Sindaci

PERCHE’ FROSINONE E’ UNA DELLE CITTA’ PIU’ INQUINATE D’ITALIA

L’ampio uso delle auto, i mezzi pubblici scarsi e la sua conformazione geografica hanno portato la città laziale a sforare i limiti di legge sulle polveri sottili più della Pianura Padana

di Angelo Mastrandrea

Frosinone, città del Lazio che è tra le più inquinante d’Italia a causa di alti livelli di polveri sottili o nanoparticolato atmosferico PM10 (smog)
https://www.ilpost.it/2024/03/12/frosinone-inquinamento/

Mercoledì 28 febbraio la centralina per il monitoraggio dell’aria che l’ARPA del Lazio (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) ha installato lungo viale Mazzini, nel centro di Frosinone, ha rilevato 52 microgrammi per metro cubo di PM10, le particelle più fini prodotte soprattutto dagli scarichi delle automobili e dai riscaldamenti domestici. Un secondo sensore, piazzato all’angolo tra via Puccini e via Verdi, nella parte bassa della città, ha segnalato poco meno e ciò è bastato a evitare l’ennesimo blocco del traffico.

La soglia massima prevista dalla legge italiana infatti è di 50 microgrammi per metro cubo, cinque in più dei 45 indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’OMS. Quando viene superata, i sindaci devono prendere delle misure di emergenza per far abbassare la concentrazione di PM10 nell’atmosfera ed evitare rischi per la salute dei cittadini, in particolare delle persone anziane, dei bambini e di chi è affetto da malattie respiratorie. Queste particelle, infatti, spesso sono composte da metalli pesanti, nitriti e solfati, e quando vengono respirate possono provocare problemi respiratori come asma o bronchiti croniche, malattie cardiovascolari e tumori come quello al polmone.

Secondo un rapporto di Legambiente, nel 2023 Frosinone è stata la città italiana che ha sforato più volte il limite dei 50 microgrammi al metro cubo di PM10. La stazione di monitoraggio dell’aria di Frosinone Scalo ha rilevato che la soglia critica è stata superata per 70 giorni, più o meno un giorno a settimana, mentre una direttiva europea del 2008 e la legge del 2010 che l’ha recepita stabiliscono che il limite non vada superato per più di 35 giorni all’anno. Per la seconda volta negli ultimi dieci anni Frosinone è risultata più inquinata da polveri sottili, come vengono definite queste particelle, di città come Milano, Napoli, Roma e Torino, e della Pianura Padana, dove a Gennaio la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo d’aria è stata superata per diversi giorni.

La stazione di monitoraggio dell’aria a Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

A Frosinone Scalo vive la maggior parte dei 44mila abitanti di Frosinone, che è la città più importante della regione storica del Lazio chiamata Ciociaria. Quasi altrettanti ci vanno ogni giorno dai paesi vicini per lavorare. Lo svincolo dove si trova la centralina è uno dei punti più trafficati della città. Per questo molti abitanti ritengono che i dati sull’inquinamento siano falsati e che in realtà il resto della città non sia poi così inquinato. Il sindaco Riccardo Mastrangeli, di Forza Italia, però li smentisce. «Negli ultimi tempi abbiamo rilevato un alto livello di polveri sottili anche nella parte alta della città, che in genere ha l’aria più pulita di quella bassa, dove lo smog ristagna perché si trova in una conca tra i monti Lepini e i monti Ernici», dice.

Gli unici giorni in cui il PM10 è tornato al di sotto dei limiti di legge sono stati quelli in cui il vento o la pioggia ne hanno ridotto la concentrazione.

Frosinone Scalo (Fabio Cuttica/Contrasto)

Mastrangeli, che è anche un farmacista, dice che Frosinone è la prima città nel Lazio per vendita di farmaci cortisonici inalatori. Ogni mattina Mastrangeli controlla su un’app i livelli di polveri sottili presenti nell’aria, secondo i dati rilevati dalle due centraline, e sulla base di questi decide i provvedimenti per ridurne rapidamente la quantità. I continui sforamenti della soglia considerata pericolosa per la salute umana lo hanno costretto a decretare in diverse occasioni il blocco del traffico per le auto più inquinanti e hanno convinto la giunta comunale di centrodestra a programmare alcuni interventi strutturali, per cambiare la mobilità cittadina e gli impianti di riscaldamento.

Tra i provvedimenti adottati ci sono l’acquisto di bus elettrici, che saranno pagati con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziato dall’Unione Europea, la realizzazione di una rete di parcheggi di scambio in cui lasciare l’auto e prendere un mezzo pubblico, e l’invio di tecnici del comune in case e palazzi per controllare ed eventualmente sostituire le vecchie caldaie con altre meno inquinanti.

Una veduta dall’alto di Frosinone con il grattacielo Zeppieri (Angelo Mastrandrea/il Post)

Il PM10 viene chiamato in questo modo perché le particelle di cui è composto, che possono essere liquide o solide, hanno un diametro uguale o non superiore ai 10 micron, cioè 10 millesimi di millimetro. Si distingue dal PM2.5, che è costituito da polveri ancora più fini, che se vengono respirate penetrano più in profondità nelle vie respiratorie. Il Ministero della Salute spiega che può avere «sia un’origine naturale, come l’erosione dei venti sulle rocce, le eruzioni vulcaniche e l’autocombustione di boschi e foreste, sia antropica», cioè dagli scarichi delle automobili o dei riscaldamenti domestici, compresi i vecchi camini a legna. Per questo Mastrangeli ha anche vietato l’uso di camini e stufe a legna nelle case che hanno già altri impianti di riscaldamento e ha proibito ai contadini «l’odiosa abitudine» di bruciare le sterpaglie all’aperto (roghi agricoli) «nonostante abbiamo predisposto un servizio di raccolta gratuita».

Il segretario locale di Legambiente Stefano Ceccarelli sostiene che per abbattere la quantità di polveri sottili sia necessario cambiare radicalmente la mobilità cittadina e abbassare i limiti di velocità sulla vicina autostrada nel tratto in cui attraversa la provincia di Frosinone. L’associazione ambientalista si appella a una legge del 2023, firmata dal Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha concesso alle Regioni la facoltà di imporre l’abbassamento dei limiti di velocità sulle autostrade proprio per ridurre l’inquinamento. «Ogni giorno sulla Roma-Napoli passano circa 50mila vetture e a queste si aggiungono quelle delle decine di migliaia di persone che vengono a lavorare in città con la propria automobile», spiega. Secondo dati ISTAT, a Frosinone c’è il numero di automobili più alto in Italia, 829 ogni 1.000 abitanti.

«Bisogna convincere i cittadini che molti percorsi si possono fare anche a piedi ed è necessario rivedere la frequenza e la capillarità del trasporto pubblico», dice Marina Testa, coordinatrice della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB) nel Lazio. Secondo Ceccarelli, l’«abitudine consolidata» di prendere l’auto spesso è obbligata, perché «la conformazione urbanistica caotica di Frosinone», che è fatta nella parte bassa di centinaia di villette e palazzine sparse nelle campagne, rende quasi impossibile il ricorso a un mezzo diverso da quello privato. «Purtroppo la città dagli anni Sessanta è stata costruita in maniera disordinata e senza alcuna sensibilità ambientale e ora non è facile rimediare ai danni fatti», dice Testa. La misura di tutto questo secondo lei è il modo in cui venne trattato un antico anfiteatro romano: alla metà degli anni Sessanta fu scoperto dalle ruspe che lavoravano per costruire un palazzo. La costruzione fu interrotta ma poi riprese, e quello che rimane è nascosto sotto un edificio di via Roma, una delle strade principali di Frosinone.

Una stazione di bike sharing abbandonata a Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

La Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB) si sta battendo contro la riapertura dell’unica strada chiusa al traffico. È lunga 450 metri e collega la villa comunale alla via che porta sui vicini monti Lepini, attraversando un parco e una pista di pattinaggio abbandonata: è stata chiusa per via di un ponticello pericolante che non è mai stato sistemato. Testa la definisce «un piccolo polmone incastonato tra gli edifici, uno dei pochi posti della città in cui si può respirare». Lungo la strada si vedono persone a passeggio, di corsa o in bicicletta, «perché altri percorsi utilizzabili non ci sono a meno che non si faccia una fuga tra i campi».

Una fermata dell’autobus vicino alla stazione di Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

I bus del trasporto pubblico locale vengono utilizzati poco perché in molte zone della città non arrivano e passano molto di rado. Per andare dalla stazione ferroviaria al grattacielo Zeppieri nel quartiere De Matthaeis, che è il centro economico della città bassa, ci vorrebbero non più di una decina di minuti. Una linea diretta verso il centro storico avrebbe più o meno gli stessi tempi di percorrenza. Ma i tempi di attesa degli autobus vanno da mezzora a un’ora, e inoltre fanno percorsi tortuosi per coprire con le poche corse a disposizione più territorio possibile.

L’«ascensore inclinato», una sorta di funivia con una cabina da 30 posti che dovrebbe portare alla parte alta superando un dislivello di 170 metri, è rotto da tre anni. La giunta comunale ha appaltato i lavori per potenziarlo, mentre i nuovi bus elettrici dovrebbero collegarlo direttamente alla stazione. «Per rendere appetibile il trasporto pubblico locale ti devi muovere dalla stazione al centro storico in dieci minuti, per questo è necessario raddoppiare l’ascensore inclinato e inserirlo in un piano urbano sostenibile», ha detto il sindaco Mastrangeli in consiglio comunale. Al momento, però, il mezzo più veloce per andare nel centro storico, dove si trovano l’Accademia di Belle Arti e il Museo Archeologico, rimane l’automobile.

L’ingresso chiuso dell’ascensore inclinato a Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Fonte: Il Post

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WHY FROSINONE IS ONE OF THE MOST POLLUTED CITIES IN ITALY

The widespread use of cars, limited public transport and its geographical conformation have led the Lazio city to exceed the legal limits on fine particles more than the Po Valley

by Angelo Mastrandrea

Frosinone, a city in Lazio which is among the most polluting in Italy due to high levels of fine dust or atmospheric nanoparticles PM10 (smog)

On Wednesday 28 February the air monitoring unit that the ARPA of Lazio (Regional Agency for Environmental Protection) installed along Viale Mazzini, in the center of Frosinone, detected 52 micrograms per cubic meter of PM10, the finest particles produced mainly by car exhaust and home heating. A second sensor, placed on the corner between via Puccini and via Verdi, in the lower part of the city, reported slightly less and this was enough to avoid yet another traffic block.

The maximum threshold established by Italian law is in fact 50 micrograms per cubic meter, five more than the 45 indicated by the World Health Organization, the WHO. When it is exceeded, mayors must take emergency measures to lower the concentration of PM10 in the atmosphere and avoid risks to the health of citizens, in particular elderly people, children and those suffering from respiratory diseases: these particles, in fact, are often composed of heavy metals, nitrites and sulphates, and when they are breathed in they can cause respiratory problems such as asthma or chronic bronchitis, cardiovascular diseases and tumors such as lung cancer.

According to a Legambiente report, in 2023 Frosinone was the Italian city that exceeded the limit of 50 micrograms per cubic meter of PM10 several times. The Frosinone Scalo air monitoring station found that the critical threshold was exceeded for 70 days, more or less one day a week, while a 2008 European directive and the 2010 law that implemented it establish that the limit must not be exceeded for more than 35 days per year. For the second time in the last ten years, Frosinone was more polluted by fine dust, as these particles are defined, than cities such as Milan, Naples, Rome and Turin, and the Po Valley, where in January the threshold of 50 micrograms per cubic meter of air was exceeded for several days.

The air monitoring station in Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Most of the 44 thousand inhabitants of Frosinone live in Frosinone Scalo, which is the most important city in the historical region of Lazio called Ciociaria. Almost as many go there every day from neighboring towns to work. The junction where the control unit is located is one of the busiest points in the city. For this reason, many inhabitants believe that the pollution data are distorted and that in reality the rest of the city is not that polluted. Mayor Riccardo Mastrangeli, of Forza Italia, however, denies them. «Recently we have detected a high level of fine dust even in the upper part of the city, which generally has cleaner air than the lower part, where smog stagnates because it is located in a valley between the Lepini and Ernici mountains», he says.

The only days in which PM10 returned to below legal limits were those in which wind or rain reduced its concentration.

Frosinone Scalo

Mastrangeli, who is also a pharmacist, says that Frosinone is the first city in Lazio for the sale of inhaled cortisone drugs. Every morning Mastrangeli checks the levels of fine dust present in the air on an app, according to the data collected by the two control units, and on the basis of these decides on measures to quickly reduce the quantity. The continuous exceeding of the threshold considered dangerous for human health have forced him to decree on several occasions the blocking of traffic for the most polluting cars and have convinced the centre-right municipal council to plan some structural interventions to change city mobility and systems of heating.

Among the measures adopted are the purchase of electric buses, which will be paid for with funds from the National Recovery and Resilience Plan (PNRR) financed by the European Union, the creation of a network of exchange car parks where you can leave your car and taking public transport, and sending municipal technicians to houses and buildings to check and possibly replace old boilers with less polluting ones.

A view from above of Frosinone with the Zeppieri skyscraper (Angelo Mastrandrea/il Post)

PM10 is called in this way because the particles of which it is composed, which can be liquid or solid, have a diameter equal to or no greater than 10 microns, i.e. 10 thousandths of a millimetre. It’s distinguished from PM2.5, which is made up of even finer dust, which if breathed penetrates deeper into the respiratory tract. The Ministry of Health explains that it can have “both a natural origin, such as the erosion of winds on rocks, volcanic eruptions and spontaneous combustion of woods and forests, and anthropic“, i.e. from car exhaust or home heating, including old wood-burning fireplaces. For this reason Mastrangeli also banned the use of fireplaces and wood stoves in homes that already have other heating systems and prohibited farmers from “the hateful habit” of burning brushwood in the open air (agricultural fires) “despite the fact that we have set up a collection service free.”

The local secretary of Legambiente Stefano Ceccarelli claims that to reduce the quantity of fine particles it’s necessary to radically change city mobility and lower the speed limits on the nearby motorway in the stretch where it crosses the province of Frosinone. The environmentalist association is appealing to a 2023 law, signed by the Minister of Transport Matteo Salvini, which garanted the Regions the power to impose the lowering of speed limits on motorways precisely to reduce pollution. «Every day about 50 thousand cars pass on the Rome-Naples route and to these must be added those of the tens of thousands of people who come to work in the city with their own cars», he explains. According to ISTAT data, in Frosinone there is the highest number of cars in Italy, 829 per 1,000 inhabitants.

«We need to convince citizens that many routes can also be done on foot and it is necessary to review the frequency and capillarity of public transport», says Marina Testa, coordinator of the Italian Environment and Bicycle Federation (FIAB) in Lazio. According to Ceccarelli, the «consolidated habit» of taking the car is often obligatory because «the chaotic urban layout of Frosinone», which is made up of hundreds of villas and buildings scattered in the countryside in the lower part, makes it almost impossible to use a means other than private. «Unfortunately, since the 1960s the city has been built in a disorderly manner and without any environmental sensitivity and now it’s not easy to remedy the damage done», says Testa. According to her, the measure of all this is the way in which an ancient Roman amphitheater was treated: in the mid-1960s it was discovered by bulldozers working to build a palace. Construction was interrupted but then resumed, and what remains is hidden under a building on Via Roma, one of Frosinone’s main streets.

An abandoned bike sharing station in Frosinone (Angelo Mastrandrea/il Post)

The Italian Environment and Bicycle Federation (FIAB) is fighting against the reopening of the only road closed to traffic. It’s 450 meters long and connects the municipal villa to the road that leads to the nearby Lepini mountains, crossing a park and an abandoned ice rink: it was closed due to a small unsafe bridge that was never repaired. Testa defines it as “a small lung nestled between the buildings, one of the few places in the city where you can breathe”. Along the road you can see people walking, running or cycling, “because there are no other usable routes unless you escape through the fields”.

A bus stop near the Frosinone station (Angelo Mastrandrea/il Post)

Local public transport buses are rarely used because they rarely arrive or pass through many areas of the city. To go from the train station to the Zeppieri skyscraper in the De Matthaeis district, which is the economic center of the lower city, would take no more than about ten minutes. A direct line to the historic center would have more or less the same travel times. But bus waiting times range from half an hour to an hour, and they also take tortuous routes to cover as much territory as possible with the few trips available.

The “inclined lift”, a sort of cable car with a 30-seater cabin that should lead to the upper part over a difference in height of 170 metres, has been broken for three years. The municipal council has contracted the works to upgrade it, while the new electric buses should connect it directly to the station. «To make local public transport attractive you have to move from the station to the historic center in ten minutes, which is why it’s necessary to double the inclined lift and insert it into a sustainable urban plan», Mayor Mastrangeli said in the city council. At the moment, however, the fastest way to go to the historic centre, where the Academy of Fine Arts and the Archaeological Museum are located, remains the car.

The closed entrance of the inclined lift in Frosinone Scalo (Angelo Mastrandrea/il Post)

Source: Il Post

Frosinone, 44000 inhabitants, Ciociaria Lazio
https://www.google.it/maps/place/03100+Frosinone+FR/@41.6346093,13.2964801,8945m/data=!3m2!1e3!4b1!4m6!3m5!1s0x13255a94c5214bd7:0xc5572b2113e85906!8m2!3d41.6396009!4d13.3426341!16s%2Fg%2F11bc5v280r?entry=ttu

https://x.com/bralex84/status/1768746642792906886

Smog alle stelle, quattro giorni di stop alle auto in centro a Frosinone

I divieti applicati dopo l’ennesimo sforamento dei limiti delle polveri sottili. Quattro giorni di limitazioni alla circolazione da oggi fino a lunedì. E il 25 torna anche la domenica ecologica

Frosinone nella morsa dello smog
https://www.rainews.it/tgr/lazio/articoli/2024/02/smog-alle-stelle-quattro-giorni-di-stop-alle-auto-in-centro-a-frosinone-583d72de-2acb-4e03-85b9-771f24267804.html

Lo smog non accenna ad abbandonare l’aria di Frosinone. Le centraline di rilevamento dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente hanno registrato un nuovo sforamento dei limiti delle polveri sottili. Per questo il sindaco Riccardo Mastrangeli ha firmato un provvedimento con il quale ancora una volta viene limitata la circolazione dei mezzi più inquinanti nel centro cittadino. Lo stop è partito questa mattina 23 febbraio e si estenderà fino a tutto il 26.

A Frosinone la centralina di via Puccini ha misurato nella giornata di sabato 61 microgrammi al metro cubo di pm10, il limite è 50 microgammi. E mentre la pioggia tornata a scendere in città proprio questa mattina dopo tanti giorni di assenza, lascia ben sperare, il comune di Frosinone intende continuare a promuovere comportamenti virtuosi a favore dell’ecosistema e per tutelare la salute della collettività. Così domenica 25 febbraio torna la seconda domenica ecologica. In particolare la città ospiterà nell’area di via Aldo Moro una serie di iniziative al cui centro ci sono il benessere e gli stili di vita. Sarà possibile partecipare a lezioni dimostrative di pizzica, danza, hip hop e canottaggio indoor.

Nel servizio di Gemma Giovannelli l’intervista a Giancarlo Pizzutelli – Direttore Dipartimento Prevenzione ASL Frosinone.

Fonte: Rainews

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Skyrocketing smog, four days of car closures in the center of Frosinone

The bans applied after yet another violation of the limits of fine dust. Four days of traffic restrictions from today until Monday. And ecological Sunday also returns on the 25th

Frosinone in the grip

The smog shows no signs of abandoning the air of Frosinone. The detection stations of the Regional Agency for Environmental Protection have recorded a new violation of the limits of fine particles. For this reason, the mayor Riccardo Mastrangeli has signed a provision with which the circulation of the most polluting vehicles in the city center is once again limited. The stop started this morning February 23rd and will extend until the end of the 26th.

In Frosinone the control unit in via Puccini measured 61 micrograms per cubic meter of pm10 on Saturday, the limit is 50 microgammas. And while the rain returned to the city this morning after many days of absence gives rise to hope, the municipality of Frosinone intends to continue to promote virtuous behavior in favor of the ecosystem and to protect the health of the community. So on Sunday February 25th the second Ecological Sunday returns. In particular, the city will host a series of initiatives in the Via Aldo Moro area whose focus is on wellbeing and lifestyles. It will be possible to participate in demonstration lessons of pizzica, dance, hip hop and indoor rowing.

Source: Rainews

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

VIA LIBERA AL GASDOTTO SNAM A SULMONA. COMITATO NO HUB DEL GAS LOCALE IN RIVOLTA: “NON VOGLIAMO UNA BOMBA PRONTA AD ESPLODERCI SOTTO CASA!”

Il tracciato originario del gasdotto fatto costruire dalla SNAM a Sulmona, che collega la città della Valle Peligna a Foligno, passando per Amatrice, L’Aquila e Norcia.
https://tuttoggi.info/gasdotto-snam-vertice-mise-presto-decisione-su-tracciato-sulmona-foligno/289618/
Il tracciato originario del gasdotto fatto costruire dalla SNAM a Sulmona, che collega la città della Valle Peligna a Foligno, passando per Amatrice, L’Aquila e Norcia, tre zone a rischio sismico massimo 1 e contrassegnate dal colore viola
Il tracciato originario del gasdotto fatto costruire dalla SNAM a Sulmona, che collega la città della Valle Peligna a Foligno, passando per Amatrice, L’Aquila e Norcia, tre zone a rischio sismico massimo 1 e contrassegnate dal colore viola https://www.ilcapoluogo.it/2022/06/16/metanodotto-snam-a-sulmona-ok-dalla-regione-abruzzo/

Il contestato Metanodotto Sulmona-L’Aquila-Foligno, manca solo il decreto del Governo

di Alessio Ludovici | 13 Luglio 2022 @ 06:00 | AMBIENTE

Il percorso contestato del metanodotto Sulmona-L’Aquila-Foligno, manca solo il decreto del Governo
https://www.laquilablog.it/il-contestato-metanodotto-sulmona-laquila-foligno-manca-solo-il-decreto-del-governo/

L’AQUILA – Manca solo l’ok autorizzativo del Governo, con proprio decreto, per dare il vero via libera alla contestatissima opera proposta da Snam. Intanto un primo via libera è arrivato l’altro ieri durante durante una conferenza di servizi con tecnici e rappresentanti istituzionali sotto la supervisione degli uffici della Presidenza del Consiglio. Hanno confermato la propria contrarietà all’opera sia il Comune di Sulmona che quello dell’Aquila attraversati pienamente dal progetto della nuova infrastruttura di 168 km (in blu nella foto di copertina).

Giudicata inutile da chi la contesta, in particolare i comitati per l’ambiente di Sulmona che da anni portano avanti la vertenza contro i progetti di Snam. Secondo i Comitati l’opera è totalmente sovradimensionata rispetto anche ai picchi storici di erogazione del gas. Lo hanno ribadito anche ieri, in un’ennesima nota dove contestano la posizione governativa delle presunte necessità, causate dal conflitto in Ucraina, per accelerare la realizzazione di ulteriori opere.

Le motivazioni del Governo. Un’opera per sostituire il gas russo. I comitati: “Bugia colossale”

La posizione del Ministero della Transizione Ecologica ora gira attorno alla necessità di sostituire il gas russo, “la rete italiana, così come configurata sulla dorsale tirrenica (Transmed) non ci consentirebbe di aumentare i flussi da sud come sperato”. Di qui “la strategicità dell’opera nonché l’urgenza e la necessità di realizzare rapidamente i tratti mancanti” della Linea Adriatica. 

Secondo i Comitati si tratta di “una bugia colossale perché, per sostituire il gas russo, il governo ha deciso di incrementare le capacità di importazione soprattutto da nord, dove il consumo di metano è molto più elevato e non da sud. Infatti, portando a pieno regime gli impianti esistenti più la produzione nazionale (in totale 25 miliardi di mc) e aggiungendo ad essi i nuovi impianti (10 miliardi dai due nuovi rigassificatori più 30 miliardi dal nuovo gasdotto sottomarino proveniente dalla Spagna) le importazioni dal nord raggiungeranno i 65 miliardi di metri cubi annui. Il che significa più del doppio del gas importato attualmente dalla Russia (29 miliardi). A questi quantitativi occorre aggiungere le importazioni da sud (Algeria, Libia e Azerbaijan) dove la rete metanifera attuale, secondo i dati storici e le ammissioni dello stesso governo, è in grado di portare lungo la penisola oltre 50 miliardi di metri cubi annui.”

Lo studio sismico che non c’è

Altro elemento di forte criticità è la studio sismico che non c’è e comincerà, lo ha confermato più volte il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni, solo dopo l’autorizzazione, quindi solo dopo l’ormai prossimo decreto del Governo. Una posizione contestata da comitati e istituzioni che chiedono da anni che lo studio sismico sia fatto preventivamente all’autorizzazione, doveva cioè essere propedeutico alla stessa autorizzazione. 

A chiedere una revisione dell’opera, come detto, gli stessi Comuni. Quello dell’Aquila ha ribadito il proprio no al tracciato proposto che inciderebbe sulla vita di strutture publiche e private, “che verrebbero ad essere compromesse dall’attuazione del progetto” si legge nella nota del Comune. 

Modifiche che all’Aquila vengono chieste da anni anche dall’Asbuc di Paganica e San Gregorio, per l’alta incidenza che il tracciato avrebbe su attività agricole e agronomiche della zona. Tra queste ultime, lo riporta un articolo di News-Town di ieri, sarebbero partite già delle diffide al Ministero per lo Sviluppo economico e alla Snam, da parte di tartuficoltori della zona cui si ipotizzano danni per milioni di euro. 

L’opera è contestassimo da sempre e negli anni ha ricevuto il no di Regioni, province e comuni – all’Aquila un consiglio comunale si espresse negativamente già nel 2016 – di agricoltori e altre attività produttive, comitati e ambientalisti. Ma per il momento Snam è andata avanti e il Governo ora sembra in procinto di decretare un’autorizzazione della quale, secondo territorio, non sono chiare le motivazioni. 

METANODOTTO SNAM: ASSEMBLEA DEI COMUNI A SULMONA PER DEFINIRE OSSERVAZIONI A PROGETTO

16 Gennaio 2023 14:31

L’AQUILA – POLITICA

https://abruzzoweb.it/metanodotto-snam-assemblea-dei-comuni-a-sulmona-per-definire-osservazioni-a-progetto/

SULMONA  – I Comuni interessati dal progetto SNAM di costruzione della Centrale e del Gasdotto si riuniranno in assemblea domani alle 16, nell’aula consiliare di Palazzo San Francesco a Sulmona, per redigere e condividere un documento finalizzato a ribadire, con dati certi, “il danno che provocherebbe la realizzazione della centrale e del gasdotto Snam, oltre alla sua inutilità, anche in relazione all’emergenza rappresentata dal conflitto in Ucraina”.

L’incontro è aperto alla cittadinanza. A renderlo noto è l’assessore comunale all’Ambiente, Catia Di Nisio.

Su indicazione della Direzione Infrastrutture Energia e Unbundling, formulata con comunicazione del 6 dicembre 2022 Snam Rete Gas SpA ha avviato la consultazione pubblica del documento “Progetto linea Adriatica -relazione integrativa“. I soggetti interessati sono invitati a far pervenire le loro osservazioni all’indirizzo affari.regolatori@pec.snam.it di Snam Rete Gas SpA entro il prossimo 20 gennaio.

Terminata la fase di discussione pubblica, Snam Rete Gas SpA trasmetterà all’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ai fini delle valutazioni di competenza da esprimere con procedura d’urgenza al di fuori dell’ordinario processo di valutazione dei Piani, un rapporto di sintesi dei contributi ricevuti, unitamente alle controdeduzioni alle osservazioni.

Il gasdotto della SNAM si andrà a ricollegare con quello proveniente da Massafra (TA) in Puglia ed arriverà fino a Minerbio (BO) in Emilia Romagna. Viene definito: “Un progetto strategico per il Paese” ma non si è pensato al tipo di territori che attraverserà, parte di essi, tre su tutti, a rischio sismico 1 come quelli di L’Aquila, Amatrice e Norcia contrassegnati dal colore viola nelle mappe di rischio sismico, la gente a Sulmona teme possibili incidenti esplosivi che potranno avvenire lungo l’infrastruttura realizzata in un territorio particolarmente delicato e a rischio.

Gasdotto Sulmona-Foligno: dal Governo ok alla costruzione, la rabbia del territorio

Inferociti sindaci ed ambientalisti. Marsilio: “Ora pensiamo ai ristori”

Condutture del gasdotto SNAM vengono messe a dimora nella Valle Peligna a Sulmona dopo l’ok del Governo
https://www.abruzzolive.tv/emergenzambiente/metanodotto-sulmona-foligno-ok-consiglio-ministri-proteste-it32910.html

La crisi energetica fa rialzare la… temperatura sulla questione gasdotto e centrale di compressione di Sulmona

11 mesi ago Redazione

I Comitati dei Cittadini e i No Hub Gas tornano all’attacco del progetto della Snam

SULMONA – Si rialza la temperatura dello scontro attorno al progetto della Snam del gasdotto e della centrale di compressione che dovrebbe sorgere a Sulmona.

Una vicenda lunga anni, che sta attraversando aule di giustizia d ogni genere, e che oggi torna di grande attualità a causa della crisi energetica apertasi con la guerra dell’Ucraina.

Il Governo, infatti, vorrebbe accelerare sulla realizzazione di alcune infrastrutture per la produzione di energia, e fra queste anche il metanodotto adriatico con il gasdotto Foligno-Sulmona e la relativa centrale di compressione.

E, di conseguenza, tornano sul piede di guerra, è proprio il caso, “I Comitati dei Cittadini” e i “No Hub Gas” che da anni si oppongono a questo progetto.

Opposizioni basate su studi e analisi che dimostrerebbero,a loro dire, come questo impianto sarebbe costoso, improduttivo e con delle forti criticità a livello di sicurezza.

Ma questa settimana c’è un doppio appuntamento sul metanodotto e sulla centrale di compressione.

Per mercoledì 11 maggio, infatti la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha convocato la riunione per decidere il via libera al gasdotto Sulmona – Foligno e per giovedì 12 il Tar del Lazio ha fissato l’udienza sul ricorso presentato contro la concessione dell’Aia per l’attivazione della centrale.

In settimana previsti due incontri del Governo su gasdotto e centrale e a breve anche un’udienza al Tar Lazio

Gianfranco Di Piero, Sindaco di Sulmona

Premesso che davanti al Tar ci sarebbe l’ipotesi di un rinvio causato dall’impossibilità, causa danni al sistema informatico, di presenziare da parte del Ministero della Transizione Ecologica, resta aperta la questione degli incontri sul gasdotto.

«Il sindaco di Sulmona Gianfranco Di Piero – dice una nota dei Comitati e dei No Hub – ha tempestivamente chiesto il rinvio della riunione sul metanodotto indetta dal Governo.

Si tratta, a nostro parere, di un’iniziativa quanto mai giusta ed opportuna in quanto manca ancora il fondamentale studio sul rischio sismico commissionato dal Ministero dello Sviluppo Economico all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Il Sindaco ha anche invitato gli altri enti pubblici coinvolti nel procedimento autorizzativo (oltre 50), a fare altrettanto.

Snam, Marsilio dice sì alla centrale e scoppia la protesta degli ambientalisti

15 Giugno 2022

Il Comitato NO Hub Gas di Sulmona protesta contro il parere positivo per la costruzione in Valle Peligna dato dal Presidente della Regione Marco Marsilio, 15 Giugno 2022

SULMONA – Il mancato veto della Regione al gasdotto Snam riaccende le polemiche su un’opera da più di dieci molto contrastata.

Nella riunione convocata oggi per via telematica, infatti, la Regione Abruzzo non si è opposta, scatenando la dura reazione dei Comitati ambientalisti.
“Il dato più significativo della riunione odierna indetta dal Governo per l’autorizzazione del metanodotto Snam Sulmona – Foligno, è stato il “si” di Marco Marsilio – fanno notare i Comitati – Il parere favorevole all’opera è stato espresso da un funzionario regionale su mandato ufficiale del presidente della Regione. Marsilio, dopo l’autorizzazione dell’AIA e la scorsa riunione dell’ 11 maggio, ha finalmente gettato la maschera ed è uscito completamente allo scoperto mostrando tutto il suo disprezzo verso i cittadini e le istituzioni”.

È di appena due giorni fa la lettera aperta dei consiglieri regionali Pietrucci, Paolucci e Scoccia, con la quale si chiedeva a Marsilio di ribadire il no precedentemente espresso all’unanimità nelle delibere degli Enti istituzionali (Comuni, Provincia e Regione).

”Ma con il si di stamattina del rappresentante della Regione, su espressa decisione di Marsilio, tutto è stato buttato via come carta straccia e, con questo tradimento, sono stati cancellati 15 anni di lotta contro un’opera totalmente inutile e disastrosa per il nostro territorio e per l’intero Appennino centrale” affermano i comitati cittadini per l’Ambiente – aggiungono – “La posizione assunta dal Presidente Marsilio è di estrema gravità; non solo è vergognosa sul piano etico-politico ma è anche illegale. Infatti, nessun atto è stato adottato dal Consiglio regionale che sia diverso da quelli votati fino ad oggi, tutti contrari e tutti approvati alla unanimità. Così come non c’è stata nessuna consultazione con i Comuni i quali – come ha fatto presente il sindaco di Sulmona Gianfranco Di Piero – hanno la titolarità del territorio e la responsabilità della salute e della sicurezza dei cittadini. L’Italia non è una “Repubblica delle banane”. Un Presidente di Regione non può permettersi di calpestare impunemente le regole dello Stato democratico. Per questo porteremo il caso all’attenzione della Magistratura.” I rappresentanti di Snam e del Governo, in perfetta sintonia, hanno sostenuto che con la guerra in Ucraina c’è la necessità di reperire nuovi fonti di approvvigionamento di gas da sostituire a quello russo e che pertanto occorre realizzare il metanodotto Sulmona Foligno e l’intera Linea Adriatica di 430 chilometri. Affermazione, questa, smentita dallo stesso Ministro Cingolani il quale alcuni giorni fa ha dichiarato pubblicamente che già sono state trovate fonti alternative. Del resto è notorio che la rete di trasporto interna del metano è largamente sovradimensionata rispetto al fabbisogno nazionale. Quindi la tesi della Snam è priva di ogni fondamento. La verità è che alla Snam & soci non importa se l’opera è utile o meno. A loro interessa il budget dei lavori : ben 2 miliardi e 338 milioni di euro che pagheranno i cittadini attraverso la bolletta energetica” ricordano gli ambientalisti. “In merito allo studio sismico sull’intero tracciato del metanodotto il Presidente dell’INGV Carlo Doglioni ha confermato che sarà fatto, ma… dopo il rilascio dell’autorizzazione”.

Tesi che è stata fortemente contestata dal Comune di Sulmona (presente in video conferenza, oltre che con il sindaco Di Piero, anche con gli assessori Di Nisio e D’Andrea). Lo studio è fondamentale ed è propedeutico al rilascio dell’autorizzazione. Sarebbe assurdo realizzarlo dopo. A questa ferma presa di posizione del Comune di Sulmona si sono associati i sindaci di Pratola Di Nino e di Navelli Federico e il consigliere Maurizio Proietti in rappresentanza della Provincia dell’Aquila, i quali hanno ribadito il loro no all’opera. Alla riunione ha preso parte anche Luciano D’Alfonso in qualità di presidente emerito della Regione Abruzzo. D’Alfonso ha rimarcato la necessità dello studio sismico da parte dell’INGV in ragione dell’estrema fragilità del territorio abruzzese. Da parte del Governo è stato annunciato che, come previsto dalle norme vigenti, sarà indetta una terza ed ultima riunione. Dopo di che il Governo assumerà le necessarie determinazioni.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

IL PUNTO TELEMAX LANCIANO “LA VIA VERDE E’ MIA” 9 APRILE 2022

Autore: Enrico Giancristofaro

Fonte: Tg Max Lanciano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila

RESTANO ALTI I CONTAGI NELLA PROVINCIA DI CHIETI IN ABRUZZO: DA ASL 2 ABRUZZO E SINDACI INVITO ALLA CAUTELA, CHIETI, FRANCAVILLA E LANCIANO I COMUNI PIU’ COLPITI

L’appello a non fidarsi dei test casalinghi, che possono dare risultati falsi negativi e favorire così la circolazione del virus

https://www.chietitoday.it/attualita/coronavirus-contagi-alti-provincia-chieti-riunione-sindaci-asl-prefetto.html

esta alta la circolazione del Covid-19 in provincia di Chieti e il timore, per la Asl, è che la larga diffusione dei test “fai da te” ne sia una delle cause.

Questa la riflessione scaturita dall’ultimo confronto con i sindaci dei comuni ancora maggiormente colpiti, durante il quale sono stati analizzati gli ultimi dati e condivise possibili azioni tese a contenere i contagi senza sconfinare in restrizioni non più previste dalle norme in materia.

Tutti hanno concordato sull’opportunità di raccomandare l’uso delle mascherine anche all’esterno in occasione di eventi affollati, ricordando a tutti i cittadini che il virus è ancora assai diffuso, e proteggersi è ancora necessario. Una raccomandazione fatta pochi giorni fa anche dal primo cittadino di Chieti, Diego Ferrara.

Alla data dell’8 maggio, come indicato nell’ultimo report redatto dal eipartimento Prevenzione, redatto da Giuseppe Torzi, il numero dei casi attivi è pari a 6.087, di cui 5.974 a domicilio e 113 ricoverati in ospedale, con una prevalenza provinciale pari all’1,62%. 

Dati che confermano come anche nell’ultima settimana, in provincia di Chieti, il numero dei contagi resti sostenuto, con un tasso di incidenza settimanale pari a 903 casi ogni 100.000 abitanti. I focolai attuali interessano in modo diffuso l’intero territorio, anche se in alcune aree si è verificato un più evidente numero di casi. 

Per quanto attiene ai comuni di Chieti, Francavilla al Mare, Lanciano, San Giovanni Teatino, San Salvo e Vasto, già precedentemente sottoposti a più stretto monitoraggio, questa settimana si è riscontrato un sensibile incremento dei casi. Su 6.087 casi attivi presenti nella provincia, sono ad oggi 3.469, del totale, quelli domiciliati nei comuni sopracitati, pari al 46% e nello specifico: 910 a Chieti, 362 a Francavilla al Mare, 500 a Lanciano, 316 a San Giovanni Teatino, 233 a San Salvo e 495 a Vasto.

“Abbiamo rilevato una riduzione drastica del numero di tamponi molecolari, attualmente attestati su una media giornaliera di 580 sull’intero territorio – sottolinea il direttore generale della Asl Thomas Schael – Ma al di là degli antigenici, utilizzati ampiamente, è alta anche la diffusione dei kit per eseguire il test in casa, il cui esito negativo può avere un margine di errore rilevante. E accade così che siano in circolazione liberamente persone positive che non ritengono di esserlo, contribuendo alla diffusione dei contagi. L’invito che quindi mi sento di rivolgere a tutti i cittadini è a evitare tale pratica, pericolosa per sé e per gli altri, e a testare il proprio stato di salute utilizzando gli strumenti più affidabili a disposizione”.

Con i sindaci, Schael ha anche condiviso la scelta di tenere aperti fino a fine maggio gli hub vaccinali di Chieti e Lanciano, sufficienti a coprire l’attuale domanda, nonché di dare prosecuzione all’attività di contact tracing che viene tuttora svolta con la stessa puntualità di sempre, sia nella ricostruzione della catena dei contagi che nei flussi informativi. Tutti i nuovi casi positivi vengono lavorati in giornata, contattati per l’indagine epidemiologica e puntualmente comunicati ai sindaci dei Comuni interessati e al prefetto. Inoltre, la circolazione delle varianti virali viene costantemente sottoposta a monitoraggio e a valutazione, sulla scorta dei dati del sequenziamento forniti da parte del laboratorio dell’università di Chieti. 

L’incontro, che dovrebbe essere l’ultimo della stagione, fatta salva la necessità di ritrovarsi in autunno, è stato anche l’occasione per quantificare il costo della pandemia in provincia di Chieti: nel 2021 sono stati spesi 48 milioni di euro, di cui solo 14 finanziati dai fondi dedicati. Nel primo trimestre 2022 è stata già toccata quota 12 milioni che in proiezione saranno destinati a eguagliare il dato dell’anno precedente se la tendenza non sarà invertita. 

Fonte: Chietitoday

COVID19: A CHIETI E PROVINCIA L’INCIDENZA PIU’ ALTA D’ITALIA PER LA TERZA SETTIMANA CONSECUTIVA

L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 48 province: in quella di Chieti è pari a 897 secondo l’ultima rilevazione della Fondazione Gimbe

https://www.chietitoday.it/attualita/covid-chieti-incidenza-alta-gimbe.html

Se il Covid-19 ha iniziato la sua lenta discesa in Italia, lo stesso non si può dire per la provincia di Chieti che per la terza settimana consecutiva risulta prima per incidenza superiore ai 500 casi per 100.000 abitanti.

Lo rileva l’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, relativo alla settimana 4-10 maggio (che ha fatto registrare in Italia un -27,5% di nuovi casi rispetto alla settimana precedente, – 12,5% di decessi, -11,5% di ricoveri con sintomi e -2,2% nelle terapie intensive). 

A Chieti e provincia sono stati 897 i casi Covid ogni 100mila abitanti: un dato che, peraltro, aveva indotto il sindaco Diego Ferrara a raccomandare vivamente l’uso della mascherina anche all’aperto in occasione dei festeggiamenti per il santo Patrono ieri, 11 maggio.

Tornando al report della Gimbe, si legge l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 48 province: dopo Chieti figurano Ascoli Piceno (818), Pescara (783), Teramo (768), Avellino (726), Catanzaro (700), Benevento (698), Crotone (674), Isernia (669), Salerno (669), Sud Sardegna (660), Campobasso (656), Fermo (626), Vicenza (625), Padova (623), Cagliari (620), Oristano (619), Caserta (610), Perugia (610), Macerata (607), L’Aquila (605), Potenza (603), Bari (599), Taranto (597), La Spezia (596), Treviso (575), Ravenna (572), Rovigo (569), Terni (562), Matera (561), Siracusa (553), Ancona (550), Venezia (548), Modena (548), Brindisi (544), Frosinone (539), Reggio nell’Emilia (538), Latina (538), Rieti (533), Cosenza (527), Verona (525), Ragusa (523), Siena (520), Bologna (520), Parma (515), Messina (511), Caltanissetta (507) e Verbano-Cusio-Ossola (502).

Complessivamente, nella settimana 4-10 maggio, in tutte le regioni è stata rilevata una riduzione percentuale dei nuovi casi. “Gli ultimi dati documentano che in Italia la sotto-variante omicron BA.2 (omicron 2) ha quasi completamente soppiantato la BA.1 (cd. omicron), mentre vengono già segnalati i primi casi di BA.4. Allo stato attuale delle conoscenze – scrive Gimbe –  le nuove sotto-varianti di omicron sembrano avere una maggior trasmissibilità rispetto a BA.2 e, soprattutto, una maggior capacità di evadere la protezione immunitaria, sia da vaccino, sia da pregressa infezione: questo determina una probabilità più elevata di reinfezione, oltre ad una maggiore resistenza di queste varianti agli anticorpi monoclonali. Per quanto riguarda l’efficacia vaccinale sull’ospedalizzazione. se per queste nuove sotto-varianti non sono ancora disponibili dati, la somministrazione della dose booster resta di cruciale importanza al fine di mantenere una copertura adeguata contro Omicron e Omicron 2”.

Fonte: Chietitoday

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, tecnico sportivo CSEN Abruzzo