Sistema Sanitario Nazionale

SINDROME DI HIKIKOMORI: UNA SINDROME ANCORA POCO CONOSCIUTA LEGATA ALL’ECCESSIVA DIGITALIZZAZIONE DEL MONDO

Vasto (CH), lì 3 Maggio 2024 ore 12.18

Questo articolo è dedicato alla sindrome di Hikikomori, una sindrome da ansia sociale legata all’isolamento sociale derivante da eccessiva digitalizzazione del Mondo contemporaneo che ha iniziato a colpire i giovani adolescenti giapponesi in Estremo Oriente dagli inizi del nuovo Millennio 2000 i Millennium tra i 12 ed i 20 anni, ma la sindrome si sta diffondendo sempre più a macchia d’olio anche nei Paesi occidentali, finendo per colpire anche gli adolescenti europei e statunitensi. Da miei studi indipendenti sulla sindrome giapponese, su quella occidentale e mettendo entrambe a confronto, emerge che la sindrome non tende a colpire soltanto giovani adolescenti digitalizzati, ma anche tutte quelle persone adulte introverse tra i 30 ed i 40 anni che tendono già naturalmente ad abbattere la propria sfera sociale fino ad ucciderla completamente, perché con l’avanzare del peggioramento delle condizioni sociali, lavorative, del cambiamento climatico indotto dall’uomo a livello globale causato dall’abuso di tecniche di Geoingegneria clandestina nei nostri cieli da aerei civili e militari, del cambiamento climatico naturale indotto da ENSO (El Nino Southern Oscillation) a sua volta innescato dalla diminuzione dell’attività solare e dall’aumento di tempeste magnetiche tramite i brillamenti solari o flares, dell’inquinamento atmosferico che sta sempre più peggiorando la qualità dell’aria nelle nostre città, ma soprattutto tutte le restrizioni sociali adottate dai nostri Governi elitari e sionisti dediti al controllo totale delle masse proletarie, le restrizioni legate alla pandemia di COVID19 vigenti nel 2020 in Cina per due anni, mentre in Italia le restrizioni sono durate per appena due mesi, dal 10 Marzo al 4 Maggio 2020, nelle persone colpite da questa sindrome è scattato un meccanismo neurologico meccanico tipico delle reazioni di panico e fuga che tende a bloccare il sistema nervoso centrale e a sacrificare tutto quello che consentirebbe di mantenere la persona stessa in salute, come uscire a farsi una semplice passeggiata all’aperto, uscire con gli amici al cinema, andare a correre o a svolgere qualsiasi altro tipo di attività fisica. Queste persone si limitano soltanto a fare l’essenziale come le commissioni per se stessi e per i propri genitori, fare la spesa, recarsi all’ufficio postale o in banca, mentre tutto il superfluo tendono a sacrificarlo per uscire il meno possibile dalla propria zona di comfort rappresentata dalla propria camera da letto e questo comportamento dipende dal fatto che sia questi ragazzi ma anche adulti vivono degli enormi disagi sociali sia in famiglia che al di fuori di essa al punto tale da non volersi più relazionare con il mondo esterno ed in questo caso subentra l’unica valvola di sfogo che queste persone usano per comunicare con il mondo esterno: il proprio personal computer, finendo per rifiutare la realtà e sostituirla con quella virtuale attraverso l’abuso dell’uso del computer per giocare e lavorare.

La sindrome di Hikikomori consiste in tre grandi fasi, la 1, la 2 e la 3 a seconda della gravità con cui colpisce il giovane o l’adulto, andiamo a vederle più da vicino:

  • FASE 1 è la fase lieve della sindrome: il ragazzo o ragazza o l’adulto trascorrono il 70% del proprio tempo libero in casa e nel restante 30% del tempo disponibile escono all’aperto per svolgere le normali attività di commissioni per se stessi o per i loro genitori, ma già in questa fase si inizia a vedere che i ragazzi iniziano a limitare i propri contatti umani con gli altri per disagi legati o all’interno della propria famiglia o in base al peggioramento delle condizioni ambientali esterne.
  • FASE 2 è la fase intermedia della sindrome: il ragazzo, la ragazza o l’adulto trascorrono l’80-90% del proprio tempo libero in casa e nel restante 20% si dedicano a svolgere attività essenziali per se stessi e la propria famiglia. I ragazzi abbattono completamente le loro sfere sociali fino ad ucciderle completamente, chiudendosi per la gran parte del tempo nella loro camera a giocare ai videogames per ore e cominciano ad isolarsi persino dai propri genitori in casa, se vivono ancora con loro. Nel mio caso personalmente mi sono trovato a vivere in questa fase 2 nei miesi immediatamente successivi all’attacco da COVID19 per i problemi che la malattia mi ha arrecato a carico del cervello, sistema nervoso centrale e sull’articolazione del ginocchio destro, per cui tutta è stata meno che un’influenza per me, contrariamente alle menzogne asserite dagli “esperti” virologi ed immunologi appartenenti al Sistema Sanitario Nazionale italiano e soprattutto per questo motivo mi sono chiuso sempre più in casa, arrivando ad uccidere completamente quel minimo di sfera sociale che avevo già da Luglio 2016, ma da Marzo 2020 in poi e specialmente da Febbraio 2022 in poi passai dalla fase 1 alla fase 2 della sindrome di Hikikomori e credo che di questa fase ne fosse affetta anche la mia coetanea Antonella Triggiani, nata a Conversano vicino Bari il 25 Novembre 1984, la mia ultima ex-compagna di Bari nella Regione della Puglia tra il 2012 ed il 2014, al punto tale da doversi recare dallo psicologo per curarne gli effetti devastanti a livello cerebrale e comportamentale.
  • FASE 3 è la fase più grave della sindrome: il ragazzo, la ragazza o l’adulto trascorrono il 100% del proprio tempo libero completamente in casa ed oltre all’abbattimento completo della propria sfera sociale ed al rifiuto totale del rapporto umano con il prossimo, rifiutano di uscire di casa anche per farsi una semplice passeggiata da soli o con il propri animale da compagnia, si chiudono nella propria zona di comfort rappresentata dalla loro camera da letto per ore, giorni, settimane, mesi ed anche anni a giocare ai videogames per più di 8-10 ore al giorno, rimanendo svegli anche la notte per giocare. Questi ragazzi provano talmente un senso di vergogna altissimo per i disagi personali che vivono interiormente da non riuscire a somatizzarli, arrivano persino a isolarsi dai propri genitori, mangiano e bevendo in camera uscendo solo per espletare i bisogni personali: si fanno preparare il cibo dai propri genitori, il genitore prende il piatto, lo posa all’ingresso della camera, come la ciotola da dare ai gatti, loro lo prendono, mangiano, bevono e rimettono il piatto vuoto all’ingresso della loro camera senza nemmeno riportarlo in cucina ai genitori e per quanto possa sembrarvi strano ed assurdo tutto questo, purtroppo è tutto vero! In questa fase arriva l’alienazione completa: la persona arriva per vivere soltanto in un mondo virtuale rifiutando completamente la realtà che vive attorno a sè, ma mi sono accorto che questa particolare sindrome non colpisce solo gli adolescenti, ma anche agli adulti in età intermedia e questo denota un aggravamento evidente delle condizioni sociali dei Paesi che non hanno un efficiente sistema di welfare e sono colpiti dall’enorme disagio che colpisce giovani e meno giovani.

    Sappiate che la sindrome di Hikikomori che nelle prime due fasi può essere curata, mentre nella peggiore terza fase, l’unica cosa migliore da fare è rivolgersi sia alle associazioni che stanno nascendo in diversi Paesi occidentali anche in Italia al sito: https://www.hikikomoriitalia.it ma anche a rivolgersi ad uno specialista, in genere psicologo o psichiatra che saprà indirizzare il giovane o l’adulto alla miglior cura da applicare loro, a seconda degli stadi in cui si trova la sindrome.

    Di seguito propongo alcune video testimonianze di così è la Sindrome di Hikikomori:

    Da leggere anche:

    Curare l’ansia sociale con la Realtà Virtuale: è possibile? https://www.hikikomoriitalia.it/2022/09/blog-post.html

    Nasce un questionario internazionale per identificare la condizione di hikikomori: svolta decisiva?

    https://www.hikikomoriitalia.it/2022/11/blog-post.html

    Ci sono davvero oltre 50 mila hikikomori adolescenti in Italia? Analisi critica dello studio del CNR https://www.hikikomoriitalia.it/2023/03/blog-post.html

    Nuovo sondaggio sugli hikikomori in Giappone: sono 1,5 milioni! E in Italia? https://www.hikikomoriitalia.it/2023/04/studi-hikikomori-giappone-italia.html

    450€ al mese ai giovani hikikomori: l’iniziativa del governo sudcoreano https://www.hikikomoriitalia.it/2023/04/hikikomori-sudcorea.html

    Hikikomori: perché può essere definito come un “ritiro sociale volontario cronico giovanile” https://www.hikikomoriitalia.it/2023/12/blog-post.html

    Istituto Superiore di Sanità: tra gli studenti italiani ci sono oltre 60mila Hikikomori

    https://www.hikikomoriitalia.it/2024/01/ricerca-hikikomori-ISS.html

    English translate

    HIKIKOMORI SYNDROME: A STILL LITTLE KNOWN SYNDROME LINKED TO THE EXCESSIVE DIGITALIZATION OF THE WORLD

    This article is dedicated to Hikikomori syndrome, a social anxiety syndrome linked to social isolation resulting from excessive digitalization of the contemporary world which began to affect young Japanese adolescents in the Far East from the beginning of the new Millennium 2000 i Millennium between the ages of 12 and the age of 20, but the syndrome is spreading more and more like wildfire even in Western countries, ending up also affecting European and American adolescents. From my independent studies on the Japanese syndrome, on the Western one and by comparing both, it emerges that the syndrome does not tend to affect only young digitalized adolescents, but also all those introverted adults between the ages of 30 and 40 who already naturally tend to break down one’s social sphere to the point of completely killing it, because with the advancement of the worsening of social and working conditions, of man-induced climate change on a global level caused by the abuse of clandestine geoengineering techniques in our skies by civil and military aircraft, of the natural climate change induced by ENSO (El Nino Southern Oscillation) in turn triggered by the decrease in solar activity and the increase in magnetic storms through solar flares or flares, of the atmospheric pollution which is increasingly worsening the quality of air in our cities, but above all all the social restrictions adopted by our elitist and Zionist Governments dedicated to the total control of the proletarian masses, the restrictions linked to the COVID19 pandemic in force in 2020 in China for two years, while in Italy the restrictions lasted for just two months, from 10 March to 4 May 2020, in people affected by this syndrome, a mechanical neurological mechanism typical of panic and flight reactions was triggered which tends to block the central nervous system and sacrifice everything that would allow the person to maintain themselves healthy, like going out for a simple walk outdoors, going out with friends to the cinema, go running or do any other type of physical activity.

    These people limit themselves to only doing the essentials such as running errands for themselves and their parents, doing the shopping, going to the post office or the bank, while they tend to sacrifice everything superfluous to leave their area as little as possible of comfort represented by one’s bedroom and this behavior depends on the fact that both these children but also adults experience enormous social discomfort both within the family and outside of it to the point of no longer wanting to relate to the outside world and in this case the only outlet that these people use to communicate with the outside world takes over: their personal computer, ending up rejecting reality and replacing it with the virtual one through the abuse of the use of the computer to play and work.

    Hikikomori syndrome consists of three large phases, 1, 2 and 3 depending on the severity with which it affects the young person or the adult, let’s take a closer look at them:

    • PHASE 1 is the mild phase of the syndrome: the boy or girl or adult spends 70% of their free time at home and in the remaining 30% of the available time they go outdoors to carry out normal errands for themselves or for their parents, but already at this stage we begin to see that children begin to limit their human contacts with others due to inconveniences linked either within their own family or based on the worsening of external environmental conditions.
    • PHASE 2 is the intermediate phase of the syndrome: the boy, girl or adult spends 80-90% of their free time at home and in the remaining 20% ​​they dedicate themselves to carrying out essential activities for themselves and their family . The kids completely break down their social spheres to the point of killing them completely, locking themselves in their room for the most part playing video games for hours and even starting to isolate themselves from their parents at home, if they still live with them. In my case, I personally found myself living in this phase 2 in the months immediately following the COVID19 attack due to the problems that the disease caused me in the brain, central nervous system and on the right knee joint, so all it was less than an influence for me, contrary to the lies asserted by the “experts” virologists and immunologists belonging to the Italian National Health System and above all for this reason I closed myself more and more at home, going so far as to completely kill that minimum of social sphere that I had already had it since July 2016, but from March 2020 onwards and especially from February 2022 onwards I went from phase 1 to phase 2 of Hikikomori syndrome and I believe that my peer Antonella Triggiani, born in Conversano near Conversano, was also affected by this phase. Bari on 25 November 1984, my last ex-partner from Bari in the Puglia region between 2012 and 2014, to the point of having to go to the psychologist to treat the devastating effects on a cerebral and behavioral level.
    • PHASE 3 it’s the most serious phase of the syndrome: the boy, girl or adult spends 100% of their free time completely at home and in addition to the complete demolition of their social sphere and the total rejection of human relationships with others, they refuse to leave the house even to take a simple walk alone or with their pet, they lock themselves in their comfort zone represented by their bedroom for hours, days, weeks, months and even years playing video games for more 8-10 hours a day, even staying up at night to play. These kids feel such a high sense of shame for the personal discomforts they experience internally that they are unable to somatize them, they even go so far as to isolate themselves from their parents, they eat and drink in their room, only going out to carry out their personal needs: they have their family prepare the food for them. parents, the parent takes the plate, places it at the entrance to the room, like the bowl to give to the cats, they take it, eat, drink and put the empty plate back at the entrance to their room without even bringing it back to the parents in the kitchen and as strange and absurd as all this may seem to you, unfortunately it is all true! In this phase complete alienation arrives: the person arrives to live only in a virtual world completely rejecting the reality that lives around him, but I realized that this particular syndrome does not only affect adolescents, but also adults of intermediate age. and this denotes a clear worsening of the social conditions of countries that do not have an efficient welfare system and are affected by the enormous hardship that affects young and old.

    Know that Hikikomori syndrome can be cured in the first two phases, while in the worst third phase, the only best thing to do is to contact both the associations that are being created in various Western countries and also in Italy at the site: https:// http://www.hikikomoriitalia.it but also to contact a specialist, generally a psychologist or psychiatrist who will be able to direct the young person or adult to the best treatment to apply to them, depending on the stages in which the syndrome is found.

    Below I propose some video testimonials of what Hikikomori Syndrome is like:

    Also worth reading:

    Treating social anxiety with Virtual Reality: is it possible? https://www.hikikomoriitalia.it/2022/09/blog-post.html

    An international questionnaire is born to identify the condition of hikikomori: decisive turning point?https://www.hikikomoriitalia.it/2022/11/blog-post.html

    Are there really over 50 thousand teenage hikikomori in Italy? Critical analysis of the CNR study https://www.hikikomoriitalia.it/2023/03/blog-post.html

    New survey on hikikomori in Japan: there are 1.5 million! And in Italy? https://www.hikikomoriitalia.it/2023/04/studi-hikikomori-giappone-italia.html

    €450 per month to young hikikomori: the initiative of the South Korean government https://www.hikikomoriitalia.it/2023/04/hikikomori-sudcorea.html

    Hikikomori: why it can be defined as a “chronic youth voluntary social retreat” https://www.hikikomoriitalia.it/2023/12/blog-post.html

    Istituto Superiore di Sanità: among Italian students there are over 60 thousand Hikikomori

    https://www.hikikomoriitalia.it/2024/01/ricerca-hikikomori-ISS.html

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

    COVID19 ITALIA, GIMBE: “IL VIRUS TORNA A CORRERE, CASI QUINTUPLICATI E MORTI RADDOPPIATI IN 1 MESE”

    L’infezione colpisce fragili e over 80, da metà luglio a oggi ricoveri più che triplicati

    19/09/2023

    Sanitari eseguono tamponi in un hub di Roma
    https://www.rainews.it/articoli/2023/09/covid-gimbe-il-virus-torna-a-correre-casi-quintuplicati-e-morti-raddoppiati-in-1-mese-74fe0903-2a3c-40eb-a75f-155d4c8681c9.html

    Dopo circa due mesi di sostanziale stabilità del numero dei nuovi casi settimanali di Covid19 – che tra metà giugno e metà agosto hanno oscillato tra 3.446 e 6.188 – da 4 settimane consecutive si rileva una progressiva ripresa della circolazione virale. Infatti, dalla settimana 10-16 agosto a quella 7-13 settembre il numero dei nuovi casi settimanali è quasi quintuplicato, passando da 5.889 a 30.777, il tasso di positività dei tamponi è aumentato dal 6,4% al 14,9%, la media mobile a 7 giorni da 841 casi/die è salita a 4.397 casi/die, l’incidenza è passata da 6 casi a 52 per 100mila abitanti.

    Nelle ultime 4 settimane si registra anche un numero di decessi più che raddoppiato

    E ancora: i ricoveri in area medica, dal minimo (697) raggiunto il 16 luglio ad oggi sono più che triplicati (2.378), mentre in terapia intensiva dal minimo (18) del 21 luglio sono saliti a quota 76.

    Questi i principali dati del monitoraggio settimanale condotto dalla Fondazione GIMBE. “Numeri sì bassi – commenta Nino Cartabellotta, presidente GIMBE – ma anche ampiamente sottostimati rispetto al reale impatto della circolazione virale perché il sistema di monitoraggio, in particolare dopo l’abrogazione dell’obbligo di isolamento per i soggetti positivi con il Dl 105/2023, di fatto poggia in larga misura su base volontaria. Infatti, da un lato la prescrizione di tamponi nelle persone con sintomi respiratori è ormai residuale, dall’altro con l’ampio uso dei test antigenici fai-da-te la positività viene comunicata solo occasionalmente ai servizi epidemiologici“.

    Analizzando più in dettaglio – riferisce GIMBE – nelle ultime 4 settimane la circolazione virale risulta aumentata in tutte le Regioni e Province autonome. Secondo l’ultimo aggiornamento nazionale dei dati della Sorveglianza integrata Covid-19 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), rispetto alla distribuzione per fasce di età, fatta eccezione per la fascia 0-9 anni in cui si registrano 22 casi per 100mila abitanti, l’incidenza aumenta progressivamente con le decadi: da 10 casi per 100mila abitanti nella fascia 10-19 anni a 78 nella fascia 70-89 anni, fino a 83 negli over 90. “Una distribuzione –  spiega Cartabellotta – che riflette la maggiore attitudine al testing con l’aumentare dell’età, confermando i fattori di sottostima della circolazione virale“. 

    Quanto alle sottovarianti circolanti – si legge nel Report Gimbe – appartengono tutte alla famiglia Omicron. Nell’ultimo report dell’European Centre for Disease prevention and Control (ECDC) – Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie del 7 settembre 2023 non vengono segnalate “varianti di preoccupazione”ma solo “di interesse”In Italia, l’ultima indagine rapida dell’ISS, effettuata su campioni notificati dal 21 al 27 agosto 2023, riporta come prevalente (41,9%) la variante EG.5 (cd. Eris), in rapido aumento in Europa, Stati Uniti e Asia. “Le evidenze disponibili – spiega il presidente Cartabellotta – dimostrano che Eris ha una maggior capacità evasiva alla risposta immunitaria, da vaccinazione o infezione naturale, che ne favorisce la rapida diffusione. Sul maggior rischio di malattia grave di Eris ad oggi non ci sono studi”. 

    Riguardo alla campagna vaccinale il report GIMBE sottolinea come il 1° settembre 2023 è stato interrotto l’aggiornamento della dashboard sulla campagna. Di conseguenza, non è possibile riportare aggiornamenti periodici, ma solo rilevare che di fatto la somministrazione dei vaccini è sostanzialmente residuale, sia come ciclo primario sia come richiami. 

    Fonte: Rainews

    #COVID19, #GIMBE: “Il #virus torna a correre, casi quintuplicati e #morti raddoppiati in 1 mese”. L’#infezione colpisce #fragili e #over80, da metà Luglio a oggi ricoveri più che triplicati. #Rainews Puntualizzo il fatto che l’infezione colpisce tutti

    https://x.com/bralex84/status/1709503641520951478

    Here in Italy the information on #COVID19 sucks! Before, when media saw my parents wearing #masks in closed places, they thought that they had COVID even though we didn’t have it, and now that asymptomatic infected people can go around without masks and what they think of them?

    https://x.com/bralex84/status/1709872271270010961

    19 settembre 2023
    Coronavirus: l’infezione corre di nuovo e colpisce fragili e over 80. In 4 settimane salgono i contagi (da 5.889 a 30.777) e i ricoveri in area medica sono più che triplicati (da 697 a 2.378). Necessario avviare subito la campagna vaccinale per prevenire il sovraccarico delle strutture sanitarie. Il vero rischio è la tenuta della sanità pubblica, oggi profondamente indebolita

    Dopo circa due mesi di sostanziale stabilità del numero dei nuovi casi settimanali – che tra metà giugno e metà agosto hanno oscillato tra 3.446 (6-12 luglio) e 6.188 (3-9 agosto) – da 4 settimane consecutive si rileva una progressiva ripresa della circolazione virale. Infatti, dalla settimana 10-16 agosto a quella 7-13 settembre il numero dei nuovi casi settimanali è aumentato da 5.889 a 30.777, il tasso di positività dei tamponi dal 6,4% al 14,9% (figura 1), la media mobile a 7 giorni da 841 casi/die è salita a 4.397 casi/die (figura 2), l’incidenza da 6 casi per 100 mila abitanti (settimana 6-12 luglio) ha raggiunto 52 casi per 100 mila abitanti. «Numeri sì bassi – commenta Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – ma anche ampiamente sottostimati rispetto al reale impatto della circolazione virale perché il sistema di monitoraggio, in particolare dopo l’abrogazione dell’obbligo di isolamento per i soggetti positivi con il DL 105/2023, di fatto poggia in larga misura su base volontaria. Infatti, da un lato la prescrizione di tamponi nelle persone con sintomi respiratori è ormai residuale (undertesting), dall’altro con l’ampio uso dei test antigenici fai-da-te la positività viene comunicata solo occasionalmente ai servizi epidemiologici (underreporting)».

    Analizzando più in dettaglio, nelle ultime 4 settimane la circolazione virale risulta aumentata in tutte le Regioni e Province autonome: nella settimana 7-13 settembre l’incidenza dei nuovi casi per 100 mila abitanti oscilla dai 14 Basilicata agli 83 del Veneto (tabella 1) (non considerando il dato anomalo della Sicilia, dove nelle ultime 3 settimane viene riportata una incidenza di 3-4 casi per 100 mila abitanti). Secondo l’ultimo Aggiornamento nazionale dei dati della Sorveglianza Integrata COVID-19 dell’Istituto Superiore di Sanità, rispetto alla distribuzione per fasce di età, fatta eccezione per la fascia 0-9 anni in cui si registrano 22 casi per 100 mila abitanti, l’incidenza aumenta progressivamente con le decadi: da 10 casi per 100 mila abitanti nella fascia 10-19 anni a 78 per 100 mila abitanti nella fascia 70-89 anni, fino a 83 per 100 mila abitanti negli over 90. «Una distribuzione – spiega il Presidente – che riflette la maggiore attitudine al testing con l’aumentare dell’età, confermando i fattori di sottostima della circolazione virale».

    Varianti. Le varianti circolanti appartengono tutte alla “famiglia” Omicron. Nell’ultimo report dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) del 7 settembre 2023 non vengono segnalate “varianti di preoccupazione”, ma solo “varianti di interesse”.  In Italia, l’ultima indagine rapida dell’ISS, effettuata su campioni notificati dal 21 al 27 agosto 2023, riporta come prevalente (41,9%) la variante EG.5 (cd. Eris), in rapido aumento in Europa, Stati Uniti e Asia. «Le evidenze disponibili – spiega il Presidente – dimostrano che Eris ha una maggior capacità evasiva alla risposta immunitaria, da vaccinazione o infezione naturale, che ne favorisce la rapida diffusione. Sul maggior rischio di malattia grave di Eris ad oggi non ci sono studi». La prossima indagine rapida dell’ISS, secondo quanto indicato dalla circolare del 15 settembre 2023, sarà effettuata su campioni raccolti nella settimana 18-24 settembre.

    Reinfezioni. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la percentuale di infezioni riportate in soggetti con almeno un’infezione pregressa (reinfezioni) è lievemente aumentata nelle ultime settimane, per poi stabilizzarsi intorno al 39%.

    Ospedalizzazioni. In area medica, dopo aver raggiunto il minimo (697) il 16 luglio, i posti letto occupati in area medica sono più che triplicati (2.378), mentre in terapia intensiva dal minimo (18) del 21 luglio sono saliti a quota 76 (figura 3). Rispettivamente i tassi nazionali di occupazione sono del 3,8% e dello 0,9% (tabella 1). «Se in terapia intensiva – spiega il Presidente – i numeri sono veramente esigui dimostrando che oggi l’infezione da Sars-CoV-2 solo raramente determina quadri severi, l’incremento dei posti letto occupati in area medica conferma che nelle persone anziane, fragili e con patologie multiple può aggravare lo stato di salute richiedendo ospedalizzazione e/o peggiorando la prognosi delle malattie concomitanti». Infatti, il tasso di ospedalizzazione in area medica cresce con l’aumentare dell’età: in particolare, passa da 17 per milione di abitanti nella fascia 60-69 anni a 37 per milione di abitanti nella fascia 70-79 anni, a 97 per milione di abitanti nella fascia 80-89 anni e a 145 per milione di abitanti negli over 90.

    Decessi. Sono più che raddoppiati nelle ultime 4 settimane: da 44 nella settimana 17-23 agosto a 99 nella settimana 7-13 settembre (figura 4). Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, i decessi risultano quasi esclusivamente a carico degli over 80, con 28 decessi per milione di abitanti su 31 decessi per milione di abitanti in tutte le fasce di età.

    Campagna vaccinale. Il 1° settembre 2023 è stato interrotto l’aggiornamento della dashboard sulla campagna vaccinale. Di conseguenza, non è possibile riportare aggiornamenti periodici, ma solo rilevare che di fatto la somministrazione dei vaccini è sostanzialmente residuale, sia come ciclo primario sia come richiami (figura 5).

    Le indicazioni preliminari per la campagna di vaccinazione anti-COVID-19 2023-2024 sono contenute nella Circolare del Ministero della Salute del 14 agosto. «In dettaglio – spiega Cartabellotta – viene raccomandato un richiamo annuale con la formulazione aggiornata monovalente XBB 1.5, già approvata da EMA. La somministrazione dovrà essere effettuata a distanza di almeno 3 mesi dall’ultimo richiamo (indipendentemente dal numero di richiami effettuati) o dall’ultima infezione diagnosticata». L’obiettivo è quello di prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme gravi di COVID-19 nelle persone anziane e con elevata fragilità, oltre a proteggere le donne in gravidanza e gli operatori sanitari. In dettaglio, le categorie a cui è raccomandato il richiamo sono:

    • Persone di età pari o superiore a 60 anni
    • Ospiti delle strutture per lungodegenti
    • Donne gravide e nel periodo post-partum, incluse le donne che allattano
    • Operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione
    • Persone dai 6 mesi ai 59 anni di età, con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave identificate dalla circolare

    La vaccinazione viene inoltre consigliata a familiari e conviventi di persone con gravi fragilità.

    Se la Circolare del 14 agosto prevedeva di iniziare la campagna vaccinale anti-COVID-19 in concomitanza con quella antinfluenzale, ieri il Ministro Schillaci ha invitato le Regioni a iniziare per le categorie più a rischio la campagna vaccinale a fine settembre.

    «Pur condividendo la linea di raccomandare il richiamo alle persone a rischio, alle donne in gravidanza e agli operatori sanitari – commenta il Presidente – vanno rilevate tre criticità da tenere in considerazione per l’eventuale aggiornamento delle raccomandazioni. Innanzitutto, la circolare non menziona la possibilità di effettuare il richiamo su base volontaria per le categorie non a rischio; in secondo luogo le raccomandazioni non hanno tra gli obiettivi la prevenzione del long-COVID, il cui impatto sanitario e sociale inizia ad essere ben evidente nei paesi che, a differenza del nostro, lo stanno valutando in maniera sistematica; infine, le tempistiche programmate dalla circolare – per l’attesa del vaccino aggiornato e l’allineamento con la campagna anti-influenzale – sono troppo lunghe. Infatti, la progressiva ripresa della circolazione virale a partire da fine agosto e la certezza che quasi tutti gli over 80 e i fragili non hanno effettuato alcun richiamo negli ultimi tre mesi, stanno già avendo un impatto sulla loro salute». Infatti, dal 2 giugno al 31 agosto (ultimo dato disponibile) agli over 80 sono state somministrate 827 quarte dosi e 2.156 quinte dosi: è evidente l’urgenza di avviare quanto prima la campagna vaccinale per questa fascia di età e più in generale per i fragili.

    «I dati – conclude Cartabellotta – confermano nel nostro Paese una progressiva ripresa della circolazione virale, peraltro largamente sottostimata, dovuta a fattori concomitanti: emergenza di una variante immunoevasiva, progressiva riduzione dell’immunità da vaccino o da infezione naturale e sostanziale assenza di misure di protezione individuale. D’altra parte i dati su ospedalizzazioni in area medica e i decessi confermano che la malattia grave colpisce prevalentemente fasce di età avanzate della popolazione, oltre che soggetti fragili, ai quali è già indirizzata prioritariamente la campagna vaccinale 2023-2024. Alla luce del quadro epidemiologico, della percentuale di reinfezioni, dell’efficacia dei vaccini sulla malattia grave e delle rilevanti criticità che condizionano l’erogazione dei servizi sanitari, in particolare per la grave carenza di personale, la Fondazione GIMBE ritiene fondamentale prevenire ogni forma di sovraccarico da COVID nelle strutture sanitarie territoriali e ospedaliere. In tal senso, invita le Istituzioni a mettere in atto tutte le azioni necessarie per proteggere anziani e fragili, incluso fornire raccomandazioni per gli operatori sanitari positivi asintomatici, oltre a rimettere in campo – se necessario – le misure di contrasto alla diffusione del virus. Alla popolazione rivolge l’invito a mantenere comportamenti responsabili: perché nel prossimo autunno-inverno il vero rischio reale del COVID-19 è quello di compromettere la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale, oggi profondamente indebolito e molto meno resiliente, in particolare per la grave carenza di personale sanitario».

    Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org

    Comunicati stampa: https://www.gimbe.org/pagine/341/it/comunicati-stampa
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    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

    GIMBE, IL SISTEMA SANITARIO SI STA “SGRETOLANDO” E LA MANOVRA DEL GOVERNO MELONI NON FA NIENTE PER FERMARLO

    La Fondazione Gimbe attacca le previsioni di spesa per la sanità pubblica inserite nella legge di bilancio dal governo Meloni. In quanto a spesa pro-capite, l’Italia è indietro di 12,7 miliardi di euro rispetto alla media Ue. Senza interventi, il modello di sanità pubblica finirà per crollare “lentamente ma inesorabilmente”.

    https://www.fanpage.it/politica/gimbe-il-sistema-sanitario-si-sta-sgretolando-e-la-manovra-non-fa-niente-per-fermarlo/

    Se il governo non è pronto a “coraggiose riforme di sistema” e a impiegare i soldi che servono “per un adeguato rilancio”, il Servizio sanitario nazionale è “condannato a una stentata sopravvivenza che finirà per sgretolare, lentamente ma inesorabilmente, il modello di una sanità pubblica, equa e universalistica”. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha attaccato così i provvedimenti per la sanità contenuti nella bozza di legge di bilancio circolata ieri.

    Nonostante le “enormi criticità esplose con la pandemia”, ha detto Cartabellotta, “la sanità pubblica continua a rimanere fuori dalle priorità del Paese”. Nella bozza di manovra – e come ha dichiarato Giorgia Meloni anche in conferenza stampa presentando la legge di bilancio approvata lunedì – alla sanità vengono dedicati 2 miliardi di euro per il 2023, di cui 1,4 miliardi per far fronte agli aumenti di costi legati al caro bollette. Una cifra “che oltre ad essere erosa dall’inflazione non permetterà di coprire i costi straordinari dovuti ala pandemia e alla crisi energetica”, figurarsi un “rilancio del Ssn”.

    Mancano, per il presidente Gimbe, sia un “ulteriore investimento per la salute delle persone”, sia “un piano di governo per la sanità pubblica”. Con la fine dell’emergenza Covid, la sanità “è rientrata nei ranghi”, e anche l’obiettivo di “allineare la spesa sanitaria pubblica alla media dei Paesi europei” si allontana.

    “Nel 2020, la spesa sanitaria pubblica italiana era inferiore di 215 dollari pro-capite rispetto alla media europea”, ha sottolineato Cartabellotta. “Esiste dunque un gap di circa 12,7 miliardi di euro, che può essere colmato solo con una programmazione pluriennale”.

    La spesa dell’Italia, secondo i dati più recenti a disposizione, è di 3.052 dollari a persona per la sanità pubblica. Il dato è più basso della media dell’Unione europea (3.267 dollari pro-capite), come indicato da Cartabellotta, e anche di quella dei Paesi Ocse (3.488 dollari a persona).

    Dati GIMBE relativi alla spesa sanitaria pubblica pro-capite nei Paesi OCSE (anno 2021 o più recente disponibile)

    I problemi segnalati sono molti, dalla carenza di personale sanitario – che in alcuni settori Gimbe definisce “una vera e propria emergenza” – all’allungamento delle liste d’attesa nelle Regioni, che “non riescono a recuperare”. Questi, tra gli altri, “compromettono sempre più il diritto costituzionale alla tutela della salute, determinando rinunce alle cure e inaccettabili diseguaglianze, non solo regionali, nell’accesso alle prestazioni e alle innovazioni”.

    A proposito di Regioni, Cartabellotta ha criticato anche l’ipotesi di un regionalismo differenziato, portata avanti soprattutto dalla Lega, perché “senza adeguate contromisure, l’attuazione delle maggiori autonomie in sanità non farà che aumentare le diseguaglianze, legittimando normativamente il divario tra Nord e Sud e violando il principio di uguaglianza dei cittadini sul diritto costituzionale alla tutela della salute”.

    Fonte: Fanpage

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

    MEDICI IN FUGA DALLA SANITA’ PUBBLICA. CIMO-FESMED: “IL 37,6% E’ PRONTO A LASCIARE IL SSN PER LAVORARE CON LE COOP”

    Il Presidente Quici: “Se non si valorizza la professione medica, adeguando gli stipendi alla media europea, migliorando le condizioni di lavoro in ospedale e dando concrete possibilità di carriera, tra pochi anni dovremo celebrare il funerale del Servizio sanitario nazionale. Occorre intervenire subito, perché forse è già troppo tardi”.

    https://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=108965

    16 NOVEMBRE Quanti sono i medici pronti a lasciare il posto fisso in ospedale per lavorare come gettonisti? Circa 4 su 10. È il risultato emerso da un sondaggio flash proposto dalla Federazione CIMO-FESMED ad un campione di 1000 medici: di questi, il 37,6% ha dichiarato di essere pronto a dimettersi da dipendente del Servizio Sanitario Nazionale per lavorare con una Cooperativa.

    Percentuali che risultano maggiori tra i camici bianchi più giovani (è disposto a lavorare per le coop il 50% di chi ha meno di 35 anni ed il 45% dei dottori tra i 36 ed i 45 anni) e che comprensibilmente si riducono tra i medici più anziani, più vicini alla pensione: “solo” il 28% degli over 55 infatti preferirebbe lavorare a gettone. Interessanti anche le differenze registrate sulla base dei reparti di appartenenza: a sorpresa, i più desiderosi di fuggire verso le cooperative sono i medici che lavorano nell’area dei servizi (che rappresentano il 46% di coloro che dichiarano di voler lavorare come gettonisti), seguiti da chi lavora in emergenza (42%), dai chirurghi (40%) e, infine, dall’area medica (32%).

    “Il quadro emerso dal sondaggio non può non destare preoccupazione – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED che riunisce le sigle ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED -. È la rappresentazione plastica del disagio dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale che iniziano a vedere nelle coop l’unica ancora di salvezza per uscire da un sistema e da un’organizzazione del lavoro ormai insopportabili. Ma se queste percentuali dovessero trasformarsi in dimissioni reali, ci ritroveremmo dinanzi al tramonto definitivo del Servizio sanitario nazionale, svuotato di molte delle sue professionalità e affidato in buona parte a società private che nessuno regola né controlla”.

    Sono numerose infatti le criticità relative alle cooperative che la Federazione CIMO-FESMED, aderente a CIDA, denuncia da tempo: l’assenza di trasparenza in merito al percorso formativo dei medici proposti, che spesso sono neolaureati senza alcuna specializzazione; l’impossibilità di controllare il rispetto della normativa sull’orario di lavoro ed il riposo obbligatorio tra un turno e l’altro, che mette a rischio la sicurezza delle cure e, quindi, i pazienti; la difficoltà di inserirsi in un contesto lavorativo ogni volta diverso, che segue regole, protocolli e un’organizzazione che solo un dipendente può conoscere bene e rispettare; l’ingiustizia di far guadagnare al gettonista anche il triplo di quello che guadagna un dipendente nel corso del medesimo turno di servizio, avendo inoltre un carico di responsabilità inferiore.

    Sebbene l’aspetto retributivo, e quindi la possibilità offerta dalle cooperative di guadagnare molto di più lavorando molto di meno, sia uno dei motivi principali che spinge sempre più medici verso le prestazioni a gettone, in realtà per il 52,4% dei medici che hanno risposto al sondaggio sono altri gli aspetti che inducono a valutare la possibilità di lavorare con le coop: primo fra tutti, la certezza di poter gestire meglio il proprio tempo, di migliorare la qualità della propria vita, di avere maggiore autonomia e flessibilità, di dover svolgere una quantità minore di compiti burocratici.

    “Lo ripeto ancora una volta – conclude Quici -: se non si valorizza la professione medica, adeguando gli stipendi alla media europea, migliorando le condizioni di lavoro in ospedale e dando concrete possibilità di carriera, tra pochi anni dovremo celebrare il funerale del Servizio sanitario nazionale. Occorre intervenire subito, perché forse è già troppo tardi”.

    Fonte: Quotidiano Sanità

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo