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IL GIORNALISTA DI AL JAZEERA WAEL AL-DAHDOUH HA LASCIATO GAZA ED E’ ARRIVATO IN QATAR. ISRAELE HA UCCISO GRAN PARTE DELLA SUA FAMIGLIA

Wael Al-Dahdouh, il veterano giornalista di Al-Jazeera al quale è stata uccisa tutta la sua famiglia da Israele
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/16/il-giornalista-di-al-jazeera-wael-al-dahdouh-ha-lasciato-gaza-ed-e-arrivato-in-qatar-israele-ha-ucciso-gran-parte-della-sua-famiglia/7412584/

Dopo 102 giorni di guerra e di lavoro sul campo, il giornalista palestinese di Al Jazeera Wael Al-Dahdouh ha lasciato la Striscia di GazaIl suo volto e la sua storia avevano fatto il giro del mondo a ottobre, quando aveva appreso in diretta tv della morte di 12 familiari rifugiati nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. La sua famiglia si era rifugiata lì dopo essere stata sfollata da Gaza. Tra le vittime anche la moglie, la figlia e un figlio del giornalista. Un “veterano coraggioso”, lo aveva definito il direttore dell’emittente del Qatar, 

Mohamed Moawad denunciando “l’assalto indiscriminato da parte delle forze di occupazione”. Il 7 gennaio l’esercito israeliano aveva ucciso anche il figlio maggiore, il 29enne Hamza Al-Dahdouh, anche lui cronista per Al Jazeera, colpito a Khan Younis da un drone. Insieme a lui era morto anche il giornalista Mustafa Thraya.

Wael Al-Dahdouh, 53 anni, è il capo dell’ufficio di corrispondenza di Al Jazeera nella Striscia di Gaza. Le autorità egiziane sono riuscite a farlo entrare nel Paese, insieme ad alcuni suoi parenti, martedì 16 gennaio, attraverso il valico di Rafah. Una fonte della sicurezza egiziana ha riferito all’Ansa che successivamente il reporter è decollato dall’aeroporto di Al-Arish con un aereo militare del Qatar. Secondo l’Afp, a Doha sarà sottoposto alle cure per la ferita riportata durante l’attacco israeliano che ha ucciso, tra gli altri, il suo operatore Samer Abu Daqqa, morto dissanguato. Anche in quel caso Al-Dahdouh era tornato subito al lavoro, e la sua immagine con il giubbetto press, il microfono e il braccio fasciato era stata ripresa in tutto il mondo e vista da molti come esempio di dedizione assoluta alla professione e all’informazione.

Su Facebook, il sindacato dei giornalisti palestinesi ha ringraziato “tutte le agenzie statali egiziane e coloro che si sono impegnati per aiutare nel caso di Wael Dahdouh e per curare i palestinesi feriti”. Secondo il conteggio fatto dal Committee to Protect Journalists, sono almeno 82 i giornalisti uccisi dal 7 ottobre a oggi. E di questi 74 sono morti nella Striscia di Gaza. Dall’inizio delle ostilità sono morti sotto i raid israeliani quasi 24mila e 300 palestinesi, in gran parte bambini, donne e adolescenti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

CHI E’ HAMZA AL-DAHDOUH, IL GIORNALISTA UCCISO NELL’AREA SICURA DI AL MAWASI A RAFAH DA UN RAID ISRAELIANO: IL PADRE WAEL SCOPRI’ IN DIRETTA LA MORTE DELLA SUA FAMIGLIA

Sono deceduti Mustafa Thraya e Hamza Al-Dahdouh. Quest’ultimo è il figlio di Wael Dahdouh che lo scorso ottobre ha perso quattro suoi familiari a Gaza. I fatti accaduti nell’area definita sicura di Al Mawasi vicino Khan Younis.

ESTERI – di Redazione Web – 7 Gennaio 2024

https://www.unita.it/2024/01/07/chi-e-hamza-al-dahdouh-il-giornalista-ucciso-a-gaza-da-un-raid-israeliano-il-padre-scopri-in-diretta-la-morte-della-sua-famiglia/

Due giornalisti sono stati uccisi in un attacco israeliano a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’agenzia di stampa palestinese WAFA. Secondo quanto riferito da alcune fonti un drone israeliano avrebbe sparato un missile contro un veicolo che trasportava giornalisti nell’area di Al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, uccidendo il reporter 29enne Hamza Al-Dahdouh, e il giornalista Mustafa Thraya che viaggiava accanto a lui nell’automezzo.

Israele-Hamas: ultime notizie

L’attacco aereo ha causato anche il ferimento di due giornalisti, Ahmed Al-Burash e Amer Abu Amr, che lavoravano entrambi per Palestine Today TVHamza è il figlio del capo dell’ufficio di corrispondenza dell’emittente Al Jazeera nella regione palestinese Wael Dahdouh, che nei bombardamenti aveva già perso la moglie, una figlia di 7 anni, un nipotino e un altro figlio di 15 anni. Stando alle informazioni disponibili, Hamza Dahdouh è stato colpito a morte in un raid nell’area definita sicura di Al Mawasi vicino Rafah.

Israele-Hamas: cosa è accaduto a Gaza

Un missile avrebbe centrato l’automobile a bordo della quale viaggiava. Secondo l’Ufficio dei media di Gaza, un organismo governativo, gli operatori dell’informazione uccisi nella regione palestinese dal 7 ottobre sono circa cento. In una nota l’assassinio di Dahdouh e Thuraya è definito “un crimine odioso” commesso “dall’esercito di occupazione di Israele contro i giornalisti“. Nel testo l’Ufficio denuncia “una guerra di genocidio contro la popolazione indifesa della Striscia di Gaza“.

Fonte: L’Unità

Traduzione inglese

Mustafa Thraya and Hamza Al-Dahdouh have passed away. The latter is the son of Wael Dahdouh who lost four of his family members in Gaza last October. The events occurred in the safe area of ​​Al Mawasi near Rafah.

Two journalists were killed in an Israeli attack in Rafah, in the south of the Gaza Strip. This was reported by the Palestinian news agency WAFA. According to some sources, an Israeli drone fired a missile at a vehicle carrying journalists in the area of Al-Mawasi, west of Khan Younis, killing 29-year-old reporter Hamza Al-Dahdouh, and journalist Mustafa Thraya who was traveling next to him in the vehicle.

Israel-Hamas: latest news

The airstrike also injured two journalists, Ahmed Al-Burash and Amer Abu Amr, both of whom worked for Palestine Today TV. Hamza is the son of the head of the correspondent office of the broadcaster Al Jazeera in the Palestinian region Wael Dahdouh, who had already lost his wife, a 7-year-old daughter, a grandson and another 15-year-old son in the bombings. According to available information, Hamza Dahdouh was shot dead in a raid in the designated safe area of ​​Al Mawasi near Rafah.

Israel-Hamas: what happened in Gaza

A missile would have hit the car he was traveling in. According to the Gaza Media Office, a government body, around one hundred media workers have been killed in the Palestinian region since October 7. In a note, the assassination of Dahdouh and Thuraya is defined as "a heinous crime" committed "by the Israeli occupation army Israeli Defence Force IDF against journalists". In the text the Office denounces "a war of genocide against the defenseless population of the Gaza Strip".

Source: L'Unità

Al-Mawasi, a district in west of Khan Younis, were today January 7 2024 were kill two Al Jazeera’s journalist Hamza and Mustafa.
https://www.google.com/maps/place/Al+Mawasi/@31.3470568,34.2563503,5355m/data=!3m1!1e3!4m6!3m5!1s0x14fd91270772c521:0x58c856e5c62b5934!8m2!3d31.348415!4d34.256136!16s%2Fm%2F025vym_?hl=it&entry=ttu

HAMZA, SON OF AL JAZEERA’S WAEL DAHDOUH, KILLED IN ISRAELI ATTACK IN GAZA

An Israeli attack targeted the car he was travelling in with two other journalists.

By Al Jazeera Staff Published On 7 January 2024

Hamza Dahdouh, the eldest son of Al Jazeera’s Gaza bureau chief, Wael Dahdouh, has been killed by an Israeli missile strike in the western part of Khan Younis, Gaza.

Journalist Mustafa Thuraya was also killed in the attack, when the vehicle they were travelling in near al-Mawasi, a supposedly safe area towards the southwest, was struck by the missile. A third passenger, Hazem Rajab, was seriously injured.

According to reports from Al Jazeera correspondents, Hamza and Mustafa’s vehicle was targeted as they were trying to interview civilians displaced by previous bombings.

Hamza Dahdouh shared this picture of him with his brother Mahmoud with a sad message bidding him farewell in October last year [Courtesy Dahdouh family]
https://www.aljazeera.com/news/2024/1/7/hamza-son-of-al-jazeeras-wael-dahdouh-killed-in-israeli-attack-in-gaza

Hamza, 27, was a journalist like his father. Mustafa was also in his 20s.

Speaking from the cemetery where his son had been laid to rest, Wael seemed subdued yet resigned, saying he was one of the droves of people in Gaza today who are bidding bitter farewells to their loved ones every day.

He vowed to remain on his path of showing the world what is happening in Gaza, despite the pain of one loss after another.

“Hamza was everything to me, the eldest boy, he was the soul of my soul… these are the tears of parting and loss, the tears of humanity,” he said.

The body of journalist Mustafa Thuraya is taken to the morgue of the Kuwaiti hospital in Rafah, Gaza after he and Hamza Dahdouh were killed in Khan Younis by an Israeli missile that hit their car on January 7, 2024 [Abed Zagout/Anadolu]

The Al Jazeera Media Network strongly condemned the attack, adding: “The assassination of Mustafa and Hamza … whilst they were on their way to carry out their duty in the Gaza Strip, reaffirms the need to take immediate necessary legal measures against the occupation forces to ensure that there is no impunity.”

Reacting to the news, Gaza’s media office condemned the killing of the two journalists, denouncing “in the strongest terms this heinous crime”.

Continuous pain

Hamza was extremely attached to his family and was devastated when he heard on October 25 that an Israeli raid had hit the house his family was sheltering at in the Nuseirat refugee camp.

Source: Al Jazeera

Traduzione in italiano

Un attacco israeliano ha preso di mira l'auto su cui viaggiava con altri due giornalisti.

Hamza Dahdouh, il figlio maggiore del capo dell'ufficio di Gaza di Al Jazeera, Wael Dahdouh, è stato ucciso da un attacco missilistico israeliano nella parte occidentale di Khan Younis, Gaza.

Anche il giornalista Mustafa Thuraya è rimasto ucciso nell'attacco, quando il veicolo su cui viaggiavano vicino ad al-Mawasi, una zona presumibilmente sicura verso sud-ovest, è stato colpito dal missile. Un terzo passeggero, Hazem Rajab, è rimasto gravemente ferito.

Secondo quanto riferito dai corrispondenti di Al Jazeera, il veicolo di Hamza e Mustafa è stato preso di mira mentre cercavano di intervistare i civili sfollati a causa dei precedenti bombardamenti.

Hamza, 27 anni, era un giornalista come suo padre. Anche Mustafa aveva vent'anni.

Parlando dal cimitero dove suo figlio era stato sepolto, Wael sembrava sottomesso ma allo stesso tempo rassegnato, dicendo che era una delle folle di persone che oggi a Gaza danno amari addii ai loro cari ogni giorno.

Ha promesso di continuare a mostrare al mondo cosa sta accadendo a Gaza, nonostante il dolore di una perdita dopo l’altra.

"Hamza era tutto per me, il figlio maggiore, era l'anima della mia anima... queste sono le lacrime della separazione e della perdita, le lacrime dell'Umanità", ha detto.


Fonte: Al Jazeera



https://www.aljazeera.com/program/newsfeed/2024/1/7/al-jazeera-journalist-wael-dahdouhs-son-killed-in-gaza-by-israeli-attack
Wael and Hamza Al-Dahdouh, Al Jazeera’s journalists Father and Son

Mustafa Thraya, 20 and Hamza Al-Dahdouh, 27
Hamza Al-Dahdouh, 27 the first Wael Al-Dahdouh’s son killed by an armed drone launched to his car from Israeli Defence Force (IDF) in Al Mawasi, west of Khan Younis
Wael Al-Dahdouh and his first son Hamza, both Al Jazeera’s journalists. The young biy that was only 27, was brutally murder by an Israeli armed drone today January 7th 2024 in Al-Mawasi, west of Khan Younis, 90 days exactly after Hamas attack in Tel Aviv of October 7th

Journalists bid farewell to their colleague, Hamza Wael, who was killed by an Israeli air strike that targeted his car in Khan Younis, south of the Gaza Strip. 7.1.24 صحفيون يودعون زميلهم الصحفي حمزة الدحدوح الذي استشهد في قصف جوي إسرائيلي استهدف سيارته في رفح جنوب قطاع غزة.

https://x.com/EyeonPalestine/status/1744083488846881122

Dopo aver provveduto personalmente alla stesura di questo articolo direttamente sul mio blog, annuncio che mi sono veramente stufato e veramente incazzato di continuare a vedere attacchi genocidi israeliani su una popolazione indifesa che non fa parte di uno Stato riconosciuto e che quindi non si può difendere con un proprio esercito regolare, ma soltanto con un gruppo di valorosi guerriglieri di Hamas, i componenti dell’ala armata rivoluzionaria del Movimento di Liberazione della Palestina (OLP). Per me la situazione nella Striscia di Gaza è molto grave e va particolarmente attenzionata, elevandola a stato di grave emergenza massima che mina la pace a livello internazionale, pertanto tra pochi minuti manderò una mail dettagliata al Segretario delle Nazioni Unite a New York, il portoghese Antonio Guterres ed in copia alla Corte Penale Internazionale de L’Aia in Olanda in cui richiederò formalmente quattro cose:

1. protezione totale dei civili palestinesi con l’esercito dei caschi blu dell’ONU;

2. protezione dei corridoi umanitari per impedire che Israele ci spari sopra quando i palestinesi decidono di lasciare la terra in cui vivono;

3. chiedere un cessate il fuoco immediato ed una pace immediata e permanente, perché di vedere questi scempi per un altro anno, io non ne ho alcuna intenzione!

4. L’immediata deposizione di Netanyahu dall’incarico di Primo Ministro israeliano da parte della Comunità ebraica giudea della Torah, l’emissione di un mandato di arresto internazionale o le accuse di genocidio e crimini di guerra, da estendere ai suoi ministri della Difesa e della Guerra Gallant e Gantz.

Ritengo sia un fatto molto grave che mina la pace a livello internazionale quando un’intera armata israeliana, supportata dagli americani mediante la fornitura di armi e bombe di ultima generazione NK84, lancia degli attacchi genocidi nei riguardi di persone che esercitano professioni dove si tende ad esprimere il libero pensiero come giornalisti e medici. Tutto questo non può, non deve essere accettato a livello umano, in quanto rappresenta una palese violazione dei diritti umani nel caso dei giornalisti e della Convenzione di Ginevra del 1949 che proibisce ad un esercito di qualsiasi nazionalità, di attaccare deliberamente e criminalmente ospedali e strutture sanitarie dove vi trovano rifugio civili inermi in attesa di cure mediche e curati da una categoria come quella dei medici che è la più importante del Mondo, come quella dei giornalisti. Nella vita Israele il rispetto se lo deve saper guadagnare con metodi leciti e ci sono spregevoli personaggi che pensano di conquistarlo seminando paura, odio e violenza al quale io risponderò perentoriamente e fermante con l’amore e la resilienza, la stessa che permette a questa magnifica, ammirevole, valorosa popolazione palestinese che sta dimostrando al Mondo intero un esempio di dignità e coraggio senza pari contro la civiltà americana del capitalismo, della globalizzazione e dell’omologazione, una popolazione alla quale va tutto il mio rispetto.

English translate

After having personally written this article directly here on my blog, I announce that I'm very tired and very angry of continuing to see Israeli genoid attacks on a defenseless population that is not part of a recognized state and therefore cannot defend itself with its own regular army , but only with a group of brave Hamas guerrillas, the members of the revolutionary armed wing of the Palestinian liberation movement PLO. The situation in the Gaza Strip is very serious and requires particular attention, raising it to a state of an international maximum emergency that affect International Peace, therefore in a few minutes, I will send a detailed email to the Secretary of the United Nations in New York, the portuguese Antonio Guterres, copied to the International Criminal Court of The Hague in Netherland where I will formally request four things: 

1. total protection of Palestinian civilians with the UN blue helmet army;
2. protection of humanitarian corridors to prevent Israel from firing on them when Palestinians decide to leave the land they live in;
3. ask for a cease fire and immediate permanent peace, because I have no intention of seeing this havoc for another year!

4. The immediate deposition of Netanyahu as Prime Minister of Israel by the Jewish Torah Jewish Community, the issuance of an international arrest warrant or charges of genocide and war crimes, to be extended to his ministers of Defense and War Gallant and Gantz.

I believe it's a very serious fact that undermines peace at an international level when an entire Israeli army, supported by the Americans through the supply of latest generation NK84 weapons and bombs, launches genocidal attacks against people who practice professions where there is a tendency to express free thought as journalists and doctors. All this cannot, must not be accepted on a human level, as it represents a clear violation of human rights in the case of journalists and of the 1949 Geneva Convention which prohibits an army of any nationality from deliberately and criminally attacking hospitals and facilities health centers where defenseless civilians await medical treatment and are cared for by a category such as that of doctors, which is the most important in the World, like journalists. In life Israel have to know how to earn respect with lawful methods and there are despicable personages who think they can gain it by sowing fear, hatred and violence to which I will respond peremptorily and firmly with love and resilience, the same that allows this magnificent, admirable, valiant Palestinian population who is demonstrating to the whole world an example of unparalleled dignity and courage against the American civilization of capitalism, globalization and standardization, a population to which I have all my respect.
“Qui sommes nous? Le peuple humain de tous ceux en qui résonne la mort qui frappe, frappe est frappe encore. Depuis que la treve a été rompue et cela montre que n’est pas d’une treve dont nous avions besoin, mais d’un cessez-le feu, immediat, immediat, immediat!!! Gaza est en genocide comme Guernica!
https://www.aljazeera.com/program/inside-story/2024/1/8/what-international-solidarity-exists-with-journalists-under-israeli-attack

The killing of another Palestinian journalist in Deir Al Balah, central Gaza, January 10th 2024: Ahmed Bdair

https://www.lbcgroup.tv/news/middleeastnews/746481/gaza-media-office-journalist-ahmad-bdeir-martyred-in-israeli-shelling/en
https://www.giornalistitalia.it/gaza-3-giornalisti-uccisi-dagli-israeliani/ali-salem-abu-ajwa-hamza-wael-dahdouh-e-mustafa-thraya/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

LETTERA APERTA DI 100 SCIENZIATI AI MEDIA ITALIANI: “PARLATE DELLE CAUSE DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO E DELLE SUE SOLUZIONI”

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2023/07/27/news/appello_scienziati_crisi_climatica_ai_media_italiani-409145398/

a cura di redazione Green&Blue

“Non si parli ancora di maltempo”. L’esortazione degli studiosi, tra cui Giorgio Parisi e Antonello Pasini, per una informazione corretta nel pieno dell’emergenza climatica che stiamo vivendo

27 LUGLIO 2023 AGGIORNATO ALLE 12:24

“Giornalisti, parlate delle cause del cambiamento climatico, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore”. Cento scienziati lanciano un appello ai mass media perché si parli di crisi climatica e non più di maltempo. Tra gli studiosi il premio Nobel per la Fisica Giorgio ParisiAntonello PasiniNicola ArmaroliStefano CaseriniEnrico Giovannini, Luca MercalliTelmo Pievani.

“Quando (i media, ndr) ne parlano, – si legge nella lettera aperta – spesso omettono le cause e le relative soluzioni. È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del virus SARS-CoV-2, o della soluzione, i vaccini”.
 

“Non bisogna aver paura di dire che il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici ad esso associati sono dovuti ad azioni umane. Averlo scoperto non è una sciagura, ma una buona notizia. Se il cambiamento fosse stato naturale non avremmo potuto far altro che difenderci da una ‘natura maligna’. Così invece possiamo agire sulle cause per diminuirne gli effetti. Il nostro futuro è nelle nostre mani e, un’informazione corretta, questo deve far capire”, ha commentato Antonello Pasini, Primo ricercatore, Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR, e primo firmatario dell’appello.
 

Il testo dell’appello prosegue: “Non parlare delle cause dei sempre più frequenti e intensi eventi estremi che interessano il nostro pianeta e non spiegare le soluzioni per una risposta efficace rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate. Per queste ragioni, invitiamo tutti i media italiani a spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro”.

“Siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050“, conclude l’appello.

Fonte: La Repubblica

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

CHE COS’E LA COMMISSIONE TRILATERALE

Il simbolo della Commissione Trilaterale rappresentata da Rockefeller, Brzezinski e Carter: ha una divisa economica, una divisa politica ed una divisa culturale

La Commissione Trilaterale è un “potere forte”, o per dir meglio: la somma dei poteri forti dell’Occidente. E’ un’organizzazione semi-ufficiale (le notizie fornite dalla pubblica informazione sono sempre state rare e discontinue) creata nel Luglio del 1973 a New York e che ha sede a Parigi in Francia, che riunisce altissime personalità della finanza e della politica, docenti universitari, esponenti sindacali e giornalisti. Questi personaggi provengono da Stati Uniti, Europa e Giappone.
Il nome rimanda all’idea di un’azione comune delle élites (ma non elette dal popolo) delle tre grandi aree del mondo industrializzato in vista di un “nuovo ordine mondiale, il NWO“: né più e né meno che un governo del mondo in seduta permanente. Ispiratore e creatore dell’organizzazione è stato David Rockefeller.
Nel 1973, all’atto della fondazione, il direttore operativo era Zbigniew Brzezinski, che sarebbe poi divenuto consigliere speciale per la sicurezza degli Stati Uniti sotto la presidenza di Jimmy Carter. Quest’ultimo personaggio è il simbolo vivente di cosa sia e come operi la Trilateral: Carter – la cosa era del tutto risaputa, al tempo – era letteralmente una “creatura” del gruppo Rockefeller, un servitore docile e puntuale dei progetti della Commissione.
Naturalmente non è il solo. Una decina d’anni fa il periodico americano F.R.E.E. pubblicò l’organigramma degli uomini del CFR e della Trilateral operanti all’interno delle istituzioni americane. Sotto il titolo “1992 Presidential Candidates” figura Bill Clinton, uomo sia del CFR che della Trilateral.
In economia, la divisa della Trilateral è la globalizzazione, cui essa mira riunendo soggetti “privati”- finanzieri, banchieri e multinazionali – che rappresentano da soli più della metà del potenziale economico dell’intero pianeta.
In politica, la divisa del potentato è quella “liberal”: anglofila, massonica, cosmopolita.
La logica d’azione è quella, classica, dei “poteri forti”: una conduzione discreta e silenziosa dell’economia e della politica occidentali.

La nascita della Trilateral Commission

Nel 1972, nell’ambito del Council on Foreign Relations (CFR), David Rockefeller abbozzò l’idea di una nuova organizzazione, che avrebbe dovuto perpetuare la staffetta dei poteri forti cosmopoliti che dall’inizio del secolo avevano eletto gli Stati Uniti come “patria”.
L’anno successivo l’organizzazione fu ufficialmente presentata in Giappone.
Nel 1975 contava circa 200 membri.
La nascita della Trilaterale ebbe una funzionalità ben precisa. Gli altri potentati, CFR e Bilderberg Group, erano stati strumenti di un’egemonia americana che fino agli anni sessanta appariva incontrastata. Ma gli anni 70 segnarono la fine della ledaership economico-militare, non meno che “morale” degli Stati Uniti d’America.
Non solo la sconfitta in Vietnam e lo scandalo Watergate avevano fortemente agito in tal senso, ma il crescente sviluppo economico-finanziario di Europa e Giappone indicavano chiaramente che gli Stati Uniti non sarebbero mai più stati i soli padroni del mondo. La Trilateral servì quindi a riqualificare il potere statunitense, che strinse alleanze con quelle aree che non era più in grado di controllare.
Ma i progetti della Trilateral, andavano al di là dell’economia, fino ad un orizzonte “globale” del potere.
Sin dalla fondazione la Trilateral ha esteso il suo controllo a segmenti della pubblica informazione americana (CBS, Time Magazine, Foreign Policy), giapponese (Japan Broadcasting Incorporated), italiana (Arrigo Levi della Stampa), tedesca (Die Ziet), del mondo sindacale (United Steelworkers of America, United Automobile workers, AFL-CIO), della politica, della ricerca scientifica.
Scriveva Gianni Agnelli, della “Trilateral”: “Un gruppo di privati cittadini, studiosi, imprenditori, politici, sindacalisti, delle tre aree del mondo industrializzato…che si riuniscono per studiare e proporre soluzioni equilibrate a problemi di scottante attualità internazionale e di comune interesse”.
Forse sfugge, all’avvocato Agnelli, che il “comune interesse”, nel mondo industrializzato è già rappresentato e garantito dai governi eletti dal popolo. In quale veste i “privati” di cui egli parla si affiancano all’azione economica e politica dei poteri legittimamente costituiti attraverso elezioni?
Osserviamo le direttrici di marcia di questo potere “privato”, che con grande evidenza altro obiettivo non si prefigge se non quello di sostituire i poteri “pubblici”.
La Trilateral mostra una divisa economica, una divisa politica e una divisa culturale.

La Trilateral in economia

La Commissione Trilaterale è il centro motore della globalizzazione.
Richard Falk ( dal periodico Monthly Review di New York, gennaio 1978): “Le idee della Commissione Trilaterale possono essere sintetizzate come l’orientamento ideologico che incarna il punto di vista sovranazionale delle società multinazionali, che cerca di subordinare le politiche territoriali a fini economici non territoriali”.
Un ordine di idee, quello dei fini economici “non territoriali”, che ha avuto modo di esprimersi pienamente attraverso l’operato delle due grandi istituzioni che presiedono alla globalizzazione: la Banca Mondiale e il Fondo Monetario, entrambi sotto lo stretto controllo, come è noto, del “Sistema” liberal della Costa Orientale americana. Entrambe le istituzioni agiscono a tutto campo nell’emisfero meridionale del pianeta, impegnate nella conduzione e nella “assistenza” economica ai paesi in via di sviluppo.
Ebbene, la logica del “mercato unico” mondiale, della movimentazione delle merci regolate dal solo criterio della “competitività” dei prezzi, hanno indotto Banca Mondiale e Fondo Monetario a orientare interamente all’esportazione la produzione alimentare del Sud, facendo leva sul ricatto del debito contratto dai paesi poveri col Nord ( la Banca Mondiale ai paesi in via di sviluppo: noi teniamo sotto controllo il vostro debito e voi accettate di “ristrutturare” le vostre economie secondo le nostre direttive) Il primo risultato è stato – il fenomeno dura ormai da decenni – la distruzione delle economie agricole di sussistenza, interamente sacrificate alle esportazioni verso il Nord, sotto il rigoroso controllo delle multinazionali.
Ecco perché, ormai, la remissione del debito del Terzo Mondo non basterebbe più per risollevarne le sorti. E’ dalla dittatura delle multinazionali, del Fondo Monetario e della Banca Mondiale che il Sud del mondo deve liberarsi.
Diversamente, con le sue economie alla catena, non potrà che perpetuarsi una situazione che il più recente rapporto FAO ha indicato con sufficiente chiarezza: nel 1998 30 milioni di esseri umani morti per fame nell’emisfero meridionale del pianeta.
Le più importanti multinazionali legate alla Trilateral: Coca Cola, IBM, Pan Am American Airways, Hewlett Packard, FIAT, Sony, Toyota, Exxon ( già Standard Oil, la capostipite delle compagnie petrolifere americane, di personale proprietà Rockfeller), Mobil, Dunlop, Texas Istruments, Mitsubishi.

La Trilateral in politica

La “Trilateral” colloca i suoi uomini nei governi occidentali per realizzare i suoi programmi.
Da una rassegna stampa, qualche nome dei suoi emissari italiani.
“il Giorno”, 16 aprile 1983: “Per la prima volta a Roma la misteriosa Trilateral: 320 big dell’economia mondiale”. Sottotitolo: “Tra essi Kissinger, Rockefeller, Agnelli e i potenti del Giappone” Da “il Giornale”, 18 aprile 1983: “..il professor Romano Prodi, presidente dell’Iri e membro della Trilaterale…”.
Non sarà inutile gettare uno sguardo anche sul sodalizio che ha generato la Trilaterale, e che tuttavia continua a vivere di vita propria (è caratteristica la doppia o tripla appartenenza, per i personaggi più influenti del “Sistema”, tra CFR, Bilderberg e Trilateral.).
“il Giorno” del 24 aprile 1987, nel servizio su una riunione del Bilderberg che si era tenuto presso la Villa d’Este di Cernobbio, registrò, tra gli altri, la presenza di Carlo Azeglio Ciampi.
La vita organizzativa del sodalizio è scandita da riunioni plenarie, da gruppi di studio condotti dai responsabili delle tre aree, da “rapporti” che di volta in volta palesano il pensiero dell’organizzazione su questioni di particolare rilevanza.
Nel 1975 il Rapporto di Kyoto presentava un titolo ammiccante, ricco di promesse per il futuro: “La crisi della democrazia”, pubblicato in Italia con la prefazione di Gianni Agnelli.
Lo studio denunciava una debolezza strutturale delle democrazie uscite dagli anni sessanta (cioè dalle crisi, a partire dal 68, organizzate e dirette dai poteri forti): debolezza degli esecutivi, perdita di credibilità e di autorità. La Trilaterale auspicava , come rimedio, una maggiore dose di autorità.
Una maggiore autorità dei governi controllati da “loro”. Gianni Agnelli, da un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” il 30 gennaio 1975.
“Probabilmente dovremo avere dei governi molto forti, che siano in grado di far rispettare i piani cui avranno contribuito altre forze oltre a quelle rappresentate in parlamento; probabilmente il potere si sposterà dalle forze politiche tradizionali a quelle che gestiranno la macchina economica; probabilmente i regimi tecnocratici di domani ridurranno lo spazio delle libertà personali. Ma non sempre tutto ciò sarà un male. La tecnologia metterà a nostra disposizione un maggior numero di beni e più a buon mercato”.

Le radici culturali della Trilateral

Brzezinski, direttore della Trilateral e contestualmente alto dirigente del CFR, definì l’organizzazione: “Il gruppo delle potenze intellettuali e finanziarie più forti che il mondo abbia mai conosciuto”. Una società di pensiero, prima che una società per azioni.
Il 17 maggio 1997, in seconda serata, un’inchiesta televisiva condotta da tre giornalisti definì la Trilaterale, “organizzazione massonica” impegnata in un’azione neo-colonialista nei paesi dell’America Latina.
Erano presenti i tre Gran Maestri delle principali comunioni massoniche italiane, che nulla ebbero da ridire né sulla definizione della Trilateral né sulla sostanza del suo impegno in Sudamerica, dunque, la Massoneria.
Tesa sin dalla sua fondazione alla distruzione della civiltà cristiano-cattolica, in vista di un “nuovo ordine”. Scriveva Leone XIII, nel 1884, nella sua enciclica “Humanum genus” contro la massoneria: “L’ultimo e il principale dei suoi intenti è (…) distruggere dalle fondamenta tutto l’ordine religioso e sociale nato dalle istituzioni cristiane e creare un nuovo ordine”.
E’ il nuovo ordine disegnato da Gianni Agnelli: un popolo concepito come una grande mandria di vacche, da gestire quindi secondo le regole dell’allevamento animale e non secondo quelle che stanno a fondamento di una società di uomini.
Un popolo sradicato dalla sua fede e tradizioni, e quindi trasformato in massa, inebetita da sport di massa, dall’erotismo di massa e, più recentemente, da programmi televisivi di una tale idiozia da garantire un autentico colpo di grazia agli intelletti già indeboliti degli utenti: una massa di “profani” governati da un vertice di “iniziati” cui spetti un superiore ordine di idee e di decisioni.
Decisioni che riguarderanno le “ingegnerie sociali” che sono già sotto i nostri occhi: quanti uomini far nascere, quanti farne morire per mezzo dell’aborto.
Il gruppo Rockefeller, attraverso l’omonima Fondazione, ha generato una cultura abortista sin dagli anni 20 e successivamente finanziato e diretto le campagne abortiste in tutto il mondo (lo apprendiamo dalle organizzazioni anti-abortiste francesi che sin dagli anni 70 avvertivano che l’operazione andava ricondotta alla massoneria in genere e al gruppo Rockefeller in particolare).
A questo riguardo non parliamo di ipotesi ma di certezze, sulla base di documentazioni originali, massoniche e trilateraliste, del tutto esplicite.
Decisioni dei “vertici” che riguarderanno quanti uomini far morire, attraverso l’eutanasia e quanti farne vivere, attraverso un’oculata distribuzione delle risorse alimentari, come accade, con i risultati che conosciamo, presso i Paesi in via di sviluppo (Cina, India).
Decisioni che riguarderanno l‘ingegneria genetica, per “intervenire” nella nuova Umanità.
Decisioni sulla famiglia da distruggere e sulla transessualità da esaltare, in una parola, tutto ciò che definitivamente distrugga il “vecchio” ordine sociale, cristiano, per la creazione di un nuovo ordine, ma tutto questo senza particolari scossoni. Non vi sarà bisogno di dittature, visto che le democrazie laiche e progressiste, condotte da governi di “centro-sinistra”, servono già così efficacemente allo scopo.
Governi che riproducono una formula già sperimentata lungo l’intero corso del XX secolo, e plasticamente rappresentata dal passato Governo Prodi-d’Alema: l’alleanza tra la borghesia massonica e la sinistra, rivoluzionaria o meno. Un comune sistema di pensiero: il materialismo assoluto. E un comune nemico, da sempre: il cattolicesimo.
Chi comprende questo, comprenderà tutto del mondo in cui oggi vive e sarà libero, ma chi non comprende questo, non capirà mai nulla e sarà sempre schiavo. Scriveva sin dagli anni sessanta un docente universitario americano, Kenneth Bouldin: “Si può perfettamente concepire un mondo dominato da una dittatura invisibile nel quale tuttavia siano state mantenute le forme esteriori del governo democratico”.

Autore: Mario Di Giovanni

DA http://globalorder.8k.com/trilateral.htm

Fonte: Libero Digiland