Governo

MA CHE STATO E’ IL NOSTRO: MODERNO O RETROGRADO?

Un mese fa mi chiedevo quale Europa fosse il sistema politico-economico-sociale in cui viviamo, impantanati in una profonda crisi tra ricchezza e povertà, tra parassiti speculatori e lavoratori sfruttati, tra chi ha il di più e chi non ha nemmeno il minimo, tra ipocrisia e buona fede in un confronto sempre più serrato con altre culture e popoli. E’ davvero questo il continente più antico, culla della civiltà e perciò più sensibile alle diseguaglianze?
L’Europa da tre quarti di secolo ha smesso di essere al centro degli affari del mondo ed è progressivamente scivolata nel sentiero della sudditanza sempre più marcata verso potenze, estranee all’Unione politica, che per i loro disegni geo-strategici ci impongono direttive contrarie all’interesse dei nostri cittadini con sacrifici da cui esse stesse sono esenti, e anzi traggono vantaggi incalcolabili grazie all’acquiescenza dei sonnambuli morenti di Bruxelles (Von der Leyen, Michel, Metsola, Stoltenberg) che si fingono cavalieri dell’apocalisse.
In questa allegra compagnia l’Italia si traveste da mosca cocchiera; si illude di essere alla guida della carrozza male in arnese, che invece ubbidisce agli ordini che giungono da lontano.
A questo serve la nostra presidenza del G7 di cui Meloni si vanta in ogni occasione, riempiendosi la bocca e illudendo i cittadini, come il protagonista di miseria e nobiltà, che l’Italia conti qualche cosa.
Ci sediamo a quel tavolo tra paesi con il Pil doppio o triplo, del nostro, relegati a un ruolo ancillare e tenuti al guinzaglio per tema di fughe in avanti o pungolati a agire per conto terzi.
Il nostro è un paese povero con un debito che cresce di continuo a ritmo mensile di circa 12 miliardi per complessivi 2.843 miliardi cioè il 141,7% del Pil di cui solo il 13% in mano alle famiglie italiane.
L’Italia non cresce perchè lo Stato non sa fare scelte di investimenti, nn sa iniettare liquidità nelle tasche dei cittadini come dimostrano i continui giochi di prestigio dello spostamento di fondi che non ci sono da una posta di bilancio all’altra, e che ogni anno vara una manovra finanziaria a debito caricato sulle spalle di chi non è ancora nato.
E’ un paese arretrato in tema di infrastrutture e di tutela del territorio, con una sanità svenduta al privato, con una burocrazia di stampo ancor oggi novecentesco, con procedure cavillose create apposta da azzeccagarbugli, e votate alla cieca in un Parlamento vincolato alla fiducia, in modo che anche le più piccole rotelle dell’ingranaggio possano controllare il meccanismo e incepparne il funzionamento.
Tutti hanno assistito alla vergognosa procedura dello spoglio delle schede delle elezioni in Sardegna. In quale paese del G7 alla chiusura delle urne si consente anche alle schede di dormire una notte? In quale paese per scrutinare una scheda, dico una sola scheda con al massimo 4 segni, si impiegano 18 ore vittime della lumachite, con scrutatori che fanno le crocette su fogli volanti? Come mai tutti gli osservatori, i delegati di lista, erano in possesso dei dati già alle 5 del pomeriggio mentre la televisione si lambiccava tra dati forniti con il contagocce. Possibile che i servizi elettorali del Ministero dell’Interno e delle Regioni siano ancora così arretrati da non tenere aggiornato lo spoglio in tempo reale su maxi schermi come avviene in India o in Brasile con il sistema elettronico?
Come faremo, tra poco più di tre mesi, a non essere spernacchiati dai 26 partner dell’Unione nello spoglio delle schede per le elezioni europee che debbono per legge avvenire contestualmente in ogni paese?
E Meloni che, lo ripeto, si vanta di aver la presidenza del G7 come se fosse una conquista e non un’assegnazione obbligatoria a rotazione, se ne va a Kiev a organizzare una riunione del Club dei 7 in video conferenza, disertata da quelli che sono i nostri alleati senza aver esercitato un minimo coordinamento, ed anzi insistendo in uno stillicidio di sgarbi e ripicche con la Francia, che a sole 48 ore di distanza organizza a Parigi un super controvertice in presenza, con 27 capi di Stato e di Governo.
Come se non bastasse Meloni ha pure firmato con l’Ucraina, paese in guerra, un protocollo d’intesa decennale di assistenza militare senza la previa autorizzazione del parlamento.
Ma Meloni è la stessa persona che scorrettamente accusava in Parlamento con toni truci Conte di aver firmato il MES con l’Europa senza avallo parlamentare o è una sosia spudorata? Si rende conto del giudizio riportato dalla stampa estera dopo la sua esibizione da avanspettacolo di fronte ai corrispondenti stranieri in Italia, che non sono affetti da servilismo?

Torquato Cardilli

28/02/2024

English translate

BUT WHAT STATE IS OURS: MODERN OR RETROGRADE?

A month ago I was wondering which Europe was the political-economic-social system in which we live, mired in a profound crisis between wealth and poverty, between parasitic speculators and exploited workers, between those who have the most and those who don’t even have the minimum, between hypocrisy and good faith in an increasingly intense confrontation with other cultures and peoples. Is this really the oldest continent, the cradle of civilization and therefore most sensitive to inequalities?
For three quarters of a century, Europe has ceased to be at the center of world affairs and has progressively slipped into the path of increasingly marked subjection towards powers, foreign to the political Union, which for their geo-strategic designs impose contrary directives on us to the interest of our citizens with sacrifices from which they themselves are exempt, and indeed they derive incalculable advantages thanks to the acquiescence of the dying sleepwalkers of Brussels (Von der Leyen, Michel, Metsola, Stoltenberg) who pretend to be knights of the apocalypse.

In this cheerful company Italy disguises itself as a coachman; he deludes himself that he is driving the poorly maintained carriage, which instead obeys orders that come from afar.
This is what our presidency of the G7 is for, which Meloni boasts about on every occasion, filling his mouth and deluding the citizens, as the protagonist of poverty and nobility, that Italy counts for something.
We sit at that table between countries with double or triple our GDP, relegated to an ancillary role and kept on a leash for fear of escapes forward or goaded into acting on behalf of third parties.
Ours is a poor country with a debt that continually grows at a monthly rate of around 12 billion for a total of 2,843 billion, i.e. 141.7% of the GDP, of which only 13% is in the hands of Italian families.
Italy does not grow because the State does not know how to make investment choices, it does not know how to inject liquidity into the pockets of citizens as demonstrated by the continuous magic tricks of moving funds that do not exist from one budget item to another, and which every year launches a financial maneuver with debt loaded onto the shoulders of those who have not yet been born.
It is a backward country in terms of infrastructure and protection of the territory, with a healthcare system sold off to the private sector, with a bureaucracy that is still 20th century in nature today, with chicanery procedures created on purpose by clever people, and voted blindly in a Parliament bound by trust, so that even the smallest wheels of the gear can control the mechanism and jam its operation.
Everyone witnessed the shameful procedure of counting the ballots in the elections in Sardinia. In which G7 country do voters even allow voters to sleep for a night when the polls close? In which country to scrutinize a ballot, I mean a single ballot with a maximum of 4 marks, does it take 18 hours, victims of snails, with scrutineers making crosses on loose sheets of paper? Why was it that all the observers, the list delegates, were already in possession of the data at 5 in the afternoon while the television was racking its brains over the data provided in a drop of a drop. Is it possible that the electoral services of the Ministry of the Interior and the Regions are still so backward that they do not keep the counting updated in real time on large screens as happens in India or Brazil with the electronic system?

How will we, in just over three months, not be ridiculed by the Union’s 26 partners in the counting of ballots for the European elections which by law must take place at the same time in each country?
And Meloni who, I repeat, boasts of having the presidency of the G7 as if it were an achievement and not a compulsory rotational assignment, goes to Kiev to organize a meeting of the Club of 7 via video conference, deserted by those who they are our allies without having exercised the slightest coordination, and indeed insisting on a constant stream of rudeness and spite with France, which just 48 hours away is organizing a super counter-summit in Paris with 27 heads of state and government.
As if that wasn’t enough, Meloni also signed a ten-year memorandum of understanding for military assistance with Ukraine, a country at war, without the prior authorization of parliament.
But is Meloni the same person who incorrectly accused Conte in Parliament in harsh tones of having signed the ESM with Europe without parliamentary approval or is he a shameless lookalike? Do you realize the judgment reported by the foreign press after your vaudeville performance in front of foreign correspondents in Italy, who are not affected by servility?

Torquato Cardilli

02/28/2024

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

LE FAKE NEWS DEL GOVERNO MELONI DETTE ATTRAVERSO L’ISTITUTO DI STATISTICA (ISTAT): DISOCCUPAZIONE IN ITALIA AL 7,5% NON E’ ASSOLUTAMENTE VERO!

Vasto (CH), lì 9 Gennaio 2024 ore 21.04

Buonasera a tutti e a tutte, in questo articolo voglio commentare assieme a voi un tema molto caldo e a me da sempre molto caro, quello della disoccupazione, dato che ad Avezzano e qui a Vasto in Abruzzo, ci sono dentro con tutte le scarpe da più di 8 anni. L’Istituto di Statistica (ISTAT) di via Cesare Balbo 16 a Roma, popolato da mafiosi fancazzisti parcheggiati dentro dal Governo di Giorgia Meloni, da quelle menti perverse che hanno, hanno partorito il solito topolino della disinformazione, che non chiamo fake news per non dare soddisfazione agli americani ed alla loro globalizzazione che ha finito per contagiare pure la terminologia usata dalla maggior parte degli italiani stronzi che vanno loro appresso. Secondo questi criminali disinformatori seriali pluriennali, la disoccupazione è al 7,5%:

https://www.corriere.it/economia/lavoro/24_gennaio_09/istat-tasso-disoccupazione-75percento-novembre-record-gli-occupati-1c0fca24-aed3-11ee-a0bf-e207f02bcbec.shtml

cioè secondo questi fenomeni da circo equestre che al posto dei neuroni hanno due scimmie che giocano a ping-pong, 7,5 persone ogni 100 in età da lavoro sono senza un lavoro, tutto questo è falso, non è assolutamente vero, ed è bene ogni tanto fare un pò di sana controinformazione: secondo me, la disoccupazione reale attuale nel nostro Paese si attesta a livello nazionale intorno al 45%, con punte del 60% nelle regioni del Mezzogiorno, vale a dire Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e ci metto anche la Sardegna! Prima di tutto il concetto di “lavoro” che ha il Governo e l’ISTAT è folle e deviato, significa che per loro il lavoro è dato dai contratti a progetto e a tempo determinato di 3-6 mesi, mentre il vero concetto di lavoro passa necessariamente attraverso il contratto a tempo indeterminato, solo in questo modo si permetterebbe a tutti i giovani under 30 e agli over 35 come me vicini ai 40 anni di rimanere nel nostro Paese accanto alle loro famiglie e di non alimentare continuamente il fenomeno piaga sempre più preoccupante e crescente dell’emigrazione giovanile è il lavoro a tempo indeterminato e per fare questo, il Governo e lo Stato Italiano hanno l’onere ed il dovere etico e morale di creare nuovi posti di lavoro, non avviare tutti i giovani in età da lavoro attraverso progetti di microimprenditoria giovanile mediante misure governative improbabili come “Io Resto al Sud” per restare a vivere a lavorare nel Mezzogiorno dove il lavoro non c’è mai stato e mai ci sarà, perché nessuno da Roma ha interesse a creare nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato per permettere ai giovani di restare in Italia, di avere una compagna, di fare dei figli e di avere una famiglia propria, non di rimanere sempre sotto la potestà di mamma e papà, come ad esempio ho dovuto fare io per necessità non certo per scelta, perchè se decidessi di abbandonare di punto in bianco quelle due certezze che ora ho, la casa e la famiglia di origine per andare a lavorare fuori regione o all’estero, sarei immediatamente sommerso dalle ingenti spese vive da sostenere da solo, come il vitto, l’affitto per l’alloggio e le bollette sempre più care: il carovita non è un fenomeno che sta colpendo un Paese come l’Italia, ma anche tutti gli altri paesi dell’Eurozona e, tra questi, l’Italia è senza ombra di dubbio alcuno che è tra quelli che ha il debito pubblico più alto di tutti gli altri ed ha gli stipendi tra i più bassi di tutta Europa, 1200€ al mese, ben al di sotto della media europea (1600-2200€ al mese), considerando la paga di un lavoro full-time di 8 ore al giorno, non considerando che c’è gente che lavora per molte più ore ed in quel caso non posso fare loro che i miei migliori auguri di cambiare lavoro, perché in quel caso non si tratta di tale ma di un supplizio, si vive per lavorare, mentre invece un lavoro serio e ben retribuito, sfruttando anche la settimana corta di 28-32 ore settimanali, come stanno adottando da alcuni anni in Finlandia, dovrebbe permettere a tutti di lavorare per vivere, il che è ben diverso come concetto! Non capisco ancora per quale motivo qui in Italia i giovani non raccomandati, che non si vendono alla politica cientelare di merda di turno, creata da un sistema in cui non tutti si vogliono riconoscere, non ne vogliono fare parte e che non lavorano sfruttando le leggi speciali sulla disabilità civile o sui mutilati o orfani di guerra, come la Legge 68/99 articolo 1 o articolo 18, sono sempre costretti a vivere in un assillante dubbio amletico, ovvero il dover essere messi costantemente di fronte ad un bivio: scelgo di lavorare all’estero, sacrificando di vivere la mia famiglia, oppure vivo la mia famiglia e sacrifico ogni opportunità di lavoro in Italia e all’estero? Questo è il dilemma amletico che mi pongo io e come me, centinaia di migliaia di altri giovani italiani, che sanno di non poter conservare la famiglia ed il lavoro insieme nel proprio Paese in cui si risiede, mentre chi è raccomandato dlla politica che conta, allora possono permettersi di mantenere immacolati entrambi gli aspetti! Quei pochi che ancora credono nella politica che può dare loro dei vantaggi vanno a votare alle elezioni nazionali ogni cinque anni e chi vedono ogni volta apparire in tv davanti a loro? Sempre le stesse facce di bronzo politici del cazzo! Loro sono sempre pronti lì, ad aspettarci tutti come i falchi, in attesa di rivolgersi a loro per avere uno straccio di lavoro precario che consenta il fatto di dover sempre tornare da loro ogni volta che scade il contratto a termine, così ogni volta si è indotti a votarli e a vederli sempre tra i piedi ad ogni tornata elettorale, per cui ditemi voi se questa è vita in questo fottuto Paese! Con tutta questa gentaglia massonica che ormai gira in Italia nei posti di comando, che contano, allora io dico che fanno bene centinaia di migliaia di giovani ogni anno ad esercitare la disobbedienza civile, o a non lavorare per niente come ho dovuto fare io al momento per necessità, non certo per scelta, perché non ci sono più le condizioni ideali per lavorare in presenza a contatto con altra gente negazionista del COVID19 che non si degna neanche di usare le mascherine almeno nei luoghi al chiuso, nel rispetto della salute propria e quella degli altri, o a pisciare loro in faccia ed andarsene all’estero, in questo modo però i giovani alimentano il Prodotto Interno Lordo (PIL) di un’altra nazione, ma la soddisfazione di non vedere sempre intorno a sè i soliti politici italiani di merda da salotto, immagino sia massima e dipinta sui loro volti e rideranno di questa gentaglia, ogni volta che ci pensano! So bene che in Italia i politici ed i massoni dietro di loro ci hanno preso tutti per deficienti, ma non fino a questo ignobile punto, io le loro fregnacce non me le sorbetto, perché penso di essere decisamente più intelligente di loro, con il titolo di laurea che ho e che loro non potrebbero vantare nemmeno con cinque vite disponibili!

Questo mio discorso va preso alla lettera per quello che sto vivendo da più di 8 anni qui in Abruzzo, un discorso che sicuramente sarà destinato a spaccare ulteriormente l’opinione pubblica italiana, come fanno i miei compagni di lotte attivisti ed attiviste del movimento ambientalista di Ultima Generazione, ogni volta che si parla di lavoro e di riforma del mercato del lavoro, ma senza avere la volontà di riformare il sistema di welfare a monte per consentire a tutti i giovani e meno giovani in età da lavoro, di lavorare con contratto a tempo indeterminato in questo assurdo Paese e continuando a professare le cazzate dette da un Governo italiano di scellerati, manigoldi, criminali e drogati e dall’ISTAT, la mia intera generazione continuerà ad essere perduta e condannata ad un ignobile destino che non corrisponde alla loro grandezza.

English translate

THE FAKE NEWS FROM MELONI’S GOVERNMENT TOLD THROUGH THE STATISTICS INSTITUTE (ISTAT): UNEMPLOYMENT IN ITALY AT 7.5% IT’S ABSOLUTELY NOT TRUE!

Good evening to everyone, in this article I want to comment with you on a very hot topic that has always been very dear to me, that of unemployment, given that in Avezzano and here in Vasto in Abruzzo, I have been in it with all my shoes for more than 8 years. The Institute of Statistics (ISTAT) in via Cesare Balbo 16 in Rome, populated by Mafia fanatics parked inside by Giorgia Meloni's Government, from those perverse minds that have, have given birth to the usual little mouse of disinformation, which I don't call fake news so as not to give satisfaction to the Americans and their globalization which has ended up infecting even the terminology used by most of the asshole Italians who follow them. According to these multi-year serial criminal disinformers, unemployment is at 7.5%: that is, according to these equestrian circus phenomena which instead of neurons have two monkeys playing ping-pong, 7.5 people out of every 100 of working age are without a job, all this is false, it is absolutely not true, and it is good every now and then do a bit of healthy counter-information: in my opinion, the current real unemployment in our country stands at around 45% at a national level, with peaks of 60% in the regions of Southern Italy, namely Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicily and I'll also throw in Sardinia! First of all, the concept of "work" that the Government and ISTAT have is crazy and deviant, it means that for them work is given by project and fixed-term contracts of 3-6 months, while the true concept of work passes necessarily through the permanent contract, in this way it would be possible for all young people under 30 and over 35s like me who are close to 40 to remain in our country alongside their families and not continually fuel the increasingly worrying and permanent employment is the growing trend in youth emigration and to do this, the Italian Government and State have the burden and the ethical and moral duty to create new jobs, not to start all young people of working age through projects of youth micro-entrepreneurship through unlikely government measures such as "Io Resto al Sud" to stay and live and work in the South where work has never been and never will be, because no one from Rome has an interest in creating new temporary jobs indefinite to allow young people to stay in Italy, to have a partner, to have children and to have a family of their own, not to always remain under the power of mum and dad as for example I had to do out of necessity and certainly not by choice, because if I suddenly decided to abandon those two certainties that I now have, the house and the family of origin, to go and work outside the region or abroad, I would immediately be overwhelmed by the huge living expenses I would have to bear alone, such as food, rent for accommodation and increasingly expensive bills: the high cost of living is not a phenomenon that is affecting a country like Italy, but also all the other countries in the Eurozone and, among these, Italy is without a shadow of a doubt one of those with the highest public debt than all the others and has among the lowest salaries in all of Europe, €1200 per month, well below the European average (€1600-2200 per month), considering the pay of a full-time job of 8 hours a day, not considering that there are people who work much longer hours and in that case I can only wish them the best in changing jobs, because in that case it is not a job but a torture, you live to work, while instead a serious and well-paid job, also taking advantage of the short week of 28-32 hours per week, as they have been adopting for some years in Finland, should allow everyone to work for a living, which is a very different concept! I still don't understand why here in Italy young people who are not recommended, who don't sell themselves to the shitty city politics of the moment, created by a system in which not everyone wants to recognize themselves, doesn't want to be part of it and who don't work by exploiting the laws special on civil disabilities or on disabled or war orphans, such as Law 68/99 article 1 or article 18, are always forced to live in a nagging Hamlet-like doubt, that is, having to constantly be faced with a crossroads: I choose to work abroad, sacrificing living with my family, or do I live with my family and sacrifice every job opportunity in Italy and abroad? This is the Hamlet dilemma that I am asking myself and, like me, hundreds of thousands of other young Italians, who know that they cannot keep their family and their job together in their own country where they live, while those who are recommended by the politics that count, then they can afford to keep both aspects spotless! Those few who still believe in politics that can give them advantages go to vote in national elections every five years and who do they see appearing on TV in front of them every time? Always the same fucking political bronze faces! They are always ready there, waiting for us all like hawks, waiting to turn to them for a scrap of precarious work that allows us to always have to return to them every time the fixed-term contract expires, so every time we are induced to vote for them and always see them underfoot at every electoral round, so tell me if this is life in this fucking country! With all this Masonic scum now roaming around in Italy in the positions of command, which matter, then I say that hundreds of thousands of young people every year are right to practice civil disobedience, or not to work at all as I had to do at the moment to necessity, certainly not by choice, because there are no longer the ideal conditions for working in contact with other COVID-19 deniers who don't even deign to use masks at least indoors, respecting their own health and that of others. others, or to piss in their faces and go abroad, in this way, however, young people fuel the Gross Domestic Product (GDP) of another nation, but the satisfaction of not always seeing the usual shitty Italian politicians around them living room, I imagine it is maxim and painted on their faces and they will laugh at this rabble, every time they think about it! I know well that in Italy the politicians and the Freemasons behind them have taken us all for idiots, but not to this ignoble point, I don't put up with their bullshit, because I think I'm decidedly more intelligent than them, with the title degree that I have and that they couldn't boast even with five lives available!

This speech of mine must be taken literally for what I have been experiencing for more than 8 years here in Abruzzo, a speech that will certainly be destined to further split Italian public opinion, as my fellow activists of the environmentalist movement of Last Generation, every time we talk about work and labor market reform, but without having the will to reform the welfare system upstream to allow all young and old in age of work, to work on a fixed-term contract indeterminate in this absurd country and continuing to profess the bullshit said by an Italian government of scoundrels, scoundrels, criminals and drug addicts and by ISTAT, my entire generation will continue to be lost and condemned to an ignoble fate that doesn't correspond to their greatness.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

IL WWF BOCCIA LA LEGGE DI BILANCIO DEL GOVERNO MELONI: SOLO LO 0,1% ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

«È una battuta d’arresto per il nostro Paese, alle politiche ambientali vanno le elemosine»

[20 Novembre 2023]

Giorgia Meloni, il Presidente del Consiglio italiano
https://greenreport.it/news/economia-ecologica/il-wwf-boccia-la-legge-di-bilancio-del-governo-meloni-solo-lo-01-allo-sviluppo-sostenibile/

Il disegno di legge di Bilancio 2024approvato dal Governo Meloni e ora all’esame del Parlamento, incassa la sonora bocciatura del WWF che parla di una «battuta d’arresto per il nostro Paese» sotto i profili della decarbonizzazione, della conservazione della biodiversità e più in generale dello sviluppo sostenibile.

I numeri in questo caso parlano chiaro: la legge di Bilancio movimenta risorse per circa 24 miliardi di euro, ma «alle politiche ambientali vanno le elemosine», come certifica un’analisi del WWF sulle tabelle elaborate dal ministero dell’Economia e da quello delle Finanze.

«Dal disegno di legge di Bilancio emerge che alle aree protette, asse portante della tutela della biodiversità, viene destinato lo 0,5% (118 milioni di euro) del totale della Manovra, mentre allo sviluppo sostenibile va lo 0,1% (42 milioni di euro)», dettagliano gli ambientalisti.

In un contesto che vede l’Italia attraversare una fase di arretramento su gran parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile, la legge di Bilancio del Governo Meloni rischia dunque di peggiorare ulteriormente la situazione. Paradossalmente, in manovra trovano però spazio progetti come quelli del ponte sullo Stretto di Messina.

«Ci troviamo di fronte – argomenta il Wwf – ad una Manovra con scarse risorse per gli investimenti che risulta essere sbilanciata, come rilevato dalla Corte dei Conti, nel finanziare con 11,6 miliardi di euro (dal 2024 al 2032) un progetto quale il ponte sullo Stretto di Messina che ha impatti limitati sul sistema economico (rileva la stessa CdC). Progetto che ancora non è suffragato da certezze sui costi (nel Def la stima è di 14,6 miliardi), da un piano economico-finanziario, da una valutazione di impatto ambientale positiva, da conferme sulla sua fattibilità tecnica in un’area ad elevato rischio sismico».

Gli ambientalisti avanzano dunque 11 proposte di modifica alla Manovra, indicando anche tra le risorse reperibili quelle dedicate ai sussidi per le fonti fossili, stimate dallo stesso Governo (con riferimento al 2021) in 14,5 miliardi di euro l’anno, sebbene altre stime (in primis quelle di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale) arrivino a superare i 60 miliardi di euro annui.

Con un taglio di 7 mld di euro ai sussidi fossili, e relativo incremento di gettito per lo Stato, il Wwf propone ad esempio di «istituire un Fondo emissioni zero per orientare il sistema produttivo nel senso dell’economia circolare, produzione energetica da fonti rinnovabili, giusta transizione».

Tra le proposte spiccano poi la cancellazione dei finanziamenti al ponte sullo Stretto, il mantenimento di 280 milioni di euro l’anno (altrimenti cancellati) al Fondo per il clima, lo stop all’ennesima proroga di sei mesi (fino al luglio 2024) per la plastic tax, la proroga del Superbonus 110% per l’efficientamento energetico di 758mila case di edilizia residenziale pubblica.

In particolare, per tutelare il Paese dal rischio idrogeologico, il Wwf chiede l’istituzione di un Fondo da 500 mln di euro nel 2024 per conseguire l’obiettivo nazionale di 1.500 km di fiumi rinaturalizzati entro il 2030 (derivante dalla Strategia europea per la biodiversità).

Per quanto riguarda infine l’agricoltura biologica, gli ambientalisti del Panda chiedono di incentivare l’uso di prodotti e fertilizzanti che siano ammessi anche in agricoltura biologica (rimodulando le aliquote Iva dal 10% al 22% per erbicidi, insetticidi e fungicidi, e dal 4% al 22% per i fertilizzanti), e al contempo di creare un Fondo da 100 mln di euro per incentivare il consumo di prodotti biologici certificati per le donne in stato di gravidanza e per i bambini sino a 3 anni.

Fonte: Greenreport

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

IL NUOVO GOVERNO MELONI SEMBRA AVER DIMENTICATO LE POLITICHE PRECEDENTI ADOTTATE PER LA MOBILITA’ CICLISTICA. E’ LA FINE DELLE POLITICHE PER LA CICLABILITA’ IN ITALIA?

https://www.linkedin.com/pulse/la-fine-per-ora-delle-politiche-nazionali-sulla-raffaele-di-marcello%3FtrackingId=LAU6RcksR1IvaFb1e1ezzQ%253D%253D/?trackingId=LAU6RcksR1IvaFb1e1ezzQ%3D%3D

Raffaele Di Marcello

Architetto Responsabile Servizio Governo del Territorio presso Comune di Giulianova

Il nuovo Governo Meloni sembra aver dimenticato quanto fatto in precedenza per la mobilità ciclistica. E’ la fine delle politiche per la ciclabilità nel nostro Paese? Chi pedala è paziente ed il tempo ci darà ragione… basta che non sia troppo tardi.

La fine (per ora) delle politiche nazionali sulla mobilità ciclistica.

Che con il Governo Meloni ci fosse stato un decisivo cambio di passo sulla mobilità ciclistica si era già intuito con il repentino ritorno di denominazione da Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili a Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del dicatestero prima guidato da Giovannini ed ora nelle mani di Salvini. Le successive dichiarazioni del nuovo Ministro non facevano ben sperare sulla comprensione, da parte di quest’ultimo, di quale processo si fosse attivato con il precedente Governo e di quanto fosse importante non buttare alle ortiche mesi di lavoro e di sperimentazioni. Purtroppo tutto quello di negativo che si poteva fare, a sfavore della mobilità sostenibile, è stato ad oggi fatto, ed anche la riforma ultima del Codice della Strada fa comprendere come, negli Uffici di via Nomentana 2, le biciclette siano viste come un inciampo e non come una risorsa e che probabilmente più di un dirigente, non vedeva l’ora che cambiasse Ministro per tornare all’antico.

Di certo manca una visione, a livello centrale come a livello periferico, della pianificazione del territorio e dei trasporti, integrata e affrontata con la consapevolezza di una complessità che non può semplificarsi in una categorizzazione degli utenti della strada (gli automobilisti, i motociclisti, i ciclisti, i monopattinatori, i pedoni, ecc.).

Il nuovo #GovernoMeloni sembra aver dimenticato quanto fatto in precedenza per la #mobilitàciclistica. E’ la fine delle politiche per la ciclabilità nel nostro Paese? Chi pedala è paziente ed il tempo ci darà ragione… basta che non sia troppo tardi.

https://x.com/bralex84/status/1706015705450139942

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

IL GOVERNO SPOSTA IL RIGASSIFICATORE A VADO LIGURE: LA POPOLAZIONE LOCALE INSORGE

5 Settembre 2023 Michele Crudelini

https://www.byoblu.com/2023/09/05/il-governo-sposta-il-rigassificatore-a-vado-ligure-la-popolazione-locale-insorge/

La scelta dei Governi Draghi e Meloni di partecipare attivamente al conflitto contro la Russia sta togliendo soldi dalle tasche dei cittadini, ma non solo.

Il costo della guerra alla Russia

Fin dall’inizio della guerra vi abbiamo infatti raccontato come la scelta di rinunciare al gas della Russia, nostro principale fornitore, abbia avuto un effetto diretto sul costo di questa materia prima. I proclami iniziali sulla ricerca dell’indipendenza energetica si sono poi nel tempo trasformati nella semplice ricerca di un cambio di fornitore.

Il nostro Paese oggi non dipende più da Mosca, ma in misura ancora maggiore dall’Algeria e dagli immancabili Stati Uniti d’America. Mentre per il paese nordafricano viene utilizzato il gasdotto già esistente per il trasporto della materia prima, il gas americano deve essere invece trasportato via nave in forma liquida per poi essere rigassificato in prossimità della costa italiana, da dove poi verrà reimmesso all’interno delle tubature.

I problemi ambientali del rigassificatore

In questo la volontà politica di emanciparsi dalla Russia comporta un secondo problema del tutto a carico dei cittadini: il gas liquefatto americano non solo costa di più, ma l’infrastruttura per la conversione ha un impatto ambientale non indifferente per la popolazione locale. Aveva fatto discutere nei mesi scorsi per esempio l’attivazione del rigassificatore di Piombino. Si trattava nello specifico della nave Golar Tundra della lunghezza di 292,5 metri.

Su Byoblu avevamo sottolineato come il Governo avesse snobbato la questione ambientale di questa infrastruttura: di solito infatti i rigassificatori rimangono lontani dalla costa, mentre in questo caso la nave era stata posta nel porto di Piombino per risparmiare tempo e costi di produzione. Inoltre non è stata autorizzata nessuna valutazione sull’impatto ambientale. Nonostante l’atteggiamento del Governo, la cittadinanza locale insieme allo stesso sindaco di Piombino Francesco Ferrari si sono mobilitati contro questa grande opera che è comunque entrata in funzione nel maggio scorso.

Il rigassificatore naviga verso Vado Ligure

E oltre a Piombino il Governo sembra aver designato un’altra vittima della russofobia: il comune di Vado Ligure. Nei piani dell’esecutivo c’è infatti la volontà di trasferire entro il 2026 il rigassificatore di Piombino dalla località Toscana lungo la costa del comune di Vado Ligure. Insomma un modo per alleviare i malumori toscani e trasferirli in un altro luogo.

Una prospettiva che non è stata però digerita anche in questo caso dalla cittadinanza locale che, come nel caso di Piombino, non è stata per nulla coinvolta dal Governo. C’è infatti una raccolta firme che ha già raggiunto oltre 5mile sottoscrizioni ed è prevista una manifestazione a Savona per questo fine settimana: una catena umana in spiaggia contro il mostro del gas.

Un’altra iniziativa di protesta interessante arriva poi da un istituto scolastico del comune di Quiliano, luogo dove dovrebbero essere posati diversi chilometri di tubature proprio per il rigassificatore. Bene, la dirigente scolastica e il gruppo docenti hanno approvato una delibera: con questa la scuola diserterà “qualsiasi proposta di educazione ambientale, civica e di salute che pervenga dalla Regione Liguria o dagli enti ad essa collegati ritenendo ipocrita la richiesta di formare le coscienze degli studenti a valori che nella realtà vengono disattesi e calpestati”.

Insomma l’educazione ambientale di potere viene dipinta finalmente per quello che è: una grande operazione di ipocrisia imposta per altro con la forza della legge. La coraggiosa ribellione della scuola non è però andata giù alla Regione Liguria che ha risposto con toni decisamente aggressivi: “Con questo atto, la dirigente dell’istituto insieme a tutti i firmatari è andata contro un principio costituzionale. La Regione informerà il ministro Valditara per chiedere chiarimenti e, successivamente, provvedimenti volti a restituire alla scuola la totale libertà di apprendimento dei suoi studenti”.

La vicenda del rigassificatore rappresenta così in maniera plastica quello che è oggi il potere in Italia: un leone rabbioso contro i cittadini pronto a trasformarsi in un timido agnellino nei consessi internazionali che impongono all’Italia scelte dannose.

Fonte: Byoblu, la TV libera dei cittadini, canale 262 del Digitale Terrestre

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

ITALIANI FAVOREVOLI AL LIMITE DEI 30 KM/H IN CITTA’. APPELLO DI FIAB A GOVERNO E MAGGIORANZA: VE LO CHIEDONO I CITTADINI

https://fiabitalia.it/italiani-favorevoli-al-limite-dei-30-km-h-in-citta-appello-di-fiab-a-governo-e-maggioranza-ve-lo-chiedono-i-cittadini/

Un italiano su due è favorevole all’introduzione del limite a 30 km/h sulle strade urbane. Un dato più che incoraggiante per FIAB che su questa proposta politica sta svolgendo un costante lavoro di advocacy nelle istituzioni, a tutti i livelli. Secondo una recente rilevazione Quorum/YouTrend per Sky TG24, il 51% di un campione rappresentativo della popolazione italiana è a favore di una misura costitutiva delle città 30: ridurre il limite massimo di velocità. La Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta ribadisce che le politiche di moderazione del traffico sommate agli incentivi alla mobilità attiva (più ciclabili e trasporto pubblico locale potenziato) sono strumenti per ridurre drasticamente il numero di collisioni letali e di decessi che purtroppo rappresentano ancora un’emergenza nazionale.

Il sondaggio

Il sondaggio in questione pubblicato da Sky TG24 ha toccato numerose tematiche di transizione ecologica e di mobilità. Una delle città portate ad esempio e che promette di fare scuola in Italia è Bologna, divenuta da pochi giorni città 30 sul modello di altre realtà europee come Parigi. Il sondaggio evidenzia che, tra coloro che si sono espressi a favore, ci sono cittadine e cittadini di ogni orientamento politico, mostrando dunque che l’Italia è pronta a un cambio di passo concreto per aumentare la sicurezza stradale nelle nostre città. La città 30 non è un tema ideologico o divisivo, ma rappresenta un miglioramento della qualità della vita sotto tutti i punti di vista. L’Italia, lo ricordiamo, detiene il primato in Europa per numero di morti in ambito urbano, dove avviene il 70% degli incidenti.

L’appello di FIAB al governo

«Le statistiche dimostrano chiaramente che la prima causa della strage stradale è la velocità in ambito urbano e questo sondaggio certifica che gli italiani lo hanno compreso.  La vita è un diritto, la velocità no, e le cittadine e i cittadini ne sono finalmente consapevoli – afferma Alessandro Tursi, presidente di FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta che aggiunge -. Ci appelliamo al Governo, alla premier Meloni e al ministro Salvini, oltre che alla maggioranza tutta, affinché ne prendano atto e agiscano per portare a 30 km/h il limite di velocità in città, tutelando così il diritto alla vita e alla salute delle persone».

FIAB ricorda alle istituzioni come la “moderazione della velocità” sia la grande assente dal disegno di legge Salvini di modifica del Codice della Strada. Aggiunge il presidente Tursi: «Rinnoviamo la richiesta di stralciare i dieci punti che colpiscono la mobilità sostenibile, tra cui le limitazioni alle corsie ciclabili, alle ZTL e all’impiego degli autovelox, tutte misure che aggraverebbero la strage stradale anziché contrastarla. In questa direzione FIAB mette come sempre a disposizione del Paese e delle istituzioni, in maniera costruttiva e collaborativa, la propria esperienza e competenza».

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

CITTA’ 30, PRESENTATO IL DISEGNO DI LEGGE IN PARLAMENTO. OBIETTIVO: AZZERARE LE VITTIME DELLA STRADA

https://fiabitalia.it/citta30subito-presentato-il-disegno-di-legge-in-parlamento-obiettivo-azzerare-le-vittime-della-strada/

«Ringraziamo i parlamentari che hanno voluto presentare la proposta alla Camera dei deputati perché è urgente una legge quadro nazionale per azzerare le vittime della strada e recuperare il ritardo nella mobilità delle città italiane». Le associazioni che da tempo stanno animando la piattaforma #Città30Subito, tra cui anche la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, hanno accolto con ottimismo il passaggio avvenuto nelle scorse ore. La proposta di legge nazionale sulle Città 30 avanzata nei mesi scorsi è stata presentata alla Camera dei Deputati.

Qui potete scaricare il PDF con le slide che presentano i punti della proposta di legge.

I firmatari della legge

La legge firmata dai diversi deputati come Roberto Morassut (primo firmatario), Francesca Ghirra, Giulia Pastorella, Anthony Barbagallo, Valentina Ghio, Filiberto Zaratti, Angelo Bonelli, Ouidad Bakkali, Andrea Casu propone in un corpus di 18 articoli una visione organica di Città 30. Perché questa rivoluzione necessaria non riguarda soltanto l’abbassamento del limite di velocità. Servono maggiori controlli ed educazione.

Perché servono Città 30

Sulla sicurezza stradale FIAB continua a chiedere un intervento da parte della politica a tutti i livelli per ridurre drasticamente il numero dei decessi e degli incidenti. In città avviene il 73% degli incidenti, che per oltre la metà dei casi vede come cause principali l’eccesso di velocità, la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti e la guida distratta.

Mentre sulle strade italiane si registra un morto ogni tre ore e un ferito ogni 2,5 minuti – il 50% delle vittime appartiene alle categorie di pedoni e ciclisti – le città europee che hanno scelto di investire sulla moderazione della velocità registrano dati rilevanti a breve termine. In Italia il 44% delle vittime perde la vita in incidenti in città, contro una media europea del 38%.

Il cuore della proposta di legge è l’inversione fra regola ed eccezione nei limiti di velocità urbani rispetto al codice della strada attuale: al posto dei 50 km/h validi in generale eccetto le “zone 30”, la norma in città diventano i 30 km/h, eccetto solo gli assi classificati dai Comuni come di scorrimento veloce, con almeno due corsie per senso, mantenuti a 50 km/h.

Ma la legge indica anche risorsestrumenti e semplificazioni per adeguare le norme sulla viabilità e sull’infrastruttura stradale alla moderazione del traffico e della velocità, al rafforzamento dei controlli, all’aumento del rispetto delle regole di comportamento sulla strada e alla diffusione di campagne di educazioneinformazione e comunicazione rivolte alla cittadinanza e a tutti gli utenti.

Il commento delle associazioni

Questo è il commento da parte delle associazioni della piattaforma #Città30Subito: «Le città 30, attraverso la moderazione della velocità e la condivisione di strade e spazi pubblici in modo sicuro, offrono una soluzione sistemica a diversi ordini di problemi che affliggono le nostre città, come la circolazione urbana, la crisi climatica, lo spazio pubblico e la violenza stradale. Grazie a questa pratica innovativa, sarà possibile fornire risposte alle stragi che ogni giorno si consumano nelle nostre strade attraverso la prevenzione e la rivoluzione del paradigma della mobilità urbana, come insegna da tempo l’esempio positivo delle città europee che già l’hanno introdotta, dando attuazione al Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030 approvato la scorsa legislatura che identifica la sicurezza stradale come un prerequisito per garantire una vita sana, promuovere il benessere e rendere le città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili. Al contrario della proposta del Ministro Salvini, che colpisce solo gli abusi alla guida e si accanisce contro la mobilità sostenibile, le città 30 km/h possono svolgere efficacemente la funzione di colmare un imperdonabile ritardo tutto italiano che costa ogni giorno vite umane».

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANA GIORGIA MELONI METTE FINE AL REDDITO DI CITTADINANZA: MIGLIAIA DI FAMIGLIE SONO STATE AVVISATE VIA SMS PER ANNUNCIARE LORO LA SOPPRESSIONE DI QUESTO AIUTO

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Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

LE ETERNE EMERGENZE DIVENTANO METODO DI GOVERNO – SOTTOTRACCIA

2 Giugno 2023 Adalberto Gianuario

https://www.byoblu.com/2023/06/02/le-eterne-emergenze-diventano-metodo-di-governo-sottotraccia/

È ormai evidente come l’emergenza sia diventata una condizione di governo che consente metodi decisionali e l’adozione di misure altrimenti ingiustificabili. In questa puntata di Sottotraccia ci occupiamo di due emergenze che, pur essendo non più giuridicamente formalizzate, continuano di fatto a tenere in piedi stati di eccezione in cui tutto sembra consentito.

La prima notizia riguarda i genitori su cui è stata aperta un’indagine di tentato omicidio per essersi rifiutati di sottoporre a tampone il proprio figlio di 4 anni in una struttura sanitaria a Milano. Per capire come sono andati realmente i fatti sono intevenute in trasmissione gli avvocati Valeria Panetta e Manola Bozzelli, dell’associazione Arbitrium, insieme a Grazia Piccinelli Cinzia Toetti del Comitato Fortitudo, le quali hanno assistito la famiglia nei momenti precedenti, contemporanei e successivi allo sconcertante episodio in cui si è vista notificare l’apertura di un’indagine.

Il modello Xylella, che in Puglia ha portato all’abbattimento di milioni di ulivi, somiglia per molti versi alla gestione Covid: un’idea di scienza distorta, declinata in principio d’autorità, ha infatti giustificato l’adozione di misure che stanno stravolgendo l’ancestrale panorama agrario della regione. Che l’abbattimento degli alberi nasconda scopi che nulla hanno a che fare con il contrasto al batterio incriminato è un sospetto che si rafforza dopo i fatti accaduti negli ultimi mesi: alberi in perfetto stato vegetativo espiantati persino in presenza di coordinate GPS errate, analisi effettuate in laboratori non accreditati e ben 6 sentenze del TAR Bari, emesse lo scorso marzo, che hanno dato ragione agli olivicoltori, ripristinando i principi razionali, prima ancora che giuridici, violati. Per apprfondire i fatti sono intervenute la geografa Margherita Ciervo e Elena Tioli, autrice del documentario “Legno vivo”.

Da questo link è possibile scaricare il libro di Margherita Ciervo “Il disseccamento degli ulivi in Puglia Evidenze, contraddizioni, anomalie, scenari. Un punto di vista geografico”.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus