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SINDROME DI HIKIKOMORI: UNA SINDROME ANCORA POCO CONOSCIUTA LEGATA ALL’ECCESSIVA DIGITALIZZAZIONE DEL MONDO

Vasto (CH), lì 3 Maggio 2024 ore 12.18

Questo articolo è dedicato alla sindrome di Hikikomori, una sindrome da ansia sociale legata all’isolamento sociale derivante da eccessiva digitalizzazione del Mondo contemporaneo che ha iniziato a colpire i giovani adolescenti giapponesi in Estremo Oriente dagli inizi del nuovo Millennio 2000 i Millennium tra i 12 ed i 20 anni, ma la sindrome si sta diffondendo sempre più a macchia d’olio anche nei Paesi occidentali, finendo per colpire anche gli adolescenti europei e statunitensi. Da miei studi indipendenti sulla sindrome giapponese, su quella occidentale e mettendo entrambe a confronto, emerge che la sindrome non tende a colpire soltanto giovani adolescenti digitalizzati, ma anche tutte quelle persone adulte introverse tra i 30 ed i 40 anni che tendono già naturalmente ad abbattere la propria sfera sociale fino ad ucciderla completamente, perché con l’avanzare del peggioramento delle condizioni sociali, lavorative, del cambiamento climatico indotto dall’uomo a livello globale causato dall’abuso di tecniche di Geoingegneria clandestina nei nostri cieli da aerei civili e militari, del cambiamento climatico naturale indotto da ENSO (El Nino Southern Oscillation) a sua volta innescato dalla diminuzione dell’attività solare e dall’aumento di tempeste magnetiche tramite i brillamenti solari o flares, dell’inquinamento atmosferico che sta sempre più peggiorando la qualità dell’aria nelle nostre città, ma soprattutto tutte le restrizioni sociali adottate dai nostri Governi elitari e sionisti dediti al controllo totale delle masse proletarie, le restrizioni legate alla pandemia di COVID19 vigenti nel 2020 in Cina per due anni, mentre in Italia le restrizioni sono durate per appena due mesi, dal 10 Marzo al 4 Maggio 2020, nelle persone colpite da questa sindrome è scattato un meccanismo neurologico meccanico tipico delle reazioni di panico e fuga che tende a bloccare il sistema nervoso centrale e a sacrificare tutto quello che consentirebbe di mantenere la persona stessa in salute, come uscire a farsi una semplice passeggiata all’aperto, uscire con gli amici al cinema, andare a correre o a svolgere qualsiasi altro tipo di attività fisica. Queste persone si limitano soltanto a fare l’essenziale come le commissioni per se stessi e per i propri genitori, fare la spesa, recarsi all’ufficio postale o in banca, mentre tutto il superfluo tendono a sacrificarlo per uscire il meno possibile dalla propria zona di comfort rappresentata dalla propria camera da letto e questo comportamento dipende dal fatto che sia questi ragazzi ma anche adulti vivono degli enormi disagi sociali sia in famiglia che al di fuori di essa al punto tale da non volersi più relazionare con il mondo esterno ed in questo caso subentra l’unica valvola di sfogo che queste persone usano per comunicare con il mondo esterno: il proprio personal computer, finendo per rifiutare la realtà e sostituirla con quella virtuale attraverso l’abuso dell’uso del computer per giocare e lavorare.

La sindrome di Hikikomori consiste in tre grandi fasi, la 1, la 2 e la 3 a seconda della gravità con cui colpisce il giovane o l’adulto, andiamo a vederle più da vicino:

  • FASE 1 è la fase lieve della sindrome: il ragazzo o ragazza o l’adulto trascorrono il 70% del proprio tempo libero in casa e nel restante 30% del tempo disponibile escono all’aperto per svolgere le normali attività di commissioni per se stessi o per i loro genitori, ma già in questa fase si inizia a vedere che i ragazzi iniziano a limitare i propri contatti umani con gli altri per disagi legati o all’interno della propria famiglia o in base al peggioramento delle condizioni ambientali esterne.
  • FASE 2 è la fase intermedia della sindrome: il ragazzo, la ragazza o l’adulto trascorrono l’80-90% del proprio tempo libero in casa e nel restante 20% si dedicano a svolgere attività essenziali per se stessi e la propria famiglia. I ragazzi abbattono completamente le loro sfere sociali fino ad ucciderle completamente, chiudendosi per la gran parte del tempo nella loro camera a giocare ai videogames per ore e cominciano ad isolarsi persino dai propri genitori in casa, se vivono ancora con loro. Nel mio caso personalmente mi sono trovato a vivere in questa fase 2 nei miesi immediatamente successivi all’attacco da COVID19 per i problemi che la malattia mi ha arrecato a carico del cervello, sistema nervoso centrale e sull’articolazione del ginocchio destro, per cui tutta è stata meno che un’influenza per me, contrariamente alle menzogne asserite dagli “esperti” virologi ed immunologi appartenenti al Sistema Sanitario Nazionale italiano e soprattutto per questo motivo mi sono chiuso sempre più in casa, arrivando ad uccidere completamente quel minimo di sfera sociale che avevo già da Luglio 2016, ma da Marzo 2020 in poi e specialmente da Febbraio 2022 in poi passai dalla fase 1 alla fase 2 della sindrome di Hikikomori e credo che di questa fase ne fosse affetta anche la mia coetanea Antonella Triggiani, nata a Conversano vicino Bari il 25 Novembre 1984, la mia ultima ex-compagna di Bari nella Regione della Puglia tra il 2012 ed il 2014, al punto tale da doversi recare dallo psicologo per curarne gli effetti devastanti a livello cerebrale e comportamentale.
  • FASE 3 è la fase più grave della sindrome: il ragazzo, la ragazza o l’adulto trascorrono il 100% del proprio tempo libero completamente in casa ed oltre all’abbattimento completo della propria sfera sociale ed al rifiuto totale del rapporto umano con il prossimo, rifiutano di uscire di casa anche per farsi una semplice passeggiata da soli o con il propri animale da compagnia, si chiudono nella propria zona di comfort rappresentata dalla loro camera da letto per ore, giorni, settimane, mesi ed anche anni a giocare ai videogames per più di 8-10 ore al giorno, rimanendo svegli anche la notte per giocare. Questi ragazzi provano talmente un senso di vergogna altissimo per i disagi personali che vivono interiormente da non riuscire a somatizzarli, arrivano persino a isolarsi dai propri genitori, mangiano e bevendo in camera uscendo solo per espletare i bisogni personali: si fanno preparare il cibo dai propri genitori, il genitore prende il piatto, lo posa all’ingresso della camera, come la ciotola da dare ai gatti, loro lo prendono, mangiano, bevono e rimettono il piatto vuoto all’ingresso della loro camera senza nemmeno riportarlo in cucina ai genitori e per quanto possa sembrarvi strano ed assurdo tutto questo, purtroppo è tutto vero! In questa fase arriva l’alienazione completa: la persona arriva per vivere soltanto in un mondo virtuale rifiutando completamente la realtà che vive attorno a sè, ma mi sono accorto che questa particolare sindrome non colpisce solo gli adolescenti, ma anche agli adulti in età intermedia e questo denota un aggravamento evidente delle condizioni sociali dei Paesi che non hanno un efficiente sistema di welfare e sono colpiti dall’enorme disagio che colpisce giovani e meno giovani.

    Sappiate che la sindrome di Hikikomori che nelle prime due fasi può essere curata, mentre nella peggiore terza fase, l’unica cosa migliore da fare è rivolgersi sia alle associazioni che stanno nascendo in diversi Paesi occidentali anche in Italia al sito: https://www.hikikomoriitalia.it ma anche a rivolgersi ad uno specialista, in genere psicologo o psichiatra che saprà indirizzare il giovane o l’adulto alla miglior cura da applicare loro, a seconda degli stadi in cui si trova la sindrome.

    Di seguito propongo alcune video testimonianze di così è la Sindrome di Hikikomori:

    Da leggere anche:

    Curare l’ansia sociale con la Realtà Virtuale: è possibile? https://www.hikikomoriitalia.it/2022/09/blog-post.html

    Nasce un questionario internazionale per identificare la condizione di hikikomori: svolta decisiva?

    https://www.hikikomoriitalia.it/2022/11/blog-post.html

    Ci sono davvero oltre 50 mila hikikomori adolescenti in Italia? Analisi critica dello studio del CNR https://www.hikikomoriitalia.it/2023/03/blog-post.html

    Nuovo sondaggio sugli hikikomori in Giappone: sono 1,5 milioni! E in Italia? https://www.hikikomoriitalia.it/2023/04/studi-hikikomori-giappone-italia.html

    450€ al mese ai giovani hikikomori: l’iniziativa del governo sudcoreano https://www.hikikomoriitalia.it/2023/04/hikikomori-sudcorea.html

    Hikikomori: perché può essere definito come un “ritiro sociale volontario cronico giovanile” https://www.hikikomoriitalia.it/2023/12/blog-post.html

    Istituto Superiore di Sanità: tra gli studenti italiani ci sono oltre 60mila Hikikomori

    https://www.hikikomoriitalia.it/2024/01/ricerca-hikikomori-ISS.html

    English translate

    HIKIKOMORI SYNDROME: A STILL LITTLE KNOWN SYNDROME LINKED TO THE EXCESSIVE DIGITALIZATION OF THE WORLD

    This article is dedicated to Hikikomori syndrome, a social anxiety syndrome linked to social isolation resulting from excessive digitalization of the contemporary world which began to affect young Japanese adolescents in the Far East from the beginning of the new Millennium 2000 i Millennium between the ages of 12 and the age of 20, but the syndrome is spreading more and more like wildfire even in Western countries, ending up also affecting European and American adolescents. From my independent studies on the Japanese syndrome, on the Western one and by comparing both, it emerges that the syndrome does not tend to affect only young digitalized adolescents, but also all those introverted adults between the ages of 30 and 40 who already naturally tend to break down one’s social sphere to the point of completely killing it, because with the advancement of the worsening of social and working conditions, of man-induced climate change on a global level caused by the abuse of clandestine geoengineering techniques in our skies by civil and military aircraft, of the natural climate change induced by ENSO (El Nino Southern Oscillation) in turn triggered by the decrease in solar activity and the increase in magnetic storms through solar flares or flares, of the atmospheric pollution which is increasingly worsening the quality of air in our cities, but above all all the social restrictions adopted by our elitist and Zionist Governments dedicated to the total control of the proletarian masses, the restrictions linked to the COVID19 pandemic in force in 2020 in China for two years, while in Italy the restrictions lasted for just two months, from 10 March to 4 May 2020, in people affected by this syndrome, a mechanical neurological mechanism typical of panic and flight reactions was triggered which tends to block the central nervous system and sacrifice everything that would allow the person to maintain themselves healthy, like going out for a simple walk outdoors, going out with friends to the cinema, go running or do any other type of physical activity.

    These people limit themselves to only doing the essentials such as running errands for themselves and their parents, doing the shopping, going to the post office or the bank, while they tend to sacrifice everything superfluous to leave their area as little as possible of comfort represented by one’s bedroom and this behavior depends on the fact that both these children but also adults experience enormous social discomfort both within the family and outside of it to the point of no longer wanting to relate to the outside world and in this case the only outlet that these people use to communicate with the outside world takes over: their personal computer, ending up rejecting reality and replacing it with the virtual one through the abuse of the use of the computer to play and work.

    Hikikomori syndrome consists of three large phases, 1, 2 and 3 depending on the severity with which it affects the young person or the adult, let’s take a closer look at them:

    • PHASE 1 is the mild phase of the syndrome: the boy or girl or adult spends 70% of their free time at home and in the remaining 30% of the available time they go outdoors to carry out normal errands for themselves or for their parents, but already at this stage we begin to see that children begin to limit their human contacts with others due to inconveniences linked either within their own family or based on the worsening of external environmental conditions.
    • PHASE 2 is the intermediate phase of the syndrome: the boy, girl or adult spends 80-90% of their free time at home and in the remaining 20% ​​they dedicate themselves to carrying out essential activities for themselves and their family . The kids completely break down their social spheres to the point of killing them completely, locking themselves in their room for the most part playing video games for hours and even starting to isolate themselves from their parents at home, if they still live with them. In my case, I personally found myself living in this phase 2 in the months immediately following the COVID19 attack due to the problems that the disease caused me in the brain, central nervous system and on the right knee joint, so all it was less than an influence for me, contrary to the lies asserted by the “experts” virologists and immunologists belonging to the Italian National Health System and above all for this reason I closed myself more and more at home, going so far as to completely kill that minimum of social sphere that I had already had it since July 2016, but from March 2020 onwards and especially from February 2022 onwards I went from phase 1 to phase 2 of Hikikomori syndrome and I believe that my peer Antonella Triggiani, born in Conversano near Conversano, was also affected by this phase. Bari on 25 November 1984, my last ex-partner from Bari in the Puglia region between 2012 and 2014, to the point of having to go to the psychologist to treat the devastating effects on a cerebral and behavioral level.
    • PHASE 3 it’s the most serious phase of the syndrome: the boy, girl or adult spends 100% of their free time completely at home and in addition to the complete demolition of their social sphere and the total rejection of human relationships with others, they refuse to leave the house even to take a simple walk alone or with their pet, they lock themselves in their comfort zone represented by their bedroom for hours, days, weeks, months and even years playing video games for more 8-10 hours a day, even staying up at night to play. These kids feel such a high sense of shame for the personal discomforts they experience internally that they are unable to somatize them, they even go so far as to isolate themselves from their parents, they eat and drink in their room, only going out to carry out their personal needs: they have their family prepare the food for them. parents, the parent takes the plate, places it at the entrance to the room, like the bowl to give to the cats, they take it, eat, drink and put the empty plate back at the entrance to their room without even bringing it back to the parents in the kitchen and as strange and absurd as all this may seem to you, unfortunately it is all true! In this phase complete alienation arrives: the person arrives to live only in a virtual world completely rejecting the reality that lives around him, but I realized that this particular syndrome does not only affect adolescents, but also adults of intermediate age. and this denotes a clear worsening of the social conditions of countries that do not have an efficient welfare system and are affected by the enormous hardship that affects young and old.

    Know that Hikikomori syndrome can be cured in the first two phases, while in the worst third phase, the only best thing to do is to contact both the associations that are being created in various Western countries and also in Italy at the site: https:// http://www.hikikomoriitalia.it but also to contact a specialist, generally a psychologist or psychiatrist who will be able to direct the young person or adult to the best treatment to apply to them, depending on the stages in which the syndrome is found.

    Below I propose some video testimonials of what Hikikomori Syndrome is like:

    Also worth reading:

    Treating social anxiety with Virtual Reality: is it possible? https://www.hikikomoriitalia.it/2022/09/blog-post.html

    An international questionnaire is born to identify the condition of hikikomori: decisive turning point?https://www.hikikomoriitalia.it/2022/11/blog-post.html

    Are there really over 50 thousand teenage hikikomori in Italy? Critical analysis of the CNR study https://www.hikikomoriitalia.it/2023/03/blog-post.html

    New survey on hikikomori in Japan: there are 1.5 million! And in Italy? https://www.hikikomoriitalia.it/2023/04/studi-hikikomori-giappone-italia.html

    €450 per month to young hikikomori: the initiative of the South Korean government https://www.hikikomoriitalia.it/2023/04/hikikomori-sudcorea.html

    Hikikomori: why it can be defined as a “chronic youth voluntary social retreat” https://www.hikikomoriitalia.it/2023/12/blog-post.html

    Istituto Superiore di Sanità: among Italian students there are over 60 thousand Hikikomori

    https://www.hikikomoriitalia.it/2024/01/ricerca-hikikomori-ISS.html

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

    PREPARATIVI PER LA TEMPESTA SOLARE PIU’ DEVASTANTE DA MILLENNI SULLA TERRA, GLI EFFETTI

    Di Antonio Lombardi

    https://www.meteogiornale.it/2024/04/preparativi-per-la-tempesta-solare-piu-devastante-da-millenni-sulla-terra/

    Gli effetti catastrofici di una tempesta solare di magnitudo estrema, potenzialmente più devastante di qualsiasi evento passato registrato nella storia umana, potrebbero paralizzare l’intera infrastruttura tecnologica mondiale. Tale evento, noto come evento Miyake, rischia di superare di gran lunga la tempesta solare del 1859, conosciuta come evento Carrington. Questa tempesta aveva già messo in ginocchio le reti telegrafiche globali, dimostrando quanto fossero vulnerabili le tecnologie emergenti alle forze naturali.

    Secondo gli esperti in campo astronomico e climatologico, la frequenza di tali eventi potrebbe essere sottovalutata e il rischio di un disastro imminente è reale e incombente. Ethan Siegel, astrofisico e divulgatore scientifico, sostiene che l’evento del 1859 impallidisce in confronto a quello che potrebbe accadere se un evento Miyake colpisse oggi. Egli evidenzia come, nell’anno 774 o 775, un picco di carbonio-14 rilevato negli anelli degli alberi indichi un’eruzione solare estremamente potente, la quale avrebbe avuto conseguenze disastrose se fosse avvenuta nell’era moderna.

    La dott.ssa Holly Gilbert, ex direttrice del dipartimento di scienze eliofisiche al NASA Goddard Research Center, ora alla guida dell’Osservatorio ad alta quota del Centro nazionale per la ricerca atmosferica, conferma che le eruzioni solari possono produrre radiazioni in grado di raggiungere la Terra in meno di otto minuti. L’energia rilasciata, composta da raggi X e ultravioletti, potrebbe danneggiare irreparabilmente i satelliti in orbita e le reti elettriche su scala globale.

    Dr. Raimund Muscheler, specialista in paleoclima, ha sottolineato la pericolosità dei protoni accelerati durante queste tempeste, i quali possono avere effetti devastanti non solo sugli aeroplani in volo nelle vicinanze delle poli, ma anche su ogni dispositivo elettronico esposto sulla superficie terrestre. I danni a data center e infrastrutture critiche sarebbero catastrofici, con la perdita di dati essenziali come informazioni bancarie e cartelle cliniche.

    La dottoressa Sangeetha Abdu Jyothi dell’Università della California, ha esaminato gli impatti sui cavi Internet sottomarini e sugli hub di comunicazione globale. Secondo le sue ricerche, un evento di Miyake potrebbe facilmente farci regredire a condizioni pre-industriali, isolandoci senza internet e con reti elettriche distrutte, una situazione che ricorda più l’età della pietra che il medioevo.

    Il documento della National Academy of Sciences degli USA prevede che un evento di questa magnitudo causerebbe interruzioni di servizi essenziali come l’acqua potabile, la distribuzione di cibo e medicine, e persino il collasso dei sistemi di sanità e trasporto. Questo scenario non solo porterebbe a una catastrofe umanitaria con una possibile alta mortalità nelle aree urbane, ma avrebbe anche un impatto economico globale, stimato in trilioni di dollari con una ripresa che potrebbe richiedere decenni.

    John Kappenman, esperto di reti elettriche, ha criticato l’attuale mancanza di preparazione a un simile disastro. La produzione di trasformatori essenziali, già difficile in condizioni normali, diventerebbe praticamente impossibile, aggravando ulteriormente la crisi globale.

    La soluzione proposta dagli scienziati include una combinazione di misure preventive e tecnologie di mitigazione. Investimenti nella protezione delle reti, l’implementazione di sistemi di allerta precoce basati su intelligenza artificiale e una maggiore resilienza delle infrastrutture critiche sono essenziali per minimizzare i rischi. Questo richiederebbe però un cambiamento radicale nell’approccio economico e legislativo, privilegiando la sicurezza a lungo termine rispetto agli immediati guadagni finanziari.

    In definitiva, il nostro futuro dipende dalla capacità di anticipare e neutralizzare queste minacce naturali estreme. Se ignorati, gli eventi Miyake potrebbero effettivamente ritrasformare radicalmente la struttura della nostra società. L’azione collettiva, supportata da investimenti adeguati e cooperazione internazionale, potrebbe essere l’unico modo per prevenire un ritorno involontario a un’era tecnologicamente primitiva.

    Fonte: Meteo giornale

    English translate

    PREPARATIONS FOR THE MOST DEVASTATING SOLAR STORM ON EARTH FOR MILLENNIA, THE EFFECTS

    The catastrophic effects of a solar storm of extreme magnitude, potentially more devastating than any past event recorded in human history, could paralyze the entire world’s technological infrastructure. That event, known as the Miyake event, is likely to far surpass the 1859 solar storm, known as the Carrington event. This storm had already brought global telegraph networks to their knees, demonstrating how vulnerable emerging technologies were to natural forces.

    According to astronomical and climatological experts, the frequency of such events may be underestimated and the risk of an imminent disaster is real and looming. Ethan Siegel, an astrophysicist and science communicator, argues that the 1859 event pales in comparison to what might happen if a Miyake event hit today. He highlights how, in the year 774 or 775, a spike in carbon-14 detected in tree rings indicates an extremely powerful solar flare, which would have had disastrous consequences if it had occurred in the modern era.

    Dr. Holly Gilbert, former director of the heliophysical sciences department at NASA Goddard Research Center, now leading the High Altitude Observatory of the National Center for Atmospheric Research, confirms that solar flares can produce radiation capable of reaching the Earth in less than eight minutes. The energy released, composed of X-rays and ultraviolet, could irreparably damage orbiting satellites and electricity grids on a global scale.

    Dr. Raimund Muscheler, a paleoclimate specialist, underlined the danger of accelerated protons during these storms, which can have devastating effects not only on airplanes flying near the poles, but also on every electronic device exposed on the Earth’s surface. Damage to data centers and critical infrastructure would be catastrophic, with the loss of essential data such as banking information and medical records.

    Dr. Sangeetha Abdu Jyothi of the University of California, examined the impacts on undersea internet cables and global communications hubs. According to his research, a Miyake event could easily cause us to regress to pre-industrial conditions, isolating us with no internet and destroyed electricity grids, a situation more reminiscent of the Stone Age than the Middle Ages.

    The document from the US National Academy of Sciences predicts that an event of this magnitude would cause disruptions to essential services such as drinking water, the distribution of food and medicine, and even the collapse of healthcare and transportation systems. This scenario would not only lead to a humanitarian catastrophe with possible high mortality in urban areas, but would also have a global economic impact, estimated in trillions of dollars with a recovery that could take decades.

    John Kappenman, an expert on electricity grids, criticized the current lack of preparation for such a disaster. The production of essential transformers, already difficult under normal conditions, would become virtually impossible, further worsening the global crisis.

    The solution proposed by scientists includes a combination of preventive measures and mitigation technologies. Investments in network protection, the implementation of AI-based early warning systems and greater resilience of critical infrastructures are essential to minimize risks. However, this would require a radical change in the economic and legislative approach, privileging long-term security over immediate financial gains.

    Ultimately, our future depends on our ability to anticipate and neutralize these extreme natural threats. If ignored, the Miyake events could actually fundamentally retransform the structure of our society. Collective action, supported by adequate investments and international cooperation, may be the only way to prevent an involuntary return to a technologically primitive era.

    Source: Meteo giornale

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM americana

    NEWSLETTER PARTITO DEI CARC (COMITATI DI APPOGGIO PER LA RESISTENZA DEL COMUNISMO) MARZO 2024

    Lettera aperta a Potere al Popolo e agli altri aderenti a Unione Popolare

    di Teresa Noce Marzo 20, 2024

    Rompere gli indugi e presentare alle elezioni europee una lista chiaramente schierata a sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche

    Nel comunicato Unione Popolare, che fare? diffuso il 6 Marzo, Potere al Popolo illustra i motivi della mancata confluenza di Unione Popolare con la lista “Pace Terra Dignità” promossa da Michele Santoro e Raniero La Valle (“il disaccordo sulla necessità di sostenere in ogni modo la resistenza palestinese contro lo Stato sionista israeliano e nel chiamare genocidio la strage israeliana a Gaza. Quello sulla necessità di considerare la NATO la prima responsabile di ogni guerra nel mondo e di chiederne la fine senza se e senza ma. La mancanza di una chiara scelta politica economica e sociale dal lato della maggioranza della popolazione, e non dalla parte di una minoranza di soliti noti, che, come durante la Pandemia, anche con la guerra sta continuando ad arricchirsi. Una non chiara collocazione alternativa nei confronti del centrosinistra in Italia ed in Europa”), spiega che questo ha aperto una crisi nel progetto di UP fino alla decisione dei vertici del PRC di abbandonare UP e confluire nella lista Terra Pace Dignità, cosa che ha influito anche sulla decisione di Luigi De Magistris di dimettersi da portavoce nazionale di UP, e conclude ribadendo l’importanza della presenza di una lista nettamente schierata: “con un genocidio in corso, la solidarietà con la lotta di liberazione del popolo palestinese deve essere pienamente rappresentata alle elezioni europee anche nel nostro Paese. Su posizioni chiare, che non riproducano una inesistente equidistanza tra oppressi e oppressori, e ribadiscano il diritto alla resistenza. L’Italia, che si sta riconfigurando come fedelissimo vassallo degli USA, ha maledettamente bisogno di una voce che metta al centro la solidarietà e la cooperazione tra i popoli e combatta concretamente l’imperialismo a partire dal nostro”.

    È vero, alle elezioni europee c’è “maledettamente bisogno” di una lista
    – che ha un programma come quello delineato da Potere al Popolo nel suo comunicato: “sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche che chiedono a noi di stringere la cinghia mentre strizzano l’occhio a imprenditori ed evasori”,
    – che su questo programma promuove, rafforza ed estende mobilitazione, organizzazione e coordinamento nelle fabbriche, nei porti, nei magazzini della logistica, nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nei quartieri e nei territori,
    – che coalizza, come indicato sempre nello stesso comunicato, “tutte le forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono con forza al governo Meloni e che non accettano le politiche guerrafondaie del cosiddetto “campo largo” né le posizioni ambigue verso il PD e soci su cui si sta costruendo la lista Santoro”.

    Per i temi che agita e per le modalità con cui conduce la campagna elettorale, una lista con queste caratteristiche rompe “il campo della politica delimitato dai vincoli della UE e della NATO. Non solo nei palazzi, ma prima di tutto nel paese”, per dirla con le parole di Giorgio Cremaschi, autorevole esponente di Potere al Popolo.

    Una lista di questo genere sposta a sinistra l’asse della campagna elettorale non solo alle europee, ma anche alle elezioni regionali e comunali che si tengono in contemporanea, smaschera le manovre elettorali delle liste al carro del polo PD e di quelle “antisistema” che sono al carro della destra reazionaria, apre contraddizione negli aderenti alla lista Santoro, rafforza la sinistra anche nelle organizzazioni di massa legate al PD, in particolare CGIL e ANPI.

    Per questo diciamo ai dirigenti e ai militanti di Potere al Popolo: rompete ogni indugio e passate all’azione per presentare la lista Unione Popolare (o altro eventuale nome)!
    Non è facile, è vero, bisogna superare gli ostacoli frapposti (numero firme, soglie di sbarramento, chiusura degli spazi di propaganda nella Rai pagata da tutti i cittadini e nelle reti private) dalla borghesia e dal suo sistema di potere, a partire dalla raccolta firme: anche dimezzate da 150 mila a 75 mila, sono molte. Ma è possibile: nell’estate del 2022, in molto meno tempo e in un periodo meno favorevole, Unione Popolare e altre liste anti Larghe Intese sono riuscite a raccoglierle. È vero anche che, con un colpo di mano, il governo Meloni ha cambiato in corsa le regole per presentare le liste. Ma proprio per questo anziché affidarsi a San Mattarella come fa il segretario del PRC, bisogna fare appello a tutti agli organismi popolari mobilitati in sostegno della resistenza palestinese e contro il genocidio sionista, contro la guerra, la NATO, il carovita, l’economia di guerra, ecc., ai partiti e alle organizzazioni del movimento comunista, a tutti quelli che nel PRC non sono d’accordo con la confluenza nella lista Santoro, che in definitiva fa da una spalla del PD (quindi delle Larghe Intese), ai fuoriusciti del M5S, a tutte le persone e gli organismi sinceramente contro le Larghe Intese di guerra, miseria e devastazione dell’ambiente.
    In questo modo, già la raccolta firme mette in moto un percorso di convergenza delle forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono al governo Meloni, avvia una campagna elettorale non solo di propaganda di programmi radicali, ma anche di azioni radicali: di mobilitazioni contro la guerra e l’economia di guerra, contro la sottomissione del nostro paese agli imperialisti USA-NATO (a partire dalla giornata contro la NATO del prossimo 4 aprile), la complicità con i sionisti, i diktat dell’UE.

    Il P.CARC è pronto a collaborare con il Coordinamento Nazionale di PaP per raccogliere le firme necessarie a presentare una lista di questo genere, a mobilitare organismi popolari, esponenti sindacali, sinceri democratici, compagni della base rossa, ecc. perché facciano altrettanto e si impegna a partecipare con tutte le sue forze affinché l’operazione abbia successo.
    Per noi la cosa importante è che si costruisca una lista anti Larghe Intese che rafforza il fronte delle masse popolari e la lotta per cacciare il governo Meloni e ogni altro governo espressione della borghesia imperialista e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, sionisti ed europei e di fatto contribuisce a creare le condizioni necessarie per costituire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

    Fonte: Partito dei CARC

    English translate

    Open letter to Potere al Popolo and other members of Unione Popolare

    Breaking the deadlock and presenting to the European elections a list clearly aligned in support of the Palestinian resistance, against the war, NATO and all their supporters and accomplices, against the ultra-right government of Giorgia Meloni and its policies

    In the Popular Union communiqué, what to do? released on March 6, Potere al Popolo illustrates the reasons for the lack of confluence of Unione Popolare with the “Pace Terra Dignità” list promoted by Michele Santoro and Raniero La Valle (“the disagreement on the need to support in every way the Palestinian resistance against the State Zionist and in calling the Israeli massacre in Gaza a genocide. The one on the need to consider NATO primarily responsible for every war in the world and to ask for its end without ifs or buts. The lack of a clear political, economic and social choice on the of the majority of the population, and not on the side of a minority of usual suspects, who, as during the Pandemic, are continuing to enrich themselves even with the war. An unclear alternative position towards the center-left in Italy and Europe”, he explains that this opened a crisis in the UP project until the decision of the Partito della Rifondazione Comunista leaders to abandon UP and join the Terra Pace Dignità list, which also influenced Luigi De Magistris’ decision to resign as UP’s national spokesperson, and concludes by reiterating the importance of the presence of a clearly aligned list: “with an ongoing genocide, solidarity with the liberation struggle of the Palestinian people must be fully represented in the European elections in our country too. On clear positions, which do not reproduce a non-existent equidistance between oppressed and oppressors, and reaffirm the right to resistance. Italy, which is reconfiguring itself as a most loyal vassal of the USA, desperately needs a voice that puts solidarity and cooperation between peoples at the center and concretely fights imperialism, starting with our own.”

    It’s true, in the European elections there is a “damn need” for a list
    – which has a program like the one outlined by Potere al Popolo in its statement: “support for the Palestinian resistance, against the war, NATO and all their supporters and accomplices, against the ultra-right government of Giorgia Meloni and its policies that demand us to tighten our belts while they wink at entrepreneurs and tax evaders”,
    – which on this program promotes, strengthens and extends mobilization, organization and coordination in factories, ports, logistics warehouses, schools, offices, hospitals, neighborhoods and territories,
    – which brings together, as indicated in the same press release, “all the political, social and trade union forces that strongly oppose the Meloni government and that do not accept the warmongering policies of the so-called “wide field” nor the ambiguous positions towards the PD and its associates on which the Santoro list is being built”.

    Due to the issues it raises and the ways in which it conducts the electoral campaign, a list with these characteristics breaks “the field of politics delimited by the constraints of the EU and NATO. Not only in the buildings, but first of all in the country”, to put it in the words of Giorgio Cremaschi, authoritative exponent of Potere al Popolo.

    A list of this kind shifts the axis of the electoral campaign to the left not only in the European elections, but also in the regional and municipal elections which are held at the same time, it unmasks the electoral maneuvers of the lists supported by the PD pole and of the “anti-system” ones which they are on the bandwagon of the reactionary right, it opens up contradiction among the members of the Santoro list, it strengthens the left also in the mass organizations linked to the PD, in particular CGIL and ANPI.

    This is why we say to the leaders and militants of Potere al Popolo: break all hesitation and take action to present the Unione Popolare list (or any other possible name)!
    It’s not easy, it’s true, we must overcome the obstacles placed in the way (number of signatures, thresholds, closure of propaganda spaces in the RAI paid for by all citizens and in private networks) by the bourgeoisie and its system of power, starting from the collection signatures: even halved from 150 thousand to 75 thousand, that’s a lot. But it is possible: in the summer of 2022, in much less time and in a less favorable period, Unione Popolare and other anti-Larghe Intese lists managed to collect them. It is also true that, with a coup, the Meloni government changed the rules for presenting the lists on the fly. But precisely for this reason, instead of relying on San Mattarella as the secretary of the PRC does, we must appeal to everyone to the popular organizations mobilized in support of the Palestinian resistance and against the Zionist genocide, against the war, NATO, the high cost of living, the war, etc., to the parties and organizations of the communist movement, to all those in the PRC who do not agree with the confluence of the Santoro list, which ultimately acts as a supporter of the PD (therefore of the Broad Ententes), to the exiles of the M5S, to all people and organizations sincerely against the Broad Agreements of war, misery and devastation of the environment.
    In this way, the collection of signatures already sets in motion a path of convergence of the political, social and trade union forces that oppose the Meloni government, it starts an electoral campaign not only of propaganda of radical programs, but also of radical actions: of mobilizations against war and the war economy, against the submission of our country to the US-NATO imperialists (starting from the anti-NATO day on April 4th), complicity with the Zionists, the EU diktats.

    The P.CARC is ready to collaborate with the National Coordination of PaP to collect the signatures necessary to present a list of this kind, to mobilize popular bodies, trade union representatives, sincere democrats, comrades of the red base, etc. to do the same and undertakes to participate with all its strength so that the operation is successful.
    For us the important thing is that an anti-Broad Agreements list is built which strengthens the front of the popular masses and the fight to oust the Meloni government and any other government expression of the imperialist bourgeoisie and of the International Community of US, Zionist and European imperialist groups and in fact it contributes to creating the conditions necessary to establish an emergency government of the organized popular masses.

    Source: Partito dei CARC

    Il governo Meloni e le armi a Israele

    Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ed il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu
    https://www.carc.it/2024/03/21/il-governo-meloni-e-le-armi-a-israele/

    di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa – Marzo 21, 2024

    Altreconomia ha smascherato, attraverso un’inchiesta, una delle balle raccontate del governo Meloni. L’Italia sta proseguendo l’esportazione di armi verso Israele. Questo sta avvenendo nonostante il ministro della difesa, Guido Crosetto, ne avesse assicurato la sospensione stante gli scriteriati attacchi israeliani contro i palestinesi. Ma erano tutte balle. A dicembre, nel pieno dei bombardamenti israeliani di Gaza, l’export italiano di armi ha toccato quota 1.3 milioni di euro. Di questa cifra, un milione di euro riguarda armi e munizioni a uso militare. Per chi volesse approfondire riportiamo in appendice alcuni dati e fonti.

    La notizia è stata seguita da una pietosa rincorsa alla smentita da parte del governo. Crosetto ha giurato che la vendita delle armi fosse sospesa dal 7 ottobre. Tajani, ministro degli esteri, ha rassicurato: “l’Italia ha interrotto l’invio di armi a Israele dall’inizio delle guerra di Gaza”. Una volta smentito da Altreconomia, Tajani, ha rettificato dicendo che i numeri dell’Istat citati nell’inchiesta si riferiscono ad accordi e licenze precedenti. Quegli accordi e licenze “ancora in essere” che il 12 febbraio lo stesso ministro aveva dichiarato di aver sospeso, come ricordato in un articolo de il Fatto Quotidiano.

    L’apparenza inganna

    Il governo Meloni, sotto la malriuscita facciata pacifista e umanitaria, prosegue la sua politica di guerra al servizio dei gruppi imperialisti Usa, dei sionisti e della Ue. Questo è il dato che Altreconomia ha mostrato. Ma non sono soli. Anche il teatrino messo in piedi da PD e M5S per la cessazione dell’invio delle armi non è altro che propaganda di facciata. Conte e Schlein hanno firmato tutti gli invii di armi, le missioni militari e le leggi guerrafondaie degli ultimi due anni. Gli interessi che legano tutti i partiti delle Larghe intese allo stato sionista d’Israele, del resto, sono profondi e strutturati (vedi ad esempio Sul ruolo dei sionisti in Italia).

    Questo è un altro campo in cui va in scena il teatrino della Repubblica Pontificia. Pubblicamente Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, PD e M5S si fanno la guerra ma alla prova dei fatti portano avanti gli stessi interessi e votano le stesse misure (come per l’intervento nel Mar Rosso).

    In questa società non dirige la maggioranza ma chi detiene il capitale ed è a questi che obbediscono partiti e istituzioni della borghesia. Però la maggioranza, le masse popolari, hanno un peso che non può essere eliminato. Ed è per questo che, a fronte delle lotte e ribellioni diffuse contro la guerra, i partiti di regime cercano il sostegno delle masse camuffandosi pacifisti.

    L’indecente stretta di mano tra la Prima Ministra italiana romana sguaiata della Garbatella Giorgia Meloni ed il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu

    Far cessare il fuoco a Gaza vuol dire far cessare il governo Meloni!

    Per sostenere davvero la resistenza palestinese sono le masse popolari organizzate del nostro paese a doversi imporre! L’obiettivo unitario di tutti gli organismi e dei singoli che oggi si mobilitano in mille forme in sostegno alla Palestina deve diventare quello di cacciare il governo Meloni e la cricca delle Larghe intese. Così e solo così cesseranno anche le politiche di guerra del governo italiano in appoggio a imperialisti americani e sionisti.

    Su questo obiettivo i comitati, i collettivi, le associazioni possono incanalare e far convergere iniziative di denuncia e di boicottaggio nelle aziende produttrici di armi o legate a Israele, al traffico di armi, nelle università, nelle scuole, nei dintorni delle basi militari ecc. Far convergere forze, esperienze, energie e inventiva di ognuno degli organismi in mobilitazione per rendere il paese ingovernabile. Occasione importante saranno le prossime mobilitazioni del 4 aprile, in occasione dell’anniversario di fondazione della NATO.

    Per la pace. Per attuare il ripudio della guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” sancito dalla Costituzione. Per impedire il genocidio. È necessario alimentare la mobilitazione per la cacciata del governo e di tutti i guerrafondai attraverso l’organizzazione, la mobilitazione e la proposta di un modo alternativo di dirigere il paese. È questo il contributo migliore e più importante al cessate il fuoco su Gaza.

    Quali sono le maggiori aziende da cui partono le armi per Israele?

    Il report dell’Istat – riportato dall’inchiesta di Altreconomia – mostra le province e le aziende da cui sono partite le maggiori esportazioni. La prima provincia italiana è Lecco, dove ha sede la fabbrica Fiocchi munizioni, con 1.011.510 euro, seguita da Brescia, territorio della Fabbrica d’armi Beretta (ma non solo), con 749.277, e poi da Roma (sede di numerose aziende) con 351.426 euro, e infine da Genova, con 14.313 euro.

    Nella categoria merceologica ‘Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro, oltre la metà, da Varese. Provincia nella quale ha sede Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, azienda produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal ministero della Difesa di Israele nel febbraio del 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force. Quella che sta attualmente bombardando la Striscia di Gaza”.

    Il sito The Weapon Watch (l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei) con una propria inchiesta ha inoltre smentito le dichiarazioni della dirigenza della Leonardo SpA (partecipata dello Stato italiano) che diceva “in tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione”. L’osservatorio fa infatti sapere che “nella guerra di Israele contro la popolazione palestinese non solo sono presenti armi di Leonardo, ma queste sono state impiegate in azioni di bombardamento indiscriminate su aree urbane densamente abitate”. A supporto di questa affermazione, l’Osservatorio ha pubblicato sul proprio sito internet tutta una serie di foto e la descrizione dei prodotti di questa azienda nelle mani dell’esercito israeliano che, da ottobre 2023, bombarda e occupa la Striscia di Gaza.

    Fonti

    Dal sito Altreconomia:

    Armi italiane a Israele dopo il 7 ottobre il governo non è trasparente

    L’Italia continua a esportare armi a Israele, il caso delle forniture per i caccia

     L’Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele dopo il 7 ottobre 

    Da Il Fatto Quotidiano

    Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2024 Armi a Israele dopo il 7 ottobre. Ma Crosetto diceva: “Stop invii”

    Il Fatto Quotidiano del 19 marzo 2024  Armi a Tel Aviv anche Tajani mente mentre l’Uama non risponde

    Dal sito Atlanteguerre

    Armi della Leonardo spa “impiegate nei bombardamenti a Gaza”

    English translate

    Meloni’s government and weapons to Israel

    Italian Foreign Minister Antonio Tajani and Isral Prime Minister Benjamin Netanyahu

    Altreconomia has exposed, through an investigation, one of the lies told by the Meloni government. Italy is continuing to export arms to Israel. This is happening despite the defense minister, Guido Crosetto, having ensured its suspension given the reckless Israeli attacks against the Palestinians. But it was all bullshit. In December, at the height of the Israeli bombing of Gaza, Italian arms exports reached 1.3 million euros. Of this figure, one million euros concerns weapons and ammunition for military use. For those wishing to find out more, we provide some data and sources in the appendix.

    The news was followed by a pitiful denial by the government. Crosetto vowed that gun sales would be suspended from October 7. Tajani, foreign minister, reassured: “Italy has stopped sending weapons to Israel since the beginning of the Gaza war”. Once denied by Altreconomia, Tajani corrected it by saying that the Istat numbers cited in the investigation refer to previous agreements and licenses. Those agreements and licenses “still in existence” which on 12 February the minister himself declared he had suspended, as recalled in an article of il Fatto Quotidiano.

    Appearances are deceiving

    The Meloni government, under the unsuccessful pacifist and humanitarian façade, continues its war policy at the service of US imperialist groups, Zionists and the EU. This is the data that Altreconomia has shown. But they are not alone. Even the little theater put up by PD and M5S for the cessation of the sending of weapons is nothing more than facade propaganda. Conte and Schlein signed all shipments of weapons, military missions and warmongering laws of the last two years. The interests that bind all the parties of the Broad Agreements to the Zionist state of Israel, moreover, are deep and structured (see for example On the role of the Zionists in Italy).

    This is another field in which the little theater of the Papal Republic is staged. Publicly the Brothers of Italy, Lega, Forza Italia, PD and M5S wage war on each other but, as proven by facts, they pursue the same interests and vote for the same measures (as for the intervention in the Red Sea).

    In this society it is not the majority that rules but those who hold the capital and it is these who are obeyed by the parties and institutions of the bourgeoisie. But the majority, the popular masses, have a weight that cannot be eliminated. And this is why, in the face of widespread struggles and rebellions against the war, the regime parties seek the support of the masses by disguising themselves as pacifists.

    The indecent waving between Italian Prime Minister Giorgia Meloni and Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu

    Ending the fire in Gaza means ending the Meloni government!

    To truly support the Palestinian resistance, the organized popular masses of our country must impose themselves! The unitary objective of all the organizations and individuals who today mobilize in a thousand ways in support of Palestine must become that of expelling the Meloni government and the Broad Understandings clique. Thus and only in this way will the war policies of the Italian government in support of American imperialists and Zionists cease.

    With this objective in mind, committees, collectives and associations can channel and converge denunciation and boycott initiatives in companies producing weapons or linked to Israel, in arms trafficking, in universities, in schools, around military bases, etc. Bring together the forces, experiences, energies and inventiveness of each of the organizations mobilizing to make the country ungovernable. An important occasion will be the next mobilizations on April 4th, on the occasion of the anniversary of the founding of NATO.

    For peace. To implement the repudiation of war as an “instrument of offense against the freedom of other peoples and as a means of resolving international disputes” enshrined in the Constitution. To prevent genocide. It is necessary to fuel the mobilization for the expulsion of the government and all the warmongers through organisation, mobilization and the proposal of an alternative way of running the country. This is the best and most important contribution to the ceasefire on Gaza.

    What are the major companies that ship weapons to Israel?

    The Istat report – reported by the Altreconomia investigation – shows the provinces and companies from which the largest exports originated. The first Italian province is Lecco, where the Fiocchi ammunition factory is based, with 1,011,510 euros, followed by Brescia, territory of the Beretta arms factory (but not only), with 749,277, and then by Rome (home to numerous companies ) with 351,426 euros, and finally from Genoa, with 14,313 euros.

    In the product category ‘Aircraft, space vehicles and related devices, from October to December 2023, 14,800,221 euros of materials were exported to Israel, of which 8,795,408 euros, more than half, from Varese. Province in which Alenia Aermacchi of the Leonardo group is based, the company producing the 30 M-346 military trainer aircraft, selected by the Israeli Ministry of Defense in February 2012 and then purchased and exported to train the pilots of the Israeli Air Force. The one that is currently bombing the Gaza Strip.”

    The website The Weapon Watch (the Observatory on weapons in European and Mediterranean ports) with its own investigation also denied the declarations of the management of Leonardo spa (owned by the Italian State) which said “in all the theaters of ongoing war, a starting from Ukraine and the Middle East, there is no offensive system of our own production.” The observatory in fact makes it known that “in Israel’s war against the Palestinian population not only are Leonardo’s weapons present, but these were used in indiscriminate bombing actions on densely populated urban areas”. To support this statement, the Observatory has published on its website a whole series of photos and the description of the products of this company in the hands of the Israeli army which, since October 2023, has been bombing and occupying the Gaza Strip.

    Source: Partito dei CARC

    Mobilitazione contro la NATO in occasione del 75° anniversario dalla sua fondazione

    https://www.carc.it/2024/03/21/mobilitazione-contro-la-nato-in-occasione-del-75-anniversario-dalla-sua-fondazione/

    Riceviamo e pubblichiamo l’appello per una mobilitazione contro la Nato in vista del 4 aprile, data del 75° anniversario della sua fondazione. Il P.Carc si mobilita per allargare la partecipazione e si attiva nei territori in cui è presente.

    ***

    Si è svolto il 10 marzo il primo incontro online finalizzato a coordinare attività, iniziative e mobilitazioni comuni il 4 aprile, in concomitanza con il 75° anniversario della fondazione della Nato.

    Considerando che anche in passato molte realtà si sono mobilitate in autonomia per questa scadenza, l’idea di fondo è valorizzare ogni iniziativa già programmata (e incoraggiare a organizzarne) nel quadro di un coordinamento, in modo che ognuna rafforzi le altre e tutte vadano a combinarsi con la mobilitazione internazionale che si svolgerà in vari altri paesi fra cui Belgio, Austria, Svizzera, Germania, Usa, Federazione Russa, Bielorussia, Grecia, Turchia.

    Al netto di alcuni importanti e interessanti spunti di analisi e di dibattito – che non sono stati sviluppati, ma che testimoniano la volontà e la spinta di alimentare il confronto e un percorso comune – l’incontro è stato interamente dedicato a raccogliere intenzioni e disponibilità alla mobilitazione e si sono assunte le seguenti decisioni:

    • al momento, il percorso si concentra sull’obiettivo di allargare a quante più realtà possibili l’appello a mobilitarsi in occasione dell’anniversario della fondazione della Nato sulla base di una sola parola d’ordine unificante “chiudiamo le basi Usa-Nato”. Ogni realtà territoriale può liberamente aggiungere altre parole d’ordine che qualificano la propria attività e sensibilità;
    • ogni realtà che deciderà di attivarsi è libera di scegliere le modalità che ritiene più opportune e i luoghi che ritiene più adatti per mobilitarsi;
    • considerando che il 4 aprile cade di giovedì, ai fini della riuscita delle iniziative è utile estendere la mobilitazione anche ai giorni successivi, fino al 7 Aprile.

    Un nuovo incontro di coordinamento si svolgerà domenica 24 marzo, sempre on line (https://meet.jit.si/NoNato2024) e sempre dalle 14:30 alle 16:30

    Alcune precisazioni, soprattutto per gli interessati che non hanno potuto partecipare all’incontro.

    In questa fase insistiamo sull’unità d’azione e sulla convergenza delle mobilitazioni sul 4 aprile perché riteniamo necessario dare un segnale chiaro, pratico e concreto. Un segnale di protesta (contro la Nato), ma che è valido anche per tutte la popolazione: è falso che non esiste opposizione alla cricca di criminali che sta portando il nostro paese e il mondo in guerra; è falso che non esiste un’alternativa, è falso che possiamo solo subire e obbedire.

    Fra realtà, reti e movimenti emerge in mille modi l’esigenza e la volontà di fare qualcosa di più. Ebbene consideriamo questo percorso di coordinamento attorno alla data del 4 Aprile come un’occasione, un primo passo per creare condizioni più favorevoli per sviluppare relazioni più strette, di conoscenza reciproca, di sostegno, di solidarietà e di collaborazione.

    In questo senso ogni proposta e ogni spunto alla discussione e all’approfondimento sono benvenuti, sono accolti e pensiamo che debbano essere sviluppati a tempo debito e a debite condizioni.

    Ciò che proponiamo oggi è un passo, piccolo ma concreto, nella direzione del coordinamento dell’iniziativa pratica da promuovere con le forze che si hanno a disposizione. È un passo che possono fare tutti, di cui c’è necessità e urgenza. Per questo motivo chiediamo di dare ampia diffusione a questo resoconto e all’invito alla prossima riunione online a realtà ritenete possano essere interessate.

    Hanno partecipato alla riunione e sono intervenuti:
    Emanuele Lepore – Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito; Beppe Corioni – CS 28 maggio; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No Guerra No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicilia; Mario Sanguinetti – Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università – Roma; Roberta Leoni – Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università Viterbo; Marcella – Tavola della pace Bergamo; Alessandro Orsetti – No Comando Nato Firenze; Sandra – Comitato Fermiamo la Guerra Firenze; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movimento per la Rinascita Comunista Milano

    CHIUDIAMO LE BASI NATO-USA!
    75 ANNI DI NATO SONO ABBASTANZA!

    Dichiariamo il 4 Aprile Giornata contro la NATO e la guerra
    Secondo incontro di confronto per coordinarci
    Domenica 24 marzo 2024 – dalle 14:30 alle 16:30

    In vista del 75° anniversario della fondazione della Nato invitiamo movimenti, organismi e reti a un primo incontro per ragionare sulle possibilità di organizzare in TUTTI i territori che riusciamo a raggiungere manifestazioni nelle modalità e forme definite nei territori stessi. L’obiettivo è dare un forte segnale, dalla Lombardia alla Sicilia: vi invitiamo a partecipare all’incontro on line che si svolge il 24 marzo dalle 14:30 alle 16:30 al seguente link https://meet.jit.si/NoNato2024.

    Fai circolare l’invito a realtà che pensi possano essere interessate.

    Se siete interessati, ma non potete partecipare, rispondete a questo messaggio e scrivete alla mail danteali_2021@libero.it lasciando un vostro recapito. Sarà preparato un breve resoconto dell’incontro per aggiornarvi e tenerci in contatto.

    Fonte: Partito dei CARC

    English translate

    Mobilization against NATO on the occasion of the 75th anniversary of its foundation

    We receive and publish the appeal for a mobilization against NATO in view of April 4, the date of the 75th anniversary of its foundation. P.Carc is mobilizing to broaden participation and is active in the territories in which it is present.


    The first online meeting aimed at coordinating joint activities, initiatives and mobilizations on 4 April, coinciding with the 75th anniversary of the founding of NATO, took place on 10 March.

    Considering that in the past many entities have also mobilized independently for this deadline, the basic idea is to enhance each initiative already planned (and encourage the organization of them) within the framework of coordination, so that each one strengthens the others and all contribute to combine with the international mobilization that will take place in various other countries including Belgium, Austria, Switzerland, Germany, USA, Russian Federation, Belarus, Greece, Turkey.

    Apart from some important and interesting points of analysis and debate – which were not developed, but which demonstrate the desire and drive to fuel discussion and a common path – the meeting was entirely dedicated to gathering intentions and willingness to mobilization and the following decisions were taken:

    • at the moment, the path is focused on the objective of extending to as many realities as possible the call to mobilize on the occasion of the anniversary of the foundation of NATO on the basis of a single unifying slogan “let’s close the US-NATO bases” . Each territorial entity can freely add other buzzwords that qualify its own activity and sensitivity;
    • each entity that decides to take action is free to choose the methods it deems most appropriate and the places it deems most suitable to mobilize;
    • considering that April 4th falls on a Thursday, for the success of the initiatives it is useful to extend the mobilization to the following days, until April 7th.

    A new coordination meeting will take place on Sunday 24 March, again online (https://meet.jit.si/NoNato2024) and again from 2.30pm to 4.30pm

    Some clarifications, especially for those interested who were unable to attend the meeting.

    At this stage we insist on unity of action and the convergence of mobilizations on April 4 because we believe it is necessary to give a clear, practical and concrete signal. A sign of protest (against NATO), but which is also valid for all the population: it is false that there is no opposition to the clique of criminals who are leading our country and the world into war; it is false that there is no alternative, it is false that we can only submit and obey.

    Between realities, networks and movements, the need and desire to do something more emerges in a thousand ways. Well, we consider this coordination process around the date of April 4th as an opportunity, a first step to create more favorable conditions for developing closer relationships, mutual knowledge, support, solidarity and collaboration.

    In this sense, every proposal and every starting point for discussion and in-depth analysis are welcome, they are welcomed and we think that they should be developed in due time and under due conditions.

    What we propose today is a small but concrete step in the direction of coordinating the practical initiative to be promoted with the forces available. It is a step that everyone can take, which is necessary and urgent. For this reason we ask that this report and the invitation to the next online meeting be widely disseminated to organizations you believe may be interested.

    The following attended the meeting and spoke:
    Emanuele Lepore – National Association of Depleted Uranium Victims; Beppe Corioni – CS 28 May; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No War No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicily; Mario Sanguinetti – Observatory against the militarization of schools and universities – Rome; Roberta Leoni – Observatory against the militarization of schools and universities in Viterbo; Marcella – Peace Table Bergamo; Alessandro Orsetti – No Nato Command Florence; Sandra – Let’s Stop the War Florence Committee; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movement for Communist Rebirth Milan

    LET’S CLOSE THE NATO-US BASES!
    75 YEARS OF BORN IS ENOUGH!

    We declare April 4th Anti-NATO and War Day
    Second discussion meeting to coordinate
    Sunday 24 March 2024 – from 2.30pm to 4.30pm

    In view of the 75th anniversary of the founding of NATO, we invite movements, organizations and networks to a first meeting to discuss the possibilities of organizing demonstrations in ALL the territories that we can reach in the ways and forms defined in the territories themselves. The objective is to give a strong signal, from Lombardy to Sicily: we invite you to participate in the online meeting taking place on March 24th from 2.30pm to 4.30pm at the following link https://meet.jit.si/NoBorn2024.

    Circulate the invitation to organizations you think might be interested.

    If you are interested, but cannot participate, reply to this message and write to the email danteali_2021@libero.it leaving your contact details. A short report of the meeting will be prepared to update you and keep us in touch.

    Adesione del Partito dei CARC alla mobilitazione del Fronte della Gioventù Comunista del 22 Marzo

    di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa -Marzo 21, 2024

    Il Partito dei CARC aderisce e partecipa alla mobilitazione nazionale lanciata dal Fronte della Gioventù Comunista per venerdì 22 Marzo.

    Negli ultimi mesi gli studenti hanno assunto un ruolo da protagonisti nella lotta in solidarietà al popolo palestinese. La mobilitazione studentesca del 17 novembre scorso, le lotte condotte dagli studenti universitari dei principali atenei d’Italia per ottenere la revoca degli accordi delle università con le istituzioni israeliane, il contributo che studenti medi e universitari hanno dato alla riuscita dello sciopero e della manifestazione nazionale di Milano del 23 e 24 febbraio hanno dato un segnale forte, gli studenti stanno con la Palestina.

    Ma c’è di più. Quella di “stare con la Palestina” non è solo una presa di posizione ideologica. Si sta facendo strada, nella parte più avanzata del movimento studentesco, la consapevolezza che esiste un nesso profondo fra la lotta per la solidarietà al popolo palestinese e la lotta contro il Ministro Valditara e la sua Riforma, contro la militarizzazione delle scuole, contro la collaborazione del governo italiano con quello sionista d’Israele. Il contributo migliore che gli studenti possono dare alla vittoria del popolo palestinese è lavorare per indebolire qui e adesso, a partire dalle scuole e le università, il potere dei sionisti e dei guerrafondai che governano il nostro paese complici del genocidio che si sta consumando a Gaza.

    Gli studenti che si mettono su questa strada fanno paura al governo Meloni, che infatti risponde con la repressione. Fioccano le manganellate sugli studenti sedicenni e fioccano anche i viscidi attestati di solidarietà da parte del Partito Democratico. Evidentemente Schlein, Giani e Nardella non si ricordano delle democraticissime manganellate che ha dato il loro partito quando era al governo solo poco tempo fa. Se le ricordano invece gli studenti feriti dalla polizia a Torino durante il Governo Draghi, mentre manifestavano per la morte di Lorenzo Parelli durante uno stage.

    Ebbene, le manganellate sono state un passo falso per il Governo Meloni, perché dalla repressione il movimento studentesco ha tratto nuova linfa. A niente è valso il tentativo del PD e del centrosinistra di spostare l’attenzione sulla violenza poliziesca (come se fosse una novità!) pur di non pronunciarsi nel merito dei veri motivi per i quali c’è stata quella violenza, cioè la lotta contro il genocidio in Palestina.

    Gli studenti non hanno fatto un passo indietro, anzi, hanno saputo rilanciare la lotta e approfittare delle crepe che l’attacco repressivo ha aperto all’interno delle istituzioni. A Pisa il Senato Accademico del 14 marzo è stato costretto ad accogliere quattro delle sette mozioni presentate dagli Studenti per la Palestina, a Torino l’Ateneo ha deciso di sospendere la collaborazione con le realtà accademiche israeliane.

    Sottoscriviamo, quindi, la dichiarazione del FGC e facciamo appello ai collettivi studenteschi medi e universitari, ai singoli studenti, ai collettivi ambientalisti, a scendere in piazza venerdì 22 marzo, per dare un forte segnale contro la repressione degli studenti, per respingere al mittente la Riforma Valditara e impedire la sua approvazione, per fermare il genocidio in atto in Palestina. In definitiva, per fare della giornata del 22 marzo una giornata di lotta contro il Governo Meloni, un governo che, come scrive FGC, va fermato.

    Noi diciamo che, oltre che fermarlo, gli studenti hanno il compito di cacciarlo. Il Governo Meloni – così come nessun altro governo espressione delle Larghe Intese – potrà mai attuare o anche solo venire a compromessi con le rivendicazioni degli studenti. Deve essere mandato a casa e a sostituirlo, questa volta, non devono esserci i paladini dell’antifascismo padronale del PD, ma esponenti di fiducia dei collettivi studenteschi e delle organizzazioni dei lavoratori, che, sostenuti e incalzati dal basso, inizino ad attuare le misure più urgenti per mettere mano alla crisi.

    Fonte: Partito dei CARC

    Membership of the CARC Party in the mobilization of the Communist Youth Front on 22 March

    The CARC Party joins and participates in the national mobilization launched by the Communist Youth Front for Friday 22 March.

    In recent months, students have taken on a leading role in the fight in solidarity with the Palestinian people. The student mobilization of last November 17, the struggles conducted by university students from the main Italian universities to obtain the revocation of the universities’ agreements with Israeli institutions, the contribution that middle school and university students gave to the success of the strike and the national demonstration of Milan on 23 and 24 February gave a strong signal, the students are with Palestine.

    But there’s more. That of “staying with Palestine” is not just an ideological position. The awareness is gaining ground in the most advanced part of the student movement that there is a profound connection between the fight for solidarity with the Palestinian people and the fight against Minister Valditara and his Reform, against the militarization of schools, against collaboration of the Italian government with the Zionist government of Israel. The best contribution that students can make to the victory of the Palestinian people is to work to weaken here and now, starting from schools and universities, the power of the Zionists and warmongers who govern our country, complicit in the genocide that is taking place in Gaza.

    The students who take this path scare the Meloni government, which in fact responds with repression. The beatings of sixteen-year-old students are pouring in and the slimy certificates of solidarity from the Democratic Party are also pouring in. Evidently Schlein, Giani and Nardella do not remember the very democratic beatings that their party gave when it was in government only a short time ago. Instead, they are remembered by the students injured by the police in Turin during the Draghi government, while demonstrating for the death of Lorenzo Parelli during an internship.

    Well, the beatings were a misstep for the Meloni Government, because the student movement drew new life from the repression. The attempt by the PD and the centre-left to shift attention to police violence (as if it were new!) was of no avail in order not to comment on the true reasons why that violence occurred, i.e. the fight against the genocide in Palestine.

    The students did not take a step back, on the contrary, they were able to relaunch the fight and take advantage of the cracks that the repressive attack opened within the institutions. In Pisa the Academic Senate on March 14 was forced to accept four of the seven motions presented by Students for Palestine, in Turin the University decided to suspend collaboration with Israeli academic institutions.

    We therefore subscribe to the FGC’s declaration and appeal to middle and university student collectives, individual students, environmentalist collectives, to take to the streets on Friday 22 March, to give a strong signal against the repression of students, to reject the sender’s Reform Valditara and prevent its approval, to stop the genocide taking place in Palestine. Ultimately, to make March 22nd a day of struggle against the Meloni Government, a government which, as FGC writes, must be stopped.

    We say that, in addition to stopping him, the students have the task of chasing him away. The Meloni Government – just like no other government expressing the Broad Understandings – will ever be able to implement or even compromise with the students’ demands. He must be sent home and to replace him, this time, there must not be the champions of the PD’s employers’ anti-fascism, but trusted representatives of the student collectives and workers’ organizations, who, supported and urged from below, begin to implement the most urgent to address the crisis.

    Source: Partito dei CARC

    Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici!

    di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa -Marzo 19, 2024

    https://www.carc.it/2024/03/19/costruiamo-la-riscossa-delle-donne-lavoratrici/

    Pubblichiamo la lettera che una nostra compagna ci ha scritto in cui riporta alcune considerazioni suscitatele dalla partecipazione all’iniziativa Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici organizzata dalla sezione Milano Nord-est del Partito dei CARC, di cui rilanciamo il video.

    La lettera è utile non solo perché mostra alcuni esempi di lotte condotte sui luoghi di lavoro dalle compagne che hanno partecipato al dibattito ma anche perché mostra nella pratica in cosa si traduca agire da lavoratrice comunista sul proprio posto di lavoro.

    La compagna, infatti, spiega come partire dalle lavoratrici, dalle necessità oggettive e dalle forme di oppressione che in questo sistema vivono sul posto di lavoro, elaborarle insieme a loro e trasformarle in azioni, mobilitazioni e organizzazione, è uno degli aspetti decisivi per avanzare nella lotta per cacciare il governo Meloni e imporre un nuovo governo del paese. Un governo che sia espressione di chi per vivere deve lavorare e che su spinta e incalzo delle lavoratrici e dei lavoratori organizzati trasformi in leggi e decreti quanto deciso da loro. Buona visione e buona lettura.

    Il video dell’iniziativa del 10 marzo 2024 svolto al Circolo famigliare di unità proletaria di Milano sulla condizione di lavoro delle lavoratrici nelle aziende.

    Care compagne e compagni dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa,

    sono una compagna del Partito dei CARC e domenica 10 marzo ho partecipato all’iniziativa Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici, organizzata dalla sezione Milano Nord-est.

    L’iniziativa si è svolta a conclusione di una settimana di lotta e mobilitazione per le donne delle messe popolari, che venerdì 8 marzo hanno aderito allo sciopero nazionale promosso da Non Una di Meno e proclamato da alcuni sindacati di base che ne hanno raccolto l’appello. Appello che incalzava le donne lavoratrici a costruire lo sciopero all’interno del proprio posto di lavoro e ad organizzarsi per partecipare in massa alla mobilitazione.

    All’iniziativa hanno partecipato diverse donne lavoratrici: Margherita Napoletano, CUB sanità; Tania Giusto, Coordinamento per le RSA Sol Cobas; Emilia Piccolo, ADL Cobas scuola; Elena Bocci, iscritta FILT CGIL logistica e Giovanna Baracchi, Democrazia Atea.

    Quando si cerca di mettere insieme sindacati diversi spesso a prevalere è la concorrenza tra questi. Gli interventi che hanno fatto le compagne relatrici invece mi hanno mostrato qualcosa di diverso. Ognuna, per il suo ruolo e per il suo settore di lavoro, ha messo al centro del proprio ragionamento il fatto di essere una donna comunista e cosa questo implichi rispetto al compito che una compagna deve assumere all’interno del proprio posto di lavoro, innanzitutto promuovere organizzazione tra le lavoratrici, a prescindere dalla tessera sindacale di appartenenza.

    L’esperienza raccontata da Tania è stata quella dalla quale ho raccolto immediatamente alcuni insegnamenti. La compagna ha parlato infatti di come sia riuscita a organizzare le sue colleghe contro condizioni di lavoro per niente dignitose, sia contro la gestione degli ospiti delle Rsa esclusivamente incentrata sul profitto imposto dai padroni, spalleggiati anche dalla regione Lombardia. Tania ha quindi spiegato che fare rete attorno alle problematiche presenti sul proprio posto di lavoro è il solo modo per migliorare le proprie condizioni e quelle degli ospiti delle strutture.

    Dal suo intervento ho compreso meglio l’importanza che ha, per una lavoratrice, fare un’esperienza pratica di organizzazione e lotta collettiva per emanciparsi dal padrone. E ho compreso meglio che partire dai problemi oggettivi e contingenti contro cui ogni lavoratrice si trova a combattere ogni giorno è la principale spinta da cui deve partire chi si pone l’obiettivo di costruire organizzazione delle donne all’interno di un posto di lavoro.

    Un esempio di come partire da un problema specifico per sviluppare discussione, informazione e mobilitazione l’ha fornito Elena quando ha raccontato della discriminazione subita dai part time nel settore logistica per quel che riguarda la retribuzione delle ore di straordinario. La compagna ha riportato infatti alcuni dati che mostrano come circa la metà delle donne impiegate in Italia abbia un contratto part time, spesso involontario.

    Questa esperienza mi ha fatto molto riflettere sul fatto che spesso anche noi comuniste abbiamo difficoltà nel trovare spunti e questioni attorno alle quali aggregare e organizzare le donne lavoratrici, ma in realtà è parlando con loro, è semplicemente confrontando le buste paga, è studiando collettivamente i nostri diritti che possiamo renderci conto dei 10, 100, 1000 appigli che abbiamo per costruire organizzazione non solo l’8 marzo, ma tutto l’anno.

    Fonte: Partito dei CARC

    English translate

    Let’s build the recovery of working women!

    We are publishing the letter that one of our comrades wrote to us in which she reports some considerations raised by her participation in the initiative Let’s build the recovery of working women organized by the Milan North-East section of the CARC Party, of which we are relaunching the video.

    The letter is useful not only because it shows some examples of struggles conducted in the workplace by the comrades who participated in the debate but also because it shows in practice what acting like a communist worker in one’s workplace translates into.

    The comrade, in fact, explains how starting from the workers, from the objective needs and forms of oppression that in this system live in the workplace, processing them together with them and transforming them into actions, mobilizations and organisation, is one of the decisive aspects for advancing in the fights to oust the Meloni government and impose a new government in the country. A government that is the expression of those who must work to live and which, at the push and urging of organized workers, transforms what they decide into laws and decrees. Happy viewing and happy reading.

    Dear comrades of the Staffetta Rossa Press Agency,

    I am a comrade of the CARC Party and on Sunday 10 March I participated in the initiative Let’s build the recovery of working women, organized by the Milan North-East section.

    The initiative took place at the end of a week of struggle and mobilization for the women of the popular masses, who on Friday 8 March joined the national strike promoted by Non Una di Meno and proclaimed by some grassroots unions who took up the appeal. An appeal that urged working women to build the strike within their own workplace and to organize themselves to participate en masse in the mobilization.

    Several working women participated in the initiative: Margherita Napoletano, CUB healthcare; Tania Giusto, Coordination for the Sol Cobas RSA; Emilia Piccolo, ADL Cobas school; Elena Bocci, FILT CGIL logistics member and Giovanna Baracchi, Atean Democracy.

    When trying to bring together different unions, competition between them often prevails. The interventions that the fellow speakers made, however, showed me something different. Each one, for her role and for her sector of work, has put at the center of her reasoning the fact of being a communist woman and what this implies with respect to the task that a companion must take on within her own workplace, first and foremost promote organization among female workers, regardless of their union card.

    The experience recounted by Tania was the one from which I immediately learned some lessons. In fact, the partner spoke about how she managed to organize her colleagues against working conditions that were not at all dignified, and against the management of the residents of the RSAs exclusively focused on the profit imposed by the bosses, also supported by the Lombardy region. Tania then explained that networking around the problems present in one’s workplace is the only way to improve one’s own conditions and those of the guests of the facilities.

    From his speech I better understood the importance of having a practical experience of organization and collective struggle for a worker to emancipate herself from the boss. And I understood better that starting from the objective and contingent problems that every worker finds herself fighting against every day is the main thrust from which those who set themselves the goal of building women’s organization within a workplace must start.

    Elena provided an example of how to start from a specific problem to develop discussion, information and mobilization when she spoke about the discrimination suffered by part-time workers in the logistics sector regarding the pay for overtime hours. In fact, the partner reported some data showing how approximately half of the women employed in Italy have a part-time contract, often involuntary.

    This experience made me reflect a lot on the fact that often we communists also have difficulty in finding ideas and issues around which to aggregate and organize working women, but in reality it is by talking to them, it is simply by comparing pay slips, it is by collectively studying the our rights that we can realize the 10, 100, 1000 handles we have to build organization not only on March 8, but all year round.

    Source: Partito dei CARC

    [Domodossola] Solidarietà ai compagni Patrizio e Danilo: la riscossa operaia fa paura ai padroni!

    di Federazione Lombardia – Piemonte -Marzo 21, 2024

    https://www.carc.it/2024/03/21/domodossola-solidarieta-ai-compagni-patrizio-e-danilo-la-riscossa-operaia-fa-paura-ai-padroni/

    Il presidio VCO del P.CARC denuncia pubblicamente l’atto repressivo e intimidatorio da parte delle forze dell’ordine ed esprime solidarietà verso i due compagni che sabato 16 marzo hanno svolto, in orario di apertura, un volantinaggio davanti al Tigotà di Domodossola. Il volantinaggio è stato organizzato in solidarietà alla vertenza sindacale degli operai Tigotà di Broni (PV) del SI Cobas, in lotta per il riconoscimento dei diritti contrattuali e contro la chiusura del deposito, che comporterebbe circa 200 licenziamenti.

    Evidentemente tale azione, tutelata dalla Costituzione, ha fatto paura alla dirigenza del negozio… così tanto da tardare l’apertura per più di mezz’ora (con buona pace dei clienti in attesa, giustamente spazientiti!) e addirittura chiamare i Carabinieri a identificare i (pericolosissimi!) compagni.

    Malgrado l’atto repressivo i compagni non si sono fatti intimorire nè distrarre e hanno portato avanti il volantinaggio.

    Alle legittime proteste dei due compagni le forze dell’ordine hanno risposto che, in fin dei conti “non facevano null’altro che il loro lavoro” e che l’azienda evidentemente li ha chiamati “in base a qualche circolare loro interna”. In un certo senso avevano ragione, facevano il loro lavoro…ovvero reprimere chi dissente e si mobilita contro l’oppressione e lo sfruttamento dei padroni di turno!

    In effetti, la filiale Tigotà di Domodossola ha deciso di applicare l’informativa diramata a tutte le filiali del Nord Italia in cui si chiede, al manifestarsi di eventuali azioni sindacali dentro e fuori gli spazi dell’azienda, di far intervenire le forze dell’ordine. I paladini della sicurezza, evidentemente, non avendo altre faccende più importanti da sbrigare, non solo sono intervenuti ma hanno identificato i compagni. Niente di nuovo, è una procedura applicata alla SEVEL di Atessa (CH) con il nostro compagno Lino Parra, identificato e pure denunciato durante un volantinaggio per promuovere la lotta per il rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, a poche settimane dall’assassinio sul lavoro di Luana D’Orazio. E proprio in Verbano-Cusio-Ossola le forze dell’ordine hanno identificato e multato la compagna Gaia Zotta per uno stencil sulla riscossa delle donne che copriva un simbolo fascista a Gravellona Toce, in via Liberazione angolo p.zza Resistenza.

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    Causale: Spese legali Lino e Gaia

    Alla faccia della “sicurezza” e dell’individuazione dei pericoli per la comunità di cui tanto si sta parlando in questi giorni nel teatrino della politica domese!

    Ci domandiamo se le forze dell’ordine siano così lige al loro lavoro o si limitino ad applicare direttive aziendali palesemente anti-sindacali per conto di qualche padroncino, a controllare che sui posti di lavoro le norme sulla sicurezza vengano rispettate, oppure che i cantieri delle cave di marmo, tra cui quelle di Enzo sono il caso più eclatante, siano in regola e rispettino l’ambiente e la salute di chi intorno ci vive.

    Questo e altri fatti dimostrano che la classe padronale e le sue istituzioni sono tigri di carta. Il ricorso all’intimidazione e alla repressione è un segno di debolezza dei padroni: mostrano il vero volto antidemocratico della classe dominante e dei suoi governi. Dalle intimidazioni a chi esprime solidarietà a una lotta operaia condotta con un azioni di rottura (come quella in corso dei lavoratori del magazzino Tigotà di Broni come successo a Patrizio e Danilo; ai manganelli contro gli studenti di Pisa, Firenze e Catania che manifestavano la loro solidarietà alla Palestina; fino ai processi contro i sindacalisti del SI Cobas e USB di Piacenza e le perquisizioni nei confronti di tre sindaclisti del SCobas a Verona per la vertenza Maxidì.

    Con questo comunicato facciamo appello ai compagni del VCO, ai nostri simpatizzanti, alle forze comuniste e sindacali di far sentire la propria solidarietà ai compagni Patrizio Caretti e Danilo Moro, per appoggiare la lotta dei lavoratori Tigotà anche con volantinaggi e azioni davanti le sedi di questa catena commerciale.

    Il Partito dei CARC invita i lavoratori del VCO a mettersi in contatto per denunciare la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro o altre problematiche nella propria azienda e a rilasciare testimonianze anche anonime per le Corrispondenze operaie del mensile Resistenza.

    Non un passo indietro: 10, 100, 1000 volantinaggi davanti alle aziende per promuovere l’organizzazione e la solidarietà di classe!

    Vi aspettiamo venerdì 22 marzo, h. 16.30 alla proiezione del film “7 minuti” al Circolo Operaio Ferraris di Omegna.

    Partito dei CARC VCO – Presidio “Anna Maria Princigalli”

    Fb: Partito dei Carc VCO – Tel. 3518637171 – sito: www.carc.it

    Fonte: Partito dei CARC

    English translate

    [Domodossola] Solidarity with comrades Patrizio and Danilo: the workers’ revolt scares the bosses!

    The VCO garrison of P.CARC publicly denounces the repressive and intimidating act by the police and expresses solidarity towards the two comrades who on Saturday 16 March carried out a leaflet distribution in front of the Tigotà in Domodossola during opening hours. The leaflet distribution was organized in solidarity with the trade union dispute of the Tigotà workers from Broni (PV) of SI Cobas, fighting for the recognition of contractual rights and against the closure of the warehouse, which would lead to around 200 layoffs.

    Evidently this action, protected by the Constitution, frightened the management of the shop… so much so that they delayed the opening for more than half an hour (with all due respect to the customers waiting, who were rightly impatient!) and even called the Carabinieri to identify the (very dangerous!) comrades.

    Despite the repressive act, the comrades did not allow themselves to be intimidated or distracted and continued with the leafleting.

    To the legitimate protests of the two companions, the police responded that, after all, “they were doing nothing other than their job” and that the company had evidently called them “on the basis of some internal circular”. In a certain sense they were right, they were doing their job… that is, repressing those who dissent and mobilize against the oppression and exploitation of the bosses in question!

    In fact, the Tigotà branch of Domodossola has decided to apply the information issued to all the branches in Northern Italy in which it is requested, in the event of any trade union action inside and outside the company premises, to have the forces of the order. The champions of security, evidently, having no other more important matters to attend to, not only intervened but identified their comrades. Nothing new, it is a procedure applied to the SEVEL of Atessa (Chieti) with our comrade Lino Parra, identified and also denounced during a leafleting to promote the fight for compliance with workplace safety regulations, a few weeks after the murder on the work by Luana D’Orazio. And precisely in Verbano-Cusio-Ossola the police identified and fined her comrade Gaia Zotta for a stencil on the women’s struggle which covered a fascist symbol in Gravellona Toce, in Via Liberazione on the corner of Piazza Resistenza.

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    Reason: Lino and Gaia legal expenses

    So much for “safety” and the identification of dangers for the community that are being talked about so much these days in the theater of Domese politics!

    We wonder if the police are so dutiful in their work or do they limit themselves to applying clearly anti-union company directives on behalf of some boss, to checking that safety regulations are respected in the workplace, or that the construction sites of marble quarries, of which Enzo’s are the most striking case, are in order and respect the environment and the health of those who live around them.

    This and other facts demonstrate that the ruling class and its institutions are paper tigers. The use of intimidation and repression is a sign of weakness of the bosses: they show the true anti-democratic face of the ruling class and its governments. From intimidation to those who express solidarity to a workers’ struggle conducted with disruptive actions (such as the ongoing one of the workers of the Tigotà warehouse in Broni as happened to Patrizio and Danilo; to the truncheons against the students of Pisa, Florence and Catania who demonstrated their solidarity with Palestine; up to the trials against the trade unionists of SI Cobas and USB of Piacenza and the searches of three trade unionists of SI Cobas in Verona for the Maxidì dispute.

    With this statement we appeal to the comrades of the VCO, to our sympathizers, to the communist and trade union forces to make their solidarity felt with the comrades Patrizio Caretti and Danilo Moro, to support the struggle of the Tigotà workers also with leaflets and actions in front of the headquarters of this commercial chain.

    The CARC Party invites VCO workers to get in touch to report the lack of safety in the workplace or other problems in their company and to give testimonies, even anonymously, for the workers’ correspondence of the monthly magazine Resistenza.

    Not a step backwards: 10, 100, 1000 leaflets in front of companies to promote organization and class solidarity!

    We look forward to seeing you on Friday 22 March, h. 4.30pm at the screening of the film “7 minutes” at the Circolo Operaio Ferraris in Omegna.

    CARC VCO Party – “Anna Maria Princigalli” Presidium

    Fb: Carc VCO Party – Tel. 3518637171 – website: www.carc.it

    Source: Partito dei CARC

    [Firenze] Un esempio di cosa vuol dire fare una campagna elettorale di rottura contro la censura e la manipolazione mediatica

    https://www.carc.it/2024/03/19/firenze-un-esempio-di-cosa-vuol-dire-fare-una-campagna-elettorale-di-rottura-contro-la-censura-e-la-manipolazione-mediatica/

    di Federazione Toscana – Marzo 19, 2024

    Come Federazione Toscana del Partito dei CARC esprimiamo piena solidarietà alla lista Firenze Rinasce per il grave atto intimidatorio portato dalle forze dell’ordine sfruttando la provocazione orchestrata da un giornalista di Fanpage durante la proiezione del film Il Testimone che si è svolta al Circolo La Pietra il 13 marzo scorso.

    Durante l’introduzione alla serata (come denunciato nell’articolo di Firenze Today riportato in calce) il giornalista, tale Riccardo Amati (uno dei tanti fautori della propaganda russofoba come si evince dagli articoli a sua firma che si trovano online) si è lanciato in provocatorie e strumentali invettive contro i “filo putiniani” e la propaganda di guerra con tanto di telecamera accesa…Per documentare la presunta aggressione? E allora perché non ha reso pubblico il filmato? Forse perché l’aggressione non c’è stata?

    Dopo essere stato allontanato dalla sala, il giornalista è andato dalle forze dell’ordine che erano presenti all’esterno del circolo per chiedere di arrestare gli “aggressori”. Intanto, c’è da chiedersi cosa ci facevano ben tre pattuglie della polizia fuori da un circolo in cui si stava tenendo la proiezione di un film, tra l’altro la stessa sera in cui è stato accoltellato un ragazzo di diciannove anni nei pressi della Stazione di Santa Maria Novella. Forse i 200 agenti rivendicati da Nardella servono proprio a questo: a controllare, reprimere e sanzionare le voci che dissentono con la propaganda guerrafondaia. La polizia ha risposto “prontamente” chiedendo la lista dei presenti ma non gli è stata fornita.

    Ebbene, la prima considerazione è che ci sembra di essere davanti a un’operazione proprio orchestrata a tavolino (e che fa il paio con quella messa in scena da una sionista nella piazza dell’8 marzo promossa da Non Una Di Meno e su cui abbiamo già scritto), probabile che la Questura avesse bisogno di un pretesto per avere i nominativi dei partecipanti e il giornalista di Fanpage gliel’ha dato provando a buttarla in rissa, tra l’altro con estrema scorrettezza poiché Amati era stato invitato proprio dagli organizzatori con lo spirito di un confronto costruttivo. Alla faccia della deontologia del mestiere del giornalista, quella che dovrebbe presupporre onestà intellettuale di investigare, di conoscere e di raccontare la realtà per com’è e non per come fa comodo ai guerrafondai amici della NATO (che, intanto, nella città di Firenze stanno tramando per imporre un comando nel bel mezzo di un quartiere popolare). Comunque, la risposta degli organizzatori è stata esemplare perchè non solo non hanno ceduto alle provocazioni ma hanno anche respinto i tentativi intimidatori rifiutandosi di fornire la lista. Questo è un buon esempio di resistenza alla repressione.

    Provocazioni orchestrate ad arte, propaganda di guerra e attacchi repressivi sono sintomo del tentativo della classe dominante di contenere la crescente risposta popolare alla linea criminale che attua quotidianamente. Nel caso di specie, c’è poi l’evidente tentativo di silenziare una proposta elettorale, come quella di Firenze Rinasce che si è assunta la responsabilità di dare battaglia al clima di crescente censura in città, di cui il PD è artefice.

    La realizzazione della proiezione del film Il Testimone è un risultato importante della lista e dei suoi sostenitori ed è un piccolo ma significativo esempio di cosa significa fare una campagna elettorale di rottura: non farsi legare le mani e i piedi dai diktat delle autorità, sfidare le misure liberticide e arbitrarie per realizzare gli interessi delle masse popolari, in questo caso tutelare diritti costituzionalmente sanciti come la libertà di espressione e l’agibilità politica e culturale per alzare una voce alternativa alla propaganda di guerra propinata dai media di regime a reti unificate.

    Firenze Rinasce si è assunta questa responsabilità, nonostante la repressione che Sindaco e Questore hanno provato a scagliargli contro negli ultimi mesi (a partire dal primo tentativo di proiezione del film).

    La lotta contro la censura mediatica e la repressione sono una parte estremamente importante della lotta di classe e la solidarietà è un’arma per vincerla, quindi invitiamo le altre forze politiche, le organizzazioni operaie e popolari, i collettivi studenteschi e i sindacati conflittuali e alternativi a quelli di regime a portare la propria a Firenze Rinasce e ai partecipanti alla proiezione che hanno deciso di non piegarsi a questo grave e odioso sopruso.

    Federazione Toscana del Partito dei CARC

    Il “tentativo di schedatura” alla proiezione del film russo ‘Il Testimone’ (il lungometraggio sull’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Putin) proiettato mercoledì sera al circolo La Pietra in via di Montughi, con i posti in sala esauriti. A denunciarlo la lista civica Firenze Rinasce, con il candidato sindaco per Palazzo Vecchio Alessandro De Giuli che chiama in causa proprio l’attuale amministrazione e parla di: “clima di intolleranza scatenato dalla furia censoria della giunta Nardella. Per cui, mentre nelle stesse ore un diciannovenne veniva accoltellato a morte in largo Alinari, il questore ha ritenuto di dovere inviare e piazzare in bella vista tre vetture delle forze dell’ordine davanti all’entrata del circolo”. Ma soprattutto, aggiunge, “ancora più grave il fatto che un agente abbia richiesto ad un addetto del circolo l’elenco dei prenotati e dei presenti”, foglio che spiega, “non è stato comunque consegnato”. “Il comportamento degli agenti si è dimostrato impeccabile e professionale ma la scelta securitaria della questura poteva meglio essere indirizzata in altri luoghi della città sicuramente maggiormente a rischio. Di quale sicurezza si parla da Firenze? Quella del Palazzo che non vuole critiche e mette in pratica censure, o intimidazioni? O quella dei cittadini che chiedono di poter vivere in una città tranquilla e che ancora una volta domani saranno in piazza per far sentire la propria voce? Nei prossimi giorni illustreremo al prefetto di Firenze le difficoltà che il clima cittadino obiettivamente comporta per la campagna elettorale che di certo non può svolgersi serenamente se predomina la censure politica e il controllo poliziesco”. Secondo quanto però appreso dalla questura e riportato dall’agenzia Ansa, l’agente è intervenuto richiedendo l’elenco dei presenti dopo che un giornalista, presente tra il pubblico, è stato allontanato dalla sala, sembra anche con spintoni, secondo quanto raccontato dallo stesso cronista. E sulla pagina Facebook di Firenze Rinasce è ancora De Giuli a dare la propria versione con un video: “Una cosa che ci è spiaciuta è che il giornalista di Fanpage Riccardo Amati, che conoscevamo e avevamo invitato a partecipare e dibattere con noi, si è presentato e ha iniziato, in maniera molto scorretta, a contestare ciò che stava dicendo l’altro nostro ospite il giornalista italiano in Donbass Vincenzo Lorusso. La contestazione di Amati è stata del tutto sgradevole. Però è il segno dei tempi – conclude – non si vuole che di questa guerra se ne parli in contraddittorio”. La pellicola è stata proiettata dopo il tentativo andato a vuoto un mese e mezzo fa al Teatro dell’Affratellamento con retromarcia e corollario di polemiche e nei giorni scorsi è stato annunciato anche un bis, questa volta alla libreria Salvemini.

    Fonte: Partito dei CARC

    English translate

    [Florence] An example of what it means to run a breakthrough electoral campaign against censorship and media manipulation

    As the Tuscan Federation of the CARC Party we express full solidarity with the Firenze Rinasce list for the serious intimidating act carried out by the police exploiting the provocation orchestrated by a Fanpage journalist during the screening of the film Il Testimone which took place at the Circolo La Pietra on Last March 13th.

    During the introduction to the evening (as reported in the Firenze Today article reported below) the journalist, a certain Riccardo Amati (one of the many supporters of Russophobic propaganda as can be seen from the articles signed by him which are found online) launched into provocative and instrumental invectives against the “pro-Putinian” and war propaganda complete with a camera on…To document the alleged aggression? So why didn’t he make the footage public? Maybe because the attack didn’t happen?

    After being removed from the room, the journalist went to the police who were present outside the club to ask them to arrest the “attackers”. Meanwhile, one wonders what three police patrols were doing outside a club where a film was being shown, among other things on the same evening in which a nineteen-year-old boy was stabbed near the Santa Maria Novella station. Perhaps the 200 agents claimed by Nardella serve precisely this: to control, repress and sanction voices that disagree with the warmongering propaganda. The police responded “promptly” asking for the list of those present but it was not provided.

    Well, the first consideration is that we seem to be faced with an operation precisely orchestrated on the table (and which goes hand in hand with the one staged by a Zionist in the square of 8 March promoted by Non Una Di Meno and on which we have already written), it is probable that the Police Headquarters needed a pretext to have the names of the participants and the Fanpage journalist gave it to them by trying to throw her into a fight, among other things with extreme incorrectness since Amati had been invited by the organizers with the spirit of constructive discussion. In spite of the ethics of the journalist’s profession, which should presuppose the intellectual honesty of investigating, knowing and reporting reality as it is and not as it suits the warmongering friends of NATO (who, meanwhile, in the city of Florence are plotting to impose a command in the middle of a working-class neighborhood). However, the response of the organizers was exemplary because not only did they not give in to the provocations but they also rejected the intimidating attempts by refusing to provide the list. This is a good example of resistance to repression.

    Artfully orchestrated provocations, war propaganda and repressive attacks are a symptom of the ruling class’s attempt to contain the growing popular response to the criminal line it implements on a daily basis. In the present case, there is then the evident attempt to silence an electoral proposal, such as that of Firenze Rinasce which has taken on the responsibility of combating the climate of growing censorship in the city, of which the PD is the creator.

    The holding of the screening of the film The Witness is an important result of the list and its supporters and is a small but significant example of what it means to carry out a breaking electoral campaign: not having your hands and feet tied by the diktats of the authorities, challenging the measures liberticidal and arbitrary to achieve the interests of the popular masses, in this case protecting constitutionally sanctioned rights such as freedom of expression and political and cultural viability to raise an alternative voice to the war propaganda spread by the regime media to unified networks.

    Firenze Rinasce has taken on this responsibility, despite the repression that the Mayor and Police Commissioner have tried to hurl against it in recent months (starting from the first attempt to screen the film).

    The fight against media censorship and repression is an extremely important part of the class struggle and solidarity is a weapon to win it, therefore we invite other political forces, workers’ and popular organisations, student collectives and conflictual and alternative trade unions to those of the regime to bring theirs to Florence Rinasce and to the participants in the screening who decided not to submit to this serious and hateful abuse.

    Tuscan Federation of the CARC Party

    The “filing attempt” at the screening of the Russian film ‘Il Testimone’ (the feature film on the invasion of Ukraine by Putin’s forces) screened on Wednesday evening at the La Pietra club in via di Montughi, with seats in the theater sold out. This was denounced by the Firenze Rinasce civic list, with the mayoral candidate for Palazzo Vecchio Alessandro De Giuli calling into question the current administration and speaking of: “climate of intolerance unleashed by the censorious fury of the Nardella council. Therefore, while in the same hours a nineteen-year-old was stabbed to death in Largo Alinari, the police commissioner felt he had to send and place three police vehicles in plain sight in front of the entrance to the club”. But above all, he adds, “even more serious is the fact that an agent asked a club employee for the list of those booked and those present”, a sheet which he explains, “was not delivered in any case”. “The behavior of the officers proved to be impeccable and professional but the security choice of the police station could have better been directed to other places in the city that were certainly more at risk. What security are we talking about from Florence? The one from the Palace that doesn’t want criticism and puts into practice censorship or intimidation? Or that of the citizens who ask to be able to live in a quiet city and who will once again be in the streets tomorrow to make their voices heard? In the next few days we will illustrate to the prefect of Florence the difficulties that the city climate objectively entails for the electoral campaign which certainly cannot take place peacefully if political censorship and police control predominates”. However, according to what was learned by the police headquarters and reported by the Ansa agency, the agent intervened requesting the list of those present after a journalist, present in the audience, was removed from the room, apparently even with pushes, according to what he said reporter. And on the Firenze Rinasce Facebook page, De Giuli once again gives his version with a video: “One thing that displeased us is that the Fanpage journalist Riccardo Amati, who we knew and had invited to participate and debate with us, decided to presented and began, in a very incorrect manner, to dispute what our other guest, the Italian journalist in Donbass Vincenzo Lorusso, was saying. Amati’s protest was completely unpleasant. But it’s a sign of the times – he concludes – we don’t want this war to be discussed in an adversarial manner”. The film was screened after the unsuccessful attempt a month and a half ago at the Teatro dell’Afffratellamento with a reverse and a corollary of controversy and in recent days an encore was also announced, this time at the Salvemini bookshop.

    Source: Partito dei CARC

    Solidarietà ad Antudo: giù le mani da chi lotta contro la guerra!

    Rispondiamo compatti alla repressione per rispedirla al mittente

    https://www.carc.it/2024/03/21/palermo-solidarieta-ad-antudo-giu-le-mani-da-chi-lotta-contro-la-guerra/

    di Agenzia Stampa – Marzo 21, 2024

    Mentre in Palestina è in corso un genocidio, in Italia viene arrestato chi si oppone alla militarizzazione dei territori.

    Siamo solidali e complici con i militanti di Antudo che il 21 marzo sono stati colpiti da misure cautelari e arresti in seguito al sanzionamento dei guerrafondai della Leonardo SPA. Dopo le perquisizioni dello scorso luglio, la DIGOS di Palermo e la DIA hanno messo a punto un disegno repressivo che sfocia in accuse deliranti di istigazione a delinquere e atto terroristico. Visto che i compagni in questione non sono in prima linea nella produzione delle armi che vengono usate nel genocidio del popolo palestinese, le accuse hanno il destinatario sbagliato. Ma è inutile cercare la logica in questo processo: le azioni contestate sono solo il pretesto per attuare un’ulteriore mossa nel solco di quell’attacco che il governo Meloni muove contro quanti, oggi, si mobilitano e si organizzano per far valere gli interessi delle masse popolari autonomamente dalle autorità della classe dominante, mafia e padroni, i loro servi e le loro polizie che, invece, le vorrebbero docili e obbedienti.

    Per queste ragioni, portiamo la nostra solidarietà di classe a chi si è mobilitato e si mobilita contro i guerrafondai che, approfittando della sottomissione del governo Meloni agli imperialisti USA/NATO, UE e sionisti, rendono il nostro paese complice e connivente delle loro scorribande in giro per il mondo.
    Per queste ragioni, bisogna fare della lotta contro la repressione una questione politica, cioè una questione che alimenti mobilitazione, indignazione, organizzazione delle masse popolari: in definitiva, che diventi un problema di ordine pubblico per ritorcere la repressione contro i mittenti! Questo significa che bisogna portare in tutte le piazze, in tutte le iniziative in programma nelle prossime settimane – indipendentemente dai promotori – la solidarietà ad Antudo. Perciò facciamo appello a tutte le forze sociali e politiche della città a formare un ampio fronte di solidarietà per i compagni e le compagne colpite quest’oggi. Ben vengano presidi, assemblee e iniziative al fine di imporre la scarcerazione immediata e il ritiro di altre misure cautelari; inoltre già le prossime manifestazioni cittadine, come quella del 30 marzo in solidarietà al popolo palestinese, sono momenti importanti di cui approfittare per portare un messaggio di solidarietà popolare per Luigi e gli/le altri/e militanti che sono sotto attacco dal governo Meloni.

    Libertà immediata per Luigi e gli/le altri/e militanti
    Solidarietà incondizionata ad Antudo

    Fonte: Partito dei CARC

    English translate

    Solidarity with Antudo: hands off those who fight against the war!

    We respond unitedly to the repression to send it back to the sender

    While a genocide is underway in Palestine, in Italy those who oppose the militarization of the territories are arrested.

    We stand in solidarity and complicity with the Antudo militants who on March 21st were hit by precautionary measures and arrests following the sanctioning of the warmongers of Leonardo SPA. After the searches last July, the DIGOS of Palermo and the DIA have developed a repressive plan that results in delusional accusations of incitement to crime and terrorist act. Since the comrades in question are not at the forefront of producing the weapons that are used in the genocide of the Palestinian people, the accusations are aimed at the wrong audience. But it is useless to look for logic in this process: the contested actions are only the pretext to implement a further move in the wake of that attack that the Meloni government makes against those who, today, are mobilizing and organizing themselves to assert the interests of popular masses independently from the authorities of the ruling class, mafia and masters, their servants and their police who, instead, would like them docile and obedient.

    For these reasons, we bring our class solidarity to those who have mobilized and are mobilizing against the warmongers who, taking advantage of the submission of the Meloni government to the US/NATO, EU and Zionist imperialists, make our country complicit and conniving in their raids in around the world.
    For these reasons, we need to make the fight against repression a political issue, that is, an issue that fuels mobilization, indignation, organization of the popular masses: ultimately, that it becomes a problem of public order to turn the repression against the senders! This means that we need to bring solidarity with Antudo to all the streets, to all the initiatives planned in the coming weeks – regardless of the promoters. We therefore appeal to all the social and political forces of the city to form a broad front of solidarity for the comrades affected today. Provisions, assemblies and initiatives aimed at imposing immediate release and the withdrawal of other precautionary measures are welcome; Furthermore, the upcoming city demonstrations, such as the one on March 30th in solidarity with the Palestinian people, are already important moments to take advantage of to bring a message of popular solidarity for Luigi and the other militants who are under attack by the Meloni government.

    Immediate freedom for Luigi and the other militants
    Unconditional solidarity with Antudo

    Source: Partito dei CARC

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

    “GIA’ IN UCRAINA” LA RIVELAZIONE SULLE TRUPPE NATO

    “ALREADY IN UKRAINE” THE REVELATION ABOUT NATO TROOPS

    “Già in Ucraina”: la rivelazione sulle truppe NATO
    https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/già-in-ucraina-la-rivelazone-sulle-truppe-nato/ar-BB1jHP8a

    Nel giorno in cui la bandiera della Svezia è stata issata al quartier generale della Nato, si sono riaccesi i riflettori sulla presenza in Ucraina di personale militare di Paesi appartenenti all’Alleanza atlantica. “Personale militare della Nato è già presente in Ucraina”, ha dichiarato in conferenza stampa il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, senza precisare la loro nazionalità.

    “Vorrei ringraziare gli ambasciatori di quei Paesi che hanno preso questo rischio. Questi Paesi sanno chi sono, ma non posso rivelarli”, ha proseguito il titolare del dicastero. “Contrariamente ad altri politici, non li elencherò”. Nei giorni scorsi, ufficiali tedeschi intercettati dai russi avevano parlato della presenza di soldati britannici nello Stato invaso dalla Russia nel 2022 e lo stesso Regno Unito aveva confermato l’invio di piccole unità per l’addestramento medico. Le dichiarazioni di Sikorski non sembrano aver preso Mosca di sorpresa. Secondo le agenzie di stampa russe, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova avrebbe lasciato intendere che il Cremlino fosse già a conoscenza della presenza di uomini della Nato a Kiev. “È impossibile nasconderlo”, avrebbe commentato.

    Il tema di un intervento diretto del blocco a guida statunitense nella guerra è tornato al centro dell’attenzione dopo le affermazioni del presidente francese Emmanuel Macron, convinto della necessità di azioni forti a sostegno di Kiev da parte dei Paesi Nato-Ue. Tra queste, l’inquilino dell’Eliseo ha anche citato la possibilità di schierare truppe dell’Alleanza nella nazione sempre più in difficoltà nel contenere le truppe di Putin. L’ipotesi ha incontrato la netta opposizione della maggior parte degli Stati Nato, in particolare Germania, Italia e l’ultimo membro, la Svezia. Solo la Polonia ha manifestato una possibile apertura in questa direzione, relegandola però al futuro e subordinandola al consenso unanime di tutti i membri del Patto Atlantico.

    Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, inoltre, ha esplicitamente dichiarato che l’arrivo di soldati occidentali in Ucraina equivarrebbe all’inizio della guerra tra il blocco occidentale e la Russia. Una possibilità, questa, che secondo diversi ministri e alti ufficiali europei potrebbe concretizzarsi nei prossimi dieci anni, ma che attualmente i Paesi europei stanno cercando di evitare valutando attentamente la quantità e la tipologia di armamenti da inviare a Kiev. Per fare un esempio, Berlino continua a rifiutarsi di consegnare all’Ucraina i missili a lungo raggio Taurus, in modo da non essere vista da Mosca come parte attiva nel conflitto.

    Fonte: MSN

    English translate

    On the day in which the flag of Sweden was raised at the headquarters of NATO, the spotlight was turned on again on the presence in Ukraine of military personnel from countries belonging to the Atlantic Alliance. “NATO military personnel are already present in Ukraine,” Polish Foreign Minister Radoslaw Sikorski said at a press conference, without specifying their nationality.

    “I would like to thank the ambassadors of those countries who took this risk. These countries know who they are, but I cannot reveal them”, continued the head of the ministry. “Unlike other politicians, I will not list them”. In recent days, German officers intercepted by the Russians had spoken of the presence of British soldiers in the state invaded by Russia in 2022 and the United Kingdom itself had confirmed the sending of small units for medical training. Sikorski’s statements do not appear to have taken Moscow by surprise. According to Russian news agencies, Foreign Ministry spokeswoman Maria Zakharova implied that the Kremlin was already aware of the presence of NATO men in Kiev. “It is impossible to hide it,” he reportedly commented.

    The issue of direct intervention by the US-led bloc in the war has returned to the center of attention after the statements of French President Emmanuel Macron, convinced of the need for strong actions in support of Kiev by NATO-EU countries. Among these, the tenant of the Elysée also mentioned the possibility of deploying Alliance troops in the nation which is increasingly having difficulty containing Putin’s troops. The hypothesis met with clear opposition from most NATO states, in particular Germany, Italy and the newest member, Sweden. Only Poland has shown a possible openness in this direction, however relegating it to the future and subordinating it to the unanimous consensus of all the members of the Atlantic Pact.

    Furthermore, Kremlin spokesman Dmitry Peskov explicitly stated that the arrival of Western soldiers in Ukraine would be equivalent to the start of war between the Western bloc and Russia. This is a possibility which, according to several European ministers and senior officials, could materialize in the next ten years, but which European countries are currently trying to avoid by carefully evaluating the quantity and type of armaments to be sent to Kiev. For example, Berlin continues to refuse to deliver the long-range Taurus missiles to Ukraine, so as not to be seen by Moscow as an active party in the conflict.

    Source: MSN

    Ucraina, “esercito vuole rovesciare Zelensky”: la news dalla Russia

    Ukraine, “army wants to overthrow Zelensky”: the news from Russia

    Ucraina, “esercito vuole rovesciare Zelensky”: la news dalla Russia
    https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ucraina-esercito-vuole-rovesciare-zelensky-la-news-dalla-russia/ar-BB1jGDEz?cvid=4750b6d847b948e892b73d08374f9498&ei=44

    (Adnkronos) – I comandanti e i combattenti delle unità d’élite delle forze armate ucraine, insoddisfatti del rimpasto nella leadership militare dell’esercito, starebbero seriamente discutendo del rovesciamento di Volodymyr Zelensky. Lo dice alla Ria Novosti un rappresentante delle forze di sicurezza russe, dopo aver avuto accesso “a una risorsa attraverso la quale comunicano rappresentanti di varie unità d’élite nemiche”.  

    “I nostri specialisti – ha precisato la fonte parlando con l’agenzia di stampa russa – hanno avuto accesso a una risorsa dove comunicano marines, forze speciali, intelligence, le forze speciali della Sbu, nonché vari battaglioni nazionalisti. Si tratta di specialisti altamente qualificati che sono chiaramente insoddisfatti del cambio al comando. Stanno discutendo seriamente le opzioni per rovesciare l’attuale governo e il comando delle forze armate ucraine”. Un mese fa, il presidente Zelensky ha sostituito Valery Zaluzhny con il nuovo comandante in capo Alexander Syrsky.  

    L’agenzia Ria chiarisce che la “risorsa” in questione sarebbe il canale Telegram chiuso chiamato ParaBelum, sul quale comunicano combattenti delle unità d’élite delle Forze armate ucraine. In particolare, il comandante del gruppo di ricognizione dell’80esima brigata d’assalto aereo delle forze armate ucraine, Maxim Shevtsov, noto come ‘Winter’, inviterebbe i membri di ParaBelum a rovesciare Zelensky. 

    Fonte: MSN

    English translate

    (Adnkronos) – Commanders and fighters of the elite units of the Ukrainian Armed Forces, dissatisfied with the reshuffle in the military leadership of the army, are reportedly seriously discussing the overthrow of Volodymyr Zelensky. A representative of the Russian security forces told Ria Novosti, after having had access “to a resource through which representatives of various enemy elite units communicate”.

    “Our specialists – specified the source speaking to the Russian press agency – had access to a resource where marines, special forces, intelligence, the SBU special forces, as well as various nationalist battalions communicate. These are highly qualified specialists who are clearly dissatisfied with the change in command. They are seriously discussing options for overthrowing the current government and the command of the Ukrainian Armed Forces.” A month ago, President Zelensky replaced Valery Zaluzhny with the new Commander-in-Chief Alexander Syrsky.

    The RIA agency clarifies that the “resource” in question would be the closed Telegram channel called ParaBelum, on which fighters from the elite units of the Ukrainian Armed Forces communicate. In particular, the commander of the reconnaissance group of the 80th Air Assault Brigade of the Ukrainian Armed Forces, Maxim Shevtsov, known as ‘Winter’, would call on ParaBelum members to overthrow Zelensky.

    Source: MSN

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

    MORTO DOMENICA SCORSA AARON BUSHNELL 25 ANNI, MILITARE DELLA US AIR FORCE CHE SI E’ DATO FUOCO DAVANTI ALL’AMBASCIATA ISRAELIANA A WASHINGTON IN SOLIDARIETA’ ALLA PALESTINA

    È morto l’uomo che domenica si era dato fuoco davanti all’ambasciata di Israele a Washington per protestare contro la guerra a Gaza

    Aaron Bushnell, 25 cyber member of US Air Force in service in Ohio, USA killed him in front of Israeli’s Embassy in Washington DC for not be complicit in USA and Israeli Gaza’s genocide
    Aaron Bushnell, 25 (1999-2024) US Air Force, Ohio USA
    Aaron Bushnell’s protest in front of the Israeli Embassy gate against occupation in Gaza Strip: “Free Palestine!”
    L’ambasciata israeliana a Washington (EPA/JIM LO SCALZO)
    https://www.ilpost.it/2024/02/26/militare-fuoco-ambasciata-israeliana-washington/

    Lunedì è morto l’uomo che domenica sera si era dato fuoco davanti all’ambasciata israeliana a Washington, la capitale degli Stati Uniti. La notizia è stata data dal portavoce della polizia della città. Poche ore prima della morte le autorità statunitensi avevano detto che l’uomo era un aviatore dell’Areonautica militare statunitense in servizio in Texas: si chiamava Aaron Bushnell e aveva 25 anni.

    L’azione era stata filmata e trasmessa in diretta sulla piattaforma di streaming Twitch, su un canale che la polizia statunitense ha ricondotto a Bushnell. Nel video lo si vede camminare verso l’ambasciata israeliana, poggiare il telefono a terra e poi darsi fuoco mentre urla «Palestina libera» e «non sarò più complice di un genocidio». Successivamente il video mostra gli agenti che lo soccorrono e cercano di spegnere il fuoco per circa un minuto. La piattaforma ha rimosso il video dal canale, che non aveva altri contenuti e la cui immagine del profilo era una bandiera palestinese, ma la polizia ne ha ottenuto una copia.

    Queste informazioni confermano l’ipotesi che l’uomo si sia dato fuoco per protestare contro l’invasione dell’esercito israeliano della Striscia di Gaza che va avanti da quasi quattro mesi. Gli Stati Uniti sono da sempre i principali alleati e fornitori di aiuti militari a Israele (anche se il modo in cui Israele sta conducendo la guerra nella Striscia ha in parte peggiorato le relazioni fra i due). In questi mesi davanti all’ambasciata israeliana a Washington c’erano già state varie manifestazioni di protesta contro l’invasione israeliana della Striscia, e a dicembre un uomo si era dato fuoco davanti al consolato israeliano ad Atlanta, nello stato americano della Georgia.

    Fonte: Il Post

    AARON BUSHNELL, 25 YEARS OLD, US AIR FORCE MILITARY WHO SET HIMSELF ON FIRE IN FRONT OF THE ISRAELI EMBASSY IN WASHINGTON IN SOLIDARITY WITH PALESTINE, DIED LAST SUNDAY

    The man who set himself on fire outside the Israeli embassy in Washington on Sunday to protest against the war in Gaza has died

    The man who set himself on fire on Sunday evening in front of the Israeli embassy in Washington, the capital of the United States, died on Monday. The news was given by the city police spokesperson. A few hours before his death, the US authorities had said that the man was a US Air Force aviator serving in Texas: his name was Aaron Bushnell and he was 25 years old.

    The action was filmed and broadcast live on the streaming platform Twitch, on a channel that the US police traced to Bushnell. In the video he is seen walking towards the Israeli embassy, ​​placing his phone on the ground and then setting himself on fire while shouting “Free Palestine” and “I will no longer be an accomplice to a genocide”. The video later shows officers rescuing him and trying to put out the fire for about a minute. The platform removed the video from the channel, which had no other content and whose profile picture was a Palestinian flag, but police obtained a copy.

    This information confirms the hypothesis that the man set himself on fire to protest against the Israeli army’s invasion of the Gaza Strip which has been going on for almost four months. The United States has always been the main ally and supplier of military aid to Israel (even if the way in which Israel is waging the war in the Strip has partly worsened relations between the two). In recent months there had already been various protests in front of the Israeli embassy in Washington against the Israeli invasion of the Strip, and in December a man set himself on fire in front of the Israeli consulate in Atlanta, in the US state of Georgia.

    Source: Il Post

    https://www.aljazeera.com/program/newsfeed/2024/2/26/us-serviceman-dies-after-setting-himself-on-fire-in-gaza-protest
    https://www.aljazeera.com/opinions/2024/2/26/suicide-vs-genocide-rest-in-power-aaron-bushnell
    https://www.aljazeera.com/podcasts/2024/2/28/the-take-an-extreme-act-why-aaron-bushnell-self-immolated-for-gaza
    https://www.aljazeera.com/program/newsfeed/2024/2/28/who-was-aaron-bushnell-the-us-airman-who-died-protesting-over-gaza

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

    MALIBU GRAND PRIX: DE ANGELIS ON POLE” GRAND PRIX INTERNATIONAL N.4/1979

     AUSTRIA82

    L’articolo si riferisce a una sfida agonistica fra l’italiano Elio De Angelis, l’irlandese Derek Daly e il brasiliano Nelson Piquet, all’interno di uno degli autodromi californiani in miniatura appartenenti alla catena imprenditoriale ‘Malibu Grand Prix’ disputata con delle monoposto dalle dimensioni contenute che, a grandi linee, riproducevano visivamente le fattezze delle macchine in uso nel campionato USAC di quel periodo storico. Il diversivo ludico ebbe luogo nei giorni immediatamente antecedenti al Gran premio degli USA Ovest 1979, l’evento che chiudeva la trasferta americana di inizio stagione, consistente nelle tappe di Buenos Aires, di San Paolo e di Long Beach. Derek Daly, papà di Conor Daly, attuale pilota della Indycar, all’epoca dei fatti descritti correva per la Ensign, e nel corso di quella stagione venne chiamato a rimpiazzare il degente Jarier alla Tyrrell. Dei tre giovani protagonisti citati, il ventiseienne era quello con la maggiore anzianità di servizio, avendo debuttato in Formula Uno esattamente un anno prima. Il volenteroso Nelson Piquet, dopo un periodo di rodaggio con altre scuderie, era approdato alla corte di Ecclestone in sordina. Quell’anno su una Brabham opaca che si dimenava tra le difficoltà, i progetti sbagliati e gli screzi con la Parmalat e l’Alfa Romeo, venne alla ribalta nelle cronache, a sorpresa, per la caparbietà e la capacità di mettersi in luce. In una delle fotografie sotto, il brasiliano mostra sulla maglietta l’effigie di Gunnar Nilsson, il corridore repentinamente deceduto a causa di un cancro alla fine del 1978: la fondazione per la ricerca contro la lotta ai tumori, la quale prendeva il suo nome, venne finanziata con lodevole trasporto e spontaneità in quegli anni attraverso iniziative diversificate. La traduzione in italiano dell’articolo, a cura di questo sito, segue l’originale testo in lingua inglese.

    Four wheels, a steering wheel and a circuit are always good news to a racing driver. Even before the actual Grand Prix at Long Beach had started, Derek Daly and Elio De Angelis were racing one another, but in little single seaters powered by rotary engines. Their duel became three-cornered when Nelson Piquet joined in. It was the Malibu Grand Prix.

    “A little car on a circuit? You want me to drive? I’ll come along!”.

    As soon as Elio De Angelis heard Derek Daly’s reply to the invitation to race the little single seater, his eyes lit up. When it comes to driving and a bit of speed, he’s interested. So, as Derek, his 1978 Formula Two teammate was going to the Malibu Grand Prix, why not go along too.

    “Malibu Grand Prix” behind this slightly puzzling name lies a series of twisty American circuits (20 in all) on which anyone can drive these little cars. They’re certainly not Formula One cars, but the engines are powerful enough to make the cars fun to drive. Their Wankel rotary engines can push the cars up to about 55mph, but not on this twisty circuit. Narrower than a kart track, the home of the Maliby Grand Prix comprised an endless series of corners. It really was a Mickey Mouse circuit, but nevertheless fast enough to spin on.

    Only Derek Daly had the foresight to bring his helmet. Elio had to wear a plain, anonymous version. Unused to having to wait their turn to drive a single-seater, they immediately put on their helmets, but the cars were in the use, and they had to wait. Instead, they had time to study the circuit, and soon were roaring with laughter watching those on the track.

    “Is that it? It’s our turn?” Derek got into the first car, not without some discomfort. The top half of his body stuck out above the bodywork, and his knees were almost touching the steering wheel. The man in charge explained the workings and controls of the single-seater. Behind his full-face helmet, you could see Derek grinning, half-astonished, half-amused. In any case, he was going to enjoy himself.

    First lap, turning, turning, turning is there nothing but corners on this bloody circuit? Scarcely realising it Derek did his laps and when he pulled off he was shaking with laughter.

    Meanwhile Elio got into another car. It was only a bit of a fun, but a good way to level old Formula Two scores with Derek. And he did have a little experience with such cars he’d raced karts for three years.

    He was really looking forward to this. Neither driver had driven anything like it before, but they were really trying. After four laps, Elio came in to enquire about his lap times. He looked at a little card held out to him. Best lap: 52”09. Derek, standing behind him, asked to have a look too. He hadn’t been keeping abreast of the situation but Oh! what a face. Elio had beaten him by half a second. “The car wasn’t any good” he complained. “I’m going to try another one”.

    Elio’s best time was 51”78 when Derek changed cars. “It’s a lot of fun” said the Irishman before setting off again. Sideways, over the kerbs, Derek was really trying to shave off the tenths of seconds. His girlfriend, watching from the side of the track, and about to have a go herself, kept laughing at her man’s efforts. “He’s trying hard” observed Elio who had finished his set of laps. “He’s going to beat me”. But no, he didn’t beat him, the Italian was still the quicker, getting down to 51”54. Derek set 52”18, finally giving up trying to set a quick time and just enjoying himself trying to find the quickest car.

    And who should they see arriving an hour after them but their old Formula Three rival and now Formula One driver Nelson Piquet. He’d come along with Brabham designer Gordon Murray and some of the mechanics. After seeing Elio’s times, Nelson went out and did 25 laps, getting close to Elio’s fastest time with a time of 51”69.

    After their sessions, they had a long discussion about their cars and the driving technicques necessary to go really quickly. They’d certainly enjoyed driving the little cars. Then they watched the lap record holder (50”5) on the circuit. He’d been driving on the circuit for four years. “If you drove around a whole day, you’d still be quicker than me” said Derek modestly “In fact which car are you driving at Long Beach? What number?” Derek had found himself a fan.

    So to Elio went fastest lap “And it will be the same story in the real thing next year” he said “That’s a promise”.

    Quattro ruote, un volante e un circuito sono sempre argomenti invitanti per un pilota. Anche prima che il Gran premio di Long Beach avesse inizio, Derek Daly ed Elio De Angelis erano stati intenti a sfidarsi uno contro l’altro, ma su monoposto in miniatura, fornite di motori rotativi. Il loro duello si era allargato quando Nelson Piquet aveva deciso di prendere parte al divertimento. Eccovi servito il “Gran Premio di Malibù”.

    “Come? Una macchinetta su un tracciato? Vuoi sfidarmi? Arrivo!”

    Uno scintillio rifulgeva dagli occhi di Elio De Angelis nel momento in cui riceveva la risposta di Derek Daly all’invito a correre con le piccole monoposto. Quando gli argomenti sono mettere in opera le capacità di guida e un po’ di velocità, il suo interesse è vivo. Così, quando ha saputo che Derek, il suo compagno di squadra nella stagione di Formula Due nel 1978, si stava recando in quel parco giochi, perché mai rifiutare di recarvisi assieme?

    “Malibù Grand Prix”, dietro a questo nome leggermente misterioso si cela una serie di impianti statunitensi, delle piste tortuose (venti, in tutto) sulle quali a chiunque è dato modo di mettersi alla prova con siffatte autovetture. Non saranno di sicuro delle Formula Uno, ma, in compenso, i motori rilasciano una potenza che rende l’esperienza stimolante. I propulsori con disposizione radiale, di marca Wankel, possono spingere tali macchine fino a cinquantacinque miglia orarie, esperienza tuttavia preclusa in questi tracciati lenti. Più stretto di un percorso per i kart, la sede di questo complesso, il “Malibù Grand Prix”, offre una serie infinita di curve. Pare veramente una gincana, lenta ed estenuante, nondimeno veloce abbastanza per non disdegnare di farci un giro.

    Soltanto Derek, però, aveva l’accortezza di portarsi il casco. Elio doveva (per propria mancanza) indossarne uno anonimo, senza motivi o disegni. Disabituati ad attendere il proprio turno nel guidare una monoposto, si erano preparati con eccessivo zelo nella tempestica, proprio mentre le macchine venivano adoperate in pista da altri. Così erano stati messi in posizione di dovere aspettare. D’altro canto, avevano avuto il loro bel tempo per studiare il percorso, ed eccoli pronti a sghignazzare alle spalle di coloro intenti alle prese con il tracciato.

    “È ora? Il nostro turno è giunto?” Derek si immergeva dentro alla prima vettura, non senza qualche impaccio. La parte alta del suo corpo sporgeva dalla carrozzeria, e le ginocchia dell’irlandese quasi toccavano il volante. Dietro l’elmetto, rigorosamente integrale, potevate ammirare il sorriso enigmatico di Derek, a metà fra l’incredulo e il divertito. A ogni modo, aveva l’aria di star vivendo un’esperienza piacevolmente diversa dal solito.

    Primo giro, girare qui, girare là, rigirare così e cosà … ma non c’è nient’altro da fare su questa dannata pista? Senza quasi nemmeno realizzarlo, Derek completava i suoi passaggi, e quando scendeva fuori dalla macchina, si mostrava inorgoglito con riso.

    Frattanto, Elio si adagiava in un’altra macchinuccia. Dilettevole, spassoso, leggero quanto volete ma era pur sempre un’occasione di regolare i vecchi conti con Daly, risalenti alla Formula Due. Non dimentichiamo, poi, che aveva macinato esperienza triennale con i similari kart. Insomma, si può dire che avesse dalla sua una sorta di pratica maturata in condizioni non difformi.

    Davvero, non vedeva l’ora di mettersi alla prova. Nessuno dei due aveva reale familiarità con queste macchine, ma stavano seriamente tentando di colmare questa lacuna. Dopo quattro tornate, Elio rientrava per avere un’idea dei tempi fatti registrare. Un’occhiata a una schedina porta alla sua attenzione, miglior giro: 52”09. Derek, in piedi dietro di lui, chiedeva il permesso di controllare anche lui. Non si era curato molto di Elio e non era rimasto al passo con i suoi progressi, e … oh! In quale espressione mutava il suo viso! Elio lo aveva battuto di mezzo secondo. “La macchina non era un granché” si lamentava “Ne proverò un’altra”.

    Al momento di questo cambio, sulla lista dei tempi Elio era annotato a 51”78. “Vai con il divertimento” proferiva l’irlandese prima di uscire e scatenarsi di nuovo. Di traverso, sui cordoli, Derek stava cercando di scrollarsi di dosso qualche decimo di secondo. La sua fidanzata lo guardava dal bordo della pista e, pronta anch’ella a mettersi in gioco, giudicava i suoi sforzi con ilarità. “È sul pezzo” osservava Elio, che aveva terminato i giri a disposizione. “Sta per avere la meglio su di me”. No, non succedeva, e l’italiano, sceso a 51”54, alla fine dei giochi risultava il migliore. Derek non andava oltre il 52”18, rassegnandosi al desiderio di primeggiare con l’intento di fare un giro veloce. Continuava a girare, aspirando a “sentire” sua la vettura.

    E chi dovevano vedere comparire sulla scena un’ora dopo? Nient’altro che il loro rivale all’epoca della Formula Tre, Nelson Piquet, anch’egli, ora, nella massima categoria. Era venuto portandosi dietro Gordon Murray, il progettista della Brabham e qualche meccanico. Dopo aver dato una scorsa ai tempi di Elio, Nelson si metteva all’opera e si impegnava per venticinque giri, avvicinandosi alla migliore prestazione di De Angelis con un 51”69.

    Finita la sessione, si mettevano a disquisire lungamente sulle loro vetture e le tecniche di guida necessarie per andare forte. Di sicuro, avevano avuto modo di apprezzare queste minute auto da corsa. Dunque, rivolgevano la loro attenzione curiosa sul detenente il primato in assoluto, 50”5. Era in azione in pista, ed era stato per quattro anni a volteggiare su questo tracciato. “Se dovessi guidare un giorno intero qui, tu saresti ugualmente più rapido di me” ammetteva candidamente Derek “Appunto, che macchina guiderai a Long Beach? Che numero?”, Derek si ritrovava nelle vesti di ammiratore.

    E fu così che Elio si impose con il tempo più performante. “E sarà la stessa storia anche il prossimo anno” aggiungeva, “Promesso”.


    ANONYMOUS (1979), “Malibu Grand Prix: De Angelis on Pole”, Grand Prix international, Vol. I, n. 4, pp.33-36

    ANONIMO, Malibu Grand Prix: De Angelis on Pole , «Grand Prix international», Vol. I, 1979, 4, pp.33-36

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

    L’ATTORE CARL WEATHERS MUORE A 76 ANNI: DIVENNE FAMOSO PER LE SUE INTERPRETAZIONI DI APOLLO CREED IN ROCKY E DI DILLON IN PREDATOR

    Vasto (CH), lì 5 Febbraio 2024 ore 23.05

    Buonanotte a tutti e a tutte, comunico con grande dolore in questo articolo la morte pacifica nel sonno a 76 anni dell’attore americano Carl Weathers, divenuto famoso soprattutto per le sue ottime interpretazioni in Rocky II, III e IV (1979-1982-1985) nei panni di Apollo Creed con Sylvester Stallone e nei panni di Dillon nel film Predator con Arnold Schwarzenegger (1987), recitando anche con Adam Sandler nel film Un tipo imprevedibile 1996.

    Carl è stato da giovane un ottimo atleta della NFL o Football americano in cui si distinse come un atleta fisico, possente che faceva della potenza e della preponderanza fisica le sue armi sportive migliori, ma prima del grande atleta che in pochi hanno conosciuto al di fuori degli USA, era un grande uomo dal cuore d’oro e dal senso dell’empatia veramente fuori dal comune, amato per il suo modo di porsi alla gente che non si lasciava mai ingannare. Weathers è entrato nell’immaginario collettivo mondiale grazie a Rocky recitando accanto al suo amico di sempre, Sylvester Stallone che lo ha ricordato in un video struggente dove ha ricordato che “non avrebbe potuto fare il film senza di lui”.

    English translate

    ACTOR CARL WEATHERS DIES AT 76: HE BECOME FAMOUS FOR HIS INTERPRETATIONS OF APOLLO CREED IN ROCKY AND PREDATOR

    Goodnight everyone, I communicate with great sorrow in this article the peaceful death in his sleep at the age of 76 of the American actor Carl Weathers, who became famous above all for his excellent performances in Rocky II, III and IV (1979-1982-1985) as Apollo Creed with Sylvester Stallone and as Dillon in the film Predator with Arnold Schwarzenegger (1987), also acting with Adam Sandler in the film Unpredictable Kind 1996.

    As a young man, Carl was an excellent athlete in the NFL or American Football in which he stood out as a physical, powerful athlete who made power and physical preponderance his best sporting weapons, but before that he was the great athlete that few people have known outside of the USA, he was a great man with a heart of gold and a truly uncommon sense of empathy, loved for his way of approaching people who never let himself be deceived. Weathers entered the world’s collective imagination thanks to Rocky acting alongside his lifelong friend, Sylvester Stallone who remembered him in a poignant video where he recalled that “he couldn’t have made the film without him”.

    Carl Weathers nei panni di Apollo Creed in Rocky II, III e IV
    Carl Weathers nei panni di “Dillon” in Predator film con Arnold Schwarzenegger del 1987
    Carl Weathers con Adam Sandler nel film “Un tipo imprevedibile” anno 1996
    Una foto recente di Carl Weathers a 76 anni, compiuti lo scorso 14 Gennaio 2024

    Playlist youtube Alessio Brancaccio dedicata al mito di Carl Weathers

    https://www.ilmattino.it/spettacoli/cinema/carl_weathers_morto_apollo_creed_rocky_attore_malattia_chi_era-7911151.html
    https://cinema.everyeye.it/notizie/carl-weathers-struggente-addio-social-sylvester-stallone-arnold-schwarzenegger-697561.html
    https://video.corriere.it/spettacoli/sylvester-stallone-ricorda-commosso-carl-weathers-non-avrei-potuto-fare-rocky-senza-lui/17882bd6-c2b5-11ee-97f1-40ebc5b696dc
    https://www.ilmessaggero.it/schede/carl_weathers_morto_causa_morte_apollo_creed_eta_chi_era_figli_mohammed_ali_sylvester_stallone-7911251.html

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

    ISRAELE: “LA GUERRA A GAZA DURERA’ PER TUTTO IL 2024”

    Lo ha confermato l’esercito dello Stato ebraico, che prosegue con i bombardamenti e le operazioni di terra nella Striscia di Gaza

    This was confirmed by the army of the Jewish State, which continues with bombings and ground operations in the Gaza Strip.
    Lunedì lungo il confine con la Striscia di Gaza
    https://www.rsi.ch/info/mondo/Israele-la-guerra-a-Gaza-durerà-per-tutto-il-2024–2030520.html

    Israele ha avvertito che la guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza continuerà “per tutto” il 2024. La notte di Capodanno è stata segnata da incessanti attacchi al territorio palestinese assediato e dal lancio di razzi diretti a Tel Aviv.

    Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha annunciato domenica che i riservisti si prenderanno una pausa dalla guerra per prepararsi a “combattimenti prolungati”. L’esercito “deve pianificare in anticipo perché saremo chiamati a svolgere ulteriori compiti e a combattere per tutto l’anno”, ha dichiarato, a quasi tre mesi dall’inizio della guerra.

    Israele ha giurato di distruggere Hamas dopo l’attacco del 7 ottobre sul suo territorio perpetrato dall’organizzazione islamista e nazionalista palestinese, classificata come “terrorista” da Stati Uniti, Israele e Unione Europea. Quel giorno sono morte circa 1140 persone, la maggior parte delle quali civili, secondo un conteggio basato sugli ultimi dati ufficiali israeliani.

    Nelle operazioni militari di rappresaglia di Israele a Gaza, dall’inizio della guerra sono state uccise in totale quasi 22000 persone, per lo più donne, adolescenti e bambini, ha reso noto lunedì il Ministero della Sanità di Hamas.

    Colpi mortali a Capodanno

    Un corrispondente dell’AFP ha riferito di colpi di artiglieria e di attacchi aerei che hanno colpito le città di Rafah e Khan Younis (sud della Striscia di Gaza) la notte di Capodanno.

    Almeno 24 persone sono state uccise in questi attacchi, secondo il Ministero della Sanità di Hamas. Sempre secondo questa fonte, lunedì sono stati recuperati 15 corpi della stessa famiglia sotto le macerie di una casa bombardata domenica sera a Jabaliya, nel nord di Gaza.

    L’inizio del nuovo anno è stato scandito anche dalle sirene di allarme in diverse parti di Israele. I giornalisti dell’AFP a Tel Aviv hanno assistito all’intercettazione di razzi da parte dei sistemi di difesa missilistica israeliani proprio a mezzanotte.

    Le brigate Ezzedine Al-Qassam, il braccio armato di Hamas al potere a Gaza, hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco in un video pubblicato sui loro social network, affermando di aver lanciato razzi M90 in “risposta al massacro di civili”. Lunedì, le sirene di allarme hanno suonato di nuovo nel nord di Israele.

    Disastro umanitario

    Nella Striscia di Gaza assediata, dove l’85% della popolazione è sfollata, i bombardamenti continuano senza sosta. La guerra continuerà per “molti altri mesi”, ha avvertito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonostante gli appelli urgenti per un cessate il fuoco.

    La guerra ha causato immense distruzioni e un disastro umanitario nell’enclave palestinese, che dal 9 ottobre è sotto totale assedio israeliano, dove si rischia la carestia e la maggior parte degli ospedali è fuori uso. Domenica, circa 120 camion umanitari sono entrati nella stretta striscia di terra.

    I mediatori internazionali, guidati dal Qatar e dall’Egitto, stanno negoziando una pausa nei combattimenti da diverse settimane, dopo una tregua di una settimana alla fine di novembre che ha visto il rilascio di oltre 100 ostaggi e l’ingresso di aiuti limitati a Gaza.

    Venerdì una delegazione di Hamas si è recata al Cairo per comunicare “la risposta delle fazioni palestinesi” a un piano egiziano che prevede il rilascio degli ostaggi e una pausa delle ostilità.

    Tensioni regionali

    La guerra a Gaza, che ha fatto temere una escalation regionale, ha anche riacceso le tensioni al confine tra Libano e Israele, teatro di scambi di fuoco quasi quotidiani tra l’esercito israeliano ed i guerriglieri Hezbollah libanesi, movimento islamista vicino all’Iran che sostiene Hamas. Lunedì l’esercito israeliano ha dichiarato di aver identificato e intercettato diversi “oggetti ostili” diretti verso il suo territorio.

    Nel Mar Rosso, dove gli attacchi dei ribelli houthi dello Yemen sono aumentati nelle ultime settimane, il ministro della Difesa britannico Grant Shapps ha dichiarato lunedì di essere pronto a intraprendere “azioni dirette” contro i ribelli.

    Il giorno precedente, l’esercito statunitense ha annunciato di aver affondato tre imbarcazioni appartenenti ai ribelli yemeniti alleati dell’Iran, accusati di aver attaccato una nave container. Dieci di loro sono stati uccisi nell’attacco. Dall’inizio della guerra, il 7 ottobre, gli Houthi hanno dimostrato il loro sostegno ai palestinesi di Gaza, minacciando il traffico su questa strategica rotta marittima.

    English translate

    Israel has warned that the war against Hamas in the Gaza Strip will continue "throughout" 2024. New Year's Eve was marked by relentless attacks on the besieged Palestinian territory and rocket fire aimed at Tel Aviv.

    Israeli army spokesman Daniel Hagari announced on Sunday that reservists will take a break from the war to prepare for "prolonged fighting." The army “must plan ahead because we will be called upon to carry out additional tasks and fight throughout the year,” he said, almost three months into the war.

    Israel has vowed to destroy Hamas after the October 7 attack on its territory perpetrated by the Islamist and nationalist Palestinian organization, classified as "terrorist" by the United States, Israel and the European Union. About 1,140 people died that day, most of them civilians, according to a tally based on the latest official Israeli data.

    In Israel's retaliatory military operations in Gaza, a total of nearly 22,000 people have been killed since the start of the war, mostly women, teenagers and children, the Hamas Ministry of Health said on Monday.

    Deadly shots on New Year's Eve

    An AFP correspondent reported artillery shelling and air strikes hitting the cities of Rafah and Khan Younis (southern Gaza Strip) on New Year's Eve.

    At least 24 people were killed in these attacks, according to the Hamas Ministry of Health. Also according to this source, 15 bodies of the same family were recovered on Monday under the rubble of a house bombed on Sunday evening in Jabaliya, in northern Gaza.

    The start of the new year was also marked by alarm sirens in various parts of Israel. AFP journalists in Tel Aviv witnessed the interception of rockets by Israeli missile defense systems just at midnight.

    The Ezzedine Al-Qassam brigades, the armed wing of Hamas in power in Gaza, claimed responsibility for the attack in a video published on their social networks, saying they fired M90 rockets in "response to the massacre of civilians". On Monday, warning sirens sounded again in northern Israel.

    Humanitarian disaster

    In the besieged Gaza Strip, where 85% of the population is displaced, bombing continues unabated. The war will continue for "many more months", Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu has warned, despite urgent calls for a ceasefire.

    The war has caused immense destruction and a humanitarian disaster in the Palestinian enclave, which has been under total Israeli siege since October 9, where there is a risk of famine and most hospitals are out of order. On Sunday, around 120 humanitarian trucks entered the narrow strip of land.

    International mediators, led by Qatar and Egypt, have been negotiating a pause in fighting for several weeks, following a week-long truce in late November that saw the release of more than 100 hostages and limited aid flowed into Gaza .

    A Hamas delegation went to Cairo on Friday to communicate "the response of the Palestinian factions" to an Egyptian plan that involves the release of the hostages and a pause in hostilities.

    Regional tensions

    The war in Gaza, which has raised fears of a regional escalation, has also reignited tensions on the border between Lebanon and Israel, the scene of almost daily exchanges of fire between the Israeli army and the Lebanese Hezbollah guerrillas, an Islamist movement close to Iran claims Hamas. The Israeli army said on Monday it had identified and intercepted several "hostile objects" headed towards its territory.

    In the Red Sea, where attacks by Yemen's Houthi rebels have increased in recent weeks, British Defense Secretary Grant Shapps said Monday he was ready to take "direct action" against the rebels.

    The previous day, the US military announced that it had sunk three boats belonging to Yemeni rebels allied with Iran, accused of attacking a container ship. Ten of them were killed in the attack. Since the war began on October 7, the Houthis have demonstrated their support for the Palestinians in Gaza by threatening traffic on this strategic sea route.

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

    HEZBOLLAH, ‘L’ITALIA FA PARTE DELLA COALIZIONE DEL MALE’

    https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2023/12/28/hezbollah-litalia-fa-parte-della-coalizione-del-male_fb106d72-aebb-4e27-bbdd-1800d6464869.html

    Hezbollah ha definito “coalizione del male” l’alleanza marittima occidentale guidata dagli USA “creata per proteggere gli interessi di Israele nel Mar Rosso” e i traffici internazionali tra Mediterraneo e Oceano Indiano citando anche l’Italia tra i partecipanti.

    Ad una folla di seguaci in Libano, il numero due del partito armato filo-iraniano, lo shaykh Naim Qassem, ha detto: “E’ necessario fare fronte comune contro la coalizione del male rappresentata da America, Israele, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania con la coalizione del bene delle forze della resistenza anti-israeliana in Palestina, Libano, Iran, Yemen e Iraq”.

    English translate

    Hezbollah defined the US-led Western maritime alliance "created to protect Israel's interests in the Red Sea" and international trade between the Mediterranean and the Indian Ocean as a "coalition of evil", also citing Italy among the participants.

    To a crowd of followers in Lebanon, the number two of the pro-Iranian armed party, Sheikh Naim Qassem, said: "It's necessary to form a common front against the coalition of evil represented by America, Israel, France, Great Britain, Italy and Germany with the good coalition of anti-Israeli resistance forces in Palestine, Lebanon, Iran, Yemen and Iraq."

    Fonte: ANSA

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

    “DIE GLOCKE”, LA CAMPANA NAZISTA

    Vasto (CH), lì 22 Dicembre 2023 ore 21.38

    Buonasera a tutti e a tutte, come miglior regalo di Natale per tutti voi, questa sera andremo a scoprire parte del mio archivio digitale contenuto nel mio hard disk esterno della Verbatim da 500 Gb di capienza, in merito delle armi segrete del Terzo Reich studiate dai fisici e ricercatori tedeschi per il Fuhrer Adolf Hitler ed i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale per tentare di ribaltare a proprio favore gli eventi della Guerra e vincerla, una caratteristica che io ho sempre apprezzato dei tedeschi, seppur sono dichiaramente un antinazista praticamente da sempre. Si tratta di progetti come sapete realizzati ma non utilizzati, poiché non c’è stato il tempo per avviare degli esperimenti e metterli sui campi di battaglia, in quanto le forze militari sovietiche ed anglo-americane accerchiarono da Est e da Ovest i tedeschi sul loro territorio tra il 1944 e il 1945: uno di questi progetti top secret nazisti faceva parte dell’arsenale in dotazione ad Hitler grazie anche ad un avvenimento imprevisto da cui esso prese spunto per la progettazione iniziale: una navetta aliena precipitò nel 1936 a Friburgo in Germania, in pieno territorio tedesco, 11 anni prima dell’incidente UFO a Roswell nel deserto del New Mexico negi Stati Uniti d’America del 1947.

    https://www.ufopedia.it/1936,_Freiburg_im_Breisgau,_Baden-Württemberg,_Germany,_UE.html
    https://www.theguardian.com/world/2016/jul/06/fatal-hike-became-nazi-propaganda-coup

    https://www.sffchronicles.com/threads/578311/

    Il mio professore universitario di Chimica Fisica Aldo Domenicano di Avezzano nella Marsica in Abruzzo, da considerarsi ancora oggi dopo la sua morte, avvenuta a Luglio 2022, tra i padri fondatori del mio corso di laurea in Scienze e Tecnologie per L’Ambiente presso L’università degli Studi di L’Aquila, riteneva che gli scienziati tedeschi (Max Planck, Werner Heisenberg, Erwin Schrodinger, Wolfgang Pauli, Niels Bohr danese, Robert Oppenheimer) erano i migliori sullo studio dell’atomo e sulla Meccanica Quantistica, in quanto essi possedevano le migliori erudizioni, conoscenze in merito alla manipolazione artificiale dell’atomo e delle strutture atomiche che potessero essere utili a creare una bomba potentissima ed altamente distruttrice che potesse piegare ogni resistenza del nemico durante la Seconda Guerra Mondiale: del resto, le guerre non sono note solo perché scoppiano per motivi economici, energetici, religiosi o etnici, ma vengono storicamente e ciclicamente create e combattute anche per sviluppare armamenti e la tecnologia usate dalle varie potenze militari in campo per mostrare la propria supremazia sull’avversario, per questo vennero portate avanti anche attività di spionaggio militare, anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: dopo aver vinto il secondo conflitto mondiale, nel 1952 gli USA decisero di avviare la militare Operazione Paperclip, per deportare dalla Germania sul loro territorio, come bottino di guerra, tutti gli scienziati tedeschi per avviare esperimenti che potessero garantire agli americani la supremazia definitiva in merito allo sviluppo di armamenti che potessero garantire la loro supremazia su tutte le altre potenze mondiali, per creare una sorta di Quarto Reich sionista ed imperialista che potesse portare a termine tutti gli obiettivi non conseguiti dal fallimentare Terzo Reich di Hitler e durare per almeno un millennio, lo stesso progetto deviato e folle che avevano in mente i nazisti, quello di dominare il Mondo per mille anni, se avessero vinto loro la Seconda Guerra Mondiale. Gli scienziati tedeschi svilupparono diversi esperimenti per sviluppare la bomba atomica prima degli americani: i primi avevano le menti, ma non gli stessi mezzi economici posseduti dai secondi e non avevano neanche il tempo per sviluppare una bomba che per i tedeschi era “sporca”, tempo che invece hanno avuto gli americani per testare e sviluppare meglio la loro bomba atomica elaborata dal fisico italiano Enrico Fermi e dallo scienziato tedesco naturalizzato americano Albert Einstein e da Robert Oppenheimer, attraverso il Progetto Manhattan che iniziò nel 1939 con poche risorse, composto dai più illustri scienziati americani e che crebbe fino ad occupare più di 130 000 persone e costò quasi 2 miliardi di dollari americani, un progetto che portò alla creazione della prima bomba atomica americana, in seguito sganciata due volte sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki nell’Agosto del 1945. Uno di questi armamenti segreti tedeschi per tentare di ribaltare la Seconda Guerra Mondiale a proprio favore fu la Die Glocke, la “Campana Nazista” o la “Campana di Hitler” se preferite: si trattò di un prototipo di oggetto volante terrestre convenzionale sviluppato dall’UFO precipitato a Friburgo nel 1936, un oggetto infernale a forma di campana generante enormi intense radiazioni X, che poteva anche essere armato di testate missilistiche multiple indipendenti e la sua alimentazione come propellente per il volo non usava i classici combustibili fossili moderni, come il kerosene usato dagli aerei, ma addirittura dei circuiti interni alimentati a mercurio liquido, aspetto che consentiva probabilmente alla navetta di generare campi antigravitazionali, di poter annullare la forza di gravità terrestre, mediante annullamento della produzione di campi elettromagnetici e questo permetteva al velivolo di sfruttare l’antigravità, che gli permetteva di compiere delle manovre evasive che avrebbero sfidato qualsiasi legge della Fisica ad oggi nota! In Germania, in prossimità di ex-basi militari tedesche, esistono ancora oggi delle piattaforme di lancio che si sviluppano in altezza, composte da delle pietre megalitiche, delle sorti di menhir diposti a semicerchio e che consentivano alla Campana Nazista di poter decollare direttamente in verticale e non in orizzontale, come un comune aereo convenzionale ed anticipando di anni il velivolo supersonico militare inglese Harrier, oppure rimanendo ferma fluttuante in aria grazie al campo antigravitazionale generato intorno al velivolo. Il progetto Die Glocke, ideato e posseduto dai tedeschi, è stato poi requisito dagli americani e sviluppato negli Stati Uniti: a testimonianza di ciò è il rinvenimento di un velivolo a forma di campana precipitato a Kecksburg in Pennsylvania, il 9 Dicembre del 1965.

    Il Prof. Aldo Domenicano, Professore ordinario di Cristallografia e Chimica dei Materiali presso la Facoltà di Medicina dell’ospedale San Salvatore, Università degli Studi di L’Aquila https://www.ilcapoluogo.it/2022/07/18/addio-al-professor-aldo-domenicano/
    La campana recuperata da velivoli militari americani il 9 Dicembre del 1965 a Kecksburg, in Pennsylvania

    Mediante alcune fotografie specifiche, andiamo a conoscere insieme da vicino la Die Glocke nazista:

    Una Die Glocke, la nera campana nazista o macchina antigravità di Hitler, con tanto di simbolo della svastica incisa in un lato della particolare forma. Con quest’arma i nazisti contarono di ribaltare la guerra e di vincerla
    https://www.cam.tv/teorieecomplotti/blog/die-glocke/PID1F07C9
    https://www.espressione24.it/la-storia-segreta-e-avvolta-nel-mito-della-campana-nazista-che-dova-portare-morte-e-far-vincere-il-fuhrer/
    Modello in 3D della campana nazista di Hitler, la macchina antigravitazionale tedesca: https://www.turbosquid.com/it/3d-models/3d-die-glocke-nazis/465406
    Sezione laterale e superiori della Die Glocke, la campana nazista o macchina del tempo antigravità nazista https://team557.wordpress.com/2014/01/26/die-glocke/
    Particolare di una Die Glocke con dei simboli a lato del velivolo che pare appartenessero ad una lingua aliena sconosciuta, addirittura più antica dell’aramaico e del sanscrito
    Raffigurazione di un hangar tedesco in cui ufficiali di regime del Terzo Reich assistono ad un volo sperimentale di una delle creazioni dei loro scienziati: la Die Glocke nazista o macchina del tempo antigravità di Hitler
    Raffigurazione che mostra un alieno della razza dei grigi indicare come progettare la Die Glocke a Hitler ed al Capo del Gabinetto di Governo nazista Joseph Gobbels, mentre uno scienziato tedesco rileva i parametri fisici e chimici del velivolo a forma di campana, prima di un volo sperimentale di prova
    La campana nazista macchina del tempo di Hitler, la Die Glocke: si trattava di un velivolo a forma di campana alimentato a circuiti contenenti mercurio liquido che generavano l’antigravità e consentiva al velivolo di rimanere fluttuante sopeso nell’aria senza che ricadesse giù per effetto della forza di gravità terrestre!
    https://www.popularmechanics.com/military/research/a36560537/die-glocke-nazi-bell-conspiracy/

    Disegno della Die Glocke nazista o “Nazi Bell”
    Confronto tra la campana nazista di Hitler, la Die Glocke e l’oggetto volante non identificato precipitato a Kecksburg in Pennsylvania, USA il 9 Dicembre 1965
    Libro di Bud Ariosis: Die Glocke, la Campana
    https://www.ibs.it/die-glocke-campana-libro-bud-ariosis/e/9791259701060

    La storia segreta e avvolta nel mito della Campana Nazista che doveva portare morte e far vincere il Führer

    “Nessun uomo è un’Isola, intero in se
    stesso. Ogni uomo è un pezzo del
    Continente, una parte della Terra. Se una
    Zolla viene portata dall’onda del Mare,
    l’Europa ne è diminuita, come se un
    Promontorio fosse stato al suo posto,
    o una Magione amica, o la tua stessa
    Casa. Ogni morte d’uomo mi diminuisce,
    perché io partecipo dell’umanità.
    E così non mandare mai a chiedere per chi
    suona la campana: Essa suona per te.”
                                 John Donne (1573-1651
    )

    Questo è l’Incipit del romanzo di Ernest Hemingway “Per chi suona la campana”. Perché questo riferimento letterario? Vorrei raccontarvi una storia sconosciuta a molti e che ha per oggetto una campana letale, costruita dai nazisti, che avrebbe spazzato via tante isole come quelle cantate da John Donne.

    LA CAMPANA (Die Glocke)

    Immaginiamo per un momento che Joseph Goebbels, ministro della Propaganda nazista, si fosse recato tutto trafelato da Hitler proprio nel periodo in cui la Germania sembrava dovesse finir male, siamo attorno al 1945.

    “ FührerFührer!”
    “Che c‘è, Joseph
    ?
     “Abbiamo inventato una congegno antigravità!”
     “Il momento è grave Joseph come fai a scherzare sulle cose gravi?”
     “Ma si tratta di un progetto “V” Mein Führer! … 
    .

    Valla a spiegare la fisica a un ex imbianchino che fino a poco prima spennellava porte, finestre e nulla più… . In realtà non era uno scherzo ma si trattava di un nuovo ritrovato nazista: La Campana ovvero “Die Glocke” o meglio quello che avrebbe dovuto essere un velivolo dotato di tecnologia antigravitazionale.

    Le armi “V”

    Nella propaganda nazista, la lettera “V” era l’iniziale della parola  “vergeltung” (vendetta). Per la verità, tolta la famosa V2 non è che ‘ste armi erano così pronte per l’uso. Esistevano, però, altre armi “V” che servivano a solleticare e soddisfare le fantasie del quartier generale del Führer. Questa rientrava nella categoria V7, quella, cioè, di ipotetici velivoli ad alta tecnologia che assieme a delle navi spaziali sarebbero stati sviluppati dai nostri geniali tedesconi durante il secondo conflitto mondiale. A questo proposito si dice che alcuni scienziati nazisti ne avessero continuato lo sviluppo nel dopoguerra in luoghi segreti, come la base 212 in Antartide.

    https://oimurschool.ru/it/zdorove/iii-reih-nlo-haunebu-i-antarkticheskaya-baza-nacistov-strannye/

    Lo scienziato tedesco Wernher von Braun, inventore della V2, impiegato dagli USA nell’Operazione Paperclip del 1952 e poi alla NASA, stava lavorando a questo mezzo sognato dai teutonici ariani. Restano alcuni bozzetti del veicolo che ne riportano le dimensioni (circa tre metri d’altezza e un metro e mezzo di diametro). Quando la Germania fu invasa dagli Alleati, il progetto della Campana scomparve. I teorici della cospirazione suggeriscono che il tutto fosse stato preso dagli Stati Uniti, insieme a molti scienziati tedeschi, per continuare le ricerche su quella tecnologia. Gli ufologi ritengono, inoltre, che la Campana tedesca sia collegata alla caduta di un UFO avvenuta a Kecksburg in Pennsylvania, il 9 dicembre 1965. Tenete in mente questo fatto perchè lo ritroveremo alla fine.

    L’INCIDENTE DI KECKSBURG

    Il 9 dicembre 1965 a Kecksburg in Pennsylvania migliaia di persone avvistarono una grossa palla di fuoco. L’avvenimento fu descritto inizialmente dai media come la caduta di un meteorite. I primi soccorritori, fra cui i vigili del fuoco volontari, pare, avessero visto, nel bosco, un oggetto a forma di ghianda sepolto a metà nel punto in cui era caduto. Alcuni residenti sostenevano di averlo trovato prima delle autorità e che si trattava di un oggetto color bronzo-oro, segnato da scritte simili a geroglifici, sempre della forma di una ghianda e abbastanza grande da contenere un unico passeggero.

    La scomparsa e ricomparsa dell’oggetto

    Qualche testimone vide l’oggetto sopra il rimorchio di un camion mentre lo portavano via. Nel 2005 la NASA rivelò, che si era trattato di un satellite sovietico Kosmos abbattuto. L’Agenzia statunitense dichiarò inoltre che tutte le registrazioni dell’incidente furono smarrite negli anni ‘90. Ulteriori avvistamenti di UFO a forma di campana si verificarono il 5 Aprile 2009, in Maryland, mentre il 15 Gennaio 2013 una cupola UFO fu vista fluttuare nei cieli del Colorado.

    STORIA DELLA CAMPANA

    Dalla desecretazione di alcuni archivi americani e dell’ex Unione Sovietica, sono recentemente emersi dossier relativi ad un fantasioso (?) progetto nazista. Il dossier, segretissimo, è conosciuto con diversi nomi oltre che Die Glocke (la campana), nome ufficiale, anche come: Die Lanternentraeger e The SS-Bell”, la “campana delle SS”. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli ingegneri e i tecnici tedeschi, infatti, avevano ideato progetti segretissimi molti dei quali possono essere definiti come “Strampalati” e altri che che si sono dimostrati precursori di grandi scoperte tecnologiche. Due esempi: il caccia Messerschmitt-262 a reazione, che poi era stato un progetto rumeno e poi inglese e il già citato razzo V2 di Werner von Braun, quest’ultimo all’origine dei mezzi spaziali che avrebbero portato l’uomo sulla Luna.

    La scoperta

    Il generale Jakob Sporrenberg

    Gli alleati vennero a conoscenza del progetto Glockequando fra le truppe tedesche in fuga verso il Baltico, gli inglesi catturarono un generale delle SS di nome Jakob Sporrenberg. Nel corso del suo interrogatorio il generale fece cenno ad un misterioso progetto segreto relativo ad una macchina ad altissima tecnologia. La sua testimonianza fu poi resa nuovamente davanti a una corte militare polacca e sovietica e raccolta dallo scrittore e giornalista polacco Igor Witkowski. Scienza o fantascienza? Questa storia ha ormai più di 70 anni ma grosse smentite non ce ne sono mai state. Quel che si sa è che in Germania esistono ancora i resti di quella che doveva essere una rampa di lancio apposita.

    Ma torniamo alla narrazione. Vicino al confine con la Repubblica Ceca, a due passi dalla miniera di Venceslao, in una struttura segreta, usata per la ricerca di armi e tecnologie speciali, i nazisti sembra lavorassero all’esperimento citato da Sporrenberg. Igor Witkowski, nel suo libro “The Truth About The Wonder Weapon”, fa alcune rivelazioni riguardo questa invenzione. Le informazioni da lui raccolte sembrano provenire da fonti di Intelligence Polacche e descriverebbero lo strumento che sarebbe stato in grado di funzionare anche da macchina del tempo.

    La rampa di lancio al confine tra Germania e Repubblica Ceca vicino alla miniera di Venceslao, dove partivano le Die Glocke naziste

    Il Progetto Glocke

    Die Glocke

    Il progetto nasce nel Gennaio 1942. Fu inizialmente chiamato Thor e poi spezzettato in sottoprogetti  quali ad esempio Kronose Laternentraeger, rispettivamente per quanto riguardava l’aspetto della fisica e medico-biologico.

    E’ storicamente dimostrato che, fra il 1943 e 1945, scienziati tedeschi effettuarono esperimenti con energia al plasma nella Slesia meridionale in un sito segreto nei pressi di Ohrdruf in Turingia. Il risultato sarebbe stato uno “ione di mercurio” e una soluzione di perossido di berillio e torio, detto in codice Leichmetall. La Luftwaffe, la storica aviazione tedesca, avrebbe dovuto utilizzare la scoperta per bombe ad esplosivo speciale che irraggiavano sostanze altamente radioattive? Ogni esperimento o test avveniva sotto la personale supervisione del generale delle SS Hans Heinz Kammler, responsabile del progetto e capo dei due reparti segreti che conducevano l’operazione, SS-Entwicklungs-stelle IV (più semplicemente SS-E-IV o Centro Sviluppo IV), e un ufficio ancora più misterioso noto solo come SS-U-XIII.

    La Tecnologia

    Il solito Witkowski fornisce i dati tecnici di questa invenzione indicando che la campana era stata realizzata in metallo pesante, con un diametro di 9 piedi (circa 3 metri) e un’altezza di 15 (circa 4,5 metri). Il dispositivo aveva due cilindri controrotanti, pieni di mercurio liquido di colore bluastro definito come “Xerum 525″. Sembra che le radiazioni emesse dall’oggetto fossero talmente forti da provocare addirittura la morte in alcuni scienziati che vi lavoravano a stretto contatto. Naturalmente la manutenzione di questo “aggeggio” era affidata ai deportati ebrei la cui sorte era del tutto indifferente ai gloriosi eredi di Sigfrido.

    Lo Xerum 525

    Lo Xerum 525 era un fluido radioattivo e per questo contenuto in recipienti in piombo aventi 3 cm di spessore perché molto tossico. Era, con molta probabilità, un miscuglio di metalli liquidi, come il berillio (metallo alcalino-terroso), il torio (radioattivo) e il mercurio (metallo pesante), che formavano un fluido denominato “mercurio rosso”. L’ossido di mercurio e l’antimonio avevano la caratteristica di emettere una grande quantità di neutroni, se sottoposti ad uno stress esplosivo.

    Supposizioni e Illazioni

    Cosa diavolo volessero fare con questa “campana” i nostri teutonici amici non è del tutto chiaro. Alcune fonti parlano di anti-gravità, altre addirittura dichiarano che “Die Glocke” sarebbe stata in grado di generare dei wormhole (buchi neri) o di utilizzare alcuni di questi cunicoli Spazio-Tempo che normalmente, in maniera casuale, si aprirebbero sul pianeta, secondo la teoria della schiuma quantistica di John Weeler.

    Ed ecco la quantistica

    Volete sapere cosa è questa schiuma? E’ uno dei postulati della Meccanica Quantistica che si basa sul Principio di Indeterminazione di Heisenberg, il secondo postulato per la precisione che afferma: “non è possibile determinare con precisione arbitraria e contemporaneamente due variabili coniugate, ossia non è possibile conoscere con esattezza e contemporaneamente due variabili quali posizione e quantità di moto di una particella.”

    Questo vuol dire che se misuriamo la posizione e la velocità di una particella, le grandezze che otteniamo sono caratterizzate da errori di misura il cui prodotto sarà sempre maggiore o uguale a h/2 (dove h rappresenta la costante di Planck ridotta).

    Una conseguenza di tale principio è che per gli elettroni non si può parlare di traiettorie (orbite) ma di spazi (orbitali, regioni dello spazio dove si vanno a collocare gli elettroni) in cui la probabilità di trovare un elettrone è diversa da zero.

    Heisenberg spiegato in parole semplici? Prendete un microscopio potentissimo. Bene, ora inquadrate una particella elementare atomica, che è infinitamente piccola. Per vederla e misurarla avete bisogno di una fonte luminosa e la luce che occorre fornisce energia a quella particella facendola spostare. Più è lontana più luce vi occorre e più quella si sposta. Insomma l’osservatore che fa la misura, non può mai essere considerato un semplice spettatore: il suo intervento nel misurare le cose produce degli effetti non calcolabili e dunque un’indeterminazione delle grandezze misurate che non si può eliminare.

    Riprendiamo il discorso

    Scusate la digressione. Altre ipotesi ritengono che la Campana fosse un’arma in grado di “sparare” un oggetto con un’accelerazione pari a 1.000 G. Studiosi della materia come Nick Cook ritengono, poi, che sarebbe stata una fonte illimitata di energia, un generatore che, una volta in funzione, ne avrebbe prodotta molta più di quella consumata. Come macchina del tempo, però, avrebbe permesso ai Nazisti di cambiare la storia a loro piacimento.

    Dove è finita?

    Non si sa. Chi dice che fosse stata inviata negli Stati Uniti a scopo di studio, ma secondo l’ipotesi più accreditata, invece, trasportata in centro-sud America (Paraguay e Cile) sotto la tutela di uno degli stati (Argentina) che diedero copertura agli esuli nazisti. Del gruppo che in Germania progettò e sviluppò la campana, il generale Hans Kammler a capo del progetto è misteriosamente scomparso e con lui i 62 addetti allo sviluppo di questo “attrezzo”.

    HANS KAMMLER

    Il generale SS Hans Kammler

    Due parole su questo signore. Hans Kammler era un generale ed ingegnere a capo di diversi progetti di costruzione di tecnologie avanzate e innovative. Si era distinto nella progettazione ed edificazione di molti campi di concentramento, quindi una vera “star” nazista.

    Nel 1944, quando Himmler convinse Hitler a porre il programma V2 sotto il controllo delle famigerate Schultz Staffeln (SS), il generale Kammler guidò anche tutti i progetti missilistici; poco dopo ricevette la nomina di “plenipotenziario generale del Führer per gli aerei a reazione”. Alcune carte della Central Intelligence Agency (CIA) riportano che il nostro generale soggiornò in Italia per due anni, dal 1946 al 1948, a Sant’Angelo Muxaro in provincia di Agrigento, sotto la protezione dei servizi segreti statunitensi e della Mafia, poi sparì.

    Nel 2016 la rivista L’Espresso pubblicò un articolo sostenendo che Little Boy, l’ordigno nucleare lanciato su Hiroshima avesse avuto come “padre” lo stesso Kammler. Siccome la fantasia corre più di qualsiasi mezzo noto, lo scrittore Jim Marrs sostiene che Kammler abbia usato una campana per dileguarsi dalla Germania. In soccorso della tesi la scomparsa di una delle due campane che, sembra, fossero state costruite. Sapete dove era andata a finire quella del nostro generale? A Kecksburg in Pennsylvania, a bordo della campana ritrovata!

    L’UFO di Roswell non era alieno, era una navetta progetto top secret costruita dagli scienziati nazisti

    Verità? Invenzione? Non è dato saperlo e siccome non si può mai star tranquilli ecco che il canale statunitense N24 ha presentato un documentario in cui si è dichiarato che il misterioso oggetto precipitato nell’estate del ’47 a Roswell era proprio la “Campana” costruita dai nazisti e pilotata da un alieno grigio che collaborava con i nazisti in Germania e protetto nell’Area 51 in Nevada negli USA.

    Tutta questa vicenda per il momento un sapore fantascientifico ma, sapete, la realtà spesso supera l’immaginazione. Se la cosa è vera ne vedremo delle belle, nei prossimi anni a venire.

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto