Medicina

TI SCRIVO DA GAZA

Ciao Alessio

mi chiamo Roberto Scaini, sono un medico e ti scrivo da Gaza. Che la situazione sia disperata immagino tu lo sappia già, te l’hanno raccontato su tutti i media. MSF è qui a Gaza dal 1988, ma solo ora stiamo assistendo a casi di malnutrizione infantile.

Qualche giorno fa, proprio fuori la nostra clinica, ho notato un bambino in braccio alla mamma. Si chiamava Mohammed e andava visitato subito: era malnutrito. Il cibo terapeutico, il pumplynut, si dà a partire dai 6 mesi di vita, ma lui ne ha 4 e pesa solo 3 chili e mezzo. Mi sono lavato le mani e gli ho dato il mignolo per vedere se succhiava. Succhiava, eccome! Strillava perché aveva fame.

Ho detto alla mamma di allattarlo e, affidandola all’ostetrica, sono tornato dopo 20 minuti. Era calmo, l’ho visitato e stava meglio. Ho spiegato alla mamma che deve provare ad allattare di più, mi ha detto che lo farà, ma durante il giorno deve andare a cercare il cibo per gli altri figli. Ho provato a infonderle un po’ di speranza e a farle capire che la aiuteremo, mentre fuori si sentivano i colpi delle mitragliatrici.

Qui è in atto una catastrofe umanitaria. Stiamo facendo il possibile per la popolazione, ma ci riusciamo solo se persone come te decidono di sostenerci.

Grazie 
per quello che potrai fare oggi.

Roberto Scaini
Responsabile Medico dei progetti MSF a Gaza

https://www.medicisenzafrontiere.it/landing/warm-gaza/

7€ al mese bastano? 

Sì per fornire cure, cibo terapeutico e medicazioni a Gaza e ovunque serva. Sono meno di 0,24€ al giorno, ma in questa crisi umanitaria fanno la differenza. Scopri come usiamo la tua donazione:

Fornisci 600 litri di acqua alle famiglie sfollate a Rafah.
Doni a 828 bambini malnutriti una dose di cibo terapeutico.
Decidi tu l’importo. Salva una vita a Gaza e in altre guerre.

Grazie Alessio a nome di ogni persona che ci permetti di curare oggi.

Fonte: Medici Senza Frontiere

English translate

I’M WRITING YOU FROM GAZA

Hello Alessio

my name is Roberto Scaini, I am a doctor and I am writing to you from Gaza. I imagine you already know that the situation is desperate, they told you about it in all the media. MSF has been here in Gaza since 1988, but we are only now seeing cases of child malnutrition.

A few days ago, right outside our clinic, I noticed a baby in his mother’s arms. His name was Mohammed and he needed to be seen immediately: he was malnourished. The therapeutic food, pumplynut, is given starting from 6 months of life, but he is 4 and weighs only 3 and a half kilos. I washed my hands and gave him my little finger to see if he would suck. He sucked, of course! He was screaming because he was hungry.

I told the mother to breastfeed him and, handing her over to the midwife, I returned after 20 minutes. He was calm, I examined him and he was better. I explained to the mother that she needs to try to breastfeed more, she told me she will, but during the day she has to go look for food for her other children. I tried to give her a little hope and make her understand that we will help her, while machine gun fire could be heard outside.

There is a humanitarian catastrophe taking place here. We are doing everything we can for the population, but we only succeed if people like you decide to support us.

Thank you for what you can do today.

Source: Doctors Without Borders

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

SANITA’ SPA, PUNTATA PRESA DIRETTA RICCARDO IACONA RAI TRE, 11 MARZO 2024

Sanità SPA, puntata Presa Diretta Rai Tre, 11 Marzo 2024
https://www.raiplay.it/video/2024/03/Sanita-SPA—Presa-Diretta—Puntata-del-11032024-5c2ca596-81eb-47dd-8a84-f0d8ed9d8fea.html
Medici in fuga – Doctors on the Run

“ON THE RUN”, PINK FLOYD THE DARK SIDE OF THE MOON, 1973

The escaping of doctors from italian hospitals it can be explain perfectly by a famous song wrote by Pink Floyd (Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason and Richard Wright) that report all the many runs of American soldiers during the Vietnam War against Vietcong, while Americans are losting the war there!

On the Run, Pink Floyd from the album “The Dark Side of The Moon” 1973

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

LONG COVID: TESTIMONIANZA ESCLUSIVA DI TRACEY THOMPSON DA TORONTO, ONTARIO CANADA SU AL JAZEERA, 14 MARZO 2024

Minelli, ‘Long Covid non è malattia immaginaria, vasculiti fenomeno chiave’

di Adnkronos   14-03-2024 

https://notizie.tiscali.it/salute/articoli/minelli-long-covid-non-a-malattia-immaginaria-vasculiti-fenomeno-chiave-00001/

Roma, 14 Marzo (Adnkronos Salute) – Oggi chi porta gli effetti del Long Covid “non ha segni oggettivabili (tampone, esami radiologici) di un’infezione virale in corso o di una condizione infiammatoria (Pcr, Ves, D-Dimero), ma questo non vorrà dire affatto che quei pazienti, dopo un’infezione da Sars Cov-2, siano psichicamente tarati o abbiano somatizzato o siano malati immaginari. Di quei pazienti, diversi continueranno a manifestare sensazione generale di malessere, turbe cognitive, astenia e facile stancabilità, dolori articolari di varia intensità assimilabili a quella che più comunemente viene chiamata fibromialgia, discomfort intestinale. Ma sono le vasculiti ad essere un fenomeno cruciale”. Lo afferma all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione per la Medicina personalizzata (FMP), in occasione della Giornata Mondiale dedicata al Long Covid che si celebra domani.

“Fin dagli esordi della pandemia non abbiamo mai smesso di sottolineare, sul versante strettamente clinico, la valenza sistemica della malattia da nuovo coronavirus, dopo aver scartato a priori ogni ipotesi poggiata sul semplicistico sillogismo deduttivo che vorrebbe un virus respiratorio, quindi assunto attraverso le vie aeree, linearmente responsabile di una polmonite e basta. E proprio questa visione allargata del fenomeno Covid ha messo in evidenza alcuni aspetti clinici che hanno finito per rivelarsi di grande rilevanza epidemiologica e che sembrano più fortemente coinvolgere il distretto cardiovascolare”, aggiunge Minelli.

“Ma d’altro canto – osserva – che la storia della Covid-19 non fosse proprio linearmente banale ce l’avevano anche detto i cinesi, quelli di Wuhan e dintorni, che in uno studio pubblicato sul ‘Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Diseases’ ci avevano parlato di una ‘tempesta citochinica’ caratterizzata da un aumento dei livelli ematici di diversi mediatori della cosiddetta immunoflogosi. Queste citochine, delle quali i medici di Wuhan raccontavano gli effetti, altro non sono se non veri e propri ‘segnali di comunicazione’ tra sistema immunitario e cellule e tessuti dell’organismo e, in alcuni casi, sono in grado di promuovere e mantenere importanti processi infiammatori a carico di diversi organi e apparati. Figura tra questi ultimi il sistema cardiovascolare con possibile diffuso coinvolgimento dei vasi sanguigni, da quelli polmonari a quelli cerebrali, cardiaci, renali e fino ai più periferici”.

Fonte: Adnkronos

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Minelli, ‘Long Covid is not an imaginary disease, vasculitis is a key phenomenon’

Rome, March 14 (Adnkronos Health) – Today those who suffer from the effects of Long Covid “have no objective signs (swab, radiological tests) of an ongoing viral infection or an inflammatory condition (Pcr, ESR, D-Dimer), but this does not mean at all that those patients, after an infection with Sars Cov-2, are psychically impaired or have somatization or are imaginary illnesses. Of those patients, several will continue to demonstrate a general feeling of malaise, cognitive disorders, asthenia and easy tiredness, joint pain of varying intensity similar to what is more commonly called fibromyalgia, intestinal discomfort. But it’s the vasculitis that is a crucial phenomenon.” Immunologist Mauro Minelli, responsible for the South of the Foundation for Personalized Medicine (FMP), stated this to Adnkronos Salute on the occasion of the World Day dedicated to Long Covid which will be celebrated tomorrow.

“Since the beginning of the pandemic we have never stopped underlining, on a strictly clinical side, the systemic value of the new coronavirus disease, after having discarded a priori every hypothesis based on the simplistic deductive syllogism that would have a respiratory virus, therefore assumed through the aerial, linearly responsible for pneumonia and that’s it. And precisely this broadened vision of the Covid phenomenon has highlighted some clinical aspects which have ended up proving to be of great epidemiological relevance and which seem to more strongly involve the cardiovascular district”, adds Minelli.

“But on the other hand – he observes – the Chinese, those from Wuhan and surrounding areas, had also told us that the story of Covid-19 was not exactly linearly banal, in a study published in the ‘Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Diseases ‘they told us about a ‘cytokine storm’ characterized by an increase in the blood levels of various mediators of the so-called immunophlogosis. These cytokines, whose effects the Wuhan doctors described, are nothing other than real ‘communication signals’ between the immune system and the cells and tissues of the organism and, in some cases, they are able to promote and maintain important inflammatory processes affecting various organs and systems. Among the latter, the cardiovascular system with possible widespread involvement of blood vessels, from those from the lungs to those in the brain, heart, kidneys and up to the most peripheral ones”.

Source: Adnkronos

15 MARZO: LONG COVID DAY

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di Marta Esperti (MA, PhD candidate), ricercatrice e Long COVID advocate, fondatrice del collettivo di supporto Italiano “Long Covid Italia”, ed Elisa Perego (MA, PhD), ricercatrice e Long Covid advocate.

Il 15 Marzo 2024 i pazienti di tutto il mondo affetti da long Covid organizzano la seconda Giornata internazionale per la sensibilizzazione sulla patologia. Questa importante iniziativa è volta a tenere alta l’attenzione sui rischi di medio e lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2.

Per l’occasione, gli hashtag maggiormente usati sui social media sono: #LongCovidAwareness, #LongCovidAwarenessMonth e #LongCovidAwarenessDay. Numerose le iniziative in tutto il mondo per mobilitare l’opinione pubblica sulla gravità e la persistenza della malattia long Covid, con particolare enfasi sulla richiesta di trattamenti efficaci da parte dell’advocacy mondiale. 

https://nursetimes.org/15-marzo-long-covid-day/173547

Il SARS-CoV-2 è un virus che continua a circolare a livello consistente su scala globale, con continue mutazioni e con conseguenze di alta mortalità e morbilità.

Molti pazienti affetti da long Covid, ancora dalla prima ondata del Febbraio-Marzo 2020, non sono mai guariti e non sono mai potuti tornare alla vita precedente, inclusa quella lavorativa. Inoltre, una percentuale significativa di persone continua a sviluppare la malattia, o a subire peggioramenti di questa patologia, a seguito delle reinfezioni.

E’ importante ricordare che il contributo dei pazienti della prima ondata pandemica è stato pionieristico per la sensibilizzazione, il riconoscimento e la ricerca sull’infezione da SARS-CoV-2, con il prolungamento del Covid-19 in una malattia cronica.

Cosa è il Long Covid? Il termine e il concetto nascono dall’unione dei pazienti colpiti dalla prima ondata pandemica. Il termine “long Covid” viene condiviso per la prima volta su Twitter nella primavera del 2020. In pochi mesi, la comunità internazionale dei pazienti riesce a portare la propria voce davanti all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Il Long Covid viene riconosciuto formalmente dall’OMS il 21 Agosto 2020. La ricercatrice Marta Esperti, fondatrice nel Luglio 2020 del collettivo di sostegno italiano “Long Covid Italia”, e la ricercatrice Elisa Perego (PhD), che ha coniato il termine “Long Covid”, hanno rappresentato l’Italia a questo incontro chiave con l’OMS, e hanno guidato in Italia il riconoscimento del Long COVID con l’Istituto Superiore di Sanità ed il ministero della Salute, nell’ambito della prima giornata italiana dedicata alla sensibilizzazione sulla ricerca bio-medica sul Long Covid, avvenuta il 30 gennaio 2021, alla quale fa seguito una nota dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel Luglio 2021, l’Istituto Superiore di Sanità diffonde un report sulla definizione e gestione del Long Covid nei pazienti adulti e pediatrici.

A partire dall’ottobre 2021 l’OMS comunicava una definizione ufficiale della patologia Long COVID sotto il nome di “post Covid-19 condition” o “condizione post Covid” tramite il metodo DELPHI che vede la partecipazione anche dei pazienti, tra cui per l’Italia, Marta Esperti.

Il Covid-19 è ormai tra le patologie più studiate nella storia della medicina. Ad oggi, 13 marzo 2024, una ricerca sul repository per pubblicazioni medico-scientifiche PubMed, sotto il termine *Covid, produce oltre 410.000 risultati. Tra queste, migliaia sono le pubblicazioni dedicate al Long Covid.

Il Covid-19, con il suo prolungamento nel long Covid, sono stati associati scientificamente a danno e disfunzione in molteplici organi e sistemi organici, dal sistema nervoso a quello cardiovascolare. Sono ben attestati disturbi della coagulazione con micro-coaguli diffusi, macro-embolie e micro-embolie, danni cardiaci e cardio-vascolari, fibrosi e danni multi-organo, conseguenze autoimmuni sistemiche, disfunzione prolungata del sistema immunitario, gravi eventi trombo-embolici ben oltre la fase acuta dell’infezione, patologie metaboliche come il diabete, danni a carico del sistema nervoso centrale e periferico, e patologie gastrointestinali, solo per citare alcune condizioni associate all’infezione da SARS-CoV-2.

Nell’ultimo anno le evidenze scientifiche a favore di una persistenza virale si sono avvalorate, aprendo piste per nuove terapie con anticorpi monoclonali ed antivirali. La patologia Long Covid può presentare un decorso non lineare, con fasi di aggravamento e miglioramento che si alternano, ma con possibile patologia sub-clinica o paucisintomatica.

Decine, se non centinaia di milioni di persone al mondo, soffrono o hanno sofferto di Long Covid. Le ricadute sulla vita personale dei pazienti e sull’economia sono severe. E’ dunque cruciale una presa in carico dei pazienti Long Covid da parte del sistema sanitario nazionale. Questo, anche per evitare ulteriori aggravamenti di condizioni, come le coagulopatie o le patologie endocrine, autoimmuni o cardiometaboliche, per cui possono esistere dei trattamenti clinici adeguati, già disponibili in attesa di una cura risolutiva. 

Auspichiamo un incentivo nel finanziamento della ricerca, in modo da incrementare ulteriormente le nostre conoscenze sulla malattia Long Covid e supportare lo sviluppo di una cura. Il riconoscimento, nei casi opportuni, della disabilità, di codici di esenzione ed altre forme di supporto per il Long Covid e le patologie ad esse associate, è urgente.

Inoltre la possibilità, nel mondo del lavoro, di legittimare la malattia, usufruire di flessibilità degli orari o accesso da remoto è fondamentale per assicurare una vita dignitosa ai malati, allo scopo di una partecipazione quanto più estesa possibile alla vita sociale e lavorativa.

Redazione Nurse Times

Fonte: Nurse Times

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15 MARCH LONG COVID DAY

We receive and publish a press release signed by Marta Esperti (MA, PhD candidate), researcher and Long COVID advocate, founder of the Italian support collective “Long Covid Italia”, and Elisa Perego (MA, PhD), researcher and Long Covid advocate.

On March 15, 2024, patients from all over the world suffering from long Covid will organize the second International Day for Awareness of the Pathology. This important initiative is aimed at keeping attention high on the medium and long-term risks of SARS-CoV-2 infection.

For the occasion, the most used hashtags on social media are: #LongCovidAwareness, #LongCovidAwarenessMonth and #LongCovidAwarenessDay. Numerous initiatives around the world to mobilize public opinion on the severity and persistence of the long Covid disease, with particular emphasis on the request for effective treatments by global advocacy.

SARS-CoV-2 is a virus that continues to circulate at a consistent level on a global scale, with continuous mutations and with high mortality and morbidity consequences.

Many patients suffering from long Covid, even from the first wave of February-March 2020, have never recovered and have never been able to return to their previous life, including working life. Furthermore, a significant percentage of people continue to develop the disease, or experience worsening of the disease, following reinfections.

It’s important to remember that the contribution of patients of the first pandemic wave was pioneering for awareness, recognition and research on SARS-CoV-2 infection, with the prolongation of Covid-19 into a chronic disease.

What is Long Covid? The term and concept arise from the union of patients affected by the first pandemic wave. The term “long Covid” was shared for the first time on Twitter in the spring of 2020. In a few months, the international patient community managed to bring its voice to the World Health Organization (WHO).

Long Covid was formally recognized by the WHO on 21 August 2020. The researcher Marta Esperti, founder of the Italian support collective “Long Covid Italia” in July 2020, and the researcher Elisa Perego (PhD), who coined the term “long Covid”, represented Italy at this key meeting with the WHO, and led the recognition of Long COVID in Italy with the Istituto Superiore di Sanità and the Ministry of Health, as part of the first Italian day dedicated to raising awareness on bio-medical research on long Covid, which took place on 30 January 2021, which was followed by a note from the Istituto Superiore di Sanità. In July 2021, the Istituto Superiore di Sanità released a report on the definition and management of long Covid in adult and pediatric patients.

Starting from October 2021, the WHO communicated an official definition of the long COVID pathology under the name of “post Covid-19 condition” or “post Covid condition” through the DELPHI method which also sees the participation of patients, including for ‘Italy, Marta Esperti.

Covid-19 is now among the most studied pathologies in the history of medicine. To date, March 13, 2024, a search on the repository for medical-scientific publications PubMed, under the term *Covid, produces over 410,000 results. Among these, there are thousands of publications dedicated to Long Covid.

Covid-19, with its extension into long Covid, have been scientifically associated with damage and dysfunction in multiple organs and organic systems, from the nervous to the cardiovascular system. Coagulation disorders with diffuse micro-clots, macro-embolisms and micro-embolisms, cardiac and cardio-vascular damage, fibrosis and multi-organ damage, systemic autoimmune consequences, prolonged dysfunction of the immune system, serious thrombo-embolic events are well established beyond the acute phase of the infection, metabolic pathologies such as diabetes, damage to the central and peripheral nervous system, and gastrointestinal pathologies, just to name a few conditions associated with SARS-CoV-2 infection.

Over the last year, the scientific evidence in favor of viral persistence has gained ground, opening paths for new therapies with monoclonal and antiviral antibodies. Long Covid pathology can present a non-linear course, with alternating phases of aggravation and improvement, but with possible sub-clinical or paucisymptomatic pathology.

Tens, if not hundreds of millions of people in the world suffer or have suffered from Long Covid. The repercussions on patients’ personal lives and on the economy are severe. It is therefore crucial for the national healthcare system to take charge of Long Covid patients. This is also to avoid further worsening of conditions, such as coagulopathies or endocrine, autoimmune or cardiometabolic pathologies, for which there may be adequate clinical treatments, already available while awaiting a definitive cure.

We hope for an incentive to fund research, so as to further increase our knowledge of the Long Covid disease and support the development of a cure. The recognition, in appropriate cases, of disability, exemption codes and other forms of support for Long Covid and associated pathologies is urgent.

Furthermore, the possibility, in the world of work, to legitimize the illness, take advantage of flexible working hours or remote access is essential to ensure a dignified life for the sick, with the aim of participating as widely as possible in social and working life.

Source: Nurse Times

Long Covid Day, mix Arginina e Vitamina C funziona in 8 pazienti su 10 anche contro insonnia e disturbi gastrici

https://nursetimes.org/long-covid-day-mix-arginina-e-vitamina-c-funziona-in-8-pazienti-su-10-anche-contro-insonnia-e-disturbi-gastrici/153317

Lo dimostra uno studio sul Long Covid che ha coinvolto oltre 20 centri di ricerca, coordinato dal Consorzio International Translational Medical Education (ITME), che coinvolge l’Università Federico II di Napoli, l’Albert Einstein College di New York e il Cardiovascular Research Center di Ahalst (Belgio). Secondo la ricerca l’utilizzo di un cocktail di Arginina e Vitamina C è in grado di migliorare la percezione dei sintomi più comuni legati alla sindrome post-Covid nell’87% dei pazienti con disturbi gastrici e nell’80% dei pazienti con insonnia. Alla vigilia di quella che per moltissimi pazienti dovrebbe essere la Giornata internazionale sulla consapevolezza sul Long Covid, la ricerca offre dunque un approccio integrativo, sicuro ed efficace, per contrastare i più comuni sintomi della sindrome post-Covid.

Roma, martedì 14 marzo 2023 – A tre anni di distanza dalla scoperta del Long Covid, dagli Stati Uniti si è diffuso un movimento social che unisce migliaia di pazienti in tutto il mondo e che oggi chiedono alle Nazioni Unite di ufficializzare l’istituzione del Long Covid Awareness Day, Giornata internazionale della consapevolezza sul Long Covid, da celebrare il 15 marzo. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione su questa “pandemia nella pandemia” che si stima riguardi globalmente ben 63 milioni di persone e che continua ad avere un impatto molto negativo sulla qualità della vita di un esercito di “ex-positivi”. I pazienti chiedono di non essere lasciati soli ad affrontare quella che ancora oggi è a tutti gli effetti una sindrome per molti aspetti misteriosa. Ma la scienza continua a lavorare alla ricerca di nuovi approcci per il Long Covid, contro il quale oggi non esistono terapie mirate.

E’ in questo contesto che si inserisce un nuovo studio multicentrico, pubblicato sulla rivista Pharmacological Research, che ha coinvolto 20 centri italiani, tra cui università ed ospedali, coordinato da un consorzio internazionale composto dall’Università Federico II di Napoli, l’Albert Einstein College of New York e il Cardiovascular Research Center di Ahalst (Belgio). Secondo questa ricerca il mix di Arginina e Vitamina C, dopo essersi rivelato efficace nel contrastare la perdita di forza muscolare nei pazienti post-Covid, ha dimostrato di migliorare in modo marcato anche altri sintomi legati al Long Covid, tra cui in particolare insonnia e disturbi gastrointestinali.

Lo studio

Nello studio sono stati coinvolti in totale 1.390 pazienti con Long Covid, intervistati in relazione ai sintomi manifestati e divisi in due gruppi:  un primo che ha ricevuto una combinazione multivitaminica (tra cui Vitamina B, B1, B2, B6 e acido folico) e un secondo che ha ricevuto il mix di Arginina e Vitamina C liposomiale. “Dopo 30 giorni abbiamo osservato che nell’87% dei pazienti a cui è stato dato il mix di Arginina e Vitamina C, i disturbi gastrici erano assenti contro il 64% dei pazienti che invece ha ricevuto il composto multivitaminico – spiega Gaetano Santulli, tra i principali autori dello studio e professore di Cardiologia dell’Albert Einstein College di New York -. Allo stesso modo per l’insonnia il disturbo è risultato assente nell’80% dei pazienti trattati con il cocktail Arginina + Vitamina C, contro il 40% dei pazienti che ha ricevuto l’altro composto a base di Vitamina B”.

“E’ ormai noto che il Long Covid determina disturbi neurologici, tra cui l’insonnia, e colpisce anche l’intestino con lo sviluppo di sintomi gastrointestinali persistenti, come nausea, diarrea e dolori addominali – spiega Bruno Trimarco, co-autore dello studio e professore emerito di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli -. Tra i possibili meccanismi coinvolti vi è l’alterazione della barriera ematoencefalica costituita da cellule endoteliali che può comportare una disregolazione del sistema neurovegetativo. Questa disfunzione altera il ritmo sonno-veglia con sviluppo dell’insonnia e implicazioni anche a livello gastrico-metabolico con l’insorgenza di nausea e crampi addominali”.

 L’arginina è un amminoacido essenziale che ha molteplici funzioni nella reattività endoteliale in risposta all’esigenza dei diversi tessuti. Di conseguenza, ripristinare i valori di Arginina porta a un miglioramento significativo dei sintomi associati alla sindrome post-infezione”, concludono gli esperti.

Redazione NurseTimes

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Long Covid Day, Arginine and Vitamin C mix works in 8 out of 10 patients also against insomnia and gastric disorders

This is demonstrated by a study on Long Covid involving over 20 research centers, coordinated by the International Translational Medical Education (ITME) Consortium, which involves the Federico II University of Naples, the Albert Einstein College of New York and the Cardiovascular Research Center of Ahalst (Belgium). According to research, the use of a cocktail of Arginine and Vitamin C is able to improve the perception of the most common symptoms linked to post-Covid syndrome in 87% of patients with gastric disorders and in 80% of patients with insomnia. On the eve of what for many patients should be the International Long Covid Awareness Day, the research therefore offers an integrative, safe and effective approach to combat the most common symptoms of post-Covid syndrome.

Rome, Tuesday 14 March 2023 – Three years after the discovery of Long Covid, a social movement has spread from the United States which unites thousands of patients around the world and who are today asking the United Nations to formalize the institution of Long Covid Awareness Day, International Long Covid Awareness Day, to be celebrated on March 15th. The objective is to draw attention to this “pandemic within the pandemic” which is estimated to affect 63 million people globally and which continues to have a very negative impact on the quality of life of an army of “ex-positives”. Patients ask not to be left alone to face what is still to all intents and purposes a mysterious syndrome in many respects. But science continues to work on finding new approaches for Long Covid, against which there are no targeted therapies today.

It’s in this context that a new multicenter study is inserted, published in the Journal Pharmacological Research, which involved 20 Italian centers, including universities and hospitals, coordinated by an international consortium composed of the Federico II University of Naples, the Albert Einstein College of New York and the Cardiovascular Research Center of Ahalst (Belgium). According to this research, the mix of Arginine and Vitamin C, after proving effective in counteracting the loss of muscle strength in post-Covid patients, has also been shown to markedly improve other symptoms linked to Long Covid, including in particular insomnia and gastrointestinal disorders.

The study

A total of 1,390 patients with Long Covid were involved in the study, interviewed in relation to the symptoms experienced and divided into two groups:  a first who received a multivitamin combination (including Vitamin B, B1, B2, B6 and folic acid) and a second who received the mix of Arginine and liposomal Vitamin C. “After 30 days we observed that in 87% of the patients who were given the mix of Arginine and Vitamin C, gastric disorders were absent compared to 64% of the patients who instead received the multivitamin compound – explains Gaetano Santulli, among the main authors of the study and professor of Cardiology at Albert Einstein College in New York-. Similarly, for insomnia, the disorder was absent in 80% of patients treated with the Arginine + Vitamin C cocktail, compared to 40% of patients who received the other Vitamin B-based compound.”

“It is now known that Long Covid causes neurological disorders, including insomnia, and also affects the intestine with the development of persistent gastrointestinal symptoms, such as nausea, diarrhea and abdominal pain – explains Bruno Trimarco, co-author of the study and professor emeritus of Cardiology at the Federico II University of Naples -. Among the possible mechanisms involved is the alteration of the blood-brain barrier made up of endothelial cells which can lead to a dysregulation of the autonomic nervous system. This dysfunction alters the sleep-wake rhythm with the development of insomnia and also has implications at a gastric-metabolic level with the onset of nausea and abdominal cramps.”

“Arginine is an essential amino acid that has multiple functions in endothelial reactivity in response to the needs of different tissues. Consequently, restoring Arginine values ​​leads to a significant improvement in the symptoms associated with post-infection syndrome”, conclude the experts.

Source: Nurse Times

Long Covid: nuove possibilità di cura da farmaci antistaminici e antiulcera

https://nursetimes.org/long-covid-nuove-possibilita-di-cura-da-farmaci-antistaminici-e-antiulcera/162674

Una combinazione di vecchi farmaci antistaminici e antiulcera accende la speranza in coloro che soffrono della sindrome del Long Covid, una malattia multisistemica conseguenza dell’infezione da SARS-Cov-2. A dimostrarlo è uno studio multicentrico coordinato dal professor Carmine Gazzaruso, responsabile Centro di Ricerca Clinico (Ce.R.C.A.) dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Gruppo San Donato) e professore di Endocrinologia dell’Università Statale di Milano, che indaga il ruolo dei mastociti, cellule del sangue, nella fisiopatologia del Long Covid e l’efficacia del trattamento con bloccanti dei recettori dell’istamina, che è una delle sostanze rilasciate dai mastociti.

Il Long Covid è una patologia, talvolta invalidante, che ad oggi non ha una terapia standard ed efficace e può presentare una grande varietà di sintomi: cardiovascolari, psicologici, neurologici, respiratori, gastrointestinali, dermatologici e muscoloscheletrici. Tra queste manifestazioni le più comuni sono tachicardia, palpitazioni, ipotensione posturale, affaticamento, deterioramento cognitivo, mancanza di respiro e tosse.

Il team dei ricercatori guidati dal professor Gazzaruso ha preso in esame quattro gruppi di sintomi caratteristici nel Long Covid: stanchezza e astenia, alterazione cardiaca, nebbia mentale e alterazione della memoria, disturbi gastrointestinali (dolore, meteorismo, gonfiore). È stato quindi selezionato un campione di 27 soggetti affetti da questa condizione, che presentavano però caratteristiche comuni: soffrire di Long Covid da oltre sei mesi, essersi sottoposti a diversi trattamenti – come ad esempio aver assunto multivitaminici, betabloccanti e aver affrontato percorsi riabilitativi – con risultati fallimentari.

“Inoltre i pazienti arruolati per il nostro trial non erano vaccinati contro il SARS-CoV-2, perché il vaccino potrebbe modificare i sintomi del Long Covid, non erano soggetti allergici e non avevano mai sofferto, prima della infezione da SARS-CoV-2, di uno dei sintomi presi in considerazione nello studio – afferma Gazzaruso, principal investigator del lavoro, pubblicato sulla rivista Frontiers in Cardiovascular Medicine -. La stanchezza, che accomunava tutto il campione preso in esame, doveva essere accompagnata, per la validità dello studio, da almeno uno degli altri sintomi. Nella media dei pazienti esaminati il dato è stato confermato, registrando, anzi, la presenza di tre sintomi, se non addirittura dell’intera sintomatologia”.

Studi precedenti, condotti a livello nazionale e internazionale, avevano evidenziato come nei pazienti con Long Covid vi fosse una maggiore attivazione dei mastociti rispetto al normale, reazione simile a quanto avviene nei soggetti allergici con i quali vi è, effettivamente, anche un’assonanza di sintomi. Nel paziente allergico si verifica una grande produzione di istamina e prostaglandine, sostanze liberate in eccesso dai mastociti, esattamente come rilevato anche nel campione dello studio. Si evince quindi che nei pazienti con Long Covid si scateni una reazione cronica infiammatoria sostenuta con un meccanismo tipico dell’allergia.

Questa evidenza ha generato nei ricercatori l’idea di inibire la reazione prodotta, bloccando due dei quattro recettori dell’istamina, detti H1 e H2, mediante l’impiego di due farmaci datati, ormai poco utilizzati nella pratica clinica quotidiana: un antistaminico (la fexofenadina) e un antiulcera (la famotidina), molto usato prima dell’avvento dell’omeprazolo. Nello specifico, l’antistaminico bloccava il recettore H1 dell’istamina, mentre il secondo inibiva il recettore H2.

Il campione è stato poi suddiviso in due gruppi: il primo, formato da 14 persone, ha ricevuto la terapia farmacologica combinata, mentre al secondo, il gruppo di controllo formato da 13 persone, non è stato somministrato nulla. I risultati sono stati promettenti: i sintomi del Long Covid sono scomparsi completamente nel 29% dei pazienti del primo gruppo, dopo soli 20 giorni di trattamento. In tutti gli altri pazienti trattati si è comunque rilevato un miglioramento significativo di ciascuno dei sintomi considerati. Nel gruppo di controllo, invece, non si sono registrate variazioni in merito allo stato di salute.

Lo studio è stato condotto grazie al contributo dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pavia), dell’Università Statale di Milano, dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano) e del Centro Medico Ticinello di Pavia.

“Questa scoperta permetterà alle persone affette da Long Covid, che presentano questo disturbo legato ai mastociti, di guarire o migliorare la propria condizione di salute, attraverso una terapia molto semplice e anche facilmente reperibile – afferma Gazzaruso –. La nostra intuizione è frutto anche del lavoro di tanti colleghi sparsi per il mondo che stanno cercando delle risposte e delle cure per tutti coloro che, a distanza di anni, vivono ancora le conseguenze, talvolta molto gravi e invalidanti, dell’infezione da Covid-19”.

Redazione Nurse Times

English translate

Long Covid: new treatment possibilities from antihistamine and antiulcer drugs

A combination of old antihistamine and anti-ulcer drugs kindles hope in those suffering from Long Covid syndrome, a multisystem disease resulting from SARS-Cov-2 infection. This is demonstrated by a multicenter study coordinated by Professor Carmine Gazzaruso, head of the Clinical Research Center (Ce.R.C.A.) of the Beato Matteo Clinical Institute of Vigevano (San Donato Group) and professor of Endocrinology at the State University of Milan, which investigates the role of mast cells, blood cells, in the pathophysiology of Long Covid and the effectiveness of treatment with blockers of histamine receptors, which is one of the substances released by mast cells.

Long Covid is a pathology, sometimes disabling, which to date has no standard and effective therapy and can present a wide variety of symptoms: cardiovascular, psychological, neurological, respiratory, gastrointestinal, dermatological and musculoskeletal. Among these manifestations, the most common are tachycardia, palpitations, postural hypotension, fatigue, cognitive impairment, shortness of breath and cough.

The team of researchers led by Professor Gazzaruso examined four groups of characteristic symptoms in Long Covid: tiredness and asthenia, cardiac alteration, mental fog and memory alteration, gastrointestinal disorders (pain, meteorism, swelling). A sample of 27 subjects affected by this condition was therefore selected, who however had common characteristics: suffering from Long Covid for over six months, having undergone various treatments – such as having taken multivitamins, beta blockers and having undergone rehabilitation programs – with unsuccessful results.

“Furthermore, the patients enrolled in our trial were not vaccinated against SARS-CoV-2, because the vaccine could modify the symptoms of Long Covid, they were not allergic subjects and had never suffered, before the SARS-CoV-2 infection , of one of the symptoms taken into consideration in the study – says Gazzaruso, principal investigator of the work, published in the journal Frontiers in Cardiovascular Medicine -. Fatigue, which was common to the entire sample examined, had to be accompanied, for the study to be valid, by at least one of the other symptoms. In the average of the patients examined the data was confirmed, recording, indeed, the presence of three symptoms, if not even the entire symptomatology”.

Previous studies, conducted at a national and international level, had highlighted how in patients with Long Covid there was a greater activation of mast cells compared to normal, a reaction similar to what happens in allergic subjects with whom there is, effectively, also an assonance of symptoms. In the allergic patient, there is a large production of histamine and prostaglandins, substances released in excess by the mast cells, exactly as also found in the study sample. It is therefore clear that in patients with Long Covid a sustained chronic inflammatory reaction is triggered with a typical mechanism of allergy.

This evidence generated in researchers the idea of ​​inhibiting the reaction produced, blocking two of the four histamine receptors, called H1 and H2, through the use of two dated drugs, now little used in daily clinical practice: an antihistamine (the fexofenadine) and an antiulcer (famotidine), widely used before the advent of omeprazole. Specifically, the antihistamine blocked the histamine H1 receptor, while the second inhibited the H2 receptor.

The sample was then divided into two groups: the first, made up of 14 people, received the combined drug therapy, while the second, the control group made up of 13 people, was administered nothing. The results were promising: the symptoms of Long Covid disappeared completely in 29% of patients in the first group, after just 20 days of treatment. However, in all the other patients treated, a significant improvement was detected in each of the symptoms considered. In the control group, however, there were no changes in health status.

The study was conducted thanks to the contribution of the Beato Matteo Clinical Institute of Vigevano (Pavia), the State University of Milan, the IRCCS MultiMedica of Sesto San Giovanni (Milan) and the Ticinello Medical Center of Pavia.

“This discovery will allow people suffering from Long Covid, who have this disorder linked to mast cells, to heal or improve their health condition, through a very simple and easily available therapy – says Gazzaruso -. Our intuition is also the result of the work of many colleagues around the world who are looking for answers and treatments for all those who, years later, are still experiencing the consequences, sometimes very serious and disabling, of the Covid19 infection.”

Source: Nurse Times

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

VACCINI COVID, RILASCIATO STUDIO SCIENTIFICO MONDIALE: POSSONO CREARE PROBLEMI CARDIACI

Vaccini Covid, rilasciato studio scientifico mondiale: possono creare problemi cardiaci
https://www.msn.com/it-it/notizie/other/vaccini-covid-rilasciato-studio-scientifico-mondiale-possono-creare-problemi-cardiaci/ar-BB1iAEeF

Secondo il più grande studio sui vaccini realizzato finora, i sieri anti Covid mRna di Pfizer, Moderna e AstraZeneca sono stati collegati a rari (?) casi di disturbi cardiaci, cerebrali e del sangue. I ricercatori del Global Vaccine Data Network hanno analizzato 99 milioni di persone che hanno ricevuto vaccinazioni in otto paesi e hanno monitorato gli aumenti in 13 condizioni mediche, ha riferito Bloomberg News. Lo studio, pubblicato la settimana scorsa sulla rivista Vaccine. E si è scoperto che i vaccini erano collegati a un leggero picco di condizioni mediche neurologiche, del sangue e cardiache.

Vaccini Covid e problemi cardiaci

Rari casi di miocardite – infiammazione del muscolo cardiaco – sono stati riscontrati nella prima, seconda e terza dose di vaccini mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna. Lo studio ha rilevato che un’altra condizione cardiaca, la pericardite, l’infiammazione del muscolo cardiaco, presentava un rischio maggiore di 6,9 volte in coloro che avevano ricevuto una terza dose di vaccino con vettore virale di AstraZeneca.

Nel frattempo, una prima e una quarta dose del vaccino di Moderna avevano un rischio aumentato rispettivamente di 1,7 e 2,6 volte. È stato inoltre identificato un aumento del rischio di un tipo di coagulo di sangue nel cervello derivante da iniezioni di vettori virali come quello sviluppato dall’Università di Oxford e prodotto da AstraZeneca, ha affermato Bloomberg. Secondo lo studio, tra le persone che hanno ricevuto il vaccino di AstraZeneca c’era un rischio 2,5 volte maggiore di sviluppare la sindrome di Guillain-Barré, una rara malattia neurologica in cui il sistema immunitario attacca i nervi.

Possibili problemi anche neurologici

Possibili segnali di sicurezza per la mielite trasversa, un’infiammazione del midollo spinale, sono stati identificati dopo i vaccini a vettore virale. Così come l’encefalomielite acuta disseminata, l’infiammazione e il gonfiore nel cervello e nel midollo spinale. Dopo vaccini sia a vettore virale (Astrazeneca) che a mRNA (Pfizer e Moderna), hanno scoperto i ricercatori. Gli esperti del GVDV in Nuova Zelanda – un braccio di ricerca dell’OMS – hanno esaminato 13 condizioni mediche che consideravano “eventi avversi di particolare interesse” tra i soggetti, con l’obiettivo di identificare casi più elevati del previsto dopo un vaccino.

Dall’inizio della pandemia sono state somministrate più di 13,5 miliardi di dosi in tutto il mondo. Una piccola percentuale di quelli immunizzati è stata danneggiata dalle iniezioni (da comprovare, non vi è ancora alcun dato scientifico certo sul tema!), alimentando il dibattito sui benefici delle iniezioni rispetto ai rischi. “La dimensione della popolazione in questo studio ha aumentato la possibilità di identificare rari potenziali segnali di sicurezza del vaccino”, ha affermato in un comunicato l’autrice principale Kristýna Faksová del Dipartimento di ricerca epidemiologica dello Statens Serum Institut in Danimarca.

Con infezione Covid casi avversi ancora più probabili

“È improbabile che singoli siti o regioni abbiano una popolazione abbastanza grande da rilevare segnali molto rari”, ha aggiunto. Un esperto non coinvolto nello studio ha sostenuto che i benefici dei vaccini superano i rischi. “Le probabilità che si verifichino tutti questi eventi avversi sono ancora molto, molto più elevate in caso di infezione da SARS-CoV-2 (COVID-19), quindi vaccinarsi è ancora di gran lunga la scelta più sicura”, Jacob Glanville, CEO della società biotecnologica Centivaix, ha detto a Forbes. (Non è vero, è tutto il contrario e lo ha detto alla rivista Forbes gestita da circuiti massonici e sionisti come lui, non alle riviste scientifiche come The Lancet!)

Il dottor Marc Siegel, professore clinico di medicina presso il Langone Medical Center della New York University, ha condiviso una conclusione simile. “L’ampio studio e la revisione dei dati rivelano alcune rare associazioni tra i vaccini mRNA e la miocardite, soprattutto dopo la seconda iniezione, nonché un’associazione tra i vaccini vettoriali per l’adenovirus Oxford Astra Zeneca e la sindrome di Guillain-Barré”, ha affermato Siegel, che non coinvolto nello studio, ha detto Fox News Digital.

Ma i costi benefici restano comunque favorevoli

“Ma questi rischi sono rari e altri studi dimostrano che il vaccino riduce drasticamente il rischio di miocardite da Covid stesso”, ha affermato. Per poi aggiungere che tutti i vaccini hanno effetti collaterali. “Si tratta sempre di un’analisi rischio/beneficio di ciò di cui si ha più paura. “Gli effetti collaterali del vaccino o il virus stesso, posso essere confusione mentale, affaticamento, tosse e anche problemi cardiaci”, ha detto Siegel. “Negare o esagerare gli effetti collaterali di un vaccino non è buona scienza, né lo è sottovalutare i rischi del virus”, ha aggiunto Siegel.

Nota integrativa del Dott. Alessio Brancaccio, Università degli Studi di L’Aquila, ex-Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali (Scienze MM.FF.NN.): “Da ottimo atleta ed ottimo conoscitore del corpo umano e del proprio, prendo le dovute distanze dalle antiscientifiche dichiarazioni del Dott. Siegel peraltro non comprovate da alcun dato scientifico e questa non è vera scienza, che invece dovrebbe essere sempre supportata da osservazioni dirette e sperimentali, non da una semplice analisi costi/benefici, seguendo le assurde logiche del capitalismo deviato e corrotto portato all’eccesso e che tende a mercificare e a quotare in borsa qualsiasi bene prodotto, trials vaccinali o composti sierogenici compresi. Il Dott. Siegel, per affermare quanto ha affermato, anche se possa essere un profondo conoscitore della medicina contemporanea, ritengo sia stato pagato direttamente dal sistema della dittatura tecno-sanitaria mondiale attualmente vigente e che lui stesso, assieme a tanti altri medici deviati tengono in piedi, medici appartenenti alla scienza massonica e dogmatica che sa più di religione che di scienza. E’ evidente, ma non ancora sotto gli occhi di tutti che da anni anche il mondo della Scienza è in crisi, falcidiato da lotte intestine tra baroni illuminati appartenenti al mondo accademico, esattamente come è andata in crisi la Chiesa Cattolica di Roma, a causa delle lotte interne vigenti tra i cardinali nella Città del Vaticano. Io dico e scrivo sempre quello che penso, perché sono una mente libera e non sarò mai pagato da nessuno, sono nato, continuerò a vivere e morirò come persona ed atleta etico, coerente e trasparente, un rarissimo esempio di scienziato ex-accademico che si è volutamente dissociato da questo mondo proprio a causa delle continue infiltrazioni di menti massoniche deviate e perverse che vanno avanti ormai da molti, troppi anni e che hanno finito per prendere il sopravvento negli ambienti dove la cultura ed il sapere dovrebbero essere coerenti, chiari, trasparenti per tutti e basarsi sullo spirito del giudizio critico e sulla condivisione libera delle informazioni, al fine di conseguire ed elevare il benessere della comunità e non sulla manipolazione diretta o indiretta delle stesse per conseguire scopi di comodo, come alimentare il business ed il marketing gonfiando il proprio portafoglio! Io sono fatto così, sono per come mi si vede, autentico, non ho bisogno di indossare una o più maschere per mostrare la mia reale natura, altrimenti non sarei solidale con la causa palestinese da Ambasciatore dei Diritti Umani dei Palestinesi per conto dell’associazione Al-Rahma di Khan Younis nella Striscia di Gaza, perché i Palestinesi sono Soldati di Umanità esattamente come me. Prendere o lasciare.”

English translate

COVID VACCINES, WORLDWIDE SCIENTIFIC STUDY RELEASED: THEY CAN CREATE HEART PROBLEMS

Covid mRna sera from Pfizer, Moderna and AstraZeneca have been linked to rare cases of heart, brain and blood disorders, according to the largest vaccine study to date. Researchers at the Global Vaccine Data Network analyzed 99 million people who received vaccinations in eight countries and tracked increases in 13 medical conditions, Bloomberg News reported. The study, published last week in the journal Vaccine. And the vaccines were found to be linked to a slight spike in neurological, blood and heart medical conditions.

Covid vaccines and heart problems

Rare cases of myocarditis – inflammation of the heart muscle – have been found in the first, second and third doses of mRNA vaccines from Pfizer-BioNTech and Moderna. The study found that another heart condition, pericarditis, inflammation of the heart muscle, was at a 6.9-fold increased risk in those who received a third dose of AstraZeneca’s viral vector vaccine.

Meanwhile, a first and fourth dose of Moderna’s vaccine had a 1.7- and 2.6-fold increased risk, respectively. An increased risk of a type of blood clot in the brain resulting from injections of viral vectors such as the one developed by Oxford University and produced by AstraZeneca has also been identified, Bloomberg said. According to the study, among people who received the AstraZeneca vaccine there was a 2.5 times greater risk of developing Guillain-Barré syndrome, a rare neurological disease in which the immune system attacks the nerves.

Possible neurological problems as well

Possible safety signals for transverse myelitis, an inflammation of the spinal cord, have been identified after viral vector vaccines. As well as acute disseminated encephalomyelitis, inflammation and swelling in the brain and spinal cord. After both viral vector and mRNA vaccines, the researchers found. Experts at GVDV in New Zealand – a research arm of WHO – examined 13 medical conditions they considered to be “adverse events of particular concern” among subjects, with the aim of identifying higher-than-expected cases after a vaccine.

Since the start of the pandemic, more than 13.5 billion doses have been administered worldwide. A small percentage of those immunized have been harmed by the shots, fueling debate about the shots’ benefits versus risks. “The population size in this study increased the possibility of identifying rare potential vaccine safety signals,” lead author Kristýna Faksová from the Department of Epidemiological Research at the Statens Serum Institut in Denmark said in a statement.

With Covid infection, adverse cases are even more likely

“Individual sites or regions are unlikely to have a population large enough to detect very rare signals,” he added. An expert not involved in the study argued that the benefits of vaccines outweigh the risks. “The chances of all these adverse events occurring are still much, much higher in the case of SARS-CoV-2 (COVID-19) infection, so getting vaccinated is still by far the safest choice,” Jacob Glanville, CEO of the biotech company Centivaix, told Forbes.

Dr. Marc Siegel, clinical professor of medicine at New York University Langone Medical Center, shared a similar conclusion. “The large study and data review reveal some rare associations between mRNA vaccines and myocarditis, especially after the second injection, as well as an association between Oxford Astra Zeneca adenovirus vector vaccines and Guillain-Barré syndrome ,” said Siegel, who was not involved in the study, told Fox News Digital.

But the costs-benefits still remain favourable

“But these risks are rare and other studies show that the vaccine dramatically reduces the risk of myocarditis from Covid itself,” he said. Then adding that all vaccines have side effects. “It’s always a risk/benefit analysis of what you’re most afraid of. “Side effects from the vaccine or the virus itself, it can be mental confusion, fatigue, cough and even heart problems,” Siegel said. “Denying or exaggerating the side effects of a vaccine is not good science, nor is underestimating the risks of the virus,” Siegel added.

Supplementary note by Dr. Alessio Brancaccio, University of L’Aquila, former Department of Mathematical, Physical and Natural Sciences (MM.FF.NN. Sciences): “As an excellent athlete and excellent connoisseur of the human body and my own, I distance myself from Dr. Siegel’s unscientific statements which are not supported by any scientific data and this is not real science, which instead should always be supported by direct and experimental observations, not by a simple cost/benefit analysis, following the absurd logic of deviant and corrupt capitalism taken to excess and which tends to commodify and list on the stock exchange any product produced, including vaccine trials or serogenic compounds Dr. Siegel, to affirm what he said, even if he may be a profound expert in contemporary medicine, I believe he was paid directly by the system of the global techno-health dictatorship currently in force and which he himself, together with many other deviant doctors, hold standing, doctors belonging to the masonic and dogmatic science which smacks more of religion than science. It’s evident, but not yet under everyone’s eyes, that for years the world of Science has also been in crisis, decimated by internal struggles between enlightened barons belonging to the academic world, exactly as the Catholic Church of Rome went into crisis, due of the internal struggles existing among the cardinals in Vatican City. I always say and write what I think, because I am a free mind and will never be paid by anyone, I was born, I will continue to live and I will die as an ethical, coherent and transparent person and athlete, a very rare example of an ex-academic scientist who it is deliberately dissociated from this world precisely because of the continuous infiltration of deviant and perverse masonic minds that have been going on for many, too many years now and which have ended up taking over environments where culture and knowledge should be coherent, clear, transparent for all and be based on the spirit of critical judgment and the free sharing of information, in order to achieve and elevate the well-being of the community and not on the direct or indirect manipulation of the same to achieve convenient purposes, such as fueling business and marketing by inflating the own wallet! This is how I am, I’m authentic as I see myself, I don’t need to wear one or more masks to show my real nature, otherwise I wouldn’t be in solidarity with the Palestinian cause as Ambassador of Palestinian Human Rights for the Al-Rahma Charity Association of Khan Younis in the Gaza Strip, because Palestinians are Soldiers of Humanity, like me. Take or leave.”

https://www.msn.com/it-it/salute/other/long-covid-il-virus-provoca-reali-danni-al-cervello-ecco-quanti-punti-di-qi-perde-chi-%C3%A8-stato-contagiato/ar-BB1jpnWD?ocid=msedgntp&cvid=b8abc7335797443cb2fd62c0b2573f30&ei=15

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

DUE MORTI PER ARRESTO CARDIACO DA RICONDURRE PROBABILMENTE ALLA VACCINAZIONE CONTRO IL COVID19: I CALCIATORI EX-PROFESSIONISTA ANDREAS BREHME E L’AMATORE LORENZO SABATINI

TWO DEATHS PROBABLY ATTRIBUTABLE TO VACCINATION AGAINST COVID19: EX-PROFESSIONAL FOOTBALL PLAYERS ANDREAS BREHME AND AMATEUR LORENZO SABATINI

Andreas Brehme, morto l’ex calciatore dell’Inter: aveva 63 anni. «Arresto cardiaco»

Andreas Brehme, morto l’ex calciatore dell’Inter: aveva 63 anni
https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/andreas-brehme-morto-l-ex-calciatore-dell-inter-aveva-63-anni-arresto-cardiaco/ar-BB1iyMFa

È morto a 63 anni l’ex calciatore e allenatore tedesco Andreas Brehme. Lo riporta la Bild, spiegando che Brehme sarebbe morto per un arresto cardiaco. È stato ricoverato nella notte al pronto soccorso della clinica in Ziemssenstrasse vicino al suo appartamento, ma ogni aiuto è arrivato troppo tardi. 

La moglie: morto improvvisamente

«È con profonda tristezza che annuncio a nome della famiglia che il mio partner Andreas Brehme è morto improvvisamente e inaspettatamente durante la notte a seguito di un arresto cardiaco. Vi chiediamo di rispettare la nostra privacy in questo momento difficile e di astenervi dal fare domande». Arriva alla Dpa la conferma della morte di Andreas Brehme da parte della sua compagna, Susanne Schaefer.

Chi era Andreas Brehme

Brehme, nato ad Amburgo, ha giocato tre Coppe del Mondo, perdendo la finale del 1986 a Città del Messico contro l’Argentina e fu autore del gol della vittoria della Germania nella finale dei Mondiali del 1990. Il suo momento migliore da giocatore di club è arrivato all’Inter, dove ha vinto la Serie A nel 1989 e la Coppa Uefa nel 1991. Ha vinto la Bundesliga con Bayern Monaco e Kaiserslautern. In seguito divenne allenatore, con minor successo, in club tra cui Kaiserslautern e Unterhaching. La morte di Brehme arriva poche settimane dopo quella dell’icona del calcio tedesco Franz Beckenbauer, che ha allenato la squadra ai Mondiali del 1986 e del 1990 dopo averla vinta da giocatore nel 1974.

Fonte: MSN

English translate

Andreas Brehme, the former Inter footballer, has died: he was 63 years old. “Cardiac arrest”

Former German footballer and coach Andreas Brehme has died at the age of 63. Bild reports it, explaining that Brehme died of cardiac arrest. He was admitted to the emergency room of the clinic on Ziemssenstrasse near his apartment during the night, but any help came too late.

His wife: died suddenly

«It is with deep sadness that I announce on behalf of the family that my partner Andreas Brehme died suddenly and unexpectedly during the night following a cardiac arrest. We ask that you respect our privacy during this difficult time and refrain from asking questions.” Confirmation of Andreas Brehme’s death from his partner, Susanne Schaefer, reaches Dpa.

Who was Andreas Brehme

Brehme, born in Hamburg, played in three World Cups, losing the 1986 final in Mexico City to Argentina and scored Germany’s winning goal in the 1990 World Cup final. His finest moment as a club player he arrived at Inter, where he won the Serie A in 1989 and the UEFA Cup in 1991. He won the Bundesliga with Bayern Munich and Kaiserslautern. He later became a coach, with less success, at clubs including Kaiserslautern and Unterhaching. Brehme’s death comes just weeks after that of German football icon Franz Beckenbauer, who coached the team to the 1986 and 1990 World Cups after winning them as a player in 1974.

Lorenzo Sabatini, calciatore di 20 anni morto per un arresto cardiaco. La rabbia del papà: «Malori troppo frequenti»

Lorenzo Sabatini, calciatore di 20 anni morto per un malore improvviso: «Riposa in pace campione»
https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/lorenzo-sabatini-calciatore-di-20-anni-morto-per-un-arresto-cardiaco-la-rabbia-del-papà-malori-troppo-frequenti/ar-BB1iz6qN

Tragedia nel mondo calcistico di periferia. Lorenzo Sabatini è morto nei giorni scorsi a seguito di un arresto cardiaco, improvviso, mentre si trovava nell’abitazione dei nonni che è nella frazione di Cerreto Guidi. Sabatini, classe 2003, era molto conosciuto nella zona di San Baronto e Lamporecchio per il suo percorso calcistico, soprattutto con la maglia biancazzurra della Lampo.

I funerali si svolgeranno oggi alle 16 alla chiesa parrocchiale di Stabbia. Proprio a Stabbia, che Lorenzo amava molto, che sentiva come luogo cui appartenere e che oggi si stringerà attorno alla famiglia che è di San Baronto, nel Pistoiese. Lorenzo si era diplomato a Firenze in amministrazione finanziaria e marketing. Dopo il titolo, era diventato amministratore operativo dell’azienda di famiglia nel settore delle ristrutturazioni civili e industriali, con un sistema di copertura tetto brevettato. L’azienda è la Coprimax Italia, molto nota e apprezzata sul territorio. Lorenzo, inoltre, era un trequartista di grande talento.

Da piccolo era cresciuto nella scuola calcio del Montalbano e da qualche anno giocava da protagonista nella Lampo, tra juniores e prima squadra. Non per niente la scorsa estate era arrivata una prestigiosa chiamata dal Montespertoli in Eccellenza. Un ragazzo bravo, sensibile, benvoluto: ed è proprio per questo che la famiglia stessa ha voluto dare pubblicamente notizia della tragedia che si è consumata il 16 Febbraio.

La rabbia del papà

«È stato un arresto cardiaco, imponente, irreversibile, gravissimo – ha spiegato ieri il padre Massimiliano Sabatini a La Nazione – e a nulla sono valse le cure tempestive e assai qualificate dei sanitari accorsi, a cui va il nostro più sincero ringraziamento. Notiamo, con amarezza, che questi casi di morte per malore improvviso sono divenuti molto frequenti, troppo».

Il padre stesso afferma che, già atleta professionista di discreto livello, ha avuto una miocardite importante, due anni fa, che avrebbe potuto essere molto pericolosa: miocardite che è stata bloccata e tamponata da un’idonea terapia. «Mio figlio invece non è stato così fortunato. Una riflessione e una preghiera per lui – ha aggiunto il padre –. Lorenzo da dov’è adesso aiuterà tutti coloro che hanno animo buono. Lui amava stare a Stabbia, sentiva che quello era il suo posto ideale».

Il fratello Leonardo, classe 2004, gioca a calcio con la maglia della Lampomeridien e sabato, il giorno dopo la tragica scomparsa, è andato a segno con la Juniores, per la commozione generale di tutti i presenti. 

L’addio sui social

La società A.S.D. Montespertoli scrive sulla propria pagina Facebook: «Causa morte improvvisa per un malore scompare Lorenzo Sabatini ragazzo di 20 anni che nella stagione scorsa ha militato nell’ Asd Montespertoli, disputando il campionato di Eccellenza. In questo momento doloroso porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia di Lorenzo ed a tutti quelli che come noi gli volevano bene. Riposa in Pace Lorenzo».

Fonte: MSN

English translate

Lorenzo Sabatini, 20 year old footballer who died of cardiac arrest. Dad’s anger: “Illnesses are too frequent”

Tragedy in the suburban football world. Lorenzo Sabatini died in recent days following a sudden cardiac arrest while he was in his grandparents’ home in the hamlet of Cerreto Guidi. Sabatini, born in 2003, was well known in the San Baronto and Lamporecchio area for his football career, especially with the blue and white Lampo shirt.

The funeral will take place today at 4pm at the parish church of Stabbia. Precisely in Stabbia, which Lorenzo loved very much, which he felt was a place to belong to and which today will gather around the family who is from San Baronto, in the Pistoia area. Lorenzo graduated in Florence in financial administration and marketing. After the title, he became operational administrator of the family company in the civil and industrial renovation sector, with a patented roof covering system. The company is Copprimax Italia, well known and appreciated in the area. Furthermore, Lorenzo was a very talented attacking midfielder.

As a child he grew up in the Montalbano football school and for a few years he had been playing as a protagonist in the Lampo, between juniors and first team. It was not for nothing that last summer a prestigious call arrived from Montespertoli in Eccellenza. A good, sensitive, well-liked boy: and it is precisely for this reason that the family itself wanted to publicly announce the tragedy that occurred on February 16th.

Dad’s anger

«It was a cardiac arrest, massive, irreversible, very serious – Father Massimiliano Sabatini explained to La Nazione yesterday – and the timely and highly qualified care of the medical workers who rushed to the hospital was of no avail, to whom we extend our most sincere thanks. We note, with bitterness, that these cases of death due to sudden illness have become very frequent, too”.

The father himself states that, already a professional athlete of a reasonable level, he had significant myocarditis two years ago, which could have been very dangerous: myocarditis which was blocked and buffered by suitable therapy. «My son, however, was not so lucky. A reflection and a prayer for him – added the father -. From where he is now Lorenzo will help all those who have a good soul. He loved being in Stabbia, he felt that this was his ideal place.”

His brother Leonardo, born in 2004, plays football with the Lampomeridien shirt and on Saturday, the day after his tragic death, he scored with the Juniores, to the general emotion of everyone present.

Farewell on social media

The A.S.D. company Montespertoli writes on its Facebook page: «Due to sudden death due to illness, Lorenzo Sabatini, a 20-year-old boy who last season played for Asd Montespertoli, playing in the Eccellenza championship, passes away. In this painful moment we offer our deepest condolences to Lorenzo’s family and to all those who loved him like us. Rest in Peace Lorenzo.”

Source: MSN

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

NOVEMBRE 2023-GENNAIO 2024: ALESSIO BRANCACCIO CONTATTA IL DIPARTIMENTO PUBBLICHE RELAZIONI DELLA IRAQI RED CRESCENT SOCIETY (IRCS) PER LA RECAPITAZIONE E DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI UMANITARI A GAZA

NOVEMBER 2023 – JANUARY 2024: ALESSIO BRANCACCIO CONTACTS IRAQI RED CRESCENT (IRCS) PUBLIC RELATION DEPARTMENT REGARD RECAPITATION AND DISTRIBUTIO O HUMITRI AIDS IN THE GAZA STRIP

Vasto (CH), lì 23 Gennaio 2024 ore 12.31

Buongiorno a tutti e a tutte voi, in questo articolo riporto le mail che ci stiamo scambiando io, da Ambasciatore dei Diritti Umani del popolo palestinese, in supporto all’associazione caritatevole di Al-Rahma, nata nel 1993 ed operativa a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza in Palestina ed il Dott. Husam Sabri, Capo Dipartimento Relazioni Pubbliche della Iraqi Red Crescent Society (IRCS), la Mezzaluna rossa irachena che ha sede a Baghdad capitale dell’Iraq.

Good morning to all of you, in this article I report the emails that I, as Ambassador of Human Rights of the Palestinian people, are exchanging in support of the Al-Rahma Charity Association, founded in 1993 and operational in Khan Younis, in the south of the Strip of Gaza in Palestine and Dr. Husam Sabri, Head of the Public Relations Department of the Iraqi Red Crescent Society (IRCS), the Iraqi Red Crescent which is based in Baghdad, the capital city of Iraq.
https://ircs.org.iq/en/home-6/

Traduzione in italiano della terza risposta via mail del Dott. Husam Sabri, Capo Relazioni Dipartimentali della croce rossa irachena a Baghdad, Iraq

“Gentile Dott. Alessio,

Speriamo di trovare bene questa email,
facendo riferimento alla tua email qui sotto, desideriamo informarti che la Società della Mezzaluna Rossa Palestinese (Palestine Red Crescent Society PRCS) risponde alla tua richiesta e ha affermato che non hanno bisogno di vaccini, inoltre il Ministero della Salute palestinese non vuole ricevere nemmeno dispositivi di protezione perché non ce n’è bisogno per questo e non ci sono magazzini disponibili al momento.
Per quanto riguarda i medicinali, sono tra gli elenchi dei farmaci che si impegnano a fornire al settore nel più breve tempo possibile, e possono raggiungere il punto medico più vicino all’associazione per richiedere medicinali in caso di necessità.
Per quanto riguarda le condizioni mediche, il Ministero della Sanità Palestinese sta preparando elenchi dei malati e dei feriti per i viaggi e le cure all’estero e sta lavorando per rilasciare loro le necessarie approvazioni di sicurezza.

Con i miei migliori saluti,

Dott. Husam Sabri, Iraqi Red Crescent Society IRCS

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

PAROSMIA, COME AIUTARE LE PERSONE CHE SOFFRONO DI DISTORSIONI OLFATTIVE DOPO IL COVID? PAROSMIA, HOW HELP PEOPLE THAT SUFFER OF OLFACTORY DISTORSIONS AFTER COVID?

Agnese Codignola  11 Gennaio 2023

https://ilfattoalimentare.it/parosmia-anosmia-long-covid.html

Per alcuni i pranzi e le cene in compagnia sono un vero incubo, al punto che decidono di evitare la socialità. Sono i parosmici, coloro che soffrono di distorsioni olfattive come postumo del Covid, in alcuni casi senza alcun progresso dopo mesi o anni dai primi sintomi. La perdita dell’olfatto (anosmia) e quella, più rara, del gusto (ageusia) caratterizzano l’infezione da Sars-Cov-2 al punto che, soprattutto con le prime varianti del virus (dopo il fenomeno si è attenuato), erano considerate marcatori infallibili della malattia e interessavano circa il 65% di chi era stato infettato. Ma la parosmia, che si manifesta in genere tre settimane dopo l’infezione, è qualcosa di diverso e associato solo in parte (in un caso su due) all’anosmia: è una delle manifestazioni del cosiddetto Long Covid, la sindrome post virale che colpisce non meno di un infettato su dieci. 

Fin dai primi mesi, soprattutto attraverso i social media, hanno iniziato a fare la loro comparsa testimonianze drammatiche di persone che soffrivano di distorsione olfattiva o, più raramente, che sentivano odori inesistenti (fantosmia), perché il sovvertimento delle esperienze olfattive cui erano abituate aveva pesanti ripercussioni sulla qualità della vita, ed era qualcosa di inedito, inspiegabile e angosciante: tra i parosmici, non a caso, i tassi di ansia e depressione sono altissimi. Poi il fenomeno è stato riconosciuto, ma i passi in avanti sono stati assai modesti.

Tra gli alimenti percepiti come disgustosi (le definizioni variano da animale morto e irrancidito a muffa, da rifiuto sanitario a fogna o vomito) vi sono la carne, i formaggi, il caffè, l’acqua, le uova, l’aglio, e molti altri cibi del tutto normali, ed è quindi evidente che un banchetto natalizio può essere un incubo assoluto. Ma le persone colpite da parosmia hanno difficoltà a spiegare che cosa sentono e l’intensità del disgusto, e per questo possono tendere a isolarsi.

Alcune persone, dopo l’infezione da Covid-19, hanno iniziato a soffrire di parosmia, una distorsione del senso dell’olfatto

Uno dei problemi è che, fino a prima della pandemia, si sapeva pochissimo su questo fenomeno, che colpiva in rarissimi casi, per esempio, persone con un tumore cerebrale. Di conseguenza, non c’erano quasi terapie. Oggi la situazione non è molto diversa, ma con la pandemia sono nati numerosi gruppi di supporto, il più famoso dei quali è il britannico AbScent, che oggi conta più di 22mila aderenti e fornisce consigli su come rieducare l’olfatto (essenzialmente, con lunghe e costanti sedute di esposizione a certi aromi).

Negli ultimi giorni, poi, è stato pubblicato, su Science Traslational Medicine, uno studio della Duke University che inizia a chiarire cosa succede e, di conseguenza, a indicare la direzione verso cui guardare per mettere a punto una cura. I ricercatori hanno infatti analizzato 24 biopsie nasali, di cui nove di persone che soffrivano di perdita dell’olfatto a lungo termine in seguito a Covid, e hanno scoperto che quei tessuti sono infiltrati da un elevato numero di linfociti. L’infiltrazione, segno di una potente risposta immunitaria, ha almeno due tipi di conseguenze: induce uno stato infiammatorio cronico e causa indirettamente la morte di numerosi neuroni olfattivi. La buona notizia è che il nervo olfattivo sembra integro (infatti i parosmici sentono gli odori, ancorché distorti). Il quadro assomiglia molto a quello di una reazione di tipo autoimmunitario, già ipotizzata in numerosi altri studi che stanno cercando di capire cosa sia, dal punto di vista biologico, il Long Covid.

Gli esperti consigliano di preferire cibi leggeri e neutri, come riso, pasta, pane non tostato, yogurt bianco e verdure al vapore

In attesa di giungere a una terapia, ci sono comunque alcuni consigli che possono aiutare i parosmici:

  • Mangiare cibi a temperatura ambiente o freddi;
  • Evitare i cibi fritti, le carni arrostite, le cipolle, l’aglio, le uova, il caffè e il cioccolato, che sono tra i trigger più potenti;
  • Preferire cibi leggeri e dal sapore relativamente neutro come riso, pasta, pane non tostato, yogurt bianco e verdure al vapore;
  • Ricorrere alle spezie per mascherare gli odori spiacevoli;
  • Se le difficoltà sono gravi, ricorrere ai frullati proteici non aromatizzati;
  • Pensare a se stessi come a qualcuno che soffre di una grave allergia alimentare (per evitare di sentirsi esclusi).

English translate

For some people, lunches and dinners in company are a real nightmare, to the point that they decide to avoid socializing. They are the parosmics, those who suffer from olfactory distortions as a result of Covid, in some cases without any progress months or years after the first symptoms. The loss of smell (anosmia) and the more rare loss of taste (ageusia) characterize Sars-Cov-2 infection to the point that, especially with the first variants of the virus (after the phenomenon attenuated), they were considered infallible markers of the disease and affected approximately 65% ​​of those infected. But parosmia, which generally appears three weeks after infection, is something different and only partially associated (in one case out of two) with anosmia: it is one of the manifestations of the so-called Long Covid, the post-viral syndrome that it affects no less than one in ten infected people.

From the first months, especially through social media, dramatic testimonies began to appear from people who suffered from olfactory distortion or, more rarely, who smelled non-existent odors (phantosmia), because the subversion of the olfactory experiences to which they were accustomed had serious repercussions on the quality of life, and it was something new, inexplicable and distressing: among parosmics, it is no coincidence that the rates of anxiety and depression are very high. Then the phenomenon was recognized, but the steps forward were very modest.

Among the foods perceived as disgusting (the definitions vary from dead and rancid animals to mold, from medical waste to sewage or vomit) there are meat, cheeses, coffee, water, eggs, garlic, and many other completely normal foods, and it is therefore clear that a Christmas banquet can be an absolute nightmare. But people affected by parosmia have difficulty explaining what they feel and the intensity of the disgust, and for this reason they may tend to isolate themselves.

One of the problems is that, until before the pandemic, very little was known about this phenomenon, which in very rare cases affected, for example, people with a brain tumor. As a result, there were almost no therapies. Today the situation is not much different, but with the pandemic numerous support groups were born, the most famous of which is the British AbScent, which today has more than 22 thousand members and provides advice on how to re-educate the sense of smell (essentially, with long and constant sessions of exposure to certain aromas).

In recent days, a study by Duke University has been published in Science Translational Medicine which begins to clarify what happens and, consequently, to indicate the direction in which to look to develop a cure. The researchers in fact analyzed 24 nasal biopsies, including nine from people who suffered from long-term loss of smell following Covid, and discovered that those tissues are infiltrated by a high number of lymphocytes. The infiltration, a sign of a powerful immune response, has at least two types of consequences: it induces a chronic inflammatory state and indirectly causes the death of numerous olfactory neurons. The good news is that the olfactory nerve seems intact (in fact, parosmics can smell odors, albeit distorted). The picture is very similar to that of an autoimmune reaction, already hypothesized in numerous other studies that are trying to understand what Long Covid is, from a biological point of view.

While waiting to arrive at a therapy, there are some tips that can help parosmic patients:

Eat foods at room temperature or cold;

Avoid fried foods, roasted meats, onions, garlic, eggs, coffee and chocolate, which are among the most powerful triggers;

Prefer light foods with a relatively neutral flavor such as rice, pasta, untoasted bread, plain yogurt and steamed vegetables;

Use spices to mask unpleasant odors;

If difficulties are severe, resort to unflavored protein shakes;

Think of yourself as someone who has a severe food allergy (to avoid feeling left out).
https://ilfattoalimentare.it/parosmia-anosmia-long-covid.html

Uscire dalla parosmia: come rimettere in sesto l’olfatto dopo COVID-19

16 Dicembre 2021 Cristina Da Rold

Sempre più persone, settimane o mesi dopo la guarigione da COVID-19, iniziano a percepire come fastidiosi o nauseabondi odori del tutto normali. E mentre si indagano cause e meccanismi del fenomeno, farmaci e tecniche di “rieducazione” dell’olfatto già in uso offrono buone possibilità di guarigione

Guarire da COVID-19, rimettersi completamente o quasi, recuperare l’olfatto e il gusto, e poi dopo due-tre mesi o più iniziare a sentire alcuni odori distorti, oppure misti ad altri profumi più o meno cattivi, o ancora percepire odori che in realtà non sono nell’ambiente.

Sempre più persone guarite da COVID-19 vivono questa condizione, in molti casi debilitante per la propria vita: la parosmia. Un sintomo del cosiddetto long COVID di cui si sta iniziando a parlare a distanza di quasi due anni dallo scoppio della pandemia.

C’è Chiara, che sente continuamente odore di bruciato intorno a sé. Marco, che una sera dopo mesi dalla guarigione si è reso conto che non sentiva più l’amato sapore del vino. Agata, che riesce dopo mesi ad affrontarlo, il vino, ma solo al terzo o quarto sorso, dopo mesi di anosmia lentamente recuperata. Anna, che non ce la fa più perché da mesi tutto ciò che odora sa di marcio. Maria che aveva recuperato in fretta l’odorato e che oggi percepisce l’odore della cipolla e dell’aglio come marcio. Chi scrive sente l’odore del caffè, dell’urina e dello scarico delle auto misto a un profumo dolciastro. E tanti altri, ognuno con la propria specifica situazione, che oltre a percepire male alcuni odori, hanno ancora difficoltà a percepire la presenza degli odori e dei gusti.

Secondo un recente studio condotto su pazienti con iposmia post-COVID (riduzione della capacità olfattiva), 400 pazienti su 2000 hanno sviluppato parosmia a distanza di mesi. Ed è sufficiente visitare i vari gruppi Facebook dedicati alla parosmia in Italia, ma anche in altri paesi, per rendersi conto che si tratta di un problema che riguarda moltissime persone.

Le domande sono tante: perché a distanza di tempo dalla guarigione emerge questo problema? Qual è la natura del problema? Si tratta di un fenomeno reversibile? A chi mi posso rivolgere per essere seguito? Ci sono protocolli terapeutici validati?

Abbiamo contattato alcuni dei ricercatori che in Italia si stanno occupando di studiare il fenomeno, e il nocciolo della faccenda che è emerso da ogni chiacchierata è che attualmente i meccanismi esatti con cui il sistema olfattivo si altera non sono ancora chiari, anche se ci sono degli indizi che ci fanno propendere che si tratti di un fenomeno infiammatorio a livello centrale. Ci sono solide evidenze che si tratti di un fenomeno reversibile, cioè che tramite un supporto farmacologico, nutraceutico e di training olfattivo guidato, la stragrande maggioranza delle persone possa recuperare la propria funzionalità a livelli almeno molto buoni.

Che cosa origina la parosmia?
Uno dei gruppi più attivi in Italia nello studiare il problema è quello di Arianna Di Stadio, neuro-otorinolaringoiatra, ricercatrice all’UCL Queen Square Neurology a Londra e professoressa aggiunta di scienze uditive all’Università di Perugia. “I disturbi dell’olfatto in passato erano ritenuti collegati solamente a fenomeni infettivi a livello locale, cioè nel naso. Con COVID-19 abbiamo invece iniziato a osservare che l’anosmia (uno dei primi segnali di infezione) derivava dall’infiammazione causata dal virus a livello centrale, nel cervello, anche se ci sono ancora pareri discordanti nella comunità scientifica su come questo accada.” L’idea più accreditata è che il virus infiammi la struttura olfattiva dalla periferia al bulbo olfattivo. Se il recupero va bene, le fibre si riconnettono normalmente e non vi sono problemi a breve o a lungo termine. Ma se per qualche motivo (non sappiamo ancora quale) vi è una riconnessione sbagliata o un’assenza di riconnessione, si determina la parosmia. La severità dipende da quante di queste strutture si sono riconnesse in modo non corretto.

Alcuni autori ritengono che a seconda della carica virale il virus rimanga o meno nella zona del caso, e nei pazienti in cui persiste si sviluppa la problematica a lungo termine: iposmia (sentire meno gli odori) o parosmia. Altri ancora pensano che il virus non abbia un ruolo, così come il nervo periferico non sia il principale incriminato, ma che si tratti di un processo infiammatorio (virus-indipendente) a carico della corteccia entorinale che processa gli stimoli olfattivi.

Con il passare dei mesi gli scienziati hanno capito che bisogna analizzare i due problemi – mancanza di olfatto e comparsa di olfatto alterato dopo la guarigione – separatamente. “Pare che l’infezione non riguardi i neuroni, ma le cellule che accompagnano i neuroni, le cellule di sostegno. Probabilmente alterando queste cellule si distrugge l’omeostasi dell’epitelio, che trasforma il segnale chimico in elettrico da mandare al cervello. Quando c’è parosmia invece, non è ancora chiarissimo che cosa non funzioni. Ci sono lavori, per esempio, che trovano particelle virali nel cervello e altri che le trovano ferme alle meningi. Per avere un quadro definitivo servirebbero tanti campioni di tessuti umani, cosa che si può avere solo post mortem”, spiega Michele Dibattista, neuroscienziato all’Università di Bari, che da oltre un anno studia i disturbi del gusto e dell’olfatto in pazienti COVID-19, in collaborazione con Anna Menini della SISSA di Trieste e Paolo Boscolo-Rizzo dell’Università di Trieste.

Alcuni dati dalla letteratura suggeriscono anche altre ipotesi, che i ricercatori stanno vagliando. Una è la possibile riattivazione del virus Epstein-Barr (EBV), il virus della mononucleosi, che forse interviene nella genesi dell’infiammazione. Un’altra è la presenza di microangiopatie concomitanti a livello neuronale, piccole trombosi delle arteriole e dei capillari associate a danno dell’endotelio, il tessuto che riveste internamente i vasi sanguigni. In alcuni casi si suggerisce la risonanza magnetica per capire se c’è un danno di vascolarizzazione a livello del nervo.

E se la parosmia fosse un buon segno?
Una domanda che tanti pazienti si fanno è: perché la parosmia compare solo dopo diverso tempo da quando avevo finalmente recuperato l’olfatto e il gusto? Una delle ipotesi che la ricerca dovrà chiarire, è se la parosmia sia un buon segno di recupero per il nostro sistema olfattivo. “Dallo studio di altri virus sappiamo che in alcune persone in situazioni di recupero delle disfunzioni olfattive si possono verificare episodi di parosmia”, spiega Dibattista. Altrimenti detto: la parosmia potrebbe indicare che il nostro organismo si sta “risintonizzando” correttamente, come un televisore. Sarebbe cioè sulla buona strada, anche se ci sta mettendo più tempo di quanto vorremmo.

Per questo si parla di alterazione e non di deficit: la risintonizzazione è qualitativa, non a livello neuronale ma di segnale. “Probabilmente questo accade perché fino a quel momento il sistema non aveva avuto segnali dalla periferia per risintonizzarsi correttamente. La variabilità riscontrata nei pazienti con parosmia sottolinea come il nostro sistema olfattivo non si sintonizzi per tutti allo stesso modo poiché la nostra percezione degli odori è influenzata da esperienze soggettive di vita vissuta.”

I trattamenti disponibili
Mentre la ricerca scientifica per capire che cosa origini la parosmia procede in tutto il mondo con i tempi necessari a studi scientifici seri, è necessario aiutare le persone a risolvere questo sintomo fastidioso o per lo meno a migliorarlo sensibilmente. Sono molti i gruppi di specialisti, anche in Italia, che stanno testando farmaci e protocolli per capire come le persone possano riacquistare l’olfatto e il gusto corretto. Nel complesso, seppure con varie differenze, tutti gli approcci che abbiamo avuto modo di vedere si basano su tre “armi”: farmaci come gli steroidi per contrastare l’infiammazione (per esempio cortisonici), nutraceutica (integratori di vitamine, minerali) e allenamento dell’olfatto tramite smell test.

Un test olfattivo di una paziente guarita da COVID-19, ma ancora affetta da disturbi dell’olfatto (© PAU BARRENA/AFP via Getty Images)

Per quanto riguarda i cortisonici, per molti pazienti sono sufficienti per risolvere il problema perché il farmaco modula la neuroinfiammazione. “I cortisonici per inalazione (spray nasali) sono poco efficaci perché hanno un effetto solo locale, al contrario di quelli quelli assunti per via sistemica (endovena/via orale) che sono più efficaci perché arrivano anche nell’encefalo”, spiega Di Stadio. “Dato che i cortisonici hanno potenti effetti collaterali se usati in modo prolungato, noi stiamo testando il PeaLut, farmaco che contiene palmitoiletanolamide, in grado di modulare la risposta infiammatoria e immunitaria, e la luteolina, un flavonoide che ha un effetto simile al primo ma agisce anche sullo stress ossidativo. Quest’ultimo influenza negativamente l’infiammazione. A oggi abbiamo ottenuto grandi risultati nei nostri pazienti che lo hanno assunto per tre mesi, e stiamo mettendo a punto una posologia. Chiaramente non va bene per tutti: le sostanze contenute (flavonoidi) non vanno bene per i pazienti oncologici perché potrebbero avere un interazione con i chemioterapici. Inoltre abbiamo escluso dallo studio i bambini e le donne gravidanza per motivi etici.”

Accanto al farmaco i pazienti vengono stimolati con test olfattivi basati su essenze tradizionali già usate nella riabilitazione olfattiva, già scientificamente approvate, con fragranze che contengano tutte le note di un odore. Ogni sostanza che annusiamo ha in realtà diverse “note” al suo interno, che compongono l’odore finale che sentiamo. Per questo sarà importante in futuro che i neuroscienziati interagiscano con i chimici per capire che cosa è alterato nella percezione di ogni paziente.

“Questi test sono atti a ripristinare la memoria olfattiva, perché c’è connessione fra memoria dell’olfatto e sistema emotivo. La parte emotiva ha una grande importanza nello sviluppo della parosmia – continua Di Stadio – l’ansia è connessa alla neuroinfiammazione. Infatti le persone ansiose nei nostri studi tendono a recuperare meno. Accanto a steroidi e nutraceutici, la riabilitazione olfattiva è cruciale anche nell’approccio che propongo ai miei pazienti, perché si basa sulla plasticità neuronale, sullo stimolare il nostro naso e i sensi.”

Funziona per tutti? No. Non possiamo a oggi dire che il 100 per cento dei pazienti recupera, perché possono esserci tanti fattori innescati da questa condizione. Sulla parosmia non ci sono ancora tanti dati epidemiologici e clinici, ma con il tempo stanno aumentando gli studi scientifici per chiarirne le cause.

Uno studio aperto è per esempio quello coordinato da Francesca Bisulli, neuroscienziata all’IRCCS Istituto delle scienze neurologiche di Bologna, che si pone l’obiettivo di capire il perché della anosmia e/o parosmia a distanza di mesi dalla guarigione. Lo studio mette a confronto due gruppi di persone: i guariti da COVID-19 con perdita dell’olfatto persistente per oltre un mese, e un gruppo di controllo senza disturbi dell’olfatto.

Ciascun soggetto viene sottoposto a un test per l’olfatto, validato internazionalmente, e poi esegue una risonanza magnetica funzionale, una particolare tecnica di imaging grazie alla quale è possibile studiare sia la struttura che la funzione delle varie porzioni del cervello, nella fattispecie quelle coinvolte nella percezione degli odori. Sappiamo infatti che la risonanza convenzionale è del tutto normale nella maggior parte dei casi.

I risultati di questi esami verranno analizzati da un gruppo composto da neurologi, neuroradiologi e neuropsicologi, che ricercheranno la presenza di alterazioni funzionali della corteccia cerebrale nei pazienti con perdita dell’olfatto correlata a COVID-19 rispetto ai partecipanti sani, sperando di riuscire a comprendere i meccanismi sottostanti a questo invalidante disturbo.

Esistono centri che trattano il problema in tutta Italia, ma devono essere in studi clinici validati. Meglio non riporre troppa fiducia in kit fai da te messi a punto senza una validazione da parte della comunità scientifica. Ci sono centri che stanno testando, per esempio, il protocollo Di Stadio: “C’è una email: trattamento.anosmiacovid@hotmail.com, a cui il paziente può scrivere per essere inviato al centro più vicino per essere assistito”.

Vaccini e parosmia
Alcune persone si spaventano perché lamentano una percezione di peggioramento dei sintomi di parosmia dopo una dose di vaccino anti-COVID. “La buona notizia – conclude Di Stadio – è che un recente studio scientifico serio su questo aspetto mostra che se accade è comunque un fenomeno temporaneo, che dura al massimo un mese nei pazienti osservati finora.” Il vaccino determina la produzione della proteina spike per indurre la risposta immunitaria temporanea. La proteina spike quindi determina un’infiammazione o riattiva l’infiammazione in zone già infiammate, un po’ come accade con altre infiammazioni come la lombo-sciatalgia. Chiaramente, dato che la proteina spike è presente in grande quantità nel virus, non vaccinarsi e quindi essere statisticamente più esposti a SARS-CoV-2, ci rende comunque vulnerabili a una seconda infezione e quindi a nuova infiammazione. L’importante è continuare il proprio trattamento anche dopo la vaccinazione.

Fonte: Le Scienze

https://www.lescienze.it/news/2021/12/16/news/covid-19_parosmia_disturbo_percezione_odori_cattivi_recupero-5478865/

English translate

Getting out of parosmia: how to get your sense of smell back together after COVID-19

More and more people, weeks or months after recovering from COVID-19, begin to perceive completely normal odors as annoying or nauseating. And while the causes and mechanisms of the phenomenon are being investigated, drugs and smell "re-education" techniques already in use offer good chances of recovery.

Recovering from COVID-19, recovering completely or almost completely, recovering your sense of smell and taste, and then after two-three months or more you begin to smell some distorted odors, or mixed with other more or less bad scents, or even perceive odors that they're not actually in the environment.

More and more people who have recovered from COVID-19 are experiencing this condition, in many cases debilitating for their lives: parosmia. A symptom of the so-called long COVID which is starting to be talked about almost two years after the outbreak of the pandemic.

There is Chiara, who constantly smells burning around her. Marco, who one evening, months after his recovery, realized that he no longer felt the beloved taste of wine. Agata, who manages to face it after months, the wine, but only on the third or fourth sip, after months of slowly recovered anosmia. Anna, who can't take it anymore because for months everything that smells has smelled like something rotten. Maria who had quickly recovered her sense of smell and who today perceives the smell of onion and garlic as rotten. The writer smells coffee, urine and car exhaust mixed with a sweetish scent. And many others, each with their own specific situation, who in addition to perceiving some odors badly, still have difficulty perceiving the presence of odors and tastes.

According to a recent study conducted on patients with post-COVID hyposmia (reduction in the ability to smell), 400 out of 2000 patients developed parosmia months later. And it is sufficient to visit the various Facebook groups dedicated to parosmia in Italy, but also in other countries, to realize that it is a problem that affects many people.

There are many questions: why does this problem emerge some time after recovery? What is the nature of the problem? Is this a reversible phenomenon? Who can I contact to be followed? Are there validated therapeutic protocols?

We contacted some of the researchers in Italy who are studying the phenomenon, and the crux of the matter that emerged from every chat is that currently the exact mechanisms by which the olfactory system alters are not yet clear, even if there are some clues that lead us to believe that it is an inflammatory phenomenon at a central level. There is solid evidence that this is a reversible phenomenon, i.e. that through pharmacological, nutraceutical support and guided olfactory training, the vast majority of people can recover their functionality to at least very good levels.

What causes parosmia?
One of the most active groups in Italy in studying the problem is that of Arianna Di Stadio, neuro-otolaryngologist, researcher at UCL Queen Square Neurology in London and adjunct professor of auditory sciences at the University of Perugia. "Smell disorders in the past were believed to be linked only to infectious phenomena at a local level, i.e. in the nose. With COVID-19, however, we began to observe that anosmia (one of the first signs of infection) resulted from the inflammation caused by the virus centrally, in the brain, although there are still conflicting opinions in the scientific community on how this happens." The most accepted idea is that the virus inflames the olfactory structure from the periphery to the olfactory bulb. If recovery goes well, the fibers reconnect normally and there are no short or long-term problems. But if for some reason (we still don't know what) there is a wrong reconnection or an absence of reconnection, parosmia results. The severity depends on how many of these structures have reconnected incorrectly.

Some authors believe that depending on the viral load the virus remains in the area of ​​the case or not, and in patients in whom it persists the long-term problem develops: hyposmia (smelling less) or parosmia. Still others think that the virus has no role, just as the peripheral nerve is not the main culprit, but that it is an inflammatory process (virus-independent) affecting the entorhinal cortex which processes olfactory stimuli.

As the months passed, scientists understood that it was necessary to analyze the two problems - lack of smell and appearance of altered sense of smell after recovery - separately. "It seems that the infection does not concern the neurons, but the cells that accompany the neurons, the support cells. Probably by altering these cells the homeostasis of the epithelium is destroyed, which transforms the chemical signal into an electrical one to be sent to the brain. When there is parosmia, however, it is not yet clear what is not working. There are works, for example, that find viral particles in the brain and others that find them stuck in the meninges. To have a definitive picture, many samples of human tissues would be needed, which which can only occur post-mortem", explains Michele Dibattista, neuroscientist at the University of Bari, who has been studying taste and smell disorders in COVID-19 patients for over a year, in collaboration with Anna Menini of SISSA in Trieste and Paolo Boscolo-Rizzo of the University of Trieste.

Some data from the literature also suggest other hypotheses, which researchers are examining. One is the possible reactivation of the Epstein-Barr virus (EBV), the mononucleosis virus, which perhaps intervenes in the genesis of inflammation. Another is the presence of concomitant microangiopathies at the neuronal level, small thromboses of the arterioles and capillaries associated with damage to the endothelium, the tissue that internally lines the blood vessels. In some cases, MRI is suggested to understand if there is vascular damage at the nerve level.

What if parosmia is a good sign?
A question that many patients ask is: why did parosmia appear only after some time after I had finally recovered my sense of smell and taste? One of the hypotheses that research will have to clarify is whether parosmia is a good sign of recovery for our olfactory system. "From the study of other viruses we know that episodes of parosmia can occur in some people in situations of recovery of olfactory dysfunction", explains Dibattista. In other words: parosmia could indicate that our organism is "retuning" itself correctly, like a television. That is, it would be on the right track, even if it is taking longer than we would like.

This is why we talk about alteration and not deficit: the retuning is qualitative, not at the neuronal level but at the signal level. "This probably happens because until then the system had not had signals from the periphery to retune correctly. The variability found in patients with parosmia underlines how our olfactory system does not tune in the same way for everyone since our perception of odors is influenced from subjective experiences of real life."

The treatments available
While scientific research to understand what causes parosmia proceeds around the world with the time required for serious scientific studies, it is necessary to help people resolve this annoying symptom or at least significantly improve it. There are many groups of specialists, including in Italy, who are testing drugs and protocols to understand how people can regain the correct sense of smell and taste. Overall, albeit with various differences, all the approaches we have seen are based on three "weapons": drugs such as steroids to combat inflammation (for example cortisone), nutraceuticals (vitamin and mineral supplements) and training of smell via smell test.

As for cortisone, for many patients they are sufficient to solve the problem because the drug modulates neuroinflammation. "Corticosteroids for inhalation (nasal sprays) are not very effective because they only have a local effect, unlike those taken systemically (intravenously/orally) which are more effective because they also reach the brain", explains Di Stadio. "Given that cortisone drugs have powerful side effects if used for a long time, we are testing PeaLut, a drug that contains palmitoylethanolamide, capable of modulating the inflammatory and immune response, and luteolin, a flavonoid that has an effect similar to the first but It also acts on oxidative stress. The latter negatively influences inflammation. To date we have obtained great results in our patients who have taken it for three months, and we are developing a dosage. Clearly it is not good for everyone: the substances contained (flavonoids) are not good for cancer patients because they could have an interaction with chemotherapeutics. We also excluded children and pregnant women from the study for ethical reasons."

Alongside the drug, patients are stimulated with olfactory tests based on traditional essences already used in olfactory rehabilitation, already scientifically approved, with fragrances that contain all the notes of an odor. Each substance we smell actually has different "notes" within it, which make up the final odor we smell. This is why it will be important in the future for neuroscientists to interact with chemists to understand what is altered in each patient's perception.

“These tests are suitable for restoring olfactory memory, because there is a connection between smell memory and the emotional system. The emotional part has a great importance in the development of parosmia – continues Di Stadio – anxiety is connected to neuroinflammation. In fact, anxious people in our studies tend to recover less. Alongside steroids and nutraceuticals, olfactory rehabilitation is also crucial in the approach I propose to my patients, because it is based on neuronal plasticity, on stimulating our nose and senses."

Does it work for everyone? No. To date, we cannot say that 100 percent of patients recover, because there can be many factors triggered by this condition. There is not yet much epidemiological and clinical data on parosmia, but over time scientific studies are increasing to clarify its causes.

An open study, for example, is the one coordinated by Francesca Bisulli, neuroscientist at the IRCCS Institute of Neurological Sciences in Bologna, which aims to understand the reason for anosmia and/or parosmia months after recovery. The study compares two groups of people: those who recovered from COVID-19 with persistent loss of smell for over a month, and a control group without smell disorders.

Each subject is subjected to a smell test, validated internationally, and then performs a functional magnetic resonance imaging, a particular imaging technique thanks to which it is possible to study both the structure and the function of the various portions of the brain, in this case those involved in the perception of odors. In fact, we know that conventional resonance imaging is completely normal in most cases.

The results of these tests will be analyzed by a group composed of neurologists, neuroradiologists and neuropsychologists, who will look for the presence of functional alterations of the cerebral cortex in patients with loss of smell related to COVID-19 compared to healthy participants, hoping to be able to understand the mechanisms underlying this disabling disorder.

There are centers that treat the problem throughout Italy, but they must be in validated clinical trials. Better not to place too much trust in DIY kits developed without validation by the scientific community. There are centers that are testing, for example, the Di Stadio protocol: "There is an email: treatment.anosmiacovid@hotmail.com, to which the patient can write to be sent to the nearest center for assistance".

Vaccines and parosmia
Some people are scared because they complain of a perceived worsening of parosmia symptoms after a dose of the anti-COVID vaccine. "The good news – concludes Di Stadio – is that a recent serious scientific study on this aspect shows that if it happens it is still a temporary phenomenon, lasting a maximum of a month in the patients observed so far." The vaccine causes the production of the spike protein to induce the temporary immune response. The spike protein therefore causes inflammation or reactivates inflammation in already inflamed areas, a bit like what happens with other inflammations such as lumbosciatica. Clearly, given that the spike protein is present in large quantities in the virus, not getting vaccinated and therefore being statistically more exposed to SARS-CoV-2 still makes us vulnerable to a second infection and therefore to new inflammation. The important thing is to continue your treatment even after vaccination.

Source: Le Scienze

Long Covid e alterazioni olfattive e gustative

31 Dicembre 2021

https://istitutosantachiara.it/long-covid-come-recuparare-gusto-e-olfatto-lecce/

di Sara Invitto

Presso la sede di Lecce di Istituto Santa Chiara nasce l’ambulatorio per la riabilitazione delle alterazioni delle funzioni olfattive e gustative dovute all’infezione da Covid-19.

La presa in carico è multidisciplinare e coinvolge professionisti sanitari che si occupano di valutazione e riabilitazione.

È ormai constatato il legame tra COVID-19 e alcune alterazioni sensoriali, in particolare alterazioni delle funzioni olfattive e gustative.

Disfunzioni olfattive e impatto sulla vita paziente

Esistono  differenti disfunzioni olfattive e gustative; in riferimento alle disfunzioni olfattive è possibile distinguere:

  • la disosmia, intesa come un’alterazione della percezione olfattiva insorta a causa di determinate condizioni fisiologiche; essa potrebbe indurre a parosmia, ovvero a una distorsione della qualità dell’odore percepito e ad allucinazioni olfattive, ossia la percezione di odori senza che ci sia effettivamente la presenza di uno stimolo olfattivo;
  • l’iperosmia, nota come un’esagerazione nella sensibilità olfattiva;
  • l’iposmia, che coincide con una riduzione della capacità olfattiva;
  • l’anosmia, cioè la totale perdita o assenza della capacità olfattiva rispetto a tutti gli odoranti.

Tutte queste alterazioni hanno un forte impatto sulla vita del paziente, con ricadute maggiormente significative in soggetti con parosmia anziché con iposmia o anosmia, riportando conseguenze sul piano psicologico e alti livelli di stress percepito, incrementati da compromissioni nelle attività quotidiane. Per esempio, la mancanza di consapevolezza del proprio odore, potrebbe generare fenomeni sociali di evitamento e isolamento, così come il momento del pasto potrebbe non essere vissuto serenamente, dal momento che la disfunzione olfattiva incide negativamente sull’appetito e sullo stato nutrizionale del paziente.
Infine, l’individuo potrebbe essere incapace di cogliere la presenza di pericoli (fughe di gas, incendi, ecc.).

Variazioni gustative e conseguenze sulla vita del paziente

Rispetto alle variazioni gustative, invece, si possono evidenziare disfunzioni qualitative (disgeusia e fantogeusia) e quantitative (ipergeusia, ipogeusia e ageusia):

  • la disgeusia corrisponde ad una percezione sgradevole del sapore;
  • la fantogeusia è intesa come la sensazione di percepire uno stimolo gustativo quando questo non è realmente presente;
  • l’ipergeusia rappresenta un innalzamento della sensibilità gustativa;
  • l’ipogeusia si classifica come la riduzione della sensibilità gustativa;
  • l’ageusia si riferisce a una totale perdita della capacità gustativa della lingua.

Non mancano le conseguenze disagianti che tali condizioni patologiche determinano nell’individuo, si pensi, ad esempio, a quanto possa essere pericoloso ingerire alimenti di cui non si riesce a cogliere la qualità nutrizionale e quanto questo possa portare a rischi per la propria salute fisica; si verificherebbe, inoltre, una riduzione dell’interesse verso il cibo con conseguente ritiro sociale.

Queste sintomatologie cliniche sono molto frequenti tra i pazienti che hanno presentato COVID-19  e, ancor più, in coloro che si presume siano asintomatici; l’anosmia, in particolare, sembra prevalere sull’ageusia.

Entrando nel merito, l’anosmia potrebbe evidenziarsi in maniera temporanea o permanente. Tra i fattori eziologici alla base, sono compresi la contrazione di un’infezione, l’infiammazione della mucosa nasale, l’ostruzione delle vie nasali, lesioni al lobo temporale o danni ai nervi olfattivi, la sinusite cronica, il trauma cranico oppure, in altri casi, tale disfunzione potrebbe rappresentare un indicatore precoce di futuri disturbi neurodegenerativi (come il morbo di Parkinson o di Alzheimer).
In letteratura, inoltre, sono stati individuati, inoltre, pazienti affetti da Covid-19 che, successivamente al recupero da distress respiratorio, presentassero anosmia a lungo termine, con un innalzamento, quindi, delle soglie percettive degli stimoli olfattivi. Questo tipo di anosmia post-virale ricopre il 40% dei casi, infatti, la perdita delle capacità olfattive è sicuramente uno dei sintomi che con maggior frequenza si riscontra in soggetti affetti.

Fonte: Istituto Santa Chiara, Lecce Italia

Sara Invitto

Psicologa e psicoterapeuta

La Dott.ssa Sara Invitto (M-PSI/01 SH), Psicologa e Psicoterapeuta, affiliata alla Società Italiana di Analisi Bioenergetica e all’International Institute of Bioenergetical Analysis, è Docente Associata di Psicologia Generale e Sperimentale presso l’Università del Salento. Insegna Psicologia generale, Scienze Cognitive e Psicologia Cognitiva e Sistemi Neurali. I principali temi di ricerca e le pubblicazioni della prof. Invitto sono focalizzate principalmente sulla Chemosensory Cognition e Cognitive Neuro-olfactometry. Ha sviluppato collaborazioni di ricerca internazionali sulla cognizione chemosensoriale. Sara Invitto è stata nel Direttivo della Società Italiana di Psicofisiologia e Neuroscienze Cognitive ed attualmente ne è Segretario. Invitto ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali:

  • Gold Innovator Winner Award da Global Women Inventors & Innovators Network e European Women Innovators and Inventors Network (2017);
  • Premio Italian Women Innovators & Inventors Network con menzione speciale nel campo dell’innovazione (2015)
  • Outstanding review Award di Brain Sciences (2019).

Ha partecipato a progetti italiani e internazionali nel campo delle neuroscienze cognitive. È editor e revisore di riviste internazionali del settore. Si occupa, dal 2010, anche degli aspetti neurocognitivi all’interno dei fenomeni connessi al corpo della donna (Procreazione medicalmente assistita) e alla Violenza di Genere.

English translate

Long Covid and olfactory and gustatory alterations

by Sara Invitto

The clinic for the rehabilitation of alterations in olfactory and gustatory functions due to Covid-19 infection has been created at the Lecce headquarters of the Istituto Santa Chiara.

Management is multidisciplinary and involves healthcare professionals who deal with assessment and rehabilitation.

The link between COVID-19 and some sensory alterations, in particular alterations of olfactory and gustatory functions, has now been established.

Olfactory dysfunctions and impact on patient life
There are different olfactory and gustatory dysfunctions; in reference to olfactory dysfunctions it is possible to distinguish:

dysosmia, understood as an alteration of olfactory perception arising due to certain physiological conditions; it could lead to parosmia, i.e. a distortion of the quality of the perceived odor, and olfactory hallucinations, i.e. the perception of odors without the actual presence of an olfactory stimulus;
hyperosmia, known as an exaggeration in olfactory sensitivity;
hyposmia, which coincides with a reduction in olfactory capacity;
anosmia, i.e. the total loss or absence of the olfactory ability with respect to all odorants.
All these alterations have a strong impact on the patient's life, with more significant repercussions in subjects with parosmia rather than with hyposmia or anosmia, resulting in psychological consequences and high levels of perceived stress, increased by impairments in daily activities. For example, the lack of awareness of one's own smell could generate social phenomena of avoidance and isolation, just as meal times may not be experienced peacefully, since olfactory dysfunction negatively affects the patient's appetite and nutritional status.
Finally, the individual may be unable to perceive the presence of dangers (gas leaks, fires, etc.).

Taste variations and consequences on the patient's life
With respect to gustatory variations, however, qualitative (dysgeusia and phantogeusia) and quantitative (hypergeusia, hypogeusia and ageusia) dysfunctions can be highlighted:
dysgeusia corresponds to an unpleasant perception of taste;
fantogeusia is understood as the sensation of perceiving a gustatory stimulus when this is not actually present;
hypergeusia represents an increase in taste sensitivity;
hypogeusia is classified as the reduction of taste sensitivity;
Ageusia refers to a total loss of the tongue's ability to taste.
There is no shortage of uncomfortable consequences that these pathological conditions cause in the individual, think, for example, of how dangerous it can be to ingest foods whose nutritional quality you cannot grasp and how much this can lead to risks for your physical health; Furthermore, there would be a reduction in interest in food with consequent social withdrawal.

These clinical symptoms are very frequent among patients who have presented with COVID-19 and, even more so, in those who are presumed to be asymptomatic; anosmia, in particular, seems to prevail over ageusia.

Going into detail, anosmia could be highlighted temporarily or permanently. The underlying etiological factors include the contraction of an infection, inflammation of the nasal mucosa, obstruction of the nasal passages, lesions to the temporal lobe or damage to the olfactory nerves, chronic sinusitis, head trauma or, in other cases, this dysfunction could represent an early indicator of future neurodegenerative disorders (such as Parkinson's or Alzheimer's disease).
Furthermore, in the literature, patients affected by Covid-19 have been identified who, following recovery from respiratory distress, presented long-term anosmia, with an increase, therefore, in the perceptive thresholds of olfactory stimuli. This type of post-viral anosmia covers 40% of cases, in fact, the loss of olfactory abilities is certainly one of the symptoms most frequently found in affected individuals.

Sara Invitto
Dr. Sara Invitto (M-PSI/01 SH), Psychologist and Psychotherapist, affiliated with the Italian Society of Bioenergetic Analysis and the International Institute of Bioenergetical Analysis, is an Associate Professor of General and Experimental Psychology at the University of Salento.

She teaches general psychology, cognitive sciences and cognitive psychology and neural systems.
The main research topics and publications of the prof. Invitto are mainly focused on Chemosensory Cognition and Cognitive Neuro-olfactometry. He has developed international research collaborations on chemosensory cognition.
Sara Invitto was on the Board of Directors of the Italian Society of Psychophysiology and Cognitive Neuroscience and is currently its Secretary.

Invitto has received national and international recognition:

- Gold Innovator Winner Award from Global Women Inventors & Innovators Network and European Women Innovators and Inventors Network (2017);
Italian Women Innovators & Inventors Network Award with special mention in the field of innovation (2015)
- Outstanding review Award by Brain Sciences (2019).
- She has participated in Italian and international projects in the field of cognitive neuroscience.
- She is an editor and reviewer of international journals in the sector.
- Since 2010, she has also dealt with neurocognitive aspects within phenomena connected to the woman's body (medically assisted procreation) and gender violence.

Source: Istituto Santa Chiara, Lecce

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

LA NUOVA VARIANTE JN.1 DEL COVID19 SI DIFFONDE RAPIDAMENTE IN 41 PAESI: QUANTO PUO’ PREOCCUPARCI? PER L’OMS E’ “VARIANTE DI INTERESSE”

New COVID strain JN.1 is spreading fast. How worried should we be?

The new variant has spread across 41 countries as the WHO categorises it as a ‘variant of interest’.

JN.1 has been detected in the US, India, China, France, Canada and many other countries [File: Petr David Josek/AP Photo]
https://www.aljazeera.com/news/2023/12/22/new-jn-1-covid-variant-how-worried-should-we-be

A new strain of SARS-CoV-2the virus that caused the coronavirus pandemic four years ago, has been detected in dozens of countries.

The World Health Organization (WHO) on Tuesday categorised the JN.1 as a “variant of interest”. After first being spotted in the United States in September, the variant has spread across 41 countries.

The new variant is now being closely monitored by public health agencies across the world due to its increased transmission rate.

Here’s what there is to know about the strain and its current risk.

What is the new COVID-19 strain JN.1?

The new coronavirus strain, JN.1, has arisen from the most recent variant before it, named BA 2.86. The latter is itself part of the lineage of the “Omicron” variant – a more severe strain of COVID-19 that peaked last year.

Each virus has its own unique “spike proteins” enabling them to infect cells and cause certain symptoms. Additional changes or “mutations” in the DNA sequence of those spikes indicate the emergence of a new “variant” of the virus.

Variants can differ in terms of their severity, contagion and response to treatments for symptoms.

“The new variant exhibits a greater genetic divergence from its predecessors, signifying an ongoing evolution of the virus,” said Laith Abu-Raddad, professor of healthcare policy and research, at Weill Cornell Medicine in Qatar.

While BA 2.86 has 20 mutations in its spike proteins, JN.1 has 21. The Centers for Disease Control and Prevention (CDC) in the United States have named this additional mutation L455S and said it may be helping the virus to evade responses from our immune systems.

Experiencing a COVID-19 infection or getting vaccinated typically enables the immune system’s antibodies to fight off the virus when exposed to it again.

Where has JN.1 been detected?

JN.1 was first detected in the US in September, a month after its parent variant, BA 2.86, was recorded in the country. It has since spread across 41 countries, the WHO reported on Monday, based on 7,344 sequences that were submitted to them.

Sequences of viruses from PCR tests are regularly analysed to detect new strains.

For the first month or so, JN.1 only accounted for 0.1 percent of coronavirus transmissions in the US. As of December 8, however, it is responsible for between 15 and 29 percent of COVID cases, according to the CDC.

However, the agency also noted that the coronavirus has a pattern of peaking around the new year.

Other countries with a large number of cases include France, Singapore, Canada, the United Kingdom and Sweden, according to WHO. China also detected seven cases last week.

In early December, JN.1 was also found in the Indian state of Kerala. A 79-year-old female patient had mild, influenza-like symptoms and has since recovered. On Monday, neighbouring Karnataka state’s health minister made masks mandatory for those above the age of 60, as well as people with heart or breathing issues. India has reported 21 cases of the JN.1 virus so far.

Should we be concerned about JN.1?

The CDC has not found evidence suggesting that JN.1 poses an increased risk to public health compared with other variants, and experts say the rise in cases may be part of winter season trends and conditions.

For instance, people across the world are spending more time indoors allowing pathogens to spread more efficiently. “The need for heating often leads to reduced ventilation in homes, presenting an environment conducive to increased virus transmission,” said Abu-Raddad.

Types of symptoms are expected to be the same as COVID-19, and pandemic-era measures such as social distancing and wearing masks have been encouraged as precautions.

“While there may be an increase in infections, the vast majority of cases are not anticipated to be severe,” noted Abu-Raddad.

What has the WHO said about JN.1?

The WHO also said on Tuesday that its risk in terms of severity is currently evaluated as low and will be updated if needed. Its growth advantage has been categorised as “high” owing to the rising number of cases over the last few weeks.

The agency noted that other respiratory diseases such as influenza are also on the rise amid the onset of winter in the northern hemisphere, and that JN.1 transmission may further burden health facilities.

The WHO’s technical lead for COVID-19, Maria Van Kerkhove, said in a public statement that the agency has asked member states to closely monitor coronavirus cases and share data on samples when available so that they can better assess circulation and “potentially modify what we are advising to the world”.

Vaccines will also continue to protect from severe effects of the variant, said WHO.

What are the symptoms of JN.1?

Like other COVID-19 variants, symptoms will differ based on a person’s immunity and overall health, according to the CDC.

Common symptoms include fever or chills, cough, fatigue and body aches.

Source: Al Jazeera

Il nuovo tipo covid JN1 si sta diffondendo rapidamente. Quanto dovremmo preoccuparci? | Notizie sulla salute

Dicembre 22, 2023 Arzu

Spiegatore

La nuova variante si è diffusa in 41 paesi, e l’OMS la classifica come “variante di interesse”.

Un nuovo ceppo di SARS-CoV-2, che causò la pandemia di coronavirus quattro anni fa, è stato rilevato in decine di paesi.

Martedì l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato JN.1 come una “variante di interesse”. Dopo essere stata individuata per la prima volta negli Stati Uniti a settembre, la variante si è diffusa in 41 paesi.

Questa nuova variante viene ora attentamente monitorata dalle agenzie sanitarie pubbliche di tutto il mondo poiché il suo tasso di prevalenza aumenta.

Ecco cosa sapere sul ceppo e sul suo pericolo attuale.

Qual è il nuovo ceppo covid-19 JN.1?

Il nuovo ceppo di coronavirus, JN.1, è stato denominato BA 2.86 da una recente variante che lo ha preceduto. Quest’ultimo fa parte del lignaggio della variante “Omicron”, il ceppo più virulento di COVID-19 che ha raggiunto il picco lo scorso anno.

Ogni virus ha le sue “proteine ​​​​spike” uniche che infettano le cellule e causano determinati sintomi. Ulteriori cambiamenti o “mutazioni” nella sequenza del DNA di questi picchi indicano l’emergere di una nuova “variante” del virus.

Le varianti possono differire in base alla gravità, all’infezione e alla risposta al trattamento sintomatico.

“La nuova variante mostra una maggiore diversità genetica rispetto ai suoi predecessori, indicando la continua evoluzione del virus”, ha affermato Laith Abu-Radat, professore di politica sanitaria e ricerca presso la Weill Cornell Medicine in Qatar.

BA 2.86 ha 20 mutazioni nelle sue proteine ​​​​spike, rispetto alle 21 di JN.1. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) negli Stati Uniti hanno chiamato questa ulteriore mutazione L455S e affermano che aiuta il virus a eludere le risposte dei nostri sistemi immunitari.

Dove viene rilevato JN.1?

JN.1 è stato rilevato per la prima volta negli Stati Uniti a settembre, un mese dopo che la sua variante madre, BA 2.86, era stata registrata nel paese. Si è diffuso in 41 paesi, ha affermato lunedì l’OMS, sulla base di 7.344 sequenze presentate loro.

Le sequenze di virus provenienti dagli esperimenti PCR vengono costantemente analizzate per rilevare nuovi ceppi.

Nel primo mese JN.1 Negli Stati Uniti si è diffuso solo lo 0,1% dei contagi da coronavirus. Tuttavia, secondo il CDC, all’8 dicembre è responsabile dal 15 al 29% di tutti i casi di Covid-19.

Tuttavia, l’azienda ha anche notato che nel nuovo anno si verificherà un picco del coronavirus.

Secondo l’OMS, altri paesi con il maggior numero di casi sono Francia, Singapore, Canada, Regno Unito e Svezia. Anche la Cina ha segnalato sette casi la scorsa settimana.

All’inizio di dicembre il JN.1 è stato rilevato anche nello stato indiano del Kerala. Una paziente di 79 anni presentava lievi sintomi simil-influenzali e da allora si è ripresa. Lunedì, il ministro della sanità del vicino stato del Karnataka ha reso obbligatorie le mascherine per le persone con più di 60 anni e per coloro che hanno problemi cardiaci o respiratori. Finora in India sono state infettate dal virus JN.1 21 persone.

Dovremmo preoccuparci di JN1?

Il CDC non ha trovato prove che JN1 rappresenti un rischio maggiore per la salute pubblica rispetto ad altri ceppi e gli esperti affermano che l’aumento dei casi potrebbe essere dovuto in parte alle tendenze e alle condizioni invernali.

Ad esempio, le persone in tutto il mondo trascorrono più tempo in ambienti chiusi consentendo agli agenti patogeni di diffondersi in modo più efficiente. “La necessità di riscaldamento spesso porta a una ridotta ventilazione nelle case, fornendo un ambiente favorevole alla diffusione del virus”, ha affermato Abu-Radat.

Si prevede che i tipi di sintomi saranno simili a quelli del COVID-19 e le misure del periodo pandemico come il distanziamento sociale e l’uso di maschere sono state incoraggiate a titolo precauzionale.

“Potrebbe esserci un aumento delle infezioni e non si prevede che la maggior parte dei casi sarà grave”, ha osservato Abu-Radat.

Cosa ha detto l’OMS su JN.1?

Martedì l’OMS ha dichiarato che il rischio in termini di gravità è attualmente basso e verrà aggiornato se necessario. Il suo vantaggio di crescita è stato classificato come “elevato” poiché il numero di casi è aumentato nelle ultime settimane.

L’agenzia ha osservato che anche altre malattie respiratorie, come l’influenza, sono in aumento con l’arrivo dell’inverno nell’emisfero settentrionale, e la diffusione di JN.1 potrebbe gravare ulteriormente sulle strutture sanitarie.

Il responsabile tecnico dell’OMS per il COVID-19, Maria van Kerkhove, ha dichiarato in una dichiarazione pubblica che l’agenzia ha chiesto agli Stati membri di monitorare da vicino i casi di coronavirus e condividere i dati sui campioni quando disponibili in modo che possano valutare meglio la circolazione e “possiamo adattarci, consigliare il mondo.” (Adattarci? Ancora con questa storia della convivenza col virus! Conviveteci voi virologi che ci lavorate ogni giorno con queste merde artificiali di laboratorio, io non ci voglio convivere, lo voglio combattere e voi non avete volontà ancora di combatterlo, con tutte le tecnologie sanitarie che abbiamo oggi a disposizione, bastardi!)

Secondo l’OMS i vaccini continuano a proteggere dagli effetti gravi della variante.

Quali sono i sintomi di JN.1?

Come con altri tipi di COVID-19, secondo il CDC, i sintomi varieranno in base al sistema immunitario e alla salute generale di una persona.

Fonte: Telepace

https://telepacenews.it/il-nuovo-tipo-covid-jn1-si-sta-diffondendo-rapidamente-quanto-dovremmo-preoccuparci-notizie-sulla-salute/

Covid, variante JN.1 aumenta il rischio contagio a Natale: la nota dell’OMS

20 Dicembre 2023 – 09:04

“Sulla base delle prove disponibili, il rischio aggiuntivo per la salute pubblica globale rappresentato dalla variante JN.1 è attualmente valutato come basso – ha spiegato l’Organizzazione Mondiale della Sanità -. Nonostante ciò, con l’inizio dell’inverno nell’emisfero settentrionale, la variante potrebbe fare aumentare il carico di infezioni respiratorie in molti Paesi”

Rischio basso, ma potenziale aumento dei contagi. È in sintesi il contenuto della nota pubblicata dall’Oms in merito alla variante del Covid JN.1 che si sta diffondendo rapidamente e che ora è stata classificata come ‘Variante di interesse’ (Voi), separatamente dagli altri membri della famiglia BA.2.86.

La nota dell’OMS

“Sulla base delle prove disponibili, il rischio aggiuntivo per la salute pubblica globale rappresentato dalla variante JN.1 è attualmente valutato come basso – ha spiegato l’Organizzazione Mondiale della Sanità -. Nonostante ciò, con l’inizio dell’inverno nell’emisfero settentrionale, JN.1 potrebbe fare aumentare il carico di infezioni respiratorie in molti Paesi”. L’Oms sta comunque “monitorando continuamente le evidenze e aggiornerà la valutazione del rischio JN.1 se necessario”.

La raccomandazione

L’Oms ha poi ricordato che al momento “i vaccini continuano a proteggere dalle malattie gravi e dalla morte dovute a JN.1 e ad altre varianti circolanti”. In ogni caso, è sempre opportuno “adottare misure per prevenire infezioni e malattie gravi utilizzando tutti gli strumenti disponibili (Dispositivi di Protezione Individuali DPI)”, tra cui “indossare una maschera quando ci si trova in aree affollate, chiuse o scarsamente ventilate e mantenere il più possibile una distanza di sicurezza dagli altri (3-4 metri ed oltre)”.

Covid, arriva la nuova variante JN.1: i sintomi e cosa sappiamo

Inizialmente diffusasi in Lussemburgo, poi emersa con parecchi casi in Gran Bretagna fino ad arrivare in Francia, ha la peculiare abilità di agganciarsi con facilità alle cellule umane. Si tratta della variante Covid JN.1, al vaglio degli esperti per comprenderne meglio caratteristiche e specificità.

DAL LUSSEMBURGO

  • Con tratti distintivi simili alle varianti che hanno colpito più duramente all’inizio della pandemia, ovvero Alpha e Beta, la variante Covid JN.1 in arrivo dal Lussemburgo, si sta diffondendo dalla Gran Bretagna al resto d’Europa

DIFFUSIONE

  • Al momento in Italia la principale sottovariante diffusa è Eris EG5, discendente di Omicron che rappresenta quasi il 60% dei casi, seguono altre sottovarianti della stessa Omicron, ovvero JG.3, XBB 1.5 (Kraken),  XBB 1.9, HV.1 e BA.2.86 (Pirola)

JN.1

  • Tra queste si va a inserire quindi anche JN.1, che in Gran Bretagna la UK Health Security Agency ha sottocategorizzato il 4 dicembre scorso a causa della mutazione della proteina spike che la caratterizza e della crescente prevalenza nei dati del Regno Unito e internazionali

DA OMICRON

  • La sottovariante JN.1 è una sottocategoria della variante Omicron Pirola BA 2.86, dopo essere emersa in Lussemburgo nello scorso agosto si è diffusa negli Stati Uniti, Regno Unito poi principalmente in Francia

MUTAZIONE

  • JN.1 ha una mutazione nella sua proteina spike che le permette di infettare facilmente le cellule, riuscendoci anche con un certo successo, considerando che al 4 dicembre scorso, si contano 302 casi sequenziati di JN.1 nel Regno Unito e 3.618 globalmente, ma con tendenza ad un forte rialzo

SISTEMA IMMUNITARIO

  • Le varie mutazioni di JN.1, comprese alcune mai viste dalle varianti Alpha (inglese) e Beta (sudafricana) nel 2020 e 2021, potrebbero significare che JN.1 sfugga più facilmente al sistema immunitario, riuscendo a replicarsi più velocemente

NESSUN ALLARME

  • Secondo quanto gli esperti hanno evidenziato sino ad oggi, JN.1 tuttavia non genererebbe una sintomatologia più grave o fondamentalmente diversa rispetto a quella innescata da altre varianti Covid (da verificare maggiormente in caso di pazienti affetti da comorbosità e dal quadro clinico medico alterato o compromesso, come nel caso di fragili immunodepressi ed anziani)

SINTOMI

  • In pratica, causerebbe generalmente gli stessi sintomi di Omicron o Pirola, ossia febbre e brividi, tosse, stanchezza, mancanza di respiro o difficoltà a respirare, dolore muscolare (mialgia), mal di testa (cefalea), perdita del gusto (disgeusia), oppure perdita dell’olfatto (anosmia), congestione nasale e diarrea

Fonte: Sky TG24

Covid, i nuovi sintomi che colpiscono l’intestino della variante JN.1. «Ecco come il virus aggira l’immunità ibrida»

Storia di Simone Pierini  

Variante JN.1, i nuovi sintomi che colpiscono l’intestino. «Ecco come il Covid aggira l’immunità ibrida»
https://www.msn.com/it-it/salute/other/variante-jn1-i-nuovi-sintomi-che-colpiscono-lintestino-ecco-come-il-covid-aggira-limmunit%C3%A0-ibrida/ar-AA1lTy2c

Gli scienziati di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, stanno rilevando tracce di Covid in quantità molto maggiori nelle acque reflue. Questo elemento li sta spingendo a considerare se il virus stia ora prendendo di mira l’intestino delle persone. Il Covid infetta tradizionalmente le persone attraverso il naso e la bocca e si moltiplica nelle vie respiratorie, talvolta migrando verso i polmoni. Ma alcuni virologi ritengono che il virus abbia alterato le sue esigenze per entrare nelle cellule, il che significa che può infettare più facilmente l’intestino

Le acque reflue

Marc Johnson, virologo molecolare e professore di microbiologia molecolare e immunologia presso l’Università del Missouri, parlando con il Daily Mail ha dichiarato che «ci sono stati alcuni enormi picchi nelle acque reflue in Europa, e molti di noi stavano riflettendo su quali potrebbero essere le possibili spiegazioni, se si tratta di solo un aumento di casi o se ci sia qualche altra spiegazione». In Austria, ad esempio, i livelli di Covid nelle acque reflue sono aumentati da quasi zero nel luglio di quest’anno a circa 700 copie genetiche per persona, il che indica la carica virale. Una delle idee è che la nuova variante JN.1 abbia modificato i suoi requisiti per entrare nelle cellule, forse per aggirare l’immunità vaccinale o delle infezioni precedenti. 

L’intestino

Il professor Johnson ha ammesso come sia possibile che la nuova variante JN.1 sia più focalizzata sull’intestino, ma ha aggiunto che vi erano ancora prove dirette per confermare teoria. «Ma molti altri coronavirus infettano l’intestino, quindi non sarebbe così sorprendente», ha sottolineato.

Le caratteristiche di JN.1

A causa della sua rapida diffusione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato la variante di Sars-CoV-2 JN.1 come ‘ variante di interesse’ (VOI) separata dal lignaggio BA.2.86, alias Pirola. In precedenza era stata classificata Voi come parte dei sottolignaggi BA.2.86. Lo rende noto l’Oms sottolineando che, «sulla base delle evidenze disponibili, il rischio aggiuntivo per la salute pubblica globale rappresentato da JN.1 è attualmente valutato come basso. Nonostante ciò – ammonisce però l’agenzia – con l’inizio dell’inverno nell’emisfero settentrionale, JN.1 potrebbe aumentare il carico di infezioni respiratorie in molti Paesi». 

Fonte: MSN

Covid, arriva la variante JN.1 che mette in crisi il Natale. L’OMS la classifica come “di interesse”

Emersa in Lussemburgo, è osservata speciale in Gran Bretagna dove i contagi stanno aumentando

21/12/2023 Mariavittoria Savini

Non solo COVID, in aumento anche RSV e polmoniti

A causa della sua rapida diffusione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato la variante di Sars-CoV-2 JN.1 come “variante di interesse” (Voi) separata dal lignaggio BA.2.86, alias Pirola. In precedenza era stata classificata Voi come parte dei sottolignaggi BA.2.86. Lo rende noto l’Oms sottolineando che, “sulla base delle evidenze disponibili, il rischio aggiuntivo per la salute pubblica globale rappresentato da JN.1 è attualmente valutato come basso. Nonostante ciò – ammonisce però l’agenzia – con l’inizio dell’inverno nell’emisfero settentrionale, JN.1 potrebbe aumentare il carico di infezioni respiratorie in molti Paesi“.

L’OMS “sta monitorando continuamente le evidenze e aggiornerà la valutazione del rischio JN.1 se necessario”, riferisce la nota. L’agenzia ONU sottolinea inoltre che “gli attuali vaccini continuano a proteggere dalla malattia grave e dalla morte, da JN.1 e da altre varianti circolanti di SarS-CoV-2″. 

Non solo Covid, in aumento anche Rsv e polmoniti

L’OMS ammonisce infine che “Covid-19 non è l’unica malattia respiratoria in circolazione. L’influenza, il virus respiratorio sinciziale (Rsv) e la polmonite infantile comune sono in aumento“. 

Quasi un milione gli italiani a letto durante le feste

Quasi un milione di italiani, “passeranno le feste di Natale a letto ammalati, tra Covid e influenza”. A dirlo è il virologo Fabrizio Pregliasco, Direttore IRCSS dell’Istituto San Raffaele di Milano. “Siamo in una fase di crescita di tutte le infezioni, soprattutto di quelle respiratorie. Specialmente il virus H1N1 è in costante crescita e anche il Covid è molto più contagioso ma più buono, anche se non troppo. Soprattutto questi ultimi casi sono sottostimati, perché il tampone non viene eseguito”, continua Pregliasco che spiega come “nonostante il leggero arresto della scorsa settimana anche il dato dell’occupazione degli ospedali, dei ricoveri e delle morti è in crescita e desta preoccupazione”.

Le misure di prevenzione

La Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (SIMG) e della Società italiana malattie infettive e tropicali (SIMIT) raccomandano una prevenzione vaccinale e una gestione mirata dei pazienti con Covid-19. Da qui il consiglio alla popolazione di adottare misure per prevenire infezioni e malattie gravi, utilizzando tutti gli strumenti disponibili: indossare una mascherina quando ci si trova in aree affollate, chiuse o scarsamente ventilate e mantenere una distanza di sicurezza dagli altri se possibile; pratica il ‘galateo respiratorio’, coprendo con il gomito tosse e starnuti; lavarsi le mani regolarmente; tenersi aggiornato con le vaccinazioni anti Covid e l’influenza, soprattutto se sei ad alto rischio di malattia grave; restare a casa se si è malati e sottoporsi al test se si hanno sintomi o se si è stati vicini o a contatto con qualcuno con Covid-19 o influenza.

Tornano i tamponi per entrare in ospedali e RSA

Torna l’indicazione per i test alle persone con sintomi Sars-CoV-2 che accedono alle strutture sanitarie. Lo prevede la nuova circolare ‘Indicazioni per l’effettuazione dei test diagnostici per Sars-CoV-2 per l’accesso e il ricovero nelle strutture sanitarie’, firmata dal direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Francesco Vaia. L’obiettivo è ampliare e potenziare il monitoraggio dei virus per andare a rintracciare tutte le malattie respiratorie che stanno circolando.

Fonte: Rainews

Covid e Voce – Patologie vocali come conseguenza del virus

10 Mar 2021

https://istitutosantachiara.it/covid-e-voce-patologie-vocali-come-conseguenza-del-virus/

Intervista alla dott.ssa Rosanna De Vita, foniatra presso Istituto Santa Chiara di Roma

La dottoressa De Vita si occupa di prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie e delle malattie della voce parlata e cantata, con particolare interesse per la foniatria artistica.

La trasmissione per via aerea, probabilmente, rappresenta la maggior parte della diffusione del virus SARS-CoV-2.
Quali sono le particelle più pericolose e perché?

