El Nino Southern Oscillation (ENSO)

LA FINE DI EL NINO E’ ARRIVATA: CI SARA’ UN’ESTATE MENO CALDA? SE NON SUCCEDE ABBIAMO UN PROBLEMA

Un’inondazione in Russia
https://www.repubblica.it/green-and-blue/2024/04/16/news/fine_el_nino_impatto_clima-422544726/

di Giacomo Talignani

Secondo il fisico Pasini se l’esaurirsi del fenomeno non porterà ad un abbassamento delle temperature “dovremmo davvero preoccuparci. Credo e spero di non essere arrivati a una fase in cui il riscaldamento accelera a tal punto da non poter tornare indietro. Altrimenti saranno guai”

16 APRILE 2024

El Niño sta finendo. Anzi, per l’ufficio meteorologico australiano è “già finito”, mentre per il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) statunitense “si sta indebolendo”. Come sappiamo dai dati appena pubblicati da Copernicus climaticamente parlando gli ultimi dieci mesi – i più caldi di sempre e consecutivi, in grado di battere tutti i record precedenti – sono stati un vero e proprio incubo per il Pianeta. Il motivo principale dell’innalzamento delle temperature, con conseguenze drammatiche a livello di fenomeni meteo intensi, è da ricercarsi nella combinazione fra la crisi climatica innescata dall’uomo e il fenomeno naturale di El Niño .

Questo fenomeno, anche noto come ENSO, è periodico e provoca in generale un forte riscaldamento delle acque superficiali del Pacifico centro meridionale innescando un cambiamento della circolazione e una serie di condizioni, dalle ondate di calore alla siccità, dalle inondazioni sino all’aumento delle temperature, che impattano profondamente sulla vita della Terra. Dopo alcuni anni del suo fenomeno opposto, La Niña – che tende al raffreddamento (a seconda delle zone) – la scorsa estate gli scienziati avevano annunciato il ritorno di El Niño prevedendo la durata di circa un anno. Un anno in cui il fenomeno ha contribuito a pesantissime siccità (dall’America all’Africa passando per l’Europa) e record di calore superati uno dietro l’altro.

Ora però la maggior parte degli scienziati concorda su una netta fase di indebolimento, dopo il picco raggiunto a dicembre e gennaio, e nelle prossime settimane si entrerà in una fase neutra. Poi, a partire da agosto circa, dovrebbe subentrare La Niña e ci si attende un generale abbassamento delle temperature, anche se non è affatto per scontato dato che negli anni precedenti a El Niño, quando c’era appunto il suo opposto, non c’è stato quel contenimento termico che ci si poteva aspettare.

“Il fatto che stia finendo è noto – commenta Antonello Pasini, fisico del clima del CNR – e da agosto dovrebbe, dopo una fase neutrale, iniziare La Niña, anche se per esempio gli australiani sono ancora dubbiosi e indicano un possibile perdurare della fase neutrale”. L’ufficio meteorologico dell’emisfero sud sostiene a suo dire che non ci siano certezze sulla formazione de La Niña entro fine anno o prima, come previsto invece per esempio dal NOAA.

Per l’Australia i segnali forniti dalla superficie del mare e altri indicatori oceanici mostrano che “ENSO resterà neutrale sino a luglio 2024” e non è chiaro quando subentrerà La Niña mentre per gli statunitensi c’è “una probabilità dell’85% che El Niño finisca e che il Pacifico tropicale passi a condizioni neutre entro il periodo aprile-giugno. C’è  poi una probabilità del 60% che La Niña si sviluppi entro giugno-agosto. Continuiamo ad aspettarci La Niña per l’autunno e l’inizio dell’inverno nell’emisfero settentrionale (circa l’85% di probabilità)” scrivono gli americani.

L’alternarsi delle due fasi è estremamente importante per le vite, l’economia e l’agricoltura globale, sebbene in Europa gli effetti di questo passaggio siano meno diretti. Con El Niño, ricorda Pasini, “si verificano siccità, ondate di calore in Australia e precipitazioni intense per esempio in America meridionale. Con La Niña ci si aspetta maggiore umidità e alluvioni in Australia o in certe zone dell’Asia. In generale a livello globale il passaggio a La Niña dovrebbe portare a un abbassamento delle temperature nel mondo. Il dovrebbe è d’obbligo però perché negli ultimi anni, fra i più caldi di sempre, La Niña c’è stata (in precedenza per oltre due anni, ndr) ma le temperature sono risultate comunque elevate. Quello in arrivo sarà dunque un banco di prova, anche perché attualmente ci sono molte cose che non tornano e che dobbiamo capire”.

Il riferimento è agli ultimi dieci mesi risultati estremamente bollenti a livello globale, con un trend del riscaldamento che sembra addirittura accelerato rispetto alle previsioni. “Quello che sappiamo di certo come scienziati è che il surriscaldamento globale di origine antropica e El Niño insieme hanno contribuito a questi nuovi record, ma ci sono anche altri aspetti ancora molto dibattuti nella comunità scientifica. Per esempio ci sono fattori come il surriscaldamento in Europa che potrebbe essere dovuto anche alla sottostima degli effetti di alcune leggi ambientali passate, come quelle che hanno portato a dire addio e a combattere le polveri raffreddanti, come i solfati e quei combustibili pieni di zolfo. Queste leggi attuate anni fa, che hanno tutelato in maniera importante la salute degli europei, potrebbero nel tempo aver favorito il brightening, cioè il fatto che la luce solare – senza più strati inquinanti – penetri più profondamente arrivando tutta sino al suolo che si riscalda di più riscaldando a sua volta l’atmosfera. Prima questo stato di inquinanti, nei bassi strati, in qualche modo la rifletteva all’indietro non permettendo che tutta arrivasse. Ora però le cose potrebbero essere cambiate”. Un altro fattore potrebbe essere legato all’eruzione dell’Hunga Tonga nel 2022: “Studi indicano la possibilità che il vulcano, avendo emesso molto vapore acqueo, che di fatto è un gas serra, possa aver influito”.

Eruzione del vulcano esplosivo sottomarino Hunga Tonga del 2022
Il vulcano sottomarino Hunga Tonga, Oceano Pacifico e la sua eruzione del 2022
Eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga nell’Oceano Pacifico del 2022 ripresa da un satellite in orbita alla Terra

Secondo Pasini, se uniamo tutti questi fattori, dagli impatti di El Niño alla crisi climatica in corso sino potenzialmente agli effetti del vulcano o delle leggi, allora “in parte è comprensibile l’eccezionalità del riscaldamento degli ultimi 10 mesi, anche se secondo me potrebbero esserci altri aspetti, sfuggiti, da capire. Sicuramente, con l’arrivo de La Niña, sarà importante osservare i cambiamenti: se le temperature non dovessero abbassarsi, sarebbe un bel problema” spiega.

In attesa di comprendere come e se la formazione de La Niña potrà cambiare gli equilibri globali, il ricercatore del CNR spiega che negli ultimi mesi un aspetto preoccupante è il fatto che “i mari si siano riscaldati molto, in particolare l’oceano Atlantico a livello tropicale. Gli oceani hanno una capacità termica alta, fanno fatica a riscaldarsi velocemente, e allora perché si è verificato tutto questo riscaldamento marino? Abbiamo innescato qualche feedback finora non considerato? Credo sia molto importante indagare: se il surriscaldamento assurdo degli ultimi dieci mesi dovesse in qualche modo stopparsi un po’ con l’addio a El Niño, allora molto probabilmente le cause sono da ricercarsi proprio in quel fenomeno iniziato un anno fa. Ma se non dovessero iniziare ad abbassarsi le temperature allora dovremmo davvero preoccuparci. Personalmente, credo e spero di non essere arrivati a un tipping point, una sorta di soglia in cui il surriscaldamento accelera a tal punto da essere estremamente complesso poter tornare indietro. Altrimenti sarebbero guai”.

Fonte: La Repubblica

English translate

THE END OF EL NINO HAS COME: WILL THERE BE A LESS HOT SUMMER? IF IT DOESN’T HAPPEN WE HAVE A PROBLEM

by Giacomo Talignani

According to physicist Pasini, if the exhaustion of the phenomenon does not lead to a drop in temperatures “we should really be worried. I believe and hope that we have not reached a phase in which warming accelerates to such a point that we cannot go back. Otherwise there will be trouble”

16 APRIL 2024

El Niño is ending. Indeed, for the Australian meteorological office it is “already over”, while for the US NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) it is “weakening”. As we know from the data just published by Copernicus, climatically speaking, the last ten months – the hottest ever and consecutive, capable of beating all previous records – have been a real nightmare for the Planet. The main reason for the rise in temperatures, with dramatic consequences in terms of intense weather phenomena, is to be found in the combination between the climate crisis triggered by man and the natural phenomenon of El Niño.

This phenomenon, also known as ENSO, is periodic and generally causes a strong warming of the surface waters of the central and southern Pacific, triggering a change in circulation and a series of conditions, from heat waves to drought, from floods to increased temperatures , which have a profound impact on life on Earth. After a few years of its opposite phenomenon, La Niña – which tends to cool (depending on the area) – last summer scientists announced the return of El Niño, predicting it would last about a year. A year in which the phenomenon contributed to very heavy droughts (from America to Africa via Europe) and heat records broken one after the other.

Now, however, most scientists agree on a clear weakening phase, after the peak reached in December and January, and in the coming weeks we will enter a neutral phase. Then, starting around August, La Niña should take over and a general drop in temperatures is expected, even if it is not at all a given given that in the years preceding El Niño, when there was precisely its opposite, there was no it was the thermal containment that could be expected.

“The fact that it is ending is known – comments Antonello Pasini, climate physicist at the CNR – and from August, after a neutral phase, La Niña should begin, even if for example the Australians are still doubtful and indicate a possible continuation of the neutral phase “. The meteorological office of the southern hemisphere claims that there is no certainty about the formation of La Niña by the end of the year or earlier, as predicted for example by NOAA.

For Australia, the signals provided by the sea surface and other oceanic indicators show that “ENSO will remain neutral until July 2024” and it is not clear when La Niña will take over while for the Americans there is “an 85% probability that El Niño ends and the tropical Pacific transitions to neutral conditions by the April-June period. There is  then a 60% chance of La Niña developing by June-August. We continue to expect La Niña for the fall and early of winter in the Northern Hemisphere (about 85% probability)” the Americans write.

The alternation of the two phases is extremely important for lives, the economy and global agriculture, although in Europe the effects of this transition are less direct. With El Niño, recalls Pasini, “droughts, heat waves occur in Australia and intense rainfall for example in South America. With La Niña we expect greater humidity and floods in Australia or in certain areas of Asia. In general at Globally, the transition to La Niña should lead to a lowering of temperatures in the world, however, it should be a must because in recent years, among the warmest ever, La Niña has occurred (previously for over two years, editor’s note). ) but the temperatures were still high. The upcoming one will therefore be a test bed, also because currently there are many things that don’t add up and that we need to understand”.

The reference is to the last ten months of extremely hot results on a global level, with a warming trend that even seems to accelerate compared to forecasts. “What we know for sure as scientists is that anthropogenic global warming and El Niño together have contributed to these new records, but there are also other aspects that are still highly debated in the scientific community. For example, there are factors such as warming in Europe which could also be due to the underestimation of the effects of some past environmental laws, such as those that led to saying goodbye to and fighting cooling dust, such as sulphates and those fuels full of sulphur. These laws implemented years ago, which have protected in a manner important to the health of Europeans, may have favored brightening over time, i.e. the fact that sunlight – without any more polluting layers – penetrates more deeply, reaching all the way to the ground which heats up more, in turn warming the atmosphere state of pollutants, in the lower layers, somehow reflected it backwards, not allowing it all to arrive. Now, however, things may have changed”. Another factor could be linked to the eruption of Hunga Tonga in 2022: “Studies indicate the possibility that the volcano, having emitted a lot of water vapor, which is in fact a greenhouse gas, may have had an influence.”

According to Pasini, if we combine all these factors, from the impacts of El Niño to the ongoing climate crisis up to potentially the effects of the volcano or the laws, then “the exceptional nature of the warming of the last 10 months is partly understandable, even if in my opinion they could there are other, overlooked aspects to understand. Certainly, with the arrival of La Niña, it will be important to observe the changes: if the temperatures do not drop, it would be a big problem” he explains.

While waiting to understand how and if the formation of La Niña could change the global balance, the CNR researcher explains that in recent months a worrying aspect is the fact that “the seas have warmed up a lot, in particular the Atlantic Ocean at tropical. The oceans have a high thermal capacity, they struggle to warm up quickly, so why has all this marine warming occurred? somehow stop with the farewell to El Niño, then the causes are most likely to be found precisely in that phenomenon that began a year ago. But if temperatures don’t start to drop then we should really be worried I hope we haven’t reached a tipping point, a sort of threshold where overheating accelerates to the point that it is extremely difficult to go back. Otherwise there would be trouble.”

Source: La Repubblica

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM americana

LA PIU’ GRANDE SICCITA’ DELLA STORIA METTE IN GINOCCHIO LA CATALOGNA IN SPAGNA: SE CONTINUA COSI’, DA FEBBRAIO RESTRIZIONI ANCHE A BARCELLONA CHE SI PREPARA A RAZIONARE L’ACQUA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/20/la-piu-grande-siccita-della-storia-mette-in-ginocchio-la-catalogna-se-continua-cosi-da-febbraio-restrizioni-anche-a-barcellona-che-si-prepara-a-razionare-lacqua/7415769/amp/

di Andrea Cegna 20 Gennaio 2024

La scommessa, e la speranza, della politica catalana oggi si chiama pioggia. La scarsità di precipitazioni negli ultimi mesi sta facendo scendere le riserve idriche della regione sotto il livello di guardia del 16%. Il rischio concreto è che sarà necessario proclamare l’emergenza idrica e così il taglio nel consumo di acqua in tutta la regione, Barcellona compresa. Si tratta della più importante siccità della storia della Catalogna, qualcosa che supera la grande crisi idrica del 2008. La Generalitat si prepara all’eventualità che, anche a causa delle previsioni dei prossimi giorni, lo stato d’emergenza debba scattare a partire dal 1 febbraio. Le misure che si stanno preparando vanno dal divieto di riempire le piscine, sia nelle strutture turistiche che nelle abitazioni private, fino all’impossibilità di aprire nuovi allevamenti animali, così come ampliare o iniziare nuove attività agricole. Una misura choc che non può che interessare anche le due principali attività di consumo d’acqua nella regione: il turismo e l’allevamento. Misure urgenti che guardano all’emergenza ma non alla complessità della questione e che sono figlie dell’assenza di politiche pubbliche capaci di tenere conto delle trasformazioni climatiche.

Ad annunciare le misure studiate dalla Generalitat è stato il consigliere di Esquerra Republicana e membro del tavolo di lavoro Azione per il Clima, David Mascort. Il Piano contro la siccità prevede la riduzione dell’80% dell’irrigazione agricola, e del 25% del consumo di acqua da parte degli stabilimenti industriali. Il consumo può essere integrato con l’uso di acqua rigenerata proveniente da impianti di trattamento delle acque reflue, a spese dell’utenza, purché vi sia disponibilità di flussi. Aura Vidal di Enginyeria Sense Fronteres i Aigua és Vida dice: “Non solo siamo in una situazione di siccità meteorologica, ma stiamo vivendo una situazione di scarsità idrica dove il consumo di acqua è maggiore dell’acqua disponibile. Questo perché c’è una scarsa pianificazione delle riserve idriche e della loro conservazione. Per avere una buona gestione dell’acqua è necessario determinare la quantità di acqua necessaria per il sostentamento della popolazione e dei flussi ecologici che sostengono la vita”. Mentre per Enric Bárcena, deputato regionale di En Comù-Podem, “nell’attuale situazione di emergenza è necessario imporre restrizioni alla popolazione e ai diversi settori economici. Controlleremo l’equità nell’imposizione delle restrizioni così come il loro impatto economico. Deve esserci parità nelle restrizioni per i diversi settori e soprattutto ridurre il consumo di acqua utilizzata nel settore turistico”. Il deputato ricorda che “un turista consuma in media 5 volte l’acqua di un residente”. Anche perché chi vive in città da anni ha imparato a usarla in maniera sapiente.

Dopo la grande crisi del 2008 c’è stato un grosso lavoro di sensibilizzazione e così i residenti sanno che l’acqua non va sprecata e soprattutto che non è infinita. Marina, 69enne, passeggia per il mercato di Santantoni e racconta alla nipote di come il problema di questa crisi idrica stia nelle assenze della politica. Dice chiaramente: “Nel 2008 avevano previsto lavori e iniziative per salvaguardare l’acqua ma non le hanno mai fatte”. Luis e Carlos, incontrati in un bar del Raval, dicono che in Catalogna tutti sanno che l’acqua non va sprecata e che sono soprattutto le attività economiche a consumarla. Antonio dice che a casa sua si fa la doccia una volta alla settimana e massimo per cinque minuti. Maite invece punta il dito contro il cambiamento climatico e si dice “preoccupata perché il clima impazzito potrebbe generare una nuova normalità. Basta guardare il livello dei fiumi, scende visibilmente di anno in anno”.

Come detto, è proprio il turismo a consumare il maggior numero di litri d’acqua, tanto che Enric Bárcena ricorda che “diventa fondamentale, nelle località in cui la popolazione si moltiplica in estate a causa del turismo, ridurre il consumo di acqua per tali attività. È necessario che i turisti e le turiste che vengono in Catalogna prendano coscienza della situazione e contribuiscano a un uso responsabile dell’acqua durante la loro visita”. Aura Vidal insiste: “La crisi idrica evidenzia la necessità di comprendere che l’economia, la politica e la vita in generale sono soggette a limiti planetari. Qualsiasi modello che superi la disponibilità delle risorse compromette i diritti umani, sociali e ambientali. Un chiaro esempio di questo squilibrio è il modello economico della Catalogna, basato sull’esportazione di prodotti agroindustriali e sul turismo di massa. Solo nel 2023, la Catalogna ha accolto 15 milioni di turisti, di cui 10 milioni sono arrivati ​​nella sola città di Barcellona”. L’attivista ambientalista ricorda che “le nostre lotte vanno oltre il garantire la disponibilità di acqua e affrontare la siccità, implicano una revisione e un cambiamento di modello basato su ‘l’acqua bene comune’, così come nella riduzione e nel contenimento della domanda d’acqua e il ritorno alla gestione pubblica, democratica e con una partecipazione diretta della cittadinanza dell’acqua”.

La dottoressa Francesca Greco, esperta di politiche idriche internazionali e ricercatrice Marie Curie presso l’Università di Bergamo e Visiting Research Fellow presso King’s College di Londra, ricorda: “Il grande dilemma oggi presente in Catalogna è il classico conflitto intersettoriale dell’acqua. In tutto il mondo c’è una contesa tra il settore agricolo, industriale e domestico. In questa regione ci sono più maiali che persone e ciò ha una pesante ricaduta sull’inquinamento delle falde. Poi c’è l’industria del turismo, con i suoi sottosettori, che determina un consumo massiccio d’acqua soprattutto per quel che riguarda l’uso delle piscine. La scarsità è quindi mediata, non è un dato universale e solo legato alla scarsità di acqua dal punto di vista meteorologico, ma è una questione prioritariamente di gestione delle risorse. La scelta di razionalizzare l’acqua a uso domestico responsabilizza quindi i cittadini e le cittadine che però non sono i responsabili primari e così pagano le scelte politiche nel tutelare l’industria del turismo e del settore agricolo”. “Dobbiamo infine considerare che – chiude Enric Bárcena – di fronte ai cambiamenti climatici e l’aggravarsi degli episodi di siccità dobbiamo fare i conti con i limiti di disponibilità di una risorsa sempre più scarsa come l’acqua e quindi alla necessità di trovare forme idriche di massima efficienza. Si deve decidere come Paese quali sono le priorità decidendo dove destinare principalmente a loro l’acqua che avremo”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

English translate

The bet, and the hope, of Catalan politics today is called rain. The lack of rainfall in recent months is causing the region’s water reserves to fall below the warning level of 16%. The concrete risk is that it will be necessary to proclaim a water emergency and thus a cut in water consumption throughout the region, Barcelona including. This is the most important drought in the history of Catalonia, something that surpasses the great water crisis of 2008. The Generalitat is preparing for the eventuality that, also due to the forecasts for the next few days, the state of emergency must trigger from 1 February. The measures that are being prepared range from a ban on filling swimming pools, both in tourist facilities and in private homes, to the impossibility of opening new animal farms, as well as expanding or starting new agricultural activities. A shock measure that can only affect the two main water consumption activities in the region: tourism and livestock farming. Urgent measures that look at the emergency but not at the complexity of the issue and which are the result of the absence of public policies capable of taking into account climate transformations.

The measures studied by the Generalitat were announced by the councilor of Esquerra Republicana and member of the Climate Action working table, David Mascort. The plan against drought provides for the reduction of agricultural irrigation by 80%, and of water consumption by industrial plants by 25%. Consumption can be integrated with the use of regenerated water coming from wastewater treatment plants, at the expense of the user, as long as there is availability of flows. Aura Vidal of Enginyeria Sense Fronteres i Aigua és Vida says: “Not only are we in a meteorological drought situation, but we are experiencing a water scarcity situation where water consumption is greater than available water. This is because there is poor planning of water reserves and their conservation. To have good water management it is necessary to determine the quantity of water necessary for the sustenance of the population and the ecological flows that sustain life”. While for Enric Bárcena, regional deputy of En Comù-Podem, “in the current emergency situation it is necessary to impose restrictions on the population and the various economic sectors. We will monitor the fairness in the imposition of restrictions as well as their economic impact. There must be equality in the restrictions for the different sectors and above all reduce the consumption of water used in the tourism sector”. The deputy recalls that “a tourist consumes on average 5 times the water of a resident”. Also because those who have lived in the city for years have learned to use it wisely.

After the great crisis of 2008 there was a huge awareness-raising effort and so residents know that water should not be wasted and above all that it is not infinite. Marina, 69 years old, walks through the Santantoni market and tells her granddaughter how the problem of this water crisis lies in the absences of politics. He clearly says: “In 2008 they planned works and initiatives to safeguard water but they never carried them out.” Luis and Carlos, who met in a bar in the Raval, say that in Catalonia everyone knows that water should not be wasted and that it is above all the economic activities that consume it. Antonio says that at his house he showers once a week and for a maximum of five minutes. Maite instead points the finger at climate change and says she is “worried because the crazed climate could generate a new normality. Just look at the river levels, they drop visibly from year to year.”

As mentioned, it is precisely tourism that consumes the greatest number of liters of water, so much so that Enric Bárcena recalls that “it becomes fundamental, in places where the population multiplies in summer due to tourism, to reduce water consumption for these activity. It is necessary for tourists who come to Catalonia to become aware of the situation and contribute to responsible use of water during their visit.” Aura Vidal insists: “The water crisis highlights the need to understand that economics, politics and life in general are subject to planetary limits. Any model that exceeds resource availability compromises human, social and environmental rights. A clear example of this imbalance is the economic model of Catalonia, based on the export of agro-industrial products and mass tourism. In 2023 alone, Catalonia welcomed 15 million tourists, of which 10 million arrived in the city of Barcelona alone.” The environmental activist recalls that “our struggles go beyond guaranteeing the availability of water and addressing drought, they imply a review and change of model based on ‘water as a common good’, as well as in reducing and containing demand of water and the return to public, democratic management of water with direct participation of citizens”.

Dr. Francesca Greco, expert in international water policies and Marie Curie researcher at the University of Bergamo and Visiting Research Fellow at King’s College London, recalls: “The great dilemma present in Catalonia today is the classic inter-sectoral water conflict. All over the world there is a dispute between the agricultural, industrial and domestic sectors. In this region there are more pigs than people and this has a heavy impact on groundwater pollution. Then there is the tourism industry, with its subsectors, which determines massive water consumption especially when it comes to the use of swimming pools. The scarcity is therefore mediated, it is not a universal fact and only linked to the scarcity of water from a meteorological point of view, but is primarily a question of resource management. The choice to rationalize water for domestic use therefore places responsibility on citizens who, however, are not the primary ones responsible and thus pay for the political choices in protecting the tourism industry and the agricultural sector”. “Finally, we must consider that – concludes Enric Bárcena – in the face of climate change and the worsening of drought episodes we must deal with the limits of availability of an increasingly scarce resource such as water and therefore the need to find forms of water of maximum efficiency. We must decide as a country what the priorities are by deciding where to mainly allocate the water we will have to them.”

Source: Il Fatto Quotidiano

La diga in Catalogna al 4,25 per cento della capacità

Siccità in Spagna, nel bacino di Sau non c’è più acqua: le drammatiche immagini dal drone

Le rovine del vecchio paese affiorano in superficie. Dichiarata l’emergenza idrica a Barcellona

01/02/2024

Sono immagini drammatiche quelle girate con un drone mercoledì 31 gennaio sopra il bacino di Sau, la riserva idrica a circa 90 chilometri a nord di Barcellona che è ormai ridotta ai minimi termini.

Martedì, la diga era al 4,25 per cento della capacità, rispetto al 63,39 per cento della stessa settimana di 10 anni fa. 

La penuria d’acqua ha fatto riemergere le rovine della chiesa e degli edifici di Sant Romà de Sau.

La Catalogna ha dichiarato lo stato di emergenza in una vasta zona che include Barcellona e la sua area metropolitana e il sud della provincia di Girona.

Si tratta di un’area con 202 comuni e 5,9 milioni di residenti. Lo stato di emergenza comporterà l’introduzione di severe restrizioni idriche.

La decisione è stata annunciata dal governatore catalano Pere Aragonès ed è dovuta al calo complessivo delle riserve del sistema Ter-Llobregat, che si trova al di sotto del 16 per cento della capacità

Le misure entreranno in vigore da venerdì 2 febbraio e comporteranno un consumo massimo di 200 litri per abitante al giorno. Riguarderanno famiglie, agricoltura, industria e attività ricreative e comporteranno il divieto di lavare le auto e riempire le piscine vuote.

“Questa è la peggiore siccità mai registrata”, ha detto Aragonès in conferenza stampa, sottolineando che mai se n’è avuta in Catalogna una “tanto lunga e di tale intensità”. 

“La crisi climatica ci sta mettendo alla prova come è successo durante la pandemia”, ha concluso.

Uno studio del 2022 ha dimostrato che la penisola iberica non è mai stata così arida negli ultimi 1.200 anni.

Una situazione limite che sta costringendo i funzionari catalani a prendere in considerazione la possibilità di portare l’acqua a Barcellona via nave, una misura adottata nel 2008 quando i livelli dei bacini idrici erano vicini al 20% e gli impianti di desalinizzazione erano meno attivi.

Il governo locale vuole che i residenti riducano il consumo di acqua del 5% e gli agricoltori fino all’80%.

Fonte: Rainews

English translate

The dam in Catalonia at 4.25 percent of capacity

Drought in Spain, there is no more water in the Sau basin: the dramatic images from the drone

The ruins of the old town rise to the surface. Water emergency declared in Barcelona

01/02/2024

The images shot with a drone on Wednesday 31 January above the Sau basin, the water reserve about 90 kilometers north of Barcelona which is now reduced to a minimum, are dramatic images.

On Tuesday, the dam was at 4.25 percent capacity, compared to 63.39 percent the same week 10 years ago.

The water shortage has caused the ruins of the church and buildings of Sant Romà de Sau to resurface.

Catalonia has declared a state of emergency in a large area that includes Barcelona and its metropolitan area and the south of the province of Girona.

It is an area with 202 municipalities and 5.9 million residents. The state of emergency will lead to the introduction of severe water restrictions.

The decision was announced by the Catalan governor Pere Aragonès and is due to the overall decline in reserves of the Ter-Llobregat system, which is below 16 percent of capacity

The measures will come into force from Friday 2 February and will result in a maximum consumption of 200 liters per inhabitant per day. They will affect families, agriculture, industry and leisure activities and will involve a ban on washing cars and filling empty swimming pools.

“This is the worst drought ever recorded,” Aragonès said at a press conference, underlining that there has never been one “so long and of such intensity” in Catalonia.

“The climate crisis is testing us as happened during the pandemic,” he concluded.

A 2022 study showed that the Iberian Peninsula has never been so dry in the last 1,200 years.

An extreme situation that is forcing Catalan officials to consider the possibility of bringing water to Barcelona by ship, a measure adopted in 2008 when reservoir levels were close to 20% and desalination plants were less active.

The local government wants residents to reduce water consumption by 5% and farmers by up to 80%.

Source: Rai news

La Catalogna sta sperimentando modi per convivere con la siccità

21 MARZO 2024 – 19:00

Giovedì 1 febbraio, la Catalogna ha lanciato l’emergenza siccità, dopo aver vissuto il secondo mese dell’anno più caldo mai registrato nell’area con soglie al di sopra di 0,8 gradi centigradi rispetto alla media di temperatura rilevata dal 1991 al 2020. La decisione è arrivata dall’amministrazione dopo aver constatato una riduzione delle riserve dei bacini idrici al di sotto della soglia del 16% indicata nel Piano Siccità, e ha portato all’applicazione di numerose misure per far fronte alla crisi idrica che sta investendo la regione, e coinvolgendo circa 6 milioni di persone. Tra le misure prese si annoverano la limitazione del consumo di acqua per l’agricoltura, l’industria e l’uso privato nell’ottica di una “crescente pressione per accelerare gli sforzi di adattamento”. Il centro di studi Copernicus sta monitorando la situazione, e ha presentato uno studio per analizzare come la Catalogna si stia adattando alla situazione emergenziale.

Lo studio condotto da Copernicus e pubblicato in collaborazione con la testata Euronews analizza gli sforzi di adattamento della Catalogna alla emergenza idrica derivante dalla siccità, che per quanto sia un fenomeno di una straordinarietà ordinaria, rileva dati senza precedenti storici. Se infatti da un lato è vero che non è la prima volta che la Catalogna si trova in condizioni di difficoltà nella gestione della siccità e delle risorse idriche, dall’altro non si può evitare di notare come i numeri relativi, per fare un esempio, alle temperature siano ben al di sopra della normale registrazione fuori parametro. La scarsità delle risorse idriche è infatti rasente i minimi storici. Come riporta la stessa Euronews, il bacino di Sau, uno dei principali della regione, risulta praticamente svuotato dalle sue acque artificiali, mentre nell’entroterra della regione le famose cascate un tempo attrazione turistica sono oggi prosciugate.

Le prime misure adottate hanno visto una riduzione del limite giornaliero di consumo di acqua a 200 litri per persona al giorno, con la raccomandazione, ove possibile, di non andare oltre i 90. Questo limite include i litri di acqua consumata da ciascuna persona per sé stessa e per il proprio ambiente domestico, ma anche quelli consumati dalle imprese, dalle attività di natura industriale, negli uffici e nelle municipalità. Tali restrizioni si applicano anche ai turisti e arrivano a proibire la dispersione di acqua per determinate attività: è infatti vietato irrigare i giardini, l’erba dei campi sportivi (fatto salvo il caso in cui le strutture compensino l’utilizzo di tale acqua, per esempio chiudendo le docce), riempire le piscine e lavare privatamente la propria automobile.

Parallelamente alle restrizioni pubbliche, vi sono anche le iniziative private, tutte incentrate sul riciclo dell’acqua. A farlo è per esempio una struttura alberghiera che ormai da 25 anni riutilizza l’acqua di docce e lavandini nei servizi igienici, arrivando a risparmiare tonnellate di acqua. Lo stesso hotel sta collaborando con un team di scienziati per provare a vedere se è possibile depurare le acque grigie abbastanza da riutilizzarle anche per l’irrigazione e la coltivazione degli ortaggi. Un’altra azienda, invece, riutilizza le acque grigie nelle attività di pulizia. A frenare questo genere di iniziative, paradossalmente, pare essere proprio la legislazione spagnola per cui al momento si è autorizzati a utilizzare solo il 10% dell’acqua trattata.

La Catalogna è una regione che ha già dovuto far fronte al problema della siccità e della scarsità delle risorse idriche, tanto che tutt’oggi sono presenti e in funzione numerose installazioni costruite in risposta al lungo periodo senza piogge che ha investito la regione verso la fine degli anni 2000. Tra questi, figura l’impianto di desalinizzazione di El Prat de Llobregat, che tutt’ora è in attività 24 ore su 24 utilizzando energia rinnovabile. L’impianto soddisfa il 25% della richiesta di acqua della regione, tuttavia il suo utilizzo, che consiste nel prelievo delle acque del Mediterraneo a circa 2km dalla costa per trasformarla in acqua potabile, è caratterizzato da un altissimo dispendio di energia e da un altrettanto elevato costo. A usare meno energia e a risultare più sostenibile anche dal punto di vista dei costi è invece la struttura di rigenerazione dell’acqua che come El Prat funziona tutt’ora a pieno regime. Essa è costituita da un impianto di depurazione che tratta le acque già utilizzate, per poi fornirle a un secondo macchinario che le processa attraverso ulteriori sistemi di filtraggio, “trattando 180.000 m3 di acqua al giorno e soddisfacendo un altro 25% della domanda”. L’acqua, poi, viene trasportata circa 16 chilometri a monte per essere reintrodotta nel fiume Llobregat e mescolarsi con l’acqua naturale. Solo a quel punto, essa viene riestratta, filtrata e immessa nel sistema, dando vita a un ciclo artificiale dell’acqua.

Il sistema di funzionamento dell’impianto di rigenerazione dell’acqua segue la normativa europea e dà luogo a vantaggi anche dal punto di vista ambientale perché sostiene gli ecosistemi naturali e tiene viva la presenza di acqua sul territorio naturale. Nonostante ciò, la Catalogna sta ancora soffrendo le condizioni della siccità, che negli ultimi anni ha colpito numerosi Paesi, Italia compresa, e non è ancora chiaro quando i limiti imposti verranno definitivamente tolti. Come ritengono numerosi scienziati intervistati da Euronews, tuttavia, le iniziative di riciclo dei privati catalani e gli impianti tecnologici della regione non vogliono servire solo a far fronte alle crisi idriche, ma intendono costituire un primo passo per ripensare il rapporto dell’uomo con l’ambiente e con la gestione e l’amministrazione delle risorse.

[di Dario Lucisano]

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On Thursday 1 February, Catalonia launched the drought emergency, after experiencing the second month of the hottest year ever recorded in the area with thresholds above 0.8 degrees centigrade compared to the average temperature recorded from 1991 to 2020 The decision came from the administration after having noted a reduction in water basin reserves below the 16% threshold indicated in the Drought Plan, and led to the application of numerous measures to deal with the water crisis that is affecting the region, and involving around 6 million people. The measures taken include limiting water consumption for agriculture, industry and private use with a view to “growing pressure to accelerate adaptation efforts”. The Copernicus study center is monitoring the situation, and has presented a study to analyze how Catalonia is adapting to the emergency situation.

The study conducted by Copernicus and published in collaboration with the newspaper Euronews analyzes Catalonia’s efforts to adapt to the water emergency resulting from the drought, which although an extraordinary phenomenon, reveals data without historical precedents. In fact, if on the one hand it is true that it is not the first time that Catalonia has found itself in difficult conditions in managing drought and water resources, on the other hand one cannot avoid noticing how the relative numbers, for example, at temperatures are well above normal off-parameter recording. The scarcity of water resources is in fact bordering on historic lows. As Euronews itself reports, the Sau basin, one of the main ones in the region, is practically emptied of its artificial waters, while in the hinterland of the region the famous waterfalls, once a tourist attraction, are now dried up.

The first measures adopted saw a reduction in the daily water consumption limit to 200 liters per person per day, with the recommendation, where possible, not to go beyond 90. This limit includes the liters of water consumed by each person for themselves itself and for one’s domestic environment, but also those consumed by businesses, industrial activities, offices and municipalities. These restrictions also apply to tourists and go so far as to prohibit the dispersion of water for certain activities: it is in fact forbidden to irrigate the gardens, the grass of the sports fields (except in the case in which the structures compensate the use of this water, for example by closing showers), filling swimming pools and washing your car privately.

In parallel with public restrictions, there are also private initiatives, all focused on water recycling. For example, this is done by a hotel facility that has been reusing water from showers and sinks in the toilets for 25 years now, saving tons of water. The hotel itself is collaborating with a team of scientists to try to see if it is possible to purify the gray water enough to reuse it for irrigation and the growing of vegetables. Another company, however, reuses gray water in cleaning activities. Paradoxically, it seems to be the Spanish legislation that is holding back this type of initiative, according to which at the moment only 10% of the treated water is authorized to be used.

Catalonia is a region that has already had to face the problem of drought and scarcity of water resources, so much so that numerous installations built in response to the long period without rain that hit the region towards the end are still present and in operation today. of the 2000s. Among these, there is the El Prat de Llobregat desalination plant, which is still in operation 24 hours a day using renewable energy. The plant satisfies 25% of the region’s water demand, however its use, which consists of withdrawing Mediterranean waters about 2km from the coast to transform it into drinking water, is characterized by a very high expenditure of energy and an equally high cost. What uses less energy and is more sustainable also from a cost point of view is the water regeneration structure which, like El Prat, is still working at full capacity. It consists of a purification plant that treats the water already used, and then supplies it to a second machine that processes it through further filtering systems, “treating 180,000 m3 of water per day and satisfying another 25% of demand”. The water is then transported approximately 16 kilometres upstream to be reintroduced into the Llobregat river and mix with natural water. Only at that point is it re-extracted, filtered and introduced into the system, creating an artificial water cycle.

The operating system of the water regeneration plant follows European legislation and also gives rise to advantages from an environmental point of view because it supports natural ecosystems and keeps the presence of water alive in the natural territory. Despite this, Catalonia is still suffering from drought conditions, which have affected numerous countries in recent years, including Italy, and it is not yet clear when the imposed limits will be definitively lifted. As numerous scientists interviewed by Euronews believe, however, the recycling initiatives of Catalan private individuals and the technological systems of the region are not intended only to serve to deal with water crises, but intend to constitute a first step towards rethinking man’s relationship with environment and with the management and administration of resources.

Source: L’Indipendente

https://www.lindipendente.online/2024/03/21/la-catalogna-sta-sperimentando-modi-per-convivere-con-la-siccita/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

ONDATA DI CALDO RECORD IN BRASILE, A RIO DE JANEIRO 62,3°C PERCEPITI: “SEMBRA DI STARE IN UN FORNO”

18 MARZO 2024 16:17

L’ondata di caldo anomalo che in questi giorni ha interessato il Brasile ha fatto registrare a Rio de Janeiro una temperatura percepita di 62.3°C, il livello più alto mai registrato dal 2014. “Un caldo così non l’avevo mai sentito, anche se sono 5 anni che sto qui”, ha raccontato a Fanpage.it Sara, 31enne italiana che dal 2019 vive e lavora nella metropoli brasiliana.

https://www.fanpage.it/esteri/ondata-di-caldo-record-in-brasile-a-rio-de-janeiro-62-3-gradi-percepiti-sembra-di-stare-in-un-forno/

Un’ondata di caldo anomalo nei giorni scorsi ha interessato il Brasile facendo registrare una temperatura percepita di 62.3°C a Rio de Janeiro, mentre minacciava pioggia nel sud del Paese. Si tratta del livello più alto mai registrato nella metropoli dal 2014, quando sono iniziate le misurazioni da parte del sistema Alerta Rio.

“Un caldo così non l’avevo mai sentito, anche se sono 10 anni che conosco Rio e 5 che ci vivo. Già a novembre aveva fatto un caldo pazzesco, quando sono stati registrati 60 gradi, su per giù siamo lì in questi giorni, ma quando l’ho letto mi sono detta: ‘O mio Dio’, perché mi ha fatto impressione”, ha raccontato Sara, 31 anni, italiana trasferitasi in pianta stabile a Rio de Janeiro dal 2019.

“L’estate qui è sempre molto calda, ma in questi giorni si sente che c’è qualcosa di più, anche se è vero che non siamo passati subito dal fresco al caldo e il corpo un po’ ha avuto il tempo per abituarsi – spiega la 31enne – In più, ormai praticamente tutti i brasiliani hanno l’aria condizionata. A casa bisogna tenerla al minimo da mattina a sera perché non si riesce stare senza. Eppure, sia novembre che in questi giorni, nonostante io tenga l’aria condizionata davvero a palla, sento proprio che l’ambiente rimane caldo e continui a sudare, non si riesce a stare bene nemmeno con i mezzi che dovrebbero aiutare”.

Ieri, domenica 17 marzo, con una temperatura massima reale di 42°C, la temperatura percepita è salita ai massimi livelli anche nella zona residenziale del Giardino Botanico, a sud di Rio, privilegiata dalla sua numerosa vegetazione e dove sono stati registrati i 57.7°C percepiti. Emblematiche le spiagge di Ipanema e Copacabana che sono state prese d’assalto. “Quando fa così caldo le persone tendono ad andare in spiaggia perché preferiscono stare in acqua. Ieri ci sono stata ed era davvero piena, piena di gente. Perché in casa a volte fa più caldo, si sente molto la cappa di calore”, racconta Sara.

“È un caldo che ti cuoce, come se fossi in un forno, e hai la sensazione di essere sempre stanco. Anche il mio bimbo, che ha 2 anni, s’innervosisce perché, poverino, gioca, si muove e sente caldo. Una cosa positiva però è che la temperature un poco la sera si abbassa, io la percepisco così, cosa che invece non sentivo a novembre, quando il caldo era costante”.

Come dice ancora Sara, le autorità fanno presente e danno i soliti consigli: non andare fuori nelle ore di punta, bere molto, evitare l’esposizione prolungata al sole. La 31enne, che lavora in un’agenzia di viaggi, sottolinea anche la grande differenza nell’affrontare queste temperature tra chi vive in Brasile, abituato al grande caldo, e chi viene dall’estero.

“Lavoro nel settore del turismo, ho clienti europei e americani, e noto che soffrono molto. I clienti italiani mi dicono: ‘Come fai? È infattibile!‘. Anche i miei genitori, quando sono venuti a trovarmi, si sono sentiti male. Invece, i carioca (gli abitanti di Rio, ndr) con questo caldo fanno esercizio fisico e vanno a correre anche con queste temperature. Io mi sento male solo a guardarli, non so come facciano!”.

“Il tempo ormai è un po’ tutto strano – conclude Sara – perché anni fa ricordo che a gennaio e febbraio faceva tanto caldo, ma fino a dicembre si stava bene con la maglietta. Quest’anno invece a novembre ha fatto un caldo mai visto, nei mesi successivi invece ha fatto tanta pioggia e c’era fresco, e ora di nuovo questo caldo. È stata proprio un’estate strana. Ma un po’ dappertutto ormai il tempo è pazzo, io sono rientrata in Italia ai primi di agosto ed ero con la felpa”.

Fonte: FanPage

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RECORD HEAT WAVE IN BRAZIL, PERCEIVED 62.3°C IN RIO DE JANEIRO: “IT FEELS LIKE IM IN AN OVEN”

MARCH 18, 2024 4.17pm

The anomalous heat wave that has affected Brazil in recent days has caused Rio de Janeiro to record a perceived temperature of 62.3°C, the highest level ever recorded since 2014. “I have never felt heat like this, even if I’ve been here for 5 years,” Sara, a 31-year-old Italian who has lived and worked in the Brazilian metropolis since 2019, told Fanpage.it.

An anomalous heat wave in recent days affected Brazil, recording a perceived temperature of 62.3°C in Rio de Janeiro, while rain threatened in the south of the country. This is the highest level ever recorded in the metropolis since 2014, when measurements by the Alerta Rio system began.

https://x.com/AlertaRio/status/1769441830205104232

“I’ve never felt heat like this, even though I’ve known Rio for 10 years and lived there for 5. Already in November it was incredibly hot, when 60 degrees were recorded, more or less we’re there these days, but when I read it I said to myself: ‘Oh my God’, because it made an impression on me”, said Sara, 31 years old, an Italian who moved permanently to Rio de Janeiro in 2019.

“The summer here is always very hot, but these days you feel like there’s something more, even if it’s true that we didn’t immediately go from cool to hot and the body has had time to get used to it a bit – explains the 31-year-old – Furthermore, practically all Brazilians now have air conditioning. At home you have to keep it to a minimum from morning to evening because you can’t stay without it. Yet, both November and these days, even though I keep the air on really conditioned to the max, I really feel that the environment remains hot and you continue to sweat, you can’t feel good even with the means that should help.”

Yesterday, Sunday 17 March, with a real maximum temperature of 42°C, the perceived temperature also rose to the highest levels in the residential area of ​​the Botanical Garden, south of Rio, favored by its numerous vegetation and where 57.7° were recorded C perceived. The beaches of Ipanema and Copacabana are emblematic and were stormed. “When it’s this hot people tend to go to the beach because they prefer to be in the water. Yesterday I was there and it was really full, full of people. Because sometimes it’s hotter at home, you can feel the heat a lot,” she says will be.

“It’s a heat that cooks you, as if you were in an oven, and you have the feeling of always being tired. Even my little boy, who is 2 years old, gets nervous because, poor thing, he plays, moves and feels hot. However, the positive thing is that the temperature drops a little in the evening, I perceive it that way, which I didn’t feel in November, when the heat was constant.”

Source: Fanpage

Il parere scientifico e personale sul cambiamento climatico in atto del tecnico ambientale e climatologo Dott. Alessio Brancaccio, Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali (MM.FF.NN.) di Coppito (AQ), Università degli Studi di L’Aquila

Quest’anno il caldo “anomalo” sarà record ovunque nel Mondo a causa sia delle attività umane legate allo sfruttamento eccessivo di gas e carbone ed al disboscamento incontrollato in Amazzonia, Siberia e California, il tutto al 60% ma per un buon 40% è dovuto anche alla minima attività solare con l’ingresso della fase de La Nina da Aprile prossimo in poi fino a Giugno, dopo la fase invernale di El Nino di ENSO, oscillazione climatica sull’Oceano Pacifico che dura in media dai 2 ai 7 anni e che si riflette su scala mondiale, un’oscillazione generata dalla diminuzione dell’attività solare con conseguente aumento della radiazione cosmica proveniente dalla nostra stella, scoperta per la prima volta da Nikola Tesla nel 1902, per cui quest’anno che ci sarà il minimo di attività solare e massima produzione di raggi cosmici che non vengono tutti schermati dalla magnetosfera e dallo strato di ozono terrestre assottigliato da decenni e decenni di uso indiscriminato dei CloroFluoroCarburi (CFC) poi banditi a livello internazionale solo quando si accorsero che causò danni allo strato di O3 in stratosfera (10-50 km di quota), assottigliandolo e permettendo così l’ingresso di raggi cosmici ed UV. I raggi cosmici scoperti da Tesla nei primi del Novecento hanno la particolarità di cambiare le proprietà chimiche della nostra atmosfera dove normalmente è contenuto il carbonio 12 nella sua forma base, ma i raggi cosmici lo trasformano in carbonio 14 che è l’isotopo radioattivo del carbonio o radiocarbonio che si comporta al pari dell’azoto elementare N2 avendo lo stesso numero atomico, un gas inerte principale costituente della nostra atmosfera dove è contenuto al 78%: i raggi cosmici altamente energetici portano ad un aumento considerevole di energia e di calore negli strati alti della nostra atmosfera e questo riscaldamento si trasferisce anche negli strati sottostanti, secondo il modello fisico atmosferico Dual Layer, ma i raggi cosmici causano un altro fenomeno non molto considerato ma in realtà importantissimo per la salute delle persone, infatti causa un aumento delle distorsioni della vista (miopie ed astigmatismi) già da giovane età, al punto che si vedono in giro sempre più ragazzi e ragazze in età precoce che indossano gli occhiali da vista, oltre agli adulti, fenomeno che procede di pari passo con l’aumento delle ore passate davanti agli schermi dei monitor dei personal computers.

A tutto questo si deve aggiungere sia l’aumento dell’evaporazione dell’acqua dagli oceani che allo stato gassoso di vapore acqueo costituisce il principale Gas Serra, molto più di metano e anidride carbonica, dal momento che quest’ultima è a 425 ppm, per cui non è una concentrazione dannosa atta ad impensierire nessuna forma di vita sulla Terra: a tal proposito l’Intergovernmental Panel Climate Change in USA dice solo una massa di puttanate senza alcun senso, che non stanno né in Cielo né in Terra e che io stesso posso smontare loro punto dopo punto in qualunque momento, dato che questi pseudoscienziati non conoscono la Fisica delle Relazioni tra il Sole e la Terra a livello macrocosmico astronomico, mentre secondo uno studio di scienziati dell’Università del New Mexico del 2012, nell’Era Geologica dell’Ordoviciano o Fanerozoico 500 milioni di anni fà, la concentrazione di CO2 in atmosfera era 10 volte quella attuale (4000 ppm), associata a maggiore attività vulcanica in quel periodo ed in presenza di un’atmosfera riducente di idrogeno H2 e metano CH4, non ossidante ad azoto N2 ed ossigeno O2 come oggi. Il clima mondiale lo stanno modificando sia gli americani stessi con il progetto HAARP che i russi con il progetto Taurus Molecular Cloud TMC-65 ed anche l’uso indiscriminato delle tecniche di Solar Radiation Management (SRM) legate alla Geoingegneria solare ed anche tutte le bombe al fosforo che hanno sparato i russi in Ucraina contro gli ucraini e gli israeliani sulla Striscia di Gaza contro i palestinesi, ma anche gli ucraini che sparano contro i russi tutta robaccia di derivazione sovietica che non è mai stata a norma, come i proiettili contenenti bario, boro, alluminio (un metallo pesante), torio radioattivo che stanno sparando in Ucraina a 2000 km in linea d’aria da me e dall’intera costa adriatica, sicuramente toccheremo caldo record almeno a 48-50°C ovunque nell’emisfero boreale nell’estate in arrivo, dopo quello australe, per cui bisogna prepararsi e cercare di uscirne vivi per il quinto anno consecutivo, perché mi sono accorto che gli anticicloni africani provenienti da Sud- Ovest, hanno cominciato a farsi sentire più intensamente per la prima volta tra la fine di Giugno e gli inizi di Luglio 2019 in poi.
Sul clima che cambia per causa sia antropica che solare facessero parlare gli esperti universitari come me che conoscono bene il meccanismo del feedback del vapor d’acqua e che non si allineano alla narrazione unica dominante che ha molto di Dogma e molto poco di Scienza, esattamente come tutto quello che è stato detto sul COVID19, non i gesuiti cattolici o massoni rotariani ciarlatani venditori ambulanti di patatine e pop-corn come il Prof. Guido Visconti che è un bene sia andato a fare in culo in pensione anche per quello che mi ha fatto quel disgraziato maledetto il giorno della discussione della mia tesi sulla “Geoingegneria, nuovi metodi artificiali per contrastare il Riscaldamento Globale”, davanti la Commissione di Scienze Ambientali dell’Università degli Studi di L’Aquila a Coppito, il giorno 26 Ottobre 2012!!! 😂

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The scientific and personal opinion on ongoing climate change of the environmental technician and climatologist Dr. Alessio Brancaccio, Department of Mathematical, Physical and Natural Sciences (MM.FF.NN.) of Coppito (AQ), University of L’Aquila

This year the “anomalous” heat will be record everywhere in the world due to both human activities linked to the excessive exploitation of gas and coal and to uncontrolled deforestation in the Amazon, Siberia and California, all of which is 60% but a good 40% is also due to the minimal solar activity with the entry of the La Nina phase from next April onwards until June, after the winter phase of ENSO El Nino, a climatic oscillation over the Pacific Ocean which lasts on average from 2 to 7 years and which is reflected on a global scale generated by the decrease in solar activity with a consequent increase in cosmic radiation coming from our star, discovered for the first time by Nikola Tesla in 1902, so this year there will be the minimum of solar activity and maximum production of cosmic rays which are not all shielded by the magnetosphere and by the terrestrial ozone layer thinned by decades and decades of indiscriminate use of ChloroFluoroCarbides (CFC) then banned internationally only when they realized that it caused damage to the O3 layer in the stratosphere (10-50 km altitude), thinning it and thus allowing the entry of cosmic and UV rays. The cosmic rays discovered by Tesla in the early twentieth century have the particularity of changing the chemical properties of our atmosphere where carbon 12 is normally contained in its basic form, but cosmic rays transform it into carbon 14 which is the radioactive isotope of carbon or radiocarbon, which behaves like elementary nitrogen N2 having the same atomic number, a main inert gas constituent of our atmosphere where it is contained at 78%: highly energetic cosmic rays lead to a considerable increase in energy and heat in the layers high levels of our atmosphere and this heating is also transferred to the underlying layers, according to the Dual Layer atmospheric model, but cosmic rays cause another phenomenon that is not widely considered but is actually very important for people’s health, in fact it causes an increase in vision distortions (myopia and astigmatism) from a young age, to the point that we see more and more young people wearing glasses, in addition to adults, a phenomenon that goes hand in hand with the increase in hours spent in front of screens of personal computer monitors.

To all this we must add both the increase in evaporation of water from the oceans which in the gaseous state of water vapor constitutes the main greenhouse gas, much more than methane and carbon dioxide, since the latter is at 425 ppm, therefore it is not a harmful concentration capable of worrying any form of life on Earth: in this regard the Intergovernmental Panel Climate Change (IPCC) in USA just says a lot of nonsense without any sense, which is neither in Heaven nor on Earth and which I I myself can dismantle them point by point at any time, from the moment that all these pseudoscientists don’t know the Sun-Earth Physics Relationships to a macrocosmic astronomical level, while given that according to a study by scientists from the University of New Mexico in 2012, in the geological era of the Ordovician or Phanerozoic 500 million years ago, the concentration of CO2 in the atmosphere was 10 times the current one (4000 ppm), associated with greater volcanic activity in that period and in the presence of a reducing atmosphere of hydrogen H2 and methane CH4, not oxidizing to nitrogen N2 and oxygen O2 as today. The world climate is being modified by both from the Americans themselves with the High Auroral Active Research Program (HAARP) project and from the Russians with the Taurus Molecular Cloud (TMC-65) project, and also the indiscriminate use of Solar Radiation Management (SRM) techniques linked to Solar Geoengineering and also all the phosphorus bombs that Russians of Putin in Ukraine fired against Ukrainians and the Israelis of Netanyahu in the Gaza Strip against Palestinians, but also the Ukrainians of Zelensky shooting against Russians, all Soviet-derived rubbish that has never been up to standard, like the bullets containing barium, boron, aluminum (an heavy metal), radioactive thorium that they are shooting in Ukraine, 2000 km as the crow flies from me and the entire Adriatic coast, we will certainly reach record heat of at least 48-50°C everywhere in the northern hemisphere in the coming summer, after the southern one, for which we must prepare and try to get out alive for the fifth consecutive year, because I noticed that the African anticyclones coming from the South-West began to be felt more intensely for the first time between the end of June and the beginning of July 2019 onwards.
University experts like me who know the water vapor feedback mechanism well and who do not align themselves with the single dominant narrative which has a lot of Dogma and more little of Science, exactly like everything that has been said about COVID19, not the Catholic Jesuits or Rotarians Freemasons, charlatans, street vendors of chips and popcorn like Prof. Guido Visconti who is a good thing he went to hell in retirement also for what that guy did to me damned wretch on the day of the defense of my thesis on “Geoengineering, new artificial methods for counteract Global Warming”, before the Environmental Sciences Commission of the University of L’Aquila in Coppito, on 26 October 2012!!! 😂

Prof. Guido Visconti, ex-Rector of L’Aquila University CETEMPS (Centro di Eccellenza per la Previsione degli Eventi Meteorologici Severi)

https://www.academia.edu/19588806/LA_GEOINGEGNERIA_NUOVI_METODI_ARTIFICIALI_PER_CONTRASTARE_IL_RISCALDAMENTO_GLOBALE

Nikola Tesla, the Genius inventor of 1900 and the cosmic rays from the Sun

In the Brooklyn Eagle of July 10, 1932, Nikola Tesla states: “I have harnessed cosmic rays and made them drive a motor-driven device
https://www.tecnoandroid.it/2022/05/28/tesla-riusci-ad-imbrigliare-i-raggi-cosmici-per-produrre-energia-libera-ecco-come-1072489/

https://skepticalscience.com/translation.php?a=66&l=17
http://geoscienze.blogspot.com/2013/05/il-diossido-di-carbonio-nel-fanerozoico.html
https://www.researchgate.net/figure/Climate-change-in-the-Phanerozoic-with-dominant-150-myr-million-years-cycle-of_fig2_280925026

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

L’AFRICA INIZIA A BRUCIARE, STRACCIATI MIGLIAIA DI RECORD DI CALDO DAL CAMERUN ALLE MAURITIUS

Lo scorso 11 Marzo per l’Africa è stata una delle giornate più calde di sempre, da quando esistono le rilevazioni meteorologiche, con migliaia di record di caldo assoluti distrutti.

Lo scorso 11 Marzo per l’Africa è stata una delle giornate più calde di sempre, da quando esistono le rilevazioni meteorologiche, con migliaia di record di caldo assoluti distrutti. https://www.ilmeteo.net/notizie/attualita/africa-inizia-a-bruciare-stracciati-migliaia-di-record-di-caldo-dal-camerun-alle-mauritius.html

In questo periodo dell’anno il sole comincia raggiungere lo “Zenit” (raggi solari perpendicolari sull’orizzonte durante le ore centrali del giorno) a ridosso dell’Africa equatoriale, determinando l’inizio della stagione calda che si afferma in primavera, fra l’Africa equatoriale e la vasta regione semi-desertica del Sahel.

Il caldo già si avverte nelle aree continentali dell’Africa sub-sahariane, investite dai torridi e polverosi venti di “Harmattan” (che altro non è che il corrispondente dell’Aliseo di NE sull’area sahariana) messi in moto dal divario barico esistente fra l’anticiclone dinamico sahariano e le basse pressione termiche legate al “fronte di convergenza intertropicale”, attestato nel tratto di oceano poco a sud del Golfo di Guinea.

La presenza di masse d’aria molto secche nei bassi strati, unito all’intenso soleggiamento diurno e alla totale serenità dei cieli, sta favorendo un forte riscaldamento di tutta la fascia sub-sahariana.

Temperature eccezionalmente calde per l’Africa

Lo scorso 11 Marzo per l’Africa è stata una delle giornate più calde di sempre, da quando esistono le rilevazioni meteorologiche, con migliaia di record di caldo assoluti distruttiDal Camerun alle Mauritius si è sperimentato un caldo senza precedenti, segnando massimi storici per il mese in corso.

Non solo sulla terra ferma. Il caldo eccezionale di questi giorni non sta risparmiando neppure i grandi arcipelaghi africani.

La conferma arriva da Maximiliano Herrera, climatologo indipendente e storico del clima: «I record sono stati battuti in quasi ogni Paese dell’Africa, da nord a sud e da ovest ad est. Non è mai successa una cosa simile in nessuna parte del mondo nella storia climatica dei nostri giorni».

Basti pensare che su una vasta area del continente nero l’anomalia delle temperature a 10 metri ha raggiunto valori di ben +15°C, rispetto a quella che dovrebbe essere la media climatica.

Particolarmente colpito il Camerun, raggiunti i +45,5°C

Il Camerun, nell’Africa equatoriale, è stato uno dei paesi maggiormente colpiti da questa incredibile ondata di calore. Sappiamo che vicino l’equatore il clima rimane molto caldo e umido tutto l’anno. Ma proprio grazie all’eccesiva umidità, in questi luoghi è davvero raro raggiungere valori estremi, o superare i +40°C.

Eppure nei giorni scorsi la città di Garoua ha registrato la temperatura di +45,5°C, stabilendo un nuovo record nazionale per il mese di marzo. Anche Navrongo, in Ghana ha raggiunto i +43,8°C. Il Niger ha visto i suoi record mensili battuti in quasi tutte le stazioni di monitoraggio, con temperature che sono salite fino a +45°C a Tillabery, +44,5 °C a Birni Konni, +44 °C a Dosso e +43,4 °C a Magaria.

Il Camerun, nell’Africa equatoriale, è stato uno dei paesi maggiormente colpiti da questa incredibile ondata di calore.

Anche il Burkina Faso ha registrato massime mensili in linea con il resto della nazione. Per esempio nella capitale Ouagadougou la massima ha toccato i +44,1°C. Le città di Boromo e Fada Ngourma i +43,7 °C. Nelle vicinanze il Mali ha registrato il suo giorno più caldo della storia nel capoluogo Bougouni che ha raggiunto i +44 °C. Record battuti anche in Sudafrica, Namibia, Zambia e Botswana.

Il caldo non risparmia neppure gli arcipelaghi

Non solo sulla terra ferma. Il caldo eccezionale di questi giorni non sta risparmiando neppure i grandi arcipelaghi africani, che trovandosi nel bel mezzo dell’oceano, sotto il costante soffio degli Alisei, dovrebbero avere un clima decisamente più temperato.

Invece alle Mauritius le temperature hanno raggiunto valori da record per il mese di marzo, con ben +35,1°C toccati dalla stazione meteorologica dell’isola di Agelaga, mentre l’isola di Ascensione ha vissuto la sua notte più calda della storia con una temperatura minima di +27,5 °C.

Il fenomeno potrebbe essere imputato alle altissime temperature delle acque superficiali dell’Atlantico tropicale e subequatoriale, indotto pure da “El Niño”, in fase calante sull’area del Pacifico, ma i cui effetti continueranno a risentirsi nel resto del globo, almeno fino alla fine della prossima estate.

Fonte: Il Meteo.net

English translate

AFRICA BEGINS TO BURN, THOUSANDS OF HEAT RECORDS SHARE FROM CAMEROON TO MAURITIUS

Last March 11th was one of the hottest days ever in Africa since meteorological records existed, with thousands of absolute heat records destroyed.

Last March 11th was one of the hottest days ever in Africa since meteorological records existed, with thousands of absolute heat records destroyed. https://www.ilmeteo.net/notizie/attualita/africa-gini-a-bruciare-stracciati-milaia-di-record-di-caldo-dal-camerun-alle-mauritius.html

In this period of the year the sun begins to reach the “Zenith” (perpendicular solar rays on the horizon during the central hours of the day) close to equatorial Africa, determining the beginning of the hot season which takes hold in spring, between ‘Equatorial Africa and the vast semi-desert region of the Sahel.

The heat is already felt in the continental areas of sub-Saharan Africa, hit by the torrid and dusty winds of “Harmattan” (which is none other than the correspondent of the NE Aliseo wind over the Saharan area) set in motion by the existing baric gap between the dynamic Saharan anticyclone and the low thermal pressures linked to the “intertropical convergence front”, attested in the stretch of ocean just south of the Gulf of Guinea.

The presence of very dry air masses in the lower layers, combined with the intense daytime sunshine and the total serenity of the skies, is favoring a strong warming of the entire sub-Saharan belt.

Exceptionally warm temperatures for Africa

Last March 11th was one of the hottest days ever in Africa since meteorological records have existed, with thousands of absolute heat records destroyed. From Cameroon to Mauritius, unprecedented heat was experienced, marking historic highs for the current month.

Not just on land. The exceptional heat of these days is not even sparing the large African archipelagos.

The confirmation comes from Maximiliano Herrera, an independent climatologist and climate historian: «Records have been broken in almost every country in Africa, from north to south and from west to east. Nothing like this has ever happened anywhere in the world in the climate history of today.”

Suffice it to say that over a vast area of ​​the black continent the temperature anomaly at 10 meters has reached values ​​of well +15°C, compared to what the climatic average should be.

Cameroon was particularly affected, reaching +45.5°C

Cameroon, in equatorial Africa, was one of the countries most affected by this incredible heat wave. We know that near the equator the climate remains very hot and humid all year round. But thanks to the excessive humidity, in these places it is very rare to reach extreme values, or exceed +40°C.

Yet in recent days the city of Garoua recorded the temperature of +45.5°C, setting a new national record for the month of March. Navrongo, Ghana also reached +43.8°C. Niger saw its monthly records broken at almost all monitoring stations, with temperatures rising to +45°C at Tillabery, +44.5°C at Birni Konni, +44°C at Dosso and +43 .4 °C in Magaria.

Cameroon, in equatorial Africa, was one of the countries most affected by this incredible heat wave.

 Burkina Faso also recorded monthly highs in line with the rest of the nation. For example, in the capital Ouagadougou the maximum reached +44.1°C. The cities of Boromo and Fada Ngourma i +43.7 °C. Nearby, Mali recorded its hottest day in history in the capital Bougouni which reached +44°C. Records also broken in South Africa, Namibia, Zambia and Botswana.

The heat doesn’t even spare the archipelagos

Not just on land. The exceptional heat of these days is not even sparing the large African archipelagos, which, being in the middle of the ocean, under the constant blow of the Trade Winds, should have a decidedly more temperate climate.

However, in Mauritius temperatures reached record values ​​for the month of March, with +35.1°C reached by the meteorological station on the island of Agelaga, while the Island of Ascension experienced its hottest night in history with a minimum temperature of +27.5 °C.

The phenomenon could be attributed to the very high temperatures of the surface waters of the tropical and sub-equatorial Atlantic, also induced by “El Niño”, which is waning in the Pacific area, but whose effects will continue to be felt in the rest of the globe, at least until end of next summer.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

EL NiñO SI STA INDEBOLENDO, MA SECONDO l’ORGANIZZAZIONE METEOROLOGICA MONDIALE NE SENTIREMO ANCORA GLI EFFETTI NEI PROSSIMI MESI

El Niño comincia ad indebolirsi, ma non è ancora finito. Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), i suoi impatti si faranno sentire in tutto il mondo anche nei prossimi mesi, fino a raggiungere la fase neutrale tra Aprile e Giugno.

El Niño potrebbe perdere forza nel Pacifico tropicale, ma i suoi effetti dureranno ancora per qualche mese nell’atmosfera globale. https://www.ilmeteo.net/notizie/attualita/el-nino-si-sta-indebolendo-secondo-meteorologi-ne-sentiremo-ancora-gli-effetti-nei-prossimi-mesi.html

L’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) afferma che esiste una probabilità del 60% circa che El Niño – la fase positiva di El Niño Southern Oscillation (ENSO) – persista durante il trimestre da Marzo a Maggio e una probabilità dell’80% di registrare condizioni ENSO neutre tra Aprile e Giugno. Secondo l’OMM, El Niño del 2023-24 ha raggiunto il suo picco di massima intensità tra i mesi di Novembre 2023 e Gennaio 2024, quando l’anomalia della temperatura superficiale del mare (SST) ha raggiunto i 2ºC nella regione del Niño 3.4.

Pertanto, questo evento si è consolidato come uno dei cinque El Niño più forti mai registrati, essendo più debole del Super El Niño registrato nel 1997/98 e nel 2015/16.

Mappa delle anomalie della temperatura della superficie del mare per l’8 marzo 2024. Fonte: Climate Reanalyzer.

Durante il mese di Febbraio 2024, sia l’oceano che l’atmosfera sul Pacifico tropicale indicavano ancora condizioni di El Niño, con una diminuzione principalmente delle anomalie SST positive sul Pacifico tropicale, il che indica che l’evento si sta gradualmente indebolendo. Pertanto, i suoi impatti sul clima globale sono ancora attesi nei prossimi mesi, anche se in misura minore.

Per quanto riguarda La Niña nel 2024, l’OMM afferma che molti modelli climatici indicano una possibile transizione della fase neutra a La Niña tra i mesi di Giugno e Agosto, mentre per quello stesso periodo la probabilità di un El Niño è molto bassa (appena del 10%). Tuttavia, a causa delle prestazioni relativamente scarse dei modelli di previsione a lungo termine in questo periodo dell’anno, comunemente noto come “barriera della prevedibilità primaverile” nell’emisfero settentrionale, queste previsioni ENSO dovrebbero essere interpretate con cautela.

Gli impatti di El Niño si faranno ancora sentire in tutto il mondo

Anche con l’indebolimento di El Niño e il consolidamento della fase neutrale dell’ENSO nei prossimi mesi, prevediamo ancora gli impatti di El Niño almeno fino alla metà del 2024. Secondo l’OMM, El Niño ha tipicamente il maggiore impatto sul clima globale nel mondo nel secondo anno del suo sviluppo, in questo caso, nell’anno 2024.

Previsione probabilistica della temperatura utilizzando l’insieme di modelli multipli utilizzati dall’OMM per il trimestre di marzo, aprile e maggio 2024. Fonte: WMO.

Inoltre, El Niño non è stato l’unico modello di anomalie positive dell’SST a risaltare negli ultimi mesi, gli SST in altre parti del globo sono stati costantemente elevati negli ultimi 10 mesi. Questa combinazione della continuazione di El Niño, anche se più debole, con le temperature superiori alla norma previste per la superficie del mare in gran parte degli oceani globali si tradurrà in temperature superiori alla norma in quasi tutte le aree terrestri nei prossimi tre mesi.

Ogni mese da Giugno 2023 ha stabilito un nuovo record mensile di temperatura – e il 2023 è stato di gran lunga l’anno più caldo mai registrato. El Niño ha contribuito a queste temperature record, ma i gas serra che intrappolano il calore sono inequivocabilmente i principali colpevoli – ha affermato il segretario generale dell’OMM Celeste Saulo. Questo calore trattenuto dagli oceani alimenterà il calore trattenuto nell’atmosfera, quindi diversi modelli climatici prevedono temperature superiori alla norma praticamente in tutto il mondo tra Marzo e Maggio, principalmente nelle grandi aree continentali dell’emisfero meridionale.

Previsione probabilistica delle precipitazioni utilizzando l’insieme di multi-modelli utilizzati dall’OMM per i trimestri di Marzo, Aprile e Maggio 2024. Fonte: WMO.

Per quanto riguarda le precipitazioni, i regimi attesi per i prossimi tre mesi (da Marzo a Maggio) sono ancora simili ad alcuni dei modelli di precipitazioni associati a El Niño, come un modello più secco sull’Amazzonia, sull’Australia settentrionale e sull’Africa meridionale, mentre su alcune parti del Brasile meridionale, l’Africa orientale e gli Stati Uniti meridionali registreranno precipitazioni superiori alla norma.

Fonte: Il Meteo.net

English translate

EL Niño IS WEAKING, BUT ACCORDING TO THE WORLD METEOROLOGICAL ORGANIZATION WE WILL STILL FEEL ITS EFFECTS IN THE COMING MONTHS

El Niño is starting to weaken, but it is not over yet. According to the World Meteorological Organization (WMO), its impacts will be felt throughout the world in the coming months, until reaching the neutral phase between April and June.

El Niño may lose strength in the tropical Pacific, but its effects will last for a few more months in the global atmosphere. https://www.ilmeteo.net/notizie/attualita/el-nino-si-sta-indebolendo-secondo-meteorologi-ne-sentiremo-antica-gli-effetti-nei-prossimi-mesi.html

The latest update from the World Meteorological Organization (WMO) states that there is an approximately 60% chance that El Niño – the positive phase of the El Niño Southern Oscillation (ENSO) – will persist during the March to May quarter and a probability of 80% of recording neutral ENSO conditions between April and June. According to the WMO, the 2023-24 El Niño reached its peak intensity between the months of November 2023 and January 2024, when the sea surface temperature (SST) anomaly reached 2ºC in the El Niño 3.4 region.

Thus, this event has cemented itself as one of the five strongest El Niños on record, being weaker than the Super El Niño recorded in 1997/98 and 2015/16.

Sea surface temperature anomaly map for March 8, 2024. Source: Climate Reanalyzer.

During February 2024, both the ocean and atmosphere over the tropical Pacific were still indicating El Niño conditions, with mainly decreasing positive SST anomalies over the tropical Pacific, indicating that the event is gradually weakening. Therefore, its impacts on the global climate are still expected in the coming months, albeit to a lesser extent.

Regarding La Niña in 2024, WMO states that many climate models indicate a possible neutral phase transition to La Niña between the months of June and August, while for that same period the probability of an El Niño is very low (just by 10%). However, due to the relatively poor performance of long-term forecast models at this time of year, commonly known as the “spring predictability barrier” in the Northern Hemisphere, these ENSO forecasts should be interpreted with caution.

The impacts of El Niño will still be felt around the world

Even with the weakening of El Niño and the consolidation of the neutral phase of ENSO in the coming months, we still expect El Niño impacts until at least mid-2024. According to the WMO, El Niño typically has the greatest impact on global climate in the world in the second year of its development, in this case, in the year 2024.

Probabilistic temperature forecast using the WMO multiple model ensemble for the quarter of March, April and May 2024. Source: WMO.

Furthermore, El Niño has not been the only pattern of positive SST anomalies to stand out in recent months – SSTs in other parts of the globe have been consistently elevated over the past 10 months. This combination of the continuation of El Niño, albeit weaker, with above-normal sea surface temperatures expected across much of the global oceans will result in above-normal temperatures in nearly all land areas over the next three months.

Every month since June 2023 has set a new monthly temperature record – and 2023 was by far the warmest year on record. El Niño contributed to these record temperatures, but heat-trapping greenhouse gases are unequivocally the main culprit,” said WMO Secretary General Celeste Saulo. This heat retained by the oceans will fuel heat retained in the atmosphere, so several climate models predict above-normal temperatures virtually across the globe between March and May, primarily in the large continental areas of the Southern Hemisphere.

Probabilistic precipitation forecast using the multi-model ensemble used by the WMO for the quarters of March, April and May 2024. Source: WMO.

As for precipitation, the expected regimes for the next three months (March to May) are still similar to some of the precipitation patterns associated with El Niño, such as a drier pattern over the Amazon, northern Australia and the Southern Africa, while parts of southern Brazil, East Africa and the southern United States will experience above-normal precipitation.

Source: Il Meteo.net

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

INFIAMMAZIONE CRONICA SPIEGATA SEMPLICE: COS’E’, COSA COMPORTA E QUALE ALLENAMENTO LA RIDUCE

Ecco il mio commento al video di Marcello Chiapponi sull’infiammazione cronica: “Ciao Marcello, sono Alessio Brancaccio di Vasto, runner da 26 anni e tecnico CSEN Abruzzo nei settori Ecorunning e Cicloturismo Sportivo. Se ricordi ti contattai alcuni mesi fà per aggiornarti in merito i miei sintomi legati al Long-COVID della prima sotto variante omicron BA1 presa a Febbraio 2022 e che mi ha tenuto positivo per 20 lunghi giorni, mi ha tenuto quattro mesi fermo, da Marzo a Giugno senza poter uscire di casa a camminare, perché per i sintomi che avevo non ce la facevo proprio, potendo ripartire in bicicletta soltanto il 1 Luglio 2022 e a correre ho potuto ricominciare con 2,5 km a seduta dal 1 Novembre 2022, per cui adesso sono a poco più di un anno dalla ripresa dei miei allenamenti di corsa sulla spiaggia a Vasto Marina con mio padre Massimo 66 anni, che per quanto possa essere paradossale, lui non ha avuto postumi fisici e gode di quasi ottima salute, ma solo dopo essere ricorso per forza all’assunzione di antibiotico per nove giorni e FANS antiinfiammatorio per dieci, con questo protocollo terapeutico lui non è passato per i postumi, mentre io me li sono fatti tutti uno sopra all’altro, per cui ritengo che il COVID19 ha creato molti più problemi in quelle persone con stati stressanti latenti e persistenti e con difese immunitarie più alte, cioè ha creato più problemi in persone forti che in quelle deboli, perché l’intenzione di questi soggetti che ci governano è stata tentare, con ogni modo subdolo e machiavellico, di tentare di rendere fragili anche le persone sane che scoppiavano di salute come me fino al 2021 e questo è un aspetto che non potrò mai accettare in quanto atleta sportivo più carismatico dell’intero Abruzzo, per una cosa del genere sono capace di cambiare Paese appena mi capiterà l’occasione giusta, questa è una battaglia che porterò avanti fino in fondo, perché sono state dette troppe cazzate assurde dai politici menzogneri del Ministero della Salute, Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ed Istituto Superiore della Sanità (ISS), soprattutto sull’aver “derubricato” a semplice influenza un virus che nel biennio 2020-2021 ha fatto fuori solo in Italia più di 150 mila persone e questo è totalmente da irresponsabili, ma anche sull’immunità da malattia e da vaccino, che se fosse stato veramente efficace al 100% non avrebbe permesso la reinfezione nelle persone vaccinate. Per quanto mi riguarda nello specifico la variante omicron BA1, mi ha mostrato ancora parziali caratteri di variante delta indiana per alterazione dei nervi olfattivi ed azzeramento totale del senso del gusto in 11 dei 20 giorni che sono stato positivo al COVID19, anche se non era più in grado di attaccare i polmoni, per me personalmente è stata la peggiore di tutte le sotto varianti omicron attualmente ancora in circolazione per sintomatologia associata a carico di sistema nervoso centrale e periferico, dolori lombari alla schiena (mialgia), gonfiori allo stomaco e all’intestino, dolori articolari alle ginocchia (gonalgia) e tutti questi postumi che sono minori rispetto al 2022, ma dopo 21 mesi dalla guarigione restano comunque persistenti. Da uno studio del Dott. Andrew Neville specialista della Pennsylvania in USA, è uscito fuori che il Long-COVID può essere associato all’affaticamento surrenale (adrenal fatigue dall’inglese). https://drandrewneville.com Ricordo che nei primi tre mesi dalla guarigione ho avuto dispnee respiratorie (mancanza di aria), variazioni cardiache controllate ma mai fibrillazioni atriali, nelle piccole salite al 2-3% di pendenza media i battiti mi arrivavano a 115-120 quando in stato di forma fisica ed organica perfetta, i battiti sarebbero dovuti stare a 80-90 bpm al massimo, cosa che mi sono tornati tali dopo 18 mesi dalla guarigione, poi dai 3 ai 7 mesi dalla stessa avevo dolori muscolari e articolari soprattutto al ginocchio destro, dai 12 ai 18 mesi dalla guarigione sono stato meglio ma ho avuto più problemi legati all’indurimento dei nervi a carico di sistema nervoso centrale e periferico acuiti dall’intenso caldo del 2022 e di quest’anno causa sicuro di ENSO (El Nino Southern Oscillation) che porta una maggiore umidità nelle nuvole ed anche nell’aria che respiriamo: in un metro cubo della stessa vi è meno ossigeno, perché la maggior parte degli spazi destinati all’O2 sono invece riempiti dal vapore acqueo e questo comporta problemi nella respirazione soprattutto in quelle persone che sono allergiche da sempre come il sottoscritto, nel mio caso graminacee, oleacee ed acari della polvere. A 21 mesi dalla guarigione posso affermare di stare meglio, ma la ripresa è stata molto lenta e questo non me lo aspettavo, il mio respiro non è ancora efficiente al 100% come lo avevo nel 2021: da più di sei mesi sto seguendo un programma di potenziamento del muscolo diaframmatico con il Dott. Mike Maric di Pavia, campione del Mondo di apnea nel 2004 e mi trovo abbastanza bene, anche se i risultati concreti tardano ancora ad arrivare, ma ci sto lavorando quasi quotidianamente. Per abbassare lo stato di infiammazione cronica generale associato a postumo da attacco da COVID19, caldo intenso estivo per via del cambiamento climatico, mal posture in casa, vita quasi sedentaria, ho capito che bisogna lavorare sul sistema nervoso, è l’unico modo è attraverso la respirazione, per cui continuo a farmi seguire da Maric, ma anche questo tuo video lo ritengo estremamente utile per agire alla radice del problema e agire sulle cause, non sugli effetti. Ci risentiamo presto per aggiornamenti, ciao Marcello!”

English translate

Here is my comment on Marcello Chiapponi‘s video on chronic inflammation: “Hi Marcello, I’m Alessio Brancaccio from Vasto, runner for 26 years and CSEN Abruzzo technician in the Ecorunning and Sports Cycling sectors. If you remember, I contacted you a few months ago to update you on the matter my symptoms linked to Long-COVID of the first omicron BA1 sub-variant taken in February 2022 and which kept me positive for 20 long days, kept me stopped for four months, from March to June without being able to leave the house to walk, because for I just couldn’t cope with the symptoms I had, being able to start cycling again only on 1 July 2022 and running I was able to start again with 2.5 km per session from 1 November 2022, so now I’m just over a year away from recovering my symptoms, I came back to running training on the beach in Vasto Marina with my father Massimo, 66 years old, who, paradoxical as it may be, had no physical sequelae and is in almost excellent health, but only after having to take antibiotics for nine days and anti-inflammatory NSAID for ten, with this therapeutic protocol he did not suffer from after-effects, while I suffered them all one on top of the other, so I believe that COVID19 has created many more problems in those people with latent stressful states and persistent and with higher immune defenses, that is, it has created more problems in strong people than in weak ones, because the intention of these subjects who govern us was to try, in every devious and machiavellian way, to try to make people fragile too healthy people who were bursting with health like me until 2021 and this is an aspect that I will never be able to accept as the most charismatic sports athlete in the whole of Abruzzo, for something like this I’m capable of changing country as soon as the right opportunity comes my way, this it is a battle that I will carry on to the end, because too many absurd things have been said by the lying politicians of the Ministry of Health, Scientific Technic Committee and Superior Health Institute, especially regarding having “downgraded” a virus that in the two-year period 2020-2021 to simple flu in Italy alone more than 150 thousand people and this is totally irresponsible, but also on immunity from disease and vaccine, which if it had been truly 100% effective would not have allowed reinfection in vaccinated people. As far as I am specifically concerned, the omicron BA1 variant still showed me partial characteristics of the Indian delta variant due to alteration of the olfactory nerves and total elimination of the sense of taste in 11 of the 20 days that I was positive for COVID19, even if it was no longer capable of attacking the lungs, for me personally it was the worst of all the omicron sub-variants currently still in circulation for symptoms associated with the central and peripheral nervous system, lumbar back pain (myalgia), swelling of the stomach and intestines, joint pain in the knees (gonalgia) and all these after-effects which are less compared to 2022, but 21 months after healing, however, remain persistent. From a study by Dr. Andrew Neville, a specialist from Pennsylvania in USA, it emerged that Long-COVID can be associated with adrenal fatigue. https://drandrewneville.com I remember that in the first three months after recovery I had respiratory dyspnea (lack of air), controlled cardiac variations but never atrial fibrillations, on small climbs at 2-3% average gradient my heart rate reached 115 -120 when in perfect physical and organic shape, the heartbeat should have been at 80-90 bpm at most, which they returned to after 18 months of recovery, then from 3 to 7 months after recovery I had muscle and joint pain especially on the right knee, from 12 to 18 months after healing I felt better but I had more problems related to the hardening of the nerves in the central and peripheral nervous system exacerbated by the intense heat of 2022 and this year certainly due to ENSO (El Nino Southern Oscillation) which brings greater humidity in the clouds and also in the air we breathe: in one cubic meter of the same there is less oxygen, because most of the spaces intended for O2 are instead filled by water vapor and this it causes breathing problems especially in those people who have always been allergic like myself, in my case to grasses, oilseeds and dust mites. 21 months after recovery I can say that I am better, but recovery has been very slow and I didn’t expect this, my breathing is still not 100% efficient as it was in 2021: I have been following a program for more than six months of strengthening the diaphragmatic muscle with Dr. Mike Maric of Pavia, world champion in freediving in 2004 and I’m quite happy with it, even if the concrete results are still slow to arrive, but I am working on it almost daily. To lower the state of general chronic inflammation associated with the after-effects of the COVID19 attack, intense summer heat due to climate change, bad posture at home, almost sedentary lifestyle, I understood that I need to work on the nervous system and the only way is through breathing, for which I continue to be followed by Maric, but I also consider this video of yours extremely useful for acting at the root of the problem and acting on the causes, not the effects. We’ll be back soon for updates, bye Marcello!”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/29/coronavirus-dire-che-e-solo-uninfluenza-e-da-irresponsabili-il-segretario-di-rifondazione-comunista-acerbo-ricoverato-per-covid/5947612/
https://www.huffingtonpost.it/entry/non-e-uninfluenza-mai-stato-cosi-male-leader-di-rifondazione-sulla-barella-di-biocontenimento_it_5f72f523c5b6117cd103f3a3/
https://www.corriere.it/cronache/20_settembre_28/covid-calvario-maurizio-acerbo-segretario-rifondazione-barella-biocontenimento-27acc23a-01a5-11eb-af0b-6e1669518b1a.shtml

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

DATI PRESSIONE ATMOSFERICA, TEMPERATURE MASSIME MEDIE, UMIDITA’ RELATIVA MEDIA MESI DI LUGLIO-AGOSTO 2022 E LUGLIO-AGOSTO 2023 A VASTO IN ABRUZZO, ITALIA

Data climate of #AtmosphericPressure, #MaximumTemperatures and #RelativeHumidity in #Vasto, #Abruzzo region of #Italy

Medium Atmospheric Pressure: 1016 hPa

Maximum Temperatures Medium: 29°C

Relative Humidity Medium: 66%

Data from #VastoOvest meteo station

https://x.com/bralex84/status/1708609345670312075

#Vasto, #Abruzzo #maximumtemperatures medium and #relativehumidity comparison between September 2022 and September 2023.

September 2022: 26°C

September 2023: 29°C

+3°C Local Warming and +6% Relative Humidity for #ENSO and #humanactivities effects to the planet Earth.

https://x.com/bralex84/status/1708611260567191618

#Vasto, #Abruzzo #maximumtemperatures medium and #relativehumidity comparison between #July2022 and #July2023. July 2022: 34°C – 55,7% July 2023: 34°C – 61% Medium temperatures are the same, and +5% Relative Humidity for #ENSO and #humanactivities of #oil extractions.

https://x.com/bralex84/status/1709557843815288843

#Vasto, #Abruzzo #maximumtemperatures medium and #relativehumidity comparison between #August2022 and #August2023. August 2022: 31°C – 59,2% August 2023: 31°C – 57% Medium temperatures are the same, and -5% Relative Humidity: in these months there aren’t #ENSO influences.

August 2022: 31°C – 59,2%
August 2023: 31°C – 57%
Medium temperatures are the same, and -5% Relative Humidity: in these months there aren’t #ENSO influences.

https://x.com/bralex84/status/1709558454338076975

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

METEO, EL NIñO PRONTO A COLPIRE. QUANDO E DOVE SI RISCHIANO “TEMPESTE TROPICALI”

https://www.iltempo.it/attualita/2023/08/18/news/meteo-settembre-el-nino-riscaldamento-globale-quando-dove-tempeste-tropicali-caldo-36658143/

El Niño (ENSO – El Nino Southern Oscillation) è pronto a colpire. Secondo quanto riportato dagli esperti di IlMeteo.it, già da settembre questo fenomeno meteo-climatico, che comporta un riscaldamento dell’Oceano Pacifico centrale e orientale, potrebbe anticipare di tre mesi rispetto al previsto. Per quale motivo questa notizia dovrebbe destare preoccupazione? È bene sapere che El Niño può avere delle ripercussioni importanti sulle condizioni del tempo, modificando la circolazione globale e immettendo nuovo calore nell’acqua dei mari e degli oceani. Perché ci riguarda? Gli effetti di questo riscaldamento fuori dal comune si sentiranno anche sull’Italia in termini di precipitazioni e di temperature.

Come ricorda IlMeteo.it, El Nino significa “il bambino”. Il motivo di questo nome bizzarro? “L’anomalia termica raggiunge in genere il suo apice verso il periodo del Santo Natale, ovvero proprio quello della nascita del Bambin Gesù”. Come spiega il team di esperti, “si tratta di un fenomeno su larga scala, osservato sulla superficie dell’Oceano Pacifico tropicale, centrale e orientale e capace di influenzare le condizioni meteo-climatiche globali”. I meteorologi chiamano questa variazione ENSO (El Niño-Southern Oscillation) e affermano che i cicli di questo fenomeno durano dai 2 ai 6/7 anni. Ma capiamo meglio. “La Niña ed El Niño sono rispettivamente un raffreddamento e un riscaldamento della superficie oceanica. Durante un episodio di Niña, le acque risultano di 1/3 gradi più fredde del normale, mentre nelle fasi di Niño sono di 1/3 gradi più calde”, si legge sul sito. 

C’è però un’anomalia. Negli ultimi due anni è stata La Niña a dominare la scena a livello planetario e, secondo lo schema classico, le temperature a livello globale sarebbero dovute calare. Al contrario, il 2022 è stato l’anno più caldo di sempre e la prima parte dell’estate 2023 ha fatto registrare valori record con punte fino a 48°C anche in Italia. La riflessione che ne consegue è elementare. Come scrivono gli esperti, “il riscaldamento climatico in atto, provocato IN PARTE anche dalle attività antropiche, gioca ormai un ruolo così importante da annullare gli effetti di questi immensi meccanismi climatici”. Intanto la NOAA (National Oceanographic for Air Administration), l’agenzia statunitense gestita da militari che si occupa di dinamiche oceaniche e atmosferiche, ha appena annunciato che le acque superficiali dell’Oceano Pacifico si stanno scaldando oltre le aspettative e quindi El Niño è più che confermato. Quali potrebbero essere le conseguenze di questo fenomeno meteo-climatico? Stando a quanto affermato dai meteorologi, ci si potrebbe aspettare, già dal prossimo settembre, una maggiore spinta dell’anticiclone africano. Inoltre, si potrebbe sviluppare Medicane, “ossia violente perturbazioni che si formano quando una bassa pressione viene alimentata dalle acque calde del Mediterraneo e sviluppa caratteristiche da tempesta tropicale“. Quindi forti piogge e forti raffiche di vento

Fonte: Il Tempo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

METEO: EL NINO STRAVOLGERA’ L’AUTUNNO 2023? NON CI SONO NOTIZIE CONFORTANTI, NEMMENO PER L’ITALIA 

Articolo del 11/08/2023 ore 6:47
di Mattia Gussoni Meteorologo

El Nino è pronto a tornare dal prossimo Autunno
https://www.ilmeteo.it/notizie/meteo-el-nino-stravolger-lautunno-2023-non-ci-sono-notizie-confortanti-nemmeno-per-litalia-mappe-221416/

La notizia è di quelle importantiEl Niño sta per tornare ancora più forte. Il prossimo Autunno potrebbe dunque essere stravolto in quanto gli effetti dei cambiamenti climatici in atto si andranno a sommare a questo particolare fenomeno.

Ma di cosa si tratta e perché è così importante? Il nome un po’ “buffo” El Niño significa “il bambino” in spagnolo: infatti, l’anomalia termica raggiunge in genere il suo apice verso il periodo del Santo Natale, ovvero proprio quello della Nascita del Bambin Gesù. La voce è in spagnolo perché tocca regioni a lingua ispanica dopo la colonizzazione colombiana. Si tratta di un fenomeno su larga scala, osservato sulla superficie dell’Oceano Pacifico tropicale, centrale e orientale e capace di influenzare le condizioni meteo-climatiche globali.

Gli esperti chiamano questa variazione ENSO (El Niño-Southern Oscillation). I cicli che caratterizzano questo fenomeno hanno una durata che va dai 2 ai 6/7 anni circa.
La Niña ed El Niño sono rispettivamente un raffreddamento e riscaldamento della superficie oceanica. Durante un episodio di Niña, le acque risultano di 1/3 gradi più fredde del normale, mentre nelle fasi di Niño sono di 1/3 gradi più calde.
L’anomalia più preoccupante riguarda proprio questo aspetto: negli ultimi due anni è stata La Niña a dominare la scena a livello planetario e, secondo lo schema classico, le temperature a livello globale sarebbero dovute calare. Ed invece è successo il contrario, il 2022 è stato l’anno più caldo di sempre da quando si registrano i dati meteo e la prima parte dell’Estate 2023 ha fatto registrare valori record (specie a Luglio) con punte fino a 48°C anche in Italia.
Questo fatto porta a una riflessione per nulla banale: il riscaldamento climatico in atto, provocato in parte anche dalle attività antropiche, gioca ormai un ruolo così importante da annullare gli effetti di questi immensi meccanismi climatici.

Ma la domanda sorge spontanea: cosa accadrà quando gli effetti del global warming (riscaldamento globale) si andranno a sommare con quelli di El Niño?
Intanto, quello che sappiamo è che la NOAA, l’agenzia statunitense che si occupa di dinamiche oceaniche ed atmosferiche, ha appena annunciato che le acque superficiali dell’Oceano Pacifico si stanno scaldando oltre le aspettative e quindi El Niño è più che confermato. La mappa qui sotto conferma questa anomalia con i valori che si porteranno ben sopra le media climatiche (colore rosso in pieno oceano, davanti alle coste del Sud America).

Riscaldamento delle acque superficiali delle acque del Pacifico (colore rosso)

Stiamo parlando di un fenomeno che riguarda una superficie vastissima, praticamente tutto l’intero Oceano Pacifico.

In caso di eventi “forti” di El Niño possono esserci ripercussioni indirette anche sul clima d’Europa. Anomalie positive molto elevate di temperatura sul Pacifico nord-orientale favoriscono lo sviluppo dei cosiddetti “fiumi troposferici”, cioè enormi quantitativi di calore latente che dall’Oceano si trasferiscono all’atmosfera, salendo fino ad alta quota.

Questi fiumi di aria calda una volta saliti tendono a ridiscendere verso il basso nelle zone subtropicali, alimentando i grandi anticicloni permanenti come l’alta pressione delle Azzorre o l’alta pressione africana. Di conseguenza è lecito attendersi anche nella prossima stagione una maggiore spinta dell’anticiclone africano verso il bacino del Mediterraneo con valori termici ben sopra le medie climatiche di riferimento. Attenzione però, il caldo intenso influenza anche la temperatura dei mari, con valori che si sono già portati intorno ai 28/30°C su buona parte dei bacini: stiamo parlando di un’anomalia di circa 4/5°C oltre le medie di riferimento. Tutto ciò si traduce in una maggior energia potenziale in gioco, ovvero quel carburante necessario per lo sviluppo di fenomeni estremi anche per i prossimi mesi autunnali.

Queste condizioni, per esempio, potrebbero portare sulle aree meridionali allo sviluppo di Medicane (dalla fusione dei termini inglesi MEDIterranean hurriCANE “uragano mediterraneo”), ossia violente perturbazioni che si formano quando una bassa pressione viene alimentata dalle acque calde del Mediterraneo e sviluppa caratteristiche da tempesta tropicale. Anche se spesso hanno breve durata, i Medicane possono portare forti piogge e forti raffiche di vento fino a oltre i 120 km/h.

Insomma la prossima stagione rischia di essere molto movimentata sul fronte atmosferico, non resta che seguire passo passo gli aggiornamenti per capire meglio l’evoluzione e che tipo di effetti aspettarci alle nostre latitudini con l’arrivo ormai imminente de El Niño.

Fonte: Il Meteo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

METEO: OCEANO ATLANTICO SETTENTRIONALE, UN RISCALDAMENTO CHE FA PAURA

DI FEDERICO DE MICHELIS 08 Ago 2023 – 08:15

https://www.meteogiornale.it/2023/08/meteo-notizia/meteo-news/meteo-oceano-atlantico-settentrionale-un-riscaldamento-che-fa-paura/

Nel contesto di un meteo globale sempre più instabile, l’Oceano Atlantico settentrionale sta vivendo un riscaldamento che fa paura, lasciando perplessi gli scienziati. “Quest’onda di calore è la più grande mai registrata in questa zona, un chiaro sintomo degli effetti del cambiamento climatico”, spiega Garrabou, ricercatore presso l’Instituto de Ciencias del Mar (ICM-CSIC).

Cosa causa questo riscaldamento?

Non si tratta solo del cambiamento climatico. Del Campo, di AEMET, Agenzia Meteorologica spagnola sottolinea: “A giugno, abbiamo avuto una circolazione atmosferica insolita, con l’anticiclone delle Azzorre molto indebolito e un anticiclone di blocco che ha influenzato il Nord Europa, contribuendo al riscaldamento delle acque. Inoltre, c’è stata meno dispersione di polvere dal Sahara verso l’Atlantico”.

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Altre possibili cause

Martín León, un veterano di AEMET ora coordinatore della Revista del Aficionado a la Meteorología (RAM), aggiunge due cause ulteriori: “L’eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga nel 2022, che ha espulso milioni di tonnellate di vapore acqueo nell’atmosfera, e l’arrivo di El Niño Southern Oscillation, un fenomeno naturale appena iniziato che può causare un aumento globale della temperatura tra 0,1° e 0,2°C”.

Record di temperatura nell’Atlantico

Con questi fattori in gioco, l’Atlantico settentrionale ha recentemente registrato un record di temperatura di 25°C, superando il record storico dell’anno precedente, secondo i dati dell’Università del Maine. Rispetto alla media del periodo 1982-2011, che in questo momento dell’anno si attesta intorno ai 23,5°C, siamo già 1,4°C sopra.

Anomalie locali

Se questo è il trend generale, in alcuni punti l’Atlantico settentrionale ha registrato temperature da 5° a 7°C superiori alla media. “Sono temperature assurde nella penisola di Labrador, nel Nord del Canada”, commenta Samuel Biener, climatologo di Meteored.

Implicazioni per l’Italia

Questo surriscaldamento ha implicazioni anche per l’Italia, e lo vedremo soprattutto quando a fine agosto e settembre, si manifesterà l’ingresso delle prime perturbazioni oceaniche organizzate, perché l’autunno meteorologico, nonostante lo sconquasso del clima, inizierà il 1° settembre.

Record di temperatura nelle acque globali

Oltre all’Atlantico settentrionale, record di temperatura stanno venendo registrati in tutto il pianeta. A maggio, le temperature superficiali del mare sono state superiori a quelle di qualsiasi altro maggio registrato, e la tendenza si è mantenuta a giugno, secondo il Servizio Europeo di Cambio Climatico Copernicus.

Un futuro di incertezza

“Le elevate temperature degli oceani contribuiscono allo scioglimento del ghiaccio ai poli, il che significa che l’acqua non si raffredda allo stesso ritmo. Questo è uno scenario senza precedenti che potrebbe avere conseguenze gravissime”, conclude Roberto Granda, meteorologo di eltiempo.es.

L’allarme meteo è lanciato: l’Oceano Atlantico settentrionale vive un riscaldamento che fa paura.

Fonte: Meteo giornale

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus