la peggiore che si ricordi nella storia del nostro Paese in 163 anni di unità d’Italia, mentre negli USA il primo progetto che fece uso di scie chimiche (chemtrails) e non di cloud seeding, o creazione di nuvole artificiali basse o alte stratificate (cirri che si rinvengono tra gli 8 ed i 10 km di quota nella stratosfera) dal colore bianco opaco, fu il progetto Stormfury, istituito nel 1967 direttamente dalla US Air Force per depotenziare i tornado distruttivi di Forza Fukushita 4 (F4) o Fukushita 5 (F5), che originatisi dal Golfo del Messico tendevano a percorrere una traiettoria che li avrebbe portati a puntare e a distruggere direttamente grandi centri abitati come Houston, Forth Worth, Sant’Antonio nello stato del Texas e New Orleans nello stato della Louisiana, i velivoli militari intercettori radar USA come l’A10 o altre tipologie di aerei impiegati a quel tempo sorvolavano il tornado, raccoglievano dati preziosi per determinare la sua potenza, poi si procedeva allo spargimento di apposite sostanze chimiche che servivano a depotenziare il tornado stesso e a deviarlo dal suo percorso abituale, allontanandolo da queste città molto densamente popolate.

Project Stormfury, US Air Force Jacksonville, Florida USA, June 1969
https://documents.theblackvault.com/documents/weather/AD0722670.pdf

https://www.jstor.org/stable/26224358

Project Stormfury US Air Force staff, June 1969 Source: National Oceanographic and Air Administration (NOAA)
https://vlab.noaa.gov/web/nws-heritage/-/almost-science-fiction-hurricane-modification-and-project-stormfury

https://apps.dtic.mil/sti/citations/AD0730016 Project Stormfury, US Air Force military report 1970

Golfo del Messico ed alcune delle città densamente popolate che sorgono in prossimità del Golfo e costantemente in allerta per l’arrivo di forti tornado che si originano dal Golfo stesso.
https://www.google.it/maps/place/Golfo+del+Messico/@30.0049586,-95.3220766,1390089m/data=!3m1!1e3!4m6!3m5!1s0x85f1032277809767:0x4061678d86094852!8m2!3d25.304304!4d-90.065918!16zL20vMDNmXzk?entry=ttu

Le tecniche di cloud seeding che impiegavano sostanze chimiche come lo ioduro d’argento sono state utilizzate moltissimo anche dai militari italiani dell’Aeronautica Militare intorno agli anni ’90 nella regione della Puglia in Italia per combattere la desertificazione del clima locale vigente nel Sud Italia già a quel tempo, considerando che in questa regione esiste una nota e famosa base militare NATO, quella di Gioia del Colle, da dove partivano aerei militari come il Lockreed C130 Hercules, ma anche il McDonnell Douglas F15 C-Eagle americani donati alla nostra aeronautica per creare delle perturbazioni da zero e far piovere circa 100-200 mm di acqua in appena 30-40 minuti, in un luogo dove abitualmente a quel tempo pioveva al massimo 5-6 volte all’anno, non di più.

Foto di gruppo dei miliari dell’Aeronautica Militare che gestiscono l’aeroporto NATO di Gioia del Colle (Bari) Puglia, Italia
https://www.facebook.com/492504490804133/photos/a.501909033197012/1840342709353631/?type=3
Da Gioia del Colle nuovo carico di armi italiane all’Ucraina Fonte: Contropiano quotidiano comunista
https://contropiano.org/news/politica-news/2024/04/23/da-gioia-del-colle-nuovo-carico-di-armi-italiane-allucraina-0171641
Addestramento a Gioia del Colle (Bari) Puglia Fonte: Aeronautica Militare Ministero della Difesa Italia https://www.aeronautica.difesa.it/2020/06/25/addestramento-a-gioia-del-colle-missione-congiunta-dei-velivoli-dellaeronautica-militare/
Aeroporto Militare Antonio Ramirez e base NATO gestita dal 36° Stormo dell’Aeronautica Militare in via Federico II di Svevia, Gioia del Colle (Bari) regione Puglia, Italia
https://www.google.it/maps/place/Aeroporto+Militare+%22Antonio+Ramirez%22+-+36%C2%BA+Stormo/@40.7835269,16.9293424,593m/data=!3m1!1e3!4m14!1m7!3m6!1s0x1347a269d6c6a337:0xd340878c4e4b827f!2sAeroporto+Militare+%22Antonio+Ramirez%22+-+36%C2%BA+Stormo!8m2!3d40.7828166!4d16.9320566!16s%2Fg%2F1tf9dbsq!3m5!1s0x1347a269d6c6a337:0xd340878c4e4b827f!8m2!3d40.7828166!4d16.9320566!16s%2Fg%2F1tf9dbsq?entry=ttu
Lockreed C130 Hercules of Italy Air Force https://www.planespotters.net/photo/947550/mm62183-aeronautica-militare-italian-air-force-lockheed-c-130j-hercules
McDonnell Douglas F15 C-Eagle US Air Force gift to Italy Air Force
https://www.af.mil/About-Us/Fact-Sheets/Display/Article/104501/f-15-eagle/

SOSTANZE CHIMICHE USATE NEL CLOUD SEEDING

1. IODURO D’ARGENTO (AgI)

Lo ioduro d’argento (AgI) è un sale binario dell’acido iodidrico (HI). Si presenta come una sostanza solida gialla brillante, anche se i campioni spesso contengono delle impurità di argento metallico che conferiscono al composto una colorazione grigia, fotosensibile con densità pari a 5,675 g/cm^3, temperatura di fusione di 558 °C e temperatura di ebollizione di 1506 °C. Alla temperatura di 20°C, AgI presenta una solubilità in acqua pari a 3 nanog/L.

Formula dello Ioduro d’argento

L’argento è un elemento chimico appartenente al gruppo dei metalli di transizione che presenta un numero di ossidazione pari a +1.

AgI deriva formalmente dalla neutralizzazione dell’acido iodidrico HI con nitrato di argento, entrambi in soluzione:

AgOH+HI>AgI+H2O

AgI può essere preparato facendo reagire ioduro di potassio con nitrato di argento, entrambi in soluzione: KI(aq)+AgNO3(aq)>AgI(s)+KNO3(aq)

Reazioni

In presenza di luce, campioni puri di AgI scuriscono rapidamente, la luce provoca infatti la riduzione dello ione Ag+ ad Ag metallico.

Impieghi

Lo ioduro d’argento trova largo impiego nella lotta antigrandine attraverso l’inseminazione artificiale delle nubi (cloud seeding): razzi antigrandine costituiti da ioduro d’argento, sparati in aria, forniscono ulteriori nuclei di condensazione, in aggiunta a quelli dovuti al naturale pulviscolo atmosferico, che permettono la formazione di un maggior numero di chicchi di grandine, ma di minori dimensioni. Solo per tale utilizzo vengono prodotti annualmente 50000 kg di AgI.

Agi trova impiego anche in medicina come disinfettante e, in quanto sostanza fotosensibile, nel campo della fotografia.

2. Grafene

Che cosa è il grafene?

Il materiale più sottile del mondo è destinato a rivoluzionare quasi ogni campo della vita quotidiana. Scopri come nasce l’interesse sul grafene, le sue stupefacenti proprietà e le potenziali applicazioni che queste proprietà offrono per il futuro.

Il grafene è un foglio di atomi di carbonio disposti a formare un reticolo esagonale. Ogni singolo foglio è spesso quanto un solo atomo, e quindi in confronto ha un’estensione laterale enorme, come un lenzuolo molto flessibile eppure resistente. Per questo si parla di grafene come di un materiale bidimensionale, in cui esistono solo le due dimensioni del piano, mentre la terza è zero! La grafite è composta da tanti di questi fogli messi assieme uno sull’altro, e se consideriamo la grafite come un libro, il grafene è come una delle pagine che lo compongono. Anche se la grafite era studiata intensamente da tempo, solo nel 2004 si è scoperto che uno suo singolo foglio ha proprietà molto diverse e che, a volte, una pagina sola è meglio di un intero libro.

La scoperta

Nel 2004 due scienziati russi emigrati a Manchester, Andrej Gejm e il suo studente Konstantin Novosëlov, cercarono di ottenere delle strutture molto sottili di grafite. L’idea era di paragonare le proprietà di strati sottili e piatti di grafite con quelle dei nanotubi di carbonio, già noti da tempo. Per assottigliare sempre più delle scaglie di grafite Gejm e Novosëlov provarono a usare del nastro adesivo, un metodo molto semplice ma efficace. Attaccando e staccando due pezzi di scotch con in mezzo un fiocco di grafite, si ottenevano strati sempre più sottili, che potevano poi essere trasferiti su un pezzo di silicio. Il procedimento funzionò; Gejm e Novosëlov trovarono fogli abbastanza larghi da essere visibili otticamente ma spessi solo tre, due, o anche un solo atomo di carbonio.  Grazie alla facilità del metodo di produzione riuscirono a studiare le proprietà elettriche di un singolo foglietto di grafene. E scoprirono di aver trovato un tesoro.

I due scienziati hanno ricevuto il Premio Nobel per la Fisica nel 2010, in riconoscimento della loro conquista.

Il “metodo dello scotch” utilizzato a Manchester, era così semplice ed efficace che lo studio di questo materiale è cresciuto molto rapidamente, e ora centinaia di laboratori nel mondo si dedicano a vari aspetti della ricerca sul grafene.

Le proprietà

Perché il grafene è così speciale?

La grafite è un buon conduttore di cariche elettriche, ma il modo in cui le conduce è abbastanza convenzionale, simile a quello dei metalli. Se però si assottiglia la grafite sino ad arrivare a pochi strati di grafene, gli elettroni sono costretti a muoversi lungo il piano di questi fogli. In un singolo foglio di grafene, il movimento degli elettroni è praticamente bidimensionale. Così gli elettroni sono costretti a viaggiare attraverso il reticolo del grafene e questa struttura periodica influenza il loro modo di essere, al punto che gli elettroni viaggiando nel grafene diventando equivalenti a particelle senza massa simili a neutrini, ma elettricamente carichi.

“Studiare l’elettrodinamica quantistica in laboratorio e a temperatura ambiente è come avere il Cern sulla scrivania” 

Questo cambiamento non è dovuto a una qualche proprietà “magica” del grafene, bensì alla simmetria esagonale del suo reticolo. Gli elettroni nel grafene acquisiscono così un’altissima mobilità, cento volte maggiore di quella che hanno, ad esempio, nei pur velocissimi transistor al silicio; si comportano come particelle balistiche, piccoli proiettili che viaggiano per distanze molto grandi (su scala microscopica) senza essere deviati.

Il comportamento unico degli elettroni nel grafene permise immediatamente di osservare interessanti fenomeni quantistici, a temperatura ambiente e in campioni prodotti semplicemente usando del nastro adesivo. Poter fare esperimenti di elettrodinamica quantistica senza usare acceleratori di particelle e a temperatura ambiente era come, citando le parole di Andrej Gejm, «avere il Large Hadron Collider del Cern sulla scrivania».

Anche se le proprietà elettroniche e fisiche furono le prime a eccitare gli scienziati, il grafene ha molte altre proprietà eccezionali. È molto stabile meccanicamente: un singolo foglio di grafene, spesso quanto un solo atomo, può essere manipolato e deformato, resistendo a pressioni anche elevate. Può condurre elettroni più velocemente del silicio, come già accennato, e trasportare calore meglio del rame. A causa della sua struttura compatta è praticamente impermeabile alle molecole e a tutti i gas. Come la grafite, è chimicamente stabile all’aria e alla luce. Si può inoltre modificare (funzionalizzare) chimicamente per cambiarne le proprietà. Le eccezionali caratteristiche di questo materiale lo rendono promettente per svariate applicazioni e sono centinaia, in tutto il mondo, i gruppi di ricerca che stanno cercando di portare questo materiale dal banco di laboratorio allo sviluppo di una nuova tecnologia e di prodotti a base di grafene.

Le applicazioni

Grafene in elettronica: mi piego ma non mi spezzo

La prima idea per utilizzare il grafene è stata, naturalmente, quella di sfruttare l’enorme mobilità delle sue cariche per realizzare transistor e microchip più veloci di quelli di silicio, oggi alla base di tutti i computer e telefoni cellulari. In effetti, i ricercatori sono riusciti a produrre singoli transistor o anche semplici circuiti capaci di funzionare a frequenze elevatissime, di centinaia di gigahertz. Il grafene, dunque, è destinato a soppiantare il silicio perché più veloce e performante? Sfortunatamente, no. Per due motivi, uno scientifico, l’altro economico. Il primo motivo è che il grafene conduce molto, troppo bene, cariche elettriche sia positive che negative. È quindi molto difficile “spegnere” un transistor a base di grafene. Mentre un transistor al silicio può essere acceso e spento, assumendo i valori “0” e “1” che sono alla base dell’elettronica digitale, un transistor al grafene al massimo può passare da “molto acceso” a ”poco acceso”. Questo è un limite che gli scienziati stanno cercando di risolvere in vari modi, anche abbastanza fantasiosi, ad esempio tagliando piccole strisce di grafene per limitare in qualche modo il trasporto di elettroni. Il secondo motivo è economico. Anche se, in futuro, si riuscirà a creare transistor al grafene efficienti ma controllabili, è difficile che il grafene soppianti il silicio. La tecnologia del silicio è vecchia di sessant’anni, estremamente ottimizzata e robusta, e l’industria microelettronica richiede impianti davvero costosi: una singola fabbrica del colosso Intel può arrivare a costare quanto il bilancio di un piccolo Stato. Difficilmente le industrie microelettroniche smantelleranno i loro impianti esistenti basati sul silicio per avventurarsi in una nuova tecnologia, per quanto vantaggiosa. Il grafene quindi non sostituirà il silicio. È più probabile, invece, che sia utilizzato in applicazioni impossibili per il silicio, ad esempio per dispositivi elettronici su plastica, flessibili e resistenti. Cellulari, computer e televisori “arrotolabili” sono il Santo Graal del settore microelettronico. Colossi come Samsung, Nokia o LG stanno investendo moltissimo per sviluppare questi prodotti e hanno già presentato al pubblico vari prototipi flessibili. I materiali attualmente usati per l’elettronica, in primis il silicio, sono di solito cristallini e fragili, quindi non adatti per questo tipo di applicazioni. Il grafene, invece, può essere piegato e allungato senza perdere le sue proprietà elettriche ed è un candidato ideale per la prossima rivoluzione dell’elettronica.

(Sinistra) Grafene depositato su wafer di Silicio e definito con litografia ottica. (Centro) Grafene depositato su vetro. (Destra) Nano-composito conduttivo, trasparente e flessibile di grafene e resina epossidica.

Grafene per sensori: sottile e sensibile

Il grafene, essendo un materiale monoatomico, è esposto all’influenza dell’ambiente esterno da entrambi i lati del foglio. Il trasporto di carica in un foglio di grafene può essere influenzato dalla presenza di molecole, radiazioni e cariche elettriche presenti sulla superficie, e questo ne fa un materiale eccellente per realizzare sensori. Di recente la Nokia ha brevettato l’uso di grafene per sensori di luce innovativi, e ha anche prodotto un sensore di acqua ultraveloce che, analizzando l’umidità presente nell’aria che espiriamo, può riconoscere persone diverse dal modo in cui “fischiettano”. Tanta tecnologia per riconoscere qualcuno che fischietta? I produttori di cellulari ci hanno dimostrato che, dagli SMS ai social network, spesso le applicazioni più strane o apparentemente banali sono quelle di maggior successo.

Grafene per batterie: elettrodi ultraporosi

Le attuali batterie agli ioni di litio, che alimentano la maggior parte dei nostri computer e cellulari, hanno elettrodi in carbonio, di solito in grafite. A ogni ciclo di carica gli ioni di litio penetrano tra gli strati di grafite, che è capace di immagazzinarli efficientemente. Purtroppo, però, questo processo distrugge, ciclo dopo ciclo, la grafite. Immagazzinare ioni di litio nella grafite è come infilare a forza biglie di vetro tra le pagine di un libro chiuso, ammaccandolo. Infatti, dopo un po’, come tutti sappiamo, il cellulare si scarica sempre più velocemente e bisogna cambiare la batteria. Il grafene, invece, ha un’alta area superficiale, sino a 2600 metri quadri per un singolo grammo. La sua flessibilità gli permette, a differenza della grafite, di resistere meglio all’intercalazione degli ioni in una batteria; l’alta area superficiale e l’elevata conducibilità elettrica lo rendono un materiale promettente per creare nuove batterie nanotecnologiche o anche supercapacitori per lo sviluppo di automobili ibride, cellulari di lunga durata o dispositivi flessibili.

Fogli di grafene come filtri molecolari

Se dei fogli di grafene sono impacchettati gli uni sugli altri in presenza di piccoli difetti o di altre molecole, possono creare delle fessure nanometriche, di spessore ben definito. La struttura bidimensionale del grafene permette di controllare molto bene lo spessore di queste fessure, permettendo di filtrare in maniera selettiva liquidi e ioni. Applicazioni ancora più fantascientifiche immaginano di usare un singolo foglio di grafene, capace di resistere comunque a pressioni elevate, con dei buchi ben definiti per desalinizzare l’acqua del mare oppure sequenziare frammenti di DNA in modo estremamente veloce.

Dai microcompositi con fibre di carbonio ai nanocompositi con fogli di grafene

Le buone proprietà meccaniche ed elettriche del grafene permettono di utilizzarlo come un nanoadditivo, da aggiungere a plastiche o materiali compositi per renderli più resistenti o elettricamente conduttivi. I materiali compositi utilizzano già additivi come fibre di carbonio o di vetro per questi scopi. L’utilizzo di un materiale nanotecnologico come il grafene, però, permette di ottenere questi risultati con quantità minime di materiale, sfruttando la sua alta area superficiale per massimizzare l’interazione con il polimero circostante. Anche se ci sono ancora problemi di costo e di produzione per sfruttare al massimo le proprietà del grafene nei compositi, esistono già in commercio delle racchette da tennis a base di grafene, che sono utilizzate da campioni come Novak Djokovic o Maria Sharapova.

Cosa ci riserva il futuro

I pregi del grafene sono così numerosi da essere quasi incredibili. Tutte queste eccezionali proprietà sono ben note e sono state misurate da diversi laboratori di ricerca in tutto il mondo. Purtroppo, però, si tratta di proprietà osservate su scala nanoscopica, a livello di un singolo foglietto di grafene, spesso privo di difetti o contaminanti di ogni tipo. Se si passa dal singolo foglietto, prodotto con il nastro adesivo, a materiali macroscopici a base di grafene, queste proprietà si degradano rapidamente. Il trasporto di elettroni è disturbato da difetti presenti all’interfaccia tra fogli contigui, così come il trasporto di calore. L’interfaccia tra grafene e polimeri è spesso un punto debole che diminuisce le proprietà meccaniche dei compositi, ed è difficile inserire in maniera uniforme ed economica questo materiale in prodotti commerciali. La sfida di tutti i ricercatori del settore è quindi quella di riuscire a sfruttare in modi utili e affidabili le proprietà del grafene, sviluppando una nuova tecnologia che si basi su questi nanomateriali.

Con questo obiettivo, la Commissione Europea ha lanciato nel 2013 il Graphene Flagship Project, una delle più ambiziose iniziative di ricerca europea mai tentate, con una durata programmata di dieci anni e un budget previsto di cento milioni di euro all’anno. L’Italia è in prima linea in questo settore di ricerca, con la partecipazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, di tante università e centri di ricerca e di grandi aziende, come ad esempio la STMicroelectronics di Catania. Nonostante tutti questi sforzi, è difficile predire se e come il grafene e in generale le nanotecnologie cambieranno le nostre vite. Pensare a un progresso incrementale, in cui la scienza serve solo a migliorare prodotti già esistenti, è forse riduttivo. Come disse il premio Nobel Herbert Kroemer: «L’applicazione principale di ogni nuova tecnologia è sempre un’applicazione creata dalla nuova tecnologia». Se, nel Cinquecento, aveste scommesso sul futuro della grafite, su cosa avreste puntato: un’applicazione militare, altamente tecnologica, per fare palle di cannone, o un’applicazione di basso livello e basso costo per scrivere su carta, per cui esisteva già una tecnologia ben sviluppata come la penna d’oca e il calamaio? Probabilmente, avreste sbagliato. Nel Cinquecento come nel presente, è sempre difficile predire il futuro.

3. Batteri geneticamente modificati (OGM)

Batteri OGM usati come farmaci nell’uomo per la cura del diabete e dei tumori

Alcuni tipi di batteri vengono geneticamente modificati in laboratorio in modo da renderli capaci di convertire un prodotto di scarto delle cellule tumorali (l’ammoniaca NH4) in un metabolita immunomodulante (L-arginina) che aumenta le funzioni antitumorali delle cellule T, o linfociti CAR-T.

Batteri geneticamente modificati per “sabotare” i tumori
e potenziare l’immunoterapia

https://www.ticinoscienza.ch/it/news.php?batteri-geneticamente-modificati-per-sabotare-tumori-e-potenziare-immunoterapia#:~:text=I%20batteri%20sono%20stati%20geneticamente,funzioni%20antitumorali%20delle%20cellule%20T.

Sulla rivista Nature i risultati di uno studio condotto dall’équipe di Roger Geiger all’Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona. Utilizzati microrganismi che riescono a insinuarsi fra le cellule malate.

di Elisa Buson

Nella lotta ai tumori abbiamo nuovi alleati davvero insospettabili: i batteri. Siamo abituati a distinguerli in “buoni” e “cattivi”, a seconda del loro effetto sulla nostra salute, ma in realtà, grazie alla biologia sintetica, oggi inizia a profilarsi anche una terza categoria: quella dei batteri “intelligenti”. Sono microrganismi innocui per l’uomo che vengono geneticamente modificati per diventare veri e propri sabotatori di tumori, capaci di insinuarsi tra le cellule malate e trasformare i loro rifiuti in benzina per il sistema immunitario. Un’astuta strategia che è stata sperimentata con successo all’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB, affiliato all’Università della Svizzera Italiana) nel laboratorio guidato da Roger Geiger, che grazie ai suoi meriti scientifici è da poco entrato a far parte del programma Young Investigator della European Molecular Biology Organization (EMBO). Lo studio, condotto per ora su modelli animali, è stato coronato dalla pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature e lascia presagire importanti sviluppi per le cure anticancro.

L’obiettivo è quello di potenziare gli effetti dell’immunoterapia, che agisce risvegliando il sistema immunitario: pur essendo efficace contro diversi tipi di tumore, purtroppo non funziona in tutti i pazienti. Spesso ciò accade perché i guardiani del sistema immunitario, le cellule T, si trovano a combattere in condizioni molto difficili e senza adeguati rifornimenti. Per rifornirli di vettovaglie, si è pensato di sfruttare la capacità che hanno alcuni batteri di “colonizzare” i tumori. Tra le cellule malate, infatti, si crea un ambiente povero di ossigeno che costituisce una nicchia ideale per alcuni microrganismi che vivono in condizioni anaerobiche. Non a caso «i tumori contengono un microbioma diverso da quello che caratterizza gli organi sani – afferma Geiger. – Proprio questi batteri che si insediano nei tumori possono essere usati come piattaforme da ingegnerizzare per interferire con l’ambiente tumorale generando un effetto terapeutico».

L’intuizione di usare i batteri come armi anticancro risale addirittura alla fine dell’Ottocento, quando il medico e chirurgo statunitense William Coley osservò per primo la completa eradicazione di un sarcoma cervicale in seguito a un’infezione acuta da streptococco. Partendo da questa scoperta, mise a punto una miscela contenente tossine di origine batterica nell’intento di attivare il sistema immunitario contro il tumore. «Sebbene questa terapia si sia rivelata inefficace e piuttosto dannosa, le prime osservazioni di Coley hanno dimostrato che i batteri possono vivere all’interno dei tumori e scatenare una risposta immunitaria contro di essi», sottolinea l’esperto dell’IRB. «Oggi sappiamo che diversi batteri, patogeni e non, si accumulano preferenzialmente nei tumori e possono avere un’azione antitumorale: tra questi ci sono la Salmonella, la Listeria, il Clostridium e lo Streptococco. Siccome la somministrazione di batteri patogeni ha effetti tossici inaccettabili, attualmente la maggior parte delle strategie anticancro si basa su batteri non patogeni».

I ricercatori dell’IRB, in collaborazione con l’azienda Synlogic di Cambridge (Usa), hanno puntato in particolare sul ceppo di Escherichia coli Nissle 1917 (EcN), che è del tutto innocuo e da tempo utilizzato per la produzione di farmaci e vaccini. I batteri sono stati geneticamente modificati in laboratorio in modo da renderli capaci di convertire un prodotto di scarto delle cellule tumorali (l’ammoniaca) in un metabolita immunomodulante (L-arginina) che aumenta le funzioni antitumorali delle cellule T. Iniettati nei topi, sono andati subito a colonizzare il tumore, favorendo l’infiltrazione delle cellule T e potenziando l’efficacia dell’immunoterapia (basata in questo caso sulla somministrazione di anticorpi che bloccano la proteina PD-L1).

Questa strategia è risultata efficace nei cosiddetti tumori “caldi”, quelli che presentano segni di infiammazione dovuti a una preesistente risposta delle cellule T, mentre non sembra funzionare nei tumori “freddi”, quelli cioè che non suscitano una reazione immunitaria. «Quando abbiamo provato a indurre una risposta immunitaria nei tumori freddi iniettando cellule T specifiche – racconta Geiger – la terapia con i batteri è risultata nuovamente efficace, potenziando la risposta immunitaria di base. Considerando questi risultati pre-clinici, è possibile che i pazienti con tumori caldi o immunogenici (come il melanoma, il tumore del polmone non a piccole cellule e il tumore del colon con instabilità dei microsatelliti) possano rispondere alla terapia con batteri».

Prima di arrivare alla sperimentazione sull’uomo, però, restano ancora diversi problemi da risolvere, in primis quello della sicurezza. Finora è stato dimostrato che l’iniezione dei batteri all’interno del tumore è ben tollerata, mentre si sa ancora poco dei potenziali rischi di una somministrazione per via sistemica, necessaria per raggiungere la malattia nei diversi distretti del corpo. «Sappiamo da studi preclinici sul topo che la somministrazione di E. coli Nissle per via endovenosa è associata con una certa tossicità e questo dimostra la necessità di ingegnerizzare ulteriormente i batteri in modo da migliorare la precisione con cui raggiungono il tumore. Questo – prosegue Geiger – ci permetterebbe di iniettare meno batteri nel sangue riducendo l’infiammazione sistemica. Diversi laboratori, incluso il mio, stanno attualmente sperimentando varie strategie per raggiungere questo obiettivo». Il passo successivo sarà quello di migliorare ancora i batteri per renderli multitasking, cioè in grado di produrre non solo L-arginina, ma anche altre molecole utili. Ciò permetterebbe di avere «un maggiore effetto terapeutico e una più vasta applicazione nei pazienti malati di cancro».
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Nella foto in alto (di Loreta Daulte), Roger Geiger con quattro ricercatori del suo gruppo: da sinistra, Gaia Antonini, Giulia Saronio, Lorenzo Petrini e Giada Zoppi

Batteri geneticamente modificati aiutano a guarire le ferite

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2022/03/18/batteri-geneticamente-modificati-aiutano-a-guarire-le-ferite_5ef5e780-10de-4a48-a849-5a1875931939.html

Applicazioni locali a base di batteri geneticamente modificati che producono proteine ripara-ferite hanno dimostrato di guarire ulcere diabetiche negli animali e sono attualmente in fase di sperimentazione clinica in Germania e Polonia.

Lo ha annunciato l’azienda che ha sviluppato l’innovativo trattamento, la finlandese Aurealis Therapeutics, e i riusultati sono pubblicati sulla rivista Plos One.

Il batterio utilizzato per le applicazioni locali è impiegato normalmente nella produzione dei latticini, il Lactococcus lactis, ed è quindi considerato sicuro per gli esseri umani. Gli esperti lo hanno modificato geneticamente introducendo nel suo DNA tre geni che controllano la produzione di proteine umane note per aiutare a riparazione delle ferite: una interleuchina e due fattori di crescita.
Applicati direttamente su ferite larghe un centimetro (in modelli animali di ulcera diabetica) tutti i giorni per una settimana, i batteri hanno permesso di richiudere quasi totalmente le ferite; gli animali trattati con una sostanza inerte non sono guariti nello stesso arco di tempo.
Gli esperti stanno attualmente conducendo dei trial clinici su pazienti diabetici per verificare l’efficacia e la sicurezza della terapia.

Veniamo adesso alle scie chimiche o chemtrails: queste scie si discostano dalle tradizionali scie di condensazione o contrails che si formano molto raramente ogni volta che i motori degli aerei o turbopan posti ai lati delle ali entrano in contatto con le particelle di ghiaccio che si formano sulle stesse, il ghiaccio sublima passa allo stato gassoso, creando la caratteristica scia a “treccia di Berenice” che resta in cielo per qualche secondo e poi svanisce nel nulla. Per riscontrare la presenza in cielo di una scia di condensazione si devono verificare tre condizioni:

1. L’aereo in questione deve volare oltre gli 8000 metri di quota;

2. La temperatura dell’aria non deve essere inferiore a -60°C;

3. L’Umidità relativa (UR%) deve essere superiore al 60%

Le tre condizioni sopra esposte sono praticamente rare, dando origine alle scie di condensazione soltanto al 3%, dal momento che gli aerei militari e civili volano tutti al di sotto dei 10000 metri, a quote decisamente inferiori rispetto a quanto dichiarano i loro trasponder di navigazione sul sito Flight Radar 24 https://www.flightradar24.com/.

Le scie chimiche vengono tracciate sia da aerei civili che da quelli militari i quali spargono sostanze chimiche igroscopiche come il trimetil alluminio (TMA) Al2(CH3)6, una sostanza chimica a base di alluminio che è riportato come un metallo pesante nella tavola periodica degli elementi chimici, redatta dal chimico russo Dmitrij Ivanovic Mendeelev: i trimetil alluminio ed altre sostanze a base di alluminio catturano, asciugano tutta l’umidità contenuta in atmosfera per creare nubi bianche artificiali stratificate cirriformi di alta quota di un colore bianchiccio opaco, nuvole artificiali che servono a migliorare le telecomunicazioni militari in banda ELF ed EHF: questo sistema tende a far sparire sia la copertura nuvolosa naturale che le perturbazioni da essa generate e si tende ad indurre una siccità artificiale che può perdurare per settimane o mesi nelle zone oggetto di questi “trattamenti”. Qui in Italia le previsioni del tempo ed i bollettini vengono emanati direttamente dall’Aeronautica Militare: non a caso, da diversi anni a questa parte, diciamo dal 2010 in poi, tenenti colonnello dell’Aeronautica Militare come Guido Guidi ed altri del suo stesso genere, quando si presentano in televisione ad enunciare il meteo per la giornata stessa e per le giornate seguenti, hanno coniato il termine “velature”, non spiegando mai apposta la loro reale natura e come esse si formano proprio per tenere la popolazione italiana all’oscuro circa le pratiche di Geoingegneria clandestina che da molti anni vanno avanti imperterritamente nei nostri cieli e senza che nessuno faccia niente per fermarle o quanto meno per ridurle sensibilmente, in modo da ridonare quella naturalità e stabilità di cui ha bisogno la circolazione media zonale della nostra atmosfera, il nostro clima, ma anche i nostri corpi umani, perché le sostanze utilizzate sono tutte tossiche.

SOSTANZE CHIMICHE UTILIZZATE NELLE SCIE CHIMICHE E CHE STANNO MODIFICANDO ARTIFICIALMENTE IL CLIMA A LIVELLO GLOBALE

1. TRIMETIL ALLUMINIO Al(CH3)3

Il Timetil alluminio (TMA) è un composto organometallico con la formula Al (CH3)3. È un liquido incolore che è altamente piroforico, il che significa che si accende spontaneamente nell’aria. La TMA è utilizzata principalmente come precursore nel processo di deposizione di vapore chimico (CVD) per depositare film sottili di ossido di alluminio (AL2O3) e altri materiali contenenti alluminio.

Nel processo CVD, il TMA viene in genere miscelato con altri gas e introdotto in un reattore ad alta temperatura. Il calore fa decomporre il TMA, rilasciando atomi di alluminio che reagiscono con ossigeno o altre specie reattive per formare un film sottile su un substrato. Questa tecnica è ampiamente utilizzata nel settore dei semiconduttori per creare strati isolanti, rivestimenti di passione e altri materiali funzionali.

Trimetil alluminio
https://it.bossgoo.com/product-detail/chemical-additives-trimethyl-aluminum-63113273.html

A causa della sua natura piroforica, il TMA deve essere gestito con estrema cautela e conservato in contenitori a tenuta d’aria in un’atmosfera inerte. Reagisce violentemente con l’acqua, rilasciando gas infiammabili e potenzialmente causando esplosioni. Sono necessari protocolli di attrezzatura e sicurezza specializzati per lavorare con TMA per ridurre al minimo il rischio di incidenti.

Nel complesso, il trimetil alluminio è un importante composto chimico nel campo della scienza dei materiali e della produzione di semiconduttori, consentendo la produzione di dispositivi e rivestimenti elettronici avanzati.

2. ESAFLUORURO DI ZOLFO (SF6)

L’esafluoruro di zolfo è un composto inorganico, un gas inodore e trasparente di sintesi formato da 6 atomi di fluoro F raccolti attorno ad un atomo di zolfo S centrale con formula SF₆. È una molecola a geometria ottaedrica con orbitali ibridi sp3d2 secondo il modello Valence Shell Electron Pair Repulsion (VSEPR) della Teoria del Legame di Valenza o VB. La sua struttura rende il gas SF6 molto stabile dal punto di vista chimico e termico. Grazie alle sue proprietà chimico-fisiche, il suo principale utilizzo è quello di isolante inerte dielettrico nei sistemi elettrici a media ed alta tensione e nella fabbricazione di semiconduttori e nei processi di fusione del magnesio e delle sue leghe, grazie alle proprietà elettriche, termiche e chimiche.

L’SF6 viene impiegato anche da aerei militari e civili nelle attività di irrorazione di solfati tramite aerosol nella stratosfera, lo strato di atmosfera posto dai 10 km di quota in su mediante tecniche di gestione della radiazione solare o Solar Radiation Management SRM, nell’ambito della Geoingegneria clandestina sia per ridurre la quantità di radiazione UV e cosmica proveniente dal Sole e sia per migliorare le telecomunicazioni in ambito militare.

Di seguito il video di Rosario Marcianò, Presidente del Comitato Tankerenemy che da anni si batte contro l’abuso delle scie chimiche in Italia, buona visione!

English translate

DON’T BE FOOLED: CLOUD SEEDING IS NOT CHEMICAL TRAILS!

Good afternoon to all of you, in this article I will talk to you about the clear difference that exists between two different techniques belonging to clandestine geoengineering practiced in our skies belonging to the Atlantic Pact of NATO after the signing of the Treaty of International Cooperation for Climate Experimentation established in 2005 by the President of the United States George W. Bush Jr. through the US Air Force and the subscription of all 28 states belonging to the Atlantic Pact of NATO, the military organization directly managed by the United States and which today has its headquarters in Brussels in Belgium in the heart of Europe, countries among which there is also Italy which at the time was “administered” unworthily in its own way by the Government of Silvio Berlusconi. As I have already had the opportunity to report in my degree thesis on “Geoengineering, new artificial methods to combat Global Warming”, discussed before the Environmental Sciences Commission in the Faculty of Mathematical, Physical and Natural Sciences (MM.FF.NN.) of Coppito (L’Aquila) on 26 October 2012, I made a precise distinction between the techniques for removing Carbon Dioxide or Carbon Dioxide Remotion (CDR) and the techniques for managing Solar Radiation or Solar Radiation Management (SRM): in the first part of my verbal exposition, for about 15-20 minutes I talked about CDR techniques, then I moved on to the exposition of SRM techniques, which are those that interest us most closely for the purposes of current global weather and climate manipulation to artificial level using military and civil aircraft. In this context it is appropriate to clarify the first techniques of weather manipulation at a local level, at the time there was still no talk of geoengineering, but the first techniques of cloud seeding or artificial insemination of high clouds (clouds and cumulonimbus, particular mushroom-shaped clouds that spread upwards and are found between 5 and 8 km above sea level, in the upper troposphere before entering the stratosphere) through chemical substances toxic to human health such as silver iodide used between the 60s, 90s and still today, but also new substances such as graphene, the same substance contained in the serogenic trials that were injected into people during the first vaccination campaign against COVID19 during the two-year period linked to health emergency between 2020 and 2021, but also genetically modified bacteria and also bacteria such as Escherichia Coli, colifecal bacteria capable of causing systemic infections in the bodies of human beings and causing consequent death, substances included in the next video that I will propose to you and carried out on 22 April 2024 by Rosario Marcianò, the President of the Tankerenemy Committee of Sanremo in Liguria, with whom I have certainly been in contact since 2009, when I still lived in Avezzano, in the mountain district of the Central Apennines of Marsica. Cloud seeding techniques were already used by the US and Italian military systems as early as the 1960s, here in Italy to be precise around 1966, when an enormous quantity of water was precipitated in Florence causing the flood of that year, the worst for damage caused to the local community, the worst ever remembered in the history of our country in 163 years of Italian unification, while in the USA the first project that made use of chemtrails and not cloud seeding , or creation of artificial low or high stratified clouds (cirrus clouds found between 8 and 10 km above sea level in the stratosphere) with an opaque white colour, was the Stormfury project, established in 1967 directly by the US Air Force to weaken the destructive tornadoes of Force Fukushita 4 (F4) or Fukushita 5 (F5), which originated from the Gulf of Mexico and tended to follow a trajectory that would have led them to target and directly destroy large population centers such as Houston, Forth Worth, San Antonio in the state of Texas and New Orleans in the state of Louisiana, US military radar interceptor aircraft such as the A10 or other types of aircraft used at that time flew over the tornado, collecting precious data to determine the its power, then we proceeded to spread special chemical substances which served to weaken the tornado itself and divert it from its usual path, moving it away from these very densely populated cities.

Cloud seeding techniques that used chemicals such as silver iodide were also widely used by the Italian Air Force soldiers around the 1990s in the Puglia region of Italy to combat the desertification of the local climate already in force in Southern Italy. at that time, considering that in this region there is a well-known and famous NATO military base, that of Gioia del Colle, from where military aircraft such as the Lockreed C130 Hercules, but also the American McDonnell Douglas F15 C-Eagle donated to our air force departed create disturbances from scratch and make it rain about 100-200 mm of water in just 30-40 minutes, in a place where at that time it usually rained a maximum of 5-6 times a year, no more.

CHEMICALS USED IN CLOUD SEEDING

1. SILVER IODIDE (AgI)

Silver iodide (AgI) is a binary salt of hydrogen iodide (HI). It appears as a bright yellow solid substance, although the samples often contain metallic silver impurities which give the compound a grey, photosensitive color with a density of 5.675 g/cm^3, a melting temperature of 558 °C and a boiling of 1506 °C. At a temperature of 20°C, AgI has a solubility in water equal to 3 nanog/L.

Formula of silver iodide

Silver is a chemical element belonging to the group of transition metals which has an oxidation number of +1.

AgI formally derives from the neutralization of hydroiodic acid HI with silver nitrate, both in solution:

AgOH+HI>AgI+H2O

AgI can be prepared by reacting potassium iodide with silver nitrate, both in solution: KI(aq)+AgNO3(aq)>AgI(s)+KNO3(aq)

Reactions

In the presence of light, pure samples of AgI darken rapidly, as the light causes the reduction of the Ag+ ion to metallic Ag.

Uses

Silver iodide is widely used in the fight against hail through the artificial insemination of clouds (cloud seeding): anti-hail rockets made up of silver iodide, fired into the air, provide further condensation nuclei, in addition to those due to natural dust atmospheric, which allow the formation of a greater number of hailstones, but of smaller dimensions. For this use alone, 50,000 kg of AgI are produced annually.

Agi is also used in medicine as a disinfectant and, as a photosensitive substance, in the field of photography.

2. Grafene

What is graphene?

The thinnest material in the world is destined to revolutionize almost every field of daily life. Find out how interest in graphene began, its amazing properties and the potential applications these properties offer for the future.

Graphene is a sheet of carbon atoms arranged to form a hexagonal lattice. Each individual sheet is only one atom thick, and so in comparison has an enormous lateral extension, like a very flexible yet strong sheet. This is why we talk about graphene as a two-dimensional material, in which only the two dimensions of the plane exist, while the third is zero! Graphite is made up of many of these sheets placed together on top of each other, and if we consider graphite like a book, graphene is like one of the pages that compose it. Although graphite had been studied intensively for some time, only in 2004 was it discovered that a single sheet of graphite has very different properties and that, sometimes, a single page is better than an entire book.

The discovery

In 2004 two Russian scientists who emigrated to Manchester, Andrej Gejm and his student Konstantin Novoselov, tried to obtain very thin graphite structures. The idea was to compare the properties of thin, flat layers of graphite with those of carbon nanotubes, which had already been known for some time. To make the graphite flakes increasingly thin, Gejm and Novoselov tried using adhesive tape, a very simple but effective method. By attaching and detaching two pieces of tape with a flake of graphite in between, increasingly thin layers were obtained, which could then be transferred onto a piece of silicon. The procedure worked; Gejm and Novoselov found sheets wide enough to be optically visible but only three, two, or even a single carbon atom thick. Thanks to the ease of the production method, they were able to study the electrical properties of a single sheet of graphene. And they discovered they had found a treasure.

The two scientists received the Nobel Prize in Physics in 2010, in recognition of their achievement.

The “scotch tape method” used in Manchester was so simple and effective that the study of this material grew very rapidly, and now hundreds of laboratories around the world are dedicated to various aspects of graphene research.

The property

Why is graphene so special?

Graphite is a good conductor of electrical charges, but the way it conducts them is quite conventional, similar to that of metals. However, if the graphite is thinned until it reaches a few layers of graphene, the electrons are forced to move along the plane of these sheets. In a single sheet of graphene, the movement of electrons is practically two-dimensional. Thus the electrons are forced to travel through the graphene lattice and this periodic structure influences their way of being, to the point that the electrons traveling in the graphene become equivalent to massless particles similar to neutrinos, but electrically charged.

“Studying quantum electrodynamics in the laboratory and at room temperature is like having Cern on your desk”

This change is not due to some “magical” property of graphene, but to the hexagonal symmetry of its lattice. The electrons in graphene thus acquire a very high mobility, a hundred times greater than that which they have, for example, in even very fast silicon transistors; they behave like ballistic particles, small projectiles that travel very large distances (on a microscopic scale) without being deflected.

The unique behavior of electrons in graphene immediately allowed interesting quantum phenomena to be observed, at room temperature and in samples produced simply using duct tape. Being able to carry out quantum electrodynamics experiments without using particle accelerators and at room temperature was like, quoting the words of Andrej Gejm, «having Cern’s Large Hadron Collider on your desk».

Although the electronic and physical properties first excited scientists, graphene has many other exceptional properties. It is very mechanically stable: a single sheet of graphene, as thick as a single atom, can be manipulated and deformed, resisting even high pressures. It can conduct electrons faster than silicon, as already mentioned, and transport heat better than copper. Due to its compact structure it is practically impervious to molecules and all gases. Like graphite, it is chemically stable in air and light. It can also be chemically modified (functionalized) to change its properties. The exceptional characteristics of this material make it promising for various applications and there are hundreds, all over the world, of research groups that are trying to bring this material from the laboratory bench to the development of new technology and graphene-based products.

The applications

Graphene in electronics: I bend but I don’t break

The first idea to use graphene was, naturally, to exploit the enormous mobility of its charges to create transistors and microchips faster than silicon ones, today the basis of all computers and mobile phones. Indeed, researchers have managed to produce individual transistors or even simple circuits capable of operating at very high frequencies, hundreds of gigahertz. Is graphene, therefore, destined to replace silicon because it is faster and more performing? Unfortunately no. For two reasons, one scientific, the other economic. The first reason is that graphene conducts both positive and negative electrical charges very, very well. It is therefore very difficult to “turn off” a graphene-based transistor. While a silicon transistor can be turned on and off, assuming the values ​​”0″ and “1” which are the basis of digital electronics, a graphene transistor can at most go from “very turned on” to “slightly turned on”. This is a limit that scientists are trying to resolve in various, even quite imaginative, ways, for example by cutting small strips of graphene to somehow limit electron transport. The second reason is economic. Even if, in the future, it is possible to create efficient but controllable graphene transistors, it is unlikely that graphene will replace silicon. Silicon technology is sixty years old, extremely optimized and robust, and the microelectronics industry requires truly expensive plants: a single factory of the giant Intel can cost as much as the budget of a small state. Microelectronics industries are unlikely to dismantle their existing silicon-based plants to venture into a new technology, no matter how advantageous. Graphene will therefore not replace silicon. It is more likely, however, that it will be used in applications that are impossible for silicon, for example for flexible and resistant electronic devices on plastic. Rollable cell phones, computers and televisions are the Holy Grail of the microelectronics industry. Giants such as Samsung, Nokia or LG are investing heavily to develop these products and have already presented various flexible prototypes to the public. The materials currently used for electronics, primarily silicon, are usually crystalline and fragile, therefore not suitable for this type of applications. Graphene, on the other hand, can be bent and stretched without losing its electrical properties and is an ideal candidate for the next electronics revolution.

(Left) Graphene deposited on silicon wafer and defined with optical lithography. (Center) Graphene deposited on glass. (Right) Conductive, transparent and flexible nano-composite of graphene and epoxy resin.

Graphene for sensors: thin and sensitive

Graphene, being a monatomic material, is exposed to the influence of the external environment from both sides of the sheet. Charge transport in a graphene sheet can be influenced by the presence of molecules, radiation and electrical charges present on the surface, making it an excellent material for making sensors. Nokia recently patented the use of graphene for innovative light sensors, and has also produced an ultra-fast water sensor which, by analyzing the humidity in the air we exhale, can recognize different people by the way they “whistle”. . Lots of technology to recognize someone whistling? Cell phone manufacturers have shown us that, from SMS to social networks, the strangest or seemingly banal applications are often the most successful.

Graphene for batteries: ultraporous electrodes

Current lithium-ion batteries, which power most of our computers and cell phones, have carbon electrodes, usually graphite. With each charging cycle, lithium ions penetrate between the layers of graphite, which is capable of storing them efficiently. Unfortunately, however, this process destroys the graphite, cycle after cycle. Storing lithium ions in graphite is like forcing glass marbles between the pages of a closed book, denting it. In fact, after a while, as we all know, the cell phone runs out of battery faster and faster and the battery needs to be changed. Graphene, on the other hand, has a high surface area, up to 2600 square meters for a single gram. Its flexibility allows it, unlike graphite, to better resist the intercalation of ions in a battery; the high surface area and high electrical conductivity make it a promising material for creating new nanotechnological batteries or even supercapacitors for the development of hybrid cars, long-lasting cell phones or flexible devices.

Graphene sheets as molecular filters

If graphene sheets are packed on top of each other in the presence of small defects or other molecules, they can create nanometric cracks of a well-defined thickness. The two-dimensional structure of graphene allows the thickness of these cracks to be controlled very well, allowing liquids and ions to be selectively filtered. Even more science fiction applications imagine using a single sheet of graphene, capable of withstanding high pressures, with well-defined holes to desalinate sea water or sequence DNA fragments extremely quickly.

From microcomposites with carbon fibers to nanocomposites with graphene sheets

The good mechanical and electrical properties of graphene allow it to be used as a nanoadditive, to be added to plastics or composite materials to make them more resistant or electrically conductive. Composite materials already use additives such as carbon or glass fibers for these purposes. The use of a nanotechnological material such as graphene, however, allows these results to be obtained with minimal quantities of material, exploiting its high surface area to maximize interaction with the surrounding polymer. Even if there are still cost and production problems to make the most of the properties of graphene in composites, there are already graphene-based tennis rackets on the market, which are used by champions such as Novak Djokovic or Maria Sharapova.

What does the future have to offer

The advantages of graphene are so numerous that they are almost incredible. All these exceptional properties are well known and have been measured by several research laboratories around the world. Unfortunately, however, these are properties observed on a nanoscopic scale, at the level of a single sheet of graphene, often free of defects or contaminants of any kind. If we move from the single sheet, produced with adhesive tape, to macroscopic graphene-based materials, these properties degrade rapidly. Electron transport is disturbed by defects present at the interface between adjacent sheets, as is heat transport. The interface between graphene and polymers is often a weak point that decreases the mechanical properties of composites, and it is difficult to uniformly and economically insert this material into commercial products. The challenge for all researchers in the sector is therefore to be able to exploit the properties of graphene in useful and reliable ways, developing a new technology based on these nanomaterials.

With this objective, the European Commission launched the Graphene Flagship Project in 2013, one of the most ambitious European research initiatives ever attempted, with a planned duration of ten years and an expected budget of one hundred million euros per year. Italy is at the forefront in this research sector, with the participation of the National Research Council, the Italian Institute of Technology, many universities and research centers and large companies, such as STMicroelectronics of Catania. Despite all these efforts, it is difficult to predict if and how graphene and nanotechnologies in general will change our lives. Thinking of incremental progress, in which science only serves to improve already existing products, is perhaps reductive. As Nobel Prize winner Herbert Kroemer said: “The principal application of any new technology is always an application created by the new technology.” If, in the sixteenth century, you had bet on the future of graphite, what would you have bet on: a high-tech military application for making cannonballs, or a low-level, low-cost application for writing on paper, for which it already existed a well-developed technology like the quill pen and the inkwell? You would probably be wrong. In the sixteenth century as in the present, it is always difficult to predict the future.

3. Genetically modified bacteria (GMO)

GMO bacteria used as drugs in humans to treat diabetes and cancer

Some types of bacteria are genetically modified in the laboratory to make them capable of converting a waste product of tumor cells (ammonia NH4) into an immunomodulatory metabolite (L-arginine) which increases the anti-tumor functions of T cells, or CAR lymphocytes -T.

Bacteria genetically modified to “sabotage” tumors and enhance immunotherapy

In the journal Nature the results of a study conducted by Roger Geiger’s team at the Biomedicine Research Institute of Bellinzona. Microorganisms that manage to insinuate themselves between diseased cells are used.

by Elisa Buson

In the fight against tumors we have new, truly unexpected allies: bacteria. We are used to distinguishing them into “good” and “bad”, depending on their effect on our health, but in reality, thanks to synthetic biology, today a third category is also starting to emerge: that of “intelligent” bacteria. They are microorganisms that are harmless to humans and are genetically modified to become real tumor saboteurs, capable of insinuating themselves between diseased cells and transforming their waste into fuel for the immune system. A cunning strategy that has been successfully tested at the Institute for Research in Biomedicine (IRB, affiliated to the University of Italian Switzerland) in the laboratory led by Roger Geiger, who thanks to his scientific merits has recently joined the program Young Investigator of the European Molecular Biology Organization (EMBO). The study, currently conducted on animal models, was crowned by publication in the prestigious journal Nature and suggests important developments for anti-cancer treatments.

The aim is to enhance the effects of immunotherapy, which works by awakening the immune system: although it is effective against different types of cancer, unfortunately it does not work in all patients. Often this happens because the guardians of the immune system, the T cells, find themselves fighting in very difficult conditions and without adequate supplies. To supply them with supplies, it was decided to exploit the ability that some bacteria have to “colonize” tumors. In fact, an oxygen-poor environment is created among diseased cells which constitutes an ideal niche for some microorganisms that live in anaerobic conditions. It is no coincidence that “tumors contain a different microbiome from that which characterizes healthy organs – says Geiger. – Precisely these bacteria that settle in tumors can be used as platforms to be engineered to interfere with the tumor environment, generating a therapeutic effect.”

The intuition of using bacteria as anti-cancer weapons dates back to the end of the 19th century, when the American doctor and surgeon William Coley was the first to observe the complete eradication of a cervical sarcoma following an acute streptococcal infection. Starting from this discovery, he developed a mixture containing toxins of bacterial origin with the aim of activating the immune system against the tumor. «Although this therapy proved to be ineffective and rather harmful, Coley’s first observations demonstrated that bacteria can live inside tumors and trigger an immune response against them», underlines the IRB expert. «Today we know that various bacteria, pathogenic and non-pathogenic, accumulate preferentially in tumors and can have an anti-tumor action: among these there are Salmonella, Listeria, Clostridium and Streptococcus. Since the administration of pathogenic bacteria has unacceptable toxic effects, currently most anticancer strategies are based on non-pathogenic bacteria.”

The IRB researchers, in collaboration with the Cambridge (USA) company Synlogic, have focused in particular on the strain of Escherichia coli Nissle 1917 (EcN), which is completely harmless and has long been used for the production of drugs and vaccines . The bacteria have been genetically modified in the laboratory to make them capable of converting a waste product of tumor cells (ammonia) into an immunomodulatory metabolite (L-arginine) which increases the anti-tumor functions of T cells. Injected into mice, they are immediately colonized the tumor, favoring the infiltration of T cells and enhancing the effectiveness of immunotherapy (based in this case on the administration of antibodies that block the PD-L1 protein).

This strategy was effective in so-called “hot” tumors, those that show signs of inflammation due to a pre-existing T cell response, while it does not seem to work in “cold” tumors, i.e. those that do not elicit an immune reaction. «When we tried to induce an immune response in cold tumors by injecting specific T cells – says Geiger – the therapy with bacteria was effective again, strengthening the basic immune response. Considering these pre-clinical findings, it is possible that patients with warm or immunogenic tumors (such as melanoma, non-small cell lung cancer, and colon cancer with microsatellite instability) may respond to bacterial therapy.”

Before arriving at human trials, however, there are still several problems to be solved, primarily that of safety. So far it has been shown that the injection of bacteria into the tumor is well tolerated, while little is known about the potential risks of systemic administration, necessary to reach the disease in different parts of the body. «We know from preclinical studies in mice that intravenous administration of E. coli Nissle is associated with some toxicity and this demonstrates the need to further engineer the bacteria so as to improve the precision with which they reach the tumor. This – continues Geiger – would allow us to inject fewer bacteria into the blood, reducing systemic inflammation. Several laboratories, including mine, are currently experimenting with various strategies to achieve this goal.” The next step will be to further improve the bacteria to make them multitasking, that is, capable of producing not only L-arginine, but also other useful molecules. This would allow for “a greater therapeutic effect and wider application in cancer patients”.

In the photo above (by Loreta Daulte), Roger Geiger with four researchers from his group: from left, Gaia Antonini, Giulia Saronio, Lorenzo Petrini and Giada Zoppi

Genetically modified bacteria help heal wounds

Local applications of genetically modified bacteria that produce wound-healing proteins have been shown to heal diabetic ulcers in animals and are currently undergoing clinical trials in Germany and Poland.

This was announced by the company that developed the innovative treatment, the Finnish Aurealis Therapeutics, and the results are published in the magazine Plos One.

The bacterium used for local applications is normally used in the production of dairy products, Lactococcus lactis, and is therefore considered safe for humans. Experts genetically modified him by introducing into his DNA three genes that control the production of human proteins known to help repair wounds: an interleukin and two growth factors.
Applied directly to wounds one centimeter wide (in animal models of diabetic ulcers) every day for a week, the bacteria allowed the wounds to close almost completely; animals treated with an inert substance did not recover in the same time frame.
Experts are currently conducting clinical trials on diabetic patients to verify the effectiveness and safety of the therapy.

We now come to chemtrails or chemtrails: these trails differ from the traditional contrails or contrails which form very rarely whenever the aircraft engines or turbopans placed on the sides of the wings come into contact with the ice particles that form on the themselves, the ice sublimates and passes into a gaseous state, creating the characteristic “Berenice braid” trail which remains in the sky for a few seconds and then vanishes into thin air. To detect the presence of a contrail in the sky, three conditions must be met:

  1. The aircraft in question must fly above 8000 meters altitude;
  2. The air temperature must not be lower than -60°C;
  3. Relative Humidity (RH%) must be above 60%

The three conditions described above are practically rare, giving rise to contrails at only 3%, since military and civil aircraft all fly below 10,000 meters, at altitudes decidedly lower than what their navigation transponders declare on the Flight Radar 24 website https://www.flightradar24.com/.

Chemtrails are traced by both civilian and military aircraft which scatter hygroscopic chemicals such as trimethyl aluminum (TMA) Al2(CH3)6, an aluminum-based chemical that is listed as a heavy metal in the periodic table of chemical elements, drawn up by the Russian chemist Dmitrij Ivanovic Mendeelev: trimethyl aluminum and other aluminum-based substances capture and dry all the humidity contained in the atmosphere to create artificial white stratified cirriform clouds at high altitude of an opaque whitish colour, artificial clouds which they serve to improve military telecommunications in the ELF and EHF bands: this system tends to make both the natural cloud cover and the disturbances generated by it disappear and tends to induce an artificial drought which can last for weeks or months in the areas subject to these ” treatments”. Here in Italy the weather forecasts and bulletins are issued directly by the Air Force: it is no coincidence that for several years now, let’s say from 2010 onwards, lieutenant colonels of the Air Force such as Guido Guidi and others of his ilk , when they appear on television to announce the weather for the same day and for the following days, they coined the term “veilments”, never purposely explaining their real nature and how they are formed precisely to keep the Italian population in the dark about the clandestine geoengineering practices that have been going on unabated in our skies for many years and without anyone doing anything to stop them or at least to significantly reduce them, in order to restore the naturalness and stability that the average zonal circulation of our atmosphere needs , our climate, but also our human bodies, because the substances used are all toxic.

CHEMICAL SUBSTANCES USED IN CHEMTRAILS AND WHICH ARE ARTIFICIALLY CHANGING THE CLIMATE AT A GLOBAL LEVEL

1. TRIMETIL ALUMINIUM Al(CH3)3

Timethyl aluminum (TMA) is an organometallic compound with the formula Al (CH3)3. It is a colorless liquid that is highly pyrophoric, meaning it ignites spontaneously in air. TMA is mainly used as a precursor in the chemical vapor deposition (CVD) process to deposit thin films of aluminum oxide (AL2O3) and other aluminum-containing materials.

In the CVD process, TMA is typically mixed with other gases and introduced into a high-temperature reactor. Heat causes TMA to decompose, releasing aluminum atoms that react with oxygen or other reactive species to form a thin film on a substrate. This technique is widely used in the semiconductor industry to create insulating layers, passion coatings, and other functional materials.

Trimetil aluminium

Due to its pyrophoric nature, TMA must be handled with extreme caution and stored in air-tight containers in an inert atmosphere. Reacts violently with water, releasing flammable gases and potentially causing explosions. Specialized equipment and safety protocols are required for working with TMA to minimize the risk of accidents.

Overall, trimethyl aluminum is an important chemical compound in the fields of materials science and semiconductor manufacturing, enabling the production of advanced electronic devices and coatings.

2. SULFUR HEXAFLUORIDE (SF6)

Sulfur hexafluoride is an inorganic compound, an odorless and transparent synthetic gas formed by 6 fluorine F atoms collected around a central sulfur S atom with the formula SF₆. It is an octahedral geometry molecule with sp3d2 hybrid orbitals according to the Valence Shell Electron Pair Repulsion (VSEPR) model of the Valence Bond Theory or VB. Its structure makes SF6 gas very stable from a chemical and thermal point of view. Thanks to its chemical-physical properties, its main use is as an inert dielectric insulator in medium and high voltage electrical systems and in the manufacturing of semiconductors and in the casting processes of magnesium and its alloys, thanks to its electrical, thermal and chemicals.

SF6 is also used by military and civil aircraft in the spraying of sulphates via aerosols in the stratosphere, the layer of atmosphere located from 10 km above sea level using solar radiation management techniques or Solar Radiation management SRM, in the context of clandestine geoengineering both to reduce the amount of UV and cosmic radiation coming from the Sun and to improve telecommunications in the military sector.

Below is the video of Rosario Marcianò, President of the Tankerenemy Committee which has been fighting for years against the abuse of chemtrails in Italy, enjoy vision!

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

ALLUVIONE IN ARABIA SAUDITA E EMIRATI ARABI UNITI (EAU) 19 APRILE 2024

Il deserto allagato e percorso da fiumi d’acqua: la forza della corrente trascina con sé i cammelli in Arabia Saudita – Video

Macchie turchesi che punteggiano la distesa color ocra del deserto: ecco come appaiono gli allagamenti di Dubai nelle immagini catturate dai satelliti del programma europeo Corpernicus all’indomani delle piogge torrenziali che lo scorso 16 aprile hanno colpito gli Emirati Arabi Uniti. Si stima che in meno di 24 ore siano caduti più di 250 millimetri di pioggia, che hanno sommerso molte strade e allagato le piste dell’aeroporto di Dubai paralizzando i voli. Prima degli Emirati Arabi Uniti, è stata l’Arabia Saudita a subire i danni maggiori causati dalle piogge torrenziali e dai conseguenti allagamenti. Nel video, le scene riprese proprio in Arabia Saudita nei giorni scorsi.

Video TikTok/disaster3338

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/19/il-deserto-allagato-e-percorso-da-fiumi-dacqua-la-forza-della-corrente-trascina-con-se-i-cammelli-in-arabia-saudita-video/7519025/

Did cloud seeding cause Dubai floods? Why experts say no

Chaos engulfed the UAE after its biggest city Dubai was inundated with water in the wake of record rainfall

The United Arab Emirates (UAE) was inundated with water on Tuesday after storms dumped more than a year and a half’s rain in just a few hours, flooding roads as well as the international airport based in the metropolis of Dubai.

Neighbouring Oman also witnessed heavy rains and flooding that killed at least 20 people.

Speculation was rife on social media, linking cloud seeding, which involves the manipulation of existing clouds to induce rain, to the unprecedented precipitation. But experts say the record rainfall was likely caused by climate change.

Here is what we know about the reasons behind the record rainfall and subsequent flooding in the UAE and Oman.

What happened in the UAE and Oman?

The storm had initially hit Oman on Sunday before it pounded the UAE on Tuesday, knocking out power and causing flight disruptions. The deluge inundated houses, caused traffic chaos and trapped people in their homes in Dubai.

The UAE witnessed the heaviest rainfall on record, authorities said.

The state-run WAM news agency called it “a historic weather event” that surpassed “anything documented since the start of data collection in 1949.” That’s before crude oil was discovered in the energy-rich Gulf country.

By the end of Tuesday, more than 142mm (5.59 inches) had soaked Dubai – home to more than three million people. Close to 127mm (5 inches) of rain fell at Dubai International Airport, where about 76mm (3 inches) of rain is normal in an entire year.

According to authorities Oman received around 230mm (9 inches) of rain between Sunday and Wednesday. The average rainfall in the capital, Muscat is about 100mm (4 inches) per year. Bahrain, Qatar and Saudi Arabia also witnessed rains.

A view shows the city during a rain storm in Dubai, United Arab Emirates [Rula Rouhana/Reuters] https://www.aljazeera.com/news/2024/4/18/was-cloud-seeding-responsible-for-the-floodings-in-dubai

What fueled the speculation that blamed cloud seeding for the rains in Dubai?

Reports quoted meteorologists at the UAE’s National Centre for Meteorology (NCM) as saying Dubai flew six or seven cloud-seeding flights before the rains started. Flight-tracking data analysed by The Associated Press news agency also showed one aircraft affiliated with the UAE’s cloud-seeding efforts flew around the country on Monday.

Cloud seeding, which was initiated in the 1990s, has been a part of the country’s effort to solve water shortages.

According to reports, the NCM on Wednesday said the seeding took place on Sunday and Monday, and not on Tuesday.

Omar Al Yazeedi, deputy director general of the NCM, told the NBC news agency that the organisation “did not conduct any seeding operations during this event”.

“One of the basic principles of cloud seeding is that you have to target clouds in its early stage before it rains, if you have a severe thunderstorm situation then it is too late to conduct any seeding operation,” he added.

Rainfall is rare in the UAE and elsewhere on the Arabian Peninsula, which is typically known for its dry desert climate. Summer air temperatures can soar above 50 degrees Celsius (122 degrees Fahrenheit).

The UAE and Oman also lack drainage systems to cope with heavy rains and submerged roads are not uncommon during rainfall.

Did climate change cause the torrential rainfall?

Experts and officials have debunked the speculations that cloud seeding caused the rainfall.

“If that occurred with cloud seeding, they’d have water all the time. You can’t create rain out of thin air per se and get 6 inches [152.4mm] of water,” said Ryan Maue, former chief scientist at the US National Oceanic and Atmospheric Administration. (This statement is untrue for me, like all those supported by this NOAA, an academic body managed by a military apparatus of the United States of America. As a scholar in Atmospheric Physics at the University of L’Aquila, however, I believe that could very well artificially induce a flash storm and discharge in one hour the quantity of water that would fall in 2 months).

The deluge was likely due to a normal weather system that was exacerbated by climate change, experts say.

Global warming has resulted in “extraordinarily” warm water in the seas around Dubai, where there is also very warm air above, said Mark Howden, director at The Australian National University’s Institute for Climate, Energy and Disaster Solutions.

“This increases both potential evaporation rates and the capacity of the atmosphere to hold that water, allowing bigger dumps of rainfall such as what we have just seen in Dubai.”

According to reports, the intense downpours were a result of a slow-moving storm that moved across the Arabian Peninsula and into the Gulf of Oman over several days. This storm transported abundant tropical moisture from near the equator and released it heavily over the region.

The storm also appeared in forecast models days in advance.

Huge tropical storms like this “are not rare events for the Middle East”, said University of Reading meteorology professor Suzanne Gray. She cited a recent study analysing nearly 100 such events over the southern Arabian Peninsula from 2000 to 2020, with most in March and April, including a March 2016 storm that dropped 9.4 inches (almost 240mm) on Dubai in just a few hours.

Climate scientists say that rising global temperatures, caused by human-led climate change, is leading to more extreme weather events around the world, including intense rainfall.

“Rainfall from thunderstorms, like the ones seen in UAE in recent days, sees a particular strong increase with warming. This is because convection, which is the strong updraft in thunderstorms, strengthens in a warmer world,” said Dim Coumou, a professor in climate extremes at Vrije Universiteit Amsterdam.

What is cloud seeding?

Cloud seeding is a type of weather modification process that normally tries to increase the rain or snow.

Cloud droplets don’t form spontaneously. For moisture to condense, it needs a surface to cling to. Within a cloud, there are tiny particles in the air called condensation nuclei, which provide a base for moisture to attach to.

Cloud seeding uses planes and ground-based cannons to shoot particles into clouds making more nuclei, attracting moisture. Once enough droplets merge, they become heavy and fall to Earth as rain or snow.

Small particles such as dust and dirt often play a key role in cloud formation and precipitation by providing surfaces for moisture to condense. Silver iodide can potentially serve the same function. Other substances, such as dry ice, may also be used for similar purposes.

The method, pioneered in the 1940s, can’t create water from a clear sky – particles must be shot into a cloud that already holds moisture to get it to fall, or to fall more than it otherwise would naturally.

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Cloud seeding is still controversial in the weather community, mostly because it has been hard to prove that it does very much, and it’s also unclear the negative impact it might have.

Governments in drought-stricken regions like the Western United States and the UAE have invested in technologies such as seeding in the hopes of generating rain.

About 50 countries including the US, China, Australia, UAE, Germany, India, Malaysia, Russia and Mexico employ cloud seeding.

The US Bureau of Reclamation spent $2.4m last year on cloud seeding along the over-tapped Colorado River. Utah recently increased its seeding budget by tenfold.

China frequently uses seeding for irrigation. It also used it during the 2008 Olympics in Beijing with the goal of keeping the skies clear.

Cars drive through water in a flooded street following heavy rains in Dubai,
Cars drive through water in a flooded street following heavy rains in Dubai, United Arab Emirates, April 16, 2024 [Amr Alfiky/Reuters]

SOURCE: AL JAZEERA AND NEWS AGENCIES

Traduzione in italiano

L’inseminazione delle nuvole ha causato le inondazioni a Dubai? Perché gli esperti dicono di no

Il caos ha travolto gli Emirati Arabi Uniti dopo che la sua città più grande, Dubai, è stata inondata d’acqua a seguito di precipitazioni record

Martedì gli Emirati Arabi Uniti (EAU) sono stati inondati d’acqua dopo che i temporali hanno scaricato più di un anno e mezzo di pioggia in poche ore, allagando le strade e l’aeroporto internazionale con sede nella metropoli di Dubai.

Anche il vicino Oman è stato testimone di forti piogge e inondazioni che hanno ucciso almeno 20 persone.

Sui social media erano diffuse speculazioni che collegavano il cloud seeding, che comporta la manipolazione delle nuvole esistenti per indurre la pioggia, a precipitazioni senza precedenti. Ma gli esperti sostengono che le precipitazioni record siano state probabilmente causate dal cambiamento climatico (ENSO – El Nino Southern Oscillation).

Ecco cosa sappiamo sulle ragioni dietro le precipitazioni record e le conseguenti inondazioni negli Emirati Arabi Uniti e in Oman.

Cosa è successo negli Emirati Arabi Uniti e in Oman?

La tempesta aveva inizialmente colpito l’Oman domenica prima di colpire gli Emirati Arabi Uniti martedì, interrompendo l’elettricità e causando interruzioni dei voli. Il diluvio ha inondato le case, causato il caos del traffico e intrappolato le persone nelle loro case a Dubai.

Gli Emirati Arabi Uniti hanno assistito alle pioggia più abbondanti mai registrate, hanno affermato le autorità.

L’agenzia di stampa statale WAM lo ha definito “un evento meteorologico storico” che ha superato “qualsiasi cosa documentata dall’inizio della raccolta dei dati nel 1949”. Questo prima che il petrolio greggio fosse scoperto nel paese del Golfo, ricco di energia.

Alla fine di martedì, più di 142 mm (5,59 pollici) avevano inzuppato Dubai, dove vivono più di tre milioni di persone. Quasi 127 mm (5 pollici) di pioggia sono caduti all’aeroporto internazionale di Dubai, dove circa 76 mm (3 pollici) di pioggia sono normali in un anno intero.

Secondo le autorità in Oman sono caduti circa 230 mm di pioggia tra domenica e mercoledì. La piovosità media nella capitale, Muscat, è di circa 100 mm (4 pollici) all’anno. Anche Bahrein, Qatar e Arabia Saudita sono stati testimoni di piogge.

Una vista mostra la città durante un temporale a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti [Rula Rouhana/Reuters]

Cosa ha alimentato la speculazione che attribuiva la causa delle piogge a Dubai all’inseminazione delle nuvole?

I rapporti hanno citato i meteorologi del Centro nazionale di meteorologia (NCM) degli Emirati Arabi Uniti secondo cui Dubai ha effettuato sei o sette voli per seminare le nuvole prima dell’inizio delle piogge. I dati di tracciamento dei voli analizzati dall’agenzia di stampa Associated Press hanno mostrato anche che un aereo affiliato agli sforzi di cloud seeding degli Emirati Arabi Uniti ha volato in giro per il paese lunedì.

Il cloud seeding, avviato negli anni ’90, ha fatto parte degli sforzi del Paese per risolvere la carenza d’acqua.

Secondo i rapporti, mercoledì l’NCM ha affermato che la semina è avvenuta domenica e lunedì e non martedì.

Omar Al Yazeedi, vicedirettore generale dell’NCM, ha dichiarato all’agenzia di stampa NBC che l’organizzazione “non ha condotto alcuna operazione di seeding durante questo evento”.

“Uno dei principi di base del cloud seeding è che bisogna colpire le nuvole nella loro fase iniziale prima che piova, se si verifica una situazione di forte temporale allora è troppo tardi per condurre qualsiasi operazione di seeding”, ha aggiunto.

Le piogge sono rare negli Emirati Arabi Uniti e in altre parti della penisola arabica, tipicamente nota per il suo clima secco e desertico. Le temperature estive dell’aria possono superare i 50 gradi Celsius (122 gradi Fahrenheit).

Anche gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman non dispongono di sistemi di drenaggio per far fronte alle forti piogge e le strade sommerse non sono rare durante le piogge.

I cambiamenti climatici hanno causato le piogge torrenziali?

Esperti e funzionari hanno sfatato le ipotesi secondo cui l’inseminazione delle nuvole avrebbe causato le piogge.

“Se ciò accadesse con la semina delle nuvole, avrebbero acqua tutto il tempo. Non è possibile creare la pioggia dal nulla e ottenere 152,4 mm di acqua”, ha affermato Ryan Maue, ex capo scienziato presso la National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti. (Dichiarazione per me non veritiera, come tutte quelle sostenute da questo NOAA, un organismo accademico gestito da un apparato militare degli Stati Uniti d’America. Io da studioso in Fisica dell’Atmosfera all’Università di L’Aquila, invece ritengo che si possa benissimo indurre artificialmente un flash storm e scaricare in un’ora la quantità di acqua che cadrebbe in 2 mesi).

Il diluvio è stato probabilmente dovuto a un normale sistema meteorologico aggravato dai cambiamenti climatici, dicono gli esperti.

Il riscaldamento globale ha prodotto acqua “straordinariamente” calda nei mari intorno a Dubai, dove c’è anche aria molto calda in alto, ha affermato Mark Howden, direttore dell’Istituto per il clima, l’energia e le soluzioni ai disastri dell’Australian National University.

“Ciò aumenta sia il potenziale tasso di evaporazione sia la capacità dell’atmosfera di trattenere l’acqua, consentendo scarichi più grandi di precipitazioni come quello che abbiamo appena visto a Dubai”.

Secondo i rapporti, gli intensi acquazzoni sono stati il ​​risultato di una lenta tempesta che si è spostata attraverso la penisola arabica e nel Golfo di Oman per diversi giorni. Questa tempesta ha trasportato abbondante umidità tropicale vicino all’equatore e l’ha rilasciata pesantemente sulla regione.

La tempesta è apparsa anche nei modelli di previsione con giorni di anticipo.

Enormi tempeste tropicali come questa “non sono eventi rari per il Medio Oriente”, ha affermato Suzanne Gray, professoressa di meteorologia dell’Università di Reading. Ha citato un recente studio che analizza quasi 100 eventi di questo tipo nella penisola arabica meridionale dal 2000 al 2020, la maggior parte dei quali si è verificato a marzo e aprile, inclusa una tempesta del marzo 2016 che è caduta di 9,4 pollici (quasi 240 mm) su Dubai in poche ore.

Gli scienziati del clima affermano che l’aumento delle temperature globali, causato dai cambiamenti climatici guidati dall’uomo, sta portando a eventi meteorologici più estremi in tutto il mondo, comprese precipitazioni intense.

“Le precipitazioni dovute ai temporali, come quelli visti negli Emirati Arabi Uniti negli ultimi giorni, vedono un aumento particolarmente forte con il riscaldamento. Questo perché la convezione, che è la forte corrente ascensionale nei temporali, si rafforza in un mondo più caldo”, ha affermato Dim Coumou, professore di clima estremi alla Vrije Universiteit Amsterdam.

Cos’è il cloud seeding?

La semina delle nuvole è un tipo di processo di modificazione meteorologica che normalmente cerca di aumentare la pioggia o la neve.

Le goccioline delle nuvole non si formano spontaneamente. Perché l’umidità possa condensarsi, ha bisogno di una superficie a cui aggrapparsi. All’interno di una nuvola, ci sono minuscole particelle nell’aria chiamate nuclei di condensazione, che forniscono una base a cui l’umidità può attaccarsi.

L’inseminazione delle nuvole utilizza aerei e cannoni terrestri per sparare particelle nelle nuvole creando più nuclei e attirando l’umidità. Una volta che un numero sufficiente di goccioline si uniscono, diventano pesanti e cadono sulla Terra sotto forma di pioggia o neve.

Piccole particelle come polvere e sporco spesso svolgono un ruolo chiave nella formazione di nuvole e precipitazioni fornendo superfici su cui l’umidità può condensare. Lo ioduro d’argento può potenzialmente svolgere la stessa funzione. Per scopi simili possono essere utilizzate anche altre sostanze, come il ghiaccio secco.

Il metodo, introdotto negli anni ’40, non può creare acqua da un cielo limpido: le particelle devono essere sparate in una nuvola che trattiene già l’umidità per farla cadere, o per farla cadere più di quanto farebbe naturalmente.

Il cloud seeding è ancora controverso nella comunità meteorologica, soprattutto perché è stato difficile dimostrare che faccia molto, e non è nemmeno chiaro l’impatto negativo che potrebbe avere.

I governi delle regioni colpite dalla siccità come gli Stati Uniti occidentali e gli Emirati Arabi Uniti hanno investito in tecnologie come la semina nella speranza di generare pioggia.

Circa 50 paesi tra cui Stati Uniti, Cina, Australia, Emirati Arabi Uniti, Germania, India, Malesia, Russia e Messico utilizzano il cloud seeding.

L’anno scorso il Bureau of Reclamation degli Stati Uniti ha speso 2,4 milioni di dollari per l’inseminazione delle nuvole lungo il fiume Colorado, troppo sfruttato. Lo Utah ha recentemente aumentato di dieci volte il budget per la semina.

La Cina utilizza spesso la semina per l’irrigazione. Lo ha utilizzato anche durante le Olimpiadi di Pechino del 2008 con l’obiettivo di mantenere il cielo limpido.

Auto colpite dall’acqua in una strada allagata a seguito di forti piogge a Dubai, Emirati Arabi Uniti, 16 Aprile 2024 [Amr Alfiky/Reuters]

Source: Al Jazeera

https://x.com/bralex84/status/1781389728475996575

Airbus A400M Atlas, a military cargo aircraft used from different states in the World also for continuing Cloud Seeding activities for fighting actual climate desertification
http://www.tankerenemy.com/2019/11/disponibile-il-volume-attacco-dal-cielo_17.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM americana

LA PIU’ GRANDE SICCITA’ DELLA STORIA METTE IN GINOCCHIO LA CATALOGNA IN SPAGNA: SE CONTINUA COSI’, DA FEBBRAIO RESTRIZIONI ANCHE A BARCELLONA CHE SI PREPARA A RAZIONARE L’ACQUA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/20/la-piu-grande-siccita-della-storia-mette-in-ginocchio-la-catalogna-se-continua-cosi-da-febbraio-restrizioni-anche-a-barcellona-che-si-prepara-a-razionare-lacqua/7415769/amp/

di Andrea Cegna 20 Gennaio 2024

La scommessa, e la speranza, della politica catalana oggi si chiama pioggia. La scarsità di precipitazioni negli ultimi mesi sta facendo scendere le riserve idriche della regione sotto il livello di guardia del 16%. Il rischio concreto è che sarà necessario proclamare l’emergenza idrica e così il taglio nel consumo di acqua in tutta la regione, Barcellona compresa. Si tratta della più importante siccità della storia della Catalogna, qualcosa che supera la grande crisi idrica del 2008. La Generalitat si prepara all’eventualità che, anche a causa delle previsioni dei prossimi giorni, lo stato d’emergenza debba scattare a partire dal 1 febbraio. Le misure che si stanno preparando vanno dal divieto di riempire le piscine, sia nelle strutture turistiche che nelle abitazioni private, fino all’impossibilità di aprire nuovi allevamenti animali, così come ampliare o iniziare nuove attività agricole. Una misura choc che non può che interessare anche le due principali attività di consumo d’acqua nella regione: il turismo e l’allevamento. Misure urgenti che guardano all’emergenza ma non alla complessità della questione e che sono figlie dell’assenza di politiche pubbliche capaci di tenere conto delle trasformazioni climatiche.

Ad annunciare le misure studiate dalla Generalitat è stato il consigliere di Esquerra Republicana e membro del tavolo di lavoro Azione per il Clima, David Mascort. Il Piano contro la siccità prevede la riduzione dell’80% dell’irrigazione agricola, e del 25% del consumo di acqua da parte degli stabilimenti industriali. Il consumo può essere integrato con l’uso di acqua rigenerata proveniente da impianti di trattamento delle acque reflue, a spese dell’utenza, purché vi sia disponibilità di flussi. Aura Vidal di Enginyeria Sense Fronteres i Aigua és Vida dice: “Non solo siamo in una situazione di siccità meteorologica, ma stiamo vivendo una situazione di scarsità idrica dove il consumo di acqua è maggiore dell’acqua disponibile. Questo perché c’è una scarsa pianificazione delle riserve idriche e della loro conservazione. Per avere una buona gestione dell’acqua è necessario determinare la quantità di acqua necessaria per il sostentamento della popolazione e dei flussi ecologici che sostengono la vita”. Mentre per Enric Bárcena, deputato regionale di En Comù-Podem, “nell’attuale situazione di emergenza è necessario imporre restrizioni alla popolazione e ai diversi settori economici. Controlleremo l’equità nell’imposizione delle restrizioni così come il loro impatto economico. Deve esserci parità nelle restrizioni per i diversi settori e soprattutto ridurre il consumo di acqua utilizzata nel settore turistico”. Il deputato ricorda che “un turista consuma in media 5 volte l’acqua di un residente”. Anche perché chi vive in città da anni ha imparato a usarla in maniera sapiente.

Dopo la grande crisi del 2008 c’è stato un grosso lavoro di sensibilizzazione e così i residenti sanno che l’acqua non va sprecata e soprattutto che non è infinita. Marina, 69enne, passeggia per il mercato di Santantoni e racconta alla nipote di come il problema di questa crisi idrica stia nelle assenze della politica. Dice chiaramente: “Nel 2008 avevano previsto lavori e iniziative per salvaguardare l’acqua ma non le hanno mai fatte”. Luis e Carlos, incontrati in un bar del Raval, dicono che in Catalogna tutti sanno che l’acqua non va sprecata e che sono soprattutto le attività economiche a consumarla. Antonio dice che a casa sua si fa la doccia una volta alla settimana e massimo per cinque minuti. Maite invece punta il dito contro il cambiamento climatico e si dice “preoccupata perché il clima impazzito potrebbe generare una nuova normalità. Basta guardare il livello dei fiumi, scende visibilmente di anno in anno”.

Come detto, è proprio il turismo a consumare il maggior numero di litri d’acqua, tanto che Enric Bárcena ricorda che “diventa fondamentale, nelle località in cui la popolazione si moltiplica in estate a causa del turismo, ridurre il consumo di acqua per tali attività. È necessario che i turisti e le turiste che vengono in Catalogna prendano coscienza della situazione e contribuiscano a un uso responsabile dell’acqua durante la loro visita”. Aura Vidal insiste: “La crisi idrica evidenzia la necessità di comprendere che l’economia, la politica e la vita in generale sono soggette a limiti planetari. Qualsiasi modello che superi la disponibilità delle risorse compromette i diritti umani, sociali e ambientali. Un chiaro esempio di questo squilibrio è il modello economico della Catalogna, basato sull’esportazione di prodotti agroindustriali e sul turismo di massa. Solo nel 2023, la Catalogna ha accolto 15 milioni di turisti, di cui 10 milioni sono arrivati ​​nella sola città di Barcellona”. L’attivista ambientalista ricorda che “le nostre lotte vanno oltre il garantire la disponibilità di acqua e affrontare la siccità, implicano una revisione e un cambiamento di modello basato su ‘l’acqua bene comune’, così come nella riduzione e nel contenimento della domanda d’acqua e il ritorno alla gestione pubblica, democratica e con una partecipazione diretta della cittadinanza dell’acqua”.

La dottoressa Francesca Greco, esperta di politiche idriche internazionali e ricercatrice Marie Curie presso l’Università di Bergamo e Visiting Research Fellow presso King’s College di Londra, ricorda: “Il grande dilemma oggi presente in Catalogna è il classico conflitto intersettoriale dell’acqua. In tutto il mondo c’è una contesa tra il settore agricolo, industriale e domestico. In questa regione ci sono più maiali che persone e ciò ha una pesante ricaduta sull’inquinamento delle falde. Poi c’è l’industria del turismo, con i suoi sottosettori, che determina un consumo massiccio d’acqua soprattutto per quel che riguarda l’uso delle piscine. La scarsità è quindi mediata, non è un dato universale e solo legato alla scarsità di acqua dal punto di vista meteorologico, ma è una questione prioritariamente di gestione delle risorse. La scelta di razionalizzare l’acqua a uso domestico responsabilizza quindi i cittadini e le cittadine che però non sono i responsabili primari e così pagano le scelte politiche nel tutelare l’industria del turismo e del settore agricolo”. “Dobbiamo infine considerare che – chiude Enric Bárcena – di fronte ai cambiamenti climatici e l’aggravarsi degli episodi di siccità dobbiamo fare i conti con i limiti di disponibilità di una risorsa sempre più scarsa come l’acqua e quindi alla necessità di trovare forme idriche di massima efficienza. Si deve decidere come Paese quali sono le priorità decidendo dove destinare principalmente a loro l’acqua che avremo”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

English translate

The bet, and the hope, of Catalan politics today is called rain. The lack of rainfall in recent months is causing the region’s water reserves to fall below the warning level of 16%. The concrete risk is that it will be necessary to proclaim a water emergency and thus a cut in water consumption throughout the region, Barcelona including. This is the most important drought in the history of Catalonia, something that surpasses the great water crisis of 2008. The Generalitat is preparing for the eventuality that, also due to the forecasts for the next few days, the state of emergency must trigger from 1 February. The measures that are being prepared range from a ban on filling swimming pools, both in tourist facilities and in private homes, to the impossibility of opening new animal farms, as well as expanding or starting new agricultural activities. A shock measure that can only affect the two main water consumption activities in the region: tourism and livestock farming. Urgent measures that look at the emergency but not at the complexity of the issue and which are the result of the absence of public policies capable of taking into account climate transformations.

The measures studied by the Generalitat were announced by the councilor of Esquerra Republicana and member of the Climate Action working table, David Mascort. The plan against drought provides for the reduction of agricultural irrigation by 80%, and of water consumption by industrial plants by 25%. Consumption can be integrated with the use of regenerated water coming from wastewater treatment plants, at the expense of the user, as long as there is availability of flows. Aura Vidal of Enginyeria Sense Fronteres i Aigua és Vida says: “Not only are we in a meteorological drought situation, but we are experiencing a water scarcity situation where water consumption is greater than available water. This is because there is poor planning of water reserves and their conservation. To have good water management it is necessary to determine the quantity of water necessary for the sustenance of the population and the ecological flows that sustain life”. While for Enric Bárcena, regional deputy of En Comù-Podem, “in the current emergency situation it is necessary to impose restrictions on the population and the various economic sectors. We will monitor the fairness in the imposition of restrictions as well as their economic impact. There must be equality in the restrictions for the different sectors and above all reduce the consumption of water used in the tourism sector”. The deputy recalls that “a tourist consumes on average 5 times the water of a resident”. Also because those who have lived in the city for years have learned to use it wisely.

After the great crisis of 2008 there was a huge awareness-raising effort and so residents know that water should not be wasted and above all that it is not infinite. Marina, 69 years old, walks through the Santantoni market and tells her granddaughter how the problem of this water crisis lies in the absences of politics. He clearly says: “In 2008 they planned works and initiatives to safeguard water but they never carried them out.” Luis and Carlos, who met in a bar in the Raval, say that in Catalonia everyone knows that water should not be wasted and that it is above all the economic activities that consume it. Antonio says that at his house he showers once a week and for a maximum of five minutes. Maite instead points the finger at climate change and says she is “worried because the crazed climate could generate a new normality. Just look at the river levels, they drop visibly from year to year.”

As mentioned, it is precisely tourism that consumes the greatest number of liters of water, so much so that Enric Bárcena recalls that “it becomes fundamental, in places where the population multiplies in summer due to tourism, to reduce water consumption for these activity. It is necessary for tourists who come to Catalonia to become aware of the situation and contribute to responsible use of water during their visit.” Aura Vidal insists: “The water crisis highlights the need to understand that economics, politics and life in general are subject to planetary limits. Any model that exceeds resource availability compromises human, social and environmental rights. A clear example of this imbalance is the economic model of Catalonia, based on the export of agro-industrial products and mass tourism. In 2023 alone, Catalonia welcomed 15 million tourists, of which 10 million arrived in the city of Barcelona alone.” The environmental activist recalls that “our struggles go beyond guaranteeing the availability of water and addressing drought, they imply a review and change of model based on ‘water as a common good’, as well as in reducing and containing demand of water and the return to public, democratic management of water with direct participation of citizens”.

Dr. Francesca Greco, expert in international water policies and Marie Curie researcher at the University of Bergamo and Visiting Research Fellow at King’s College London, recalls: “The great dilemma present in Catalonia today is the classic inter-sectoral water conflict. All over the world there is a dispute between the agricultural, industrial and domestic sectors. In this region there are more pigs than people and this has a heavy impact on groundwater pollution. Then there is the tourism industry, with its subsectors, which determines massive water consumption especially when it comes to the use of swimming pools. The scarcity is therefore mediated, it is not a universal fact and only linked to the scarcity of water from a meteorological point of view, but is primarily a question of resource management. The choice to rationalize water for domestic use therefore places responsibility on citizens who, however, are not the primary ones responsible and thus pay for the political choices in protecting the tourism industry and the agricultural sector”. “Finally, we must consider that – concludes Enric Bárcena – in the face of climate change and the worsening of drought episodes we must deal with the limits of availability of an increasingly scarce resource such as water and therefore the need to find forms of water of maximum efficiency. We must decide as a country what the priorities are by deciding where to mainly allocate the water we will have to them.”

Source: Il Fatto Quotidiano

La diga in Catalogna al 4,25 per cento della capacità

Siccità in Spagna, nel bacino di Sau non c’è più acqua: le drammatiche immagini dal drone

Le rovine del vecchio paese affiorano in superficie. Dichiarata l’emergenza idrica a Barcellona

01/02/2024

Sono immagini drammatiche quelle girate con un drone mercoledì 31 gennaio sopra il bacino di Sau, la riserva idrica a circa 90 chilometri a nord di Barcellona che è ormai ridotta ai minimi termini.

Martedì, la diga era al 4,25 per cento della capacità, rispetto al 63,39 per cento della stessa settimana di 10 anni fa. 

La penuria d’acqua ha fatto riemergere le rovine della chiesa e degli edifici di Sant Romà de Sau.

La Catalogna ha dichiarato lo stato di emergenza in una vasta zona che include Barcellona e la sua area metropolitana e il sud della provincia di Girona.

Si tratta di un’area con 202 comuni e 5,9 milioni di residenti. Lo stato di emergenza comporterà l’introduzione di severe restrizioni idriche.

La decisione è stata annunciata dal governatore catalano Pere Aragonès ed è dovuta al calo complessivo delle riserve del sistema Ter-Llobregat, che si trova al di sotto del 16 per cento della capacità

Le misure entreranno in vigore da venerdì 2 febbraio e comporteranno un consumo massimo di 200 litri per abitante al giorno. Riguarderanno famiglie, agricoltura, industria e attività ricreative e comporteranno il divieto di lavare le auto e riempire le piscine vuote.

“Questa è la peggiore siccità mai registrata”, ha detto Aragonès in conferenza stampa, sottolineando che mai se n’è avuta in Catalogna una “tanto lunga e di tale intensità”. 

“La crisi climatica ci sta mettendo alla prova come è successo durante la pandemia”, ha concluso.

Uno studio del 2022 ha dimostrato che la penisola iberica non è mai stata così arida negli ultimi 1.200 anni.

Una situazione limite che sta costringendo i funzionari catalani a prendere in considerazione la possibilità di portare l’acqua a Barcellona via nave, una misura adottata nel 2008 quando i livelli dei bacini idrici erano vicini al 20% e gli impianti di desalinizzazione erano meno attivi.

Il governo locale vuole che i residenti riducano il consumo di acqua del 5% e gli agricoltori fino all’80%.

Fonte: Rainews

English translate

The dam in Catalonia at 4.25 percent of capacity

Drought in Spain, there is no more water in the Sau basin: the dramatic images from the drone

The ruins of the old town rise to the surface. Water emergency declared in Barcelona

01/02/2024

The images shot with a drone on Wednesday 31 January above the Sau basin, the water reserve about 90 kilometers north of Barcelona which is now reduced to a minimum, are dramatic images.

On Tuesday, the dam was at 4.25 percent capacity, compared to 63.39 percent the same week 10 years ago.

The water shortage has caused the ruins of the church and buildings of Sant Romà de Sau to resurface.

Catalonia has declared a state of emergency in a large area that includes Barcelona and its metropolitan area and the south of the province of Girona.

It is an area with 202 municipalities and 5.9 million residents. The state of emergency will lead to the introduction of severe water restrictions.

The decision was announced by the Catalan governor Pere Aragonès and is due to the overall decline in reserves of the Ter-Llobregat system, which is below 16 percent of capacity

The measures will come into force from Friday 2 February and will result in a maximum consumption of 200 liters per inhabitant per day. They will affect families, agriculture, industry and leisure activities and will involve a ban on washing cars and filling empty swimming pools.

“This is the worst drought ever recorded,” Aragonès said at a press conference, underlining that there has never been one “so long and of such intensity” in Catalonia.

“The climate crisis is testing us as happened during the pandemic,” he concluded.

A 2022 study showed that the Iberian Peninsula has never been so dry in the last 1,200 years.

An extreme situation that is forcing Catalan officials to consider the possibility of bringing water to Barcelona by ship, a measure adopted in 2008 when reservoir levels were close to 20% and desalination plants were less active.

The local government wants residents to reduce water consumption by 5% and farmers by up to 80%.

Source: Rai news

La Catalogna sta sperimentando modi per convivere con la siccità

21 MARZO 2024 – 19:00

Giovedì 1 febbraio, la Catalogna ha lanciato l’emergenza siccità, dopo aver vissuto il secondo mese dell’anno più caldo mai registrato nell’area con soglie al di sopra di 0,8 gradi centigradi rispetto alla media di temperatura rilevata dal 1991 al 2020. La decisione è arrivata dall’amministrazione dopo aver constatato una riduzione delle riserve dei bacini idrici al di sotto della soglia del 16% indicata nel Piano Siccità, e ha portato all’applicazione di numerose misure per far fronte alla crisi idrica che sta investendo la regione, e coinvolgendo circa 6 milioni di persone. Tra le misure prese si annoverano la limitazione del consumo di acqua per l’agricoltura, l’industria e l’uso privato nell’ottica di una “crescente pressione per accelerare gli sforzi di adattamento”. Il centro di studi Copernicus sta monitorando la situazione, e ha presentato uno studio per analizzare come la Catalogna si stia adattando alla situazione emergenziale.

Lo studio condotto da Copernicus e pubblicato in collaborazione con la testata Euronews analizza gli sforzi di adattamento della Catalogna alla emergenza idrica derivante dalla siccità, che per quanto sia un fenomeno di una straordinarietà ordinaria, rileva dati senza precedenti storici. Se infatti da un lato è vero che non è la prima volta che la Catalogna si trova in condizioni di difficoltà nella gestione della siccità e delle risorse idriche, dall’altro non si può evitare di notare come i numeri relativi, per fare un esempio, alle temperature siano ben al di sopra della normale registrazione fuori parametro. La scarsità delle risorse idriche è infatti rasente i minimi storici. Come riporta la stessa Euronews, il bacino di Sau, uno dei principali della regione, risulta praticamente svuotato dalle sue acque artificiali, mentre nell’entroterra della regione le famose cascate un tempo attrazione turistica sono oggi prosciugate.

Le prime misure adottate hanno visto una riduzione del limite giornaliero di consumo di acqua a 200 litri per persona al giorno, con la raccomandazione, ove possibile, di non andare oltre i 90. Questo limite include i litri di acqua consumata da ciascuna persona per sé stessa e per il proprio ambiente domestico, ma anche quelli consumati dalle imprese, dalle attività di natura industriale, negli uffici e nelle municipalità. Tali restrizioni si applicano anche ai turisti e arrivano a proibire la dispersione di acqua per determinate attività: è infatti vietato irrigare i giardini, l’erba dei campi sportivi (fatto salvo il caso in cui le strutture compensino l’utilizzo di tale acqua, per esempio chiudendo le docce), riempire le piscine e lavare privatamente la propria automobile.

Parallelamente alle restrizioni pubbliche, vi sono anche le iniziative private, tutte incentrate sul riciclo dell’acqua. A farlo è per esempio una struttura alberghiera che ormai da 25 anni riutilizza l’acqua di docce e lavandini nei servizi igienici, arrivando a risparmiare tonnellate di acqua. Lo stesso hotel sta collaborando con un team di scienziati per provare a vedere se è possibile depurare le acque grigie abbastanza da riutilizzarle anche per l’irrigazione e la coltivazione degli ortaggi. Un’altra azienda, invece, riutilizza le acque grigie nelle attività di pulizia. A frenare questo genere di iniziative, paradossalmente, pare essere proprio la legislazione spagnola per cui al momento si è autorizzati a utilizzare solo il 10% dell’acqua trattata.

La Catalogna è una regione che ha già dovuto far fronte al problema della siccità e della scarsità delle risorse idriche, tanto che tutt’oggi sono presenti e in funzione numerose installazioni costruite in risposta al lungo periodo senza piogge che ha investito la regione verso la fine degli anni 2000. Tra questi, figura l’impianto di desalinizzazione di El Prat de Llobregat, che tutt’ora è in attività 24 ore su 24 utilizzando energia rinnovabile. L’impianto soddisfa il 25% della richiesta di acqua della regione, tuttavia il suo utilizzo, che consiste nel prelievo delle acque del Mediterraneo a circa 2km dalla costa per trasformarla in acqua potabile, è caratterizzato da un altissimo dispendio di energia e da un altrettanto elevato costo. A usare meno energia e a risultare più sostenibile anche dal punto di vista dei costi è invece la struttura di rigenerazione dell’acqua che come El Prat funziona tutt’ora a pieno regime. Essa è costituita da un impianto di depurazione che tratta le acque già utilizzate, per poi fornirle a un secondo macchinario che le processa attraverso ulteriori sistemi di filtraggio, “trattando 180.000 m3 di acqua al giorno e soddisfacendo un altro 25% della domanda”. L’acqua, poi, viene trasportata circa 16 chilometri a monte per essere reintrodotta nel fiume Llobregat e mescolarsi con l’acqua naturale. Solo a quel punto, essa viene riestratta, filtrata e immessa nel sistema, dando vita a un ciclo artificiale dell’acqua.

Il sistema di funzionamento dell’impianto di rigenerazione dell’acqua segue la normativa europea e dà luogo a vantaggi anche dal punto di vista ambientale perché sostiene gli ecosistemi naturali e tiene viva la presenza di acqua sul territorio naturale. Nonostante ciò, la Catalogna sta ancora soffrendo le condizioni della siccità, che negli ultimi anni ha colpito numerosi Paesi, Italia compresa, e non è ancora chiaro quando i limiti imposti verranno definitivamente tolti. Come ritengono numerosi scienziati intervistati da Euronews, tuttavia, le iniziative di riciclo dei privati catalani e gli impianti tecnologici della regione non vogliono servire solo a far fronte alle crisi idriche, ma intendono costituire un primo passo per ripensare il rapporto dell’uomo con l’ambiente e con la gestione e l’amministrazione delle risorse.

[di Dario Lucisano]

English translate

On Thursday 1 February, Catalonia launched the drought emergency, after experiencing the second month of the hottest year ever recorded in the area with thresholds above 0.8 degrees centigrade compared to the average temperature recorded from 1991 to 2020 The decision came from the administration after having noted a reduction in water basin reserves below the 16% threshold indicated in the Drought Plan, and led to the application of numerous measures to deal with the water crisis that is affecting the region, and involving around 6 million people. The measures taken include limiting water consumption for agriculture, industry and private use with a view to “growing pressure to accelerate adaptation efforts”. The Copernicus study center is monitoring the situation, and has presented a study to analyze how Catalonia is adapting to the emergency situation.

The study conducted by Copernicus and published in collaboration with the newspaper Euronews analyzes Catalonia’s efforts to adapt to the water emergency resulting from the drought, which although an extraordinary phenomenon, reveals data without historical precedents. In fact, if on the one hand it is true that it is not the first time that Catalonia has found itself in difficult conditions in managing drought and water resources, on the other hand one cannot avoid noticing how the relative numbers, for example, at temperatures are well above normal off-parameter recording. The scarcity of water resources is in fact bordering on historic lows. As Euronews itself reports, the Sau basin, one of the main ones in the region, is practically emptied of its artificial waters, while in the hinterland of the region the famous waterfalls, once a tourist attraction, are now dried up.

The first measures adopted saw a reduction in the daily water consumption limit to 200 liters per person per day, with the recommendation, where possible, not to go beyond 90. This limit includes the liters of water consumed by each person for themselves itself and for one’s domestic environment, but also those consumed by businesses, industrial activities, offices and municipalities. These restrictions also apply to tourists and go so far as to prohibit the dispersion of water for certain activities: it is in fact forbidden to irrigate the gardens, the grass of the sports fields (except in the case in which the structures compensate the use of this water, for example by closing showers), filling swimming pools and washing your car privately.

In parallel with public restrictions, there are also private initiatives, all focused on water recycling. For example, this is done by a hotel facility that has been reusing water from showers and sinks in the toilets for 25 years now, saving tons of water. The hotel itself is collaborating with a team of scientists to try to see if it is possible to purify the gray water enough to reuse it for irrigation and the growing of vegetables. Another company, however, reuses gray water in cleaning activities. Paradoxically, it seems to be the Spanish legislation that is holding back this type of initiative, according to which at the moment only 10% of the treated water is authorized to be used.

Catalonia is a region that has already had to face the problem of drought and scarcity of water resources, so much so that numerous installations built in response to the long period without rain that hit the region towards the end are still present and in operation today. of the 2000s. Among these, there is the El Prat de Llobregat desalination plant, which is still in operation 24 hours a day using renewable energy. The plant satisfies 25% of the region’s water demand, however its use, which consists of withdrawing Mediterranean waters about 2km from the coast to transform it into drinking water, is characterized by a very high expenditure of energy and an equally high cost. What uses less energy and is more sustainable also from a cost point of view is the water regeneration structure which, like El Prat, is still working at full capacity. It consists of a purification plant that treats the water already used, and then supplies it to a second machine that processes it through further filtering systems, “treating 180,000 m3 of water per day and satisfying another 25% of demand”. The water is then transported approximately 16 kilometres upstream to be reintroduced into the Llobregat river and mix with natural water. Only at that point is it re-extracted, filtered and introduced into the system, creating an artificial water cycle.

The operating system of the water regeneration plant follows European legislation and also gives rise to advantages from an environmental point of view because it supports natural ecosystems and keeps the presence of water alive in the natural territory. Despite this, Catalonia is still suffering from drought conditions, which have affected numerous countries in recent years, including Italy, and it is not yet clear when the imposed limits will be definitively lifted. As numerous scientists interviewed by Euronews believe, however, the recycling initiatives of Catalan private individuals and the technological systems of the region are not intended only to serve to deal with water crises, but intend to constitute a first step towards rethinking man’s relationship with environment and with the management and administration of resources.

Source: L’Indipendente

https://www.lindipendente.online/2024/03/21/la-catalogna-sta-sperimentando-modi-per-convivere-con-la-siccita/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

JOHN CLAUSER:”IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON ESISTE. SONO LE NUBI CHE REGOLANO LA TEMPERATURA DELLA TERRA”

JOHN CLAUSER:"CLIMATE CHANGE DOES NOT EXIST. IT'S THE CLOUDS THAT REGULATE EARTH'S TEMPERATURE"
http://www.tankerenemy.com/2023/12/john-clauser-il-cambiamento-climatico.html

LE NUBI DETERMINANO IL BILANCIAMENTO DELLE TEMPERATURE SULLA TERRA. ECCO PERCHE’ CON LE SCIE CHIMICHE MIRANO A DISSOLVERLE

CLOUDS DETERMINE THE BALANCE OF TEMPERATURES ON THE EARTH. THIS IS WHY THEY AIM TO DISSOLVE THEM WITH CHEMTRAILS

Con le operazioni di Geoingegneria clandestina si mira ad eliminare la nuvolosità naturale, al fine di facilitare le comunicazioni via etere, in alta frequenza (Extreme High Frequency), poiché queste non vanno d’accordo con l’acqua contenuta nelle nuvole (Nuclei di Condensazione Cloud Condensation Nuclei CCN). La riduzione della copertura nuvolosa naturale, ovviamente, interferisce pesantemente sul ciclo dell’acqua (riduzione delle precipitazioni e desertificazione), ma ha un’altra conseguenza: interferisce con il bilanciamento delle temperature e quindi determina il riscaldamento della Terra. L’incremento delle temperature (localizzato) va dunque ricercato nelle attività di aerosol – condotte per mezzo di velivoli commerciali in gran parte – e non nell’ipotetico e mai dimostrato aumento dei gas serra.

A conferma di quanto sin qui scritto, oltre le dichiarazioni dei fisici Franco Prodi, Carlo Rubbia ed Antonino Zichichi, ora si aggiungono anche le asserzioni del Dr. John Clauser, anche lui fisico. Costoro confermano che le temperature del nostro pianeta sono direttamente dipendenti, oltre che dal ciclo solare, anche e soprattutto dalla presenza delle nubi, che funzionano come una sorta di termostato, riflettendo la luce del sole. Ne concludiamo che la Geoingegneria clandestina incontra l’interesse sia dei militari, sia dei truffatori che presiedono agli accordi dell’IPCC (che non considerano le nubi) e che, insieme al WEF (World Economic Forum), all’Unione Europea (UE) ed ai Governi marionetta dei singoli Stati, ha lo scopo unico di azzerare la nostra civiltà con la scusa di un inesistente cambiamento climatico di origine antropica.

With clandestine Geoengineering operations the aim is to eliminate natural cloud cover, in order to facilitate communications through the air, in high frequency (Extreme High Frequency), since these don't get along with the water contained in the clouds (Condensation Nuclei Cloud CCN). The reduction of natural cloud cover, obviously, heavily interferes with the water cycle (reduction of precipitation and desertification), but it has another consequence: it interferes with the temperature balance and therefore causes the Earth to warm. The (localized) increase in temperatures must therefore be sought in aerosol activities, largely conducted using commercial aircraft and not (military) in the hypothetical and never demonstrated increase in greenhouse gases.

To confirm what has been written so far, in addition to the statements of the physicists Franco Prodi, Carlo Rubbia and Antonino Zichichi, we now also add the assertions of Dr. John Clauser, also a physicist. They confirm that the temperatures of our planet are directly dependent not only on the solar cycle, but also and above all on the presence of clouds, which function as a sort of thermostat, reflecting the sunlight. We conclude that clandestine geoengineering meets the interest of both the military and the scammers who preside over the IPCC agreements (which do not consider clouds) and who, together with the WEF (World Economic Forum), the European Union (EU) and to the puppet governments of individual states, has the sole purpose of eliminating our civilization with the excuse of a non-existent climate change of anthropogenic origin.

John Clauser, premio Nobel per la Fisica 2022. Ecco il sunto della sua intervista.

– La grande notizia è che non esiste una vera crisi climatica. (Questo non è vero, una crisi climatica momentanea è in atto, sia a causa dell’intensa attività magnetica solare che sarà massima nel 2024 e a causa di attività di Geoingegneria clandestina che portano alla produzione di velature da scie chimiche nei cieli a causa di sostanze chimiche dannose deliberatamente sparse da aerei civili e militari ai fini del miglioramento delle telecomunicazioni in ambito militare e qui c’è la grossa complicità di diversi Governi di tutto il Mondo);
– La CO2 e il metano hanno un effetto trascurabile sul clima. (Per me è un asserzione vera in parte e valida soltanto per la CO2: il metano, il più semplice degli idrocarburi, determina un importante contributo al Riscaldamento Globale, mentre la CO2 in atmosfera in basse-medie concentrazioni no, per il motivo che è un gas che dà la vita, è il nutriente delle piante che crea il processo della fotosintesi clorofilliana, lo diceva sempre mio nonno!)
– La Terra ha le nuvole e non possiamo ignorarlo. Io sostengo che ogni tipo di nuvola fornisce automaticamente un meccanismo termostatico di riflettività della luce solare che controlla fortemente il clima e la temperatura della Terra. L’IPCC afferma di essere certa che il meccanismo dominante sia quello della CO2, ma io affermo che è assurdo. (Su questa asserzione di Clauser sono completamente d’accordo);
– Non c’è cambiamento climatico e certamente non sono convinto ci sia un collegamento con la frequenza degli eventi meteorologici estremi, il cui aumento è trascurabile. (Dipende cosa si intende per cambiamento climatico, perché non tutti hanno in testa la stessa concettualità in merito: io ritengo che l’aumento degli eventi meteorologici severi o estremi è in connessione diretta con l’attivttà magnetica solare eccezionale degli anni 2012, 2018, 2023 e sicuramente anche 2024);
– La Terra probabilmente non si sta neppure riscaldando. Tutta la cronologia delle temperature è molto sospetta, il modo in cui è stata gestita è sospetto, ma comunque, qualunque cosa accada, non è dovuta alla presenza di CO2 o metano nell’atmosfera.
(Questa asserzione per me è vera solo in parte: il Riscaldamento Globale attuale dipende dalla combinazione di fattori interni al Pianeta, legati a Geoingegneria ed al Progetto HAARP usati dai militari americani per i loro scopi legati alla loro volontà di egemonizzare il Mondo da Quarto Reich, esattamente come fece Adolf Hitler assieme ai suoi deviati e folli nazisti componenti il Terzo Reich durante la Seconda Guerra Mondiale e sia da fattori esterni al Pianeta e torno a ribadire con fermezza che dipende dall’attività magnetica solare eccezionale di questi anni, non dimenticando comunque che anche scelte insostenibili folli intraprese, come l’aumento dell’uso dei combustibili fossili dei paesi arabi dell’OPEC, l’uso del metano in Siberia dei russi, l’aumento degli allevamenti intensivi nei Paesi eccessivamente industrializzati, come USA e Cina, per combattere le carestie interne ai propri Paesi, stanno determinando comunque un contributo aggiuntivo al Cambiamento Climatico in atto da non sottovalutare nel prossimo futuro. Io piuttosto concentrerei molte delle mie attenzioni sulla sparizione di laghi imbriferi contenenti acqua dolce negli ultimi 10-15 anni, come il Lago d’Aral in Uzbekistan ed il Lago Urmia in Iran, tutti spariti a causa delle attività HAARP americane per arrivare a controllare politicamente meglio questi Paesi, guarda caso uno derivato dall’ex-blocco sovietico URSS e l’altro un paese della Mezaluna fertile a cultura dominante araba che un tempo era l’antico Impero Persiano. Gli USA stanno cercando da anni di porre entrambi questi Paesi sotto il loro dominio assoluto da remoto, a distanza e comodamente seduti sulle loro poltrone di casa, in questa considerazione mi sento molto il caro ed indimenticato ricercatore indipendente romano Stefano Pellegrosi, “Stefano Felce e Mirtillo”, uomo dalla vastissima cultura e preparatissimo in ambito elettromagnetico).

- The great news is that there is no real climate crisis. (This is not true, a temporary climate crisis is underway, both due to the intense solar magnetic activity which will be maximum in 2024 and due to clandestine geoengineering activities which lead to the production of chemtrail hazes in the skies due to substances harmful chemicals deliberately spread by civil and military aircraft for the purpose of improving telecommunications in the military sector and here there is the great complicity of various Governments around the world);
- CO2 and methane have a negligible effect on the climate. (For me it's a partially true statement and valid only for CO2: methane, the simplest of hydrocarbons, determines an important contribution to Global Warming, while CO2 in the atmosphere in low-medium concentrations does not, for the reason that it is a gas that gives life, it is the plant nutrient that creates the process of chlorophyll photosynthesis, my grandfather Carmine Palermo always said so!)
- The Earth has clouds and we cannot ignore it. I argue that each type of cloud automatically provides a thermostatic mechanism of sunlight reflectivity that strongly controls the Earth's climate and temperature. The IPCC claims to be certain that the dominant mechanism is CO2, but I say that is absurd. (I completely agree with this assertion by Clauser);
- There is no climate change and I'm certainly not convinced there is a connection with the frequency of extreme weather events, the increase of which is negligible. (It depends on what you mean by climate change, because not everyone has the same conceptualization in mind about it: I believe that the increase in severe or extreme meteorological events is in direct connection with the exceptional solar magnetic activity of the years 2012, 2018, 2023 and certainly also 2024);
- Earth is probably not even warming. The whole temperature history is very suspicious, the way it was handled is suspicious, but still, whatever happens, it is not due to the presence of CO2 or methane in the atmosphere. (This statement for me is only partially true: current Global Warming depends on the combination of factors internal to the Planet, linked to Geoengineering and the HAARP Project used by the American military for their purposes linked to their desire to hegemonize the World from the Fourth Reich , exactly as Adolf Hitler did together with his deviant and crazy Nazis making up the Third Reich during the Second World War and both by factors external to the Planet and I once again firmly reiterate that it depends on the exceptional solar magnetic activity of these years, without forgetting however that even crazy unsustainable choices undertaken, such as the increase in the use of fossil fuels by the Arab OPEC countries, the use of methane in Siberia by the Russians, the increase in intensive farming in excessively industrialized countries, such as the USA and China, to fight famines within their own countries, they are still making an additional contribution to ongoing Climate Change that should not be underestimated in the near future. I would rather focus much of my attention on the disappearance of catchment lakes containing fresh water in the last 10-15 years, such as the Aral Sea in Uzbekistan and Lake Urmia in Iran, all of which disappeared due to American HAARP activities to achieve political control these countries are better, coincidentally one derived from the former Soviet bloc USSR and the other a country in the fertile Mezaluna with a dominant Arab culture which was once the ancient Persian Empire. The USA has been trying for years to place both these countries under their absolute dominion remotely, at a distance and comfortably sitting in their armchairs at home, in this consideration I feel very strongly about the dear and unforgettable independent Roman researcher Stefano Pellegrosi, "Stefano Felce and Mirtillo", a man of vast culture and highly trained in the electromagnetic field).

Fonte, Source: Tankerenemy

http://www.tankerenemy.com/2023/12/john-clauser-il-cambiamento-climatico.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto, ma che ritiene non sia la CO2 il principale gas serr che contribuisce direttamente al Riscaldamento Globale

OMAGGIO AD UN GRANDE RICERCATORE AUTODIDATTA INDIPENDENTE MORTO TROPPO PRESTO: STEFANO PELLEGROSI, MEGLIO NOTO COME “STEFANO FELCE E MIRTILLO”

Vasto, lì 16 Dicembre 2023 ore 21.34

Buonasera a tutti e a tutte. Il presente articolo è dedicato ad un grandissimo ricercatore autodidatta indipendente romano Stefano Pellegrosi, meglio noto come Stefano Felce e Mirtillo: a mio avviso era un uomo dotato di una vastissima cultura che gli consentiva di spaziare su diversi argomenti della vita umana ed oltre, ma era su determinati argomenti che mostrava tutta la sua ottima preparazione, come: massoneria occulta, esoterismo, elettromagnetismo, geoingegneria clandestina, progetto americano HAARP (High Auroral Active Research Program) per il controllo del clima a distanza e per il controllo mentale degli esseri umani, scie chimiche (chemtrails).

Il ricercatore romano indipendente Stefano Pellegrosi, noto come Stefano Felce e Mirtillo, durante uno dei suoi tanti convegni organizzati sui temi della Geoingegneria clandestina e sulle scie chimiche

Stefano Felce e Mirtillo intento a contestualizzare un concetto in merito ad uno degli argomenti che amava trattare: guardate il gesto delle mani atto a rendere semplici concetti anche molto complessi, un vero educatore di cui oggi il sistema scolastico italiano avrebbe veramente un gran bisogno!

Stefano Felce e Mirtillo presenzia una conferenza su scie chimiche e controllo mentale del progetto HAARP nel 2012

Stefano Felce e Mirtillo presenzia una conferenza su scie chimiche e controllo mentale del progetto HAARP in Sardegna nel 2014

HAARP, scie chimiche e controllo mentale degli esseri umani, Stefano Felce e Mirtillo

Stefano, da grande persona umana, umile, sensibile e disponibile aveva molto a cuore la protezione della vita delle piante, degli animali e degli ecosistemi della nostra Terra ed aveva ancora molto da dare alla comunità scientifica indipendente, che ha sempre accolto con grande gioia le sue rivoluzionarie idee, il suo carisma e la sua lungimiranza in merito a tutte le battaglie che portò avanti contro l’uso civile e militare delle scie chimiche prodotte dagli aerei civili e militari, scie direttamente connesse con la Geoingegneria clandestina ed il progetto americano del controllo del clima e mentale a distanza HAARP, che ad oggi conta decine di impianti sparsi in tutti i continenti del Mondo (USA, Australia, Galles, Norvegia, Italia) composti da antenne elettromagnetiche che sparano nella ionosfera terrestre, lo strato più esterno della nostra atmosfera posto dai 200 km in su, onde elettromagnetiche in banda EHF (Extreme High Frequency), non ELF (Extreme Low Frequency), come dichiarato dal progetto, contando sull’ignoranza delle persone odierne in merito al primo postulato della Meccanica Quantistica, la legge del fisico teorico e Premio Nobel 1918 Max Ernst Planck: l’energia di un fotone è direttamente proporzionale alla frequenza di una radiazione elettromagnetica ed inversamente proporzionale alla sua lunghezza d’onda, equazione che lega insieme la doppia teoria della natura della radiazione elettromagnetica: la teoria ondulatoria e la teoria corpuscolare. Queste onde elettromagnetiche, emesse verso la ionosfera la prima volta nel 2003 dall’impianto HAARP di 200 antenne nel sito di Gakona in Alaska negli Stati Uniti d’America, emesse in banda EHF hanno la proprietà di avere una fortissima energia e tanto più energia viene somministrata in atmosfera, e tanto più uno strato atmosferico viene riscaldato, innalzandolo di diversi km: questo aspetto fa sì che la ionosfera si innalzi di alcuni km atti a farle assumere la forma di uno “scudo”, il famoso scudo spaziale di cui tanto parlò l’allora Presidente americano George W. Bush, rientrava nella Strategic Defense Initiative (SDI) e poi anche nell’ambito del Trattato di Cooperazione Internazionale in merito alla sperimentazione sul Clima Mondiale, ratificato nel 2005 da diversi stati della NATO e quindi anche dall’Italia con il governo di destra di Silvio Berlusconi: lo scudo spaziale è una porzione di ionosfera rigonfiata che serve a difendere gli USA nel caso venissero attaccati dal cielo da una nazione ritenuta ostile, come la Cina o la Corea del Nord, due potenze comuniste, tra le ultime rimaste al Mondo a difendere il blocco orientale come baluardo contro la civiltà dell’Hamburger che ci vorrebbe a tutti i costi uniformati, omologati alla cultura del capitalismo e della globalizzazione sfrenata, eccessiva. Non dimentichiamo che un progetto militare segreto su cui stava lavorando il famoso scienziato serbo di Smilian, Nikola Tesla, il “Leonardo del Novecento”, lo “scienziato che inventò il XX Secolo”, era l’ideazione e la progettazione del “Raggio della Morte”, un impulso elettromagnetico che sarebbe stato in grado di disinserire o mandare in corto circuito qualsiasi tipo di batteria elettrica di un automobile o di qualsiasi altro mezzo a motore, un raggio sul quale Tesla stava conducendo diversi esperimenti di affinamento e perfezionamento agli inizi del Novecento, a cavallo tra il 1902 ed il 1910 dalla Torre Wardencliffe vicino New York negli USA, distrutta e dismessa poi nel 1917.

Tesla’s Wardenclyffe Tower build in 1902-1904 near New York, USA

3D model of Tesla’s Wardenclyffe Tower build near New York, USA from 1902 to 1904

Alcuni studiosi, tra i quali il sottoscritto, ritengono che le esplosioni sentite a Tunguska, una remota regione dell’Unione Sovietica nel 1908 e che provocarono un vastissimo incendio che abbattè centinaia di migliaia di alberi che compongono la taiga siberiana, il bioma tipico di quella zona, siano dovute molto probabilmente ad un potentissimo impulso elettromagnetico, il raggio della morte appunto, partito per errore dalla Torre Wardenclyffe, mentre Tesla stava effettuando un esperimento per il perfezionamento dello stesso, prima di consegnare il progetto alla US Army ed avere poi il brevetto per l’invenzione, una teoria che sovverte completamente quella che riconduce la causa dell’evento ad un meteorite, ma un cratere di impatto nella zona non è mai stato trovato e questo avvale ancora di più la teoria dell’impulso elettromagnetico che colpì quella remota zona.

Tunguska event, 1908

Trees hitted by an electromagnetic impulse in Tunguska, 1908

Tunguska event, Siberia 1908

Tunguska Pietrosa, Krasnojarsk territory, Russia
https://www.google.it/maps/place/Tunguska+Pietrosa/@61.9291196,89.84455,377678m/data=!3m1!1e3!4m6!3m5!1s0x5cb67c86310d1a2f:0x3e7ba8ecdcc3c092!8m2!3d61.9665127!4d92.4733729!16zL20vMDE0N3ow?entry=ttu

Il progetto del raggio della morte venne poi ripreso dallo scienziato italiano Guglielmo Marconi: secondo indiscrezioni giornalistiche, tra il 1935 e il 1937 Marconi, finanziato dal regime fascista di Benito Mussolini, era riuscito a costruire un’arma segreta, che attraverso un raggio misterioso, sarebbe stata in grado di bloccare e distruggere a distanza qualsiasi mezzo a motore, come successe a diverse autovetture lungo la via Aurelia a Roma nel 1935.

Italian scientist Guglielmo Marconi and Fascist regime Prime Italian Minister Benito Mussolini in 1935

Stefano Felce e Mirtillo ha avuto un passato molto burrascoso a causa della sua appartenenza a giovani brillanti comunisti della sinistra extra parlamentare di Roma degli anni ’70: aveva iniziato a lavorare come compositore tipografo e lavorava per la rivista Potere Operaio. Nel 1976 Stefano entra in contatto con un certo Maurizio, che inizia ad affiliarsi ad apparati più estremisti del Partito Comunista Italiano e che era stato messo in galera assieme ad altri compagni, un metodo solitamente usato dai servizi segreti del Ministero degli interni per infiltrare delle spie. Stefano intuì la presenza di tali infiltrati nel partito grazie ai suoi studi di educazioni visive, era un’artista, una persona abituata a capire ciò che osserva, capì la presenza delle scie chimiche senza avere bisogno di recarsi a cercare il tema su internet, se ne accorse con i sui occhi già alla fine degli anni ’90 che le coperture nuvolose avevano molto di “artificiale” e sempre meno di naturale. Stefano denunciò a tre dirigenti del Partito Comunista Italiano che questo Maurizio potesse trattarsi di un uomo infiltrato dei servizi segreti italiani, due di questi tre dirigenti erano del Ministero degli Interni, lavoravano per i servizi segreti: quello che non sapeva Stefano è che questo “Maurizio”, che il vero nome era Mario Moretti, assieme ad un certo Valerio Morucci, avrebbe ucciso il famoso leader della Democrazia Cristiana Aldo Moro con il finto sequestro a via Fani, quindi se avesse immaginato che questo signore fosse indirizzato a dare un operazione del genere, Stefano si sarebbe fatto i fatti suoi, nel senso che avrebbe capito che avesse rischiato la sua incolumità: la sua dichiarazione a questi dirigenti gli valsero 15 anni di OCP (Osservazione, Controllo e Pedinamento), quest’attività lo logorò, futono anni da incubo quelli vissuti da Stefano, dove la sua esistenza venne minacciata da minacce, gabbie, attività di spionaggio: egli ricorda che suo figlio trovò nel telefono della loro casa a Via Giulia, un apparecchio con due cavi ed il figlio lo portò alla RER (Radio Elettrica Romana) ed il commesso gli chiese: “Ma questo marchingegno dove lo hai trovato, a Buckingham Palace?” aggeggi che era già difficile trovare in commercio negli anni ’80, quelle che erano atività di privati che avrebbero voluto svolgere attività di spionaggio. Dopo quegli anni Stefano ebbe una serie di grandissimi problemi, oltre alle infiltrazioni nella sua vita privata, di quelle che lui chiamava “barbe finte”, cioè delle persone che vogliono nascondere qualcosa ad altre persone e si capisce dalle cose che queste persone non dicono, quindi avere spesso contatti con persone del meccanismo, per quanto queste persone dicano di essere pentite delle loro invadenti attività, queste persone, i “debunkers”, cioè i disinformatori seriali, i mistificatori si possono comprendere da alcune questioni che mistificano, stravolgendo completamente la realtà che si vede di fronte ai propri occhi. Un aiuto per Stefano arrivò negli anni ’80 da una realtà infra dimensionale o ultra dimensionale, lui non era certo da quale range di frequenze gli comunicasse, gli disse di chiamarsi Arno e, grazie agli stimoli ed ai messaggi telepatici di questo amico astrale, inizierà ad approfondire temi molto complessi, come esopolitica, religioni antiche, misticismo, civiltà antiche, contattismo, esoterismo, occultismo, società segrete, numerologia, astrologia ed arti divinatorie: la grande capacità di Stefano era quella di avere una preparazione approfondita di una grande moltitudine di informazioni, tant’è che una delle accuse che lui avanzava ai metodi di istruzione della società contemporanea è proprio quella di “parcellizzare il sapere”, persone che conoscono una parte del sapere, però poi non hanno una visione d’insieme che permetta loro di comprendere il totale.

https://www.facebook.com/abbattiamo.ilsistema/videos/stefano-felce-e-mirtillo-ricercatore-indipendente/2035616669991195/
https://archive.org/details/FelceEMirtillostefanoSuH.a.a.r.p.ScieChimicheEControlloMentale_819

Nel Marzo del 2017, Stefano ebbe due attacchi di ictus cerebrale consecutivi che lo portarono in cura presso una clinica privata di Roma e da lì in poi non si è saputo più niente di lui, se non la notizia della sua morte. Di seguito l’appello che Rosario Marcianò, il Presidente del Comitato Tankerenemy contro le Scie Chimiche di Sanremo in provincia di Imperia, diramò in data 11 Marzo 2017:

http://www.tankerenemy.com/2017/03/appello-per-lamico-stefano-felce-e.html

Playlist youtube dedicata a Stefano Felce e Mirtillo

https://x.com/bralex84/status/1736139513016041825

English translate

The roman independent researcher Stefano Pellegrosi, known as Stefano Felce e Mirtillo, during one of his many seminars organized on these arguments: clandestine Geoengineering and about chemtrails
Good evening to everyone. This article is dedicated to a great independent Roman self-taught researcher Stefano Pellegrosi, better known as Stefano Felce and Mirtillo: in my opinion he was a man endowed with a vast culture that allowed him to range over various topics of human life and beyond, but he was on certain topics that showed all his excellent preparation, such as: occult freemasonry, esotericism, electromagnetism, clandestine geoengineering, American project HAARP (High Auroral Active Research Program) for remote climate control and for the mental control of human beings, contrails chemicals (chemtrails).

Stefano, as a great human person, humble, sensitive and available, had the protection of the life of plants, animals and ecosystems of our Earth very much at heart and still had a lot to give to the independent scientific community, which has always welcomed with great joy the his revolutionary ideas, his charisma and his foresight regarding all the battles he carried out against the civil and military use of chemtrails produced by civil and military aircraft, contrails directly connected with clandestine geoengineering and the American control project of climate and mental health at a distance HAARP, which today has dozens of systems spread across all the continents of the world (USA, Australia, Wales, Norway, Italy) composed of electromagnetic antennas that shoot into the earth's ionosphere, the outermost layer of our atmosphere located from 200 km upwards, electromagnetic waves in the EHF (Extreme High Frequency) band, not ELF (Extreme Low Frequency), as declared by the project, counting on the ignorance of today's people regarding the first postulate of Quantum Mechanics, the law of theoretical physicist and 1918 Nobel Prize winner Max Ernst Planck: the energy of a photon is directly proportional to the frequency of electromagnetic radiation and inversely proportional to its wavelength, an equation that ties together the double theory of the nature of electromagnetic radiation: the theory wave theory and corpuscular theory.

These electromagnetic waves, emitted towards the ionosphere for the first time in 2003 by the HAARP installation of 200 antennas at the Gakona site in Alaska in the United States of America, emitted in the EHF band have the property of having very strong energy and the more energy administered into the atmosphere, and the more an atmospheric layer is heated, raising it by several kilometres: this aspect causes the ionosphere to rise by a few kilometres, making it take on the shape of a "shield", the famous space shield that was talked about so much the then American President George W. Bush, fell within the Strategic Defense Initiative (SDI) and then also within the scope of the Treaty of International Cooperation regarding experimentation on the World Climate, ratified in 2005 by various NATO states and therefore also by Italy with the right-wing government of Silvio Berlusconi: the space shield is a portion of the swollen ionosphere that serves to defend the USA in case they were attacked from the sky by a nation deemed hostile, such as China or North Korea, two communist powers, among the last remaining in the world to defend the Eastern Bloc as a bulwark against the hamburger civilization which would like us to be standardized at all costs, homologated to the culture of capitalism and unbridled, excessive globalization. Let's not forget that a secret military project on which the famous Serbian scientist from Smilian, Nikola Tesla, the "Leonardo of the twentieth century", the "scientist who invented the twentieth century", was working, was the conception and design of the "Death Ray ", an electromagnetic pulse that would have been able to disconnect or short-circuit any type of electric battery of a car or any other motor vehicle, a ray on which Tesla was conducting various refinement and improvement experiments at the beginning of the twentieth century , between 1902 and 1910 from the Wardencliffe Tower near New York in the USA, destroyed and then decommissioned in 1917.

Some scientists, including the undersigned, believe that the explosions heard in Tunguska, a remote region of the Soviet Union in 1908 and which caused a huge fire that felled hundreds of thousands of trees that make up the Siberian taiga, the typical biome of that area, are most likely due to a very powerful electromagnetic impulse, the death ray, which left by mistake from the Wardenclyffe Tower, while Tesla was carrying out an experiment to perfect it, before handing over the project to the US Army and then obtaining the patent for the invention, a theory that completely subverts the one that traces the cause of the event to a meteorite, but an impact crater in the area has never been found and this makes even more use of the theory of the electromagnetic pulse that hit the remote one area.

The death ray project was then taken up by the Italian scientist Guglielmo Marconi: according to journalistic rumors, between 1935 and 1937 Marconi, financed by the fascist regime of Benito Mussolini, had managed to build a secret weapon, which through a mysterious ray, it would have been able to block and remotely destroy any motor vehicle, as happened to several cars along the Via Aurelia in Rome in 1935.

Stefano Felce e Mirtillo had a very stormy past due to his membership of brilliant young communists of the extra-parliamentary left of Rome in the 1970s: he had started working as a typesetter and worked for the magazine Potere Operaio. In 1976 Stefano came into contact with a certain Maurizio, who began to affiliate with more extremist apparatuses of the Italian Communist Party and who had been put in prison together with other companions, a method usually used by the secret services of the Ministry of the Interior to infiltrate spies . Stefano sensed the presence of these infiltrators in the party thanks to his studies of visual education, he was an artist, a person used to understanding what he observes, he understood the presence of chemtrails without having to go and look for the topic on the internet, if He noticed with his own eyes already at the end of the 90s that cloud covers had a lot that was "artificial" and less and less that was natural. Stefano reported to three leaders of the Italian Communist Party that this Maurizio could be a man who had infiltrated the Italian secret services, two of these three leaders were from the Ministry of the Interior, they worked for the secret services: what Stefano didn't know is that this "Maurizio ", whose real name was Mario Moretti, together with a certain Valerio Morucci, would have killed the famous leader of the Christian Democracy Aldo Moro with the fake kidnapping in Via Fani, so if he had imagined that this gentleman was directed to carry out an operation of this kind , Stefano would have minded his own business, in the sense that he would have understood that he had risked his safety: his declaration to these managers earned him 15 years of OCP (Observation, Control and Stalking), this activity wore him out, it had been years since nightmare those experienced by Stefano, where his existence was threatened by threats, cages, espionage activities: he remembers that his son found a device with two cables in the telephone of their house in Via Giulia and his son took it to the RER (Radio Elettrica Romana) and the clerk asked him: "But where did you find this contraption, in Buckingham Palace?" gadgets that were already difficult to find on the market in the 1980s, those that were the activities of private individuals who wanted to carry out espionage activities.

After those years Stefano had a series of very big problems, in addition to the infiltration into his private life of what he called "fake beards", that is, people who want to hide something from other people and you can tell from the things that these people don't say, therefore often have contact with people in the mechanism, although these people say they regret their intrusive activities, these people, the "debunkers", i.e. the serial disinformers, the mystifiers can be understood by some questions that mystify, completely distorting reality that you see before your eyes. Help for Stefano arrived in the 80s from an infra-dimensional or ultra-dimensional reality, he was not certain from which frequency range he communicated to him, he told him his name was Arno and, thanks to the stimuli and telepathic messages of this astral friend, he will begin to delve into very complex topics, such as exopolitics, ancient religions, mysticism, ancient civilizations, contactism, esotericism, occultism, secret societies, numerology, astrology and divinatory arts: Stefano's great ability was to have an in-depth preparation of a great multitude of information, so much so that one of the accusations he made against the educational methods of contemporary society is precisely that of "splitting knowledge", people who know part of the knowledge, but then do not have an overall vision that allows them to understand the total.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

CALL TO ACTION TO ALL UNIVERSITY VICE CHANCELLORS IN THE UK

https://juststopoil.org/2023/09/18/open-letter-to-all-university-vice-chancellors-in-the-uk/

Press / September 18, 2023

Just Stop Oil students are calling on all University Vice Chancellors in the UK to read this open letter, and then sign the ultimatum that we’ve included below so that we may send it on to Rishi Sunak and Gillian Keegan. New oil and gas are genocide, and students are demanding that their universities do not continue being complicit.

Dear Vice Chancellors,

We are the student wing of Just Stop Oil. We are writing to you because we are disgusted by your failure to act to stop mass murder being committed by the UK government as it plans to “max out” the UK’s oil and gas reserves. 

On 15th September the education secretary, Gillian Keegan, wrote a letter urging you to warn your students of the consequences that engaging in civil resistance could have for their futures. This letter urges you to face up to the far worse consequences coming down the line as a result of the government’s genocidal policies.

Paper after academic paper spells out the annihilation that we now face: hundreds of millions starving to death, billions of people being forced to leave their homes. Students and young people face a future of global economic collapse, war, and social breakdown.

You are complicit in this genocide. By partnering with fossil fuel companies, undertaking research for industrial agriculture, auto, aviation and defence industries, and sending delegates to useless COP conferences, your universities give the government and carbon corporations the veneer of respectability, and the social licence to carry on their project of mass death. You have failed to speak the truth about what is happening, and you have utterly failed to uphold the duty of care you have for your students.

Contrast your cowardice with what happened in Norway, in 1942. Ten thousand teachers went on strike in resistance to the occupying Nazi regime. One thousand were rounded up and imprisoned, many sent to concentration camps, but they refused to comply. The resistance movement wrote in a pamphlet: “The calling of the teacher is not only to give them knowledge but also teach them to believe and strive for what’s true and right. Therefore they cannot, without failing their calling, teach what contradicts their conscience”. 

They knew that there are lines no government must ever cross.

Now comes your moment to stand up against evil. It is time for you to put your head above the parapet and publicly announce that the government’s policies are criminal and condemn the next generation to obliteration. It is time for you to tell the truth, that new oil and gas means the end of everything. It is time for you to engage in civil resistance.

In November, thousands of students will be arrested for marching in London. Many may be imprisoned. We demand that you sign the attached letter* which gives the government a clear ultimatum: either they stop new oil and gas licences, or you will be duty bound to join your students in slow marches across London to the point that you too will be arrested and imprisoned.

If you do not sign and return the attached letter by Friday 22nd September, students will have no choice but to bring a wave of civil disobedience to their campuses.

It is time for you to pick a side. Either you side with the government, and the education secretary who is responsible for allowing the UK’s places of education to physically crumble into disrepair – or you side with your students as they take action to protect their lives and their futures.

You knew this moment was coming. We will not be complicit. Will you?

Yours sincerely,

JUST STOP OIL STUDENTS

ULTIMATUM LETTER LINKED HERE AND AVAILABLE AS PDF BELOW – SIGN AND RETURN TO JSOSTUDENTS@PROTONMAIL.COM AND JUSTSTOPOILPRESS@PROTONMAIL.COM

Other ways to support:

Contribute to our fundraiser to help transport and accommodate students taking action in London:

https://chuffed.org/project/mx9-just-stop-oil-students-buses-beds

Join our next student meeting, every Wednesday, 6PM:

https://us02web.zoom.us/meeting/register/tZIkf–grjgrE9VebLqfVYT8mQYu12ttBTp4#/registration

Fonte: Just Stop Oil A22 Network that act against Climate Change in the Planet Earth

https://x.com/bralex84/status/1703769878077780237

#Jamiroquai#CorneroftheEarth

https://x.com/bralex84/status/1703772985717317632

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

DOTT. VALERIO PETTERLE: “LE MORTI IMPROVVISE SONO IN AUMENTO. NELLE AUTOPSIE CHE ESEGUO NOTO DANNI ALLA GHIANDOLA PINEALE ED IL SISTEMA IMMUNITARIO DETERIORATO”

Medici obiettivi che si discostano dalla narrazione unica dominante su COVID19 e vaccini anti-COVID. Il Dott. Valerio Petterle, specialista in Urologia, Medicina Legale e Criminologia in servizio presso l’ULSS 2 della Regione Veneto dichiara: “le morti improvvise sono in aumento”

Il Dott. Valerio Petterle con un’illustrazione di ipotalamo e ghiandola pineale, la più piccola sulla sinistra
https://www.laverita.info/petterle-morti-improvvise-2659338771.html
  • Il medico che certifica i decessi in Veneto: “Tra i defunti di mezza età, uno su due era sano. In tutti noto danni alla ghiandola pineale, come se il loro sistema immunitario fosse deteriorato. Ai cadaveri si fanno ancora tamponi: se positivi, sono allontanati dai parenti.”
  • La Cochrane Library sulle mascherine: chirurgica o FFP2 cambia poco (Eh? Ma de che! Cambia eccome, le prime filtrano i droplets neanche al 94%, le seconde filtrano fino al 99% delle goccioline emesse nell’aria e sono molto più protettive delle prime), è più efficace lavarsi le mani (opinioni personali, resta il fatto che è una delle prime misure che garantiscono l’igiene personale).

https://x.com/LaVeritaWeb/status/1620784229310144518

Il siero trial attacca la ghiandola pineale del cervello https://x.com/marinellaartale/status/1620848413486223360

Se ne parla da tempo di ghiandola pineale ma voi covidioti analfabeti non potete mica aprire gli orizzonti!…

https://x.com/marilenagasbar1/status/1630948061210984448

Infarto del miocardio e la quasi scomparsa della ghiandolapineale (segnale di deterioramento del sistema immunitario)

@LaVeritaWeb

https://x.com/maryfagi/status/1620647156125425664

Geoingegneria climatica, onde elettromagnetiche e controllo mentale (intossicazione della ghiandolapineale) @Awake432hz

𓂀 http://t.me/Awake432hz

https://x.com/dessere88fenice/status/1692471008714760690

Abbi cura della tua GHIANDOLA PINEALE

La ghiandola pineale era molto nota agli antichi Egizi già 3000 anni fà ed era chiamata anche il terzo occhio o occhio di Horus, divinità egizia. E’ la ghiandola che aumenta la coscienza della percezione della realtà che viviamo attorno a noi, ma da alcuni anni è oggetto di pesanti bombardamenti a livello elettromagnetico da parte delle elites appartenenti all’Ordine dominante mondiale (Nuovo Ordine Mondiale, New World Order NWO) attraverso esperimenti di controllo mentale collegati al progetto americano HAARP per il controllo del clima a distanza appartenente alla Geoingegneria clandestina, come dimostrato dal ricercatore romano Stefano Felce e Mirtillo, il quale è deceduto nel Marzo del 2017 a causa di due ictus indotti e prima di tale periodo, in vita si era tanto battuto contro la reale pericolosità di questi esperimenti sulla saluta umana. http://www.tankerenemy.com/2017/03/appello-per-lamico-stefano-felce-e.html

https://www.youtube.com/@felceemirtillo

L’insufficienza cardiaca altera il ciclo sonno-veglia

L’insufficienza cardiaca altera il ciclo sonno-veglia

L’insufficienza cardiaca altera il ciclo sonno-veglia. Lo suggerì il filosofo Cartesio che la ghiandola pineale era la sede dell’anima. Le moderne ricerche hanno rivelato che svolge un ruolo chiave nella regolazione del ciclo sonno-veglia (ritmo circadiano), prevalentemente attraverso il rilascio dell’ormone melatonina. Parallelamente, studi epidemiologici ci dicono che tra i soggetti con malattie cardiache la prevalenza di disturbi del sonno è maggiore rispetto alla popolazione sana. Tale condizione conduce ad un circolo vizioso che aggrava la malattia sottostante, induce all’emergere di complicanze ed aumento del rischio di decesso. Lo studio che riportiamo oggi, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, fa luce sui meccanismi alla base delle disfunzioni del sonno nei soggetti affetti da malattie cardiache, facendo emergere potenziali trattamenti. Gli autori Ziegler et al., descrivono un percorso attraverso il quale la malattia cardiaca porta alla denervazione simpatica immunomediata della ghiandola pineale e ad una conseguente diminuzione della melatonina circolante, causando disturbi del sonno. Ciò fornisce un collegamento tra malattie cardiache e disturbi del sonno e identifica un’ulteriore connessione tra il sistema immunitario e sistema nervoso autonomo (funzione simpatica). La sintesi e il rilascio di melatonina da parte della ghiandola pineale sono mediati dal neurotrasmettitore noradrenalina, che viene rilasciato dal sistema nervoso simpatico e agisce sui recettori beta-adrenergici. Ziegler et al. hanno osservato un minor numero di assoni simpatici che innervano la ghiandola pineale nei pazienti con malattie cardiache e nei modelli murini con disfunzione cardiaca. Si sono quindi chiesti da cosa fosse indotta la riduzione del tono simpatico. I ricercatori hanno scoperto, attraverso tecniche di colorazione istochimica ed indagini genetiche, che la perdita di neuroni simpatici che innervano la ghiandola pineale è indotta da una risposta immunitaria mediata dall’infiltrazione di macrofagi. Tale risposta immunitaria agisce sul ganglio cervicale superiore (sistema nervoso autonomo), quindi sulla ghiandola pineale. Alterando il rilascio di melatonina ed il ciclo sonno-veglia. Ulteriori studi saranno necessari per comprendere se tale meccanismo immunomediato nelle malattie cardiache agisca anche su altri organi a distanza e, quindi, le manifestazioni cliniche in tali pazienti non siano altro che effetto del danno cardiaco di base. Da qui, si potrà agire attraverso trattamenti specifici. Tali studi, d’altronde, rafforzano l’importanza della salute cardiovascolare e delle sue implicazioni multiorgano. #Longevità

@AurelianoStingi doi: 10.1126/science.abn6366

https://x.com/nikmarino9/status/1696849918474772968

Insufficienza cardiaca e COVID19, il caso Long-COVID di Mick Hucknall, il cantante dello storico gruppo musicale Simply Red

“I’ve got Long Covid, I can’t sleep and I have heart palpitations at night” says at The Sun newspaper Simply Red frontman legend Mick Hucknall.

https://x.com/lahlahbean/status/1499665057868824580

Mick Hucknall, il cantante dei Simply Red: «Soffro di Long Covid, non riesco a dormire e ho le palpitazioni»

Mick Hucknall, lo storico cantante leader del gruppo musicale irlandese Simply Red https://www.ilmattino.it/spettacoli/musica/mick_hucknall_long_covid_insonnia_palpitazioni_come_sta-6542621.html

Venerdì 4 Marzo 2022, 18:47 – Ultimo agg. 19:01

Mick Hucknall ha rivelato di soffire ancora dei sintomi legati al Covid. Parlando con The Sun, il cantante dei Simply Red, 61 anni, ha raccontato di come soffra di palpitazioni cardiache e insonnia, spiegando come spesso si sveglia nel cuore della notte con un battito cardiaco accelerato. Il mese scorso la star britannica è stata costretta a cancellare i suoi concerti dopo che lui e altri quattro membri della band sono risultati positivi al coronavirus. E tutt’ora Hucknall sta facendo i conti con i sintomi del cosiddetto long Covid.  

Long covid, i sintomi 

Stanchezza, tosse, senso di costrizione toracica, affanno, palpitazioni, mialgia e difficoltà di concentrazione: sono questi i sintomi più frequenti del Long Covid, cioè di quella sindrome che tocca chi ha passato l’infezione da coronavirus.Una situazione che può durare per lungo tempo, anche per mesi. Il vaccino, anche in questo caso, può essere utile: riduce i sintomi nella fase acuta e, quindi, taglia quelli del post-infezione.

La malattia può essere continua, recidivante e remittente. Secondo quanto spiegano alcuni ricercatori indiani in uno studio sulla rivista scientifica “Research&Reviews”, si tratta di quell’intervallo di tempo tra il recupero microbiologico e il recupero clinico. A seconda della durata dei sintomi, può essere suddiviso in due fasi: il Covid post-acuto (più di 3 settimane ma meno di 12) e il Covid cronico (più di 12 settimane).

Il destino di una rockstar, piegato da una malattia incurabile: “Non riesco più a dormire, ho le palpitazioni”

By Cindy-Gennaio 1, 2023

La rivelazione di una delle rockstar più amate al mondo ha lasciato i fan senza parole. La sua vita rischia di essere piegata da una malattia incurabile.

Il frontman della band famosa in tutto il mondo si è lasciato andare ad una rivelazione che ha subito allarmato i fan: quella che all’inizio sembrava una semplice convalescenza, è finita col mettere a rischio la sua carriera e il suo destino.

Il destino di una rockstar messo in pericolo dalla malattia incurabile (Pixabay) https://www.pontilenews.it/2023/01/01/il-destino-di-una-rockstar-piegato-da-una-malattia-incurabile-non-riesco-piu-a-dormire-ho-le-palpitazioni/

Mick Hucknall, cantante e frontman dei Simply Red, ha conquistato tutti con la sua voce unica negli anni ’80. Anche l’artista si è ritrovato a fare i conti con la pandemia di Covid-19, che non ha risparmiato né lui né il resto della sua band.

La dichiarazione dell’artista dopo aver contratto il Covid

Attivi dal 1984, i Simply Red hanno scalato le classifiche musicali con successi come “Holding Back the Years”, “If You Don’t Know Me by Now”, Money’s To Tight to Mention” e “Fairround”. Dopo essersi sciolti nel 2009 (anno del loro 25esimo anniversario), sono tornati a fare musica insieme nel 2014.

Questi ultimi due anni non sono stati semplici per nessuno e anche la band si è ritrovata ad affrontare le insidie della pandemia di Covid-19. Sono stati costretti a rimandare il loro tour, previsto nel 2020, al 2022 per via delle restrizioni.

Hanno poi dovuto spostare nuovamente le date quando cinque membri su sei sono risultati positivi al virus. L’unico ad essersi salvato è stato il chitarrista, Steve Lewinson. Anche il frontman della band ha contratto il Covid-19 e, a partire da quel momento, ha avuto inizio il suo incubo.

A un mese di distanza dal primo tampone positivo, Mick ha continuato a soffrire per via dei sintomi del virus. In un’intervista al Sun ha spiegato di soffrire di Long Covid: la sindrome è caratterizzata proprio dalla persistenza dei sintomi del Covid-19, che continuano a presentarsi senza lasciare i pazienti in pace.

“Vado a letto e mi sveglio durante la notte con il cuore che batte all’impazzata” ha confessato il 62enne. Questi sono alcuni dei sintomi più comuni del Long Covid, che impediscono al cantante di passare nottate tranquille.

Come sta oggi Mick Hucknall

“Riesco a dormire giusto due o tre ore se mi va bene” ha proseguito. L’artista ha contratto il virus lo scorso febbraio e, nel mese di marzo, è arrivata la dichiarazione che ha fatto preoccupare i suoi fan. Fortunatamente, alla fine, è riuscito ad avere la meglio sulla sindrome.

Solamente nelle scorse settimane si è esibito insieme al resto della band presso il Mediolanum Forum di Milano. I fan dei Simply Red hanno finalmente potuto sentire il gruppo, che a novembre 2021 era stato obbligato a spostare per l’ennesima volta le date del tour.

Fonte: Pontilenews

https://x.com/bralex84/status/1703087462178865619

La rappresentazione della ghiandola pineale in una fontana di Bari in Italia

Pubblico di seguito le due fotografie che ho scattato personalmente il 29 Dicembre 2012 durante uno dei miei primi tour della città di Bari in Puglia per motivi di piacere, tra Novembre 2012 e Giugno 2014, poiché al tempo ero fidanzato con una Dottoressa mia coetanea classe 1984 laureata in Biologia della Nutrizione all’Università Aldo Moro della città e lei stessa mi accompagnò a vedere alcuni punti chiave della città, uno di questi fu senz’altro la Fontana di Corso Cavour 4, sita nelle vicinanze della Camera di Commercio e della Banca d’Italia, dove nella parte sommitale è presente la rappresentazione geometrica della ghiandola pineale secondo la concezione nota degli antichi Egizi 3000 ani fà, una ghiandola del cervello che gestisce la produzione di ormoni, l’efficienza del sistema immunitario e l’alternanza del ciclo sonno-veglia nell’essere umano. E’ anche chiamata il terzo occhio, che una volta aperto, permette di avere una migliore coscienza della realtà che si ha attorno, vedendola con occhi diversi, in maniera più spirituale e meno materiale, come cercò di insegnarci il frate eremita della Maiella Pietro Angeleri del Morrone, noto al secolo come Papa Celestino V, incoronato nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila il 29 Agosto 1294, alla presenza del Re di Fracia Carlo I D’Angiò e del sommo poeta Dante Alighieri.

Queste due foto le ho scattate personalmente davanti la Camera di Commercio di #Bari, dove c’è una fontana con la rappresentazione geometrica della #ghiandolapineale, una conoscenza molto ben nota agli imperi dell’Alta Finanza che ha provocato la pandemia di #COVID19.

https://x.com/bralex84/status/1703076945674580068

I personally took these two photos in front of the #Bari Chamber of Commerce, where there is a fountain with the geometric representation of the #pinealgland, a knowledge very well known to the High Finance empires that caused the #COVID19 pandemic.

https://x.com/bralex84/status/1703077261883154788

Fontana Corso Cavour 4 Bari, Puglia Italia con rappresentazione geometrica della ghiandola pineale del cervello umano https://www.google.it/maps/place/Fontana+Corso+Cavour/@41.1241893,16.8711939,141m/data=!3m2!1e3!4b1!4m6!3m5!1s0x1347e86720312637:0xe6e90d3f3a64d99d!8m2!3d41.1241883!4d16.8723473!16s%2Fg%2F11cn5nprwf?entry=ttu
https://x.com/bralex84/status/1703078655348355435

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

IL PROGETTO DI GOOGLE (E BILL GATES) PER CANCELLARE LE SCIE CHIMICHE CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

di Emanuele Capone

https://www.repubblica.it/tecnologia/2023/08/09/news/google_scie_chimiche_geoingegneria_bill_gates_ia-410541984/

Accordo con American Airlines e Breakthrough Energy per ridurre la formazione delle scie di condensazione, facendo volare gli aerei su rotte migliori. Lo scopo è evitare gli effetti negativi sul clima


Scie di condensazione, residui di sostanze diffuse nell’aria da aerei complici, esempio indiscutibile del cloud seeding e della geoingegneria? Le scie chimiche sono fra gli argomenti più discussi dell’ultima ventina d’anni, e probabilmente lo saranno ancora di più ora che Google ha deciso di provare a eliminarle. O almeno a ridurle.

Come anticipato dal New York Times, l’azienda di Mountain View ha firmato un accordo con la compagnia aerea American Airlines e con Breakthrough Energy, un’associazione (fondata da Bill Gates) che raccoglie fondi per contrastare il cambiamento climatico, allo scopo di utilizzare l’intelligenza artificiale per raccogliere immagini satellitari, dati meteorologici e percorsi di volo per sviluppare mappe di previsione delle scie di condensazione (che è poi quello che sono davvero le cosiddette scie chimiche), così che i piloti possano scegliere rotte che evitino di crearle.

Da Google hanno ricordato che quelle sottili linee bianche che spesso si vedono al passaggio degli aeroplani sarebbero responsabili di circa il 35% dell’impatto dell’aviazione sul riscaldamento globale secondo il rapporto IPCC del 2022 (pdf).

Secondo quanto spiegato, un gruppo di piloti di American Airlines ha effettuato 70 voli di prova nell’arco di 6 mesi utilizzando le previsioni basate sull’IA di Google per evitare le altitudini che potessero creare le scie: i voli in cui i piloti hanno usato queste previsioni hanno ridotto le scie del 54% rispetto a quelli in cui i piloti non le hanno utilizzate, dando prova che i voli commerciali possono evitare in modo verificabile le scie di condensazione e quindi ridurre il loro impatto sul clima.

Qual è il problema delle scie di condensazione

Come è noto, queste scie si sviluppano quando gli aerei volano attraverso strati di umidità: si formano dal vapore acqueo, esattamente come le nuvole, e proprio come le nuvole possono restare nel cielo per minuti o anche per ore, a seconda delle condizioni atmosferiche.

Se da un lato possono riflettere la luce solare nello Spazio durante il giorno, dall’altro intrappolano grandi quantità di calore che altrimenti lascerebbero l’atmosfera terrestre: amplificano in qualche modo l’effetto serra, aumentando il riscaldamento. L’idea è che evitare di volare attraverso aree più propense a creare scie di condensazione possa ridurre il riscaldamento con un impatto minimo sul consumo di carburante. Questo è un aspetto che è stato approfondito nei test con gli aerei di AA e che avrebbe dato risultati confortanti: non solo i voli che hanno cercato di evitare la creazione di scie di condensazione hanno bruciato appena il 2% di carburante in più, ma studi recenti hanno dimostrato che basterebbe regolare una piccola percentuale di voli per evitare la maggior parte del riscaldamento dovuto alle scie. In sintesi, l’impatto totale sul carburante potrebbe essere pari allo 0,3% dei voli di una compagnia aerea, pari a 5-25 dollari per tonnellata di CO2 non immessa nell’atmosfera.

Non sono stati forniti dettagli su come l’intelligenza artificiale riuscirà a rendere tutto questo possibile, ma è probabile che lo farà come già lo fa per le previsioni meteorologiche o per stimare (anche in Italia) le precipitazioni e i conseguenti allagamenti: immagazzinando quantità enormi di dati, serie storiche sulla formazione di scie di condensazione a una determinata ora di un determinato giorno di un determinato mese, ora per ora, giorno per giorno e mese per mese, combinando tutto con le varie altitudini cui gli aerei possono volare. Appunto sino a calcolare le rotte migliori per evitarne la formazione. O per nasconderle, come direbbero i complottisti.

@capoema

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

IN ARRIVO NUOVI LOCKDOWN CLIMATICI?

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus