Adnkronos

LONG COVID: TESTIMONIANZA ESCLUSIVA DI TRACEY THOMPSON DA TORONTO, ONTARIO CANADA SU AL JAZEERA, 14 MARZO 2024

Minelli, ‘Long Covid non è malattia immaginaria, vasculiti fenomeno chiave’

di Adnkronos   14-03-2024 

https://notizie.tiscali.it/salute/articoli/minelli-long-covid-non-a-malattia-immaginaria-vasculiti-fenomeno-chiave-00001/

Roma, 14 Marzo (Adnkronos Salute) – Oggi chi porta gli effetti del Long Covid “non ha segni oggettivabili (tampone, esami radiologici) di un’infezione virale in corso o di una condizione infiammatoria (Pcr, Ves, D-Dimero), ma questo non vorrà dire affatto che quei pazienti, dopo un’infezione da Sars Cov-2, siano psichicamente tarati o abbiano somatizzato o siano malati immaginari. Di quei pazienti, diversi continueranno a manifestare sensazione generale di malessere, turbe cognitive, astenia e facile stancabilità, dolori articolari di varia intensità assimilabili a quella che più comunemente viene chiamata fibromialgia, discomfort intestinale. Ma sono le vasculiti ad essere un fenomeno cruciale”. Lo afferma all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione per la Medicina personalizzata (FMP), in occasione della Giornata Mondiale dedicata al Long Covid che si celebra domani.

“Fin dagli esordi della pandemia non abbiamo mai smesso di sottolineare, sul versante strettamente clinico, la valenza sistemica della malattia da nuovo coronavirus, dopo aver scartato a priori ogni ipotesi poggiata sul semplicistico sillogismo deduttivo che vorrebbe un virus respiratorio, quindi assunto attraverso le vie aeree, linearmente responsabile di una polmonite e basta. E proprio questa visione allargata del fenomeno Covid ha messo in evidenza alcuni aspetti clinici che hanno finito per rivelarsi di grande rilevanza epidemiologica e che sembrano più fortemente coinvolgere il distretto cardiovascolare”, aggiunge Minelli.

“Ma d’altro canto – osserva – che la storia della Covid-19 non fosse proprio linearmente banale ce l’avevano anche detto i cinesi, quelli di Wuhan e dintorni, che in uno studio pubblicato sul ‘Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Diseases’ ci avevano parlato di una ‘tempesta citochinica’ caratterizzata da un aumento dei livelli ematici di diversi mediatori della cosiddetta immunoflogosi. Queste citochine, delle quali i medici di Wuhan raccontavano gli effetti, altro non sono se non veri e propri ‘segnali di comunicazione’ tra sistema immunitario e cellule e tessuti dell’organismo e, in alcuni casi, sono in grado di promuovere e mantenere importanti processi infiammatori a carico di diversi organi e apparati. Figura tra questi ultimi il sistema cardiovascolare con possibile diffuso coinvolgimento dei vasi sanguigni, da quelli polmonari a quelli cerebrali, cardiaci, renali e fino ai più periferici”.

Fonte: Adnkronos

English translate

Minelli, ‘Long Covid is not an imaginary disease, vasculitis is a key phenomenon’

Rome, March 14 (Adnkronos Health) – Today those who suffer from the effects of Long Covid “have no objective signs (swab, radiological tests) of an ongoing viral infection or an inflammatory condition (Pcr, ESR, D-Dimer), but this does not mean at all that those patients, after an infection with Sars Cov-2, are psychically impaired or have somatization or are imaginary illnesses. Of those patients, several will continue to demonstrate a general feeling of malaise, cognitive disorders, asthenia and easy tiredness, joint pain of varying intensity similar to what is more commonly called fibromyalgia, intestinal discomfort. But it’s the vasculitis that is a crucial phenomenon.” Immunologist Mauro Minelli, responsible for the South of the Foundation for Personalized Medicine (FMP), stated this to Adnkronos Salute on the occasion of the World Day dedicated to Long Covid which will be celebrated tomorrow.

“Since the beginning of the pandemic we have never stopped underlining, on a strictly clinical side, the systemic value of the new coronavirus disease, after having discarded a priori every hypothesis based on the simplistic deductive syllogism that would have a respiratory virus, therefore assumed through the aerial, linearly responsible for pneumonia and that’s it. And precisely this broadened vision of the Covid phenomenon has highlighted some clinical aspects which have ended up proving to be of great epidemiological relevance and which seem to more strongly involve the cardiovascular district”, adds Minelli.

“But on the other hand – he observes – the Chinese, those from Wuhan and surrounding areas, had also told us that the story of Covid-19 was not exactly linearly banal, in a study published in the ‘Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Diseases ‘they told us about a ‘cytokine storm’ characterized by an increase in the blood levels of various mediators of the so-called immunophlogosis. These cytokines, whose effects the Wuhan doctors described, are nothing other than real ‘communication signals’ between the immune system and the cells and tissues of the organism and, in some cases, they are able to promote and maintain important inflammatory processes affecting various organs and systems. Among the latter, the cardiovascular system with possible widespread involvement of blood vessels, from those from the lungs to those in the brain, heart, kidneys and up to the most peripheral ones”.

Source: Adnkronos

15 MARZO: LONG COVID DAY

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di Marta Esperti (MA, PhD candidate), ricercatrice e Long COVID advocate, fondatrice del collettivo di supporto Italiano “Long Covid Italia”, ed Elisa Perego (MA, PhD), ricercatrice e Long Covid advocate.

Il 15 Marzo 2024 i pazienti di tutto il mondo affetti da long Covid organizzano la seconda Giornata internazionale per la sensibilizzazione sulla patologia. Questa importante iniziativa è volta a tenere alta l’attenzione sui rischi di medio e lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2.

Per l’occasione, gli hashtag maggiormente usati sui social media sono: #LongCovidAwareness, #LongCovidAwarenessMonth e #LongCovidAwarenessDay. Numerose le iniziative in tutto il mondo per mobilitare l’opinione pubblica sulla gravità e la persistenza della malattia long Covid, con particolare enfasi sulla richiesta di trattamenti efficaci da parte dell’advocacy mondiale. 

https://nursetimes.org/15-marzo-long-covid-day/173547

Il SARS-CoV-2 è un virus che continua a circolare a livello consistente su scala globale, con continue mutazioni e con conseguenze di alta mortalità e morbilità.

Molti pazienti affetti da long Covid, ancora dalla prima ondata del Febbraio-Marzo 2020, non sono mai guariti e non sono mai potuti tornare alla vita precedente, inclusa quella lavorativa. Inoltre, una percentuale significativa di persone continua a sviluppare la malattia, o a subire peggioramenti di questa patologia, a seguito delle reinfezioni.

E’ importante ricordare che il contributo dei pazienti della prima ondata pandemica è stato pionieristico per la sensibilizzazione, il riconoscimento e la ricerca sull’infezione da SARS-CoV-2, con il prolungamento del Covid-19 in una malattia cronica.

Cosa è il Long Covid? Il termine e il concetto nascono dall’unione dei pazienti colpiti dalla prima ondata pandemica. Il termine “long Covid” viene condiviso per la prima volta su Twitter nella primavera del 2020. In pochi mesi, la comunità internazionale dei pazienti riesce a portare la propria voce davanti all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Il Long Covid viene riconosciuto formalmente dall’OMS il 21 Agosto 2020. La ricercatrice Marta Esperti, fondatrice nel Luglio 2020 del collettivo di sostegno italiano “Long Covid Italia”, e la ricercatrice Elisa Perego (PhD), che ha coniato il termine “Long Covid”, hanno rappresentato l’Italia a questo incontro chiave con l’OMS, e hanno guidato in Italia il riconoscimento del Long COVID con l’Istituto Superiore di Sanità ed il ministero della Salute, nell’ambito della prima giornata italiana dedicata alla sensibilizzazione sulla ricerca bio-medica sul Long Covid, avvenuta il 30 gennaio 2021, alla quale fa seguito una nota dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel Luglio 2021, l’Istituto Superiore di Sanità diffonde un report sulla definizione e gestione del Long Covid nei pazienti adulti e pediatrici.

A partire dall’ottobre 2021 l’OMS comunicava una definizione ufficiale della patologia Long COVID sotto il nome di “post Covid-19 condition” o “condizione post Covid” tramite il metodo DELPHI che vede la partecipazione anche dei pazienti, tra cui per l’Italia, Marta Esperti.

Il Covid-19 è ormai tra le patologie più studiate nella storia della medicina. Ad oggi, 13 marzo 2024, una ricerca sul repository per pubblicazioni medico-scientifiche PubMed, sotto il termine *Covid, produce oltre 410.000 risultati. Tra queste, migliaia sono le pubblicazioni dedicate al Long Covid.

Il Covid-19, con il suo prolungamento nel long Covid, sono stati associati scientificamente a danno e disfunzione in molteplici organi e sistemi organici, dal sistema nervoso a quello cardiovascolare. Sono ben attestati disturbi della coagulazione con micro-coaguli diffusi, macro-embolie e micro-embolie, danni cardiaci e cardio-vascolari, fibrosi e danni multi-organo, conseguenze autoimmuni sistemiche, disfunzione prolungata del sistema immunitario, gravi eventi trombo-embolici ben oltre la fase acuta dell’infezione, patologie metaboliche come il diabete, danni a carico del sistema nervoso centrale e periferico, e patologie gastrointestinali, solo per citare alcune condizioni associate all’infezione da SARS-CoV-2.

Nell’ultimo anno le evidenze scientifiche a favore di una persistenza virale si sono avvalorate, aprendo piste per nuove terapie con anticorpi monoclonali ed antivirali. La patologia Long Covid può presentare un decorso non lineare, con fasi di aggravamento e miglioramento che si alternano, ma con possibile patologia sub-clinica o paucisintomatica.

Decine, se non centinaia di milioni di persone al mondo, soffrono o hanno sofferto di Long Covid. Le ricadute sulla vita personale dei pazienti e sull’economia sono severe. E’ dunque cruciale una presa in carico dei pazienti Long Covid da parte del sistema sanitario nazionale. Questo, anche per evitare ulteriori aggravamenti di condizioni, come le coagulopatie o le patologie endocrine, autoimmuni o cardiometaboliche, per cui possono esistere dei trattamenti clinici adeguati, già disponibili in attesa di una cura risolutiva. 

Auspichiamo un incentivo nel finanziamento della ricerca, in modo da incrementare ulteriormente le nostre conoscenze sulla malattia Long Covid e supportare lo sviluppo di una cura. Il riconoscimento, nei casi opportuni, della disabilità, di codici di esenzione ed altre forme di supporto per il Long Covid e le patologie ad esse associate, è urgente.

Inoltre la possibilità, nel mondo del lavoro, di legittimare la malattia, usufruire di flessibilità degli orari o accesso da remoto è fondamentale per assicurare una vita dignitosa ai malati, allo scopo di una partecipazione quanto più estesa possibile alla vita sociale e lavorativa.

Redazione Nurse Times

Fonte: Nurse Times

English translate

15 MARCH LONG COVID DAY

We receive and publish a press release signed by Marta Esperti (MA, PhD candidate), researcher and Long COVID advocate, founder of the Italian support collective “Long Covid Italia”, and Elisa Perego (MA, PhD), researcher and Long Covid advocate.

On March 15, 2024, patients from all over the world suffering from long Covid will organize the second International Day for Awareness of the Pathology. This important initiative is aimed at keeping attention high on the medium and long-term risks of SARS-CoV-2 infection.

For the occasion, the most used hashtags on social media are: #LongCovidAwareness, #LongCovidAwarenessMonth and #LongCovidAwarenessDay. Numerous initiatives around the world to mobilize public opinion on the severity and persistence of the long Covid disease, with particular emphasis on the request for effective treatments by global advocacy.

SARS-CoV-2 is a virus that continues to circulate at a consistent level on a global scale, with continuous mutations and with high mortality and morbidity consequences.

Many patients suffering from long Covid, even from the first wave of February-March 2020, have never recovered and have never been able to return to their previous life, including working life. Furthermore, a significant percentage of people continue to develop the disease, or experience worsening of the disease, following reinfections.

It’s important to remember that the contribution of patients of the first pandemic wave was pioneering for awareness, recognition and research on SARS-CoV-2 infection, with the prolongation of Covid-19 into a chronic disease.

What is Long Covid? The term and concept arise from the union of patients affected by the first pandemic wave. The term “long Covid” was shared for the first time on Twitter in the spring of 2020. In a few months, the international patient community managed to bring its voice to the World Health Organization (WHO).

Long Covid was formally recognized by the WHO on 21 August 2020. The researcher Marta Esperti, founder of the Italian support collective “Long Covid Italia” in July 2020, and the researcher Elisa Perego (PhD), who coined the term “long Covid”, represented Italy at this key meeting with the WHO, and led the recognition of Long COVID in Italy with the Istituto Superiore di Sanità and the Ministry of Health, as part of the first Italian day dedicated to raising awareness on bio-medical research on long Covid, which took place on 30 January 2021, which was followed by a note from the Istituto Superiore di Sanità. In July 2021, the Istituto Superiore di Sanità released a report on the definition and management of long Covid in adult and pediatric patients.

Starting from October 2021, the WHO communicated an official definition of the long COVID pathology under the name of “post Covid-19 condition” or “post Covid condition” through the DELPHI method which also sees the participation of patients, including for ‘Italy, Marta Esperti.

Covid-19 is now among the most studied pathologies in the history of medicine. To date, March 13, 2024, a search on the repository for medical-scientific publications PubMed, under the term *Covid, produces over 410,000 results. Among these, there are thousands of publications dedicated to Long Covid.

Covid-19, with its extension into long Covid, have been scientifically associated with damage and dysfunction in multiple organs and organic systems, from the nervous to the cardiovascular system. Coagulation disorders with diffuse micro-clots, macro-embolisms and micro-embolisms, cardiac and cardio-vascular damage, fibrosis and multi-organ damage, systemic autoimmune consequences, prolonged dysfunction of the immune system, serious thrombo-embolic events are well established beyond the acute phase of the infection, metabolic pathologies such as diabetes, damage to the central and peripheral nervous system, and gastrointestinal pathologies, just to name a few conditions associated with SARS-CoV-2 infection.

Over the last year, the scientific evidence in favor of viral persistence has gained ground, opening paths for new therapies with monoclonal and antiviral antibodies. Long Covid pathology can present a non-linear course, with alternating phases of aggravation and improvement, but with possible sub-clinical or paucisymptomatic pathology.

Tens, if not hundreds of millions of people in the world suffer or have suffered from Long Covid. The repercussions on patients’ personal lives and on the economy are severe. It is therefore crucial for the national healthcare system to take charge of Long Covid patients. This is also to avoid further worsening of conditions, such as coagulopathies or endocrine, autoimmune or cardiometabolic pathologies, for which there may be adequate clinical treatments, already available while awaiting a definitive cure.

We hope for an incentive to fund research, so as to further increase our knowledge of the Long Covid disease and support the development of a cure. The recognition, in appropriate cases, of disability, exemption codes and other forms of support for Long Covid and associated pathologies is urgent.

Furthermore, the possibility, in the world of work, to legitimize the illness, take advantage of flexible working hours or remote access is essential to ensure a dignified life for the sick, with the aim of participating as widely as possible in social and working life.

Source: Nurse Times

Long Covid Day, mix Arginina e Vitamina C funziona in 8 pazienti su 10 anche contro insonnia e disturbi gastrici

https://nursetimes.org/long-covid-day-mix-arginina-e-vitamina-c-funziona-in-8-pazienti-su-10-anche-contro-insonnia-e-disturbi-gastrici/153317

Lo dimostra uno studio sul Long Covid che ha coinvolto oltre 20 centri di ricerca, coordinato dal Consorzio International Translational Medical Education (ITME), che coinvolge l’Università Federico II di Napoli, l’Albert Einstein College di New York e il Cardiovascular Research Center di Ahalst (Belgio). Secondo la ricerca l’utilizzo di un cocktail di Arginina e Vitamina C è in grado di migliorare la percezione dei sintomi più comuni legati alla sindrome post-Covid nell’87% dei pazienti con disturbi gastrici e nell’80% dei pazienti con insonnia. Alla vigilia di quella che per moltissimi pazienti dovrebbe essere la Giornata internazionale sulla consapevolezza sul Long Covid, la ricerca offre dunque un approccio integrativo, sicuro ed efficace, per contrastare i più comuni sintomi della sindrome post-Covid.

Roma, martedì 14 marzo 2023 – A tre anni di distanza dalla scoperta del Long Covid, dagli Stati Uniti si è diffuso un movimento social che unisce migliaia di pazienti in tutto il mondo e che oggi chiedono alle Nazioni Unite di ufficializzare l’istituzione del Long Covid Awareness Day, Giornata internazionale della consapevolezza sul Long Covid, da celebrare il 15 marzo. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione su questa “pandemia nella pandemia” che si stima riguardi globalmente ben 63 milioni di persone e che continua ad avere un impatto molto negativo sulla qualità della vita di un esercito di “ex-positivi”. I pazienti chiedono di non essere lasciati soli ad affrontare quella che ancora oggi è a tutti gli effetti una sindrome per molti aspetti misteriosa. Ma la scienza continua a lavorare alla ricerca di nuovi approcci per il Long Covid, contro il quale oggi non esistono terapie mirate.

E’ in questo contesto che si inserisce un nuovo studio multicentrico, pubblicato sulla rivista Pharmacological Research, che ha coinvolto 20 centri italiani, tra cui università ed ospedali, coordinato da un consorzio internazionale composto dall’Università Federico II di Napoli, l’Albert Einstein College of New York e il Cardiovascular Research Center di Ahalst (Belgio). Secondo questa ricerca il mix di Arginina e Vitamina C, dopo essersi rivelato efficace nel contrastare la perdita di forza muscolare nei pazienti post-Covid, ha dimostrato di migliorare in modo marcato anche altri sintomi legati al Long Covid, tra cui in particolare insonnia e disturbi gastrointestinali.

Lo studio

Nello studio sono stati coinvolti in totale 1.390 pazienti con Long Covid, intervistati in relazione ai sintomi manifestati e divisi in due gruppi:  un primo che ha ricevuto una combinazione multivitaminica (tra cui Vitamina B, B1, B2, B6 e acido folico) e un secondo che ha ricevuto il mix di Arginina e Vitamina C liposomiale. “Dopo 30 giorni abbiamo osservato che nell’87% dei pazienti a cui è stato dato il mix di Arginina e Vitamina C, i disturbi gastrici erano assenti contro il 64% dei pazienti che invece ha ricevuto il composto multivitaminico – spiega Gaetano Santulli, tra i principali autori dello studio e professore di Cardiologia dell’Albert Einstein College di New York -. Allo stesso modo per l’insonnia il disturbo è risultato assente nell’80% dei pazienti trattati con il cocktail Arginina + Vitamina C, contro il 40% dei pazienti che ha ricevuto l’altro composto a base di Vitamina B”.

“E’ ormai noto che il Long Covid determina disturbi neurologici, tra cui l’insonnia, e colpisce anche l’intestino con lo sviluppo di sintomi gastrointestinali persistenti, come nausea, diarrea e dolori addominali – spiega Bruno Trimarco, co-autore dello studio e professore emerito di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli -. Tra i possibili meccanismi coinvolti vi è l’alterazione della barriera ematoencefalica costituita da cellule endoteliali che può comportare una disregolazione del sistema neurovegetativo. Questa disfunzione altera il ritmo sonno-veglia con sviluppo dell’insonnia e implicazioni anche a livello gastrico-metabolico con l’insorgenza di nausea e crampi addominali”.

 L’arginina è un amminoacido essenziale che ha molteplici funzioni nella reattività endoteliale in risposta all’esigenza dei diversi tessuti. Di conseguenza, ripristinare i valori di Arginina porta a un miglioramento significativo dei sintomi associati alla sindrome post-infezione”, concludono gli esperti.

Redazione NurseTimes

Rimani aggiornato con Nurse Times, seguici su:
Telegram –  https://t.me/NurseTimes_Channel
Instagram –  https://www.instagram.com/nursetimes.it/
Facebook –  https://www.facebook.com/NurseTimes. NT
Twitter –  https://twitter.com/NurseTimes

English translate

Long Covid Day, Arginine and Vitamin C mix works in 8 out of 10 patients also against insomnia and gastric disorders

This is demonstrated by a study on Long Covid involving over 20 research centers, coordinated by the International Translational Medical Education (ITME) Consortium, which involves the Federico II University of Naples, the Albert Einstein College of New York and the Cardiovascular Research Center of Ahalst (Belgium). According to research, the use of a cocktail of Arginine and Vitamin C is able to improve the perception of the most common symptoms linked to post-Covid syndrome in 87% of patients with gastric disorders and in 80% of patients with insomnia. On the eve of what for many patients should be the International Long Covid Awareness Day, the research therefore offers an integrative, safe and effective approach to combat the most common symptoms of post-Covid syndrome.

Rome, Tuesday 14 March 2023 – Three years after the discovery of Long Covid, a social movement has spread from the United States which unites thousands of patients around the world and who are today asking the United Nations to formalize the institution of Long Covid Awareness Day, International Long Covid Awareness Day, to be celebrated on March 15th. The objective is to draw attention to this “pandemic within the pandemic” which is estimated to affect 63 million people globally and which continues to have a very negative impact on the quality of life of an army of “ex-positives”. Patients ask not to be left alone to face what is still to all intents and purposes a mysterious syndrome in many respects. But science continues to work on finding new approaches for Long Covid, against which there are no targeted therapies today.

It’s in this context that a new multicenter study is inserted, published in the Journal Pharmacological Research, which involved 20 Italian centers, including universities and hospitals, coordinated by an international consortium composed of the Federico II University of Naples, the Albert Einstein College of New York and the Cardiovascular Research Center of Ahalst (Belgium). According to this research, the mix of Arginine and Vitamin C, after proving effective in counteracting the loss of muscle strength in post-Covid patients, has also been shown to markedly improve other symptoms linked to Long Covid, including in particular insomnia and gastrointestinal disorders.

The study

A total of 1,390 patients with Long Covid were involved in the study, interviewed in relation to the symptoms experienced and divided into two groups:  a first who received a multivitamin combination (including Vitamin B, B1, B2, B6 and folic acid) and a second who received the mix of Arginine and liposomal Vitamin C. “After 30 days we observed that in 87% of the patients who were given the mix of Arginine and Vitamin C, gastric disorders were absent compared to 64% of the patients who instead received the multivitamin compound – explains Gaetano Santulli, among the main authors of the study and professor of Cardiology at Albert Einstein College in New York-. Similarly, for insomnia, the disorder was absent in 80% of patients treated with the Arginine + Vitamin C cocktail, compared to 40% of patients who received the other Vitamin B-based compound.”

“It is now known that Long Covid causes neurological disorders, including insomnia, and also affects the intestine with the development of persistent gastrointestinal symptoms, such as nausea, diarrhea and abdominal pain – explains Bruno Trimarco, co-author of the study and professor emeritus of Cardiology at the Federico II University of Naples -. Among the possible mechanisms involved is the alteration of the blood-brain barrier made up of endothelial cells which can lead to a dysregulation of the autonomic nervous system. This dysfunction alters the sleep-wake rhythm with the development of insomnia and also has implications at a gastric-metabolic level with the onset of nausea and abdominal cramps.”

“Arginine is an essential amino acid that has multiple functions in endothelial reactivity in response to the needs of different tissues. Consequently, restoring Arginine values ​​leads to a significant improvement in the symptoms associated with post-infection syndrome”, conclude the experts.

Source: Nurse Times

Long Covid: nuove possibilità di cura da farmaci antistaminici e antiulcera

https://nursetimes.org/long-covid-nuove-possibilita-di-cura-da-farmaci-antistaminici-e-antiulcera/162674

Una combinazione di vecchi farmaci antistaminici e antiulcera accende la speranza in coloro che soffrono della sindrome del Long Covid, una malattia multisistemica conseguenza dell’infezione da SARS-Cov-2. A dimostrarlo è uno studio multicentrico coordinato dal professor Carmine Gazzaruso, responsabile Centro di Ricerca Clinico (Ce.R.C.A.) dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Gruppo San Donato) e professore di Endocrinologia dell’Università Statale di Milano, che indaga il ruolo dei mastociti, cellule del sangue, nella fisiopatologia del Long Covid e l’efficacia del trattamento con bloccanti dei recettori dell’istamina, che è una delle sostanze rilasciate dai mastociti.

Il Long Covid è una patologia, talvolta invalidante, che ad oggi non ha una terapia standard ed efficace e può presentare una grande varietà di sintomi: cardiovascolari, psicologici, neurologici, respiratori, gastrointestinali, dermatologici e muscoloscheletrici. Tra queste manifestazioni le più comuni sono tachicardia, palpitazioni, ipotensione posturale, affaticamento, deterioramento cognitivo, mancanza di respiro e tosse.

Il team dei ricercatori guidati dal professor Gazzaruso ha preso in esame quattro gruppi di sintomi caratteristici nel Long Covid: stanchezza e astenia, alterazione cardiaca, nebbia mentale e alterazione della memoria, disturbi gastrointestinali (dolore, meteorismo, gonfiore). È stato quindi selezionato un campione di 27 soggetti affetti da questa condizione, che presentavano però caratteristiche comuni: soffrire di Long Covid da oltre sei mesi, essersi sottoposti a diversi trattamenti – come ad esempio aver assunto multivitaminici, betabloccanti e aver affrontato percorsi riabilitativi – con risultati fallimentari.

“Inoltre i pazienti arruolati per il nostro trial non erano vaccinati contro il SARS-CoV-2, perché il vaccino potrebbe modificare i sintomi del Long Covid, non erano soggetti allergici e non avevano mai sofferto, prima della infezione da SARS-CoV-2, di uno dei sintomi presi in considerazione nello studio – afferma Gazzaruso, principal investigator del lavoro, pubblicato sulla rivista Frontiers in Cardiovascular Medicine -. La stanchezza, che accomunava tutto il campione preso in esame, doveva essere accompagnata, per la validità dello studio, da almeno uno degli altri sintomi. Nella media dei pazienti esaminati il dato è stato confermato, registrando, anzi, la presenza di tre sintomi, se non addirittura dell’intera sintomatologia”.

Studi precedenti, condotti a livello nazionale e internazionale, avevano evidenziato come nei pazienti con Long Covid vi fosse una maggiore attivazione dei mastociti rispetto al normale, reazione simile a quanto avviene nei soggetti allergici con i quali vi è, effettivamente, anche un’assonanza di sintomi. Nel paziente allergico si verifica una grande produzione di istamina e prostaglandine, sostanze liberate in eccesso dai mastociti, esattamente come rilevato anche nel campione dello studio. Si evince quindi che nei pazienti con Long Covid si scateni una reazione cronica infiammatoria sostenuta con un meccanismo tipico dell’allergia.

Questa evidenza ha generato nei ricercatori l’idea di inibire la reazione prodotta, bloccando due dei quattro recettori dell’istamina, detti H1 e H2, mediante l’impiego di due farmaci datati, ormai poco utilizzati nella pratica clinica quotidiana: un antistaminico (la fexofenadina) e un antiulcera (la famotidina), molto usato prima dell’avvento dell’omeprazolo. Nello specifico, l’antistaminico bloccava il recettore H1 dell’istamina, mentre il secondo inibiva il recettore H2.

Il campione è stato poi suddiviso in due gruppi: il primo, formato da 14 persone, ha ricevuto la terapia farmacologica combinata, mentre al secondo, il gruppo di controllo formato da 13 persone, non è stato somministrato nulla. I risultati sono stati promettenti: i sintomi del Long Covid sono scomparsi completamente nel 29% dei pazienti del primo gruppo, dopo soli 20 giorni di trattamento. In tutti gli altri pazienti trattati si è comunque rilevato un miglioramento significativo di ciascuno dei sintomi considerati. Nel gruppo di controllo, invece, non si sono registrate variazioni in merito allo stato di salute.

Lo studio è stato condotto grazie al contributo dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pavia), dell’Università Statale di Milano, dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano) e del Centro Medico Ticinello di Pavia.

“Questa scoperta permetterà alle persone affette da Long Covid, che presentano questo disturbo legato ai mastociti, di guarire o migliorare la propria condizione di salute, attraverso una terapia molto semplice e anche facilmente reperibile – afferma Gazzaruso –. La nostra intuizione è frutto anche del lavoro di tanti colleghi sparsi per il mondo che stanno cercando delle risposte e delle cure per tutti coloro che, a distanza di anni, vivono ancora le conseguenze, talvolta molto gravi e invalidanti, dell’infezione da Covid-19”.

Redazione Nurse Times

English translate

Long Covid: new treatment possibilities from antihistamine and antiulcer drugs

A combination of old antihistamine and anti-ulcer drugs kindles hope in those suffering from Long Covid syndrome, a multisystem disease resulting from SARS-Cov-2 infection. This is demonstrated by a multicenter study coordinated by Professor Carmine Gazzaruso, head of the Clinical Research Center (Ce.R.C.A.) of the Beato Matteo Clinical Institute of Vigevano (San Donato Group) and professor of Endocrinology at the State University of Milan, which investigates the role of mast cells, blood cells, in the pathophysiology of Long Covid and the effectiveness of treatment with blockers of histamine receptors, which is one of the substances released by mast cells.

Long Covid is a pathology, sometimes disabling, which to date has no standard and effective therapy and can present a wide variety of symptoms: cardiovascular, psychological, neurological, respiratory, gastrointestinal, dermatological and musculoskeletal. Among these manifestations, the most common are tachycardia, palpitations, postural hypotension, fatigue, cognitive impairment, shortness of breath and cough.

The team of researchers led by Professor Gazzaruso examined four groups of characteristic symptoms in Long Covid: tiredness and asthenia, cardiac alteration, mental fog and memory alteration, gastrointestinal disorders (pain, meteorism, swelling). A sample of 27 subjects affected by this condition was therefore selected, who however had common characteristics: suffering from Long Covid for over six months, having undergone various treatments – such as having taken multivitamins, beta blockers and having undergone rehabilitation programs – with unsuccessful results.

“Furthermore, the patients enrolled in our trial were not vaccinated against SARS-CoV-2, because the vaccine could modify the symptoms of Long Covid, they were not allergic subjects and had never suffered, before the SARS-CoV-2 infection , of one of the symptoms taken into consideration in the study – says Gazzaruso, principal investigator of the work, published in the journal Frontiers in Cardiovascular Medicine -. Fatigue, which was common to the entire sample examined, had to be accompanied, for the study to be valid, by at least one of the other symptoms. In the average of the patients examined the data was confirmed, recording, indeed, the presence of three symptoms, if not even the entire symptomatology”.

Previous studies, conducted at a national and international level, had highlighted how in patients with Long Covid there was a greater activation of mast cells compared to normal, a reaction similar to what happens in allergic subjects with whom there is, effectively, also an assonance of symptoms. In the allergic patient, there is a large production of histamine and prostaglandins, substances released in excess by the mast cells, exactly as also found in the study sample. It is therefore clear that in patients with Long Covid a sustained chronic inflammatory reaction is triggered with a typical mechanism of allergy.

This evidence generated in researchers the idea of ​​inhibiting the reaction produced, blocking two of the four histamine receptors, called H1 and H2, through the use of two dated drugs, now little used in daily clinical practice: an antihistamine (the fexofenadine) and an antiulcer (famotidine), widely used before the advent of omeprazole. Specifically, the antihistamine blocked the histamine H1 receptor, while the second inhibited the H2 receptor.

The sample was then divided into two groups: the first, made up of 14 people, received the combined drug therapy, while the second, the control group made up of 13 people, was administered nothing. The results were promising: the symptoms of Long Covid disappeared completely in 29% of patients in the first group, after just 20 days of treatment. However, in all the other patients treated, a significant improvement was detected in each of the symptoms considered. In the control group, however, there were no changes in health status.

The study was conducted thanks to the contribution of the Beato Matteo Clinical Institute of Vigevano (Pavia), the State University of Milan, the IRCCS MultiMedica of Sesto San Giovanni (Milan) and the Ticinello Medical Center of Pavia.

“This discovery will allow people suffering from Long Covid, who have this disorder linked to mast cells, to heal or improve their health condition, through a very simple and easily available therapy – says Gazzaruso -. Our intuition is also the result of the work of many colleagues around the world who are looking for answers and treatments for all those who, years later, are still experiencing the consequences, sometimes very serious and disabling, of the Covid19 infection.”

Source: Nurse Times

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

IL PROFESSOR ALESSANDRO ORSINI, DOCENTE DI SOCIOLOGIA DEL TERRORISMO INTERNAZIONALE ALL’UNIVERSITA’ LUISS GUIDO CARLI DI ROMA CONTRO SALLUSTI NEL PROGRAMMA TV “E’ SEMPRE CARTABIANCA” RETE 4

Orsini contro Sallusti, lite a E’ sempre Cartabianca: “Me ne vado”

03 Gennaio 2024 | 00.08

Scontro tra il professor Orsini e il giornalista Sallusti, Bianca Berlinguer fatica a tenere a bada gli ospiti

Sallusti e Orsini
https://www.adnkronos.com/cronaca/orsini-sallusti-lite-tv-berlinguer_1Q5mzCbxnzYFANfDnoD6sc

Lite tra Alessandro Sallusti e Alessandro Orsini a E’ sempre Cartabianca, la trasmissione che Bianca Berlinguer conduce su Rete4 Mediaset. La temperatura sale quando si parla della guerra tra Israele e Hamas. Orsini, docente di sociologia del terrorismo internazionale, commenta le news delle ultime ore a delinea il proprio quadro complessivo. “E’ una possibilità remota che Hezbollah attacchi Israele, non ci sono le condizioni per cui Hezbollah possa sconfiggere Israele e ritengo che queste condizioni non si concretizzeranno mai. A Gaza è in corso una pulizia etnica, lo dicono gli articoli del Wall Street Journal e del Washington Post, non di Hamas. La stampa americana più accreditata ha affermato che Israele ha sganciato 29mila bombe, comprese molte bombe MK84. L’obiettivo è costringere i palestinesi a lasciare Gaza e colonizzare le zone che verranno ricostruite da Israele”, dice il professore.

A questo punto, interviene Sallusti: “Se facessi il professore, mi offenderei se facessi lo stesso lavoro di Orsini”, dice il giornalista, innescando un botta e risposta prolungato che Berlinguer fatica a tenere a bada. “Sallusti, lei è un cafone e un prepotente. E’ un maleducato, se non si scusa non la faccio parlare”, dice Orsini, mentre la conduttrice cerca di riportare la calma: “Decido io chi parla, non lei”, dice Berlinguer. “Se Sallusti non si scusa, io lascio la trasmissione”, replica Orsini, prima del provvidenziale arrivo della pubblicità. Quando si torna in onda, un ospite se n’è andato, ma è Sallusti.

Orsini, a qualche ora di distanza, torna sul tema con un post su Facebook. “Sallusti ha abbandonato gli studi di ‘E’ sempre carta bianca’ con la coda tra le gambe. Ed è stato sublime. Non Sallusti, ma la condizione che si è creata in sua assenza. Tutti noi abbiamo potuto ragionare e confrontarci civilmente senza insulti, di cui Sallusti non può fare a meno per coprire il nulla che lo accompagna come un’ombra. Sallusti è veramente uno dei peggiori giornalisti d’Italia. L’ho incontrato tre volte in tv e mi ha sempre offeso, insultato o preso a parolacce in maniera del tutto gratuita e immotivata. La prima volta mi insultò da Corrado Formigli su LA7 e non risposi. La seconda volta mi ha insultato a ‘E’ sempre carta bianca’ e non ho risposto. Sapevo che l’avrebbe fatto anche questa sera e la terza volta ho detto basta”, scrive Orsini.

Fonte: Adnkronos

English translate

Quarrel between Alessandro Sallusti and Professor Alessandro Orsini on E'sempre Cartabianca, the tv program that Bianca Berlinguer hosts on Rete4 Mediaset. The temperature rises when it comes to the war between Israel and Hamas. Orsini, professor of sociology of international terrorism, comments on the news of the last few hours to outline his overall picture. "It's a remote possibility that Hezbollah attacks Israel, there are no conditions under which Hezbollah can defeat Israel and I believe that these conditions will never materialize. Ethnic cleansing is underway in Gaza, as the articles in the Wall Street Journal and of the Washington Post, not of Hamas. The most credible American press has stated that Israel has dropped 29 thousand bombs, including many MK84 bombs. The objective is to force the Palestinians to leave Gaza and colonize the areas that will be rebuilt by Israel", says the professor.

At this point, Sallusti intervenes: "If I were a professor, I would be offended if I did the same job as Orsini", says the journalist, triggering a prolonged back and forth that Berlinguer struggles to keep at bay. "Sallusti, you're a rude person and a bully. You're rude, if you don't apologize I won't let you talk", says Orsini, while the presenter tries to restore calm: "I decide who speaks, not you", says Berlinguer. "If Sallusti doesn't apologize, I'll leave the show", replies Orsini, before the providential arrival of the advertising. When we return to the air, one guest has left, but it's Sallusti.

Orsini, a few hours later, returns to the topic with a post on Facebook. "Sallusti abandoned his studies of 'It's always carte blanche' with his tail between his legs. And it was sublime. Not Sallusti, but the condition that was created in his absence. We were all able to reason and discuss civilly without insults , which Sallusti cannot do without to cover the nothingness that accompanies him like a shadow. Sallusti is truly one of the worst journalists in Italy. I met him three times on TV and he always offended me, insulted me or mocked me. swearing in a completely gratuitous and unmotivated way: the first time he insulted me from Corrado Formigli on LA7 and I didn't respond. The second time he insulted me on 'E' semper carte blanche' and I didn't respond. I knew he would do the same this time too evening and the third time I said enough", writes Orsini.
https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/esemprecartabianca20232024/puntata-del-2-gennaio_F312804301001701
https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/esemprecartabianca20232024/alessandro-orsini-su-un-possibile-attacco-di-hezbollah-a-israele_F312804301017C10
https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/esemprecartabianca20232024/alessandro-orsini-e-un-possibile-ritiro-di-israele-dai-territori-occupati_F312804301017C13
https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/esemprecartabianca20232024/la-previsione-di-alessandro-orsini-sul-governo-di-netanyahu_F312804301017C14

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

INFARTI ED ISCHEMIE “INVISIBILI”, I SINTOMI DA NON TRASCURARE: DONNE A RISCHIO

04 ottobre 2023 | 14.43

Redazione Adnkronos

Un esame in ospedale
https://www.adnkronos.com/salute/infarti-e-ischemie-invisibili-3-pazienti-su-4-lasciano-o-riducono-lavoro_5OXXQRhtiBCij7d3IL8wPA

In gergo tecnico si chiamano Inoca e Minoca, sono ischemie e infarti ‘invisibili’. Macigni che non si vedono, ma pesano eccome sulla vita di tutti i giorni dei pazienti colpiti, i quali convivono per anni con dolore e oppressione, e in 3 casi su 4 arrivano persino a lasciare il lavoro, o si vedono costretti a ridurne l’orario. L’impatto di queste condizioni sull’esistenza delle persone è stato fotografato da una recente ricerca. E il tema è sotto i riflettori anche in questi giorni, in occasione del 44esimo Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia interventistica (Gise), che si tiene a Milano fino a venerdì 6 ottobre.

Cosa sono gli infarti e le ischemie invisibili

La ricerca pubblicata sull’International Journal of Cardiology è stata condotta su quasi 300 pazienti con Inoca, cioè ischemia senza malattia coronarica ostruttiva, e ha rilevato che il 34% di loro ha convissuto con dolore toracico, oppressione o disagio per oltre 3 anni prima di ricevere una diagnosi. Al 78% è stato erroneamente detto, a un certo punto, che i loro sintomi non erano legati al cuore. Il 75% è stato costretto addirittura a ridurre il proprio orario di lavoro o a licenziarsi a causa della propria condizione. Circa il 70% ha affermato che la propria salute mentale e le proprie prospettive di vita sono peggiorate e più della metà (54%) ha affermato che i propri sintomi hanno influenzato negativamente la relazione con il partner o coniuge.

Considerata la somiglianza dei sintomi e il ritardo diagnostico, evidenziano gli esperti, questi risultati possono essere estesi anche al Minoca, cioè infarto del miocardio senza ostruzione. “I disturbi cardiovascolari continuano a essere una delle principali cause di ricovero in ospedale e di morte sia per gli uomini che per le donne – afferma Giovanni Esposito, presidente Gise e direttore della UOC di Cardiologia, Emodinamica e Utic dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli – In molti casi, specialmente nelle donne, ischemie e infarti del miocardio non presentano occlusioni significative nelle arterie che irrorano il cuore (malattia coronarica ostruttiva)”. L’ischemia senza la malattia coronarica ostruttiva Inoca è una patologia che colpisce principalmente le donne, ed è probabilmente il motivo per cui per anni molte pazienti che si sono presentate in ospedale con dolore toracico sono state dimesse e rimandate a casa perché non vi era alcun blocco evidente nelle loro arterie coronarie, spiegano gli specialisti.

“Tuttavia – puntualizza Esposito – negli ultimi anni l’Inoca è stata riconosciuta come una condizione reale ed è ora argomento di discussione nella maggior parte dei convegni mondiali di cardiologia. Oggi si stima che può riguardare il 62% delle donne che si sottopongono ad angiografia coronarica per sospetta angina, con un’accentuata prevalenza di quelle con 45-65 anni d’età. In passato, non avevamo gli strumenti giusti per fare la diagnosi, ma ora sappiamo che la maggior parte di questi pazienti ha una disfunzione microvascolare coronarica, dove i piccoli vasi non sono in grado di dilatarsi completamente per aumentare il flusso sanguigno a causa dello stress o dell’esercizio fisico. Oppure soffrono effettivamente di una costrizione o un vasospasmo, dove può esserci un restringimento significativo delle arterie coronarie e quindi i pazienti presentano dolore toracico”.

In alcuni casi, l’ischemia può avere come esito un vero e proprio infarto miocardico, pur in assenza di ostruzioni evidenti delle arterie coronarie, condizione chiamata Minoca: si stima succeda nel 6% dei casi, più frequentemente tra le donne. “Un sottogruppo di casi di Minoca è dovuto alla dissezione spontanea dell’arteria coronaria (Scad), che è una rottura che si forma all’interno della parete di un vaso coronarico – evidenzia Francesco Saia, presidente eletto Gise e cardiologo interventista all’Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola – Nella maggior parte dei casi di Minoca, è difficile identificare la causa. Così succede che, poiché non si riscontrano ostruzioni nelle arterie coronarie principali, i pazienti spesso lasciano l’ospedale incerti su cosa abbia causato il loro attacco cardiaco Minoca e su come prevenirne un altro”.

Si stima che nei 4 anni successivi a un evento di questo tipo, ci sia il 13% di probabilità di morire per qualsiasi causa e il 7% di probabilità di avere un altro attacco cardiaco. “La buona notizia è che con l’applicazione su ampia scala di raffinate tecniche di fisiologia coronarica e/o di imaging aumentano le probabilità di ottenere una diagnosi corretta e cure appropriate nella maggior parte dei casi – conclude Saia – Questo argomento ha altri risvolti, oltre a quello clinico. Queste procedure, infatti, non hanno un rimborso ad hoc. Il Gise sta lavorando da tempo a un riconoscimento economico che faccia sì che l’applicazione di questi presidi non sia economicamente svantaggiosa per le strutture sanitarie e che ne venga quindi allargato l’accesso su tutto il territorio nazionale”.

Fonte: Adnkronos

#Salute #Infarti ed #ischemie invisibili: 3 pazienti su 4 lasciano o riducono il #lavoro. #adnkronos

https://x.com/bralex84/status/1709873387688939944

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

NEL 2022 TOCCATO IL MINIMO DELLE NASCITE IN ITALIA, SOTTO I 400 MILA

07 aprile 2023 | 11.55 Redazione Adnkronos

I dati Istat indicano il numero più basso dall’Unità d’Italia

https://www.adnkronos.com/istat-nel-2022-toccato-il-minimo-delle-nascite-sotto-le-400mila_7vGkv1KoT6PiBnZ6P4BUxl

Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti.E’ quanto emerge dal report dell’Istat sugli ‘Indicatori demografici 2022’. sottolineando che questa diminuzione è dovuta solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà, tra le cause pesano molto tanto il calo dimensionale quanto il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni).

Se nel corso del 2022 si fosse procreato con la stessa intensità e lo stesso calendario del 2019, il calo dei nati sarebbe stato pari a circa 22mila unità, totalmente attribuibile, pertanto, alla riduzione e all’invecchiamento della popolazione femminile in età feconda. La restante diminuzione, di circa 5mila nascite, risulterebbe invece causata dalla reale diminuzione dei livelli riproduttivi.

Fonte: Adnkronos

L’agghiacciante profezia di Elon Musk sul destino dell’Italia

I nuovi dati forniti dall’Istat sul numero di nascite in Italia hanno fatto il giro del mondo, fino ad arrivare agli occhi di Elon Musk, che si è lasciato andare a un’agghiacciante profezia sul destino del nostro Paese (come, del resto, aveva già fatto in passato).

CROLLO DELLE NASCITE IN ITALIA: GLI ULTIMI DATI DELL’ISTAT

In base agli indicatori demografici dell’Istat relativi all’anno 2022 risulta che la natalità in Italia ha raggiunto i minimi storici, mentre la mortalità nel nostro Paese resta ancora alta: meno di 7 neonati e più di 12 decessi per 1.000 abitanti è il dato aggiornato fornito dall’Istituto Nazionale di Statistica.

Nel 2022 si è registrato anche un record negativo: per la prima volta dall’Unità d’Italia, il numero dei bambini nati in Italia è sceso sotto il limite delle 400mila unità. Nello specifico, nel 2022 questo numero si è attestato a quota 393mila. A partire dal 2008, cioè dall’ultimo anno in cui in Italia si è rilevato un aumento delle nascite, il calo è pari a circa 184mila unità, di cui circa 27mila dal 2019 in poi.

Stando a quanto reso noto dall’Istat, risulta in calo anche la popolazione residente nel nostro Paese: in Italia, nel 2022, la popolazione era di 58 milioni e 851mila unità, 179mila in meno rispetto all’anno precedente. In 20 anni, inoltre, risulta triplicato il numero di ultracentenari, che alla data del 1° gennaio del 2023 erano 22mila. Per quanto riguarda, invece, la speranza di vita alla nascita, in Italia risulta essere pari a 82,6 anni. Questo dato è in crescita per gli uomini e stabile per le donne.

LE REGIONI ITALIANE DOVE SI NASCE DI PIÙ E DI MENO

La situazione relativa alle nascite non è omogenea in tutto il Paese: ci sono regioni d’Italia dove si nasce di più e altre, invece, dove il crollo è più accentuato. Nello specifico, stando nuovi dati diffusi dall’Istat, la Sardegna risulta essere la regione in cui si nasce meno. Non solo: la Sardegna è anche l’unica regione con una fecondità inferiore all’unità (il suo valore è pari a 0,95 figli per donna). La regione con la fecondità più alta è, invece, il Trentino-Alto Adige: il valore, in questo caso, è pari a 1,51 figli per donna. A seguire, in questa speciale classifica, ci sono la Sicilia e la Campania, che hanno valori pari, rispettivamente, a 1,35 e 1,33.

LA PROFEZIA DI ELON MUSK SUL DESTINO DELL’ITALIA

Su Twitter (il social network di sua proprietà), Elon Musk ha commentato i recenti dati Istat rispondendo all’analista Andrea Stroppa, che aveva scritto: “Novità: ‘La natalità in Italia è ai minimi storici e la mortalità resta alta, ha reso noto venerdì l’Istituto nazionale di statistica Istat’. La situazione sta peggiorando. Stiamo andando a tutta velocità verso il declino e il potenziale dimezzamento della popolazione italiana”. L’imprenditore nato a Pretoria, in tutta risposta, ha profetizzato in maniera secca: “L’Italia sta scomparendo!“.

La frase di Elon Musk non sorprenderà i più attenti: già il ‘New York Times’ aveva ipotizzato la scomparsa dell’Italia e lo scorso anno, sempre su Twitter, lo stesso Elon Musk aveva già commentato il calo delle nascite nel nostro Paese. Sempre in risposta a un tweet di Andrea Stroppa, Elon Musk, in quell’occasione, aveva scritto: “Se continua così, l’Italia non avrà più abitanti“.

Fonte: Initalia Virgilio

https://initalia.virgilio.it/profezia-elon-musk-italia-71008

Si fanno sempre meno figli. Ma c’è omertà sul perché

di Francesco Piccioni

https://contropiano.org/news/politica-news/2023/04/08/si-fanno-sempre-meno-figli-ma-ce-omerta-sul-perche-0159095

Avevamo promesso di tornarci perché eravamo certi che l’”allarme poche nascite” si sarebbe ripetuto sempre uguale, ad ogni rapporto dell’Istat. E infatti eccoci qui, puntuali come la siccità.

Viene pubblicato il rapporto e veniamo travolti da riassuntini, grafici, citazioni, immagini immaginifiche che tutto descrivono ma niente spiegano.

Anzi, dilagano “narrazioni” che vorrebbero in qualche modo colpevolizzare soggetti o fasce sociali che – a ben guardare – sono le prime vittime di questa situazione: giovani “sul divano che non vogliono lavorare”, anziani “egoisti che prendono la pensione”, donne “che non vogliono responsabilità”,  immigrati “che ci rubano il lavoro” (che non c’è, e infatti pure loro vanno altrove insieme ai “nostri” giovani).

Prendiamo ad esempio il lancio dell’Agenzia Agi, dal titolo per cinefili (L’Italia è un paese per vecchi), visto che la pigrizia mortale dei sedicenti giornalisti italiani è prontissima a copiare, riprendere, sintetizzare, fantasticare proprio a partire dai lanci delle principali agenzie stampa (Ansa, AdnKronos, Agi, Dire).

L’agenzia controllata dall’Eni ci dice subito che “Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti.”

Per somma sfortuna anche l’Istat semina parecchia confusione, sottolineando che “questa diminuzione è dovuta solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà, tra le cause pesano tanto il calo dimensionale quanto il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni)“.

Ma se è dovuta “solo in parte” a questi due fattori – che peraltro dipendono anche loro da altre cause – a cosa si deve questo calo pluridecennale delle nascite?

Silenzio…

Però subito dopo l’anonimo cronista indugia sui dettagli che dovrebbero aiutare ad indicare qualche “colpevole”.

Un italiano su quattro ha almeno 65 anni. Nonostante l’elevato numero di decessi avvenuto in questi ultimi tre anni, oltre due milioni e 150mila, di cui il 90% riguardante persone con più di 65 anni, il processo di invecchiamento della popolazione è proseguito – spiegano i ricercatori – portando l’età media della popolazione da 45,7 a 46,4 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023.”

Si noterà il velato sollievo con cui si registra che, “per fortuna”, negli ultimi anni – complice la pandemia e le politiche dei governi in materia – sono morti più anziani del solito. “Purtroppo” (immaginiamo…) un sacco di anziani sono rimasti lo stesso vivi, e dunque “il processo di invecchiamento della popolazione è continuato”.

Altro “colpevole” potenziale sono ovviamente le donne. E anche in questo caso il solerte raccoglitore di senso comune spicciolo ci ricorda che “Dopo il lieve aumento del numero medio di figli per donna verificatosi tra il 2020 e il 2021, riprende il calo dell’indicatore congiunturale di fecondità, il cui valore si attesta nel 2022 a 1,24, tornando così al livello registrato nel 2020.

Prosegue quindi la tendenza alla riduzione dei progetti riproduttivi, già in atto da diversi anni nel nostro Paese, con un’età media al parto stabile rispetto al 2021, pari a 32,4 anni.”

Un essere umano pensante si chiederebbe come mai le donne abbiano – senza peraltro mettersi d’accordo tra loro – “scelto” di fare più figli proprio “tra il 2020 e il 2021”. E, se non è decerebrato o immemore, si risponderebbe che probabilmente i lunghi lockdown hanno contribuito a tenere più a lungo le coppie in casa, “liberandole” – paradossalmente – dal dover correre tutto il giorno in giro per lavoro, magari con orari diversi e non coincidenti.

Insomma, un essere umano pensante comincerebbe a sospettare che la dinamica delle nascite non dipende dalle “scelte ideologico-culturali” (rifiuto di assumersi la responsabilità genitoriale, voglia di divertirsi, e stupidaggini simili) ma da condizioni sociali, lavorative, reddituali decisamente stringenti. E che ostacolano grandemente le possibilità di riproduzione.

Restando al lancio di agenzia, sorvoliamo sulla lunghissima disamina delle differenze e similitudini tra regioni italiane, perché non restituisce alcuna informazione indicativa sulle possibili cause di un disastro demografico che sta portando questo paese verso un punto di non ritorno.

Non è un’esagerazione: i nuovi nati sono attualmente il 40% di quelli sbocciati negli anni del “boom” (1948-1964). Non è complicato immaginare quale deserto sociale attende le nuove generazioni (peraltro protagoniste di una nuova emigrazione di massa verso paesi che pagano salari meno infami), e soprattutto quali conseguenze economiche avrà questa “carenza oggettiva di manodopera”.

Dal canto nostro, a meno di tre anni di distanza da analoghe “notizie” su numeri situati lungo l’identica linea discendente, non possiamo che riproporre la stessa spiegazione.

In fondo stiamo parlando di fenomeni di lungo periodo, con cause strutturali che non vengono minimamente toccate – anzi: peggiorate – dalle politiche economiche e sociali imposte dal capitale multinazionale e dai governi italioti. Dunque sono ancora, purtroppo, valide.

Buona lettura.

*****

Si fanno meno figli. Perché?

Francesco Piccioni

I numeri sono sempre ostici, specie quando rappresentano una situazione reale, in termini statistici. Girarci intorno non si può, a meno di non rifugiarsi nei giochi (matematici) o truccare i dati.

E dunque ha sollevato preoccupazione il report dell’Istat sul censimento permanente della popolazione italiana. Durerà un giorno, questa preoccupazione, come tutto ciò che dovrebbe essere meditato perché segnala che viviamo in un sistema malato.

Non se ne parlerà più, se non come battuta da talk show, fino al prossimo report, che descriverà una situazione peggiorata, ancora più grave e irrimediabile nel breve periodo. Ma anche allora tutto durerà un giorno.

E allora.

I motivi di preoccupazione sono due. Da un lato il numero dei morti, dall’altro quello delle nascite. Stiamo parlando di demografia, del resto…

Nel 2020, ancora non concluso «supereremo i 700 mila morti, come nel 1944 quando eravamo nel pieno della seconda guerra mondiale».

Giancarlo Blangiardo, presidente dell’Istat e demografo di professione, ha scelto l’analogia bellica per dare più forza emotiva ai dati. L’anno scorso erano stati 647mila, non pochi. Ma quest’anno il Covid ha fatto strage, soprattutto – ma non solo – nella popolazione anziana: le oltre 65.000 vittime della pandemia si aggiungono a tutte quelle, incalcolabili, per patologie che non hanno potuto essere affrontate adeguatamente a causa del collasso del sistema sanitario sotto le due ondate, primaverile ed autunnale.

E’ chiaro che gli oltre 700.000 morti di oggi hanno un peso diverso rispetto all’analoga cifra degli anni di guerra. La popolazione attuale è molto più numerosa (59,6 milioni contro i 45,5 del 1945), e dunque la percentuale attuale è minore.

Ancor più importante è la composizione anagrafica delle perdite, visto che in guerra sale drasticamente la percentuale di giovani che perdono la vita, soprattutto maschi (anche se i bombardamenti e la fame hanno falciato senza troppi riguardi per l’età).

Dunque la situazione demografica bellica era certamente più grave, perché si usciva da un disastro con minori “forze fresche” da impegnare nella ricostruzione.

Ma proprio questa constatazione dovrebbe far saltare sulla sedia: se stiamo facendo questi paragoni, la situazione deve certamente essere terribile.

Lo capiamo subito vedendo che le nascite sono ulteriormente diminuite – in termini assoluti e dunque anche percentuali – collocandosi al punto più basso del dopoguerra: poco più di 400.000 l’anno, mentre erano state circa un milione dal ‘45 fino alla fine degli anni ‘70 (709.000 nel 1978).

E’ lampante che un Paese con questa dinamica non può sopravvivere a lungo. Le vecchie generazioni, ancorché costrette al lavoro da continui aumenti dell’età pensionabile, dovranno prima o poi uscire di scena (la dinamica è stata accelerata dal Covid, come sappiamo), mentre le nuove sono numericamente insufficienti a coprire i vuoti che si aprono.

Peggio ancora: le classi di età in maturità riproduttiva (under 45, soprattutto per le donne) sono anche quelle con la situazione reddituale peggiore. Anche quando vanno a coprire un posto di lavoro lasciato scoperto da un lavoratore andato in pensione, la loro retribuzione è molto minore. E la speranza di migliorarla praticamente nulla.

Chi non ha un reddito sufficiente neanche per sostenere se stesso (la situazione non migliora molto “facendo coppia”, perché al massimo si dimezzano le spese fisse per casa e bollette) difficilmente può programmare la nascita di un figlio. E meno ancora penserà a farne un secondo o un terzo.

Questa situazione ha spiegazioni politiche ed economiche di lungo periodo. Dipendono insomma dalle “riforme” messe in atto – guarda caso – dal 1980 in poi, quando una/un lavoratrice/ore dipendente poteva con un solo stipendio mantenere tutta la famiglia.

Oggi, anche lavorando in due, si fa fatica ad arrivare a fine mese.

La precarietà contrattuale, divenuta la “nuova normalità”, ha ridotto a zero il potere di contrattazione dei lavoratori dipendenti. Sia per quanto riguarda le condizioni di lavoro (orario, turni, festività, periodi di malattia, ecc), sia e soprattutto per quanto riguarda l’entità del salario.

Nel linguaggio marxiano, si può dire, quel salario è sceso sotto il livello di riproduzione della forza lavoro. E se a livello individuale la situazione può apparire meno drammatica – il “welfare familiare”, finché ci saranno pensionati a integrare i redditi di figli e nipoti, attenua percentualmente la percezione della miseria profonda dei lavoratori precari – a livello collettivo è chiarissima: le nuove generazioni di lavoratori e disoccupati si riproducono molto meno.

Perché non possono, non perché non vogliano (siamo pur sempre dei normali esseri viventi, con le stesse finalità delle altre specie).

E’ comprensibile – ma da maiali, sul piano intellettuale – che i media di regime diano ai giovani “la colpa” di non fare figli per motivi “culturali”, edonistici (“ve la volete spassare senza prendervi responsabilità”), egoistici e quant’altro.

Ma proprio questo denota la follia di un sistema malato. Che non riesce più a riprodursi perché l’ansia di profitto vede ogni cosa naturale o relazione umana come un “elemento della merce”. Insomma: solo un modo per fare soldi.

Possiamo affrontare questo problema epocale dal punto di vista del clima e dell’ambiente (l’insieme entro cui possiamo sopravvivere oppure estinguerci come genere umano), oppure dal punto di vista sanitario (la gestione della pandemia ha fatto strage soprattutto nel cuore del neoliberismo occidentale, mandando in crisi profonda proprio quell’economia che si intendeva anteporre alla salute e alla vita). O anche da altri punti di vista.

In tutti i casi arriviamo allo stesso punto: la riproduzione (quella umana e quella della natura) è ormai negata dallo sviluppo capitalistico. Questo, sì, irresponsabile.

Viene da pensare a quei maiali – sul piano intellettuale – che ci smenano continuamente con la solfa del “debito pubblico che lasciamo ai nostri figli”.

A quei figli stanno lasciando – loro che lo difendono a suon di bigliettoni, non certo noi che lo combattiamo – un mondo invivibile. Dentro cui è già ora diventato impossibile riprodursi.

(17 dicembre 2020)

Fonte: Contropiano, 8 Aprile 2023

https://www.la7.it/intanto/video/il-razzo-di-spacex-esplode-in-volo-le-immagini-incredibili-20-04-2023-481497

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e mebro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

SANITA’, L’ALLARME DEI MEDICI: “CRESCONO I RICOVERI E MANCA IL PERSONALE, CURE A RISCHIO”

Di Redazione 17 dicembre 2022, 18:35 CET

I medici italiani in sciopero – Foto Ansa
https://www.upday.com/it/sanita-lallarme-dei-medici-crescono-i-ricoveri-e-manca-il-personale-cure-a

Il personale sanitario già da anni denuncia la difficile situazione negli ospedali, tra turni massacranti e contratti scaduti che portano i medici ad allontanarsi dalle strutture pubbliche. Ma il quadro potrebbe aggravarsi a causa dell’aumento dei ricoveri da Covid e da influenza delle ultime settimane.

L’aumento dei ricoveri per Covid e influenza e la necessità di ferie per medici e operatori sanitari costituiscono un “mix micidiale” per il Sistema sanitario nazionale. A dirlo all’Adnkronos è Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato Anaao Assomed, che lancia l’allarme sulla situazione degli ospedali italiani in questo particolare momento dell’anno. “Rischiamo di poter garantire solo le emergenze ed essere costretti a rinviare e ritardare le prestazioni ordinarie, aggravando i ritardi già accumulati in pandemia”, avverte.

“Un sistema già al collasso”: i numeri del fenomeno

Di Silverio prosegue ricordando i numeri del fenomeno. I medici italiani hanno “5 milioni di giornate di ferie non godute e il 65% di operatori in burnout. Ogni giorno 7 professionisti si dimettono, per un totale di quasi 3mila dimissioni solo nell’ultimo anno. Il sistema già oggi è al collasso”. A una situazione già drammatica, si aggiunge la circolazione del Covid che negli ultimi mesi ha ripreso a correre e della diffusione dell’influenza stagionale, che quest’anno sta colpendo duramente i reparti. Alla drammatica carenza di personale e alla necessità di ferie, si è aggiunta l’inaspettata pressione sugli ospedali per i ricoveri legati alle malattie respiratorie circolanti. Che rischia di aggravarsi durante il periodo delle feste imminente.

La critica alla Manovra e lo sciopero dei medici

Come denuncia il segretario, la situazione di anno in anno si fa sempre più critica: contratti scaduti e mai attuati, turni infiniti e aggressioni in quelli che dovrebbero essere luoghi di cure costringono sempre più medici a lasciare il Ssn, scegliendo il privato o l’estero, svuotando gli ospedali, creando file lunghissime in pronto soccorso e liste d’attesa fino a 18 mesi per visite e esami. Da Di Silverio arriva quindi la stoccata alla Manovra: nella nuova legge di bilancio il finanziamento previsto per il comparto sanitario è di 2,2 miliardi. Un investimento per molti non sufficiente per risolvere le criticità emerse.

“Se in questa Finanziaria nessuno si è sognato di presentare un solo emendamento in soccorso dei professionisti della sanità, è naturale che poi, sotto le ferie, tra picchi influenzali e mancanza di soluzioni il cocktail è davvero velenoso”. Tutto questo “porta a quello che abbiamo già visto in pandemia: dovremo dare precedenza assoluta alle cure in urgenza, di fatto continuando a bloccare le cure in elezione con la conseguenza che le liste d’attesa cresceranno ancora, gli interventi chirurgici continueranno ad essere rimandati, i pazienti cronici verranno seguiti poco e la salute della popolazione globale peggiorerà“, conclude Di Silverio.

Per questo medici, veterinari e dirigenti sanitari sono scesi in piazza il 15 dicembre: lo sciopero organizzato dalle principali sigle sindacali è stato indetto per protestare contro il “definanziamento ulteriore della sanità pubblica”, e in difesa del Sistema sanitario nazionale.

“Chiediamo che la legge di bilancio 2023 destini risorse reali alla salute dei cittadini, aumenti le assunzioni di personale medico, veterinario e sanitario, per migliorare le condizioni di lavoro all’interno degli ospedali e dei presidi territoriali, superando i vincoli imposti dai tetti di spesa, per garantire ai cittadini i livelli essenziali di assistenza in tempi accettabili; incrementi le retribuzioni del personale, oggi al terz’ultimo posto in Europa, anche attraverso politiche di defiscalizzazione già concesse alle partite IVA, al settore privato e ad altre categorie del pubblico impiego; renda accessibili a tutti i cittadini le prestazioni sanitarie appropriate contro l’allungamento delle liste d’attesa e i viaggi della speranza”, si leggeva nel comunicato diffuso dai sindacati.

Fonte: Adnkronos

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CEN Abruzzo