Lombardia

LONG COVID: TESTIMONIANZA ESCLUSIVA DI TRACEY THOMPSON DA TORONTO, ONTARIO CANADA SU AL JAZEERA, 14 MARZO 2024

Minelli, ‘Long Covid non è malattia immaginaria, vasculiti fenomeno chiave’

di Adnkronos   14-03-2024 

https://notizie.tiscali.it/salute/articoli/minelli-long-covid-non-a-malattia-immaginaria-vasculiti-fenomeno-chiave-00001/

Roma, 14 Marzo (Adnkronos Salute) – Oggi chi porta gli effetti del Long Covid “non ha segni oggettivabili (tampone, esami radiologici) di un’infezione virale in corso o di una condizione infiammatoria (Pcr, Ves, D-Dimero), ma questo non vorrà dire affatto che quei pazienti, dopo un’infezione da Sars Cov-2, siano psichicamente tarati o abbiano somatizzato o siano malati immaginari. Di quei pazienti, diversi continueranno a manifestare sensazione generale di malessere, turbe cognitive, astenia e facile stancabilità, dolori articolari di varia intensità assimilabili a quella che più comunemente viene chiamata fibromialgia, discomfort intestinale. Ma sono le vasculiti ad essere un fenomeno cruciale”. Lo afferma all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione per la Medicina personalizzata (FMP), in occasione della Giornata Mondiale dedicata al Long Covid che si celebra domani.

“Fin dagli esordi della pandemia non abbiamo mai smesso di sottolineare, sul versante strettamente clinico, la valenza sistemica della malattia da nuovo coronavirus, dopo aver scartato a priori ogni ipotesi poggiata sul semplicistico sillogismo deduttivo che vorrebbe un virus respiratorio, quindi assunto attraverso le vie aeree, linearmente responsabile di una polmonite e basta. E proprio questa visione allargata del fenomeno Covid ha messo in evidenza alcuni aspetti clinici che hanno finito per rivelarsi di grande rilevanza epidemiologica e che sembrano più fortemente coinvolgere il distretto cardiovascolare”, aggiunge Minelli.

“Ma d’altro canto – osserva – che la storia della Covid-19 non fosse proprio linearmente banale ce l’avevano anche detto i cinesi, quelli di Wuhan e dintorni, che in uno studio pubblicato sul ‘Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Diseases’ ci avevano parlato di una ‘tempesta citochinica’ caratterizzata da un aumento dei livelli ematici di diversi mediatori della cosiddetta immunoflogosi. Queste citochine, delle quali i medici di Wuhan raccontavano gli effetti, altro non sono se non veri e propri ‘segnali di comunicazione’ tra sistema immunitario e cellule e tessuti dell’organismo e, in alcuni casi, sono in grado di promuovere e mantenere importanti processi infiammatori a carico di diversi organi e apparati. Figura tra questi ultimi il sistema cardiovascolare con possibile diffuso coinvolgimento dei vasi sanguigni, da quelli polmonari a quelli cerebrali, cardiaci, renali e fino ai più periferici”.

Fonte: Adnkronos

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Minelli, ‘Long Covid is not an imaginary disease, vasculitis is a key phenomenon’

Rome, March 14 (Adnkronos Health) – Today those who suffer from the effects of Long Covid “have no objective signs (swab, radiological tests) of an ongoing viral infection or an inflammatory condition (Pcr, ESR, D-Dimer), but this does not mean at all that those patients, after an infection with Sars Cov-2, are psychically impaired or have somatization or are imaginary illnesses. Of those patients, several will continue to demonstrate a general feeling of malaise, cognitive disorders, asthenia and easy tiredness, joint pain of varying intensity similar to what is more commonly called fibromyalgia, intestinal discomfort. But it’s the vasculitis that is a crucial phenomenon.” Immunologist Mauro Minelli, responsible for the South of the Foundation for Personalized Medicine (FMP), stated this to Adnkronos Salute on the occasion of the World Day dedicated to Long Covid which will be celebrated tomorrow.

“Since the beginning of the pandemic we have never stopped underlining, on a strictly clinical side, the systemic value of the new coronavirus disease, after having discarded a priori every hypothesis based on the simplistic deductive syllogism that would have a respiratory virus, therefore assumed through the aerial, linearly responsible for pneumonia and that’s it. And precisely this broadened vision of the Covid phenomenon has highlighted some clinical aspects which have ended up proving to be of great epidemiological relevance and which seem to more strongly involve the cardiovascular district”, adds Minelli.

“But on the other hand – he observes – the Chinese, those from Wuhan and surrounding areas, had also told us that the story of Covid-19 was not exactly linearly banal, in a study published in the ‘Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Diseases ‘they told us about a ‘cytokine storm’ characterized by an increase in the blood levels of various mediators of the so-called immunophlogosis. These cytokines, whose effects the Wuhan doctors described, are nothing other than real ‘communication signals’ between the immune system and the cells and tissues of the organism and, in some cases, they are able to promote and maintain important inflammatory processes affecting various organs and systems. Among the latter, the cardiovascular system with possible widespread involvement of blood vessels, from those from the lungs to those in the brain, heart, kidneys and up to the most peripheral ones”.

Source: Adnkronos

15 MARZO: LONG COVID DAY

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di Marta Esperti (MA, PhD candidate), ricercatrice e Long COVID advocate, fondatrice del collettivo di supporto Italiano “Long Covid Italia”, ed Elisa Perego (MA, PhD), ricercatrice e Long Covid advocate.

Il 15 Marzo 2024 i pazienti di tutto il mondo affetti da long Covid organizzano la seconda Giornata internazionale per la sensibilizzazione sulla patologia. Questa importante iniziativa è volta a tenere alta l’attenzione sui rischi di medio e lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2.

Per l’occasione, gli hashtag maggiormente usati sui social media sono: #LongCovidAwareness, #LongCovidAwarenessMonth e #LongCovidAwarenessDay. Numerose le iniziative in tutto il mondo per mobilitare l’opinione pubblica sulla gravità e la persistenza della malattia long Covid, con particolare enfasi sulla richiesta di trattamenti efficaci da parte dell’advocacy mondiale. 

https://nursetimes.org/15-marzo-long-covid-day/173547

Il SARS-CoV-2 è un virus che continua a circolare a livello consistente su scala globale, con continue mutazioni e con conseguenze di alta mortalità e morbilità.

Molti pazienti affetti da long Covid, ancora dalla prima ondata del Febbraio-Marzo 2020, non sono mai guariti e non sono mai potuti tornare alla vita precedente, inclusa quella lavorativa. Inoltre, una percentuale significativa di persone continua a sviluppare la malattia, o a subire peggioramenti di questa patologia, a seguito delle reinfezioni.

E’ importante ricordare che il contributo dei pazienti della prima ondata pandemica è stato pionieristico per la sensibilizzazione, il riconoscimento e la ricerca sull’infezione da SARS-CoV-2, con il prolungamento del Covid-19 in una malattia cronica.

Cosa è il Long Covid? Il termine e il concetto nascono dall’unione dei pazienti colpiti dalla prima ondata pandemica. Il termine “long Covid” viene condiviso per la prima volta su Twitter nella primavera del 2020. In pochi mesi, la comunità internazionale dei pazienti riesce a portare la propria voce davanti all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Il Long Covid viene riconosciuto formalmente dall’OMS il 21 Agosto 2020. La ricercatrice Marta Esperti, fondatrice nel Luglio 2020 del collettivo di sostegno italiano “Long Covid Italia”, e la ricercatrice Elisa Perego (PhD), che ha coniato il termine “Long Covid”, hanno rappresentato l’Italia a questo incontro chiave con l’OMS, e hanno guidato in Italia il riconoscimento del Long COVID con l’Istituto Superiore di Sanità ed il ministero della Salute, nell’ambito della prima giornata italiana dedicata alla sensibilizzazione sulla ricerca bio-medica sul Long Covid, avvenuta il 30 gennaio 2021, alla quale fa seguito una nota dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel Luglio 2021, l’Istituto Superiore di Sanità diffonde un report sulla definizione e gestione del Long Covid nei pazienti adulti e pediatrici.

A partire dall’ottobre 2021 l’OMS comunicava una definizione ufficiale della patologia Long COVID sotto il nome di “post Covid-19 condition” o “condizione post Covid” tramite il metodo DELPHI che vede la partecipazione anche dei pazienti, tra cui per l’Italia, Marta Esperti.

Il Covid-19 è ormai tra le patologie più studiate nella storia della medicina. Ad oggi, 13 marzo 2024, una ricerca sul repository per pubblicazioni medico-scientifiche PubMed, sotto il termine *Covid, produce oltre 410.000 risultati. Tra queste, migliaia sono le pubblicazioni dedicate al Long Covid.

Il Covid-19, con il suo prolungamento nel long Covid, sono stati associati scientificamente a danno e disfunzione in molteplici organi e sistemi organici, dal sistema nervoso a quello cardiovascolare. Sono ben attestati disturbi della coagulazione con micro-coaguli diffusi, macro-embolie e micro-embolie, danni cardiaci e cardio-vascolari, fibrosi e danni multi-organo, conseguenze autoimmuni sistemiche, disfunzione prolungata del sistema immunitario, gravi eventi trombo-embolici ben oltre la fase acuta dell’infezione, patologie metaboliche come il diabete, danni a carico del sistema nervoso centrale e periferico, e patologie gastrointestinali, solo per citare alcune condizioni associate all’infezione da SARS-CoV-2.

Nell’ultimo anno le evidenze scientifiche a favore di una persistenza virale si sono avvalorate, aprendo piste per nuove terapie con anticorpi monoclonali ed antivirali. La patologia Long Covid può presentare un decorso non lineare, con fasi di aggravamento e miglioramento che si alternano, ma con possibile patologia sub-clinica o paucisintomatica.

Decine, se non centinaia di milioni di persone al mondo, soffrono o hanno sofferto di Long Covid. Le ricadute sulla vita personale dei pazienti e sull’economia sono severe. E’ dunque cruciale una presa in carico dei pazienti Long Covid da parte del sistema sanitario nazionale. Questo, anche per evitare ulteriori aggravamenti di condizioni, come le coagulopatie o le patologie endocrine, autoimmuni o cardiometaboliche, per cui possono esistere dei trattamenti clinici adeguati, già disponibili in attesa di una cura risolutiva. 

Auspichiamo un incentivo nel finanziamento della ricerca, in modo da incrementare ulteriormente le nostre conoscenze sulla malattia Long Covid e supportare lo sviluppo di una cura. Il riconoscimento, nei casi opportuni, della disabilità, di codici di esenzione ed altre forme di supporto per il Long Covid e le patologie ad esse associate, è urgente.

Inoltre la possibilità, nel mondo del lavoro, di legittimare la malattia, usufruire di flessibilità degli orari o accesso da remoto è fondamentale per assicurare una vita dignitosa ai malati, allo scopo di una partecipazione quanto più estesa possibile alla vita sociale e lavorativa.

Redazione Nurse Times

Fonte: Nurse Times

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15 MARCH LONG COVID DAY

We receive and publish a press release signed by Marta Esperti (MA, PhD candidate), researcher and Long COVID advocate, founder of the Italian support collective “Long Covid Italia”, and Elisa Perego (MA, PhD), researcher and Long Covid advocate.

On March 15, 2024, patients from all over the world suffering from long Covid will organize the second International Day for Awareness of the Pathology. This important initiative is aimed at keeping attention high on the medium and long-term risks of SARS-CoV-2 infection.

For the occasion, the most used hashtags on social media are: #LongCovidAwareness, #LongCovidAwarenessMonth and #LongCovidAwarenessDay. Numerous initiatives around the world to mobilize public opinion on the severity and persistence of the long Covid disease, with particular emphasis on the request for effective treatments by global advocacy.

SARS-CoV-2 is a virus that continues to circulate at a consistent level on a global scale, with continuous mutations and with high mortality and morbidity consequences.

Many patients suffering from long Covid, even from the first wave of February-March 2020, have never recovered and have never been able to return to their previous life, including working life. Furthermore, a significant percentage of people continue to develop the disease, or experience worsening of the disease, following reinfections.

It’s important to remember that the contribution of patients of the first pandemic wave was pioneering for awareness, recognition and research on SARS-CoV-2 infection, with the prolongation of Covid-19 into a chronic disease.

What is Long Covid? The term and concept arise from the union of patients affected by the first pandemic wave. The term “long Covid” was shared for the first time on Twitter in the spring of 2020. In a few months, the international patient community managed to bring its voice to the World Health Organization (WHO).

Long Covid was formally recognized by the WHO on 21 August 2020. The researcher Marta Esperti, founder of the Italian support collective “Long Covid Italia” in July 2020, and the researcher Elisa Perego (PhD), who coined the term “long Covid”, represented Italy at this key meeting with the WHO, and led the recognition of Long COVID in Italy with the Istituto Superiore di Sanità and the Ministry of Health, as part of the first Italian day dedicated to raising awareness on bio-medical research on long Covid, which took place on 30 January 2021, which was followed by a note from the Istituto Superiore di Sanità. In July 2021, the Istituto Superiore di Sanità released a report on the definition and management of long Covid in adult and pediatric patients.

Starting from October 2021, the WHO communicated an official definition of the long COVID pathology under the name of “post Covid-19 condition” or “post Covid condition” through the DELPHI method which also sees the participation of patients, including for ‘Italy, Marta Esperti.

Covid-19 is now among the most studied pathologies in the history of medicine. To date, March 13, 2024, a search on the repository for medical-scientific publications PubMed, under the term *Covid, produces over 410,000 results. Among these, there are thousands of publications dedicated to Long Covid.

Covid-19, with its extension into long Covid, have been scientifically associated with damage and dysfunction in multiple organs and organic systems, from the nervous to the cardiovascular system. Coagulation disorders with diffuse micro-clots, macro-embolisms and micro-embolisms, cardiac and cardio-vascular damage, fibrosis and multi-organ damage, systemic autoimmune consequences, prolonged dysfunction of the immune system, serious thrombo-embolic events are well established beyond the acute phase of the infection, metabolic pathologies such as diabetes, damage to the central and peripheral nervous system, and gastrointestinal pathologies, just to name a few conditions associated with SARS-CoV-2 infection.

Over the last year, the scientific evidence in favor of viral persistence has gained ground, opening paths for new therapies with monoclonal and antiviral antibodies. Long Covid pathology can present a non-linear course, with alternating phases of aggravation and improvement, but with possible sub-clinical or paucisymptomatic pathology.

Tens, if not hundreds of millions of people in the world suffer or have suffered from Long Covid. The repercussions on patients’ personal lives and on the economy are severe. It is therefore crucial for the national healthcare system to take charge of Long Covid patients. This is also to avoid further worsening of conditions, such as coagulopathies or endocrine, autoimmune or cardiometabolic pathologies, for which there may be adequate clinical treatments, already available while awaiting a definitive cure.

We hope for an incentive to fund research, so as to further increase our knowledge of the Long Covid disease and support the development of a cure. The recognition, in appropriate cases, of disability, exemption codes and other forms of support for Long Covid and associated pathologies is urgent.

Furthermore, the possibility, in the world of work, to legitimize the illness, take advantage of flexible working hours or remote access is essential to ensure a dignified life for the sick, with the aim of participating as widely as possible in social and working life.

Source: Nurse Times

Long Covid Day, mix Arginina e Vitamina C funziona in 8 pazienti su 10 anche contro insonnia e disturbi gastrici

https://nursetimes.org/long-covid-day-mix-arginina-e-vitamina-c-funziona-in-8-pazienti-su-10-anche-contro-insonnia-e-disturbi-gastrici/153317

Lo dimostra uno studio sul Long Covid che ha coinvolto oltre 20 centri di ricerca, coordinato dal Consorzio International Translational Medical Education (ITME), che coinvolge l’Università Federico II di Napoli, l’Albert Einstein College di New York e il Cardiovascular Research Center di Ahalst (Belgio). Secondo la ricerca l’utilizzo di un cocktail di Arginina e Vitamina C è in grado di migliorare la percezione dei sintomi più comuni legati alla sindrome post-Covid nell’87% dei pazienti con disturbi gastrici e nell’80% dei pazienti con insonnia. Alla vigilia di quella che per moltissimi pazienti dovrebbe essere la Giornata internazionale sulla consapevolezza sul Long Covid, la ricerca offre dunque un approccio integrativo, sicuro ed efficace, per contrastare i più comuni sintomi della sindrome post-Covid.

Roma, martedì 14 marzo 2023 – A tre anni di distanza dalla scoperta del Long Covid, dagli Stati Uniti si è diffuso un movimento social che unisce migliaia di pazienti in tutto il mondo e che oggi chiedono alle Nazioni Unite di ufficializzare l’istituzione del Long Covid Awareness Day, Giornata internazionale della consapevolezza sul Long Covid, da celebrare il 15 marzo. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione su questa “pandemia nella pandemia” che si stima riguardi globalmente ben 63 milioni di persone e che continua ad avere un impatto molto negativo sulla qualità della vita di un esercito di “ex-positivi”. I pazienti chiedono di non essere lasciati soli ad affrontare quella che ancora oggi è a tutti gli effetti una sindrome per molti aspetti misteriosa. Ma la scienza continua a lavorare alla ricerca di nuovi approcci per il Long Covid, contro il quale oggi non esistono terapie mirate.

E’ in questo contesto che si inserisce un nuovo studio multicentrico, pubblicato sulla rivista Pharmacological Research, che ha coinvolto 20 centri italiani, tra cui università ed ospedali, coordinato da un consorzio internazionale composto dall’Università Federico II di Napoli, l’Albert Einstein College of New York e il Cardiovascular Research Center di Ahalst (Belgio). Secondo questa ricerca il mix di Arginina e Vitamina C, dopo essersi rivelato efficace nel contrastare la perdita di forza muscolare nei pazienti post-Covid, ha dimostrato di migliorare in modo marcato anche altri sintomi legati al Long Covid, tra cui in particolare insonnia e disturbi gastrointestinali.

Lo studio

Nello studio sono stati coinvolti in totale 1.390 pazienti con Long Covid, intervistati in relazione ai sintomi manifestati e divisi in due gruppi:  un primo che ha ricevuto una combinazione multivitaminica (tra cui Vitamina B, B1, B2, B6 e acido folico) e un secondo che ha ricevuto il mix di Arginina e Vitamina C liposomiale. “Dopo 30 giorni abbiamo osservato che nell’87% dei pazienti a cui è stato dato il mix di Arginina e Vitamina C, i disturbi gastrici erano assenti contro il 64% dei pazienti che invece ha ricevuto il composto multivitaminico – spiega Gaetano Santulli, tra i principali autori dello studio e professore di Cardiologia dell’Albert Einstein College di New York -. Allo stesso modo per l’insonnia il disturbo è risultato assente nell’80% dei pazienti trattati con il cocktail Arginina + Vitamina C, contro il 40% dei pazienti che ha ricevuto l’altro composto a base di Vitamina B”.

“E’ ormai noto che il Long Covid determina disturbi neurologici, tra cui l’insonnia, e colpisce anche l’intestino con lo sviluppo di sintomi gastrointestinali persistenti, come nausea, diarrea e dolori addominali – spiega Bruno Trimarco, co-autore dello studio e professore emerito di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli -. Tra i possibili meccanismi coinvolti vi è l’alterazione della barriera ematoencefalica costituita da cellule endoteliali che può comportare una disregolazione del sistema neurovegetativo. Questa disfunzione altera il ritmo sonno-veglia con sviluppo dell’insonnia e implicazioni anche a livello gastrico-metabolico con l’insorgenza di nausea e crampi addominali”.

 L’arginina è un amminoacido essenziale che ha molteplici funzioni nella reattività endoteliale in risposta all’esigenza dei diversi tessuti. Di conseguenza, ripristinare i valori di Arginina porta a un miglioramento significativo dei sintomi associati alla sindrome post-infezione”, concludono gli esperti.

Redazione NurseTimes

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Long Covid Day, Arginine and Vitamin C mix works in 8 out of 10 patients also against insomnia and gastric disorders

This is demonstrated by a study on Long Covid involving over 20 research centers, coordinated by the International Translational Medical Education (ITME) Consortium, which involves the Federico II University of Naples, the Albert Einstein College of New York and the Cardiovascular Research Center of Ahalst (Belgium). According to research, the use of a cocktail of Arginine and Vitamin C is able to improve the perception of the most common symptoms linked to post-Covid syndrome in 87% of patients with gastric disorders and in 80% of patients with insomnia. On the eve of what for many patients should be the International Long Covid Awareness Day, the research therefore offers an integrative, safe and effective approach to combat the most common symptoms of post-Covid syndrome.

Rome, Tuesday 14 March 2023 – Three years after the discovery of Long Covid, a social movement has spread from the United States which unites thousands of patients around the world and who are today asking the United Nations to formalize the institution of Long Covid Awareness Day, International Long Covid Awareness Day, to be celebrated on March 15th. The objective is to draw attention to this “pandemic within the pandemic” which is estimated to affect 63 million people globally and which continues to have a very negative impact on the quality of life of an army of “ex-positives”. Patients ask not to be left alone to face what is still to all intents and purposes a mysterious syndrome in many respects. But science continues to work on finding new approaches for Long Covid, against which there are no targeted therapies today.

It’s in this context that a new multicenter study is inserted, published in the Journal Pharmacological Research, which involved 20 Italian centers, including universities and hospitals, coordinated by an international consortium composed of the Federico II University of Naples, the Albert Einstein College of New York and the Cardiovascular Research Center of Ahalst (Belgium). According to this research, the mix of Arginine and Vitamin C, after proving effective in counteracting the loss of muscle strength in post-Covid patients, has also been shown to markedly improve other symptoms linked to Long Covid, including in particular insomnia and gastrointestinal disorders.

The study

A total of 1,390 patients with Long Covid were involved in the study, interviewed in relation to the symptoms experienced and divided into two groups:  a first who received a multivitamin combination (including Vitamin B, B1, B2, B6 and folic acid) and a second who received the mix of Arginine and liposomal Vitamin C. “After 30 days we observed that in 87% of the patients who were given the mix of Arginine and Vitamin C, gastric disorders were absent compared to 64% of the patients who instead received the multivitamin compound – explains Gaetano Santulli, among the main authors of the study and professor of Cardiology at Albert Einstein College in New York-. Similarly, for insomnia, the disorder was absent in 80% of patients treated with the Arginine + Vitamin C cocktail, compared to 40% of patients who received the other Vitamin B-based compound.”

“It is now known that Long Covid causes neurological disorders, including insomnia, and also affects the intestine with the development of persistent gastrointestinal symptoms, such as nausea, diarrhea and abdominal pain – explains Bruno Trimarco, co-author of the study and professor emeritus of Cardiology at the Federico II University of Naples -. Among the possible mechanisms involved is the alteration of the blood-brain barrier made up of endothelial cells which can lead to a dysregulation of the autonomic nervous system. This dysfunction alters the sleep-wake rhythm with the development of insomnia and also has implications at a gastric-metabolic level with the onset of nausea and abdominal cramps.”

“Arginine is an essential amino acid that has multiple functions in endothelial reactivity in response to the needs of different tissues. Consequently, restoring Arginine values ​​leads to a significant improvement in the symptoms associated with post-infection syndrome”, conclude the experts.

Source: Nurse Times

Long Covid: nuove possibilità di cura da farmaci antistaminici e antiulcera

https://nursetimes.org/long-covid-nuove-possibilita-di-cura-da-farmaci-antistaminici-e-antiulcera/162674

Una combinazione di vecchi farmaci antistaminici e antiulcera accende la speranza in coloro che soffrono della sindrome del Long Covid, una malattia multisistemica conseguenza dell’infezione da SARS-Cov-2. A dimostrarlo è uno studio multicentrico coordinato dal professor Carmine Gazzaruso, responsabile Centro di Ricerca Clinico (Ce.R.C.A.) dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Gruppo San Donato) e professore di Endocrinologia dell’Università Statale di Milano, che indaga il ruolo dei mastociti, cellule del sangue, nella fisiopatologia del Long Covid e l’efficacia del trattamento con bloccanti dei recettori dell’istamina, che è una delle sostanze rilasciate dai mastociti.

Il Long Covid è una patologia, talvolta invalidante, che ad oggi non ha una terapia standard ed efficace e può presentare una grande varietà di sintomi: cardiovascolari, psicologici, neurologici, respiratori, gastrointestinali, dermatologici e muscoloscheletrici. Tra queste manifestazioni le più comuni sono tachicardia, palpitazioni, ipotensione posturale, affaticamento, deterioramento cognitivo, mancanza di respiro e tosse.

Il team dei ricercatori guidati dal professor Gazzaruso ha preso in esame quattro gruppi di sintomi caratteristici nel Long Covid: stanchezza e astenia, alterazione cardiaca, nebbia mentale e alterazione della memoria, disturbi gastrointestinali (dolore, meteorismo, gonfiore). È stato quindi selezionato un campione di 27 soggetti affetti da questa condizione, che presentavano però caratteristiche comuni: soffrire di Long Covid da oltre sei mesi, essersi sottoposti a diversi trattamenti – come ad esempio aver assunto multivitaminici, betabloccanti e aver affrontato percorsi riabilitativi – con risultati fallimentari.

“Inoltre i pazienti arruolati per il nostro trial non erano vaccinati contro il SARS-CoV-2, perché il vaccino potrebbe modificare i sintomi del Long Covid, non erano soggetti allergici e non avevano mai sofferto, prima della infezione da SARS-CoV-2, di uno dei sintomi presi in considerazione nello studio – afferma Gazzaruso, principal investigator del lavoro, pubblicato sulla rivista Frontiers in Cardiovascular Medicine -. La stanchezza, che accomunava tutto il campione preso in esame, doveva essere accompagnata, per la validità dello studio, da almeno uno degli altri sintomi. Nella media dei pazienti esaminati il dato è stato confermato, registrando, anzi, la presenza di tre sintomi, se non addirittura dell’intera sintomatologia”.

Studi precedenti, condotti a livello nazionale e internazionale, avevano evidenziato come nei pazienti con Long Covid vi fosse una maggiore attivazione dei mastociti rispetto al normale, reazione simile a quanto avviene nei soggetti allergici con i quali vi è, effettivamente, anche un’assonanza di sintomi. Nel paziente allergico si verifica una grande produzione di istamina e prostaglandine, sostanze liberate in eccesso dai mastociti, esattamente come rilevato anche nel campione dello studio. Si evince quindi che nei pazienti con Long Covid si scateni una reazione cronica infiammatoria sostenuta con un meccanismo tipico dell’allergia.

Questa evidenza ha generato nei ricercatori l’idea di inibire la reazione prodotta, bloccando due dei quattro recettori dell’istamina, detti H1 e H2, mediante l’impiego di due farmaci datati, ormai poco utilizzati nella pratica clinica quotidiana: un antistaminico (la fexofenadina) e un antiulcera (la famotidina), molto usato prima dell’avvento dell’omeprazolo. Nello specifico, l’antistaminico bloccava il recettore H1 dell’istamina, mentre il secondo inibiva il recettore H2.

Il campione è stato poi suddiviso in due gruppi: il primo, formato da 14 persone, ha ricevuto la terapia farmacologica combinata, mentre al secondo, il gruppo di controllo formato da 13 persone, non è stato somministrato nulla. I risultati sono stati promettenti: i sintomi del Long Covid sono scomparsi completamente nel 29% dei pazienti del primo gruppo, dopo soli 20 giorni di trattamento. In tutti gli altri pazienti trattati si è comunque rilevato un miglioramento significativo di ciascuno dei sintomi considerati. Nel gruppo di controllo, invece, non si sono registrate variazioni in merito allo stato di salute.

Lo studio è stato condotto grazie al contributo dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pavia), dell’Università Statale di Milano, dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano) e del Centro Medico Ticinello di Pavia.

“Questa scoperta permetterà alle persone affette da Long Covid, che presentano questo disturbo legato ai mastociti, di guarire o migliorare la propria condizione di salute, attraverso una terapia molto semplice e anche facilmente reperibile – afferma Gazzaruso –. La nostra intuizione è frutto anche del lavoro di tanti colleghi sparsi per il mondo che stanno cercando delle risposte e delle cure per tutti coloro che, a distanza di anni, vivono ancora le conseguenze, talvolta molto gravi e invalidanti, dell’infezione da Covid-19”.

Redazione Nurse Times

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Long Covid: new treatment possibilities from antihistamine and antiulcer drugs

A combination of old antihistamine and anti-ulcer drugs kindles hope in those suffering from Long Covid syndrome, a multisystem disease resulting from SARS-Cov-2 infection. This is demonstrated by a multicenter study coordinated by Professor Carmine Gazzaruso, head of the Clinical Research Center (Ce.R.C.A.) of the Beato Matteo Clinical Institute of Vigevano (San Donato Group) and professor of Endocrinology at the State University of Milan, which investigates the role of mast cells, blood cells, in the pathophysiology of Long Covid and the effectiveness of treatment with blockers of histamine receptors, which is one of the substances released by mast cells.

Long Covid is a pathology, sometimes disabling, which to date has no standard and effective therapy and can present a wide variety of symptoms: cardiovascular, psychological, neurological, respiratory, gastrointestinal, dermatological and musculoskeletal. Among these manifestations, the most common are tachycardia, palpitations, postural hypotension, fatigue, cognitive impairment, shortness of breath and cough.

The team of researchers led by Professor Gazzaruso examined four groups of characteristic symptoms in Long Covid: tiredness and asthenia, cardiac alteration, mental fog and memory alteration, gastrointestinal disorders (pain, meteorism, swelling). A sample of 27 subjects affected by this condition was therefore selected, who however had common characteristics: suffering from Long Covid for over six months, having undergone various treatments – such as having taken multivitamins, beta blockers and having undergone rehabilitation programs – with unsuccessful results.

“Furthermore, the patients enrolled in our trial were not vaccinated against SARS-CoV-2, because the vaccine could modify the symptoms of Long Covid, they were not allergic subjects and had never suffered, before the SARS-CoV-2 infection , of one of the symptoms taken into consideration in the study – says Gazzaruso, principal investigator of the work, published in the journal Frontiers in Cardiovascular Medicine -. Fatigue, which was common to the entire sample examined, had to be accompanied, for the study to be valid, by at least one of the other symptoms. In the average of the patients examined the data was confirmed, recording, indeed, the presence of three symptoms, if not even the entire symptomatology”.

Previous studies, conducted at a national and international level, had highlighted how in patients with Long Covid there was a greater activation of mast cells compared to normal, a reaction similar to what happens in allergic subjects with whom there is, effectively, also an assonance of symptoms. In the allergic patient, there is a large production of histamine and prostaglandins, substances released in excess by the mast cells, exactly as also found in the study sample. It is therefore clear that in patients with Long Covid a sustained chronic inflammatory reaction is triggered with a typical mechanism of allergy.

This evidence generated in researchers the idea of ​​inhibiting the reaction produced, blocking two of the four histamine receptors, called H1 and H2, through the use of two dated drugs, now little used in daily clinical practice: an antihistamine (the fexofenadine) and an antiulcer (famotidine), widely used before the advent of omeprazole. Specifically, the antihistamine blocked the histamine H1 receptor, while the second inhibited the H2 receptor.

The sample was then divided into two groups: the first, made up of 14 people, received the combined drug therapy, while the second, the control group made up of 13 people, was administered nothing. The results were promising: the symptoms of Long Covid disappeared completely in 29% of patients in the first group, after just 20 days of treatment. However, in all the other patients treated, a significant improvement was detected in each of the symptoms considered. In the control group, however, there were no changes in health status.

The study was conducted thanks to the contribution of the Beato Matteo Clinical Institute of Vigevano (Pavia), the State University of Milan, the IRCCS MultiMedica of Sesto San Giovanni (Milan) and the Ticinello Medical Center of Pavia.

“This discovery will allow people suffering from Long Covid, who have this disorder linked to mast cells, to heal or improve their health condition, through a very simple and easily available therapy – says Gazzaruso -. Our intuition is also the result of the work of many colleagues around the world who are looking for answers and treatments for all those who, years later, are still experiencing the consequences, sometimes very serious and disabling, of the Covid19 infection.”

Source: Nurse Times

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

PM10 ALLE STELLE, DA DOMANI SCATTANO LE PRIME MISURE ANTISMOG IN 9 PROVINCE LOMBARDE SU 12

PM10 AT HIGH LEVEL, FROM TOMORROW THE FIRST ANTI-SMOG MEASURES ARE TAKEN IN 9 OUT OF 12 PROVINCES OF LOMBARDY

PM10 alle stelle, da domani scattano le prime misure antismog in 9 province lombarde su 12_smog https://www.msn.com/it-it/notizie/milano/pm10-alle-stelle-da-domani-scattano-le-prime-misure-antismog-in-9-province-lombarde-su-12/ar-BB1ix0tG

Tornano le misure cosiddette di primo livello (essenzialmente stop ai diesel fino all’Euro 4, ai riscaldamenti a legna e ai liquami zootecnici) in 9 province su 12 della Lombardia: tutte tranne Lecco, Sondrio e Varese, cioè la fascia pedemontana e montana della regione. Palazzo Lombardia ha dovuto alzare bandiera bianca al quarto giorno consecutivo di sforamento delle PM10, le polveri sottili, proprio ieri, domenica 18 febbraio. In estrema sintesi, oltre ai macro divieti su auto e legna, sarà proibito accendere fuochi all’aperto, e quanto ai diesel dovranno stare ferme anche le auto che hanno aderito a Move-in, il dispositivo regionale che consente di circolare anche durante le limitazioni fino a un certo massimo di chilometri. Il Move-in tornerà operativo alla disattivazione delle misure di primo livello. I riscaldamenti non dovranno superare i 19 gradi nelle abitazioni e negli esercizi commerciali, e in tutti i Comuni delle province coinvolte sarà vietato spandere i liquami prodotti negli allevamenti di bestiame.

Nonostante le misure l’assessore regionale all’Ambiente e clima Giorgio Maione si mantiene ottimista e promette “30 milioni di euro per il rinnovamento degli impianti di riscaldamento e dei veicoli circolanti. In cinque anni gli investimenti complessivi legati alla sostenibilità ambientale in Lombardia ammontano a 19 miliardi”. Le misure saranno revocate dopo due giorni consecutivi di PM10 sotto la soglia europea.

Fonte: MSN

English translate

The so-called first level measures are back (essentially a stop to diesel up to Euro 4, wood heating and livestock manure) in 9 out of 12 provinces in Lombardy: all except Lecco, Sondrio and Varese, i.e. the piedmont and mountain areas of the region. Palazzo Lombardia had to raise the white flag on the fourth consecutive day of exceeding PM10 levels, fine particles, just yesterday, sunday 18 February. In a nutshell, in addition to the macro bans on cars and wood, it will be forbidden to light open fires, and as for diesels, cars that have joined Move-in, the regional device that allows circulation even during the restrictions, will also have to stay put. up to a certain maximum of kilometres. The Move-in will return to operation when the first level measures are deactivated. Heating must not exceed 19 degrees in homes and commercial establishments, and in all the municipalities of the provinces involved it will be forbidden to spread the sewage produced on livestock farms.

Despite the measures, the regional councilor for the environment and climate Giorgio Maione remains optimistic and promises “30 million euros for the renewal of heating systems and vehicles in circulation. In five years the overall investments linked to environmental sustainability in Lombardy amount to 19 billion”. The measures will be lifted after two consecutive days of PM10 below the European threshold.

Source: MSN

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

TRIBUTO OMAGGIO DI ALESSIO BRANCACCIO ALLA MEMORIA DELLA “LOCOMOTIVA UMANA” LEARCO GUERRA, CICLISTA EROICO ANNI ’20 DEL QUALE OGGI CONSERVA LA SUA STORIA NELLA SUA BICICLETTA HAZARD BIKE

Vasto (CH), lì 3 Febbraio 2024 ore 22.56

Amici ed amiche appassionati e simpatizzanti della storia del ciclismo eroico e glorioso del passato, stasera vi racconto la storia del ciclista Learco Guerra, nato a San Nicolò Po (Mantova) in Lombardia il 14 Ottobre 1902, secondo posto al Tour de France 1930, vincitore del Campionato Mondiale a Cronometro del 1931 a Copenhagen in Danimarca, il primo corridore ad aver indossato la maglia rosa al Giro d’Italia del 1931, vincitore del Giro del Piemonte del 1934 e morto a Milano il 7 Febbraio 1963 per il degenerare della sua malattia, il morbo di Parkinson.

LA STORIA DELLA LOCOMOTIVA UMANA LEARCO GUERRA

Learco Antenore Giuseppe Guerra (San Nicolò Po14 ottobre 1902 – Milano7 febbraio 1963) è stato un ciclista su stradapistard e dirigente sportivo italiano.

Professionista dal 1928 al 1945, fu soprannominato la Locomotiva umana da Emilio Colombo, (direttore della Gazzetta dello Sport tra gli anni 20 e i 30). Formidabile passista e forte anche nelle volate in virtù del fisico possente, benché poco propenso alle salite, fu rivale di Alfredo Binda, grande campione dell’epoca e suo coetaneo. Vinse il Giro d’Italia nel 1934 e fu campione del mondo nel 1931; vinse la Milano-Sanremo nel 1933 e il Giro di Lombardia nel 1934. Si aggiudicò in totale 83 corse.

Learco Guerra (San Nicolò Po-Mantova 14 Ottobre 1902 – Milano 7 Febbraio 1963) https://it.wikipedia.org/wiki/Learco_Guerra

Carriera

Fino a 25 anni lavorò come muratore assieme al padre, capomastro in un’impresa edile del Mantovano. A credere nelle sue doti atletiche fu l’amico Gino Ghirardini che gli fece credere di aver ottenuto per lui una bicicletta e la maglia ufficiale dalla Maino. Con quella prima bicicletta da corsa venne accettato nella squadra sportiva della 23ª Legione Mincio della MVSN, con la possibilità di partecipare alla Milano-Sanremo. In quella gara tutti i componenti della squadra Maino si ritirarono, mentre Guerra giunse diciassettesimo. Giovanni Maino volle sapere chi fosse il ciclista che correva con i suoi colori senza essere della squadra e così si venne a sapere che non vi era stata alcuna donazione e che bici e maglia erano state acquistate e pagate dall’amico Ghirardini. Il significato di quella prestazione, ottenuta con una vecchia bici e per di più da pista e non da strada, non sfuggì agli occhi esperti del patron Maino e del suo consigliere Costante Girardengo. Guerra fu così preso in squadra per contrastare Binda; nonostante fosse divenuto professionista solo a 27 anni, riuscì a togliersi diverse soddisfazioni.

I suoi anni migliori furono quelli dal 1929 al 1934, tra le file della Maino: in queste stagioni vinse cinque Campionati italiani su strada consecutivi, dal 1930 al 1934, i Campionati del mondo su strada del 1931 a Copenaghen, nell’unica edizione disputata a cronometro su 172 chilometri di percorso (li coprì alla media di 35,136 km/h), la Milano-Sanremo del 1933 e il Giro d’Italia 1934, del quale si aggiudicò 10 tappe. Giunse inoltre due volte secondo al Tour de France e due volte secondo al campionato del mondo.

Fu il primo in assoluto a vestire la maglia rosa: istituita nel 1931 quale simbolo del primato in classifica e del giornale La Gazzetta dello Sport, organizzatore della corsa, venne indossata dal campione mantovano, vincitore della tappa inaugurale del diciannovesimo Giro d’Italia, la MilanoMantova. Complessivamente al Giro d’Italia si impose 31 volte, preceduto nel computo delle vittorie di tappa solamente da Cipollini e da Binda. Conquistò in pista il suo primo titolo italiano a Carpi nella corsa a punti (1929), come pure il suo ultimo campionato italiano nel 1942, al Velodromo Vigorelli di Milano, nella corsa dietro motori, a 40 anni. Il suo palmarès comprende 86 vittorie totali (compresa una Sei giorni su pista) e fino agli anni settanta il suo record di vittorie in una stagione agonistica rimase imbattuto.

Appesa la bicicletta al chiodo, dopo essere stato il primo commissario tecnico della nazionale del dopoguerra, intraprese la strada del direttore sportivo con ottimi risultati. Dall’ammiraglia della Faema e della Emi guidò molti campioni degli anni 50 come: Rik Van LooyFederico Bahamontes e, soprattutto, Hugo KobletCarlo Clerici e Charly Gaul, con i quali vinse quattro Giri d’Italia. I suoi ultimi corridori furono Vittorio Adorni e Gianni Motta, quest’ultimo già opzionato per il passaggio al professionismo ma che non fece in tempo a dirigere. Morì prematuramente in seguito ai postumi di due operazioni affrontate per tentare di sconfiggere il morbo di Parkinson.

Nella cultura di massa

Guerra fu un ciclista popolarissimo; nonostante fosse di origini settentrionali, era molto amato anche nel meridione. Di ritorno dal Tour de France 1930 ricevette un assegno, frutto di una sottoscrizione popolare dei suoi compaesani, con il quale poté comprarsi casa.

Fu anche preso a simbolo dell’Italia fascista, incarnava il mito del periodo dell’italiano forte e tenace; durante il ventennio dovette donare diverse sue medaglie alla Patria per finanziare, con la raccolta dei metalli preziosi, la Guerra d’Etiopia. Altri trofei furono poi anche trafugati dall’abitazione divenuta sede di un comando tedesco durante l’occupazione..

Nel 1994 a Mantova fu aperto, grazie al cugino Otello Giovanni Pozzi, un museo storico dedicato a Learco Guerra, curato e custodito dai volontari dell’Associazione Nazionale Atleti Azzurri d’Italia sez. di Mantova che ospitava i cimeli rimasti, tra cui la prima maglia rosa assoluta e la maglia di campione del mondo entrambe del 1931; la sede era, in Piazza Broletto, in alcune sale del Palazzo del Podestà, ed era la stessa del museo dedicato a un altro celebre sportivo mantovano ed amico di Learco Guerra: il pilota Tazio Nuvolari.

Learco Guerra oggi riposa nella tomba di famiglia del Cimitero monumentale di Mantova.

Palmarès

Strada

  • 1929 (Maino, due vittorie)

Coppa Appennino – Vignola-Modena 4ª tappa Giro di Campania (Benevento > Napoli)

  • 1930 (Maino, otto vittorie)

8ª tappa Giro d’Italia (Napoli > Roma)

11ª tappa Giro d’Italia (Ancona > Forlì)

2ª tappa Tour de France (Caen > Dinan)

13ª tappa Tour de France (Marsiglia > Cannes)

15ª tappa Tour de France (Nizza > Grenoble)

Circuito dei Monti Berici (2ª prova Campionati italiani)

Predappio-Roma (3ª prova Campionati italiani)

Coppa Caivano (4ª prova Campionati italiani)

Classifica generale Campionati italiani, a punti

  • 1931 (Maino, otto vittorie)

Giro della Provincia di Reggio Calabria (2ª prova Campionati italiani)

1ª tappa Giro d’Italia (Milano > Mantova)

2ª tappa Giro d’Italia (Mantova > Ravenna)

7ª tappa Giro d’Italia (Roma > Perugia)

8ª tappa Giro d’Italia (Perugia > Montecatini Terme)

Coppa della Vittoria (3ª prova Campionati italiani)

Campionati del mondo su strada, Prova in lineaClassifica generale Campionati italiani, a punti

  • 1932 (Maino, nove vittorie)

Giro di Campania (1ª prova Campionati italiani)

Giro di Toscana (2ª prova Campionati italiani)

1ª tappa Giro d’Italia (Milano > Vicenza)

4ª tappa Giro d’Italia (Ferrara > Rimini)

6ª tappa Giro d’Italia (Teramo > Lanciano)

8ª tappa Giro d’Italia (Foggia > Napoli)

9ª tappa Giro d’Italia (Napoli > Roma)

13ª tappa Giro d’Italia (Torino > Milano)

Predappio-Roma (5ª prova Campionati italiani)

Classifica generale Campionati italiani, a punti

  • 1933 (Maino, dieci vittorie)

Milano-Sanremo

Circuito di Belfiore (2ª prova Campionati italiani)

1ª tappa Giro d’Italia (Milano > Torino)

3ª tappa Giro d’Italia (Genova > Pisa)

5ª tappa Giro d’Italia (Firenze > Grosseto)

2ª tappa Tour de France (Lilla > Charleville-Mézières)

6ª tappa Tour de France (Évian-les-Bains > Aix-les-Bains)

7ª tappa Tour de France (Aix-les-Bains > Grenoble)

18ª tappa Tour de France (Tarbes > Pau)

23ª tappa Tour de France (Caen > Parigi)

Classifica generale Campionati italiani, a punti

  • 1934 (Maino, diciassette vittorie)

Giro di Campania (1ª prova Campionati italiani)

Giro del Piemonte (3ª prova Campionati italiani)

2ª tappa Giro d’Italia (Torino > Genova)

3ª tappa Giro d’Italia (Genova > Livorno)

4ª tappa Giro d’Italia (Livorno > Pisa)

5ª tappa Giro d’Italia (Pisa > Roma)

6ª tappa Giro d’Italia (Roma > Napoli)

9ª tappa Giro d’Italia (Campobasso > Teramo)

10ª tappa Giro d’Italia (Teramo > Ancona)

11ª tappa Giro d’Italia (Ancona > Rimini)

12ª tappa Giro d’Italia (Rimini > Firenze)

14ª tappa Giro d’Italia (Bologna > Ferrara)

Classifica generale Giro d’Italia

Gran Premio Valle Scrivia (4ª prova Campionati italiani)

Milano-Modena

Roma-Napoli-Roma (6ª prova Campionati italiani)

Classifica generale Campionati italiani, a punti Giro di Lombardia

  • 1935 (Maino, otto vittorie)

Giro di Campania (3ª prova Campionati italiani)

3ª tappa Giro d’Italia (Mantova > Rovigo)

4ª tappa Giro d’Italia (Rovigo > Cesenatico)

8ª tappa Giro d’Italia (L’Aquila > Lanciano)

9ª tappa Giro d’Italia (Lanciano > Bari)

11ª tappa Giro d’Italia (Napoli > Roma)

Milano-Modena

Giro di Romagna (5ª prova Campionati italiani)

  • 1937 (Legnano, una vittoria)

11ª tappa Giro d’Italia (Roma > Napoli)

Coppa Città di Milano

Circuito di Casalecchio di Reno

Altri successi

Coppa Diamante

Criterium di Roncoferraro

Criterium degli Assi – Milano

Corsa del Commercio – Milano

Criterium degli Assi – Chieti

Criterium degli Assi – Torino

Gran Premio di Mantova

Criterium di Bologna

Criterium degli Assi – Milano

Corsa del Commercio – Milano

Criterium di Firenze

Gran Premio di Lugano

Criterium di Pavia

Criterium degli Assi – Milano

Corsa del Commercio – Milano

Gran Premio Valle Scrivia

Circuito di Firenze

Circuito di Nizza

Circuito di Lugano

Gran Premio FCI

Classifica generale Giro della Provincia di Milano (Cronocoppie con Domenico Piemontesi)

Pista

Campionati italiani, corsa a punti

Prix Dupré-Lapize, americana (con Alfredo Dinale)

Prix Goullet-Fogler (con Raffaele Di Paco)

Sei giorni di Anversa (con Adolphe Van Nevele)

Campionati italiani, mezzofondo

Piazzamenti

Grandi Giri

1929: 24º

1930: 9º

1931ritirato

1932: 4º

1933ritirato

1934vincitore

1935: 4º

1937ritirato

1930: 2º

1933: 2º

Classiche monumento

1929: 17º

1930: 7º

1931: 2º

1933vincitore

1935: 2º

1938: 58º

1929: 5º

1930: 3º

1931ritirato

1934vincitore

Competizioni mondiali

Liegi 1930 – In linea: 2º

Copenaghen 1931 – Cronometrovincitore

Roma 1932 – In linea: 5º

Montlhéry 1933 – In linearitirato

Lipsia 1934 – In linea: 2º

Floreffe 1935 – In linearitirato

Riconoscimenti

English translate

Friends who are passionate and sympathetic to the history of heroic and glorious cycling of the past, tonight I will tell you the story of the cyclist Learco Guerra, born in San Nicolò Po (Mantua) in Lombardy on 14 October 1902, second place in the 1930 Tour de France, winner of the 1931 World Time Trial Championship in Copenhagen, Denmark, the first cyclist to wear the pink jersey in the 1931 Giro d’Italia, winner of the 1934 Giro del Piemonte and died in Milan on 7 February 1963 due to the worsening of his illness , Parkinson’s disease.

THE HISTORY OF THE HUMAN LOCOMOTIVE LEARCO GUERRA

Learco Antenore Giuseppe Guerra (San Nicolò Po, 14 October 1902 – Milan, 7 February 1963) was an Italian road cyclist, pistard and sports manager.

Professional from 1928 to 1945, he was nicknamed the Human Locomotive by Emilio Colombo, (director of the Gazzetta dello Sport between the 1920s and 30s). A formidable long distance runner and also strong in sprints by virtue of his powerful physique, although not inclined to climbs, he was the rival of Alfredo Binda, the great champion of the time and his contemporary. He won the Giro d’Italia in 1934 and was world champion in 1931; he won the Milan-Sanremo in 1933 and the Giro di Lombardia in 1934. He won a total of 83 races.

Career

Until the age of 25 he worked as a bricklayer together with his father, a master builder in a construction company in the Mantua area. It was his friend Gino Ghirardini who believed in his athletic skills and made him believe he had obtained for him a bicycle and the official shirt from Maino. With that first racing bicycle he was accepted into the sports team of the 23rd Legione Mincio of the MVSN, with the possibility of participating in the Milan-Sanremo. In that race all the members of the Maino team retired, while Guerra finished seventeenth. Giovanni Maino wanted to know who the cyclist was who was racing with his colors without being part of the team and so we learned that there had been no donation and that the bike and jersey had been purchased and paid for by his friend Ghirardini. The significance of that performance, obtained with an old bike and moreover a track one and not a road one, did not escape the expert eyes of patron Maino and his advisor Costante Girardengo. Guerra was thus taken into the team to counter Binda; although he only became a professional at 27, he managed to obtain several satisfactions.

His best years were those from 1929 to 1934, among the ranks of Maino: in these seasons he won five consecutive Italian road championships, from 1930 to 1934, the World Road Championships of 1931 in Copenhagen, in the only edition held in time trial over 172 kilometers of route (he covered them at an average of 35.136 km/h), the Milan-Sanremo of 1933 and the Giro d’Italia 1934, of which he won 10 stages. He also came second twice in the Tour de France and twice second in the world championship.

He was the first ever to wear the pink jersey: established in 1931 as a symbol of leadership in the standings and of the newspaper La Gazzetta dello Sport, organizer of the race, it was worn by the Mantuan champion, winner of the inaugural stage of the nineteenth Giro d’Italia, the Milan-Mantua. Overall he won the Giro d’Italia 31 times, preceded in the calculation of stage victories only by Cipollini and Binda. He won his first Italian title on the track in Carpi in the points race (1929), as well as his last Italian championship in 1942, at the Velodromo Vigorelli in Milan, in the behind-the-engine race, at the age of 40. His palmarès includes 86 total victories (including a Six Days on the track) and until the seventies his record for victories in a racing season remained unbeaten.

After hanging up his bicycle, after being the first post-war coach of the national team, he took the path of sporting director with excellent results. From the Faema and Emi flagship he drove many champions of the 1950s such as: Rik Van LooyFederico Bahamontes and, above all, Hugo KobletCarlo Clerici and Charly Gaul, with whom he won four Giri d’Italia. Its last riders were Vittorio Adorni and Gianni Motta, the latter already optioned to turn professional but didn’t have time to lead. He died prematurely following the after-effects of two operations undertaken to try to defeat Parkinson’s disease.

In mass culture

Guerra was a very popular cyclist; despite being of northern origins, he was also much loved in the south. Returning from the Tour de France 1930 he received a check, the result of a popular subscription from his fellow villagers, with which he was able to buy a house.

He was also taken as a symbol of fascist Italy, he embodied the myth of the period of the strong and tenacious Italian; during the twenty years he had to donate several of his medals to his homeland to finance the Ethiopian War with the collection of precious metals. Other trophies were also stolen from the house which had become the seat of a German command during the occupation.

In 1994 in Mantua a historical museum dedicated to Learco Guerra was opened, thanks to his cousin Otello Giovanni Pozzi, curated and guarded by the volunteers of the National Association of Azzurri Athletes of Italy section. of Mantua which housed the remaining memorabilia, including the first overall pink jersey and the world champion jersey both from 1931; the headquarters were in Piazza Broletto, in some rooms of the Palazzo del Podestà, and was the same as the museum dedicated to another famous Mantuan sportsman and friend of Learco Guerra: the F1 pilot Tazio Nuvolari.

Learco Guerra today rests in the family tomb of the Monumental Cemetery of Mantua.

https://www.guerinsportivo.it/news/il-cuoio/altri-sport/2022/10/14-5805482/learco_guerra_il_muratore_che_in_sella_a_una_bici_divenne_locomotiva_umana

Learco Guerra: il muratore che in sella a una bici divenne locomotiva umana

Il mantovano diventò professionista solo a 27 anni ma nella sua breve carriera conquistò un Giro, ben 31 tappe alla Corsa Rosa, un Lombardia e una Sanremo

Negli anni ’20 del secolo scorso la città di Mantova, le campagne tra Po’ e Mincio e i paesini della provincia del capoluogo virgiliano erano scosse al passaggio di un giovane muratore in bicicletta che sembrava essere una vera locomotiva per quanto andasse forte. Learco Guerra nacque il 14 ottobre del 1902 in una famiglia povera e ben presto i suoi genitori ebbero bisogno della sua forza per portare a casa un po’ di soldi in più. Spesso si muoveva in tandem con il padre per andare a lavorare compiendo ogni giorno, tra andata e ritorno anche 40 km, percorrendoli quasi senza fatica. Qualcuno glielo fece notare tanto che, tra enormi sacrifici, iniziò a partecipare ad alcune gare fino ad arrivare al professionismo.

L’esordio tra i professionisti a età avanzata e l’exploit alla Sanremo del ’29 da Carneade

La gara che fece da spartiacque nella vita di Learco Guerra fu la Milano-Sanremo del 1929. Nella Classicissima di Primavera, Guerra si presentò al via da vero Carneade e stupì tutti gli addetti ai lavori per essere riuscito a portare a termine la gara giungendo al 17esimo posto sopravanzando tanti atleti ben più conosciuti all’epoca ed evitando la sfortuna del ritiro. Sempre nel ’29 Guerra conquistò alcuni successi che dimostrarono a tutti che l’anno dopo anche lui avrebbe potuto dire la sua per le grandi corse come Giro d’Italia, Milano-Sanremo, Giro di Lombardia e altre Classiche. E fu proprio così.

Nell’edizione del 1930 della Sanremo conquistò un onorevole settimo posto, ma fu con il Giro d’Italia due mesi più tardi che Learco Guerra iniziò a farsi conoscere al grande pubblico. Dopo aver sfiorato a più riprese la vittoria nella prima settimana del Giro, l’emozione di arrivare per primo sul traguardo arrivò a Roma in occasione dell’ottava frazione. Guerra riuscì a regolare sul traguardo Antonio Negrini della squadra Bianchi e il suo compagno di team nella Maino Raffaele Di Paco. In quell’edizione del Giro arrivò anche un altro trionfo, nella tappa da Ancona a Forlì.

Le belle prestazioni offerte al Giro d’Italia gli valsero la possibilità di partecipare con la rappresentativa italiana al Tour de France. La nazionale azzurra aveva Alfredo Binda, ma il ciclista varesino si ritirò a metà corsa spalancando le porte a Learco Guerra. La “locomotiva umana” si era già ritagliata il suo spazio nella Grande Boucle vincendo la seconda tappa e vestendo la maglia gialla, simbolo del primato in classifica generale, per una settimana. Il mantovano chiuse la sua prima esperienza al Tour de France con ben 3 vittorie di tappa e il secondo posto finale in classifica generale dietro soltanto al francese André Leducq. Gli ultimi due eventi di quell’anno erano il campionato del mondo di Liegi e il Giro di Lombardia e qui Binda e Guerra furono grandi protagonisti. Il varesino conquistò il titolo iridato davanti a Guerra e al belga Ronsse vendicando il ko dell’anno precedente. Al Lombardia, invece, Binda e Guerra, si dovettero accontentare di seconda e terza piazza dietro Michele Mara.

Guerra prima maglia rosa della storia del Giro d’Italia

Se il 1930 sancì l’esplosione di Learco Guerra, nella stagione successiva il mantovano ottenne la vera e propria consacrazione. Infatti, fu il primo corridore a vestire l’iconica maglia rosa che dal 1931 fu istituita dagli organizzatori del Giro d’Italia. Il premio arrivò dopo la vittoria della prima tappa del Giro del 1931 che portava i “Girini” da Milano proprio alla sua Mantova. Un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare per uno come Learco Guerra che fu portato in trionfo con la maglia rosa dai suoi concittadini sebbene al regime fascista non piacesse molto il colore di quella maglia, considerata troppo poco virile. Guerra vinse quattro tappe di quell’edizione, salvo poi ritirarsi in maglia rosa per una caduta come era avvenuto alcuni giorni prima al suo rivale Binda.

Il vero capolavoro di Guerra nel 1931 fu la vittoria del campionato del mondo di Copenaghen, svoltosi per una sola volta nella storia in modalità a cronometro. Nella prova contro il tempo lunga ben 170 km, Guerra si impose con un vantaggio di oltre 4’ sui due piazzati sul podio. Nel 1932 con la maglia di campione iridato, Learco Guerra si impose in ben 6 tappe del Giro d’Italia, chiuso al quarto posto e si riconfermò campione italiano come avvenuto nei due anni precedenti. Il 1933 fu invece l’anno della sua grande vittoria alla Milano-Sanremo e della sua seconda e ultima partecipazione al Tour de France, anche questo chiuso al secondo posto in classifica generale e con il successo di ben 5 tappe, tra le quali spiccò quella conclusiva con arrivo a Parigi.

Il record di vittorie del 1934 e i trionfi nel Giro d’Italia e di Lombardia

Ma fu il 1934 l’anno migliore di Learco Guerra, quello in cui il ciclista mantovano macinò vittorie su vittorie e frantumò ogni record. Furono ben 17 i successi in quella stagione per la Locomotiva Umana fra i quali spuntarono le 10 vittorie di tappa al Giro d’Italia e il trionfo finale della Corsa Rosa. Nonostante i 10 trionfi parziali, la conquista della maglia rosa finale fu tutt’altro che facile per il lombardo, che dovette recuperare in più circostanze il terreno perso nei confronti di Giuseppe Olmo e Francesco Camusso nelle tappe Bari-Campobasso e Firenze-Bologna. Alla fine Learco Guerra riuscì a vincere il Giro con soli 51” su Camusso e 4’59” su Cazzulani, mentre Olmo chiuse al quarto posto.

Dopo la delusione del campionato del Mondo di Lipsia, in cui fu battuto in volata dal belga Karel Kaers, Learco Guerra trovò un altro successo di grande rilevanza al Giro di Lombardia, la seconda Classica Monumento nel suo palmarès, battendo in una volata ristretta Cipriani e Piemontesi. Il 1935 fu l’ultimo anno a grandi livelli per Learco Guerra chiuso con ben 5 vittorie al Giro d’Italia e il quarto posto nella generale. Guerra continuò a correre ancora per diversi anni ma con risultati meno altisonanti rispetto a quanto aveva mostrato a inizio anni ’30 sbalordendo tutti. Ancora oggi Learco Guerra è sul podio dei ciclisti con il maggior numero di vittorie di tappa nel Giro d’Italia. Sono stati ben 31 i trionfi parziali nella Corsa Rosa, dietro solo ad Alfredo Binda e Mario Cipollini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale intraprese la carriera di direttore sportivo scoprendo grandi talenti come Van Looy, Bahamontes, Koblet, Clerici e Gaul.

Learco Guerra con una copia di giornale tra le mani
Learco Guerra with a newspaper in his hands

Fonte: Guerin Sportivo

English translate

Learco Guerra: the bricklayer who, riding a bike, became the “human locomotive”

The man from Mantua only became professional at 27 but in his short career he won a Giro, 31 stages at the Corsa Rosa, a Lombardia and a Sanremo

In the 1920s, the city of Mantua, the countryside between Po’ and Mincio and the villages in the province of the Virgilian capital were shaken by the passage of a young bricklayer on a bicycle who seemed to be a real locomotive no matter how fast he was going. Learco Guerra was born on October 14, 1902 into a poor family and soon his parents needed his strength to bring home a little extra money. He often traveled in tandem with his father to go to work, covering up to 40 km each day, there and back, covering them almost effortlessly. Someone pointed it out to him so much so that, amidst enormous sacrifices, he began to participate in some competitions until he became professional.

The debut among professionals at an advanced age and the exploit at the Sanremo of ’29 by Carneade

The race that was the watershed in the life of Learco Guerra was the Milan-Sanremo of 1929. In the Spring Classicissima, Guerra showed up at the start as a true Carneade and amazed all the experts by having managed to complete the race, reaching the 17th place, surpassing many athletes who were much better known at the time and avoiding the misfortune of retirement. Also in ’29 Guerra achieved some successes which demonstrated to everyone that the following year he too could have his say in the big races such as the Giro d’Italia, Milan-Sanremo, the Giro di Lombardia and other Classics. And it was exactly like that.

In the 1930 edition of the Sanremo he achieved an honorable seventh place, but it was with the Giro d’Italia two months later that Learco Guerra began to make himself known to the general public. After having come close to victory several times in the first week of the Giro, the thrill of arriving first at the finish line arrived in Rome on the occasion of the eighth stage. Guerra managed to beat Antonio Negrini of the Bianchi team and his Maino teammate Raffaele Di Paco at the finish line. Another triumph also came in that edition of the Giro, in the stage from Ancona to Forlì.

The good performances he offered at the Giro d’Italia earned him the opportunity to participate with the Italian representative in the Tour de France. The Italian national team had Alfredo Binda, but the cyclist from Varese retired halfway through the race, opening the doors to Learco Guerra. The “human locomotive” had already carved out its space in the Grande Boucle by winning the second stage and wearing the yellow jersey, symbol of the lead in the general classification, for a week. The man from Mantua closed his first experience at the Tour de France with 3 stage victories and a final second place in the general classification behind only the Frenchman André Leducq. The last two events of that year were the Liège world championship and the Giro di Lombardia and here Binda and Guerra were great protagonists. The Varese native won the world title ahead of Guerra and the Belgian Ronsse, avenging the knockout of the previous year. At Lombardia, however, Binda and Guerra had to settle for second and third place behind Michele Mara.

Guerra the first pink jersey in the Giro d’Italia history

If 1930 marked the explosion of Learco Guerra, in the following season the Mantuan achieved real consecration. In fact, he was the first rider to wear the iconic pink jersey which was established by the organizers of the Giro d’Italia in 1931. The award arrived after the victory in the first stage of the 1931 Giro which took the “Girini” from Milan to his native Mantua. An opportunity too good to miss for someone like Learco Guerra who was carried in triumph with the pink jersey by his fellow citizens even though the fascist regime didn’t really like the color of that shirt, considered too unmanly. Guerra won four stages of that edition, only to then retire in the pink jersey due to a fall, as had happened to his rival Binda a few days earlier.

Guerra’s true masterpiece in 1931 was the victory of the world championship in Copenhagen, held for the only time in history in time trial mode. In the 170km long time trial, Guerra won with an advantage of over 4′ over the two placed on the podium. In 1932 with the world champion’s jersey, Learco Guerra won 6 stages of the Giro d’Italia, finishing in fourth place and reconfirming himself as Italian champion as happened in the previous two years. 1933 was instead the year of his great victory in the Milan-Sanremo and his second and last participation in the Tour de France, which also ended in second place in the general classification and with the success of 5 stages, among which the final with arrival in Paris.

The victory record of 1934 and the triumphs in the Giro d’Italia and Lombardia

But 1934 was Learco Guerra’s best year, the one in which the cyclist from Mantua racked up victory after victory and shattered every record. There were 17 successes that season for the Human Locomotive, including 10 stage victories in the Giro d’Italia and the final triumph of the Corsa Rosa. Despite the 10 partial triumphs, the conquest of the final pink jersey was anything but easy for the Lombard, who on several occasions had to make up the ground lost to Giuseppe Olmo and Francesco Camusso in the Bari-Campobasso and Florence-Bologna stages. In the end Learco Guerra managed to win the Giro with just 51″ over Camusso and 4’59” over Cazzulani, while Olmo finished in fourth place.

After the disappointment of the Leipzig World Championship, in which he was beaten in the sprint by the Belgian Karel Kaers, Learco Guerra found another success of great importance at the Tour of Lombardy, the second Classic Monumento in his palmarès, beating Cipriani and Piedmontese. 1935 was the last year at great levels for Learco Guerra, who closed with 5 victories in the Giro d’Italia and fourth place in the general. Guerra continued to race for several more years but with less impressive results than what he had shown at the beginning of the 1930s, astonishing everyone. Even today, Learco Guerra is on the podium of the cyclists with the greatest number of stage victories in the Giro d’Italia. There were 31 partial triumphs in the Corsa Rosa, behind only Alfredo Binda and Mario Cipollini. After the Second World War he undertook a career as a sports director, discovering great talents such as Van Looy, Bahamontes, Koblet, Clerici and Gaul.

Source: Guerin Sportivo

Learco Guerra, la “locomotiva umana”: con lui inizia la storia della maglia rosa

Di Veronica Micozzi -14 Maggio 2021

Learco Guerra fu il corridore che indossò la prima maglia rosa della storia.
Quel 10 maggio del 1931, nella pianura tra Milano e Mantova, su un percorso piatto e dritto quasi come una ferrovia, chi se non la “locomotiva umana” poteva battere quello che fino ad allora sembrava l’imbattibile Binda?
Chi se non uno con un nome da mito greco poteva entrare nella leggenda del Giro d’Italia?

https://www.bicidastrada.it/learco-guerra-la-locomotiva-umana/

Learco Guerra, fisico potente da muratore e combattività innata, vinse in volata la prima tappa del Giro di novanta anni fa proprio contro Alfredo Binda, che all’epoca aveva vinto tutto o quasi – due Campionati del Mondo, quattro Giri d’Italia, tre Giri di Lombardia, due Milano-Sanremo.
Ed ebbe quindi l’onore di vestire la maglia rosa, il simbolo appena inventato della corsa che sarà in futuro chiamata proprio Corsa Rosa.

Ad introdurre la maglia rosa fu Armando Cougnet, giornalista sportivo della Gazzetta dello Sport, ed era dello stesso colore della carta con cui si stampava il giornale che organizzava il Giro.
Ci si rese conto, infatti, che c’era bisogno di un simbolo che facesse facilmente identificare il leader della corsa in mezzo a tutti gli altri ciclisti.

Ma chi era questo ciclista mantovano che già nel nome prometteva battaglia?

Guerra, nato nel 1902 come Binda, aveva iniziato a correre in bici tardi, a 25-26 anni.
Prima faceva il muratore insieme a suo padre, lo sport gli era sempre piaciuto e aveva un fisico forte, allenato, resistente, anche se fino ad allora la bicicletta la usava solo per andare a lavorare.

Poi trovò un ingaggio, portò a casa i primi piazzamenti e i premi in denaro, che gli consentivano di conciliare la sua passione con le esigenze della famiglia.

Uno scorcio del ciclismo degli Anni Trenta… (foto: pagina Facebook dedicata a Learco Guerra)
A glimpse of cycling in the Thirties… (photo: Facebook page dedicated to Learco Guerra)

La svolta arrivò nel 1929 in modo piuttosto rocambolesco: un amico gli procurò una bici e una maglia della Maino, uno dei team più importanti dell’epoca, dicendogli che poteva presentarsi alla partenza della Milano-Sanremo.

Guerra andò, corse alla sua maniera, col coltello tra i denti, senza arrendersi, e arrivò al traguardo, seppur con parecchio distacco dal vincitore (che, guarda caso, era di nuovo Binda)
Fu l’unico con i colori della Maino a finire la gara.

Tornato a casa, però, scoprì che non era stata la Maino ad invitarlo ma il suo amico a comprargli bici e maglia da un rivenditore.
Il patron della Maino, tuttavia, volle sapere chi era quel giovanotto spavaldo che aveva finito la Milano-Sanremo con la maglia della sua squadra pur non facendone parte e, consigliato da Girardengo, decise di dargli davvero una possibilità.

Guerra era finalmente un corridore professionista e nel 1930 arrivò la sua consacrazione.
Al Giro d’Italia mostrò le sue doti: irresistibile a cronometro, andava forte negli sprint e riusciva a difendersi spesso anche in montagna e sulle lunghe distanze.
Era esplosivo e non calcolatore, amava la sfida ed era pieno di grinta.

Vinse due tappe ed è in questa occasione che un giornalista della Gazzetta lo ribattezzò la “Locomotiva umana”.
I tifosi di ciclismo iniziarono ad apprezzarlo per poi amarlo definitivamente al Tour di quello stesso anno, quando Learco si rese protagonista vincendo diverse tappe, indossando la maglia gialla e finendo secondo a Parigi.
I duelli allo sprint tra Guerra e Pelissier infiammarono i tifosi italiani e francesi.

Addirittura, tale era la popolarità conquistata che a Mantova i suoi concittadini organizzarono una raccolta di fondi in segno di gratitudine e con quel denaro Learco riuscì a comprarsi una casa!
Al Campionato italiano di quell’anno Guerra si aggiudicò il titolo, interrompendo la serie di quattro successi consecutivi di Binda. Ed è da quel momento che, secondo quanto si racconta, tra i due si accese una rivalità che durò fino alla fine delle loro carriere.

La bicicletta con cui Learco Guerra vinse il campionato del mondo a cronometro individuale a Copenaghen nel 1931 e la maglia originale conquistata nell’occasione. (foto: pagina Facebook dedicata a Learco Guerra) The bicycle with which Learco Guerra won the individual time trial world championship in Copenhagen in 1931 and the original jersey won on the occasion. (photo: Facebook page dedicated to Learco Guerra)

Nel 1931, ad esempio, Binda vinse la Milano-Sanremo davanti a Guerra e al Giro si scatenarono entrambi, anche se poi furono costretti al ritiro tutti e due per infortunio.
Al Mondiale, che si tenne quell’anno a Copenaghen con l’inedita formula della cronometro individuale, Guerra si prese una rivincita contro l’eterno rivale, dominando la gara.

Maglia rosa, maglia tricolore, maglia iridata: una collezione invidiabile nel giro di un anno!

Nel 1933 arrivò finalmente la vittoria della Sanremo, dopo un duello incandescente con Alfredo Binda.
Al Giro vinse per la quinta volta Binda, e quel sigillo fu il testamento di un grande campione, con uno stile sopraffino, che però risultava freddo e troppo “aristocratico” per la gente, al contrario di Guerra che invece con il suo carattere aperto ed “esplosivo” toccava il cuore dei tifosi.

Infine, nel 1934 Guerra ottenne il successo a cui tanto ambiva, la vittoria al Giro d’Italia, con 10 tappe vinte. E pensare che sull’Appennino patì una crisi e stava per ritirarsi e pare che furono gli stessi organizzatori del Giro, insieme alla sua squadra, a convincerlo a restare e a tenere duro…
Per chiudere alla grande quel 1934, Learco vinse il suo quinto titolo italiano e il Giro di Lombardia.

Una delle bici di Learco Guerra in mostra al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure
One of Learco Guerra’s bikes on display at the Museo dei Campionissimi in Novi Ligure

Le cronache del tempo lo descrivevano come un generoso, un uomo e un atleta di grande tempra e grande carisma.
Un carisma che possiamo riconoscere anche una volta chiusa la sua carriera agonistica: Learco Guerra diventò, dopo il secondo conflitto mondiale, prima produttore di biciclette, poi commissario tecnico e direttore sportivo.
E proprio in questo ultimo ruolo guidò tanti ciclisti aiutandoli a raggiungere il successo, fra i quali Charly Gaul e un giovane Vittorio Adorni.
Non fece in tempo a coltivarne altri di giovani talenti perché morì prematuramente a 61 anni.
La Locomotiva, dopo tanti primati, era giunta alla sua ultima stazione…

Qui sotto il video che racconta la storia della maglia rosa dal 1931 al 1940:

Se vi è piaciuta la storia di Learco Guerra, vi proponiamo di leggere gli altri articoli sulla storia del ciclismo.

Qui altre Storie di strada raccolte da Bicidastrada.it.

(Foto di apertura: PelotonTales.com)

English translate

Learco Guerra, the “human locomotive”: with him the history of the pink jersey begins

Learco Guerra was the rider who wore the first pink jersey in history.
That 10 May 1931, in the plain between Milan and Mantua, on a flat and straight route almost like a railway, who other than the “human locomotive” could beat what until then seemed like the unbeatable Binda?
Who but someone with a name from Greek myth could enter the legend of the Giro d’Italia?

Learco Guerra, a powerful bricklayer’s physique and innate combativeness, won the first stage of the Giro ninety years ago in the sprint against Alfredo Binda, who at the time had won almost everything – two World Championships, four Giri d’Italia, three Tours of Lombardy, two Milan-Sanremo.
And he therefore had the honor of wearing the pink jersey, the newly invented symbol of the race which in the future will be called Corsa Rosa.

The pink jersey was introduced by Armando Cougnet, sports journalist for the Gazzetta dello Sport, and it was the same color as the paper used to print the newspaper that organized the Giro.
In fact, it was realized that there was a need for a symbol that would easily identify the leader of the race among all the other cyclists.

But who was this cyclist from Mantua whose name already promised battle?

Guerra, born in 1902 as Binda, had started cycling late, at 25-26 years old.
Before he was a bricklayer with his father, he had always liked sports and had a strong, trained, resistant physique, even if until then he had only used his bicycle to go to work.

Then he found a job, brought home first placings and cash prizes, which allowed him to reconcile his passion with the needs of his family.

The turning point came in 1929 in a rather daring way: a friend got him a bike and a Maino shirt, one of the most important teams of the time, telling him that he could show up at the start of the Milan-Sanremo.

Guerra went, ran in his own way, with a knife between his teeth, without giving up, and reached the finish line, albeit with a considerable gap to the winner (who, coincidentally, was Binda again)
He was the only one wearing Maino colors to finish the race.

When he returned home, however, he discovered that it was not Maino who invited him but his friend who bought him a bike and shirt from a dealer.
The owner of Maino, however, wanted to know who that bold young man was who had finished the Milan-Sanremo with his team’s shirt despite not being part of it and, advised by Girardengo, decided to really give him a chance.

Guerra was finally a professional runner and in 1930 his consecration arrived.
At the Giro d’Italia he showed his skills: irresistible in the time trial, he was strong in the sprints and was often able to defend himself even in the mountains and over long distances.
He was explosive and non-calculating, he loved the challenge and was full of determination.

He won two stages and it was on this occasion that a Gazzetta journalist renamed him the “Human Locomotive”.
Cycling fans began to appreciate him and then definitively loved him at the Tour of that same year, when Learco became a protagonist by winning several stages, wearing the yellow jersey and finishing second in Paris.
The sprint duels between Guerra and Pelissier inflamed the Italian and French fans.

Indeed, such was the popularity gained that in Mantua his fellow citizens organized a fundraiser as a sign of gratitude and with that money Learco managed to buy a house!
At the Italian Championship that year Guerra won the title, interrupting Binda’s streak of four consecutive victories. And it is from that moment that, according to what is said, a rivalry was sparked between the two that lasted until the end of their careers.

In 1931, for example, Binda won the Milan-Sanremo ahead of Guerra and both went wild at the Giro, even if they were both forced to withdraw due to injury.
At the World Championship, which was held that year in Copenhagen with the unprecedented individual time trial formula, Guerra took revenge against his eternal rival, dominating the race.

Pink shirt, tricolor shirt, rainbow shirt: an enviable collection in the space of a year!

In 1933 the victory of Sanremo finally arrived, after a fiery duel with Alfredo Binda.
At the Giro Binda won for the fifth time, and that seal was the testament of a great champion, with an excellent style, which however was cold and too “aristocratic” for the people, unlike Guerra who instead with his open and “explosive” touched the hearts of the fans.

Finally, in 1934 Guerra achieved the success he so aspired to, victory at the Giro d’Italia, with 10 stages won. And to think that in the Apennines he suffered a crisis and was about to withdraw and it seems that it was the organizers of the Giro themselves, together with his team, who convinced him to stay and hold on…
To end 1934 on a high note, Learco won his fifth Italian title and the Giro di Lombardia.

The chronicles of the time described him as generous, a man and an athlete of great temperament and great charisma.
A charisma that we can recognize even once his competitive career ended: Learco Guerra became, after the Second World War, first a bicycle manufacturer, then a technical commissioner and sports director.
And in this last role he guided many cyclists, helping them to achieve success, including Charly Gaul and a young Vittorio Adorni.
He didn’t have time to cultivate other young talents because he died prematurely at 61.
The Locomotive, after many records, had reached its last station…

Below is the video that tells the story of the pink jersey from 1931 to 1940.

If you liked Learco Guerra’s story, we suggest you read the other articles on the history of cycling.

Here are other street stories collected by Bicidastrada.it.

(Opening photo: PelotonTales.com)

Learco Guerra, la “Locomotiva Umana” con la maglia iridata di Campione del Mondo a cronometro conquistata a Copenhagen in Danimarca nel 1931
Learco Guerra, the “Human Locomotive” with the rainbow jersey of time trial world champion won in Copenhagen, Denmark in 1931
https://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2023/11/01/news/necroturismo_mantova_tombe_nievo_guerra_nuvolari-13824405/
Cimitero Monumentale di Mantova, via Cremona 40 https://www.google.it/maps/place/Cimitero+Monumentale+di+Mantova/@45.1536685,10.7551442,528m/data=!3m2!1e3!4b1!4m6!3m5!1s0x4781d3edf12aeec9:0x1faa82b945a2b002!8m2!3d45.1536647!4d10.7577191!16s%2Fg%2F11dfh7py1k?entry=ttu

IL LEGAME TRA ALESSIO BRANCACCIO E LEARCO GUERRA, LA “LOCOMOTIVA UMANA”

Cosa lega me Alessio Brancaccio a Learco Guerra? A livello sportivo per ora nulla, ma la mia bicicletta da corsa che possiedo, una Hazard Bike modello Starway anno 2016 con telaio e forcella in carbonio, manubrio in alluminio è prodotta dall’artigiano Silingardi che produce bici Hazard dal 1990 a Bagnolo San Vito (MN), a pochi passi a San Nicolò Po che dette i natali al grande Learco il 14 Ottobre 1902.

Hazard Bike modello Starway 2016 dell'”Ammiraglio Romano” Alessio Brancaccio con sella SMP Evolution ritratta nel garage della vecchia casa di Via Granatieri di Sardegna 18 ad Avezzano (AQ) https://www.google.it/maps/place/Via+Granatieri+di+Sardegna,+18,+67051+Avezzano+AQ/@42.0419084,13.4172469,556m/data=!3m2!1e3!4b1!4m6!3m5!1s0x132fe71bae5dc08d:0x8de0bcbe9204cb5a!8m2!3d42.0419044!4d13.4198218!16s%2Fg%2F11c28rwknm?entry=ttu
Hazard Bike modello Starway dell'”Ammiraglio Romano” Alessio Brancaccio ritratta nel suo garage di Vasto con sella Selle Italia SLR Tour de France special edition

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

COVID19 E POLVERI SOTTILI PM2.5: C’E’ UNA FORTE CORRELAZIONE TRA LORO, LO DICE L’ENTE NAZIONALE PER LE ENERGIE ALTERNATIVE (ENEA)

La ricerca è stata realizzata con supporto del supercalcolatore per le simulazioni di dinamica molecolare

di Andrea Carli 25 Novembre 2023

Smog fuori dai limiti, la sfida del Nord Italia per soddisfare le richieste della UE

Esiste una relazione tra l’inquinamento e la possibilità di contrarre il Covid. A questa conclusione è giunto uno studio ENEA – Università di Roma Tor Vergata. Dall’indagine emerge una forte interazione tra le polveri sottili (PM2.5) e la proteina Spike del virus SARS-CoV-2 responsabile del COVID19.

https://www.ilsole24ore.com/art/covid-c-e-forte-relazione-polveri-sottili-e-covid-dice-l-enea-AFUNkylB

English translate

The research was carried out with the support of the supercomputer for molecular dynamics simulations

by Andrea Carli 25 November 2023

Smog out of bounds, Northern Italy’s challenge to satisfy EU requests There is a relationship between pollution and the possibility of contracting Covid. An ENEAUniversity of Rome Tor Vergata study has reached this conclusion. The investigation reveals a strong interaction between fine particles (PM2.5) and the Spike protein of the SARS-CoV-2 virus responsible for COVID19.

RICERCA ENEA-UNIVERSITA’ TOR VERGATA ROMA: ”FORTE INTERAZIONE TRA POLVERI SOTTILI PM2.5 E SARS-COV-2”

Roma, 24 nov. – Uno studio ENEA (Ente Nazionale per le Energie Alternative) e l’Università di Roma Tor Vergata ha evidenziato una forte affinità tra il particolato atmosferico (PM2.5) e la proteina Spike del virus SARS-CoV-2 responsabile del COVID19. I risultati, che descrivono l’interazione tra le polveri sottili e il virus attraverso simulazioni di dinamica molecolare eseguite con il supercalcolatore CRESCO6, sono stati pubblicati sulla rivista online Science of The Total Environment e rientrano nell’ambito del progetto Pulvirus. https://www.iss.it/progetti-pulvirus https://impatti.sostenibilita.enea.it/projects/pulvirus

Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese.

Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate d’Europa e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice ENEA del Laboratorio Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme ai colleghi Barbara Benassi, Massimo Santoro e Milena Stracquadanio e ai ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli e Mattia Falconi. Lo studio è partito dalla verifica e dimostrazione della presenza del genoma del virus responsabile del Covid-19 su almeno il 50% dei campioni di filtri per il PM2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021.

“A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di PM2.5 e di SARS-CoV-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore CRESCO6”, aggiunge Arcangeli. Le simulazioni hanno mostrato chiaramente che i glicani (zuccheri) presenti sulla superfice della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato, mediando il contatto diretto con la corrispondente superficie del nucleo di carbonio del PM2.5. Inoltre, dallo studio emerge anche una stretta correlazione tra PM2.5 e virus anche rispetto alle caratteristiche chimiche del particolato fine, il cui contenuto in carbonio elementare sembra avere una funzione guida nell’interazione con il SARS-CoV-2.

“Sebbene l’affinità tra PM2.5 e SARS-CoV-2 appaia plausibile, la simulazione non permette di valutare se queste interazioni siano sufficientemente stabili per trasportare il virus nell’atmosfera o se il virione mantenga la sua infettività dopo il trasporto. La possibilità che il virus possa essere ‘sequestrato’ dal PM, con conseguente riduzione di infettività e diffusione, o inattivato da questa forte interazione con il particolato non può essere quindi esclusa”, prosegue la ricercatrice ENEA.

La forza delle simulazioni al computer effettuate da questo studio risiede nella capacità di modellare diversi tipi di particolato, variando sia la concentrazione che la composizione chimica degli inquinanti atmosferici. Queste simulazioni possono, dunque, rappresentare uno strumento utile per valutare rapidamente l’eventuale interazione delle polveri sottili con virus, batteri o altri bersagli cellulari rilevanti. “Questa possibilità potrebbe dimostrarsi utile per contrastare o controllare la diffusione di future malattie trasmesse per via aerea in regioni altamente inquinate e fornire informazioni utili per elaborare piani di controllo dell’inquinamento dell’aria”, conclude Arcangeli.

Content Original Link:

http://direnl.dire.it/odm/anno/2023/novembre/24/?news=N06

https://www1.ordinemediciroma.it/newsletter-dire/34459-ricerca-enea-tor-vergata-forte-interazione-tra-pm25-e-sars-cov-2.html

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RESEARCH ENEA-TOR VERGATA UNIVERSITY OF ROME: ”STRONG INTERACTION BETWEEN FINE PARTICULARS PM2.5 AND SARS-COV-2”

Rome, 24 Nov. – An ENEA (National Agency for Alternative Energy) and the University of Rome Tor Vergata study has highlighted a strong affinity between atmospheric particulate matter (PM2.5) and the Spike protein of the SARS-CoV-2 virus responsible for COVID19. The results, which describe the interaction between fine dust and the virus through molecular dynamics simulations performed with the CRESCO6 supercomputer, were published in the online journal Science of The Total Environment and fall within the scope of the Pulvirus project. https://www.iss.it/progetti-pulvirus https://impatti.sostenibilita.enea.it/projects/pulvirus

“During the initial phase of the pandemic, Lombardy and, in general, the entire Po Valley area were hit harder by the viral infection than the rest of the country. We are talking about one of the most polluted parts of Italy in Europe and this has led the scientific community to hypothesize a possible role of atmospheric particulates in the spread of the virus”, explains Caterina Arcangeli, ENEA researcher at the Health and Environment Laboratory and co-author of the study together with colleagues Barbara Benassi, Massimo Santoro and Milena Stracquadanio and researchers from the Department of Biology of the University of Rome Tor Vergata Alice Romeo, Federico Iacovelli and Mattia Falconi. The study started from the verification and demonstration of the presence of the genome of the virus responsible for the Covid-19 on at least 50% of PM2.5 filter samples collected in the city of Bologna in the winter of 2021.

“We then created simplified molecular models of PM2.5 and SARS-CoV-2 on the computer and evaluated their interaction using high-performance simulations performed with the CRESCO6 supercomputer”, adds Arcangeli. The simulations clearly showed that the glycans (sugars) present on the surface of the Spike protein play an important role in the interaction between viruses and particulate matter, mediating direct contact with the corresponding surface of the carbon core of PM2.5. Furthermore, the study also shows a close correlation between PM2.5 and viruses also with respect to the chemical characteristics of fine particulate matter, whose elemental carbon content appears to have a guiding function in the interaction with SARS-CoV-2.

“Although the affinity between PM2.5 and SARS-CoV-2 appears plausible, the simulation does not allow us to evaluate whether these interactions are sufficiently stable to transport the virus in the atmosphere or whether the virion maintains its infectivity after transport. the possibility that the virus could be ‘seized’ by PM, with a consequent reduction in infectivity and spread, or inactivated by this strong interaction with particulate matter cannot therefore be excluded”, continues the ENEA researcher.

The strength of the computer simulations carried out by this study lies in the ability to model different types of particulate matter, varying both the concentration and the chemical composition of air pollutants. These simulations can, therefore, represent a useful tool to quickly evaluate the possible interaction of fine particles with viruses, bacteria or other relevant cellular targets. “This possibility could prove useful to counter or control the spread of future airborne diseases in highly polluted regions and provide useful information for developing air pollution control plans,” concludes Arcangeli.

https://www.iss.it/progetti-pulvirus

PULVIRUS

     

PULVIRUS, PER CAPIRE I LEGAMI TRA COVID-19 E INQUINAMENTO   

Il Progetto PULVIRUS nasce nella primavera del 2020, in piena crisi pandemica COVID-19, dall’alleanza scientifica fra l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Ente Nazionale per le Energie Alternative (ENEA), l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA) composto dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) e dalle Agenzie Regionali del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.  Si tratta di un’iniziativa di portata nazionale che mette a fattor comune i rilevanti insiemi di competenze e dati di cui dispongono le tre istituzioni, esperienze e collaborazioni già in corso; l’obiettivo è di raffinare gli strumenti che la comunità scientifica propone a supporto delle politiche ambientali e sanitarie.    

Il Progetto si è articolato in sei obiettivi principali che hanno avuto lo scopo di approfondire il discusso legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia, le interazioni fisico-chimiche-biologiche fra polveri atmosferiche e virus, gli effetti del “lockdown” sulle concentrazioni atmosferiche degli inquinanti e dei gas serra.  

Obiettivo 1: Analisi degli effetti delle misure di distanziamento fisico durante il periodo della pandemia da COVID19: cosa dicono le stazioni di monitoraggio italiane.   

Obiettivo 2: Valutazione sull’intero territorio nazionale della riduzione delle emissioni e concentrazioni di inquinanti atmosferici per effetto dell’introduzione di misure per contrastare la diffusione del COVID-19.    

Obiettivo 3: Caratterizzazione della composizione chimica e della distribuzione dimensionale del particolato.   

Obiettivo 4: Valutazione dell’impatto della riduzione delle emissioni sui gas climalteranti.   

Obiettivo 5: Studio sulle interazioni fisico-chimiche-biologiche tra polveri sottili e virus.   

Obiettivo 6: Raccomandazioni per il trattamento di campioni di particolato e valutazioni preliminari allo sviluppo di un modello predittivo di allerta precoce conseguente alla presenza di tracce di COVID-19 sul particolato atmosferico e formazione.   

PULVIRUS ha avuto uno sviluppo temporale di due anni, appena conclusosi a Ottobre 2022; alcuni risultati significativi saranno, però disponibili fra pochi mesi: come ad esempio fra l’analisi di fattibilità̀ di un sistema di allerta precoce da attivare possibilmente prima della prossima stagione autunnale.  

L’ISS ha avuto un ruolo attivo nella Struttura di Governo di PULVIRUS attraverso la partecipazione come:  

Membro Comitato direttivo Dott.ssa Laura Mancini   

  • Membro Comitato Tecnico Scientifico Dott.ssa Stefania Marcheggiani   
  • Responsabile scientifico Obiettivo 6 Dott.ssa Stefania Marcheggiani   
  • Esperti coinvolti nell’Obbiettivo 6: L. Mancini, C. Puccinelli, A. D’angelo, F. Chiudioni, M.E. Soggiù, G. Settimo 
  • Esperti coinvolti negli Obiettivi 1: ME Soggiu, M Inglessis; 2: ME Soggiu; 3: G. Settimo e  5: S. Marcheggiani 

In particolare per quanto riguarda l’Obiettivo 6 sono stati realizzati i due protocolli operativi di raccolta, trasporto e conservazione dei campioni ambientali, sia negli ambienti outdoor che indoor da utilizzare nei monitoraggi di emergenza.  

E’ stato redatto il documento relativo alla struttura dello strumento predittivo di allerta ambientale precoce, Early Warning System basato sull’integrazione di dati ambientali, e sulla presenza di circolazione virale in aria o di altri contaminanti biologici emergenti o riemergenti in aree in cui erano già stati registrati. Questa proposta si è basata sulle osservazioni ambientali, integrate con quelle di ricerca atte a raccogliere informazioni su eventuali rischi per la salute.  

I risultati del Progetto sono disponibili a tutti, decisori politici e cittadini e sono accessibili direttamente sul sito web dedicato, https://www.pulvirus.it/  

Fonte: Istituto Superiore di Sanità (ISS)

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PULVIRUS

UNDERSTAND CORRELATION BETWEEN COVID19 AND POLLUTION

The PULVIRUS Project was born in the spring of 2020, in the midst of the COVID-19 pandemic crisis, from the scientific alliance between the National Agency for new technologies, Ente Nazionale Energie Alternative (ENEA), the Istituto Superiore di Sanità (ISS) and the Sistema Nazionale Protezione Ambientale (SNPA) composed of Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) and the regional agencies of the Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale. This is a national initiative that brings together the relevant sets of skills and data available to the three institutions, experiences and collaborations already underway; the objective is to refine the tools that the scientific community proposes to support environmental and health policies. The Project was divided into six main objectives which had the aim of examining the discussed link between air pollution and the spread of the pandemic, the physical-chemical-biological interactions between atmospheric dust and viruses, the effects of the “lockdown” on the atmospheric concentrations of pollutants and greenhouse gases.

Objective 1: Analysis of the effects of physical distancing measures during the period of the COVID19 pandemic: what the Italian monitoring stations say.

Objective 2: Evaluation across the entire national territory of the reduction in emissions and concentrations of air pollutants as a result of the introduction of measures to combat the spread of COVID-19.

Objective 3: Characterization of the chemical composition and size distribution of particulate matter.

Objective 4: Evaluation of the impact of reducing emissions on climate-changing gases.

Objective 5: Study on the physico-chemical-biological interactions between fine particles and viruses.

Objective 6: Recommendations for the treatment of particulate samples and preliminary assessments for the development of an early warning predictive model following the presence of traces of COVID-19 on atmospheric particulate matter and formation.

PULVIRUS had a two-year development period, just ending in October 2022; However, some significant results will be available in a few months: such as the feasibility analysis of an early warning system to be activated possibly before the next autumn season.

The ISS has played an active role in the PULVIRUS Governance Structure through participation as:

Steering Committee Member Dr. Laura Mancini

Member of the Scientific Technical Committee, Dr. Stefania Marcheggiani

Scientific manager Objective 6 Dr. Stefania Marcheggiani

Experts involved in Objective 6: L. Mancini, C. Puccinelli, A. D’angelo, F. Chiudioni, M.E. Soggiù, G. Settimo

Experts involved in Objectives 1: ME Soggiu, M Inglessis; 2: ME Soggiu; 3: G. Settimo and 5: S. Marcheggiani

In particular, with regard to Objective 6, two operational protocols for the collection, transport and conservation of environmental samples have been created, both in the outdoor and indoor environments to be used in emergency monitoring. The document relating to the structure of the early environmental warning predictive tool, the Early Warning System, was drawn up, based on the integration of environmental data, and on the presence of viral circulation in the air or other emerging or re-emerging biological contaminants in areas where they were already been registered. This proposal was based on environmental observations, integrated with research studies aimed at gathering information on possible health risks. The results of the Project are available to everyone, political decision-makers and citizens and can be accessed directly on the dedicated website, https://www.pulvirus.it/

Project PULVIRUS

Relationship between air pollution and the spread of the pandemic, physical-chemical-biological interactions between fine particles and viruses, the effects of the “lock down” on air pollution and greenhouse gases in Italy

Acronimo: PULVIRUS
Tipo di Finanziamento: Programmi Nazionali
Durata: da 24 Giugno 2020 a 23 Giugno 2022
Ruolo ENEA: Coordinatore
Laboratorio di riferimento: Direzione MET Sito Web del Progetto
Status: Concluso

Offrire a istituzioni e cittadini informazioni, risposte e indicazioni, sulla base di dati scientifici, competenze ed esperienze in tema di inquinamento atmosferico e COVID-19.

Nasce con questi obiettivi l’alleanza scientifica fra Ente Nazionale Energie Alternative (ENEA), Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA, composto da ISPRA e dalle Agenzie Regionali del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) annunciata oggi con l’avvio di un progetto di ricerca congiunto denominato PULVIRUS.

Si tratta di un’iniziativa di respiro nazionale in raccordo con il Servizio pre-operativo nazionale in via di definizione “Qualità dell’Aria – Mirror Copernicus” e in stretto rapporto con il progetto europeo Life-Prepair sul bacino padano, che si propone di mettere a fattor comune rilevanti insiemi di dati, competenze ed esperienze in corso di cui dispongono le tre istituzioni e di verificare gli strumenti che la comunità scientifica si è data per supportare le policy ambientali e sanitarie.

In particolare il progetto vuole approfondire:

  • il discusso legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia;
  • le interazioni fisico-chimiche-biologiche fra polveri sottili e virus;
  • gli effetti del “lock down” sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra.

Il progetto utilizzerà per lo studio di interazione fra particolato atmosferico e virus sia analisi “in silico”, ossia la riproduzione dell’interazione fra virus e particolato atmosferico mediante la simulazione matematica al computer, sia un modello biologico rappresentativo delle caratteristiche di SARS-CoV-2.

PULVIRUS si svilupperà sull’arco di un anno, ma fra pochi mesi saranno comunque disponibili alcuni risultati significativi, fra i quali l’analisi di fattibilità di un sistema di rivelazione precoce da attivare possibilmente prima della prossima stagione autunnale. Inoltre dati, modelli ed elaborazioni, rapporti e pubblicazioni verranno resi disponibili al pubblico e alla comunità scientifica nazionale attraverso un apposito sito web, costituendo una formidabile base di dati per gli studi successivi.

“Ciò che si è verificato con il lockdown è un evento eccezionale, e speriamo unico, e rappresenta un involontario esperimento di blocco delle sorgenti emissive, altrimenti non attuabile, che può dimostrare l’ampiezza e l’intensità delle misure da porre in essere per rispettare i limiti alle concentrazioni e fornire indicazioni per affrontare le cosiddette ‘emergenze smog’ che si ripresentano annualmente”, spiegano ENEA, ISS e SNPA.

Nello specifico, il Progetto parte dall’evidenza che l’introduzione delle misure di contrasto al COVID-19 ha causato riduzioni delle concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici, riscontrata dai dati delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria. L’analisi preliminare indica che le concentrazioni degli inquinanti non seguono gli stessi andamenti, come è inevitabile che sia per fenomeni complessi e non lineari. La diminuzione delle concentrazioni di alcuni inquinanti come il biossido di azoto (NO2) sembra interessare maggiormente le stazioni di monitoraggio vicine al traffico veicolare e meno quelle lontane dalle sorgenti. Gli andamenti altalenanti della concentrazione del particolato dipendono dal ruolo che la variabilità meteorologica e le reazioni chimiche in atmosfera giocano nella sua formazione e dispersione.

L’obiettivo è quindi quello di effettuare un’analisi seria e approfondita su queste tematiche, fondata su protocolli scientifici verificabili, così da fornire a istituzioni e cittadini informazioni attendibili utili per la migliore comprensione dei fenomeni e l’assunzione delle opportune decisioni.

Fonte: Ente Nazionale per le Energie Alternative (ENEA)

https://impatti.sostenibilita.enea.it/projects/pulvirus

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Offer institutions and citizens information, answers and indications, based on scientific data, skills and experiences on the subject of air pollution and COVID-19. With these objectives, the scientific alliance between ENEA, the Istituto Superiore di Sanità (ISS) and the National System for Environmental Protection (SNPA, composed of Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) and the Regional Agencies of the National System for Environmental Protection) was born, announced today with the launch of a joint research project called PULVIRUS. This is a national initiative in conjunction with the national pre-operational service currently being defined “Air Quality – Mirror Copernicus” and in close relationship with the European Life-Prepair project on the Po river basin, which aims to to pool relevant sets of data, skills and ongoing experiences available to the three institutions and to verify the tools that the scientific community has developed to support environmental and health policies. In particular, the project aims to explore:

  • the controversial link between air pollution and the spread of the pandemic;
  • the physico-chemical-biological interactions between fine dust and viruses;
  • the effects of the “lock down” on air pollution and greenhouse gases.

For the study of interaction between atmospheric particulates and viruses, the project will use both “in silico” analyses, i.e. the reproduction of the interaction between viruses and atmospheric particulates through mathematical computer simulation, and a biological model representative of the characteristics of SARS-CoV- 2. PULVIRUS will develop over the course of a year, but in a few months some significant results will still be available, including the feasibility analysis of an early detection system to be activated possibly before the next autumn season. Furthermore, data, models and calculations, reports and publications will be made available to the public and the national scientific community through a specific website, constituting a formidable database for subsequent studies.

“What occurred with the lockdown is an exceptional event, and hopefully unique, and represents an involuntary experiment in blocking emission sources, otherwise not feasible, which can demonstrate the breadth and intensity of the measures to be implemented to respect the concentration limits and provide indications to deal with the so-called ‘smog emergencies’ that recur annually”, explain ENEA, ISS and SNPA.

Specifically, the Project starts from the evidence that the introduction of measures to combat COVID-19 has caused reductions in the concentrations of some air pollutants, found by data from air quality monitoring networks. The preliminary analysis indicates that the concentrations of pollutants do not follow the same trends, as is inevitable for complex and non-linear phenomena. The decrease in concentrations of some pollutants such as nitrogen dioxide (NO2) seems to affect monitoring stations close to vehicular traffic more and less to those far from the sources. The fluctuating trends in particulate concentration depend on the role that meteorological variability and chemical reactions in the atmosphere play in its formation and dispersion. The objective is therefore to carry out a serious and in-depth analysis on these issues, based on verifiable scientific protocols, so as to provide institutions and citizens with reliable information useful for better understanding the phenomena and making appropriate decisions.

Source: National Agency for Alternative Energy (ENEA).

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

CERVI CHE DIVENTANO SEMPRE PIU’ DI CASA A SCANNO, PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO LAZIO E MOLISE (PNALM) IN ABRUZZO

#Cervi…. sempre più di casa #Scanno #LAquila #Abruzzo #ParcoNazionaleAbruzzoLazioMolise #PNALM

https://x.com/bralex84/status/1708064136934932959

“Buongiorno, sono il Dott. Alessio Brancaccio, ex-operatore alla biodiversità forestale e faunistica nel Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, servizio espletato tramite Servizio Civile Nazionale tra il 3 Settembre 2012 ed il 2 Settembre 2013. Il video che è stato girato è bellissimo, ma testimonia anche quanto gli animali selvatici stiano diventando sempre più pericolosamente confidenti all’uomo e questo non va assolutamente bene, perché diventano più vulnerabili e possono essere uccisi più facilmente dai cacciatori o balordi di vario genere. 0:34 Il cervo come spero sa è un animale selvatico per cui no non se lo può portare a casa, perché si tratta di un animale selvatico di proprietà del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM), pertanto bisogna attenersi ad un determinato codice comportamentale basato sul rispetto e soprattutto sul non dare da mangiare a questi animali come fanno i cacciatori per trasformarli da selvatici a confidenti e poterli poi uccidere in tutta comodità, come stanno facendo sia qui in Abruzzo che in Trentino. Approfitto di questa sede per ricordare a tutti gli agricoltori incazzati neri per il fatto che i vari Direttori dei Parchi abruzzesi non provvedono da anni a risarcire i danni ai raccolti ottenuti dai terreni che si ritrovano all’interno delle aree protette che se loro non possono provvedere da soli all’installazione dei recinti elettrificati per tenere lontana la fauna selvatica dai loro terreni, devono provvedere a fare pressione direttamente all’Assessorato all’Agricoltura della Regione Abruzzo, il quale provvederà ad erogare loro i fondi stabiliti dal Programma di Sviluppo Rurale PSR Abruzzo 2021-2027, ma va presentata specifica modulistica delle domande PAC (Politica Agricola Comunitaria). In questa regione nessuno deve essere lasciato indietro, si deve cercare di venire incontro alle esigenze di tutti, promuovendo il dialogo ed accantonando inutili scontri che non servono a nessuno, se non ad esacerbare ancora più animi provati da anni ed anni di crisi economica. Continui comunque a pubblicare video stupendi di questo genere, ma ricordi a tutti i suoi conoscenti ed alla sua intera comunità di Scanno che gli animali selvatici non sono giocattoli che si possono usare a proprio piacimento, non date loro da mangiare, non li toccate e state lontano da loro: se si avvicinano ai paesi e vi entrano dentro purtroppo è per il motivo che nelle zone protette essi non trovano il cibo di cui hanno bisogno, per cui cercate di non darglielo, se lo devono procurare da soli all’interno delle aree del Parco. Grazie del video e buona giornata.”

“Good morning, I’m Dr. Alessio Brancaccio, former operator of forestry and wildlife biodiversity in the Sirente-Velino Regional Natural Park, a service carried out through the National Civil Service between 3 September 2012 and 2 September 2013. The video that was shot is beautiful, but it also demonstrates how wild animals are becoming more and more dangerously trusting of man and this is absolutely not good, because they become more vulnerable and can be killed more easily by hunters or thugs of various kinds. 0:34 The deer as I hope knows it is a wild animal so no you cannot take it home, because it is a wild animal owned by the Abruzzo Lazio and Molise National Park (PNALM), therefore you must adhere to a certain behavioral code based on respect and especially on not feeding these animals as hunters do to transform them from wild to confident and then be able to kill them in complete comfort, as they are doing both here in Abruzzo and in Trentino. I take this opportunity to remind all the farmers who are pissed off by the fact that the various Park Directors of Abruzzo have not provided compensation for years for the damage to the crops obtained from the land found within the protected areas which if they cannot provide themselves to install electrified fences to keep wildlife away from their land, they must apply pressure directly to the Agriculture Department of the Abruzzo Region, which will provide them with the funds established by the Rural Development Program PSR Abruzzo 2021-2027, but specific CAP (Community Agricultural Policy) application forms must be submitted. In this region no one must be left behind, we must try to meet everyone’s needs, promoting dialogue and setting aside useless clashes that serve no one, except to exacerbate even more souls tried by years and years of economic crisis. However, continue to publish wonderful videos of this kind, but remind all your acquaintances and your entire community of Scanno that wild animals are not toys that can be used at will, do not feed them, do not touch them and away from them: if they approach the towns and enter them, unfortunately it is for the reason that in the protected areas they cannot find the food they need, so try not to give it to them, they have to get it themselves within the areas of the Park. Thanks for the video and have a nice day.”

Il mio commento al video del #cervo che si avvicina sempre più alle case ed alle persone a #Scanno, un paese all’interno del #ParcoNazionaleAbruzzo in #Abruzzo: ricordo in questa sede che dare da mangiare agli animali selvatici è proibito per evitare che diventino confidenti.

https://x.com/bralex84/status/1708064736875597922

My comment on the video of the #deer that is getting closer and closer to the houses and people in #Scanno, a small village inside #ParcoNazionaleAbruzzo in #Abruzzo: I remind you here that feeding wild animals is prohibited to prevent them from become confidants.

https://x.com/bralex84/status/1708065574520004636

Vietato dare cibo agli animali selvatici

https://www.teleunica.com/lecco-attualita/07-10-2022/vietato-dare-cibo-agli-animali-selvatici-13909#:~:text=Vietato%20dare%20cibo%20agli%20animali%20selvatici.,sanzione%20fino%20a%20500%20euro

Vietato dare cibo agli animali selvatici. Chi lo fa rischia una sanzione fino a 500 euro. Chi non ha mai portato i propri figli a dar da mangiare alle anatre o ai cigni sul lungolago? Bene, d’ora in poi non si può più- Con un’ordinanza il Comune di Lecco ha deciso di vietare una pratica molto diffusa e, sebbene svolta in buona fede, dai risvolti purtroppo inaspettati ai più. Causa il lago basso, il cibo dato resta a riva. Quindi il pane per i cigni diventa cibo per tutti: anatre, gabbiani, ma anche topi e nutrie. E nonostante le buone intenzioni si finisce per alimentare, a propria insaputa, un circolo vizioso. Inutile dare pane secco ai cigni sul lungolago e poi lamentarsi perché il centro è pieno di topi. Le due cose infatti sono infatti collegate.

Il provvedimento è stato preso dal Comune a seguito di numerose segnalazioni giunte dai cittadini che protestavano per la proliferazione di topi nelle vie del centro e di nutrie nell’area a lago.

La nuova ordinanza, già in vigore, vieta, di somministrare qualunque tipo di alimento costituito da mangime, granaglie, scarti e avanzi alimentari di ogni tipo, a tutte le specie di animali selvatici e randagi sull’intero territorio comunale di Lecco, fatte salve specifiche autorizzazioni con fini sanitari o scientifici. Chi venisse sorpreso a violare queste disposizioni, rischia una multa da 25 a 500 eiro.

“Un provvedimento che abbiamo ritenuto necessario adottare – spiega l’assessore all’Ambiente del Comune di Lecco Renata Zuffi – anche per ragioni di tipo igienico-sanitario, oltre che di decoro urbano, motivo per il quale è fondamentale conoscere il divieto e metterlo in atto, per la salute di tutti”.

Fonte: Teleunica Lecco, Lombardia Italia

#Vietato dare #cibo agli #animaliselvatici

07 ott 2022 – 14:28 Redazione #Teleunica #Lecco #Lombardia #Italia

https://x.com/bralex84/status/1708066140214145192

#Vietato dare da mangiare agli #animaliselvatici. Chi lo fa rischia una #sanzione di 500 euro, #cacciatori compresi. #Feeding #wildanimals is prohibited. Anyone who does so risks a #fine of 500 euro, including #hunters.

https://x.com/bralex84/status/1708066939581456418

La mail #PEC che ho inviato al mio amico di famiglia Sindaco di #Pescasseroli Giuseppe Sipari, al Direttore Luciano Sammarone, alla Sorveglianza ed al Personale del #ParcoNazionaleAbruzzo #PNALM dove richiedo la massima tempestività a difesa della fauna selvatica in #Abruzzo.

https://x.com/bralex84/status/1708084563421851858

The #PEC email that I sent to my family friend #Pescasseroli‘s Mayor Giuseppe Sipari, to the #PNALM Director Luciano Sammarone, to the Surveillance and Staff of the #ParcoNazionaleAbruzzo where I request maximum promptness in defense of #wildlife in #Abruzzo.

https://x.com/bralex84/status/1708085576597918189

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

GLI ULTIMI ANNI DI LUCIO BATTISTI

Quelli dell’isolamento, delle attenzioni morbose dei media e soprattutto dei suoi dischi più sperimentali, fino alla morte avvenuta 25 anni fa

Una foto di Lucio Battisti in auto nel 1997 a Molteno. (A.Catalano / FARABOLAFOTO/Ansa) https://www.ilpost.it/2023/09/09/lucio-battisti-ultimi-dischi-anni/

Il 4 febbraio del 1980 fu pubblicato Una giornata uggiosa, il quattordicesimo disco di Lucio Battisti, che morì oggi 25 anni fa, e l’ultimo realizzato con la collaborazione del paroliere Giulio Rapetti, conosciuto con lo pseudonimo di Mogol. La complicità artistica tra Battisti e Mogol era durata quindici anni, e aveva creato alcune delle canzoni più amate della storia della musica leggera italiana, come “Fiori rosa fiori di pesco”, “Il tempo di morire”, “Ancora tu” e “Emozioni”. I motivi che portarono alla fine di una collaborazione così lunga e proficua non sono chiari.

Nel libro del 2016 Mogol. Il mio mestiere è vivere la vita, Mogol stesso ha spiegato che il rapporto con Battisti si incrinò per ragioni economiche, legate alla ridefinizione di accordi contrattuali sulle percentuali dei diritti d’autore da spartirsi. A questo proposito, Mogol ha scritto: «Allora c’era questa formula per cui il musicista prendeva l’8% e il paroliere il 4%, la Siae voleva così. Battisti quando ha iniziato era un dilettante, eppure io non ho mai voluto fargli firmare nessun documento sotterraneo. Sempre il 4% a me l’8% a lui. Quando abbiamo venduto i diritti dei brani alla Numero Uno ho detto che avrei scritto alla pari: 6% a lui e 6% a me, altrimenti non avrei più scritto. Da allora Lucio ha cominciato a lavorare con altri».

Battisti non si espresse mai direttamente sulla questione, ma in un’intervista del 1979, data al giornalista svizzero Giorgio Fieschi, parlò dell’esigenza di rinnovarsi, trovare altri stimoli professionali e realizzare dischi diversi dai precedenti, con nuovi suoni e nuovi testi. Disse di volere prendere una direzione artistica differente, insomma.

In effetti, dopo la fine della collaborazione con Mogol, Battisti aprì una nuova fase della sua carriera, più sperimentale in termini musicali e linguistici. Una fase che iniziò nel 1982, con la pubblicazione dell’album E già, prodotto e arrangiato dal polistrumentista inglese Greg Walsh, che aveva assistito Geoff Westley nella produzione dei due dischi precedenti, Una donna per amico e Una giornata uggiosa. Il disco fu registrato in parte agli studi della RCA di via Tiburtina a Roma e in parte agli studi Trident Studios di Londra. Il missaggio fu supervisionato dal fonico inglese Mark Ellis, conosciuto con lo pseudonimo “Flood”, un nome importante dell’industria musicale britannica: aveva infatti lavorato ad album come Movement dei New OrderAll Fall Down dei The SoundUntitled, il primo album solista di Marc Almond, già cantante dei Soft Cell.

– Leggi anche: Un po’ di canzoni di Lucio Battisti

Spesso si parla di E già come di un album “fatto in casa”, ossia senza la collaborazione di altri musicisti. Come ricorda il giornalista Francesco Mirenzi nel libro Battisti talk. La vita attraverso le sue parole: interviste, dichiarazioni, pensieriE già fu composto interamente con strumenti elettronici, programmati da Battisti insieme a Walsh sulla base di una serie di provini. I provini vennero elaborati in una prima fase nello studio casalingo del cantante e, in un secondo momento, furono replicati con una strumentazione più professionale, senza un lavoro ulteriore di produzione e arrangiamento. Il risultato fu un album ricercato e dai suoni elettronici, caratterizzato dall’uso dei sintetizzatori e influenzato da generi che andavano moltissimo nel Regno Unito, come la new wave e il synth pop.

E già segnò una discontinuità anche dal punto di vista dei testi, più spensierati e diretti rispetto a quelli di Mogol. Alcuni sono testi autobiografici: ad esempio, “Windsurf windsurf” parla della passione di Battisti per questo sport, condivisa con l’amico e collega Adriano Pappalardo, mentre in “Registrazione” parla direttamente dei suoi gusti musicali e degli artisti che l’hanno ispirato, come Paul McCartney, Bob Dylan e Ray Charles. Furono scritti da Grazia Letizia Veronese, la moglie di Battisti, che li firmò con lo pseudonimo “Velezia” (anche se è opinione comune che Battisti partecipò alla loro stesura).

Il vero cambio di direzione, però, arrivò nel 1986 con la pubblicazione di Don Giovanni. Un album importante perché fu il primo realizzato con la collaborazione del poeta e paroliere romano Pasquale Panella. I due si erano conosciuti tre anni prima, quando Battisti stava lavorando alla produzione e agli arrangiamenti di Oh! Era ora, il sesto album di Pappalardo.

La prima grande novità rispetto ai dischi prodotti negli anni Sessanta e Settanta riguardò proprio i testi: se quelli di Mogol erano incentrati su spaccati di vita quotidiana e prediligevano parole semplici in cui tutti potessero facilmente identificarsi, la scrittura di Panella era decisamente più “misteriosa”, ricca di giochi di parole spesso al limite della comprensione. Canzoni come “Le cose che pensano”, “Fatti un pianto” e “Madre pennuta” spiazzarono gli ascoltatori tradizionali di Battisti per la loro complessità: i versi erano surreali e inaccessibili, quasi ermetici, simili a flussi di coscienza pieni di libere associazioni, calembour e nonsense.

Se i testi segnarono una rottura rispetto alla produzione precedente, la musica di Don Giovanni non aveva lo stesso livello di sperimentazioni di E già, e fu un parziale ritorno a ciò a cui erano abituati gli ascoltatori di vecchia data, di nuovo con una prevalenza di strumenti analogici rispetto a quelli elettronici. La supervisione fu affidata nuovamente a Walsh, ma all’album presero parte diversi musicisti: Ray Russell alla chitarra, Robin Smith al pianoforte, Andy Pask al contrabbasso, Gavyn Wright al violino, Guy Barker alla tromba, Phil Todd al sax, Ted Hunter al corno e Skaila Kanga all’arpa.

L’incontro con Panella diede inizio a un nuovo periodo nella carriera musicale di Battisti, quello dei cosiddetti “dischi bianchi”, chiamati così per via delle copertine minimaliste e, per l’appunto, su sfondo bianco. A Don Giovanni seguì L’apparenza, album del 1988 in cui di nuovo tornarono le influenze del synth pop e dell’elettronica di E già e che diede ancora più centralità alla scrittura criptica e surreale di Panella.

Tra le altre cose, L’apparenza fu l’album che ribaltò lo schema compositivo che Battisti aveva seguito fino a quel momento: se in Don Giovanni Panella scrisse le parole sulla musica composta con Battisti, proprio come faceva Mogol, a partire da questo album furono le musiche a venire adattate ai testi.

L’apparenza fu inoltre il primo lavoro di Battisti a uscire su compact disc, supporto che nel mercato discografico all’epoca cominciava a sostituirsi al vinile, e l’ultimo, per una parentesi di sei anni, a portare il marchio Numero Uno, l’etichetta per cui Battisti incideva dal 1971. A L’apparenza seguirono La sposa occidentale (1990)Cosa succederà alla ragazza (1992) e l’ultimo album di Battisti, Hegel (1994).

In tutti i casi si trattò di album complessi e sperimentali, difficili da apprezzare al primo ascolto e poco convenzionali per il panorama discografico italiano di quel periodo. La struttura delle canzoni era molto diversa da quella tipica dei tormentoni del tempo: non c’erano quasi mai ritornelli, le melodie erano spesso poco orecchiabili, la voce di Battisti quasi asettica e, soprattutto a partire da La sposa occidentale, venne soppresso l’utilizzo di strumenti non elettronici.

Escludendo E già e Don Giovanni, che però beneficiarono di un pubblico ancora molto affezionato alla discografia di Battisti e Mogol, gli album bianchi non ottennero un buon riscontro in termini di vendite, anche per la mancanza quasi assoluta di promozione. Se oggi la maggior parte delle persone parla di questi dischi in termini entusiastici, quando uscirono furono accolti con grande scetticismo dalla critica e soprattutto dal pubblico, che li considerava troppo cervellotici e indecifrabili e desiderava un ritorno di Mogol e delle atmosfere degli anni Sessanta e Settanta.

Anche i testi di Panella ricevettero diverse stroncature: spesso la critica musicale, sforzandosi di attribuire un qualche tipo di significato alle canzoni del “periodo bianco”, le liquidava frettolosamente come senza senso. Intervistato da Rolling Stone, Panella ha detto che il suo obiettivo era quello di «liberare Battisti dai falò, dai pianobar e dalle parole dei critici» attraverso i suoi testi.

Già qualche anno prima che iniziasse il periodo dei “dischi bianchi”, della vita privata di Lucio Battisti si sapeva pochissimo. L’intervista con Fieschi del 1979 viene citata moltissimo ancora oggi anche perché coincise con la scomparsa mediatica del cantante, che aveva deciso di interrompere ogni collaborazione con le televisioni e le radio italiane già agli inizi degli anni Settanta. L’ultima apparizione in Rai fu quella del 23 aprile 1972, durante la trasmissione Teatro 10 condotta da Alberto Lupo, in cui Battisti si esibì nel famoso (e unico) duetto con Mina.

Nel libro Quel gran genio, la giornalista musicale Marta Blumi Tripodi ricorda come, agli inizi della sua carriera, Battisti fosse ben disposto a parlare con radio e giornali: «C’è chi sostiene che si rese addirittura volontariamente protagonista di alcuni finti scoop orchestrati ad arte: il caso più celebre è quello del presunto flirt con la cantante inglese Julie Driscoll, che nacque e tramontò nell’arco di un istante, ma durò a sufficienza per finire al centro di un servizio fotografico posato di Tv Sorrisi e Canzoni». Il suo atteggiamento cambiò agli inizi degli anni Settanta, perché «si era reso conto che la sua franchezza veniva spesso travisata sia dai cronisti che dai lettori».

L’allontanamento di Battisti spinse i media a ricercare, spesso in maniera morbosa, qualsiasi tipo di informazione relativa all’intimità del cantante. Come scrive ancora Tripodi, «giornalisti e fotografi vivevano il suo rifiuto come un insulto al loro mestiere, una minaccia all’esistenza stessa delle cronache di costume. Come se Battisti non capisse che anche loro dovevano lavorare, e che il loro lavoro era parlare di lui».

– Leggi anche: Ho un anno di più

Spesso i paparazzi si appostavano davanti alla villa in cui viveva con sua moglie a Molteno, in provincia di Lecco, sperando di fotografare qualche attimo della sua vita privata. «Quando non riuscivano a reperire informazioni di prima mano, chiedevano a chi sembrava saperla un po’ più lunga: vicini di casa, conoscenti, amici, impiegati dell’etichetta di Mogol e Battisti. I resoconti che ne risultavano erano spesso coloriti e fantasiosi».

Quando Battisti rifiutava di farsi intervistare, i giornali non la prendevano per nulla bene. A questo proposito, nel suo libro Tripodi cita alcuni articoli che rendono l’idea di quali fossero i toni che la stampa del tempo riservava a Battisti.

Ad esempio in uno di questi, pubblicato sulla rivista Sogno nel 1972, si legge: «Night club (un ritrovo assai esclusivo, nel cuore di Milano), notte alta. Lucio è seduto a un tavolo con un gruppo di amici. Fotografo e redattrice (a una voce): “Scusi, Battisti, dovremmo rivolgerle qualche domanda e scattarle alcune foto. Sa, il nostro direttore…”. Battisti (secco): “Non faccio mai foto. E non concedo interviste. Ho altro da fare”. Niente foto, dunque, niente intervista. Perfino Bob Dylan, perfino Donovan, perfino i Beatles in talune occasioni sono usciti dai loro fortini dorati, ma lui no, lui non si concede. Il signor Battisti non ha tempo da perdere. Viene da chiedersi perché questa divinità vaga e irraggiungibile dell’olimpo canzonettistico abbia scelto di fare il cantante». «Quando era agli inizi, e le interviste le cercava anche se già cercava di condizionarle parlando soltanto della sua bravura e delle sue idee artistiche», scriveva sempre Sogno, «non smentiva la versione (fornita dagli uffici stampa) che avesse compiuto severi studi musicali diplomandosi in un Conservatorio, e avesse anche perfezionato la sua esperienza all’estero. C’era ben poco di vero».

In un altro articolo, pubblicato su Novella, i toni erano questi: «È individualista, orso e non si affeziona quasi a nessuno. Ha pochissimi amici e anche con quelli non è molto espansivo. Loro però, pur conoscendo tutti i suoi difetti, lo amano lo stesso e di tanto in tanto cercano la sua compagnia. Non è generoso, non è buono ma non è neppure cattivo, dicono. Nel lavoro è estremamente intransigente e poco comprensivo per gli errori degli altri» E ancora: «Vive esattamente come non piace alle femministe. È il maschio di casa, autoritario ed esclusivista. Fa le vacanze sulla riviera adriatica in un posticino riservato e tranquillo, dal quale non escono né sua moglie né suo figlio per paura di essere sorpresi da qualche fotografo. In casa gira in ciabatte e con un paio di vecchi pantaloni. Con lo stesso abbigliamento qualche volta va a fare la spesa. È parsimonioso, quasi tirchio. Non è colto ma è estremamente intelligente».

L’ingresso della casa di Lucio Battisti dopo la sua morte, il 9 settembre 1998. (PINO FARINACCI / ANSA)

Anche la morte di Battisti, avvenuta il 9 settembre del 1998 quando aveva 55 anni, fu molto dibattuta dalla stampa, che la descrisse come “misteriosa”. Questo perché, sebbene fosse ricoverato all’ospedale San Paolo già dal 29 agosto, non si conoscono tuttora con certezza le cause della morte. Il bollettino medico del ricovero non fu mai reso pubblico, e la famiglia ha sempre mantenuto riserbo sulla questione. Ai tempi si susseguirono diverse voci, che però non furono mai confermate e crearono grande confusione: all’inizio i giornali parlarono di un linfoma maligno al fegato, mentre nei giorni successivi si sparse la voce di una glomerulonefrite, una malattia che colpisce i reni.

Repubblica nel 1998 scrisse che l’ultimo aggravamento era avvenuto la notte prima della sua morte. Sempre stando a quanto riportato da Repubblica, il cappellano del San Paolo che gli diede l’estrema unzione parlò di «un viso scavato e di occhi che non cercavano più nulla». Il quotidiano descrisse anche un Battisti «intubato, appeso a fili», che durante il ricovero avrebbe accettato di sottoporsi a «una terapia sperimentale». Repubblica parlò anche dell’atteggiamento della moglie e della sua scelta di non parlare con la stampa: «la moglie Grazia Letizia Veronese ribadisce: nessun contatto con i cronisti e con nessuno. Alla camera mortuaria viene affisso un cartello che dice: la salma può essere “vegliata e visitata” solo da Luca Battisti (il figlio), Grazia Letizia Veronese (la moglie), Alba Rita Battisti (la sorella), Marco e Sergio Veronese (due cognati). Aumenta l’avvilimento in tutti, che rischia di portare al peggio: nella camera ardente c’è anche un ragazzo di 19 anni, morto la notte precedente». Ai funerali, che si celebrarono in forma privata a Molteno, furono ammesse soltanto 20 persone, tra le quali Mogol.

Dopo la morte di Battisti, i diritti sulla sua musica sono stati gestiti dalla società Edizioni Musicali Acqua Azzurra, presieduta dalla moglie. La storia dei diritti sulle canzoni di Battisti è spesso discussa perché, per anni, Edizioni Musicali Acqua Azzurra si è rifiutata di renderle disponibili sui servizi di streaming musicale, scelta molto insolita e secondo molti controproducente in termini economici.

Nel luglio del 2016 il tribunale di Milano accolse parzialmente una causa di Mogol, che aveva chiesto un risarcimento di 8 milioni di euro alla società per avere ostacolato il suo sfruttamento commerciale del repertorio di Battisti. A Mogol furono concessi 2,8 milioni di euro di risarcimenti, e visto che la Edizioni Musicali Acqua Azzurra non poteva pagarli fu messa in liquidazione nella primavera del 2017.

Nel 2019 la società decise di affidare alla SIAE il mandato per raccogliere e ripartire i diritti degli album realizzati con Mogol sulle piattaforme online. Continuano invece a non essere disponibili le canzoni scritte con Pasquale Panella, quelle dei “dischi bianchi”, perché fanno capo a un altro editore, Aquilone, che non ha ancora dato mandato per le piattaforme online.

Si è tornati a parlare dei diritti sulle canzoni di Battisti anche in settimana, quando la Corte d’appello di Milano, confermando la sentenza di primo grado, ha respinto la richiesta di risarcimento da 8,5 milioni avanzata dalla Sony Music ai danni di Grazia Letizia Veronese e del figlio di Battisti, Luca. I fatti risalgono al 2017, quando l’etichetta fece causa agli eredi di Battisti per aver opposto un diritto di veto a qualsiasi forma di sfruttamento economico delle opere musicali del cantante: un’accusa simile a quella avanzata da Mogol.

Fonte: Il Post

Gli ultimi anni di #LucioBattisti #IlPost 9 Settembre 2023

https://x.com/bralex84/status/1702834257566093574

Mogol “Lucio Battisti ed io chiamati fascisti”/ “Il nostro era inno alla libertà”

Pubblicazione: 13.03.2023 – Marta Duò

Mogol ricorda la musica del passato e analizza le minacce al cantautorato del presente rappresentate soprattutto dal social: “sono un danno per la musica”

Mogol Rai 1
https://www.ilsussidiario.net/news/mogol-lucio-battisti-ed-io-chiamati-fascisti-il-nostro-era-inno-alla-liberta/2504490/

Giulio Rapetti, più conosciuto come Mogol, parla della musica di ieri e di oggi, tra nomi indimenticabili e canzoni destinate a essere presto dimenticate. “Io figlio di un antifascista mi sentivo dare del fascista insieme a Lucio (Battisti, ndr) semplicemente perché non facevamo canzoni politiche, perché non avevamo scritto ‘Contessa’  – ricorda Mogol al quotidiano La Verità – Mi angosciai e mi stupii perché facemmo un concerto al Covent Garden a Londra e ci accolsero nel silenzio più rispettoso dove la musica e le parole creavano emozioni e armonia. Mentre in Italia per aver scritto “Volando sopra un bosco di braccia tese” siamo stati accusati di fascismo. Se uno vede la copertina del disco si accorge che ci sono due braccia protese verso il cielo. Era un inno di libertà. Allora abbiamo scelto di non cantare più in pubblico. Per me è stato un dolore perché credo che la democrazia sia l’unica forma possibile di governo”.

A oggi, Mogol ritiene che “non ci sono canzoni memorabili, che la gente ricorda come succede con le canzoni di Lucio” e che “quando la musica e il testo sono un’espressione poetica c’è un evoluzione culturale nella gente. Per saper discernere tra le canzoni che hanno molte visualizzazioni sui social e le canzoni che si radicano nella memoria delle persone serve competenza. La parola è centrale nella cultura popolare che ha mille espressioni”.

Mogol, “i social minacciano il diritto d’autore: sono un danno perché…”

Mogol, all’anagrafe Giulio Rapetti, nella sua intervista a La Verità vuole anche commentare il modo in cui i social possono mettere in pericolo la musica e il cantautorato, anziché contribuire alla diffusione di nuovi brani. “La tutela del diritto d’autore è fondamentale e la minaccia è continua” spiega, perché “il pericolo viene dalle piattaforme digitali che sono quelle che usano la musica e la gettano. Perciò serve una tutela forte. Prima della Siae nacque la società degli autori francesi e andò così; tre autori pranzarono in un gran ristorante di Parigi e al momento del conto non pagarono dicendo: voi sfruttate la nostra musica e noi sfruttiamo la vostra cucina. Con i social bisogna fare la stessa cosa. Sono un danno per la musica perché non riconoscono i dritti degli artisti”.

E a conclusione del suo dialogo, Mogol vuole concludere con un messaggio per il futuro: “dobbiamo avere due convinzioni: accettare qualsiasi cosa il destino ci riservi perché questo vale più di una preghiera; essere consapevoli che al momento di andarcene l’unica cosa che portiamo via e per la quale saremo giudicati è come abbiamo agito nella vita. Se siamo intelligenti dobbiamo dimostrare di aver vissuto degnamente. Tutto il resto è polvere”.

Fonte: Il Sussidiario

https://midiconoche.com/2017/01/12/hegel-e-battisti-cosa-hanno-in-comune/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

ALTRI DUE PEDONI UCCISI A MILANO: SONO SETTE MORTI IN TUTTO DA INIZIO 2023

Investito fuori da un locale a Milano28enne ucciso da un pirata della strada

17 Settembre 2023 – 10:29

Il giovane stava attraversando la strada a pochi metri dalle strisce pedonale. Inutili le manovre per rianimarlo. Si tratta del sesto pedone falciato a Milano da inizio anno.

Filippo Jacopo Carpani

https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-locale/tragedia-nella-notte-milano-28enne-ucciso-pirata-strada-2211944.html

Un ragazzo di 28 anni è morto a Milano nella notte tra il 16 e il 17 settembre, dopo essere stato travolto da un’auto che non si è fermata a prestare soccorso. Il conducente è scappato, lasciando il giovane a terra. L’incidente è avvenuto poco dopo le 4 in viale Jenner. La vittima è un italiano di origine bulgara, residente con la famiglia a Settimo Milanese. Era da poco uscito dalla discoteca Alcatraz assieme ad alcuni amici.

Secondo le prime ricostruzioni, il giovane stava attraversando la strada a pochi metri dalle strisce pedonali quando un veicolo, proveniente da via Livigno e diretta verso piazza Maciachini, lo ha travolto. Il ragazzo è stato soccorso da un’ambulanza e da un’auto medica del 118. I paramedici lo hanno trasportato in codice rosso all’ospedale Niguarda in arresto cardiocircolatorio. Le manovre per rianimarlo si sono rivelate inutili e i dottori hanno dovuto constatarne il decesso poco dopo l’arrivo. Gli agenti della polizia locale stanno indagando su quanto avvenuto e hanno effettuato tutti i rilievi del caso. Al momento mancano informazioni precise sulla dinamica dell’incidente, ma le immagini delle telecamere di sorveglianza potrebbero permettere di rintracciare il pirata della strada alla guida della macchina.

“Milano come Parigi? Serve coraggio politico”. Non è una città per biciclette

Dall’inizio del 2023 sono 11 le persone travolte e uccise da un mezzo motorizzato a Milano: cinque ciclisti, altrettanti pedoni e un monopattinista. Nel tentativo di arginare questo problema, la polizia locale ha organizzato delle campagne informative e di sensibilizzazione, per promuovere una maggior sicurezza sulle strade e sollecitare comportamenti corretti. Un esempio è l’iniziativa #LascialiPassare, pubblicizzata durante i giorni della festa patronale di Buccinasco (11-18 settembre) con grandi manifesti appesi in città.

In tutto il territorio nazionale sono 125 i ciclisti e 263 i pedoni morti da inizio anno al 27 agosto. A rivelarlo è il rapporto dell’Asaps (Associazione sostenitori ed amici della polizia stradale). La Lombardia è la regione con il maggior numero di decessi tra gli utilizzatori di biciclette (27), mentre il Lazio è al primo posto per pedoni investiti e uccisi (43). Per quanto riguarda il capoluogo lombardo, già ad agosto il sindaco Beppe Sala si è detto intenzionato a rivolgersi al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, per trovare un modo di potenziare la sicurezza di coloro che ha definito “i soggetti deboli della strada”.

Fonte: Il Giornale

https://x.com/bralex84/status/1704069224321167601

Incidente a Milano, anziana travolta e uccisa da un camion dei rifiuti in via Trasimeno: addio a Nina Pansini

La 75enne sarebbe stata agganciata dalla parte posteriore del mezzo Amsa. Trasportata in arresto cardiocircolatorio al San Raffaele di Milano, non ce l’ha fatta

Milano, 18 settembre 2023 – Ennesimo tragico investimento di pedone a Milano. Un’anziana di 75 anni è morta dopo essere stata agganciata dalla parte posteriore di un mezzo compattatore Amsa e trascinata per decine di metri, in via Trasimeno 8, a pochi passi da via Adriano, poco prima delle 11 di questa mattina. Si chiamava Antonia Pansini, detta Nina, ed era nata il 6 gennaio 1948 a Molfetta. Dopo l’incidente è stata trasportata in ospedale in arresto cardiocircolatorio, ma non ce l’ha fatta.

Donna travolta e trascinata da mezzo pesante Amsa in via Trasimeno
https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/incidente-via-trasimeno-f6x394ht

Sul posto sono in corso i rilievi a cura della polizia locale. A soccorrere la donna sono intervenute due ambulanze e un’automedica. 

L’Amsa ha espresso, in una nota, “profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia della cittadina coinvolta. Amsa, in attesa di conoscere gli esiti degli accertamenti in corso, si è immediatamente messa a disposizione delle Autorità competenti per contribuire a chiarire ogni aspetto dell’accaduto”.

La 75enne sarebbe stata agganciata dalla parte posteriore del mezzo Amsa. Trasportata in arresto cardiocircolatorio al San Raffaele di Milano, non ce l’ha fatta

Quarto pedone investito in 24 ore

Ed è il quarto pedone investito in 24 ore tra Milano e hinterland: domenica all’alba è morto in viale Jenner il 28enne Vassil Facchetti, falciato da una Mercedes nera scappata dopo l’impatto (il conducente si è costituito nelle ore successive, dopo aver in un primo momento sostenuto che l’auto gli fosse stata sottratta).

Poi ci sono stati stati altri due incidenti nel giro di un’ora: alle 19 in via Alemanni, a Cusano Milanino, due anziani, un uomo e una donna di 82 anni, sono stati travolti da un’auto. Lei è stata trasportata in codice rosso al Niguarda; lui in giallo al San Raffaele. L’autista, di 58 anni, si è fermato a prestare soccorso. Sono in corso le indagini a cura dei carabinieri della Compagnia di Sesto San Giovanni.

Mentre alle 20, una Kawasaki ha preso in pieno una trentasettenne che stava attraversando via Emilio De Marchi a Milanoin zona Greco, fuori dalle strisce: la donna è finita in ospedale in condizioni ritenute molto preoccupanti. L’omicidio stradale del ventottenne Vassil Facchetti ha fatto salire a 7 il drammatico conto dei pedoni uccisi nel 2023.

Fonte: Il Giorno

https://x.com/bralex84/status/1704069737729208715

Milano, cresce l’allarme mobilità: un ciclista urbano su cinque abbandona la bici

18 Settembre 2023 

Allarme mobilità a Milano: un ciclista urbano su cinque rinuncia a pedalare sulle strade della città. Questo, in estrema sintesi, il dato più significativo che emerge dalla ricerca condotta da un gruppo di ricerca guidato dal docente Mario Abis dello IULM, che ha rivelato un calo significativo del 20 per cento “nell’intenzione di utilizzare la bicicletta tra coloro che la usavano abitualmente a Milano nei sei mesi successivi a una serie di incidenti mortali”. Questi episodi includevano anche la morte l’8 novembre 2022 di Luca Marengoniinvestito mentre andava a scuola in bicicletta, e sei persone in bicicletta decedute per violenza stradale nei mesi successivi, fino a oggi. La ricerca coinvolge un campione di 2.300 milanesi tra i 15 e i 70 anni.

Un ciclista urbano su cinque abbandona la bici: allarme mobilità a Milano
https://www.bikeitalia.it/2023/09/18/milano-cresce-allarme-mobilita-un-ciclista-urbano-su-cinque-abbandona-la-bici/

Crescente paura associata alla bicicletta

Secondo Abis – come riporta il Corriere della Sera – sempre più persone stanno tornando a utilizzare altri mezzi di trasporto, come autobus, metropolitana e auto, a causa della crescente paura associata alla bicicletta. Questo fenomeno coinvolge soprattutto coloro che avevano iniziato a utilizzare la bicicletta quotidianamente per spostamenti veloci, come per andare al lavoro, e giovani studenti che ora sono dissuasi dai loro genitori a utilizzare la bicicletta per andare a scuola.

La notizia è stata pubblicata in apertura della Settimana Europea della Mobilità: manifestazione internazionale a cui anche Milano aderisce con una serie di iniziative, ma la situazione sulle strade della città non è certo delle migliori. L’Istat indica che nel 2022 a Milano ci sono state 44 vittime di incidenti stradali, con conseguenze umane e familiari devastanti. Gli esperti stanno cercando di comprendere le ricadute psicologiche di questi gravissimi incidenti sulle abitudini di mobilità dei milanesi. Il calo dell’efficienza della mobilità a Milano è stato uno dei risultati chiave emersi dalla ricerca di Abis. Questo è particolarmente preoccupante in un contesto in cui la città mira a promuovere la mobilità sostenibile e l’uso della bicicletta come parte di un approccio integrato per spostamenti urbani meno inquinanti.

Allarme mobilità a Milano: e la sicurezza stradale?

Paolo Bozzuto, docente del Politecnico, sottolinea l’importanza di aumentare i livelli di sicurezza stradale per preservare le conseguenze dirette sulle vittime e le loro famiglie. E l’incidentalità ciclistica in crescita a Milano rischia di rallentare o invertire la tendenza positiva verso una maggiore adozione della bicicletta come mezzo di trasporto nella città, come appunto certifica la ricerca IULM.

Inoltre, il tema delle biciclette è strettamente legato a quello dei pedoni, che rappresentano circa un terzo delle vittime degli incidenti stradali. La percezione diffusa di scarsa sicurezza per gli utenti fragili della strada influisce sulle scelte di mobilità quotidiana, secondo Bozzuto, e il suo gruppo di ricerca sta lavorando su come quantificare in modo attendibile questo impatto sulla mobilità ciclistica attuale.

I milanesi che abbandonano la bici

Il Corriere della Sera, a corollario dell’articolo principale sul tema, riporta anche alcune storie in merito alla crescente preoccupazione che scosso la comunità ciclistica e ha portato molti milanesi a rinunciare alla bicicletta come mezzo di trasporto a causa della crescente percezione di pericolo sulle strade di Milano.

Le storie raccolte sono emblematiche: c’è una giovane giornalista che dopo essere rimasta ferita in un incidente ha deciso di abbandonare la bicicletta e ora utilizza il car sharing per spostarsi; c’è il grafico amico di Veronica D’Inca (investita e uccisa in bicicletta a Milano) che dopo l’episodio che lo ha colpito da vicino ha rinunciato alla bici e oggi si sposta in metropolitana e a piedi, allungando il suo percorso. E altre persone che sono ritornate a usare l’auto di proprietà perché non si sentono sicure a pedalare nel traffico di Milano.

Questi racconti illustrano la crescente paura tra i ciclisti milanesi e la necessità di migliorare la sicurezza delle strade e delle infrastrutture ciclabili nella città. Molte persone stanno rinunciando alla bicicletta come mezzo di trasporto a causa di queste preoccupazioni: quali azioni concrete porterà avanti l’Amministrazione di Milano per rendere le strade più sicure e convincere i suoi concittadini-ciclisti a tornare in sella?

Leggi anche: Settimana Europea della Mobilità: se la politica promette ma non mantiene

Fonte: Bike Italia

https://x.com/bralex84/status/1704092814689046800

A Milano sarà paralisi totale del traffico: ecco quando

19 Settembre 2023 

La situazione a Milano è completamente fuori controllo: mentre ormai non si contano più i morti e i feriti sulle strade che riempiono le pagine dei giornali ormai quotidianamente, l’assessore alla sicurezza si pavoneggia per aver sventato il furto di un cellulare in centro e la responsabile della mobilità non si sa neppure che lavoro faccia davvero.

L’esasperazione dei Milanesi è alta e prima o poi doveva accadere che qualcuno si appellasse all’antico adagio “a mali estremi, estremi rimedi”. Il primo episodio della protesta, pacifica e non violenta, contro l’inazione del Comune di Milano sulla sicurezza stradale avrà luogo giovedì 21 settembre, ovvero in piena settimana della moda, quando il capoluogo milanese è già un groviglio di automobili.

La forma scelta di protesta promette di garantire la paralisi totale della circolazione a Milano: un flusso ininterrotto di persone percorrerà a piedi e senza sosta gli attraversamenti pedonali sula cerchia dei bastioni in prossimità dei nodi chiave della viabilità cittadina.

I 4 nodi della protesta
https://www.bikeitalia.it/2023/09/19/a-milano-sara-paralisi-totale-del-traffico-ecco-quando/

Giovedì 21 Settembre 2023 a partire dalle 18:45 e fino alle 20:30, centinaia di cittadini pretenderanno di attraversare la strada nei seguenti punti cardinali:

Considerando la struttura della città di Milano (a cerchi concentrici) Il blocco di questi quattro nodi per un’ora e mezza avrebbe ripercussioni sulla circolazione stradale per tutta la notte e potrebbe compromettere seriamente lo svolgimento delle sfilate in programma nella serata.

Le richieste al sindaco Beppe Sala sono chiare:

  • città a 30 km/h subito;
  • strade scolastiche in ogni scuola;
  • una città ciclabile dappertutto e per tutte le capacità;
  • stop alla tolleranza del parcheggio selvaggio;
  • ripristino immediato delle domeniche a piedi.

I cittadini milanesi siano quindi allertati e organizzino i propri spostamenti in modo conseguente.

Sarà un autunno caldo a Milano e non solo a causa del cambiamento climatico.

Fonte: Bike Italia

https://x.com/bralex84/status/1704093619865387192

A Milano sensori obbligatori sui camion per proteggere ciclisti e pedoni dall’angolo cieco

Da Alessandro Di Stefano – 4 Ottobre 2023

Come funzionano i sensori che avvisano della presenza di ciclisti o pedoni negli angoli ciechi.
https://www.rivistabc.com/a-milano-sensori-e-adesivi-obbligatori-sui-camion-per-proteggere-ciclisti-e-pedoni-dal-rischio-angolo-cieco/

Da pochi giorni a Milano è attivo l’obbligo per camion e mezzi pesanti di dotarsi di sensori che avvertano il conducente della presenza di ciclisti o pedoni vicino al mezzo, soprattutto nelle situazioni di angolo cieco, quando in curva si possono verificare situazioni di rischio. La decisione è stata presa alla luce di quanto sta accadendo a Milano da diversi mesi: ci riferiamo agli incidenti mortali in cui le vittime sono state gli utenti attivi della strada. Come ha riportato una ricerca condotta dall’Università IULM, a Milano gli spostamenti in bicicletta sarebbero diminuiti del 20%. Cosa è cambiato e cambierà dunque nei prossimi mesi per quanto riguarda i mezzi pesanti a Milano?

A Milano l’area interessata dall’obbligo di sensori e adesivi sui camion è la Area B, che copre buona parte del territorio urbano. Si tratta di un’estesa zona a traffico limitato a cui è proibito l’accesso ai mezzi più inquinanti. Tutti i camion che circolano in queste vie dovranno anzitutto esporre un adesivo ad altezza ciclisti e pedoni, che avverta questi ultimi del pericolo angolo cieco. Per quanto riguarda i sensori c’è una precisazione da fare: sono sì obbligatori, ma per ora basterà dimostrare di averli ordinati e poter circolare senza fino a dicembre 2024.

“Per la prima volta in Italia Milano introduce l’obbligo di installazione del sensore per l’angolo cieco per i mezzi pesanti a protezione dei pedoni, dei ciclisti e di tutti gli utenti più deboli sulla carreggiata”, ha commentato l’assessora alla Mobilità Arianna Censi. In città più volte le associazioni e i cittadini sono scesi in piazza per chiedere maggiore sicurezza (ricordiamo il flash mob a febbraio 2023 in Piazzale Loreto). Nei piani del comune resta l’intenzione di trasformare Milano in una città 30 sul modello di Parigi, con progetti ambiziosi portati avanti. Ma per ora i dati sugli incidenti rallentano questa transizione verso un modello acquisito di mobilità davvero dolce.

Fonte: Rivista BC

A #Milano sensori e adesivi obbligatori sui #camion per proteggere #ciclisti e #pedoni dal rischio angolo cieco. #rivistabc

https://x.com/bralex84/status/1710350205055349234

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

ANCORA UNA CICLISTA COINVOLTA A MILANO IN UN INCIDENTE STRADALE

In corso XXII Marzo un’auto si ribalta e travolge una donna di 42 anni che stava passando in bicicletta

La bicicletta e l’auto coinvolte nell’incidente di Corso XXII Marzo a Milano
https://www.rainews.it/tgr/lombardia/articoli/2023/08/ancora-un-incidente-stradale-a-milano-con-un-un-ciclista-coinvolto–db6e43a4-59d3-4bc0-86dc-0ebce69a0381.html

Una ciclista di 42 anni versa in gravi condizioni a seguito di un incidente avvenuto a Milano, in corso XXII Marzo. Stando a una prima ricostruzione un’automobile ha urtato contro un palo e si è ribaltata travolgendo un ciclista attualmente incastrato e in condizioni gravi. Le due persone che viaggiavano nell’auto si trovano ancora nell’abitacolo ma sono coscienti. Sul posto vigili del fuoco e ambulanze.

Martedì un’altra ciclista era stata travolta da un camion in Porta Romana.

Fonte: Rainews

https://www.rainews.it/tgr/lombardia/articoli/2023/08/ancora-un-incidente-stradale-a-milano-con-un-un-ciclista-coinvolto–db6e43a4-59d3-4bc0-86dc-0ebce69a0381.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

MALTEMPO A MILANO, NUBIFRAGIO E VENTI FINO A 110 KM/H. DANNI E ALLAGAMENTI 

26 Luglio 2023 – 07:36

https://tg24.sky.it/cronaca/2023/07/25/maltempo-milano-nubifragio-danni

Un violento temporale si è abbattuto – nella notte tra il 24 e il 25 luglio – sul capoluogo lombardo, con forte vento e grandine. Centinaia le segnalazioni di disagi ricevute dai Vigili del Fuoco, tra allagamenti e tetti scoperchiati. Molti gli alberi sradicati da terra in giro per la città, con conseguenti complicazioni per la circolazione di tram e filobus. La Regione Lombardia ha formalizzato la richiesta del riconoscimento dello stato di emergenza

Forti raffiche di vento, fulmini e grandine: un violento temporale si è abbattuto su Milano nella notte tra il 24 e il 25 luglio. Circa 200 le chiamate ricevute dai Vigili del Fuoco, che hanno parlato di una situazione “tragica”. Disservizi anche al sistema elettrico che, solo in serata, ha ripreso a tornare alla normalità

Il temporale è scoppiato intorno alle 04:00. Le grandi quantità di pioggia e grandine cadute in poco tempo hanno causato danni alle linee dei tram – alcune sono cadute a terra – e disagi alla popolazione: ci sono state segnalazioni di tetti scoperchiati, con conseguenti allagamenti.

L’assessore alla Sicurezza e Protezione Civile del Comune di Milano ha parlato di “pioggia di circa 30mm/h”, con una punta massima di 39mm/h registrata in piazza Sicilia.

“Inferno” e “apocalisse” sono tra le parole che si leggono sui social e che accompagnano le immagini del nubifragio. Alcuni video dei cittadini hanno mostrato l’intensità della pioggia e le forti raffiche di vento orizzontale che hanno sfondato o fatto spalancare le finestre di casa.

“Abbiamo vissuto una notte insonne”, ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala in un video pubblicato sulle sue pagine social, parlando di un vento che “in città ha superato i 100 chilometri all’ora“.

“Ho visto nella mia vita passare 65 estati e quello che sto vedendo ora non è normale, non possiamo più negarlo, il cambiamento climatico sta modificando la nostra vita. Non possiamo semplicemente fare finta di niente e soprattutto non possiamo non fare nulla. Anche Milano deve fare la sua parte e la farà”, ha concluso Sala.

Atm, l’Azienda trasporti milanesi, ha parlato di “gravi danni anche alla nostra rete elettrica” e di alcuni depositi rimasti “senza corrente, mentre alberi caduti e detriti sulle strade bloccano i normali percorsi delle linee“.

Il temporale ha poi danneggiato diversi dehors di bar e ristoranti, mentre scooter e biciclette sono stati gettati a terra dal vento.

In mattinata si segnalavano possibili ritardi – fino a un’ora – anche per la circolazione ferroviaria sulla linea Milano-Venezia e su quella Torino-Milano.

Alcune tegole del Castello sono cadute a terra dalle merlate a causa dei forti venti. Danni anche nella Sala Viscontea, dove di solito si tengono le mostre temporanee.

Il Comune di Milano ha poi disposto la chiusura di tutti i parchi recintati e ha disposto il divieto di accesso ai parchi non recintati e alle aree alberate aperte.

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha definito lo scenario “sicuramente grave, nel senso che queste improvvise trombe d’aria sono situazioni che non si sono mai verificate su questo territorio”. Poi ha formalizzato al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai ministri competenti e al capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, la richiesta del riconoscimento dello stato di emergenza di rilievo nazionale per la Lombardia. In foto: i danni causati dal maltempo al Palazzo di Giustizia a Milano.

A causa dell’innalzamento del fiume Lambro a Milano è stato chiuso temporaneamente lo svincolo di Lambrate ed è stata effettuata un’evacuazione preventiva della comunità Exodus di don Antonio Mazzi(Nella foto coperture dei tetti volate in strada in via Cortona).

Nella foto il ponteggio di un palazzo crollato in strada anche sui tralicci dei tram in viale Isonzo.

“L’episodio è il primo della storia di Milano, da quanto si registra, e non è stato solo un forte temporale ma un uragano con venti a 100 chilometri all’ora. In dieci minuti sono caduti 40 millimetri di pioggia e nulla che abbia a che vedere con la manutenzione del verde ha a che fare con quanto accaduto”, ha detto l’assessore Grandi. (Nella foto i resti degli alberi caduti vengono tagliati per liberare la viabilità in viale Argonne a Milano).

“Sono caduti centinaia di alberi sani nei parchi e nelle strade, non alberi malati – ha aggiunto l’assessore – e sono state danneggiate tutte le linee aeree del trasporto pubblico locale, ci sono state case allagate, tetti scoperchiati, abbiamo avuto scuole e nostri edifici del Comune allagati, macchine danneggiate e questo non ha nulla di normale”. (Nella foto i danni del maltempo a Milano in viale Romagna).

I danni su vigneti e vivai sono stati ingenti, tanto che la Regione, dopo averli quantificati, chiederà anche lo stato di calamità oltre a una deroga alla legge che esclude dai ristori le aziende non previste di assicurazioni contro le calamità. (Nella foto i danni del maltempo in viale Romagna a Milano).

I danni del maltempo a Milano: in viale Romagna alberi caduti.

I danni del maltempo a Milano: in viale Romagna alberi caduti.

I danni del maltempo a Milano: in viale Romagna alberi caduti.

Da giorni ormai la Lombardia continua a dover fare i conti con il maltempo. Solo pochi giorni fa una tromba d’aria si era abbattuta su Gorgonzola, hinterland milanese.

Colpite anche le altre città e i loro dintorni, da Monza a BresciaIn foto: Milano.

Il nubifragio della scorsa notte ha colpito anche il Pavese. La zona più coinvolta è stata quella della Lomellina, in particolare nell’area tra Vigevano e Mortara. In foto: Milano.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

GARBAGNATE, UBRIACO E SENZA PATENTE INVESTE COL FURGONE DUE RAGAZZINI: SERAFINO VALENTINO COLIA MUORE A 15 ANNI. GRAVE L’AMICA

Via Kennedy, la vittima, trovata dai soccorritori in arresto cardiaco, è deceduta poco dopo in ospedale. Arrestato per omicidio stradale Pasca Bodgan, 32enne romeno, con tasso alcolemico due volte oltre il limite, denunciato più volte.

Incidente Garbagnate, il furgone che ha investito la bici dei due 15enni (foto carabinieri) https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/incidente-garbagnate-morto-b5cj8j67

Serafino Valentino Colia, avrebbe compiuto 16 anni il 10 ottobre prossimo, ma la sua giovane vita si è spezzata la notte scorsa su un ciglio di strada a Garbagnate Milanese. Il ragazzino è stato travolto poco dopo le 22,30, assieme a un’amica, pure lei 15enne (ora ricoverata in prognosi riservata), mentre stavano attraversando via Kennedy, sulle strisce pedonali in sella a una bicicletta. Alla guida del furgone che li ha falciati c’era Pasca Bodgan, un 32enne rumeno risultato positivo all’alcoltest e privo di patente di guida. L’uomo, che aveva un tasso alcolemico di 1,1 grammi/litro, il doppio del limite consentito, è stato arrestato in flagranza per omicidio stradale dai carabinieri della locale stazione, intervenuti sul posto insieme a quelli di Solaro e di Rho.

I soccorsi

Serafino Valentino Colia  e l’amica, entrambi residenti in zona, sono stati trasportati in codice rosso rispettivamente all’ospedale ”San Gerardo” di Monza e al ”Niguarda” di Milano. Serafino è stato trovato in arresto cardiaco dai soccorritori del 118, intervenuti con due ambulanze, automedica ed elisoccorso. E’ deceduto poco dopo l’arrivo in ospedale, mentre l’amica  è ricoverata in prognosi riservata, nell’impatto ha riportato un trauma cranico e fratture multiple. Le sue condizioni sono ritenute molto critiche. Assieme ai due 15enni c’era un’altra coppia di amici, rimasti illesi. Anche loro erano in bici e hanno assistito all’incidente

I precedenti

L’autista Pasca Bodgan, residente a Milano, dove lavora come operaio per una ditta, guidava il furgone dell’azienda, regolarmente assicurato. Era già stato denunciato diverse volte per guida senza patente, guida in stato di ubriachezza e rifiuto di sottoporsi all’alcol test. Il primo controllo, a cui era seguita una denuncia per la violazione del codice della strada, risale al 2016. Era già stato fermato anche nel 2017 e nel 2020, sempre trovato senza patente. Nel 2020 guidava anche in stato di ebbrezza. L’uomo, in base agli accertamenti dei carabinieri della compagnia di Rho, non ha mai conseguito la patente in Italia e non risulterebbe in possesso neanche di una romena. Ha precedenti anche per lesioni, maltrattamenti, minacce, ricettazione e stupefacenti.

Pasca Bogdan era in affidamento in prova (provvedimento scattato dopo i reati di maltrattamenti e lesioni) e poteva uscire di casa dalle 6 alle 23. Ora si trova nel carcere milanese di San Vittore. Nelle prossime ore il pm di turno di Milano Mauro Clerici chiederà al gip la convalida dell’arresto e l’applicazione della misura cautelare in carcere. L’autorità giudiziaria ha disposto l’esame autoptico sulla salma del 15enne morto.

Chi era Valentino Colia, il ragazzo ucciso da un furgone a Garbagnate: l’amore per il basket e la passione per la meccanica

Il15enne frequentava il centro professionale Salesiani di Arese e giocava a pallacanestro nella Puntoebasket di Lainate. Il suo allenatore: “Sempre presente agli allenamenti e rispettoso delle regole”

Garbagnate Milanese (Milano), 18 luglio 2023 – Frequentava il corso di meccanica al centro di formazione professionale Salesiani di Arese, a settembre avrebbe iniziato la terza.  Giocava a basket da quando era ragazzino, prima nell’Osl Garbagnate e ora nell’associazione Puntoebasket di Lainate, Valentino Serafino Coliail 15enne travolto e ucciso di un furgone, lunedì sera a Garbagnate Milanese, in viale Kennedy.

Nel tondo rosso la vittima, Valentino Serafino Colia

Il minorenne in sella alla sua bici stava attraversando la strada sulle strisce pedonali insieme ad altri tre amici quando il furgone ha travolto lui e una coetanea di 15 anni, ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Niguarda di Milano.

“Ho saputo della sua morte questa notte, intorno alle due, mi ha scritto uno degli amici che era con lui, era sconvolto – racconta il suo coach, Francesco Fabrizio – Vale era un bravo ragazzo, sempre presente agli allenamenti e rispettoso delle regole. L’ho visto l’ultima volta qualche settimana fa”.

Sulla pagina Facebook della società sportiva è stato pubblicato un post. “Questo momento di profonda tristezza e lutto per la perdita di Valentino, Puntoebasket si stringe attorno alla famiglia e ai suoi cari. Vogliamo ricordarlo come il ragazzo che abbiamo imparato a conoscere in palestra, con una vita piena di speranze e sogni e che amava giocare a basket con i suoi compagni delle giovanili. Non ci sono parole che possano lenire il dolore che state provando, ma speriamo che il sostegno e l’amore delle persone intorno a voi vi diano la forza necessaria per superare questo momento difficile”.

Tanti i commenti di cordoglio di chi lo aveva conosciuto sul parquet dei campi di basket e giocava con lui. Intanto in viale Kennedy, sul luogo dell’incidente, qualcuno ha portato un mazzo di fiori con un biglietto per ricordare Valentino.

Fonte: Il Giorno

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus