Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

PERCHE’ FROSINONE E’ UNA DELLE CITTA’ PIU’ INQUINATE D’ITALIA

L’ampio uso delle auto, i mezzi pubblici scarsi e la sua conformazione geografica hanno portato la città laziale a sforare i limiti di legge sulle polveri sottili più della Pianura Padana

di Angelo Mastrandrea

Frosinone, città del Lazio che è tra le più inquinante d’Italia a causa di alti livelli di polveri sottili o nanoparticolato atmosferico PM10 (smog)
https://www.ilpost.it/2024/03/12/frosinone-inquinamento/

Mercoledì 28 febbraio la centralina per il monitoraggio dell’aria che l’ARPA del Lazio (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) ha installato lungo viale Mazzini, nel centro di Frosinone, ha rilevato 52 microgrammi per metro cubo di PM10, le particelle più fini prodotte soprattutto dagli scarichi delle automobili e dai riscaldamenti domestici. Un secondo sensore, piazzato all’angolo tra via Puccini e via Verdi, nella parte bassa della città, ha segnalato poco meno e ciò è bastato a evitare l’ennesimo blocco del traffico.

La soglia massima prevista dalla legge italiana infatti è di 50 microgrammi per metro cubo, cinque in più dei 45 indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’OMS. Quando viene superata, i sindaci devono prendere delle misure di emergenza per far abbassare la concentrazione di PM10 nell’atmosfera ed evitare rischi per la salute dei cittadini, in particolare delle persone anziane, dei bambini e di chi è affetto da malattie respiratorie. Queste particelle, infatti, spesso sono composte da metalli pesanti, nitriti e solfati, e quando vengono respirate possono provocare problemi respiratori come asma o bronchiti croniche, malattie cardiovascolari e tumori come quello al polmone.

Secondo un rapporto di Legambiente, nel 2023 Frosinone è stata la città italiana che ha sforato più volte il limite dei 50 microgrammi al metro cubo di PM10. La stazione di monitoraggio dell’aria di Frosinone Scalo ha rilevato che la soglia critica è stata superata per 70 giorni, più o meno un giorno a settimana, mentre una direttiva europea del 2008 e la legge del 2010 che l’ha recepita stabiliscono che il limite non vada superato per più di 35 giorni all’anno. Per la seconda volta negli ultimi dieci anni Frosinone è risultata più inquinata da polveri sottili, come vengono definite queste particelle, di città come Milano, Napoli, Roma e Torino, e della Pianura Padana, dove a Gennaio la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo d’aria è stata superata per diversi giorni.

La stazione di monitoraggio dell’aria a Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

A Frosinone Scalo vive la maggior parte dei 44mila abitanti di Frosinone, che è la città più importante della regione storica del Lazio chiamata Ciociaria. Quasi altrettanti ci vanno ogni giorno dai paesi vicini per lavorare. Lo svincolo dove si trova la centralina è uno dei punti più trafficati della città. Per questo molti abitanti ritengono che i dati sull’inquinamento siano falsati e che in realtà il resto della città non sia poi così inquinato. Il sindaco Riccardo Mastrangeli, di Forza Italia, però li smentisce. «Negli ultimi tempi abbiamo rilevato un alto livello di polveri sottili anche nella parte alta della città, che in genere ha l’aria più pulita di quella bassa, dove lo smog ristagna perché si trova in una conca tra i monti Lepini e i monti Ernici», dice.

Gli unici giorni in cui il PM10 è tornato al di sotto dei limiti di legge sono stati quelli in cui il vento o la pioggia ne hanno ridotto la concentrazione.

Frosinone Scalo (Fabio Cuttica/Contrasto)

Mastrangeli, che è anche un farmacista, dice che Frosinone è la prima città nel Lazio per vendita di farmaci cortisonici inalatori. Ogni mattina Mastrangeli controlla su un’app i livelli di polveri sottili presenti nell’aria, secondo i dati rilevati dalle due centraline, e sulla base di questi decide i provvedimenti per ridurne rapidamente la quantità. I continui sforamenti della soglia considerata pericolosa per la salute umana lo hanno costretto a decretare in diverse occasioni il blocco del traffico per le auto più inquinanti e hanno convinto la giunta comunale di centrodestra a programmare alcuni interventi strutturali, per cambiare la mobilità cittadina e gli impianti di riscaldamento.

Tra i provvedimenti adottati ci sono l’acquisto di bus elettrici, che saranno pagati con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato dall’Unione Europea, la realizzazione di una rete di parcheggi di scambio in cui lasciare l’auto e prendere un mezzo pubblico, e l’invio di tecnici del comune in case e palazzi per controllare ed eventualmente sostituire le vecchie caldaie con altre meno inquinanti.

Una veduta dall’alto di Frosinone con il grattacielo Zeppieri (Angelo Mastrandrea/il Post)

Il PM10 viene chiamato in questo modo perché le particelle di cui è composto, che possono essere liquide o solide, hanno un diametro uguale o non superiore ai 10 micron, cioè 10 millesimi di millimetro. Si distingue dal PM2.5, che è costituito da polveri ancora più fini, che se vengono respirate penetrano più in profondità nelle vie respiratorie. Il Ministero della Salute spiega che può avere «sia un’origine naturale, come l’erosione dei venti sulle rocce, le eruzioni vulcaniche e l’autocombustione di boschi e foreste, sia antropica», cioè dagli scarichi delle automobili o dei riscaldamenti domestici, compresi i vecchi camini a legna. Per questo Mastrangeli ha anche vietato l’uso di camini e stufe a legna nelle case che hanno già altri impianti di riscaldamento e ha proibito ai contadini «l’odiosa abitudine» di bruciare le sterpaglie all’aperto (roghi agricoli) «nonostante abbiamo predisposto un servizio di raccolta gratuita».

Il segretario locale di Legambiente Stefano Ceccarelli sostiene che per abbattere la quantità di polveri sottili sia necessario cambiare radicalmente la mobilità cittadina e abbassare i limiti di velocità sulla vicina autostrada nel tratto in cui attraversa la provincia di Frosinone. L’associazione ambientalista si appella a una legge del 2023, firmata dal Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha concesso alle Regioni la facoltà di imporre l’abbassamento dei limiti di velocità sulle autostrade proprio per ridurre l’inquinamento. «Ogni giorno sulla Roma-Napoli passano circa 50mila vetture e a queste si aggiungono quelle delle decine di migliaia di persone che vengono a lavorare in città con la propria automobile», spiega. Secondo dati ISTAT, a Frosinone c’è il numero di automobili più alto in Italia, 829 ogni 1.000 abitanti.

«Bisogna convincere i cittadini che molti percorsi si possono fare anche a piedi ed è necessario rivedere la frequenza e la capillarità del trasporto pubblico», dice Marina Testa, coordinatrice della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB) nel Lazio. Secondo Ceccarelli, l’«abitudine consolidata» di prendere l’auto spesso è obbligata, perché «la conformazione urbanistica caotica di Frosinone», che è fatta nella parte bassa di centinaia di villette e palazzine sparse nelle campagne, rende quasi impossibile il ricorso a un mezzo diverso da quello privato. «Purtroppo la città dagli anni Sessanta è stata costruita in maniera disordinata e senza alcuna sensibilità ambientale e ora non è facile rimediare ai danni fatti», dice Testa. La misura di tutto questo secondo lei è il modo in cui venne trattato un antico anfiteatro romano: alla metà degli anni Sessanta fu scoperto dalle ruspe che lavoravano per costruire un palazzo. La costruzione fu interrotta ma poi riprese, e quello che rimane è nascosto sotto un edificio di via Roma, una delle strade principali di Frosinone.

Una stazione di bike sharing abbandonata a Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

La Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB) si sta battendo contro la riapertura dell’unica strada chiusa al traffico. È lunga 450 metri e collega la villa comunale alla via che porta sui vicini monti Lepini, attraversando un parco e una pista di pattinaggio abbandonata: è stata chiusa per via di un ponticello pericolante che non è mai stato sistemato. Testa la definisce «un piccolo polmone incastonato tra gli edifici, uno dei pochi posti della città in cui si può respirare». Lungo la strada si vedono persone a passeggio, di corsa o in bicicletta, «perché altri percorsi utilizzabili non ci sono a meno che non si faccia una fuga tra i campi».

Una fermata dell’autobus vicino alla stazione di Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

I bus del trasporto pubblico locale vengono utilizzati poco perché in molte zone della città non arrivano e passano molto di rado. Per andare dalla stazione ferroviaria al grattacielo Zeppieri nel quartiere De Matthaeis, che è il centro economico della città bassa, ci vorrebbero non più di una decina di minuti. Una linea diretta verso il centro storico avrebbe più o meno gli stessi tempi di percorrenza. Ma i tempi di attesa degli autobus vanno da mezzora a un’ora, e inoltre fanno percorsi tortuosi per coprire con le poche corse a disposizione più territorio possibile.

L’«ascensore inclinato», una sorta di funivia con una cabina da 30 posti che dovrebbe portare alla parte alta superando un dislivello di 170 metri, è rotto da tre anni. La giunta comunale ha appaltato i lavori per potenziarlo, mentre i nuovi bus elettrici dovrebbero collegarlo direttamente alla stazione. «Per rendere appetibile il trasporto pubblico locale ti devi muovere dalla stazione al centro storico in dieci minuti, per questo è necessario raddoppiare l’ascensore inclinato e inserirlo in un piano urbano sostenibile», ha detto il sindaco Mastrangeli in consiglio comunale. Al momento, però, il mezzo più veloce per andare nel centro storico, dove si trovano l’Accademia di Belle Arti e il Museo Archeologico, rimane l’automobile.

L’ingresso chiuso dell’ascensore inclinato a Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Fonte: Il Post

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WHY FROSINONE IS ONE OF THE MOST POLLUTED CITIES IN ITALY

The widespread use of cars, limited public transport and its geographical conformation have led the Lazio city to exceed the legal limits on fine particles more than the Po Valley

by Angelo Mastrandrea

Frosinone, a city in Lazio which is among the most polluting in Italy due to high levels of fine dust or atmospheric nanoparticles PM10 (smog)

On Wednesday 28 February the air monitoring unit that the ARPA of Lazio (Regional Agency for Environmental Protection) installed along Viale Mazzini, in the center of Frosinone, detected 52 micrograms per cubic meter of PM10, the finest particles produced mainly by car exhaust and home heating. A second sensor, placed on the corner between via Puccini and via Verdi, in the lower part of the city, reported slightly less and this was enough to avoid yet another traffic block.

The maximum threshold established by Italian law is in fact 50 micrograms per cubic meter, five more than the 45 indicated by the World Health Organization, the WHO. When it is exceeded, mayors must take emergency measures to lower the concentration of PM10 in the atmosphere and avoid risks to the health of citizens, in particular elderly people, children and those suffering from respiratory diseases: these particles, in fact, are often composed of heavy metals, nitrites and sulphates, and when they are breathed in they can cause respiratory problems such as asthma or chronic bronchitis, cardiovascular diseases and tumors such as lung cancer.

According to a Legambiente report, in 2023 Frosinone was the Italian city that exceeded the limit of 50 micrograms per cubic meter of PM10 several times. The Frosinone Scalo air monitoring station found that the critical threshold was exceeded for 70 days, more or less one day a week, while a 2008 European directive and the 2010 law that implemented it establish that the limit must not be exceeded for more than 35 days per year. For the second time in the last ten years, Frosinone was more polluted by fine dust, as these particles are defined, than cities such as Milan, Naples, Rome and Turin, and the Po Valley, where in January the threshold of 50 micrograms per cubic meter of air was exceeded for several days.

The air monitoring station in Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Most of the 44 thousand inhabitants of Frosinone live in Frosinone Scalo, which is the most important city in the historical region of Lazio called Ciociaria. Almost as many go there every day from neighboring towns to work. The junction where the control unit is located is one of the busiest points in the city. For this reason, many inhabitants believe that the pollution data are distorted and that in reality the rest of the city is not that polluted. Mayor Riccardo Mastrangeli, of Forza Italia, however, denies them. «Recently we have detected a high level of fine dust even in the upper part of the city, which generally has cleaner air than the lower part, where smog stagnates because it is located in a valley between the Lepini and Ernici mountains», he says.

The only days in which PM10 returned to below legal limits were those in which wind or rain reduced its concentration.

Frosinone Scalo

Mastrangeli, who is also a pharmacist, says that Frosinone is the first city in Lazio for the sale of inhaled cortisone drugs. Every morning Mastrangeli checks the levels of fine dust present in the air on an app, according to the data collected by the two control units, and on the basis of these decides on measures to quickly reduce the quantity. The continuous exceeding of the threshold considered dangerous for human health have forced him to decree on several occasions the blocking of traffic for the most polluting cars and have convinced the centre-right municipal council to plan some structural interventions to change city mobility and systems of heating.

Among the measures adopted are the purchase of electric buses, which will be paid for with funds from the National Recovery and Resilience Plan (PNRR) financed by the European Union, the creation of a network of exchange car parks where you can leave your car and taking public transport, and sending municipal technicians to houses and buildings to check and possibly replace old boilers with less polluting ones.

A view from above of Frosinone with the Zeppieri skyscraper (Angelo Mastrandrea/il Post)

PM10 is called in this way because the particles of which it is composed, which can be liquid or solid, have a diameter equal to or no greater than 10 microns, i.e. 10 thousandths of a millimetre. It’s distinguished from PM2.5, which is made up of even finer dust, which if breathed penetrates deeper into the respiratory tract. The Ministry of Health explains that it can have “both a natural origin, such as the erosion of winds on rocks, volcanic eruptions and spontaneous combustion of woods and forests, and anthropic“, i.e. from car exhaust or home heating, including old wood-burning fireplaces. For this reason Mastrangeli also banned the use of fireplaces and wood stoves in homes that already have other heating systems and prohibited farmers from “the hateful habit” of burning brushwood in the open air (agricultural fires) “despite the fact that we have set up a collection service free.”

The local secretary of Legambiente Stefano Ceccarelli claims that to reduce the quantity of fine particles it’s necessary to radically change city mobility and lower the speed limits on the nearby motorway in the stretch where it crosses the province of Frosinone. The environmentalist association is appealing to a 2023 law, signed by the Minister of Transport Matteo Salvini, which garanted the Regions the power to impose the lowering of speed limits on motorways precisely to reduce pollution. «Every day about 50 thousand cars pass on the Rome-Naples route and to these must be added those of the tens of thousands of people who come to work in the city with their own cars», he explains. According to ISTAT data, in Frosinone there is the highest number of cars in Italy, 829 per 1,000 inhabitants.

«We need to convince citizens that many routes can also be done on foot and it is necessary to review the frequency and capillarity of public transport», says Marina Testa, coordinator of the Italian Environment and Bicycle Federation (FIAB) in Lazio. According to Ceccarelli, the «consolidated habit» of taking the car is often obligatory because «the chaotic urban layout of Frosinone», which is made up of hundreds of villas and buildings scattered in the countryside in the lower part, makes it almost impossible to use a means other than private. «Unfortunately, since the 1960s the city has been built in a disorderly manner and without any environmental sensitivity and now it’s not easy to remedy the damage done», says Testa. According to her, the measure of all this is the way in which an ancient Roman amphitheater was treated: in the mid-1960s it was discovered by bulldozers working to build a palace. Construction was interrupted but then resumed, and what remains is hidden under a building on Via Roma, one of Frosinone’s main streets.

An abandoned bike sharing station in Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

The Italian Environment and Bicycle Federation (FIAB) is fighting against the reopening of the only road closed to traffic. It’s 450 meters long and connects the municipal villa to the road that leads to the nearby Lepini mountains, crossing a park and an abandoned ice rink: it was closed due to a small unsafe bridge that was never repaired. Testa defines it as “a small lung nestled between the buildings, one of the few places in the city where you can breathe”. Along the road you can see people walking, running or cycling, “because there are no other usable routes unless you escape through the fields”.

A bus stop near the Frosinone station (Angelo Mastrandrea/il Post)

Local public transport buses are rarely used because they rarely arrive or pass through many areas of the city. To go from the train station to the Zeppieri skyscraper in the De Matthaeis district, which is the economic center of the lower city, would take no more than about ten minutes. A direct line to the historic center would have more or less the same travel times. But bus waiting times range from half an hour to an hour, and they also take tortuous routes to cover as much territory as possible with the few trips available.

The “inclined lift”, a sort of cable car with a 30-seater cabin that should lead to the upper part over a difference in height of 170 metres, has been broken for three years. The municipal council has contracted the works to upgrade it, while the new electric buses should connect it directly to the station. «To make local public transport attractive you have to move from the station to the historic center in ten minutes, which is why it’s necessary to double the inclined lift and insert it into a sustainable urban plan», Mayor Mastrangeli said in the city council. At the moment, however, the fastest way to go to the historic centre, where the Academy of Fine Arts and the Archaeological Museum are located, remains the car.

The closed entrance of the inclined lift in Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Source: Il Post

Frosinone, 44000 inhabitants, Ciociaria Lazio
https://www.google.it/maps/place/03100+Frosinone+FR/@41.6346093,13.2964801,8945m/data=!3m2!1e3!4b1!4m6!3m5!1s0x13255a94c5214bd7:0xc5572b2113e85906!8m2!3d41.6396009!4d13.3426341!16s%2Fg%2F11bc5v280r?entry=ttu

https://x.com/bralex84/status/1768746642792906886

Smog alle stelle, quattro giorni di stop alle auto in centro a Frosinone

I divieti applicati dopo l’ennesimo sforamento dei limiti delle polveri sottili. Quattro giorni di limitazioni alla circolazione da oggi fino a lunedì. E il 25 torna anche la domenica ecologica

Frosinone nella morsa dello smog
https://www.rainews.it/tgr/lazio/articoli/2024/02/smog-alle-stelle-quattro-giorni-di-stop-alle-auto-in-centro-a-frosinone-583d72de-2acb-4e03-85b9-771f24267804.html

Lo smog non accenna ad abbandonare l’aria di Frosinone. Le centraline di rilevamento dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente hanno registrato un nuovo sforamento dei limiti delle polveri sottili. Per questo il sindaco Riccardo Mastrangeli ha firmato un provvedimento con il quale ancora una volta viene limitata la circolazione dei mezzi più inquinanti nel centro cittadino. Lo stop è partito questa mattina 23 febbraio e si estenderà fino a tutto il 26.

A Frosinone la centralina di via Puccini ha misurato nella giornata di sabato 61 microgrammi al metro cubo di pm10, il limite è 50 microgammi. E mentre la pioggia tornata a scendere in città proprio questa mattina dopo tanti giorni di assenza, lascia ben sperare, il comune di Frosinone intende continuare a promuovere comportamenti virtuosi a favore dell’ecosistema e per tutelare la salute della collettività. Così domenica 25 febbraio torna la seconda domenica ecologica. In particolare la città ospiterà nell’area di via Aldo Moro una serie di iniziative al cui centro ci sono il benessere e gli stili di vita. Sarà possibile partecipare a lezioni dimostrative di pizzica, danza, hip hop e canottaggio indoor.

Nel servizio di Gemma Giovannelli l’intervista a Giancarlo Pizzutelli – Direttore Dipartimento Prevenzione ASL Frosinone.

Fonte: Rainews

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Skyrocketing smog, four days of car closures in the center of Frosinone

The bans applied after yet another violation of the limits of fine dust. Four days of traffic restrictions from today until Monday. And ecological Sunday also returns on the 25th

Frosinone in the grip

The smog shows no signs of abandoning the air of Frosinone. The detection stations of the Regional Agency for Environmental Protection have recorded a new violation of the limits of fine particles. For this reason, the mayor Riccardo Mastrangeli has signed a provision with which the circulation of the most polluting vehicles in the city center is once again limited. The stop started this morning February 23rd and will extend until the end of the 26th.

In Frosinone the control unit in via Puccini measured 61 micrograms per cubic meter of pm10 on Saturday, the limit is 50 microgammas. And while the rain returned to the city this morning after many days of absence gives rise to hope, the municipality of Frosinone intends to continue to promote virtuous behavior in favor of the ecosystem and to protect the health of the community. So on Sunday February 25th the second Ecological Sunday returns. In particular, the city will host a series of initiatives in the Via Aldo Moro area whose focus is on wellbeing and lifestyles. It will be possible to participate in demonstration lessons of pizzica, dance, hip hop and indoor rowing.

Source: Rainews

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

IL POCO INVIDIABILE PRIMATO DELL’ITALIA, IL PAESE CON PIU’ AUTO NELL’UNIONE EUROPEA

https://fiabitalia.it/il-poco-invidiabile-primato-dellitalia-il-paese-con-piu-auto-nellunione-europea/

L’Italia svetta in cima alla classifica dei paesi dell’Unione Europea con maggiore densità di auto rispetto al numero di abitanti per il 2022. Questo è quanto emerge dall’indagine di Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, che con questi dati conferma la nostra “patologica dipendenza dalle auto”. Nel 2022 abbiamo infatti superato anche il ricchissimo Lussemburgo (precedentemente primo in classifica), arrivando a contare 684 veicoli per ogni 1000 abitanti. Numeri da record che ci rendono distanti dalla media europea che si aggira sui 560 veicoli.

Classifica Eurostat relativa ai Paesi dell’UE, con numero di auto per 1000 abitanti

A confermare il nostro “abuso” di auto è anche il report “Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani” prodotto da Isfort, Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, di cui abbiamo scritto in un recente articolo. Dall’indagine emerge che in Italia l’automobile rimane il mezzo di trasporto dominante, con il 70% degli spostamenti e un numero di vetture in circolazione in continua crescita. Infatti, nel 2022, per la prima volta il parco auto in Italia ha superato i 40 milioni (40.213.061), con un aumento del +19% negli ultimi 20 anni. Non c’è quindi da stupirsi che in questo contesto la mobilità attiva rimanga marginale. 

Come ridurre il numero di auto

Massimo Gaspardo Moro, Responsabile del Centro Studi FIAB, sottolinea che “dobbiamo assolutamente ridurre il numero di auto, soprattutto nelle città, per ridurre l’inquinamento e la congestione e liberare spazio per la mobilità attiva e per il trasporto pubblico. Perciò dobbiamo incentivare la rottamazione delle auto più vecchie e inquinanti mediante abbonamenti al trasporto pubblico, e condizionare l’incentivo per l’acquisto di un’auto elettrica a fronte della rottamazione di due auto termiche”.

Potenziare quindi il trasporto pubblico e la rete ferroviaria regionale, focalizzare gli incentivi sulla rottamazione delle auto, investire sulla mobilità attiva, promuovere l’intermodalità, sono tutti strumenti per dare alle persone la possibilità di spostarsi senza auto, adottando valide alternative, più economiche e sostenibili. 

Investire in questi settori favorisce inoltre l’occupazione, in misura maggiore rispetto ai tradizionali incentivi per l’acquisto di auto nuove che utilizzano combustibili fossili, che avvantaggiano in larga misura le produzioni estere. A fronte di quasi 1,6 milioni di auto vendute in Italia nel 2023, infatti, le automobili prodotte in Italia sono meno di un terzo (508 mila unità) ed escono per la maggior parte da fabbriche che rispondono a società straniere.  

A conferma di questa situazione, riportiamo il grafico elaborato con i numeri forniti da ACI, OICA e ANFIA, in cui si evidenzia che nel tempo è sempre maggiore il distacco fra il numero delle auto prodotte in Italia e il numero delle immatricolazioni.

Italia, immatricolazione e produzione di auto negli ultimi 20. Rielaborazione dei dati ACI, OICA e ANFIA.

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

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THE UNENVIABLE PRIMATE OF ITALY, THE COUNTRY WITH THE MOST CARS IN THE EUROPEAN UNION

Italy stands at the top of the ranking of European Union countries with the highest car density compared to the number of inhabitants for 2022. This is what emerges from the survey by Eurostat, the Statistical Office of the European Union, which with these data confirms our “pathological dependence on cars”. In fact, in 2022 we also overtook the very rich Luxembourg (previously first in the ranking), reaching 684 vehicles for every 1000 inhabitants. Record numbers that make us distant from the european average which is around 560 vehicles.

Also confirming our “abuse” of cars is the report “Audimob – Mobility styles and behaviors of Italians” produced by Isfort, the Higher Institute of Training and Research for Transport, which we wrote about in a recent article. The survey shows that in Italy the car remains the dominant means of transport, with 70% of trips and a continuously growing number of cars in circulation. In fact, in 2022, for the first time the car fleet in Italy exceeded 40 million (40,213,061), with an increase of +19% over the last 20 years. It’s therefore not surprising that in this context active mobility remains marginal.

How to reduce the number of cars

Massimo Gaspardo Moro, Head of the FIAB Study Center, underlines that “we absolutely must reduce the number of cars, especially in cities, to reduce pollution and congestion and free up space for active mobility and public transport. Therefore we must encourage the scrapping of older and more polluting cars through public transport subscriptions, and condition the incentive for the purchase of an electric car against the scrapping of two combustion cars“.

Therefore, strengthening public transport and the regional railway network, focusing incentives on car scrapping, investing in active mobility, promoting intermodality, are all tools to give people the opportunity to move around without cars, adopting valid, cheaper and more efficient alternatives. sustainable.

Investing in these sectors also promotes employment, to a greater extent than traditional incentives for the purchase of new cars that use fossil fuels, which largely benefit foreign production. In fact, compared to almost 1.6 million cars sold in Italy in 2023, the cars produced in Italy are less than a third (508 thousand units) and mostly come from factories that respond to foreign companies.

To confirm this situation, we report the graph drawn up with the numbers provided by ACI, OICA and ANFIA, which highlights that over time the gap between the number of cars produced in Italy and the number of registrations is increasingly greater.

Source: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

DOPPIO SENSO CICLABILE, ITALIA FANALINO DI CODA

TWO-WAY CYCLE PATH, ITALY LACK OF LIGHT

https://fiabitalia.it/doppio-senso-ciclabile-italia-fanalino-di-coda/

A tre anni dall’introduzione nel Codice della Strada, il doppio senso ciclabile (definito dall’articolo 3, comma 1 n. 12-ter “corsia ciclabile per il doppio senso ciclabile”) è ancora applicato pochissimo nel nostro Paese. Lo scorso dicembre, la European Cyclists’ Federation https://ecf.com ha pubblicato un articolo in cui si analizza la situazione in Europa con il sistema QECIO* e l’Italia risulta agli ultimi posti, con una percentuale inferiore all’1% a livello nazionale, pari a 221 km di doppio senso ciclabile su oltre 30mila km di strade a senso unico. Uniche eccezioni Bolzano con il 14,4% e Reggio Emilia con il 5,8%.

Eppure, si tratta di una soluzione (a basso costo) applicata in vari paesi europei da oltre 20 anni, con risultati molto positivi e nessuna controindicazione in termini di sicurezza per gli utenti della strada. ECF afferma quindi che la percentuale di doppio senso ciclabile sul totale delle strade a senso unico può essere considerata  è una misura di quanto la gestione del traffico in un’area è “amica” delle biciclette.

Grazie al contributo del nostro Centro Studi in questo articolo cerchiamo di comprenderne i vantaggi a partire dai risultati raggiunti in molte città europee, per scoprire infine le ragioni del nostro ritardo.

La diffusione del doppio senso ciclabile in Europa

La media europea è del 10%, ma i paesi all’avanguardia per ciclabilità superano il 50% e alcune regioni addirittura il 70%. I Paesi Bassi hanno la quota più alta di strade a senso unico con doppio senso ciclabile, seguiti da vicino dal Belgio. Bruxelles e gran parte delle Fiandre sono al di sopra della media olandese. In scia troviamo Austria, Svizzera e Germania e successivamente Liechtenstein, Lussemburgo, Francia e Danimarca.

La media nazionale non sempre rappresenta le performance delle singole città. Ad esempio, anche se la Polonia non è entrata nella top ten, le città principali sono già abbastanza avanti. Danzica, ispirandosi ai modelli belgi, è stata la prima a introdurre sistematicamente il doppio senso ciclabile, con 127 strade aperte nel 2009. Radom ha applicato il doppio senso ciclabile a tutte le sue strade a senso unico nel 2014. È interessante notare che, dopo aver vinto un voto popolare, il “Radom Contraflow Revolution” è stato finanziato dal bilancio partecipativo locale ed è costato solo circa 17mila euro.

In Germania il dato medio di applicazione del doppio senso ciclabile sulle strade a senso unico è del 26%, ma ad esempio il distretto di Gießen svetta con il 69%. Anche Brema, Francoforte sul Meno, Oldenburg, Rosenheim o Wiesbaden possono facilmente competere con le città olandesi.

Doppio senso ciclabile, i vantaggi

Il doppio senso ciclabile consente la circolazione delle biciclette in entrambe le direzioni su strade a senso unico. Una strada potrebbe essere troppo stretta perché due auto possano incrociarsi, ma comunque abbastanza larga per un’auto e una bicicletta.

Nella maggior parte dei paesi europei, viene attuato sulle strade locali applicando solo un pannello integrativo con la specifica “eccetto biciclette” sotto i cartelli di senso unico o di divieto di accesso. Se c’è spazio si può tracciare una corsia per il doppio senso ciclabile con la segnaletica orizzontale. In alcuni casi, viene offerta una separazione fisica mediante una pista ciclabile.

Riduzione del traffico automobilistico e aumento dell’uso della bici

Il doppio senso ciclabile permette spostamenti in bici più diretti e consente a chi pedala di evitare strade principali e incroci pericolosi. Rendere alcuni tratti a senso unico (preferibilmente a tratti alternati) con il doppio senso per le biciclette, consente di creare corridoi ciclabili più lunghi attraverso strade locali tranquille.

In Belgio, il doppio senso ciclabile ha dato un forte impulso alla rete ciclabile della regione di Bruxelles-Capitale: i percorsi che collegano diversi quartieri lungo le strade locali, grazie al doppio senso ciclabile hanno contribuito a triplicare il traffico ciclistico. A Lovanio questa soluzione è parte essenziale del piano del traffico, che ha eliminato il traffico automobilistico di attraversamento dal centro e ha aumentato il numero di spostamenti in bicicletta del 32% in un anno.

Bruxelles © fuji nakama/unsplash

Anche in Lussemburgo, il tratto a senso unico di Rue des Romains con doppio senso ciclabile, breve ma in posizione strategica, filtra il traffico automobilistico e permette ai ciclisti di accedere in sicurezza al centro città da ovest.

A Cracovia, in Polonia, il doppio senso ciclabile di via Kopernika è tra i tratti più utilizzati con oltre 400 ciclisti/ora nelle ore di punta. A Londra, il sistema delle Quietways ha utilizzato sistematicamente il doppio senso ciclabile.

È una soluzione sicura? I casi di Bruxelles e Londra

Nel doppio senso ciclabile, i conducenti degli autoveicoli e i ciclisti che arrivano dalla direzione contraria si vedono molto meglio reciprocamente.

La sicurezza del doppio senso ciclabile non dipende da una cultura ciclistica consolidata: Bruxelles ha autorizzato il doppio senso ciclabile su 404 km di strade a senso unico tra il 2004 e il 2007, quando la bicicletta copriva appena l’1,7% di tutti gli spostamenti. L’Istituto Belga per la Sicurezza Stradale (BRSI) ha valutato l’impatto nello studio “Aspetti di sicurezza del doppio senso ciclabile. Analisi dettagliata degli incidenti che coinvolgono ciclisti nel doppio senso ciclabile nella regione di Bruxelles-Capitale” e ha concluso che nelle strade con il doppio senso ciclabile si sono verificati proporzionalmente meno collisioni rispetto al ciclista che viaggia nel senso dei veicoli.

Un altro studio più recente ha analizzato i dati raccolti in ben 22 anni riguardanti 508 strade a senso unico di Londra e – che sorpresa! – è arrivato a risultati simili. In conclusione, le evidenze scientifiche e chi si occupa di questi temi raccomandano questa soluzione.

Perché l’Italia è così indietro?

In Italia il doppio senso ciclabile è stato introdotto nel Codice della Strada soltanto nel 2020, con un ritardo di quasi vent’anni rispetto ai paesi europei guida. Però non sono mancati i precursori: a Reggio Emilia, ad esempio, tutte le strade a senso unico del centro storico sono a doppio senso per le bici dal 2005. E non è un caso isolato.

Nel 2011, su sollecitazione di FIAB, il Ministero dei Trasporti ha espresso un parere favorevole all’applicazione del doppio senso ciclabile, a certe condizioni.

Nel 2020, sull’onda della pandemia Covid-19, il Decreto Legge n. 76 del 16 luglio ha innovato il Codice della Strada con alcune misure a favore della mobilità ciclistica, fra le quali il doppio senso ciclabile, normato nell’articolo 3 comma 1, numero 12-ter: “Corsia ciclabile per doppio senso ciclabile: parte longitudinale della carreggiata urbana a senso unico di marcia, posta a sinistra rispetto al senso di marcia, delimitata mediante una striscia bianca discontinua, valicabile e ad uso promiscuo, idonea a permettere la circolazione sulle strade urbane dei velocipedi in senso contrario a quello di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede. La corsia ciclabile è parte della carreggiata destinata alla circolazione dei velocipedi in senso opposto a quello degli altri veicoli;”.

Ma allora perché le strade a senso unico con doppio senso ciclabile sono ancora pochissime? A rispondere è Massimo Gaspardo Moro, Responsabile del Centro Studi FIAB. “Il fattore culturale gioca un ruolo fondamentale. Da un lato, molte amministrazioni locali, dirigenti delle polizie locali e degli uffici tecnici comunali hanno una scarsa conoscenza dei vantaggi che questa soluzione offre, delle positive esperienze europee e italiane e dei dati relativi all’incidentalità. Dall’altro lato, anche i portatori di interessi, cioè le organizzazioni ciclistiche locali e i gruppi ambientalisti non agiscono con molta convinzione per spingere i comuni ad applicare la norma”. Inoltre aggiunge: “A ciò si aggiunge un orientamento del governo centrale che, invece di rassicurare le amministrazioni locali, alimenta resistenze e perplessità. L’aggiornamento del Codice della Strada in itinere, infatti, tende a depotenziare la norma, rimandando a un successivo adeguamento del regolamento di attuazione le disposizioni sulla realizzazione in concreto del doppio senso ciclabile”.

Insomma, per la mobilità ciclistica in Italia il doppio senso ciclabile sembra essere un’opportunità molto promettente e a portata di mano, che però non viene colta per un “errore di valutazione” che ci allontana sempre più dai risultati raggiunti da molti paesi europei.

*Quantifying Europe’s Cycling Infrastructure using OpenStreetMap

English translate

Three years after its introduction into the Highway Code, the two-way cycle path (defined by article 3, paragraph 1 no. 12-ter “cycle lane for two-way cycle paths”) is still applied very little in our country. Last December, the European Cyclist’s Federation published an article analyzing the situation in Europe with the QECIO* system and Italy was in the last places, with a percentage of less than 1% at a national level, equal to 221 km of two-way cycling on over 30 thousand km of one-way roads. The only exceptions are Bolzano with 14.4% and Reggio Emilia with 5.8%.

Yet, it is a (low-cost) solution applied in various European countries for over 20 years, with very positive results and no contraindications in terms of safety for road users. ECF therefore states that the percentage of two-way cycling on the total number of one-way streets can be considered as a measure of how “bicycle-friendly” traffic management in an area is.

Thanks to the contribution of our Study Center in this article we try to understand the advantages starting from the results achieved in many European cities, to finally discover the reasons for our delay.

The spread of two-way cycling in Europe

The European average is 10%, but the countries at the forefront in terms of cycling exceed 50% and some regions even 70%. The Netherlands has the highest share of one-way streets with two-way cycling, followed closely by Belgium. Brussels and much of Flanders are above the Dutch average. In the wake we find Austria, Switzerland and Germany and subsequently Liechtenstein, Luxembourg, France and Denmark.

The national average does not always represent the performance of individual cities. For example, even though Poland didn’t make it into the top ten, the major cities are already quite far ahead. Gdansk, inspired by Belgian models, was the first to systematically introduce two-way cycling, with 127 streets opened in 2009. Radom applied two-way cycling to all its one-way streets in 2014. Interestingly, after having won a popular vote, the “Radom Contraflow Revolution” was financed by the local participatory budget and only cost around 17 thousand euros.

In Germany the average figure for the application of two-way cycling on one-way streets is 26%, but for example the district of Gießen stands out with 69%. Even Bremen, Frankfurt am Main, Oldenburg, Rosenheim or Wiesbaden can easily compete with Dutch cities.

Two-way cycle path, the advantages

The two-way cycle path allows the circulation of bicycles in both directions on one-way streets. A road might be too narrow for two cars to pass each other, but still wide enough for a car and a bicycle.

In most European countries, it is implemented on local roads by applying only an additional panel with the specification “except bicycles” under one-way or no-entry signs. If there is space, a lane can be traced for the two-way cycle path with horizontal signs. In some cases, physical separation is offered via a cycle path.

Reduction of car traffic and increase in bicycle use

The two-way cycle path allows for more direct cycling and allows cyclists to avoid main roads and dangerous intersections. Making some sections one-way (preferably alternating sections) with two-way for bicycles allows you to create longer cycle corridors through quiet local streets.

In Belgium, two-way cycling has given a strong boost to the cycling network of the Brussels-Capital Region: routes connecting different neighborhoods along local roads have contributed to tripling cycling traffic thanks to two-way cycling. In Leuven this solution is an essential part of the traffic plan, which eliminated through-car traffic from the center and increased the number of bicycle trips by 32% in one year.

Also in Luxembourg, the one-way stretch of Rue des Romains with two-way cycling, short but strategically located, filters car traffic and allows cyclists to safely access the city center from the west.

In Krakow, Poland, the two-way cycle path on Kopernika Street is among the most used sections with over 400 cyclists/hour during rush hour. In London, the Quietways system systematically used two-way cycling.

Is it a safe solution? The cases of Brussels and London

In the two-way cycle route, car drivers and cyclists arriving from the opposite direction can see each other much better.

Two-way cycling safety does not depend on an established cycling culture: Brussels authorized two-way cycling on 404km of one-way streets between 2004 and 2007, when cycling covered just 1.7% of all travel. The Belgian Road Safety Institute (BRSI) assessed the impact in the study “Safety aspects of two-way cycling. Detailed analysis of accidents involving cyclists in two-way cycling in the Brussels-Capital Region” and concluded that proportionately fewer collisions occurred on two-way cycling streets compared to cyclists traveling in the direction of vehicles.

Another more recent study analyzed data collected over 22 years covering 508 one-way streets in London and – what a surprise! – arrived at similar results. In conclusion, the scientific evidence and those who deal with these issues recommend this solution.

Why is Italy so behind?

In Italy, the two-way cycle path was introduced into the Highway Code only in 2020, with a delay of almost twenty years compared to the leading European countries. However, there has been no shortage of precursors: in Reggio Emilia, for example, all the one-way streets in the historic center have been two-way for bicycles since 2005. And this is not an isolated case.

In 2011, at the request of FIAB, the Ministry of Transport expressed a favorable opinion on the application of two-way cycling, under certain conditions.

In 2020, in the wake of the Covid-19 pandemic, Legislative Decree no. 76 of 16 July innovated the Highway Code with some measures in favor of cycling mobility, including two-way cycling, regulated in article 3 paragraph 1, number 12-ter: “Cycle lane for two-way cycling: longitudinal part of the one-way urban roadway, located to the left with respect to the direction of travel, delimited by a discontinuous white stripe, crossable and for mixed use, suitable for allowing bicycles to circulate on urban roads in the opposite direction to that of others vehicles and marked by the bicycle symbol. The cycle lane is part of the roadway intended for the circulation of bicycles in the opposite direction to that of other vehicles;”.

But then why are there still very few one-way streets with two-way cycling? The answer is Massimo Gaspardo Moro, Head of the FIAB Study Center. “The cultural factor plays a fundamental role. On the one hand, many local administrations, managers of local police forces and municipal technical offices have little knowledge of the advantages that this solution offers, of the positive European and Italian experiences and of the data relating to accidents. On the other hand, even the stakeholders, i.e. local cycling organizations and environmental groups, do not act with much conviction to push municipalities to apply the rule”. He also adds: “Added to this is a central government orientation which, instead of reassuring local administrations, fuels resistance and perplexity. The ongoing updating of the Highway Code, in fact, tends to weaken the rule, postponing the provisions on the concrete implementation of the two-way cycle path to a subsequent adaptation of the implementing regulation”.

In short, for cycling mobility in Italy the two-way cycle path seems to be a very promising and within reach opportunity, which however is not seized due to an “error of evaluation” which takes us further and further away from the results achieved by many European countries.

Source: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

LIBRO IN LETTURA: “I TURISMI IN BICICLETTA COME STRUMENTI DI SVILUPPO DEL TERRITORIO”

Vasto (CH), lì 9 Settembre 2023 ore 15.52

Amici ed amiche che seguite il mio blog, buon pomeriggio a tutti. Questo articolo lo dedico alla mia nuova lettura a tema mobilità sostenibile oggetto della mia attenzione: si tratta del libro “I turismi in bicicletta come strumenti di sviluppo del territorio” scritto da Raffaele Di Marcello, Responsabile del Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano (CiClAT) e membro del Centro Studi FIAB, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta Onlus, libro edito da HB.

https://www.ibs.it/turismi-in-bicicletta-come-strumenti-libro-raffaele-di-marcello/e/9788898969760 https://fiabitalia.it/turismi-in-bicicletta/
https://scholar.google.it/citations?user=fkfleSAAAAAJ&hl=en

Sto leggendo questa interessantissima pubblicazione di Raffaele da qualche tempo, il quale tra l’altro è colui che è venuto a farmi la parte teorica nel corso per Istruttore di Cicloturismo Sportivo che seguì con la Dott.ssa Daniela Montalbano, la Responsabile allo sviluppo del cicloturismo sportivo in CSEN Abruzzo presso la Palestra CSEN dell’Outlet Village di Città Sant’Angelo (PE), nel periodo Maggio-Giugno 2018. Questo interessantissimo libro mi è stato concesso gratuitamente dall’autore, proprio in sede di lavori. Io personalmente avrei dovuto lavorare in questo settore proprio assieme alla Montalbano per occuparci di far adeguare infrastrutturalmente tutte le strutture alberghiero-ricettive dell’Abruzzo e renderle Bike Friendly, amiche della bicicletta, attraverso Albergabici, https://www.albergabici.it/it/ progetto lanciato dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB), ma non mi è stato ancora possibile, in quanto mi è stato richiesto dalla Montalbano stessa di aprirmi una Partita IVA, cosa che sono impossibilitato a fare sia per una questione economica personale avversa che mi impedisce di farlo, dato dovrei pagare 3000-4000€ all’anno per mantenerla aperta e poi il volume di affari nel settore del cicloturismo qui in Abruzzo è irrisorio e per poter prendere 1200€ lavorando in full-time, dovrei farlo per 16 ore al giorno, riunendo due giornate lavorative in una, cosa che non voglio fare perché non voglio impazzire come tutti gli altri, non ho la stessa capacità degli altri di reggere allo stress e finisce il discorso, è inutile che aggiungo altro su questa faccenda, se non soltanto il fatto che chi si forma in un determinato settore, come ho fatto io, dovrebbe sempre essere messo nella possibilità di poter poi esercitare la professione in cui ci si è formati, ciò non è stato possibile, vorrà dire che eserciterò questa professione in un’altra regione o all’estero, tanto semplice!

In questo momento sono arrivato a leggere il capitolo relativo a: “Il turismo in bicicletta in Europa ed in Italia” pagina 99. Ricordo a tutti i lettori e le lettrici di questa pagina che in Europa si sta lavorando da anni alla creazione di un sistema di piste ciclabili chiamate Vie Verdi, le Green Ways, collegamenti ciclabili che permettono di mantenere uniti tra loro tutti i paesi europei, attraverso la rete Eurovelo, un sistema di 12 vie verdi che connettono l’Europa da Nord a Sud, pensato e creato dalla European Cyclist Federation (ECF) di Bruxelles in Belgio, paese che come sapete da sempre ha la mentalità giusta per sviluppare il turismo sostenibile attraverso la mobilità sostenibile, un Paese che vive e respira bicicletta sin da quando si è bambini, quello che dovremo essere in grado di fare un giorno anche in Italia.

In lettura il libro #ITurismiinBiciclettacomestrumentidisviluppodelterritorio, Analisi e Prospettive in #Europa e in #Italia, libro scritto dal teramano #RaffaeleDiMarcello del #CentroStudiFIAB della #FIAB. Capitolo 3 Il #turismo in #bicicletta e in #Italia

https://x.com/bralex84/status/1703555900198326415

In lettura il libro #ITurismiinBiciclettacomestrumentidisviluppodelterritorio, Analisi e Prospettive in #Europa e in #Italia, libro scritto dal teramano #RaffaeleDiMarcello del #CentroStudiFIAB della #FIAB. Capitolo 3 Il #turismo in #bicicletta e in #Italia, Rete #Eurovelo.

https://x.com/bralex84/status/1703556513564905522

https://en.eurovelo.com
https://en.eurovelo.com/news/2021-05-12_first-ever-eurovelo-route-development-report-is-published

In Italia, la European Cyclist Federation e la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta stanno lavorando congiuntamente alla costruzione della rete integrata di piste ciclabili denominata Bicitalia, che collega il paese da Nord a Sud e da Ovest ad Est con un sistema di 20 sentieri ciclabili.

https://www.bicitalia.org/it/

In lettura il libro #ITurismiinBiciclettacomestrumentidisviluppodelterritorio, Analisi e Prospettive in #Europa e in #Italia, libro scritto dal teramano #RaffaeleDiMarcello del #CentroStudiFIAB della #FIAB. Paragrafo 3.1 #Reticiclabili europee

https://x.com/bralex84/status/1710048785529709032

https://sustrans.org.uk #NationalCycleNetwork #UK

Cyclopaths #Sustrans

https://www.viasverdes.com/itinerarios/principal.asp

#ViasVerdes#Espana itinerarios.

adfc.de Rete #percorsiciclabili#Dnetz#RepubblicaFederaleTedesca#adfc#Germania

schweizmobil.ch/it/estate Rete #percorsiciclabili#SvizzerainBici#SchweizMobil#Svizzera

https://www.youtube.com/@stiftungschweizmobil5551/

https://af3v.org #AssociationNationaleUsagers (#Velos, #Rollers, #PMR…) #Reticiclabili francesi

#Af3v

https://www.consiglio.marche.it/banche_dati_e_documentazione/leggi/cronologico.php?arc=sto&anno=1996#:~:text=LEGGE%20REGIONALE%2029%20aprile%201996%2C%20n.,-16&text=Interventi%20per%20incentivare%20l’uso,creazione%20di%20percorsi%20pedonali%20sicuri

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network