Atmospheric Pollution

SMOG, GLI EFFETTI DELLA GUERRA IN UCRAINA: «AUMENTATO L’USO DI STUFE A PELLET, POLVERI PIU’ TOSSICHE»

di Gianni Santucci

Le conseguenze sulla qualità dell’aria a Milano e in Pianura Padana: il potenziale stress ossidativo del PM 2.5 durante la stagione invernale 2022-2023 è più che raddoppiato

L’aumento delle polveri sottili PM2.5 di Milano e nell’intera Pianura Padana dipende anche dall’uso indiscriminato delle stufe a pellet, usate anche nel resto dell’Italia
https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/24_marzo_15/smog-gli-effetti-della-guerra-in-ucraina-aumentato-l-uso-di-stufe-a-pellet-polveri-piu-tossiche-cd5d68ed-a7a4-486e-83c3-f1d806883xlk.shtml?refresh_ce

Lo scorso inverno lo smog è stato molto più tossico per la salute. La guerra in Ucraina ha avuto un impatto sull’inquinamento: anche (o soprattutto) a Milano e nella Pianura Padana. Le conseguenze sono indirette. Dopo l’invasione da parte della Russia, a febbraio 2022, l’inverno successivo l’Europa è stata investita dalla crisi del gas, con riduzione degli approvvigionamenti e aumento dei prezzi. Così per il riscaldamento, nell’inverno 2022-2023, molte più famiglie (chi ne ha avuto la possibilità) hanno usato i caminetti e le stufe a pellet, cioè il combustibile di legno pressato. La conseguenze di questo cambiamento sono state indagate, misurate e studiate da un gruppo di ricercatori che appartengono all’Istituto dei tumori, all’Harvard medical school di Boston, al dipartimento di Ingegneria ambientale dell’università dell’Illinois e soprattutto all’analogo dipartimento dell’università della Southern California, guidato da Constantinos Sioutas, fisico e studioso dell’inquinamento atmosferico di fama mondiale. Risultato: al di là delle concentrazioni delle polveri, la tossicità delle nanoparticelle (PM2,5) nello scorso inverno è più che raddoppiata.

Stufe e camini

La ricerca rientra in un filone abbastanza recente e innovativo: dopo una prima fase in di studi che si sono concentrati sulla quantità di polveri nell’aria, da qualche anno alcuni medici e ricercatori milanesi, tra cui lo pneumologo dell’Istituto dei tumori Roberto Boffi e il collaboratore dell’Istituto Ario Ruprecht, hanno iniziato a indagare il versante della composizione chimica delle particelle inquinanti.
È un lavoro che dal 2019 viene fatto in stretta collaborazione proprio con l’università della Southern California. L’importanza dell’analisi qualitativa delle polveri è intuitiva: le particelle di sale marino o di sabbia, in città e Regioni vicino al mare, possono far alzare la quantità di polveri nell’ariama l’impatto sulla salute umana è molto diverso se le fonti delle polveri non sono naturali (i motori diesel delle auto o le combustioni industriali). In Lombardia anche le biomasse hanno un impatto sulla tossicità dello smog. È per questo che i campioni raccolti nell’hinterland di Milano tra 2022 e 2023 sono stati analizzati nei laboratori del professor Sioutas a Los Angeles, e i risultati sono stati poi confrontati con quelli di analoghe analisi negli anni precedenti. Tra le conclusione dello studio appena pubblicato su Nature si legge: «Il potenziale stress ossidativo del PM2.5 durante la stagione invernale 2022-2023 è più che raddoppiato rispetto ai livelli riscontrati in studi precedenti».

Metalli e carbonio

Tradotto: le polveri ultra fini contenevano molto più carbonio, metalli, idrocarburi aromatici policiclici, sostanze cancerogene presenti in concentrazione più che doppia rispetto a prima del conflitto in Ucraina. A confermare che per una parte rilevante si tratta di un incremento legato a un certo tipo di impianti di riscaldamento, gli studiosi hanno avuto un riscontro dalla presenza nelle polveri anche di sostanze considerate marcatori della combustione di biomasse in stufe e caminetti. L’aumento di potenziale infiammatorio e ossidativo ha una correlazione diretta, e ormai fuori di dubbio a livello scientifico, con un maggior rischio di bronchiti, polmoniti, malattie cardio-vascolari, enfisema e, sul lungo periodo, tumori. Lo studio ha indagato il cambiamento nella composizione chimica delle polveri ma, fanno notare i ricercatori, ciò non vuol dire che stufe e caminetti siano gli unici responsabili di un maggior livello di tossicità, a cui contribuiscono in maniera massiccia soprattutto i motori diesel. Riflette Roberto Boffi, responsabile dell’unità di pneumologia dell’Istituto dei tumori: «Un monitoraggio continuo e una conoscenza sempre più approfondita hanno un’importanza decisiva, anche per la formazione di noi medici e pneumologi. Conoscere e mettere a disposizione le competenze è sempre più necessario per la tutela della salute».

Fonte: Milano Corriere

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SMOG, THE EFFECTS OF THE WAR IN UKRAINE: «INCREASED USE OF PELLET STOVES, MORE TOXIC DUST»

by Gianni Santucci

The consequences on air quality in Milan and the Po Valley: the potential oxidative stress of PM 2.5 during the 2022-2023 winter season has more than doubled

The increase in PM2.5 fine particles in Milan and in the entire Po Valley also depends on the indiscriminate use of pellet stoves, also used in the rest of Italy

Last winter the smog was much more toxic to your health. The war in Ukraine has had an impact on pollution: also (or especially) in Milan and the Po Valley. The consequences are indirect. After the invasion by Russia in February 2022, the following winter Europe was hit by the gas crisis, with a reduction in supplies and an increase in prices. Thus, for heating, in the winter of 2022-2023, many more families (those who had the opportunity) used fireplaces and pellet stoves, i.e. pressed wood fuel. The consequences of this change have been investigated, measured and studied by a group of researchers belonging to the Tumor Institute, the Harvard Medical School in Boston, the Environmental Engineering Department of the University of Illinois and above all the similar department of the University of Southern California, led by Constantinos Sioutas, a world-renowned physicist and scholar of air pollution. Result: beyond the dust concentrations, the toxicity of nanoparticles (PM2.5) more than doubled last winter.

Stoves and fireplaces

The research is part of a fairly recent and innovative trend: after a first phase of studies that focused on the quantity of dust in the air, for a few years some Milanese doctors and researchers, including the pulmonologist of the Tumor Institute Roberto Boffi and the Institute collaborator Ario Ruprecht, began to investigate the side of the chemical composition of polluting particles.
It is work that has been done in close collaboration with the University of Southern California since 2019. The importance of the qualitative analysis of dust is intuitive: particles of sea salt or sand, in cities and regions near the sea, can raise the quantity of dust in the air, but the impact on human health is very different if the sources of the dust are not natural (diesel car engines or industrial combustion). In Lombardy biomass also has an impact on the toxicity of smog. This is why the samples collected in the Milan hinterland between 2022 and 2023 were analyzed in Professor Sioutas’ laboratories in Los Angeles, and the results were then compared with those of similar analyzes in previous years. Among the conclusions of the study just published in Nature we read: «The potential oxidative stress of PM2.5 during the 2022-2023 winter season more than doubled compared to the levels found in previous studies».

Metals and carbon

Translated: the ultra-fine dust contained much more carbon, metals, polycyclic aromatic hydrocarbons, carcinogenic substances present in more than double concentrations compared to before the conflict in Ukraine. To confirm that a significant part of this is an increase linked to a certain type of heating system, the researchers also received confirmation from the presence in the dust of substances considered markers of biomass combustion in stoves and fireplaces. The increase in inflammatory and oxidative potential has a direct correlation, and now beyond doubt on a scientific level, with a greater risk of bronchitis, pneumonia, cardiovascular diseases, emphysema and, in the long term, tumors. The study investigated the change in the chemical composition of the dust but, the researchers point out, this does not mean that stoves and fireplaces are the only ones responsible for a greater level of toxicity, to which diesel engines especially contribute massively. Roberto Boffi, head of the pneumology unit of the Tumor Institute, reflects: «Continuous monitoring and increasingly in-depth knowledge are of decisive importance, also for the training of us doctors and pulmonologists. Knowing and making skills available is increasingly necessary for the protection of health.”

Source: Milano Corriere

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

IL POCO INVIDIABILE PRIMATO DELL’ITALIA, IL PAESE CON PIU’ AUTO NELL’UNIONE EUROPEA

https://fiabitalia.it/il-poco-invidiabile-primato-dellitalia-il-paese-con-piu-auto-nellunione-europea/

L’Italia svetta in cima alla classifica dei paesi dell’Unione Europea con maggiore densità di auto rispetto al numero di abitanti per il 2022. Questo è quanto emerge dall’indagine di Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, che con questi dati conferma la nostra “patologica dipendenza dalle auto”. Nel 2022 abbiamo infatti superato anche il ricchissimo Lussemburgo (precedentemente primo in classifica), arrivando a contare 684 veicoli per ogni 1000 abitanti. Numeri da record che ci rendono distanti dalla media europea che si aggira sui 560 veicoli.

Classifica Eurostat relativa ai Paesi dell’UE, con numero di auto per 1000 abitanti

A confermare il nostro “abuso” di auto è anche il report “Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani” prodotto da Isfort, Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, di cui abbiamo scritto in un recente articolo. Dall’indagine emerge che in Italia l’automobile rimane il mezzo di trasporto dominante, con il 70% degli spostamenti e un numero di vetture in circolazione in continua crescita. Infatti, nel 2022, per la prima volta il parco auto in Italia ha superato i 40 milioni (40.213.061), con un aumento del +19% negli ultimi 20 anni. Non c’è quindi da stupirsi che in questo contesto la mobilità attiva rimanga marginale. 

Come ridurre il numero di auto

Massimo Gaspardo Moro, Responsabile del Centro Studi FIAB, sottolinea che “dobbiamo assolutamente ridurre il numero di auto, soprattutto nelle città, per ridurre l’inquinamento e la congestione e liberare spazio per la mobilità attiva e per il trasporto pubblico. Perciò dobbiamo incentivare la rottamazione delle auto più vecchie e inquinanti mediante abbonamenti al trasporto pubblico, e condizionare l’incentivo per l’acquisto di un’auto elettrica a fronte della rottamazione di due auto termiche”.

Potenziare quindi il trasporto pubblico e la rete ferroviaria regionale, focalizzare gli incentivi sulla rottamazione delle auto, investire sulla mobilità attiva, promuovere l’intermodalità, sono tutti strumenti per dare alle persone la possibilità di spostarsi senza auto, adottando valide alternative, più economiche e sostenibili. 

Investire in questi settori favorisce inoltre l’occupazione, in misura maggiore rispetto ai tradizionali incentivi per l’acquisto di auto nuove che utilizzano combustibili fossili, che avvantaggiano in larga misura le produzioni estere. A fronte di quasi 1,6 milioni di auto vendute in Italia nel 2023, infatti, le automobili prodotte in Italia sono meno di un terzo (508 mila unità) ed escono per la maggior parte da fabbriche che rispondono a società straniere.  

A conferma di questa situazione, riportiamo il grafico elaborato con i numeri forniti da ACI, OICA e ANFIA, in cui si evidenzia che nel tempo è sempre maggiore il distacco fra il numero delle auto prodotte in Italia e il numero delle immatricolazioni.

Italia, immatricolazione e produzione di auto negli ultimi 20. Rielaborazione dei dati ACI, OICA e ANFIA.

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

English translate

THE UNENVIABLE PRIMATE OF ITALY, THE COUNTRY WITH THE MOST CARS IN THE EUROPEAN UNION

Italy stands at the top of the ranking of European Union countries with the highest car density compared to the number of inhabitants for 2022. This is what emerges from the survey by Eurostat, the Statistical Office of the European Union, which with these data confirms our “pathological dependence on cars”. In fact, in 2022 we also overtook the very rich Luxembourg (previously first in the ranking), reaching 684 vehicles for every 1000 inhabitants. Record numbers that make us distant from the european average which is around 560 vehicles.

Also confirming our “abuse” of cars is the report “Audimob – Mobility styles and behaviors of Italians” produced by Isfort, the Higher Institute of Training and Research for Transport, which we wrote about in a recent article. The survey shows that in Italy the car remains the dominant means of transport, with 70% of trips and a continuously growing number of cars in circulation. In fact, in 2022, for the first time the car fleet in Italy exceeded 40 million (40,213,061), with an increase of +19% over the last 20 years. It’s therefore not surprising that in this context active mobility remains marginal.

How to reduce the number of cars

Massimo Gaspardo Moro, Head of the FIAB Study Center, underlines that “we absolutely must reduce the number of cars, especially in cities, to reduce pollution and congestion and free up space for active mobility and public transport. Therefore we must encourage the scrapping of older and more polluting cars through public transport subscriptions, and condition the incentive for the purchase of an electric car against the scrapping of two combustion cars“.

Therefore, strengthening public transport and the regional railway network, focusing incentives on car scrapping, investing in active mobility, promoting intermodality, are all tools to give people the opportunity to move around without cars, adopting valid, cheaper and more efficient alternatives. sustainable.

Investing in these sectors also promotes employment, to a greater extent than traditional incentives for the purchase of new cars that use fossil fuels, which largely benefit foreign production. In fact, compared to almost 1.6 million cars sold in Italy in 2023, the cars produced in Italy are less than a third (508 thousand units) and mostly come from factories that respond to foreign companies.

To confirm this situation, we report the graph drawn up with the numbers provided by ACI, OICA and ANFIA, which highlights that over time the gap between the number of cars produced in Italy and the number of registrations is increasingly greater.

Source: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

SMOG, SONO 18 LE CITTA’ ITALIANE FUORILEGGE PER L’INQUINAMENTO

Sebbene ci siano stati leggeri miglioramenti, il report Mal’Aria 2024 di Legambiente sottolinea la necessità di azioni urgenti contro l’inquinamento atmosferico

Matteo Paolini Giornalista Verde

Sebbene ci siano stati leggeri miglioramenti, il report Mal’Aria 2024 di Legambiente sottolinea la necessità di azioni urgenti contro l’inquinamento atmosferico
https://quifinanza.it/green/smog-citta-italiane/792245/

Nonostante un leggero calo dell’inquinamento atmosferico nel 2023, le città italiane rimangono ingabbiate nella morsa dello smog. Il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città 2024“, realizzato nell’ambito della Clean City Campaigns https://cleancitiescampaign.org/, evidenzia come la lotta contro questo nemico invisibile sia ancora in salita.

Se da un lato i dati del 2023 mostrano una timida discesa dei livelli di inquinanti, dall’altro emerge una preoccupante stasi: i valori si attestano su livelli stabili da anni, seppur in linea con la normativa vigente. Tuttavia, la distanza dai limiti europei previsti per il 2030 e, soprattutto, dai parametri suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è ancora abissale.

Il report di Legambiente suona come un campanello d’allarme: è tempo di accelerare il passo verso un futuro più sostenibile e libero dallo smog. La salute dei cittadini è in gioco e non ammette ulteriori ritardi. Serve un impegno concreto e duraturo da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai cittadini, per attuare misure incisive che favoriscano una mobilità più pulita e un ambiente più sano.

Indice

Miglioramenti nel 2023, ma servono azioni concrete

I dati raccolti mettono in luce un miglioramento rispetto all’anno precedente, principalmente dovuto alle condizioni meteorologiche “favorevoli” che hanno caratterizzato il 2023. Tuttavia, questi risultati incoraggianti non sono tanto il risultato di azioni politiche efficaci nel contrastare l’emergenza smog, quanto piuttosto il frutto di fattori climatici.

Nonostante ciò, le città italiane, dall’estremo Nord al Sud, rimangono indietro rispetto ai parametri più rigorosi proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030 (20 µg/mc per il PM10, 10 µg/mc per il PM2.5 e 20 µg/mc per l’NO2). Questo evidenzia una necessità urgente di rafforzare le politiche e le azioni per affrontare la sfida dell’inquinamento atmosferico.

Smog: 18 città italiane ancora fuorilegge nel 2023

Il recente studio condotto da Legambiente ha esaminato i dati relativi al 2023 nei capoluoghi di provincia, focalizzandosi sui livelli di polveri sottili (PM10, PM2.5) e biossido di azoto (NO2). In sintesi, su 98 città monitorate, ben 18 hanno superato attualmente i limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo).

Frosinone (con la centralina di Frosinone Scalo) si posiziona al vertice della classifica con 70 giorni di sforamento, il doppio rispetto ai valori consentiti. Seguono Torino (Grassi) con 66 giorni, Treviso (strada S. Agnese) con 63 e Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62 giorni di superamento dei limiti. Anche Rovigo (Centro), Verona (B.go Milano) e Vicenza (Ferrovieri), tutte città venete, superano i 50 giorni, rispettivamente 55, 55 e 53.

Milano (Senato) registra 49 giorni, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) e Monza (via Machiavelli) 40. Chiudono la lista Alessandria (D’Annunzio) con 39, Napoli (Ospedale Pellerini) e Ferrara (Isonzo) con 36 giorni di sforamento.

Allarme smog: nel 2030 molte città italiane sarebbero fuorilegge

Se i limiti di legge per l’inquinamento atmosferico previsti per il 2030 fossero già in vigore, molte città italiane si troverebbero in una situazione di grave illegalità. Per il PM10, il 69% delle città supererebbe i limiti, con concentrazioni particolarmente elevate a Padova, Verona e Vicenza (32 µg/mc), Cremona e Venezia (31 µg/mc), e Brescia, Cagliari, Mantova, Rovigo, Torino e Treviso (30 µg/mc).

Ancora peggiore la situazione per il PM2.5, con l’84% delle città che non rispetterebbe i nuovi limiti. I valori più alti si registrerebbero a Padova (24 µg/mc), Vicenza (23 µg/mc), Treviso e Cremona (21 µg/mc), Bergamo e Verona (20 µg/mc).

L’NO2 è l’unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni, ma il 50% delle città resterebbe comunque fuori legge nel 2030. Le città con i livelli più alti di NO2 sono Napoli (38 µg/mc), Milano (35 µg/mc), Torino (34 µg/mc), Catania e Palermo (33 µg/mc), Bergamo e Roma (32 µg/mc), Como (31 µg/mc), Andria, Firenze, Padova e Trento (29 µg/mc).

L’inquinamento atmosferico nelle città italiane: un problema irrisolto

“Ancora una volta l’obiettivo di garantire un’aria pulita nei centri urbani italiani sembra un miraggio, come evidenziato dalla fotografia scattata dal nostro rapporto ‘Mal’Aria di città’ – afferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Le fonti di inquinamento sono conosciute, così come sono note le azioni e le misure per ridurre le emissioni, ma continuiamo a constatare ritardi significativi e ingiustificati nell’adozione di soluzioni trasversali.”

Si rende necessario un cambiamento radicale, con l’attuazione di misure strutturali ed integrate, in grado di influire efficacemente sulle diverse fonti di smog: dal riscaldamento degli edifici, all’industria, all’agricoltura e alla zootecnia, fino alla mobilità. In questo contesto, Zampetti sottolinea che le misure di riduzione del traffico e dell’inquinamento possono armonizzarsi con una maggiore sicurezza per pedoni e ciclisti, come dimostra l’importante intervento di Bologna, che ha fissato il limite di velocità a 30 km/h, una pratica già adottata con successo in diverse città europee e che Legambiente auspica venga diffusa sempre di più anche in Italia.

Inquinamento atmosferico: le città italiane ancora troppo inquinate

Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, ha spiegato che “I dati del 2023 ci indicano che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento. Attualmente, ben 35 città devono intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di PM10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 20% e il 37%. Per il PM2.5, il numero di città coinvolte sale addirittura a 51, con una riduzione necessaria tra il 20% e il 57%. Anche per l’NO2, la situazione non è migliore: 24 città devono ridurre le emissioni tra il 20% e il 48%”.

Minutolo sottolinea che alla luce degli standard dell’OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti dei valori di legge attuali, diventa ancora più critica la situazione. È essenziale determinare una svolta a livello nazionale e territoriale per ridurre l’impatto sanitario sulla popolazione italiana, il costo ad esso associato, e il danno agli ambienti naturali.

L’OMS ha aggiornato le linee guida sulla qualità dell’aria, abbassando drasticamente i limiti per proteggere la salute

Nel 2021 l’OMS ha pubblicato nuove linee guida sulla qualità dell’aria, evidenziando come l’inquinamento atmosferico sia un problema di salute pubblica molto più grave di quanto si pensasse in precedenza. I nuovi limiti, drasticamente più bassi rispetto a quelli in vigore in Europa, sono stati stabiliti per proteggere i cittadini da una serie di gravi danni, tra cui malattie cardiache, ictus, cancro e malattie respiratorie.

La Commissione Europea ha proposto una revisione delle direttive sulla qualità dell’aria

Nel 2022 la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di revisione delle direttive sulla qualità dell’aria, recependo le raccomandazioni dell’OMS. La proposta prevede una riduzione graduale delle emissioni di inquinanti atmosferici, con l’obiettivo di raggiungere i nuovi limiti dell’OMS entro il 2030.

Il Parlamento europeo ha votato a favore di una posizione più stringente

A settembre 2023, il Parlamento europeo ha votato a favore di una posizione negoziale più stringente rispetto alla proposta della Commissione. Il Parlamento ha infatti chiesto di allineare completamente i nuovi limiti europei a quelli dell’OMS, senza alcuna proroga.

Il Consiglio europeo ha chiesto una proroga al 2040

Il Consiglio europeo, invece, ha adottato una posizione più flessibile, chiedendo una proroga al 2040 per l’entrata in vigore dei nuovi limiti. A febbraio 2024 si terrà il trilogo, l’ultima fase del processo di revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria. In questa sede, Commissione Europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo dovranno trovare un accordo sui nuovi limiti per gli inquinanti atmosferici.

L’Italia ha una responsabilità importante. Nel nostro Paese, l‘inquinamento atmosferico causa 47.000 decessi prematuri ogni anno, principalmente a causa del PM2.5. È fondamentale, quindi, che il Governo italiano non ostacoli il percorso di revisione della Direttiva, evitando di richiedere deroghe o clausole che potrebbero ritardare il raggiungimento degli obiettivi.

Bambini vittime dell’inquinamento: L’allarme dell’UNICEF

Nel corso del 2019, oltre 5.800 bambini e adolescenti residenti in Europa e Asia centrale hanno tragicamente perso la vita a causa dell’inquinamento dell’aria. Questo dato impressionante rivela che l’85% di questi giovani non è nemmeno riuscito a celebrare il loro primo compleanno, corrispondente a una media di 90 bambini ogni settimana. Queste drammatiche statistiche emergono da un recente studio condotto dall’UNICEF e presentate in un Policy Brief odierno.

Regina de Dominicis, Direttore regionale dell’UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale, ha messo in luce l’impatto devastante dell’inquinamento atmosferico sui più giovani. Ha affermato: “I polmoni dei bambini, essendo più fragili, subiscono le conseguenze più gravi dell’inquinamento atmosferico, causando danni alla loro salute e al loro sviluppo, talvolta costando loro la vita. Ridurre l’inquinamento dell’aria e limitare l’esposizione dei bambini a sostanze tossiche è cruciale per la loro salute, ma anche per la società nel suo complesso. Ciò comporta una diminuzione dei costi sanitari, un miglioramento nell’apprendimento, un aumento della produttività e un ambiente più sicuro e pulito per tutti”.

I bambini, a causa di specifiche caratteristiche fisiche e fisiologiche, risultano maggiormente esposti all’inquinamento atmosferico rispetto agli adulti. Innanzitutto, essi respirano a una velocità due volte superiore rispetto agli adulti e spesso tendono a farlo attraverso la bocca, aumentando così l’assunzione di inquinanti. Inoltre, essi si trovano generalmente più vicini al suolo, dove gli agenti inquinanti si concentrano in maggior misura. Dal punto di vista fisiologico, i bambini sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento atmosferico poiché durante un periodo di rapido sviluppo possono subire infiammazioni e danni al cervello, ai polmoni e agli altri organi.

Come combattere l’inquinamento atmosferico in Italia: le proposte di Legambiente

L’inquinamento atmosferico è un problema grave che affligge molte aree del nostro Paese, con conseguenze negative sulla salute e sull’ambiente. Per uscire da questa situazione, Legambiente, l’associazione ambientalista più diffusa in Italia, ha elaborato una serie di proposte concrete e differenziate, tenendo conto delle diverse realtà territoriali e delle diverse fonti di emissioni. Queste proposte si basano su quattro direzioni principali:

  • Muoversi in libertà e sicurezza per le città: per ridurre le emissioni dei trasporti, Legambiente chiede investimenti massicci nel trasporto pubblico locale, incentivi all’uso dei mezzi pubblici, mobilità elettrica condivisa anche nelle periferie, implementazione di zone a traffico limitato (ZTL), a basse emissioni e a zero emissioni, elettrificazione anche dei veicoli merci, digitalizzazione dei servizi pubblici, promozione del lavoro da casa, ampliamento delle reti ciclo-pedonali e ridisegno dello spazio urbano, a misura di persona con limiti di velocità a “città 30”. L’obiettivo è rendere la mobilità non solo più pulita, ma anche più sicura e realmente inclusiva.
  • Riscaldarsi bene e meglio: per ridurre le emissioni del riscaldamento domestico, Legambiente propone di vietare progressivamente le caldaie e i generatori di calore a biomassa nei territori più inquinati; negli altri invece supportare l’installazione di tecnologie a emissioni “quasi zero”, con sistemi di filtrazione integrati o esterni, o soluzioni ibride. Inoltre, Legambiente promuove l’efficienza energetica degli edifici e l’uso di fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento.
  • Occuparsi anche delle campagne: per ridurre le emissioni dell’agricoltura e dell’allevamento, Legambiente richiede il rispetto dei regolamenti per lo spandimento e il rapido interramento dei liquami, e promuove investimenti agricoli verso pratiche che riducano le emissioni ammoniacali da ione ammonio (NH4+), come la copertura delle vasche di liquami e la creazione di sistemi di trattamento, soprattutto per la produzione di biometano. Inoltre, Legambiente sostiene la transizione verso un’agricoltura biologica e sostenibile, che tuteli la biodiversità e il paesaggio.
  • Monitorare per la tutela della salute: per garantire il controllo della qualità dell’aria, Legambiente chiede di cambiare la strategia di monitoraggio sinora impiegata, aumentando il numero di centraline di monitoraggio in modo da coprire tutte le principali aree urbane del Paese. Con la prossima adozione di nuovi limiti più allineati con quelli dell’OMS, infatti, molte delle aree che ora sono in regola non lo saranno più e la verifica costante e puntuale della situazione sarà ancora una volta quanto mai necessaria. Oggi sono disponibili sensori a basso costo che si possono affiancare alle centraline tradizionali, rendendo il monitoraggio distribuito, capillare e scientificamente fondato secondo il paradigma delle città intelligenti (smart cities).

Città2030: una campagna itinerante per la mobilità sostenibile

Quest’anno, Legambiente lancia la campagna itinerante “Città2030: le città e la sfida del cambiamento”, che si svolgerà dall’8 Febbraio al 6 Marzo. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign, una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, includendo il cigno verde, farà tappa in 18 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e sicure.

Le tappe includono Avellino (13/02), Reggio Calabria (14/02), Messina (14/02), Napoli (15/02), Lodi (19/02), Trieste (20/02), Pescara (21-22/02), Bologna (23/02), Padova (24/02), Perugia (24/02), Roma (26/02), Milano (27/02), Latina (28/02), Firenze (29/02-1/03), Torino (1-2/03), Catania (1-2/03), Lecce (3-5/03) e Genova (04-05/03).

Durante le tappe, saranno organizzati incontri con rappresentanti delle amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere delle sfide legate alla mobilità sostenibile nei vari contesti urbani, oltre a iniziative di piazza come flash mob, presidi, e attività di bike to school. Argomenti principali affrontati includeranno Zero Emission, sharing mobility, Trasporto Pubblico Locale (TPL) elettrico e Città30.

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Fonte: Qui Finanza

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Although there have been slight improvements, Legambiente‘s Mal’Aria 2024 report highlights the need for urgent action against air pollution

Despite a slight drop in air pollution in 2023, Italian cities remain trapped in the grip of smog. The new Legambiente report “Mal Aria di città 2024”, created as part of the Clean Cities Campaign, highlights how the fight against this invisible enemy is still uphill.

If on the one hand the 2023 data show a timid decrease in pollutant levels, on the other hand a worrying stasis emerges: the values ​​have remained at stable levels for years, albeit in line with current legislation. However, the distance from the European limits expected for 2030 and, above all, from the parameters suggested by the World Health Organization is still abysmal.

The Legambiente report sounds like an alarm bell: it is time to accelerate the pace towards a more sustainable and smog-free future. The health of citizens is at stake and does not allow further delays. We need a concrete and lasting commitment from all the actors involved, from institutions to citizens, to implement incisive measures that promote cleaner mobility and a healthier environment.

Index

  • Improvements in 2023, but concrete actions are needed
  • Smog: 18 Italian cities still outlawed in 2023
  • Smog alert: in 2030 many Italian cities would be outlawed
  • Air pollution in Italian cities: an unsolved problem
  • Air pollution: Italian cities still too polluted
  • WHO has updated air quality guidelines, dramatically lowering limits to protect health
  • The European Commission has proposed a revision of the air quality directives
  • The European Parliament voted in favor of a more stringent position
  • The European Council has asked for an extension to 2040
  • Children victims of pollution: UNICEF warns
  • How to fight air pollution in Italy: Legambiente’s proposals
  • Città2030: a traveling campaign for sustainable mobility

Improvements in 2023, but concrete actions are needed

The data collected highlights an improvement compared to the previous year, mainly due to the “favorable” weather conditions that characterized 2023. However, these encouraging results are not so much the result of effective political actions in combating the smog emergency, but rather the result of climatic factors.

Despite this, Italian cities, from the far North to the South, remain behind the more rigorous parameters proposed by the revision of the European Air Quality Directive which will come into force from 2030 (20 µg/m3 for PM10, 10 µg/ mc for PM2.5 and 20 µg/mc for NO2). This highlights an urgent need to strengthen policies and actions to address the challenge of air pollution.

Smog: 18 Italian cities still outlawed in 2023

The recent study conducted by Legambiente examined the data relating to 2023 in the provincial capitals, focusing on the levels of fine particles (PM10, PM2.5) and nitrogen dioxide (NO2). In summary, out of 98 cities monitored, 18 have currently exceeded the regulatory limits for PM10 exceedances (35 days a year with a daily average above 50 micrograms/cubic meter).

Frosinone (with the Frosinone Scalo control unit) is positioned at the top of the ranking with 70 days of overrun, double the allowed values. This is followed by Turin (Grassi) with 66 days, Treviso (strada S. Agnese) with 63 and Mantua (via Ariosto), Padua (Arcella) and Venice (via Beccaria) with 62 days of exceeding the limits. Even Rovigo (Centre), Verona (B.go Milano) and Vicenza (Ferrovieri), all Venetian cities, exceed 50 days, 55, 55 and 53 respectively.

Milan (Senate) records 49 days, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) and Monza (via Machiavelli) 40. Closing the list are Alessandria (D’Annunzio) with 39, Naples (Pellerini Hospital) and Ferrara (Isonzo) with 36 days of overrun.

Smog alert: in 2030 many Italian cities would be outlawed

If the legal limits for air pollution foreseen for 2030 were already in force, many Italian cities would find themselves in a situation of serious illegality. For PM10, 69% of cities would exceed the limits, with particularly high concentrations in Padua, Verona and Vicenza (32 µg/m3), Cremona and Venice (31 µg/m3), and Brescia, Cagliari, Mantua, Rovigo, Turin and Treviso (30 µg/m3).

The situation is even worse for PM2.5, with 84% of cities not respecting the new limits. The highest values ​​would be recorded in Padua (24 µg/m3), Vicenza (23 µg/m3), Treviso and Cremona (21 µg/m3), Bergamo and Verona (20 µg/m3).

NO2 is the only pollutant that has decreased in the last 5 years, but 50% of cities would still remain outlawed in 2030. The cities with the highest levels of NO2 are Naples (38 µg/m3), Milan (35 µg /m3), Turin (34 µg/m3), Catania and Palermo (33 µg/m3), Bergamo and Rome (32 µg/m3), Como (31 µg/m3), Andria, Florence, Padua and Trento (29 µg /mc).

Air pollution in Italian cities: an unsolved problem

“Once again the objective of guaranteeing clean air in Italian urban centers seems like a mirage, as highlighted by the photograph taken by our report ‘Mal’Aria di città’ – says Giorgio Zampetti, general director of Legambiente – The sources of pollution are known, as are the actions and measures to reduce emissions, but we continue to see significant and unjustified delays in the adoption of transversal solutions.”

A radical change is necessary, with the implementation of structural and integrated measures, capable of effectively influencing the various sources of smog: from building heating, to industry, agriculture and livestock, up to mobility. In this context, Zampetti underlines that traffic and pollution reduction measures can be harmonized with greater safety for pedestrians and cyclists, as demonstrated by the important intervention of Bologna, which set the speed limit at 30 km/h, a practice already successfully adopted in several European cities and which Legambiente hopes will be increasingly spread in Italy too.

Air pollution: Italian cities still too polluted

Andrea Minutolo, scientific manager of Legambiente, explained that “”The 2023 data show us that the process of reducing concentrations is non-existent or in any case too slow. Currently, as many as 35 cities need to step up efforts to reduce their PM10 concentrations by 2030, with a reduction rate of between 20% and 37%. For PM2.5, the number of cities involved even rises to 51, with a reduction needed between 20% and 57%. Even for NO2, the situation is no better: 24 cities must reduce emissions by between 20% and 48%.”

Minutolo underlines that in light of the WHO standards, which suggest much more stringent limit values ​​than the current legal values, the situation becomes even more critical. It is essential to determine a turning point at a national and territorial level to reduce the health impact on the Italian population, the cost associated with it, and the damage to natural environments.

WHO has updated air quality guidelines, dramatically lowering limits to protect health

In 2021, the WHO published new guidelines on air quality, highlighting how air pollution is a much more serious public health problem than previously thought. The new limits, drastically lower than those in place in Europe, were set to protect citizens from a range of serious harms, including heart disease, stroke, cancer and respiratory diseases.

The European Commission has proposed a revision of the air quality directives

In 2022, the European Commission published a proposal to revise the air quality directives, implementing the WHO recommendations. The proposal provides for a gradual reduction in emissions of air pollutants, with the aim of reaching the new WHO limits by 2030.

The European Parliament voted in favor of a more stringent position

In September 2023, the European Parliament voted in favor of a more stringent negotiating position than the Commission’s proposal. Parliament has in fact asked for the new European limits to be completely aligned with those of the WHO, without any extension.

The European Council has asked for an extension to 2040

The European Council, however, adopted a more flexible position, asking for an extension to 2040 for the new limits to come into force. The trilogue will be held in February 2024, the last phase of the revision process of the European Air Quality Directive. Here, the European Commission, the European Parliament and the European Council will have to find an agreement on new limits for air pollutants.

Italy has an important responsibility. In our country, air pollution causes 47,000 premature deaths every year, mainly due to PM2.5. It is essential, therefore, that the Italian Government does not hinder the process of reviewing the Directive, avoiding requesting exemptions or clauses that could delay the achievement of the objectives.

Children victims of pollution: UNICEF warns

During 2019, over 5,800 children and adolescents living in Europe and Central Asia tragically lost their lives due to air pollution. This impressive figure reveals that 85% of these young people did not even manage to celebrate their first birthday, corresponding to an average of 90 children every week. These dramatic statistics emerge from a recent study conducted by UNICEF and presented in today’s Policy Brief.

Regina de Dominicis, UNICEF Regional Director for Europe and Central Asia, highlighted the devastating impact of air pollution on young people. She said: “Children’s lungs, being more fragile, suffer the most serious consequences of air pollution, causing damage to their health and development, sometimes costing them their lives. Reducing air pollution and limiting children’s exposure to toxic substances is crucial for their health, but also for society as a whole. This leads to decreased healthcare costs, improved learning, increased productivity and a safer and cleaner environment for all.”

Children, due to specific physical and physiological characteristics, are more exposed to air pollution than adults. First, they breathe twice as fast as adults and often tend to do so through their mouths, thus increasing their intake of pollutants. Furthermore, they are generally located closer to the ground, where pollutants are concentrated to a greater extent. From a physiological point of view, children are particularly vulnerable to air pollution because during a period of rapid development they can suffer inflammation and damage to the brain, lungs and other organs.

How to fight air pollution in Italy: Legambiente’s proposals

Air pollution is a serious problem that affects many areas of our country, with negative consequences on health and the environment. To get out of this situation, Legambiente, the most widespread environmental association in Italy, has developed a series of concrete and differentiated proposals, taking into account the different territorial realities and the different sources of emissions. These proposals are based on four main directions:

  • Moving freely and safely for cities: to reduce transport emissions, Legambiente calls for massive investments in local public transport, incentives for the use of public transport, shared electric mobility even in the suburbs, implementation of limited traffic, low-emission zones and zero emissions, electrification of freight vehicles too, digitalisation of public services, promotion of working from home, expansion of cycle-pedestrian networks and redesign of urban space, tailored to people with “city 30” speed limits. The goal is to make mobility not only cleaner, but also safer and truly inclusive.
  • Heating well and better: to reduce emissions from domestic heating, Legambiente proposes to progressively ban biomass boilers and heat generators in the most polluted areas; in others, instead supporting the installation of “nearly zero” emissions technologies, with integrated or external filtration systems, or hybrid solutions. Furthermore, Legambiente promotes the energy efficiency of buildings and the use of renewable sources for heating and cooling.
  • Also take care of the countryside: to reduce emissions from agriculture and livestock farming, Legambiente requires compliance with the regulations for the spreading and rapid burial of sewage, and promotes agricultural investments towards practices that reduce ammonia emissions, such as covering tanks of sewage and the creation of treatment systems, especially for the production of biomethane. Furthermore, Legambiente supports the transition towards organic and sustainable agriculture, which protects biodiversity and the landscape.
  • Monitoring for health protection: to guarantee control of air quality, Legambiente asks to change the monitoring strategy used so far, increasing the number of monitoring stations in order to cover all the main urban areas of the country. In fact, with the forthcoming adoption of new limits more aligned with those of the WHO, many of the areas that are now in compliance will no longer be so and constant and timely verification of the situation will once again be more necessary than ever. Today, low-cost sensors are available that can be combined with traditional control units, making monitoring distributed, widespread and scientifically based according to the smart cities paradigm.

Città2030: a traveling campaign for sustainable mobility

This year, Legambiente launches the traveling campaign “Città2030: cities and the challenge of change”, which will take place from 8 February to 6 March. The initiative, carried out within the Clean Cities Campaign, a European coalition of NGOs and civil society organisations, including the green swan, will stop in 18 Italian cities to promote sustainable and zero-emission mobility and to ask for more livable cities and safe.

Stops include Avellino (13/02), Reggio Calabria (14/02), Messina (14/02), Naples (15/02), Lodi (19/02), Trieste (20/02), Pescara (21- 22/02), Bologna (23/02), Padua (24/02), Perugia (24/02), Rome (26/02), Milan (27/02), Latina (28/02), Florence (29 /02-1/03), Turin (1-2/03), Catania (1-2/03), Lecce (3-5/03) and Genoa (04-05/03).

During the stages, meetings will be organized with representatives of local administrations, experts and citizens to discuss the challenges related to sustainable mobility in various urban contexts, as well as street initiatives such as flash mobs, demonstrations, and bike to school activities. Main topics addressed will include Zero Emission, sharing mobility, electric LPT and Città30.

Source: Qui Finanza

https://www.msn.com/it-it/notizie/milano/pm10-alle-stelle-da-domani-scattano-le-prime-misure-antismog-in-9-province-lombarde-su-12/ar-BB1ix0tG

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

A NEW DELHI IN INDIA C’E’ MOLTO PIU’ SMOG DEL SOLITO

Nella capitale indiana sono state chiuse diverse scuole ed è stato limitato il traffico, per abbassare il livello di inquinamento dell’aria

https://www.ilpost.it/2023/11/03/nuova-delhi-inquinamento/

A New Delhi, in India, il governo locale ha ordinato la chiusura delle scuole elementari, ha vietato la circolazione ai veicoli inquinanti e ha bloccato i lavori di costruzione e demolizione in cantieri considerati “non essenziali”, nel tentativo di ridurre lo smog e l’inquinamento dell’aria, che sta causando problemi respiratori, pruriti e irritazioni agli occhi a molte persone.

New Delhi è da tempo una delle città più inquinate al mondo, ma il livello di inquinamento raggiunto in questi giorni è considerato particolarmente preoccupante ed eccezionale da diversi esperti e organizzazioni che si occupano di qualità dell’aria. È di oltre 10 volte superiore alle soglie di sicurezza, ha detto il Consiglio centrale per il controllo dell’inquinamento, organo che fa capo al ministero dell’Ambiente indiano.

Lo smog a New Delhi (AP Photo/Shonal Ganguly)

Venerdì in città la concentrazione di particelle tossiche PM2,5 (il cosiddetto particolato fine, polveri con un diametro inferiore a un quarto di centesimo di millimetro e che se respirate possono arrivare fino ai polmoni) era di oltre 50 volte superiore al valore guida indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, secondo i calcoli di IQAir, azienda svizzera che si occupa di qualità dell’aria. Sono livelli di inquinamento considerati gravi, che possono causare bronchiti, attacchi d’asma e altre malattie.

Per cercare di ridurre la densa nube di smog che sta avvolgendo la città, le autorità locali stanno utilizzando acqua nebulizzata per raccogliere le polveri sottili e farle cadere a terra. Molti stanno usando le mascherine e il governo si è raccomandato di evitare attività all’esterno quando possibile. Sono state inoltre annunciate multe fino a 20mila rupie (circa 220 euro) per chi utilizza veicoli inquinanti a benzina e diesel.

Un cannone anti-smog utilizzato in un cantiere di New Delhi nel 2021 (AP Photo/Manish Swarup)

Le misure introdotte dal governo di New Delhi sono le ultime di una serie introdotte nei giorni scorsi, sempre per ridurre l’inquinamento. Nonostante il blocco dei cantieri sono stati mantenuti attivi quelli considerati essenziali, come quelli che coinvolgono metropolitane, aeroporti e condutture idriche. Nel frattempo in molti negozi sono finiti i filtri per i depuratori d’aria, di cui molte persone stanno facendo scorta.

Tra le cause principali dell’inquinamento nell’India settentrionale c’è la combustione degli scarti delle coltivazioni agricole in molte aree rurali, che abbinata alle basse temperature e alla mancanza di vento provoca ciclicamente un aumento intenso degli inquinanti atmosferici. Per ridurre questo rischio, negli ultimi anni le autorità locali hanno previsto incentivi economici per chi acquista macchinari in grado di smaltire gli scarti in altro modo. Bhagwant Mann, funzionario del governo dello stato settentrionale del Punjab, ha detto che nel suo territorio questi sforzi hanno ridotto del 30 per cento la quantità di scarti agricoli bruciati ogni anno.

India: Smog a New Delhi, prolungata la chiusura delle scuole

Nessun segno di miglioramento, primarie chiuse, altre online

https://www.ansa.it/amp/sito/photogallery/primopiano/2023/11/05/india-smog-a-new-delhi-prolungata-la-chiusura-delle-scuole_248a30b8-0f26-4b2f-8529-70dc09b45229.html

Redazione Ansa ROMA – Novembre 05, 2023 – News

Le autorità di New Delhi, capitale indiana infestata dallo smog, hanno prolungato di una settimana la chiusura d’emergenza delle scuole, senza alcun segno di miglioramento nei soffocanti livelli di inquinamento della megalopoli. Ogni autunno Nuova Delhi è ricoperta da uno smog acre, attribuito principalmente agli incendi delle stoppie da parte degli agricoltori dei vicini Stati agrari. La città è regolarmente classificata come una delle più inquinate del pianeta, con il suo smog responsabile di centinaia di migliaia di morti premature ogni anno.

“Poiché i livelli di inquinamento continuano a rimanere elevati, le scuole primarie di Delhi rimarranno chiuse fino al 10 novembre”, ha scritto il ministro dell’Istruzione dello Stato di Delhi, Atishi, su X. Alle scuole secondarie “viene data la possibilità di passare alle lezioni online”, ha aggiunto Atishi, dopo giorni di alti livelli di inquinamento. Secondo la società di monitoraggio IQAir, la capitale indiana, che ha una popolazione di 30 milioni di abitanti, è stata nuovamente classificata oggi come la città più inquinata del mondo.

https://www.lescienze.it/news/2023/11/15/news/meno_polveri_sottili_piu_nanoparticelle_polmoni_a_rischio-14138244/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

ULAN BATOR IN CERCA DI ARIA: L’INQUINAMENTO DA NANOPARTICOLATO ATMOSFERICO SOFFOCA LA CAPITALE DELLA MONGOLIA

5 Luglio, 2021 | articoli scientificitappe

https://theclimateroute.org/ulan-bator-in-cerca-di-aria/

L’inquinamento atmosferico della capitale mongola ha raggiunto livelli preoccupanti, ed una perenne coltre di fumo è calata sul paese dagli immensi cieli blu: Ulan Bator è in cerca di aria.

La Mongolia, un tempo conosciuta per la sua natura selvaggia e incontaminata, si ritrova oggi a boccheggiare tra i gas di scarico di comignoli e industrie.

Per decenni la società mongola è riuscita a resistere alle spinte globalizzanti della modernità e a mantenere una propria identità culturale. Tuttavia, il tradizionale nomadismo pastorizio è oggi messo a dura prova da un nemico ancora più potente della globalizzazione: il cambiamento climatico.

La migrazione di massa dei pastori verso Ulan Bator

A seguito dei ripetuti dzud (cioè gli inverni particolarmente rigidi che si sono fatti sempre più frequenti negli ultimi anni e affliggono i pastori mongoli causando la morte del loro bestiame) e della conseguente morte del bestiame, da ormai 20 anni decine di migliaia di pastori si trasferiscono in città. Più precisamente, si trasferiscono in una sola città: la capitale Ulan Bator, che ad oggi accoglie 1,5 milioni di abitanti, ovvero circa la metà dell’intera popolazione mongola.

Per dare un’idea del sovraffollamento che affligge Ulan Bator, si pensi che la densità media della popolazione in Mongolia è meno di 2 ab/Km2, mentre nella capitale si superano i 295 ab/km2. Ovviamente è una densità ancora molto bassa se paragonata a quella delle grandi metropoli asiatiche (basti pensare che Manila arriva a più di 41 mila ab/km2), ma la velocità dell’inurbamento ha reso il fenomeno ingestibile per le autorità mongole.

Circa il 55% della popolazione della città vive in quartieri di yurte abusive, cosicché la periferia urbana della capitale assume l’aspetto di una “tendopoli”. Secondo il vice sindaco di Ulan Bator, Batbayasgalan Jantsan, in questi grandi quartieri informali allestiti per accogliere i migranti interni mancano del tutto acqua ed energia elettrica. Inoltre, sebbene gli abitanti delle tendopoli rappresentino solo la metà della popolazione cittadina, sono causa di circa l’80% dell’inquinamento urbano.

L’inquinamento atmosferico nella capitale mongola

La popolazione di Ulan Bator vive immersa in una costante coltre di smog che si fa ancora più fitta durante i mesi invernali, quando le stufe a carbone delle yurte immettono nell’aria tonnellate di CO2 senza alcun filtro.

Si è stimato che negli inverni più rigidi si raggiungono picchi di -40 C°, il che rende Ulan Bator la capitale più fredda del mondo. Per resistere a temperature così estreme, la popolazione brucia uno dei principali prodotti dell’attività estrattiva mongola: il carbone. Tonnellate su tonnellate di carbone, e quando il carbone non basta, si “allunga” con rifiuti e plastiche, che rendono ancora più irrespirabile l’aria.

A causa dell’assenza nelle periferie di un adeguato sistema di riscaldamento, l’inquinamento atmosferico della città è 20 volte superiore al limite stabilito dall’OMS.

Considerando che l’inquinamento dell’aria è causa diretta o indiretta di circa il 10% delle morti nella capitale, non è esagerato affermare che esso sia diventato una minaccia alla sicurezza nazionale mongola.

Questo “grande male”, tuttavia, non colpisce tutta la popolazione in modo uniforme. Ad essere maggiormente colpiti sono proprio i nuovi “immigrati”, i profughi delle steppe che si affollano nelle tende a nord della città e non possono permettersi abitazioni più confortevoli con riscaldamenti elettrici. Il carbone in Mongolia si è fatto stigma sociale: sono i poveri quelli che lo estraggono (più o meno legalmente), lo smerciano, lo comprano, lo bruciano, lo respirano, e ne muoiono.

La necessità di ripensare il sistema

Il paese dagli immensi cieli blu è diventato il paese dagli immensi cieli opachi. Ulan Bator vista dall’alto è una cortina di fumo che sovrasta la città, si insinua nelle vie, entra nelle case e nelle narici della gente. Forse è più leggera di una cortina di ferro, ma più sottile e pervasiva.

L’inquinamento atmosferico impedisce alla popolazione di condurre una vita normale, perché impedisce l’atto alla base della vita stessa, tanto banale quanto fondamentale: respirare. Un abitante di Ulan Bator introduce nel proprio corpo tra gli 800 e i 1200 microgrammi di particelle PM10 e PM2.5 per metro cubo di aria respirata: nella capitale mongola si girava per strada con la mascherina ben prima del COVID19, e non si smetterà di usarla a fine pandemia.

Le soluzioni ad un problema così complesso non possono che essere altrettanto complesse.

Si potrebbe immaginare di sostituire le stufe attuali con altre più tecnologiche ad emissioni ridotte; di avviare un piano di costruzione edilizia per accogliere i nuovi immigrati in vere abitazioni provviste di energia elettrica; di regolamentare il mercato del carbone; o di agire alla radice stessa dello sprawl urbano e dare sussidi alle famiglie di pastori perché non abbandonino le steppe.

Tutte queste politiche, in ogni caso, richiederebbero un’azione decisa del governo mongolo.

Fonte: The Climate Route

https://www.lescienze.it/news/2023/11/15/news/meno_polveri_sottili_piu_nanoparticelle_polmoni_a_rischio-14138244/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network