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DOPPIO SENSO CICLABILE, ITALIA FANALINO DI CODA

TWO-WAY CYCLE PATH, ITALY LACK OF LIGHT

https://fiabitalia.it/doppio-senso-ciclabile-italia-fanalino-di-coda/

A tre anni dall’introduzione nel Codice della Strada, il doppio senso ciclabile (definito dall’articolo 3, comma 1 n. 12-ter “corsia ciclabile per il doppio senso ciclabile”) è ancora applicato pochissimo nel nostro Paese. Lo scorso dicembre, la European Cyclists’ Federation https://ecf.com ha pubblicato un articolo in cui si analizza la situazione in Europa con il sistema QECIO* e l’Italia risulta agli ultimi posti, con una percentuale inferiore all’1% a livello nazionale, pari a 221 km di doppio senso ciclabile su oltre 30mila km di strade a senso unico. Uniche eccezioni Bolzano con il 14,4% e Reggio Emilia con il 5,8%.

Eppure, si tratta di una soluzione (a basso costo) applicata in vari paesi europei da oltre 20 anni, con risultati molto positivi e nessuna controindicazione in termini di sicurezza per gli utenti della strada. ECF afferma quindi che la percentuale di doppio senso ciclabile sul totale delle strade a senso unico può essere considerata  è una misura di quanto la gestione del traffico in un’area è “amica” delle biciclette.

Grazie al contributo del nostro Centro Studi in questo articolo cerchiamo di comprenderne i vantaggi a partire dai risultati raggiunti in molte città europee, per scoprire infine le ragioni del nostro ritardo.

La diffusione del doppio senso ciclabile in Europa

La media europea è del 10%, ma i paesi all’avanguardia per ciclabilità superano il 50% e alcune regioni addirittura il 70%. I Paesi Bassi hanno la quota più alta di strade a senso unico con doppio senso ciclabile, seguiti da vicino dal Belgio. Bruxelles e gran parte delle Fiandre sono al di sopra della media olandese. In scia troviamo Austria, Svizzera e Germania e successivamente Liechtenstein, Lussemburgo, Francia e Danimarca.

La media nazionale non sempre rappresenta le performance delle singole città. Ad esempio, anche se la Polonia non è entrata nella top ten, le città principali sono già abbastanza avanti. Danzica, ispirandosi ai modelli belgi, è stata la prima a introdurre sistematicamente il doppio senso ciclabile, con 127 strade aperte nel 2009. Radom ha applicato il doppio senso ciclabile a tutte le sue strade a senso unico nel 2014. È interessante notare che, dopo aver vinto un voto popolare, il “Radom Contraflow Revolution” è stato finanziato dal bilancio partecipativo locale ed è costato solo circa 17mila euro.

In Germania il dato medio di applicazione del doppio senso ciclabile sulle strade a senso unico è del 26%, ma ad esempio il distretto di Gießen svetta con il 69%. Anche Brema, Francoforte sul Meno, Oldenburg, Rosenheim o Wiesbaden possono facilmente competere con le città olandesi.

Doppio senso ciclabile, i vantaggi

Il doppio senso ciclabile consente la circolazione delle biciclette in entrambe le direzioni su strade a senso unico. Una strada potrebbe essere troppo stretta perché due auto possano incrociarsi, ma comunque abbastanza larga per un’auto e una bicicletta.

Nella maggior parte dei paesi europei, viene attuato sulle strade locali applicando solo un pannello integrativo con la specifica “eccetto biciclette” sotto i cartelli di senso unico o di divieto di accesso. Se c’è spazio si può tracciare una corsia per il doppio senso ciclabile con la segnaletica orizzontale. In alcuni casi, viene offerta una separazione fisica mediante una pista ciclabile.

Riduzione del traffico automobilistico e aumento dell’uso della bici

Il doppio senso ciclabile permette spostamenti in bici più diretti e consente a chi pedala di evitare strade principali e incroci pericolosi. Rendere alcuni tratti a senso unico (preferibilmente a tratti alternati) con il doppio senso per le biciclette, consente di creare corridoi ciclabili più lunghi attraverso strade locali tranquille.

In Belgio, il doppio senso ciclabile ha dato un forte impulso alla rete ciclabile della regione di Bruxelles-Capitale: i percorsi che collegano diversi quartieri lungo le strade locali, grazie al doppio senso ciclabile hanno contribuito a triplicare il traffico ciclistico. A Lovanio questa soluzione è parte essenziale del piano del traffico, che ha eliminato il traffico automobilistico di attraversamento dal centro e ha aumentato il numero di spostamenti in bicicletta del 32% in un anno.

Bruxelles © fuji nakama/unsplash

Anche in Lussemburgo, il tratto a senso unico di Rue des Romains con doppio senso ciclabile, breve ma in posizione strategica, filtra il traffico automobilistico e permette ai ciclisti di accedere in sicurezza al centro città da ovest.

A Cracovia, in Polonia, il doppio senso ciclabile di via Kopernika è tra i tratti più utilizzati con oltre 400 ciclisti/ora nelle ore di punta. A Londra, il sistema delle Quietways ha utilizzato sistematicamente il doppio senso ciclabile.

È una soluzione sicura? I casi di Bruxelles e Londra

Nel doppio senso ciclabile, i conducenti degli autoveicoli e i ciclisti che arrivano dalla direzione contraria si vedono molto meglio reciprocamente.

La sicurezza del doppio senso ciclabile non dipende da una cultura ciclistica consolidata: Bruxelles ha autorizzato il doppio senso ciclabile su 404 km di strade a senso unico tra il 2004 e il 2007, quando la bicicletta copriva appena l’1,7% di tutti gli spostamenti. L’Istituto Belga per la Sicurezza Stradale (BRSI) ha valutato l’impatto nello studio “Aspetti di sicurezza del doppio senso ciclabile. Analisi dettagliata degli incidenti che coinvolgono ciclisti nel doppio senso ciclabile nella regione di Bruxelles-Capitale” e ha concluso che nelle strade con il doppio senso ciclabile si sono verificati proporzionalmente meno collisioni rispetto al ciclista che viaggia nel senso dei veicoli.

Un altro studio più recente ha analizzato i dati raccolti in ben 22 anni riguardanti 508 strade a senso unico di Londra e – che sorpresa! – è arrivato a risultati simili. In conclusione, le evidenze scientifiche e chi si occupa di questi temi raccomandano questa soluzione.

Perché l’Italia è così indietro?

In Italia il doppio senso ciclabile è stato introdotto nel Codice della Strada soltanto nel 2020, con un ritardo di quasi vent’anni rispetto ai paesi europei guida. Però non sono mancati i precursori: a Reggio Emilia, ad esempio, tutte le strade a senso unico del centro storico sono a doppio senso per le bici dal 2005. E non è un caso isolato.

Nel 2011, su sollecitazione di FIAB, il Ministero dei Trasporti ha espresso un parere favorevole all’applicazione del doppio senso ciclabile, a certe condizioni.

Nel 2020, sull’onda della pandemia Covid-19, il Decreto Legge n. 76 del 16 luglio ha innovato il Codice della Strada con alcune misure a favore della mobilità ciclistica, fra le quali il doppio senso ciclabile, normato nell’articolo 3 comma 1, numero 12-ter: “Corsia ciclabile per doppio senso ciclabile: parte longitudinale della carreggiata urbana a senso unico di marcia, posta a sinistra rispetto al senso di marcia, delimitata mediante una striscia bianca discontinua, valicabile e ad uso promiscuo, idonea a permettere la circolazione sulle strade urbane dei velocipedi in senso contrario a quello di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede. La corsia ciclabile è parte della carreggiata destinata alla circolazione dei velocipedi in senso opposto a quello degli altri veicoli;”.

Ma allora perché le strade a senso unico con doppio senso ciclabile sono ancora pochissime? A rispondere è Massimo Gaspardo Moro, Responsabile del Centro Studi FIAB. “Il fattore culturale gioca un ruolo fondamentale. Da un lato, molte amministrazioni locali, dirigenti delle polizie locali e degli uffici tecnici comunali hanno una scarsa conoscenza dei vantaggi che questa soluzione offre, delle positive esperienze europee e italiane e dei dati relativi all’incidentalità. Dall’altro lato, anche i portatori di interessi, cioè le organizzazioni ciclistiche locali e i gruppi ambientalisti non agiscono con molta convinzione per spingere i comuni ad applicare la norma”. Inoltre aggiunge: “A ciò si aggiunge un orientamento del governo centrale che, invece di rassicurare le amministrazioni locali, alimenta resistenze e perplessità. L’aggiornamento del Codice della Strada in itinere, infatti, tende a depotenziare la norma, rimandando a un successivo adeguamento del regolamento di attuazione le disposizioni sulla realizzazione in concreto del doppio senso ciclabile”.

Insomma, per la mobilità ciclistica in Italia il doppio senso ciclabile sembra essere un’opportunità molto promettente e a portata di mano, che però non viene colta per un “errore di valutazione” che ci allontana sempre più dai risultati raggiunti da molti paesi europei.

*Quantifying Europe’s Cycling Infrastructure using OpenStreetMap

English translate

Three years after its introduction into the Highway Code, the two-way cycle path (defined by article 3, paragraph 1 no. 12-ter “cycle lane for two-way cycle paths”) is still applied very little in our country. Last December, the European Cyclist’s Federation published an article analyzing the situation in Europe with the QECIO* system and Italy was in the last places, with a percentage of less than 1% at a national level, equal to 221 km of two-way cycling on over 30 thousand km of one-way roads. The only exceptions are Bolzano with 14.4% and Reggio Emilia with 5.8%.

Yet, it is a (low-cost) solution applied in various European countries for over 20 years, with very positive results and no contraindications in terms of safety for road users. ECF therefore states that the percentage of two-way cycling on the total number of one-way streets can be considered as a measure of how “bicycle-friendly” traffic management in an area is.

Thanks to the contribution of our Study Center in this article we try to understand the advantages starting from the results achieved in many European cities, to finally discover the reasons for our delay.

The spread of two-way cycling in Europe

The European average is 10%, but the countries at the forefront in terms of cycling exceed 50% and some regions even 70%. The Netherlands has the highest share of one-way streets with two-way cycling, followed closely by Belgium. Brussels and much of Flanders are above the Dutch average. In the wake we find Austria, Switzerland and Germany and subsequently Liechtenstein, Luxembourg, France and Denmark.

The national average does not always represent the performance of individual cities. For example, even though Poland didn’t make it into the top ten, the major cities are already quite far ahead. Gdansk, inspired by Belgian models, was the first to systematically introduce two-way cycling, with 127 streets opened in 2009. Radom applied two-way cycling to all its one-way streets in 2014. Interestingly, after having won a popular vote, the “Radom Contraflow Revolution” was financed by the local participatory budget and only cost around 17 thousand euros.

In Germany the average figure for the application of two-way cycling on one-way streets is 26%, but for example the district of Gießen stands out with 69%. Even Bremen, Frankfurt am Main, Oldenburg, Rosenheim or Wiesbaden can easily compete with Dutch cities.

Two-way cycle path, the advantages

The two-way cycle path allows the circulation of bicycles in both directions on one-way streets. A road might be too narrow for two cars to pass each other, but still wide enough for a car and a bicycle.

In most European countries, it is implemented on local roads by applying only an additional panel with the specification “except bicycles” under one-way or no-entry signs. If there is space, a lane can be traced for the two-way cycle path with horizontal signs. In some cases, physical separation is offered via a cycle path.

Reduction of car traffic and increase in bicycle use

The two-way cycle path allows for more direct cycling and allows cyclists to avoid main roads and dangerous intersections. Making some sections one-way (preferably alternating sections) with two-way for bicycles allows you to create longer cycle corridors through quiet local streets.

In Belgium, two-way cycling has given a strong boost to the cycling network of the Brussels-Capital Region: routes connecting different neighborhoods along local roads have contributed to tripling cycling traffic thanks to two-way cycling. In Leuven this solution is an essential part of the traffic plan, which eliminated through-car traffic from the center and increased the number of bicycle trips by 32% in one year.

Also in Luxembourg, the one-way stretch of Rue des Romains with two-way cycling, short but strategically located, filters car traffic and allows cyclists to safely access the city center from the west.

In Krakow, Poland, the two-way cycle path on Kopernika Street is among the most used sections with over 400 cyclists/hour during rush hour. In London, the Quietways system systematically used two-way cycling.

Is it a safe solution? The cases of Brussels and London

In the two-way cycle route, car drivers and cyclists arriving from the opposite direction can see each other much better.

Two-way cycling safety does not depend on an established cycling culture: Brussels authorized two-way cycling on 404km of one-way streets between 2004 and 2007, when cycling covered just 1.7% of all travel. The Belgian Road Safety Institute (BRSI) assessed the impact in the study “Safety aspects of two-way cycling. Detailed analysis of accidents involving cyclists in two-way cycling in the Brussels-Capital Region” and concluded that proportionately fewer collisions occurred on two-way cycling streets compared to cyclists traveling in the direction of vehicles.

Another more recent study analyzed data collected over 22 years covering 508 one-way streets in London and – what a surprise! – arrived at similar results. In conclusion, the scientific evidence and those who deal with these issues recommend this solution.

Why is Italy so behind?

In Italy, the two-way cycle path was introduced into the Highway Code only in 2020, with a delay of almost twenty years compared to the leading European countries. However, there has been no shortage of precursors: in Reggio Emilia, for example, all the one-way streets in the historic center have been two-way for bicycles since 2005. And this is not an isolated case.

In 2011, at the request of FIAB, the Ministry of Transport expressed a favorable opinion on the application of two-way cycling, under certain conditions.

In 2020, in the wake of the Covid-19 pandemic, Legislative Decree no. 76 of 16 July innovated the Highway Code with some measures in favor of cycling mobility, including two-way cycling, regulated in article 3 paragraph 1, number 12-ter: “Cycle lane for two-way cycling: longitudinal part of the one-way urban roadway, located to the left with respect to the direction of travel, delimited by a discontinuous white stripe, crossable and for mixed use, suitable for allowing bicycles to circulate on urban roads in the opposite direction to that of others vehicles and marked by the bicycle symbol. The cycle lane is part of the roadway intended for the circulation of bicycles in the opposite direction to that of other vehicles;”.

But then why are there still very few one-way streets with two-way cycling? The answer is Massimo Gaspardo Moro, Head of the FIAB Study Center. “The cultural factor plays a fundamental role. On the one hand, many local administrations, managers of local police forces and municipal technical offices have little knowledge of the advantages that this solution offers, of the positive European and Italian experiences and of the data relating to accidents. On the other hand, even the stakeholders, i.e. local cycling organizations and environmental groups, do not act with much conviction to push municipalities to apply the rule”. He also adds: “Added to this is a central government orientation which, instead of reassuring local administrations, fuels resistance and perplexity. The ongoing updating of the Highway Code, in fact, tends to weaken the rule, postponing the provisions on the concrete implementation of the two-way cycle path to a subsequent adaptation of the implementing regulation”.

In short, for cycling mobility in Italy the two-way cycle path seems to be a very promising and within reach opportunity, which however is not seized due to an “error of evaluation” which takes us further and further away from the results achieved by many European countries.

Source: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

SMOG, SONO 18 LE CITTA’ ITALIANE FUORILEGGE PER L’INQUINAMENTO

Sebbene ci siano stati leggeri miglioramenti, il report Mal’Aria 2024 di Legambiente sottolinea la necessità di azioni urgenti contro l’inquinamento atmosferico

Matteo Paolini Giornalista Verde

Sebbene ci siano stati leggeri miglioramenti, il report Mal’Aria 2024 di Legambiente sottolinea la necessità di azioni urgenti contro l’inquinamento atmosferico
https://quifinanza.it/green/smog-citta-italiane/792245/

Nonostante un leggero calo dell’inquinamento atmosferico nel 2023, le città italiane rimangono ingabbiate nella morsa dello smog. Il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città 2024“, realizzato nell’ambito della Clean City Campaigns https://cleancitiescampaign.org/, evidenzia come la lotta contro questo nemico invisibile sia ancora in salita.

Se da un lato i dati del 2023 mostrano una timida discesa dei livelli di inquinanti, dall’altro emerge una preoccupante stasi: i valori si attestano su livelli stabili da anni, seppur in linea con la normativa vigente. Tuttavia, la distanza dai limiti europei previsti per il 2030 e, soprattutto, dai parametri suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è ancora abissale.

Il report di Legambiente suona come un campanello d’allarme: è tempo di accelerare il passo verso un futuro più sostenibile e libero dallo smog. La salute dei cittadini è in gioco e non ammette ulteriori ritardi. Serve un impegno concreto e duraturo da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai cittadini, per attuare misure incisive che favoriscano una mobilità più pulita e un ambiente più sano.

Indice

Miglioramenti nel 2023, ma servono azioni concrete

I dati raccolti mettono in luce un miglioramento rispetto all’anno precedente, principalmente dovuto alle condizioni meteorologiche “favorevoli” che hanno caratterizzato il 2023. Tuttavia, questi risultati incoraggianti non sono tanto il risultato di azioni politiche efficaci nel contrastare l’emergenza smog, quanto piuttosto il frutto di fattori climatici.

Nonostante ciò, le città italiane, dall’estremo Nord al Sud, rimangono indietro rispetto ai parametri più rigorosi proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030 (20 µg/mc per il PM10, 10 µg/mc per il PM2.5 e 20 µg/mc per l’NO2). Questo evidenzia una necessità urgente di rafforzare le politiche e le azioni per affrontare la sfida dell’inquinamento atmosferico.

Smog: 18 città italiane ancora fuorilegge nel 2023

Il recente studio condotto da Legambiente ha esaminato i dati relativi al 2023 nei capoluoghi di provincia, focalizzandosi sui livelli di polveri sottili (PM10, PM2.5) e biossido di azoto (NO2). In sintesi, su 98 città monitorate, ben 18 hanno superato attualmente i limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo).

Frosinone (con la centralina di Frosinone Scalo) si posiziona al vertice della classifica con 70 giorni di sforamento, il doppio rispetto ai valori consentiti. Seguono Torino (Grassi) con 66 giorni, Treviso (strada S. Agnese) con 63 e Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62 giorni di superamento dei limiti. Anche Rovigo (Centro), Verona (B.go Milano) e Vicenza (Ferrovieri), tutte città venete, superano i 50 giorni, rispettivamente 55, 55 e 53.

Milano (Senato) registra 49 giorni, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) e Monza (via Machiavelli) 40. Chiudono la lista Alessandria (D’Annunzio) con 39, Napoli (Ospedale Pellerini) e Ferrara (Isonzo) con 36 giorni di sforamento.

Allarme smog: nel 2030 molte città italiane sarebbero fuorilegge

Se i limiti di legge per l’inquinamento atmosferico previsti per il 2030 fossero già in vigore, molte città italiane si troverebbero in una situazione di grave illegalità. Per il PM10, il 69% delle città supererebbe i limiti, con concentrazioni particolarmente elevate a Padova, Verona e Vicenza (32 µg/mc), Cremona e Venezia (31 µg/mc), e Brescia, Cagliari, Mantova, Rovigo, Torino e Treviso (30 µg/mc).

Ancora peggiore la situazione per il PM2.5, con l’84% delle città che non rispetterebbe i nuovi limiti. I valori più alti si registrerebbero a Padova (24 µg/mc), Vicenza (23 µg/mc), Treviso e Cremona (21 µg/mc), Bergamo e Verona (20 µg/mc).

L’NO2 è l’unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni, ma il 50% delle città resterebbe comunque fuori legge nel 2030. Le città con i livelli più alti di NO2 sono Napoli (38 µg/mc), Milano (35 µg/mc), Torino (34 µg/mc), Catania e Palermo (33 µg/mc), Bergamo e Roma (32 µg/mc), Como (31 µg/mc), Andria, Firenze, Padova e Trento (29 µg/mc).

L’inquinamento atmosferico nelle città italiane: un problema irrisolto

“Ancora una volta l’obiettivo di garantire un’aria pulita nei centri urbani italiani sembra un miraggio, come evidenziato dalla fotografia scattata dal nostro rapporto ‘Mal’Aria di città’ – afferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Le fonti di inquinamento sono conosciute, così come sono note le azioni e le misure per ridurre le emissioni, ma continuiamo a constatare ritardi significativi e ingiustificati nell’adozione di soluzioni trasversali.”

Si rende necessario un cambiamento radicale, con l’attuazione di misure strutturali ed integrate, in grado di influire efficacemente sulle diverse fonti di smog: dal riscaldamento degli edifici, all’industria, all’agricoltura e alla zootecnia, fino alla mobilità. In questo contesto, Zampetti sottolinea che le misure di riduzione del traffico e dell’inquinamento possono armonizzarsi con una maggiore sicurezza per pedoni e ciclisti, come dimostra l’importante intervento di Bologna, che ha fissato il limite di velocità a 30 km/h, una pratica già adottata con successo in diverse città europee e che Legambiente auspica venga diffusa sempre di più anche in Italia.

Inquinamento atmosferico: le città italiane ancora troppo inquinate

Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, ha spiegato che “I dati del 2023 ci indicano che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento. Attualmente, ben 35 città devono intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di PM10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 20% e il 37%. Per il PM2.5, il numero di città coinvolte sale addirittura a 51, con una riduzione necessaria tra il 20% e il 57%. Anche per l’NO2, la situazione non è migliore: 24 città devono ridurre le emissioni tra il 20% e il 48%”.

Minutolo sottolinea che alla luce degli standard dell’OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti dei valori di legge attuali, diventa ancora più critica la situazione. È essenziale determinare una svolta a livello nazionale e territoriale per ridurre l’impatto sanitario sulla popolazione italiana, il costo ad esso associato, e il danno agli ambienti naturali.

L’OMS ha aggiornato le linee guida sulla qualità dell’aria, abbassando drasticamente i limiti per proteggere la salute

Nel 2021 l’OMS ha pubblicato nuove linee guida sulla qualità dell’aria, evidenziando come l’inquinamento atmosferico sia un problema di salute pubblica molto più grave di quanto si pensasse in precedenza. I nuovi limiti, drasticamente più bassi rispetto a quelli in vigore in Europa, sono stati stabiliti per proteggere i cittadini da una serie di gravi danni, tra cui malattie cardiache, ictus, cancro e malattie respiratorie.

La Commissione Europea ha proposto una revisione delle direttive sulla qualità dell’aria

Nel 2022 la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di revisione delle direttive sulla qualità dell’aria, recependo le raccomandazioni dell’OMS. La proposta prevede una riduzione graduale delle emissioni di inquinanti atmosferici, con l’obiettivo di raggiungere i nuovi limiti dell’OMS entro il 2030.

Il Parlamento europeo ha votato a favore di una posizione più stringente

A settembre 2023, il Parlamento europeo ha votato a favore di una posizione negoziale più stringente rispetto alla proposta della Commissione. Il Parlamento ha infatti chiesto di allineare completamente i nuovi limiti europei a quelli dell’OMS, senza alcuna proroga.

Il Consiglio europeo ha chiesto una proroga al 2040

Il Consiglio europeo, invece, ha adottato una posizione più flessibile, chiedendo una proroga al 2040 per l’entrata in vigore dei nuovi limiti. A febbraio 2024 si terrà il trilogo, l’ultima fase del processo di revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria. In questa sede, Commissione Europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo dovranno trovare un accordo sui nuovi limiti per gli inquinanti atmosferici.

L’Italia ha una responsabilità importante. Nel nostro Paese, l‘inquinamento atmosferico causa 47.000 decessi prematuri ogni anno, principalmente a causa del PM2.5. È fondamentale, quindi, che il Governo italiano non ostacoli il percorso di revisione della Direttiva, evitando di richiedere deroghe o clausole che potrebbero ritardare il raggiungimento degli obiettivi.

Bambini vittime dell’inquinamento: L’allarme dell’UNICEF

Nel corso del 2019, oltre 5.800 bambini e adolescenti residenti in Europa e Asia centrale hanno tragicamente perso la vita a causa dell’inquinamento dell’aria. Questo dato impressionante rivela che l’85% di questi giovani non è nemmeno riuscito a celebrare il loro primo compleanno, corrispondente a una media di 90 bambini ogni settimana. Queste drammatiche statistiche emergono da un recente studio condotto dall’UNICEF e presentate in un Policy Brief odierno.

Regina de Dominicis, Direttore regionale dell’UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale, ha messo in luce l’impatto devastante dell’inquinamento atmosferico sui più giovani. Ha affermato: “I polmoni dei bambini, essendo più fragili, subiscono le conseguenze più gravi dell’inquinamento atmosferico, causando danni alla loro salute e al loro sviluppo, talvolta costando loro la vita. Ridurre l’inquinamento dell’aria e limitare l’esposizione dei bambini a sostanze tossiche è cruciale per la loro salute, ma anche per la società nel suo complesso. Ciò comporta una diminuzione dei costi sanitari, un miglioramento nell’apprendimento, un aumento della produttività e un ambiente più sicuro e pulito per tutti”.

I bambini, a causa di specifiche caratteristiche fisiche e fisiologiche, risultano maggiormente esposti all’inquinamento atmosferico rispetto agli adulti. Innanzitutto, essi respirano a una velocità due volte superiore rispetto agli adulti e spesso tendono a farlo attraverso la bocca, aumentando così l’assunzione di inquinanti. Inoltre, essi si trovano generalmente più vicini al suolo, dove gli agenti inquinanti si concentrano in maggior misura. Dal punto di vista fisiologico, i bambini sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento atmosferico poiché durante un periodo di rapido sviluppo possono subire infiammazioni e danni al cervello, ai polmoni e agli altri organi.

Come combattere l’inquinamento atmosferico in Italia: le proposte di Legambiente

L’inquinamento atmosferico è un problema grave che affligge molte aree del nostro Paese, con conseguenze negative sulla salute e sull’ambiente. Per uscire da questa situazione, Legambiente, l’associazione ambientalista più diffusa in Italia, ha elaborato una serie di proposte concrete e differenziate, tenendo conto delle diverse realtà territoriali e delle diverse fonti di emissioni. Queste proposte si basano su quattro direzioni principali:

  • Muoversi in libertà e sicurezza per le città: per ridurre le emissioni dei trasporti, Legambiente chiede investimenti massicci nel trasporto pubblico locale, incentivi all’uso dei mezzi pubblici, mobilità elettrica condivisa anche nelle periferie, implementazione di zone a traffico limitato (ZTL), a basse emissioni e a zero emissioni, elettrificazione anche dei veicoli merci, digitalizzazione dei servizi pubblici, promozione del lavoro da casa, ampliamento delle reti ciclo-pedonali e ridisegno dello spazio urbano, a misura di persona con limiti di velocità a “città 30”. L’obiettivo è rendere la mobilità non solo più pulita, ma anche più sicura e realmente inclusiva.
  • Riscaldarsi bene e meglio: per ridurre le emissioni del riscaldamento domestico, Legambiente propone di vietare progressivamente le caldaie e i generatori di calore a biomassa nei territori più inquinati; negli altri invece supportare l’installazione di tecnologie a emissioni “quasi zero”, con sistemi di filtrazione integrati o esterni, o soluzioni ibride. Inoltre, Legambiente promuove l’efficienza energetica degli edifici e l’uso di fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento.
  • Occuparsi anche delle campagne: per ridurre le emissioni dell’agricoltura e dell’allevamento, Legambiente richiede il rispetto dei regolamenti per lo spandimento e il rapido interramento dei liquami, e promuove investimenti agricoli verso pratiche che riducano le emissioni ammoniacali da ione ammonio (NH4+), come la copertura delle vasche di liquami e la creazione di sistemi di trattamento, soprattutto per la produzione di biometano. Inoltre, Legambiente sostiene la transizione verso un’agricoltura biologica e sostenibile, che tuteli la biodiversità e il paesaggio.
  • Monitorare per la tutela della salute: per garantire il controllo della qualità dell’aria, Legambiente chiede di cambiare la strategia di monitoraggio sinora impiegata, aumentando il numero di centraline di monitoraggio in modo da coprire tutte le principali aree urbane del Paese. Con la prossima adozione di nuovi limiti più allineati con quelli dell’OMS, infatti, molte delle aree che ora sono in regola non lo saranno più e la verifica costante e puntuale della situazione sarà ancora una volta quanto mai necessaria. Oggi sono disponibili sensori a basso costo che si possono affiancare alle centraline tradizionali, rendendo il monitoraggio distribuito, capillare e scientificamente fondato secondo il paradigma delle città intelligenti (smart cities).

Città2030: una campagna itinerante per la mobilità sostenibile

Quest’anno, Legambiente lancia la campagna itinerante “Città2030: le città e la sfida del cambiamento”, che si svolgerà dall’8 Febbraio al 6 Marzo. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign, una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, includendo il cigno verde, farà tappa in 18 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e sicure.

Le tappe includono Avellino (13/02), Reggio Calabria (14/02), Messina (14/02), Napoli (15/02), Lodi (19/02), Trieste (20/02), Pescara (21-22/02), Bologna (23/02), Padova (24/02), Perugia (24/02), Roma (26/02), Milano (27/02), Latina (28/02), Firenze (29/02-1/03), Torino (1-2/03), Catania (1-2/03), Lecce (3-5/03) e Genova (04-05/03).

Durante le tappe, saranno organizzati incontri con rappresentanti delle amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere delle sfide legate alla mobilità sostenibile nei vari contesti urbani, oltre a iniziative di piazza come flash mob, presidi, e attività di bike to school. Argomenti principali affrontati includeranno Zero Emission, sharing mobility, Trasporto Pubblico Locale (TPL) elettrico e Città30.

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Fonte: Qui Finanza

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Although there have been slight improvements, Legambiente‘s Mal’Aria 2024 report highlights the need for urgent action against air pollution

Despite a slight drop in air pollution in 2023, Italian cities remain trapped in the grip of smog. The new Legambiente report “Mal Aria di città 2024”, created as part of the Clean Cities Campaign, highlights how the fight against this invisible enemy is still uphill.

If on the one hand the 2023 data show a timid decrease in pollutant levels, on the other hand a worrying stasis emerges: the values ​​have remained at stable levels for years, albeit in line with current legislation. However, the distance from the European limits expected for 2030 and, above all, from the parameters suggested by the World Health Organization is still abysmal.

The Legambiente report sounds like an alarm bell: it is time to accelerate the pace towards a more sustainable and smog-free future. The health of citizens is at stake and does not allow further delays. We need a concrete and lasting commitment from all the actors involved, from institutions to citizens, to implement incisive measures that promote cleaner mobility and a healthier environment.

Index

  • Improvements in 2023, but concrete actions are needed
  • Smog: 18 Italian cities still outlawed in 2023
  • Smog alert: in 2030 many Italian cities would be outlawed
  • Air pollution in Italian cities: an unsolved problem
  • Air pollution: Italian cities still too polluted
  • WHO has updated air quality guidelines, dramatically lowering limits to protect health
  • The European Commission has proposed a revision of the air quality directives
  • The European Parliament voted in favor of a more stringent position
  • The European Council has asked for an extension to 2040
  • Children victims of pollution: UNICEF warns
  • How to fight air pollution in Italy: Legambiente’s proposals
  • Città2030: a traveling campaign for sustainable mobility

Improvements in 2023, but concrete actions are needed

The data collected highlights an improvement compared to the previous year, mainly due to the “favorable” weather conditions that characterized 2023. However, these encouraging results are not so much the result of effective political actions in combating the smog emergency, but rather the result of climatic factors.

Despite this, Italian cities, from the far North to the South, remain behind the more rigorous parameters proposed by the revision of the European Air Quality Directive which will come into force from 2030 (20 µg/m3 for PM10, 10 µg/ mc for PM2.5 and 20 µg/mc for NO2). This highlights an urgent need to strengthen policies and actions to address the challenge of air pollution.

Smog: 18 Italian cities still outlawed in 2023

The recent study conducted by Legambiente examined the data relating to 2023 in the provincial capitals, focusing on the levels of fine particles (PM10, PM2.5) and nitrogen dioxide (NO2). In summary, out of 98 cities monitored, 18 have currently exceeded the regulatory limits for PM10 exceedances (35 days a year with a daily average above 50 micrograms/cubic meter).

Frosinone (with the Frosinone Scalo control unit) is positioned at the top of the ranking with 70 days of overrun, double the allowed values. This is followed by Turin (Grassi) with 66 days, Treviso (strada S. Agnese) with 63 and Mantua (via Ariosto), Padua (Arcella) and Venice (via Beccaria) with 62 days of exceeding the limits. Even Rovigo (Centre), Verona (B.go Milano) and Vicenza (Ferrovieri), all Venetian cities, exceed 50 days, 55, 55 and 53 respectively.

Milan (Senate) records 49 days, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) and Monza (via Machiavelli) 40. Closing the list are Alessandria (D’Annunzio) with 39, Naples (Pellerini Hospital) and Ferrara (Isonzo) with 36 days of overrun.

Smog alert: in 2030 many Italian cities would be outlawed

If the legal limits for air pollution foreseen for 2030 were already in force, many Italian cities would find themselves in a situation of serious illegality. For PM10, 69% of cities would exceed the limits, with particularly high concentrations in Padua, Verona and Vicenza (32 µg/m3), Cremona and Venice (31 µg/m3), and Brescia, Cagliari, Mantua, Rovigo, Turin and Treviso (30 µg/m3).

The situation is even worse for PM2.5, with 84% of cities not respecting the new limits. The highest values ​​would be recorded in Padua (24 µg/m3), Vicenza (23 µg/m3), Treviso and Cremona (21 µg/m3), Bergamo and Verona (20 µg/m3).

NO2 is the only pollutant that has decreased in the last 5 years, but 50% of cities would still remain outlawed in 2030. The cities with the highest levels of NO2 are Naples (38 µg/m3), Milan (35 µg /m3), Turin (34 µg/m3), Catania and Palermo (33 µg/m3), Bergamo and Rome (32 µg/m3), Como (31 µg/m3), Andria, Florence, Padua and Trento (29 µg /mc).

Air pollution in Italian cities: an unsolved problem

“Once again the objective of guaranteeing clean air in Italian urban centers seems like a mirage, as highlighted by the photograph taken by our report ‘Mal’Aria di città’ – says Giorgio Zampetti, general director of Legambiente – The sources of pollution are known, as are the actions and measures to reduce emissions, but we continue to see significant and unjustified delays in the adoption of transversal solutions.”

A radical change is necessary, with the implementation of structural and integrated measures, capable of effectively influencing the various sources of smog: from building heating, to industry, agriculture and livestock, up to mobility. In this context, Zampetti underlines that traffic and pollution reduction measures can be harmonized with greater safety for pedestrians and cyclists, as demonstrated by the important intervention of Bologna, which set the speed limit at 30 km/h, a practice already successfully adopted in several European cities and which Legambiente hopes will be increasingly spread in Italy too.

Air pollution: Italian cities still too polluted

Andrea Minutolo, scientific manager of Legambiente, explained that “”The 2023 data show us that the process of reducing concentrations is non-existent or in any case too slow. Currently, as many as 35 cities need to step up efforts to reduce their PM10 concentrations by 2030, with a reduction rate of between 20% and 37%. For PM2.5, the number of cities involved even rises to 51, with a reduction needed between 20% and 57%. Even for NO2, the situation is no better: 24 cities must reduce emissions by between 20% and 48%.”

Minutolo underlines that in light of the WHO standards, which suggest much more stringent limit values ​​than the current legal values, the situation becomes even more critical. It is essential to determine a turning point at a national and territorial level to reduce the health impact on the Italian population, the cost associated with it, and the damage to natural environments.

WHO has updated air quality guidelines, dramatically lowering limits to protect health

In 2021, the WHO published new guidelines on air quality, highlighting how air pollution is a much more serious public health problem than previously thought. The new limits, drastically lower than those in place in Europe, were set to protect citizens from a range of serious harms, including heart disease, stroke, cancer and respiratory diseases.

The European Commission has proposed a revision of the air quality directives

In 2022, the European Commission published a proposal to revise the air quality directives, implementing the WHO recommendations. The proposal provides for a gradual reduction in emissions of air pollutants, with the aim of reaching the new WHO limits by 2030.

The European Parliament voted in favor of a more stringent position

In September 2023, the European Parliament voted in favor of a more stringent negotiating position than the Commission’s proposal. Parliament has in fact asked for the new European limits to be completely aligned with those of the WHO, without any extension.

The European Council has asked for an extension to 2040

The European Council, however, adopted a more flexible position, asking for an extension to 2040 for the new limits to come into force. The trilogue will be held in February 2024, the last phase of the revision process of the European Air Quality Directive. Here, the European Commission, the European Parliament and the European Council will have to find an agreement on new limits for air pollutants.

Italy has an important responsibility. In our country, air pollution causes 47,000 premature deaths every year, mainly due to PM2.5. It is essential, therefore, that the Italian Government does not hinder the process of reviewing the Directive, avoiding requesting exemptions or clauses that could delay the achievement of the objectives.

Children victims of pollution: UNICEF warns

During 2019, over 5,800 children and adolescents living in Europe and Central Asia tragically lost their lives due to air pollution. This impressive figure reveals that 85% of these young people did not even manage to celebrate their first birthday, corresponding to an average of 90 children every week. These dramatic statistics emerge from a recent study conducted by UNICEF and presented in today’s Policy Brief.

Regina de Dominicis, UNICEF Regional Director for Europe and Central Asia, highlighted the devastating impact of air pollution on young people. She said: “Children’s lungs, being more fragile, suffer the most serious consequences of air pollution, causing damage to their health and development, sometimes costing them their lives. Reducing air pollution and limiting children’s exposure to toxic substances is crucial for their health, but also for society as a whole. This leads to decreased healthcare costs, improved learning, increased productivity and a safer and cleaner environment for all.”

Children, due to specific physical and physiological characteristics, are more exposed to air pollution than adults. First, they breathe twice as fast as adults and often tend to do so through their mouths, thus increasing their intake of pollutants. Furthermore, they are generally located closer to the ground, where pollutants are concentrated to a greater extent. From a physiological point of view, children are particularly vulnerable to air pollution because during a period of rapid development they can suffer inflammation and damage to the brain, lungs and other organs.

How to fight air pollution in Italy: Legambiente’s proposals

Air pollution is a serious problem that affects many areas of our country, with negative consequences on health and the environment. To get out of this situation, Legambiente, the most widespread environmental association in Italy, has developed a series of concrete and differentiated proposals, taking into account the different territorial realities and the different sources of emissions. These proposals are based on four main directions:

  • Moving freely and safely for cities: to reduce transport emissions, Legambiente calls for massive investments in local public transport, incentives for the use of public transport, shared electric mobility even in the suburbs, implementation of limited traffic, low-emission zones and zero emissions, electrification of freight vehicles too, digitalisation of public services, promotion of working from home, expansion of cycle-pedestrian networks and redesign of urban space, tailored to people with “city 30” speed limits. The goal is to make mobility not only cleaner, but also safer and truly inclusive.
  • Heating well and better: to reduce emissions from domestic heating, Legambiente proposes to progressively ban biomass boilers and heat generators in the most polluted areas; in others, instead supporting the installation of “nearly zero” emissions technologies, with integrated or external filtration systems, or hybrid solutions. Furthermore, Legambiente promotes the energy efficiency of buildings and the use of renewable sources for heating and cooling.
  • Also take care of the countryside: to reduce emissions from agriculture and livestock farming, Legambiente requires compliance with the regulations for the spreading and rapid burial of sewage, and promotes agricultural investments towards practices that reduce ammonia emissions, such as covering tanks of sewage and the creation of treatment systems, especially for the production of biomethane. Furthermore, Legambiente supports the transition towards organic and sustainable agriculture, which protects biodiversity and the landscape.
  • Monitoring for health protection: to guarantee control of air quality, Legambiente asks to change the monitoring strategy used so far, increasing the number of monitoring stations in order to cover all the main urban areas of the country. In fact, with the forthcoming adoption of new limits more aligned with those of the WHO, many of the areas that are now in compliance will no longer be so and constant and timely verification of the situation will once again be more necessary than ever. Today, low-cost sensors are available that can be combined with traditional control units, making monitoring distributed, widespread and scientifically based according to the smart cities paradigm.

Città2030: a traveling campaign for sustainable mobility

This year, Legambiente launches the traveling campaign “Città2030: cities and the challenge of change”, which will take place from 8 February to 6 March. The initiative, carried out within the Clean Cities Campaign, a European coalition of NGOs and civil society organisations, including the green swan, will stop in 18 Italian cities to promote sustainable and zero-emission mobility and to ask for more livable cities and safe.

Stops include Avellino (13/02), Reggio Calabria (14/02), Messina (14/02), Naples (15/02), Lodi (19/02), Trieste (20/02), Pescara (21- 22/02), Bologna (23/02), Padua (24/02), Perugia (24/02), Rome (26/02), Milan (27/02), Latina (28/02), Florence (29 /02-1/03), Turin (1-2/03), Catania (1-2/03), Lecce (3-5/03) and Genoa (04-05/03).

During the stages, meetings will be organized with representatives of local administrations, experts and citizens to discuss the challenges related to sustainable mobility in various urban contexts, as well as street initiatives such as flash mobs, demonstrations, and bike to school activities. Main topics addressed will include Zero Emission, sharing mobility, electric LPT and Città30.

Source: Qui Finanza

https://www.msn.com/it-it/notizie/milano/pm10-alle-stelle-da-domani-scattano-le-prime-misure-antismog-in-9-province-lombarde-su-12/ar-BB1ix0tG

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

AURUM BIKES HELP MOROCCO PROJECT: PURCHASE ALBERTO CONTADOR’S UNIQUE BICYCLE AND SUPPORT CRUZ ROJA IN MOROCCO

AURUM will offer an exclusive unit of the ESSENTIA model, Alberto Contador’s personal bicycle, for sale. Alberto Contador himself will sign this bicycle with his name and the date after the conclusion of the Gran Fondo Alberto Contador, scheduled for September 23rd in Oliva. 

This unique unit will be available for purchase on the AURUM website starting on September 22nd. Importantly, 50% of the sale value will be directed to the specific aid fund that the ‘Cruz Roja’ channels through its counterpart in Morocco, the ‘Media Luna Roja’. 

KEY DETAILS 

  • 1x Alberto Contador’s personal bicycle. 
  • Signed by Alberto Contador after the Gran Fondo on September 23rd in Oliva. 
  • Available for purchase on the AURUM website starting on September 22nd. 
  • 50% of funds raised will be donated to the ‘Cruz Roja’ to support the Moroccan people in these challenging times.  

TECHNICAL SPECIFICATIONS 

The bicycle that AURUM will offer for sale as part of the charity action in collaboration with Alberto Contador and the ‘Cruz Roja’ is an ESSENTIA, a high-performance bicycle. Here are the key technical specifications of this unit: 

  • Bicycle Model: AURUM ESSENTIA, ‘Racing Red’ color. 
  • Assembly and components: Equipped with high-end components, including the 12-speed Shimano Ultegra electronic groupset, ZIPP 303s wheels, ZIPP carbon cockpit, and Prologo scracht M5 saddle. 
  • Size: 54 (170-177cm). 

THE PERSONAL BIKE OF ALBERTO CONTADOR 

Alberto Contador has been using this bicycle since September 7th during his training sessions leading up to the Gran Fondo Alberto Contador, scheduled for September 23rd in Oliva. 

Furthermore, Alberto Contador has used this bicycle in the creation of promotional content for Eurosport during the final week of La Vuelta España, including iconic challenges such as the ascent of the Angliru

The ESSENTIA has proven to be a top-tier bicycle, capable of meeting the demanding requirements of an elite cyclist like Alberto Contador. Its acquisition represents a unique opportunity for cycling enthusiasts who wish to own a high-performance bicycle backed by the history and experience of a champion like Contador. 

AURUM is proud to offer this exceptional unit for sale, with 50% of the funds raised going to support the Cruz Roja’s humanitarian relief efforts in Morocco, providing relief to the victims of the recent earthquake. 

CRUZ ROJA LAUNCHES A €100 MILLION APPEAL TO HELP VICTIMS OF EARTHQUAKE IN MOROCCO

Following the devastating earthquake that struck Morocco on September 8th, with a death toll nearing 3,000, the International Red Cross (IFRC) has initiated an urgent appeal for global solidarity. The humanitarian organization is requesting €100 million to provide vital assistance to those affected by this disaster.

Photo: Media Luna Roja Marroquí

You can collaborate: CRUZ ROJA

#AURUMBikes #CruzRoja #HelpMorocco 

Fonte: Aurum Bikes

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#Aurum#AurumBikes

https://x.com/bralex84/status/1703776161656946814

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

SAI CHE PUOI ARRIVARE IN BICI DA TRIESTE ALLA PUGLIA COSTEGGIANDO IL MARE? E’ LA CICLOVIA ADRIATICA, UNA DELLE PISTE CICLABILI PIU’ LUNGHE D’EUROPA!

Rebecca Manzi

Un percorso di 1300 km con protagonista il Mare Adriatico: è la Ciclovia Adriatica, pista ciclabile Bicitalia numero 6 che parte da Trieste e arriva fino a Santa Maria di Leuca in Puglia.

https://www.greenme.it/mobilita/bici/ciclovia-adriatica-piste-ciclabili/

Indice

Se ami andare in bicicletta e i panorami a picco sul mare, non c’è niente di meglio che percorrere la Ciclovia Adriatica. Stiamo parlando di un affascinante itinerario cicloturistico che collega la città di Trieste a Santa Maria di Leuca, il punto più meridionale della Puglia. Il protagonista indiscusso di questo percorso, come avrai già capito, è il Mare Adriatico, che accompagna i ciclisti lungo un viaggio attraverso diverse culture e paesaggi. L’itinerario presenta una varietà di condizioni cicloturistiche, cosa che lo rende adatto a tutti, sia ai più esperti che ai principianti.

Storia della Ciclovia Adriatica: come e quando è nato il progetto

La Ciclovia Adriatica è nata da un’idea della Fiabed, la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. È in parte in fase di progetto e in parte già realizzata. Nel 2015 erano stati realizzati solo alcuni tratti a macchia di leopardo, ma di anno in anno il percorso si va sempre più completando ad opera delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali attraversate.

Fa parte di un progetto che vede impegnati Stato, Regioni, città e associazioni e che comprende dieci ciclovie. Le opere saranno finanziate anche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo che ha stanziato 600 milioni per realizzare 1.800 nuovi chilometri di piste ciclabili entro il 2026.

Quanto è lunga la Ciclovia Adriatica?

La Ciclovia Adriatica è lunga in totale circa 1300 km, cosa che la rende una delle piste ciclabili più lunghe d’Europa e attraversa sette regioni italiane: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia. La maggior parte del percorso si snoda su strade secondarie a basso traffico, ma ci sono anche tratti lungo la SS16, la Statale Adriatica. In particolare un vero e proprio paradiso per le due ruote è il tratto in Abruzzo dove si possono trovare molti chilometri di pista ciclabile ben sviluppata.

Il percorso: dove inizia la Ciclovia Adriatica?

Ma andiamo a conoscere qual è il percorso della Ciclovia Adriatica. Si parte da Trieste, una città di confine con un ricco mix di culture. Lungo il primo tratto fino al Delta del Po si incontrano numerose lagune separate dal mare da strette strisce di terra.

Dopo un breve tratto verso nord e poi a ovest, il percorso si dirige principalmente verso sud-sudest. Si attraversa la pianura veneto-friulana, caratterizzata da campi coltivati, e vari fiumi che sfociano nell’Adriatico, incluso l’Isonzo, il Tagliamento e il Piave.

Virando verso il Veneto, si passa per luoghi suggestivi come Venezia e Grado e borghi imperdibili tra cui Caorle e Chioggia. Poi si superano l’Adige e il Po, raggiungendo così i 210 chilometri dalla partenza.

@Greenme


Ciclovia Adriatica: le tappe nel Centro Italia (Emilia Romagna, Marche)

Entrando in Emilia Romagna, si inizia a percorrere una serie di lidi costieri. È possibile fare una deviazione a Ravenna per ammirare i magnifici mosaici della Basilica di San Vitale. Successivamente, si pedala lungo la costa, passando per Cesenatico, luogo legato alla memoria di uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi: Marco Pantani.

Scendendo verso sud, le piste ciclabili diventano più frequenti, specialmente nel tratto Pesaro-Fano. Nelle Marche si incontra una serie di tappe piacevoli, come Marotta, Porto Recanati e Porto d’Ascoli, con la possibilità di evitare la SS16.

@Nicola Barbieri/Facebook

Ciclovia Adriatica: la pista ciclabile dei Trabocchi

Arrivando in Abruzzo, ecco che la Ciclovia Adriatica passa di fianco ai Trabocchi, strutture enormi di legno costruite su palafitte e impiegate nel passato per la pesca. Un percorso di circa 50 km tra Ortona e Vasto ricavato sul tracciato della ferrovia costiera inaugurata nel 1863 e dismessa nel 2005.

Il punto di ingresso alla Ciclovia dei Trabocchi è ad Ortona, presso l’antico porto cittadino nei pressi del Faro bianco e nero della Ritorna. Da qui, il viaggio in bicicletta inizia in direzione sud, senza significativi dislivelli, verso San Vito Marina. Superato il porto della baia del Lido dei Saraceni, si costeggiano le spiagge di Acquabella, Ripari-Bardella e Mucchiola. Subito dopo si scorge il primo trabocco, il Trabocco Mucchiola. Proseguendo, si arriva alla riserva di Punta Acquabella, pedalando attraverso un sentiero immerso nella lussureggiante vegetazione mediterranea, con una vista panoramica del mare blu e del primo trabocco dell’itinerario.

Nel centro di San Vito Marina, sul molo di Gualdo, vicino alla Spiaggia Rocco Mancini, si trova il suggestivo Trabocco Punta Fornace. Si continua poi verso la contrada delle Portelle a San Vito Chietino, fino a raggiungere il rinomato Trabocco Turchino, situato vicino alla spiaggia omonima. Da qui è possibile scorgere anche l’Eremo dannunziano, il casolare in cui il poeta si ritirava, sul promontorio, con una vista panoramica sull’intera costa abruzzese. Questo tratto di Ciclovia è particolarmente affascinante grazie a tre piccole gallerie che attraversano il promontorio frastagliato.

Dalla località porticciolo di Vallevò, si estende un nuovo tratto di ciclabile, prevalentemente asfaltato e di grande bellezza paesaggistica. Questo tratto evita la strada statale SS 16 fino a Rocca San Giovanni, un pittoresco villaggio marinaro dove si trovano i trabocchi di Punta Tufano e Sasso della Cajana, nella zona del porticciolo e del mare.

Da Rocca, la ciclabile riprende tra i pini d’Aleppo, passando per la Pinetina di Rocca e offrendo scorci sulle splendide spiagge, tra cui quella di Fossacesia. Qui si incontrano i trabocchi di Punta Cavalluccio e Punta Punciosa, seguiti dal trabocco di Pesce Palombo. Per evitare la SS 16, la Ciclovia prosegue brevemente tra le campagne dell’entroterra e poi si dirige verso Torino di Sangro.

In prossimità della Spiaggia di Lago Dragoni, è necessario affrontare un breve tratto di strada statale fino a Cala le Morge, dove si trova il trabocco omonimo e una splendida spiaggia naturale di ciottoli. Il percorso prosegue, lambendo la Riserva Naturale della Lecceta e dirigendosi verso la Riserva Naturale di Punta Aderci. La ciclabile continua ancora, attraverso la vegetazione, fino a Località Vignola e prosegue fino a Vasto Marina, situato quasi al confine con il Molise.

@Greenme


Le ultime tappe della Ciclovia Adriatica attraverso Abruzzo e Puglia

Uscendo dal Molise e entrando in Puglia, si ha la scelta tra circumnavigare il Gargano (con un sentiero più impegnativo, ma allo stesso tempo estremamente spettacolare) o bypassarlo. Questo tratto offre molte opportunità di interesse, come le Isole Tremiti e la Foresta Umbra.

L’ultimo tratto, lungo circa 350 chilometri, attraversa strade secondarie di campagna e offre diverse attrazioni locali. Una volta raggiunta Brindisi (utilizzando tratti della via Appia Traiana), il percorso abbandona momentaneamente la costa per pedalare fra gli uliveti secolari fino a Lecce. Si passa per Fasano, dove si trovano gli scavi di Egnazia, e si visita il borgo di Cisternino. Si giunge infine sulla costa per raggiungere Otranto e Santa Maria di Leuca, il punto finale dell’itinerario.

Ciclovia Adriatica: un mix di oasi naturali, città costiere e città d’arte e borghetti medievali

Cosa ti puoi aspettare dunque percorrendo la Ciclovia Adriatica? Avrai l’opportunità di visitare oasi naturali, città marittime, centri d’arte, ma anche borghetti medievali. L’itinerario attraversa infatti diverse oasi naturali, tra cui il Parco Naturale Regionale del Delta del Po, il Parco del Conero, il Parco Nazionale del Gargano e il Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e la Palude del Capitano. Queste preziose aree protette offrono scenari naturali unici e una ricca varietà di flora e fauna.

Non dimentichiamo nemmeno le città costiere, come Trieste, Grado, Lignano Sabbiadoro, Caorle, Jesolo, ma anche Venezia, Chioggia, Comacchio. E ancora Cesenatico, Rimini e Riccione, Senigallia, Ancona per finire con Pescara, Termoli, Vieste, Otranto e Santa Maria di Leuca.

L’itinerario attraversa numerose città d’arte, tra cui Trieste, Venezia, Ravenna, Ancona, Pescara e Lecce, che presentano un’ampia gamma di tesori culturali e storici da esplorare, come musei, chiese, basiliche e sontuosi palazzi storici.

Un numero considerevole di borghi medievali punteggia l’intero percorso della Ciclovia Adriatica, come ad esempio Gradara, Città di Castello, Recanati e Polignano a Mare. Questi incantevoli borghi conservano intatta l’atmosfera e l’architettura tipica dell’era medievale, regalando uno sguardo autentico sulla storia e la cultura italiane. Insomma, che aspetti ad iniziare a pedalare?

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Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

BICIS PARA LA VIDA, IL NUOVO PROGETTO DELLA FOUNDACION ALBERTO CONTADOR PER COMBATTERE L’ICTUS ATTRAVERSO L’USO DELLA BICICLETTA

Vasto, lì 26 Luglio 2023 ore 18.43

Buonasera a tutti e a tutte, amici ed amiche appassionati o semplici simpatizzanti dei progetti inclusivi in ambito sociale per lo sviluppo della Mobilità Sostenibile nelle nostre Comunità Locali. Stasera voglio dedicare un articolo al progetto Bicis Para la Vida, un meraviglioso progetto ideato e voluto dall’ex-campione di ciclismo su strada spagnolo Alberto Contador, vincitore di due Giri d’Italia, due Tour de France e tre Vuelta e Espana, attuale Presidente della sua Foundacion Alberto Contador che ha lanciato questo progetto che mira all’inclusione sociale delle comunità disagiate alle quali vengono donate biciclette usate e ricondizionate per far sì vengano usate quotidianamente e combattere anche l’insorgenza dei sintomi dell’ictus cerebrale, un segno evidente di una malattia ancora più seria che colpì proprio il grande Alberto all’età di appena 22 anni mentre era in sella alla sua bicicletta da corsa durante lo svolgimento di una tappa della Vuelta a Asturias (Giro delle Asturie) del 2004, mentre si preparava a partecipare al Tour de France di quell’anno: gli venne diagnosticato un cavernoma cerebrale, un raro tumore al cervello che venne subito curato da un’equipe di specialisti nella sua Madrid in Spagna e ueste cure mirate fatte per tempo, consentirono al grande Contador di poter diventare il grande campione di ciclismo su strada che poi è stato. Conscio di quella terribile esperienza vissuta nel 2004 e la sofferenza che ha passato la sua intera famiglia, ha deciso di ideare e fondare questo nuovo progetto che mira a fornire direttamente biciclette mountain bikes ricondizionate alle comunità locali più povere della Spagna, Marocco, Senegal e Uganda. Un progetto che sta riscuotendo il successo che merita, sta migliorando già in maniera significativa la qualità della vita delle comunità locali più povere di queste nazioni.

Un Alberto Contador sempre in grande forma, foto Giro d’Italia Maggio 2023
Alberto Contador in sella alla sua AURUM Magma affronta la salita della cronometro al Monte Lussari, dove si è deciso il Giro d’Italia 2023 a favore dello sloveno Primoz Roglic
https://www.gazzetta.it/Giroditalia/27-05-2023/giro-d-italia-alberto-contador-monte-lussari-la-salita-piu-dura-di-sempre.shtml
Bicis Para la Vida, il nuovo stupendo progetto ideato dall’ex-campione di ciclismo su strada Alberto Contador per combattere l’ictus cerebrale attraverso l’uso quotidiano e costante della bicicletta
https://bicisparalavida.org

https://twitter.com/BicisparalaVida
https://twitter.com/BicisparalaVida/status/1620341305745494017
Logo Foundacion Contador
http://www.foundacioncontador.com
https://fundacionalbertocontador.org
EOLO-Kometa, la squadra UCI professionista nel circuito World Tour gestita da Alberto Contador e dal suo socio italiano Ivan Basso https://eolokometacyclingteam.com/it/
Ivan Basso ed Alberto Contador, i soci fondatori del team UCI World Tour di ciclismo su strada EOLO-Kometa https://www.varesenews.it/2022/02/basso-contador-la-eolo-kometa-al-giro-ci-rende-felici/1433462/

Presentazione progetto Bicis Para La Vida, Foundacion Alberto Contador

Cos’è Bikes for Life?

Bicis para la Vida è un progetto della Fondazione Alberto Contador in cui collaborano la Fondazione SEUR e ŠKODA, fornendo supporto logistico e di bilancio. Bicis Para La Vida consiste nell’allestire biciclette in un’officina, sostenendo occasionalmente persone con qualche tipo di diversità funzionale, per la loro successiva distribuzione tra gruppi svantaggiati, sia a livello nazionale che internazionale. Dall’inizio del progetto sono state consegnate più di mille biciclette in modo completamente gratuito. Nell’officina di messa a punto delle biciclette, vengono impartite anche officine di meccanica di base e di riparazione sia a gruppi a rischio di esclusione sociale che a studenti delle scuole superiori. Le biciclette vengono ritirate gratuitamente dalla Fondazione Alberto Contador y Seur e trasferite gratuitamente dalla Fondazione SEUR.

https://bicisparalavida.org/presentacion/

Storia

“Bicis Para La Vida” è un progetto nato da un’iniziativa congiunta tra la Fondazione Alberto Contador e la Fondazione Ananta nel 2013. Successivamente la Fondazione SEUR e l’AMP (ex Associazione Pinto per i Disabili) hanno unito le forze, la prima fornendo un servizio logistico sistema per il ritiro e la consegna delle biciclette; a sua volta la seconda, consentendo al progetto di avere manodopera per effettuare la riparazione e la manutenzione delle biciclette ricevute.

Obiettivi

  • La possibilità di avere un’officina di accoglienza e riparazione di biciclette che offra formazione professionale in regime di centro occupazionale a persone con disabilità.
  • La donazione di biciclette riparate in officina a gruppi in situazione di esclusione sociale, sia in Spagna che all’estero attraverso programmi di cooperazione allo sviluppo debitamente motivati.
  • La mobilitazione di risorse di privati ​​e istituzioni per fare di “Bikes for Life” un programma solidale e sostenibile a cui è possibile collaborare puntualmente e stabilmente per sviluppare una cultura della cooperazione e della promozione del mutuo soccorso.
  • Contribuire a diffondere nella società una cultura dell’uso della bicicletta sia come mezzo di trasporto pulito ed ecologico sia come svago.
  • Contribuire a diffondere nella società una cultura della cooperazione e delle buone pratiche con finalità solidali e portare le buone pratiche in ambito sportivo, cooperativo e sociale.

Consegne effettuate

Dal 2013, una moltitudine di consegne sono state effettuate non solo in Spagna, ma anche a livello internazionale in località come il Marocco, il cui Alto Atlante è uno dei principali campi di azione delle nostre attività, o in Senegal. Quasi mille biciclette hanno una nuova vita dalla nascita di questo progetto. Solo da settembre 2018, quando ŠKODA si è unita, abbiamo donato 500 biciclette, sia a livello nazionale che internazionale. In questo periodo sono stati effettuati tre viaggi in Marocco, dove sono state consegnate 110 biciclette. Altre 140 biciclette sono state inoltre inviate in Africa, in particolare nei campi profughi saharawi in Algeria, grazie alla collaborazione con altre fondazioni. In questo ciclo, il progetto ha distribuito 250 biciclette tra diverse associazioni e istituzioni in Castilla-La Mancha, Madrid, Andalusia, Cantabria, Paesi Baschi e Catalogna. L’anno 2020 è iniziato con consegne specifiche a San Sebastián e Alcorcón.

Partners progetto Bicis Para La Vida, nato nel 2013 dalla Foundacion Alberto Contador

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

GIVI-BIKE EXPERIENCE: UNA NUOVA LINEA DI BORSE PER GRANDI CICLOVIAGGIATORI

Da Carlo Santelia – 4 Luglio 2023

https://www.rivistabc.com/givi-bike-experience-una-nuova-linea-di-borse-per-grandi-cicloviaggiatori/

Quattro borse per cicloturisti ‘quattro stagioni’. Sono quelle della linea Experience di GiVi, il marchio leader negli accessori moto che con la divisione GIVI-Bike ha trasportato il suo know how fatto di tecnologia, design e ricerca anche al mondo delle bici. Iniziamo con uno sguardo d’insieme alla linea. Completamente waterproof ma rispettosa verso la natura grazie all’utilizzo di materiali Pvc free, la famiglia di borse GIVI-Bike Experience é ricca di dettagli pensati per garantire al cicloviaggiatore la massima sicurezza e praticità di utilizzo.  L’esclusivo sistema Air Valve Technology ottimizza la capacità di carico: sfrutta al meglio la capienza delle borse, qualsiasi sia il volume contenuto, mantenendolo sempre protetto dagli agenti atmosferici.  La sicurezza è garantita da inserti riflettenti e da patch per alloggiare le luci posteriori, che contribuiscono a rendere il ciclista più visibile. Il trittico di borse laterali e borsa cargo é stato concepito con un sistema di collegamento che garantisce il massimo della stabilità anche a chi sfrutta l’intera capacità di carico pari a 80 litri. E dato che l’occhio vuole la sua parte, la linea GIVI-Bike Experience è disponibile in una vasta gamma di colorazioni.

Junter, le borse laterali

Ora, uno sguardo alla coppia di borse laterali Junter 14 e Junter 20 (il numero esprime la capienza in litri). Il sistema di chiusura Roll-Top garantisce impermeabilità e versatilità di uso. L’attacco universale GIVI Rapido permette di agganciarle facilmente alla bicicletta. La maniglia posteriore e la fascia a tracolla removibile permettono di trasportarle comodamente anche a piedi. Internamente sono dotate di tasca per laptop imbottita e rete portaoggetti. I patches laterali arricchiti da stampe riflettenti permettono di alloggiare la luce posteriore per aumentare la visibilità su strada. Il sistema Air Valve Technology ne facilita la fase di carico e ottimizza la capienza grazie alla fuoriuscita dell’aria in eccesso.

Wanderlust, il borsone

Un borsone leggero e indistruttibile, Wanderlust (40 litri) si usa a completamento delle borse laterali Junter o semplicemente come unica borsa se si necessita di maggiore capienza per viaggi importanti. Totalmente impermeabile come tutta la gamma, è dotata di chiusura a sistema Roll-Top, completata da fibbia e cinghie di fissaggio laterali. Come per le borse laterali, il sistema Air Valve Technology facilita la fase di carico e ottimizza la capienza grazie alla fuoriuscita dell’aria in eccesso. Sono disponibili in aggiunta le corde elastiche per il corretto fissaggio della borsa al portapacchi.

Tracer, il porta smartphone

Infine, prezioso complemento per i viaggiatori di oggi, Tracer è il porta smartphone ed effetti personali che racchiude nel suo aspetto estremamente semplice e di design tutta la praticità di utilizzo. Indispensabile durante gli spostamenti e ideale per trasportare i propri effetti personali, si installa facilmente e si adatta perfettamente al telaio grazie all’attacco a cinghie con sistema a strappo. Come per gli altri prodotti della linea GIVI-Bike Experience, la stampa laterale riflettente e gli inserti aumentano la propria visibilità su strada.

Fonte: Rivista BC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

BOLOGNA DIVENTA CITTA’ 30: DAL PRIMO LUGLIO VIA ALLA TRANSIZIONE BIKE FRIENDLY

Da Alessandro Di Stefano – 26 Giugno 2023

https://www.rivistabc.com/bologna-diventa-citta-30-dal-primo-luglio-via-alla-transizione-bike-friendly/

Dal primo luglio Bologna darà il via al percorso di transizione che la condurrà a diventare città 30 nel giro di un semestre. Negli anni su BC abbiamo raccontato le politiche, le iniziative e le misure portate avanti nel capoluogo emiliano, evidenziando il rapporto storico che lega anzitutto i cittadini e le cittadine alla mobilità dolce. Nei giorni scorsi la Giunta guidata dal sindaco Matteo Lepore ha approvato il cosiddetto Piano Particolareggiato del Traffico Urbano “Bologna Città 30” con tutta una serie di misure che andranno a trasformare entro il primo gennaio 2024 la viabilità urbana. Tanto per cominciare è prevista la sostituzione/installazione di oltre 500 cartelli e la realizzazione di circa 300 bolloni su strada che andranno a indicare la presenza di una zona 30 km/h.

Ma una città 30 non può che partire dai nuovi limiti di velocità. Come ha spiegato l’amministrazione i 30 km/h non saranno più l’eccezione, bensì la regola sulla maggior parte delle strade. Per la precisione su circa il 70% delle vie dell’intero centro abitato. La percentuale, fa sapere il Comune, arriva comunque a sfiorare il 90% se si considera il solo perimetro della parte più densamente abitata della città.

Per facilitare la transizione di Bologna verso il modello città 30 l’amministrazione ha preferito evitare di partire subito con le sanzioni. Dal primo luglio a fine anno non saranno previste multe, mentre sarà attivata una campagna di sensibilizzazione per far comprendere l’importanza dell’introduzione di misure da città 30 in un momento storico in cui, ancora una volta, la questione sicurezza stradale è di costante (e tragica) attualità.

A completare le misure ci sono anche altri investimenti, come il mezzo milione di euro per finanziare le cinque nuove piazze scolastiche pedonali (il primo test a Bologna risale al 2022). La città va così a fare da capofila di un percorso ancora pionieristico in Italia: altri comuni impegnati sul tema sono  Olbia e Cesena mentre Milano è ferma alla mozione votata a inizio anno dal consiglio comunale. L’impegno di Bologna darà forza anche alla proposta di legge nazionale sulle città 30 promossa da un ventaglio di associazioni tra cui Fiab.

Fonte: Rivista BC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

TRENITALIA, AL VIA IL SERVIZIO TUTTO BICI: 900 POSTI BICI SUI TRENI TRA BOLOGNA E BRENNERO

Da Alessandro Di Stefano – 19 Giugno 2023 

La carrozza Trenitalia del servizio Tutto bici – foto © Verona Sera
https://www.rivistabc.com/trenitalia-al-via-il-servizio-tutto-bici-900-posti-bici-sui-treni-tra-bologna-e-brennero/

Inaugurato pochi giorni fa alla stazione di Verona, il nuovo servizio di Trenitalia Tutto bici offre 896 posti bici al giorno su 14 regionali veloci lungo la tratta che da Bologna risale fino al Brennero e su 6 regionali da Verona a Bolzano, aumentando in maniera considerevole le possibilità di cicloturisti italiani e stranieri di visitare il nord Italia sfruttando l’intermodalità bici+treno. Il costo del servizio è di 3,50 euro, oltre al biglietto del passeggero. Entro fine mese tutti i treni interessati da questa iniziativa saranno dotati della carrozza bike friendly.

I convogli rimodellati per ospitare decine di postazioni bici a bordo sono stati testati da soci e socie della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e sono risultati adeguati. Vanno a servire un’utenza in continua crescita tra Emilia-Romagna, Veneto e Trentino Alto Adige, Regioni del Paese dove il cicloturismo ha le sue eccellenze. In questo articolo passiamo in rassegna alcune delle principali piste toccate dal passaggio di questi treni e che potrebbero beneficiare del flusso di nuovi turisti in sella.

Le ciclovie servite dal Tutto bici

Partendo da Bologna, il servizio Tutto bici di Trenitalia potrebbe far scoprire più comodamente la Ciclovia del Sole. Proprio alle porte del capoluogo emiliano è stato da poco inaugurata un tratto di quasi 50 km della pista di Bicitalia (parte di Eurovelo) che arriva fino a Mirandola lungo l’ex ferrovia; proseguendo verso nord, tra Bologna e Verona si incontra Ostiglia, punto di arrivo (o partenza) della ciclabile che conduce fino a Treviso anche qui percorrendo il tracciato di un’ex ferrovia dimenticata.

A Verona, città dove è stato inaugurato il servizio Tutto bici di Trenitalia i cicloturisti si trovano in uno snodo strategico del cicloturismo. Siamo in una delle tappe della Ciclovia Aida, che attraversa tutto il nord Italia da Susa fino a Trieste; i treni fermano poi a Rovereto, facendo scoprire l’offerta bike friendly del Trentino come, ad esempio, la Ciclovia Claudia Augusta, strada romana che collega le Alpi all’Adriatico. A Bolzano, infine, i cicloturisti ritroveranno la numero 1 di Bicitalia, la Ciclovia del Sole che unisce la Penisola a ritmo di pedalata.

Fonte: Rivista BC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

MERCATO DELLA BICICLETTA, ANCHE IN EUROPA VOLANO LE E-BIKE

Da Alberto Innocenzi – 20 Giugno 2023

Le vendite di e-bike in tutta Europa hanno assorbito il calo di quelle tradizionali dimostrando la vitalità del settore.
https://www.rivistabc.com/mercato-della-bicicletta-report-conebi/

Mercato della bicicletta in buona salute in Europa. Volano le vendite di e-bike, calano quelle delle muscolari e crescono, nel complesso investimenti, posti di lavoro e volume complessivo di affari. Il report annuale di Conebi (Confederazione Europea dell’Industria Bici, E-Bike, Componenti ed Accessori) conferma i dati sul mercato 2022 forniti da Ancma Confindustria che, ribadiscono ancora una volta, l’importanza crescente della bicicletta anche per quel settore crescente dell’economia e della produzione che guarda alla transizione ecologica.

Dopo anni di notevole sviluppo del mercato, il 2022 ha visto infatti un rallentamento complessivo delle vendite di biciclette, passate da 17,1 milioni di unità nel 2021 a 14,7 milioni di unità, ma anche un continuo aumento della domanda di biciclette elettriche, che hanno superato i 5,5 milioni di unità vendute nel 2022. Le vendite totali di biciclette e biciclette elettriche hanno raggiunto un valore di 21,2 miliardi di euro, pari a un +7,4% rispetto al 2021.

Mercato della bicicletta, 180mila i posti di lavoro

Per quanto riguarda i dati di produzione, nel 2022 sono state assemblate in Europa 15,2 milioni di biciclette, di cui 5,4 milioni e-bike. Anche la produzione di parti e accessori per biciclette ha registrato un aumento sostanziale nel 2022, che porta il suo valore ad oltre 4,8 miliardi di euro dai 3,6 miliardi di euro del 2021. Nel 2022 gli investimenti dell’industria hanno raggiunto i 2 miliardi di euro, +14% rispetto agli 1,75 miliardi di euro del 2021. I posti di lavoro diretti nel settore hanno registrato un aumento costante del 3% dal 2021, il che porta il totale dei posti di lavoro diretti/indiretti in Europa a circa 180mila.

Cifre confortanti, che prospettano un futuro promettente grazie anche alla capacità del settore di rinnovarsi e di sviluppare nuove professionalità, ma che vede nelle politiche della Ue e in quelle dei singoli stati una chiave determinante per garantire lo sviluppo del mercato. In questo senso si è anche espresso Paolo Magri, presidente di Ancma che ha diffuso in Italia il report Conebi. “Appare evidente che quello del ciclo è un settore trainante di cui tener conto con maggiore lungimiranza, valorizzando la domanda sul mercato interno, soprattutto alla luce della leadership produttiva che il nostro Paese detiene nell’Eurozona”.

Fonte: Rivista BC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

EUROBIKE 2023 FRANCOFORTE, 21-25 GIUGNO 2023

Logo Eurobike Francoforte, Germania https://www.eurobike.com/en/
Eurobike 2023 Francoforte, Germania 21-25 Giugno 2023

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus