Il Fatto Quotidiano

DUE DENUNCE CONTRO L’ITALIA PER COMPLICITA’ IN GENOCIDIO E CRIMINI CONTRO L’UMANITA’. FERMARE SUBITO IL FLUSSO DI ARMI DEL GOVERNO MELONI E DELLA LEONARDO VERSO ISRAELE

L’Italia dovrà fare i conti con due denunce, una penale, l’altra civile, con l’accusa di “complicità con Israele in genocidio e crimini contro l’umanità” a Gaza. A presentarle nel corso di una conferenza stampa a Roma una rete di avvocati, sostenuti dal Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia (CRED), insieme ad Amnesty International Italia.

“Abbiamo presentato un esposto alla Procura di Roma”, precisa Fabio Marcelli (Cred), con l’obiettivo di spingere Israele a dare esecuzione alle misure cautelari emanate dalla Corte internazionale di giustizia (Icj), che ha ritenuto “plausibile il carattere genocidario delle azioni dell’esercito e ordinato a Tel Aviv di porvi fine con ogni mezzo”, rivendica. Eppure, spiega, nulla è stato fatto dal governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu, che punta invece a proseguire verso un’invasione totale di Gaza, verso Rafah, pur nel pieno di una crisi diplomatica con gli Stati Uniti, dopo che il presidente Joe Biden ha minacciato di sospendere l’invio di nuovi armi verso l’alleato.

“Abbiamo presentato un esposto alla Procura di Roma”, precisa Fabio Marcelli (Cred), con l’obiettivo di spingere Israele a dare esecuzione alle misure cautelari emanate dalla Corte internazionale di giustizia (Icj), che ha ritenuto “plausibile il carattere genocidario delle azioni dell’esercito e ordinato a Tel Aviv di porvi fine con ogni mezzo”, rivendica. Eppure, spiega, nulla è stato fatto dal governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu, che punta invece a proseguire verso un’invasione totale di Gaza, verso Rafah, pur nel pieno di una crisi diplomatica con gli Stati Uniti, dopo che il presidente Joe Biden ha minacciato di sospendere l’invio di nuovi armi verso l’alleato.

“Abbiamo fondato il nostro esposto contro l’Italia su alcune evidenze, tra cui l’invio di armi. Siamo il terzo esportatore dopo Stati Uniti e Germania. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani afferma che tale traffico è cessato dopo il 7 ottobre ma questo è stato smentito dai dati diffusi da alcuni organismi, come l’Istat”. Ma all’Italia viene contestata anche la “sospensione delle donazioni all’agenzia Onu per i profughi palestinesi (Unrwa)“.

Le accuse di collaborazioni con gli attentati del 7 ottobre mosse da Tel Aviv verso membri dell’Agenzia non sono mai state confermate, tanto che altri Paesi come la Germania hanno poi riattivato le donazioni. Ora, anche il capo dello Stato Sergio Mattarella ha invitato a rifinanziare l’Unrwa, tra le possibili aperture dell’esecutivo Meloni ‘su progetti specifici’. “Per ora non c’è nulla di concreto”, taglia corto al momento Marcelli.

Certo, i tempi sono lunghi rispetto alle cause intentate dalla rete di avvocati contro l’Italia, ma, spiegano, sarebbe già “un successo riuscire a capire cosa è partito dall’Italia dal 7 ottobre in poi verso Israele”, precisa l’avvocato Gianluca Vitale. “Si dirà è impossibile, ma intanto proviamo a togliere l’acqua, l’ossigeno a quelle operazioni“, insiste. Spiegando in conferenza anche la causa civile intentata contro l’Italia su iniziativa di un avvocato palestinese. Ovvero, Salahaldin Abdalaty, che ha perso sette familiari a causa dei bombardamenti israeliani. “Israele sta commettendo un danno e il concorso a quel danno deve essere interrotto dal giudice civile”, è l’appello rilanciato.

La prima udienza rispetto alla causa civile sarà il 13 giugno: “I tempi lunghi sono già una scelta, si vuole perdere tempo”, attaccano. Mentre è l’avvocato palestinese Abdalaty a invocare giustizia: “Israele viola sistematicamente il diritto internazionale. Questo è stato possibile grazie alla complicità di governi occidentali, Italia compresa”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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di Alberto Sofia

 | 10 MAGGIO 2024

L’Italia dovrà fare i conti con due denunce, una penale, l’altra civile, con l’accusa di “complicità con Israele in genocidio e crimini contro l’umanità” a Gaza. A presentarle nel corso di una conferenza stampa a Roma una rete di avvocati, sostenuti dal Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (Cred), insieme ad Amnesty International Italia.

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TWO COMPLAINTS AGAINST ITALY FOR COMPLICITY IN GENOCIDE AND CRIMES AGAINST HUMANITY. IMMEDIATELY STOP THE FLOW OF WEAPONS FROM THE MELONI GOVERNMENT AND LEONARDO TO ISRAEL

Italy will have to deal with two complaints, one criminal, the other civil, on charges of “complicity with Israel in genocide and crimes against humanity” in Gaza. They were presented during a press conference in Rome by a network of lawyers, supported by the Research and Processing Center for Democracy (Cred), together with Amnesty International Italia.

“We have presented a complaint to the Rome Prosecutor’s Office”, specifies Fabio Marcelli (Cred), with the aim of pushing Israel to implement the precautionary measures issued by the International Court of Justice (ICJ), which deemed the genocidal nature of the actions “plausible”. army actions and ordered Tel Aviv to put an end to them by any means,” he claims. Yet, he explains, nothing has been done by the far-right government led by Benjamin Netanyahu, which instead aims to continue towards a total invasion of Gaza, towards Rafah, even in the midst of a diplomatic crisis with the United States, after the president Joe Biden threatened to suspend shipments of new weapons to his ally.

“We have presented a complaint to the Rome Prosecutor’s Office”, specifies Fabio Marcelli (Cred), with the aim of pushing Israel to implement the precautionary measures issued by the International Court of Justice (ICJ), which deemed the genocidal nature of the actions “plausible”. army actions and ordered Tel Aviv to put an end to them by any means,” he claims. Yet, he explains, nothing has been done by the far-right government led by Benjamin Netanyahu, which instead aims to continue towards a total invasion of Gaza, towards Rafah, even in the midst of a diplomatic crisis with the United States, after the president Joe Biden threatened to suspend shipments of new weapons to his ally.

“We based our complaint against Italy on some evidence, including the sending of weapons. We are the third largest exporter after the United States and Germany. Foreign Minister Antonio Tajani states that this traffic ceased after 7 October but this has been denied by data released by some bodies, such as Istat”. But Italy is also accused of “suspension of donations to the UN agency for Palestinian refugees (UNRWA)”.

The accusations of collaboration with the October 7 attacks made by Tel Aviv against members of the Agency were never confirmed, so much so that other countries such as Germany then reactivated the donations. Now, the head of state Sergio Mattarella has also invited UNRWA to be refinanced, among the possible openings of the Meloni executive ‘on specific projects’. “For now there is nothing concrete”, Marcelli cuts short at the moment.

Of course, the times are long compared to the lawsuits brought by the network of lawyers against Italy, but, they explain, it would already be “a success to be able to understand what left Italy from 7 October onwards towards Israel”, specifies the lawyer Gianluca Vitale. “They will say it’s impossible, but in the meantime let’s try to remove the water, the oxygen from those operations,” he insists. Also explaining in the conference the civil case brought against Italy on the initiative of a Palestinian lawyer. That is, Salahaldin Abdalaty, who lost seven family members due to Israeli bombing. “Israel is committing damage and contributing to that damage must be stopped by the civil judge,” is the appeal relaunched.

The first hearing in relation to the civil case will be on June 13: “Long waiting times are already a choice, we want to waste time”, they attack. While it is the Palestinian lawyer Abdalaty who calls for justice: “Israel systematically violates international law. This was possible thanks to the complicity of Western governments, including Italy.”

Source: Il Fatto Quotidiano

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/05/10/italia-astenuta-allonu-sulla-palestina-con-germania-e-gb_558f490e-b4c1-44be-a7d2-ac2564892701.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

GAZA CI SONO PROVE SCIENTIFICHE DEL GENOCIDIO, MA L’OCCIDENTE SI OSTINA A NEGARLO

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/08/gaza-ci-sono-prove-scientifiche-del-genocidio-ma-loccidente-si-ostina-a-negarlo/7540270/

I doppi standard morali del mondo occidentale di Gaza accecano così tanto che perfino le prove scientifiche pubblicate su riviste prestigiose come Lancet, giustamente usate per contrastare le asserzioni dei negazionismi Covid durante la pandemia, ora vengono messe in dubbio o ignorate? I dati che anche le Nazioni Unite e epidemiologi di istituzioni accreditate a livello mondiale ritengono approssimativamente validi, per i negazionismi del genocidio non sono affidabili se si tratta di Gaza? O sono le critiche sui dati di mortalità a rivelare l’inaffidabilità delle opinioni dei negazionismi del genocidio? Pur di negare l’evidenza di un crimine del quale siamo tutti complici la nostra mente prova di tutto?

In questa ricerca apparsa su Lancet che ha analizzato i dati di mortalità del ministro della Sanità a Gaza, tre ricercatori della John Hopkins School of Public Health chiariscono in modo empirico che i dati di mortalità a Gaza non sono gonfiati e non hanno grandi margini di errore. I morti accertati, infatti, come accaduto durante la pandemia, sono molto probabilmente sottostimati. Perché? Per una ragione molto semplice: con il 70% delle case distrutte, quasi tutti gli ospedali, scuole, panetterie distrutte, senza acqua potabile, riscaldamento, scarso accesso a cibo e medicinali, cosa ci si aspettate succeda? Che la mortalità diminuisca? E cosa ne dite “dell’effetto statistico” (concedetemi il tragico sarcasmo) di centinaia se non migliaia di corpi sotto le macerie?

Sciolti i dubbi sui dati di mortalità, i negazionisti del genocidio argomentano che la definizione di genocidio stabilisce sia necessario accertarne l’intenzionalità. Un documento redatto da Law for Palestine ha raccolto 500 incitamenti al genocidio e altrettanti link che ne corroborano la veridicità. Una buona parte sono di top figure politiche del governo e dell’esercito israeliano. Altri provengono da giornalisti e opinionisti israeliani.

Il doppio standard morale creato dal pregiudizio di conferma occidentale è così accecante che perfino l’International Court of Justice, citata e ammirata per il mandato di cattura a Putin, ora viene attaccata e minacciata (es. una dozzina di senatori repubblicani in Usa che scrivono all’ICJ “vi abbiamo avvertito”) per il mandato di cattura a Netanyahu. Ah, dimenticavo, la stessa Corte ha stabilito che la denuncia del Sud Africa a Israele per “atti di genocidio” è plausibile e ha infatti intimato un cessate il fuoco immediato, puntualmente ignorato da Israele, con pacche sulle spalle dei leader occidentali.

Sciolti i dubbi sui dati di mortalità, i negazionisti del genocidio argomentano che la definizione di genocidio stabilisce sia necessario accertarne l’intenzionalità. Un documento redatto da Law for Palestine ha raccolto 500 incitamenti al genocidio e altrettanti link che ne corroborano la veridicità. Una buona parte sono di top figure politiche del governo e dell’esercito israeliano. Altri provengono da giornalisti e opinionisti israeliani.

In sette mesi di assalto a Gaza, Israele ha ucciso oltre 14000 bambini; l’invasione della Russia in Ucraina in oltre 2 anni di bombardamenti poco più di 500 (ovviamente anche questi dati sono sottostimati e ogni vita di un bambino ucciso in guerra è una tragedia indicibile beh oltre i freddi numeri). I freddi numeri tuttavia dicono che il genocidio di Israele a Gaza, aiutato e sostenuto moralmente e militarmente dal mondo occidentale, è un atto di ferocia (e psicopatia internazionale) senza precedenti storici recenti.

Di fronte a questi fatti e questi dati, arrampicarsi sugli specchi adducendo sofismi di vario tipo al fine di negarne la devastante, tragica importanza, è sintomo di un pregiudizio culturale che assegna valore alla vita umana a targhe alterne. È la prova che mass media, istituzioni educative e socializzazione hanno spinto il nostro immaginario collettivo a suddividere le persone uccise in guerra in “vittime di serie A” e “vittime di serie B”. Quelle di “serie A”, opera dei nostri nemici, meritano le nostre lacrime e la nostra compassione. “Quelle di serie B”, causate dai nostri governi e loro alleati, la nostra indifferenza?

Possiamo fare meglio.

Roberto De Vogli

Roberto De Vogli

Professore, Università di Padova

Fonte: Il Fatto Quotidiano

English translate

GAZA THERE IS SCIENTIFIC EVIDENCE OF GENOCIDE, BUT THE WEST SUBSTANCES IN DENYING IT

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/08/gaza-ci-sono-prove-scientifiche-del-genocidio-ma-loccidente-si-ostina-a-negarlo/7540270/

Are the Western world’s moral double standards in Gaza so blinding that even scientific evidence published in prestigious journals such as the Lancet, rightly used to counter the claims of Covid deniers during the pandemic, is now being doubted or ignored? The data that even the United Nations and epidemiologists of accredited institutions worldwide consider to be approximately valid, for genocide deniers, are not reliable when it comes to Gaza? Or is it the criticism of mortality data that reveals the unreliability of the opinions of genocide deniers? In order to deny the evidence of a crime in which we are all accomplices, does our mind try anything?

In this research which appeared in the Lancet which analyzed the mortality data of the Minister of Health in Gaza, three researchers from the John Hopkins School of Public Health clarify empirically that the mortality data in Gaza are not inflated and do not have large margins of error . The confirmed deaths, in fact, as happened during the pandemic, are most likely underestimated. Why? For a very simple reason: with 70% of homes destroyed, almost all hospitals, schools, bakeries destroyed, without drinking water, heating, little access to food and medicine, what do you expect to happen? May mortality decrease? And what do you say about the “statistical effect” (please indulge me in tragic sarcasm) of hundreds if not thousands of bodies under the rubble?

Having resolved the doubts about the mortality data, genocide deniers argue that the definition of genocide establishes that it is necessary to ascertain its intentionality. A document drawn up by Law for Palestine has collected 500 incitements to genocide and as many links that corroborate their veracity. A good portion are top political figures in the Israeli government and army. Others come from Israeli journalists and commentators.

The moral double standard created by Western confirmation bias is so blinding that even the International Court of Justice, cited and admired for the arrest warrant for Putin, is now being attacked and threatened (e.g. a dozen Republican senators in the US writing to the ICJ “we warned you”) for the arrest warrant for Netanyahu. Ah, I forgot, the same Court has established that South Africa’s complaint to Israel for “acts of genocide” is plausible and has in fact called for an immediate ceasefire, promptly ignored by Israel, with pats on the back from Western leaders.

Having resolved the doubts about the mortality data, genocide deniers argue that the definition of genocide establishes that it is necessary to ascertain its intentionality. A document drawn up by Law for Palestine has collected 500 incitements to genocide and as many links that corroborate their veracity. A good portion are top political figures in the Israeli government and army. Others come from Israeli journalists and commentators.

In seven months of assault on Gaza, Israel killed over 14,000 children; the invasion of Russia in Ukraine in over 2 years of bombings just over 500 (obviously even these data are underestimated and every life of a child killed in war is an unspeakable tragedy well beyond the cold numbers). The cold numbers, however, say that Israel’s genocide in Gaza, aided and supported morally and militarily by the Western world, is an act of ferocity (and international psychopathy) without recent historical precedent.

Faced with these facts and data, climbing on straws by citing sophisms of various types in order to deny their devastating, tragic importance, is a symptom of a cultural prejudice that assigns value to human life on alternate plates. It is proof that mass media, educational institutions and socialization have pushed our collective imagination to divide people killed in war into “series A victims” and “series B victims”. Those of “series A”, the work of our enemies, deserve our tears and our compassion. “The second-class ones”, caused by our governments and their allies, our indifference?

We can do better.

Source: Il Fatto Quotidiano

Rabin, Israeli Prime Minister and Arafat OLP Al-Fatah Leader of Palestine Freedom shake their hands in front of Democratic US President Bill Clinton in Camp David, September 13th 1993
Shimon Peres Israeli President and Yasser Arafat OLP President of Palestine with the word “Peace”
Benjamin Netanyahu, Israeli Defense Minister in 1993 and Leader of the Zionist Party Likud

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

LAVORARE IN UN ALTRO STATO EUROPEO? SUL PORTALE UE LA GERMANIA PUBBLICA 800 MILA OFFERTE, l’ITALIA SOLO 45 (E NON SONO NEMMENO LE SUE)

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/22/lavorare-in-un-altro-stato-europeo-sul-portale-ue-la-germania-pubblica-800mila-offerte-litalia-solo-45-e-non-sono-nemmeno-le-sue/7519413/

di Franz Baraggino 22 Aprile 2024

Quest’anno si celebra il trentennale di Eures, la rete di cooperazione dei servizi per l’impiego europei operativa in tutti i Paesi Ue oltre a Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera. Serve ad attuare l’articolo 45 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (TFUE) che assicura la libera circolazione dei lavoratori, e comprende un portale con offerte di lavoro da tutta Europa. Il Regolamento Ue 589 del 2016 impone a tutti gli Stati membri di rendere disponibili sul portale Eures “tutte le offerte di lavoro rese pubblicamente disponibili dai Servizi per l’impiego” (art. 17). Per sapere quante sono le offerte basta andare sul portale, che in questi giorni ne pubblica circa 4,5 milioni, divise per Paese. La Germania ne propone 798.072, il Belgio 728.700 e la Francia 650 mila. La Spagna ne pubblica 45.000, l’Italia 45. No, non è un errore, gli zeri non ci sono. Il nostro Paese è il peggiore di tutti i 28 Stati dell’Unione Europea. Un bel problema, visto che gli italiani, compresi quelli giovani e preparati, usano Eures, trovano lavoro e se ne vanno all’estero.

Solo 45 offerte: come è possibile? – In base ai regolamenti europei è stato creato il Single Coordinated Channel (SCC), un canale unico per la sincronizzazione dei dati tra le piattaforme dei servizi all’impiego nazionali e il portale Eures. Ma “fornire i dati, mantenerne l’integrità e la tempestività è responsabilità esclusiva degli Stati membri”, spiega al Fatto la European Labour Authority (ELA), che gestisce la rete Eures in collaborazione con la Commissione europea e i 31 Paesi partecipanti. E sul magro contributo dell’Italia, suggerisce di contattare l’Ufficio nazionale di coordinamento Eures Italia che fa capo al ministero del Lavoro guidato da Marina Calderone. Nonostante esplicita richiesta, il ministero non ci fa parlare con l’attuale responsabile. In cambio fa sapere che nel 2023 le attività Eures, che in Italia conta una settantina di consulenti (advisor) presso i centri per l’impiego, hanno registrato 630mila contatti da italiani e 65mila da cittadini Ue. Che i collocamenti lavorativi sono stati 830 in uscita, cioè di italiani trasferiti altrove, e appena 310 in entrata, di europei che hanno trovato lavoro nel nostro Paese.

La versione del ministero – Secondo il ministero, “le 45 offerte sono quelle intermediate dagli advisor Eures e per le quali i datori di lavoro autorizzano la pubblicazione sul portale europeo”. Cliccando sulle 45 offerte, però, di italiano c’è ben poco. Si tratta di posizioni aperte da aziende straniere con interessi e sedi in diversi Stati. Quando cercano qualcuno da impiegare in Italia, l’offerta compare tra quelle “italiane”. Ma andiamo avanti. Il ministero assicura che nel 2023 “circa 140.000 offerte sono state caricate da datori di lavoro o soggetti autorizzati sul portale Anpal”. Si tratta del portale MyAnpal, dal quale, spiega lo stesso ministero, avviene il trasferimento dei dati al portale Eures. Cosa che ad oggi, invece, non avviene. Ma non disperiamo, per il futuro “stiamo valutando l’unificazione dei portali, pubblicando sul portale Eures tutte le offerte disponibili grazie a una modifica dei flussi”. Di certo c’è che dal 2016, da quando esiste il Regolamento Ue che impone agli Stati di pubblicare le offerte su Eures, l’Italia non ha mai mosso un dito. Ci penserà la ministra Calderone? Sarebbe una bella notizia, sempre che quel treno non sia già partito, come sembrano dire i dati sulla mobilità lavorativa nell’Unione.

Chi parte e chi arriva – L’ultima relazione della Commissione europea (Annual report on intra-EU labour mobility 2023) dice che l’Italia è il terzo Paese Ue, dopo Romania e Polonia, per cittadini trasferiti in altri Stati membri. Come spiegato al Fatto da un consulente Eures, “si rivolgono a noi esclusivamente under 35 molto, molto preparati“. Giovani con alto livello di istruzione che lasciano l’Italia per migliori opportunità. A differenza delle offerte di lavoro, su Eures gli italiani ci sono eccome: al primo posto tra gli iscritti al portale già nel 2019, con un numero di visite pari a quello di spagnoli e francesi, questi secondi solo ai tedeschi. Insomma, usiamo Eures soprattutto per regalare forza lavoro agli altri Paesi. Gli italiani rappresentano il 10 per cento dei 9,9 milioni di europei in età da lavoro trasferiti in altri Stati Ue nel 2022. Con la Germania che si conferma la principale destinazione per il 39% degli italiani (382mila ingressi), la Spagna al secondo posto (168mila), la Svizzera al terzo (158mila) e la Francia al quarto (108mila). Paesi in cui la mobilità in ingresso presenta una vasta gamma di Paesi d’origine, a differenza dell’Italia. Di oltre un milione di europei arrivati da noi nel 2022, i romeni costituiscono da soli l’80 per cento, seguiti da polacchi e bulgari per un ulteriore 10 per cento. Dati che vanno letti insieme ad altri: i più bassi tassi di occupazione dei cittadini Ue trasferiti in altri Stati membri si riscontrano proprio in Italia (61%), seconda solo alla Grecia (57%). Peggio: gli europei con un alto grado di istruzione hanno in Italia il più basso tasso di occupazione di tutta la Ue a 28. In altre parole, se sei istruito ti conviene andare altrove.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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WORK IN ANOTHER EUROPEAN STATE? GERMANY PUBLISHES 800 THOUSAND OFFERS ON THE EU PORTAL, ITALY ONLY 45 (AND THEY ARE NOT EVEN ITS OWN OFFERS)

This year marks the thirtieth anniversary of Eures, the cooperation network of European employment services operating in all EU countries as well as Iceland, Lichtenstein, Norway and Switzerland. It serves to implement Article 45 of the Treaty on the Functioning of the EU (TFEU) which ensures the free movement of workers, and includes a portal with job offers from all over Europe. EU Regulation 589 of 2016 requires all member states to make available on the Eures portal “all job offers made publicly available by employment services” (art. 17). To find out how many offers there are, just go to the portal, which currently publishes around 4.5 million, divided by country. Germany proposes 798,072, Belgium 728,700 and France 650 thousand. Spain publishes 45,000, Italy 45. No, it’s not an error, there are no zeros. Our country is the worst of all 28 states of the European Union. A big problem, given that Italians, including young and educated ones, use Eures, find work and go abroad.

Only 45 offers: how is this possible? – On the basis of European regulations, the Single Coordinated Channel (SCC) was created, a single channel for the synchronization of data between the national employment services platforms and the Eures portal. But “providing the data, maintaining its integrity and timeliness is the exclusive responsibility of the Member States”, explains to the European Labor Authority (ELA), which manages the Eures network in collaboration with the European Commission and the 31 participating countries. And regarding Italy’s meager contribution, he suggests contacting the Eures Italia national coordination office which is part of the Ministry of Labor led by Marina Calderone. Despite an explicit request, the ministry does not let us speak to the current manager. In exchange, he announced that in 2023 the Eures activities, which in Italy have around seventy consultants (advisors) at employment centres, recorded 630 thousand contacts from Italians and 65 thousand from EU citizens. That there were 830 outgoing job placements, i.e. of Italians transferred elsewhere, and just 310 incoming ones, of Europeans who found work in our country.

The ministry’s version – According to the ministry, “the 45 offers are those intermediated by the Eures advisors and for which the employers authorize publication on the European portal”. By clicking on the 45 offers, however, there is very little Italian. These are positions opened by foreign companies with interests and headquarters in different states. When they look for someone to employ in Italy, the offer appears among the “Italian” ones. But let’s move on. The ministry assures that in 2023 “around 140,000 offers were uploaded by employers or authorized parties to the Anpal portal”. This is the MyAnpal portal, from which, explains the ministry itself, the data is transferred to the Eures portal. Which to date, however, does not happen. But let’s not despair, for the future “we are evaluating the unification of the portals, publishing all the offers available on the Eures portal thanks to a change in the flows”. What is certain is that since 2016, when the EU Regulation requiring states to publish offers on Eures existed, Italy has never lifted a finger. Will Minister Calderone take care of it? This would be good news, provided that that train hasn’t already left, as the data on job mobility in the Union seems to say.

Who is leaving and who is arriving – The latest report from the European Commission (Annual report on intra-EU labor mobility 2023) says that Italy is the third EU country, after Romania and Poland, for citizens transferred to other member states. As explained to Fatto by a Eures consultant, “we are exclusively under 35s who are very, very well trained”. Young people with a high level of education who leave Italy for better opportunities. Unlike job offers, Italians are definitely there on Eures: in first place among those registered on the portal already in 2019, with a number of visits equal to that of the Spanish and French, the latter second only to the Germans. In short, we use Eures above all to provide workforce to other countries. Italians represent 10 percent of the 9.9 million Europeans of working age transferred to other EU states in 2022. With Germany confirming itself as the main destination for 39% of Italians (382 thousand entries), Spain in second place place (168 thousand), Switzerland in third (158 thousand) and France in fourth (108 thousand). Countries in which incoming mobility presents a wide range of countries of origin, unlike Italy. Of the over one million Europeans who arrived here in 2022, the Romanians make up 80 percent alone, followed by the Poles and Bulgarians for a further 10 percent. Data that should be read together with others: the lowest employment rates of EU citizens transferred to other member states are found in Italy (61%), second only to Greece (57%). Worse: Europeans with a high level of education have in Italy the lowest employment rate of the entire EU 28. In other words, if you are educated you are better off going elsewhere.

Source: Il Fatto Quotidiano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

NEWSLETTER PARTITO DEI CARC (COMITATI DI APPOGGIO PER LA RESISTENZA DEL COMUNISMO) MARZO 2024

Lettera aperta a Potere al Popolo e agli altri aderenti a Unione Popolare

di Teresa Noce Marzo 20, 2024

Rompere gli indugi e presentare alle elezioni europee una lista chiaramente schierata a sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche

Nel comunicato Unione Popolare, che fare? diffuso il 6 Marzo, Potere al Popolo illustra i motivi della mancata confluenza di Unione Popolare con la lista “Pace Terra Dignità” promossa da Michele Santoro e Raniero La Valle (“il disaccordo sulla necessità di sostenere in ogni modo la resistenza palestinese contro lo Stato sionista israeliano e nel chiamare genocidio la strage israeliana a Gaza. Quello sulla necessità di considerare la NATO la prima responsabile di ogni guerra nel mondo e di chiederne la fine senza se e senza ma. La mancanza di una chiara scelta politica economica e sociale dal lato della maggioranza della popolazione, e non dalla parte di una minoranza di soliti noti, che, come durante la Pandemia, anche con la guerra sta continuando ad arricchirsi. Una non chiara collocazione alternativa nei confronti del centrosinistra in Italia ed in Europa”), spiega che questo ha aperto una crisi nel progetto di UP fino alla decisione dei vertici del PRC di abbandonare UP e confluire nella lista Terra Pace Dignità, cosa che ha influito anche sulla decisione di Luigi De Magistris di dimettersi da portavoce nazionale di UP, e conclude ribadendo l’importanza della presenza di una lista nettamente schierata: “con un genocidio in corso, la solidarietà con la lotta di liberazione del popolo palestinese deve essere pienamente rappresentata alle elezioni europee anche nel nostro Paese. Su posizioni chiare, che non riproducano una inesistente equidistanza tra oppressi e oppressori, e ribadiscano il diritto alla resistenza. L’Italia, che si sta riconfigurando come fedelissimo vassallo degli USA, ha maledettamente bisogno di una voce che metta al centro la solidarietà e la cooperazione tra i popoli e combatta concretamente l’imperialismo a partire dal nostro”.

È vero, alle elezioni europee c’è “maledettamente bisogno” di una lista
– che ha un programma come quello delineato da Potere al Popolo nel suo comunicato: “sostegno alla resistenza palestinese, contro la guerra, la NATO e tutti i loro sostenitori e complici, contro il governo di ultradestra di Giorgia Meloni e le sue politiche che chiedono a noi di stringere la cinghia mentre strizzano l’occhio a imprenditori ed evasori”,
– che su questo programma promuove, rafforza ed estende mobilitazione, organizzazione e coordinamento nelle fabbriche, nei porti, nei magazzini della logistica, nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nei quartieri e nei territori,
– che coalizza, come indicato sempre nello stesso comunicato, “tutte le forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono con forza al governo Meloni e che non accettano le politiche guerrafondaie del cosiddetto “campo largo” né le posizioni ambigue verso il PD e soci su cui si sta costruendo la lista Santoro”.

Per i temi che agita e per le modalità con cui conduce la campagna elettorale, una lista con queste caratteristiche rompe “il campo della politica delimitato dai vincoli della UE e della NATO. Non solo nei palazzi, ma prima di tutto nel paese”, per dirla con le parole di Giorgio Cremaschi, autorevole esponente di Potere al Popolo.

Una lista di questo genere sposta a sinistra l’asse della campagna elettorale non solo alle europee, ma anche alle elezioni regionali e comunali che si tengono in contemporanea, smaschera le manovre elettorali delle liste al carro del polo PD e di quelle “antisistema” che sono al carro della destra reazionaria, apre contraddizione negli aderenti alla lista Santoro, rafforza la sinistra anche nelle organizzazioni di massa legate al PD, in particolare CGIL e ANPI.

Per questo diciamo ai dirigenti e ai militanti di Potere al Popolo: rompete ogni indugio e passate all’azione per presentare la lista Unione Popolare (o altro eventuale nome)!
Non è facile, è vero, bisogna superare gli ostacoli frapposti (numero firme, soglie di sbarramento, chiusura degli spazi di propaganda nella Rai pagata da tutti i cittadini e nelle reti private) dalla borghesia e dal suo sistema di potere, a partire dalla raccolta firme: anche dimezzate da 150 mila a 75 mila, sono molte. Ma è possibile: nell’estate del 2022, in molto meno tempo e in un periodo meno favorevole, Unione Popolare e altre liste anti Larghe Intese sono riuscite a raccoglierle. È vero anche che, con un colpo di mano, il governo Meloni ha cambiato in corsa le regole per presentare le liste. Ma proprio per questo anziché affidarsi a San Mattarella come fa il segretario del PRC, bisogna fare appello a tutti agli organismi popolari mobilitati in sostegno della resistenza palestinese e contro il genocidio sionista, contro la guerra, la NATO, il carovita, l’economia di guerra, ecc., ai partiti e alle organizzazioni del movimento comunista, a tutti quelli che nel PRC non sono d’accordo con la confluenza nella lista Santoro, che in definitiva fa da una spalla del PD (quindi delle Larghe Intese), ai fuoriusciti del M5S, a tutte le persone e gli organismi sinceramente contro le Larghe Intese di guerra, miseria e devastazione dell’ambiente.
In questo modo, già la raccolta firme mette in moto un percorso di convergenza delle forze politiche, sociali e sindacali che si oppongono al governo Meloni, avvia una campagna elettorale non solo di propaganda di programmi radicali, ma anche di azioni radicali: di mobilitazioni contro la guerra e l’economia di guerra, contro la sottomissione del nostro paese agli imperialisti USA-NATO (a partire dalla giornata contro la NATO del prossimo 4 aprile), la complicità con i sionisti, i diktat dell’UE.

Il P.CARC è pronto a collaborare con il Coordinamento Nazionale di PaP per raccogliere le firme necessarie a presentare una lista di questo genere, a mobilitare organismi popolari, esponenti sindacali, sinceri democratici, compagni della base rossa, ecc. perché facciano altrettanto e si impegna a partecipare con tutte le sue forze affinché l’operazione abbia successo.
Per noi la cosa importante è che si costruisca una lista anti Larghe Intese che rafforza il fronte delle masse popolari e la lotta per cacciare il governo Meloni e ogni altro governo espressione della borghesia imperialista e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti Usa, sionisti ed europei e di fatto contribuisce a creare le condizioni necessarie per costituire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Open letter to Potere al Popolo and other members of Unione Popolare

Breaking the deadlock and presenting to the European elections a list clearly aligned in support of the Palestinian resistance, against the war, NATO and all their supporters and accomplices, against the ultra-right government of Giorgia Meloni and its policies

In the Popular Union communiqué, what to do? released on March 6, Potere al Popolo illustrates the reasons for the lack of confluence of Unione Popolare with the “Pace Terra Dignità” list promoted by Michele Santoro and Raniero La Valle (“the disagreement on the need to support in every way the Palestinian resistance against the State Zionist and in calling the Israeli massacre in Gaza a genocide. The one on the need to consider NATO primarily responsible for every war in the world and to ask for its end without ifs or buts. The lack of a clear political, economic and social choice on the of the majority of the population, and not on the side of a minority of usual suspects, who, as during the Pandemic, are continuing to enrich themselves even with the war. An unclear alternative position towards the center-left in Italy and Europe”, he explains that this opened a crisis in the UP project until the decision of the Partito della Rifondazione Comunista leaders to abandon UP and join the Terra Pace Dignità list, which also influenced Luigi De Magistris’ decision to resign as UP’s national spokesperson, and concludes by reiterating the importance of the presence of a clearly aligned list: “with an ongoing genocide, solidarity with the liberation struggle of the Palestinian people must be fully represented in the European elections in our country too. On clear positions, which do not reproduce a non-existent equidistance between oppressed and oppressors, and reaffirm the right to resistance. Italy, which is reconfiguring itself as a most loyal vassal of the USA, desperately needs a voice that puts solidarity and cooperation between peoples at the center and concretely fights imperialism, starting with our own.”

It’s true, in the European elections there is a “damn need” for a list
– which has a program like the one outlined by Potere al Popolo in its statement: “support for the Palestinian resistance, against the war, NATO and all their supporters and accomplices, against the ultra-right government of Giorgia Meloni and its policies that demand us to tighten our belts while they wink at entrepreneurs and tax evaders”,
– which on this program promotes, strengthens and extends mobilization, organization and coordination in factories, ports, logistics warehouses, schools, offices, hospitals, neighborhoods and territories,
– which brings together, as indicated in the same press release, “all the political, social and trade union forces that strongly oppose the Meloni government and that do not accept the warmongering policies of the so-called “wide field” nor the ambiguous positions towards the PD and its associates on which the Santoro list is being built”.

Due to the issues it raises and the ways in which it conducts the electoral campaign, a list with these characteristics breaks “the field of politics delimited by the constraints of the EU and NATO. Not only in the buildings, but first of all in the country”, to put it in the words of Giorgio Cremaschi, authoritative exponent of Potere al Popolo.

A list of this kind shifts the axis of the electoral campaign to the left not only in the European elections, but also in the regional and municipal elections which are held at the same time, it unmasks the electoral maneuvers of the lists supported by the PD pole and of the “anti-system” ones which they are on the bandwagon of the reactionary right, it opens up contradiction among the members of the Santoro list, it strengthens the left also in the mass organizations linked to the PD, in particular CGIL and ANPI.

This is why we say to the leaders and militants of Potere al Popolo: break all hesitation and take action to present the Unione Popolare list (or any other possible name)!
It’s not easy, it’s true, we must overcome the obstacles placed in the way (number of signatures, thresholds, closure of propaganda spaces in the RAI paid for by all citizens and in private networks) by the bourgeoisie and its system of power, starting from the collection signatures: even halved from 150 thousand to 75 thousand, that’s a lot. But it is possible: in the summer of 2022, in much less time and in a less favorable period, Unione Popolare and other anti-Larghe Intese lists managed to collect them. It is also true that, with a coup, the Meloni government changed the rules for presenting the lists on the fly. But precisely for this reason, instead of relying on San Mattarella as the secretary of the PRC does, we must appeal to everyone to the popular organizations mobilized in support of the Palestinian resistance and against the Zionist genocide, against the war, NATO, the high cost of living, the war, etc., to the parties and organizations of the communist movement, to all those in the PRC who do not agree with the confluence of the Santoro list, which ultimately acts as a supporter of the PD (therefore of the Broad Ententes), to the exiles of the M5S, to all people and organizations sincerely against the Broad Agreements of war, misery and devastation of the environment.
In this way, the collection of signatures already sets in motion a path of convergence of the political, social and trade union forces that oppose the Meloni government, it starts an electoral campaign not only of propaganda of radical programs, but also of radical actions: of mobilizations against war and the war economy, against the submission of our country to the US-NATO imperialists (starting from the anti-NATO day on April 4th), complicity with the Zionists, the EU diktats.

The P.CARC is ready to collaborate with the National Coordination of PaP to collect the signatures necessary to present a list of this kind, to mobilize popular bodies, trade union representatives, sincere democrats, comrades of the red base, etc. to do the same and undertakes to participate with all its strength so that the operation is successful.
For us the important thing is that an anti-Broad Agreements list is built which strengthens the front of the popular masses and the fight to oust the Meloni government and any other government expression of the imperialist bourgeoisie and of the International Community of US, Zionist and European imperialist groups and in fact it contributes to creating the conditions necessary to establish an emergency government of the organized popular masses.

Source: Partito dei CARC

Il governo Meloni e le armi a Israele

Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ed il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu
https://www.carc.it/2024/03/21/il-governo-meloni-e-le-armi-a-israele/

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa – Marzo 21, 2024

Altreconomia ha smascherato, attraverso un’inchiesta, una delle balle raccontate del governo Meloni. L’Italia sta proseguendo l’esportazione di armi verso Israele. Questo sta avvenendo nonostante il ministro della difesa, Guido Crosetto, ne avesse assicurato la sospensione stante gli scriteriati attacchi israeliani contro i palestinesi. Ma erano tutte balle. A dicembre, nel pieno dei bombardamenti israeliani di Gaza, l’export italiano di armi ha toccato quota 1.3 milioni di euro. Di questa cifra, un milione di euro riguarda armi e munizioni a uso militare. Per chi volesse approfondire riportiamo in appendice alcuni dati e fonti.

La notizia è stata seguita da una pietosa rincorsa alla smentita da parte del governo. Crosetto ha giurato che la vendita delle armi fosse sospesa dal 7 ottobre. Tajani, ministro degli esteri, ha rassicurato: “l’Italia ha interrotto l’invio di armi a Israele dall’inizio delle guerra di Gaza”. Una volta smentito da Altreconomia, Tajani, ha rettificato dicendo che i numeri dell’Istat citati nell’inchiesta si riferiscono ad accordi e licenze precedenti. Quegli accordi e licenze “ancora in essere” che il 12 febbraio lo stesso ministro aveva dichiarato di aver sospeso, come ricordato in un articolo de il Fatto Quotidiano.

L’apparenza inganna

Il governo Meloni, sotto la malriuscita facciata pacifista e umanitaria, prosegue la sua politica di guerra al servizio dei gruppi imperialisti Usa, dei sionisti e della Ue. Questo è il dato che Altreconomia ha mostrato. Ma non sono soli. Anche il teatrino messo in piedi da PD e M5S per la cessazione dell’invio delle armi non è altro che propaganda di facciata. Conte e Schlein hanno firmato tutti gli invii di armi, le missioni militari e le leggi guerrafondaie degli ultimi due anni. Gli interessi che legano tutti i partiti delle Larghe intese allo stato sionista d’Israele, del resto, sono profondi e strutturati (vedi ad esempio Sul ruolo dei sionisti in Italia).

Questo è un altro campo in cui va in scena il teatrino della Repubblica Pontificia. Pubblicamente Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, PD e M5S si fanno la guerra ma alla prova dei fatti portano avanti gli stessi interessi e votano le stesse misure (come per l’intervento nel Mar Rosso).

In questa società non dirige la maggioranza ma chi detiene il capitale ed è a questi che obbediscono partiti e istituzioni della borghesia. Però la maggioranza, le masse popolari, hanno un peso che non può essere eliminato. Ed è per questo che, a fronte delle lotte e ribellioni diffuse contro la guerra, i partiti di regime cercano il sostegno delle masse camuffandosi pacifisti.

L’indecente stretta di mano tra la Prima Ministra italiana romana sguaiata della Garbatella Giorgia Meloni ed il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu

Far cessare il fuoco a Gaza vuol dire far cessare il governo Meloni!

Per sostenere davvero la resistenza palestinese sono le masse popolari organizzate del nostro paese a doversi imporre! L’obiettivo unitario di tutti gli organismi e dei singoli che oggi si mobilitano in mille forme in sostegno alla Palestina deve diventare quello di cacciare il governo Meloni e la cricca delle Larghe intese. Così e solo così cesseranno anche le politiche di guerra del governo italiano in appoggio a imperialisti americani e sionisti.

Su questo obiettivo i comitati, i collettivi, le associazioni possono incanalare e far convergere iniziative di denuncia e di boicottaggio nelle aziende produttrici di armi o legate a Israele, al traffico di armi, nelle università, nelle scuole, nei dintorni delle basi militari ecc. Far convergere forze, esperienze, energie e inventiva di ognuno degli organismi in mobilitazione per rendere il paese ingovernabile. Occasione importante saranno le prossime mobilitazioni del 4 aprile, in occasione dell’anniversario di fondazione della NATO.

Per la pace. Per attuare il ripudio della guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” sancito dalla Costituzione. Per impedire il genocidio. È necessario alimentare la mobilitazione per la cacciata del governo e di tutti i guerrafondai attraverso l’organizzazione, la mobilitazione e la proposta di un modo alternativo di dirigere il paese. È questo il contributo migliore e più importante al cessate il fuoco su Gaza.

Quali sono le maggiori aziende da cui partono le armi per Israele?

Il report dell’Istat – riportato dall’inchiesta di Altreconomia – mostra le province e le aziende da cui sono partite le maggiori esportazioni. La prima provincia italiana è Lecco, dove ha sede la fabbrica Fiocchi munizioni, con 1.011.510 euro, seguita da Brescia, territorio della Fabbrica d’armi Beretta (ma non solo), con 749.277, e poi da Roma (sede di numerose aziende) con 351.426 euro, e infine da Genova, con 14.313 euro.

Nella categoria merceologica ‘Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro, oltre la metà, da Varese. Provincia nella quale ha sede Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, azienda produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal ministero della Difesa di Israele nel febbraio del 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force. Quella che sta attualmente bombardando la Striscia di Gaza”.

Il sito The Weapon Watch (l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei) con una propria inchiesta ha inoltre smentito le dichiarazioni della dirigenza della Leonardo SpA (partecipata dello Stato italiano) che diceva “in tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione”. L’osservatorio fa infatti sapere che “nella guerra di Israele contro la popolazione palestinese non solo sono presenti armi di Leonardo, ma queste sono state impiegate in azioni di bombardamento indiscriminate su aree urbane densamente abitate”. A supporto di questa affermazione, l’Osservatorio ha pubblicato sul proprio sito internet tutta una serie di foto e la descrizione dei prodotti di questa azienda nelle mani dell’esercito israeliano che, da ottobre 2023, bombarda e occupa la Striscia di Gaza.

Fonti

Dal sito Altreconomia:

Armi italiane a Israele dopo il 7 ottobre il governo non è trasparente

L’Italia continua a esportare armi a Israele, il caso delle forniture per i caccia

 L’Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele dopo il 7 ottobre 

Da Il Fatto Quotidiano

Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2024 Armi a Israele dopo il 7 ottobre. Ma Crosetto diceva: “Stop invii”

Il Fatto Quotidiano del 19 marzo 2024  Armi a Tel Aviv anche Tajani mente mentre l’Uama non risponde

Dal sito Atlanteguerre

Armi della Leonardo spa “impiegate nei bombardamenti a Gaza”

English translate

Meloni’s government and weapons to Israel

Italian Foreign Minister Antonio Tajani and Isral Prime Minister Benjamin Netanyahu

Altreconomia has exposed, through an investigation, one of the lies told by the Meloni government. Italy is continuing to export arms to Israel. This is happening despite the defense minister, Guido Crosetto, having ensured its suspension given the reckless Israeli attacks against the Palestinians. But it was all bullshit. In December, at the height of the Israeli bombing of Gaza, Italian arms exports reached 1.3 million euros. Of this figure, one million euros concerns weapons and ammunition for military use. For those wishing to find out more, we provide some data and sources in the appendix.

The news was followed by a pitiful denial by the government. Crosetto vowed that gun sales would be suspended from October 7. Tajani, foreign minister, reassured: “Italy has stopped sending weapons to Israel since the beginning of the Gaza war”. Once denied by Altreconomia, Tajani corrected it by saying that the Istat numbers cited in the investigation refer to previous agreements and licenses. Those agreements and licenses “still in existence” which on 12 February the minister himself declared he had suspended, as recalled in an article of il Fatto Quotidiano.

Appearances are deceiving

The Meloni government, under the unsuccessful pacifist and humanitarian façade, continues its war policy at the service of US imperialist groups, Zionists and the EU. This is the data that Altreconomia has shown. But they are not alone. Even the little theater put up by PD and M5S for the cessation of the sending of weapons is nothing more than facade propaganda. Conte and Schlein signed all shipments of weapons, military missions and warmongering laws of the last two years. The interests that bind all the parties of the Broad Agreements to the Zionist state of Israel, moreover, are deep and structured (see for example On the role of the Zionists in Italy).

This is another field in which the little theater of the Papal Republic is staged. Publicly the Brothers of Italy, Lega, Forza Italia, PD and M5S wage war on each other but, as proven by facts, they pursue the same interests and vote for the same measures (as for the intervention in the Red Sea).

In this society it is not the majority that rules but those who hold the capital and it is these who are obeyed by the parties and institutions of the bourgeoisie. But the majority, the popular masses, have a weight that cannot be eliminated. And this is why, in the face of widespread struggles and rebellions against the war, the regime parties seek the support of the masses by disguising themselves as pacifists.

The indecent waving between Italian Prime Minister Giorgia Meloni and Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu

Ending the fire in Gaza means ending the Meloni government!

To truly support the Palestinian resistance, the organized popular masses of our country must impose themselves! The unitary objective of all the organizations and individuals who today mobilize in a thousand ways in support of Palestine must become that of expelling the Meloni government and the Broad Understandings clique. Thus and only in this way will the war policies of the Italian government in support of American imperialists and Zionists cease.

With this objective in mind, committees, collectives and associations can channel and converge denunciation and boycott initiatives in companies producing weapons or linked to Israel, in arms trafficking, in universities, in schools, around military bases, etc. Bring together the forces, experiences, energies and inventiveness of each of the organizations mobilizing to make the country ungovernable. An important occasion will be the next mobilizations on April 4th, on the occasion of the anniversary of the founding of NATO.

For peace. To implement the repudiation of war as an “instrument of offense against the freedom of other peoples and as a means of resolving international disputes” enshrined in the Constitution. To prevent genocide. It is necessary to fuel the mobilization for the expulsion of the government and all the warmongers through organisation, mobilization and the proposal of an alternative way of running the country. This is the best and most important contribution to the ceasefire on Gaza.

What are the major companies that ship weapons to Israel?

The Istat report – reported by the Altreconomia investigation – shows the provinces and companies from which the largest exports originated. The first Italian province is Lecco, where the Fiocchi ammunition factory is based, with 1,011,510 euros, followed by Brescia, territory of the Beretta arms factory (but not only), with 749,277, and then by Rome (home to numerous companies ) with 351,426 euros, and finally from Genoa, with 14,313 euros.

In the product category ‘Aircraft, space vehicles and related devices, from October to December 2023, 14,800,221 euros of materials were exported to Israel, of which 8,795,408 euros, more than half, from Varese. Province in which Alenia Aermacchi of the Leonardo group is based, the company producing the 30 M-346 military trainer aircraft, selected by the Israeli Ministry of Defense in February 2012 and then purchased and exported to train the pilots of the Israeli Air Force. The one that is currently bombing the Gaza Strip.”

The website The Weapon Watch (the Observatory on weapons in European and Mediterranean ports) with its own investigation also denied the declarations of the management of Leonardo spa (owned by the Italian State) which said “in all the theaters of ongoing war, a starting from Ukraine and the Middle East, there is no offensive system of our own production.” The observatory in fact makes it known that “in Israel’s war against the Palestinian population not only are Leonardo’s weapons present, but these were used in indiscriminate bombing actions on densely populated urban areas”. To support this statement, the Observatory has published on its website a whole series of photos and the description of the products of this company in the hands of the Israeli army which, since October 2023, has been bombing and occupying the Gaza Strip.

Source: Partito dei CARC

Mobilitazione contro la NATO in occasione del 75° anniversario dalla sua fondazione

https://www.carc.it/2024/03/21/mobilitazione-contro-la-nato-in-occasione-del-75-anniversario-dalla-sua-fondazione/

Riceviamo e pubblichiamo l’appello per una mobilitazione contro la Nato in vista del 4 aprile, data del 75° anniversario della sua fondazione. Il P.Carc si mobilita per allargare la partecipazione e si attiva nei territori in cui è presente.

***

Si è svolto il 10 marzo il primo incontro online finalizzato a coordinare attività, iniziative e mobilitazioni comuni il 4 aprile, in concomitanza con il 75° anniversario della fondazione della Nato.

Considerando che anche in passato molte realtà si sono mobilitate in autonomia per questa scadenza, l’idea di fondo è valorizzare ogni iniziativa già programmata (e incoraggiare a organizzarne) nel quadro di un coordinamento, in modo che ognuna rafforzi le altre e tutte vadano a combinarsi con la mobilitazione internazionale che si svolgerà in vari altri paesi fra cui Belgio, Austria, Svizzera, Germania, Usa, Federazione Russa, Bielorussia, Grecia, Turchia.

Al netto di alcuni importanti e interessanti spunti di analisi e di dibattito – che non sono stati sviluppati, ma che testimoniano la volontà e la spinta di alimentare il confronto e un percorso comune – l’incontro è stato interamente dedicato a raccogliere intenzioni e disponibilità alla mobilitazione e si sono assunte le seguenti decisioni:

  • al momento, il percorso si concentra sull’obiettivo di allargare a quante più realtà possibili l’appello a mobilitarsi in occasione dell’anniversario della fondazione della Nato sulla base di una sola parola d’ordine unificante “chiudiamo le basi Usa-Nato”. Ogni realtà territoriale può liberamente aggiungere altre parole d’ordine che qualificano la propria attività e sensibilità;
  • ogni realtà che deciderà di attivarsi è libera di scegliere le modalità che ritiene più opportune e i luoghi che ritiene più adatti per mobilitarsi;
  • considerando che il 4 aprile cade di giovedì, ai fini della riuscita delle iniziative è utile estendere la mobilitazione anche ai giorni successivi, fino al 7 Aprile.

Un nuovo incontro di coordinamento si svolgerà domenica 24 marzo, sempre on line (https://meet.jit.si/NoNato2024) e sempre dalle 14:30 alle 16:30

Alcune precisazioni, soprattutto per gli interessati che non hanno potuto partecipare all’incontro.

In questa fase insistiamo sull’unità d’azione e sulla convergenza delle mobilitazioni sul 4 aprile perché riteniamo necessario dare un segnale chiaro, pratico e concreto. Un segnale di protesta (contro la Nato), ma che è valido anche per tutte la popolazione: è falso che non esiste opposizione alla cricca di criminali che sta portando il nostro paese e il mondo in guerra; è falso che non esiste un’alternativa, è falso che possiamo solo subire e obbedire.

Fra realtà, reti e movimenti emerge in mille modi l’esigenza e la volontà di fare qualcosa di più. Ebbene consideriamo questo percorso di coordinamento attorno alla data del 4 Aprile come un’occasione, un primo passo per creare condizioni più favorevoli per sviluppare relazioni più strette, di conoscenza reciproca, di sostegno, di solidarietà e di collaborazione.

In questo senso ogni proposta e ogni spunto alla discussione e all’approfondimento sono benvenuti, sono accolti e pensiamo che debbano essere sviluppati a tempo debito e a debite condizioni.

Ciò che proponiamo oggi è un passo, piccolo ma concreto, nella direzione del coordinamento dell’iniziativa pratica da promuovere con le forze che si hanno a disposizione. È un passo che possono fare tutti, di cui c’è necessità e urgenza. Per questo motivo chiediamo di dare ampia diffusione a questo resoconto e all’invito alla prossima riunione online a realtà ritenete possano essere interessate.

Hanno partecipato alla riunione e sono intervenuti:
Emanuele Lepore – Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito; Beppe Corioni – CS 28 maggio; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No Guerra No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicilia; Mario Sanguinetti – Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università – Roma; Roberta Leoni – Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università Viterbo; Marcella – Tavola della pace Bergamo; Alessandro Orsetti – No Comando Nato Firenze; Sandra – Comitato Fermiamo la Guerra Firenze; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movimento per la Rinascita Comunista Milano

CHIUDIAMO LE BASI NATO-USA!
75 ANNI DI NATO SONO ABBASTANZA!

Dichiariamo il 4 Aprile Giornata contro la NATO e la guerra
Secondo incontro di confronto per coordinarci
Domenica 24 marzo 2024 – dalle 14:30 alle 16:30

In vista del 75° anniversario della fondazione della Nato invitiamo movimenti, organismi e reti a un primo incontro per ragionare sulle possibilità di organizzare in TUTTI i territori che riusciamo a raggiungere manifestazioni nelle modalità e forme definite nei territori stessi. L’obiettivo è dare un forte segnale, dalla Lombardia alla Sicilia: vi invitiamo a partecipare all’incontro on line che si svolge il 24 marzo dalle 14:30 alle 16:30 al seguente link https://meet.jit.si/NoNato2024.

Fai circolare l’invito a realtà che pensi possano essere interessate.

Se siete interessati, ma non potete partecipare, rispondete a questo messaggio e scrivete alla mail danteali_2021@libero.it lasciando un vostro recapito. Sarà preparato un breve resoconto dell’incontro per aggiornarvi e tenerci in contatto.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Mobilization against NATO on the occasion of the 75th anniversary of its foundation

We receive and publish the appeal for a mobilization against NATO in view of April 4, the date of the 75th anniversary of its foundation. P.Carc is mobilizing to broaden participation and is active in the territories in which it is present.


The first online meeting aimed at coordinating joint activities, initiatives and mobilizations on 4 April, coinciding with the 75th anniversary of the founding of NATO, took place on 10 March.

Considering that in the past many entities have also mobilized independently for this deadline, the basic idea is to enhance each initiative already planned (and encourage the organization of them) within the framework of coordination, so that each one strengthens the others and all contribute to combine with the international mobilization that will take place in various other countries including Belgium, Austria, Switzerland, Germany, USA, Russian Federation, Belarus, Greece, Turkey.

Apart from some important and interesting points of analysis and debate – which were not developed, but which demonstrate the desire and drive to fuel discussion and a common path – the meeting was entirely dedicated to gathering intentions and willingness to mobilization and the following decisions were taken:

  • at the moment, the path is focused on the objective of extending to as many realities as possible the call to mobilize on the occasion of the anniversary of the foundation of NATO on the basis of a single unifying slogan “let’s close the US-NATO bases” . Each territorial entity can freely add other buzzwords that qualify its own activity and sensitivity;
  • each entity that decides to take action is free to choose the methods it deems most appropriate and the places it deems most suitable to mobilize;
  • considering that April 4th falls on a Thursday, for the success of the initiatives it is useful to extend the mobilization to the following days, until April 7th.

A new coordination meeting will take place on Sunday 24 March, again online (https://meet.jit.si/NoNato2024) and again from 2.30pm to 4.30pm

Some clarifications, especially for those interested who were unable to attend the meeting.

At this stage we insist on unity of action and the convergence of mobilizations on April 4 because we believe it is necessary to give a clear, practical and concrete signal. A sign of protest (against NATO), but which is also valid for all the population: it is false that there is no opposition to the clique of criminals who are leading our country and the world into war; it is false that there is no alternative, it is false that we can only submit and obey.

Between realities, networks and movements, the need and desire to do something more emerges in a thousand ways. Well, we consider this coordination process around the date of April 4th as an opportunity, a first step to create more favorable conditions for developing closer relationships, mutual knowledge, support, solidarity and collaboration.

In this sense, every proposal and every starting point for discussion and in-depth analysis are welcome, they are welcomed and we think that they should be developed in due time and under due conditions.

What we propose today is a small but concrete step in the direction of coordinating the practical initiative to be promoted with the forces available. It is a step that everyone can take, which is necessary and urgent. For this reason we ask that this report and the invitation to the next online meeting be widely disseminated to organizations you believe may be interested.

The following attended the meeting and spoke:
Emanuele Lepore – National Association of Depleted Uranium Victims; Beppe Corioni – CS 28 May; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No War No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicily; Mario Sanguinetti – Observatory against the militarization of schools and universities – Rome; Roberta Leoni – Observatory against the militarization of schools and universities in Viterbo; Marcella – Peace Table Bergamo; Alessandro Orsetti – No Nato Command Florence; Sandra – Let’s Stop the War Florence Committee; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movement for Communist Rebirth Milan

LET’S CLOSE THE NATO-US BASES!
75 YEARS OF BORN IS ENOUGH!

We declare April 4th Anti-NATO and War Day
Second discussion meeting to coordinate
Sunday 24 March 2024 – from 2.30pm to 4.30pm

In view of the 75th anniversary of the founding of NATO, we invite movements, organizations and networks to a first meeting to discuss the possibilities of organizing demonstrations in ALL the territories that we can reach in the ways and forms defined in the territories themselves. The objective is to give a strong signal, from Lombardy to Sicily: we invite you to participate in the online meeting taking place on March 24th from 2.30pm to 4.30pm at the following link https://meet.jit.si/NoBorn2024.

Circulate the invitation to organizations you think might be interested.

If you are interested, but cannot participate, reply to this message and write to the email danteali_2021@libero.it leaving your contact details. A short report of the meeting will be prepared to update you and keep us in touch.

Adesione del Partito dei CARC alla mobilitazione del Fronte della Gioventù Comunista del 22 Marzo

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa -Marzo 21, 2024

Il Partito dei CARC aderisce e partecipa alla mobilitazione nazionale lanciata dal Fronte della Gioventù Comunista per venerdì 22 Marzo.

Negli ultimi mesi gli studenti hanno assunto un ruolo da protagonisti nella lotta in solidarietà al popolo palestinese. La mobilitazione studentesca del 17 novembre scorso, le lotte condotte dagli studenti universitari dei principali atenei d’Italia per ottenere la revoca degli accordi delle università con le istituzioni israeliane, il contributo che studenti medi e universitari hanno dato alla riuscita dello sciopero e della manifestazione nazionale di Milano del 23 e 24 febbraio hanno dato un segnale forte, gli studenti stanno con la Palestina.

Ma c’è di più. Quella di “stare con la Palestina” non è solo una presa di posizione ideologica. Si sta facendo strada, nella parte più avanzata del movimento studentesco, la consapevolezza che esiste un nesso profondo fra la lotta per la solidarietà al popolo palestinese e la lotta contro il Ministro Valditara e la sua Riforma, contro la militarizzazione delle scuole, contro la collaborazione del governo italiano con quello sionista d’Israele. Il contributo migliore che gli studenti possono dare alla vittoria del popolo palestinese è lavorare per indebolire qui e adesso, a partire dalle scuole e le università, il potere dei sionisti e dei guerrafondai che governano il nostro paese complici del genocidio che si sta consumando a Gaza.

Gli studenti che si mettono su questa strada fanno paura al governo Meloni, che infatti risponde con la repressione. Fioccano le manganellate sugli studenti sedicenni e fioccano anche i viscidi attestati di solidarietà da parte del Partito Democratico. Evidentemente Schlein, Giani e Nardella non si ricordano delle democraticissime manganellate che ha dato il loro partito quando era al governo solo poco tempo fa. Se le ricordano invece gli studenti feriti dalla polizia a Torino durante il Governo Draghi, mentre manifestavano per la morte di Lorenzo Parelli durante uno stage.

Ebbene, le manganellate sono state un passo falso per il Governo Meloni, perché dalla repressione il movimento studentesco ha tratto nuova linfa. A niente è valso il tentativo del PD e del centrosinistra di spostare l’attenzione sulla violenza poliziesca (come se fosse una novità!) pur di non pronunciarsi nel merito dei veri motivi per i quali c’è stata quella violenza, cioè la lotta contro il genocidio in Palestina.

Gli studenti non hanno fatto un passo indietro, anzi, hanno saputo rilanciare la lotta e approfittare delle crepe che l’attacco repressivo ha aperto all’interno delle istituzioni. A Pisa il Senato Accademico del 14 marzo è stato costretto ad accogliere quattro delle sette mozioni presentate dagli Studenti per la Palestina, a Torino l’Ateneo ha deciso di sospendere la collaborazione con le realtà accademiche israeliane.

Sottoscriviamo, quindi, la dichiarazione del FGC e facciamo appello ai collettivi studenteschi medi e universitari, ai singoli studenti, ai collettivi ambientalisti, a scendere in piazza venerdì 22 marzo, per dare un forte segnale contro la repressione degli studenti, per respingere al mittente la Riforma Valditara e impedire la sua approvazione, per fermare il genocidio in atto in Palestina. In definitiva, per fare della giornata del 22 marzo una giornata di lotta contro il Governo Meloni, un governo che, come scrive FGC, va fermato.

Noi diciamo che, oltre che fermarlo, gli studenti hanno il compito di cacciarlo. Il Governo Meloni – così come nessun altro governo espressione delle Larghe Intese – potrà mai attuare o anche solo venire a compromessi con le rivendicazioni degli studenti. Deve essere mandato a casa e a sostituirlo, questa volta, non devono esserci i paladini dell’antifascismo padronale del PD, ma esponenti di fiducia dei collettivi studenteschi e delle organizzazioni dei lavoratori, che, sostenuti e incalzati dal basso, inizino ad attuare le misure più urgenti per mettere mano alla crisi.

Fonte: Partito dei CARC

Membership of the CARC Party in the mobilization of the Communist Youth Front on 22 March

The CARC Party joins and participates in the national mobilization launched by the Communist Youth Front for Friday 22 March.

In recent months, students have taken on a leading role in the fight in solidarity with the Palestinian people. The student mobilization of last November 17, the struggles conducted by university students from the main Italian universities to obtain the revocation of the universities’ agreements with Israeli institutions, the contribution that middle school and university students gave to the success of the strike and the national demonstration of Milan on 23 and 24 February gave a strong signal, the students are with Palestine.

But there’s more. That of “staying with Palestine” is not just an ideological position. The awareness is gaining ground in the most advanced part of the student movement that there is a profound connection between the fight for solidarity with the Palestinian people and the fight against Minister Valditara and his Reform, against the militarization of schools, against collaboration of the Italian government with the Zionist government of Israel. The best contribution that students can make to the victory of the Palestinian people is to work to weaken here and now, starting from schools and universities, the power of the Zionists and warmongers who govern our country, complicit in the genocide that is taking place in Gaza.

The students who take this path scare the Meloni government, which in fact responds with repression. The beatings of sixteen-year-old students are pouring in and the slimy certificates of solidarity from the Democratic Party are also pouring in. Evidently Schlein, Giani and Nardella do not remember the very democratic beatings that their party gave when it was in government only a short time ago. Instead, they are remembered by the students injured by the police in Turin during the Draghi government, while demonstrating for the death of Lorenzo Parelli during an internship.

Well, the beatings were a misstep for the Meloni Government, because the student movement drew new life from the repression. The attempt by the PD and the centre-left to shift attention to police violence (as if it were new!) was of no avail in order not to comment on the true reasons why that violence occurred, i.e. the fight against the genocide in Palestine.

The students did not take a step back, on the contrary, they were able to relaunch the fight and take advantage of the cracks that the repressive attack opened within the institutions. In Pisa the Academic Senate on March 14 was forced to accept four of the seven motions presented by Students for Palestine, in Turin the University decided to suspend collaboration with Israeli academic institutions.

We therefore subscribe to the FGC’s declaration and appeal to middle and university student collectives, individual students, environmentalist collectives, to take to the streets on Friday 22 March, to give a strong signal against the repression of students, to reject the sender’s Reform Valditara and prevent its approval, to stop the genocide taking place in Palestine. Ultimately, to make March 22nd a day of struggle against the Meloni Government, a government which, as FGC writes, must be stopped.

We say that, in addition to stopping him, the students have the task of chasing him away. The Meloni Government – just like no other government expressing the Broad Understandings – will ever be able to implement or even compromise with the students’ demands. He must be sent home and to replace him, this time, there must not be the champions of the PD’s employers’ anti-fascism, but trusted representatives of the student collectives and workers’ organizations, who, supported and urged from below, begin to implement the most urgent to address the crisis.

Source: Partito dei CARC

Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici!

di Agenzia Stampa – Staffetta Rossa -Marzo 19, 2024

https://www.carc.it/2024/03/19/costruiamo-la-riscossa-delle-donne-lavoratrici/

Pubblichiamo la lettera che una nostra compagna ci ha scritto in cui riporta alcune considerazioni suscitatele dalla partecipazione all’iniziativa Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici organizzata dalla sezione Milano Nord-est del Partito dei CARC, di cui rilanciamo il video.

La lettera è utile non solo perché mostra alcuni esempi di lotte condotte sui luoghi di lavoro dalle compagne che hanno partecipato al dibattito ma anche perché mostra nella pratica in cosa si traduca agire da lavoratrice comunista sul proprio posto di lavoro.

La compagna, infatti, spiega come partire dalle lavoratrici, dalle necessità oggettive e dalle forme di oppressione che in questo sistema vivono sul posto di lavoro, elaborarle insieme a loro e trasformarle in azioni, mobilitazioni e organizzazione, è uno degli aspetti decisivi per avanzare nella lotta per cacciare il governo Meloni e imporre un nuovo governo del paese. Un governo che sia espressione di chi per vivere deve lavorare e che su spinta e incalzo delle lavoratrici e dei lavoratori organizzati trasformi in leggi e decreti quanto deciso da loro. Buona visione e buona lettura.

Il video dell’iniziativa del 10 marzo 2024 svolto al Circolo famigliare di unità proletaria di Milano sulla condizione di lavoro delle lavoratrici nelle aziende.

Care compagne e compagni dell’Agenzia Stampa Staffetta Rossa,

sono una compagna del Partito dei CARC e domenica 10 marzo ho partecipato all’iniziativa Costruiamo la riscossa delle donne lavoratrici, organizzata dalla sezione Milano Nord-est.

L’iniziativa si è svolta a conclusione di una settimana di lotta e mobilitazione per le donne delle messe popolari, che venerdì 8 marzo hanno aderito allo sciopero nazionale promosso da Non Una di Meno e proclamato da alcuni sindacati di base che ne hanno raccolto l’appello. Appello che incalzava le donne lavoratrici a costruire lo sciopero all’interno del proprio posto di lavoro e ad organizzarsi per partecipare in massa alla mobilitazione.

All’iniziativa hanno partecipato diverse donne lavoratrici: Margherita Napoletano, CUB sanità; Tania Giusto, Coordinamento per le RSA Sol Cobas; Emilia Piccolo, ADL Cobas scuola; Elena Bocci, iscritta FILT CGIL logistica e Giovanna Baracchi, Democrazia Atea.

Quando si cerca di mettere insieme sindacati diversi spesso a prevalere è la concorrenza tra questi. Gli interventi che hanno fatto le compagne relatrici invece mi hanno mostrato qualcosa di diverso. Ognuna, per il suo ruolo e per il suo settore di lavoro, ha messo al centro del proprio ragionamento il fatto di essere una donna comunista e cosa questo implichi rispetto al compito che una compagna deve assumere all’interno del proprio posto di lavoro, innanzitutto promuovere organizzazione tra le lavoratrici, a prescindere dalla tessera sindacale di appartenenza.

L’esperienza raccontata da Tania è stata quella dalla quale ho raccolto immediatamente alcuni insegnamenti. La compagna ha parlato infatti di come sia riuscita a organizzare le sue colleghe contro condizioni di lavoro per niente dignitose, sia contro la gestione degli ospiti delle Rsa esclusivamente incentrata sul profitto imposto dai padroni, spalleggiati anche dalla regione Lombardia. Tania ha quindi spiegato che fare rete attorno alle problematiche presenti sul proprio posto di lavoro è il solo modo per migliorare le proprie condizioni e quelle degli ospiti delle strutture.

Dal suo intervento ho compreso meglio l’importanza che ha, per una lavoratrice, fare un’esperienza pratica di organizzazione e lotta collettiva per emanciparsi dal padrone. E ho compreso meglio che partire dai problemi oggettivi e contingenti contro cui ogni lavoratrice si trova a combattere ogni giorno è la principale spinta da cui deve partire chi si pone l’obiettivo di costruire organizzazione delle donne all’interno di un posto di lavoro.

Un esempio di come partire da un problema specifico per sviluppare discussione, informazione e mobilitazione l’ha fornito Elena quando ha raccontato della discriminazione subita dai part time nel settore logistica per quel che riguarda la retribuzione delle ore di straordinario. La compagna ha riportato infatti alcuni dati che mostrano come circa la metà delle donne impiegate in Italia abbia un contratto part time, spesso involontario.

Questa esperienza mi ha fatto molto riflettere sul fatto che spesso anche noi comuniste abbiamo difficoltà nel trovare spunti e questioni attorno alle quali aggregare e organizzare le donne lavoratrici, ma in realtà è parlando con loro, è semplicemente confrontando le buste paga, è studiando collettivamente i nostri diritti che possiamo renderci conto dei 10, 100, 1000 appigli che abbiamo per costruire organizzazione non solo l’8 marzo, ma tutto l’anno.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Let’s build the recovery of working women!

We are publishing the letter that one of our comrades wrote to us in which she reports some considerations raised by her participation in the initiative Let’s build the recovery of working women organized by the Milan North-East section of the CARC Party, of which we are relaunching the video.

The letter is useful not only because it shows some examples of struggles conducted in the workplace by the comrades who participated in the debate but also because it shows in practice what acting like a communist worker in one’s workplace translates into.

The comrade, in fact, explains how starting from the workers, from the objective needs and forms of oppression that in this system live in the workplace, processing them together with them and transforming them into actions, mobilizations and organisation, is one of the decisive aspects for advancing in the fights to oust the Meloni government and impose a new government in the country. A government that is the expression of those who must work to live and which, at the push and urging of organized workers, transforms what they decide into laws and decrees. Happy viewing and happy reading.

Dear comrades of the Staffetta Rossa Press Agency,

I am a comrade of the CARC Party and on Sunday 10 March I participated in the initiative Let’s build the recovery of working women, organized by the Milan North-East section.

The initiative took place at the end of a week of struggle and mobilization for the women of the popular masses, who on Friday 8 March joined the national strike promoted by Non Una di Meno and proclaimed by some grassroots unions who took up the appeal. An appeal that urged working women to build the strike within their own workplace and to organize themselves to participate en masse in the mobilization.

Several working women participated in the initiative: Margherita Napoletano, CUB healthcare; Tania Giusto, Coordination for the Sol Cobas RSA; Emilia Piccolo, ADL Cobas school; Elena Bocci, FILT CGIL logistics member and Giovanna Baracchi, Atean Democracy.

When trying to bring together different unions, competition between them often prevails. The interventions that the fellow speakers made, however, showed me something different. Each one, for her role and for her sector of work, has put at the center of her reasoning the fact of being a communist woman and what this implies with respect to the task that a companion must take on within her own workplace, first and foremost promote organization among female workers, regardless of their union card.

The experience recounted by Tania was the one from which I immediately learned some lessons. In fact, the partner spoke about how she managed to organize her colleagues against working conditions that were not at all dignified, and against the management of the residents of the RSAs exclusively focused on the profit imposed by the bosses, also supported by the Lombardy region. Tania then explained that networking around the problems present in one’s workplace is the only way to improve one’s own conditions and those of the guests of the facilities.

From his speech I better understood the importance of having a practical experience of organization and collective struggle for a worker to emancipate herself from the boss. And I understood better that starting from the objective and contingent problems that every worker finds herself fighting against every day is the main thrust from which those who set themselves the goal of building women’s organization within a workplace must start.

Elena provided an example of how to start from a specific problem to develop discussion, information and mobilization when she spoke about the discrimination suffered by part-time workers in the logistics sector regarding the pay for overtime hours. In fact, the partner reported some data showing how approximately half of the women employed in Italy have a part-time contract, often involuntary.

This experience made me reflect a lot on the fact that often we communists also have difficulty in finding ideas and issues around which to aggregate and organize working women, but in reality it is by talking to them, it is simply by comparing pay slips, it is by collectively studying the our rights that we can realize the 10, 100, 1000 handles we have to build organization not only on March 8, but all year round.

Source: Partito dei CARC

[Domodossola] Solidarietà ai compagni Patrizio e Danilo: la riscossa operaia fa paura ai padroni!

di Federazione Lombardia – Piemonte -Marzo 21, 2024

https://www.carc.it/2024/03/21/domodossola-solidarieta-ai-compagni-patrizio-e-danilo-la-riscossa-operaia-fa-paura-ai-padroni/

Il presidio VCO del P.CARC denuncia pubblicamente l’atto repressivo e intimidatorio da parte delle forze dell’ordine ed esprime solidarietà verso i due compagni che sabato 16 marzo hanno svolto, in orario di apertura, un volantinaggio davanti al Tigotà di Domodossola. Il volantinaggio è stato organizzato in solidarietà alla vertenza sindacale degli operai Tigotà di Broni (PV) del SI Cobas, in lotta per il riconoscimento dei diritti contrattuali e contro la chiusura del deposito, che comporterebbe circa 200 licenziamenti.

Evidentemente tale azione, tutelata dalla Costituzione, ha fatto paura alla dirigenza del negozio… così tanto da tardare l’apertura per più di mezz’ora (con buona pace dei clienti in attesa, giustamente spazientiti!) e addirittura chiamare i Carabinieri a identificare i (pericolosissimi!) compagni.

Malgrado l’atto repressivo i compagni non si sono fatti intimorire nè distrarre e hanno portato avanti il volantinaggio.

Alle legittime proteste dei due compagni le forze dell’ordine hanno risposto che, in fin dei conti “non facevano null’altro che il loro lavoro” e che l’azienda evidentemente li ha chiamati “in base a qualche circolare loro interna”. In un certo senso avevano ragione, facevano il loro lavoro…ovvero reprimere chi dissente e si mobilita contro l’oppressione e lo sfruttamento dei padroni di turno!

In effetti, la filiale Tigotà di Domodossola ha deciso di applicare l’informativa diramata a tutte le filiali del Nord Italia in cui si chiede, al manifestarsi di eventuali azioni sindacali dentro e fuori gli spazi dell’azienda, di far intervenire le forze dell’ordine. I paladini della sicurezza, evidentemente, non avendo altre faccende più importanti da sbrigare, non solo sono intervenuti ma hanno identificato i compagni. Niente di nuovo, è una procedura applicata alla SEVEL di Atessa (CH) con il nostro compagno Lino Parra, identificato e pure denunciato durante un volantinaggio per promuovere la lotta per il rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, a poche settimane dall’assassinio sul lavoro di Luana D’Orazio. E proprio in Verbano-Cusio-Ossola le forze dell’ordine hanno identificato e multato la compagna Gaia Zotta per uno stencil sulla riscossa delle donne che copriva un simbolo fascista a Gravellona Toce, in via Liberazione angolo p.zza Resistenza.

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Causale: Spese legali Lino e Gaia

Alla faccia della “sicurezza” e dell’individuazione dei pericoli per la comunità di cui tanto si sta parlando in questi giorni nel teatrino della politica domese!

Ci domandiamo se le forze dell’ordine siano così lige al loro lavoro o si limitino ad applicare direttive aziendali palesemente anti-sindacali per conto di qualche padroncino, a controllare che sui posti di lavoro le norme sulla sicurezza vengano rispettate, oppure che i cantieri delle cave di marmo, tra cui quelle di Enzo sono il caso più eclatante, siano in regola e rispettino l’ambiente e la salute di chi intorno ci vive.

Questo e altri fatti dimostrano che la classe padronale e le sue istituzioni sono tigri di carta. Il ricorso all’intimidazione e alla repressione è un segno di debolezza dei padroni: mostrano il vero volto antidemocratico della classe dominante e dei suoi governi. Dalle intimidazioni a chi esprime solidarietà a una lotta operaia condotta con un azioni di rottura (come quella in corso dei lavoratori del magazzino Tigotà di Broni come successo a Patrizio e Danilo; ai manganelli contro gli studenti di Pisa, Firenze e Catania che manifestavano la loro solidarietà alla Palestina; fino ai processi contro i sindacalisti del SI Cobas e USB di Piacenza e le perquisizioni nei confronti di tre sindaclisti del SCobas a Verona per la vertenza Maxidì.

Con questo comunicato facciamo appello ai compagni del VCO, ai nostri simpatizzanti, alle forze comuniste e sindacali di far sentire la propria solidarietà ai compagni Patrizio Caretti e Danilo Moro, per appoggiare la lotta dei lavoratori Tigotà anche con volantinaggi e azioni davanti le sedi di questa catena commerciale.

Il Partito dei CARC invita i lavoratori del VCO a mettersi in contatto per denunciare la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro o altre problematiche nella propria azienda e a rilasciare testimonianze anche anonime per le Corrispondenze operaie del mensile Resistenza.

Non un passo indietro: 10, 100, 1000 volantinaggi davanti alle aziende per promuovere l’organizzazione e la solidarietà di classe!

Vi aspettiamo venerdì 22 marzo, h. 16.30 alla proiezione del film “7 minuti” al Circolo Operaio Ferraris di Omegna.

Partito dei CARC VCO – Presidio “Anna Maria Princigalli”

Fb: Partito dei Carc VCO – Tel. 3518637171 – sito: www.carc.it

Fonte: Partito dei CARC

English translate

[Domodossola] Solidarity with comrades Patrizio and Danilo: the workers’ revolt scares the bosses!

The VCO garrison of P.CARC publicly denounces the repressive and intimidating act by the police and expresses solidarity towards the two comrades who on Saturday 16 March carried out a leaflet distribution in front of the Tigotà in Domodossola during opening hours. The leaflet distribution was organized in solidarity with the trade union dispute of the Tigotà workers from Broni (PV) of SI Cobas, fighting for the recognition of contractual rights and against the closure of the warehouse, which would lead to around 200 layoffs.

Evidently this action, protected by the Constitution, frightened the management of the shop… so much so that they delayed the opening for more than half an hour (with all due respect to the customers waiting, who were rightly impatient!) and even called the Carabinieri to identify the (very dangerous!) comrades.

Despite the repressive act, the comrades did not allow themselves to be intimidated or distracted and continued with the leafleting.

To the legitimate protests of the two companions, the police responded that, after all, “they were doing nothing other than their job” and that the company had evidently called them “on the basis of some internal circular”. In a certain sense they were right, they were doing their job… that is, repressing those who dissent and mobilize against the oppression and exploitation of the bosses in question!

In fact, the Tigotà branch of Domodossola has decided to apply the information issued to all the branches in Northern Italy in which it is requested, in the event of any trade union action inside and outside the company premises, to have the forces of the order. The champions of security, evidently, having no other more important matters to attend to, not only intervened but identified their comrades. Nothing new, it is a procedure applied to the SEVEL of Atessa (Chieti) with our comrade Lino Parra, identified and also denounced during a leafleting to promote the fight for compliance with workplace safety regulations, a few weeks after the murder on the work by Luana D’Orazio. And precisely in Verbano-Cusio-Ossola the police identified and fined her comrade Gaia Zotta for a stencil on the women’s struggle which covered a fascist symbol in Gravellona Toce, in Via Liberazione on the corner of Piazza Resistenza.

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Reason: Lino and Gaia legal expenses

So much for “safety” and the identification of dangers for the community that are being talked about so much these days in the theater of Domese politics!

We wonder if the police are so dutiful in their work or do they limit themselves to applying clearly anti-union company directives on behalf of some boss, to checking that safety regulations are respected in the workplace, or that the construction sites of marble quarries, of which Enzo’s are the most striking case, are in order and respect the environment and the health of those who live around them.

This and other facts demonstrate that the ruling class and its institutions are paper tigers. The use of intimidation and repression is a sign of weakness of the bosses: they show the true anti-democratic face of the ruling class and its governments. From intimidation to those who express solidarity to a workers’ struggle conducted with disruptive actions (such as the ongoing one of the workers of the Tigotà warehouse in Broni as happened to Patrizio and Danilo; to the truncheons against the students of Pisa, Florence and Catania who demonstrated their solidarity with Palestine; up to the trials against the trade unionists of SI Cobas and USB of Piacenza and the searches of three trade unionists of SI Cobas in Verona for the Maxidì dispute.

With this statement we appeal to the comrades of the VCO, to our sympathizers, to the communist and trade union forces to make their solidarity felt with the comrades Patrizio Caretti and Danilo Moro, to support the struggle of the Tigotà workers also with leaflets and actions in front of the headquarters of this commercial chain.

The CARC Party invites VCO workers to get in touch to report the lack of safety in the workplace or other problems in their company and to give testimonies, even anonymously, for the workers’ correspondence of the monthly magazine Resistenza.

Not a step backwards: 10, 100, 1000 leaflets in front of companies to promote organization and class solidarity!

We look forward to seeing you on Friday 22 March, h. 4.30pm at the screening of the film “7 minutes” at the Circolo Operaio Ferraris in Omegna.

CARC VCO Party – “Anna Maria Princigalli” Presidium

Fb: Carc VCO Party – Tel. 3518637171 – website: www.carc.it

Source: Partito dei CARC

[Firenze] Un esempio di cosa vuol dire fare una campagna elettorale di rottura contro la censura e la manipolazione mediatica

https://www.carc.it/2024/03/19/firenze-un-esempio-di-cosa-vuol-dire-fare-una-campagna-elettorale-di-rottura-contro-la-censura-e-la-manipolazione-mediatica/

di Federazione Toscana – Marzo 19, 2024

Come Federazione Toscana del Partito dei CARC esprimiamo piena solidarietà alla lista Firenze Rinasce per il grave atto intimidatorio portato dalle forze dell’ordine sfruttando la provocazione orchestrata da un giornalista di Fanpage durante la proiezione del film Il Testimone che si è svolta al Circolo La Pietra il 13 marzo scorso.

Durante l’introduzione alla serata (come denunciato nell’articolo di Firenze Today riportato in calce) il giornalista, tale Riccardo Amati (uno dei tanti fautori della propaganda russofoba come si evince dagli articoli a sua firma che si trovano online) si è lanciato in provocatorie e strumentali invettive contro i “filo putiniani” e la propaganda di guerra con tanto di telecamera accesa…Per documentare la presunta aggressione? E allora perché non ha reso pubblico il filmato? Forse perché l’aggressione non c’è stata?

Dopo essere stato allontanato dalla sala, il giornalista è andato dalle forze dell’ordine che erano presenti all’esterno del circolo per chiedere di arrestare gli “aggressori”. Intanto, c’è da chiedersi cosa ci facevano ben tre pattuglie della polizia fuori da un circolo in cui si stava tenendo la proiezione di un film, tra l’altro la stessa sera in cui è stato accoltellato un ragazzo di diciannove anni nei pressi della Stazione di Santa Maria Novella. Forse i 200 agenti rivendicati da Nardella servono proprio a questo: a controllare, reprimere e sanzionare le voci che dissentono con la propaganda guerrafondaia. La polizia ha risposto “prontamente” chiedendo la lista dei presenti ma non gli è stata fornita.

Ebbene, la prima considerazione è che ci sembra di essere davanti a un’operazione proprio orchestrata a tavolino (e che fa il paio con quella messa in scena da una sionista nella piazza dell’8 marzo promossa da Non Una Di Meno e su cui abbiamo già scritto), probabile che la Questura avesse bisogno di un pretesto per avere i nominativi dei partecipanti e il giornalista di Fanpage gliel’ha dato provando a buttarla in rissa, tra l’altro con estrema scorrettezza poiché Amati era stato invitato proprio dagli organizzatori con lo spirito di un confronto costruttivo. Alla faccia della deontologia del mestiere del giornalista, quella che dovrebbe presupporre onestà intellettuale di investigare, di conoscere e di raccontare la realtà per com’è e non per come fa comodo ai guerrafondai amici della NATO (che, intanto, nella città di Firenze stanno tramando per imporre un comando nel bel mezzo di un quartiere popolare). Comunque, la risposta degli organizzatori è stata esemplare perchè non solo non hanno ceduto alle provocazioni ma hanno anche respinto i tentativi intimidatori rifiutandosi di fornire la lista. Questo è un buon esempio di resistenza alla repressione.

Provocazioni orchestrate ad arte, propaganda di guerra e attacchi repressivi sono sintomo del tentativo della classe dominante di contenere la crescente risposta popolare alla linea criminale che attua quotidianamente. Nel caso di specie, c’è poi l’evidente tentativo di silenziare una proposta elettorale, come quella di Firenze Rinasce che si è assunta la responsabilità di dare battaglia al clima di crescente censura in città, di cui il PD è artefice.

La realizzazione della proiezione del film Il Testimone è un risultato importante della lista e dei suoi sostenitori ed è un piccolo ma significativo esempio di cosa significa fare una campagna elettorale di rottura: non farsi legare le mani e i piedi dai diktat delle autorità, sfidare le misure liberticide e arbitrarie per realizzare gli interessi delle masse popolari, in questo caso tutelare diritti costituzionalmente sanciti come la libertà di espressione e l’agibilità politica e culturale per alzare una voce alternativa alla propaganda di guerra propinata dai media di regime a reti unificate.

Firenze Rinasce si è assunta questa responsabilità, nonostante la repressione che Sindaco e Questore hanno provato a scagliargli contro negli ultimi mesi (a partire dal primo tentativo di proiezione del film).

La lotta contro la censura mediatica e la repressione sono una parte estremamente importante della lotta di classe e la solidarietà è un’arma per vincerla, quindi invitiamo le altre forze politiche, le organizzazioni operaie e popolari, i collettivi studenteschi e i sindacati conflittuali e alternativi a quelli di regime a portare la propria a Firenze Rinasce e ai partecipanti alla proiezione che hanno deciso di non piegarsi a questo grave e odioso sopruso.

Federazione Toscana del Partito dei CARC

Il “tentativo di schedatura” alla proiezione del film russo ‘Il Testimone’ (il lungometraggio sull’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Putin) proiettato mercoledì sera al circolo La Pietra in via di Montughi, con i posti in sala esauriti. A denunciarlo la lista civica Firenze Rinasce, con il candidato sindaco per Palazzo Vecchio Alessandro De Giuli che chiama in causa proprio l’attuale amministrazione e parla di: “clima di intolleranza scatenato dalla furia censoria della giunta Nardella. Per cui, mentre nelle stesse ore un diciannovenne veniva accoltellato a morte in largo Alinari, il questore ha ritenuto di dovere inviare e piazzare in bella vista tre vetture delle forze dell’ordine davanti all’entrata del circolo”. Ma soprattutto, aggiunge, “ancora più grave il fatto che un agente abbia richiesto ad un addetto del circolo l’elenco dei prenotati e dei presenti”, foglio che spiega, “non è stato comunque consegnato”. “Il comportamento degli agenti si è dimostrato impeccabile e professionale ma la scelta securitaria della questura poteva meglio essere indirizzata in altri luoghi della città sicuramente maggiormente a rischio. Di quale sicurezza si parla da Firenze? Quella del Palazzo che non vuole critiche e mette in pratica censure, o intimidazioni? O quella dei cittadini che chiedono di poter vivere in una città tranquilla e che ancora una volta domani saranno in piazza per far sentire la propria voce? Nei prossimi giorni illustreremo al prefetto di Firenze le difficoltà che il clima cittadino obiettivamente comporta per la campagna elettorale che di certo non può svolgersi serenamente se predomina la censure politica e il controllo poliziesco”. Secondo quanto però appreso dalla questura e riportato dall’agenzia Ansa, l’agente è intervenuto richiedendo l’elenco dei presenti dopo che un giornalista, presente tra il pubblico, è stato allontanato dalla sala, sembra anche con spintoni, secondo quanto raccontato dallo stesso cronista. E sulla pagina Facebook di Firenze Rinasce è ancora De Giuli a dare la propria versione con un video: “Una cosa che ci è spiaciuta è che il giornalista di Fanpage Riccardo Amati, che conoscevamo e avevamo invitato a partecipare e dibattere con noi, si è presentato e ha iniziato, in maniera molto scorretta, a contestare ciò che stava dicendo l’altro nostro ospite il giornalista italiano in Donbass Vincenzo Lorusso. La contestazione di Amati è stata del tutto sgradevole. Però è il segno dei tempi – conclude – non si vuole che di questa guerra se ne parli in contraddittorio”. La pellicola è stata proiettata dopo il tentativo andato a vuoto un mese e mezzo fa al Teatro dell’Affratellamento con retromarcia e corollario di polemiche e nei giorni scorsi è stato annunciato anche un bis, questa volta alla libreria Salvemini.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

[Florence] An example of what it means to run a breakthrough electoral campaign against censorship and media manipulation

As the Tuscan Federation of the CARC Party we express full solidarity with the Firenze Rinasce list for the serious intimidating act carried out by the police exploiting the provocation orchestrated by a Fanpage journalist during the screening of the film Il Testimone which took place at the Circolo La Pietra on Last March 13th.

During the introduction to the evening (as reported in the Firenze Today article reported below) the journalist, a certain Riccardo Amati (one of the many supporters of Russophobic propaganda as can be seen from the articles signed by him which are found online) launched into provocative and instrumental invectives against the “pro-Putinian” and war propaganda complete with a camera on…To document the alleged aggression? So why didn’t he make the footage public? Maybe because the attack didn’t happen?

After being removed from the room, the journalist went to the police who were present outside the club to ask them to arrest the “attackers”. Meanwhile, one wonders what three police patrols were doing outside a club where a film was being shown, among other things on the same evening in which a nineteen-year-old boy was stabbed near the Santa Maria Novella station. Perhaps the 200 agents claimed by Nardella serve precisely this: to control, repress and sanction voices that disagree with the warmongering propaganda. The police responded “promptly” asking for the list of those present but it was not provided.

Well, the first consideration is that we seem to be faced with an operation precisely orchestrated on the table (and which goes hand in hand with the one staged by a Zionist in the square of 8 March promoted by Non Una Di Meno and on which we have already written), it is probable that the Police Headquarters needed a pretext to have the names of the participants and the Fanpage journalist gave it to them by trying to throw her into a fight, among other things with extreme incorrectness since Amati had been invited by the organizers with the spirit of constructive discussion. In spite of the ethics of the journalist’s profession, which should presuppose the intellectual honesty of investigating, knowing and reporting reality as it is and not as it suits the warmongering friends of NATO (who, meanwhile, in the city of Florence are plotting to impose a command in the middle of a working-class neighborhood). However, the response of the organizers was exemplary because not only did they not give in to the provocations but they also rejected the intimidating attempts by refusing to provide the list. This is a good example of resistance to repression.

Artfully orchestrated provocations, war propaganda and repressive attacks are a symptom of the ruling class’s attempt to contain the growing popular response to the criminal line it implements on a daily basis. In the present case, there is then the evident attempt to silence an electoral proposal, such as that of Firenze Rinasce which has taken on the responsibility of combating the climate of growing censorship in the city, of which the PD is the creator.

The holding of the screening of the film The Witness is an important result of the list and its supporters and is a small but significant example of what it means to carry out a breaking electoral campaign: not having your hands and feet tied by the diktats of the authorities, challenging the measures liberticidal and arbitrary to achieve the interests of the popular masses, in this case protecting constitutionally sanctioned rights such as freedom of expression and political and cultural viability to raise an alternative voice to the war propaganda spread by the regime media to unified networks.

Firenze Rinasce has taken on this responsibility, despite the repression that the Mayor and Police Commissioner have tried to hurl against it in recent months (starting from the first attempt to screen the film).

The fight against media censorship and repression is an extremely important part of the class struggle and solidarity is a weapon to win it, therefore we invite other political forces, workers’ and popular organisations, student collectives and conflictual and alternative trade unions to those of the regime to bring theirs to Florence Rinasce and to the participants in the screening who decided not to submit to this serious and hateful abuse.

Tuscan Federation of the CARC Party

The “filing attempt” at the screening of the Russian film ‘Il Testimone’ (the feature film on the invasion of Ukraine by Putin’s forces) screened on Wednesday evening at the La Pietra club in via di Montughi, with seats in the theater sold out. This was denounced by the Firenze Rinasce civic list, with the mayoral candidate for Palazzo Vecchio Alessandro De Giuli calling into question the current administration and speaking of: “climate of intolerance unleashed by the censorious fury of the Nardella council. Therefore, while in the same hours a nineteen-year-old was stabbed to death in Largo Alinari, the police commissioner felt he had to send and place three police vehicles in plain sight in front of the entrance to the club”. But above all, he adds, “even more serious is the fact that an agent asked a club employee for the list of those booked and those present”, a sheet which he explains, “was not delivered in any case”. “The behavior of the officers proved to be impeccable and professional but the security choice of the police station could have better been directed to other places in the city that were certainly more at risk. What security are we talking about from Florence? The one from the Palace that doesn’t want criticism and puts into practice censorship or intimidation? Or that of the citizens who ask to be able to live in a quiet city and who will once again be in the streets tomorrow to make their voices heard? In the next few days we will illustrate to the prefect of Florence the difficulties that the city climate objectively entails for the electoral campaign which certainly cannot take place peacefully if political censorship and police control predominates”. However, according to what was learned by the police headquarters and reported by the Ansa agency, the agent intervened requesting the list of those present after a journalist, present in the audience, was removed from the room, apparently even with pushes, according to what he said reporter. And on the Firenze Rinasce Facebook page, De Giuli once again gives his version with a video: “One thing that displeased us is that the Fanpage journalist Riccardo Amati, who we knew and had invited to participate and debate with us, decided to presented and began, in a very incorrect manner, to dispute what our other guest, the Italian journalist in Donbass Vincenzo Lorusso, was saying. Amati’s protest was completely unpleasant. But it’s a sign of the times – he concludes – we don’t want this war to be discussed in an adversarial manner”. The film was screened after the unsuccessful attempt a month and a half ago at the Teatro dell’Afffratellamento with a reverse and a corollary of controversy and in recent days an encore was also announced, this time at the Salvemini bookshop.

Source: Partito dei CARC

Solidarietà ad Antudo: giù le mani da chi lotta contro la guerra!

Rispondiamo compatti alla repressione per rispedirla al mittente

https://www.carc.it/2024/03/21/palermo-solidarieta-ad-antudo-giu-le-mani-da-chi-lotta-contro-la-guerra/

di Agenzia Stampa – Marzo 21, 2024

Mentre in Palestina è in corso un genocidio, in Italia viene arrestato chi si oppone alla militarizzazione dei territori.

Siamo solidali e complici con i militanti di Antudo che il 21 marzo sono stati colpiti da misure cautelari e arresti in seguito al sanzionamento dei guerrafondai della Leonardo SPA. Dopo le perquisizioni dello scorso luglio, la DIGOS di Palermo e la DIA hanno messo a punto un disegno repressivo che sfocia in accuse deliranti di istigazione a delinquere e atto terroristico. Visto che i compagni in questione non sono in prima linea nella produzione delle armi che vengono usate nel genocidio del popolo palestinese, le accuse hanno il destinatario sbagliato. Ma è inutile cercare la logica in questo processo: le azioni contestate sono solo il pretesto per attuare un’ulteriore mossa nel solco di quell’attacco che il governo Meloni muove contro quanti, oggi, si mobilitano e si organizzano per far valere gli interessi delle masse popolari autonomamente dalle autorità della classe dominante, mafia e padroni, i loro servi e le loro polizie che, invece, le vorrebbero docili e obbedienti.

Per queste ragioni, portiamo la nostra solidarietà di classe a chi si è mobilitato e si mobilita contro i guerrafondai che, approfittando della sottomissione del governo Meloni agli imperialisti USA/NATO, UE e sionisti, rendono il nostro paese complice e connivente delle loro scorribande in giro per il mondo.
Per queste ragioni, bisogna fare della lotta contro la repressione una questione politica, cioè una questione che alimenti mobilitazione, indignazione, organizzazione delle masse popolari: in definitiva, che diventi un problema di ordine pubblico per ritorcere la repressione contro i mittenti! Questo significa che bisogna portare in tutte le piazze, in tutte le iniziative in programma nelle prossime settimane – indipendentemente dai promotori – la solidarietà ad Antudo. Perciò facciamo appello a tutte le forze sociali e politiche della città a formare un ampio fronte di solidarietà per i compagni e le compagne colpite quest’oggi. Ben vengano presidi, assemblee e iniziative al fine di imporre la scarcerazione immediata e il ritiro di altre misure cautelari; inoltre già le prossime manifestazioni cittadine, come quella del 30 marzo in solidarietà al popolo palestinese, sono momenti importanti di cui approfittare per portare un messaggio di solidarietà popolare per Luigi e gli/le altri/e militanti che sono sotto attacco dal governo Meloni.

Libertà immediata per Luigi e gli/le altri/e militanti
Solidarietà incondizionata ad Antudo

Fonte: Partito dei CARC

English translate

Solidarity with Antudo: hands off those who fight against the war!

We respond unitedly to the repression to send it back to the sender

While a genocide is underway in Palestine, in Italy those who oppose the militarization of the territories are arrested.

We stand in solidarity and complicity with the Antudo militants who on March 21st were hit by precautionary measures and arrests following the sanctioning of the warmongers of Leonardo SPA. After the searches last July, the DIGOS of Palermo and the DIA have developed a repressive plan that results in delusional accusations of incitement to crime and terrorist act. Since the comrades in question are not at the forefront of producing the weapons that are used in the genocide of the Palestinian people, the accusations are aimed at the wrong audience. But it is useless to look for logic in this process: the contested actions are only the pretext to implement a further move in the wake of that attack that the Meloni government makes against those who, today, are mobilizing and organizing themselves to assert the interests of popular masses independently from the authorities of the ruling class, mafia and masters, their servants and their police who, instead, would like them docile and obedient.

For these reasons, we bring our class solidarity to those who have mobilized and are mobilizing against the warmongers who, taking advantage of the submission of the Meloni government to the US/NATO, EU and Zionist imperialists, make our country complicit and conniving in their raids in around the world.
For these reasons, we need to make the fight against repression a political issue, that is, an issue that fuels mobilization, indignation, organization of the popular masses: ultimately, that it becomes a problem of public order to turn the repression against the senders! This means that we need to bring solidarity with Antudo to all the streets, to all the initiatives planned in the coming weeks – regardless of the promoters. We therefore appeal to all the social and political forces of the city to form a broad front of solidarity for the comrades affected today. Provisions, assemblies and initiatives aimed at imposing immediate release and the withdrawal of other precautionary measures are welcome; Furthermore, the upcoming city demonstrations, such as the one on March 30th in solidarity with the Palestinian people, are already important moments to take advantage of to bring a message of popular solidarity for Luigi and the other militants who are under attack by the Meloni government.

Immediate freedom for Luigi and the other militants
Unconditional solidarity with Antudo

Source: Partito dei CARC

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

GERMANIA, UN MILIONE E MEZZO DI PERSONE IN PIAZZA CONTRO L’ESTREMA DESTRA. A MONACO DI BAVIERA MANIFESTAZIONE INTERROTTA PER ECCESSIVA AFFLUENZA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/21/germania-manifestazioni-in-tutto-il-paese-contro-lestrema-destra-piu-di-250mila-persone-in-piazza/7417633/

Di Il Fatto Quotidiano 21 Genaio 2024

Amburgo, Hannover, Francoforte, Kassel, Dortmund, Wuppertal, Karlsruhe, Norimberga e non solo. Sabato e domenica molte città tedesche hanno visto le proprie piazze riempirsi di manifestanti contro l’Afd, il partito di estrema destra Alternative für Deutschland. Si stima che vi abbiano partecipato 1,5 milioni di persone, unite da slogan e motti in favore della democrazia e contro il partito nazional-conservatore, euroscettico e anti-immigrazione. Dopo i cortei di sabato, anche domenica in tantissimi sono scesi in piazza, superando di gran lunga i numeri previsti. A Monaco di Baviera, a causa del sovraffollamento dovuto all’affluenza record di decine di migliaia di persone, la manifestazione indetta è stata addirittura interrotta. Gli organizzatori hanno riferito che alla protesta si sono presentate circa 50.000 persone, il doppio di quelle registrate all’evento e previste dalla Polizia. Ma secondo altre stime la cifra dei partecipanti sarebbe ancora più alta.

Secondo gli organizzatori e la polizia, le persone scese in piazza solo sabato sono più di 250.000. In molte località sono arrivati molti più partecipanti di quelli registrati, per cui è stato necessario ampliare le aree dimostrative e spostare i percorsi. Soltanto a Francoforte sul Meno hanno partecipato più di 35.000 persone, e numeri simili si sono registrati anche ad Hannover e Dortmund. Secondo la polizia a Karslruhe sono arrivate circa 20.000 persone invece dei 1.000 manifestanti previsti. La manifestazione ha sfilato davanti a luoghi iconici come la Piazza dei Diritti Fondamentali e la Corte Costituzionale Federale.

Le manifestazioni sono una reazione all’inchiesta di “Correctiv. Il 10 gennaio scorso il consorzio di giornalismo investigativo ha infatti svelato un incontro segreto a Potsdam, vicino a Berlino, in cui è stato discusso un piano per l’espulsione di massa di migranti, richiedenti asilo e cittadini tedeschi “non assimilati”. Tra i partecipanti figuravano proprio i membri dell’Afd. Il partito ha confermato la presenza di suoi membri all’evento, ma ha dichiarato di non sostenere il progetto di “ri-emigrazione” di Martin Sellner, figura di spicco della Nuova Destra e del Movimento Identitario. Nonostante i tentativi di ridimensionamento della notizia da parte del partito, l’ondata di indignazione è stata enorme e immediata nel Paese. Paese che proprio nei giorni scorsi ha visto approvata la riforma della legge sulla cittadinanza che consentirà di ottenere la nazionalità tedesca più rapidamente, estendendo anche il diritto ad avere il doppio passaporto (finora riservato ai soli cittadini Ue e svizzeri). E proprio dalle precedenti manifestazioni contro l’estrema destra Olaf Scholz aveva provato a ridare slancio al governo, la cui popolarità è ai minimi storici: “Da Colonia a Dresda, da Tubinga a Kiel, centinaia di migliaia di persone stanno scendendo in piazza in questi giorni in Germania per mostrare il loro sostegno alla nostra democrazia e contro l’estremismo di destra”. Tuttavia, i sondaggi continuano a dare il partito di estrema destra tra i preferiti dei tedeschi: in una rilevazione di pochi giorni fa effettuata da YouGov l’Afd raggiungeva il 24%, posizionandosi come secondo partito, dietro la Cdu-Csu al 29%. A settembre 2024, se i sondaggi si traducessero in voti, l’estrema destra potrebbe persino pensare di vincere le elezioni in alcuni Länder orientali, dove svetta tra le preferenze: in Turingia, Brandeburgo e Sassonia AfD è infatti valutata da diversi sondaggi addirittura come primo partito, al di sopra del 30%.

Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha accolto con favore le manifestazioni, auspicando un’alleanza “di tutti i democratici”. “Queste persone ci incoraggiano tutti. Difendono la nostra repubblica e la nostra costituzione contro i suoi nemici. Difendono la nostra umanità”, ha detto il presidente in un videomessaggio domenica. Nella clip Steinmeier ha inoltre sottolineato cosa accomuni tutti i manifestanti: “Si oppongono alla misantropia e all’estremismo di destra. Vogliono continuare a vivere insieme liberamente e pacificamente anche in futuro”. Un futuro, ha specificato ancora il presidente, che “non dipende dalla portata dei vostri oppositori, ma dalla forza di coloro che difendono la democrazia”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

English translate

GERMANY, ONE AND A HALF MILLION PEOPLE IN THE SQUARES AGAINST THE EXTREME RIGHT. EVENT INTERRUPTED IN MUNICH DUE TO EXCESSIVE ATTENDANCE

Hamburg, Hannover, Frankfurt, Kassel, Dortmund, Wuppertal, Karlsruhe, Nuremberg and beyond. On Saturday and Sunday, many German cities saw their squares filled with protesters against the Afd, the far-right Alternative für Deutschland party. It is estimated that 1.5 million people participated, united by slogans and mottos in favor of democracy and against the national-conservative, Eurosceptic and anti-immigration party. After the demonstrations on Saturday, many took to the streets on Sunday too, far exceeding the expected numbers. In Munich, due to overcrowding due to the record turnout of tens of thousands of people, the demonstration was even interrupted. Organizers reported that around 50,000 people showed up for the protest, double the number registered for the event and expected by the police. But according to other estimates the number of participants would be even higher.

According to the organizers and the police, more than 250,000 people took to the streets on Saturday alone. In many locations, many more participants arrived than registered, so it was necessary to expand the demonstration areas and move the routes. More than 35,000 people attended in Frankfurt am Main alone, and similar numbers were also recorded in Hannover and Dortmund. According to the police, around 20,000 people arrived in Karslruhe instead of the 1,000 protesters expected. The demonstration paraded in front of iconic places such as the Fundamental Rights Square and the Federal Constitutional Court.

The demonstrations are a reaction to the "Correctiv" investigation. Last January 10, the investigative journalism consortium revealed a secret meeting in Potsdam, near Berlin, in which a plan for the mass expulsion of migrants, asylum seekers and "non-assimilated" German citizens was discussed. Among the participants were members of the AfD. The party confirmed the presence of its members at the event, but declared that it does not support the "re-emigration" project of Martin Sellner, a leading figure of the New Right and the Identitarian Movement. Despite the party's attempts to downplay the news, the wave of indignation was enormous and immediate in the country. A country that just in recent days has seen the reform of the citizenship law approved which will allow you to obtain German nationality more quickly, also extending the right to have a double passport (so far reserved only for EU and Swiss citizens). And precisely from the previous demonstrations against the far right, Olaf Scholz had tried to give new impetus to the government, whose popularity is at an all-time low: "From Cologne to Dresden, from Tübingen to Kiel, hundreds of thousands of people are taking to the streets in these days in Germany to show their support for our democracy and against right-wing extremism." However, polls continue to place the far-right party among the Germans' favorites: in a survey carried out a few days ago by YouGov the AfD reached 24%, positioning itself as the second party, behind the CDU-CSU at 29%. In September 2024, if the polls translate into votes, the far right could even think of winning the elections in some eastern Länder, where it stands out among the preferences: in Thuringia, Brandenburg and Saxony, the AfD is in fact rated first by several polls party, above 30%.

German President Frank-Walter Steinmeier welcomed the demonstrations, calling for an alliance of "all democrats." “These people encourage us all. They defend our republic and our constitution against its enemies. They defend our humanity,” the president said in a video message Sunday. In the clip Steinmeier also highlighted what all the protesters have in common: “They oppose misanthropy and right-wing extremism. They want to continue living together freely and peacefully in the future.” A future, the president further specified, which "does not depend on the strength of your opponents, but on the strength of those who defend democracy".

Source: Il Fatto Quotidiano, Director Peter Gomez

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

IL GIORNALISTA DI AL JAZEERA WAEL AL-DAHDOUH HA LASCIATO GAZA ED E’ ARRIVATO IN QATAR. ISRAELE HA UCCISO GRAN PARTE DELLA SUA FAMIGLIA

Wael Al-Dahdouh, il veterano giornalista di Al-Jazeera al quale è stata uccisa tutta la sua famiglia da Israele
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/16/il-giornalista-di-al-jazeera-wael-al-dahdouh-ha-lasciato-gaza-ed-e-arrivato-in-qatar-israele-ha-ucciso-gran-parte-della-sua-famiglia/7412584/

Dopo 102 giorni di guerra e di lavoro sul campo, il giornalista palestinese di Al Jazeera Wael Al-Dahdouh ha lasciato la Striscia di GazaIl suo volto e la sua storia avevano fatto il giro del mondo a ottobre, quando aveva appreso in diretta tv della morte di 12 familiari rifugiati nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. La sua famiglia si era rifugiata lì dopo essere stata sfollata da Gaza. Tra le vittime anche la moglie, la figlia e un figlio del giornalista. Un “veterano coraggioso”, lo aveva definito il direttore dell’emittente del Qatar, 

Mohamed Moawad denunciando “l’assalto indiscriminato da parte delle forze di occupazione”. Il 7 gennaio l’esercito israeliano aveva ucciso anche il figlio maggiore, il 29enne Hamza Al-Dahdouh, anche lui cronista per Al Jazeera, colpito a Khan Younis da un drone. Insieme a lui era morto anche il giornalista Mustafa Thraya.

Wael Al-Dahdouh, 53 anni, è il capo dell’ufficio di corrispondenza di Al Jazeera nella Striscia di Gaza. Le autorità egiziane sono riuscite a farlo entrare nel Paese, insieme ad alcuni suoi parenti, martedì 16 gennaio, attraverso il valico di Rafah. Una fonte della sicurezza egiziana ha riferito all’Ansa che successivamente il reporter è decollato dall’aeroporto di Al-Arish con un aereo militare del Qatar. Secondo l’Afp, a Doha sarà sottoposto alle cure per la ferita riportata durante l’attacco israeliano che ha ucciso, tra gli altri, il suo operatore Samer Abu Daqqa, morto dissanguato. Anche in quel caso Al-Dahdouh era tornato subito al lavoro, e la sua immagine con il giubbetto press, il microfono e il braccio fasciato era stata ripresa in tutto il mondo e vista da molti come esempio di dedizione assoluta alla professione e all’informazione.

Su Facebook, il sindacato dei giornalisti palestinesi ha ringraziato “tutte le agenzie statali egiziane e coloro che si sono impegnati per aiutare nel caso di Wael Dahdouh e per curare i palestinesi feriti”. Secondo il conteggio fatto dal Committee to Protect Journalists, sono almeno 82 i giornalisti uccisi dal 7 ottobre a oggi. E di questi 74 sono morti nella Striscia di Gaza. Dall’inizio delle ostilità sono morti sotto i raid israeliani quasi 24mila e 300 palestinesi, in gran parte bambini, donne e adolescenti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

“LO STATO CREI LAVORO, SERVONO PIU’ DIPENDENTI PUBBLICI” MAURIZIO ACERBO, RIFONDAZIONE COMUNISTA E UNIONE POPOLARE A “LO DICO A IL FATTO” IL FATTO QUOTIDIANO

L’intervento di Maurizio Acerbo, Segretario Nazionale di Rifondazione Comunista e oordinatore di Unione Popolare con De Magistris, che lancia un appello allo Stato Italiano per la creazione di nuovi posti di lavoro, servono più dipendenti pubblici in Pubblica Amministrazione
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/08/15/da-sinistra-lo-stato-crei-lavoro-servono-piu-dipendenti-pubblici/7261895/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

CORONAVIRUS, “DIRE CHE E’ SOLO UN’INFLUENZA E’ DA IRRESPONSABILI”: IL SEGRETARIO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA RICOVERATO PER COVID19

Il Segretario Nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo ricoverato per contagio da variante alfa inglese del COVID19. Il Fatto Quotidiano, 29 Settembre 2020
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/29/coronavirus-dire-che-e-solo-uninfluenza-e-da-irresponsabili-il-segretario-di-rifondazione-comunista-acerbo-ricoverato-per-covid/5947612/

Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, dal 17 settembre è stato ricoverato all’ospedale di Pescara dopo essere risultato positivo al coronavirus. Della sua degenza si conoscono sviluppi e crisi grazie al suo profilo Facebook che Acerbo utilizza come un “diario” per rompere l’isolamento di “un ricovero che si protrae più del previsto”: “Ho sempre usato i social per comunicare iniziative e battaglie politiche, vertenze e mobilitazioni sociali, socializzare pensiero critico, memoria storica, poesia e buona musica. Insomma, per dirla con Allen Ginsberg, per ‘allargare l’area della coscienza’. Per questo lo uso ormai più come diario, cercando di raccontare un’esperienza che purtroppo stanno facendo da mesi tante persone”.

Acerbo era finito in ospedale con febbre alta, tosse, spossatezza e sintomi riconducibili al Covid-19, in un periodo in cui si era spostato in diverse zone d’Italia per seguire la campagna elettorale. La febbre, con l’inizio della terapia, era subito scomparsa, ma è poi risalita. “Non è un’influenza, non sono mai stato così male”, ammonisce criticando chi per mesi ha sminuito “questo maledetto virus”.

In un altro post del 28 settembre, Acerbo è fotografato all’interno di una barella di biocontenimento per farsi una TAC (Tomografia Assiale Computerizzata). “Il dottor Giustino Parruti (a capo dell’unità anti-COVID dell’ospedale di Pescara) mi ha detto che mi tocca pazientare perché il virus potrebbe tornare allattacco dei polmoni. Faccio terapia sperimentale con Tocilizumab (anticorpo monoclonale usato per il trattamento dell’artrite idiopatica giovanile sistemica e dell’artrite reumatoide moderata-grave, della poliartrite idiopatica giovanile e per il trattamento della sindrome da rilascio di citochine (CRS) indotta dai linfociti CAR-T, https://salute.regione.emilia-romagna.it/farmaci/covid-19/farmaci-e-studi-clinici/tocilizumab). Due punture sulle cosce. L’effetto dovrebbe durare quattordici giorni”. Intervistato dall’Ansa, il segretario aveva raccontato di non avere patologie pregresse: “Come si fa a dire che è solo un’influenza un po’ più forte? È da irresponsabili. Ci vuole senso di responsabilità. È meglio un errore di precauzione che un morto in più. Bisogna affidarsi alle indicazioni della scienza. Non siamo mai completamente al riparo, ma dobbiamo fare il possibile per cercare di evitare i contagi”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Foglio risultato analisi del sangue Alessio Brancaccio, nato a Roma il 23 Agosto 1984 e fatte al Distretto Sanitario di Base di Vasto ASL 2 Abruzzo: eritrociti o globuli rossi a 5,70×10^6 mmol/ml rispetto a 5,50 e linfociti CAR-T a 44,6%

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

“CINA, 250 MILIONI DI CONTAGI COVID IN 20 GIORNI. A PECHINO E SICHUAN OLTRE 50% POPOLAZIONE HA IL VIRUS”

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/12/23/cina-250-milioni-di-infezioni-covid-in-20-giorni-a-pechino-e-sichuan-oltre-50-popolazione-ha-il-virus/6916256/

Il Financial Times cita i dati forniti nel corso di un incontro a porte chiuse da Sun Yang, vice direttore del centro per il controllo e la prevenzione cinese. Ma le cifre ufficiali parlano di 62.592 casi nello stesso arco di tempo

I numeri ufficiali dicono altro, ma quello che i funzionari cinesi dicono a porte chiuse rivela uno scenario di tutt’altra portata. La brusca interruzione delle politiche restrittive per combattere il Covid, ha fatto esplodere i contagi, specie nelle grandi città. E la circolazione del virus nei primi 20 giorni di dicembre delinea un’ascesa vertiginosa del virus: in quasi tre settimane sono circa 250 milioni le persone che hanno contratto il virus. Si tratta del 18% della popolazione. A scriverlo è il Financial Times, che cita i dati forniti nel corso di un incontro a porte chiuse da Sun Yang, vice direttore del centro per il controllo e la prevenzione cinese. I dati sono in deciso contrasto rispetto a quelli ufficiali della National Health Commission che, nello stesso arco di tempo, ha parlato di 62.592 casi. Nell’incontro a porte chiuse, secondo quanto riporta il quotidiano finanziario, Sun avrebbe poi aggiunto che il tasso di diffusione del Covid in Cina sta ancora aumentando e che probabilmente più della metà della popolazione di Pechino e Sichuan è già stata infettata.

Sul numero dei morti resta il mistero. Le autorità hanno parlato di soli 8 decessi dal primo dicembre e negli ultimi giorni hanno modificato la definizione di ‘morte da covid’ in maniera da ridurre il numero dei decessi attribuibili al virus. La realtà che emerge dalle testimonianze di giornalisti stranieri, di imprese di pompe funebri e dal balzo della mole di lavoro dei forni crematori praticamentte al collasso è un’altra. Ieri, ha constatato l’Afp, in un unico crematorio di Chongqing, città di oltre 30 milioni di abitanti nel sud ovest del Paese, sono stati scaricati 40 corpi in due ore. Al People’s Hospital numero 5 della stessa metropoli, ormai stracolmo, perfino l’atrio d’ingresso principale è stato trasformato in un reparto Covid. Stesse scene in un ospedale di Shanghai, sempre secondo l’Afp, dove la reception e i corridoi sono diventati camerate improvvisate per accogliere i malati.

Intanto in tutta la Cina è corsa ai kit fai da te e ai farmaci di base dopo che i pazienti con sintomi lievi sono stati invitati a curarsi in casa. Le farmacie sono sfornite anche perché il governo ha requisito le scorte per rifornire gli ospedali. Già tre giorni fa le autorità cinesi, in un flusso altalenante di informazioni date e negate, avevano ammesso che è “impossibile” per il sistema tracciare il numero di nuovi infetti dopo l’allentamento delle severe restrizioni e dei lockdown in vigore dal 2020 a seguito delle proteste della gente esasperata dalla gestione poliziesca della pandemia.

L’ondata di contagi rischia di innescare nuove mutazioni, hanno osservato molti esperti fuori dal Paese. Dagli Stati Uniti è arrivata una richiesta di maggiore trasparenza. “È importante per tutti i Paesi, inclusa la Cina, concentrarsi sulle vaccinazioni, sul rendere i test e le cure disponibili ed è importante condividere le informazioni con il mondo perché le implicazioni” vanno al di là della Cina, aveva detto ieri il segretario di Stato americano Antony Blinken. Un appello che, come in passato, rimarrà probabilmente inascoltato.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Record di casi e rischio varianti, il Covid in Cina ora spaventa l’Occidente

di Michele Bocci

https://www.repubblica.it/cronaca/2022/12/27/news/covid_cina_varianti_pandemia-380811192/

L’epidemiologo Massimo Ciccozzi: “Se il coronavirus circola tanto può nascere una mutazione più contagiosa. Preoccupa il fatto che Pechino non comunichi i dati. L’Oms dovrebbe impuntarsi per averli. In questo modo non siamo in grado di capire quello che sta succedendo ed adottare eventuali strategie”

CINA: CONTAGIATO IL 90% DEI RESIDENTI A HENAN, SONO 88,5 MILIONI SU 100 MILIONI DI PERSONE

Secondo dati della sanità regionale

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2023/01/09/cinacontagiato-da-covid-90-residenti-henan-885-milioni_78a31e82-afbd-4712-a9ca-a173fe2a1f6f.html

(ANSA-AFP) – PECHINO, 09 GEN – La provincia più popolosa della Cina, Henan, ha quasi il 90% dei suoi residenti infettati dal Covid , ha dichiarato oggi un funzionario della sanità regionale, mentre il Paese si trova ad affrontare un rimbalzo senza precedenti di casi di Coronavirus.

Nell’Henan centrale, la terza provincia più popolosa della Cina, l’89% della popolazione è risultata infettata dal virus il 6 gennaio, ha dichiarato il funzionario sanitario locale Kan Quancheng.

In base a questa percentuale, circa 88,5 milioni di persone sui quasi 100 milioni di abitanti della provincia hanno già contratto la Covid. (ANSA-AFP).

Fonte: ANSA

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

SOLVAY, LO STUDIO BELGA SUL SITO DI ALESSANDRIA: “NEL SANGUE DEGLI ABITANTI DI SPINETTA MARENGO CONCENTRAZIONI DI PFAS FINO A 10 VOLTE PIU’ ALTE”

NELL’ABITATO DI SPINETTA MARENGO (AL) IL PFAS E’ STATO RINVENUTO NEL SANGUE DEGLI ABITANTI IN UNA CONCENTRAZIONE 10 VOLTE SUPERIORE ALLA NORMA
https://www.ilfattoquotidiano.it/ambiente-veleni/

A confermare le preoccupazioni dei cittadini è un’indagine scientifico-giornalistica condotta dalla tv nazionale belga RTFB in collaborazione con gli scienziati del policlinico universitario di Liegi: la concentrazione media di PFOA, (PerFluorOctanoic AcidAcido PerFluoroOttanoico) cancerogeno, è cinque volte superiore in chi abita nei pressi dello stabilimento. Considerando i valori più alti (95° percentile) la differenza aumenta fino a dieci volte. Il comitato Stop Solvay: “Ora chiudere il polo chimico”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

https://m.facebook.com/events/245489593065618
https://www.raiplay.it/dirette/rai3/Stop-ai-veleni—Presa-Diretta—Puntata-del-18032024-cd9f3f19-00a3-4bb9-8506-6c488cab954c.html

Ormai i PFAS sono ovunque, anche nell’acqua: la diffusione del ‘nuovo amianto’ è fuori controllo

AMBIENTE & VELENI- 22 MARZO 2024

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/22/ormai-i-pfas-sono-ovunque-anche-nellacqua-la-diffusione-del-nuovo-amianto-e-fuori-controllo/7487061/

A fine novembre 2023 il professor Philippe Grandjean, esperto di fama mondiale sugli impatti sanitari dei PFAS (composti poli e perfluoroalchilici), durante il processo in corso in Veneto per disastro ambientale che vede sul banco degli imputati alcuni ex dirigenti della Miteni, ha dichiarato che queste sostanze sono “il nuovo amianto”, in quanto non provocano danni acuti ma a lungo termine.

Una affermazione drammaticamente calzante, che rende purtroppo al meglio qual è la pericolosità di questi composti chimici per tutte e tutti noi. Un pericolo ancora poco conosciuto, ma che sta salendo sempre più spesso agli onori delle cronache, come dimostra anche il recentissimo reportage sui PFAS realizzato da Presadiretta su Rai3.

Ma cosa sono i PFAS e perché sono nocivi per l’ambiente e le persone?

I PFAS sono un gruppo di migliaia di sostanze chimiche di sintesi prodotte dalle industrie, ancora oggi ampiamente usate perché in Italia non esiste una legge che ne vieti la produzione e l’utilizzo. Introdotti sul mercato globale nel secolo scorso, hanno trovato ampia applicazione perché idrorepellenti, stabili e resistenti alle alte temperature. Per le loro proprietà, pur essendo pericolosi per la nostra salute, trovano impiego in una vasta gamma di applicazioni industriali e prodotti di largo consumo, tra cui:

– imballaggi alimentari, padelle antiaderenti, filo interdentale, carta da forno, farmaci, dispositivi medici, cosmetici;
– capi di abbigliamento, prodotti tessili e di arredamento, capi in pelle;
– nell’industria galvanica (in particolare cromatura), scioline, cosmetici, gas refrigeranti, nell’industria elettronica e dei semiconduttori, nell’attività estrattiva dei combustibili fossili, in alcune applicazioni dell’industria della gomma e della plastica, nelle cartiere, nei lubrificanti, nei trattamenti anticorrosione, nelle vernici, in prodotti per l’igiene e la pulizia e nelle schiume antincendio.

Una volta dispersi in natura, possono rimanere nell’ambiente per tantissimo tempo. Queste sostanze, infatti, si degradano in tempi lunghissimi, tanto da essere chiamate “inquinanti eterni”. Il loro uso massiccio ha permesso ai Pfas di invadere ogni angolo del globo: dalle vette remote più incontaminate fino ai poli, dagli animali marini come i cetacei a ecosistemi lontani dalle attività dell’uomo, dalla pioggia fino all’acqua di rubinetto delle nostre case.

Le persone in tutta Europa sono esposte ai PFAS attraverso gli alimenti, l’acqua potabile, l’aria, numerosi prodotti di consumo e i materiali presenti nelle nostre case e nei luoghi di lavoro. Nel corpo umano queste sostanze sono state trovate nel sangue, nelle urine, nella placenta, nel cordone ombelicale e persino nel latte materno. L’esposizione ai PFAS è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute. Problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, riduzione del peso alla nascita dei neonati, obesità, diabete, elevati livelli di colesterolo e riduzione della risposta immunitaria ai vaccini, diabete gestazionale, impatto negativo sulla fertilità, oltre che alcune forme tumorali come il cancro al rene e ai testicoli. Di recente, infatti, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha completato le valutazioni circa la cancerogenicità di due molecole appartenenti al gruppo dei PFAS, classificando il PFOA come “cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 1) e il PFOS come “possibile cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 2B).

In Italia, il Veneto è da anni teatro di uno dei più gravi casi di contaminazione da PFAS nel continente europeo. Tuttavia, abbiamo svelato di recente la presenza di PFAS anche nelle acque potabili di diversi comuni in Lombardia e nelle acque di Milano. Successivamente, abbiamo scoperto che neppure il Piemonte e la Toscana sono immuni: con i PFAS nessuno può dirsi al sicuro.

Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana: l’inquinamento da PFAS è un’emergenza nazionale fuori controllo. Per quanto tempo ancora il nostro governo continuerà a ignorare il problema, condannando interi territori a subire gli effetti dell’inquinamento? Serve subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose molecole, non c’è più tempo da perdere.

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“La politica si svegli, i PFAS uccidono”: l’appello al governo di Ungherese (Greenpeace). “Vanno vietati per legge, non possiamo aspettare i PM”.

English translate

PFAS are now everywhere, even in water: the spread of the ‘new asbestos’ is out of control

At the end of November 2023, Professor Philippe Grandjean, a world-renowned expert on the health impacts of PFAS (poly and perfluoroalkyl compounds), during the ongoing trial in Veneto for an environmental disaster which sees some former Miteni executives in the dock, declared that these substances are “the new asbestos”, as they do not cause acute but long-term damage.

A dramatically fitting statement, which unfortunately best illustrates the dangers of these chemical compounds for all of us. A danger that is still little known, but which is increasingly hitting the headlines, as demonstrated by the very recent reportage on PFAS produced by Presadiretta on Rai3.

But what are PFAS and why are they harmful to the environment and people?

PFAS are a group of thousands of synthetic chemical substances produced by industries, still widely used today because in Italy there is no law that prohibits their production and use. Introduced onto the global market in the last century, they have found wide application because they are water-repellent, stable and resistant to high temperatures. Due to their properties, despite being dangerous for our health, they are used in a wide range of industrial applications and consumer products, including:

– food packaging, non-stick pans, dental floss, baking paper, medicines, medical devices, cosmetics;
– clothing, textile and furniture products, leather items;
– in the galvanic industry (in particular chrome plating), waxes, cosmetics, refrigerant gases, in the electronics and semiconductor industries, in the extraction of fossil fuels, in some applications in the rubber and plastic industries, in paper mills, in lubricants, anti-corrosion treatments, paints, hygiene and cleaning products and fire-fighting foams.

Once dispersed in nature, they can remain in the environment for a very long time. These substances, in fact, degrade over a very long time, so much so that they are called “eternal pollutants”. Their massive use has allowed PFAS to invade every corner of the globe: from the most pristine remote peaks to the poles, from marine animals such as cetaceans to ecosystems far from human activities, from rain to the tap water of our homes.

People across Europe are exposed to PFAS through food, drinking water, air, numerous consumer products and materials in our homes and workplaces. In the human body these substances have been found in blood, urine, placenta, umbilical cord and even breast milk. Exposure to PFAS has been associated with a number of adverse health effects. Thyroid problems, liver and immune system damage, reduced birth weight of newborns, obesity, diabetes, high cholesterol levels and reduced immune response to vaccines, gestational diabetes, negative impact on fertility, as well as some cancers such as kidney and testicular cancer. Recently, in fact, the International Agency for Research on Cancer (IARC) of the World Health Organization completed the assessments of the carcinogenicity of two molecules belonging to the PFAS group, classifying PFOA as “carcinogenic to humans”. (Group 1) and PFOS as a “possible human carcinogen” (Group 2B).

In Italy, Veneto has for years been the scene of one of the most serious cases of PFAS contamination on the European continent. However, we have recently revealed the presence of PFAS also in the drinking water of several municipalities in Lombardy and in the waters of Milan. Subsequently, we discovered that not even Piedmont and Tuscany are immune: with PFAS no one can say they are safe.

Veneto, Lombardy, Piedmont, Tuscany: PFAS pollution is a national emergency out of control. How much longer will our government continue to ignore the problem, condemning entire territories to suffer the effects of pollution? We immediately need a national law that prohibits the use and production of these dangerous molecules, there is no more time to waste.

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I PFAS CONTAMINANO IL NOSTRO CIBO, FIRMA ANCHE TU LA PETIZIONE DI GREENPEACE!

Ciao ALESSIO,

I PFAS, sostanze chimiche pericolose, sono arrivati anche sulla nostra tavola. E da molto più tempo di quanto potremmo pensare!

A lanciare l’allarme è il report “Toxic Harvest” del Pesticides Action Network che rivela che la presenza di residui di PFAS in frutta e verdura europea è più che triplicata dal 2011 al 2021, con un tasso di crescita del 220% per la frutta e del 274% per la verdura. Numeri impressionanti!

Il problema è che sono pericolosi anche per le persone! A dicembre 2023 l’IARC ha dichiarato che alcuni PFAS sono cancerogeni o potenzialmente tali. ALESSIOchiedi anche tu  una legge che vieti l’uso e la produzione di queste sostanze, firma la petizione!

Usati in moltissimi prodotti di largo consumo e nelle applicazioni industriali sono detti “inquinanti eterni” proprio perché sono praticamente indistruttibili: una volta dispersi in natura si degradano in tempi lunghissimi, accumulandosi nell’ambiente e contaminando, appunto, anche le risorse idriche, inclusa l’acqua potabile e il cibo che mangiamo, andando ad accumularsi nel nostro corpo.

https://hubspot.greenpeace.it/i-pfas-contaminano-il-nostro-cibo-firma

Molti pesticidi utilizzati in Europa contengono PFAS, sostanze chimiche pericolose che possono contaminare il nostro cibo, come frutta e verdura, con gravi rischi per la salute. Chiedi anche tu al Governo Italiano una legge che ne vieti l’uso e la produzione!

Questo report si basa sui dati ufficiali dei programmi nazionali di monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti negli Stati membri dell’UE e tra i principali dati emersi ci sono numeri allarmanti:

  • Sono stati rilevati residui di 31 diversi pesticidi contenenti PFAS in frutta e verdura in Europa tra il 2011 e il 2021
  • L’aumento più significativo di PFAS nella frutta interessa in particolare albicocche (+333%), pesche (+362%) e fragole (+534%)
  • Gli ortaggi coltivati in Europa sono risultati in media meno contaminati dai PFAS rispetto alla frutta, ma alcuni risultano particolarmente inquinati: cicoria (42%), cetrioli (30%), peperoni (27%)

Fermare i PFAS è possibile e in Francia 🇫🇷 lo stanno già facendo: mentre in Europa questo report porta alla luce una situazione preoccupante, gli Stati Uniti hanno introdotto una nuova direttiva con limiti molto severi sulla presenza di PFAS nell’acqua potabile e la Francia ha appena vietato l’uso di queste sostanze in molti prodotti di uso comune.

L’uso di PFAS nei pesticidi contamina frutta e verdura: non possiamo più minimizzare quanto sta accadendo perché ormai è chiaro che l’accumulo di queste sostanze coinvolge non solo suolo e acqua ma anche la nostra catena alimentare, con conseguenze molto serie sulla salute umana.

Problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, alcune forme tumorali come il cancro al rene e ai testicoli sono solo alcuni dei danni associati ai PFAS. ALESSIO, non c’è più tempo da perdere, firma la petizione per chiedere al Governo italiano la messa al bando dei PFAS!

Grazie per il tuo aiuto!

Giuseppe Ungherese Responsabile Campagna Inquinamento Greenpeace Italia

ps: ALESSIO firmare serve! Grazie ad una grande mobilitazione, nel 2017 siamo riusciti ad ottenere l’introduzione in Veneto di limiti per la presenza di PFAS nell’acqua potabile e la pubblicazione periodica dei dati sulla presenza di queste sostanze negli acquedotti dell’area più contaminata. Oggi però è urgente un cambio di passo, firma la petizione per far sentire la tua voce e quella di tante altre persone al Governo Italiano per chiedere un provvedimento nazionale che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS.

Non accettiamo un centesimo da parte di governi, partiti politici, aziende.
Quello che facciamo è possibile solo grazie al contributo delle persone come te.

English translate

PFAS CONTAMINATE OUR FOOD, YOU TOO SIGN THE GREENPEACE PETITION!

Hello Alessio,

PFAS, dangerous chemicals, have also arrived on our table. And for much longer than we might think!

The alarm was raised by the Pesticides Action Network’s “Toxic Harvest” report, which reveals that the presence of PFAS residues in European fruit and vegetables more than tripled from 2011 to 2021, with a growth rate of 220% for fruit and 274% for vegetables. Impressive numbers!

The problem is that they are dangerous for people too! In December 2023, IARC declared that some PFAS are carcinogenic or potentially carcinogenic. ALESSIO, you too are asking for a law that prohibits the use and production of these substances, sign the petition!

Used in many consumer products and in industrial applications, they are called “eternal pollutants” precisely because they are practically indestructible: once dispersed in nature they degrade over a very long time, accumulating in the environment and contaminating even water resources, including drinking water and the food we eat, accumulating in our body.

Many pesticides used in Europe contain PFAS, dangerous chemicals that can contaminate our food, such as fruit and vegetables, with serious health risks. You too ask the Italian Government for a law that prohibits its use and production!

This report is based on official data from national monitoring programs for pesticide residues in food in EU Member States and among the main data that emerged there are alarming numbers:

Residues of 31 different pesticides containing PFAS were detected in fruit and vegetables in Europe between 2011 and 2021

The most significant increase in PFAS in fruit particularly affects apricots (+333%), peaches (+362%) and strawberries (+534%)

The vegetables grown in Europe were on average less contaminated by PFAS than fruit, but some were particularly polluted: chicory (42%), cucumbers (30%), peppers (27%)

Stopping PFAS is possible and in France 🇫🇷 they are already doing it: while in Europe this report brings to light a worrying situation, the United States has introduced a new directive with very strict limits on the presence of PFAS in drinking water and France has just banned the use of these substances in many commonly used products.

The use of PFAS in pesticides contaminates fruit and vegetables: we can no longer minimize what is happening because it is now clear that the accumulation of these substances involves not only soil and water but also our food chain, with very serious consequences on human health.

Thyroid problems, damage to the liver and immune system, some forms of cancer such as kidney and testicular cancer are just some of the damages associated with PFAS. ALESSIO, there is no more time to waste, sign the petition to ask the Italian Government to ban PFAS!

Thanks for your help!

Giuseppe Ungherese Responsible Pollution Campaign Greenpeace Italy

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria clandestina SRM