desertificazione

A VASTO E A SAN SALVO SOSPESA LA FORNITURA IDRICA FINO AL 15 MAGGIO 2024

SAN SALVO, ALTO E MEDIO VASTESE L’intervento non causerà la sospensione della fornitura idrica nella zona di San Salvo Marina e Vasto Marina

Sospesa erogazione acqua ©Web
https://www.vastoweb.com/news/attualita/1146068/a-san-salvo-e-nel-vastese-sospesa-la-fornitura-idrica-fino-al-15-maggio

VASTO. La SASI SpA comunica che per consentire la riparazione della condotta principale dell’Acquedotto Verde in località Torretta del comune di Casoli, verrà sospesa la normale fornitura idrica dalle ore 8.00 di oggi 14 Maggio, fino al ripristino della normale fornitura a partire dalle ore mattutine del giorno successivo, 15 Maggio.

L’intervento non causerà la sospensione della fornitura idrica nella zona di San Salvo Marina e riguarderà San Salvo, Casalbordino, Gissi, Monteodorisio, Cupello, Furci, Pollutri, San Buono, Scerni, Vasto (esclusa Vasto Marina e Villalfonsina.

Fonte: Vastoweb

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WATER SUPPLY SUSPENDED IN VASTO AND SAN SALVO UNTIL 15 MAY 2024

SAN SALVO, UPPER AND MIDDLE VASTESE The intervention will not cause the suspension of the water supply in the area of ​​San Salvo Marina and Vasto Marina

Water supply suspended ©Web

VASTO. SASI SpA communicates that to allow the repair of the main pipeline of the Green Aqueduct in the Torretta area of ​​the municipality of Casoli, the normal water supply will be suspended from 8.00 am today 14 May, until the normal supply is restored starting from the morning hours of next day, May 15th.

The intervention will not cause the suspension of water supply in the San Salvo Marina area and will concern San Salvo, Casalbordino, Gissi, Monteodorisio, Cupello, Furci, Pollutri, San Buono, Scerni, Vasto (excluding Vasto Marina and Villalfonsina).

Source: Vastoweb

Scuole a secco: “La SASI SpA ricorre all’approvvigionamento con le autobotti”

VASTO “Ci sono ancora alcune zone dove è atteso il ritorno dell’acqua, che stiamo prontamente segnalando alla SASI SpA”

Scuole a secco: “La SASI SpA ricorre all’approvvigionamento con le autobotti” ©Vastoweb

VASTO. “Sin dalle prime segnalazioni pervenute dai diversi plessi scolastici (Guarda) – hanno dichiarato il sindaco Francesco Menna e l’assessora all’Istruzione Paola Cianci – siamo intervenuti con la Protezione civile e i nostri tecnici effettuando i controlli sulle cisterne. Insieme ai dirigenti scolastici siamo costantemente in contatto diretto con la Sasi che sta provvedendo all’approvvigionamento dell’acqua con le autobotti”. 

 “L’interruzione dell’erogazione idrica che ha coinvolto diversi Comuni tra cui quello di Vasto sta creando molti disagi in città (Leggi). Stiamo monitorando la situazione e – ha detto l’assessore ai Servizi Manutentivi Alessandro d’Elisa – ci sono ancora alcune zone dove è atteso il ritorno dell’acqua, che stiamo prontamente segnalando alla SASI”. 

”Ringraziamo – hanno poi continuato gli assessori – il gruppo comunale della Protezione civile, i tecnici e gli operai dell’ufficio Servizi per il lavoro che stanno svolgendo.”

Fonte: Vasto web

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Dry schools: “SASI SpA uses tankers to supply them”

VASTO “There are still some areas where the return of water is expected, which we are promptly reporting to SASI SpA”

Dry schools: “SASI SpA uses tankers to supply them” ©Vastoweb

VASTO. “Since the first reports received from the various school buildings (Look) – declared the mayor Francesco Menna and the councilor for Education Paola Cianci – we intervened with the Civil Protection and our technicians carrying out checks on the tanks. Together with the school directors we are constantly in direct contact with SASI SpA which is providing the water with tankers”.

“The interruption of the water supply which has affected several municipalities including that of Vasto is creating many inconveniences in the city (Read). We are monitoring the situation and – said the councilor for Maintenance Services Alessandro d’Elisa – there are still some areas where the return of water is expected, which we are promptly reporting to SASI SpA”.

We thank – the councilors continued – the municipal civil protection group, the technicians and workers of the Services office for the work they are carrying out.”

Source: Vasto web

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

LA PIU’ GRANDE SICCITA’ DELLA STORIA METTE IN GINOCCHIO LA CATALOGNA IN SPAGNA: SE CONTINUA COSI’, DA FEBBRAIO RESTRIZIONI ANCHE A BARCELLONA CHE SI PREPARA A RAZIONARE L’ACQUA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/20/la-piu-grande-siccita-della-storia-mette-in-ginocchio-la-catalogna-se-continua-cosi-da-febbraio-restrizioni-anche-a-barcellona-che-si-prepara-a-razionare-lacqua/7415769/amp/

di Andrea Cegna 20 Gennaio 2024

La scommessa, e la speranza, della politica catalana oggi si chiama pioggia. La scarsità di precipitazioni negli ultimi mesi sta facendo scendere le riserve idriche della regione sotto il livello di guardia del 16%. Il rischio concreto è che sarà necessario proclamare l’emergenza idrica e così il taglio nel consumo di acqua in tutta la regione, Barcellona compresa. Si tratta della più importante siccità della storia della Catalogna, qualcosa che supera la grande crisi idrica del 2008. La Generalitat si prepara all’eventualità che, anche a causa delle previsioni dei prossimi giorni, lo stato d’emergenza debba scattare a partire dal 1 febbraio. Le misure che si stanno preparando vanno dal divieto di riempire le piscine, sia nelle strutture turistiche che nelle abitazioni private, fino all’impossibilità di aprire nuovi allevamenti animali, così come ampliare o iniziare nuove attività agricole. Una misura choc che non può che interessare anche le due principali attività di consumo d’acqua nella regione: il turismo e l’allevamento. Misure urgenti che guardano all’emergenza ma non alla complessità della questione e che sono figlie dell’assenza di politiche pubbliche capaci di tenere conto delle trasformazioni climatiche.

Ad annunciare le misure studiate dalla Generalitat è stato il consigliere di Esquerra Republicana e membro del tavolo di lavoro Azione per il Clima, David Mascort. Il Piano contro la siccità prevede la riduzione dell’80% dell’irrigazione agricola, e del 25% del consumo di acqua da parte degli stabilimenti industriali. Il consumo può essere integrato con l’uso di acqua rigenerata proveniente da impianti di trattamento delle acque reflue, a spese dell’utenza, purché vi sia disponibilità di flussi. Aura Vidal di Enginyeria Sense Fronteres i Aigua és Vida dice: “Non solo siamo in una situazione di siccità meteorologica, ma stiamo vivendo una situazione di scarsità idrica dove il consumo di acqua è maggiore dell’acqua disponibile. Questo perché c’è una scarsa pianificazione delle riserve idriche e della loro conservazione. Per avere una buona gestione dell’acqua è necessario determinare la quantità di acqua necessaria per il sostentamento della popolazione e dei flussi ecologici che sostengono la vita”. Mentre per Enric Bárcena, deputato regionale di En Comù-Podem, “nell’attuale situazione di emergenza è necessario imporre restrizioni alla popolazione e ai diversi settori economici. Controlleremo l’equità nell’imposizione delle restrizioni così come il loro impatto economico. Deve esserci parità nelle restrizioni per i diversi settori e soprattutto ridurre il consumo di acqua utilizzata nel settore turistico”. Il deputato ricorda che “un turista consuma in media 5 volte l’acqua di un residente”. Anche perché chi vive in città da anni ha imparato a usarla in maniera sapiente.

Dopo la grande crisi del 2008 c’è stato un grosso lavoro di sensibilizzazione e così i residenti sanno che l’acqua non va sprecata e soprattutto che non è infinita. Marina, 69enne, passeggia per il mercato di Santantoni e racconta alla nipote di come il problema di questa crisi idrica stia nelle assenze della politica. Dice chiaramente: “Nel 2008 avevano previsto lavori e iniziative per salvaguardare l’acqua ma non le hanno mai fatte”. Luis e Carlos, incontrati in un bar del Raval, dicono che in Catalogna tutti sanno che l’acqua non va sprecata e che sono soprattutto le attività economiche a consumarla. Antonio dice che a casa sua si fa la doccia una volta alla settimana e massimo per cinque minuti. Maite invece punta il dito contro il cambiamento climatico e si dice “preoccupata perché il clima impazzito potrebbe generare una nuova normalità. Basta guardare il livello dei fiumi, scende visibilmente di anno in anno”.

Come detto, è proprio il turismo a consumare il maggior numero di litri d’acqua, tanto che Enric Bárcena ricorda che “diventa fondamentale, nelle località in cui la popolazione si moltiplica in estate a causa del turismo, ridurre il consumo di acqua per tali attività. È necessario che i turisti e le turiste che vengono in Catalogna prendano coscienza della situazione e contribuiscano a un uso responsabile dell’acqua durante la loro visita”. Aura Vidal insiste: “La crisi idrica evidenzia la necessità di comprendere che l’economia, la politica e la vita in generale sono soggette a limiti planetari. Qualsiasi modello che superi la disponibilità delle risorse compromette i diritti umani, sociali e ambientali. Un chiaro esempio di questo squilibrio è il modello economico della Catalogna, basato sull’esportazione di prodotti agroindustriali e sul turismo di massa. Solo nel 2023, la Catalogna ha accolto 15 milioni di turisti, di cui 10 milioni sono arrivati ​​nella sola città di Barcellona”. L’attivista ambientalista ricorda che “le nostre lotte vanno oltre il garantire la disponibilità di acqua e affrontare la siccità, implicano una revisione e un cambiamento di modello basato su ‘l’acqua bene comune’, così come nella riduzione e nel contenimento della domanda d’acqua e il ritorno alla gestione pubblica, democratica e con una partecipazione diretta della cittadinanza dell’acqua”.

La dottoressa Francesca Greco, esperta di politiche idriche internazionali e ricercatrice Marie Curie presso l’Università di Bergamo e Visiting Research Fellow presso King’s College di Londra, ricorda: “Il grande dilemma oggi presente in Catalogna è il classico conflitto intersettoriale dell’acqua. In tutto il mondo c’è una contesa tra il settore agricolo, industriale e domestico. In questa regione ci sono più maiali che persone e ciò ha una pesante ricaduta sull’inquinamento delle falde. Poi c’è l’industria del turismo, con i suoi sottosettori, che determina un consumo massiccio d’acqua soprattutto per quel che riguarda l’uso delle piscine. La scarsità è quindi mediata, non è un dato universale e solo legato alla scarsità di acqua dal punto di vista meteorologico, ma è una questione prioritariamente di gestione delle risorse. La scelta di razionalizzare l’acqua a uso domestico responsabilizza quindi i cittadini e le cittadine che però non sono i responsabili primari e così pagano le scelte politiche nel tutelare l’industria del turismo e del settore agricolo”. “Dobbiamo infine considerare che – chiude Enric Bárcena – di fronte ai cambiamenti climatici e l’aggravarsi degli episodi di siccità dobbiamo fare i conti con i limiti di disponibilità di una risorsa sempre più scarsa come l’acqua e quindi alla necessità di trovare forme idriche di massima efficienza. Si deve decidere come Paese quali sono le priorità decidendo dove destinare principalmente a loro l’acqua che avremo”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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The bet, and the hope, of Catalan politics today is called rain. The lack of rainfall in recent months is causing the region’s water reserves to fall below the warning level of 16%. The concrete risk is that it will be necessary to proclaim a water emergency and thus a cut in water consumption throughout the region, Barcelona including. This is the most important drought in the history of Catalonia, something that surpasses the great water crisis of 2008. The Generalitat is preparing for the eventuality that, also due to the forecasts for the next few days, the state of emergency must trigger from 1 February. The measures that are being prepared range from a ban on filling swimming pools, both in tourist facilities and in private homes, to the impossibility of opening new animal farms, as well as expanding or starting new agricultural activities. A shock measure that can only affect the two main water consumption activities in the region: tourism and livestock farming. Urgent measures that look at the emergency but not at the complexity of the issue and which are the result of the absence of public policies capable of taking into account climate transformations.

The measures studied by the Generalitat were announced by the councilor of Esquerra Republicana and member of the Climate Action working table, David Mascort. The plan against drought provides for the reduction of agricultural irrigation by 80%, and of water consumption by industrial plants by 25%. Consumption can be integrated with the use of regenerated water coming from wastewater treatment plants, at the expense of the user, as long as there is availability of flows. Aura Vidal of Enginyeria Sense Fronteres i Aigua és Vida says: “Not only are we in a meteorological drought situation, but we are experiencing a water scarcity situation where water consumption is greater than available water. This is because there is poor planning of water reserves and their conservation. To have good water management it is necessary to determine the quantity of water necessary for the sustenance of the population and the ecological flows that sustain life”. While for Enric Bárcena, regional deputy of En Comù-Podem, “in the current emergency situation it is necessary to impose restrictions on the population and the various economic sectors. We will monitor the fairness in the imposition of restrictions as well as their economic impact. There must be equality in the restrictions for the different sectors and above all reduce the consumption of water used in the tourism sector”. The deputy recalls that “a tourist consumes on average 5 times the water of a resident”. Also because those who have lived in the city for years have learned to use it wisely.

After the great crisis of 2008 there was a huge awareness-raising effort and so residents know that water should not be wasted and above all that it is not infinite. Marina, 69 years old, walks through the Santantoni market and tells her granddaughter how the problem of this water crisis lies in the absences of politics. He clearly says: “In 2008 they planned works and initiatives to safeguard water but they never carried them out.” Luis and Carlos, who met in a bar in the Raval, say that in Catalonia everyone knows that water should not be wasted and that it is above all the economic activities that consume it. Antonio says that at his house he showers once a week and for a maximum of five minutes. Maite instead points the finger at climate change and says she is “worried because the crazed climate could generate a new normality. Just look at the river levels, they drop visibly from year to year.”

As mentioned, it is precisely tourism that consumes the greatest number of liters of water, so much so that Enric Bárcena recalls that “it becomes fundamental, in places where the population multiplies in summer due to tourism, to reduce water consumption for these activity. It is necessary for tourists who come to Catalonia to become aware of the situation and contribute to responsible use of water during their visit.” Aura Vidal insists: “The water crisis highlights the need to understand that economics, politics and life in general are subject to planetary limits. Any model that exceeds resource availability compromises human, social and environmental rights. A clear example of this imbalance is the economic model of Catalonia, based on the export of agro-industrial products and mass tourism. In 2023 alone, Catalonia welcomed 15 million tourists, of which 10 million arrived in the city of Barcelona alone.” The environmental activist recalls that “our struggles go beyond guaranteeing the availability of water and addressing drought, they imply a review and change of model based on ‘water as a common good’, as well as in reducing and containing demand of water and the return to public, democratic management of water with direct participation of citizens”.

Dr. Francesca Greco, expert in international water policies and Marie Curie researcher at the University of Bergamo and Visiting Research Fellow at King’s College London, recalls: “The great dilemma present in Catalonia today is the classic inter-sectoral water conflict. All over the world there is a dispute between the agricultural, industrial and domestic sectors. In this region there are more pigs than people and this has a heavy impact on groundwater pollution. Then there is the tourism industry, with its subsectors, which determines massive water consumption especially when it comes to the use of swimming pools. The scarcity is therefore mediated, it is not a universal fact and only linked to the scarcity of water from a meteorological point of view, but is primarily a question of resource management. The choice to rationalize water for domestic use therefore places responsibility on citizens who, however, are not the primary ones responsible and thus pay for the political choices in protecting the tourism industry and the agricultural sector”. “Finally, we must consider that – concludes Enric Bárcena – in the face of climate change and the worsening of drought episodes we must deal with the limits of availability of an increasingly scarce resource such as water and therefore the need to find forms of water of maximum efficiency. We must decide as a country what the priorities are by deciding where to mainly allocate the water we will have to them.”

Source: Il Fatto Quotidiano

La diga in Catalogna al 4,25 per cento della capacità

Siccità in Spagna, nel bacino di Sau non c’è più acqua: le drammatiche immagini dal drone

Le rovine del vecchio paese affiorano in superficie. Dichiarata l’emergenza idrica a Barcellona

01/02/2024

Sono immagini drammatiche quelle girate con un drone mercoledì 31 gennaio sopra il bacino di Sau, la riserva idrica a circa 90 chilometri a nord di Barcellona che è ormai ridotta ai minimi termini.

Martedì, la diga era al 4,25 per cento della capacità, rispetto al 63,39 per cento della stessa settimana di 10 anni fa. 

La penuria d’acqua ha fatto riemergere le rovine della chiesa e degli edifici di Sant Romà de Sau.

La Catalogna ha dichiarato lo stato di emergenza in una vasta zona che include Barcellona e la sua area metropolitana e il sud della provincia di Girona.

Si tratta di un’area con 202 comuni e 5,9 milioni di residenti. Lo stato di emergenza comporterà l’introduzione di severe restrizioni idriche.

La decisione è stata annunciata dal governatore catalano Pere Aragonès ed è dovuta al calo complessivo delle riserve del sistema Ter-Llobregat, che si trova al di sotto del 16 per cento della capacità

Le misure entreranno in vigore da venerdì 2 febbraio e comporteranno un consumo massimo di 200 litri per abitante al giorno. Riguarderanno famiglie, agricoltura, industria e attività ricreative e comporteranno il divieto di lavare le auto e riempire le piscine vuote.

“Questa è la peggiore siccità mai registrata”, ha detto Aragonès in conferenza stampa, sottolineando che mai se n’è avuta in Catalogna una “tanto lunga e di tale intensità”. 

“La crisi climatica ci sta mettendo alla prova come è successo durante la pandemia”, ha concluso.

Uno studio del 2022 ha dimostrato che la penisola iberica non è mai stata così arida negli ultimi 1.200 anni.

Una situazione limite che sta costringendo i funzionari catalani a prendere in considerazione la possibilità di portare l’acqua a Barcellona via nave, una misura adottata nel 2008 quando i livelli dei bacini idrici erano vicini al 20% e gli impianti di desalinizzazione erano meno attivi.

Il governo locale vuole che i residenti riducano il consumo di acqua del 5% e gli agricoltori fino all’80%.

Fonte: Rainews

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The dam in Catalonia at 4.25 percent of capacity

Drought in Spain, there is no more water in the Sau basin: the dramatic images from the drone

The ruins of the old town rise to the surface. Water emergency declared in Barcelona

01/02/2024

The images shot with a drone on Wednesday 31 January above the Sau basin, the water reserve about 90 kilometers north of Barcelona which is now reduced to a minimum, are dramatic images.

On Tuesday, the dam was at 4.25 percent capacity, compared to 63.39 percent the same week 10 years ago.

The water shortage has caused the ruins of the church and buildings of Sant Romà de Sau to resurface.

Catalonia has declared a state of emergency in a large area that includes Barcelona and its metropolitan area and the south of the province of Girona.

It is an area with 202 municipalities and 5.9 million residents. The state of emergency will lead to the introduction of severe water restrictions.

The decision was announced by the Catalan governor Pere Aragonès and is due to the overall decline in reserves of the Ter-Llobregat system, which is below 16 percent of capacity

The measures will come into force from Friday 2 February and will result in a maximum consumption of 200 liters per inhabitant per day. They will affect families, agriculture, industry and leisure activities and will involve a ban on washing cars and filling empty swimming pools.

“This is the worst drought ever recorded,” Aragonès said at a press conference, underlining that there has never been one “so long and of such intensity” in Catalonia.

“The climate crisis is testing us as happened during the pandemic,” he concluded.

A 2022 study showed that the Iberian Peninsula has never been so dry in the last 1,200 years.

An extreme situation that is forcing Catalan officials to consider the possibility of bringing water to Barcelona by ship, a measure adopted in 2008 when reservoir levels were close to 20% and desalination plants were less active.

The local government wants residents to reduce water consumption by 5% and farmers by up to 80%.

Source: Rai news

La Catalogna sta sperimentando modi per convivere con la siccità

21 MARZO 2024 – 19:00

Giovedì 1 febbraio, la Catalogna ha lanciato l’emergenza siccità, dopo aver vissuto il secondo mese dell’anno più caldo mai registrato nell’area con soglie al di sopra di 0,8 gradi centigradi rispetto alla media di temperatura rilevata dal 1991 al 2020. La decisione è arrivata dall’amministrazione dopo aver constatato una riduzione delle riserve dei bacini idrici al di sotto della soglia del 16% indicata nel Piano Siccità, e ha portato all’applicazione di numerose misure per far fronte alla crisi idrica che sta investendo la regione, e coinvolgendo circa 6 milioni di persone. Tra le misure prese si annoverano la limitazione del consumo di acqua per l’agricoltura, l’industria e l’uso privato nell’ottica di una “crescente pressione per accelerare gli sforzi di adattamento”. Il centro di studi Copernicus sta monitorando la situazione, e ha presentato uno studio per analizzare come la Catalogna si stia adattando alla situazione emergenziale.

Lo studio condotto da Copernicus e pubblicato in collaborazione con la testata Euronews analizza gli sforzi di adattamento della Catalogna alla emergenza idrica derivante dalla siccità, che per quanto sia un fenomeno di una straordinarietà ordinaria, rileva dati senza precedenti storici. Se infatti da un lato è vero che non è la prima volta che la Catalogna si trova in condizioni di difficoltà nella gestione della siccità e delle risorse idriche, dall’altro non si può evitare di notare come i numeri relativi, per fare un esempio, alle temperature siano ben al di sopra della normale registrazione fuori parametro. La scarsità delle risorse idriche è infatti rasente i minimi storici. Come riporta la stessa Euronews, il bacino di Sau, uno dei principali della regione, risulta praticamente svuotato dalle sue acque artificiali, mentre nell’entroterra della regione le famose cascate un tempo attrazione turistica sono oggi prosciugate.

Le prime misure adottate hanno visto una riduzione del limite giornaliero di consumo di acqua a 200 litri per persona al giorno, con la raccomandazione, ove possibile, di non andare oltre i 90. Questo limite include i litri di acqua consumata da ciascuna persona per sé stessa e per il proprio ambiente domestico, ma anche quelli consumati dalle imprese, dalle attività di natura industriale, negli uffici e nelle municipalità. Tali restrizioni si applicano anche ai turisti e arrivano a proibire la dispersione di acqua per determinate attività: è infatti vietato irrigare i giardini, l’erba dei campi sportivi (fatto salvo il caso in cui le strutture compensino l’utilizzo di tale acqua, per esempio chiudendo le docce), riempire le piscine e lavare privatamente la propria automobile.

Parallelamente alle restrizioni pubbliche, vi sono anche le iniziative private, tutte incentrate sul riciclo dell’acqua. A farlo è per esempio una struttura alberghiera che ormai da 25 anni riutilizza l’acqua di docce e lavandini nei servizi igienici, arrivando a risparmiare tonnellate di acqua. Lo stesso hotel sta collaborando con un team di scienziati per provare a vedere se è possibile depurare le acque grigie abbastanza da riutilizzarle anche per l’irrigazione e la coltivazione degli ortaggi. Un’altra azienda, invece, riutilizza le acque grigie nelle attività di pulizia. A frenare questo genere di iniziative, paradossalmente, pare essere proprio la legislazione spagnola per cui al momento si è autorizzati a utilizzare solo il 10% dell’acqua trattata.

La Catalogna è una regione che ha già dovuto far fronte al problema della siccità e della scarsità delle risorse idriche, tanto che tutt’oggi sono presenti e in funzione numerose installazioni costruite in risposta al lungo periodo senza piogge che ha investito la regione verso la fine degli anni 2000. Tra questi, figura l’impianto di desalinizzazione di El Prat de Llobregat, che tutt’ora è in attività 24 ore su 24 utilizzando energia rinnovabile. L’impianto soddisfa il 25% della richiesta di acqua della regione, tuttavia il suo utilizzo, che consiste nel prelievo delle acque del Mediterraneo a circa 2km dalla costa per trasformarla in acqua potabile, è caratterizzato da un altissimo dispendio di energia e da un altrettanto elevato costo. A usare meno energia e a risultare più sostenibile anche dal punto di vista dei costi è invece la struttura di rigenerazione dell’acqua che come El Prat funziona tutt’ora a pieno regime. Essa è costituita da un impianto di depurazione che tratta le acque già utilizzate, per poi fornirle a un secondo macchinario che le processa attraverso ulteriori sistemi di filtraggio, “trattando 180.000 m3 di acqua al giorno e soddisfacendo un altro 25% della domanda”. L’acqua, poi, viene trasportata circa 16 chilometri a monte per essere reintrodotta nel fiume Llobregat e mescolarsi con l’acqua naturale. Solo a quel punto, essa viene riestratta, filtrata e immessa nel sistema, dando vita a un ciclo artificiale dell’acqua.

Il sistema di funzionamento dell’impianto di rigenerazione dell’acqua segue la normativa europea e dà luogo a vantaggi anche dal punto di vista ambientale perché sostiene gli ecosistemi naturali e tiene viva la presenza di acqua sul territorio naturale. Nonostante ciò, la Catalogna sta ancora soffrendo le condizioni della siccità, che negli ultimi anni ha colpito numerosi Paesi, Italia compresa, e non è ancora chiaro quando i limiti imposti verranno definitivamente tolti. Come ritengono numerosi scienziati intervistati da Euronews, tuttavia, le iniziative di riciclo dei privati catalani e gli impianti tecnologici della regione non vogliono servire solo a far fronte alle crisi idriche, ma intendono costituire un primo passo per ripensare il rapporto dell’uomo con l’ambiente e con la gestione e l’amministrazione delle risorse.

[di Dario Lucisano]

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On Thursday 1 February, Catalonia launched the drought emergency, after experiencing the second month of the hottest year ever recorded in the area with thresholds above 0.8 degrees centigrade compared to the average temperature recorded from 1991 to 2020 The decision came from the administration after having noted a reduction in water basin reserves below the 16% threshold indicated in the Drought Plan, and led to the application of numerous measures to deal with the water crisis that is affecting the region, and involving around 6 million people. The measures taken include limiting water consumption for agriculture, industry and private use with a view to “growing pressure to accelerate adaptation efforts”. The Copernicus study center is monitoring the situation, and has presented a study to analyze how Catalonia is adapting to the emergency situation.

The study conducted by Copernicus and published in collaboration with the newspaper Euronews analyzes Catalonia’s efforts to adapt to the water emergency resulting from the drought, which although an extraordinary phenomenon, reveals data without historical precedents. In fact, if on the one hand it is true that it is not the first time that Catalonia has found itself in difficult conditions in managing drought and water resources, on the other hand one cannot avoid noticing how the relative numbers, for example, at temperatures are well above normal off-parameter recording. The scarcity of water resources is in fact bordering on historic lows. As Euronews itself reports, the Sau basin, one of the main ones in the region, is practically emptied of its artificial waters, while in the hinterland of the region the famous waterfalls, once a tourist attraction, are now dried up.

The first measures adopted saw a reduction in the daily water consumption limit to 200 liters per person per day, with the recommendation, where possible, not to go beyond 90. This limit includes the liters of water consumed by each person for themselves itself and for one’s domestic environment, but also those consumed by businesses, industrial activities, offices and municipalities. These restrictions also apply to tourists and go so far as to prohibit the dispersion of water for certain activities: it is in fact forbidden to irrigate the gardens, the grass of the sports fields (except in the case in which the structures compensate the use of this water, for example by closing showers), filling swimming pools and washing your car privately.

In parallel with public restrictions, there are also private initiatives, all focused on water recycling. For example, this is done by a hotel facility that has been reusing water from showers and sinks in the toilets for 25 years now, saving tons of water. The hotel itself is collaborating with a team of scientists to try to see if it is possible to purify the gray water enough to reuse it for irrigation and the growing of vegetables. Another company, however, reuses gray water in cleaning activities. Paradoxically, it seems to be the Spanish legislation that is holding back this type of initiative, according to which at the moment only 10% of the treated water is authorized to be used.

Catalonia is a region that has already had to face the problem of drought and scarcity of water resources, so much so that numerous installations built in response to the long period without rain that hit the region towards the end are still present and in operation today. of the 2000s. Among these, there is the El Prat de Llobregat desalination plant, which is still in operation 24 hours a day using renewable energy. The plant satisfies 25% of the region’s water demand, however its use, which consists of withdrawing Mediterranean waters about 2km from the coast to transform it into drinking water, is characterized by a very high expenditure of energy and an equally high cost. What uses less energy and is more sustainable also from a cost point of view is the water regeneration structure which, like El Prat, is still working at full capacity. It consists of a purification plant that treats the water already used, and then supplies it to a second machine that processes it through further filtering systems, “treating 180,000 m3 of water per day and satisfying another 25% of demand”. The water is then transported approximately 16 kilometres upstream to be reintroduced into the Llobregat river and mix with natural water. Only at that point is it re-extracted, filtered and introduced into the system, creating an artificial water cycle.

The operating system of the water regeneration plant follows European legislation and also gives rise to advantages from an environmental point of view because it supports natural ecosystems and keeps the presence of water alive in the natural territory. Despite this, Catalonia is still suffering from drought conditions, which have affected numerous countries in recent years, including Italy, and it is not yet clear when the imposed limits will be definitively lifted. As numerous scientists interviewed by Euronews believe, however, the recycling initiatives of Catalan private individuals and the technological systems of the region are not intended only to serve to deal with water crises, but intend to constitute a first step towards rethinking man’s relationship with environment and with the management and administration of resources.

Source: L’Indipendente

https://www.lindipendente.online/2024/03/21/la-catalogna-sta-sperimentando-modi-per-convivere-con-la-siccita/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

EL NiñO SI STA INDEBOLENDO, MA SECONDO l’ORGANIZZAZIONE METEOROLOGICA MONDIALE NE SENTIREMO ANCORA GLI EFFETTI NEI PROSSIMI MESI

El Niño comincia ad indebolirsi, ma non è ancora finito. Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), i suoi impatti si faranno sentire in tutto il mondo anche nei prossimi mesi, fino a raggiungere la fase neutrale tra Aprile e Giugno.

El Niño potrebbe perdere forza nel Pacifico tropicale, ma i suoi effetti dureranno ancora per qualche mese nell’atmosfera globale. https://www.ilmeteo.net/notizie/attualita/el-nino-si-sta-indebolendo-secondo-meteorologi-ne-sentiremo-ancora-gli-effetti-nei-prossimi-mesi.html

L’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) afferma che esiste una probabilità del 60% circa che El Niño – la fase positiva di El Niño Southern Oscillation (ENSO) – persista durante il trimestre da Marzo a Maggio e una probabilità dell’80% di registrare condizioni ENSO neutre tra Aprile e Giugno. Secondo l’OMM, El Niño del 2023-24 ha raggiunto il suo picco di massima intensità tra i mesi di Novembre 2023 e Gennaio 2024, quando l’anomalia della temperatura superficiale del mare (SST) ha raggiunto i 2ºC nella regione del Niño 3.4.

Pertanto, questo evento si è consolidato come uno dei cinque El Niño più forti mai registrati, essendo più debole del Super El Niño registrato nel 1997/98 e nel 2015/16.

Mappa delle anomalie della temperatura della superficie del mare per l’8 marzo 2024. Fonte: Climate Reanalyzer.

Durante il mese di Febbraio 2024, sia l’oceano che l’atmosfera sul Pacifico tropicale indicavano ancora condizioni di El Niño, con una diminuzione principalmente delle anomalie SST positive sul Pacifico tropicale, il che indica che l’evento si sta gradualmente indebolendo. Pertanto, i suoi impatti sul clima globale sono ancora attesi nei prossimi mesi, anche se in misura minore.

Per quanto riguarda La Niña nel 2024, l’OMM afferma che molti modelli climatici indicano una possibile transizione della fase neutra a La Niña tra i mesi di Giugno e Agosto, mentre per quello stesso periodo la probabilità di un El Niño è molto bassa (appena del 10%). Tuttavia, a causa delle prestazioni relativamente scarse dei modelli di previsione a lungo termine in questo periodo dell’anno, comunemente noto come “barriera della prevedibilità primaverile” nell’emisfero settentrionale, queste previsioni ENSO dovrebbero essere interpretate con cautela.

Gli impatti di El Niño si faranno ancora sentire in tutto il mondo

Anche con l’indebolimento di El Niño e il consolidamento della fase neutrale dell’ENSO nei prossimi mesi, prevediamo ancora gli impatti di El Niño almeno fino alla metà del 2024. Secondo l’OMM, El Niño ha tipicamente il maggiore impatto sul clima globale nel mondo nel secondo anno del suo sviluppo, in questo caso, nell’anno 2024.

Previsione probabilistica della temperatura utilizzando l’insieme di modelli multipli utilizzati dall’OMM per il trimestre di marzo, aprile e maggio 2024. Fonte: WMO.

Inoltre, El Niño non è stato l’unico modello di anomalie positive dell’SST a risaltare negli ultimi mesi, gli SST in altre parti del globo sono stati costantemente elevati negli ultimi 10 mesi. Questa combinazione della continuazione di El Niño, anche se più debole, con le temperature superiori alla norma previste per la superficie del mare in gran parte degli oceani globali si tradurrà in temperature superiori alla norma in quasi tutte le aree terrestri nei prossimi tre mesi.

Ogni mese da Giugno 2023 ha stabilito un nuovo record mensile di temperatura – e il 2023 è stato di gran lunga l’anno più caldo mai registrato. El Niño ha contribuito a queste temperature record, ma i gas serra che intrappolano il calore sono inequivocabilmente i principali colpevoli – ha affermato il segretario generale dell’OMM Celeste Saulo. Questo calore trattenuto dagli oceani alimenterà il calore trattenuto nell’atmosfera, quindi diversi modelli climatici prevedono temperature superiori alla norma praticamente in tutto il mondo tra Marzo e Maggio, principalmente nelle grandi aree continentali dell’emisfero meridionale.

Previsione probabilistica delle precipitazioni utilizzando l’insieme di multi-modelli utilizzati dall’OMM per i trimestri di Marzo, Aprile e Maggio 2024. Fonte: WMO.

Per quanto riguarda le precipitazioni, i regimi attesi per i prossimi tre mesi (da Marzo a Maggio) sono ancora simili ad alcuni dei modelli di precipitazioni associati a El Niño, come un modello più secco sull’Amazzonia, sull’Australia settentrionale e sull’Africa meridionale, mentre su alcune parti del Brasile meridionale, l’Africa orientale e gli Stati Uniti meridionali registreranno precipitazioni superiori alla norma.

Fonte: Il Meteo.net

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EL Niño IS WEAKING, BUT ACCORDING TO THE WORLD METEOROLOGICAL ORGANIZATION WE WILL STILL FEEL ITS EFFECTS IN THE COMING MONTHS

El Niño is starting to weaken, but it is not over yet. According to the World Meteorological Organization (WMO), its impacts will be felt throughout the world in the coming months, until reaching the neutral phase between April and June.

El Niño may lose strength in the tropical Pacific, but its effects will last for a few more months in the global atmosphere. https://www.ilmeteo.net/notizie/attualita/el-nino-si-sta-indebolendo-secondo-meteorologi-ne-sentiremo-antica-gli-effetti-nei-prossimi-mesi.html

The latest update from the World Meteorological Organization (WMO) states that there is an approximately 60% chance that El Niño – the positive phase of the El Niño Southern Oscillation (ENSO) – will persist during the March to May quarter and a probability of 80% of recording neutral ENSO conditions between April and June. According to the WMO, the 2023-24 El Niño reached its peak intensity between the months of November 2023 and January 2024, when the sea surface temperature (SST) anomaly reached 2ºC in the El Niño 3.4 region.

Thus, this event has cemented itself as one of the five strongest El Niños on record, being weaker than the Super El Niño recorded in 1997/98 and 2015/16.

Sea surface temperature anomaly map for March 8, 2024. Source: Climate Reanalyzer.

During February 2024, both the ocean and atmosphere over the tropical Pacific were still indicating El Niño conditions, with mainly decreasing positive SST anomalies over the tropical Pacific, indicating that the event is gradually weakening. Therefore, its impacts on the global climate are still expected in the coming months, albeit to a lesser extent.

Regarding La Niña in 2024, WMO states that many climate models indicate a possible neutral phase transition to La Niña between the months of June and August, while for that same period the probability of an El Niño is very low (just by 10%). However, due to the relatively poor performance of long-term forecast models at this time of year, commonly known as the “spring predictability barrier” in the Northern Hemisphere, these ENSO forecasts should be interpreted with caution.

The impacts of El Niño will still be felt around the world

Even with the weakening of El Niño and the consolidation of the neutral phase of ENSO in the coming months, we still expect El Niño impacts until at least mid-2024. According to the WMO, El Niño typically has the greatest impact on global climate in the world in the second year of its development, in this case, in the year 2024.

Probabilistic temperature forecast using the WMO multiple model ensemble for the quarter of March, April and May 2024. Source: WMO.

Furthermore, El Niño has not been the only pattern of positive SST anomalies to stand out in recent months – SSTs in other parts of the globe have been consistently elevated over the past 10 months. This combination of the continuation of El Niño, albeit weaker, with above-normal sea surface temperatures expected across much of the global oceans will result in above-normal temperatures in nearly all land areas over the next three months.

Every month since June 2023 has set a new monthly temperature record – and 2023 was by far the warmest year on record. El Niño contributed to these record temperatures, but heat-trapping greenhouse gases are unequivocally the main culprit,” said WMO Secretary General Celeste Saulo. This heat retained by the oceans will fuel heat retained in the atmosphere, so several climate models predict above-normal temperatures virtually across the globe between March and May, primarily in the large continental areas of the Southern Hemisphere.

Probabilistic precipitation forecast using the multi-model ensemble used by the WMO for the quarters of March, April and May 2024. Source: WMO.

As for precipitation, the expected regimes for the next three months (March to May) are still similar to some of the precipitation patterns associated with El Niño, such as a drier pattern over the Amazon, northern Australia and the Southern Africa, while parts of southern Brazil, East Africa and the southern United States will experience above-normal precipitation.

Source: Il Meteo.net

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

MANCA L’ACQUA, LO SPETTRO DELLA SICCITA’ IN ITALIA

di Rudi Bressa 26 Maggio 2022

Febbraio 2022. Il Po in centro a Torino. Dopo un consistente periodo di siccità, il fiume e il suo bacino hanno una portata d’acqua inferiore alla metà del normale (© NurPhoto/Getty Images) 
https://www.lescienze.it/news/2022/05/26/news/siccita_nord_italia_portata_fiumi_po_emergenza_fertilita_terreno_risparmio_acqua-9460533/

I cambiamenti climatici stanno portando a un progressivo impoverimento dei bacini idrici e diseccamento del suolo, specie nel nord del Paese, come dimostrano anche eventi recenti di assenza prolungata di piogge. È dunque necessario pianificare una gestione del rischio, per non lavorare solo in emergenza.

Fonte: Le Scienze

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NO WATER, THE SPECTRUM OF DROUGHT IN ITALY

Climate change is leading to a progressive impoverishment of water basins and drying out of the soil, especially in the north of the country, as demonstrated by recent events of prolonged absence of rain. It is therefore necessary to plan risk management, so as not to work only in emergencies.

Source: Le Scienze

In Sicilia è stato dichiarato lo stato di calamità naturale per la siccità

Le conseguenze di un incendio nella provincia di Palermo nel 2021 (AP Photo/Salvatore Cavalli)
https://www.ilpost.it/2024/02/10/sicilia-stato-calamita-naturale-siccita/

Venerdì il presidente della Sicilia Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio regionale a causa della siccità, accogliendo la richiesta fatta giorni fa dall’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino. La Sicilia è l’unica regione italiana che si trova in una situazione di emergenza per mancanza di risorse idriche, al pari di paesi come il Marocco e l’Algeria, in Africa.

La siccità sta avendo dirette conseguenze sull’agricoltura e sul lavoro degli allevatori: proprio l’allevamento è uno dei settori più colpiti a causa dell’assenza di vegetazione per nutrire gli animali e della mancanza di scorte di fieno, che si devono ai danni provocati dalle anomale precipitazioni della scorsa primavera. La siccità sta avendo conseguenze anche sul settore vitivinicolo, dal momento che la mancanza di piogge sta impedendo di raccogliere acqua per irrigare i terreni. Nei giorni scorsi in alcuni comuni era già stato previsto un razionamento delle risorse idriche.

La dichiarazione dello stato di calamità naturale permette ai territori di fronteggiare le emergenze con mezzi e poteri straordinari in limitati e predefiniti periodi di tempo, e di poter spendere i fondi ricevuti con procedure burocratiche più snelle. La regione ha anche incaricato un’unità di crisi locale di pensare a possibili interventi strutturali.

Fonte: Il Post

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A state of natural disaster has been declared in Sicily due to drought

On Friday, the president of Sicily Renato Schifani declared a state of natural disaster across the entire regional territory due to the drought, accepting the request made days ago by the regional councilor for Agriculture Luca Sammartino. Sicily is the only Italian region that is in an emergency situation due to lack of water resources, like countries such as Morocco and Algeria, in Africa.

The drought is having direct consequences on agriculture and the work of breeders: livestock farming is one of the sectors most affected due to the absence of vegetation to feed the animals and the lack of hay supplies, which are due to the damage caused from the anomalous rainfall last spring. The drought is also having consequences on the wine sector, since the lack of rain is preventing the collection of water to irrigate the land. In recent days, a rationing of water resources had already been envisaged in some municipalities.

The declaration of a state of natural disaster allows territories to deal with emergencies with extraordinary means and powers in limited and predefined periods of time, and to be able to spend the funds received with more streamlined bureaucratic procedures. The region has also appointed a local crisis unit to think about possible structural interventions.

Source: Il Post

La siccità ha già colpito anche a Vasto in Abruzzo, dai dati meteo in possesso di Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila e residente nella città sul Mare Adriatico

La produzione di nubi artificiali alte cirriformi stratificate, note come “velature” dal gergo tecnico usato nelle previsioni del tempo gestite in Italia direttamente dall’Aeronautica Militare italiana prodotte mediante le tecniche di Geoingegneria clandestina che fanno uso di scie chimiche prodotte da sostanze chimiche (bario Ba, ossidi di alluminio AlOx, esafluoruro di zolfo SF6 e torio radioattivo Th, solo per citarne alcune) da anni deliberatamente rilasciate in quota nell’atmosfera da aerei militari (F15 Eagle, F16 Fighting Falcon e gli aerei cisterna, il trimotore KC10 Extender derivato dal civile DC10 ed il quadrimotore KC135 Stratotanker ed aerei civili attuali delle aziende americane McDonnell Douglas DC10, Boeing 727,737,757,767,777,787 e gli aerei Airbus A320, A330, A350 ed A380), nubi artificiali connesse direttamente al progetto HAARP (High Auroral Active Research Program) di modificazione fisica della ionosfera, lo strato più esterno della nostra atmosfera, usata come scudo spaziale per il conseguimento dell’obiettivo militare di difesa dello spazio aereo degli Stati Uniti d’America, nonché al conseguimento degli obiettivi militari di tutti i Paesi appartenenti all’organizzazione delle 30 nazioni occidentali unite nella NATO dal Segretario Generale il sig. Jens Stoltenberg, Paesi tutti appartenenti all’articolo 5 del Patto Atlantico, nota come la “Coalizione del Male” ai Paesi della Lega Araba ed a tutti gli altri Paesi Orientali (Russia, Cina, Iran, Pakistan e Corea del Nord) contrapposti al blocco occidentale, hanno progressivamente portato alla distruzione della copertura nuvolosa naturale, oltre a controllare il clima a distanza, anche per amministrare politicamente e direttamente le nazioni NATO dal 2007, oggetto delle sperimentazioni climatiche attraverso il Trattato di Cooperazione per la Sperimentazione sul Clima, nazioni tra le quali vi è anche l’Italia ed in questo modo si è assunto il totale controllo del loro clima locale, come evidenziato dai miei studi e ricerche che sto continuando a portare avanti autonomamente con grande carisma, coraggio e dignità. Qui nella mia attuale città del Vasto in Abruzzo, sita nella porzione a sud della regione Abruzzo nel Centro Italia ma da ritenersi del Sud Italia per il modo retrogrado vassallico e faudale con cui è amministrata indegnamente e dove sono approdato il 16 Marzo 2021, da tale data ad oggi, dati meteorologici alla mano, mi sono accorto subito che il clima locale sta sempre più desertificando e punta dritto nella direzione della siccità che si riscontra non solo in estate ma anche in inverno, il ciclo idrologico risulta quasi del tutto bloccato nonostante il tasso di evaporazione delle acque oceaniche è aumentato per via dell’aumento della temperatura delle acque dei mari e degli oceani di 2°C, mentre in atmosfera il tasso di umidità relativa è sempre alto (UR dal 60% in su) anche per l’innescamento del fenomeno di ENSO (El Nino Southern Oscillation) che consiste in un progressivo riscaldamento delle acque oceaniche superficiali dell’Oceano Pacifico meridionale e può perdurare tra i 2 ed i 7 anni, ma nonostante il verificarsi di questa condizione, l’umidità contenuta nelle masse nuvolose, i CCN (Cloud Condensation Nuclei o Nuclei di Condensazione) non riesce sempre a raggiungere la pressione di saturazione al 100% che poi consente alla massa nuvolosa di scaricare, far precipitare l’acqua in eccesso a terra e verso i mari e gli oceani attraverso il naturale ciclo idrologico, quello che ad esempio non esiste sul nostro Pianeta gemello Venere e che ha portato la temperatura del suolo a 600°C al punto tale da non poter ospitare la vita così come la conosciamo noi sulla Terra: tradotto in termini semplici e popolari vale a dire che i militari appartenenti al blocco occidentale del Patto Atlantico fanno più o meno piovere dove interessa loro nel Mondo. Pertanto alla luce di tali mie logiche, deduttive considerazioni, ritengo di possedere già adesso in mano sufficienti dati per ritenere con assoluta certezza che l’attuale aumento dell’Effetto Serra è innescato al 60% per via umana ed al 40% dall’attività magnetica solare che raggiungerà il suo apice quest’anno nel 2024 che ha portato alla manifestazione di ENSO come risposta che la Terra dà al Sole ogni volta che il Sole aumenta la sua attività magnetica, secondo la Terza Legge di Newton o Principio di Azione e Reazione che recita: “Ad ogni azione corrisponde sempre una forza uguale e contraria”, tradotta in formula: (F1,2 = -F2,1), una legge applicata ad un contesto macrocosmico molto noto al momento solo a chi ha avuto modo di studiare come me da autodidatta Fisica delle Relazioni Sole-Terra.

Mi sono accorto inoltre che ogni volta vengono prodotte nubi artificiali alte cirriformi stratificate da aerei civili per la sperimentazione di nuove sostanze chimiche utilizzate per ridurre il consumo di carburante nei voli intercontinentali, si tende a creare una differenza di pressione più o meno forte tra la porzione di atmosfera dove essi volano ed il suolo, creando l’intensificazione dei venti zonali che spirano normalmente nei luoghi attraversati da tali aerei, un fenomeno che ho riscontrato da serie osservazioni sperimentali e che devo continuare a studiare.

English translate

The drought has already hit Vasto in Abruzzo too, according to weather data in the possession of Alessio Brancaccio, environmental technician at the University of L’Aquila and resident of the city on the Adriatic Sea

The production of high stratified artificial cirriform clouds, known as “veils” from the technical jargon used in weather forecasts managed in Italy directly by the Italian Air Force produced through clandestine Geoengineering techniques which make use of chemtrails produced by chemical substances (barium Ba, aluminum oxides AlOx, sulfur hexafluoride SF6 and radioactive thorium Th, just to name a few) which have been deliberately released into the atmosphere for years by military aircraft (F15 Eagle, F16 Fighting Falcon and tanker aircraft, the three-engine KC10 Extender derivative from the civilian DC10 and the four-engined KC135 Stratotanker and current civil aircraft of the American companies McDonnell Douglas DC10, Boeing 727,737,757,767,777,787 and the Airbus A320, A330, A350 and A380 aircraft), artificial clouds directly connected to the HAARP (High Auroral Active Research Program) modification project physics of the ionosphere, the outermost layer of our atmosphere, used as a space shield to achieve the military objective of defense of the airspace of the United States of America, as well as to achieve military objectives of all countries belonging to the organization of 30 Western nations united in NATO by Secretary General Mr. Jens Stoltenberg, countries all belonging to article 5 of the Atlantic Pact, known as the “Coalition of Evil” named this from the Arab League Countries and to all the other Eastern countries (Russia, China, Iran, Pakistan and North Korea) opposed to the Western block, have progressively led to the destruction of natural cloud cover, in addition to controlling the climate remotely, also to politically and directly administer the NATO nations since 2007, the subject of climate experiments through the Treaty of Cooperation for Climate Experimentation, nations among the which Italy also has and in this way total control of their local climate has been assumed, as highlighted by my studies and research which I’m continuing to carry out independently with great charisma, courage and dignity. Here in my current city of Vasto in Abruzzo, located in the southern portion of the Abruzzo region in Central Italy but to be considered Southern Italy due to the retrograde vassal and feudal way with which it is unworthily administered and where I landed on 16 March 2021, from this date to date, meteorological data in hand, I immediately realized that the local climate is increasingly desertifying and is heading straight in the direction of drought which is found not only in summer but also in winter, the hydrological cycle is almost completely blocked despite the evaporation rate of ocean waters has increased due to the increase in the temperature of the seas and oceans by 2°C, while in the atmosphere the relative humidity rate is always high (RH from 60% up) also due to the triggering of the ENSO (El Nino Southern Oscillation) phenomenon which consists of a progressive warming of the surface ocean waters of the Southern Pacific Ocean and can last between 2 and 7 years, but despite the occurrence of this condition, the humidity contained in the cloud masses, the CCN (Cloud Condensation Nuclei) is not always able to reach the 100% saturation pressure which then allows the cloud mass to discharge, precipitate the excess water to the ground and towards the seas and oceans through the natural hydrological cycle, the one which for example does not exist on our twin planet Venus and which has brought the soil temperature to 600°C to the point of not being able to host life as we know it on Earth: translated into terms simple and popular, that is to say that the soldiers belonging to the Western bloc of the Atlantic Pact more or less make it rain where they are interested in the World. Therefore, in light of these logical, deductive considerations of mine, I believe I already have sufficient data in my hands to believe with absolute certainty that the current increase in the Greenhouse Effect is triggered 60% by humans and 40% by magnetic activity solar energy which will reach its peak this year in 2024 which led to the manifestation of ENSO as a response that the Earth gives to the Sun every time the Sun increases its magnetic activity, according to Newton’s Third Law or Principle of Action and Reaction which reads: “Every action always corresponds to an equal and opposite force”, translated into formula: (F1,2 = -F2,1), a law applied to a macrocosmic context very well known at the moment only to those who, like me, have had the opportunity to self-taught Physics of Sun-Earth Relations.

I also realized that every time high artificial cirriform clouds stratified by civil aircraft are produced for the testing of new chemical substances used to reduce fuel consumption on intercontinental flights, there tends to be a more or less strong pressure difference between the portion of atmosphere where they fly and the ground, creating the intensification of the zonal winds that normally blow in the places crossed by such aircraft, a phenomenon that I have found from serious experimental observations and which I must continue to study.

AEREI MILITARI

F15 Eagle, jet militare americano prodotto dall’azienda McDonnell Douglas https://www.aereimilitari.org/Aerei/F-15_dati.htm
Un aereo militare F16 Fighting-Falcon prodotto dall’azienda americana General Dynamics https://www.aereimilitari.org/Aerei/F-16.htm
Un KC10 Extender, aereo militare cisterna americano derivato dal civile DC10 che rifornisce in volo un jet supersonico americano, un F35
https://www.af.mil/About-Us/Fact-Sheets/Display/Article/104520/kc-10-extender/
Un aereo militare KC135 Stratotanker, un quadrimotore prodotto dall’azienda americana Boeing https://www.af.mil/About-Us/Fact-Sheets/Display/Article/1529736/kc-135-stratotanker/

AEREI CIVILI

Un DC10 della compagnia aerea Continental prodotto dall’azienda americana McDonnell Douglas https://www.deutsche-privatjet.it/aerei/passeggeri/douglas-dc-10_405.html



Un Boeing 727 della compagnia aerea spagnola Iberia
https://www.aircraft24.it/jet/boeing/727-200-advanced–xi100341.htm
Un Boeing 737 della compagnia aerea canadese Air Transat
https://www.airtransat.com/it-IT/informazioni-di-viaggio/la-nostra-flotta/boeing-737-800
Un Boeing 757 https://www.icelandair.com/it-it/informazioni/la-nostra-flotta/boeing-757-200/
Un aereo Boeing 767 della compagnia cargo Fedex
https://www.condor.com/it/volo-e-servizi/condor-e-partner/la-nostra-flotta/boeing-767-300er.jsp
Un Boeing 777 della compagnia aerea Emirates degli Emirati Arabi Uniti https://www.emirates.com/it/italian/experience/our-fleet/boeing-777/
Un Airbus A320 della compagnia aerea Wizz Air
https://www.airbus.com/en/products-services/commercial-aircraft/passenger-aircraft/a320-family
Un Airbus A330 della compagnia aerea turca Turkish Airlines
https://www.turkishairlines.com/it-it/flights/fly-different/fleet/airbus-a330-300/
Un Airbus A350 della compagnia aerea italiana ITA Airways
https://www.ita-airways.com/it_it/fly-ita/mondo-ita/sustainability/airbus-350-900.html
Un Airbus A380 della compagnia aerea australiana Qantas
https://www.qantas.com/au/en/about-us/our-company/fleet/qantas-a380.html

GULFSTREAM G650 BUSINESS FLIGHT

Un aereo business privato a noleggio Gulfstream G650, prodotto dalla compagnia Gulfstream Aerospace: anche lui è tra i responsabili della creazione delle scie chimiche nella quota in cui vola e del rinforzo dei fattori fisici zonali a terra come la velocità del vento, che tende ad aumentare sempre 5-10 minuti dopo il suo passaggio e permane per 2-3 ore. https://www.gulfstream.com/en/aircraft/gulfstream-g650er/
http://www.tankerenemy.com/2008/04/nuvole-artificiali.html
http://www.tankerenemy.com/2007/09/creazione-di-nubi-artificiali-nel-nord.html
http://www.tankerenemy.com/2013/07/esigenze-militari-e-nuvole-sintetiche.html
http://www.tankerenemy.it/2016/12/formazioni-nuvolose-artificiali.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

AGROFORESTAZIONE DINAMICA: UN PROGETTO DI RESILIENZA CLIMATICA IN GHANA

15 Novembre 2022

I coltivatori di cacao stanno portando avanti un programma per combattere il cambiamento climatico e assicurarsi la sopravvivenza.

Quando si parla effetti del cambiamento climatico, i coltivatori di cacao in Africa Occidentale stanno affrontando un futuro incerto. Le temperature più alte e la siccità hanno messo a rischio le coltivazioni, aprendo la porta alla diffusione di malattie delle piante e ai pesticidi che non offrono risposte a lungo termine così come i metodi di coltivazione tradizionale. Lo studio che abbiamo presentato lo scorso anno ha previsto che l’aumento delle piogge torrenziali metterà a rischio in modo significativo la produzione di cacao in Africa occidentale nei prossimi anni.

Questo è un motivo ulteriore di stress per i contadini che già devono confrontarsi con prezzi bassi, la dipendenza da una monocoltura e la povertà. E questo contribuisce alla deforestazione, poiché la mancanza di produzione e di guadagni sufficienti induce gli agricoltori a disboscare illegalmente le foreste protette nella speranza disperata di poter avere più terra disponibile.

Fairtrade stabilisce un prezzo minimo che protegge le cooperative certificate e i loro contadini dalla caduta dei prezzi e il Premio Fairtrade che è una somma aggiuntiva che le cooperative in modo democratico decidono come investire: nelle loro aziende agricole e comunità. Fairtrade proibisce la deforestazione e al tempo stesso supporta gli agricoltori nella diversificazione in altre colture o nel trovare altre fonti di entrata.

Ma bisogna fare di più per affrontare problemi che si intersecano con quelli del basso reddito e della sfida essenziale del cambiamento climatico per la sopravvivenza dei contadini.

Ecco il programma Sankofa che sta lavorando con un gruppo di coltivatori di cacao in Ghana per trovare soluzioni articolate a questi problemi complessi.

Bismark Kpabitey 36 anni, coltivatore di cacao, fa una formazione sull’irrigazione ad altri coltivatori. Bismark fa parte del progetto Sankofa.
https://www.fairtrade.it/blog/ambiente/agroforestazione-dinamica-un-progetto-di-resilienza-climatica-in-ghana/

RIPRISTINARE LA FORESTA, DIVERSIFICARE IL CIBO E LE RISORSE PER PRODURRE REDDITO.

Sankofa significa “ritornare o recuperare” nella lingua Twi del Ghana, ed è un nome adatto per un progetto che si propone di ricostruire foreste rigogliose che non siano in contrasto con gli interessi dei contadini ma integrate. Il progetto è stato lanciato nel 2019 con una delle più grandi cooperative certificate del Ghana, Kuapa Kokoo che conta 86.000 membri attraverso molte cooperative più piccole. Il fondo di partenza veniva sia da partner pubblici che privati, come i governi della Svizzera e della Danimarca, l’azienda manifatturiera svizzera Halba, Coop Svizzera, l’International Trade Center e Max Havelaar Svizzera.

L’agroforestazione dinamica comporta la combinazione di diverse coltivazioni e specie di alberi con differenti cicli di vita che occupano differenti livelli o strati di foresta, in modo che le famiglie abbiano a rotazione coltivazioni aggiuntive per provvedere ai propri bisogni come un reddito in più al di fuori della stagione di raccolta del cacao. Le coltivazioni che forniscono cibo, gli alberi e le altre piante sono assortite in modo da creare ombra, nutrire il suolo, aumentare la biodiversità ed evitare la deforestazione. Le vecchie piante di cacao, ormai poco produttive, vengono sostituite come parte del processo di riabilitazione.

Il progetto Sankofa ha l’obiettivo che almeno 400 contadini abbiano almeno un ettaro di terra utilizzato per pratiche di agroforestazione dinamica entro il 2025 e che altri 1000 inizino ad utilizzarle. Il progetto sta potenziando altri di sistemi di diversificazione del cibo (attualmente non prevede altri alberi) con una base più ampia di contadini, con l’obiettivo di raggiungere almeno 2500 agricoltori.

Bismark Kpabitey, un coltivatore di cacao socio di Kuapa Kokoo, ha capito che attraverso l’agroforestazione dinamica il suo cacao cresce meglio e allo stesso tempo lui non dipende più solo da una coltura.

“Inizialmente avevo piantato solo cacao che è una monocoltura. Dal momento che c’erano periodi prolungati senza piogge, abbiamo sperimentato un enorme tasso di mortalità delle piantine di cacao” ha commentato Kpabitey, aggiungendo che una percentuale tra il 70 e l’80 per cento delle nuove piantine potevano andare perdute entro la fine di ciascuna stagione. “Ma da quando questo sistema è stato introdotto, ci siamo resi conto che il tasso di mortalità si è ridotto davvero”. Ha aggiunto: “Oltre al cacao, piantiamo anche due varietà di fagioli, patate dolci. Rendono il suolo umido. A parte queste, abbiamo alcune colture annuali come batata, manioca, possiamo coltivare ogni specie di coltura pensi possa far bene alla terra. Puoi piantare 10 o più colture annuali nello stesso pezzo di terra. In aggiunta al cacao, piantiamo più alberi – differenti varietà di mango, avocado, arancia, la famiglia degli agrumi. Inoltre, legname e alberi che compensano il carbonio. Ciascuna pianta ha le proprie fasi di sviluppo: in questo modo preveniamo le complicazioni con nutrienti e anche con l’ombreggiatura. Se vai lì, è sempre bello, l’aria è davvero buona rispetto al sistema convenzionale dove dovevi lavorare in pieno sole”.

A oggi, 862 lotti che coprono 215 ettari sono stati convertiti all’agroforestazione dinamica con centinaia di nuove piantumazioni. Altri 1000 ettari sono stati piantati ora secondo i sistemi pratici di diversificazione del cibo. Più avanti, con l’estensione del progetto versione 2.0 che inizierà nel 2022, circa 2900 contadini saranno stati formati e avranno guadagnato tra il 25 e il 125 per cento in più grazie al denaro derivato dalle coltivazioni che hanno piantato.

Gli alberi di cacao stanno crescendo meglio con temperature più basse e una migliore combinazione del suolo e questo ha abbassato il tasso di mortalità di molto, solo del 10 per cento. Questo fa risparmiare sia denaro che tempo dedicato alla ripiantumazione.

Bismark Kpabitey

COSTRUIRE ESPERIENZA: PERSONALE PER OFFRIRE SUPPORTO AI CONTADINI PER IL FUTURO

Il progetto ha anche dato I fondi perché Kuapa Kokoo potesse selezionare 15 impiegati full time per supportare i lotti di agroforestazione dinamica e le nuove pratiche. In più, ha assegnato 19 persone già assunte per ricevere formazione e di conseguenza supportare i sistemi smart di coltivazione in modo più esteso.

Da qui al 2025, Kuapa Kokoo gradualmente prenderà il controllo e la gestione del Progetto. Quattro responsabili che erano assunti dal network dei produttori Fairtrade regionale, Fairtrade Africa, sono stati trasferiti già a Kuapa Kokoo. Più di 200 agricoltori già formati continueranno a essere guidati dal team di Kuapa Kokoo in modo che possano continuare a trasferire le loro conoscenze ed esperienze da contadino a contadino.

SVILUPPO DELLA CATENA DEL VALORE: COSTRUIRE MERCATI PER NUOVE COLTURE

Una delle sfide rispetto alla diversificazione del reddito è che richiede compratori per le nuove coltivazioni o prodotti in modo che i contadini ottengano benefici finanziari. Sankofa prevedeva esplicitamente impegni per l’approvvigionamento di ulteriore cacao e di altre nuove colture di base, come la patata dolce.

Il progetto è stato anche condiviso con la Piattaforma svizzera per il cacao sostenibile, che mette insieme diversi stakeholder del Paese all’interno dell’industria del cacao e del cioccolato per incoraggiare ulteriori impegni di acquisto e specialmente per imparare dalle buone pratiche.

Il progetto Sankofa supporta gli obiettivi del governo ghanese per un cacao sostenibile che includono la riabilitazione, il miglioramento della produttività, la diversificazione del reddito e la biodiversità. Nella prossima fase del progetto, Fairtrade e Kuapa Kokoo collaboreranno ancora di più con l’Istituto di ricerca sul cacao del Ghana, che vuole studiare e accompagnare questo approccio.

Emelia Debrah, 51 anni, una coltivatrice di cacao, posa sotto una giovane pianta di cacao nella sua azienda agricola ad Alavanyo, Regione di Ahafo in Ghana.

UNA FILIERA VERSO LA CARBON NEUTRALITY

Al contrario della carbon offsetting, in cui le aziende o gli individui investono in progetti che assorbono il carbonio altrove, il carbon insetting prevede la cattura del carbonio all’interno della catena di approvvigionamento di un’azienda.

Nell’agroforestazione dinamica, il carbonio è principalmente catturato piantumando differenti varietà di alberi. In più, il progetto Sankofa sta incorporando i crediti di carbonio che vanno ad accrescere alcuni dei fondi necessari per le piantine e per il supporto tecnico del progetto. Attraverso questo schema, Coop Svizzera intende contribuire con una riduzione di emissioni di CO2 di 75 mila tonnellate agli obiettivi del governo ghanese entro il 2028.

John Kwabena Narh, 45 anni, un coltivatore di cacao, posa davanti alla sua casa ad Alavanyo, regione di Ahafo, in Ghana. Fa parte del progetto Sankofa un progetto sul clima di Fairtrade che aiuta gli agricoltori ad adattarsi al cambiamento climatico.

LA SPERANZA PER UN FUTURO SOSTENIBILE NEL CACAO

John Kwabena Narh, un altro socio di Kuapa Kokoo che sta lavorando fin dal progetto pilota del 2018 con il metodo agroforestale dinamico, ora dedica un ettaro alla coltivazione della cassava, degli alberi da frutto, avocado, arancia, limone, olio di palma, noce di cocco e verdure, insieme agli alberi di cacao che stanno raggiungendo la fase produttiva dopo i consueti 5 anni previsti per la maturazione.

Ora John vede dei cambiamenti nella sua azienda agricola e ha speranza per il future: “Se continuiamo con l’agroforestazione dinamica, daremo un futuro ai nostri bambini” ha detto. Ma se torniamo ai metodi tradizionali non ci sarà futuro per le prossime generazioni”.

Continuare a sviluppare programmi come quello di Sankofa richiede investimenti e un impegno a lungo termine per un approvvigionamento sostenibile – nonché un senso di urgenza da parte di tutti nell’affrontare il cambiamento climatico che sta minacciando i mezzi di sussistenza di molti.

La conferenza sul clima COP27 sta proseguendo. È una possibilità per i contadini di essere ascoltati. Leggi la nostra lettera aperta che chiede un’azione urgente rispetto al clima e alla crisi della biodiversità. Parliamo anche di un modello economico sostenibile per coloro che producono il cibo nel mondo.

Fonte: Faitrade

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

MILIONI DI PESCI MORTI IN UN FIUME NEL NEW SOUTH WALES IN AUSTRALIA: COLPA DI UN’ONDATA DI CALORE E DELLA MANCANZA DI OSSIGENO NELL’ACQUA (IPOSSIA)

19 MARZO 2023

Il triste fenomeno legato a bassi livelli di ossigeno nell’acqua

CorriereTv

Moria di pesci nel fiume Darling-Baaka, nel nuovo Galles del Sud, in Australia. Gli abitanti della città di Menindee hanno pubblicato decine di video del triste fenomeno. Secondo l’autorità fluviale dello Stato, la moria di pesci è da imputare ad una ondata di caldo e a precedenti inondazioni avvenute nel mese di gennaio. La morte di questi pesci è legata a bassi livelli di ossigeno nell’acqua (ipossia) mentre le inondazioni si ritirano. L’acqua – più calda per le alte temperature – trattiene meno ossigeno dell’acqua fredda e i pesci non riescono a respirare.

https://video.corriere.it/esteri/milioni-pesci-morti-un-fiume-australia-colpa-un-ondata-calore/0165e498-c634-11ed-8319-4ca74abab2a3

Australia, migliaia di pesci morti nel Nuovo Galles del Sud per caldo e siccità. FOTO

https://tg24.sky.it/mondo/2023/03/19/australia-pesci-morti

Migliaia di pesci morti, soprattutto merluzzi e persici, sono stati trovati sul fiume Darling-Baaka, a Menindee, una cittadina nell’entroterra. Si tratta della terza strage di massa che ha colpito la zona dal 2018. Il fenomeno “è legato ai bassi livelli di ossigeno nell’acqua (ipossia), che si verificano man mano che le acque delle inondazioni si ritirano”, ha dichiarato il governo in un comunicato

Migliaia di pesci sono morti a causa del clima caldo e del riscaldamento dell’acqua dei laghi di Menindee, cittadina nell’entroterra del Nuovo Galles del Sud, in Australia

Australia, moria in massa di pesci nel fiume Nuovo Galles del Sud

Enormi gruppi di pesci morti sono stati trovati nel principale sbarramento sul fiume Darling-Baaka, si tratta dell’ultima di una serie di morti di massa. Merluzzi e pesci persici galleggiano ovunque lungo il corso d’acqua

Moria di pesci a Venezia, è giallo in laguna

I video postati sui social media mostrano barche che solcano una coltre di pesci morti sulla superficie dell’acqua

Carenza di pomodori, rischi anche in Italia tra cambiamento climatico e rincari energetici

Il governo del Nuovo Galles del Sud ha dichiarato che sono milioni i pesci morti nel fiume Darling, nella terza strage di massa che ha colpito la zona dal 2018

Siccità, con l’inverno secco in Italia è allarme per 300mila imprese

“Una cosa davvero orribile, ci sono pesci morti a perdita d’occhio”, ha detto all’AFP Graeme McCrabb, abitante di Menindee. “Ed è surreale da comprendere”, ha detto aggiungendo che la moria di pesci di quest’anno sembra essere peggiore di quelle precedenti

La fioritura dei ciliegi in Giappone anticipata a causa del cambiamento climatico. FOTO

Secondo il governo statale, le popolazioni di pesci come le aringhe e le carpe erano aumentate a dismisura nel fiume in seguito alle recenti inondazioni, ma ora stanno morendo in gran numero con il ritirarsi delle acque

Orso polare, allarme del Wwf: Rischiamo di perdere il 30% degli esemplari in 35 anni

“La moria di pesci è legata ai bassi livelli di ossigeno nell’acqua (ipossia), che si verificano man mano che le acque delle inondazioni si ritirano”, ha dichiarato il governo in un comunicato

Clima, allarme Onu sull’innalzamento dei mari: ecco le città più a rischio

“L’attuale clima caldo nella regione sta inoltre esacerbando l’ipossia, poiché l’acqua più calda trattiene meno ossigeno di quella fredda e i pesci hanno un maggiore fabbisogno di ossigeno a temperature più elevate”

Cambiamenti climatici, l’Italia guida l’inventario di 7.200 ghiacciai in Asia

Le precedenti morie di pesci a Menindee, città a circa 12 ore di auto a ovest di Sydney, sono state attribuite alla mancanza d’acqua nel fiume a causa di una prolungata siccità e a una fioritura algale tossica che si è estesa per 40 chilometri

Oceani, nel 2022 la temperatura media è aumentata ancora

Secondo le autorità, sarebbero dunque il riscaldamento dell’acqua e la siccità la causa della moria di pesci che hanno intasato un vasto tratto del fiume australiano

Caldo anomalo, fiori sbocciati e monti senza neve: l’inverno in Europa. FOTO

Fonte: Sky TG24

Milioni di pesci morti all’improvviso (VIDEO) in un fiume australiano: “Nell’acqua non c’è abbastanza ossigeno”. Ecco cos’è successo

Secondo le autorità dello stato australiano del New South Wales, i pesci sarebbero morti a causa della ridotta quantità di ossigeno presente nell’acqua, a sua volta determinata da alcune grosse alluvioni che recentemente hanno interessato la zona e da una forte ondata di calore che da giorni sta colpendo il territorio

https://www.ildolomiti.it/esteri/2023/milioni-di-pesci-morti-allimprovviso-video-in-un-fiume-australiano-nellacqua-non-ce-abbastanza-ossigeno-ecco-cose-successo

Di F.S. – 18 marzo 2023 – 16:37

MENINDEEMilioni di pesci morti da giorni stanno marcendo nel fiume DarlingBaaka, nello stato australiano del New South Wales, poco lontano dalla città di Menindee: secondo le autorità della zona la causa della moria sarebbe da ricercare nella ridotta quantità di ossigeno presente nell’acqua del fiume, il terzo più lungo in Australia, a sua volta determinata da alcune grosse alluvioni che recentemente hanno interessato la zona e da una forte ondata di calore che da giorni sta colpendo il territorio, portando la colonnina di mercurio a superare i 41 gradi centigradi.

Secondo quanto riportato dal Guardian i pesci morti occuperebbe decine di chilometri del fiume, dove la presenza di ossigeno verrà con ogni probabilità ulteriormente ridotta nei prossimi giorni, a causa delle alte temperature e della decomposizione delle carcasse. La stessa zona era peraltro già stata colpita nell’estate del 2018 da un evento simile e nell’occasione gli esperti avevano evidenziato come il clima nella zona ovest del New South Wales fosse cambiato significativamente, aumentando la velocità di transizione tra le siccità e le alluvioni.

https://www.facebook.com/SkyNewsAustralia/videos/964221621239322/

Viste le enormi dimensioni dell’evento, per le autorità sarà difficile riuscire a ripulire la zona, mentre molti uccelli acquatici della regione stanno approfittando della moria di pesci per cibarsi lungo le acque del fiume. Per i residenti dell’area però, al di là delle scioccanti immagini, il problema principale al momento è il terribile odore: “Immaginate l’odore di un pesce morto lasciato marcire per alcuni giorni in un lavandino – ha detto un abitante della zona al quotidiano inglese – noi qui ne abbiamo a milioni”.

Fonte: Il Dolomiti

Moria di pesci nel fiume australiano Darling-Baaka, milioni sono morti per ipossia a causa del caldo

Francesca Capozzi

Milioni di pesci senza vita coprono kilometri e kilometri del fiume australiano Darling-Baaka, una catastrofe su larga scala iniziata settimane fa con le temperature elevate registrate nel New South Wales. Non è la prima volta che lo Stato assiste a eventi di mortalità di massa del sistema fluviale come questo

https://www.greenme.it/animali/moria-di-pesci-nel-fiume-australiano-darling-baaka-milioni-sono-morti-per-ipossia-a-causa-del-caldo/

Un tappeto di pesci in decomposizione ha ricoperto un lunghissimo tratto del fiume Darling-Baaka, nei pressi di Menindee, nello Stato australiano del New South Wales. La distesa sembra non aver fine: più si prosegue, più si incontrano pesci in superficie. I loro corpi galleggianti hanno fatto scomparire quasi il fondale per kilometri e kilometri.

Le temperature da record registrate nell’ultimo periodo e le alluvioni hanno provocato la morte di milioni di esemplari. Sabato si sono superati di gran lunga i 35°. Da fine febbraio sono stati segnalati episodi di mortalità di massa nel bacini idrografico Murray-Darling per ipossia ossia bassi livelli d’ossigeno nell’acqua.

Si teme che la situazione possa peggiorare a causa del caldo atteso anche per questo weekend e nei prossimi giorni.

Il numero di esemplari “aumenta” durante i periodi di alluvione e può quindi subire mortalità significative o “crolli” quando i flussi tornano a livelli più normali. Possono anche essere più suscettibili a stress ambientali come bassi livelli di ossigeno, specialmente in condizioni estreme come l’aumento delle temperature attualmente sperimentato nell’area, ha spiegato il Dipartimento NSW DPI Fisheries.

Una catastrofe per il sistema fluviale e per l’ambiente da qualunque punto la si voglia osservare. Tra le specie colpite la Nematalosa erebi, carpe, merluzzi di Murray pesci persici dorati.

Oltre ad assistere a questa moria, le autorità devono urgentemente smaltire le carcasse e ripulire il fiume. Il NSW DPI Fisheries ha fatto sapere che diverse agenzie del Commonwealth si sono messe al lavoro per trovare delle soluzioni immediate.

Gli abitanti della zona sono disperati per l’odore che proviene dal corso d’acqua. Non è la prima volta che questo fiume è interessato da un evento di queste proporzioni gigantesche.

Anche tra dicembre 2018 e gennaio 2019 40 km del Darling-Baaka sono stati coperti da un numero stimato di pesci morti che va da centinaia di migliaia ad almeno tre milioni secondo quanto reso noto allora dalla Murray – Darling Basin Authority.

Fonte: Greenme

Nuovo Galles del Sud

La strage dei pesci ripresa dal drone

Centinaia di migliaia in un fiume australiano

18/03/2023

Reuters / Australian Broadcasting Corporation

Centinaia di migliaia di pesci morti e in decomposizione hanno intasato un vasto tratto di fiume vicino a una remota città dell’outback australiano, mentre un’ondata di caldo torrido attraversa la regione. I video postati sui social media mostrano barche che solcano una coltre di pesci morti che soffoca l’acqua, con la superficie a malapena visibile sotto di essa. Il governo del Nuovo Galles del Sud ha dichiarato che “milioni” di pesci sono morti nel fiume Darling vicino alla cittadina di Menindee, nella terza strage di massa che ha colpito la zona dal 2018.

“È davvero orribile, ci sono pesci morti a perdita d’occhio”, ha detto all’AFP Graeme McCrabb, abitante di Menindee. “È surreale da comprendere”, ha detto, aggiungendo che la moria di pesci di quest’anno sembra essere peggiore di quelle precedenti. “L’impatto ambientale è insondabile”. 

Secondo il governo statale, le popolazioni di pesci come le aringhe e le carpe erano aumentate a dismisura nel fiume in seguito alle recenti inondazioni, ma ora stanno morendo in gran numero con il ritirarsi delle acque. 

“La moria di pesci è legata ai bassi livelli di ossigeno nell’acqua (ipossia), che si verificano man mano che le acque delle inondazioni si ritirano”, ha dichiarato il governo in un comunicato. “L’attuale clima caldo nella regione sta inoltre esacerbando l’ipossia, poiché l’acqua più calda trattiene meno ossigeno di quella fredda e i pesci hanno un maggiore fabbisogno di ossigeno a temperature più elevate”. 

Le precedenti morie di pesci a Menindee – a circa 12 ore di auto a ovest di Sydney – sono state attribuite alla mancanza d’acqua nel fiume a causa di una prolungata siccita’ e a una fioritura algale tossica che si e’ estesa per 40 chilometri.

Fonte: Rai News

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

UN BACINO D’ACQUA DOLCE SOTTO L’OCEANO. RICERCATORI: “POTREBBERO ESSERCENE ANCHE ALTROVE E SALVARE DALLA SICCITÀ”

https://www.byoblu.com/2022/06/24/un-bacino-dacqua-dolce-sotto-loceano-ricercatori-potrebbero-essercene-anche-altrove-e-salvare-dalla-siccita/

Un lago d’acqua dolce sotto l’oceano

In un periodo storico in cui i governi dicono che c’è mancanza d’acqua e denunciano il rischio di siccità, arriva una buona notizia dagli Stati Uniti, che può riguardare tutto il mondo.

Ricercatori dell’Università Columbia di New York hanno fatto una sensazionale scoperta: un’enorme falda di acqua dolce al di sotto dell’Oceano Atlantico, al largo della costa nord-orientale degli Stati Uniti.
L’acqua dolce è intrappolata in sedimenti porosi che giacciono sotto l’acqua salata dell’oceano. Sembra che si tratti della più grande formazione di questo tipo mai trovata al mondo.

La falda acquifera dolce si estende dalle coste del Massachusetts fino a quelle del New Jersey. Se si trovasse in superficie, creerebbe un lago di circa 15.000 miglia quadrate, pari a quasi 39mila chilometri quadrati.

Perché questa buona notizia non riguarda solo gli Stati Uniti? I ricercatori statunitensi hanno suggerito che formazioni di simili falde acquifere dolci sottomarine potrebbero trovarsi al largo di molte altre coste in tutto il mondo e potrebbero costituire una soluzione per le zone aride.

Gli scienziati sono riusciti a fare questa scoperta utilizzando strumenti innovativi di onde elettromagnetiche per mappare l’acqua. Hanno rilevato i segnali di conduttività elettrica dell’acqua al largo delle coste. Questo perché l’acqua salata è un miglior conduttore di onde elettromagnetiche rispetto a quella dolce. L’acqua dolce si distingueva come una banda di bassa conduttanza. Con questa tecnica e criterio è stato possibile tracciare i confini del bacino d’acqua dolce.

Sapevamo che c’era acqua dolce laggiù in luoghi isolati, ma non ne conoscevamo l’estensione o la geometria“, ha dichiarato l’autrice principale del lavoro di ricerca Chloe Gustafson, dottoranda della Columbia University. “Potrebbe rivelarsi una risorsa importante in altre parti del mondo“, ha aggiunto la ricercatrice. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

Per il bacino da poco ritrovato, si ipotizza che la formazione risalga tra i 15000 e i 20000 anni fa. L’acqua dolce sarebbe, infatti, rimasta intrappolata in conche naturali.

Se si dovesse prelevare l’acqua dalle parti esterne della falda, per la maggior parte degli usi dovrebbe essere comunque sottoposto a un processo di desalinizzazione, ma il costo sarebbe molto inferiore a quello della lavorazione dell’acqua di mare“, ha detto Kerry Key, uno degli scienziati del team di ricerca.
I ricercatori statunitensi che hanno fatto questa scoperta sperano di ampliare le loro indagini, soprattutto in aree come la California meridionale, parti dell’Australia, il Medio Oriente o l’Africa sahariana, fortemente colpite da siccità.

Fonte: Byoblu, canale 262 digitale terrestre

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

IL CICLO DELL’ACQUA SULLA TERRA SI STA INTENSIFICANDO E NON E’ UNA BUONA NOTIZIA

di Paolo Centofanti – 02/05/2022 17:05

Nuove analisi satellitari della salinità degli oceani indicano un’intensificazione del ciclo dell’acqua causato dai cambiamenti climatici: le zone aride diventeranno sempre più aride, mentre i fenomeni meteorologici diventeranno sempre più violenti.

Il riscaldamento globale sta modificando il ciclo dell’acqua, producendo un’intensificazione dei fenomeni atmosferici. La conferma arriva da un nuovo studio che ha utilizzato l’analisi della salinità della superficie degli oceani sfruttando l’osservazione satellitare. Intitolato “Increasing stratification as observed by satellite sea surface salinity measurements“, l’articolo pubblicato su Nature ha analizzato i diversi trend di variazione della stratificazione delle acque oceaniche, confrontando i dati misurati tramite la rete di circa 4000 boe oceaniche Argo, ottenuti campionando la salinità ad alcuni metri di profondità, con quelli registrati dallo spazio dal satellite SMOS (Soil Moisture and Ocean Salinity) e relativi alla salinità superficiale. Confrontando i due valori, i ricercatori dello studio hanno trovato conferma di quanto previsto dai modelli climatici rispetto al riscaldamento globale: le acque dolci stanno diventando sempre più dolci e quelle salate sempre più salate.

I dati satellitari, in particolare, relativi a periodi di osservazione che vanno dal 2011 al 2018, hanno evidenziato il verificarsi di un fenomeno previsto dagli attuali modelli climatici e definito “Dry gets Drier and Wet gets Wetter”, vale a dire “l’arido diventa più arido e l’umido sempre più umido”. In alcune zone degli oceani si osserva infatti un aumento positivo del differenziale di salinità tra le acque superficiali e quelle immediatamente sottostanti. Si tratta di zone in cui a venti deboli si associa un incremento della temperatura superficiale, con ridotto scambio di calore tra acqua e atmosfera, che comporta un’intensificazione degli effetti di evaporazione e quindi ad un ulteriore aumento della salinità in superficie. Viceversa, sono state registrate zone in cui il differenziale è in aumento ma in direzione opposta, con una diminuzione della salinità superficiale.

L’85% dell’evaporazione e il 77% delle precipitazioni avvengono sopra gli oceani e la salinità dei vari strati dell’oceano dipende proprio dall’evaporazione, dalle precipitazioni, ma anche dallo scioglimento dei ghiacci polari e l’immissione di acqua dolce negli oceani da parte dei grandi corsi d’acqua. Non è un caso che il differenziale negativo è stato registrato in una vasta regione nell’Oceano Meridionale e viceversa quello positivo principalmente nell’Oceano Atlantico, dove negli ultimi anni si è registrata la formazione di uragani sempre più intensi e con maggiore frequenza.

Fonte: DDay

https://www.dday.it/redazione/42561/il-ciclo-dellacqua-sulla-terra-si-sta-intensificando-e-non-e-una-buona-notizia

Il ciclo dell’acqua sta accelerando, destabilizzerà il clima

La causa è il riscaldamento globale, che aumenta l’evaporazione

Il grafico mostra la salinità media della superficie di mari e oceani nel periodo 2011-2018 (Fonte: ICM-CSIC) – RIPRODUZIONE RISERVATA
https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2022/05/03/il-ciclo-dellacqua-sta-accelerando-destabilizzera-il-clima_166c60dd-1aff-49c5-a356-703928cb0685.html

Il riscaldamento globale sta accelerando il ciclo dell’acqua: un fattore chiave che potrebbe destabilizzare il sistema climatico della Terra, provocando tempeste più violente e causando uno scioglimento dei ghiacci più rapido.

Lo afferma uno studio coordinato dall’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica (Icm-Csic) di Barcellona, pubblicato sulla rivista Scientific Reports. La causa è l’aumento dell’evaporazione delle acque superficiali in mari e oceani, che provoca una maggiore circolazione dell’acqua nell’atmosfera sotto forma di vapore.

“L’accelerazione del ciclo dell’acqua ha implicazioni sia per gli oceani che per i continenti, dove le tempeste potrebbero diventare sempre più intense”, afferma Estrella Olmedo, alla guida del gruppo.

“Questa maggiore quantità di acqua circolante nell’atmosfera potrebbe anche spiegare l’aumento delle precipitazioni che si sta rilevando in alcune aree polari – continua Olmedo – dove il fatto che piova invece di nevicare sta accelerando lo scioglimento dei ghiacci”.

La ricerca ha mostrato, inoltre, che la diminuzione del vento in alcune zone dell’oceano potrebbe contribuire all’accelerazione del ciclo dell’acqua: quando il vento rallenta, infatti, la colonna d’acqua sottostante non si rimescola abbastanza e lo strato più superficiale si riscalda e diventa più salino rispetto agli strati inferiori, cosa che aumenta ulteriormente l’evaporazione.

I ricercatori hanno utilizzato i dati registrati da Smos (Soil Moisture and Ocean Salinity), un satellite per l’analisi della salinità degli oceani e dell’umidità del suolo sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa), in funzione dal 2009. Secondo gli autori dello studio i dati satellitari sono diventati fondamentali nello studio dei cambiamenti climatici, perché consentono di studiare i fenomeni in modo continuo, indipendentemente dalle condizioni ambientali e dall’accessibilità dei luoghi.

Fonte: ANSA Scienza

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila

CLIMA, IN INDIA E PAKISTAN CALDO RECORD: A RISCHIO LA VITA DI UN MILIARDO DI PERSONE, ANCHE PER COLPA NOSTRA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/30/clima-in-india-e-pakistan-caldo-record-a-rischio-la-vita-di-un-miliardo-di-persone-anche-per-colpa-nostra/6573932/

l riscaldamento globale ha conseguenze drammatiche sul mondo vivente. La grande barriera corallina australiana sta attraversando un periodo di crisi acuta, con stime del 50% di riduzione della vitalità dei coralli superficiali, più esposti alle ondate di calore. In Mediterraneo le ondate di calore degli ultimi 20 anni hanno causato estese morie di invertebrati che non sopportano temperature elevate. In compenso, sempre in Mediterraneo, più di mille specie tropicali si sono acclimatate alle nuove condizioni termiche, a volte sostituendo le specie indigene che non tollerano il caldo.

Queste cose ci “toccano” quando le vediamo in qualche documentario ma, finita la trasmissione, torniamo alla nostra vita quotidiana.

Il caldo è un nemico subdolo: non uccide, ma fa morire. Anche la nostra specie è soggetta al suo impatto. L’ondata di calore del 2003 ha causato migliaia di morti in Europa. Le stime parlano di 18.000 morti in Italia, 15.000 in Francia, 2.000 in Portogallo e molte centinaia in altri paesi europei, per un totale di quasi 40.000 morti. Le cifre derivano dal confronto del numero di morti negli anni “normali” rispetto a quelli dell’anno “caldo”. Gli anziani sono stati le vittime più frequenti. Proprio gli anziani mostravano, all’epoca, una forte avversione per l’aria condizionata ma, dal 2003, la diffidenza verso i condizionatori è venuta meno. Anche le utilitarie, oramai, hanno l’aria condizionata. L’aria condizionata salva la vita, ma la otteniamo bruciando combustibili, emettendo anidride carbonica, la principale responsabile del riscaldamento globale. Raffreschiamo “dentro”, ma riscaldiamo “fuori”, innescando un circolo vizioso nel consumo dell’energia.

In India e in Pakistan, in questi giorni, si preannuncia un’ondata di calore che metterà a rischio il benessere di un miliardo di persone. Stiamo andando incontro a un olocausto climatico? Nel 2017, a Lecce, il termometro ha raggiunto i 50 gradi. Apparentemente non è morto nessuno per questo, perché l’aria condizionata era oramai molto diffusa. Ero in città in quel periodo: fuori non si poteva stare. In passato le temperature eccezionali, i picchi, superavano i 30 gradi, poi si è passati ai 40 e ora siamo ai 50. Nella media, forse, le cose non sono cambiate granché, ma gli eventi estremi, soprattutto di caldo, si fanno sempre più frequenti ed intensi. Uno studio di Ispra sulle tendenze climatiche nel nostro paese conclude: “Praticamente tutti gli indici degli estremi di temperatura mostrano una tendenza al riscaldamento, con variazioni che in molti casi sono statisticamente significative”.

Non ho calcato molto la mano sulla situazione in India anche se, invece, dovrebbe smuoverci come se i fenomeni si verificassero a casa nostra: i casi “lontani” ci emozionano molto meno di quelli nostrani, dal caldo alle guerre. Dopo esserci commossi, dovremmo anche chiederci: e noi che ci possiamo fare? E la risposta non è: niente. Molti indiani e pakistani perderanno la vita perché noi occidentali siamo i principali produttori di gas climalteranti. Trasferendo le produzioni in quei paesi, inoltre, abbiamo delocalizzato l’inquinamento. Noi godiamo dei benefici e loro pagano i costi, spesso con la vita. Qualcuno si potrebbe chiedere: perché non mettono anche loro l’aria condizionata? E già… se non hanno il pane perché non mangiano brioches? Se gli otto miliardi di umani vivessero come noi saremmo veramente nei guai, tutti. I primi a doversi dare una regolata siamo proprio noi.

Non ho calcato molto la mano sulla situazione in India anche se, invece, dovrebbe smuoverci come se i fenomeni si verificassero a casa nostra: i casi “lontani” ci emozionano molto meno di quelli nostrani, dal caldo alle guerre. Dopo esserci commossi, dovremmo anche chiederci: e noi che ci possiamo fare? E la risposta non è: niente. Molti indiani e pakistani perderanno la vita perché noi occidentali siamo i principali produttori di gas climalteranti. Trasferendo le produzioni in quei paesi, inoltre, abbiamo delocalizzato l’inquinamento. Noi godiamo dei benefici e loro pagano i costi, spesso con la vita. Qualcuno si potrebbe chiedere: perché non mettono anche loro l’aria condizionata? E già… se non hanno il pane perché non mangiano brioches? Se gli otto miliardi di umani vivessero come noi saremmo veramente nei guai, tutti. I primi a doversi dare una regolata siamo proprio noi.

Il calore che investe il pianeta potrebbe diventare energia pulita da usare per contrastare gli effetti delle ondate di caldo? Forse le tecnologie non sono ancora mature, ma è indubbio che sta arrivando sempre più energia termica sul nostro pianeta. Possibile che non riusciamo a trarne vantaggio? Se le tecnologie non ci sono ancora, possibile che non riusciamo a svilupparle? La transizione ecologica dovrebbe servire a questo. Il calore solare, inoltre, non arriva attraverso i gasdotti di Putin. Le specie, con l’evoluzione, riescono a trarre vantaggio da situazioni di svantaggio, e noi ci reputiamo una specie molto “evoluta”. Nonostante tutti i progressi tecnologici, siamo ancora nell’età del fuoco: bruciamo “cose” per ottenere energia.

Prima di pensare a come produrre sempre più energia, comunque, dovremmo pensare seriamente a come consumarne sempre meno, e meglio. Chi vende energia, però, ha interesse a venderne sempre di più. Questi processi produttivi toccano la sicurezza nazionale e non possono essere lasciati al mercato, anche perché, nel lungo termine, hanno influenze negative anche sul mercato. Il lungo termine di 20 anni fa è ora!

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Dott. Alessio Brancaccio, Università di L’Aquila