Il SARS-CoV-2, il virus che causa COVID-19, può essere trasmesso in tre modi: contatto direttocontatto indiretto o attraverso le particelle sospese in aria.
La trasmissione per contatto diretto avviene attraverso il contatto da persona a persona (una stretta di mano).
Il contatto indiretto si verifica quando le particelle virali atterrano su oggetti che vengono comunemente toccati.
La trasmissione per via aerea probabilmente rappresenta la maggior parte della diffusione della SARS-CoV-2.
La carica virale (ovvero la quantità di virus a cui una persona è esposta), il tempo di esposizione e la suscettibilità individuale giocano un ruolo determinante nella trasmissione.
Gli spazi più piccoli, con meno ventilazione e carica virale più elevata e con più persone presenti, portano a tassi di infezione più elevati tramite aerosol.
Gli aerosol, particelle più piccole delle goccioline, trasmettono SARS-CoV-2 su distanze e tempi maggiori perché galleggiano e possono rimanere sospesi nell’aria per ore.
Inoltre, più piccola è la particella, più è probabile che raggiunga il tratto respiratorio inferiore quando viene inalata.
Le particelle di medie dimensioni sono in grado di galleggiare per ore e presentano una maggiore probabilità di infettare con successo un ospite sensibile.

Perché i cantanti potrebbero essere a rischio di trasmissione?

Le particelle di “medie dimensioni” (tra 1 e 5 µm) sono prodotte in proporzione maggiore durante il discorso e il canto. Respirare e parlare, poi, portano all’aerosol delle particelle.
La vibrazione delle corde vocali contribuisce alla generazione di particelle di medie dimensioni.
Questo potrebbe essere il motivo per cui gli atti del parlare e cantare producono più aerosol di medie dimensioni e perché i cantanti potrebbero essere a rischio di trasmissione.

Quali potrebbero essere gli effetti del Covid a lungo termine, in particolare per gli artisti della voce?

Gli effetti a lungo termine includono problemi respiratori, fisici, cognitivi e psicologici.
L’87,4% dei pazienti ha manifestato almeno un sintomo dopo il recupero, con affaticamento (53%) e dispnea (43%).
Gli studi suggeriscono che possono verificarsi conseguenze respiratorie anche a seguito di infezione da COVID-19 in persone senza sintomi gravi.
Le evidenze hanno mostrato che molti soffrono di una persistente riduzione della funzione respiratoria e fonatoria.
Le lesioni polmonari associate a COVID-19 possono causare fibrosi polmonare che può irrigidire i polmoni e causare difficoltà respiratorie.
Riduzioni lievi o moderate della funzione respiratoria potrebbero essere non debilitanti, tuttavia potrebbero determinare importanti problematiche per cantanti e insegnanti di canto.
Gli effetti cronici di lesioni da intubazione includono anomalie della mucosa, della vibrazione delle corde vocali, cicatrici e insufficienza fonatoria.
La paralisi e la ipomotilità delle corde vocali possono derivare anche da brevi periodi di intubazione o da un danno virale al nervo vago. Le neuropatie sensoriali della laringe sono associate a infezioni virali.
Le manifestazioni più comuni della neuropatia sensoriale laringea sono la tosse cronica, la disfunzione della deglutizione la perdita di sensibilità e propriocezione nella laringe, che potrebbe portare a una diminuzione del controllo motorio fine con effetti negativi sulle capacità di cantare.

Come cambia la voce?

L’affaticamento cronico post COVID-19 può rivelarsi abbastanza comune e, logicamente, può avere un impatto significativo sui cantanti con elevate esigenze vocali, mentali ed emotive e, quindi esso, può essere associato a disturbi della voce.

Dal punto di vista medico, così come a livello di best practice da osservare nel quotidiano, cos’è consigliato fare per chi abbia contratto l’infezione da coronavirus e sia guarito?  

Fondamentale è che, chi abbia contratto l’infezione da coronavirus e sia guarito, effettui, tra gli altri controlli, una visita foniatrica con una laringostroboscopia per valutare quanto prima un eventuale coinvolgimento delle corde vocali, soprattutto se si presentano sintomi quali disfonia, raucedine, abbassamento di voce, stanchezza e fonoastenia e difficoltà nel canto.

Fonte: Istituto Santa Chiara

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

COVID19 ITALIA, VIROLOGI PAGATI DA CASE FARMACEUTICHE: BASSETTI, BURIONI, CRISANTI, GALLI E PREGLIASCO, TUTTI I NOMI. OLTRE 1 MILIARDO DA BIG PHARMA, PFIZER, GATES A MEDICI DI TUTTO IL MONDO

Dal 2016 al 2022 le virostar hanno incassato finanziamenti milionari da agenzie sanitarie e aziende farmaceutiche. Crisanti, Bassetti, Burioni, Locatelli e Galli i più sovvenzionati

di Redazione 22 Marzo 2023

https://www.ilgiornaleditalia.it/news/cronaca/467367/virologi-covid-finanziamenti-crisanti-bassetti-burioni.html

virologi nostrani hanno beneficiato di lauti finanziamenti dai grandi nomi dell’industria farmaceutica. Tramite università e ospedali, medici da tutto il mondo hanno incassato circa 1 miliardo di euro da Big Pharma dal 2016 al 2022.

Virologi Covid, finanziamenti da Pfizer e Gates: Crisanti, Bassetti e Locatelli i più sovvenzionati

La “dottrina Gates”, che prevede una catena di sovvenzioni tra privati, aziende farmaceutiche e specialisti di settore, non è sconosciuta all’Italia. Si tratta di denaro in circolo: dalle tasche di benefattori e filantropi, come il magnate di Microsoft Bill Gates, flussi di finanziamenti giungono nelle casse di agenzie sanitarie pubbliche o industrie farmaceutiche, che poi erogano sussidi da destinare a progetti di ricerca in ospedali o università. O a singoli professionisti, medici o scienziati che siano.

Secondo questo meccanismo, per esempio, l’ex professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova Andrea Crisanti, ora deputato dem, ha potuto contare su sovvenzioni della Commissione Ue (circa 13 milioni di euro), dell’agenzia governativa britannica Bbsrc e del National Institute of Health (Nih) americano di Francis Collins e Anthony Fauci (oltre 5 milioni di sterline). Persino l’agenzia militare statunitense Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), tra il 2017 e il 2021, ha erogato al professore una dotazione di 2 milioni e 600mila dollari per il progetto Safe gene drive technology.

Anche i due fondi privati più attivi al mondo, la Bill & Melissa Gates Foundation (Bmgf) e il Wellcome Trust, hanno mostrato un certo interesse per il lavoro di Crisanti. Dalla Bmgf sono infatti arrivati 5 milioni di sterline a sostegno del progetto dell’Imperial College Target Malaria e altri 50 milioni, questa volta di dollari, per un’altra ricerca sulle zanzare, specialità del microbiologo. Crisanti si è detto beneficiario, poi, anche della generosità del Wellcome Trust, la fondazione britannica che finanzia non pochi nomi di Big Pharma (Pfizer, Johnson & Johnson, Novartis, Roche).

Virologi, a Crisanti, Bassetti e Burioni circa 1mld di euro da Big Pharma

La lista di Matteo Bassetti, infettivologo presso l’ospedale San Martino di Genova, è degna di nota quanto quella del collega di apparizioni tv. Tra comitati, consulenze e viaggi, Bassetti ha potuto contare sulle sovvenzioni di Pfizer, Angelini (Tachipirina), Astellas, AstraZeneca, Basilea, Bayer, BioMérieux, Cidara, Correvio, Cubist, Menarini, Molteni, Nabriva, Paratek, Roche, Shionogi, Tetraphase, Thermo Fisher, The Medicine Company. Un caso a parte, poi, è rappresentato dall’azienda farmaceutica tedesca Msd, ossia la Merck, produttrice della pillola anticovid Molnupiravir acclamata dall’infettivologo come miracolosa. Bassetti, infatti, ha incassato a 75.894 euro nel 2018, 55.044 euro nel 2019 e 17.562 nel 2021 (dati Msd-Efpia) per svariate consulenze. Peccato che, dopo un acquisto da parte dell’Italia di 51.840 cicli alla cifra di 32 milioni di euro, il farmaco si sia rivelato un completo flop per ammissione della stessa azienda produttrice.

Più modeste, ma comunque rilevanti, sono state le sovvenzioni elargite a Roberto Burioni, che dal 2016 al 2018 ha ricevuto da Gsk, Biogen, Pfizer e Merck circa 16.000 euro, e a Fabrizio Pregliasco, che si è dovuto invece accontentare di 13.000 euro liquidati da Gsk e Sanofi.

Franco Locatelli, ex presidente della cabina di regia del Comitato Tecnico Scientifico, dal 2016 al 2020 ha ricevuto sussidi per circa 25.000 euro da diverse aziende, tra cui Gilead, Sanofi, Novartis, Amgen e Pfizer. A Massimo Galli, ex primario del Sacco di Milano, è stata invece destinata una donazione di circa 55.000 euro da parte di Gsk e AbbVie. Il motivo? Viaggi e consulenze. 

L’ente preposto a tener conto di questi movimenti di denaro è la European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (Efpia): insieme alla Farmindustria, che opera sul territorio italiano, redige report periodici con tutti i dettagli relativi a ogni finanziamento. Ogni azienda associata deve infatti precisare il nome dei medici e degli enti che hanno ricevuto bonifici per ricerche, consulenze, seminari, congressi e corsi. Il bilancio per il periodo 2016-2022 è esorbitante: circa 1 miliardo di euro di versamenti.

Fonte: Il Giornale d’Italia

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

ALESSIO BRANCACCIO SCRIVE LA SUA TERZA MAIL PEC ALL’INDIRIZZO DEL MINISTRO ALLA SALUTE ORAZIO SCHILLACI PER CHIEDERGLI LA REINTRODUZIONE ALL’USO DELLE MASCHERINE FFP2 IN TUTTI I LUOGHI AL CHIUSO

Alessio Brancaccio, tecnico ambientale dell’Università di L’Aquila ed allievo del Prof. Aldo Domenicano vs Ministro alla Salute del Governo Meloni Dott. Orazio Schillaci, atto terzo su obbligo uso mascherine FFP2 in tutti i luoghi al chiuso per scongiurare il nuovo aumento dei contagi in Italia

All’attenzione del Ministro alla Salute Dott. Orazio Schillaci,

Buonasera signor Ministro, sono di nuovo il Dott. Alessio Brancaccio, da Vasto in provincia di Chieti, che attualmente è la peggiore provincia di tutto l’Abruzzo per numero di contagi, considerando i dati contenuti nell’ultimo Monitoraggio settimanale COVID19 dell’Istituto Superiore di Sanità, il bollettino numero 27 in uscita e relativo alla settimana 11-17 Novembre.

Come evincerà lei stesso dai dati in suo possesso, c’è stato un incremento dei contagi da COVID19 del 26% (34314 casi rispetto a 26855 della settimana precedente) e l’incidenza ogni 100 mila abitanti è passata da 46 a 58 casi ed in costante aumento, dopo la riapertura degli Istituti Scolastici e considerando l’arrivo dell’inverno sempre più alle porte. L’Rt passa da 0.83 a 0.93 anche se resta sotto la soglia pandemica. La sotto variante Omicron circolante e dominante in Italia con il 51% dei casi al momento è la Eris EG5 pertanto, alla luce delle seguenti considerazioni, la invito al più presto non solo ad accelerare le vaccinazioni dei soggetti fragili, ma a considerare fortemente e seriamente la reintroduzione dell’obbligo relativo all’uso delle mascherine FFP2 in tutti i luoghi di aggregazione al chiuso, non confinandolo soltanto a tutte le strutture sanitarie nazionali. Se vuole un mio modesto parere in merito, credo che la situazione sia destinata solo che a peggiorare, se si continuasse imperterritamente a non considerare l’adozione di tale provvedimento, considerando che quasi nessuna delle persone già vaccinate a tre dosi, non si stanno per niente recando nei centri vaccinali per sottoporsi a quarta dose di richiamo, anziani over 80 compresi, per cui temo che di questo passo cominceremo di nuovo a contare i morti per strada, soprattutto tra gli anziani over 70 ed over 80, i quali non usano affatto le mascherine né per entrare negli ospedali, in tutte le altre strutture sanitarie come ambulatori ed RSA, ma anche nelle farmacie, nei supermercati e nei bar, per non parlare di uffici pubblici, scuole, biblioteche, cinema, teatri ed altri luoghi di aggregazione pubblica.

Sono uno scienziato accademico anch’io come lei, certo magari non al suo livello, ma conosco bene il mondo universitario quasi quanto lei, dal momento che si sono romano, ma mi sono laureato in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente nel Polo Didattico di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (MM.FF.NN.) di Coppito, presso l’Università degli Studi di L’Aquila che per qualità della formazione dei propri studenti, io ritengo non sia affatto seconda a quella della Sapienza di Roma o di altre università romane, senza offesa! Pur non essendo un medico che ha scritto trattati scientifici, essendo un atleta sportivo conosco molto bene il corpo umano e gli effetti che la malattia del COVID19 mi ha dato personalmente ed alla mia famiglia, pertanto ritengo che continuare ad affermare che il COVID19 ormai è endemico come un’influenza, se mi permette è soltanto da irresponsabili, perché non per tutti è stato così!

Invece di continuare a trasmettere i miei messaggi all’URP, trasformandoli in lettere morte come se fossi il seccatore seriale di turno, prenda maggiormente in considerazione i moniti che provo a lanciare alla sua attenzione da più di un anno e mezzo a questa parte in merito all’adozione delle mascherine in tutti i luoghi al chiuso, più che altro per evitare di ritrovarci con gli stessi contagi del 2022.

Piccola nota di servizio aggiuntiva: la dottoressa di base della mia famiglia qui a Vasto è assente dal suo studio per più di una settimana ed io sono certo che è pe causa del COVID19 che si è presa da uno o da entrambi i suoi bambini che sono tornati a scuola da circa poco più di due mesi.

Mi rendo perfettamente conto che il Ministro alla Salute è lei non io, le decisioni ultime spettano giustamente a lei, ma si ricordi che se io decido periodicamente di scriverle, lo faccio per cercare di garantire non soltanto la salute mia e della mia famiglia, ma anche quella dell’intera comunità vastese in cui mi trovo e dove, nel Febbraio 2022, la sotto variante Omicron BA1 del COVID19 girava come una trottola, sia tra i dipendenti pubblici del Distretto Sanitario di Base che tra gli avventizi che entravano per sostenere le prestazioni sanitarie e questo in uno stato civile che si rispetti non dovrebbe essere mai permesso, specialmente all’interno di un luogo che costituisce un Presidio territoriale di Sanità Pubblica. A prescindere dalle decisioni che prendiamo signor Ministro, la tutela della salute è sacra, perché senza di essa non esiste nient’altro!

Certo di una sua forte considerazione in merito all’adozione del provvedimento che le chiedo di reintrodurre da mesi, attendo fiducioso riscontro in merito.

In fede e cordialità, distinti saluti.”

English translate

Dr. Orazio Schillaci, Good evening Minister, I am Dr. Alessio Brancaccio again, from Vasto in the province of Chieti, which is currently the worst province in the whole of Abruzzo in terms of number of infections, considering the data contained in the latest COVID19 weekly monitoring of the Higher Institute of Health, bulletin number 27 coming out and relating to the week 11-17 November. As you yourself will see from the data in your possession, there was an increase in COVID19 infections of 26% (34314 cases compared to 26855 the previous week) and the incidence per 100 thousand inhabitants went from 46 to 58 cases and in constant increase, after the reopening of schools and considering the arrival of winter that is increasingly upon us. The Rt goes from 0.83 to 0.93 even if it remains below the pandemic threshold. The Omicron sub-variant circulating and dominant in Italy with 51% of cases at the moment is the Eris EG5 therefore, in light of the following considerations, I invite you as soon as possible not only to accelerate the vaccinations of fragile subjects, but to strongly and seriously consider the reintroduction of the obligation to use FFP2 masks in all indoor gathering places, not limiting it only to all national health facilities. If you want my modest opinion on the matter, I believe that the situation is only destined to get worse if we continue undauntedly not to consider the adoption of this measure, considering that almost none of the people already vaccinated with three doses are about to nothing by going to vaccination centers to undergo the fourth booster dose, including elderly people over 80, so I fear that at this rate we will start to count road deaths again, especially among elderly people over 70 and over 80, who do not use at all masks nor to enter hospitals, all other health facilities such as clinics and RSA, but also in pharmacies, supermarkets and bars, not to mention public offices, schools, libraries, cinemas, theaters and other places of public gathering.

I too am an academic scientist like you, certainly perhaps not at your level, but I know the university world almost as well as you, since I am Roman, but I graduated in Environmental Sciences and Technologies in the Educational Center of Mathematical, Physical and Natural Sciences (MM.FF.NN.) of Coppito, at the University of L’Aquila which, in terms of the quality of the education of its students, I believe is in no way second to that of the Sapienza University of Rome or other Roman universities, no offense! Although I am not a doctor who has written scientific treatises, being a sports athlete I know the human body very well and the effects that the COVID19 disease has given me personally and my family, therefore I believe that continuing to affirm that COVID19 is now endemic like a flu, if you’ll allow me, it’s only irresponsible, because it hasn’t been like this for everyone! Instead of continuing to transmit my messages to the URP, turning them into dead letters as if I were the serial annoyance on duty, take more into consideration the warnings that I have been trying to bring to your attention for more than a year and a half now on this matter to the adoption of masks in all indoor places, above all to avoid finding ourselves with the same infections as in 2022. Small additional service note: my family’s primary care doctor here in Vasto is absent from her office for more than a week and I am certain that it is due to the COVID19 that she caught from one or both of her children who are returned to school just over two months ago.

I fully realize that you are the Minister of Health, not me, the final decisions rightly belong to you, but remember that if I decide periodically to write to you, I do so to try to guarantee not only my health and that of my family, but also that of the entire Vasto community in which I am and where, in February 2022, the Omicron BA1 sub-variant of COVID19 was spinning like a top, both among the public employees of the Basic Health District and among the temporary workers who came in to support the services health services and this in a self-respecting civil state should never be allowed, especially within a place that constitutes a territorial public health unit. Regardless of the decisions we make, Mr. Minister, health protection is sacred, because without it nothing else exists! Certain of your strong consideration regarding the adoption of the provision that I have been asking you to reintroduce for months, I await confident feedback on this matter. In faith and cordiality, best regards.”

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto