India

IN ITALIA ARIA PIU’ INQUINATA IN CASA CHE ALL’APERTO PER 6 MESI L’ANNO. LA RICERCA

16 Gennaio 2024 – 14:39

Milano maglia nera a livello mondiale. A rivelarlo è il primo progetto globale Air Quality Connected Data di Dyson che ha esaminato i dati relativi alla qualità dell’aria indoor provenienti da oltre 2,5 milioni di purificatori d’aria connessi

Dyson ha recentemente presentato i risultati del suo progetto globale Air Quality Connected Data, che ha analizzato le informazioni relative alla qualità dell’aria indoor raccolte da oltre 2,5 milioni di purificatori d’aria Dyson tra il 2022 e il 2023, per delineare un quadro dettagliato della qualità dell’aria nelle abitazioni in tutto il mondo. Tutti i Paesi esaminati (ad esclusione di quattro) hanno registrato livelli di PM2,5 indoor superiori a quelli outdoor per sei mesi o più, inclusa l’Italia dove i valori medi mensili interni di PM2,5 hanno superato quelli esterni per sette mesi nel 2022, la Cina, l’Australia, la Francia, l’Austria, il Canada e la Spagna, le cui abitazioni hanno sperimentato una qualità dell’aria peggiore rispetto a quella outdoor per ogni singolo mese dell’anno. Solo nelle case di India, Norvegia, Polonia e Finlandia i livelli di PM2,5 sono stati generalmente inferiori rispetto a quelli esterni, superandoli per meno di sei mesi nel corso del 2022.

Milano maglia nera

Dal punto di vista delle singole città, il confronto tra l’inquinamento da PM2,5 outdoor e indoor è stato particolarmente negativo a Milano, che ha registrato il peggiore risultato globale: i livelli medi annui di PM2,5 indoor nel 2022 sono stati di 2,63 volte superiori rispetto a quelli outdoor, una discrepanza maggiore rispetto a qualsiasi altra città studiata, con picchi nei mesi di dicembre (3,46) e gennaio (3,48), fino al record di 4,17 volte oltre i valori outdoor a marzo. Dopo Milano, altri record negativi sono stati quelli di Shenzhen (con livelli annui di PM2,5 indoor superiori del 97% rispetto all’outdoor), Amsterdam (76%), Seoul (53%), Madrid (50%), Melbourne (40%), Vienna (37%), Singapore (36%) e New York (35%). 21 città (su 35 esaminate) hanno registrato livelli medi annui di PM2,5 negli ambienti chiusi superiori rispetto a quelli all’aperto. Analizzando i dati mensili, sono otto le città che hanno registrato livelli di PM2,5 indoor superiori rispetto all’outdoor per ogni singolo mese dell’anno: Shenzhen, New York, Melbourne, Milano, Roma, Seoul, Vienna e Amsterdam.

La situazione nel mondo

Se si prendono in considerazione i dati provenienti dai purificatori connessi Dyson a livello globale e relativi a tutto il 2022, stilando una classifica dei Paesi in base al loro livello medio di PM2,5, i risultati sono sorprendenti. Mentre India e Cina occupano i primi due posti, probabilmente a causa della relazione tra la qualità dell’aria interna ed esterna, la Romania si è classificata al sesto posto, l’Italia all’ottavo, la Polonia al nono e l’Austria al decimo. Il Regno Unito (22°) ha superato gli Stati Uniti (26°), il Canada (27°) e l’Australia (28°), ma la Germania e la Francia si sono classificate ancora più in alto, rispettivamente al 17° e al 19° posto. I valori medi annui indoor hanno superato le linee guida annuali dell’OMS per il PM2,5 (5 µg/m3) in tutti i Paesi coinvolti nello studio: in India il valore è stato di 11 volte superiore a quello raccomandato, in Cina di 6 volte, in Turchia e negli Emirati Arabi Uniti di 4 volte e in Corea del Sud, Romania, Messico e Italia di 3 volte. L’Italia è tra i primi 10 Paesi (8° posto) per livello medio annuo di PM2,5, insieme a India, Cina, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Romania, Messico, Polonia e Austria; tutti mercati che nella classifica superano Paesi più “tipicamente” inquinati come Thailandia, Malesia, Filippine, Germania.

Valori medi annui di COV (Composti Organici Volatili o VOC Volatil Organic Compounds)

A differenza di quanto rilevato per il PM2,5, secondo i purificatori connessi Dyson sono i Paesi europei a registrare i livelli annui di COV (Composti Organici Volatili) più alti. I 10 Paesi con valori più elevati sono infatti Austria, Romania, Germania, Svizzera, Polonia, Turchia, India, Italia, Cina e Irlanda. Roma si colloca anche tra le 10 città più inquinate dai COV al mondo, insieme a Monaco, Pechino, Colonia, Berlino, Vienna, Delhi, Istanbul, Shanghai e Città del Messico. Vale la pena sottolineare che Dublino, Parigi e Milano (quest’ultima, in questo caso, con livelli inferiori alla media nazionale) hanno comunque superato in classifica megacittà come Tokyo e Seoul, oltre a tutte le città degli Stati Uniti e persino Londra.

L’impatto di meteo e orario

Nella maggior parte dei Paesi presi in esame da Dyson, i livelli di PM2,5 negli ambienti interni erano più elevati durante le ore serali e notturne, in coincidenza con il tempo che la maggior parte delle persone trascorre in casa, anziché al lavoro, a scuola o altrove. I dati suggeriscono quindi che questo lasso di tempo più lungo e con maggiore inquinamento potrebbe essere responsabile di una maggiore esposizione al PM2,5 nelle abitazioni. Le ore di picco a livello globale sono state tra le 18:00 e le 24:00 nella maggior parte delle aree geografiche, mentre in Italia le ore più inquinate sono quelle tra le 20:00 e le 24:00, in cui vengono superate le linee guida giornaliere dell’OMS sul PM2,5 (15 µg/m3) con un minimo di 15,43 e un massimo di 17,32 µg/m3. Tuttavia, guardando al lato positivo, l’Italia è tra le aree geografiche che hanno superato i livelli raccomandati per meno del 50% della giornata, insieme a Berlino, Austria, Israele, Polonia, Spagna (tutte le città, inclusa la media nazionale) e Romania. Analogamente a quanto accade per le diverse ore della giornata, anche le stagioni corrispondono a periodi in cui trascorriamo più o meno tempo al chiuso. Durante l’anno, fino al 90% del nostro tempo totale viene trascorso indoor, che sia a casa, al lavoro, o per svolgere attività di svago. I dati provenienti dai purificatori connessi Dyson hanno evidenziato che nel 2022 il periodo invernale è stato la stagione più inquinata a livello globale. Una delle ragioni dietro i livelli più elevati di PM2,5 all’interno quando il clima è più freddo è il fatto che si tendano a “sigillare” maggiormente le abitazioni, tenendo le finestre chiuse e possibilmente utilizzando fonti di riscaldamento a combustione, come il riscaldamento a gas, stufe a legna o anche l’accensione di candele.

Fonte: Sky TG 24

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IN ITALY THE AIR IS MORE POLLUTED IN HOMES THAN OUTDOORS FOR 6 MONTHS A YEAR. RESEARCH

Milan black jersey at world level. This was revealed by Dyson's first global Air Quality Connected Data project which examined indoor air quality data from over 2.5 million connected air purifiers

Dyson recently presented the results of its global Air Quality Connected Data project, which analyzed indoor air quality information collected from more than 2.5 million Dyson air purifiers between 2022 and 2023, to outline a detailed picture of air quality in homes around the world. All but four of the countries examined recorded indoor PM2.5 levels higher than outdoor ones for six months or more, including Italy - where average monthly indoor PM2.5 values ​​exceeded outdoor ones for seven months in 2022, China, Australia, France, Austria, Canada and Spain, whose homes experienced worse air quality than outdoors for every single month of the year. Only in homes in India, Norway, Poland and Finland were PM2.5 levels generally lower than outside, exceeding them for less than six months during 2022.

Milan black jersey

From the point of view of individual cities, the comparison between outdoor and indoor PM2.5 pollution was particularly negative in Milan, which recorded the worst overall result: the average annual indoor PM2.5 levels in 2022 were 2.63 times higher than those outdoors, a greater discrepancy than any other city studied, with peaks in the months of December (3.46) and January (3.48), up to the record of 4.17 times higher than the values outdoors in March. After Milan, other negative records were those of Shenzhen (with annual indoor PM2.5 levels 97% higher than outdoors), Amsterdam (76%), Seoul (53%), Madrid (50%), Melbourne (40%), Vienna (37%), Singapore (36%) and New York (35%). 21 cities (out of 35 examined) recorded average annual levels of PM2.5 indoors that were higher than outdoors. Analyzing the monthly data, there are eight cities that recorded indoor PM2.5 levels higher than outdoors for every single month of the year: Shenzhen, New York, Melbourne, Milan, Rome, Seoul, Vienna and Amsterdam.

World situation

If you take into consideration the data from Dyson connected purifiers globally for the whole of 2022, ranking countries based on their average PM2.5 level, the results are surprising. While India and China occupy the top two places, probably due to the relationship between indoor and outdoor air quality, Romania ranked sixth, Italy eighth, Poland ninth and Austria tenth. The UK (22nd) overtook the US (26th), Canada (27th) and Australia (28th), but Germany and France ranked even higher, at 17th respectively and in 19th place. The average annual indoor values ​​exceeded the annual WHO guidelines for PM2.5 (5 µg/m3) in all countries involved in the study: in India the value was 11 times higher than the recommended one, in China by 6 times, in Turkey and the United Arab Emirates by 4 times and in South Korea, Romania, Mexico and Italy by 3 times. Italy is among the top 10 countries (8th place) for average annual level of PM2.5, together with India, China, Turkey, United Arab Emirates, South Korea, Romania, Mexico, Poland and Austria; all markets that in the ranking surpass more "typically" polluted countries such as Thailand, Malaysia, the Philippines and Germany.

Average annual values ​​of VOC (Volatile Organic Compounds or VOC Volatil Organic Compounds)

Unlike what was found for PM2.5, according to Dyson connected purifiers, European countries record the highest annual levels of VOCs (Volatile Organic Compounds). The 10 countries with the highest values ​​are in fact Austria, Romania, Germany, Switzerland, Poland, Turkey, India, Italy, China and Ireland. Rome also ranks among the 10 most polluted cities by VOCs in the world, together with Munich, Beijing, Cologne, Berlin, Vienna, Delhi, Istanbul, Shanghai and Mexico City. It's worth highlighting that Dublin, Paris and Milan (the latter, in this case, with levels lower than the national average) still outranked megacities such as Tokyo and Seoul, as well as all US cities and even London.

The impact of weather and time

In most countries surveyed by Dyson, indoor PM2.5 levels were highest during the evening and night hours, coinciding with the time most people spend at home, rather than at work, at school or elsewhere. The data therefore suggests that this longer, more polluted time frame could be responsible for greater exposure to PM2.5 in homes. The peak hours globally were between 6:00 PM and midnight in most geographical areas, while in Italy the most polluted hours are those between 8:00 pm and midnight, in which they are exceeded the WHO daily guidelines on PM2.5 (15 µg/m3) with a minimum of 15.43 and a maximum of 17.32 µg/m3. However, looking on the bright side, Italy is among the geographical areas that exceeded the recommended levels for less than 50% of the day, together with Berlin, Austria, Israel, Poland, Spain (all cities, including the national average) and Romania. Similarly to what happens with the different hours of the day, the seasons also correspond to periods in which we spend more or less time indoors. During the year, up to 90% of our total time is spent indoors, whether at home, at work, or carrying out leisure activities. Data from Dyson connected purifiers highlighted that in 2022 the winter period was the most polluted season globally. One of the reasons behind the higher levels of PM2.5 indoors in colder weather is the fact that we tend to “seal” homes more, keeping windows closed and possibly using combustion heating sources, such as gas heating, wood stoves or even the lighting of candles.

Source: SkyTG24



https://tg24.sky.it/ambiente/2024/01/16/inquinamento-italia-qualita-aria

Aria malsana nel Lazio: cittadini sempre più insofferenti. Cresce interesse verso azione collettiva Consulcesi

Il 2024 inizia con un boom di interesse verso l’azione collettiva di Consulcesi: +14% nell’ultimo mese. Tortorella: “Blocco auto e ‘stare a casa’ non sono soluzioni. Cittadini stanchi chiedono azioni più concrete”

https://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=119531


17 GENNAIO 2024 

Aumenta l’inquinamento e di pari passo il malessere dei cittadini laziali. Nella regione l’azione collettiva targata Consulcesi registra un aumento del +14%, passando da circa 20mila ad oltre 23.300 solo negli ultimi 30 giorni, tra dicembre 2023 e le prime due settimane del nuovo anno. La mobilitazione diventa un grido pressante per il riconoscimento del diritto fondamentale a respirare aria salubre, con un numero sempre maggiore di cittadini che manifestano interesse per l’iniziativa collettiva Aria Pulita.

“Sarà per la stanchezza di fronte ai bollettini sempre più critici delle centraline di monitoraggio, per le restrizioni del traffico che complicano una mobilitazione già difficile, o per le crescenti evidenze sugli impatti devastanti sulla salute fisica e mentale, ma dal Lazio arriva un segnale chiaro: la popolazione è preoccupata e chiede azioni più incisive per migliorare la qualità dell’aria”, commenta Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi.

“Che quanto è stato fatto finora per salvaguardare la salute dei cittadini non sia abbastanza è purtroppo cosa certa ormai, – aggiunge Tortorella – lo confermano i dati sulla riduzione degli inquinanti e lo ribadisce ancora una volta la Commissione Europea, tornata ad esprimersi sugli sforamenti dei limiti nella Valle del Sacco, registrati in questi giorni”.

La popolazione della zona, infatti, da anni respira aria malsana, ha più volte accertato e condannato la stessa Commissione, che recentemente si è detta preoccupata per i nuovi sforamenti di polveri sottili registrati nella Valle, con concentrazioni pari a 133 microgrammi per metro cubo, contro una soglia massima di 10 µg/m³.

Non solo la Valle del Sacco però, è soffocata dall’inquinamento. Secondo gli ultimi dati Legambiente contenuti nei due report 2023 “Mal’Aria di Città” ed “Ecosistema Urbano”, Frosinone con i suoi 17 microgrammi/m3 di PM2.5 si classifica tra le città con una qualità dell’aria considerata “insufficiente”, mostrandosi in miglioramento negli ultimi dieci anni, ma ben lontana dalla riduzione del 41% necessaria per rientrare nei nuovi limiti UE, da raggiungere quanto prima e non oltre il 2030.

Male, anzi malissimo, la situazione di Roma se si guarda al biossido di azoto (NO2). Per questo inquinante, la città mostra un tasso medio annuo di decrescita pari al -6%, mentre con una concentrazione media annua pari a 33 microgrammi/metro cubo, deve puntare a una riduzione del 39% entro il 2030. All’attuale trend di riduzione, la Capitale impiegherebbe 11 anni, circa il doppio del tempo dettato in sede UE.

Come concludono anche le analisi di Legambiente, i miglioramenti ci sono ma sono troppo piccoli: di questo passo raggiungere i nuovi obiettivi fissati dall’Unione Europea per i livelli di inquinanti atmosferici entro il 2030 risulta irrealizzabile per le città italiane, molto di più si può e si deve fare.

Il Lazio è tra le regioni italiane che ospita più cittadini candidabili all’azione collettiva Aria Pulita. Sono infatti oltre cinque milioni e mezzo i laziali eleggibili per l’iniziativa legale tra i 3.384 comuni e città italiane individuate dal team di Consulcesi tra quelli per i quali la Corte di Giustizia Europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (PM10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 110 i comuni laziali in cui la popolazione è stata costretta a respirare aria cattiva e potenzialmente dannosa per la loro salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento alla Stato, aderendo all’azione collettiva Aria Pulita di Consulcesi.

Per partecipare all’azione collettiva, è sufficiente dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per informazioni su come aderire, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria Pulitawww.aria-pulita.it.

17 Gennaio 2024

Fonte: Quotidiano Sanità

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Unhealthy air in Lazio: increasingly impatient citizens. Interest is growing in Consulcesi collective action

2024 begins with a boom in interest in Consulcesi's collective action: +14% in the last month. Tortorella: “Car lock and 'staying at home' are not solutions. Tired citizens ask for more concrete actions".

Pollution increases and at the same time the discomfort of Lazio citizens. In the region, the collective action by Consulcesi recorded an increase of +14%, going from around 20 thousand to over 23,300 in the last 30 days alone, between December 2023 and the first two weeks of the new year. The mobilization becomes a pressing cry for the recognition of the fundamental right to breathe healthy air, with an ever-increasing number of citizens showing interest in the collective initiative Aria Pulita.

"It may be due to tiredness in the face of increasingly critical bulletins from monitoring stations, due to traffic restrictions that complicate an already difficult mobilisation, or due to the growing evidence on the devastating impacts on physical and mental health, but a clear signal is coming from Lazio region: the population is worried and asks for more incisive actions to improve air quality", comments Massimo Tortorella, President of Consulcesi.

“Unfortunately, it is now certain that what has been done so far to safeguard the health of citizens is not enough,” adds Tortorella. limits in the Sacco Valley, recorded in recent days".

The population of the area, in fact, has been breathing unhealthy air for years, as the Commission itself has repeatedly ascertained and condemned, which recently said it was concerned about the new exceedances of fine particles recorded in the Valley, with concentrations equal to 133 micrograms per cubic meter, against a maximum threshold of 10 µg/m³.

However, not only the Sacco Valley is suffocated by pollution. According to the latest Legambiente data contained in the two 2023 reports "Mal'Aria di Città" and "Ecosistema Urbano", Frosinone with its 17 micrograms/m3 of PM2.5 ranks among the cities with an air quality considered "insufficient", showing improvement over the last ten years, but far from the 41% reduction needed to fall within the new EU limits, to be achieved as soon as possible and no later than 2030 (in line with Agenda 2030 objectives).

The situation in Rome is bad, or rather very bad, if you look at nitrogen dioxide (NO2). For this pollutant, the city shows an average annual rate of decrease of -6%, while with an average annual concentration of 33 micrograms/cubic meter, it must aim for a reduction of 39% by 2030. At the current trend of reduction, the Capital would take 11 years, approximately double the time dictated by the EU.

As Legambiente's analyzes also conclude, there are improvements but they are too small: at this rate, reaching the new objectives set by the European Union for the levels of air pollutants by 2030 is unachievable for Italian cities, much more is possible and it must be done.

Lazio is among the Italian regions that hosts the most citizens eligible for the collective action Aria Pulita. In fact, over five and a half million people from Lazio are eligible for the legal initiative among the 3,384 municipalities and Italian cities identified by the Consulcesi team among those for which the European Court of Justice has fined Italy for violating the threshold values ​​of fine particles (PM10) and nitrogen dioxide (NO2). In total there are over 110 municipalities in Lazio where the population has been forced to breathe bad air that is potentially harmful to their health and which, for this reason, can request compensation from the State by joining the collective action Aria Pulita of Consulcesi.

To participate in the collective action, it is sufficient to demonstrate, through a historical certificate of residence, that you have resided between 2008 and 2018 in one or more of the territories involved. For information on how to join, Consulcesi makes the Aria Pulita website available: www.aria-pulita.it

Source: Quotidiano Sanità


Da smog a salute mentale, i nemici 3.0 del cuore e come difendersi

18 Gennaio 2024 | 13.19 Redazione Adnkronos

Un’ampia review coordinata dal Gemelli Roma: “Il 15% degli infartuati non presenta fattori di rischio noti”

Lo smog in una città

I nemici del cuore e delle coronarie sono tanti e vanno ben al di là di quelli tradizionali, i cosiddetti fattori di rischio modificabili o ‘Smurfs’ (colesterolo, diabete, ipertensione, fumo). Se di certo i ‘grandi classici’ non sono da trascurare, va considerato che almeno il 15% degli infartuati non presenta alcun fattore di rischio noto. E’ dunque necessario allargare la visuale e far luce sui nuovi pericoli dai quali proteggersi. E’ quanto ha cercato di fare una review pubblicata sull”European Heart Journal’, coordinata da ricercatori di Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs-Università Cattolica di Roma, in collaborazione con prestigiosi esperti americani (Deepak Bhatt del Mount Sinai di New York e Sanjay Rajagopalan della Case Western Reserve University di Cleveland).

I risultati dello studio

Lo studio riassume i principali ‘nuovi’ rischi per il cuore nel nome-ombrello di ‘esposoma’. Tra le ‘new entry’ vanno considerati l’inquinamento (dell’aria, del suolo, dell’acqua, esposizione a sostanze chimiche), fattori socio-economici e psicologici (stress, depressione, isolamento sociale), ma anche malattie infettive come l’influenza e il Covid-19, con le quali facciamo pesantemente i conti ogni inverno.

“Sebbene negli anni i trattamenti contro i fattori di rischio tradizionali siano diventati sempre più efficaci e abbiano contribuito non poco a ridurre incidenza e conseguenze della cardiopatia ischemica – sottolinea Rocco Montone, cardiologo presso la UOC Cardiologia intensiva del Gemelli – questa resta la principale causa di morte nel mondo. Per questo l’attenzione si sta allargando dai fattori di rischio tradizionale a tutto ciò che ci circonda, al mondo del quale siamo immersi, fatto di inquinamento, virus, problemi economici e psicologici che, a loro volta, possono contribuire in maniera sostanziale a determinare e perpetuare il problema ‘cardiopatia ischemica’”.

“Questi fattori di rischio – prosegue Montone – interagiscono in modo imprevedibile, spesso potenziandosi tra loro. Ecco perché è necessario considerarli nella loro totalità, includendoli in questo nuovo paradigma dell’esposoma. La nostra review fa dunque il punto su come l’esposizione a lungo termine all’esposoma possa contribuire alla comparsa di cardiopatia ischemica e suggerisce quali potenziali strategie di mitigazione del rischio andrebbero messe in atto”.

Il ruolo dell’inquinamento

Primo fattore analizzato dagli esperti: l’inquinamento ambientale. L’inquinamento atmosferico (soprattutto da Pm2.5 o particolato fine) da solo può ridurre l’aspettativa di vita di 2,9 anni (il fumo di tabacco la riduce di 2,2 anni). Lo studio Global Burden of Disease (Gbd) ha stimato che nel 2019 fossero direttamente riconducibili all’inquinamento nel mondo 7 milioni di decessi (4,1 da inquinamento ambientale e 2,3 da inquinamento domestico). “Questi decessi da inquinamento – spiega Montone – sono causati soprattutto da malattie cardiovascolari (arresto cardiaco, scompenso, aritmie, ictus ischemico e soprattutto infarti) e agiscono su vari meccanismi. L’esposizione all’aria inquinata ad esempio ‘ossida’ il colesterolo cattivo (Ldl), rendendolo più pericoloso, e altera la funzionalità del colesterolo ‘buono’ (Hdl), rendendo così meno efficaci anche le statine. L’esposizione acuta a Pm2.5 proveniente dagli scappamenti dei veicoli diesel può determinare un rialzo improvviso della pressione. Gli inquinanti atmosferici inoltre possono alterare la sensibilità all’insulina e promuovere la comparsa di diabete, attraverso stress ossidativo e infiammazione cronica; secondo il Gbd, fino al 22% dei casi di diabete di tipo 2 potrebbero essere imputati all’inquinamento”.

Pesa anche lo stress sociale

Altri problemi vengono dall’inquinamento acustico, da quello luminoso e dallo stress sociale, che alterando gli ormoni dello stress e i ritmi circadiani (con la deprivazione o frammentazione del sonno) possono peggiorare lo stress ossidativo e la risposta infiammatoria, portando a disfunzione endoteliale, ad una maggior aggregabilità delle piastrine e promuovendo così la comparsa di cardiopatia ischemica.

L’inquinamento del suolo infine, come quello da metalli pesanti (cadmio, piombo e arsenico), pesticidi o particelle di plastica, può contaminare l’acqua e il cibo che mangiamo, contribuendo anch’esso alla comparsa di eventi cardiaci avversi. Anche i cambiamenti climatici, che sono strettamente correlati all’inquinamento, hanno un impatto importante sulla salute del cuore. “Le ondate di caldo – ricorda Montone – sono sempre più frequenti; una prolungata esposizione al caldo è stata di recente correlata ad aumentato rischio di mortalità cardiovascolare”.

Cuore e cervello legati a doppio filo

Da non sottovalutare poi la salute mentale, legata a doppio filo a quella del cuore. Stress cronico, depressione, isolamento sociale e solitudine possono dare un importante contributo alle malattie cardiovascolari. Lo stress determina una iper-attivazione del sistema nervoso simpatico che può portare a ipertensione arteriosa, mentre l’aumentata produzione di cortisolo dai surreni può promuovere insulino-resistenza e favorire la comparsa di obesità viscerale.

Lo stress infine si associa spesso ad alterate abitudini di vita (dieta poco sana, sedentarietà, fumo) che potenziano i fattori di rischio cardio-vascolari tradizionali. C’è poi il capitolo malattie infettive. Molte infezioni respiratorie come l’influenza e il Covid-19, ma anche le parodontiti e le infezioni da Helicobacter pylori e Chlamydia, sono correlate ad un aumento rischio cardiovascolare; aumentano l’infiammazione sistemica, lo stress ossidativo, l’attivazione piastrinica e possono danneggiare direttamente le cellule del cuore (miociti), evidenzia lo studio.

“Trattare l’esposoma per proteggere il cuore – osservano gli esperti – di certo non è facile come assumere pillola contro il colesterolo o la pressione. E se la responsabilità individuale ha comunque uno spazio importante, sono necessarie anche azioni di politica ambientale e di mitigazione più alte. E’ importante tuttavia essere consapevoli dei rischi e contribuire, ognuno per la nostra parte, alla riduzione di questi fattori di rischio che impattano non solo sul singolo ma su tutta la collettività”.

“Sul fronte dell’inquinamento ambientale – suggerisce Montone – sarebbe opportuno velocizzare la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, mettere in atto politiche per la riduzione del traffico nei centri cittadini e promuovere i trasporti con veicoli a basse o a zero emissioni. Importante anche ripensare le città, evitando la commistione di aree industriali e residenziali.

Se l’esercizio fisico all’aperto è sempre raccomandabile, è importante che venga fatto in aree verdi, lontane dal traffico. Nelle giornate a maggior tasso di inquinamento, potrebbe essere opportuno indossare una mascherina quando si esce o restare in casa con le finestre chiuse, usando dei purificatori d’aria. L’inquinamento acustico si riduce adottando tecnologie per ridurre il rumore dei trasporti, regolamentando il traffico, incoraggiando l’uso di veicoli elettrici, disegnando edifici a prova di rumore, creando aree verdi che fanno da ‘tampone’ naturale dei rumori. L’inquinamento luminoso si combattere a livello pubblico e personale; oltre a ricordarci di spegnere le luci, per favorire l’igiene del sonno, è bene ricordarsi di serrare le tapparelle o di indossare una mascherina sugli occhi”. A livello internazionale sta crescendo il movimento di sensibilizzazione al problema che celebrerà la settimana internazionale ‘DarkSky’, dal 2 all’8 aprile.

L’importanza dell’alimentazione

Anche a tavola bisogna ricordarsi di adottare una dieta da fonti sostenibili, come la dieta mediterranea; ridurre il consumo di carne rossa fa bene alla salute personale e a quella dell’ambiente. Mentre “sul fronte della protezione dalle malattie infettive che mettono a rischio il cuore”, per Montone “è importante insistere nelle campagne vaccinali autunnali contro influenza e Covid-19, promuovere misure l’igiene delle mani, la sanificazione delle superfici e degli ambienti, indossare una mascherina facciale nei luoghi chiusi e affollati”.

“Sebbene la consapevolezza sociale del problema sia in aumento e le principali linee guida cardiovascolari stiano ora prendendo in considerazione l’importanza di ridurre l’esposizione a questi nuovi fattori di rischio cardiovascolare – commenta Filippo Crea, Editor-in-Chief dell’European Heart Journal, direttore del Centro di eccellenza di Scienze cardiovascolari ospedale Isola Tiberina-Gemelli Isola, già ordinario di Cardiologia all’Università Cattolica – c’è ancora molta strada da fare per implementare strategie preventive e di gestione. In questo contesto, gli operatori sanitari e le organizzazioni pubbliche in generale dovrebbero essere consapevoli della necessità di affrontare questo cambio di paradigma”.

“Infine – conclude Crea – sarà fondamentale promuovere ulteriori ricerche per studiare il modo in cui questi fattori di rischio emergenti, da soli e in combinazione, influiscono sull’integrità del sistema cardiovascolare. E’ importante iniziare a esplorare in profondità il ‘lato nascosto della luna’ in quanto, come dimostrato in un recente lavoro epidemiologico pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’, i fattori di rischio noti (ipertensione, diabete, ipercolesterolemia e fumo) spiegano solo metà delle malattie cardiovascolari”.

Fonte: Adnkronos

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From smog to mental health, the 3.0 enemies of the heart and how to defend yourself

An extensive review coordinated by Gemelli Rome: "15% of heart attack patients have no known risk factors"

The enemies of the heart and coronary arteries are many and go far beyond the traditional ones, the so-called modifiable risk factors or 'Smurfs' (cholesterol, diabetes, hypertension, smoking). While the 'great classics' are certainly not to be overlooked, it should be considered that at least 15% of heart attack victims do not present any known risk factor. It is therefore necessary to broaden the view and shed light on the new dangers from which to protect ourselves. This is what a review published in the 'European Heart Journal', coordinated by researchers from Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs-Catholic University of Rome, attempted to do, in collaboration with prestigious American experts (Deepak Bhatt of Mount Sinai in New York and Sanjay Rajagopalan of Case Western Reserve University in Cleveland).

The results of the study

The study summarizes the main 'new' risks for the heart under the umbrella name of 'exposome'. Among the 'new entries' we must consider pollution (of air, soil, water, exposure to chemical substances), socio-economic and psychological factors (stress, depression, social isolation), but also infectious diseases such as flu and Covid-19, which we deal with heavily every winter.

"Although over the years the treatments against traditional risk factors have become increasingly effective and have contributed significantly to reducing the incidence and consequences of ischemic heart disease - underlines Rocco Montone, cardiologist at the Gemelli Intensive Cardiology Unit - this remains the main cause of death in the world. For this reason, attention is broadening from traditional risk factors to everything that surrounds us, to the world in which we are immersed, made up of pollution, viruses, economic and psychological problems which, in turn, can contribute in substantial way to determine and perpetuate the problem of 'ischemic heart disease'".

"These risk factors - continues Montone - interact in an unpredictable way, often enhancing each other. This is why it is necessary to consider them in their entirety, including them in this new paradigm of the exposome. Our review therefore takes stock of how exposure to long-term exposure to the exposome may contribute to the onset of ischemic heart disease and suggests which potential risk mitigation strategies should be implemented".

The role of pollution

First factor analyzed by experts: environmental pollution. Air pollution (especially PM2.5 or fine particulate matter) alone can reduce life expectancy by 2.9 years (tobacco smoking reduces it by 2.2 years). The Global Burden of Disease (GBD) study estimated that in 2019, 7 million deaths in the world were directly attributable to pollution (4.1 from environmental pollution and 2.3 from domestic pollution). "These deaths from pollution - explains Montone - are caused above all by cardiovascular diseases (cardiac arrest, heart failure, arrhythmias, ischemic strokes and above all heart attacks) and act on various mechanisms. Exposure to polluted air, for example, 'oxidizes' bad cholesterol (LDL), making it more dangerous, and alters the functionality of 'good' cholesterol (HDL), thus making even statins less effective. Acute exposure to PM2.5 coming from diesel vehicle exhausts can cause a sudden rise in blood pressure Atmospheric pollutants can also alter insulin sensitivity and promote the onset of diabetes, through oxidative stress and chronic inflammation; according to the Gbd, up to 22% of cases of type 2 diabetes could be attributed to pollution".

Social stress also weighs heavily

Other problems come from noise pollution, light pollution and social stress, which by altering stress hormones and circadian rhythms (with sleep deprivation or fragmentation) can worsen oxidative stress and the inflammatory response, leading to endothelial dysfunction, greater aggregability of platelets and thus promoting the appearance of ischemic heart disease.

Finally, soil pollution, such as that from heavy metals (cadmium, lead and arsenic), pesticides or plastic particles, can contaminate the water and food we eat, also contributing to the onset of adverse cardiac events. Climate change, which is closely related to pollution, also has a major impact on heart health. "Heat waves - recalls Montone - are increasingly frequent; prolonged exposure to heat has recently been correlated with an increased risk of cardiovascular mortality".

Heart and brain closely linked

Mental health should not be underestimated, as it is closely linked to that of the heart. Chronic stress, depression, social isolation and loneliness can be major contributors to cardiovascular disease. Stress causes hyper-activation of the sympathetic nervous system which can lead to arterial hypertension, while the increased production of cortisol from the adrenals can promote insulin resistance and favor the onset of visceral obesity.

Finally, stress is often associated with altered lifestyle habits (unhealthy diet, sedentary lifestyle, smoking) which enhance traditional cardiovascular risk factors. Then there is the chapter on infectious diseases. Many respiratory infections such as influenza and Covid-19, but also periodontitis and Helicobacter pylori and Chlamydia infections, are related to an increased cardiovascular risk; they increase systemic inflammation, oxidative stress, platelet activation and can directly damage heart cells (myocytes), the study highlights.

"Treating the exposome to protect the heart - the experts observe - is certainly not as easy as taking pills against cholesterol or blood pressure. And if individual responsibility still has an important place, environmental policy and mitigation actions are also necessary higher. However, it is important to be aware of the risks and contribute, each of us for our part, to the reduction of these risk factors which impact not only on the individual but on the entire community".

"On the environmental pollution front - suggests Montone - it would be appropriate to speed up the transition from fossil fuels to renewable energy, implement policies to reduce traffic in city centers and promote transport with low or zero emission vehicles. It is also important to rethink cities, avoiding the mixing of industrial and residential areas.

While outdoor physical exercise is always recommended, it is important that it is done in green areas, away from traffic. On days with higher levels of pollution, it may be appropriate to wear a mask when going out or stay indoors with the windows closed, using air purifiers. Noise pollution is reduced by adopting technologies to reduce transport noise, regulating traffic, encouraging the use of electric vehicles, designing noise-proof buildings, creating green areas that act as a natural 'buffer' against noise. Light pollution must be fought on a public and personal level; in addition to reminding us to turn off the lights, to promote sleep hygiene, it is good to remember to close the shutters or wear an eye mask". At an international level, the movement to raise awareness of the problem is growing and will celebrate the international 'DarkSky' week ', from 2 to 8 April.

The importance of nutrition

Even at the table we must remember to adopt a diet from sustainable sources, such as the Mediterranean diet; Reducing the consumption of red meat is good for personal health and that of the environment. While "on the front of protection from infectious diseases that put the heart at risk", for Montone "it is important to insist on autumn vaccination campaigns against influenza and Covid-19, promote hand hygiene measures, the sanitisation of surfaces and environments, wear a face mask in closed and crowded places".

"Although social awareness of the problem is increasing and major cardiovascular guidelines are now taking into consideration the importance of reducing exposure to these new cardiovascular risk factors - comments Filippo Crea, Editor-in-Chief of the European Heart Journal, director of the Center of Excellence for Cardiovascular Sciences at the Isola Tiberina-Gemelli Isola hospital, former full professor of Cardiology at the Catholic University - there is still a long way to go to implement preventive and management strategies. In this context, health workers and public organizations in general should be aware of the need to address this paradigm shift."

"Finally - concludes Crea - it will be essential to promote further research to study the way in which these emerging risk factors, alone and in combination, influence the integrity of the cardiovascular system. It is important to begin to explore in depth the 'hidden side of moon' because, as demonstrated in a recent epidemiological work published in the 'New England Journal of Medicine', the known risk factors (hypertension, diabetes, hypercholesterolemia and smoking) explain only half of cardiovascular diseases".

Source: Adnkronos

Altro che deumidificatore, per purificare l’aria in casa ti basterà mettere questa pianta: è ‘magica’

15 Gennaio 2024 di Manuela La Martire

Una pianta con grandi effetti purificanti: ecco cosa devi avere in casa a tutti i costi per un’aria più respirabile.

Non servirà più acquistare un deumidificatore o un purificatore per respirare un’aria migliore nella propria abitazione. Basterà una piantina, anche molto bella esteticamente, che ti aiuterà a vivere meglio in casa. Ecco qual è.

https://ascoli.cityrumors.it/lifestyle/altro-che-deumidificatore-per-purificare-laria-in-casa-ti-bastera-mettere-questa-pianta-e-magica.html

Si tratta di una pianta che non occupa molto spazio, si adatta ad un vaso piccolo, ma può crescere in lunghezza a dismisura. Ecco perché è meglio posizionarla in un punto alto, per permetterle di crescere senza ostacoli. E’ da sempre utilizzata come pianta ornamentale, ma negli ultimi anni sempre più persone stanno apprezzando le sue proprietà.

Stiamo parlando del Pothos, chiamato anche “Ivy del Diavolo”, è capace anche di assorbire sostanze tossiche tra cui il benzene (C6H6) e la formaldeide (CH2O). Si adatta a qualsiasi condizione di luce, qualsiasi luogo ed è anche facile da accudire.

E’ anche un ottimo alleato per coloro che soffrono di allergie respiratorie, soprattutto perché mantiene bassi i livelli di umidità nell’aria. Permette anche di creare un ambiente rilassante e confortevole, riportando al contatto con la natura. Ma come ci si prende cura di questa pianta?

Come prendersi cura di un Pothos

Prendersi cura di questa pianta è davvero semplice, anche per coloro che non hanno il pollice verde. Bisogna solo rispettare alcuni piccoli accorgimenti per permettere al tuo Pothos di crescere rigoglioso e aiutarti nella quotidianità.

Il Pothos o “Ivi del Diavolo” è la pianta che sarà tua complice in casa – Ascoli.CityRumors.it

E’ importante posizionare il Pothos in un punto illuminato ma da luce indiretta, come un ripiano esposto a nord, perché la luce solare diretta potrebbe bruciare le sue foglie. Inoltre, prima di poter procedere con una nuova irrigazione con acqua a temperatura ambiente, è fondamentale aspettare che il terreno si sia completamente asciugato.

E’ essenziale anche procedere con una potatura regolare, che permette alla piantina di sviluppare nuove foglie, oltre a mantenere una dimensione contenuta. Non necessita di concimi particolari, anche se si può fertilizzare il Pothos con un concime liquido bilanciato in primavera ed estate. In inverno non è necessario, perché cresce più lentamente. E’ importante a questo punto controllare la piantina dall’eventuale infestazione da acari o cocciniglie.

Accogliere un Pothos nella tua abitazione non solo ti permetterà di avere una casa decorata in modo naturale ed accogliente, ma ti permetterà di dire addio agli elettrodomestici che controllano la qualità dell’aria, a prescindere se tu sia pratico con le piante o un neofita. Prova per credere, il tuo organismo ti ringrazierà.

Fonte: Ascoli Cityrumors

Other than a dehumidifier, to purify the air in your home you just need to place this plant: it's 'magic'

A plant with great purifying effects: here's what you must have in your home at all costs for more breathable air.

You will no longer need to buy a dehumidifier or purifier to breathe better air in your home. A plan will be enough, even a very aesthetically beautiful one, which will help you live better at home. Here's what it is.

It is a plant that does not take up much space, it fits in a small pot, but can grow enormously in length. This is why it is better to place it in a high point, to allow it to grow without obstacles. It has always been used as an ornamental plant, but in recent years more and more people are appreciating its properties.

We are talking about the Pothos, also called "Devil's Ivy", it is also capable of absorbing toxic substances including benzene (C6H6) and formaldehyde (CH2O). It adapts to any light condition, any location and is also easy to look after.

It's also an excellent ally for those who suffer from respiratory allergies, especially because it keeps humidity levels in the air low. It also allows you to create a relaxing and comfortable environment, bringing you back into contact with nature. But how do you take care of this plant?

How to Care for a Pothos

Taking care of this plant is really simple, even for those who don't have a green thumb. You just need to respect a few small precautions to allow your Pothos to grow lush and help you in everyday life.

It's important to place the Pothos in a spot that is illuminated but provides indirect light, such as a shelf facing north, because direct sunlight could burn its leaves. Furthermore, before proceeding with a new irrigation with water at room temperature, it is essential to wait until the soil has completely dried.

It's also essential to proceed with regular pruning, which allows the plant to develop new leaves, as well as maintaining a contained size. It does not require special fertilizers, although Pothos can be fertilized with a balanced liquid fertilizer in spring and summer. In winter it is not necessary, because it grows more slowly. At this point it is important to check the seedling for any infestation by mites or scale insects.

Welcoming a Pothos into your home will not only allow you to have a home decorated in a natural and welcoming way, but will allow you to say goodbye to appliances that control the quality of the air, regardless of whether you are familiar with plants or a novice. Try it for yourself, your body will thank you.

Source: Ascoli Cityrumors

Tieni queste piante in casa per purificare l’aria: ecco quali coltivare

https://www.travelglobe.it/tieni-queste-piante-in-casa-per-purificare-laria-ecco-quali-coltivare/

18/01/2024 di Vincenzo Galletta

Il ruolo delle nostre amate piante, anche quelle non da appartamento come gli alberi, oltre a quelle da tenere in casa è conosciuto da svariati secoli, in quanto è essenziale per trasformare l’anidride carbonica in ossigeno puro da respirare e più in grande questo importante ruolo è divenuto sempre più importante anche nella sensibilità corale. Ma anche nel nostro “piccolo” alcune piante risultano essere particolarmente importanti da avere in casa, e per purificare l’aria.

Non tutte infatti sono dotate delle medesime capacità di purificazione dell’aria, e diversi esperti botanici ne hanno evidenziate alcune in particolare.

E non si tratta di una forma di “vezzo” o quant’altro ma una questione che viene anche utilizzata nella sua conoscenza ad esempio per coloro che per condizioni lavorative sono costretti a lavorare lontano dal verde.

Quali sono le piante più efficaci per purificare l’aria infatti è qualcosa di assolutamente utile da capire: addirittura alcuni studi della NASA hanno selezionato alcune tipologie di verde da selezionare per le stazioni spaziali e per la vita nello spazio dove ovviamente si è lontani dal pianeta.

Quasi sempre anche le piante da appartamento che possono anche replicate sia con la semina ma anche con la tecnica della talea hanno enormi capacità di “purificazione” dell’aria a partire dalla tradizionale felce, che riesce a “ripulire” l’ossigeno da tracce di componenti sintetici come formaldeide e xilene. In questo senso la felce, che esiste in centinaia di tipologie maggiormente presenta foglie grandi e più riesce a regolarizzare l’umidità del luogo dove si trova.

Anche la tradizionale Dracena, conosciuta anche volgarmente come il tronchetto della felicità può rivelarsi eccellente per capacità anche in spazi ampi come possono esere quelli di un salotto, di trasformare l’anidride carbonica in ossigeno ed anche fornire la capacità di eliminare il tricloroetilene che viene utilizzato per la pulizia, nei solventi, della casa specie per i metalli.

In tal senso anche il tradizionale ficus ha un ruolo importante, in quanto può essere impiegato per elimianare oltre il già menzionato tricloroetilene  anche il benzene, considerato un elemento da tempo potenzialmente cancerogeno.

Molto interessante anche la capacità di “purificazione” dell’aria della lingua di suocera, nome comune della pianta conosciuta in realtà come Dracaena trifasciata, dalle caratteristiche foglie che vanno verso l’alto: è in grado di eliminare facilmente le tipiche sostanze artificiali contenute nelle varie profumazioni ed è perfetta anche da mantenere in bagno visto che non ha bisogno di tantissima luce ma soprattutto di umidità.

Fonte: Travelglobe

English translate

Keep these plants at home to purify the air: here's which ones to grow

The role of our beloved plants, even non-indoor plants such as trees, as well as those to be kept indoors, has been known for several centuries, as it is essential for transforming carbon dioxide into pure oxygen to breathe and, more importantly, this important role has also become increasingly important in choral sensitivity. But even in our "small" world, some plants are particularly important to have at home, and to purify the air.

In fact, not all of them have the same air purification capabilities, and several botanical experts have highlighted some of them in particular.

And it is not a form of "habit" or anything else but an issue that is also used in its knowledge, for example for those who, due to working conditions, are forced to work away from the greenery.

In fact, which plants are the most effective for purifying the air is something absolutely useful to understand: some NASA studies have even selected some types of greenery to select for space stations and for life in space where obviously we are far from the planet .

Almost always even house plants which can also be replicated both with sowing but also with the cutting technique have enormous "purification" capabilities of the air starting from the traditional fern, which manages to "clean" the oxygen from traces of synthetic components such as formaldehyde and xylene. In this sense, the fern, which exists in hundreds of types, has larger leaves and is more able to regulate the humidity of the place where it is found.

Even the traditional Dracena, also commonly known as the log of happiness, can prove to be excellent for its ability even in large spaces such as those of a living room, to transform carbon dioxide into oxygen and also provide the ability to eliminate the trichlorethylene which is used for cleaning the house, in solvents, especially for metals.

In this sense, the traditional ficus also has an important role, as it can be used to eliminate not only the aforementioned trichlorethylene but also benzene, which has long been considered a potentially carcinogenic element.

Also very interesting is the ability of "mother-in-law's tongue" to "purify" the air, the common name of the plant actually known as Dracaena trifasciata, with the characteristic leaves that go upwards: it is able to easily eliminate the typical artificial substances contained in various fragrances and is also perfect to keep in the bathroom since it doesn't need a lot of light but above all humidity.

Source: Travelglobe

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

CLIMA, LA UE PROPONE UN AFFARE ALL’AFRICA: INQUINIAMO PAGANDO

NAIROBI, KENYA. Vertice sul cambio climatico, Von der Leyen: “la vostra green economy la finanziamo noi, con i crediti per il carbonio”

https://ilmanifesto.it/clima-la-ue-propone-un-affare-allafrica-inquiniamo-pagando

Luca Martinelli

Ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è volata in Kenya, per partecipare al summit dei Paesi africani sul clima (Africa Climate Summit 23), in corso ancora oggi a Nairobi. «Sono qui non solo per ascoltarvi, ma anche per portare l’offerta dell’Europa di essere vostra alleata alla Cop28 e di lavorare insieme su tutte le questioni all’ordine del giorno.

Perché, per quanto diversi possano sembrare i nostri due continenti, condividiamo gli stessi interessi in materia di azione per il clima» ha detto von der Leyen. Poi, però, quest’alleanza l’ha esemplificata nella possibilità di presentare «una proposta per la tariffazione globale del carbonio» alla prossima Conferenza Onu sul clima che si terrà a Dubai in Emirati Arabi Uniti (UAE) a fine novembre. Sarebbe – secondo von der Leyen – «una soluzione che potrebbe sbloccare enormi risorse per l’azione climatica in Africa», «uno degli strumenti più efficienti ed efficaci a nostra disposizione, perché favorisce l’innovazione da parte del settore privato. La tariffazione globale del carbonio è una soluzione che potrebbe sbloccare enormi risorse, perché fa sì che i grandi inquinatori paghino un prezzo equo e perché le entrate possono supportare la transizione pulita nei Paesi in via di sviluppo» ha concluso la presidente della Commissione Europea, dimenticando forse che una soluzione la suggeriscono le più autorevoli riviste scientifiche, quando da anni dicono che dobbiamo smettere di esplorare e sfruttare giacimenti di risorse fossili come gas e petrolio, ciò che fanno le imprese europee in Africa. Quanto ai prezzi per le emissioni, i meccanismi di scambio delle quote di CO2, come l’Emission Trading Scheme europeo, non riescono ad affrontare in modo radicale il problema fondamentale, che è – per l’UE – una riduzione drastica entro 6 anni e mezzo di nuove emissioni di gas climalteranti in atmosfera.

«Vi ascoltiamo – ha poi aggiunto parlando al presidente keniota William Ruto – quando dite che la prima priorità dell’Africa è far crescere la vostra economia e far uscire dalla povertà il maggior numero possibile di persone», dimenticando però che Africa ed Europa non possono essere alleati, perché la corsa alla crescita, almeno per com’è stata intesa e è tutt’ora intesa, va frenata. Ecco perché non è una buona notizia che uno dei temi centrali dell’Africa Climate Summit sia il finanziamento della green economy in Africa attraverso i «crediti di carbonio», dopo che alla COP27 di Sharm el-Sheikh in Egitto dell’anno scorso Paesi africani e istituzioni finanziarie hanno lanciato la Africa Carbon Markets Initiative: un’alleanza per arrivare nel 2030 all’emissione nel continente di 300 milioni di crediti di carbonio all’anno, per generare 6 miliardi di dollari di reddito annui.

Uno scenario business as usual che non avrà alcun effetto, se è vero – com’è vero – che mentre parliamo bene razzoliamo malissimo. Per dire, ieri il gruppo ambientalista Ember, che si occupa di transizione nella produzione di energia elettrica, ha spiegato che dal 2015 i Paesi del G20 hanno mediamente aumentato le emissioni pro capite di quasi il 7%, a causa dell’energia prodotta usando carbone, con Cina e India che hanno aggiunto nuovi impianti. Il conteggio pro capite di CO2 dell’Australia è quasi tre volte superiore alla media mondiale. Intanto ben sette membri del G20 – Cina, Brasile, India, Giappone, Corea del Sud, Sudafrica e Stati Unitinon hanno ancora elaborato dei piani per ridurre gradualmente l’uso del carbone.

«I Paesi del G20 – informa Ember – rappresentano l’80% delle emissioni del settore energetico mondiale, con una CO2 pro capite derivante dall’energia da carbone pari a 1,6 tonnellate nel 2022, rispetto a 1,5 tonnellate nel 2015 e significativamente superiore ad una media globale di 1,1 tonnellate». Abbiamo tutti gli strumenti, cioè, per capire dove andare ad agire. Non servono passerelle, come quella di Sultan Al Jaber, il presidente petroliere della prossima COP28, che a Nairobi ieri ha detto «il mondo sta perdendo la corsa per raggiungere i suoi obiettivi sul cambiamento climatico», ma azioni: saremo in grado, a dicembre prossimo, di dichiarare finita l’era fossile?

Fonte: Il Manifesto, Quotidiano Comunista

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

NUOVO SINTOMO DEL COVID19 CON LA SOTTOVARIANTE OMICRON XBB1.16 ARTURO CHE IN INDIA COLPISCE SOPRATTUTTO I BAMBINI: COSA SUCCEDE AGLI OCCHI

La sottovariante di Omicron, responsabile della nuova ondata di contagi che sta colpendo l’India, provocherebbe una congiuntivite soprattutto tra i bambini

Pubblicato il: 13-04-2023 13:32

di Claudio Carollo

Un nuovo sintomo del Covid-19 sta emergendo con la sottovariante ‘Arturo’, responsabile dell’ondata di casi che sta investendo l’India: un rossore unito a bruciore agli occhi diffuso soprattutto tra i bambini, simile a una congiuntivite allergica, che raramente era stato riscontrato nelle manifestazioni della malattia con le altre mutazioni di Omicron.

Covid, la nuova ondata in India per la variante ‘Arturo’

Come riportato da ‘Repubblica’, a differenza di Europa e Stati Uniti dove l’emergenza pandemica sembra essere ormai definitivamente scemata, l’India sta vivendo una nuova fase di contagi. Secondo il ministero della Salute del Paese asiatico i nuovi casi di Covid-19 sono arrivati a toccare quasi quota 8mila in 24 ore, il numero più alto registrato negli ultimi sette mesi.

Medico a lavoro in un reparto di Terapia intensiva di un ospedale indiano
https://notizie.virgilio.it/nuovo-sintomo-del-covid-con-la-variante-arturo-che-colpisce-soprattutto-i-bambini-cosa-succede-agli-occhi-1564314

A causare la nuova ondata è la diffusione della sottovariante Xbb.1.16, chiamata ‘Arcturus’, ultima della famiglia Omicron, più veloce rispetto alle precedenti, ma meno letale. In India questa mutazione del Sars-CoV-2 è diventata predominante e, nonostante l’impennata dei contagi non sia accompagnata da una crescita di ricoveri e decessi, il sistema sanitario del Paese si sta preparando a un eventuale balzo della curva epidemiologica, rinforzando la rete delle terapie intensive.

In questo quadro, alcuni stati indiani, come quello del Kerela, sono stati costretti a reintrodurre l’obbligo delle mascherine nei luoghi pubblici e per le categorie più esposte al rischio trasmissione (fragili o immunodepressi).

La variante Arturo è stata rilevata in 22 Paesi in tutto il mondo, tra i quali anche nel Regno Unito dove, anche se sono stati segnalati meno di 100 casi, la UK Health Security Agency (UKHSA) https://www.gov.uk/government/organisations/uk-health-security-agency ha innalzato il livelli di allerta per il boom di casi registrati in India.

Covid, il nuovo sintomo della variante Arturo

La variante Arturo si distingue dalle altre per una diffusione maggiore tra la popolazione in età infantile ed è caratterizzata da nuovo sintomo che colpisce i bambini, rilevato e descritto dal pediatra indiano Vipin M. Vashishtha, ex coordinatore dell’Accademia indiana di pediatria e componente dell’iniziativa Vaccine Safety Net (Vsn) dell’Organizzazione mondiale della sanità.

“Sono ricominciate, negli ultimi giorni, le segnalazioni di casi pediatrici di Covid dopo un intervallo di 6 mesi – scriveva l’esperto su Twitter giovedì scorso – Sembra emergere un fenotipo infantile: neonati trattati con febbre alta, raffreddore e tosse e congiuntivite pruriginosa e non purulenta con occhi appiccicosi, non osservati nelle precedenti ondate“.

Alcuni video presenti in questa sezione sono stati presi da internet, quindi valutati di pubblico dominio. Se i soggetti presenti in questi video o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà fare richiesta di rimozione inviando una mail a: team_verticali@italiaonline.it. Provvederemo alla cancellazione del video nel minor tempo possibile.

Fonte foto ANSA
https://www.gov.uk/government/organisations/uk-health-security-agency
https://www.gov.uk/government/news/national-flu-and-covid-19-surveillance-reports-published

14 APRILE 2023 14:49

Covid, Bertolaso: “Identificata in Italia la variante Arturo” | Bambini più colpiti, provoca congiuntiviti

E’ stata individuata dall’equipe del professor Fausto Baldanti, direttore dell’Unità di Microbiologia e Virologia del Irccs San Matteo di Pavia

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/covid-bertolaso-identificata-italia-variante-arturo_63480646-202302k.shtml

La variante Arturo del Covid è stata identificata in Italia “dall’equipe del professor Fausto Baldanti, direttore dell’Unità di Microbiologia e Virologia del Irccs San Matteo di Pavia”.

A comunicarlo è l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, spiegando che “al momento non sono presenti notizie di altre identificazioni a livello italiano di Arturo”, nome con cui è stata ribattezzata la variante Covid XBB.1.16.

Bertolaso: “No misure aggiuntive”

 “Mi complimento con il professor Baldanti e la sua equipe per l’importante attività di sorveglianza. Complimenti da estendere a tutti i laboratoristi lombardi che continuano l’attento lavoro di analisi – prosegue Bertolaso -. Per questa nuova variante non sono presenti evidenze per prevedere misure aggiuntive: rimane sempre importante come prevenzione, non solo per il Covid, ma per tutti i virus respiratori, una corretta igiene delle mani e l’utilizzo di mascherine in presenza di persone fragili/malate e quando si hanno i sintomi dell’influenza”.

Baldanti: “Valutiamo la situazione”

 “La variante Arturo – spiega il professor Baldanti – è stata identificata attraverso lo screening attivo presso l’ospedale che include sia pazienti ricoverati sia i pazienti che accedono al pronto soccorso. Il Centro Europeo per il controllo delle Malattie Infettive, nel report del 23 marzo, non ha ancora associato la variante a caratteristiche di maggior impatto né sulla gravità, né sulla capacità di infettare, al momento stiamo valutando attentamente la situazione”.

Variante Arturo colpisce di più i bambini

 Secondo l’Oms, la variante Arturo, legata a un forte aumento dei casi Covid registrato nell’ultimo mese in India, non sarebbe più grave delle altre sue sorelle della famiglia Omicron. Quello che sembra è che abbia però delle caratteristiche peculiari, ovvero colpisce di più i bambini e provoca congiuntiviti, con rossore e bruciore degli occhi. Secondo uno studio condotto dall’Università di Tokyo, inoltre, la nuova variante XBB.1.16 potrebbe essere 1,2 volte più contagiosa della variante Kraken.

Covid, +8,5% nuovi casi nell’ultima settimana

 Intanto aumentano i nuovi casi di Covid registrati in Italia negli ultimi 7 giorni: sono 21.779. È quanto emerge dal bollettino settimanale del ministero della Salute relativo al periodo compreso tra il 7 e il 13 aprile. La variazione percentuale è di +8,5% rispetto alla settimana precedente, quando i casi registrati sono stati 20.075.

Fonte: Tgcom 24 Mediaset

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

JOVANOTTI DEFINISCE GLI AMBIENTALISTI “PEGGIO DELLE FOGNE DI CALCUTTA”

https://www.liberoquotidiano.it/news/spettacoli/13498519/jovanotti-beach-tour-ambientalisti-peggio-fogne.html

Ben svegliato, Jova. Lorenzo Cherubini, in artigianato (“arte” è un po’ troppo) Jovanotti, ha fatto una scoperta sensazionale, è stato folgorato da una rivelazione inaspettata, ha deciso di regalarci uno scoop. L’ ecologismo contemporaneo, tenetevi forte, è una forma di fanatismo. E, come in tutte le forme di fanatismo, rispetta la regola aurea enunciata a suo tempo da Pietro Nenni: a fare il puro, troverai sempre uno più puro che ti epura. Noi cronistacci per la verità l’ avevamo intuito, che un’ ideologia la quale idolatra una sedicenne che si reca a New York in barca per non inquinare fosse classificabile come isteria di massa, totalitaria come tutte le isterie. Ma il nostro, si sa, tende a “pensare positivo” (che spesso equivale a non pensare) e ha dovuto sbattere il grugno contro la realtà, per cogliere con quali compagni di strada avesse a che fare. Per approfondire leggi anche: Placido Domingo rovinato dallo scandalo delle molestie capi d’ imputazione Il cantante (“cantautore”, di nuovo, è troppo) ha sfornato sulla sua pagina Facebook un lungo sfogo contro quegli ambientalisti che hanno attaccato il suo Jova Beach Tour. Praticamente tutti, eccetto il Wwf che ha collaborato all’ ideazione della serie di concerti sulle spiagge, infarcita di “iniziative plastic-free” e analoghe concessioni al politicamente corretto green. Che evidentemente non sono bastate a scongiurare all’ ecologista pop la scomunica degli ecologisti duri e puri, che via via lo hanno contestato per la nidificazione degli uccelli vicino alle spiagge, perché “disturbava la quiete della montagna” (copyright Reinhold Messner, già europarlamentare per i Verdi), perché turbava i fenicotteri rosa presenti in alcune lagune vicine ai concerti in Romagna, per l’ impatto della kermesse sulla primula di palinuro in Calabria. Paiono i capi d’ imputazione di un processo staliniano in versione surrealista, che hanno prodotto in Jovanotti la seguente gradevole impressione del mondo ambientalista: «Pieno di veleni, divisioni, inimicizie, improvvisazione, cialtroneria, sgambetti tra associazioni, protagonismo narcisista, tentativi di mettersi in evidenza gettando discredito su tutto e tutti». Conclusione, e scritto da uno avvezzo a comporre melassa sulla pace nel mondo anche quando ordina il caffè significa che non gli hanno risparmiato nulla del repertorio ecotalebano: «Il mondo dell’ ambientalismo è più inquinato dello scarico della fogna di Nuova Delhi!». Grazie Lorenzo, gioco, partita, incontro per noi che prendiamo l’ aereo, che non abbiamo la più pallida idea di cosa sia la primula di palinuro e forse a stento distinguiamo i fenicotteri rosa, che ci ostiniamo a non voler morire ringretiniti del tutto perché angosciati da mezzo grado Celsius in più sul termometro della Terra. Però, perdonaci, non ti aveva mai sfiorato il sospetto, che quelle tue pose da santone dell’ ecologicamente corretto, quel flirtare acritico con gli invasati del riscaldamento globale, quel riecheggiare tesi orecchiate sul senso di colpa che l’ animale uomo deve nutrire nei confronti della Natura benigna (una proiezione illusoria tutta umana, come risulterebbe chiaro ad ascoltare una serenata rap in meno e a leggere un verso di Leopardi in più) nei fatti stessero offrendo sponda a uno dei volti dell’ intolleranza odierna? Mai un dubbio – Non ha mai mostrato un dubbio o un sussulto di coscienza, il credente Jovanotti, nemmeno di fronte ai dogmi più grotteschi della chiesa ambientalista, da quello per cui per salvare il pianeta bisognerebbe smettere di fare figli e quindi archiviare la specie umana (sostenuto tra gli altri dalla starlette estremista dei democratici Usa, Alexandra Ocasio-Cortez), a quello per cui dovere di ogni buon cittadino rispettoso della Terra (in genere abitante nei centri storici delle metropoli, e dotato di portafoglio in grado di cambiare auto ogni anno) sarebbe quello di condurre una guerra senza quartiere contro le vecchie utilitarie, da tassare allo stremo e sostituire a forza con vetture elettriche chic (una bestialità che tra l’ altro ha partorito la rivolta dei gilet gialli in Francia). Niente, Jova era lì imperturbabile a strimpellare genericità pseudoecologiste e a pianificare il suo Beach Tour certificato dal WWF Italia. Ci volevano gli attacchi scomposti a questo, per fargli scoprire che l’ associazionismo verde non è un ritrovo di anime candide, ma spesso una sentina di ideologia, risentimento, mistica spacciata per scienza, mancanza di qualunque senso del ridicolo. Un po’ autoreferenziale, il buon(ista) Lorenzo, e molto ipocrita. La bestia dell’ ecofondamentalismo l’ avete alimentata voi, e adesso avete perso il controllo. In ogni caso benvenuto, seppur fuori tempo massimo, dalla parte dei miscredenti.

di Giovanni Sallusti

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

CLIMA, IN INDIA E PAKISTAN CALDO RECORD: A RISCHIO LA VITA DI UN MILIARDO DI PERSONE, ANCHE PER COLPA NOSTRA

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/30/clima-in-india-e-pakistan-caldo-record-a-rischio-la-vita-di-un-miliardo-di-persone-anche-per-colpa-nostra/6573932/

l riscaldamento globale ha conseguenze drammatiche sul mondo vivente. La grande barriera corallina australiana sta attraversando un periodo di crisi acuta, con stime del 50% di riduzione della vitalità dei coralli superficiali, più esposti alle ondate di calore. In Mediterraneo le ondate di calore degli ultimi 20 anni hanno causato estese morie di invertebrati che non sopportano temperature elevate. In compenso, sempre in Mediterraneo, più di mille specie tropicali si sono acclimatate alle nuove condizioni termiche, a volte sostituendo le specie indigene che non tollerano il caldo.

Queste cose ci “toccano” quando le vediamo in qualche documentario ma, finita la trasmissione, torniamo alla nostra vita quotidiana.

Il caldo è un nemico subdolo: non uccide, ma fa morire. Anche la nostra specie è soggetta al suo impatto. L’ondata di calore del 2003 ha causato migliaia di morti in Europa. Le stime parlano di 18.000 morti in Italia, 15.000 in Francia, 2.000 in Portogallo e molte centinaia in altri paesi europei, per un totale di quasi 40.000 morti. Le cifre derivano dal confronto del numero di morti negli anni “normali” rispetto a quelli dell’anno “caldo”. Gli anziani sono stati le vittime più frequenti. Proprio gli anziani mostravano, all’epoca, una forte avversione per l’aria condizionata ma, dal 2003, la diffidenza verso i condizionatori è venuta meno. Anche le utilitarie, oramai, hanno l’aria condizionata. L’aria condizionata salva la vita, ma la otteniamo bruciando combustibili, emettendo anidride carbonica, la principale responsabile del riscaldamento globale. Raffreschiamo “dentro”, ma riscaldiamo “fuori”, innescando un circolo vizioso nel consumo dell’energia.

In India e in Pakistan, in questi giorni, si preannuncia un’ondata di calore che metterà a rischio il benessere di un miliardo di persone. Stiamo andando incontro a un olocausto climatico? Nel 2017, a Lecce, il termometro ha raggiunto i 50 gradi. Apparentemente non è morto nessuno per questo, perché l’aria condizionata era oramai molto diffusa. Ero in città in quel periodo: fuori non si poteva stare. In passato le temperature eccezionali, i picchi, superavano i 30 gradi, poi si è passati ai 40 e ora siamo ai 50. Nella media, forse, le cose non sono cambiate granché, ma gli eventi estremi, soprattutto di caldo, si fanno sempre più frequenti ed intensi. Uno studio di Ispra sulle tendenze climatiche nel nostro paese conclude: “Praticamente tutti gli indici degli estremi di temperatura mostrano una tendenza al riscaldamento, con variazioni che in molti casi sono statisticamente significative”.

Non ho calcato molto la mano sulla situazione in India anche se, invece, dovrebbe smuoverci come se i fenomeni si verificassero a casa nostra: i casi “lontani” ci emozionano molto meno di quelli nostrani, dal caldo alle guerre. Dopo esserci commossi, dovremmo anche chiederci: e noi che ci possiamo fare? E la risposta non è: niente. Molti indiani e pakistani perderanno la vita perché noi occidentali siamo i principali produttori di gas climalteranti. Trasferendo le produzioni in quei paesi, inoltre, abbiamo delocalizzato l’inquinamento. Noi godiamo dei benefici e loro pagano i costi, spesso con la vita. Qualcuno si potrebbe chiedere: perché non mettono anche loro l’aria condizionata? E già… se non hanno il pane perché non mangiano brioches? Se gli otto miliardi di umani vivessero come noi saremmo veramente nei guai, tutti. I primi a doversi dare una regolata siamo proprio noi.

Non ho calcato molto la mano sulla situazione in India anche se, invece, dovrebbe smuoverci come se i fenomeni si verificassero a casa nostra: i casi “lontani” ci emozionano molto meno di quelli nostrani, dal caldo alle guerre. Dopo esserci commossi, dovremmo anche chiederci: e noi che ci possiamo fare? E la risposta non è: niente. Molti indiani e pakistani perderanno la vita perché noi occidentali siamo i principali produttori di gas climalteranti. Trasferendo le produzioni in quei paesi, inoltre, abbiamo delocalizzato l’inquinamento. Noi godiamo dei benefici e loro pagano i costi, spesso con la vita. Qualcuno si potrebbe chiedere: perché non mettono anche loro l’aria condizionata? E già… se non hanno il pane perché non mangiano brioches? Se gli otto miliardi di umani vivessero come noi saremmo veramente nei guai, tutti. I primi a doversi dare una regolata siamo proprio noi.

Il calore che investe il pianeta potrebbe diventare energia pulita da usare per contrastare gli effetti delle ondate di caldo? Forse le tecnologie non sono ancora mature, ma è indubbio che sta arrivando sempre più energia termica sul nostro pianeta. Possibile che non riusciamo a trarne vantaggio? Se le tecnologie non ci sono ancora, possibile che non riusciamo a svilupparle? La transizione ecologica dovrebbe servire a questo. Il calore solare, inoltre, non arriva attraverso i gasdotti di Putin. Le specie, con l’evoluzione, riescono a trarre vantaggio da situazioni di svantaggio, e noi ci reputiamo una specie molto “evoluta”. Nonostante tutti i progressi tecnologici, siamo ancora nell’età del fuoco: bruciamo “cose” per ottenere energia.

Prima di pensare a come produrre sempre più energia, comunque, dovremmo pensare seriamente a come consumarne sempre meno, e meglio. Chi vende energia, però, ha interesse a venderne sempre di più. Questi processi produttivi toccano la sicurezza nazionale e non possono essere lasciati al mercato, anche perché, nel lungo termine, hanno influenze negative anche sul mercato. Il lungo termine di 20 anni fa è ora!

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Dott. Alessio Brancaccio, Università di L’Aquila