Geoingegneria Solare

LA CALIFORNIA SOSPENDE UN PROGETTO DI GEOINGEGNERIA SOLARE SRM PER POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE

TECNOLOGIA E CONTROLLO

15 MAGGIO 2024 – 14:30

Ad Alameda, in California, nei pressi di San Francisco, i funzionari locali hanno ordinato l’interruzione di un esperimento di Geoingegneria solare SRM iniziato nell’aprile scorso, il cui scopo era quello di rendere le nuvole più riflettenti così da diminuire artificialmente il calore prodotto dal sole. L’esperimento, condotto da ricercatori dell’Università di Washington, prevedeva l’irrorazione di minuscole particelle di sale marino sparate a grande potenza dal ponte di volo di una portaerei dismessa, la USS Hornet, attraccata nella baia di San Francisco. La città di Alameda ha però comunicato di aver ordinato ai ricercatori di fermarsi, citando possibili problemi di salute sulla popolazione.

L’esperimento in questione è parte del progetto CAARE (Coastal Atmospheric Aerosol Research and Engagement) ed era stato avviato il 2 Aprile scorso.  Rientrava nella categoria che comprende le tecniche e le tecnologie di Geoingegneria che mirano a riflettere la radiazione solare, Solar Radiation Modification (SRM), una di quelle ritenute più controverse per l’impatto invasivo e per le sconosciute conseguenze e ricadute ecologiche e sociali. Gli organizzatori dell’esperimento avevano deciso di mantenere su di esso la massima segretezza per la paura che gli attivisti potessero fermalo, come accaduto già altre volte negli USA. «Il personale della città sta lavorando con un team di consulenti biologici e di materiali pericolosi per valutare in modo indipendente la salute e la sicurezza ambientale di questo particolare esperimento. La città sta valutando i composti chimici nello spray per determinare se sono un pericolo inalati in forma di aerosol da esseri umani e animali, o atterrando a terra o nella baia» è quanto scritto dai funzionari di Alameda. Sarah Henry, responsabile della comunicazione dell’amministrazione cittadina, ha spiegato che il consiglio comunale si riunirà il 4 Giugno per discutere lo studio e che «non ci sono preconcetti al riguardo»: dopo le verifiche potrebbe essere definitivamente fermato come è possibile che venga autorizzata la prosecuzione. Sebbene l’amministrazione Biden stia finanziando la ricerca su diversi interventi climatici, tra cui tecnologie geoingegneristiche che rientrano nella categoria della Solar Radiation Modification (SRM)la Casa Bianca aveva preso le distanze dallo studio californiano, inviando una dichiarazione al New York Times in cui si poteva leggere: «Il governo degli Stati Uniti non è coinvolto nell’esperimento di modifica della radiazione solare (SRM) che si svolge ad Alameda, in California, o in qualsiasi altro luogo».

Greg Goldsmith, decano associato per la ricerca e lo sviluppo presso la Chapman University, aveva fatto notare come il progetto CAARE non menzionasse i suoi potenziali impatti ecologici. «La storia ci ha dimostrato che quando ci inseriamo nella modificazione della natura, ci sono sempre conseguenze indesiderate molto gravi. E quindi, sarebbe prudente ascoltare ciò che la storia ha mostrato e trarne le conseguenze». Non è il solo. David Santillo, scienziato senior di Greenpeace Internationalsi era detto profondamente scettico sulle proposte di modificare la radiazione solare, in quanto le conseguenze sarebbero difficili da prevedere, o anche da misurare: «si potrebbero cambiare i modelli climatici, non solo sul mare, ma anche sulla terraferma. Questa è una visione spaventosa del futuro che dovremmo cercare di evitare a tutti i costi». Sarah Doherty, scienziata atmosferica presso l’Università di Washington e responsabile del programma di schiarimento delle nuvole marine, ha ammesso che potrebbero esserci potenziali effetti collaterali che devono ancora essere studiati, tra cui il cambiamento dei modelli di circolazione oceanica e delle temperature, che potrebbero danneggiare la pesca e che l’illuminazione delle nuvole potrebbe anche alterare i modelli delle precipitazioni, riducendo le precipitazioni in un luogo e aumentandole altrove.

Inoltre, i critici e gli attivisti fanno notare come la Geoingegneria, specie quella che gioca con il fuoco, ovvero con il Sole, oltre che potenzialmente negativa sulla salute del pianeta e di chi vi abita, è un incentivo a non cambiare assolutamente niente nella produzione e nell’organizzazione umana iniqua e non sostenibile. Infatti, se anche la geoingegneria potesse mai funzionare senza alcun impatto sulla Terra, avrebbe il solo scopo di cercare di risolvere gli effetti nocivi generati da un sistema di produzione e sfruttamento ecologico insostenibile e nocivo, senza puntare a modificarlo.

[di Michele Manfrin]

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CALIFORNIA SUSPENDS SRM SOLAR GEOENGINEERING PROJECT OVER POSSIBLE HEALTH EFFECTS

TECHNOLOGY AND CONTROL

15 MAY 2024 – 2.30pm

In Alameda, California, near San Francisco, local officials ordered the interruption of an SRM solar Geoengineering experiment that began last April, the aim of which was to make clouds more reflective so as to artificially decrease heat produced by the sun. The experiment, conducted by researchers from the University of Washington, involved the spraying of tiny particles of sea salt fired at great power from the flight deck of a decommissioned aircraft carrier, the USS Hornet, docked in San Francisco Bay. However, the city of Alameda announced that it had ordered the researchers to stop, citing possible health problems for the population.

The experiment in question is part of the CAARE project (Coastal Atmospheric Aerosol Research and Engagement) and was started on April 2nd. It fell into the category that includes Geoengineering techniques and technologies that aim to reflect solar radiation, Solar Radiation Modification (SRM), one of those considered most controversial due to its invasive impact and unknown ecological and social consequences and repercussions. The organizers of the experiment had decided to maintain maximum secrecy about it for fear that activists could stop it, as has already happened other times in the USA. «City staff are working with a team of biological and hazardous materials consultants to independently evaluate the environmental health and safety of this particular experiment. “The city is evaluating the chemical compounds in the spray to determine whether they are a hazard if inhaled in aerosol form by humans and animals, or by landing on land or in the bay,” Alameda officials wrote. Sarah Henry, communications manager for the city administration, explained that the city council will meet on June 4th to discuss the study and that “there are no preconceptions about it”: after the checks it could be definitively stopped as it is possible that it be authorized the continuation. Although the Biden administration is funding research on several climate interventions, including Geoengineering technologies that fall into the category of Solar Radiation Modification (SRM), the White House had distanced itself from the Californian study, sending a statement to the New York Times in which one could read: «The United States government is not involved in the solar radiation modification (SRM) experiment taking place in Alameda, California, or anywhere else.»

Greg Goldsmith, associate dean for research and development at Chapman University, had pointed out that the CAARE project did not mention its potential ecological impacts. “History has shown us that when we engage in the modification of nature, there are always very serious unintended consequences. And therefore, it would be prudent to listen to what history has shown and draw the consequences.” He’s not the only one. David Santillo, senior scientist at Greenpeace International, said he was deeply skeptical about the proposals to modify solar radiation, as the consequences would be difficult to predict, or even to measure: “climate patterns could be changed, not only at sea, but even on land. This is a frightening vision of the future that we should try to avoid at all costs.” Sarah Doherty, an atmospheric scientist at the University of Washington and manager of the marine cloud clearing program, admitted that there may be potential side effects that still need to be studied, including changing ocean circulation patterns and temperatures, which could harm fisheries, and that cloud lighting could also alter precipitation patterns, reducing precipitation in one place and increasing it elsewhere.

Furthermore, critics and activists point out how geoengineering, especially that which plays with fire, i.e. with the Sun, as well as being potentially negative for the health of the planet and those who live on it, is an incentive to change absolutely nothing in production and in unequal and unsustainable human organization. In fact, even if geoengineering could ever work without any impact on the Earth, it would have the sole purpose of trying to resolve the harmful effects generated by an unsustainable and harmful ecological production and exploitation system, without aiming to modify it.

Source: L’Indipendente

Gianni Lannes “L’alterazione segreta del clima”
https://www.mondadoristore.it/Scie-guerra-alterazione-Gianni-Lannes/eai979128120216/
Il giornalista indipendente Gianni Lannes contro le scie chimiche
Independent journalist Gianni Lannes against chemtrails
Il giornalista indipendente Gianni Lannes in una foto recente
The independent journalist Gianni Lannes in a recent photo
“Israele Olocausto finale” il libro scritto da Gianni Lannes
“Israel final Holocaust” the book wrote from Gianni Lannes

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

AIRBUS A400M ATLAS, THE NEW MILITARY AIRCRAFT OF GERMAN AIR FORCE (GAF) THAT IS INVOLVED IN GEOENGINEERING ACTIVITIES IN WORLD SKIES

Airbus A400M Atlas military aircraft of Luftwaffe German Air Force (GAF) that also modificate the climate at local level with the solar Geoengineering that use chemtrails. Luftwaffe remember all you something of the past?

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

INTERVENTI ALESSIO BRANCACCIO VIDEOCONFERENZE ULTIMA GENERAZIONE MARZO 2024

https://ultima-generazione.com/
Tutta l’attenzione di Alessio Brancaccio e degli altri membri della videoconferenza Ultima Generazione di domenica 24 Marzo 2024 alle parole di Alfredo Giordani da Roma

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

LA PIU’ GRANDE SICCITA’ DELLA STORIA METTE IN GINOCCHIO LA CATALOGNA IN SPAGNA: SE CONTINUA COSI’, DA FEBBRAIO RESTRIZIONI ANCHE A BARCELLONA CHE SI PREPARA A RAZIONARE L’ACQUA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/20/la-piu-grande-siccita-della-storia-mette-in-ginocchio-la-catalogna-se-continua-cosi-da-febbraio-restrizioni-anche-a-barcellona-che-si-prepara-a-razionare-lacqua/7415769/amp/

di Andrea Cegna 20 Gennaio 2024

La scommessa, e la speranza, della politica catalana oggi si chiama pioggia. La scarsità di precipitazioni negli ultimi mesi sta facendo scendere le riserve idriche della regione sotto il livello di guardia del 16%. Il rischio concreto è che sarà necessario proclamare l’emergenza idrica e così il taglio nel consumo di acqua in tutta la regione, Barcellona compresa. Si tratta della più importante siccità della storia della Catalogna, qualcosa che supera la grande crisi idrica del 2008. La Generalitat si prepara all’eventualità che, anche a causa delle previsioni dei prossimi giorni, lo stato d’emergenza debba scattare a partire dal 1 febbraio. Le misure che si stanno preparando vanno dal divieto di riempire le piscine, sia nelle strutture turistiche che nelle abitazioni private, fino all’impossibilità di aprire nuovi allevamenti animali, così come ampliare o iniziare nuove attività agricole. Una misura choc che non può che interessare anche le due principali attività di consumo d’acqua nella regione: il turismo e l’allevamento. Misure urgenti che guardano all’emergenza ma non alla complessità della questione e che sono figlie dell’assenza di politiche pubbliche capaci di tenere conto delle trasformazioni climatiche.

Ad annunciare le misure studiate dalla Generalitat è stato il consigliere di Esquerra Republicana e membro del tavolo di lavoro Azione per il Clima, David Mascort. Il Piano contro la siccità prevede la riduzione dell’80% dell’irrigazione agricola, e del 25% del consumo di acqua da parte degli stabilimenti industriali. Il consumo può essere integrato con l’uso di acqua rigenerata proveniente da impianti di trattamento delle acque reflue, a spese dell’utenza, purché vi sia disponibilità di flussi. Aura Vidal di Enginyeria Sense Fronteres i Aigua és Vida dice: “Non solo siamo in una situazione di siccità meteorologica, ma stiamo vivendo una situazione di scarsità idrica dove il consumo di acqua è maggiore dell’acqua disponibile. Questo perché c’è una scarsa pianificazione delle riserve idriche e della loro conservazione. Per avere una buona gestione dell’acqua è necessario determinare la quantità di acqua necessaria per il sostentamento della popolazione e dei flussi ecologici che sostengono la vita”. Mentre per Enric Bárcena, deputato regionale di En Comù-Podem, “nell’attuale situazione di emergenza è necessario imporre restrizioni alla popolazione e ai diversi settori economici. Controlleremo l’equità nell’imposizione delle restrizioni così come il loro impatto economico. Deve esserci parità nelle restrizioni per i diversi settori e soprattutto ridurre il consumo di acqua utilizzata nel settore turistico”. Il deputato ricorda che “un turista consuma in media 5 volte l’acqua di un residente”. Anche perché chi vive in città da anni ha imparato a usarla in maniera sapiente.

Dopo la grande crisi del 2008 c’è stato un grosso lavoro di sensibilizzazione e così i residenti sanno che l’acqua non va sprecata e soprattutto che non è infinita. Marina, 69enne, passeggia per il mercato di Santantoni e racconta alla nipote di come il problema di questa crisi idrica stia nelle assenze della politica. Dice chiaramente: “Nel 2008 avevano previsto lavori e iniziative per salvaguardare l’acqua ma non le hanno mai fatte”. Luis e Carlos, incontrati in un bar del Raval, dicono che in Catalogna tutti sanno che l’acqua non va sprecata e che sono soprattutto le attività economiche a consumarla. Antonio dice che a casa sua si fa la doccia una volta alla settimana e massimo per cinque minuti. Maite invece punta il dito contro il cambiamento climatico e si dice “preoccupata perché il clima impazzito potrebbe generare una nuova normalità. Basta guardare il livello dei fiumi, scende visibilmente di anno in anno”.

Come detto, è proprio il turismo a consumare il maggior numero di litri d’acqua, tanto che Enric Bárcena ricorda che “diventa fondamentale, nelle località in cui la popolazione si moltiplica in estate a causa del turismo, ridurre il consumo di acqua per tali attività. È necessario che i turisti e le turiste che vengono in Catalogna prendano coscienza della situazione e contribuiscano a un uso responsabile dell’acqua durante la loro visita”. Aura Vidal insiste: “La crisi idrica evidenzia la necessità di comprendere che l’economia, la politica e la vita in generale sono soggette a limiti planetari. Qualsiasi modello che superi la disponibilità delle risorse compromette i diritti umani, sociali e ambientali. Un chiaro esempio di questo squilibrio è il modello economico della Catalogna, basato sull’esportazione di prodotti agroindustriali e sul turismo di massa. Solo nel 2023, la Catalogna ha accolto 15 milioni di turisti, di cui 10 milioni sono arrivati ​​nella sola città di Barcellona”. L’attivista ambientalista ricorda che “le nostre lotte vanno oltre il garantire la disponibilità di acqua e affrontare la siccità, implicano una revisione e un cambiamento di modello basato su ‘l’acqua bene comune’, così come nella riduzione e nel contenimento della domanda d’acqua e il ritorno alla gestione pubblica, democratica e con una partecipazione diretta della cittadinanza dell’acqua”.

La dottoressa Francesca Greco, esperta di politiche idriche internazionali e ricercatrice Marie Curie presso l’Università di Bergamo e Visiting Research Fellow presso King’s College di Londra, ricorda: “Il grande dilemma oggi presente in Catalogna è il classico conflitto intersettoriale dell’acqua. In tutto il mondo c’è una contesa tra il settore agricolo, industriale e domestico. In questa regione ci sono più maiali che persone e ciò ha una pesante ricaduta sull’inquinamento delle falde. Poi c’è l’industria del turismo, con i suoi sottosettori, che determina un consumo massiccio d’acqua soprattutto per quel che riguarda l’uso delle piscine. La scarsità è quindi mediata, non è un dato universale e solo legato alla scarsità di acqua dal punto di vista meteorologico, ma è una questione prioritariamente di gestione delle risorse. La scelta di razionalizzare l’acqua a uso domestico responsabilizza quindi i cittadini e le cittadine che però non sono i responsabili primari e così pagano le scelte politiche nel tutelare l’industria del turismo e del settore agricolo”. “Dobbiamo infine considerare che – chiude Enric Bárcena – di fronte ai cambiamenti climatici e l’aggravarsi degli episodi di siccità dobbiamo fare i conti con i limiti di disponibilità di una risorsa sempre più scarsa come l’acqua e quindi alla necessità di trovare forme idriche di massima efficienza. Si deve decidere come Paese quali sono le priorità decidendo dove destinare principalmente a loro l’acqua che avremo”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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The bet, and the hope, of Catalan politics today is called rain. The lack of rainfall in recent months is causing the region’s water reserves to fall below the warning level of 16%. The concrete risk is that it will be necessary to proclaim a water emergency and thus a cut in water consumption throughout the region, Barcelona including. This is the most important drought in the history of Catalonia, something that surpasses the great water crisis of 2008. The Generalitat is preparing for the eventuality that, also due to the forecasts for the next few days, the state of emergency must trigger from 1 February. The measures that are being prepared range from a ban on filling swimming pools, both in tourist facilities and in private homes, to the impossibility of opening new animal farms, as well as expanding or starting new agricultural activities. A shock measure that can only affect the two main water consumption activities in the region: tourism and livestock farming. Urgent measures that look at the emergency but not at the complexity of the issue and which are the result of the absence of public policies capable of taking into account climate transformations.

The measures studied by the Generalitat were announced by the councilor of Esquerra Republicana and member of the Climate Action working table, David Mascort. The plan against drought provides for the reduction of agricultural irrigation by 80%, and of water consumption by industrial plants by 25%. Consumption can be integrated with the use of regenerated water coming from wastewater treatment plants, at the expense of the user, as long as there is availability of flows. Aura Vidal of Enginyeria Sense Fronteres i Aigua és Vida says: “Not only are we in a meteorological drought situation, but we are experiencing a water scarcity situation where water consumption is greater than available water. This is because there is poor planning of water reserves and their conservation. To have good water management it is necessary to determine the quantity of water necessary for the sustenance of the population and the ecological flows that sustain life”. While for Enric Bárcena, regional deputy of En Comù-Podem, “in the current emergency situation it is necessary to impose restrictions on the population and the various economic sectors. We will monitor the fairness in the imposition of restrictions as well as their economic impact. There must be equality in the restrictions for the different sectors and above all reduce the consumption of water used in the tourism sector”. The deputy recalls that “a tourist consumes on average 5 times the water of a resident”. Also because those who have lived in the city for years have learned to use it wisely.

After the great crisis of 2008 there was a huge awareness-raising effort and so residents know that water should not be wasted and above all that it is not infinite. Marina, 69 years old, walks through the Santantoni market and tells her granddaughter how the problem of this water crisis lies in the absences of politics. He clearly says: “In 2008 they planned works and initiatives to safeguard water but they never carried them out.” Luis and Carlos, who met in a bar in the Raval, say that in Catalonia everyone knows that water should not be wasted and that it is above all the economic activities that consume it. Antonio says that at his house he showers once a week and for a maximum of five minutes. Maite instead points the finger at climate change and says she is “worried because the crazed climate could generate a new normality. Just look at the river levels, they drop visibly from year to year.”

As mentioned, it is precisely tourism that consumes the greatest number of liters of water, so much so that Enric Bárcena recalls that “it becomes fundamental, in places where the population multiplies in summer due to tourism, to reduce water consumption for these activity. It is necessary for tourists who come to Catalonia to become aware of the situation and contribute to responsible use of water during their visit.” Aura Vidal insists: “The water crisis highlights the need to understand that economics, politics and life in general are subject to planetary limits. Any model that exceeds resource availability compromises human, social and environmental rights. A clear example of this imbalance is the economic model of Catalonia, based on the export of agro-industrial products and mass tourism. In 2023 alone, Catalonia welcomed 15 million tourists, of which 10 million arrived in the city of Barcelona alone.” The environmental activist recalls that “our struggles go beyond guaranteeing the availability of water and addressing drought, they imply a review and change of model based on ‘water as a common good’, as well as in reducing and containing demand of water and the return to public, democratic management of water with direct participation of citizens”.

Dr. Francesca Greco, expert in international water policies and Marie Curie researcher at the University of Bergamo and Visiting Research Fellow at King’s College London, recalls: “The great dilemma present in Catalonia today is the classic inter-sectoral water conflict. All over the world there is a dispute between the agricultural, industrial and domestic sectors. In this region there are more pigs than people and this has a heavy impact on groundwater pollution. Then there is the tourism industry, with its subsectors, which determines massive water consumption especially when it comes to the use of swimming pools. The scarcity is therefore mediated, it is not a universal fact and only linked to the scarcity of water from a meteorological point of view, but is primarily a question of resource management. The choice to rationalize water for domestic use therefore places responsibility on citizens who, however, are not the primary ones responsible and thus pay for the political choices in protecting the tourism industry and the agricultural sector”. “Finally, we must consider that – concludes Enric Bárcena – in the face of climate change and the worsening of drought episodes we must deal with the limits of availability of an increasingly scarce resource such as water and therefore the need to find forms of water of maximum efficiency. We must decide as a country what the priorities are by deciding where to mainly allocate the water we will have to them.”

Source: Il Fatto Quotidiano

La diga in Catalogna al 4,25 per cento della capacità

Siccità in Spagna, nel bacino di Sau non c’è più acqua: le drammatiche immagini dal drone

Le rovine del vecchio paese affiorano in superficie. Dichiarata l’emergenza idrica a Barcellona

01/02/2024

Sono immagini drammatiche quelle girate con un drone mercoledì 31 gennaio sopra il bacino di Sau, la riserva idrica a circa 90 chilometri a nord di Barcellona che è ormai ridotta ai minimi termini.

Martedì, la diga era al 4,25 per cento della capacità, rispetto al 63,39 per cento della stessa settimana di 10 anni fa. 

La penuria d’acqua ha fatto riemergere le rovine della chiesa e degli edifici di Sant Romà de Sau.

La Catalogna ha dichiarato lo stato di emergenza in una vasta zona che include Barcellona e la sua area metropolitana e il sud della provincia di Girona.

Si tratta di un’area con 202 comuni e 5,9 milioni di residenti. Lo stato di emergenza comporterà l’introduzione di severe restrizioni idriche.

La decisione è stata annunciata dal governatore catalano Pere Aragonès ed è dovuta al calo complessivo delle riserve del sistema Ter-Llobregat, che si trova al di sotto del 16 per cento della capacità

Le misure entreranno in vigore da venerdì 2 febbraio e comporteranno un consumo massimo di 200 litri per abitante al giorno. Riguarderanno famiglie, agricoltura, industria e attività ricreative e comporteranno il divieto di lavare le auto e riempire le piscine vuote.

“Questa è la peggiore siccità mai registrata”, ha detto Aragonès in conferenza stampa, sottolineando che mai se n’è avuta in Catalogna una “tanto lunga e di tale intensità”. 

“La crisi climatica ci sta mettendo alla prova come è successo durante la pandemia”, ha concluso.

Uno studio del 2022 ha dimostrato che la penisola iberica non è mai stata così arida negli ultimi 1.200 anni.

Una situazione limite che sta costringendo i funzionari catalani a prendere in considerazione la possibilità di portare l’acqua a Barcellona via nave, una misura adottata nel 2008 quando i livelli dei bacini idrici erano vicini al 20% e gli impianti di desalinizzazione erano meno attivi.

Il governo locale vuole che i residenti riducano il consumo di acqua del 5% e gli agricoltori fino all’80%.

Fonte: Rainews

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The dam in Catalonia at 4.25 percent of capacity

Drought in Spain, there is no more water in the Sau basin: the dramatic images from the drone

The ruins of the old town rise to the surface. Water emergency declared in Barcelona

01/02/2024

The images shot with a drone on Wednesday 31 January above the Sau basin, the water reserve about 90 kilometers north of Barcelona which is now reduced to a minimum, are dramatic images.

On Tuesday, the dam was at 4.25 percent capacity, compared to 63.39 percent the same week 10 years ago.

The water shortage has caused the ruins of the church and buildings of Sant Romà de Sau to resurface.

Catalonia has declared a state of emergency in a large area that includes Barcelona and its metropolitan area and the south of the province of Girona.

It is an area with 202 municipalities and 5.9 million residents. The state of emergency will lead to the introduction of severe water restrictions.

The decision was announced by the Catalan governor Pere Aragonès and is due to the overall decline in reserves of the Ter-Llobregat system, which is below 16 percent of capacity

The measures will come into force from Friday 2 February and will result in a maximum consumption of 200 liters per inhabitant per day. They will affect families, agriculture, industry and leisure activities and will involve a ban on washing cars and filling empty swimming pools.

“This is the worst drought ever recorded,” Aragonès said at a press conference, underlining that there has never been one “so long and of such intensity” in Catalonia.

“The climate crisis is testing us as happened during the pandemic,” he concluded.

A 2022 study showed that the Iberian Peninsula has never been so dry in the last 1,200 years.

An extreme situation that is forcing Catalan officials to consider the possibility of bringing water to Barcelona by ship, a measure adopted in 2008 when reservoir levels were close to 20% and desalination plants were less active.

The local government wants residents to reduce water consumption by 5% and farmers by up to 80%.

Source: Rai news

La Catalogna sta sperimentando modi per convivere con la siccità

21 MARZO 2024 – 19:00

Giovedì 1 febbraio, la Catalogna ha lanciato l’emergenza siccità, dopo aver vissuto il secondo mese dell’anno più caldo mai registrato nell’area con soglie al di sopra di 0,8 gradi centigradi rispetto alla media di temperatura rilevata dal 1991 al 2020. La decisione è arrivata dall’amministrazione dopo aver constatato una riduzione delle riserve dei bacini idrici al di sotto della soglia del 16% indicata nel Piano Siccità, e ha portato all’applicazione di numerose misure per far fronte alla crisi idrica che sta investendo la regione, e coinvolgendo circa 6 milioni di persone. Tra le misure prese si annoverano la limitazione del consumo di acqua per l’agricoltura, l’industria e l’uso privato nell’ottica di una “crescente pressione per accelerare gli sforzi di adattamento”. Il centro di studi Copernicus sta monitorando la situazione, e ha presentato uno studio per analizzare come la Catalogna si stia adattando alla situazione emergenziale.

Lo studio condotto da Copernicus e pubblicato in collaborazione con la testata Euronews analizza gli sforzi di adattamento della Catalogna alla emergenza idrica derivante dalla siccità, che per quanto sia un fenomeno di una straordinarietà ordinaria, rileva dati senza precedenti storici. Se infatti da un lato è vero che non è la prima volta che la Catalogna si trova in condizioni di difficoltà nella gestione della siccità e delle risorse idriche, dall’altro non si può evitare di notare come i numeri relativi, per fare un esempio, alle temperature siano ben al di sopra della normale registrazione fuori parametro. La scarsità delle risorse idriche è infatti rasente i minimi storici. Come riporta la stessa Euronews, il bacino di Sau, uno dei principali della regione, risulta praticamente svuotato dalle sue acque artificiali, mentre nell’entroterra della regione le famose cascate un tempo attrazione turistica sono oggi prosciugate.

Le prime misure adottate hanno visto una riduzione del limite giornaliero di consumo di acqua a 200 litri per persona al giorno, con la raccomandazione, ove possibile, di non andare oltre i 90. Questo limite include i litri di acqua consumata da ciascuna persona per sé stessa e per il proprio ambiente domestico, ma anche quelli consumati dalle imprese, dalle attività di natura industriale, negli uffici e nelle municipalità. Tali restrizioni si applicano anche ai turisti e arrivano a proibire la dispersione di acqua per determinate attività: è infatti vietato irrigare i giardini, l’erba dei campi sportivi (fatto salvo il caso in cui le strutture compensino l’utilizzo di tale acqua, per esempio chiudendo le docce), riempire le piscine e lavare privatamente la propria automobile.

Parallelamente alle restrizioni pubbliche, vi sono anche le iniziative private, tutte incentrate sul riciclo dell’acqua. A farlo è per esempio una struttura alberghiera che ormai da 25 anni riutilizza l’acqua di docce e lavandini nei servizi igienici, arrivando a risparmiare tonnellate di acqua. Lo stesso hotel sta collaborando con un team di scienziati per provare a vedere se è possibile depurare le acque grigie abbastanza da riutilizzarle anche per l’irrigazione e la coltivazione degli ortaggi. Un’altra azienda, invece, riutilizza le acque grigie nelle attività di pulizia. A frenare questo genere di iniziative, paradossalmente, pare essere proprio la legislazione spagnola per cui al momento si è autorizzati a utilizzare solo il 10% dell’acqua trattata.

La Catalogna è una regione che ha già dovuto far fronte al problema della siccità e della scarsità delle risorse idriche, tanto che tutt’oggi sono presenti e in funzione numerose installazioni costruite in risposta al lungo periodo senza piogge che ha investito la regione verso la fine degli anni 2000. Tra questi, figura l’impianto di desalinizzazione di El Prat de Llobregat, che tutt’ora è in attività 24 ore su 24 utilizzando energia rinnovabile. L’impianto soddisfa il 25% della richiesta di acqua della regione, tuttavia il suo utilizzo, che consiste nel prelievo delle acque del Mediterraneo a circa 2km dalla costa per trasformarla in acqua potabile, è caratterizzato da un altissimo dispendio di energia e da un altrettanto elevato costo. A usare meno energia e a risultare più sostenibile anche dal punto di vista dei costi è invece la struttura di rigenerazione dell’acqua che come El Prat funziona tutt’ora a pieno regime. Essa è costituita da un impianto di depurazione che tratta le acque già utilizzate, per poi fornirle a un secondo macchinario che le processa attraverso ulteriori sistemi di filtraggio, “trattando 180.000 m3 di acqua al giorno e soddisfacendo un altro 25% della domanda”. L’acqua, poi, viene trasportata circa 16 chilometri a monte per essere reintrodotta nel fiume Llobregat e mescolarsi con l’acqua naturale. Solo a quel punto, essa viene riestratta, filtrata e immessa nel sistema, dando vita a un ciclo artificiale dell’acqua.

Il sistema di funzionamento dell’impianto di rigenerazione dell’acqua segue la normativa europea e dà luogo a vantaggi anche dal punto di vista ambientale perché sostiene gli ecosistemi naturali e tiene viva la presenza di acqua sul territorio naturale. Nonostante ciò, la Catalogna sta ancora soffrendo le condizioni della siccità, che negli ultimi anni ha colpito numerosi Paesi, Italia compresa, e non è ancora chiaro quando i limiti imposti verranno definitivamente tolti. Come ritengono numerosi scienziati intervistati da Euronews, tuttavia, le iniziative di riciclo dei privati catalani e gli impianti tecnologici della regione non vogliono servire solo a far fronte alle crisi idriche, ma intendono costituire un primo passo per ripensare il rapporto dell’uomo con l’ambiente e con la gestione e l’amministrazione delle risorse.

[di Dario Lucisano]

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On Thursday 1 February, Catalonia launched the drought emergency, after experiencing the second month of the hottest year ever recorded in the area with thresholds above 0.8 degrees centigrade compared to the average temperature recorded from 1991 to 2020 The decision came from the administration after having noted a reduction in water basin reserves below the 16% threshold indicated in the Drought Plan, and led to the application of numerous measures to deal with the water crisis that is affecting the region, and involving around 6 million people. The measures taken include limiting water consumption for agriculture, industry and private use with a view to “growing pressure to accelerate adaptation efforts”. The Copernicus study center is monitoring the situation, and has presented a study to analyze how Catalonia is adapting to the emergency situation.

The study conducted by Copernicus and published in collaboration with the newspaper Euronews analyzes Catalonia’s efforts to adapt to the water emergency resulting from the drought, which although an extraordinary phenomenon, reveals data without historical precedents. In fact, if on the one hand it is true that it is not the first time that Catalonia has found itself in difficult conditions in managing drought and water resources, on the other hand one cannot avoid noticing how the relative numbers, for example, at temperatures are well above normal off-parameter recording. The scarcity of water resources is in fact bordering on historic lows. As Euronews itself reports, the Sau basin, one of the main ones in the region, is practically emptied of its artificial waters, while in the hinterland of the region the famous waterfalls, once a tourist attraction, are now dried up.

The first measures adopted saw a reduction in the daily water consumption limit to 200 liters per person per day, with the recommendation, where possible, not to go beyond 90. This limit includes the liters of water consumed by each person for themselves itself and for one’s domestic environment, but also those consumed by businesses, industrial activities, offices and municipalities. These restrictions also apply to tourists and go so far as to prohibit the dispersion of water for certain activities: it is in fact forbidden to irrigate the gardens, the grass of the sports fields (except in the case in which the structures compensate the use of this water, for example by closing showers), filling swimming pools and washing your car privately.

In parallel with public restrictions, there are also private initiatives, all focused on water recycling. For example, this is done by a hotel facility that has been reusing water from showers and sinks in the toilets for 25 years now, saving tons of water. The hotel itself is collaborating with a team of scientists to try to see if it is possible to purify the gray water enough to reuse it for irrigation and the growing of vegetables. Another company, however, reuses gray water in cleaning activities. Paradoxically, it seems to be the Spanish legislation that is holding back this type of initiative, according to which at the moment only 10% of the treated water is authorized to be used.

Catalonia is a region that has already had to face the problem of drought and scarcity of water resources, so much so that numerous installations built in response to the long period without rain that hit the region towards the end are still present and in operation today. of the 2000s. Among these, there is the El Prat de Llobregat desalination plant, which is still in operation 24 hours a day using renewable energy. The plant satisfies 25% of the region’s water demand, however its use, which consists of withdrawing Mediterranean waters about 2km from the coast to transform it into drinking water, is characterized by a very high expenditure of energy and an equally high cost. What uses less energy and is more sustainable also from a cost point of view is the water regeneration structure which, like El Prat, is still working at full capacity. It consists of a purification plant that treats the water already used, and then supplies it to a second machine that processes it through further filtering systems, “treating 180,000 m3 of water per day and satisfying another 25% of demand”. The water is then transported approximately 16 kilometres upstream to be reintroduced into the Llobregat river and mix with natural water. Only at that point is it re-extracted, filtered and introduced into the system, creating an artificial water cycle.

The operating system of the water regeneration plant follows European legislation and also gives rise to advantages from an environmental point of view because it supports natural ecosystems and keeps the presence of water alive in the natural territory. Despite this, Catalonia is still suffering from drought conditions, which have affected numerous countries in recent years, including Italy, and it is not yet clear when the imposed limits will be definitively lifted. As numerous scientists interviewed by Euronews believe, however, the recycling initiatives of Catalan private individuals and the technological systems of the region are not intended only to serve to deal with water crises, but intend to constitute a first step towards rethinking man’s relationship with environment and with the management and administration of resources.

Source: L’Indipendente

https://www.lindipendente.online/2024/03/21/la-catalogna-sta-sperimentando-modi-per-convivere-con-la-siccita/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

ONDATA DI CALDO RECORD IN BRASILE, A RIO DE JANEIRO 62,3°C PERCEPITI: “SEMBRA DI STARE IN UN FORNO”

18 MARZO 2024 16:17

L’ondata di caldo anomalo che in questi giorni ha interessato il Brasile ha fatto registrare a Rio de Janeiro una temperatura percepita di 62.3°C, il livello più alto mai registrato dal 2014. “Un caldo così non l’avevo mai sentito, anche se sono 5 anni che sto qui”, ha raccontato a Fanpage.it Sara, 31enne italiana che dal 2019 vive e lavora nella metropoli brasiliana.

https://www.fanpage.it/esteri/ondata-di-caldo-record-in-brasile-a-rio-de-janeiro-62-3-gradi-percepiti-sembra-di-stare-in-un-forno/

Un’ondata di caldo anomalo nei giorni scorsi ha interessato il Brasile facendo registrare una temperatura percepita di 62.3°C a Rio de Janeiro, mentre minacciava pioggia nel sud del Paese. Si tratta del livello più alto mai registrato nella metropoli dal 2014, quando sono iniziate le misurazioni da parte del sistema Alerta Rio.

“Un caldo così non l’avevo mai sentito, anche se sono 10 anni che conosco Rio e 5 che ci vivo. Già a novembre aveva fatto un caldo pazzesco, quando sono stati registrati 60 gradi, su per giù siamo lì in questi giorni, ma quando l’ho letto mi sono detta: ‘O mio Dio’, perché mi ha fatto impressione”, ha raccontato Sara, 31 anni, italiana trasferitasi in pianta stabile a Rio de Janeiro dal 2019.

“L’estate qui è sempre molto calda, ma in questi giorni si sente che c’è qualcosa di più, anche se è vero che non siamo passati subito dal fresco al caldo e il corpo un po’ ha avuto il tempo per abituarsi – spiega la 31enne – In più, ormai praticamente tutti i brasiliani hanno l’aria condizionata. A casa bisogna tenerla al minimo da mattina a sera perché non si riesce stare senza. Eppure, sia novembre che in questi giorni, nonostante io tenga l’aria condizionata davvero a palla, sento proprio che l’ambiente rimane caldo e continui a sudare, non si riesce a stare bene nemmeno con i mezzi che dovrebbero aiutare”.

Ieri, domenica 17 marzo, con una temperatura massima reale di 42°C, la temperatura percepita è salita ai massimi livelli anche nella zona residenziale del Giardino Botanico, a sud di Rio, privilegiata dalla sua numerosa vegetazione e dove sono stati registrati i 57.7°C percepiti. Emblematiche le spiagge di Ipanema e Copacabana che sono state prese d’assalto. “Quando fa così caldo le persone tendono ad andare in spiaggia perché preferiscono stare in acqua. Ieri ci sono stata ed era davvero piena, piena di gente. Perché in casa a volte fa più caldo, si sente molto la cappa di calore”, racconta Sara.

“È un caldo che ti cuoce, come se fossi in un forno, e hai la sensazione di essere sempre stanco. Anche il mio bimbo, che ha 2 anni, s’innervosisce perché, poverino, gioca, si muove e sente caldo. Una cosa positiva però è che la temperature un poco la sera si abbassa, io la percepisco così, cosa che invece non sentivo a novembre, quando il caldo era costante”.

Come dice ancora Sara, le autorità fanno presente e danno i soliti consigli: non andare fuori nelle ore di punta, bere molto, evitare l’esposizione prolungata al sole. La 31enne, che lavora in un’agenzia di viaggi, sottolinea anche la grande differenza nell’affrontare queste temperature tra chi vive in Brasile, abituato al grande caldo, e chi viene dall’estero.

“Lavoro nel settore del turismo, ho clienti europei e americani, e noto che soffrono molto. I clienti italiani mi dicono: ‘Come fai? È infattibile!‘. Anche i miei genitori, quando sono venuti a trovarmi, si sono sentiti male. Invece, i carioca (gli abitanti di Rio, ndr) con questo caldo fanno esercizio fisico e vanno a correre anche con queste temperature. Io mi sento male solo a guardarli, non so come facciano!”.

“Il tempo ormai è un po’ tutto strano – conclude Sara – perché anni fa ricordo che a gennaio e febbraio faceva tanto caldo, ma fino a dicembre si stava bene con la maglietta. Quest’anno invece a novembre ha fatto un caldo mai visto, nei mesi successivi invece ha fatto tanta pioggia e c’era fresco, e ora di nuovo questo caldo. È stata proprio un’estate strana. Ma un po’ dappertutto ormai il tempo è pazzo, io sono rientrata in Italia ai primi di agosto ed ero con la felpa”.

Fonte: FanPage

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RECORD HEAT WAVE IN BRAZIL, PERCEIVED 62.3°C IN RIO DE JANEIRO: “IT FEELS LIKE IM IN AN OVEN”

MARCH 18, 2024 4.17pm

The anomalous heat wave that has affected Brazil in recent days has caused Rio de Janeiro to record a perceived temperature of 62.3°C, the highest level ever recorded since 2014. “I have never felt heat like this, even if I’ve been here for 5 years,” Sara, a 31-year-old Italian who has lived and worked in the Brazilian metropolis since 2019, told Fanpage.it.

An anomalous heat wave in recent days affected Brazil, recording a perceived temperature of 62.3°C in Rio de Janeiro, while rain threatened in the south of the country. This is the highest level ever recorded in the metropolis since 2014, when measurements by the Alerta Rio system began.

https://x.com/AlertaRio/status/1769441830205104232

“I’ve never felt heat like this, even though I’ve known Rio for 10 years and lived there for 5. Already in November it was incredibly hot, when 60 degrees were recorded, more or less we’re there these days, but when I read it I said to myself: ‘Oh my God’, because it made an impression on me”, said Sara, 31 years old, an Italian who moved permanently to Rio de Janeiro in 2019.

“The summer here is always very hot, but these days you feel like there’s something more, even if it’s true that we didn’t immediately go from cool to hot and the body has had time to get used to it a bit – explains the 31-year-old – Furthermore, practically all Brazilians now have air conditioning. At home you have to keep it to a minimum from morning to evening because you can’t stay without it. Yet, both November and these days, even though I keep the air on really conditioned to the max, I really feel that the environment remains hot and you continue to sweat, you can’t feel good even with the means that should help.”

Yesterday, Sunday 17 March, with a real maximum temperature of 42°C, the perceived temperature also rose to the highest levels in the residential area of ​​the Botanical Garden, south of Rio, favored by its numerous vegetation and where 57.7° were recorded C perceived. The beaches of Ipanema and Copacabana are emblematic and were stormed. “When it’s this hot people tend to go to the beach because they prefer to be in the water. Yesterday I was there and it was really full, full of people. Because sometimes it’s hotter at home, you can feel the heat a lot,” she says will be.

“It’s a heat that cooks you, as if you were in an oven, and you have the feeling of always being tired. Even my little boy, who is 2 years old, gets nervous because, poor thing, he plays, moves and feels hot. However, the positive thing is that the temperature drops a little in the evening, I perceive it that way, which I didn’t feel in November, when the heat was constant.”

Source: Fanpage

Il parere scientifico e personale sul cambiamento climatico in atto del tecnico ambientale e climatologo Dott. Alessio Brancaccio, Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali (MM.FF.NN.) di Coppito (AQ), Università degli Studi di L’Aquila

Quest’anno il caldo “anomalo” sarà record ovunque nel Mondo a causa sia delle attività umane legate allo sfruttamento eccessivo di gas e carbone ed al disboscamento incontrollato in Amazzonia, Siberia e California, il tutto al 60% ma per un buon 40% è dovuto anche alla minima attività solare con l’ingresso della fase de La Nina da Aprile prossimo in poi fino a Giugno, dopo la fase invernale di El Nino di ENSO, oscillazione climatica sull’Oceano Pacifico che dura in media dai 2 ai 7 anni e che si riflette su scala mondiale, un’oscillazione generata dalla diminuzione dell’attività solare con conseguente aumento della radiazione cosmica proveniente dalla nostra stella, scoperta per la prima volta da Nikola Tesla nel 1902, per cui quest’anno che ci sarà il minimo di attività solare e massima produzione di raggi cosmici che non vengono tutti schermati dalla magnetosfera e dallo strato di ozono terrestre assottigliato da decenni e decenni di uso indiscriminato dei CloroFluoroCarburi (CFC) poi banditi a livello internazionale solo quando si accorsero che causò danni allo strato di O3 in stratosfera (10-50 km di quota), assottigliandolo e permettendo così l’ingresso di raggi cosmici ed UV. I raggi cosmici scoperti da Tesla nei primi del Novecento hanno la particolarità di cambiare le proprietà chimiche della nostra atmosfera dove normalmente è contenuto il carbonio 12 nella sua forma base, ma i raggi cosmici lo trasformano in carbonio 14 che è l’isotopo radioattivo del carbonio o radiocarbonio che si comporta al pari dell’azoto elementare N2 avendo lo stesso numero atomico, un gas inerte principale costituente della nostra atmosfera dove è contenuto al 78%: i raggi cosmici altamente energetici portano ad un aumento considerevole di energia e di calore negli strati alti della nostra atmosfera e questo riscaldamento si trasferisce anche negli strati sottostanti, secondo il modello fisico atmosferico Dual Layer, ma i raggi cosmici causano un altro fenomeno non molto considerato ma in realtà importantissimo per la salute delle persone, infatti causa un aumento delle distorsioni della vista (miopie ed astigmatismi) già da giovane età, al punto che si vedono in giro sempre più ragazzi e ragazze in età precoce che indossano gli occhiali da vista, oltre agli adulti, fenomeno che procede di pari passo con l’aumento delle ore passate davanti agli schermi dei monitor dei personal computers.

A tutto questo si deve aggiungere sia l’aumento dell’evaporazione dell’acqua dagli oceani che allo stato gassoso di vapore acqueo costituisce il principale Gas Serra, molto più di metano e anidride carbonica, dal momento che quest’ultima è a 425 ppm, per cui non è una concentrazione dannosa atta ad impensierire nessuna forma di vita sulla Terra: a tal proposito l’Intergovernmental Panel Climate Change in USA dice solo una massa di puttanate senza alcun senso, che non stanno né in Cielo né in Terra e che io stesso posso smontare loro punto dopo punto in qualunque momento, dato che questi pseudoscienziati non conoscono la Fisica delle Relazioni tra il Sole e la Terra a livello macrocosmico astronomico, mentre secondo uno studio di scienziati dell’Università del New Mexico del 2012, nell’Era Geologica dell’Ordoviciano o Fanerozoico 500 milioni di anni fà, la concentrazione di CO2 in atmosfera era 10 volte quella attuale (4000 ppm), associata a maggiore attività vulcanica in quel periodo ed in presenza di un’atmosfera riducente di idrogeno H2 e metano CH4, non ossidante ad azoto N2 ed ossigeno O2 come oggi. Il clima mondiale lo stanno modificando sia gli americani stessi con il progetto HAARP che i russi con il progetto Taurus Molecular Cloud TMC-65 ed anche l’uso indiscriminato delle tecniche di Solar Radiation Management (SRM) legate alla Geoingegneria solare ed anche tutte le bombe al fosforo che hanno sparato i russi in Ucraina contro gli ucraini e gli israeliani sulla Striscia di Gaza contro i palestinesi, ma anche gli ucraini che sparano contro i russi tutta robaccia di derivazione sovietica che non è mai stata a norma, come i proiettili contenenti bario, boro, alluminio (un metallo pesante), torio radioattivo che stanno sparando in Ucraina a 2000 km in linea d’aria da me e dall’intera costa adriatica, sicuramente toccheremo caldo record almeno a 48-50°C ovunque nell’emisfero boreale nell’estate in arrivo, dopo quello australe, per cui bisogna prepararsi e cercare di uscirne vivi per il quinto anno consecutivo, perché mi sono accorto che gli anticicloni africani provenienti da Sud- Ovest, hanno cominciato a farsi sentire più intensamente per la prima volta tra la fine di Giugno e gli inizi di Luglio 2019 in poi.
Sul clima che cambia per causa sia antropica che solare facessero parlare gli esperti universitari come me che conoscono bene il meccanismo del feedback del vapor d’acqua e che non si allineano alla narrazione unica dominante che ha molto di Dogma e molto poco di Scienza, esattamente come tutto quello che è stato detto sul COVID19, non i gesuiti cattolici o massoni rotariani ciarlatani venditori ambulanti di patatine e pop-corn come il Prof. Guido Visconti che è un bene sia andato a fare in culo in pensione anche per quello che mi ha fatto quel disgraziato maledetto il giorno della discussione della mia tesi sulla “Geoingegneria, nuovi metodi artificiali per contrastare il Riscaldamento Globale”, davanti la Commissione di Scienze Ambientali dell’Università degli Studi di L’Aquila a Coppito, il giorno 26 Ottobre 2012!!! 😂

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The scientific and personal opinion on ongoing climate change of the environmental technician and climatologist Dr. Alessio Brancaccio, Department of Mathematical, Physical and Natural Sciences (MM.FF.NN.) of Coppito (AQ), University of L’Aquila

This year the “anomalous” heat will be record everywhere in the world due to both human activities linked to the excessive exploitation of gas and coal and to uncontrolled deforestation in the Amazon, Siberia and California, all of which is 60% but a good 40% is also due to the minimal solar activity with the entry of the La Nina phase from next April onwards until June, after the winter phase of ENSO El Nino, a climatic oscillation over the Pacific Ocean which lasts on average from 2 to 7 years and which is reflected on a global scale generated by the decrease in solar activity with a consequent increase in cosmic radiation coming from our star, discovered for the first time by Nikola Tesla in 1902, so this year there will be the minimum of solar activity and maximum production of cosmic rays which are not all shielded by the magnetosphere and by the terrestrial ozone layer thinned by decades and decades of indiscriminate use of ChloroFluoroCarbides (CFC) then banned internationally only when they realized that it caused damage to the O3 layer in the stratosphere (10-50 km altitude), thinning it and thus allowing the entry of cosmic and UV rays. The cosmic rays discovered by Tesla in the early twentieth century have the particularity of changing the chemical properties of our atmosphere where carbon 12 is normally contained in its basic form, but cosmic rays transform it into carbon 14 which is the radioactive isotope of carbon or radiocarbon, which behaves like elementary nitrogen N2 having the same atomic number, a main inert gas constituent of our atmosphere where it is contained at 78%: highly energetic cosmic rays lead to a considerable increase in energy and heat in the layers high levels of our atmosphere and this heating is also transferred to the underlying layers, according to the Dual Layer atmospheric model, but cosmic rays cause another phenomenon that is not widely considered but is actually very important for people’s health, in fact it causes an increase in vision distortions (myopia and astigmatism) from a young age, to the point that we see more and more young people wearing glasses, in addition to adults, a phenomenon that goes hand in hand with the increase in hours spent in front of screens of personal computer monitors.

To all this we must add both the increase in evaporation of water from the oceans which in the gaseous state of water vapor constitutes the main greenhouse gas, much more than methane and carbon dioxide, since the latter is at 425 ppm, therefore it is not a harmful concentration capable of worrying any form of life on Earth: in this regard the Intergovernmental Panel Climate Change (IPCC) in USA just says a lot of nonsense without any sense, which is neither in Heaven nor on Earth and which I I myself can dismantle them point by point at any time, from the moment that all these pseudoscientists don’t know the Sun-Earth Physics Relationships to a macrocosmic astronomical level, while given that according to a study by scientists from the University of New Mexico in 2012, in the geological era of the Ordovician or Phanerozoic 500 million years ago, the concentration of CO2 in the atmosphere was 10 times the current one (4000 ppm), associated with greater volcanic activity in that period and in the presence of a reducing atmosphere of hydrogen H2 and methane CH4, not oxidizing to nitrogen N2 and oxygen O2 as today. The world climate is being modified by both from the Americans themselves with the High Auroral Active Research Program (HAARP) project and from the Russians with the Taurus Molecular Cloud (TMC-65) project, and also the indiscriminate use of Solar Radiation Management (SRM) techniques linked to Solar Geoengineering and also all the phosphorus bombs that Russians of Putin in Ukraine fired against Ukrainians and the Israelis of Netanyahu in the Gaza Strip against Palestinians, but also the Ukrainians of Zelensky shooting against Russians, all Soviet-derived rubbish that has never been up to standard, like the bullets containing barium, boron, aluminum (an heavy metal), radioactive thorium that they are shooting in Ukraine, 2000 km as the crow flies from me and the entire Adriatic coast, we will certainly reach record heat of at least 48-50°C everywhere in the northern hemisphere in the coming summer, after the southern one, for which we must prepare and try to get out alive for the fifth consecutive year, because I noticed that the African anticyclones coming from the South-West began to be felt more intensely for the first time between the end of June and the beginning of July 2019 onwards.
University experts like me who know the water vapor feedback mechanism well and who do not align themselves with the single dominant narrative which has a lot of Dogma and more little of Science, exactly like everything that has been said about COVID19, not the Catholic Jesuits or Rotarians Freemasons, charlatans, street vendors of chips and popcorn like Prof. Guido Visconti who is a good thing he went to hell in retirement also for what that guy did to me damned wretch on the day of the defense of my thesis on “Geoengineering, new artificial methods for counteract Global Warming”, before the Environmental Sciences Commission of the University of L’Aquila in Coppito, on 26 October 2012!!! 😂

Prof. Guido Visconti, ex-Rector of L’Aquila University CETEMPS (Centro di Eccellenza per la Previsione degli Eventi Meteorologici Severi)

https://www.academia.edu/19588806/LA_GEOINGEGNERIA_NUOVI_METODI_ARTIFICIALI_PER_CONTRASTARE_IL_RISCALDAMENTO_GLOBALE

Nikola Tesla, the Genius inventor of 1900 and the cosmic rays from the Sun

In the Brooklyn Eagle of July 10, 1932, Nikola Tesla states: “I have harnessed cosmic rays and made them drive a motor-driven device
https://www.tecnoandroid.it/2022/05/28/tesla-riusci-ad-imbrigliare-i-raggi-cosmici-per-produrre-energia-libera-ecco-come-1072489/

https://skepticalscience.com/translation.php?a=66&l=17
http://geoscienze.blogspot.com/2013/05/il-diossido-di-carbonio-nel-fanerozoico.html
https://www.researchgate.net/figure/Climate-change-in-the-Phanerozoic-with-dominant-150-myr-million-years-cycle-of_fig2_280925026

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

OSCURARE IL SOLE PER RAFFREDDARE LA TERRA? POTREBBE NON ESSERE UNA BUONA IDEA!

di Luca Fraioli

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2024/03/13/news/oscurare_il_sole_per_raffreddare_la_terra_potrebbe_non_essere_una_buona_idea-422289426/

L’utilizzo della Geoingegneria climatica divide i Paesi. Mettere una sorta di ombrello che ci ripari dalle radiazioni solari abbassando la temperatura globale ha molti detrattori. Pasini: “Si mette a rischio il ciclo globale dell’acqua con conseguenze gravissime”.

13 MARZO 2024 ALLE 07:30

Mettere in orbita una sorta di ombrello che ripari la Terra dalle radiazioni solari, e quindi la raffreddi, presenta al momento più rischi che vantaggi. “È noto che potrebbe avere un impatto sulla biodiversità, sugli oceani e sullo strato di ozono atmosferico“, ha dichiarato al Financial Times Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNE, il programma ambientale delle Nazioni Unite. Il tema, assai controverso, della geoingegneria climatica (opere che potrebbero ridurre il riscaldamento a livello globale) è tornato d’attualità nelle settimane scorse. La prima mossa l’aveva fatta il governo svizzero, sostenuto dal Principato di Monaco, dal Senegal, dalla Guinea e dalla Georgia: in vista di una specifica conferenza Onu sul tema a Nairobi, Berna aveva chiesto creare il primo gruppo internazionale di esperti per “esaminare i rischi e le opportunità della gestione della radiazione solare (Srm)”, una serie di tecnologie in gran parte mai sperimentate prima, volte a oscurare il Sole. Il comitato sarebbe stato composto da esperti nominati dagli Stati membri del programma ambientale dell’Unep e da rappresentanti di organismi scientifici internazionali.

Le tecnologie in discussione mirano a ridurre la quantità di luce solare che raggiunge la superficie del Pianeta. Un risultato che potrebbe essere ottenuto, per esempio, pompando aerosol nell’alta atmosfera, oppure rendendo più bianche, e dunque più riflettenti, le nuvole. Chi sostiene queste opzioni, le ritiene un modo relativamente economico e veloce per contrastare il caldo estremo. Sul fronte opposto, chi dice che ridurrebbero solo temporaneamente l’impatto dell’aumento delle emissioni, senza affrontarne le cause profonde. Tanto che nel 2022 una lettera aperta firmata da più di 400 scienziati chiedeva un “accordo internazionale di non utilizzo” della geoingegneria solare. Vi si affermava inoltre che gli organismi delle Nazioni Unite, compreso l’UNEP, “sono incapaci di garantire un controllo multilaterale equo ed efficace delle tecnologie di geoingegneria solare su scala planetaria”.

E in effetti nella conferenza di Nairobi, svoltasi a fine febbraio, non si è trovato l’accordo su come le Nazioni Unite dovrebbero regolare le controverse tecniche di gestione della radiazione solare. La proposta svizzera non è passata per l’opposizione di un gruppo di Paesi africani che temono che possa legittimare metodi di cui non si conoscono le conseguenze nel medio-lungo periodo. Nazioni come il Kenya sostengono che qualsiasi accordo dovrebbe includere un un patto per non utilizzare le tecnologie in esame. Ma senza l’intesa resta in vigore lo status quo. La gestione della radiazione solare è attualmente legale nella maggior parte dei Paesi. Ma esiste di fatto una moratoria globale sulla geoingegneria – che include l’Srm – dal 2010, quando è stata concordata dai governi nell’ambito della Convenzione sulla diversità biologica, con eccezioni per studi di ricerca scientifica su piccola scala. Per esempio la start-up Make Sunsets ha inviato palloncini di zolfo in cielo negli Stati Uniti e in Messico dalla fine del 2022. E il governo britannico ha recentemente annunciato un programma di ricerca quinquennale sulla realizzazione di “analisi rischio-rischio” delle tecniche SRM (Solar Radiation Management).

Fonte: Repubblica

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DARK THE SUN TO COOL THE EARTH? THIS MAY NOT BE A GOOD IDEA!

The use of climate Geoengineering divides countries. Putting up a sort of umbrella that protects us from solar radiation by lowering global temperatures has many detractors. Pasini: “The global water cycle is being put at risk with very serious consequences.”

Putting a sort of umbrella into orbit that shields the Earth from solar radiation, and therefore cools it, currently presents more risks than advantages. “It is known that it could have an impact on biodiversity, oceans and the atmospheric ozone layer,” Inger Andersen, executive director of UNE, the UN environment programme, told the Financial Times. The highly controversial topic of climate geoengineering (works that could reduce global warming) has become topical again in recent weeks. The first move was made by the Swiss government, supported by the Principality of Monaco, Senegal, Guinea and Georgia: in view of a specific UN conference on the topic in Nairobi, Bern had asked for the creation of the first international group of experts to ” examine the risks and opportunities of solar radiation management (SRM), a largely never-before-tried set of technologies aimed at blotting out the Sun. The committee would be made up of experts appointed by member states of the UNEP environmental programme. and by representatives of international scientific bodies.

The technologies under discussion aim to reduce the amount of sunlight reaching the planet’s surface. A result that could be obtained, for example, by pumping aerosols into the upper atmosphere, or by making clouds whiter, and therefore more reflective. Those who support these options believe they are a relatively cheap and quick way to combat extreme heat. On the other side, there are those who say that they would only temporarily reduce the impact of the increase in emissions, without addressing the root causes. So much so that in 2022 an open letter signed by more than 400 scientists called for an “international non-use agreement” on solar geoengineering. It also stated that United Nations bodies, including UNEP, “are incapable of ensuring fair and effective multilateral control of solar geoengineering technologies on a planetary scale.”

And in fact, at the Nairobi conference, held at the end of February, there was no agreement on how the United Nations should regulate the controversial techniques for managing solar radiation. The Swiss proposal did not pass through the opposition of a group of African countries who fear that it could legitimize methods whose consequences in the medium to long term are unknown. Nations such as Kenya argue that any agreement should include a pact not to use the technologies under consideration. But without the agreement the status quo remains in force. Solar radiation management is currently legal in most countries. But there has been a de facto global moratorium on geoengineering – which includes SRM – since 2010, when it was agreed by governments under the Convention on Biological Diversity, with exceptions for small-scale scientific research studies. For example, start-up Make Sunsets has been sending sulfur balloons into the sky in the US and Mexico since late 2022. And the UK government recently announced a five-year research program into carrying out “risk-to-risk analyses” of SRM techniques (Solar Radiation Management).

Source: Repubblica

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente