Sionismo

CACCIARE IL GOVERNO MELONI, TUTTI I SERVI DELLA NATO E DEI SIONISTI! PALESTINA LIBERA, FREE PALESTINE!

https://www.carc.it/2024/02/21/cacciare-il-governo-meloni-e-tutti-i-servi-della-nato-e-dei-sionisti-palestina-libera-freepalestine/

Adesione del P.CARC al Corteo Nazionale del 24 Febbraio 2024

La causa del popolo palestinese è legata a doppio filo alle lotte sociali e ai movimenti popolari in tutti i paesi del mondo e la resistenza palestinese ha influenzato tutti i movimenti di liberazione nazionale degli ultimi decenni. Anche per questo, dopo il colpo che la resistenza palestinese ha inferto agli occupanti sionisti il 7 ottobre scorso, in ogni angolo del mondo ha preso vita un’ampia mobilitazione di solidarietà. Una mobilitazione che si è estesa man mano che lo stato e l’esercito sionista, con la complicità della Nato e di tutta la Comunità Internazionale degli imperialisti, hanno dato alla rappresaglia di stampo nazista contro il popolo palestinese la forma e il contenuto di un genocidio.
Anche in Italia, dal 7 ottobre decine di migliaia di persone sono scese in strada ininterrottamente contro il genocidio in corso in Palestina. Tuttavia nessun appello, nessuna manifestazione e tanto meno i pronunciamenti della Corte Internazionale dell’Aja, hanno fermato i sionisti e i loro complici.
Anzi, la solidarietà al popolo palestinese è stata criminalizzata a reti unificate – con l’espediente dell’equiparazione fra antisionismo e antisemitismo – e il governo Meloni, sostenuto da tutti i partiti delle Larghe Intese, tenta di soffocare le mobilitazioni, mentre assicura sostegno alla Nato e ai sionisti e collabora attivamente all’allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente (vedi il comando dell’operazione militare della Ue contro gli Houti nel Mar Rosso).
Si pone con urgenza – e chiaramente – la questione di rendere più incisiva ed efficace la mobilitazione per togliere alla Nato e ai sionisti il sostegno e la collaborazione del governo italiano. E poiché il governo Meloni non ha alcuna intenzione di farlo, l’obiettivo diventa necessariamente cacciare il governo Meloni: concentrare la mobilitazione nel rendere ingovernabile il paese a tutti i servi della Nato e a tutti i complici dei sionisti fino a cacciarli e imporre il Governo di Blocco Popolare.
Questo vuol dire mobilitare tutte le forze disponibili (partiti, organizzazioni politiche e sindacali, associazioni e movimenti) in una campagna di iniziative concatenate e coordinate per fare del sostegno politico, economico, logistico e militare che il governo Meloni accorda ai criminali sionisti un problema di ordine pubblico generalizzato: scioperi, manifestazioni, violazione di divieti e prescrizioni, campagne d’opinione, boicottaggi e disobbedienza organizzata. L’obiettivo è ambizioso, ma è l’unico realistico. E soprattutto è possibile.
Un esempio, piccolo ma significativo, viene da Reggio Emilia: la multiservizi Iren è stata costretta dalle proteste e dalle mobilitazioni a rompere gli accordi con l’azienda israeliana Mekorot esecutrice della cosiddetta “apartheid dell’acqua” contro il popolo palestinese. È una piccola vittoria che indica una strada da sviluppare!

La mobilitazione il solidarietà con il popolo palestinese e contro il genocidio ad opera dei sionisti contribuisce a elevare e generalizzare il contenuto politico di tutte le mobilitazioni e le proteste dei lavoratori e delle masse popolari.
Le manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese e in sostegno alla resistenza – che peraltro continuano dal 7 ottobre tutte le settimane in molte città – hanno contribuito a dare a ogni altra mobilitazione del periodo, quale che fosse la motivazione per cui è nata, un carattere internazionalista e hanno rafforzato la partecipazione (o per lo meno hanno sensibilizzato una parte più ampia di masse popolari) alle proteste contro la terza guerra mondiale a pezzi verso cui gli imperialisti Usa e i sionisti trascinano il mondo – da Resistenza n. 2/2024 “Organizzarsi e mobilitarsi per cacciare il governo Meloni. Non aspettare che cada da solo”.

Questo perché, al di là delle mille particolarità, tutte le mobilitazioni e le proteste sono unite fa un filo comune: sono manifestazione della resistenza agli effetti della crisi generale del capitalismo e sono rivolte contro la classe dominante. Chi fa affari con i boia sionisti sono gli stessi che fanno affari con le privatizzazioni e lo smantellamento della sanità pubblica, con gli appalti e i subappalti, con i tagli sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, con lo smantellamento dell’apparato produttivo, con la speculazione immobiliare. I bombardamenti e i rastrellamenti nella striscia di Gaza hanno gli stessi mandanti delle stragi sui posti di lavoro: i responsabili, i loro complici e i loro compari sono la classe dirigente della società, sono al governo del paese e vanno rovesciati.

Il miglior modo per solidarizzare con il popolo palestinese è rendere il nostro paese ingovernabile a loro e a tutti i complici dei sionisti e mobilitarsi per costituire il Governo di Blocco Popolare.
Per questo motivo è importante che la mobilitazione dei lavoratori si combini con quella contro il vortice di guerra in cui il governo Meloni e tutti i partiti della Larghe Intese stanno trascinando il paese al carro della Nato, con quella contro le basi militari e le armi nucleari, con quella dei comitati per la sanità pubblica, con quella in solidarietà con il popolo palestinese.
Convogliare TUTTE le mobilitazioni e le proteste nell’obiettivo comune di cacciare il governo Meloni e sostituirlo con il Governo di Blocco Popolare!

Saremo presenti alla manifestazione del 24 febbraio con lo striscione che riporta la parola d’ordine “Cacciare il governo Meloni e tutti i servi della Nato e dei sionisti – Palestina libera”. Invitiamo tutti coloro che la condividono nello spezzone del P.CARC che si raccoglierà sotto lo striscione in Piazzale Loreto dalle ore 14.

Violare i divieti e le prescrizioni

Il governo Meloni e il suo stuolo di nostalgici del ventennio hanno già dimostrato di essere sordi di fronte agli appelli, ciechi di fronte ai massacri e servi dei criminali Nato e sionisti. Al punto da pretendere di decidere loro se, come e quando è possibile manifestare contro il genocidio in corso il Palestina. Dispensano divieti e permessi, impongono percorsi, minacciano manganellate e manganellano nel tentativo di ostacolare la mobilitazione.
Tuttavia nessuno di loro può decidere se, come e quando manifestare solidarietà al popolo palestinese, se, come e quando “è permesso”. Questi sovranisti che leccano i piedi alla Nato, alla Ue e ai sionisti, che prendono ordini dalla comunità sionista in Italia quanto dal governo del macellaio Netanyhau non hanno alcuna legittimità di decidere cosa è legale e cosa no. Per questo motivo, esattamente come è accaduto il 27 gennaio a Milano tanto di fronte ai divieti di manifestare quanto alle pretese di dettare tempi, modi e percorsi del corteo è giusto e legittimo disobbedire e violare divieti e prescrizioni. Che ogni manifestazione sia un contributo a rendere ingovernabile il paese.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

THROW OUT THE MELONI GOVERNMENT, ALL THE SERVANTS OF NATO AND THE ZIONISTS! FREE PALESTINE, FREE PALESTINE!

P.CARC membership in the National Procession of 24 February 2024

The cause of the Palestinian people is closely linked to social struggles and popular movements in all countries of the world and the Palestinian resistance has influenced all national liberation movements of recent decades. Also for this reason, after the blow that the Palestinian resistance dealt to the Zionist occupiers on 7 October, a large solidarity mobilization took place in every corner of the world. A mobilization that expanded as the Zionist state and army, with the complicity of NATO and the entire international community of imperialists, gave the Nazi-style retaliation against the Palestinian people the form and content of a genocide .
Even in Italy, since 7 October tens of thousands of people have taken to the streets continuously against the genocide underway in Palestine. However, no appeal, no demonstration, much less the pronouncements of the International Court in The Hague, stopped the Zionists and their accomplices.
Indeed, solidarity with the Palestinian people has been criminalized in unified networks – with the expedient of equating anti-Zionism and anti-Semitism – and the Meloni government, supported by all the parties of the Broad Understandings, attempts to stifle the mobilizations, while ensuring support for the NATO and the Zionists and actively collaborates in the expansion of the conflict to the entire Middle East (see the command of the EU military operation against the Houthis in the Red Sea).
The question of making the mobilization to remove the support and collaboration of the Italian government from NATO and the Zionists is urgently and clearly posed. And since the Meloni government has no intention of doing so, the objective necessarily becomes to oust the Meloni government: concentrate the mobilization on making the country ungovernable for all the servants of NATO and all the accomplices of the Zionists to the point of expelling them and imposing the Government of Popular Block.
This means mobilizing all available forces (parties, political and trade union organisations, associations and movements) in a campaign of linked and coordinated initiatives to make the political, economic, logistical and military support that the Meloni government grants to Zionist criminals a problem of generalized public order: strikes, demonstrations, violation of prohibitions and regulations, opinion campaigns, boycotts and organized disobedience. The goal is ambitious, but it is the only realistic one. And above all it’s possible.

The mobilization in solidarity with the Palestinian people and against the genocide by the Zionists contributes to elevating and generalizing the political content of all the mobilizations and protests of the workers and popular masses.
The demonstrations in solidarity with the Palestinian people and in support of the resistance – which have continued every week since 7 October in many cities – have contributed to giving every other mobilization of the period, whatever the reason for which it was born, an internationalist character and they strengthened participation (or at least sensitized a larger part of the popular masses) to the protests against the piecemeal third world war towards which the US imperialists and the Zionists are dragging the world – from Resistance n. 2/2024 “Organize and mobilize to oust the Meloni government. Don’t wait for it to fall on its own.”

This is because, beyond the thousand particularities, all the mobilizations and protests are united by a common thread: they are a manifestation of resistance to the effects of the general crisis of capitalism and are aimed against the ruling class. Those who do business with the Zionist executioners are the same ones who do business with privatizations and the dismantling of public health, with contracts and subcontracts, with cuts in safety in the workplace, with the dismantling of the productive apparatus, with speculation real estate. The bombings and roundups in the Gaza Strip have the same instigators as the massacres in the workplace: those responsible, their accomplices and their cronies are the ruling class of society, they are in government of the country and they must be overthrown.

The best way to show solidarity with the Palestinian people is to make our country ungovernable for them and for all the accomplices of the Zionists and to mobilize to establish the Popular Bloc Government.
For this reason it is important that the mobilization of workers is combined with that against the vortex of war in which the Meloni government and all the parties of the Broad Understandings are dragging the country to the NATO bandwagon, with that against military bases and nuclear weapons , with that of the public health committees, with that in solidarity with the Palestinian people.
Convey ALL mobilizations and protests into the common objective of ousting the Meloni government and replacing it with the Popular Bloc Government!

We will be present at the demonstration on February 24th with the banner bearing the slogan “Expel the Meloni government and all the servants of NATO and the Zionists – Free Palestine”. We invite all those who share it to the P.CARC segment which will gather under the banner in Piazzale Loreto from 2 pm.

Violate prohibitions and regulations

The Meloni government and its crowd of nostalgics of the twenty years have already demonstrated that they are deaf to the appeals, blind to the massacres and servants of NATO and Zionist criminals. To the point of demanding that they decide if, how and when it is possible to demonstrate against the ongoing genocide in Palestine. They issue bans and permits, impose routes, threaten truncheons and beat them in an attempt to hinder the mobilization.
However, none of them can decide if, how and when to demonstrate solidarity with the Palestinian people, if, how and when “it is allowed”. These sovereignists who lick the feet of NATO, the EU and the Zionists, who take orders from the Zionist community in Italy as well as from the government of the butcher Netanyhau, have no legitimacy to decide what is legal and what is not. For this reason, exactly as happened on 27 January in Milan, both in the face of the bans on demonstrating and the claims of dictating the times, methods and routes of the procession, it is right and legitimate to disobey and violate prohibitions and regulations. Let every demonstration be a contribution to making the country ungovernable.

Source: Partito dei CARC

Meloni manganella, il popolo si ribella

https://www.carc.it/2024/02/22/meloni-manganella-il-popolo-si-ribella/

Dalla sua installazione il governo Meloni ha combinato azioni di propaganda reazionaria e promozione dello scontro di masse contro masse con la repressione delle avanguardie e dei settori più organizzati delle masse popolari.

Alcuni esempi delle ultime settimane. A Venezia davanti al teatro Goldoni, durante l’inaugurazione dell’anno accademico, ci sono state cariche contro gli studenti scesi in piazza a contestare la presenza della ministra Anna Maria Bernini. Stessa cosa è avvenuta a Firenze, dove l’inaugurazione è stata organizzata al Teatro del Maggio Musicale alla presenza del presidente della Repubblica. Senza contare gli attacchi repressivi ricevuti dagli studenti del Liceo Severi di Milano o il liceo “Alfonso Maria de’ Liguori” di Acerra in provincia di Napoli, dove 70 studenti sono stati sospesi per aver occupato in segno di protesta per l’inquinamento e la terra dei fuochi.

Ma non solo la scuola. Manganelli e repressione sono stati riservati anche a NapoliTorino e Bologna alle reti di solidarietà con la resistenza palestinese durante i presidi organizzati davanti alle sedi Rai. Stesso trattamento per alcune realtà operaie oggi in lotta come lo sgombero della Prosus di Cremona in occupazione da quattro mesi o la brutale aggressione contro i lavoratori Si Cobas durante un picchetto a Monza davanti alla fabbrica Gitre di Bellusco.

Il governo Meloni mostra i muscoli e spinge in avanti la repressione perché deve far fronte all’impopolarità crescente che sconta tra le masse popolari. Il suo sovranismo è sempre più di cartone e scandito dal tradimento delle promesse antisistema fatte in campagna elettorale. A tenere in piedi il governo resta solo il mandato di attuare le misure antipopolari e di macelleria sociale dell’agenda Draghi per conto degli imperialisti Usa e dei vertici della Repubblica Pontificia in una situazione di crisi crescente per tutto il sistema imperialista mondiale.

Il mondo dei padroni è in fiamme. I sommovimenti sono evidenti ovunque: rivolte degli agricoltori, lotte operaie, mobilitazioni per la Palestina, scontri tra i membri e gruppi della classe dominante sull’autonomia differenziata e tutti gli altri fenomeni della crisi politica, economica e sociale in corso. Rispetto a tutto questo l’unico modo che la borghesia ha per tenere a bada le masse popolari – oltre all’intossicazione e la deviazione delle coscienze – è la repressione sempre più dispiegata.

È per questo che il governo Meloni ha varato il suo “pacchetto sicurezza” attraverso il quale ha inasprito le pene per le azioni di lotta sociale più diffuse (blocchi stradali o scritte sui muri) tra gli operai, i disoccupati e gli studenti; ha elevato al rango di reato di “rivolta carceraria” anche proteste di soli tre detenuti e quelle degli immigrati rinchiusi nei “centri di smistamento temporanei”, sempre più equiparati a carceri nonostante la retorica schifosa con cui vengono denominati e presentati; ha ridotto i benefici di utilizzo delle misure alternative al carcere per tutti gli strati più poveri della società e si accanisce in particolare contro le donne incinte o con figli minori.

Per questo è sempre più necessario estendere la solidarietà e fare fronte comune contro la repressione. È sempre più urgente confrontarsi su come far ricadere la repressione poliziesca, giudiziaria ed economica, i tentativi di criminalizzazione, la persecuzio­ne di chi resiste sulle istituzioni e le autorità che li promuovono. Ribaltare ogni attacco repressivo alimentando la lotta politica, fomentando la ribellione e la moltiplicazione di scioperi e problemi di ordine pubblico per rafforzare ogni vertenza in corso, unire le mobilitazioni in corso e cacciare il Governo Meloni.

Noi invitiamo tutti quanti: organizzazioni operaie e di lavoratori, organizzazioni di giovani, di donne, esponenti sindacali e politici all’azione comune e al coordinamento contro ogni attacco repressivo e per la violazione di ogni divieto e prescrizione. Si può fare – questo dimostra l’azione di lotta fatta da Ultima Generazione a Firenze – a partire dalle prossime mobilitazioni contro la guerra del 23 e 24 febbraio e dell’8 marzo, per costruire un fronte quanto più ampio per bastonare Meloni e cacciare le larghe intese. Per imporre noi lo stato di emergenza e il governo di emergenza popolare che serve!

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Meloni baton, the people rebel

Since its installation, the Meloni government has combined actions of reactionary propaganda and promotion of the clash of masses against masses with the repression of the avant-garde and the most organized sectors of the popular masses.

Some examples from the last few weeks. In Venice in front of the Goldoni theatre, during the inauguration of the academic year, there were charges against the students who took to the streets to protest the presence of Minister Anna Maria Bernini. The same thing happened in Florence, where the inauguration was organized at the Teatro del Maggio Musicale in the presence of the President of the Republic. Not to mention the repressive attacks received by the students of the Severi high school in Milan or the “Alfonso Maria de’ Liguori” high school in Acerra in the province of Naples, where 70 students were suspended for having occupied in protest for pollution and land of fires.

But not just school. Batons and repression were also reserved in Naples, Turin and Bologna for solidarity networks with the Palestinian resistance during demonstrations organized in front of the Rai offices. Same treatment for some workers’ situations currently in conflict such as the eviction of Prosus of Cremona in occupation for four months or the brutal attack against Si Cobas workers during a picket in Monza in front of the Gitre factory in Bellusco.

The Meloni government flexes its muscles and pushes repression forward because it has to deal with the growing unpopularity it is experiencing among the popular masses. His sovereignism is increasingly cardboard and punctuated by the betrayal of the anti-system promises made during the election campaign. The only thing left to keep the government going is the mandate to implement the anti-popular and social butchery measures of the Draghi agenda on behalf of the US imperialists and the leaders of the Papal Republic in a situation of growing crisis for the entire world imperialist system.

The world of the masters is on fire. The upheavals are evident everywhere: farmers’ revolts, workers’ struggles, mobilizations for Palestine, clashes between members and groups of the ruling class over differentiated autonomy and all the other phenomena of the ongoing political, economic and social crisis. Compared to all this, the only way the bourgeoisie has to keep the popular masses at bay – in addition to intoxication and the deviation of consciences – is increasingly widespread repression.

This is why the Meloni government launched its “security package” through which it tightened the penalties for the most widespread actions of social struggle (road blocks or writings on walls) among workers, the unemployed and students; it also elevated protests by just three prisoners and those of immigrants locked up in “temporary sorting centers” to the rank of “prison riot” crime, increasingly equated to prisons despite the disgusting rhetoric with which they are named and presented; it has reduced the benefits of using alternative measures to prison for all the poorest strata of society and is particularly aggressive against pregnant women or those with minor children.

This is why it is increasingly necessary to extend solidarity and form a common front against repression. It is increasingly urgent to discuss how to bring police, judicial and economic repression, criminalization attempts and the persecution of those who resist onto the institutions and authorities that promote them. Reverse any repressive attack by fueling the political struggle, fomenting rebellion and the multiplication of strikes and public order problems to strengthen any ongoing dispute, unite the ongoing mobilizations and oust the Meloni Government.

We invite everyone: workers’ organizations, youth organizations, women’s organizations, trade union representatives and politicians to common action and coordination against any repressive attack and for the violation of any prohibition and prescription. It can be done – this is demonstrated by the fighting carried out by Ultima Generazione in Florence – starting from the next anti-war mobilisations of 23 and 24 February and 8 March, to build a front as broad as possible to beat Meloni and chase away the wide agreements. To impose the state of emergency and the popular emergency government we need!

Source: Partito dei CARC

Il 23 Febbraio si sciopera contro la guerra!

https://www.carc.it/2024/02/08/il-23-febbraio-si-sciopera-contro-la-guerra/

Raccogliendo l’appello dei giovani palestinesi e di gran parte delle comunità arabe in Italia, il Si Cobas ha proclamato per venerdì 23 febbraio una giornata di sciopero nazionale e per sabato 24 febbraio una manifestazione nazionale che si terrà a Milano. Due appuntamenti di lotta per sostenere la resistenza del popolo palestinese contro il genocidio in corso a Gaza da parte del governo sionista d’Israele, contro il governo Meloni, le sue politiche guerrafondaie e antioperaie.

“Una risposta di classe organizzata e coordinata a livello internazionale contro la carneficina in corso a Gaza, contro il colonialismo sionista e più in generale contro le guerre delle grandi potenze imperialiste in una fase di crisi generale del capitalismo, diviene ogni giorno più evidente e più stringente”Così si legge nel comunicato lanciato dal Si Cobas.

Queste iniziative sono in concatenazione con le tante altre mobilitazioni messe in campo nei mesi scorsi dal Si Cobas, dalle altre sigle del sindacalismo di base. Tra queste c’è anche lo sciopero contro la guerra del settore privato del 17 novembre a cui ha fatto seguito un’ampia manifestazione a Bologna nella quale migliaia di lavoratori hanno portato in piazza parole d’ordine contro l’occupazione del nostro paese da parte degli USA e della NATO e contro la sottomissione alle politiche genocide di Israele, ma la lista è lunga.

La risposta va costruita a partire dai posti di lavoro!

Ogni lavoratore e sindacalista può organizzare o chiedere che vengano organizzate assemblee all’interno del proprio posto di lavoro per discutere collettivamente delle ragioni dello sciopero. Di come qualsiasi rivendicazione in atto nel paese, sia quelle per porre fine alla guerra che quelle per migliorare le condizioni di vita e di lavoro, si riassumono nel cacciare il governo Meloni.

Ciascun lavoratore può discutere della mobilitazione del 23 febbraio e di quelle che verranno dopo, con i colleghi e con i delegati sindacali. Ciascuno può promuovere e organizzare l’adesione e la partecipazione di altri colleghi, anche se iscritti ad altro sindacato o senza alcuna tessera sindacale.

Tutti i lavoratori possono scioperare!

Organizziamoci per aderire in massa allo sciopero nazionale proclamato dal Si Cobas dai magazzini della logistica fino ai lavoratori delle altre vertenze in corso nel paese come quelli della TIM, dell’ex ILVA, della Gkn, della sanità e a movimenti come Non una di meno impegnate nella costruzione di un 8 marzo di lotta e mobilitazione.

È ora di proseguire il cammino intrapreso con le mobilitazioni dei mesi scorsi, con gli scioperi per difendere il diritto di sciopero sotto attacco da parte del ministro Salvini e con le manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese con l’obiettivo di cacciare il governo Meloni.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

On February 23rd we will strike against the war!

Responding to the appeal of young Palestinians and a large part of the Arab communities in Italy, Si Cobas has proclaimed a national strike day for Friday 23 February and a national demonstration to be held in Milan on Saturday 24 February. Two fight events to support the resistance of the Palestinian people against the genocide underway in Gaza by the Zionist government of Israel, against the Meloni government, its warmongering and anti-worker policies.

“An internationally organized and coordinated class response against the carnage underway in Gaza, against Zionist colonialism and more generally against the wars of the great imperialist powers in a phase of general crisis of capitalism, becomes more evident and more stringent” This is what we read in the statement launched by Si Cobas.

These initiatives are in concatenation with the many other mobilizations launched in recent months by Si Cobas, by the other acronyms of grassroots trade unionism. Among these there is also the strike against the war in the private sector on 17 November which was followed by a large demonstration in Bologna in which thousands of workers took to the streets slogans against the occupation of our country by of the USA and NATO and against submission to Israel’s genocidal policies, but the list is long.

The answer must be built starting from jobs!

Every worker and trade unionist can organize or request that meetings be organized within their workplace to collectively discuss the reasons for the strike. How any demands underway in the country, both those to put an end to the war and those to improve living and working conditions, are summed up in ousting the Meloni government.

Each worker can discuss the mobilization of February 23 and those that will follow, with colleagues and union delegates. Everyone can promote and organize the membership and participation of other colleagues, even if they are members of another union or without any union card.

All workers can strike!

Let us organize ourselves to join en masse the national strike proclaimed by Si Cobas from the logistics warehouses to the workers of the other ongoing disputes in the country such as those of TIM, the former ILVA, Gkn, healthcare and movements such as Non una di meno committed to construction of an 8 March of struggle and mobilization.

It is time to continue the path undertaken with the mobilizations of recent months, with the strikes to defend the right to strike under attack by Minister Salvini and with the demonstrations in solidarity with the Palestinian people with the aim of ousting the Meloni government.

Source: Partito dei CARC

https://www.change.org/p/noi-a-scuola-facciamo-cos%C3%AC?recruiter=38849528
https://ilmanifesto.it/a-pisa-sale-ancora-londa-della-protesta
https://ilmanifesto.it/mattarella-striglia-il-governo-per-gli-studenti-manganellati
https://ilmanifesto.it/chiediamo-scusa-ai-nostri-ragazzi
https://ilmanifesto.it/pace-in-palestina-studenti-domani-in-piazza-a-pisa-e-firenze
https://www.pisatoday.it/cronaca/manifestazione-pisa-palestina-manganellate-studenti-2-marzo-2024.html
https://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2024/03/02/pisa-manifestazione-degli-studenti-per-il-cessate-il-fuoco-a-gaza_f486be6c-193c-41f2-a65b-33c92824a987.html
https://www.lanazione.it/pisa/cronaca/corteo-pisa-diretta-beusoow6

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

LA VOCE 70-73-74 NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO

Nuovo Partito Comunista Italiano http://www.nuovopci.it

La Voce 74

del (nuovo) Partito comunista italiano, anno XXV – luglio 2023

I numeri della sottomissione del nostro Paese agli imperialisti USA-NATO

Per favorire la mobilitazione contro la guerra in corso, pubblichiamo qui di seguito una panoramica, dettagliata quanto lo permettono le nostre attuali capacità di inchiesta e ricerca, della dislocazione sul suolo italiano delle installazioni militari che gli imperialisti USA-NATO possono utilizzare più o meno liberamente a seconda degli accordi sottoscritti dal 1949 (stipula del Patto Atlantico) ad oggi dai governi della Repubblica Pontificia. Chiediamo ad ogni lettore di segnalarci eventuali imprecisioni e informazioni che raccoglie, per migliorare il lavoro di inchiesta e denuncia.

In Italia gli USA dispongono di 116 installazioni militari, suddivise in cinque tipologie diverse:

– basi e installazioni NATO, che in base agli accordi del Patto Atlantico (dal 1949 ad oggi) sono sotto amministrazione NATO;

– basi e installazioni italiane precettate per l’assegnazione alla NATO, ossia messe a disposizione delle operazioni decise dai comandi NATO e dei paesi aderenti al Patto Atlantico e alleati;

– basi e installazioni in concessione agli USA, in base agli accordi segreti del 29 giugno 1951 e del 20 ottobre 1954. Ufficialmente su queste basi la potestà è italiana mentre gli USA hanno il controllo militare su equipaggiamento e operazioni;

– basi e installazioni promiscue (USA, NATO, Italia), in base agli accordi già citati;

– basi e installazioni USA, che godono di extraterritorialità, in cui rientrano le basi e installazioni della National Security Agency (NSA), agenzia USA di spionaggio, controllo e sovversione.

Si tratta di strutture ad uso militare con diverse funzioni: centri operativi, poligoni di tiro, caserme, residenze militari, centri di comando, sistemi di comunicazione e spionaggio.

Dividiamo l’elenco per regione e non per tipologia di installazione militare, sia perché non conosciamo con precisione come è regolata tra lo Stato italiano, il governo USA e la NATO l’amministrazione di tutte le installazioni militari indicate, sia per fornire una mappatura della loro dislocazione territoriale. Da questa mappatura risulta chiaramente che in ogni zona d’Italia è possibile organizzare azioni di informazione, denuncia, sabotaggio delle attività militari dei gruppi imperialisti USA-NATO.

Alla lista di queste basi e installazioni militari, va aggiunta la presenza di distaccamenti dell’esercito USA in alcune caserme italiane, utilizzati in passato per rinforzare il “fianco est” contro l’URSS e la Jugoslavia. Con il passare del tempo, in particolare a partire dal 1995, dopo la caduta del muro di Berlino e l’inizio del crollo della Jugoslavia, la presenza di militari statunitensi nelle caserme del nord-est italiano è stata ridotta, ma in una certa misura continua. I dati che abbiamo sono parziali, ma di sicuro questa presenza riguardava e riguarda ancora oggi

– le caserme di Ceggia (VE), Palù d’Orsago (TV), Conselve (PD), Chioggia (VE), Monte Calvarina (VC), Cordovado (PN), Bovolone (VR) per reparti USAAD (artiglieria di difesa anti aerea dell’esercito USA);

– le caserme di Bressanone (BZ), Naz-Sciaves (BZ), Oderzo (TV), Codognè (TV), Longare (VC) per reparti USAFAD (artiglieria da campo dell’esercito USA).

Vanno infine considerate anche le sedi diplomatiche USA in Italia che, come ogni sede diplomatica, sono centro di direzione e conduzione di una parte delle operazioni delle agenzie di servizi segreti statunitensi:

– Ambasciata USA di Roma, via Vittorio Veneto 121

– Consolato Generale USA di Firenze, Lungarno Vespucci 38

– Consolato Generale USA di Milano, via Principe Amedeo 2/10

– Consolato Generale USA di Napoli, Piazza della Repubblica.

Samuel W.

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Installazioni militari USA-NATO su suolo italiano

Legenda sigle

USAF: aviazione USA

US Navy: marina USA

US Army: esercito USA

NSA: National Security Agency (Agenzia di sicurezza nazionale – spionaggio)

USARAF:(US Army Africa), istituito come Comando di servizio dello United States Africa Command (AFRICOM), il cui quartier generale si trova a Stoccarda

***

Trentino Alto Adige (2)

1. Cima Gallina (BZ): stazione di telecomunicazioni e radar USA-NATO.

2. Monte Paganella (TN): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

Friuli Venezia Giulia (6)

3. Aviano (PN). Base USA, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’USAF in Italia. Ci vivono e lavorano circa 3.000 militari e civili americani. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’USAF utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia e Serbia. Vi erano stoccate circa 40 testate nucleari B61 a caduta verticale, che sono state di recente sostituite dalle “nuove” B61-12, testate nucleari tattiche già in produzione negli USA di cui possono essere dotati i caccia F-35. Nella base aerea di Aviano sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31° Fighter Wing dell’USAF, dotata di due squadriglie di F-16 (nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuò in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento) e la 16° Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15 e ha il compito, sotto la direzione dello U.S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica.

4. Roveredo in Piano (PN): deposito armi e munizioni USAF.

5. Maniago (UD): conosciuto anche come poligono del “Dandolo”. È un poligono di tiro italiano in concessione alla NATO.

6. San Bernardo (UD): deposito munizioni dell’US Army.

7. Vigonovo (PN): deposito munizioni USAF.

8. Istrana (UD): aeroporto di appoggio per i paesi NATO, per le missioni di ricognizione e controllo dello spazio aereo del Nord Italia e della Slovenia.

Veneto (12)

9. Vicenza: Camp Ederle, comando della SETAF della US Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri USA stabilmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle sono circa 2.000.

10. Vicenza: Camp Del Din, aeroporto militare USA (ex aeroporto Dal Molin) che ospita la 173° brigata aviotrasportata della US Army, struttura di supporto logistico di Camp Ederle.

11. Tauriano di Spilimbergo (PN): conosciuto come “Fort Chiarle”, il deposito di munizioni più grande d’Italia, è controllato dall’Esercito Italiano ma in concessione alla NATO.

12. Tormeno (San Giovanni a Monte, VI): deposito di armi e munizioni USA.

13. Longare (VI): deposito di armi e munizioni NATO.

14. Ciano (TV): centro di telecomunicazioni e radar NATO.

15. Verona: centro di coordinamento per le operazioni aeree dell’USAF e centro di telecomunicazioni USAF.

È anche una base NATO delle Forze di Terra del Sud Europa. È in programma la costruzione di un nuovo centro di comando delle Forze di Terra dei paesi del Sud Europa aderenti alla NATO a Firenze, nel quartiere di Rovezzano.

16. Motta di Livenza (TV): sede del Multinational Cimic Group, a guida italiana, progetto di cooperazione civile-miliare della NATO.

17. Affi (VR): sede di “West Star”, bunker dell’ex Comando Forze di Terra del sud Europa della NATO. Ufficialmente dismesso, è ancora presidiato.

18. Monte Venda (PD): sede della ex base NATO Venda attiva fino al 1998. Il sito risulta dismesso, ma il sistema di telecomunicazioni e radar risulta ancora funzionante e attivo.

19. Lame di Concordia (VE): base di telecomunicazioni e radar NATO oggi gestita da remoto dal 22° Gr.R.A.M (Gruppo Radar dell’Aeronautica Militare) situato a Licola (NA).

20. Boscomantico (VE): sezione dell’aeroporto civile in concessione per uso militare agli USA. Risulta dismesso dal 2020, ma è ancora presidiato.

Lombardia (7)

21. Ghedi (BS): base dell’Aeronautica Militare italiana in uso all’USAF. Al suo interno sono stoccate circa 30 testate nucleari B61. La base è stata interessata negli scorsi anni da lavori di ammodernamento e costruzione di nuovi hangar adatti ad ospitare gli F-35 con capacità nucleare.

22. Montichiari (BS): ex aeroporto militare italiano, è stato convertito a uso civile nel 1998. Ad oggi viene utilizzato per la movimentazione di armamenti della NATO tramite aerei cargo.

23. Remondò (PV): installazione radar USA.

24. Solbiate Olona (VA): base NATO in cui si addestra e opera il Rapid Deployable Corps Italy della NATO, ossia un corpo d’armata di reazione rapida multinazionale presieduto dall’Italia.

25. Milano: quartier generale del Rapid Deployable Corps Italy della NATO (Palazzo Cusani).

26. Castiglione delle Stiviere (MN): centro di telecomunicazioni NATO.

27. Cavriana (MN): centro di telecomunicazioni NATO.

Piemonte (2)

28. Cameri (NO): base aerea USA-NATO.

29. Candelo-Masazza (VC): centro di addestramento USAF, US Army e paesi NATO.

Liguria (3)

30. La Spezia: centro di ricerca marittima e sperimentazione NATO (SANCLANT).

31. La Spezia: centro di comunicazione NATO.

32. Finale Ligure (SV): stazione di telecomunicazioni della US Army.

Emilia Romagna (4)

33. Monte Cimone (MO): stazione telecomunicazioni e radar dell’Aeronautica Militare italiana in concessione all’USAF.

34. Rimini-Miramare: centro telecomunicazioni USA.

35. Poggio Renatico (FE): aeroporto militare italiano in concessione NATO per il controllo aereo dell’est Europa, sede del “Deployable Air Command and Control Centre”.

36. Bologna: impianti di telecomunicazione del Dipartimento di Stato USA.

Marche (3)

37. Potenza Picena (MC): centro radar USA-NATO.

38. Ancona: base logistica USA-NATO tra Marina di Montemarciano e Chiaravalle.

39. Monte Conero (AN): installazioni radar USA-NATO.

Toscana (7)

40. Camp Darby (PI): base USA che ospita circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron USA. Qui, in 125 bunker sotterranei, è stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. È sede dell’VIII Gruppo di supporto USA e base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al sud del fiume Po, nel Mediterraneo, nel Golfo Persico, nell’Africa del Nord e la Turchia.

41. Coltano (PI): importante base NSA per le telecomunicazioni. Da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. È in corso un progetto di ampliamento della base per rafforzare le operazioni di supporto alle attività militari di Camp Darby.

42. Pisa: l’aeroporto civile-miliare è utilizzato come base saltuaria dell’USAF.

43. San Piero a Grado (frazione di Pisa): CISAM, centro di ricerca nucleare USA-NATO.

44. Talamone (GR): base saltuaria dell’US Navy.

45. Poggio Ballone (GR): tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli, centro radar USA-NATO.

46. Livorno: base navale USA.

Sardegna (13)

47. La Maddalena – Santo Stefano (SS): ex base della US Navy, ufficialmente dismessa ma con progetti di riconversione in corso.

48. Isola di Tavolara (SS): trasmettitore a onde lunghe ICV di supporto ai sommergibili della US Navy.

49. Monte Arci (OR): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

50. Capo Frasca (OR): poligono NATO amministrato dall’Aeronautica Militare italiana.

51. Perdasdefogu (NU): sede del Poligono Interforze di Salto di Quirra (PISQ), un poligono sperimentale ad uso NATO e amministrato dall’Aeronautica Militare italiana. Il poligono viene affittato a ditte private produttrici di armamenti, paesi NATO e alleati per i test militari e le esercitazioni a fuoco.

52. Capo San Lorenzo (CA): distaccamento a mare del PISQ, utilizzato dalle forze aeree NATO.

53. Capo Teulada (Sud Sardegna): poligono di tiro NATO per esercitazioni terrestri e aeronavali dei paesi NATO e alleati.

54. Cagliari: il porto di Cagliari è adibito a porto nucleare e adattato all’attracco di sommergibili con capacità nucleare e navi da guerra. Il Porto Canale di Cagliari, infrastruttura per la movimentazione merci, è utilizzato regolarmente per il carico-scarico di mezzi militari e armamenti destinati ai poligoni di tiro di Capo Teulada e Perdasdefogu.

55. Decimomannu (CA): aeroporto dell’Aeronautica Militare italiana, dapprima in concessione alla Luftwaffe tedesca, successivamente messo a disposizione delle esercitazioni NATO.

56. Monte Urpino (CA): depositi munizioni USA e NATO.

57. Capo Marrargiu-Alghero (SS): Centro Addestramento Guastatori (CAG) creato nel 1956, successivamente base di addestramento di Gladio, mai ufficialmente dismessa.

58. Sinis di Cabras (OR): centro di ascolto NSA.

59. Torre Grande di Oristano: centro di ascolto NSA.

Lazio (7)

60. Roma: comando per il Mediterraneo centrale della NATO e il coordinamento logistico interforze USA.

61. Roma Ciampino (aeroporto militare): base saltuaria USAF.

62. Rocca di Papa (RM): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

63. Monte Romano (VT): poligono di tiro usato saltuariamente dall’US Army e altri paesi NATO.

64. Gaeta (LT): base di attracco della VI Flotta US Navy.

65. Casale delle Palme (LT): scuola di telecomunicazioni NATO.

66. Roma: NATO Defence College, accademia di addestramento alti ufficiali NATO.

Campania (11)

67. Aeroporto Napoli-Capodichino: sede del comando delle forze navali USA Europa-Africa e della VI Flotta USA.

68. Bagnoli (NA): distaccamento della US Navy per le operazioni della VI Flotta USA.

69. Monte Camaldoli (NA): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

70. Ischia (NA): antenna di telecomunicazioni USA-NATO.

71. Nisida (NA): base US Navy.

72. Licola (NA): base radar e di elaborazione dati dell’Aeronautica Militare italiana in concessione agli USA. La base di Licola coordina da remoto il funzionamento di diverse stazioni radar su suolo italiano e opera in sinergia con il centro di coordinamento delle operazioni aeree della NATO di Torrejón (Spagna).

73. Lago Patria-Giugliano (NA): quartier generale della Allied Joint Force Command (JFC) della NATO. Sede del più grande centro di coordinamento dell’esercito USA del Sud Europa, di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.

74. Giugliano (NA): residenze per i militari USA.

75. Grazzanise (CE): base dell’Aeronautica Militare italiana in cui opera un nucleo operativo NATO specializzato nello spionaggio, in supporto al comando NATO di Lago Patria.

76. Mondragone (CE): centro di comando USA-NATO sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi USA e NATO di Lago Patria e Napoli in caso di guerra aperta.

77. Montevergine (AV): stazione di comunicazioni NATO.

Basilicata (3)

78. Cirigliano (MT): strutture di comando e controllo della US Navy.

79. Pietraficcata (MT): centro telecomunicazioni USA-NATO.

80. Pomarico (MT): centro di telecomunicazioni USA-NATO.

Puglia (11)

81. Gioia del Colle (BA): base aerea italiana in concessione ad operazioni NATO.

82. Brindisi: base logistica NATO.

83. Punta della Contessa (BR): poligono di tiro dell’Aeronautica Militare italiana in concessione alla NATO.

84. San Vito dei Normanni (BR): aeroporto militare USA, ufficialmente smantellato nel 1994 ma ancora presidiato.

85. Monte Iacontenente (FG): base del complesso radar Nadge, probabilmente dismessa o in fase di dismissione.

86. Otranto: stazione radar USA.

87. Grottaglie (TA): aeroporto dell’Aeronautica Militare italiana in concessione ad alcune operazioni di logistica degli USA e di altri paesi NATO.

88. Taranto: comando forze navali e anfibie italiane, in coordinamento con i comandi NATO.

89. Martinafranca (TA): impianti radar e telecomunicazioni NATO.

90. Aeroporto di Amendola (FG): la più grande base aerea italiana e la seconda più grande d’Europa, ospita il 32° stormo dell’Aeronautica Militare italiana. Saltuariamente utilizzata per operazioni NATO. Dall’aeroporto di Amendola partono i droni (UAV) di supporto alle operazioni militari italiane nell’ambito delle missioni NATO e UE in Africa e Medio Oriente.

91. Aeroporto di Galatina (LE): utilizzato per addestramento militare e manutenzione, spesso funge da scalo aereo anche per i paesi NATO.

Calabria (3)

92. Crotone: stazione di telecomunicazioni NATO.

93. Monte Mancuso (CZ): stazione di telecomunicazioni NATO.

94. Sellia Marina (CZ): stazione di telecomunicazioni NATO.

Sicilia (22)

95. Sigonella (CT): base terrestre dell’US Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della VI Flotta, ci lavorano circa 3.500 tra militari e civili americani. Oltre ad unità della US Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’USAF: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111. Gode di extraterritorialità.

96. Motta S. Anastasia (CT), contrada Fontanazza: stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

97. Caltagirone (CT): stazione di telecomunicazioni USA.

98. Palermo Punta Raisi (aeroporto): base saltuaria dell’USAF.

99. Isola delle Femmine (PA): deposito munizioni USA e NATO.

100. Comiso (RG): la base risulterebbe smantellata, ma l’aeroporto viene ancora utilizzato per alcune operazioni logistiche USA.

101. Niscemi (CL): base del Nav ComTelSta (sistema di comunicazione della US Navy) e sede del sistema di antenne e radar MUOS.

102. Marina di Marza (RG): stazione di telecomunicazioni USA che fa parte del sistema MUOS di Niscemi.

103. Augusta (SR): base di attracco della VI Flotta US Navy e deposito munizioni, con pontile adibito all’attracco di sottomarini nucleari. Il golfo di Augusta viene inoltre utilizzato per le operazioni di addestramento navale dei paesi NATO.

104. Monte Lauro (SR): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

105. Centuripe (EN): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

106. Trapani-Birgi: base USAF con copertura NATO.

107. Isola di Pantelleria (TP): centro telecomunicazioni US Navy.

108. Isola di Lampedusa (AG): base aerea di attacco USA per il Mediterraneo e il Nordafrica. Base della guardia costiera USA. Centro di comunicazione e ascolto NSA.

109. Acireale (CT): residenza militari USA.

110. Paternò (CT): residenza militari USA, via Vittorio Emanuele 424.

111. Catania: comando Operativo Aeronavale NATO e Base della Military Police USA, via Cardinale Dusmet 131.

112. Cava Sorciano, comune di Augusta (SR): deposito di armamenti per la VI Flotta USA nel Mediterraneo.

113. Falconara Sicula (CL): installazioni per la comunicazione tra le basi spagnole della VI Flotta USA e le unità in navigazione nel Mediterraneo.

114. Favignana (TP): centro di telecomunicazioni USA-NATO.

115. Marsala (TP): stazione di controllo e comunicazione per la difesa aerea della NATO.

116. Marzamemi (SR): base radar USA di avvistamento.

http://www.nuovopci.it/voce/voce74/numsottomissioneNATO.html

La Voce 73

del (nuovo)Partito comunista italiano anno XXV – marzo 2023

Sovranità nazionale e ricerca scientifica

La lotta per la sovranità nazionale è parte integrante della lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese nell’ambito della seconda ondata mondiale della rivoluzione proletaria: rivoluzioni socialiste nei paesi imperialisti, rivoluzioni di nuova democrazia nei paesi oppressi, avanzamento o ripresa della transizione verso il comunismo in quelli derivati dai paesi socialisti che i comunisti hanno costituito nella prima ondata rivoluzionaria e che adesso si trovano alcuni nella seconda e altri nella terza fase della loro vita.

Pubblichiamo qui di seguito due articoli che mettono bene in luce un aspetto della lotta per la sovranità nazionale: mettere fine al protettorato USA instaurato dalla borghesia italiana all’indomani della Seconda guerra mondiale, alle ingerenze dei gruppi sionisti e alla subordinazione alle istituzioni della UE serve anche perché nel nostro paese la ricerca scientifica si sviluppi al servizio del progresso delle masse popolari.

Gli articoli hanno altri due pregi. Anche se esula dal tema di cui si occupano, essi da una parte confermano la reale natura del regime politico del nostro paese, che intellettuali ed esponenti della sinistra borghese e anche del movimento comunista si ostinano a spacciare per “democratico”. Dall’altra mostrano che l’imperialismo è l’epoca della decadenza della società borghese. A causa del persistente dominio della borghesia, la conoscenza e la padronanza che gli uomini hanno raggiunto sulla natura si stanno trasformando in un disastro: l’espansione delle attività di ricerca volte alla guerra ne è una manifestazione.

Sionisti e università italiane

La collaborazione dello Stato italiano con i gruppi sionisti è ampia e articolata (abbiamo iniziato a trattarne nell’articolo Sul ruolo dei sionisti in Italia pubblicato su VO 71). Nel 2022 le relazioni tra Italia e Israele hanno continuato a rafforzarsi in particolare nel campo della ricerca e dell’industria militare, il governo Meloni prosegue su questa strada. A un mese dalla visita in Israele dell’allora presidente del Consiglio Mario Draghi (12-14 giugno 2022), il direttore generale del ministero della Difesa di Tel Aviv, generale Amir Eshel, ha infatti incontrato a Roma il capo di Stato maggiore della Difesa italiana, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il segretario generale della Difesa, generale Luciano Portolano. L’obiettivo della visita è stato ribadire i legami tra i due Paesi e potenziare la cooperazione industriale anche in nuovi settori e attraverso il coinvolgimento delle rispettive Forze Armate.

Questo incontro è stato preceduto dalla 16ª edizione della riunione bilaterale Difesa tra Italia e Israele tenuta il 20 e 21 giugno a Roma che ha sancito la fusione di Leonardo Spa con l’azienda israeliana Rada Electronic Industries, attraverso la propria controllata Leonardo DRS con sede negli Stati Uniti. Questo incontro, inoltre, è servito a fare il punto sui progetti di cooperazione nella ricerca scientifica tra i due paesi. Infatti, uno dei principali pilastri della collaborazione tra il nostro paese e Israele è la ricerca scientifica attraverso l’utilizzo delle università italiane per favorire ad ampio spettro i progetti sionisti: che siano di natura militare o di natura civile, questi progetti hanno lo scopo di rafforzare il ruolo politico e militare di Israele in Medio Oriente. Molti accordi di cooperazione sono recenti (meno di dieci anni), altri sono stati stipulati da trent’anni a questa parte e via via rinnovati annualmente e tacitamente, soprattutto quelli che hanno ricadute dirette nell’ambito militare-industriale. Infatti, i principali centri di ricerca israeliani impegnati negli accordi di cooperazione con le università italiane sono direttamente collegate agli ambienti militari e offrono da decenni servizi e ricerca al fine di elevare le capacità militari dello Stato di Israele.

 – Israel Institute of Technology – Technion: ha accordi di cooperazione con l’Università degli studi di Ferrara, “La Sapienza” di Roma, Torino, Roma Tre, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino. Questo istituto, il principale centro di ricerca israeliano, è noto per essere all’avanguardia nella ricerca dei sistemi d’arma più distruttivi utilizzati dall’esercito sionista, ricerca a cui lo Stato italiano ha collaborato attivamente nel corso degli anni attraverso accordi bilaterali curati dall’intermediazione dell’ambasciata italiana a Tel Aviv: sia attraverso la copertura dei progetti europei di cooperazione e finanziamento (vedi Horizon 2020), sia attraverso la promozione dei progetti di collaborazione nel quadro dell’Accordo di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico tra Italia e Israele.

 Università di Tel Aviv: collabora con l’Università degli Studi di Brescia, “Ca’ Foscari” di Venezia, Catania, Politecnico di Milano, Napoli “L’Orientale”, “La Sapienza” di Roma, Torino, Genova. L’Università di Tel Aviv all’ultimo bando dell’UE per i finanziamenti alla ricerca (Horizon 2020) ha firmato contratti per 117, 4 mln di euro. Tra i progetti finanziati c’è il GEO-CRADLE (un progetto di “osservazione” della Terra nelle regioni dei Balcani, del Medio Oriente e del Nord Africa). I centri di ricerca dell’Università hanno fornito per il 30% dati relativi alle regioni del Golan (Siria) della West Bank che sono oggetto di insediamenti illegali da parte dei sionisti, cui ha collaborato anche l’Università di Genova.

– Università di Haifa: collabora con l’Università degli Studi di Bologna, Ferrara, “Federico II” e “L’Orientale” di Napoli, “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano, Padova e Trento. Come le altre università israeliane, ha offerto assistenza speciale a tutti gli studenti israeliani che si sono arruolati nel corso del 2008-2009 nelle operazioni di attacco contro la Striscia di Gaza: basti pensare che per poter accedere al dormitorio del campus universitario è necessario aver svolto il servizio militare. È specializzata nella sperimentazione di sistemi di comando, sorveglianza e comunicazione e partecipa a progetti volti a rafforzare il sistema aeronautico militare israeliano.

Nel 2003 è stata firmata una convenzione tra l’Università di Haifa e l’Istituto Trentino di Cultura (centro di ricerca della provincia autonomia di Trento) per una collaborazione nel settore delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, poi estesa alla ricerca nel settore dell’informazione e dei microsistemi attraverso la collaborazione della Fondazione Bruno Kessler di Trento.

– Università Bar-Ilan: ha accordi con la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, l’Università di Catania, Firenze, Udine, Piemonte Orientale, Pisa, “La Sapienza” di Roma, “Ca’ Foscari” di Venezia. Centro di formazione dei gruppi dirigenti politici più nazionalisti di Israele, è impegnata nella formazione di alti ufficiali dell’esercito e riceve finanziamenti diretti dal Ministero della Difesa israeliano (così come l’Università di Tel Aviv). A fine 2019 ha ospitato un seminario per la futura cooperazione tra Italia e Israele nel programma Horizon 2020 dell’UE nel campo delle nanotecnologie, cui hanno partecipato il Cnr-Iccom (istituto di chimica dei composti di Sesto Fiorentino del CNR), il Cnr-Nano (istituto delle Nanoscienze di Pisa), il Cnr-Dsctm (Dipartimento di Scienze chimiche di Roma), gli atenei di Padova, Pisa, L’Aquila e il Politecnico di Milano oltre alle altre principali università israeliane.

 – Università Ben Gurion: ha progetti in corso con l’Università degli studi di Bologna, Genova, “L’Orientale” di Napoli, Pavia, il Politecnico delle Marche, Roma Tre, Torino, Trieste, Udine. Specializzata nella ricerca in robotica e nanotecnologie, vanta accordi con decine di industrie ed enti privati di ricerca in campo bellico. Con l’Università di Genova in particolare è in corso, dal 2018, un progetto di ricerca per sviluppare dispositivi bionici e robot umanoidi. Sebbene si possa pensare che simile ricerca sia utile anche all’ambito civile, la sua finalità è presto smascherata: i laboratori di robotica dell’Università Ben Gurion sono stati coinvolti negli ultimi anni nella ricerca per mettere a punto droni destinati a sganciare gas lacrimogeni e tossici durante le manifestazioni.

Questi sono alcuni esempi riguardanti la collaborazione (diretta e indiretta) del sistema di ricerca pubblico italiano con lo Stato sionista di Israele. Il contenuto di dettaglio di questi progetti è coperto dal segreto industriale e/o militare, ma una cosa è certa: nel corso degli ultimi 30 anni la stragrande maggioranza della ricerca è stata finalizzata a sostenere l’occupazione militare di Israele della Palestina e in generale del Medio Oriente, siano essi progetti militari, con dirette conseguenze nello sterminio del popolo palestinese e nell’aggressione ai territori di confine con Libano e Siria, o progetti civili volti ad agevolare la ricolonizzazione dei territori occupati (sorveglianza e spionaggio, progetti di irrigazione, coltivazione, ingegneria civile per le ricostruzioni, ecc.).

Nel 2021 i progetti di ricerca comune ritenuti meritevoli di finanziamento (pubblico italiano!) dalla Commissione Mista italo-israeliana del 25 maggio 2021 sono riportati nella Tabella 1. Sei su otto di questi progetti hanno dirette implicazioni nell’ambito militare.

Tabella 1

AcronimoPartner italianoPartner israeliano
AIO-AI for OrthopedicsUniversità di PaviaUniversity of Tel Aviv
Deep-Class-CTCsCNR – ISASIUniversity of Tel Aviv
BrS-AI-ECGPolitecnico di TorinoUniversity of Tel Aviv
BULBULUniversità del SalentoBar Ilan University
Plant REDCREA – GBThe Hebrew University of Jerusalem
RESILIENT HUMMUSUniversità degli Studi di FirenzeBen Gurion University
HPMEDMETCREA – VEVolcani Center
iBREATHEScuola Superiore Sant’AnnaAgricultural Research Organisation (ARO)

Per quanto riguarda il 2022, i progetti approvati invece sono riportati nella Tabella 2.

Tabella 2

AcronimoPartner italianoPartner israeliano
Drone TechDistretto Tecnologico Aerospaziale di PugliaHigh Lander Aviation Ltd,
ASTI – Auto System THA InsertionPolitecnico di TorinoValue Forces Ltd
We –CATUniversità di Milano BicoccaBar Ilan University
GreenH2Politecnico di MilanoThe Hebrew University of Jerusalem
Hydrogen SensorsUniversità degli Studi dell’AquilaBen Gurion University of the Negev
IVANHOEUniversità degli Studi dell’AquilaBen Gurion University of the Negev
Bio-SoRo“La Sapienza” Università di RomaBen Gurion University of the Negev
F2SMPUniversità degli Studi di PaviaTechnion Israel Institute of Technology
C-IGripFondazione Istituto Italiano di TecnologiaThe Hebrew University of Jerusalem
BIONiCSUniversità degli Studi di GenovaTel Aviv University

La collaborazione delle università italiane non passa solo attraverso il sostegno ai principali centri di ricerca israeliani. Ad esempio il Distretto Tecnologico Aerospaziale pugliese (tra i soci le Università del Salento-Lecce e “Aldo Moro” di Bari, il Politecnico di Bari, l’ENEA, il CNR, Leonardo SpA, Avio Aereo, IDS – Ingegneria dei Sistemi, ecc.) ha stipulato nel 2022 un accordo (finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e dal Ministero dello Sviluppo Economico) con High Lander Aviation Ltd, società con sede nella cittadina israeliana di Ra’anana (nei pressi di Tel Aviv), specializzata nella progettazione di software e programmi di controllo voli dei velivoli senza pilota per uso civile, sanitario e di ordine pubblico e vigilanza.

La lotta a sostegno della resistenza del popolo palestinese e dei movimenti e organismi antimperialisti del Medio Oriente, contro l’ingerenza e la sottomissione del nostro paese ai gruppi sionisti, passa anche dalle università e riguarda direttamente e indirettamente decine di migliaia di studenti e centinaia di ricercatori, le cui competenze e professionalità sono messe al servizio dell’oppressione dei popoli arabi da parte dei sionisti.

Ecco come il Pentagono condiziona e finanzia la ricerca scientifica in Italia

(estratto di un articolo scritto nel 2019 da Antonio Mazzeo, giornalista d’inchiesta e pacifista, reperibile in versione integrale su https://antoniomazzeoblog.blogspot.com)

La ricerca scientifica nelle università e nei laboratori di istituti pubblici e privati italiani? Sempre più finalizzata allo sviluppo di armi e tecnologie belliche e con il generoso contributo delle forze armate degli Stati Uniti d’America. È quanto emerge dall’analisi del data base relativo alle spese effettuate dal governo di Washington, consultabile liberamente in rete (vedi https://gov.data2www.com). La sistematizzazione dei dati, non certo facile per l’enorme mole degli indicatori e delle informazioni contenute, ha permesso di documentare come a partire dal 2010 ad oggi il Dipartimento della Difesa USA, congiuntamente a US Army, US Air Force e US Navy abbia sovvenzionato con oltre 15 milioni di dollari programmi, sperimentazioni, conferenze, workshop e scambi internazionali delle università e dei più noti centri di ricerca nazionali.

Principali beneficiarie delle sovvenzioni dell’apparato militare a stelle e strisce sono, in ordine, l’Università degli Studi di Padova (22 i progetti per un ammontare complessivo di 1.427.549 dollari, di cui erogati 1.125.267); il Politecnico di Milano (1.183.353 dollari, di cui utilizzati in parte per un controverso studio sui mammiferi marini d’interesse della Marina militare statunitense); l’Università di Trieste (1.061.080); la Sapienza di Roma (957.194). A seguire ci sono poi l’Università di Bologna (602.620 dollari); Genova (454.388); la Cattolica del Sacro Cuore di Milano (432.000 per un programma di ricerca scientifica applicata sulla “modulazione delle funzioni cerebrali”, appena conclusosi); Catania (372.500 dollari, prima tra le università meridionali grazie ai programmi elaborati dal Dipartimento di Ingegneria Elettronica ed Informatica); Parma (363.500 dollari, in buona parte destinati alla ricerca e allo sviluppo del “Low Cost 3rd Vision”, presumibilmente visori di ultima generazione per militari e robot); il Politecnico di Bari (346.000); l’Università di Siena (316.000); Pisa (317.000, tutti al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione); Brescia (300.500), L’Aquila (264.000); Firenze (260.346); Milano (224.050); la Federico II di Napoli (230.940 dollari, in buona parte per un progetto triennale di ricerca sulla “sopravvivenza dei materiali compositi in ambiente marino”, che si concluderà a fine settembre 2019); l’Università di Trieste (211.345 dollari, quasi tutti al Dipartimento di Fisica); l’Università Politecnica delle Marche (207.000); Bari (200.000); Perugia (192.500, tutti al Dipartimento di Fisica); l’Università degli Studi della Calabria (169.000); dell’Insubria di Varese (153.500); del Sannio di Benevento (128.229 dollari su un capitolo-fondi dell’Istituto per le tecnologie USA per “misurare il sistema di calibramento” delle famigerate electroshock-weapon, le armi elettroshock entrate di moda tra le forze armate e di polizia di mezzo mondo); Udine (125.850); Torino (100.000). Sovvenzioni minori e/o simboliche sono state erogate dal Dipartimento della Difesa e dalle forze armate USA all’Università degli Studi di Roma 3 (76.000 dollari); all’Ateneo di Bergamo (70.000); al Politecnico di Torino (59.353 dollari per una ricerca sui sistemi operativi satellitari dell’US Air Force); all’Università di Camerino (27.000); Pavia (25.000); alla Fondazione degli Studi Universitari di Vicenza (20.000); Roma Tor Vergata (10.000).

 Inquietante l’ammontare dei contributi del Pentagono a favore di diversi istituti del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il maggiore ente pubblico scientifico italiano. Si tratta complessivamente di 1.538.920 dollari (1.053.800 già erogati). (…) A riprova dell’interesse strategico rivestito dal Pentagono per le aree marittime, va segnalato l’imponente contributo (861.621 dollari) a favore delle ricerche dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, noto anche come OGS – Osservatorio Geofisico di Trieste, denominazione in vigore fino al 1999, anno di trasformazione in ente pubblico nazionale. In particolare il Dipartimento della Difesa USA ha contribuito agli studi dell’osservatorio triestino sulle correnti marine nell’area orientale del Mar Mediterraneo, del Mar di Marmara (tra l’Egeo e il Mar Nero), nell’Oceano Atlantico a ridosso delle coste del Senegal. Sorprendenti per alcuni versi, invece, i contributi delle forze armate USA alle ricerche di due dei più prestigiosi centri medico-sanitari privati italiani, l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Istituto Ortopedico “Galeazzi”, entrambi con sede centrale a Milano. Nello specifico, al primo sono stati erogati 519.311 dollari per analizzare i potenziali rischi dell’esposizione ai raggi X con la tomografia computerizzata. Al “Galeazzi” sono andati invece 349.689 dollari per “ricerche medico-militari” sulla diffusione delle metastasi. Il Pentagono ha inoltre sovvenzionato con 16.000 dollari il Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP) “Abdus Salam” di Trieste e pure l’ENEA, l’ente pubblico di ricerca nazionale che opera nei settori dell’energia e delle nuove tecnologie (5.000 dollari). Sovvenzioni sono state effettuate pure a favore di società private e ad alcuni ricercatori italiani (…). Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America ha infine contribuito economicamente ad alcuni progetti di sviluppo di sistemi da guerra sottomarini realizzati dal NATO Centre for Maritime Research & Experimentation, il Centro per la ricerca e la sperimentazione marittima con sede a La Spezia, sotto il controllo dell’agenzia della NATO che si occupa di scienza e nuovi sistemi tecnologici. Complessivamente al centro ligure sono stati erogati 816.840 dollari.

http://www.nuovopci.it/voce/voce73/sovrnrscien.html#b

La Voce 70

del (nuovo) Partito comunista italiano anno XXIV – Marzo 2022

La Repubblica Pontificia e le sue missioni militari all’estero

L’ 11 febbraio 2022 il Ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini (PD), rispondendo alle dichiarazioni del presidente USA J. Biden, ha annunciato che “l’Italia ha già confermato la disponibilità a fornire il proprio contributo, qualora la NATO decidesse in tal senso”, riferendosi all’avvio di operazioni militari NATO sul fronte ucraino contro la Federazione Russa. Della sottomissione di Guerini alle direttive della NATO non c’è da stupirsi: non a caso il suo annuncio è avvenuto da Riga (Lettonia) dove l’Italia partecipa già alla missione NATO “Baltic Guardian”, che dal 2016 funge da “deterrente militare” contro la Russia.

In Italia si moltiplicano denunce e iniziative contro la guerra NATO e USA.

Ma a quante missioni militari Fuori Area (1) partecipa lo Stato italiano, in aperta violazione dell’art. 11 della Costituzione?

1. Fuori Area è il termine ufficialmente usato per indicare e travestire le missioni militari fuori dai confini nazionali.

Riportiamo di seguito qualche dato utile a definire con più precisione il fenomeno attenendoci alle tabelle e ai dati ufficiali forniti dal Ministero della Difesa e dai siti delle Forze Armate italiane. Precisiamo però che non ci occupiamo qui delle basi militari e altre agenzie NATO e USA installate (senza reciprocità, quindi in violazione della Costituzione) sul territorio italiano a partire dal 1949 e usate anche da organismi sionisti (Israele) e di altri paesi NATO e non NATO, ma gestite con grande autonomia o addirittura insindacabilmente da autorità NATO e USA, per casermaggio, deposito, addestramento (anche poligoni di tiro), operazioni militari (bombardamenti e interventi d’altro genere) contro paesi terzi. Il ruolo militare dell’Italia nelle relazioni internazionali fa capo principalmente ad esse a conferma della limitata sovranità nazionale della Repubblica Pontificia. Il ruolo svolto direttamente con propri militari è secondario.

Il Ministero della Difesa italiano assolve a due grandi funzioni: 1. la funzione di ordine pubblico insieme al Ministero degli Interni con l’impiego comune dell’Arma dei Carabinieri e con operazioni di personale militare su suolo nazionale come l’operazione “Strade sicure” e operazioni legate a eventi catastrofici (alluvioni, terremoti, altri eventi straordinari); 2. la funzione di difesa vera e propria attraverso le Forze Armate (FFAA): a questa appartengono anche le attività militari rivolte all’estero, dall’addestramento di personale militare straniero in Italia e all’estero alle missioni di presidio e combattimento.

Nel 2020 l’Italia ha investito nel Ministero della Difesa circa 25 miliardi di euro, l’1.43% del proprio PIL, situandosi leggermente sotto la media europea (1.56%). Un valore ancora lontano dagli obiettivi fissati nel 2014 dalla NATO: tutti i paesi aderenti entro il 2024 devono investire nel settore militare almeno il 2% del PIL e il governo Draghi vuole attenersi alla direttiva NATO.

I circa 25 miliardi destinati al Ministero della Difesa nel 2020 sono ripartiti tra le voci riportate nella Tabella 1, quadro storico che va dal 2016 al 2020.

Dalla Tabella 1 emerge con chiarezza che, a parte la parentesi del 2019 – legata all’installazione nel 2018 del Governo Conte 1 (con alla testa del Ministero della Difesa Elisabetta Trenta, esclusa poi dal Conte 2) con i tagli inseriti nella legge finanziaria 2019 – la spesa militare italiana aumenta sistematicamente (+19,37% dal 2016 al 2020). Correlate ad essa, come vedremo, aumentano anche le operazioni militari italiane all’estero derivanti da decisioni di organismi internazionali (ONU, NATO, UE) o da accordi tra l’Italia e altri paesi per specifiche operazioni. Stando alle fonti ufficiali, queste ultime sono operazioni varie: dalla collaborazione con le forze di polizia e le forze armate del paese che “ospita” la missione, a operazioni di pattugliamento e sicurezza delle rotte commerciali e di siti produttivi delle multinazionali italiane (in particolare ENI), fino agli embarghi, al contrasto all’immigrazione clandestina e al supporto alla stabilità politica del paese ospite.

Quanto al personale militare delle FFAA, esso nel 2019 era suddiviso tra Esercito Italiano (EI) 97.267, Marina Militare (MM) 28.512, Aeronautica Militare (AM) 39.777 per un totale di 165.556 militari. L’Arma dei Carabinieri (considerata separatamente per via della sua doppia funzione, sia di difesa che di ordine pubblico) contava 108.456 unità.

Nel 2020 il personale militare (EI, MM, AM) era ridotto a 162.745 unità, 2.811 in meno del 2019, in linea con la riduzione di 7.942 unità avvenuta tra il 2013 e il 2019. La riduzione del personale militare, in corso da molti anni, contrasta con l’aumento visto in Tabella 1 degli investimenti promossi dal Ministero della Difesa: tutti i corpi delle FFAA nel 2020 hanno goduto rispetto al 2019 di un importante potenziamento in termini di risorse e investimenti: + 265.2 milioni € (EI), +98.2 mln (MM), + 157.8 mln (AM), +425,7 mln (Carabinieri).

L’aumento degli investimenti per ogni corpo e il complessivo aumento della spesa del Ministero della Difesa confermano l’aumento generale dell’attività militare, sia all’interno che all’estero.

L’attività all’estero è molto aumentata negli ultimi 20 anni rispetto al secondo dopoguerra: l’Italia nel 1960 partecipava a 6 missioni internazionali (ora pudicamente denominate Fuori area analogamente alla denominazione di Missioni umanitarie per le operazioni militari), a 21 nel 1999, a 37 nel 2020, a 39 nel 2021, di cui 18 in Africa. In linea con questa tendenza nel 2020 è leggermente aumentato anche l’impiego di personale militare nelle missioni. I dati ufficiali per il 2020 indicano per le unità impiegate all’estero una media nell’anno di 6.462 unità stanziali (in 24 paesi), di contro a 6.357 nel 2019 e 6.309 nel 2018 e un corrispondente aumento degli oneri finanziari legati alle missioni pari a 26.528.030 €: il totale di spesa per le missioni all’estero raggiunge 1.129.436.366 €.

20162017201820192020
Funzionesicurezza6.516.054.737,237.125.893.025,047.495.137.590,757.353.899.239,747.840.418.466,65
Funzione difesa*13.904.478.791,3414.736.249.174,7615.333.089.915,3614.637.715.818,8116.679.493.808,81
*Personale10.145.543.138,9610.516.422.946,1810.992.233.655,810.883.989.403,1310.962.884.976,65
*Esercizio1.975.295.817,682.159.025.055,102.158.160.322,972.037.125.444,462.935.110.607,37
*Investimento1.783.639.834,702.060.801.173,482.182.695.936,591.716.600.971,212.781.498.224,79
Pensioni ausiliarie403.561.228,48381.205.787,21380.849.668,58369.920.188,39336.583.285,78
Funzioni esterne131.120.127,47146.998.680,06153.995.350,68147.476.084,18157.981.280,90
Totale20.955.214.884,5222.390.346.667,0723.363072.525,3722.509.011.331,1225.014.476.842,14

Tabella 1 – Per la Funzione difesa abbiamo riportato le singole voci di spesa, ossia Personale (stipendi, contributi, integrazioni salariali, ecc.), Esercizio (costo dell’attività militare, che comprende la logistica sia dell’attività su suolo nazionale che delle missioni all’estero, quindi approvvigionamenti, spese energetiche di basi e caserme, carburante, ecc.), Investimento (acquisto di nuovi lotti o edifici, finanziamento dell’industria bellica (2) e “altri tipi di investimento” non meglio specificati).

Nella voce “Pensioni ausiliarie” rientrano i fondi destinati a integrare la pensione di quegli ufficiali o sottufficiali collocati dopo il pensionamento in riserva, ossia che possono in qualunque momento essere richiamati in servizio. Le Funzioni esterne sono i compensi dati a professionisti e società esterni al Ministero della Difesa (ad es. professionisti pagati per l’adeguamento tecnologico, l’ammodernamento dei sistemi di sorveglianza del traffico aereo, la propaganda per il reclutamento e in generale il complesso di funzioni non svolte direttamente dal Ministero della Difesa, da suoi organismi o funzionari e addetti).

2. Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) sostiene con il proprio bilancio i due terzi dell’acquisto dei sistemi d’arma gestiti dal Ministero della Difesa. L’importo complessivo dei pagamenti MISE nel 2020 è stato di 2.6 miliardi € e riguarda sia investimenti pubblici nell’industria militare sia l’acquisto di armamenti. Essi si aggiungono ai soldi investiti dal Ministero della Difesa sempre nel 2020, fino ad un totale di circa 3,9 miliardi € per acquisto di armamenti.

Le forze armate italiane nel 2020 erano attive in 3 continenti (Asia, Europa, Africa) in attività militari divise in “missioni di pace” (peacekeeping) ONU, missioni NATO, missioni UE e Missioni Bilaterali o Multilaterali.(3) L’Italia si colloca al 3° posto nella NATO come paese contributore. Spiccano particolarmente la collaborazione dell’Italia con la Francia nelle missioni UE in Africa (nel Sahel e in generale nell’area sub-sahariana) e il numero di uomini impiegati nelle operazioni NATO (il 41% dei militari italiani impiegati all’estero è destinato alle 6 missioni NATO cui l’Italia ufficialmente partecipa).

3. Per Missione Bilaterale o Multilaterale si intende un’operazione militare di collaborazione tra due o più paesi non inquadrata in operazioni ONU, NATO o UE. Queste missioni generalmente sono coperte da accordi tra Stati per l’addestramento di militari, la difesa del corpo diplomatico, il pattugliamento e controllo in aree dove l’Italia ha interessi economici.

Missioni ONU nel 2020 (6 missioni, 1.091 unità impiegate):

– Asia: Libano, Pakistan;

– Europa: Cipro;

– Africa: Mali, Sahara occidentale, Libia.(4)

Missioni NATO nel 2020 (6 missioni, 2.691

unità impiegate):

– Asia: Afghanistan, Iraq-Kurdistan iracheno-Kuwait;(5)

– Europa: Kosovo, Mar Mediterraneo, Lettonia;

– Africa: ufficialmente l’Italia non partecipa a missioni NATO in Africa.

Missioni UE nel 2020 (13 missioni, 757

unità impiegate):

– Asia: Palestina, Iraq, stretto di Hormuz (Golfo Persico);

– Europa: Bulgaria, Kosovo, Bosnia-Herzegovina;

– Africa: Mali e Sahel in collaborazione con la Francia,(6) Niger e Sahel, Libia, Somalia, Corno d’Africa, Repubblica Centrafricana.

4. Attualmente in Libia si scontrano la fazione di Fayez al-Sarraj, ex premier del “governo di accordo nazionale” con sede a Tripoli sostenuto dall’Italia e dall’ONU e quella del generale Khalifa Haftar a capo dell’Esercito Nazionale Libico e della regione della Cirenaica, ex oppositore di Gheddafi in esilio negli USA fino al 2011 e oggi sostenuto da Francia, Federazione Russa, Emirati Arabi Uniti ed Egitto.

5. Missione a guida NATO a cui aderiscono in totale 83 paesi. L’Italia ha il comando dell’operazione per il 2022.

6. Nell’area sub-sahariana che va dal Sud Sudan al golfo di Guinea la Francia impiega più di 4.500 militari: è il principale paese europeo presente con proprie truppe.

Missioni Bilaterali e Multilaterali nel 2020

(11 missioni, 1.109 unità impiegate):

– Asia: Libano, Palestina, Bahrain-Qatar-Emirati Arabi Uniti con USA e Arabia Saudita;

– Europa: Romania, Albania, Montenegro, Macedonia, Polonia, Ucraina;

– Africa: Libia a sostegno di Fayez al-Sarraj, Tunisia, Niger, Mali, Egitto, Somalia, Gibuti, Golfo di Guinea, Mar Mediterraneo.

In numerose fonti (ANSA, Adnkronos, Greenpeace e altre ONG di fama internazionale, siti riconosciuti come http://www.analisidifesa.it e http://www.forzearmate.org) compaiono dati che non combaciano con quelli forniti dal Ministero della Difesa: un’ombra aleggia rispetto all’impiego del personale militare italiano all’estero così come riguardo alle spese militari.

Secondo l’Osservatorio Mil€x nei prospetti forniti dalla Corte dei Conti per il 2020 non risultano:

– il contributo diretto dell’Italia alla NATO, pari a 157 milioni € nel 2020 e 165 nel 2021, al netto delle spese per l’impiego nelle missioni NATO;

– il costo indiretto delle basi USA e NATO in Italia (520 milioni di euro l’anno);

– i fondi militari destinati alla UE: 60 milioni € nel 2020, 153 milioni € nel 2021.

Nel 2021 c’è stato un aumento dell’impegno militare italiano all’estero rispetto al 2020: 2 nuove missioni (per 230 unità). Il numero dei militari impiegati è aumentato: un impiego massimo di 9.449 militari (+836 rispetto al massimo previsto per il 2020) e una presenza media di 6.511 unità stanziali (+49 rispetto al 2020). La discrepanza tra “il tetto massimo previsto” e l’impiego effettivo dei militari in pianta stabile è opaca: si tratta di circa 3.000 militari di cui sono ignoti l’effettivo impiego “straordinario” e le missioni cui fanno riferimento.

Per adesso non abbiamo idea del numero di uomini e della mole di denaro impiegati per le varie operazioni “sporche” e altre simili manovre che lo Stato italiano conduce all’estero attraverso l’apparato militare: spionaggio, accordi con contractors (privati che forniscono corpi armati) o gruppi paramilitari e malavitosi, tangenti e quanto altro concerne l’economia nera dell’apparato militare.

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A proposito della guerra in Ucraina vedere

– Comunicato CC 7/2014, 22 febbraio 2014 – Altro che lista Tsipras e rigenerazione della UE! La guerra civile in Ucraina mostra la natura reale dell’UE e la catastrofe in cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti spinge il mondo!

– Avviso ai naviganti 39, 25 febbraio 2014 – La rivoluzione socialista in Italia e la rivolta in corso in Ucraina, il governo Renzi-Berlusconi e il congresso CGIL

– Rapporti Sociali 9/10, settembre 1991 – Analizzare i conflitti

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Conclusioni

Dalla guerra nei Balcani (1999) in poi l’Italia ha partecipato alla maggior parte delle missioni militari all’estero avviate dagli organismi internazionali di cui fa parte (ONU, NATO, UE). Allo stesso tempo i vari governi che si sono susseguiti (da D’Alema al Conte 2) hanno avviato operazioni militari a difesa degli interessi delle multinazionali italiane e per fare la propria parte nei giochi di guerra internazionali. I più noti sono i casi della diga di Mosul in Iraq (7) e dell’ENI nel delta del Niger in Africa. Tanti sono gli interessi dei gruppi imperialisti italiani da difendere: dalle rotte commerciali verso il Mediterraneo agli accordi con gli altri gruppi imperialisti USA, sionisti ed UE. Allo stesso tempo, i gruppi imperialisti italiani sono spinti dalla crisi generale del capitalismo a tenere il passo degli altri paesi: da un lato difendere i propri interessi, dall’altro partecipare alle guerre promosse da NATO e UE, per contendersi lo sfruttamento delle risorse degli ex paesi coloniali e di quei paesi che non si assoggettano al ricatto finanziario, militare e politico della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti.

7. Costruita sul fiume Eufrate nel 1986 dall’Impregilo, la diga di Mosul è la quarta più grande diga in Asia. Per la manutenzione della diga nel 2015 vinse l’appalto un’azienda legata al PD, la Trevi di Cesena. A difesa della diga di Mosul il governo Renzi nel 2015 inviò 450 militari italiani.

Il mondo è in fiamme e la tendenza al riarmo e alla guerra sono solo la manifestazione di una malattia, la crisi generale del capitalismo, di cui quando è sotto pressione la classe dominante cerca di alleviare alcuni sintomi ma che non può curare. La lotta contro le manovre di guerra oggi passa inevitabilmente dalla lotta per l’instaurazione del Governo di Blocco Popolare, un passo verso l’instaurazione del socialismo.

Alberto F.

http://www.nuovopci.it/voce/voce70/rpmissmilitari.html

Opuscolo Governo di Blocco Popolare

Avviso ai naviganti 7

16.03.2012

Siamo lieti di inviare ai nostri lettori l’eccellente opuscolo Governo di Blocco Popolare elaborato dal Settore Agitazione e Propaganda del P. CARC. Supponiamo che i compagni del SAP non abbiano obiezioni e ci scusiamo con loro per non aver preventivamente chiesto licenza.

Nell’opuscolo Governo di Blocco Popolare i nostri lettori troveranno, in positivo, i motivi per cui ogni Organizzazione Operaia e ogni Organizzazione Popolare deve far proprio l’obiettivo di costituire il GBP e cosa deve fare per contribuire a raggiungerlo; in negativo, i motivi per cui i risultati delle lotte delle masse popolari contro il governo della Repubblica Pontificia per far fronte alla crisi del capitalismo non sono ancora all’altezza dello slancio e degli sforzi che milioni di uomini e donne, giovani e adulti, autoctoni e immigrati profondono in esse.

Di fronte alla crisi del capitalismo vi sono due vie opposte:

la borghesia imperialista, il clero e i loro seguaci e agenti ricorrono a manovre d’ogni genere per fornire più soldi e potere alle banche, alle istituzioni finanziarie e ai grandi capitalisti;

le OO e OP devono costituire un loro governo d’emergenza che operi secondo il programma delle Sei Misure Generali.

Se noi teniamo l’iniziativa in mano, sono le istituzioni della borghesia imperialista che devono rincorrere le iniziative delle masse popolari, sono sulla difensiva.

Se noi lasciamo l’iniziativa alle istituzioni della borghesia imperialista, sono le masse popolari che devono rincorrere le manovre della borghesia imperialista, sono loro sulla difensiva.

Questo vale in ogni campo della vita sociale.

Buona lettura dell’opuscolo!

GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE

Tutti i principali concetti necessari per condurre con iniziativa e flessibilità, orientandosi autonomamente, la lotta per la costituzione del GBP. http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav07.html

Le innumerevoli lotte condotte attualmente, nonostante siano condotte senza legami organizzativi tra loro, avrebbero un’efficacia enormemente maggiore se in ognuna di esse, oltre a porsi il proprio particolare e specifico obiettivo, i protagonisti si ponessero anche l’obiettivo comune di costituire un governo che voglia attuare l’obiettivo che essi perseguono con la loro lotta.

Indice

1.  Il nostro compito attuale

2. Cos’è il GBP, in che cosa consiste

3. GBP e socialismo

novembre 2011
 

1.  Il nostro compito attuale

Il nostro compito attuale non è costruire un GBP, il nostro compito attuale è creare le tre +1 condizioni per la costituzione di un governo d’emergenza, perché le organizzazioni operaie e popolari, cioè perché i loro capi (Rinadini, Di Pietro, Beppe Grillo, Bernocchi, Cremaschi, ecc.) costituiscano un GBP, lancino un movimento per la costituzione di un governo d’emergenza per far fronte alla crisi, anziché chiacchierare e menare il can per l’aia. E chiedano ai lavoratori dell’ALCOA, di Termini Imerese, della FINCANTIERI, a tutti i delegati, ecc. di mobilitarsi e scendere in piazza per un governo di emergenza che faccia fronte alla crisi. Noi non siamo in grado di costituire alcun GBP e nemmeno di lanciare un movimento per costituire un GBP. Noi per ora non abbiamo né seguito né ascolto per lanciare un simile movimento. Quei personaggi e altri li hanno per questo dobbiamo “usarli” (sistema delle leve). Dire che noi vogliamo, dobbiamo costruire un GBP, toglie serietà e credibilità alla nostra azione. Dire che tutti i personaggi che si agitano con qualche seguito (e farne anche i nomi per rendere la cosa più concreta e provocare) devono mettersi alla testa di un movimento per formare un governo d’emergenza che faccia fronte alla crisi, vuol dire mettere le loro chiacchiere con i piedi per terra, metterli con le spalle al muro presso il loro pubblico (dare l’unico sbocco realistico alle loro promesse).

Quali sono le 3+1 condizioni per la costruzione del GBP?

1. Propagandare l’obiettivo del Governo di Blocco Popolare e spiegare in cosa consiste, fino a che la sua costituzione diventi la sintesi consapevole delle aspirazioni delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari e lo strumento per realizzarle. Ognuna di esse può realizzare (o almeno avanzare con ragionevoli prospettive di successo verso la realizzazione del suo obiettivo particolare solo se nel paese si costituisce il GBP.

2. Moltiplicare e rafforzare (politicamente e organizzativamente) a ogni livello le organizzazioni operaie e popolari.

3. Promuovere in ogni modo e ad ogni livello il coordinamento delle organizzazioni operaie e popolari (reti territoriali e reti tematiche a livello di zona, provincia, regione o dell’intero paese): per questa via esse costituiranno il nuovo governo, che sembrerà ad esse, alle masse popolari e perfino a una parte della borghesia l’unica via percorribile, l’unica via di salvezza.

Come si instaura il GBP? Rendendo il paese ingovernabile da ogni governo emanazione del Vaticano, dei padroni, dei ricchi, delle organizzazioni criminali, degli imperialisti USA e succube del sistema imperialista mondiale

Per costruire un governo di emergenza popolare la cosa fondamentale non sono le elezioni: non ci arriveremo seguendo regole e prassi che il Centro-destra calpesta apertamente dopo che per anni il Centro-sinistra le ha aggirate sottobanco.  GBP ed elezioni. Come si forma un governo di emergenza popolare senza vincere le elezioni? E’ una delle domande più frequenti, che ci fanno anche operai e lavoratori avanzati; sulla stessa lunghezza d’onda, Giorgio Cremaschi e altri dirigenti della FIOM concludono che per dare “soluzione politica” della crisi occorre candidarsi in qualcuno dei partiti esistenti; altri, come Paolo Flores d’Arcais, che occorre fare una “lista civica”.

A chi avanza questa obiezione per ragioni di moralità, di legittimità a governare come se le elezioni condotte nelle condizioni attuali esprimessero la volontà politica della popolazione, occorre far presente un dato di fatto. La maggioranza Berlusconi-Bossi-Fini su cui si è creato il governo Berlusconi, alle elezioni del 2008 ha avuto 17 milioni di voti (19 milioni se si aggiungono anche i voti di Casini), su 47 milioni di elettori. È chiaro che 17 o 19 milioni di voti non sono la maggioranza dei 47 milioni di elettori, anche se non si contano i giovani tra i 14 e i 18 anni che portano gli elettori a 50 milioni e gli immigrati a cui è negato il diritto di voto. La maggioranza parlamentare del blocco Berlusconi-Bossi-Fini non è venuta dalla volontà degli elettori, ma 1. dalla legge elettorale truffa, la porcata di Calderoli che trasforma una minoranza di voti validi (il 46%) in straripante maggioranza di parlamentari (e che parlamentari: scelti da Berlusconi per i servizi che gli rendono!) e 2. dall’allontanamento delle masse popolari dalla lotta politica borghese (e quindi anche dalle elezioni) che ha portato gli astenuti e i voti nulli a 10.5 milioni, dopo che la sinistra borghese si è ridotta a scimmiottare in tutto e per tutto la destra quanto a violazione dei diritti e degli interessi delle masse popolari. Il culmine dello scimmiottamento è stato il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti con il corollario di Epifani, d’infausta memoria. La costituzione del Governo di Blocco Popolare rompe con lo scimmiottamento che dura da quasi vent’anni. Ma a parte la legittimità elettorale, è forse vero che i governi nella Repubblica Pontificia si fanno con la maggioranza degli elettori? Basta considerare l’ultimo governo del CAF per dire che non è vero. Il CAF nel 1992 vinse le elezioni politiche con 21 milioni di voti, il 53% dei 39.6 milioni di voti validi (nel 2008 il blocco Berlusconi-Bossi-Fini ebbe solo 17 dei 36.5 milioni di voti validi, il 46%). Eppure fu costretto a dimettersi dopo solo dieci mesi: nominato nel giugno ’92, venne sostituito con Ciampi nell’aprile ’93, senza elezioni. Fu abbattuto dalle dimostrazioni di piazza contro Tangentopoli e dallo sfascio dei vertici della Repubblica Pontificia divisi tra loro a causa delle dimostrazioni di piazza e del connesso crollo della DC e del PSI. Anche Ciampi (1993-1994) e Dini (1995-1996) sono diventati capi di governo senza alcun passaggio elettorale, senza essere eletti da nessuno e in nessun partito.

Neanche Monti e la sua squadra di fantocci della BCE e del FMI sono andati al governo passando attraverso le elezioni. Come non sono servite le elezioni per nominare Monti a capo del governo, così non servono e non serviranno per formare un nuovo governo, però composto da persone che godono della fiducia delle organizzazioni operaie e popolari.

Di fronte al precipitare di una crisi politica, se messi di fronte al fatto che nessun governo loro emanazione riesce a governare il paese, le classi dominanti accettano qualsiasi governo che per il momento li tiri d’impiccio, secondo la filosofia “cambiare qualcosa per non cambiare nulla”. Cioè alla sola condizione che non sia costituito da un partito comunista coeso e coerente, indipendente ideologicamente e organizzativamente dalla borghesia e fortemente legato alle masse operaie. Accettano qualsiasi governo con cui contano di poter trescare o di riuscire a boicottare e sabotare: per la sua composizione, per i limiti che esso stesso si pone nella mobilitazione delle masse popolari e nelle soluzioni che è disposto ad applicare. A questa condizione i parlamenti votano qualunque governo che le classi dominanti approvano, è già avvenuto più volte.  La questione è far precipitare la crisi politica, rendere il paese ingovernabile dalle classi dominanti e dalle loro autorità.

Oggi nei vertici della Repubblica Pontificia sono grandi e acuti i contrasti di interessi e la confusione sulla via da seguire per salvaguardare i loro interessi e i loro privilegi. Per questo non sono ancora in grado di scatenare una guerra civile ed è ancora del tutto possibile per le OO e le OP costituire un loro governo d’emergenza che attui le sei misure generali e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia come rimedio provvisorio e male minore. Oggi la borghesia e il clero non sono ancora in condizioni da approfittare delle forze armate di cui ancora dispongono e scatenare subito una guerra civile. Questa è una questione che le masse popolari, e noi comunisti con loro, dovremo regolare in un secondo tempo in condizioni per noi migliori di quelle di oggi. Dopodomani lo saranno, perché la crisi si aggrava e se il potere resta a governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia succubi del sistema imperialista mondiale, certamente gli elementi più criminali della borghesia e del clero, fautori della mobilitazione reazionaria, della guerra civile e del fascismo, acquisteranno maggiore forza. La linea Marchionne (e su un altro terreno la linea Berlusconi-Bossi, o più esattamente la linea degli esponenti più criminali e fascisti della borghesia e del clero) sono l’estrema linea di resistenza e di sopravvivenza della borghesia e del clero.

Ingovernabilità dall’alto e ingovernabilità dal basso. I vertici della Repubblica Pontificia già oggi hanno difficoltà crescenti a governare il paese. Sono divisi da gravi contrasti d’interesse e di orientamento politico. L’ingovernabilità del paese che nasce da questi contrasti non aprirà la strada alla mobilitazione reazionaria e alla direzione dei gruppi più criminali e fascisti che la promuovono, anzi faciliterà la costituzione del GBP a condizione che l’ingovernabilità del paese cresca anche dal basso, per opera delle OO e delle OP che vogliono costituire un loro governo d’emergenza.

Nel nostro paese avanza l’ingovernabilità dall’alto e anche quella dal basso: la grande manifestazione del 15 ottobre 2011 le ha fatto fare un passo avanti, contribuisce all’opera la determinata resistenza della Val di Susa alla speculazione TAV.

L’ingovernabilità dal basso e l’ingovernabilità dall’alto confluiranno a portare i vertici della Repubblica Pontificia a ingoiare la costituzione del governo popolare d’emergenza (il GBP), convinti di poter approfittare delle debolezze proprie per sua natura del GBP per riprendere in mano la situazione da una posizione di forza. Ma questo sarà un altro capitolo della storia.

Ingovernabilità dal basso. Ingovernabilità vuol dire sia ribellione e disobbedienza alle misure, alle decisioni, alle leggi e alle regole delle autorità borghesi (pars destruens) sia mobilitazione e organizzazione delle masse popolari a gestire parti crescenti della loro vita associata (attività e relazioni, soluzioni ai problemi, ecc.) da parte di centro autorevole diverso e contrapposto alle attuali autorità centrali e locali della borghesia (pars construens).

Cosa fare per alimentare l’ingovernabilità dal basso? Si tratta anzitutto di capire per quali vie si sviluppa. Le otto vie principali sono:

1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità;

2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore” (il quarto fronte del nostro PGL): le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale;

3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, occupazioni, espropriazioni dei ricchi, spese proletarie nei supermercati, uso gratuito dei servizi, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso;

4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole;

5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.;

6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità;

7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui, bollette, imposte, multe, pedaggi, tickets, affitti della case delle immobiliari, della Chiesa e di capitalisti;

8. lo sviluppo (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

Bisogna imparare dall’esperienza a praticare e combinare a un livello superiore le otto vie.

La morale oggi necessaria. Ovunque la classe dominante opprime, è possibile trasformare l’oppressione in rivolta: ma è possibile anche che con l’oppressione la classe dominante produca una maggiore sottomissione, inculchi timore, produca un maggiore abbrutimento degli oppressi. In ogni episodio e caso di oppressione, noi comunisti dobbiamo sistematicamente, con una crescente abilità che si acquisisce con la pratica, portare gli oppressi a ribellarsi.

In ogni campo, in ogni scontro noi comunisti non dobbiamo attutire i contrasti, sminuire il contrasto, assopire, disperdere, isolare gli elementi più combattivi. Non dobbiamo dare fiato e forza ai conciliatori, ai fautori di un accordo e della conclusione dello scontro. Solo con scontri di livello superiore, più organizzati e con obiettivi più elevati, le masse popolari avanzano verso la vittoria. Non dobbiamo assopire i contrasti, ma al contrario approfondire i contrasti, far risaltare più nettamente lo scontro sociale. Dobbiamo organizzare la parte più attiva (questa è la sinistra) e trasformarla in una forza politica, sulla base di essa costruire una nuova superiore fase dello scontro (concatenazione).

Per questo ad esempio dobbiamo sempre sistematicamente esaltare e additare come esempio ogni comportamento di insubordinazione e di ribellione alla borghesia, al clero e alle autorità da essi costituite. Dobbiamo incoraggiare e promuovere l’insubordinazione, la rivolta, l’appropriazione collettive, ma non condannare quella individuale: fare il massimo di cui siamo capaci per trasformarla in collettiva. Dobbiamo incoraggiare e promuovere l’insubordinazione, la rivolta, l’appropriazione organizzate, ma non condannare quella spontanea: fare il massimo di cui siamo capaci per trasformarla in organizzata. Dobbiamo condurre ogni gruppo sociale, ad ogni livello, dai piccoli ai grandi, attraverso un processo che porti dalla sottomissione alla rivolta, dall’istintivo al progettato e consapevole, dallo spontaneo all’organizzato. Più la rivolta collettiva e organizzata si dispiegherà su larga scala, più assorbirà in sé, valorizzerà e rieducherà i comportamenti e le tendenze alla rivolta individuale ed estemporanea.

1. In questa fase della nostra storia, il più antisociale, cioè il più contrario, il più nocivo alla salute e al progresso della società, tra i comportamenti individuali è la rassegnazione e la sottomissione ai padroni, al clero e alle autorità da questi costituite. Dobbiamo additare come esempio chi non si sottomette, non ingigantire i suoi limiti, che invece dobbiamo lavorare con forza perché siano superati. La ribellione individuale e spontanea è, possiamo e dobbiamo fare in modo che sia, dobbiamo imparare a fare sempre meglio e su scala sempre più vasta in modo che sia il punto di partenza per sviluppare la ribellione collettiva e organizzata. Ma deve essere a noi comunisti chiaro che dove vi è un ordinamento sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per stabilire un ordinamento sociale giusto, superiore. Ricordiamo come Lenin derideva la mentalità e il comportamento dei socialdemocratici tedeschi di destra: “La loro mentalità è tale che se devono occupare una stazione ferroviaria, pagano disciplinatamente il biglietto di ingresso, esigono che chi va ad occuparla paghi il biglietto d’ingresso!”. Nell’atteggiamo individuale di rivolta e insubordinazione la componente principale oggi, in questo contesto sociale, è positiva, da valorizzare.

2. In ordine di gravità e di nocività, tra i comportamenti individuali asociali, dopo quello indicato viene il trattamento antagonista delle contraddizioni in seno alle masse popolari. Noi comunisti dobbiamo dispiegare il massimo sforzo perché la violenza, il furto, le vie di fatto, ecc. non solo siano esercitate in modo collettivo e non individuale, organizzato e non istintivo, pianificato e non estemporaneo, ma anche perché siano esercitate con criteri di classe: non nei rapporti in seno alle masse popolari, ma contro i nemici di classe, contro i membri e le istituzioni della borghesia imperialista e del clero, contro quelli tra la borghesia e il clero che si oppongono alla rivoluzione e alla soddisfazione dei bisogni delle masse popolari; siano esercitate contro le autorità costituite dalla borghesia e dal clero, non contro le autorità che le masse popolari si danno e costituiscono per condurre la rivoluzione e regolare le contraddizioni in seno al popolo.

3. In ordine di gravità e di nocività, tra i comportamenti individuali asociali, dopo i due indicati viene il disinteressarsi delle sorti del proprio paese e dell’umanità. Riservare il proprio interesse e la mobilitazione delle proprie energie alla conservazione e riproduzione di se stesso, ai propri consanguinei e ai propri vicini, grosso modo come facevano gli uomini primitivi e come continuano a fare gli animali delle specie superiori. È l’ambito in cui la borghesia imperialista e il clero hanno cercato con un certo successo di circoscrivere l’interesse dei membri delle masse popolari quando, nel periodo del capitalismo dal volto umano, sono stati costretti dal movimento comunista a concedere sostanziali miglioramenti alle masse popolari dei paesi imperialisti in termini di quantità di beni e di servizi disponibili come condizioni della propria vita e perciò entrati a far parte delle condizioni socialmente necessarie della propri esistenza.

Questi tre “comandamenti” costituiscono oggi il “decalogo” che dobbiamo diffondere tra le masse popolari, la morale oggi necessaria, che dobbiamo promuovere ad ogni livello. In questo consiste rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e dei suoi padrini.

Dialettica prima e seconda gamba nella creazione delle condizioni per la costruzione del GBP. Per quanto riguarda il campo delle masse popolari, il passaggio necessario perché il movimento di resistenza e di risposta agli attacchi della borghesia, del clero e delle autorità della comunità internazionale degli speculatori (BCE, FMI, ecc.) si trasformi in movimento per il rinnovamento del nostro paese è che la FIOM, insieme al resto della sinistra CGIL, i sindacati di base con alla testa l’USB, da centro di aggregazione del movimento di tutte le categorie e le classi delle masse popolari per far fronte alla crisi  (cioè del movimento che di fatto va verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare perché solo tramite la costituzione del GBP può raggiungere il suo obiettivo) diventi centro promotore e dirigente della costituzione del GBP. Questo è il salto che il nostro Partito deve promuovere. Anche l’arroganza dei Marchionne e compagnia “lavorano” nella stessa direzione: spingono parti crescenti delle masse popolari a mobilitarsi, mettono i dirigenti sindacali apertamente di fronte all’alternativa di andare avanti o essere spazzati via (vedi La Voce, n. 32, Spostamenti nel mondo sindacale), impediscono anche ai titubanti di arrestarsi, spingono una parte crescente dei dirigenti sindacali e degli esponenti della società civile ad assumersi le responsabilità che loro spettano per la costituzione del GBP.

Per far sì il centro di aggregazione del movimento per far fronte alla crisi diventi centro di promozione del GBP, dobbiamo combinare dialetticamente intervento sulla prima e sulla seconda gamba e promuovere la dinamica per cui prima e seconda gamba concorrono ad alimentare il movimento per la costruzione del GBP:  se le OO e OP (prima gamba) acquistano fiducia di poter raggiungere un risultato, lo faranno, hanno la capacità e la forza di farlo, hanno interesse a farlo. L’adesione di autorevoli e influenti personaggi (seconda gamba) all’idea di un governo d’emergenza popolare farà intravedere a OO e OP (prima gamba) la possibilità di successo e moltiplicherà la loro agitazione e il loro slancio, la loro determinazione. L’agitazione e lo slancio di OO e OP (prima gamba) moltiplicheranno le adesioni di autorevoli e influenti personaggi (seconda gamba). Le due cose indurranno una parte della classe dominante (borghesia, CEI, ecc.) a optare per il GBP anziché per quello della destra. E’ la dinamica che si è prodotta da Pomigliano in poi.

Seconda gamba. La seconda gamba è composta da 1. i vertici della sinistra sindacale, 2. gli esponenti della sinistra borghese non accecati dall’anticomunismo (cioè quelli in cui l’anticomunismo non prevale sulla volontà e l’impegno per dare soluzione almeno d’emergenza agli effetti più gravi della crisi), 3. i sinceri democratici della società civile (cioè quelli che non sono legalitari al punto da sacrificare alle leggi della Repubblica Pontificia gli interessi delle masse e della collettività).  Oltre alla creazione delle tre condizioni e all’obiettivo di “rendere il paese ingovernabile a ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontifica”, dobbiamo curare la raccolta e mobilitazione della seconda indispensabile gamba del movimento per la costituzione del GBP: le persone autorevoli provenienti dai tre ambienti sopra indicati e che godono della fiducia delle OO e OP.

Gli esponenti della seconda gamba e in particolare i vertici delle organizzazioni sindacali hanno un duplice ruolo:

1. sono il serbatoio di componenti del  futuro GBP

2. sono ausiliari (involontari) della creazione delle 3+1 condizioni del GBP.

Per il primo ruolo non possiamo prescindere da loro, per il secondo possiamo fare a meno di loro perché interveniamo direttamente sulla prima gamba che poi spinge anche la seconda, la costringe a fare.

Il limite generale è che essi sono ancora intellettualmente concentrati sulla rivendicazione dei diritti dei lavoratori e sulla rappresentanza dei lavoratori nelle istituzioni della Repubblica Pontificia.  È  per questo che la sorte del GBP e della sua opera (una volta che il GBP sarà costituito) non è legata tanto ai componenti del GBP, quanto piuttosto alle OO e alle OP che gli indicheranno i provvedimenti da prendere, lo sorreggeranno, lo orienteranno, lo correggeranno e ne sostituiranno i componenti.

Landini (Cremaschi, Rinaldini, Casarini, ecc.) se la prendono con Camusso, Bonanni & C perché abbandonano in parte o totalmente, gradualmente o di colpo le rivendicazioni dei lavoratori e cedono a Marchionne che indica la via della competizione con “i cinesi” sulla base dei bassi salari e della negazione dei diritti dei lavoratori mentre, essi dicono, bisogna competere con i tedeschi sulla base della innovazione di processo e di prodotto.

Paolo Ferrero, ecc. se la prendono con Prodi, Bertinotti, D’Alema, Bersani & C perché hanno liquidato la rappresentanza dei lavoratori nelle istituzioni della Repubblica Pontificia che invece per decenni i revisionisti del PCI hanno sostenuto e cedono a Berlusconi e alla Corte Pontificia, mentre invece bisogna sostenere i diritti dei lavoratori nelle istituzioni della Repubblica Pontificia.

Landini, Cremaschi, Rinaldini, Casarini, ecc. come Paolo Ferrero, ecc. sono degli illusi, perché di Germania ce n’è una sola (e non ce ne possono essere cinque e comunque la competizione in un periodo di crisi sfocia prima o poi nella guerra). Essi non vogliono uscire dallo status quo, dall’attuale sistema di rapporti sociali e dal connesso sistema di relazioni internazionali: vogliono diritti dei lavoratori e delle masse popolari nell’ambito di quei sistemi, nell’ambito del capitalismo, vogliono conservare o ricreare il “capitalismo dal volto umano” senza movimento comunista avanzante e nonostante la crisi generale del capitalismo.  Ma se le organizzazioni operaie e popolari hanno fiducia in loro, noi dobbiamo spingerli in avanti.Quando dovranno tenere aperte le aziende che non fanno profitti, non licenziare i lavoratori delle aziende che non trovano da vendere i loro prodotti sul mercato, allora dovranno rompere con il mercato finanziario, con il mercato tout court, con il sistema monetario, con la produzione capitalista e con la produzione mercantile. E noi comunisti accompagneremo la scissione dell’uno in due: la divisione tra quelli che seguiranno la trasformazione necessaria (cioè l’instaurazione del socialismo) e quelli che recederanno verso le soluzioni Marchionne e simili.

Spingerli avanti non significa chiedere a Landini & C di liberarsi dall’economicismo e dal riformismo: vorrebbe dire chiedere loro di diventare comunisti. È chiedere troppo. Non stiamo parlando delle loro scelte personali, stiamo parlando del ruolo che devono svolgere nella società italiana in questa fase. Diventare comunisti non è quello che abbiamo bisogno di indurli a fare. Noi vogliamo e dobbiamo indurli (con la propaganda, con la linea di massa, con il metodo delle leve) a farsi promotori della costituzione del GBP, a mettersi alla testa del movimento delle OO – OP per la costituzione del GBP. Questo significa che gli chiediamo di riconoscere che oggi, nella situazione attuale, particolare e concreta del nostro paese, un sindacato riesce a fare il sindacato tanto meglio e con risultati tanto migliori, quanto più pone in primo piano l’attività politica, si assume anche un compito politico, lancia una iniziativa politica, rompe nella pratica con la prassi e la concezione che “il sindacato deve fare il sindacato” e al più avere una “sponda politica”: un partito che lo appoggia, un governo amico, ecc. Non più solo sindacato, ma sindacato con iniziativa politica. Chi si ostina a fare solo il sindacato, nella situazione attuale non ottiene neanche risultati sindacali (salari, condizioni di lavoro, ecc.), perderà forza e prima o poi verrà spazzato via dalla mobilitazione reazionaria. La FIOM ha preso sempre più quota da quando si è assunta quel ruolo politico che fa impazzire di rabbia Camusso, Bonanni, Marchionne, ecc. Landini, Cremaschi, Rinaldini, i loro prossimi seguaci e i loro convinti sostenitori nella FIOM stessa vogliono essere un sindacato buono e forte (fedele a Giuseppe Di Vittorio) e noi dobbiamo  mostrargli che per essere quello che vogliono essere, devono anche fare politica, devono principalmente fare politica. Se non fanno anche politica, principalmente politica, non riescono a essere quello che vogliono essere. Facendo leva su questo che loro e i loro seguaci vogliono essere, abbiamo molteplici strumenti (propaganda, linea di massa, metodo delle leve: quindi non solo propaganda) per indurli a fare quello che devono fare, che vogliamo che facciano e in cui noi non possiamo sostituirli: il GBP.

Oggi la sinistra borghese e la sinistra sindacale, quelle loro parti che già non si accontentano più di “lotta, lotta, lotta e rivendicazioni” (che è una linea per cui le masse popolari restano subordinate alla borghesia le cui formazioni politiche alcune tirano i risultati e i frutti politici delle lotte delle masse, altre su questo fanno addirittura demagogia, populismo e mobilitazione reazionaria) e vogliono una “alternativa all’altezza della crisi” (che è ancora cosa vaga) o “un’alternativa per uscire dalla crisi” (che è già un passo avanti), oscillano tra 1. accodarsi al PD sperando in dio (la pubblicazione della lettera della BCE ci aiuta perché illustra ancora più chiaramente che la via del PD è la soggezione al capitale finanziario), 2. il movimento dei movimenti (il “terzo settore” come alternativa al capitalismo e alla sua crisi: il mondo fatto solo o principalmente di nicchie, il gruviera fatto solo o principalmente di buchi).

Noi dobbiamo (in modo opportuno in ogni circostanza, cioè operando concretamente) portare e illustrare l’alternativa fatta di GBP e instaurazione del socialismo (economia pianificata, ecc.) per la quale occorre la rinascita del movimento comunista, cioè di una rete (diffusa e aggregata attorno al partito comunista) di organismi di azienda e territoriali animati dalla convinzione di instaurare un loro potere tramite una gerarchia di consigli di delegati che pianifichi l’attività economica e riorganizzi l’insieme dei rapporti sociali (Un futuro possibile).

Mentre alcuni (tipo Giorgio Cremaschi) affetti da cretinismo parlamentare insistono ancora nel progetto di creare un “nuovo soggetto politico” che si presenti alle elezioni della Repubblica Pontificia e si affermi nel suo teatrino politico, Giulietto Chiesa il 1° Ottobre a Roma (al convegno “Dobbiamo fermarli”) ha proposto di costituire un Comitato Provvisorio d’Emergenza composto da persone note e stimate (nell’ambiente OO e OP e nei 3 ambienti di cui sopra), decise ad assumere le responsabilità che noi indichiamo come proprie del GBP, che incominci a funzionare, a mobilitare e riunire OO e OP, a promuovere conferenze, assemblee e convegni di OO e OP che elaborano provvedimenti, a riunire comitati tecnici che pubblicamente formulano proposte, che organizza manifestazioni di protesta: insomma un governo in germe. Una proposta ottima. È secondario che dopo il 15 ottobre G. Chiesa si è schierato tra quelli che “condannano la violenza”. La proposta va nella direzione giusta, è quanto di più concreto sia uscito dai tre ambienti  da cui provengono (possono provenire) i componenti della seconda gamba.

La prima e principale gamba della costruzione del GBP sono le OO e OP (RSU ed RSA, coordinamenti operai, sindacati e ogni altro genere di organizzazione – associazioni popolari, comitati di resistenza, ecc.- che in qualche misura aggrega e mobilita le masse e gode in qualche misura della loro fiducia, ogni organizzazione di massa e ogni gruppo che protesta contro lo stato attuale delle cose). Il rafforzamento della “prima gamba” è il nostro compito principale, è per questa via che rafforziamo anche  la “seconda gamba”. Il rafforzamento della “prima gamba” consiste nella moltiplicazione del numero delle OO e OP e nel loro coordinamento (la costituzione di reti territoriali e di settore), ma principalmente nel rafforzamento in esse della coscienza che per realizzare i loro obiettivi devono costituire un proprio governo d’emergenza. Nessun governo rivoluzionario sarebbe in grado di fare alcunché senza una rete diffusa di OO e OP che indichino caso per caso al GBP i provvedimenti da prendere nel caso concreto per attuare il Programma delle Sei Misure Generali e che facciano attuare o attuino nel caso concreto i provvedimenti adottati dal GBP. Senza questa diffusa rete di OO e OP che esercita il ruolo indicato, ogni governo resterebbe asservito al capitale finanziario e quindi combinerebbe grossomodo quello che combinano i governi che abbiamo: dovrebbe soddisfare alle richieste di onorare i suoi impegni come debitore (Debito Pubblico) e di spendere in base al denaro di cui riesce a disporre (imposte, crediti, creazione di nuova moneta in base ai criteri propri del mercato monetario e finanziario che non deve essere sconvolto dall’arrivo della nuova moneta).

E’ facendo leva e imparando a fare leva su quanti in modo più o meno chiaro si sentono e vogliono essere e fare i comunisti e aspirano al comunismo, è rafforzando i “germi di comunismo” esistenti nella prima gamba che daremo forza alla loro azione in modo che 1. nell’immediato spinga gli esponenti della prima gamba ad avanzare e ad assumersi il ruolo che loro compete nella costruzione del GBP e 2. in prospettiva mettiamo le basi perché dal GBP si avanzi verso il socialismo. E questi “germi di comunismo” nelle principali OO e OP sono tanti, in particolare nelle OO e OP che costituiscono l’attuale centro di aggregazione del movimento per far fronte alla crisi. In loro e nelle migliaia di lavoratori come loro dobbiamo alimentare la convinzione che il comunismo è il nostro futuro, è il mondo nuovo che non solo è necessario, ma anche possibile anzi preme per venire alla luce perché è lo sbocco inevitabile del capitalismo, nel senso che “nasce dai presupposti creati dal capitalismo stesso, risolve le sue contraddizioni, permette lo sviluppo delle attività produttive togliendo loro il carattere distruttivo che nel capitalismo in declino è diventato dominante, preserva gli avanzamenti che il capitalismo ha portato alla civiltà umana e li sviluppa” (dal Manifesto-Programma del (n)PCI)

Da qualunque parte la si prenda, è incompatibile con lo sviluppo (e con la stessa sopravvivenza) della società, per il livello che attraverso il capitalismo ha raggiunto, che la produzione, la distribuzione di beni e servizi dipendano dal guadagno di un individuo (o da un gruppo ristretto di individui) e siano gestite come un suo affare privato : è un sistema socile non più compatibile con lo sviluppo (e nemmeno con la sopravvivenza) della società. Sono tutte questioni di interesse sociale, di interesse pubblico e come tali devono essere trattate, con criteri pubblicamente condivisi e sostenuti! Ecco perché è inevitabile che gli uomini e le donne instaurino una società che produce e distribuisce i suoi prodotti secondo un piano elaborato e attuato con la massima collaborazione e integrazione possibile con analoghi piani di altri paesi, che ha come obiettivo il massimo benessere materiale e spirituale della popolazione, la riduzione della fatica e la tutela dell’ambiente, che si attua con la partecipazione attiva di tutti i lavoratori al massimo livello di cui ognuno è capace: il comunismo, appunto, di cui il socialismo è la prima tappa.

Prima di essere un ideale, un’aspirazione e un progetto, il comunismo, è “il movimento di superamento dello stato di cose presenti”, come avevano indicato Marx ed Engels già nel 1848. La marcia degli uomini e delle donne verso il comunismo è inevitabile!

I presupporti del socialismo che già esistono per diventare fattori di costruzione della nuova società hanno bisogno che la direzione della società sia tolta ai padroni, ai ricchi, al clero e alle loro autorità e sia assunta dalla classe operaia tramite la sua avanguardia organizzata in partito comunista: hanno bisogno cioè della rivoluzione socialista.

2. Cos’è il GBP, in che cosa consiste

Il governo di Blocco Popolare è il primo tratto della strada che il nostro paese deve percorrere per uscire dalla crisi generale del capitalismo, dal marasma economico, politico, culturale, sociale, intellettuale, morale e ambientale in cui la borghesia imperialista ha cacciato tutta l’umanità e ogni giorno più la affonda. Il tratto successivo e conclusivo di quella strada sarà l’instaurazione del socialismo, la cui espressione politica sarà la dittatura del proletariato. Il periodo del governo di Blocco Popolare sarà ancora principalmente un periodo di sconvolgimenti, di distruzione del vecchio ordinamento sociale che soffoca le masse popolari, di disordine più che di costruzione del nuovo ordinamento sociale. In questo periodo però le lotte e l’attività delle masse popolari saranno già principalmente orientate da un obiettivo costruttivo: un sistema di relazioni sociali non più guidato dalla produzione di profitti, ma dal benessere della popolazione. Esso si concluderà con l’instaurazione del socialismo e della sua espressione politica, la dittatura del proletariato, con l’attuazione delle 36 misure indicate nel Programma per la fase socialista (vedasi Manifesto-Programma del (n)PCI, pag. 225). Il nostro paese percorrerà questa strada nell’ambito e come una componente della seconda ondata della rivoluzione proletaria che investirà tutto il mondo; nel corso di essa susciterà, vincerà e stroncherà l’opposizione che la borghesia imperialista e i suoi alleati opporranno su ogni terreno, un’opposizione che diventerà tanto più forsennata quanto più il percorso si avvicinerà alla sua conclusione.

La crisi generale della borghesia è entrata nella sua fase acuta e conclusiva prima che il consolidamento e rafforzamento del Partito comunista e la rinascita del movimento comunista creassero nel nostro paese le condizioni necessarie per instaurare la dittatura del proletariato. Ancora oggi non abbiamo creato nel nostro paese – e in nessun paese imperialista i comunisti hanno creato – le condizioni soggettive necessarie (la rinascita del movimento comunista, la costruzione del nuovo potere) per instaurare la dittatura del proletariato e dare inizio alla fase socialista della sua storia: non esiste una vasta rete di organizzazioni di massa anticapitaliste raccolte attorno al partito comunista, la parte avanzata e attiva degli operai non è ancora organizzata nel partito comunista che, per questa via, dirige l’azione e orienta la coscienza del grosso delle masse popolari. Le rivendicazioni degli organismi che compongono il movimento di resistenza alla crisi non si sintetizzano ancora nel socialismo. La crisi generale che si trascina da circa 30 anni è precipitata e continua ad aggravarsi. L’umanità deve quindi trovare e troverà vie per far fronte alla situazione e sarà solo percorrendo queste vie che marcerà verso l’instaurazione del socialismo. Anche nel nostro paese troveremo vie di uscita. Lo scontro tra le classi fondamentali della nostra società, la classe operaia e la borghesia imperialista, si misurerà su questo terreno: quale via di uscita dalla crisi generale? Sulla soluzione per cui si batterà (da una parte governo di Blocco Popolare, dall’altra mobilitazione reazionaria delle masse popolari e guerra), ognuna di queste due classi raggrupperà attorno a sé le altre classi, ne farà i suoi alleati per realizzare le soluzioni che essa cercherà di imporre; i suoi esponenti, portavoce e uomini politici si faranno propagandisti e organizzatori della sua soluzione. Il governo di Blocco Popolare è la soluzione politica (il mezzo) per far fronte al precipitare della crisi generale nonostante l’arretratezza della rinascita del movimento comunista e la debolezza del Partito comunista e aprirà la strada all’instaurazione del socialismo e, sul piano politico, alla dittatura del proletariato. Non sarà governo di partiti del sistema politico borghese. Sarà il governo costituito principalmente dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari.

Il programma del GBP. Il GBP avrà come suo programma le misure d’emergenza per far fronte alla crisi:

1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi secondo un piano nazionale: nessuna azienda deve essere chiusa!

2. eliminare tutti quelle attività e produzioni inutili e dannosi per l’uomo e per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti: basta con gli avvelenatori, gli speculatori e gli squali!

3. assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli in cambio le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società: nessun lavoratore deve essere licenziato o emarginato!

4. distribuire i prodotti alle aziende, alle famiglie, agli individui e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, conosciuti e democraticamente decisi: a ogni adulto un lavoro utile, a ogni individuo una vita dignitosa, a ogni azienda quanto serve per funzionare!

5. stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi,

6. iniziare a riorganizzare le altre relazioni e attività sociali in conformità alla nuova base produttiva.7. epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano l’azione del GBP, conformare le Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza), le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 (in particolare a quanto indicato negli articoli 11 e 52) e ripristinare la partecipazione universale più larga possibile dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.
[NOTA: La misura 7 è un aggiornamento del 2019 – vedi Comunicato CC 11/2019 – 31 maggio 2019]

Sono misure contrarie alla logica dei capitalisti e del mercato? E’ vero, ma in questo disastro ci hanno ficcato proprio i capitalisti e il mercato! Gli imprenditori che si sfregavano le mani contenti per il terremoto in Abruzzo sono solo gli esponenti più cinici e criminali di una classe di sciacalli che vive e fa affari sulle morti, i disastri e le distruzioni che il suo sistema genera, su quelli di oggi e su quelli ancora più immani che prepara. L’unica grande impresa collettiva che la borghesia e il clero possono far mettere in opera dal loro Stato (perché la può mettere in campo senza ledere il sistema di relazioni sociali capitaliste) è la guerra e la repressione. La destra reazionaria ha preso atto di questo e sta preparando le sue “soluzioni” politiche con le “prove di fascismo” all’interno e con i preparativi di guerra sul piano internazionale.

Per non pagare la crisi dei padroni, per tirarci fuori dal disastro della crisi dobbiamo instaurare un sistema che prescinde dal mercato: non c’è un’altra strada positiva e realistica. E’ possibile? Sì e lo abbiamo anche visto e toccato con mano! Per anni persino nei paesi capitalisti hanno funzionato aziende e servizi pubblici, cioè non in mano ai singoli capitalisti ma statali e gestiti non secondo criteri di mercato ma in funzione delle esigenze collettive. Nei primi paesi socialisti, finché sono stati diretti dai comunisti, fabbriche, strade, ferrovie, reti elettriche, scuole, ospedali hanno funzionato per soddisfare le esigenze dei lavoratori e delle masse popolari anziché per il profitto di padroni, speculatori e parassiti.

Socialismo vuol dire che ogni azienda diventa un’istituzione della società e il collettivo di lavoratori cui è affidata la usa su mandato e per conto dell’intera società. Il suo compito e dovere verso la società è di farne l’uso migliore che la società conosce e concepisce. Produrre cose migliori, nella misura richiesta, più confacenti e meglio adatte all’uso, con risparmio di tempo, fatica, materie prime, risorse, con maggiore rispetto della integrità e dignità dei lavoratori, con rispetto e tutela dell’ambiente diventano gli obiettivi che ogni collettivo aziendale persegue, su mandato e con il supporto dell’intera società.

Abolizione del debito pubblico. Le masse popolari greche sono prostrate dalla decisione della classe dominante greca di pagare interessi, rate in scadenza e commissioni del Debito Pubblico dello Stato greco. Per pagare, il governo si è impegnato a spremere le masse popolari (ridurre la spesa pubblica e aumentare le imposte e i tickets) e a svendere (mettere all’asta) beni pubblici (imprese e beni demaniali). Lo stesso stanno già facendo il governo portoghese e irlandese e in larga misura anche quello spagnolo. Il governo della Repubblica Pontificia sta portandoci verso la stessa sorte. Ha un debito di circa 1.800 miliardi di euro (120% del PIL), paga circa 100 miliardi/anno di interessi, di conseguenza ha un deficit (uscite – entrate) di circa 60 miliardi/anno che fa aumentare ogni anno il Debito Pubblico. Con il Patto di Stabilità che ha firmato in giugno 2011 in sede UE si è impegnato ad azzerare il deficit entro il 2014 (poi anticipato al 2013) e a ridurre il debito al 60% del PIL. Come può tener fede a simili impegni? Spremendo le masse popolari e svendendo ai ricchi beni pubblici (imprese e beni demaniali). Sono i risultati dell’asservimento dei governi agli organismi finanziari del sistema imperialista mondiale. La stessa sorte attende le masse popolari di altri paesi imperialisti. Per lo stesso motivo la fame cresce in molti dei paesi oppressi. In questo contesto ogni politica, come le invocano Camusso, Ferrero e altri, di rilancio dell’economia tramite l’aumento della spesa pubblica e l’iniziativa dello Stato in campo economico, anche se non vi fossero altri ostacoli, è impossibile: comporterebbe di aumentare il Debito Pubblico.

Il Governo di Blocco Popolare sfuggirà a questa trappola abolendo il Debito Pubblico: non pagherà più né gli interessi né le rate in scadenza, salvo tutelare quella piccola parte delle masse popolari che ha i suoi risparmi in Buoni e Certificati di Credito del Tesoro (BOT e CCT). Bisogna però esser pronti a far fronte alla reazione rabbiosa degli istituti finanziari, delle banche, dei governi delle potenze imperialiste che si gioveranno dell’appoggio delle banche, delle società finanziarie e dei ricchi italiani: insomma della borghesia imperialista e del Vaticano. È possibile far fronte alla loro reazione rabbiosa? Certamente, basta essere decisi. Anzi, quanto più saremo decisi, tanto minori saranno le loro pretese: i capitalisti sono uomini d’affari e mirano al sodo. Il GBP deve bloccare i conti correnti dei ricchi e mettere sotto controllo o direzione pubblica le banche e le istituzioni finanziarie operanti sul suolo italiano. Con questo bloccherà la collaborazione della quinta colonna del sistema imperialista mondiale. Se non bastasse a impedire speculazioni e losche manovre, il GBP potrà intervenire più a fondo ordinando alle catene di distribuzione e ai supermercati di vendere i prodotti in cambio di buoni spesa che lo stesso GBP emetterà e istituendo i controlli necessari a far osservare le sue disposizioni. Certamente le istituzioni finanziarie e le autorità estere bloccheranno i conti privati e pubblici italiani nelle banche estere, prenderanno possesso dei beni italiani all’estero e rifiuteranno di versare i pagamenti fatti dai clienti esteri che comprassero merci italiane: insomma istituiranno un blocco commerciale e finanziario come quello con cui cercano di soffocare Cuba e gli altri “Stati canaglia”: gli Stati che rifiutano obbedienza alla Comunità Internazionale, il consesso di potenze imperialiste presieduto dal governo di Washington e benedetto dal Papa di Roma. Questo porterebbe al blocco degli scambi commerciali. Per farvi fronte, il GBP applicherà la sesta delle Sei Misure Generali: “stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione e  scambio con gli altri paesi governati da autorità che vogliono anch’esse sfuggire alla morsa del sistema imperialista mondiale” e servirsi del mercato nero internazionale. I paesi che hanno bisogno di sfuggire alla morsa del sistema imperialista mondiale sono molti e il loro numero aumenterà con l’aggravarsi della crisi del capitalismo e delle pretese imperialiste. Il mercato nero è fiorente: bisognerà solo proteggersi perché ovviamente i suoi attori sono avventurieri e pirati alla pari della autorità imperialiste.

Per far fronte alle imposizioni della UE e delle altre istituzioni del sistema imperialista mondiale bisogna abolire il Debito Pubblico, tutelando solo i risparmi delle masse popolari da convertire in titoli speciali e nuovi.

Ma solo con la costituzione del GBP l’abolizione del Debito Pubblico è un provvedimento realistico, perché è per sua natura una misura tale da sconvolgere le relazioni dell’Italia con il mercato finanziario e con il resto del sistema imperialista mondiale. Quindi è un provvedimento che può essere adottato con beneficio solo da un governo deciso e capace di far fronte all’intero processo che ne deriva sul commercio internazionale e sull’intera vita economica del paese.

La lotta contro le misure di impoverimento chieste dalla UE e dalle altre istituzioni del sistema imperialista mondiale, la lotte contro la vendita e svendita dei beni pubblici e le lotte contro la dittatura BM-FMI-BCE ed Unione Europea sui rispettivi paesi, può essere efficace e vittoriosa, ma deve essere inquadrata in una lotta unica e generale per costituire un governo popolare d’emergenza, indicando le relative misure programmatiche e tessendo le relative alleanze internazionali con i governi e le organizzazioni che lottano per sottrarsi o non essere fagocitate dal sistema imperialista mondiale.

Le sei misure generali che abbiamo indicato come programma del GBP, gli obiettivi, i principi e i criteri a cui devono corrispondere i provvedimenti particolari che il GBP prenderà, su indicazione delle OO e OP e che applicherà con l’aiuto e l’intervento delle OO e OP, creano il contesto necessario per abolire il Debito Pubblico.

L’abolizione del Debito Pubblico è uno dei provvedimenti di ordine generale che il GBP dovrà necessariamente prendere. Voler soddisfare alle richieste ed esigenze del mercato finanziario, rispettando gli impegni previsti dalle regole e procedure relative al Debito Pubblico, impedirebbe ogni libertà di manovra e di azione al GBP.

Ma sarebbe sbagliato isolare la campagna per l’abolizione del Debito Pubblico dalle presmesse, dalle misure collaterali e dalle misure conseguenti, senza delle quali la campagna si riduce a nulla, come senza la costituzione del GBP a nulla si riducono le piattaforme rivendicative sindacali e affini (le politiche economiche auspicate da Landini, dalla Camusso e da altri: ognuno ci mette la sua).

Bisogna inquadrare la campagna per l’abolizione del Debito Pubblico come misura particolare del movimento perché le OO e OP costituiscano il GBP, quindi come esempio di traduzione del generale nel particolare. Il debito pubblico si può realmente abolire (e non solo usare la rivendicazione per attirare voti e deviare l’attenzione) solo con un governo d’emergenza che sappia, voglia e abbia un adeguato sostegno popolare in Italia e il sostegno a livello internazionale dei governi progressisti per gestire gli effetti dell’abolizione del Debito Pubblico e prendere le misure collaterali che l’abolizione del Debito Pubblico richiede per dare nel complesso un risultato positivo per le masse popolari.

Con provvedimenti semplici e di rapida attuazione il GBP può e deve mettere subito fine agli effetti più gravi e distruttivi della crisi economica e ambientale del capitalismo; può e deve impedire che essi si riproducano anche se la crisi continuerà a imperversare nel mondo finché in un sufficiente numero di altri paesi le masse popolari avranno preso misure simili a quelle che prendiamo noi in Italia; può e deve mettere tutto il paese su una strada di rinascita e di progresso, a un livello superiore a quello cui eravamo arrivati quando il movimento comunista era ancora forte nel mondo. Tutte cose che non può fare nessun governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, quindi succube del “mercato” finanziario, complice del sistema bancario e vincolato al sistema monetario.

Il GBP invece si insedierà e prenderà i provvedimenti particolari e concreti, cioè darà forma e forza di atti governativi nazionali alle misure che caso per caso e di momento in momento le OO e le OP indicheranno. Saranno provvedimenti semplici e del tutto alla nostra portata. Vediamone alcuni come esempio.

Nelle aziende che i padroni vogliono chiudere per mancanza di sbocchi commerciali, il GBP darà commesse di lavori pubblici o ritirerà la produzione che destinerà ad aziende che la usano come materia prima o alle aziende della distribuzione per il consumo.

Nelle aziende che i padroni abbandonano e dove i lavoratori sono pronti a costituirsi in cooperative e riprendere la produzione, il GBP favorirà la loro iniziativa: fornirà  tecnici, consulenti, commesse, materie prime, energia.

Nelle altre aziende che i padroni abbandonano, il GBP nominerà nuovi dirigenti e organizzatori della produzione.

Il GBP promuoverà la creazione di nuove aziende (cooperative, pubbliche, private) dedite alle attività già oggi assolutamente necessarie che assorbono tutti i disoccupati autoctoni e immigrati nel riassesto del territorio, nel miglioramento idrogeologico, nella produzione e utilizzazione di energie rinnovabili, nel miglioramento dei servizi pubblici, nel miglioramento della sicurezza generale, nell’educazione dei bambini, nella manutenzione e gestione del patrimonio edilizio e artistico, nel risanamento urbano, nei servizi alle persone disabili, anziane e non autosufficienti, nel riassetto forestale e agricolo, in attività sportive, nel turismo, nella prevenzione e repressione di azioni di sabotaggio e di aggressione, nel controllo sugli elementi ostili, ecc.

Il GBP potenzierà e creerà istituti che sviluppano in ogni campo la ricerca e l’applicazione dei risultati a fini socialmente utili, favorirà in ogni modo la scolarizzazione e le attività culturali valorizzando tutti i lavoratori della cultura e della conoscenza disponibili nel paese.

Il GBP stabilizzerà il lavoro dei precari, autoctoni e immigrati, a partire da quelli impiegati nella pubblica amministrazione.

Il GBP stabilirà rapporti di solidarietà e di collaborazione (tipo quelli già in vigore tra Venezuela, Cuba e altri paesi) sulla base di quanto ogni paese può produrre e dare; stabilirà rapporti di scambio commerciale (trattati, accordi) con i paesi che vogliono anche loro sottrarsi alle costrizioni del sistema imperialista mondiale, del suo sistema finanziario, bancario e commerciale.

Il GBP sospenderà il pagamento dei mutui bancari, degli affitti alle immobiliari e a tutti i grandi proprietari di immobili, renderà gratuiti i servizi: trasporti, assistenza sanitaria, telefoni, energie, attrezzature ricreative, di riposo, turistiche e sportive, ecc.

Il GBP sottoporrà tutte le agenzie bancarie a controllo pubblico e farà dare dalle banche a ogni lavoratore e famiglia carte di credito con cui ognuno può acquistare nella rete delle aziende di distribuzione beni di consumo personale e familiare fino ad un certo ammontare mensile.

Il GBP favorirà le masse che si vogliono organizzare, sosterrà ogni loro iniziativa mettendo a disposizione locali, trasporti, permessi, materiale d’uso, istruttori e consulenti, ecc. Darà in ogni campo libero sviluppo alla creatività delle masse e all’iniziativa locale degli individui, dei gruppi e delle comunità.

Il GBP promuoverà l’iniziativa di individui e di gruppi, svilupperà la produttività del lavoro e la produzione dei beni e servizi necessari, fornendo strumenti produttivi avanzati e puntando sulle tecniche migliori e sullo slancio che i lavoratori avanzati metteranno nell’attività e nella lotta al parassitismo, quando non lavoreremo più per arricchire i ricchi e per soddisfare i loro capricci e i loro vizi, ma lavoreremo tutti ma solo quanto necessario per produrre i beni e i servizi con cui soddisfiamo i bisogni della nostra vita individuale o collettiva, per creare condizioni migliori per la nostra vita e per incrementare la partecipazione di massa alle attività propriamente umane: la gestione e progettazione delle relazioni sociali, la conoscenza, la cultura, la ricerca, l’esplorazione del mondo, la creazione di cose e di relazioni, ecc.

Questi e altri simili sono i provvedimenti di cui abbiamo bisogno per rimettere il paese su una nuova strada di rinascita, di civiltà e di benessere, per la ripresa intellettuale e morale dell’intera popolazione.

Come si vede, si tratta di provvedimenti semplici e del tutto fattibili per un governo non subordinato agli interessi costituiti dei ricchi, ai profitti dei capitalisti, né ai pregiudizi medioevali del clero.

In definitiva basta fare a livello dell’intera società quello che già si fa all’interno di ogni grande e media azienda industriale. Già oggi ogni reparto di un’azienda produce secondo gli incarichi che riceve e il suo prodotto va a un altro reparto che lo usa e a sua volta usa quello che altri reparti gli passano. Nell’intera società tutte le aziende sono di fatto già connesse l’una all’altra e alla rete di distribuzione e utilizzo, come oggi i reparti di un’azienda sono tra loro connessi già anche di diritto. Ogni azienda produce quello che un’altra usa. Il Governo di Blocco Popolare, creato dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari, anzitutto deve tenere in moto o rimettere in moto a pieno regime e su larga scala questo meccanismo sociale di produzione e di distribuzione che la crisi generale del capitalismo ha già in parte sconvolto e ogni giorno sconvolge un po’ di più. Ogni azienda deve produrre secondo le commesse che il GBP le dà, consegnare i suoi prodotti alle aziende e alle catene di distribuzione indicate dal GBP e ricevere dal GBP quanto le serve per lavorare. A questo serve il GBP. Ogni lavoratore deve ricevere una carta di credito per acquistare nei negozi quanto gli occorre fino all’ammontare indicato dalla carta di credito. Con queste semplici misure ci libereremo dagli effetti della crisi del sistema bancario e monetario italiano e internazionale, una crisi che comunque si produrrà. Quanto al debito pubblico, su questa base potremo semplicemente abolirlo senza alcun danno.

Il governo di BP non è un governo costituito da noi comunisti, non è un governo che creiamo noi, ispirato da noi, guidato da noi, generato da noi. Noi sosteniamo che le organizzazioni operaie e popolari oggi esistenti e che chiedono una risposta efficace alla crisi (quindi organismi oggi capeggiati da gente come Landini, Rinaldini, Cremaschi, Bernocchi, Leonardi, Grillo, Gino Strada, perfino Di Pietro, Vendola, ecc.) devono formare un governo di emergenza, devono esigere di formare loro il governo, un governo d’emergenza che chiamiamo per dargli un nome governo di Blocco Popolare. Organizzazioni operaie e popolari (che hanno un seguito di operai e di membri delle masse popolari che vogliono misure efficaci contro la crisi) nel nostro paese ce ne sono: noi diciamo che bisogna moltiplicare il loro numero e ci diamo da fare per moltiplicare il loro numero, per far sì che il loro numero si moltiplichi. Oggi le organizzazioni operaie e popolari protestano contro le misure del governo Berlusconi (e quando e chiedono questo e quello al governo Monti. Noi diciamo (dobbiamo dire, dobbiamo trovare un modo più efficace per dire su scala più larga di quella su cui svolgiamo oggi la nostra propaganda) alle organizzazioni operaie e popolari che protestare e chiedere è necessario e giusto, ma non basta: devono coordinarsi tra loro e mobilitarsi e mobilitare le masse fino a costituire loro stesse un nuovo governo, un governo che prenda il posto del governo che a quel momento la Corte Pontificia, le Organizzazioni Criminali, la Confindustria e le altre grandi organizzazioni della borghesia imperialista, i maggiori gruppi della borghesia imperialista italiana, i gruppi imperialisti USA ed UE, i gruppi sionisti avranno costituito in Italia. Perché un loro governo d’emergenza è il solo governo nazionale in grado di far fronte con misure d’emergenza ai più disastrosi effetti della crisi generale del capitalismo.

Il governo di Blocco Popolare non è un governo per modo di dire, ma un governo vero: che dispone delle forze armate e della forze della repressione della Repubblica, della Banca d’Italia e delle relazioni internazionali della Repubblica; che comanda prefetti e li nomina, ecc. Ma come è possibile? Il riconoscimento crescente nella stessa borghesia dell’impotenza a far fronte al precipitare della crisi e gli effetti devastanti della crisi, insieme alla nostra iniziativa per la costruzione del governo di Blocco Popolare, acuiranno la divisione nella borghesia e porteranno a una crescente divisione anche nelle forze della repressione: già adesso anche tra le forze dell’ordine c’è chi non accetta o è insofferente di fronte  ai lavori sporchi e ai compiti infami che la borghesia assegna loro o lo fanno a fatica. Già adesso vi sono esponenti dei partiti borghesi e anche del clero che si schierano contro le politiche razziste del governo Berlusconi e persino a favore delle rivendicazioni e delle mobilitazioni delle masse popolari (in Val di Susa contro la TAV, a Novara contro gli F35, ecc.). Su questi contrasti e su queste divisioni il governo delle organizzazioni popolari potrà far leva.

Perché il GBP è necessario. Perché il precipitare della crisi generale del capitalismo nella sua fase acuta e terminale crea una situazione straordinaria che rende necessarie delle misure d’emergenza per farvi fronte: è una necessità oggettiva, tanto è vero che non lo diciamo solo noi che servono misure d’emergenza, straordinarie, lo dicono anche politicanti borghesi di vario genere e tipo, capitalisti, economisti, opinionisti, ecc. Un inciso: quelle che i capitalisti prendono e propongono come misure per fare fronte alla crisi in realtà non risolvono la crisi, ma la alimentano, tornano utili ai capitalisti e danneggiano lavoratori e ambiente; quelle avanzate da varie organizzazioni operaie e popolari sono sintetizzate nelle sei misure d’emergenza,.

Ebbene solo un governo così, cioè 1. formato e sostenuto dalle organizzazioni operaie e popolari e 2. costituito al di fuori e contro le procedure costituzionali previste per la creazione del governo del paese, può avere la determinazione, la volontà, la spregiudicatezza, l’autorità e la forza per attuare le misure d’emergenza necessarie per far fronte da subito alla crisi, per evitare alle masse popolari le conseguenze più disastrose della crisi dei padroni e del loro sistema.

Perché il GBP è possibileLa lotta per la costituzione di un Governo di Blocco Popolare è la sintesi di tutte le lotte (politiche, rivendicative e culturali) che la crisi generale dell’ordinamento sociale borghese suscita in questo periodo contro la borghesia imperialista, contro le sue istituzioni, contro i suoi padrini, alleati, esponenti, portavoce e uomini politici (il Vaticano, gli imperialisti USA, i gruppi sionisti, le Organizzazioni Criminali, l’Unione Europea).

Un governo composto da persone che già godono della fiducia delle OO e delle OP e decise ad attuare questo programma senza riserve, cioè senza esitare ad andare caso per caso contro gli interessi e a ledere i privilegi della borghesia, del clero e dei ricchi, a contrariare le loro istituzioni e ad andare contro le loro abitudini, contro le loro aspirazioni e contro la loro mentalità, avrà una forza e una capacità di intervento enormi in ogni angolo del paese. Perché esso sarà sostenuto da migliaia di OO e di OP presenti capillarmente in ogni angolo del paese che interverranno ovunque e ad ogni livello a

1. indicare caso per caso al GBP i provvedimenti particolari e concreti che deve adottare per realizzare nel caso concreto le sei misure generali,

2. far attuare i provvedimenti che il GBP adotta e attuarli direttamente quando i funzionari pubblici recalcitrano ad attuarli,

3. stroncare le manovre a cui certamente i gruppi più reazionari e criminali della borghesia, del clero e dei loro accoliti, complici e alleati ricorreranno per boicottare e sabotare l’azione del GBP.

In questo modo le masse popolari organizzate impareranno a governare.

Non è questione di fidarsi più o meno dei singoli dirigenti della FIOM o degli altri sindacati o dei singoli personaggi che oggi godono della fiducia delle OO e delle OP. Noi non possiamo escludere che alcuni di loro si riveleranno non all’altezza delle loro impegni e dei loro propositi e della fiducia che OO e OP ripongono in loro; che cederanno ai ricatti, alle pressioni e alla corruzione della borghesia, delle Organizzazioni Criminali, della Corte Pontificia e del clero, degli imperialisti USA e di altri paesi, dei gruppi sionisti, del sistema imperialista mondiale e delle sue agenzie; che si spaventeranno delle pressioni e dei ricatti del sistema imperialista mondiale e del suo “mercato”. Non si tratta di costituire un “buon governo” a cui affidare il paese. Si tratta di costituire un governo che sia al servizio delle OO e delle OP, dia forza e forma di leggi governative ai provvedimenti particolari e concreti che caso per caso e di momento in momento le OO e le OP coinvolte nel caso proporranno e grazie ad esse li faccia attuare. Quindi la sua attività non dipenderà tanto dall’orientamento dei suoi singoli componenti, quanto piuttosto dall’orientamento delle OO e delle OP, cioè degli operai organizzati e delle masse popolari organizzate. E questo orientamento è un aspetto della rinascita del movimento comunista. Per di più in questo modo le masse popolari organizzate impareranno a governare.

La garanzia del successo del GBP non sta principalmente nelle buone intenzioni e nella rettitudine individuale dei personaggi che lo comporranno: sta principalmente nel legame dialettico tra il GBP e le OO e le OP. Il GBP deve essere composto da persone che godono della fiducia delle OO e OP e sono decise a dare forma e forza di leggi ai provvedimenti che le OO e le OP indicano caso per caso per attuare nel caso concreto quelle sei misure generali, anche se sono provvedimenti che ledono gli interessi e i privilegi della borghesia, del clero, dei ricchi e del sistema imperialista mondiale e vanno contro le loro abitudini, le loro istituzioni, le loro aspirazioni e la loro mentalità.

3. GBP e socialismo

Che relazione c’è tra la parola d’ordine “fare dell’Italia un nuovo paese socialista” (o “instaurare il socialismo”) e la parola d’ordine “costituire un governo di Blocco popolare”?

Solo l’instaurazione del socialismo ci farà uscire dal marasma della crisi in cui la borghesia ci ha infognato. L’unica via d’uscita reale, realistica, praticabile è l’instaurazione del socialismo. Altre vie sono illusioni. Alimentare la fiducia in altre vie significa disperdere energie, creare illusioni e confusione e scoraggiare i più decisi (e perdere il loro concorso).

Se così è, perché allora noi diciamo che le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari devono formare un governo d’emergenza (che chiamiamo governo di Blocco Popolare)?

Per sfidarle sul loro terreno, per sferzarle, per rafforzare in loro la sinistra. Se vogliono quelle cose, ma non vogliono il socialismo, che provino a prendersele senza il socialismo!

Rispetto a quanto necessario per instaurare il socialismo, la rinascita del movimento comunista è ancora molto indietro organizzativamente, ideologicamente e politicamente. Le rivendicazioni che le esistenti organizzazioni operaie e popolari avanzano, sono ancora lontano dal socialismo. Le organizzazioni operaie e popolari esistenti non vogliono instaurare il socialismo. Ma dicono di volere questo e quello. Allora noi alle esistenti organizzazioni operaie e popolari che rivendicano questo o quello, che vogliono questo e quello, che sostengono che questo o quello è indispensabile diciamo: nessun governo formato o patrocinato dal Vaticano, dalla Confindustria e dalle altre organizzazioni padronali (Confcommercio, ABI, ecc.), dalle Organizzazioni Criminali, dagli imperialisti USA, dai gruppi sionisti, ecc. darà mai quello che voi chiedete, farà mai quello che voi volete che il governo faccia, quello che vedete bene un governo deve fare per evitare alle masse popolari le conseguenze più disastrose della crisi (e gli spieghiamo perché, glielo dimostriamo: e la nostra dimostrazione è inconfutabile). Se volete veramente queste cose, ma non volete il socialismo, dovete formare voi stesse il governo, dovete porre alla testa di tutte le vostre rivendicazioni e di tutte le vostre lotte un governo rappresentativo delle organizzazioni operaie e popolari, un governo costituito da voi stesse, da vostri esponenti, che abbia come programma le misure indispensabili per uscire dalla crisi che voi stesse reclamate (nel formularle, le 6 misure, noi non facciamo che mettere in italiano e ordinare quello che voi dite). Perché non dovreste formare simile governo? Chi di voi è convinto che un governo formato o patrocinato dal Vaticano, dalla Confindustria e dalle altre organizzazioni padronali, dalle Organizzazioni Criminali, dagli imperialisti USA, dai gruppi sionisti, ecc. farà mai quello che voi stessi vedete essere indispensabile?

Se non volete formare simile governo, allora vi agitate a vuoto, non volete senza se e senza ma, non volete realmente quello che dite, quello che dite che è necessario. Se invece voi formate un simile governo, noi comunisti vi appoggeremo, diventeremo ferventi sostenitori dell’azione del vostro governo, sosterremo le sue misure. Noi sosteniamo che la logica delle cose porterà da simile governo al socialismo, che un simile governo si troverà coinvolto in contraddizioni e problemi tali che in definitiva dovrà passare al socialismo. Voi non ci credete, siete convinti del contrario. L’esperienza dirà chi ha ragione.

La linea del governo di Blocco Popolare permette di “dare una prospettiva” alla lotta che i comitati popolari e la base rossa già conducono: “dare una prospettiva” significa insegnare alle organizzazioni operaie e popolari (e ai loro seguaci, al loro pubblico, ai loro sostenitori) che perché le loro rivendicazioni e aspirazioni diventino realtà, bisogna che si decidano a costituire un governo che non sarà benedetto dal Vaticano, scelto dalla Confindustria e dalle altre organizzazioni padronali, che non starà in piedi perché sostenuto dalla forza degli imperialisti USA ed UE e dei gruppi sionisti, ma che sarà nominato e sostenuto dalle stesse organizzazioni operaie e popolari. Senza simile governo, le loro rivendicazioni restano campate in aria, pie aspirazioni, slegate l’una dall’altra. Anzi possono e sono usate dalla destra per mettere una parte delle masse contro altre parti delle masse. Infatti ogni rivendicazione di una parte (non costruire la nuova base militare) contiene aspetti negativi per un’altra parte (i dipendenti delle imprese di costruzione del loro indotto) e solo se presa nell’ambito dell’azione di un governo come quello che noi indichiamo (nessun lavoratore deve essere licenziato, nessuna impresa deve essere chiusa) tali aspetti negativi possono essere neutralizzati. 

La costituzione di un GBP non porterà le masse popolari italiane fuori dal marasma attuale. Ma sarà una scuola di comunismo. Le educherà praticamente, sulla base della loro esperienza pratica alla instaurazione del socialismo. Questa sarà diretta dai comunisti.

Il governo di Blocco Popolare prenderà misure pratiche, governative e sostenute dalle organizzazioni operaie e popolari, coerenti con le sei misure che abbiamo indicato sopra. Sarà però un insieme di misure contraddittorie, con risultati parziali 1. perché al governo di Blocco Popolare parteciperà anche una parte delle classi dominanti, 2. perché la Pubblica Amministrazione sarà ancora grosso modo quella di oggi, 3. perché le Forze Armate e di polizia saranno ancora grosso modo quelle di oggi, con poche epurazioni, 4. perché non esproprierà in massa i capitalisti, ma li sottoporrà temporaneamente a una legislazione d’emergenza, 5. perché anche al suo interno si scontrerà chi è per andare avanti e chi invece chi è per ristabilire le condizioni di un “sano capitalismo”, di un “normale” corso delle cose, 6. perché resteranno da regolare del tutto i conti con il Vaticano, con gli imperialisti USA, con i gruppi sionisti, con l’Unione Europea. Ma proprio questa esperienza insegnerà alle masse popolari che sono capaci di fare e possono fare meglio, che per consolidare le misure prese ed estenderle, per difenderle con successo dall’opposizione rabbiosa dei padroni, del Vaticano e dei loro alleati bisogna andare fino in fondo, bisogna abolire completamente la proprietà privata delle grandi aziende e togliere ai borghesi ogni libertà, bisogna instaurare la dittatura del proletariato e un’economia pianificata, bisogna costruire una nuova società completamente diretta e gestita dai lavoratori, una società socialista.

Lanciamo la parola d’ordine della costituzione di un GBP e lavoriamo a creare le tre +1 condizioni necessarie affinché le organizzazioni operaie e popolari lo costituiscano perché tutte le classi della società italiana hanno bisogno di soluzioni straordinarie alla situazione straordinaria che stanno vivendo, una situazione che si presenta per la prima volta da settant’anni a questa parte.

Se noi diciamo “instaurare il socialismo” pochi capiscono che cosa diciamo, addirittura, anche alcuni di noi non sanno spiegare chiaramente cosa vuol dire, tanto siamo lontani dall’instaurare il socialismo, tanto arretrata è ancora la rinascita del movimento comunista. Dobbiamo dire “instaurare il socialismo”, perché altrimenti il nostro lavoro per creare le tre condizioni sarebbe debole, non efficace. Se non alimentiamo la fiducia e la convinzione che le masse popolari possono creare un mondo senza padroni, senza clero e senza le altre classi dominanti, se non alimentiamo la fiducia e la convinzione che è possibile un tale mondo e via via curiamo nelle menti e nelle coscienze la precisazione dei suoi contorni e uniamo i suoi fautori, se non facciamo questo, non saranno le organizzazioni operaie e popolari a costituire un governo d’emergenza. Lo costituiranno fascisti, preti, mafiosi e altri reazionari e sarà il governo della mobilitazione reazionaria, per la guerra. Il lavoro per creare le tre condizioni è anche lavoro che promuove la rinascita del movimento comunista, che fa crescere la rinascita del movimento comunista.

In sintesi: la creazione di un governo di Blocco Popolare non equivale all’instaurazione del socialismo né è un’alternativa o un altro nome dell’instaurazione del socialismo. E’ una forma, una misura di avvicinamento all’instaurazione del socialismo, una via per creare le condizioni necessarie all’instaurazione del socialismo.

Proprio l’esperienza e le lotte necessarie per realizzare le misure d’emergenza, grazie al Partito comunista saranno per la classe operaia e per le masse popolari una grande scuola di comunismo. Nell’ambito di questa scuola crescerà il numero dei comunisti, si alzerà il loro livello morale, intellettuale e organizzativo, si accelererà la rinascita del movimento comunista, si consoliderà e rafforzerà il Partito comunista: fino a creare le condizioni per l’instaurazione della dittatura del proletariato, necessaria per uscire definitivamente dalla crisi del capitalismo. L’esperienza insegnerà alle masse popolari che la dittatura del proletariato è indispensabile 1. per migliorare e consolidare le misure prese, 2. per trattare con scienza e lungimiranza le mille contraddizioni in seno al popolo ed eliminare gradualmente gli inevitabili inconvenienti di ogni genere che si presenteranno nell’ambito delle nuove relazioni sociali, 3. per difendere con successo il nuovo sistema di relazioni sociali dal sabotaggio, dal boicottaggio, dall’aggressione promosse dalla borghesia imperialista, dal Vaticano, dalle Organizzazioni Criminali e dai loro alleati, seguaci e padrini interni e internazionali, dalle manovre di ogni genere con cui essi cercheranno di rendere impossibile il miglioramento e il consolidamento delle nuove relazioni sociali e di ristabilire il loro ordinamento sociale.

L’instaurazione del governo di Blocco Popolare risponde alle esigenze immediate delle masse (rimette in moto o mantiene in moto le aziende, assegna compiti produttivi a ogni azienda, dà un lavoro a ogni individuo, “a queste condizioni” assicura a tutti una vita dignitosa e un ruolo sociale dignitoso) e contemporaneamente porta le masse a compiere l’esperienza politica di cui hanno bisogno per arrivare alla rivoluzione socialista.

Il governo di Blocco Popolare non è la via pacifica al socialismo e neanche una soluzione definitiva della crisi in corso. Sarà un periodo di scontri, contrasti e sconvolgimenti, a un certo punto le forze borghesi arriveranno allo scontro militare contro di esso, come è successo più volte nella storia. Ma per allora anche il movimento comunista sarà in una situazione più favorevole per guidare le masse popolari a farvi fronte con successo e portare a compimento l’opera per cui hanno combattuto i nostri partigiani. L’idea di uno scontro militare, di una guerra civile oggi spaventa molti, consideriamo però che una cosa sono le aspirazioni e i sogni e una cosa è la realtà. Già oggi milioni di persone muoiono di fame, di malattia, di lavoro, di inquinamento, di stenti: non è una guerra questa? O la subiamo o combattiamo per farla finita con i responsabili! In definitiva l’alternativa che ci troveremo sempre più davanti non sarà tra combattere o vivere tranquillamente, ma combattere per farla finita con i padroni e il loro sistema di miseria, sfruttamento e guerra o uccidere e farsi uccidere ai loro ordini e per i loro interessi contro altri popoli come è avvenuto durante le due guerre mondiali, come avviene anche adesso in Iraq, in Afghanistan e ovunque sono in corso “missioni di pace”, come avverrà su ampia scala se saranno le forze reazionarie a imporre la loro “via d’uscita dalla crisi”!

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

ALZARE OVUNQUE LA BANDIERA PALESTINESE

https://www.carc.it/2023/10/13/alzare-ovunque-la-bandiera-palestinese/

di Agenzia Stampa CARC – Ottobre 13, 2023

Nessuna divisione fra buoni e cattivi, nessuna equidistanza: sostenere la lotta del popolo palestinese senza se e senza ma

La mattina del 7 ottobre la resistenza palestinese ha inferto un colpo durissimo ai sionisti d’Israele, un colpo senza precedenti nella storia della lotta di liberazione della Palestina.
La reazione scomposta e la barbara rappresaglia dell’esercito sionista, degli imperialisti Usa e di tutta la comunità internazionale di cui sono alla testa ne sono dimostrazione.
La resistenza palestinese ha raggirato il più esteso e sviluppato sistema di controllo del mondo, ha eluso il più sofisticato servizio segreto del mondo, ha sbaragliato il secondo esercito più equipaggiato, armato e tecnologicamente avanzato del mondo.
Bando al complottismo! Una simile operazione sarebbe stata impossibile senza l’ampio supporto e il sostegno delle masse popolari palestinesi alle organizzazioni politiche e militari della resistenza.
Questo è uno degli aspetti che i sionisti e gli imperialisti non riescono a ingoiare, questo è l’esempio che vogliono cancellare il prima possibile con una cortina fumogena di intossicazione e disinformazione mentre stanno radendo al suolo la Striscia di Gaza e ne stanno sterminando la popolazione.
L’operazione della resistenza palestinese parla a tutte le masse popolari del mondo, a quelle dei paesi oppressi dall’imperialismo, ma anche a quelle dei paesi imperialisti; dimostra che gli imperialisti sono giganti dai piedi di argilla, che resistere è possibile, che contrattaccare è possibile, infliggere colpi fatali al nemico è possibile anche di fronte a una schiacciante disparità di forze.
Di fronte al massacro di rappresaglia che i sionisti stanno compiendo a Gaza con il benestare di TUTTI i governi dei paesi imperialisti e delle loro istituzioni internazionali, il popolo palestinese ha bisogno della solidarietà delle masse popolari di tutti i paesi e in particolare della solidarietà delle masse popolari dei paesi imperialisti.

Approfondimento – “Il sionismo è fratello gemello del fascismo e del nazismo” – (nuovo)PCI, 5 aprile 2002

Fin da subito, dal 7 ottobre, è iniziata la martellante opera di disinformazione e intossicazione dell’opinione pubblica a livello mondiale. Una manovra poliedrica basata su fake news, revisionismo storico, moralismo d’accatto, sensazionalismo, terrorismo mediatico e razzismo, tutto combinato in modo da spacciare gli aggressori sionisti per aggrediti, i resistenti palestinesi per terroristi, fino a descrivere la popolazione civile palestinese come una razza “sub umana” e invocare per Gaza “la soluzione finale” come i nazisti la invocavano per gli ebrei.
È un coro a reti unificate alimentato da giornalisti, intellettuali, politicanti di tutti gli schieramenti, esponenti istituzionali che vanno dal sindaco di Terni alla Presidente della Commissione europea, è il messaggio scritto a caratteri cubitali su tutti i giornali, ripetuto in tutte le trasmissioni e su tutti i canali e proiettato sui monumenti e sui palazzi istituzionali.
È un messaggio ripetuto allo sfinimento, al punto che anziché essere convincente, chi lo ripete si mostra per quello che è, disperato. La propaganda di regime sta impiegando TUTTE le sue forze e risorse per debellare la solidarietà verso il popolo palestinese che esiste fra le masse popolari. Il più classico degli espedienti è dividere il fronte della resistenza palestinese fra “buoni” e “cattivi”.

Nonostante il contrattacco del 7 ottobre sia stato un’operazione congiunta di TUTTE le organizzazioni della resistenza palestinese, la propaganda di regime ha assegnato il ruolo dei cattivi ad Hamas che è l’organizzazione principale e maggioritaria e partito di governo nella Striscia di Gaza. Pertanto, a fianco di chi con la bava alla bocca invoca di radere al suolo la Striscia di Gaza, si esprime anche una schiera di anime belle e “democratici” che incita a “isolare Hamas”, “cancellare Hamas”, “annientare Hamas” perché “Hamas è come l’Isis”, “tagliagole, jihadisti, clerico-fascisti e reazionari”.
Chi cade nel tranello e si intruppa nella schiera di chi invoca “la distruzione di Hamas”, si schiera al fianco di chi vuole distruggere la principale organizzazione della resistenza palestinese, cioè si schiera al fianco di chi vuole distruggere tutta la resistenza palestinese, cioè si schiera – ne sia cosciente o meno – al fianco dei sionisti, dei loro alleati e dei loro servi. 

Approfondimento – “Alcuni compagni sono talmente indignati delle nefandezze commesse dal clero reazionario musulmano, da fermarsi alla denuncia di esse. In effetti la direzione del clero ha portato la rivoluzione democratica antimperialista a sanguinarie pratiche settarie. Ma noi comunisti per venire a capo della situazione dobbiamo anzitutto trovare risposte alla questione: “Perché noi comunisti abbiamo perso la direzione della rivoluzione”, oppure “Perché noi comunisti non siamo riusciti a prendere noi la direzione della rivoluzione?”.
Quanto al clero reazionario, esso per prendere e mantenere la direzione delle masse popolari ha però dovuto cavalcare la rivoluzione democratica antimperialista. Ovviamente lo ha fatto a suo modo, mediando tra il suo vecchio ruolo sociale reazionario e la rivoluzione democratica. Questa è continuata con forza, tanto più che gli imperialisti hanno aumentato sempre più le loro pretese ed esazioni, l’oppressione e lo sfruttamento, spinti dalla nuova crisi generale iniziata negli anni ’70 e liberati dalla pressione del movimento comunista. Hamas in Palestina è la manifestazione più chiara di un clero reazionario che si mette alla testa di una rivoluzione democratica antimperialista. Un organismo lanciato in funzione anticomunista dai sionisti d’Israele e dalla monarchia wahabita dell’Arabia Saudita (una specie di Vaticano musulmano), due braccia dei gruppi imperialisti USA, è diventato l’organizzatore più radicale della guerra contro l’occupazione sionista della Palestina, l’avamposto dell’imperialismo USA nel mondo arabo e musulmano” – da “La rivoluzione democratica antimperialista dei paesi arabi e musulmani”, La Voce del (nuovo)PCI n. 16, marzo 2004

Non è compito di chi solidarizza dall’Italia – come da nessun’altra parte del mondo – sindacare sulle forme, i mezzi e gli strumenti della resistenza palestinese.
Nessun popolo in lotta deve chiedere il permesso di lottare, né quello di usare gli strumenti e i modi che ritiene efficaci; questa è una legge universale della guerra di liberazione e della lotta per l’autodeterminazione, una legge valida sempre e ovunque da via Rasella al ghetto di Varsavia, valida in Sud Africa, nei Paesi Baschi, in Irlanda del Nord, in Angola e nel Vietnam, dalla resistenza dei Pellerossa alla guerra condotta dall’Armata Rossa Cinese dei Lavoratori e dei Contadini. Ed è valida anche per il popolo palestinese.
Del resto, la divisione fra buoni e cattivi eseguita in base a criteri stabiliti dalle forze occupanti e dai loro alleati è la tradizionale arma della classe dominante per dividere il fronte della resistenza e anche per dividere le masse popolari. Oggi i sionisti e gli imperialisti cercano di scatenare una faida fra veri o presunti “sostenitori di Hamas” e “antagonisti di Hamas” in modo da deviare l’attenzione dalle loro responsabilità tanto sul piano storico quanto rispetto al massacro che stanno perpetrando OGGI.
Che i sionisti e gli imperialisti riescano o meno nel loro intento dipende da quanto, anche in Italia, i comunisti e i rivoluzionari sono decisi a incunearsi nelle contraddizioni del nemico e a “bastonarlo mentre annaspa”.

La classe dominante è terrorizzata dall’idea che la solidarietà al popolo palestinese diventi visibile, aperta, dispiegata perché quella solidarietà è il terreno attraverso cui circola anche l’insegnamento che la resistenza palestinese ha offerto alle masse popolari di tutto il mondo: “gli imperialisti sono giganti dai piedi di argilla, che resistere è possibile, che contrattaccare è possibile, infliggere colpi fatali al nemico è possibile anche di fronte a una schiacciante disparità di forze”.
Nei paesi arabi le piazze ribollono, ma molte manifestazioni in sostegno alla Palestina si stanno svolgendo anche nei paesi imperialisti: dagli Usa alla Gran Bretagna, alla Germania. In Australia le manifestazioni sono state vietate. Il governo francese ha provato a vietarle, ma subito dopo la comunicazione del Ministro dell’interno, il 12 ottobre, migliaia di persone sono scese in strada a Parigi e in altre città e hanno resistito agli attacchi della polizia. Il governo inglese sta disponendo di rendere “illegale” l’esposizione della bandiera della Palestina.

In Italia il governo Meloni non ha ancora preso l’iniziativa di vietare iniziative e manifestazioni in sostegno alla resistenza palestinese (anche se a Roma hanno caricato il corteo alla Sapienza del 10 ottobre – vedi da Potere al Popolo), ma le Larghe Intese stanno creando il clima favorevole per farlo (vedi le minacce di Valditara ai collettivi studenteschi), anche se ciò creerebbe il presupposto per una violazione di massa dei divieti e ciò alimenterebbe  l’ingovernabilità del paese.
Nei prossimi giorni sono previste manifestazioni e presidi in moltissime città italiane e altre ne seguiranno. Non è da escludere che autorità e istituzioni prendano l’iniziativa per provocare e intimidire chi scende in piazza, alimentare la criminalizzazione del movimento di solidarietà per giustificare il restringimento degli spazi di iniziativa politica e dei diritti di manifestazione.

Se la classe dominante teme che la mobilitazione in solidarietà al popolo palestinese si estenda e si combini con le mille mobilitazioni di cui i lavoratori e le masse popolari sono già protagoniste contro il governo Meloni e le “delizie della sua agenda Draghi”, allora bisogna fare in modo che la solidarietà al popolo palestinese e le mille mobilitazioni già in atto si leghino. A partire dalle manifestazioni contro le basi militari e la Nato del 21 ottobre (a Ghedi, Pisa e Palermo), passando per le iniziative di lotta del 20 ottobre in occasione dello sciopero generale dei sindacati di base, ma soprattutto a opera e su iniziativa di chi impugnerà la bandiera palestinese per portarla di fronte alle aziende, alle scuole, agli ospedali, alle manifestazioni per la difesa della sanità pubblica, a quelle per il diritto al lavoro, a quelle degli insegnanti e a quelle contro la crisi ambientale.
Del resto c’è più di un filo che lega la resistenza del popolo palestinese alla resistenza che i lavoratori e le masse popolari del nostro paese oppongono alla crisi e alle manovre della classe dominante.
Per il ruolo che i gli imperialisti Usa e i sionisti hanno nel nostro paese, le istituzioni e le autorità della Repubblica Pontificia italiana sono complici e corresponsabili dell’occupazione della Palestina e del regime di apartheid. Per il ruolo della Repubblica Pontificia italiana nella catena dei paesi imperialisti (l’anello debole), le masse popolari italiane possono dare un enorme contributo alla causa della liberazione della Palestina e alla lotta di liberazione di tutti i popoli oppressi, rovesciando il sistema di potere su cui si basano i governi delle Larghe Intese e costituendo un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

Fonte: Partito dei CARC – Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network