European Union

FOR PALESTINE: EMAIL YOUR EU LEADERS

This Tuesday, a group of EU countries could finally recognize Palestine. But we don’t know which and exactly how many. Let’s seize this momentum to ensure our governments know that voters want peace, a voice and a future for Palestinians!  

Hi Alessio,

It’s hard not to feel despair when we watch the ongoing suffering in Gaza on our screens. But despair is turning into action. Across Europe, student protests have ignited powerful movements demanding an end to violence against Palestinians. [1]

Pressure from the streets is inspiring action in the corridors of power. This Tuesday marks a crucial turning point. Spain and Ireland have announced they will start the procedure to recognise Palestine, and other EU countries will likely join. [2]

But, we don’t know which other countries will take part. With eight EU countries already on board, the addition of just four more could tip the balance in favour of the EU as a whole recognising Palestine.

The Belgian, Norwegian and Danish governments have been rumoured to be among the countries which will support recognising Palestine. [3] You, Alessio, can help make this a reality. 

Tell European leaders to recognise Palestine this Tuesday!

For months, hundreds of thousands of desperate Gazans have fled to Rafah to seek safety. With Israeli forces now poised to attack the refugee camp, it feels like it’s now or never for drastic action for peace. [4] 

Last week, governments took a step forward by giving Palestine additional rights within UN decision-making. [5] But this is not enough. 

To end the horrors in Gaza, the Westbank, and Israel, everyone needs a place to belong and an equal voice. But Palestinians are not recognised as a people. And so they are denied a voice in conversations about how to end the violence today or rebuild their homes tomorrow. [6]

At moments like this, rising up together can change the tide of history. We can amplify the voices on the streets by making sure our messages flood our leader’s digital devices too. Together, let’s push the final dominos over in Europe to be a force for peace.

I will demand that Norway, Belgium and Denmark be a force for good

Just as students drove progress in climate action with the Fridays for Future movement, we have the power to drive change for peace. [7] 


We know this coming week will be a historic one for Europe’s role in enabling peace. Let’s demand our governments in Europe recognise the right of Palestinians to belong in a state of their own!

In hope,

Rachel (Amsterdam), Olga (Warsaw), Giulio (Rome) and the entire WeMove Europe team

References

[1] https://www.france24.com/en/europe/20240508-europe-student-gaza-protests-spread-sparking-clashes-and-dozens-of-arrests/

[2] https://www.euronews.com/my-europe/2024/05/10/spain-ireland-and-other-eu-states-could-recognise-palestine-on-may-21-borrell-says/

[3] https://www.euronews.com/my-europe/2024/05/10/spain-ireland-and-other-eu-states-could-recognise-palestine-on-may-21-borrell-says/

https://www.aa.com.tr/en/europe/belgium-denmark-spain-welcome-un-resolution-to-reconsider-palestines-membership-bid/3216205

[4] https://www.theguardian.com/world/article/2024/may/10/palestinians-rafah-gaza-israel-airstrikes-hamas/

[5] https://www.politico.com/news/2024/05/10/un-assembly-palestine-membership-resolution-00157391/

[6] https://www.washingtonpost.com/opinions/2023/11/27/biden-recognition-palestinian-state-israel-gaza/

[7] https://fridaysforfuture.org/what-we-do/who-we-are/

We Move Europe Movement

WeMove Europe is a community of people from all walks of life, who call Europe our home, no matter where we were born, where we live or who we love. In the name of a brighter future for people and the planet, we come together to sign petitions, send letters and protest on the streets to make our voices heard.

Our power comes from each other. And it’s thanks to small monthly donations, fivers and tenners, that we can keep going. Please help keep WeMove Europe strong by chipping in.

https://act.wemove.eu/campaigns/chip-in-wemove

Source: We Move Europe Team

Traduzione in italiano

PER LA PALESTINA: MANDA UNA MAIL AI TUOI LEADER EUROPEI

Questo martedì un gruppo di paesi dell’UE potrebbe finalmente riconoscere la Palestina. Ma non sappiamo quali e quanti esattamente. Cogliamo questo slancio per garantire che i nostri governi sappiano che gli elettori vogliono la pace, una voce e un futuro per i palestinesi!

Ciao Alessio,

È difficile non provare disperazione quando guardiamo sui nostri schermi la sofferenza in corso a Gaza. Ma la disperazione si sta trasformando in azione. In tutta Europa, le proteste studentesche hanno innescato potenti movimenti che chiedono la fine della violenza contro i palestinesi. [1]

La pressione delle strade sta stimolando l’azione nei corridoi del potere. Questo martedì segna una svolta decisiva. Spagna e Irlanda hanno annunciato che avvieranno la procedura per riconoscere la Palestina, e probabilmente altri paesi dell’UE aderiranno. [2]

Ma non sappiamo quali altri paesi parteciperanno. Con otto paesi UE già a bordo, l’aggiunta di soli altri quattro potrebbe far pendere la bilancia a favore del riconoscimento della Palestina da parte dell’UE nel suo insieme.

Si dice che i governi belga, norvegese e danese siano tra i paesi che sosterranno il riconoscimento della Palestina. [3] Tu, Alessio, puoi contribuire a rendere questo una realtà.

Dite ai leader europei di riconoscere la Palestina questo martedì!

Per mesi, centinaia di migliaia di abitanti di Gaza disperati sono fuggiti a Rafah in cerca di sicurezza. Con le forze israeliane ora pronte ad attaccare il campo profughi, sembra che sia ora o mai più il momento di adottare un’azione drastica per la pace. [4]

La settimana scorsa, i governi hanno fatto un passo avanti concedendo alla Palestina ulteriori diritti all’interno del processo decisionale delle Nazioni Unite. [5] Ma questo non basta.

Per porre fine agli orrori a Gaza, in Cisgiordania e in Israele, tutti hanno bisogno di un luogo a cui appartenere e di una voce paritaria. Ma i palestinesi non sono riconosciuti come popolo. E così viene loro negata la possibilità di avere voce nelle conversazioni su come porre fine alla violenza oggi o ricostruire le loro case domani. [6]

In momenti come questo, sollevarsi insieme può cambiare il corso della storia. Possiamo amplificare le voci nelle strade assicurandoci che i nostri messaggi inondano anche i dispositivi digitali dei nostri leader. Insieme, sposteremo le ultime tessere del domino in Europa per essere una forza di pace.

Chiederò che Norvegia, Belgio e Danimarca diventino una forza positiva

Proprio come gli studenti hanno promosso progressi nell’azione per il clima con il movimento Fridays for Future, noi abbiamo il potere di promuovere il cambiamento per la pace. [7]

Sappiamo che la prossima settimana sarà storica per il ruolo dell’Europa nel favorire la pace. Chiediamo ai nostri governi in Europa di riconoscere il diritto dei palestinesi ad appartenere ad un proprio Stato!

Nella speranza,

Rachel (Amsterdam), Olga (Varsavia), Giulio (Roma) e l’intero team di WeMove Europe

Referenze

[1] https://www.france24.com/en/europe/20240508-europe-student-gaza-protests-spread-sparking-clashes-and-dozens-of-arrests/

[2] https://www.euronews.com/my-europe/2024/05/10/spain-ireland-and-other-eu-states-could-recognise-palestine-on-may-21-borrell-says/

[3] https://www.euronews.com/my-europe/2024/05/10/spain-ireland-and-other-eu-states-could-recognise-palestine-on-may-21-borrell-says/

https://www.aa.com.tr/en/europe/belgium-denmark-spain-welcome-un-resolution-to-reconsider-palestines-membership-bid/3216205

[4] https://www.theguardian.com/world/article/2024/may/10/palestinians-rafah-gaza-israel-airstrikes-hamas/

[5] https://www.politico.com/news/2024/05/10/un-assembly-palestine-membership-resolution-00157391/

[6] https://www.washingtonpost.com/opinions/2023/11/27/biden-recognition-palestinian-state-israel-gaza/

[7] https://fridaysforfuture.org/what-we-do/who-we-are/

We Move Europe Movement

WeMove Europe è una comunità di persone di ogni ceto sociale, che chiamano l’Europa la nostra casa, non importa dove siamo nati, dove viviamo o chi amiamo. In nome di un futuro migliore per le persone e per il pianeta, ci uniamo per firmare petizioni, inviare lettere e protestare per le strade per far sentire la nostra voce.

Il nostro potere deriva l’uno dall’altro. Ed è grazie a piccole donazioni mensili, da cinque e dieci, che possiamo andare avanti. Aiutaci a mantenere forte WeMove Europe contribuendo.

https://act.wemove.eu/campaigns/chip-in-wemove

Fonte: We Move Europe Team

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

NATO MINACCIA PER LA PACE – NATO THREAT TO PEACE

Vasto (CH), lì 6 Aprile 2024 ore 18.09

Pubblico di seguito la nota del Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista Dott. Maurizio Acerbo di Pescara in Abruzzo riguardo la coalizione militare del Patto Atlantico NATO del suo Capo Jens Stoltenberg, considerato giustamente un pazzo malato di mente dal Prof. Alessandro Orsini, Professore di Sociologia del Terrorismo Internazionale all’Università LUISS Guido Carli di Roma e di quanto questa coalizione stia mettendo in serio pericolo la pace in Europa da Febbraio del 2022!

I publish below the note from the National Secretary of the Communist Refoundation Party Dr. Maurizio Acerbo of Pescara in Abruzzo regarding the military coalition of the NATO Atlantic Pact of its leader Jens Stoltenberg, rightly considered a mentally ill madman by Prof. Alessandro Orsini, Professor of Sociology of International Terrorism at the LUISS Guido Carli University of Rome and how this coalition is seriously endangering peace in Europe since February 2022!

NATO MINACCIA PER LA PACE

Non ci uniamo al coro di sostenitori della NATO. Il superamento della NATO e la costruzione di un sistema di sicurezza comune in Europa come quello progettato ai tempi di Gorbaciov dovrebbero essere obiettivi di chiunque tenga alla pace.

Va restituita centralità all’ONU che va riformata e che dovrebbe essere la sede per la risoluzione delle controversie e anche l’unico soggetto legittimato a svolgere interventi di polizia sulla base del diritto internazionale.

Il sempre più stretto legame tra NATO e UE sta conducendo alla militarizzazione dell’Europa con l’industria bellica che diventa “pilastro” e l’intenzione proclamata di proseguire la guerra in Ucraina per i prossimi 5-10 anni con la previsione di una spesa di 100 miliardi destinata a gravare sui conti degli Stati e quindi sui popoli europei. Si comincia persino a parlare dell’invio di truppe in Ucraina con la possibilità di ritornare alla leva obbligatoria e/o di costituire nuove legioni straniere che garantiscano la cittadinanza a migranti trasformati in mercenari che accettino di combattere per la NATO.

L’Unione Europea doveva essere un’unione di pace, ma se mai lo è stata, ora certo non lo è più. La subalternità dell’Unione Europea all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) rafforza principalmente il rapporto dell’UE con gli Stati Uniti e la protezione militare dell’agenda neoliberista globale che è il “cemento” che tiene insieme questi “fratelli d’armi”. Seguendo la strategia degli USA la NATO prima ha assunto la Russia come nemico e dall’ultimo summit di Madrid ha esplicitamente menzionato la minaccia della Cina secondo lo spartito della nuova guerra fredda di Washington.

La NATO costituisce la principale minaccia alla pace e la causa della ripresa, in dimensioni mai viste, della corsa agli armamenti. La NATO avrebbe dovuto sciogliersi nel 1991 dopo la fine del Patto di Varsavia e invece si è trasformata in un’alleanza militare che si arroga il diritto di intervenire in tutto il mondo marginalizzando il ruolo dell’ONU.

Non temiamo di dire la verità: la NATO è un’alleanza imperialista che ha come scopo l’affermazione di un antistorico dominio unipolare degli Stati Uniti e dei suoi alleati sul pianeta.

Dal 1991 ha svolto un ruolo assolutamente negativo. Lo stesso revascismo nazionalista in Russia può essere imputato all’aggressività e all’espansionismo NATO che ha creato anche le condizioni per l’esplosione del conflitto in Ucraina. La NATO ormai ha allargato il suo raggio d’azione dall’America Latina all’Africa all’Oceano Pacifico trascinandoci in una spirale che rende sempre più realistico il rischio della guerra nucleare.

Purtroppo i governi europei, e nel nostro paese i due poli dell’alternanza, sono allineati in maniera irresponsabile su una linea bellicista e di riarmo assai pericolosa. L’Occidente è passato dal bombardare Iraq, Serbia, Libia, Afghanistan e altri paesi del sud globale alla guerra per procura contro la Russia e prepara quella con la Cina.

Rifiutiamo la narrativa volta a presentare la NATO come baluardo della libertà, della democrazia e dei diritti umani.

La NATO è la più potente macchina militare sul pianeta e i paesi che la compongono negli ultimi 75 anni hanno causato milioni di morti.

Nel 75° anniversario della nascita della NATO ricordiamo all’opinione pubblica antifascista il ruolo che svolse nella destabilizzazione della nostra democrazia durante la strategia della tensione. Dalle inchieste sulle bombe fasciste emerge sempre il ruolo della NATO e dei servizi USA in quello che Pasolini definì “romanzo delle stragi”.

Rifondazione Comunista propone da sempre l’uscita dell’Italia dalla NATO e con le altre formazioni della Sinistra Europea e del gruppo La Sinistra si batte per liberare l’Europa dai vincoli atlantici e contrastare la militarizzazione del continente.

Oggi può apparire inattuabile il superamento della NATO e il sogno di un’Europa autonoma, neutrale e senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali.

Ma chi si riconosce nella Costituzione nata dalla Resistenza non può non rivendicare a tutti i livelli il rispetto del principio del ripudio della guerra sancito dall’Articolo 11.

Per questo non condividiamo la proposta dell’esercito europeo che va nell’immediato nella direzione dello sviluppo delle logiche di guerra della NATO e che sarebbe negativa anche nel caso di un ruolo autonomo dell’Europa come ulteriore polo della guerra.

Per questo nell’immediato bisogna costruire il più largo fronte pacifista contro ogni allargamento della NATO, ogni intervento non difensivo al di fuori dei confini dell’alleanza, ogni aumento della spesa militare, ogni invio di armi a paesi belligeranti.

Lavoriamo per un’Europa che svolga un ruolo di pace nel mondo. Con la lista Pace Terra Dignità intendiamo portare nella campagna elettorale per il parlamento europeo la voce di chi, con differenti storie e culture, condivide con noi il ripudio della guerra e la richiesta di una politica di pace per fermare la deriva bellicista delle classi dirigenti europee.

Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, candidato di Pace Terra Dignità alle Elezioni Europee 2024

#PaceTerraDignità #noallaguerra #NoNATO #NATO

Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale Partito della Rifondazione Comunista
Maurizio Acerbo invitato alla trasmissione televisiva di La7 Coffee Break
Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=854432923157682&id=100057729457221&rdid=DmM1WGJmeO4yIEsu

English translate

NATO THREAD FOR PEACE

We do not join the chorus of NATO supporters. Overcoming NATO and building a common security system in Europe like the one designed in Gorbachev’s time should be the objectives of anyone who cares about peace.

Centrality must be restored to the UN which must be reformed and which should be the forum for the resolution of disputes and also the only body legitimated to carry out police interventions on the basis of international law.

The increasingly close bond between NATO and the EU is leading to the militarization of Europe with the arms industry becoming a “pillar” and the proclaimed intention to continue the war in Ukraine for the next 5-10 years with the forecast of an expense of 100 billion destined to burden the accounts of the States and therefore the people of Europe. We are even starting to talk about sending troops to Ukraine with the possibility of returning to compulsory military service and/or establishing new foreign legions that will guarantee citizenship to migrants transformed into mercenaries who agree to fight for NATO.

The European Union was supposed to be a union of peace, but if it ever was, it certainly isn’t anymore. The subordination of the European Union to the North Atlantic Treaty Organization (NATO) mainly strengthens the EU’s relationship with the United States and the military protection of the global neoliberal agenda which is the “cement” that holds these “brothers of ‘weapons”. Following the US strategy, NATO first assumed Russia as an enemy and since the last Madrid summit has explicitly mentioned the threat of China according to Washington’s new cold war score.

NATO constitutes the main threat to peace and the cause of the resumption, on an unprecedented scale, of the arms race. NATO should have dissolved in 1991 after the end of the Warsaw Pact and instead it was transformed into a military alliance that claims the right to intervene throughout the world, marginalizing the role of the UN.

We are not afraid to tell the truth: NATO is an imperialist alliance whose aim is the affirmation of an anti-historic unipolar domination of the United States and its allies on the planet.

Since 1991 it has played an absolutely negative role. The same nationalist revascism in Russia can be attributed to NATO aggressiveness and expansionism which also created the conditions for the explosion of the conflict in Ukraine. NATO has now expanded its range of action from Latin America to Africa to the Pacific Ocean, dragging us into a spiral that makes the risk of nuclear war increasingly realistic.

Unfortunately, European governments, and in our country the two poles of alternation, are irresponsibly aligned on a very dangerous war-mongering and rearmament line. The West has gone from bombing Iraq, Serbia, Libya, Afghanistan and other countries in the global south to a proxy war against Russia and is preparing for one with China.

We reject the narrative that presents NATO as a bastion of freedom, democracy and human rights.

NATO is the most powerful military machine on the planet and its member countries have caused millions of deaths over the last 75 years.

On the 75th anniversary of the birth of NATO we remind anti-fascist public opinion of the role it played in the destabilization of our democracy during the strategy of tension. From investigations into fascist bombs, the role of NATO and the US services always emerges in what Pasolini defined as the “novel of massacres”.

Rifondazione Comunista has always proposed Italy’s exit from NATO and with the other formations of the European Left and the La Sinistra group it fights to free Europe from Atlantic constraints and counter the militarization of the continent.

Today, overcoming NATO and the dream of an autonomous, neutral and nuclear-weapon-free Europe from the Atlantic to the Urals may appear unachievable.

But those who recognize themselves in the Constitution born from the Resistance cannot fail to demand respect at all levels for the principle of repudiation of war enshrined in Article 11.

For this reason we do not agree with the proposal of the European army which immediately goes in the direction of the development of NATO’s war logic and which would be negative even in the case of an autonomous role for Europe as a further pole of war.

For this reason, we must immediately build the broadest pacifist front against any enlargement of NATO, any non-defensive intervention outside the borders of the alliance, any increase in military spending, any shipment of weapons to belligerent countries.

We work for a Europe that plays a role in peace in the world. With the Pace Terra Dignità list we intend to bring into the electoral campaign for the European Parliament the voice of those who, with different histories and cultures, share with us the repudiation of war and the request for a policy of peace to stop the warlike drift of the European ruling classes .

Maurizio Acerbo, National Secretary of the Communist Refoundation Party, candidate of Pace Terra Dignità at European Elections 2024

#PaceTerraDignità #noallaguerra #NoNATO #NATO

La NATO espelle personale diplomatico russo dal quartier generale, Stoltenberg: “Svolgevano attività d’intelligence”

Jens Stoltenberg, il capo della NATO, l’organizzazione militare del Patto Atlantico più sanguinosa della storia del Mondo che ha sede a Bruxelles in Belgio e dietro ha direttamente gli Stati Uniti d’America

Scoppia un nuovo caso di spionaggio dentro la NATO e ancora una volta, una consuetudine che si ripete ormai ogni tre anni, coinvolge la Russia. In un’intervista alla Bild, il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha annunciato che l’Alleanza Atlantica ha “espulso personale russo dal quartier generale della NATO. Stavano svolgendo attività che non erano diplomatiche, ma di intelligence. Stiamo adottando misure per rendere più difficile ai servizi segreti russi svolgere attività illegali tra i Paesi della NATO o al loro interno”.

La notizia arriva in un momento di tensione massima all’interno degli organismi internazionali occidentali, non solo per il conflitto in Ucraina ma anche per l’avvicinarsi di elezioni di grande importanza, tra cui quelle europee e americane, con l’ingerenza russa che viene considerata il primo pericolo allo svolgimento corretto e dmocratico delle consultazioni. Così, il Patto Atlantico opta di nuovo per una pulizia del personale diplomatico della Federazione Russa.

“Abbiamo visto che i servizi segreti russi operano nei Paesi europei da molti anni. Abbiamo anche assistito a tentativi di intensificare le loro attività ma gli alleati della NATO li stanno monitorando, seguendoli molto da vicino“, ha spiegato Stoltenberg. Il segretario generale “ha fatto riferimento ai passi compiuti negli ultimi anni” ricordando che la Russia ha sospeso la sua missione presso la NATO nell’ottobre 2021.

La stessa cosa era già avvenuta anche nel 2021, quando vennero espulsi otto funzionari russi in seguito a “prove accumulate” su azioni passate, come l’avvelenamento Skripal a Salisbury e altre “attività ostili“, come spiegò all’epoca lo stesso Stoltenberg aggiungendo che i diplomatici russi facevano parte del Gru, i servizi segreti di Mosca. “Una minaccia di questo tipo non può restare senza risposta”.

Esattamente come nel 2018, quando ancora l’attuale segretario generale annunciò la cacciata di 7 funzionari di Mosca. “Questo invia un chiaro messaggio che ci sono costi e conseguenze per il pericoloso comportamento della Russia e in realtà credo che questa abbia sottovalutato l’unità degli alleati NATO”, disse allora il segretario generale. Al tempo era passato meno di un mese dall’avvelenamento di Skripal. Oggi, la minaccia russa per la NATO si è spostata sul fianco est e nel campo della propaganda.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

English translate

NATO expels Russian diplomatic personnel from headquarters, Stoltenberg: “They were carrying out intelligence activities”

Jens Stoltenberg, the head of NATO, the bloodiest military organization of the Atlantic Pact in the history of the world which is based in Brussels in Belgium and directly behind the United States of America

A new case of espionage breaks out within NATO and once again, a habit that is now repeated every three years, involves Russia. In an interview with Bild, the secretary general, Jens Stoltenberg, announced that the Atlantic Alliance has “expelled Russian personnel from NATO headquarters. They were carrying out activities that were not diplomatic, but intelligence . We are taking measures to make it more difficult for Russian intelligence services to carry out illegal activities between or within NATO countries.”

The news comes at a time of maximum tension within Western international bodies, not only due to the conflict in Ukraine but also due to the approaching elections of great importance, including the European and American ones, with Russian interference which comes considered the first danger to the correct and democratic conduct of consultations. Thus, the Atlantic Pact once again opts for a cleansing of the diplomatic personnel of the Russian Federation.

“We have seen that Russian secret services have been operating in European countries for many years. We have also seen attempts to intensify their activities but NATO allies are monitoring them, following them very closely,” Stoltenberg explained. The secretary general “referred to the steps taken in recent years” recalling that Russia suspended its mission to NATO in October 2021.

The same thing had already happened in 2021, when eight Russian officials were expelled following “accumulated evidence” on past actions, such as the Skripal poisoning in Salisbury and other “hostile activities”, as Stoltenberg himself explained at the time, adding that Russian diplomats were part of the GRU, Moscow’s secret services. “A threat of this kind cannot go unanswered.”

Exactly like in 2018, when the current secretary general announced the expulsion of 7 Moscow officials. “This sends a clear message that there are costs and consequences to Russia’s dangerous behavior and I actually believe that Russia has underestimated the unity of NATO allies,” the secretary general said at the time. At the time, less than a month had passed since Skripal’s poisoning. Today, the Russian threat to NATO has moved to the eastern flank and into the field of propaganda.

Source: Il Fatto Quotidiano

“Intelligence, SI IN CULO A TE!”

“Intelligence, YES, IN YOUR ASS!”

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

CONSIGLIO UE: ACCORDO A 27 PAESI SULL’USO DEI PROFITTI DEGLI ASSET RUSSI PER RIARMARE KIEV, CONFERMATO IL PIANO PER LA “PREPARAZIONE MILITARE E CIVILE RAFFORZATA” IN PREVISIONE DI UNA GUERRA NEL 2026-2027

Consiglio UE, accordo tra i 27 Paesi sull’uso dei profitti degli asset russi per riarmare Kiev. Confermato il piano per la “preparazione militare-civile rafforzata”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/21/consiglio-ue-accordo-tra-i-27-paesi-sulluso-dei-profitti-degli-asset-russi-per-riarmare-kiev-confermato-il-piano-per-la-preparazione-militare-civile-rafforzata/7486672/

IL FATTO QUOTIDIANO  21 MARZO 2024

Mentre i leader chiamano il riarmo e il conflitto, il Consiglio europeo prepara il continente all’ipotesi di una guerra. Finora erano state solo parole, ora è stato scritto nero su bianco che all’Europa serve un piano d’emergenza proprio in caso di attacco militare. Il riferimento è stato confermato anche nelle conclusioni della prima giornata del Consiglio europeo ed è indicativo della direzione presa dall’Europa nei confronti del conflitto tra Russia e Ucraina, se il vecchio continente arriva anche solo a ipotizzare un programma che coinvolga i civili e la società: le conclusioni del vertice sottolineano infatti la necessità “imperativa” di una “preparazione militare-civile rafforzata nonché coordinata” e di una “gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce”. Per poi invitare il Consiglio a portare avanti i lavori e la Commissione, insieme all’Alto Rappresentante, a proporre “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza”.

A frenare la deriva guerresca verso la quale sembra indirizzata l’UE ha provato lo stesso capo della diplomazia europea, l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell: “Non bisogna impaurire la gente inutilmente, la guerra non è imminente” in Europa, ha detto. “Non dobbiamo esagerare, sento voci dire che la guerra è imminente. Grazie a Dio non lo è, crediamo nella pace, sosteniamo l’Ucraina e non siamo parte di questo conflitto. Solamente, dobbiamo sostenere l’Ucraina e prepararci per il futuro, aumentando le nostre capacità militari. Quello che è imminente è la necessità degli ucraini di essere sostenuti, non è questione di andare a morire per il Donbass. Il problema è sostenerli perché loro non debbano morire nel Donbass”.

Sono queste le frasi allarmanti su cui hanno discusso oggi i leader seduti al tavolo del Consiglio europeo: un vertice di guerra in cui è arrivato anche l’accordo – o quanto meno l’affermazione di una volontà comune – di utilizzare i profitti straordinari degli asset russi congelati per mandare altre armi all’Ucraina. Nelle intenzioni, l’accordo raggiunto dai 27 per utilizzare i proventi provenienti dagli asset russi congelati potrà consentire di avere a disposizione per quest’anno tre miliardi di euro da spendere per l’acquisito di equipaggiamenti militari da fornire a Kiev. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen al termine dela prima giornata del vertice Ue. Fumata nera invece sulla emissione di debito europeo per il riarmo: nelle conclusioni, infatti, sul punto cruciale dei finanziamenti, i leader si sono divisi (Germania e nordici non vogliono emissioni comuni di debito) e alla fine si è deciso di prendere tempo. Nel testo finale, dunque, si legge che al fine di “migliorare l’accesso dell’industria della difesa alla finanza pubblica e privata […] il Consiglio Europeo invita il Consiglio e la Commissione ad esplorare tutte le opzioni per mobilitare i fondi e di riferire a giugno. In più, la Banca Europea per gli Investimenti è invitata ad adattare la sua politica creditizia nei confronti dell’industria della difesa e la sua attuale definizione di beni a duplice uso, salvaguardando la sua capacità finanziaria“.

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Sul tavolo però anche le frasi del presidente francese Emmanuel Macronche nei giorni scorsi era arrivato a ipotizzare l’intervento di soldati europei in territorio ucraino, salvo poi fare una parziale retromarcia. Un intervento diretto di soldati europei però non è più un’ipotesi da scartare a prescindere, non solo per Macron. Hanno un effetto diverso, dopo aver letto la bozza delle conclusioni, anche le parole pronunciate solo due giorni fa proprio dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra“.

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Proprio in vista del vertice europeo di oggi e venerdì, Michel spiegava che i Paesi Ue devono essere “pronti a difendersi”, producendo più munizioni e spendendo di più per la difesa. Ma evidentemente anche preparando i civili all’ipotesi della guerra in Europa. E la Germania si sta già muovendo in questo senso: come raccontato da ilfattoquotidiano.iti Comuni tedeschi hanno chiesto a Berlino di ripristinare bunker e rifugi e costruirne dei nuovi, nonché di dotare tutto il territorio di sirene d’allarme, stanziando almeno 1 miliardo di euro all’anno per i prossimi dieci anni. Quella che i vertici europei stanno portando avanti nelle ultime settimane è una “escalation comunicativa molto preoccupante”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it Stefano Cristante, ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università del Salento. “Le guerre minacciate sono molto più vicine alla guerra vera di una soluzione diplomatica”.

In questo clima, a sorprendere nuovamente è l’atteggiamento del premier ungherese Viktor Orbán che proprio nelle ore in cui si trova a Bruxelles per il vertice con gli altri 26 Stati membri invia le proprie congratulazioni a Vladimir Putin per la rielezione. In una lettera, si è congratulato col presidente russo “sottolineando che la cooperazione tra Ungheria e Russia, basata sul rispetto reciproco, consente importanti discussioni anche in contesti geopolitici difficili – ha spiegato il portavoce del governo Zoltan Kovacs – Orbán ha affermato l’impegno dell’Ungheria per la pace e la disponibilità a intensificare la cooperazione nei settori non limitati dal diritto internazionale”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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“In Ue escalation verbale preoccupante sulla guerra: tra i leader clima adrenalinico con effetti imprevedibili. Mentre si irride il pacifismo”

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EU COUNCIL: 27-COUNTRY AGREEMENT ON THE USE OF PROFITS FROM RUSSIAN ASSETS TO RE-ARM KIEV, PLAN FOR “ENHANCED MILITARY AND CIVIL PREPARATION” FOR WAR IN 2026-2027 CONFIRMED

EU Council, agreement between the 27 countries on the use of profits from Russian assets to rearm Kiev. Plan for “strengthened military-civilian preparation” confirmed

While leaders call for rearmament and conflict, the European Council prepares the continent for the possibility of a war. Until now they had only been words, now it has been written in black and white that Europe needs an emergency plan in the event of a military attack. The reference was also confirmed in the conclusions of the first day of the European Council and is indicative of the direction taken by Europe towards the conflict between Russia and Ukraine, if the old continent even manages to hypothesize a program that involves civilians and society : the conclusions of the summit indeed underline the “imperative” need for a “strengthened as well as coordinated military-civil preparedness” and “strategic crisis management in the context of the evolving threat landscape”. To then invite the Council to continue the work and the Commission, together with the High Representative, to propose “actions to strengthen preparedness and response to crises at EU level in an approach that takes into account all the risks and the whole society, in view of a future readiness strategy”.

The head of European diplomacy himself, the High Representative for Foreign Policy, Josep Borrell, has tried to stop the warlike drift towards which the EU seems to be headed: “We must not frighten people unnecessarily, war is not imminent” in Europe, he said. “We must not exaggerate, I hear voices saying that war is imminent. Thank God it is not, we believe in peace, we support Ukraine and we are not part of this conflict. Only, we must support Ukraine and prepare for the future by increasing our military capabilities. What is imminent is the need for Ukrainians to be supported, it is not a question of going to die for Donbass. The problem is to support them so that they don’t have to die in Donbass.”

These are the alarming phrases that the leaders sitting at the table of the European Council discussed today: a war summit in which there was also agreement – or at least the affirmation of a common will – to use the extraordinary profits of the assets Russians frozen to send more weapons to Ukraine. It is intended that the agreement reached by the 27 to use the proceeds from frozen Russian assets will allow them to have three billion euros available this year to spend on the purchase of military equipment to be supplied to Kiev. The president of the EU Commission Ursula von der Leyen said this at the end of the first day of the EU summit. There was black smoke instead on the issuance of European debt for rearmament: in the conclusions, in fact, on the crucial point of financing, the leaders were divided (Germany and the Nordics do not want common debt issues) and in the end it was decided to take time. In the final text, therefore, we read that in order to “improve the defense industry’s access to public and private finance […] the European Council invites the Council and the Commission to explore all options for mobilizing funds and report in June. Furthermore, the European Investment Bank is invited to adapt its credit policy towards the defense industry and its current definition of dual-use goods, while safeguarding its financial capacity.”

However, also on the table are the phrases of French President Emmanuel Macron, who in recent days had gone so far as to hypothesize the intervention of European soldiers in Ukrainian territory, only to then make a partial U-turn. However, a direct intervention by European soldiers is no longer a hypothesis to be discarded regardless, not just for Macron. After reading the draft conclusions, even the words pronounced just two days ago by the President of the European Council, Charles Michel, have a different effect: “If we want peace let us prepare for war”.

Precisely in view of the European summit today and Friday, Michel explained that EU countries must be “ready to defend themselves”, producing more ammunition and spending more on defense. But evidently also preparing civilians for the possibility of war in Europe. And Germany is already moving in this direction: as reported by ilfattoquotidiano.it, the German municipalities have asked Berlin to restore bunkers and shelters and build new ones, as well as to equip the entire territory with alarm sirens, allocating at least 1 billion euros per year for the next ten years. What European leaders have been carrying out in recent weeks is a “very worrying communication escalation”, Stefano Cristante, full professor of Sociology of cultural and communicative processes at the University of Salento, explained to ilfattoquotidiano.it. “The threatened wars are much closer to real war than a diplomatic solution.”

In this climate, what is surprising again is the attitude of the Hungarian Prime Minister Viktor Orbán who in the very hours in which he is in Brussels for the summit with the other 26 member states sends his congratulations to Vladimir Putin for his re-election. In a letter, he congratulated the Russian president “underlining that cooperation between Hungary and Russia, based on mutual respect, allows important discussions even in difficult geopolitical contexts – explained government spokesman Zoltan Kovacs – Orbán affirmed the commitment of ‘Hungary for peace and willingness to intensify cooperation in areas not limited by international law.’

Source: Il Fatto Quotidiano

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“Worrying verbal escalation on the war in the EU: adrenaline-filled climate among leaders with unpredictable effects. While pacifism is mocked”

https://twitter.com/bralex84/status/1771230410426474612?s=20

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/22/se-vuoi-pace-preparare-pace-no-guerra-cardinale-zuppi-respinge-tesi-belliciste-michel-leader-europei/7488081/
https://www.chiesacattolica.it/annuario-cei/vescovo/13588/s-em-card-matteo-maria-zuppi/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

PERCHE’ FROSINONE E’ UNA DELLE CITTA’ PIU’ INQUINATE D’ITALIA

L’ampio uso delle auto, i mezzi pubblici scarsi e la sua conformazione geografica hanno portato la città laziale a sforare i limiti di legge sulle polveri sottili più della Pianura Padana

di Angelo Mastrandrea

Frosinone, città del Lazio che è tra le più inquinante d’Italia a causa di alti livelli di polveri sottili o nanoparticolato atmosferico PM10 (smog)
https://www.ilpost.it/2024/03/12/frosinone-inquinamento/

Mercoledì 28 febbraio la centralina per il monitoraggio dell’aria che l’ARPA del Lazio (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) ha installato lungo viale Mazzini, nel centro di Frosinone, ha rilevato 52 microgrammi per metro cubo di PM10, le particelle più fini prodotte soprattutto dagli scarichi delle automobili e dai riscaldamenti domestici. Un secondo sensore, piazzato all’angolo tra via Puccini e via Verdi, nella parte bassa della città, ha segnalato poco meno e ciò è bastato a evitare l’ennesimo blocco del traffico.

La soglia massima prevista dalla legge italiana infatti è di 50 microgrammi per metro cubo, cinque in più dei 45 indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’OMS. Quando viene superata, i sindaci devono prendere delle misure di emergenza per far abbassare la concentrazione di PM10 nell’atmosfera ed evitare rischi per la salute dei cittadini, in particolare delle persone anziane, dei bambini e di chi è affetto da malattie respiratorie. Queste particelle, infatti, spesso sono composte da metalli pesanti, nitriti e solfati, e quando vengono respirate possono provocare problemi respiratori come asma o bronchiti croniche, malattie cardiovascolari e tumori come quello al polmone.

Secondo un rapporto di Legambiente, nel 2023 Frosinone è stata la città italiana che ha sforato più volte il limite dei 50 microgrammi al metro cubo di PM10. La stazione di monitoraggio dell’aria di Frosinone Scalo ha rilevato che la soglia critica è stata superata per 70 giorni, più o meno un giorno a settimana, mentre una direttiva europea del 2008 e la legge del 2010 che l’ha recepita stabiliscono che il limite non vada superato per più di 35 giorni all’anno. Per la seconda volta negli ultimi dieci anni Frosinone è risultata più inquinata da polveri sottili, come vengono definite queste particelle, di città come Milano, Napoli, Roma e Torino, e della Pianura Padana, dove a Gennaio la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo d’aria è stata superata per diversi giorni.

La stazione di monitoraggio dell’aria a Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

A Frosinone Scalo vive la maggior parte dei 44mila abitanti di Frosinone, che è la città più importante della regione storica del Lazio chiamata Ciociaria. Quasi altrettanti ci vanno ogni giorno dai paesi vicini per lavorare. Lo svincolo dove si trova la centralina è uno dei punti più trafficati della città. Per questo molti abitanti ritengono che i dati sull’inquinamento siano falsati e che in realtà il resto della città non sia poi così inquinato. Il sindaco Riccardo Mastrangeli, di Forza Italia, però li smentisce. «Negli ultimi tempi abbiamo rilevato un alto livello di polveri sottili anche nella parte alta della città, che in genere ha l’aria più pulita di quella bassa, dove lo smog ristagna perché si trova in una conca tra i monti Lepini e i monti Ernici», dice.

Gli unici giorni in cui il PM10 è tornato al di sotto dei limiti di legge sono stati quelli in cui il vento o la pioggia ne hanno ridotto la concentrazione.

Frosinone Scalo (Fabio Cuttica/Contrasto)

Mastrangeli, che è anche un farmacista, dice che Frosinone è la prima città nel Lazio per vendita di farmaci cortisonici inalatori. Ogni mattina Mastrangeli controlla su un’app i livelli di polveri sottili presenti nell’aria, secondo i dati rilevati dalle due centraline, e sulla base di questi decide i provvedimenti per ridurne rapidamente la quantità. I continui sforamenti della soglia considerata pericolosa per la salute umana lo hanno costretto a decretare in diverse occasioni il blocco del traffico per le auto più inquinanti e hanno convinto la giunta comunale di centrodestra a programmare alcuni interventi strutturali, per cambiare la mobilità cittadina e gli impianti di riscaldamento.

Tra i provvedimenti adottati ci sono l’acquisto di bus elettrici, che saranno pagati con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato dall’Unione Europea, la realizzazione di una rete di parcheggi di scambio in cui lasciare l’auto e prendere un mezzo pubblico, e l’invio di tecnici del comune in case e palazzi per controllare ed eventualmente sostituire le vecchie caldaie con altre meno inquinanti.

Una veduta dall’alto di Frosinone con il grattacielo Zeppieri (Angelo Mastrandrea/il Post)

Il PM10 viene chiamato in questo modo perché le particelle di cui è composto, che possono essere liquide o solide, hanno un diametro uguale o non superiore ai 10 micron, cioè 10 millesimi di millimetro. Si distingue dal PM2.5, che è costituito da polveri ancora più fini, che se vengono respirate penetrano più in profondità nelle vie respiratorie. Il Ministero della Salute spiega che può avere «sia un’origine naturale, come l’erosione dei venti sulle rocce, le eruzioni vulcaniche e l’autocombustione di boschi e foreste, sia antropica», cioè dagli scarichi delle automobili o dei riscaldamenti domestici, compresi i vecchi camini a legna. Per questo Mastrangeli ha anche vietato l’uso di camini e stufe a legna nelle case che hanno già altri impianti di riscaldamento e ha proibito ai contadini «l’odiosa abitudine» di bruciare le sterpaglie all’aperto (roghi agricoli) «nonostante abbiamo predisposto un servizio di raccolta gratuita».

Il segretario locale di Legambiente Stefano Ceccarelli sostiene che per abbattere la quantità di polveri sottili sia necessario cambiare radicalmente la mobilità cittadina e abbassare i limiti di velocità sulla vicina autostrada nel tratto in cui attraversa la provincia di Frosinone. L’associazione ambientalista si appella a una legge del 2023, firmata dal Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha concesso alle Regioni la facoltà di imporre l’abbassamento dei limiti di velocità sulle autostrade proprio per ridurre l’inquinamento. «Ogni giorno sulla Roma-Napoli passano circa 50mila vetture e a queste si aggiungono quelle delle decine di migliaia di persone che vengono a lavorare in città con la propria automobile», spiega. Secondo dati ISTAT, a Frosinone c’è il numero di automobili più alto in Italia, 829 ogni 1.000 abitanti.

«Bisogna convincere i cittadini che molti percorsi si possono fare anche a piedi ed è necessario rivedere la frequenza e la capillarità del trasporto pubblico», dice Marina Testa, coordinatrice della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB) nel Lazio. Secondo Ceccarelli, l’«abitudine consolidata» di prendere l’auto spesso è obbligata, perché «la conformazione urbanistica caotica di Frosinone», che è fatta nella parte bassa di centinaia di villette e palazzine sparse nelle campagne, rende quasi impossibile il ricorso a un mezzo diverso da quello privato. «Purtroppo la città dagli anni Sessanta è stata costruita in maniera disordinata e senza alcuna sensibilità ambientale e ora non è facile rimediare ai danni fatti», dice Testa. La misura di tutto questo secondo lei è il modo in cui venne trattato un antico anfiteatro romano: alla metà degli anni Sessanta fu scoperto dalle ruspe che lavoravano per costruire un palazzo. La costruzione fu interrotta ma poi riprese, e quello che rimane è nascosto sotto un edificio di via Roma, una delle strade principali di Frosinone.

Una stazione di bike sharing abbandonata a Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

La Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB) si sta battendo contro la riapertura dell’unica strada chiusa al traffico. È lunga 450 metri e collega la villa comunale alla via che porta sui vicini monti Lepini, attraversando un parco e una pista di pattinaggio abbandonata: è stata chiusa per via di un ponticello pericolante che non è mai stato sistemato. Testa la definisce «un piccolo polmone incastonato tra gli edifici, uno dei pochi posti della città in cui si può respirare». Lungo la strada si vedono persone a passeggio, di corsa o in bicicletta, «perché altri percorsi utilizzabili non ci sono a meno che non si faccia una fuga tra i campi».

Una fermata dell’autobus vicino alla stazione di Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

I bus del trasporto pubblico locale vengono utilizzati poco perché in molte zone della città non arrivano e passano molto di rado. Per andare dalla stazione ferroviaria al grattacielo Zeppieri nel quartiere De Matthaeis, che è il centro economico della città bassa, ci vorrebbero non più di una decina di minuti. Una linea diretta verso il centro storico avrebbe più o meno gli stessi tempi di percorrenza. Ma i tempi di attesa degli autobus vanno da mezzora a un’ora, e inoltre fanno percorsi tortuosi per coprire con le poche corse a disposizione più territorio possibile.

L’«ascensore inclinato», una sorta di funivia con una cabina da 30 posti che dovrebbe portare alla parte alta superando un dislivello di 170 metri, è rotto da tre anni. La giunta comunale ha appaltato i lavori per potenziarlo, mentre i nuovi bus elettrici dovrebbero collegarlo direttamente alla stazione. «Per rendere appetibile il trasporto pubblico locale ti devi muovere dalla stazione al centro storico in dieci minuti, per questo è necessario raddoppiare l’ascensore inclinato e inserirlo in un piano urbano sostenibile», ha detto il sindaco Mastrangeli in consiglio comunale. Al momento, però, il mezzo più veloce per andare nel centro storico, dove si trovano l’Accademia di Belle Arti e il Museo Archeologico, rimane l’automobile.

L’ingresso chiuso dell’ascensore inclinato a Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Fonte: Il Post

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WHY FROSINONE IS ONE OF THE MOST POLLUTED CITIES IN ITALY

The widespread use of cars, limited public transport and its geographical conformation have led the Lazio city to exceed the legal limits on fine particles more than the Po Valley

by Angelo Mastrandrea

Frosinone, a city in Lazio which is among the most polluting in Italy due to high levels of fine dust or atmospheric nanoparticles PM10 (smog)

On Wednesday 28 February the air monitoring unit that the ARPA of Lazio (Regional Agency for Environmental Protection) installed along Viale Mazzini, in the center of Frosinone, detected 52 micrograms per cubic meter of PM10, the finest particles produced mainly by car exhaust and home heating. A second sensor, placed on the corner between via Puccini and via Verdi, in the lower part of the city, reported slightly less and this was enough to avoid yet another traffic block.

The maximum threshold established by Italian law is in fact 50 micrograms per cubic meter, five more than the 45 indicated by the World Health Organization, the WHO. When it is exceeded, mayors must take emergency measures to lower the concentration of PM10 in the atmosphere and avoid risks to the health of citizens, in particular elderly people, children and those suffering from respiratory diseases: these particles, in fact, are often composed of heavy metals, nitrites and sulphates, and when they are breathed in they can cause respiratory problems such as asthma or chronic bronchitis, cardiovascular diseases and tumors such as lung cancer.

According to a Legambiente report, in 2023 Frosinone was the Italian city that exceeded the limit of 50 micrograms per cubic meter of PM10 several times. The Frosinone Scalo air monitoring station found that the critical threshold was exceeded for 70 days, more or less one day a week, while a 2008 European directive and the 2010 law that implemented it establish that the limit must not be exceeded for more than 35 days per year. For the second time in the last ten years, Frosinone was more polluted by fine dust, as these particles are defined, than cities such as Milan, Naples, Rome and Turin, and the Po Valley, where in January the threshold of 50 micrograms per cubic meter of air was exceeded for several days.

The air monitoring station in Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Most of the 44 thousand inhabitants of Frosinone live in Frosinone Scalo, which is the most important city in the historical region of Lazio called Ciociaria. Almost as many go there every day from neighboring towns to work. The junction where the control unit is located is one of the busiest points in the city. For this reason, many inhabitants believe that the pollution data are distorted and that in reality the rest of the city is not that polluted. Mayor Riccardo Mastrangeli, of Forza Italia, however, denies them. «Recently we have detected a high level of fine dust even in the upper part of the city, which generally has cleaner air than the lower part, where smog stagnates because it is located in a valley between the Lepini and Ernici mountains», he says.

The only days in which PM10 returned to below legal limits were those in which wind or rain reduced its concentration.

Frosinone Scalo

Mastrangeli, who is also a pharmacist, says that Frosinone is the first city in Lazio for the sale of inhaled cortisone drugs. Every morning Mastrangeli checks the levels of fine dust present in the air on an app, according to the data collected by the two control units, and on the basis of these decides on measures to quickly reduce the quantity. The continuous exceeding of the threshold considered dangerous for human health have forced him to decree on several occasions the blocking of traffic for the most polluting cars and have convinced the centre-right municipal council to plan some structural interventions to change city mobility and systems of heating.

Among the measures adopted are the purchase of electric buses, which will be paid for with funds from the National Recovery and Resilience Plan (PNRR) financed by the European Union, the creation of a network of exchange car parks where you can leave your car and taking public transport, and sending municipal technicians to houses and buildings to check and possibly replace old boilers with less polluting ones.

A view from above of Frosinone with the Zeppieri skyscraper (Angelo Mastrandrea/il Post)

PM10 is called in this way because the particles of which it is composed, which can be liquid or solid, have a diameter equal to or no greater than 10 microns, i.e. 10 thousandths of a millimetre. It’s distinguished from PM2.5, which is made up of even finer dust, which if breathed penetrates deeper into the respiratory tract. The Ministry of Health explains that it can have “both a natural origin, such as the erosion of winds on rocks, volcanic eruptions and spontaneous combustion of woods and forests, and anthropic“, i.e. from car exhaust or home heating, including old wood-burning fireplaces. For this reason Mastrangeli also banned the use of fireplaces and wood stoves in homes that already have other heating systems and prohibited farmers from “the hateful habit” of burning brushwood in the open air (agricultural fires) “despite the fact that we have set up a collection service free.”

The local secretary of Legambiente Stefano Ceccarelli claims that to reduce the quantity of fine particles it’s necessary to radically change city mobility and lower the speed limits on the nearby motorway in the stretch where it crosses the province of Frosinone. The environmentalist association is appealing to a 2023 law, signed by the Minister of Transport Matteo Salvini, which garanted the Regions the power to impose the lowering of speed limits on motorways precisely to reduce pollution. «Every day about 50 thousand cars pass on the Rome-Naples route and to these must be added those of the tens of thousands of people who come to work in the city with their own cars», he explains. According to ISTAT data, in Frosinone there is the highest number of cars in Italy, 829 per 1,000 inhabitants.

«We need to convince citizens that many routes can also be done on foot and it is necessary to review the frequency and capillarity of public transport», says Marina Testa, coordinator of the Italian Environment and Bicycle Federation (FIAB) in Lazio. According to Ceccarelli, the «consolidated habit» of taking the car is often obligatory because «the chaotic urban layout of Frosinone», which is made up of hundreds of villas and buildings scattered in the countryside in the lower part, makes it almost impossible to use a means other than private. «Unfortunately, since the 1960s the city has been built in a disorderly manner and without any environmental sensitivity and now it’s not easy to remedy the damage done», says Testa. According to her, the measure of all this is the way in which an ancient Roman amphitheater was treated: in the mid-1960s it was discovered by bulldozers working to build a palace. Construction was interrupted but then resumed, and what remains is hidden under a building on Via Roma, one of Frosinone’s main streets.

An abandoned bike sharing station in Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

The Italian Environment and Bicycle Federation (FIAB) is fighting against the reopening of the only road closed to traffic. It’s 450 meters long and connects the municipal villa to the road that leads to the nearby Lepini mountains, crossing a park and an abandoned ice rink: it was closed due to a small unsafe bridge that was never repaired. Testa defines it as “a small lung nestled between the buildings, one of the few places in the city where you can breathe”. Along the road you can see people walking, running or cycling, “because there are no other usable routes unless you escape through the fields”.

A bus stop near the Frosinone station (Angelo Mastrandrea/il Post)

Local public transport buses are rarely used because they rarely arrive or pass through many areas of the city. To go from the train station to the Zeppieri skyscraper in the De Matthaeis district, which is the economic center of the lower city, would take no more than about ten minutes. A direct line to the historic center would have more or less the same travel times. But bus waiting times range from half an hour to an hour, and they also take tortuous routes to cover as much territory as possible with the few trips available.

The “inclined lift”, a sort of cable car with a 30-seater cabin that should lead to the upper part over a difference in height of 170 metres, has been broken for three years. The municipal council has contracted the works to upgrade it, while the new electric buses should connect it directly to the station. «To make local public transport attractive you have to move from the station to the historic center in ten minutes, which is why it’s necessary to double the inclined lift and insert it into a sustainable urban plan», Mayor Mastrangeli said in the city council. At the moment, however, the fastest way to go to the historic centre, where the Academy of Fine Arts and the Archaeological Museum are located, remains the car.

The closed entrance of the inclined lift in Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Source: Il Post

Frosinone, 44000 inhabitants, Ciociaria Lazio
https://www.google.it/maps/place/03100+Frosinone+FR/@41.6346093,13.2964801,8945m/data=!3m2!1e3!4b1!4m6!3m5!1s0x13255a94c5214bd7:0xc5572b2113e85906!8m2!3d41.6396009!4d13.3426341!16s%2Fg%2F11bc5v280r?entry=ttu

https://x.com/bralex84/status/1768746642792906886

Smog alle stelle, quattro giorni di stop alle auto in centro a Frosinone

I divieti applicati dopo l’ennesimo sforamento dei limiti delle polveri sottili. Quattro giorni di limitazioni alla circolazione da oggi fino a lunedì. E il 25 torna anche la domenica ecologica

Frosinone nella morsa dello smog
https://www.rainews.it/tgr/lazio/articoli/2024/02/smog-alle-stelle-quattro-giorni-di-stop-alle-auto-in-centro-a-frosinone-583d72de-2acb-4e03-85b9-771f24267804.html

Lo smog non accenna ad abbandonare l’aria di Frosinone. Le centraline di rilevamento dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente hanno registrato un nuovo sforamento dei limiti delle polveri sottili. Per questo il sindaco Riccardo Mastrangeli ha firmato un provvedimento con il quale ancora una volta viene limitata la circolazione dei mezzi più inquinanti nel centro cittadino. Lo stop è partito questa mattina 23 febbraio e si estenderà fino a tutto il 26.

A Frosinone la centralina di via Puccini ha misurato nella giornata di sabato 61 microgrammi al metro cubo di pm10, il limite è 50 microgammi. E mentre la pioggia tornata a scendere in città proprio questa mattina dopo tanti giorni di assenza, lascia ben sperare, il comune di Frosinone intende continuare a promuovere comportamenti virtuosi a favore dell’ecosistema e per tutelare la salute della collettività. Così domenica 25 febbraio torna la seconda domenica ecologica. In particolare la città ospiterà nell’area di via Aldo Moro una serie di iniziative al cui centro ci sono il benessere e gli stili di vita. Sarà possibile partecipare a lezioni dimostrative di pizzica, danza, hip hop e canottaggio indoor.

Nel servizio di Gemma Giovannelli l’intervista a Giancarlo Pizzutelli – Direttore Dipartimento Prevenzione ASL Frosinone.

Fonte: Rainews

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Skyrocketing smog, four days of car closures in the center of Frosinone

The bans applied after yet another violation of the limits of fine dust. Four days of traffic restrictions from today until Monday. And ecological Sunday also returns on the 25th

Frosinone in the grip

The smog shows no signs of abandoning the air of Frosinone. The detection stations of the Regional Agency for Environmental Protection have recorded a new violation of the limits of fine particles. For this reason, the mayor Riccardo Mastrangeli has signed a provision with which the circulation of the most polluting vehicles in the city center is once again limited. The stop started this morning February 23rd and will extend until the end of the 26th.

In Frosinone the control unit in via Puccini measured 61 micrograms per cubic meter of pm10 on Saturday, the limit is 50 microgammas. And while the rain returned to the city this morning after many days of absence gives rise to hope, the municipality of Frosinone intends to continue to promote virtuous behavior in favor of the ecosystem and to protect the health of the community. So on Sunday February 25th the second Ecological Sunday returns. In particular, the city will host a series of initiatives in the Via Aldo Moro area whose focus is on wellbeing and lifestyles. It will be possible to participate in demonstration lessons of pizzica, dance, hip hop and indoor rowing.

Source: Rainews

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

IL POCO INVIDIABILE PRIMATO DELL’ITALIA, IL PAESE CON PIU’ AUTO NELL’UNIONE EUROPEA

https://fiabitalia.it/il-poco-invidiabile-primato-dellitalia-il-paese-con-piu-auto-nellunione-europea/

L’Italia svetta in cima alla classifica dei paesi dell’Unione Europea con maggiore densità di auto rispetto al numero di abitanti per il 2022. Questo è quanto emerge dall’indagine di Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, che con questi dati conferma la nostra “patologica dipendenza dalle auto”. Nel 2022 abbiamo infatti superato anche il ricchissimo Lussemburgo (precedentemente primo in classifica), arrivando a contare 684 veicoli per ogni 1000 abitanti. Numeri da record che ci rendono distanti dalla media europea che si aggira sui 560 veicoli.

Classifica Eurostat relativa ai Paesi dell’UE, con numero di auto per 1000 abitanti

A confermare il nostro “abuso” di auto è anche il report “Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani” prodotto da Isfort, Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, di cui abbiamo scritto in un recente articolo. Dall’indagine emerge che in Italia l’automobile rimane il mezzo di trasporto dominante, con il 70% degli spostamenti e un numero di vetture in circolazione in continua crescita. Infatti, nel 2022, per la prima volta il parco auto in Italia ha superato i 40 milioni (40.213.061), con un aumento del +19% negli ultimi 20 anni. Non c’è quindi da stupirsi che in questo contesto la mobilità attiva rimanga marginale. 

Come ridurre il numero di auto

Massimo Gaspardo Moro, Responsabile del Centro Studi FIAB, sottolinea che “dobbiamo assolutamente ridurre il numero di auto, soprattutto nelle città, per ridurre l’inquinamento e la congestione e liberare spazio per la mobilità attiva e per il trasporto pubblico. Perciò dobbiamo incentivare la rottamazione delle auto più vecchie e inquinanti mediante abbonamenti al trasporto pubblico, e condizionare l’incentivo per l’acquisto di un’auto elettrica a fronte della rottamazione di due auto termiche”.

Potenziare quindi il trasporto pubblico e la rete ferroviaria regionale, focalizzare gli incentivi sulla rottamazione delle auto, investire sulla mobilità attiva, promuovere l’intermodalità, sono tutti strumenti per dare alle persone la possibilità di spostarsi senza auto, adottando valide alternative, più economiche e sostenibili. 

Investire in questi settori favorisce inoltre l’occupazione, in misura maggiore rispetto ai tradizionali incentivi per l’acquisto di auto nuove che utilizzano combustibili fossili, che avvantaggiano in larga misura le produzioni estere. A fronte di quasi 1,6 milioni di auto vendute in Italia nel 2023, infatti, le automobili prodotte in Italia sono meno di un terzo (508 mila unità) ed escono per la maggior parte da fabbriche che rispondono a società straniere.  

A conferma di questa situazione, riportiamo il grafico elaborato con i numeri forniti da ACI, OICA e ANFIA, in cui si evidenzia che nel tempo è sempre maggiore il distacco fra il numero delle auto prodotte in Italia e il numero delle immatricolazioni.

Italia, immatricolazione e produzione di auto negli ultimi 20. Rielaborazione dei dati ACI, OICA e ANFIA.

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

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THE UNENVIABLE PRIMATE OF ITALY, THE COUNTRY WITH THE MOST CARS IN THE EUROPEAN UNION

Italy stands at the top of the ranking of European Union countries with the highest car density compared to the number of inhabitants for 2022. This is what emerges from the survey by Eurostat, the Statistical Office of the European Union, which with these data confirms our “pathological dependence on cars”. In fact, in 2022 we also overtook the very rich Luxembourg (previously first in the ranking), reaching 684 vehicles for every 1000 inhabitants. Record numbers that make us distant from the european average which is around 560 vehicles.

Also confirming our “abuse” of cars is the report “Audimob – Mobility styles and behaviors of Italians” produced by Isfort, the Higher Institute of Training and Research for Transport, which we wrote about in a recent article. The survey shows that in Italy the car remains the dominant means of transport, with 70% of trips and a continuously growing number of cars in circulation. In fact, in 2022, for the first time the car fleet in Italy exceeded 40 million (40,213,061), with an increase of +19% over the last 20 years. It’s therefore not surprising that in this context active mobility remains marginal.

How to reduce the number of cars

Massimo Gaspardo Moro, Head of the FIAB Study Center, underlines that “we absolutely must reduce the number of cars, especially in cities, to reduce pollution and congestion and free up space for active mobility and public transport. Therefore we must encourage the scrapping of older and more polluting cars through public transport subscriptions, and condition the incentive for the purchase of an electric car against the scrapping of two combustion cars“.

Therefore, strengthening public transport and the regional railway network, focusing incentives on car scrapping, investing in active mobility, promoting intermodality, are all tools to give people the opportunity to move around without cars, adopting valid, cheaper and more efficient alternatives. sustainable.

Investing in these sectors also promotes employment, to a greater extent than traditional incentives for the purchase of new cars that use fossil fuels, which largely benefit foreign production. In fact, compared to almost 1.6 million cars sold in Italy in 2023, the cars produced in Italy are less than a third (508 thousand units) and mostly come from factories that respond to foreign companies.

To confirm this situation, we report the graph drawn up with the numbers provided by ACI, OICA and ANFIA, which highlights that over time the gap between the number of cars produced in Italy and the number of registrations is increasingly greater.

Source: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

ALESSIO BRANCACCIO SCRIVE A HISTADRUT, IL SINDACATO CONFEDERALE ISRAELIANO EQUIVALENTE DELLA CGIL IN ITALIA IN MERITO AL RILASCIO DEGLI OSTAGGI ISRAELIANI NELLE MANI DI HAMAS E DI SOLLEVARE DAL POTERE NETANYAHU IN ISRAELE

Good evening to all your Histadrut staff, I’m comrade Dr. Alessio Brancaccio of the Partito della Rifondazione Comunista of Abruzzo region in Italy and honorary member of the Al-Rahma Charity Association of Khan Younis https://rahma4gaza.org/en/ in the Gaza Strip fan of historic PLO leader Yasser Arafat, so I’m in solidarity with the Palestinian cause. You also know very well that this genocide has nothing to do with the Israeli people, the majority of them do not want it, I am sure of this, it is only a personal war carried out by Prime Minister Netanyahu who is continuously supported in money and weapons from the decadent old American with the “talking butt” Biden is no longer willing to give weapons to Netanyahu: I hope you have learned that the amendment to give another 60 billion dollars in weapons to Israel was passed in the Senate, but the The American House is opposed, therefore the amendment itself was blocked, while Joseph Borrell the catalan Vice President of the EU Security Council in Brussels rightly said that Biden must stop supplying weapons to Netanyahu if the military response has “been exaggerated”, so in my opinion we can stop all this horrible mess by not always asking for a permanent ceasefire in Gaza, because you know well that Netanyahu the criminal is not willing to negotiate and will continue to bomb you for other months and months until December 2024 and you you don’t want to see more deaths among your people and among the Palestinians, so the only way is to create the conditions to remove the Zionist with the protruding mouse ears from power without continuing to suffer further losses in the IDF, amidst Hamas ambushes among the ruins of destroyed cities and the diseases encountered by Israeli soldiers on the battlefield on land in the Gaza Strip. As a mediator for the Palestinian cause, I propose the only possible way to get your hostages back from Hamas which can only happen through the release of all the Palestinian prisoners imprisoned by Netanyahu in your occupation prisons, otherwise we will continue to see massacres among your soldiers and my Palestinian civilians at least through 2024! If Netanyahu is not willing to deal with this, you must create the conditions to remove him from power, without letting him reach the end of the legislature, because he will do everything to continue this genocide in Gaza to the bitter end until the date of the next national elections which he does not has still called and I remind you that the International Court of Justice in The Hague in the Netherlands was very clear with Netanyahu: “to prevent acts of genocide”. Organize as unions, band together, unite and send Netanyahu home as soon as possible! 

We’ll remain in contact for further upcoming negotiations, thank you for your attention.”

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

IL PIANO DELL’EUROPA PER GAZA: UNA CONFERENZA DI PACE E MILITARI UE PER GARANTIRE LA NASCITA DEI DUE STATI

EUROPE’S PLAN FOR GAZA: A PEACE CONFERENCE AND UE SOLDIERS FOR GUARANTEE THE TWO STATES BORNING

Joseph Borrell, il catalano Vice Presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Unione Europea a Bruxelles
Joseph Borrell, the catalan EU Security Council Vice President in Bruxelles
https://www.repubblica.it/esteri/2024/01/22/news/gaza_ue_conferenza_pace_sostegno_duestati-421949807/

Il summit dovrebbe disegnare una road map per arrivare alla tregua, al rilascio degli ostaggi e a una nuova amministrazione per Gaza


Bruxelles
 – Una «pace globale» stabile da raggiungere attraverso la costituzione di «Due Stati». Ecco il Piano europeo per provare a trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese. Il documento è stato presentato ieri dall’Alto rappresentante UE ai 27 ministri degli Esteri. Un piano che prevede una tregua da siglare in tempi brevi per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza, il rilascio degli ostaggi e il rafforzamento dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e della sicurezza per gli israeliani.

English translate

The summit should draw a road map to reach a truce, the release of the hostages and a new administration for Gaza

Brussels – A stable «global peace» to be achieved through the establishment of «Two States». Here is the European plan to try to find a solution to the Israeli-Palestinian conflict. The document was presented yesterday by the EU High Representative to the 27 Foreign Ministers. A plan that provides for a truce to be signed quickly to allow humanitarian aid to arrive in Gaza, the release of the hostages, the strengthening of the Palestinian National Authority (PNA) and security for the Israelis.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

ISRAELE: “LA GUERRA A GAZA DURERA’ PER TUTTO IL 2024”

Lo ha confermato l’esercito dello Stato ebraico, che prosegue con i bombardamenti e le operazioni di terra nella Striscia di Gaza

This was confirmed by the army of the Jewish State, which continues with bombings and ground operations in the Gaza Strip.
Lunedì lungo il confine con la Striscia di Gaza
https://www.rsi.ch/info/mondo/Israele-la-guerra-a-Gaza-durerà-per-tutto-il-2024–2030520.html

Israele ha avvertito che la guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza continuerà “per tutto” il 2024. La notte di Capodanno è stata segnata da incessanti attacchi al territorio palestinese assediato e dal lancio di razzi diretti a Tel Aviv.

Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha annunciato domenica che i riservisti si prenderanno una pausa dalla guerra per prepararsi a “combattimenti prolungati”. L’esercito “deve pianificare in anticipo perché saremo chiamati a svolgere ulteriori compiti e a combattere per tutto l’anno”, ha dichiarato, a quasi tre mesi dall’inizio della guerra.

Israele ha giurato di distruggere Hamas dopo l’attacco del 7 ottobre sul suo territorio perpetrato dall’organizzazione islamista e nazionalista palestinese, classificata come “terrorista” da Stati Uniti, Israele e Unione Europea. Quel giorno sono morte circa 1140 persone, la maggior parte delle quali civili, secondo un conteggio basato sugli ultimi dati ufficiali israeliani.

Nelle operazioni militari di rappresaglia di Israele a Gaza, dall’inizio della guerra sono state uccise in totale quasi 22000 persone, per lo più donne, adolescenti e bambini, ha reso noto lunedì il Ministero della Sanità di Hamas.

Colpi mortali a Capodanno

Un corrispondente dell’AFP ha riferito di colpi di artiglieria e di attacchi aerei che hanno colpito le città di Rafah e Khan Younis (sud della Striscia di Gaza) la notte di Capodanno.

Almeno 24 persone sono state uccise in questi attacchi, secondo il Ministero della Sanità di Hamas. Sempre secondo questa fonte, lunedì sono stati recuperati 15 corpi della stessa famiglia sotto le macerie di una casa bombardata domenica sera a Jabaliya, nel nord di Gaza.

L’inizio del nuovo anno è stato scandito anche dalle sirene di allarme in diverse parti di Israele. I giornalisti dell’AFP a Tel Aviv hanno assistito all’intercettazione di razzi da parte dei sistemi di difesa missilistica israeliani proprio a mezzanotte.

Le brigate Ezzedine Al-Qassam, il braccio armato di Hamas al potere a Gaza, hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco in un video pubblicato sui loro social network, affermando di aver lanciato razzi M90 in “risposta al massacro di civili”. Lunedì, le sirene di allarme hanno suonato di nuovo nel nord di Israele.

Disastro umanitario

Nella Striscia di Gaza assediata, dove l’85% della popolazione è sfollata, i bombardamenti continuano senza sosta. La guerra continuerà per “molti altri mesi”, ha avvertito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonostante gli appelli urgenti per un cessate il fuoco.

La guerra ha causato immense distruzioni e un disastro umanitario nell’enclave palestinese, che dal 9 ottobre è sotto totale assedio israeliano, dove si rischia la carestia e la maggior parte degli ospedali è fuori uso. Domenica, circa 120 camion umanitari sono entrati nella stretta striscia di terra.

I mediatori internazionali, guidati dal Qatar e dall’Egitto, stanno negoziando una pausa nei combattimenti da diverse settimane, dopo una tregua di una settimana alla fine di novembre che ha visto il rilascio di oltre 100 ostaggi e l’ingresso di aiuti limitati a Gaza.

Venerdì una delegazione di Hamas si è recata al Cairo per comunicare “la risposta delle fazioni palestinesi” a un piano egiziano che prevede il rilascio degli ostaggi e una pausa delle ostilità.

Tensioni regionali

La guerra a Gaza, che ha fatto temere una escalation regionale, ha anche riacceso le tensioni al confine tra Libano e Israele, teatro di scambi di fuoco quasi quotidiani tra l’esercito israeliano ed i guerriglieri Hezbollah libanesi, movimento islamista vicino all’Iran che sostiene Hamas. Lunedì l’esercito israeliano ha dichiarato di aver identificato e intercettato diversi “oggetti ostili” diretti verso il suo territorio.

Nel Mar Rosso, dove gli attacchi dei ribelli houthi dello Yemen sono aumentati nelle ultime settimane, il ministro della Difesa britannico Grant Shapps ha dichiarato lunedì di essere pronto a intraprendere “azioni dirette” contro i ribelli.

Il giorno precedente, l’esercito statunitense ha annunciato di aver affondato tre imbarcazioni appartenenti ai ribelli yemeniti alleati dell’Iran, accusati di aver attaccato una nave container. Dieci di loro sono stati uccisi nell’attacco. Dall’inizio della guerra, il 7 ottobre, gli Houthi hanno dimostrato il loro sostegno ai palestinesi di Gaza, minacciando il traffico su questa strategica rotta marittima.

English translate

Israel has warned that the war against Hamas in the Gaza Strip will continue "throughout" 2024. New Year's Eve was marked by relentless attacks on the besieged Palestinian territory and rocket fire aimed at Tel Aviv.

Israeli army spokesman Daniel Hagari announced on Sunday that reservists will take a break from the war to prepare for "prolonged fighting." The army “must plan ahead because we will be called upon to carry out additional tasks and fight throughout the year,” he said, almost three months into the war.

Israel has vowed to destroy Hamas after the October 7 attack on its territory perpetrated by the Islamist and nationalist Palestinian organization, classified as "terrorist" by the United States, Israel and the European Union. About 1,140 people died that day, most of them civilians, according to a tally based on the latest official Israeli data.

In Israel's retaliatory military operations in Gaza, a total of nearly 22,000 people have been killed since the start of the war, mostly women, teenagers and children, the Hamas Ministry of Health said on Monday.

Deadly shots on New Year's Eve

An AFP correspondent reported artillery shelling and air strikes hitting the cities of Rafah and Khan Younis (southern Gaza Strip) on New Year's Eve.

At least 24 people were killed in these attacks, according to the Hamas Ministry of Health. Also according to this source, 15 bodies of the same family were recovered on Monday under the rubble of a house bombed on Sunday evening in Jabaliya, in northern Gaza.

The start of the new year was also marked by alarm sirens in various parts of Israel. AFP journalists in Tel Aviv witnessed the interception of rockets by Israeli missile defense systems just at midnight.

The Ezzedine Al-Qassam brigades, the armed wing of Hamas in power in Gaza, claimed responsibility for the attack in a video published on their social networks, saying they fired M90 rockets in "response to the massacre of civilians". On Monday, warning sirens sounded again in northern Israel.

Humanitarian disaster

In the besieged Gaza Strip, where 85% of the population is displaced, bombing continues unabated. The war will continue for "many more months", Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu has warned, despite urgent calls for a ceasefire.

The war has caused immense destruction and a humanitarian disaster in the Palestinian enclave, which has been under total Israeli siege since October 9, where there is a risk of famine and most hospitals are out of order. On Sunday, around 120 humanitarian trucks entered the narrow strip of land.

International mediators, led by Qatar and Egypt, have been negotiating a pause in fighting for several weeks, following a week-long truce in late November that saw the release of more than 100 hostages and limited aid flowed into Gaza .

A Hamas delegation went to Cairo on Friday to communicate "the response of the Palestinian factions" to an Egyptian plan that involves the release of the hostages and a pause in hostilities.

Regional tensions

The war in Gaza, which has raised fears of a regional escalation, has also reignited tensions on the border between Lebanon and Israel, the scene of almost daily exchanges of fire between the Israeli army and the Lebanese Hezbollah guerrillas, an Islamist movement close to Iran claims Hamas. The Israeli army said on Monday it had identified and intercepted several "hostile objects" headed towards its territory.

In the Red Sea, where attacks by Yemen's Houthi rebels have increased in recent weeks, British Defense Secretary Grant Shapps said Monday he was ready to take "direct action" against the rebels.

The previous day, the US military announced that it had sunk three boats belonging to Yemeni rebels allied with Iran, accused of attacking a container ship. Ten of them were killed in the attack. Since the war began on October 7, the Houthis have demonstrated their support for the Palestinians in Gaza by threatening traffic on this strategic sea route.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

URSULA VON DER LEYEN CONTRO LA PROTEZIONE DEL LUPO IN EUROPA – URSULA VON DER LEYEN AGAINST THE WOLF PROTECTION IN EUROPE

Il WWF chiede agli Stati membri di ascoltare la Scienza e respingere la grave proposta di declassare lo status di protezione del Lupo Appenninico in Europa

WWF calls on member states to listen to the Science and reject the serious proposal to downgrade the protection status of the Appennine Wolf in Europe
Ursula Von Der Leyen contro la protezione del Lupo Appenninico in Europa per l’uccisione di uno dei suoi pony usato come pretesto per togliere lo status di specie protetta
https://www.wwf.it/pandanews/animali/von-der-leyen-contro-la-protezione-del-lupo-in-europa/

Chiediamo agli Stati di respingere questa proposta che declassa lo status di protezione della specie

Contro ogni evidenza scientifica, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha proposto di declassare lo status di protezione del lupo nella Convenzione di Berna, da specie “rigorosamente protetta” (Allegato II) a specie “protetta” (Allegato III). Il WWF sottolinea la sua assoluta contrarietà e invita gli Stati membri dell’UE a respingere questa proposta.

La Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa è la più antica convenzione al mondo nel campo della conservazione della natura ed è in vigore dal 1979. È considerata la fonte originaria di diritto internazionale che ha portato all’adozione della Direttiva Habitat dell’UE, pietra miliare dei programmi di conservazione europei.

“Questa è una decisione grave, senza alcuna giustificazione scientifica, motivata da ragioni puramente personali e politiche, che va a minare gli straordinari sforzi di conservazione messi in campo negli ultimi decenni e che hanno permesso la ripresa numerica e spaziale delle popolazioni di lupo in molti paesi dell’UE– dichiara Isabella Pratesi, direttrice del programma di Conservazione al WWF Italia-. La Presidente von der Leyen sta deliberatamente sacrificando decenni di lavoro di conservazione per il suo tornaconto politico, dando eco ai tentativi dei suoi alleati politici di strumentalizzare il lupo come capro espiatorio dei problemi socio-economici delle comunità rurali e del settore zootecnico. Questo approccio è inaccettabile e può creare un pericoloso precedente”.

La mossa della von der Leyen rappresenta un’inversione di rotta nelle politiche di conservazione che hanno fino ad oggi caratterizzato l’UE, ed è dettata da motivi puramente politici. A sostegno di questa interpretazione, lo scorso novembre l’UE aveva respinto il tentativo della Svizzera di declassare lo status di protezione del lupo, sostenendo che, sulla base dei dati più recenti, il lupo non aveva raggiunto uno stato di conservazione favorevole nella maggior parte degli Stati membri dell’UE.

Questo ripensamento è ancora più ingiustificato se si considera che i risultati dell’analisi approfondita della Commissione sulle popolazioni di lupi nell’UE, pubblicata oggi, non forniscono alcuna prova scientifica che lo stato della popolazione dei lupi sia cambiato in modo significativo nel giro di un anno. Questo annuncio è anche in contrasto con l’opinione pubblica, così come rilevato dall‘indagine recentemente pubblicata sulla percezione delle comunità rurali riguardo la coesistenza con i grandi carnivori. I risultati mostrano che il 68% degli abitanti delle zone rurali ritiene che i lupi debbano essere rigorosamente protetti e più di due terzi (72%) concordano sul fatto che abbiano il diritto di coesistere con l’uomo e le sue attività.

Per il WWF la proposta indebolisce il ruolo dell’UE come partner affidabile e leader nei forum internazionali, oltre a mettere in dubbio l’autenticità dei suoi sforzi per raggiungere gli obiettivi globali di biodiversità. Solo un anno fa, la Presidente von der Leyen aveva pronunciato un’importante dichiarazione a sostegno dell’accordo storico sull’azione globale per la natura per il 2030, insieme al resto della comunità internazionale. L’annuncio di oggi mette in discussione questi impegni internazionali dell’UE.

Una modifica alla Convenzione di Berna richiede una decisione del Consiglio e quindi una maggioranza qualificata degli Stati membri per approvare la proposta della Commissione. All’inizio del 2023, 12 Ministri dell’Ambiente hanno scritto al Commissario Sinkevičius assumendo una chiara posizione contro il declassamento dello status di protezione del lupo. L’Italia al contrario, con il Ministro Lollobrigida, ha recentemente presentato un documento, sostenuto anche da Francia, Austria, Polonia, Romania, Grecia, Finlandia e Lettonia, in cui ignorando le più recenti evidenze scientifiche che soottolineano quanto gli abbattimenti non rappresentino una soluzione a lungo termine per la mitigazione dei conflitti con la zootecnia, viene chiesto alla Commissione UE di aggiornare lo status di protezione dei grandi carnivori, lupo compreso, nel quadro della Direttiva Habitat 92/43/CEE.  

In diverse regioni europee è stata dimostrata che la coesistenza tra lupo e attività umane è possibile grazie a misure preventive efficaci, come l’installazione di diversi tipi di recinzioni, l’utilizzo di cani da guardiania per il bestiame e altre tecniche innovative in sperimentazione negli ultimi anni. Le linee guida dell’Unione Europea consentono agli Stati membri di risarcire pienamente agricoltori e allevatori per i danni causati da specie protette, come il lupo, e di rimborsare interamente i costi di investimento per le misure di prevenzione. Anche il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) potrebbe fornire un sostegno alla coesistenza, ma gli Stati membri non hanno sfruttato appieno questa opportunità di finanziamento.

La proposta di diminuire il grado di protezione del lupo e di aprire a modalità di gestione cruente rappresenta dunque una strategia inaccettabile e populista, che mette a serio rischio il futuro della conservazione di una specie chiave degli ecosistemi europei senza risolvere i potenziali conflitti.

Fonte: WWF Italia

English translate

We call on states to reject this proposal which downgrades the species' protection status.

Against all scientific evidence, the President of the European Commission Ursula von der Leyen has proposed to downgrade the protection status of the wolf in the Bern Convention, from a "strictly protected" species (Annex II) to a "protected" species (Annex III). WWF underlines its absolute opposition and calls on EU Member States to reject this proposal.

The Council of Europe's Bern Convention is the world's oldest convention in the field of nature conservation and has been in force since 1979. It is considered the original source of international law that led to the adoption of the EU Habitats Directive, cornerstone of European conservation programs.

“This is a serious decision, without any scientific justification, motivated by purely personal and political reasons, which undermines the extraordinary conservation efforts implemented in recent decades and which have allowed the numerical and spatial recovery of wolf populations in many EU countries - declares Isabella Pratesi, director of the Conservation program at WWF Italy -. President von der Leyen is deliberately sacrificing decades of conservation work for her own political gain, echoing her political allies' attempts to scapegoat the wolf for the socio-economic problems of rural communities and the livestock sector. This approach is unacceptable and may set a dangerous precedent."

Von der Leyen's move represents a reversal of direction in the conservation policies that have characterized the EU to date, and is dictated by purely political reasons. In support of this interpretation, last November the EU had rejected Switzerland's attempt to downgrade the protection status of the wolf, arguing that, based on the most recent data, the wolf had not achieved a favorable conservation status in most of the EU member states.

This change of heart is even more unjustified when you consider that the results of the Commission's in-depth analysis of wolf populations in the EU, published today, provide no scientific evidence that the status of the wolf population has changed significantly in the space of a year. year. This announcement is also at odds with public opinion, as revealed by the recently published survey on the perception of rural communities regarding coexistence with large carnivores. The results show that 68% of rural residents believe that wolves should be strictly protected and more than two-thirds (72%) agree that they have the right to co-exist with humans and their activities.

For the WWF, the proposal weakens the EU's role as a reliable partner and leader in international forums, as well as casting doubt on the authenticity of its efforts to achieve global biodiversity goals. Just a year ago, President von der Leyen made an important statement in support of the historic agreement on global action for nature 2030, together with the rest of the international community. Today's announcement calls into question these international commitments of the EU.

An amendment to the Bern Convention requires a Council decision and therefore a qualified majority of member states to approve the Commission's proposal. In early 2023, 12 Environment Ministers wrote to Commissioner Sinkevičius taking a clear position against downgrading the protection status of the wolf. Italy, on the contrary, with Minister Lollobrigida, recently presented a document, also supported by France, Austria, Poland, Romania, Greece, Finland and Latvia, in which, ignoring the most recent scientific evidence which underlines how culling does not represent a long-term solution for the mitigation of conflicts with livestock, the EU Commission is asked to update the protection status of large carnivores, including wolves, within the framework of the Habitats Directive.

In several European regions it has been demonstrated that the coexistence between wolves and human activities is possible thanks to effective preventive measures, such as the installation of different types of fences, the use of livestock guardian dogs and other innovative techniques being tested in last years. European Union guidelines allow member states to fully compensate farmers and breeders for damage caused by protected species, such as the wolf, and to fully reimburse investment costs for prevention measures. The European Agricultural Fund for Rural Development (EAFRD) could also provide support for coexistence, but Member States have not fully exploited this funding opportunity.

For the WWF, the proposal weakens the EU's role as a reliable partner and leader in international forums, as well as casting doubt on the authenticity of its efforts to achieve global biodiversity goals. Just a year ago, President von der Leyen made an important statement in support of the historic agreement on global action for nature 2030, together with the rest of the international community. Today's announcement calls into question these international commitments of the EU.

An amendment to the Bern Convention requires a Council decision and therefore a qualified majority of member states to approve the Commission's proposal. In early 2023, 12 Environment Ministers wrote to Commissioner Sinkevičius taking a clear position against downgrading the protection status of the wolf. Italy, on the contrary, with Minister Lollobrigida, recently presented a document, also supported by France, Austria, Poland, Romania, Greece, Finland and Latvia, in which, ignoring the most recent scientific evidence which underlines how culling does not represent a long-term solution for the mitigation of conflicts with livestock, the EU Commission is asked to update the protection status of large carnivores, including wolves, within the framework of the Habitats Directive EEC/92/43.

In several European regions it has been demonstrated that the coexistence between wolves and human activities is possible thanks to effective preventive measures, such as the installation of different types of fences, the use of livestock guardian dogs and other innovative techniques being tested in last years. European Union guidelines allow member states to fully compensate farmers and breeders for damage caused by protected species, such as the wolf, and to fully reimburse investment costs for prevention measures. The European Agricultural Fund for Rural Development (EAFRD) could also provide support for coexistence, but Member States have not fully exploited this funding opportunity.

The proposal to reduce the level of protection of the wolf and to open up cruel management methods therefore represents an unacceptable and populist strategy, which puts the future of the conservation of a key species of European ecosystems at serious risk without resolving potential conflicts.



Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

NUCLEARE, PUBBLICATO L’ELENCO DEI SITI IDONEI PER IL DEPOSITO DELLE SCORIE RADIOATTIVE

Vasto (CH), lì 19 Dicembre 2023

Energia nucleare, pubblicato l’elenco dei siti idonei per il deposito delle scorie radioattive. Con il presente articolo ricordo l’ennesimo passo indietro in merito alla scelta di tornare a usare l’energia nucleare per sopperire alla mancanza di approvvigionamento energetico, attraverso l’uso di centrali di quarta generazione, ritenute più sicure che producono sicuramente meno scorie radioattive di quella di terza generazione com’era Chernobyl in Ucraina, fatto dall’Unione Europea, dalla Francia, che ha diverse centrali nucleari al proprio territorio e pericolosamente confinante con l’Italia e molte altre nazioni europee favorevoli al ritorno al nucleare: incredibilmente tra esse c’è anche la Svezia, tra le regine scandinave della sostenibilità ambientale! Ribadisco in tale articolo la mia totale contrarietà all’utilizzo dell’energia nucleare dal processo caldo di fissazione nucleare che porta sempre alla produzione di scorie radioattive e sono favorevole alla sperimentazione sul nucleare, è giusto che la ricerca energetica in tale campo vada avanti, ma a patto che sfrutti la fusione fredda e che tale tipo di processo nucleare non porti più a produrre scorie radioattive, dannosissime per i suoli agricoli e le falde acquifere. Personalmente ritengo si tratti della solita mossa dei vari Ministeri della Transizione Ecologica delle nazioni europee che mirano a reintrodurre le centrali atomiche in Europa solamente per aumentare i loro profitti a scapito della salute degli europei e di tutte le altre popolazioni che mirano ad entrare in Europa e nella NATO.

In Italia la popolazione si era espressa già in totale contrarietà all’adozione delle centrali nucleari con il referendum abrogativo del 1987, che portò alla denuclearizzazione completa di tutte le centrali nucleari rimaste attive o inattive sul territorio.

Nel 2011 ci fu un altro referendum abrogativo sull’adozione dell’energia nucleare in cui gli italiani si espressero di nuovo contrari all’utilizzo dell’energia nucleare, ma nel 2021 l’allora Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani del Governo Draghi si espresse a favore, dando letteralmente uno schiaffo in faccia a tutti gli italiani, i quali tramite voto popolare si erano espressi quasi tutti contro il nucleare!

Nucleare, pubblicato l’elenco dei siti idonei per il deposito delle scorie radioattive

13 dic 2023 – 16:07

Lo ha comunicato il MASE in una nota in cui indica le zone dove realizzare in Italia il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico, al fine di permettere lo stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha pubblicato sul proprio sito l’elenco delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI). La Carta è stata elaborata da Sogin e Isin e individua 51 locazioni possibili. Entro 30 giorni dalla pubblicazione della Carta, possono essere presentate le candidature a ospitare il deposito da parte di enti territoriali e strutture militari. Possono presentare candidature anche enti locali non indicati nella Cnai, chiedendo alla Sogin di rivalutare il loro territorio.

Obiettivo realizzare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi

La Carta indica le aree dove realizzare in Italia il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico, al fine di permettere lo stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività. Come è stato spiegato dal Mase, il documento è stato elaborato dalla Sogin sulla base delle osservazioni emerse a seguito della consultazione pubblica e del Seminario nazionale condotti dopo la pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), e approvata dall’Ispettorato nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (Isin). La Carta Nazionale delle aree idonee individua 51 zone i cui requisiti sono stati giudicati in linea con i parametri previsti dalla Guida tecnica Isin, che recepisce le normative internazionali per questo tipo di strutture.

Trenta giorni di tempo per enti territoriali che vogliono autocandidarsi

Gli enti territoriali le cui aree non sono presenti nella proposta di Cnai, nonché il ministero della Difesa per le strutture militari interessate, possono entro trenta giorni dalla pubblicazione della Carta, presentare la propria autocandidatura a ospitare il Deposito nazionale e il Parco tecnologico e chiedere al Mase e alla Sogin di avviare una rivalutazione del territorio stesso, al fine di verificarne l’eventuale idoneità. Possono inoltre  presentare la propria autocandidatura, entro lo stesso termine, anche gli enti territoriali le cui aree sono presenti nella proposta di Cnai.

https://tg24.sky.it/cronaca/2023/12/13/siti-scorie-nucleari-italia

I Paesi Ue a favore del nucleare si riuniscono, ci sarà anche Italia

  • Martedì prossimo a Bratislava, in Slovacchia, a margine del Forum Europeo sull’Energia Nucleare (ENEF), si riuniranno i Paesi UE a favore del nucleare. Lo ha comunicato il Ministero della Transizione Ecologica Francese, alla guida dell’iniziativa. Alla riunione prenderà parte anche l’Italia in veste di osservatore.

IL VERTICE

  • Martedì 7 novembre, a Bratislava, torneranno a riunirsi i Paesi UE a favore del nucleare. Lo faranno a margine del Forum Europeo sull’Energia Nucleare (ENEF). Lo ha comunicato il Ministero della Transizione Ecologica Francese, alla guida dell’iniziativa.

ANCHE L’ITALIA

  • Alla riunione dell’alleanza dei Paesi UE pro-nucleare, come accaduto negli scorsi incontri, prenderà parte anche l’Italia in veste di osservatore.

“RICORDARE CENTRALITÀ DEL NUCLEARE”

  • Il Forum Europeo sull’Energia Nucleare “sarà l’occasione per ricordare la centralità del nucleare per la decarbonizzazione e la sovranità dell’economia UE” (Ma che cazzo stanno a dì? Sempre le solite fregnacce tipiche dei borghesi che speculano sulla salute della popolazione civile!) e dovrebbe aprire la strada a “una nuova coalizione industriale per i piccoli reattori modulari“, ha spiegato il Ministero della Transizione Ecologica Francese.

COS’È

  • L’Alleanza del Nucleare è stata creata lo scorso febbraio su volontà di Parigi. Si prefigge di “riunire tutti i Paesi d’Europa che vogliono appoggiarsi sull’energia nucleare, al fianco delle rinnovabili, per realizzare la loro transizione energetica”

NUOVO DIALOGO

  • I Paesi membri dell’alleanza – dopo una serie di riunioni a Bruxelles, Stoccolma e Parigi – si ritroveranno quindi nella capitale slovacca per un nuovo dialogo che, hanno spiegato i promotori, sarà volto a mettere a punto la strada maestra per il futuro dell’atomo

PRESENTE ANCHE LA COMMISSARIA UE ALL’ENERGIA

  • La riunione si terrà a margine di una due giorni di conferenze e convegni dell’intero settore. Al vertice dell’Alleanza del Nucleare parteciperà anche la commissaria UE all’Energia Kadri Simson

LA LETTERA

  • Nei giorni scorsi dodici Paesi Ue avevano inviato una lettera congiunta alla Commissione europea chiedendo la creazione di “un’alleanza industriale a livello comunitario” per i piccoli reattori modulari (Smr), con l’obiettivo di “rafforzare l’industria nucleare europea, la sicurezza dell’approvvigionamento e la competitività”

I PAESI

  • I 12 Paesi firmatari della lettera, che fanno parte dell’Alleanza per il nucleare, sono: Francia, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Belgio e Italia hanno partecipato a qualche incontro, in qualità di osservatori.

L’APPELLO

  • Anche nei mesi scorsi i 12 Stati hanno scritto una lettera firmata dai ministri dell’energia: il nucleare è “tecnologia chiave per la decarbonizzazione” e “la Commissione europea dovrebbe intensificare la promozione del settore in Europa e all’estero”. Si chiedeva poi il riconoscimento del “ruolo vitale dell’energia nucleare” e si sottolineava come “il principio della neutralità tecnologica e il diritto sovrano degli Stati membri di determinare il proprio mix energetico devono essere debitamente presi in considerazione nelle politiche europee”

BRUXELLES

  • Bruxelles si è sempre espressa favorevolmente sullo sviluppo di reattori nucleari di quarta generazione e di piccoli reattori modulari, entrambi attualmente in fase di sviluppo.

https://tg24.sky.it/ambiente/2021/09/16/referendum-antinucleare-italia-
https://www.greenpeace.org/italy/storia/13824/10-anni-dal-referendum-nucleare-una-scelta-ancora-giusta/
https://www.repubblica.it/politica/2011/06/13/news/referendum_la_giornata_dei_s_il_quorum_arriva_tra_le_polemiche-17645020/
https://metronews.it/2023/12/13/nucleare-rifiuti-radioattivi/
https://www.mase.gov.it/comunicati/nucleare-pubblicato-lelenco-delle-51-aree-idonee-alla-localizzazione-del-deposito

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto