tutela ambientale

INCONTRO SULLO STATO DI FOSSO MARINO

D’iniziativa di Stazione Ornitologica Abruzzese e Gruppo Fratino Vasto, domani alle 10 in piazza della Guardia Costiera per chiedere l’attuazione delle misure di rinaturalizzazione dell’area

https://www.zonalocale.it/2023/07/27/incontro-sullo-stato-di-fosso-marino/

VASTO – Domani venerdì 28 luglio alle 10 a Vasto marina, presso Fosso Marino (piazza della Guardia Costiera, all’altezza dei due pini) la Stazione ornitologica abruzzese e Gruppo Fratino Vasto terranno un incontro sullo stato attuale e futuro di Fosso Marino.

«Le due organizzazioni – si legge in una nota – prenderanno spunto dalle fake news che vengono ancora propalate, a partire dall’origine stessa di Fosso Marino, per fare il punto sulle criticità osservate e chiedere con forza l’attuazione delle misure di rinaturalizzazione dell’area previste dal Piano demaniale marittimo del Comune di Vasto».

di Redazione (redazione@zonalocale.it)

Sopralluogo a Fosso Marino, la prossima settimana partono le ispezioni per gli scarichi abusivi

INQUINAMENTO gio 27 luglio 2023

VASTO Sarà utilizzato un robot telecomandato per chiarire le cause dell’inquinamento

ATTUALITÀ di Federico Cosenza

Sopralluogo a Fosso Marino, la prossima settimana partono le ispezioni per gli scarichi abusivi ©Vastoweb
https://www.vastoweb.com/news/attualita/1126168/sopralluogo-a-fosso-marino-la-prossima-settimana-partono-le-ispezioni-per-gli-scarichi-abusivi

VASTO. Nel primo pomeriggio di ieri, intorno alle 15, l’assessore Alessandro D’Elisa ha fatto un sopralluogo con i tecnici comunali a Fosso Marino.

Qui in questa estate per ben due volte sono riscontrati valori non a norma ed è stato necessario emettere una ordinanza di divieto di balneazione temporanea (Leggi), poi revocata (Leggi).

I tecnici comunali hanno verificato i punti di accesso dato che la prossima settimana partiranno le ispezioni con un robot telecomandato per chiarire le cause dell’inquinamento e verificare gli scarichi abusivi, che ormai appare chiaro siano presenti.

Intanto per venerdì 28 luglio, alle ore 10, a Vasto marina la Stazione Ornitologica Abruzzese e Gruppo Fratino Vasto terranno una conferenza stampa sullo stato attuale di Fosso Marino e su quello futuro.

Le due organizzazioni faranno il punto sulle criticità osservate e per chiedere con forza l’attuazione delle misure di rinaturalizzazione dell’area previste dal Piano Demaniale Marittimo del Comune di Vasto.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

GRAVE INCENDIO DI STERPAGLIE TRA SAN SALVO E MONTENERO DI BISACCIA

Tempestivo l’intervento dei Vigili del Fuoco

Incendio scoppiato tra San Salvo in Abruzzo e Montenero di Bisaccia in Molise
https://www.zonalocale.it/2023/07/22/grave-incendio-san-salvo-montenero/

SAN SALVO – Ieri sera, intorno alle 21.30, un vasto incendio di sterpaglie si è scatenato nelle vicinanze dello svincolo della Trignina di San Salvo Montenero di Bisaccia.

Gli abitanti di San Salvo hanno immediatamente allertato i vigili del fuoco, che sono intervenuti tempestivamente per fronteggiare l’emergenza.

Squadre provenienti da diverse stazioni dei pompieri sono giunte sul posto con l’obiettivo di circoscrivere l’incendio e impedirne la propagazione.

di Redazione (redazione@zonalocale.it)

IL PETROLIO E LA PLASTICA CONTINUANO AD ASSEDIARE IL MARE MEDITERRANEO

https://www.lindipendente.online/2023/07/10/il-petrolio-e-la-plastica-continuano-ad-assediare-il-mare-mediterraneo/

Nonostante i sempre più ambiziosi impegni internazionali, il Mediterraneo è ancora uno dei mari più inquinati al mondo. Complici la dilagante antropizzazione delle coste del bacino e la posizione strategica, il Mare Nostrum è quindi oggi uno dei luoghi in cui la biodiversità marina è in assoluto più minacciata. Stiamo parlando di una ricca varietà di specie, uomo compreso, costantemente sotto pressione a causa delle impattanti attività richieste dall’odierno modello socioeconomico. Al riguardo, come non menzionare la ormai ubiquitaria plastica, i cui costituenti sintetici allo stato attuale sono praticamente in ogni rete alimentare nota. Oppure i combustibili fossili e i loro continui sversamenti che, ogni giorno che passa, rendono il Mediterraneo un mare sempre meno in salute: basta infatti un singolo litro di petrolio per inquinare un milione di litri di acqua.

Le perdite accidentali di idrocarburi nel Mar Mediterraneo sono tra l’altro più frequenti di quel che si pensi. In un solo anno, sono circa 200 mila le imbarcazioni di ogni tipologia che solcano il nostro mare e circa trecento le navi cisterna che trasportano giornalmente combustibili fossili. Un quantitativo totale di idrocarburi stimato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale in 350 milioni di tonnellate all’anno, di cui almeno 600 mila tonnellate finiscono però in mare. Basti pensare che, negli ultimi tre decenni, 27 incidenti hanno riversato nelle acque circa 272 mila tonnellate di greggio. Tuttavia, il problema è che «a parte gli episodi catastrofici – ha spiegato il biologo marino Emilio Mancuso impegnato proprio nella tutela del Mediterraneo – ci sono pressoché quotidianamente delle piccole perdite di idrocarburi in mare legate allo svuotamento delle acque di sentina e alle operazioni di rifornimento delle imbarcazioni da diporto». Senza contare poi il rilascio, accidentale o volontario che sia, di gasolio, solventi, lubrificanti e altri prodotti petroliferi.

Allo stesso modo, il Mar Mediterraneo è uno dei luoghi del Pianeta dove l’impatto dei rifiuti in plastica sulla biodiversità è più alto in assoluto. A dimostrarlo un recente studio che ha monitorato gli spostamenti di 7.137 uccelli appartenenti a 77 specie diverse e analizzato come questi si sovrapponessero alle mappe della prevalenza della plastica negli oceani del mondo. I ricercatori hanno affermato che è la prima volta che i dati di tracciamento di così tante specie vengono combinati con i dati sulla distribuzione della plastica su scala globale. Una valutazione imponente che ha rivelato quanto il Mar Mediterraneo insieme al Mar Nero siano “zone a rischio” particolari: insieme rappresentano infatti oltre la metà del rischio di esposizione alla plastica per l’avifauna considerata. La portata del problema è tuttavia globale, basti pensare che tra le aree ad alto rischio figurano anche le acque circostanti gli Stati Uniti, il Giappone, il Regno Unito e persino diverse remote porzioni di oceano. Nel complesso, dalla ricerca emerge un’ulteriore conferma dei pericoli della plastica per gli uccelli marini e la biodiversità in generale. Gli animali, infatti, spesso scambiano piccoli frammenti di plastica per cibo, possono rimanere impigliati nei rifiuti o ingeriscono i polimeri plastici già mangiati dalle loro prede. In definitiva – ha sottolineato una delle autrici dello studio – sebbene ci manchi ancora una comprensione completa dell’impatto della plastica sulle specie e sugli ecosistemi, quel che sappiamo è profondamente preoccupante».

[di Simone Valeri]

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

DOSSIER ABRUZZO: “I DANNI DELLA CACCIA”

Un cacciatore ritratto di spalle con fucile in braccio e cane segugio per prendere le prede cacciate

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

LUPI E GRIFONI AVVELENATI NEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO, TROVATI MORTI ANCHE I PICCOLI DEI RAPACI

I grifoni, che si sono cibati delle carcasse contaminate, hanno avvelenato, a loro volta, anche i propri piccoli, custoditi, in luoghi inaccessibili all’uomo

https://www.ilmessaggero.it/abruzzo/abruzzo_lupi_grifoni_avvelenati_morti_piccoli_rapaci-7460245.html

di Sonia Paglia

Mercoledì 14 Giugno 2023, 08:16 – Ultimo aggiornamento: 08:20

Sale il bilancio degli animali protetti, tra lupi, grifoni e corvi imperiali, che hanno perso la vita in Abruzzo,  a causa del veleno disseminato nei boschi, in località Olmo di Bobbi, nel Comune di Cocullo, in provincia di L’Aquila. I grifoni, che si sono cibati delle carcasse contaminate, hanno avvelenato, a loro volta, anche i propri piccoli, custoditi, in luoghi inaccessibili all’uomo. Sono stati i carabinieri forestali del Nucleo Biodiversità di Castel di Sangro, attraverso le osservazioni con attrezzature specifiche, a individuare, all’interno di un sito di nidificazione, due pulcini, purtroppo, deceduti.

A lavoro, una task force,  guidata dal tenente colonnello, Donatello Cirillo, e composta dal Nucleo investigativo (Nipaaf), dalla Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in danno agli animali (Soarda), unità cinofile di Assergi e Villetta Barrea, carabinieri forestali del Parco Nazionale d’Abruzzo e stazione di Scanno.

Le attività investigative, risultano alquanto complesse, ma dalle analisi dei reperti, (la prova materiale) e dai risultati restituiti dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo, sarebbero emersi elementi importanti, utili alle indagini.

Cosa è successo

Nei giorni scorsi, si è svolto un briefing, tra tutte le forze in campo, per fare il punto della situazione e concordare altri interventi mirati.  Gli inquirenti, stanno seguendo più percorsi, approfondendo, ulteriormente, le indagini. Il movente sarebbe chiaro: gli animali protetti sono stati uccisi con il veleno, perché considerati competitori nell’attività venatoria, o nocivi per il bestiame e le coltivazioni. Le operazioni di bonifica dell’area interessata al fenomeno, sono state completate. Continuano, invece, le attività di sorveglianza discreta e preventiva. Così come le ispezioni in diverse aziende, alla ricerca della compatibilità della sostanza di nome Phorate, miscelata nella carne esca: stiamo parlando di un insetticida, impiegato, generalmente, in agricoltura intensiva, identificato in laboratorio.  

Fonte: Il Messaggero Abruzzo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

IL RITORNO DEGLI ORSI IN TRENTINO

https://www.lav.it/aree-di-intervento/animali-selvatici/ritorno-orsi-in-trentino

Gli orsi sono sempre stati presenti nei boschi del nord Italia, ma a causa dell’ingerenza delle attività umane, si sono rifugiati nelle aree Alpine. Si pensava che lì potessero vivere tranquilli, ma quando l’uomo ha raggiunto anche quelle zone sono iniziate delle vere e proprie campagne di persecuzione a danno di questi splendidi animali.

Uccisioni con i fucili, veleno, trappole e altri sistemi: la morte di un orso veniva ricompensata con del denaro, determinando l’estinzione di questi animali dall’arco alpino.

Nel 1992 le cose iniziarono a cambiare. Il Parco Adamello Brenta elaborò un progetto di introduzione degli orsi in Trentino, che venne poi avviato nel 1996 con il nome di Life UrsusNel 1997 viene fatto uno studio di fattibilità: all’epoca nella Provincia di Trento erano presenti solo 3 orsi maschi anziani. Lo studio riguardò anche i cittadini trentini, che furono invitati a rispondere a un sondaggio: il 73% degli intervistati risultò favorevole alla reintroduzione degli orsi.

Così, tra il 1999 e il 2002 si sono svolte le operazioni di trasferimento dalla Slovenia al Trentino di 3 orsi maschi e 7 femmine.

Nel giro di vent’anni la popolazione di orsi è praticamente decuplicata, confermando il successo scientifico del progetto Life Ursus.

Ben diversa la questione della gestione della convivenza con questi animali, che ha messo in luce l’impreparazione e l’incapacità della Provincia di Trento, più interessata agli umori del proprio elettorato che alla comprensione delle caratteristiche di questi animali.


In Trentino gli orsi vengono catturati e imprigionati solo perché si comportano da orsi.

Aiutaci a liberarli, dienta socio LAV https://www.lav.it/iscrizione

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

SIAMO LA RIVOLTA DELLA TERRA

https://contropiano.org/news/internazionale-news/2023/04/02/siamo-la-rivolta-della-terra-0158922

Cari amici,

Lo scorso fine settimana, 30.000 persone si sono riunite nella campagna francese per protestare contro una «megabassine» – un’enorme riserva idrica a cielo aperto utilizzata per sostenere l’agricoltura industriale e che si è rivelata un disastro per le falde acquifere e, più in generale, per l’ambiente. L’iniziativa faceva parte di una giornata di azione organizzata dal collettivo “Les Soulèvements de la Terre” (le rivolte della Terra).

Lo Stato ha schierato più di 3.200 agenti di polizia armati di armi da guerra. Più di 4.000 granate sono state lanciate contro i manifestanti, ferendone innumerevoli. Due persone sono ancora in coma e lottano per la loro vita.

Da allora, è stato provato che le forze di polizia hanno impedito attivamente ai soccorsi di venire in aiuto alle vittime. Il Ministro degli Interni ha avviato una procedura per sciogliere “Les Soulèvements de la Terre” come forma di repressione legale.

Il nostro messaggio è un appello alla solidarietà e ci auguriamo che lo sottoscrivate e lo condividiate ampiamente.

Riconosciamo che alcuni di voi vivono questo tipo di oppressione quotidianamente, sotto regimi che possono essere anche più brutali. Riconosciamo anche che questo tipo di armi e di artifici legali sono stati utilizzati in Francia soprattutto per colpire le persone di colore. Non fingiamo che ciò che stiamo affrontando sia unico: fa parte di un sistema più ampio di violenza, dominio, estrazione e razzismo contro cui siamo impegnati a lottare, oggi più che mai.

Con amore, rabbia e cuore pesante,

Siamo la Rivolta della Terra

Martedì 28 marzo, mentre le manifestazioni contro la riforma delle pensioni erano in pieno svolgimento in tutta la Francia, con gesti di solidarietà per i feriti della repressione a Sainte Soline, Darmanin ha annunciato l’avvio di una procedura per lo scioglimento de “Les Soulèvements de la Terre”. La procedura è stata avviata il 29 marzo.

L’annuncio è una risposta al diluvio di critiche sul modo deplorevole in cui la polizia ha agito in Francia nelle ultime settimane. La manifestazione di sabato 25 marzo a Sainte Soline contro le « megabassines » e l’accaparramento dell’acqua è stata solo l’apice di una macabra sequenza iniziata diverse settimane fa, per farci capire che non è più opportuno uscire di casa per dimostrare la propria opposizione alle politiche del governo.

Oggi piangiamo tutti i feriti del 25 marzo e vegliamo sui due manifestanti che sono in coma tra la vita e la morte. Pensiamo a tutti coloro che hanno dovuto affrontare un dispositivo militare progettato per terrorizzare, rischiando di uccidere. Un dispositivo di inaudita brutalità, che lo stesso giorno, ha persine ostacolato l’arrivo dei soccorsi, il tutto per proteggere un simbolo, quello della loro autorità, contro ogni ragione.

Mutilare e dissolvere. Lo scioglimento, questa nuova manovra del Ministro dell’Interno per cercare di far dimenticare la brutale repressione da lui orchestrata, è un po’ troppo rozza. Il progetto di scioglimento era infatti “trapelato” alla stampa da un articolo di Le Parisien del 20 dicembre 2022, il primo di una serie di articoli troppo sostenuti per essere azzardati, sul profilo degli attivisti ambientalisti radicali, su questi movimenti o questi territori che “si allontanano dalle regole della Repubblica”.

Quello che si capisce dagli interventi dei ministri di questo governo è che sembrano decisi, trascinati dalla loro stessa febbre, a tassare di “ultrasinistra” tutto ciò che li ostacola. Il termine, riciclato, copre ormai quasi perfettamente il termine “oppositore”, di ogni tipo.

In questo caso, il governo ha cercato di utilizzare una doppia strategia. Da un lato, castiga l’ecoterrorismo, i black bloc e gli attivisti ambientalisti radicali, accusati di parassitare i “legittimi movimenti per la salvaguardia del pianeta”, e dall’altro taglia fuori furbescamente tutte le associazioni di difesa dell’ambiente che lottano a piedi uniti per rallentare il corso del disastro ecologico.

Così, dopo la legge anti-separatismo, decine di associazioni sociali, ambientali e culturali sospettate di non aderire al “Patto repubblicano”, o semplicemente troppo critiche per i loro gusti, si sono viste rifiutare i finanziamenti, inquietare le prefetture, bandire dagli organi di consultazione e inserire in misteriose liste nere che circolano di dipartimento in dipartimento.

Non c’è nulla che ci sorprenda. Quello che ci stupisce è che pensino che questi vecchi trucchi siano sufficienti a fermare una rivolta fondamentale contro la continua distruzione della vita.

Le Rivolte per la Terra (Soulèvements de la Terre) sono una coalizione di forze in crescita: Con il passare dei mesi, un’intera costellazione di collettivi di abitanti in lotta, di associazioni per la difesa dell’ambiente, di fattorie, di gruppi naturalisti, di mense popolari, di sindacalisti contadini, di scienziati in rivolta, di sindacati, di gruppi autonomi, di movimenti di educazione popolare, di rappresentanti eletti, di persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali, si stanno riunendo e organizzando sotto la bandiera delle Rivolte della Terra. E nulla può dissolvere tutto questo.

Anzi, oggi è proprio questo governo che la maggioranza degli abitanti del Paese vorrebbe vedere dissolto.

Quindi, per dare un po’ di sostanza alla loro inquisizione, noi che firmiamo questa tribuna e tutti coloro che non mancheranno di unirsi a noi, renderemo pubblica la nostra adesione alle Rivolte della Terra.

Saremo quindi presenti alle manifestazioni in solidarietà con i feriti di Sainte Soline e per la fine della violenza poliziesca, questo giovedì alle 19 davanti alle prefetture, oltre a partecipare ai comitati locali delle Rivolte per la Terra che oggi chiediamo vengano creati ovunque sul territorio e non solo.

Ci solleviamo tutti contro la visione del mondo e della vita che questo governo incarna, contro la distruzione degli ambienti naturali, la scomparsa delle terre coltivabili, l’accaparramento dell’acqua, l’aumento della durata del periodo contributivo, che è solo un paravento per l’ingiusta spartizione delle ricchezze, contro le mutilazioni, a volte mortali, che da troppo tempo stanno infliggendo ai nostri amici, ai nostri figli, ai nostri compagni.

Ci stiamo sollevando, ognuno dal proprio posto, ognuno a modo suo. Il movimento della Rivolta per la Terra non può essere dissolto perché è multiplo e vivo. Non si può dissolvere un movimento, non si può dissolvere una rivolta.

Chiediamo a tutti di unirsi a noi per rendere nullo questo tentativo di soffocamento. Noi siamo, tutti insieme, la Rivolta della Terra.

Fonte: Contropiano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

NO AI GRANDI EVENTI SULLE SPIAGGE ITALIANE

Firma anche tu la petizione per impedire l’organizzazione dei Grandi Eventi lungo le spiagge italiane a tutela dei fragili ecosistemi marini. Le spiagge non sono mega discoteche a cielo aperto, i concerti vanno fatti negli stadi!
https://marevivo.it/blue-news/no-ai-grandi-eventi-su-spiagge-e-siti-naturali-firma-la-petizione/

L’ambiente urla: non nel mio nome!

In estate, spiagge e siti naturali sono presi d’assalto da decine di migliaia di persone, durante i numerosi eventi musicali che causano un fortissimo danno ambientale. 

Eppure nell’Articolo 9 della Costituzione, si riporta che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.

https://www.change.org/p/no-ai-grandi-eventi-su-spiagge-e-siti-naturali

ALLORA PERCHÉ DISTRUGGIAMO SPIAGGE E SITI NATURALI?

Tutte le coste italiane, sabbiose o rocciose che siano, sono aree preziose per la biodiversità, ma subiscono una fortissima pressione antropica soprattutto d’estate. I mega eventi in spiaggia aggravano notevolmente la già precaria conservazione di questi siti e sono fonte di gravissimo disturbo per la fauna selvatica in riproduzione. Inoltre i tagli di siepi e alberi, la distruzione delle dune, l’inquinamento acustico e da smog e i rifiuti che finiscono in mare, danneggiano l’ambiente, mettendo a rischio le specie in nidificazione come fratino o tartarughe marine.

ECOSISTEMI DELICATI E PREZIOSI

Spiagge e litorali rappresentano ambienti fragili e dinamici e sono importanti aree di transizione tra la terraferma e il mare. Oltre a ospitare preziosi ecosistemi, sono aree filtro che proteggono il mare dall’inquinamento dell’entroterra e l’entroterra dall’azione erosiva del mare e dalla risalita dell’acqua salata nelle falde di acqua dolce. Soltanto la sabbia, che spesso diamo per scontato, impiega millenni a formarsi!

L’AMBIENTE URLA: “NON NEL MIO NOME”

Non esistono concerti ecosostenibili in spiagge o aree naturali, anzi, questi sono spesso il frutto di decisioni, anche politiche, che violano gli stessi valori di sostenibilità e tutela ambientale declamati tra le loro finalità.

Le tanto annunciate attività di pulizia post-evento dei rifiuti abbandonati in spiaggia, che rischiano di finire per sempre in mare, non bastano di certo a ripristinare l’equilibrio preesistente. Basti pensare all’abbattimento preventivo di alberi per la creazione di parcheggi o al calpestio che compromette il prezioso ecosistema dunale.

I CONCERTI SI DEVONO SVOLGERE IN LUOGHI IDONEI

Gli habitat preziosi come le spiagge devono essere realmente tutelati: per questo chiediamo che siano introdotte al più presto norme che vietino pratiche pericolose e ingiuste, dal momento che esistono luoghi storicamente deputati allo svolgimento di spettacoli, come arene e stadi.

CONFIDIAMO NELLA TUA SENSIBILITÀ E NEL TUO AIUTO!

UNISCITI A NOI E FIRMA ORA LA PETIZIONE.

E RICORDA: FARE QUALCOSA PER LE SPIAGGE NON VUOL DIRE FARLO SULLE SPIAGGE!

No ai mega eventi in spiaggia. Marevivo, Enpa, LAV e Sea Shepherd lanciano una petizione

Restiamo senza parole al cospetto delle immagini dilaganti di spiagge prese d’assalto da decine di migliaia di persone durante i grandi eventi musicali estivi. Nonostante i ripetuti e condivisi appelli, è giunto il momento di chiedere il divieto di organizzare tali manifestazioni.

Già oltre 50mila firme contro i grandi eventi in spiagge e siti naturali

Sono già oltre 50.000 le firme raccolte contro i grandi eventi su spiagge e siti naturali. Una petizione che abbiamo lanciato lo scorso 2 agosto insieme a Marevivo, ENPA e Sea Shepherd Italia e che si pone l’obiettivo di spingere le Istituzioni a introdurre norme che vietino l’organizzazione di grandi manifestazioni in zone, come spiagge e aree protette, nelle quali è invece urgente e necessario rafforzare la tutela della flora e della fauna.

Eventi come concerti e spettacoli hanno un evidente impatto sull’equilibrio degli ecosistemi, causando gravi danni a carico di diverse specie selvatiche e, in generale, all’ambiente marino. I nostri ecosistemi, già strutturalmente deboli, non possono essere utilizzati per questi scopi. A maggior ragione visto che la Repubblica italiana sancisce nell’articolo 9 della nostra Costituzione la “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, i grandi eventi dovrebbero tenersi in luoghi appropriati.

I beni naturali, come le spiagge, appartengono a tutti e tutti dobbiamo considerarli parte del nostro patrimonio collettivo, ma affinché habitat preziosi come questi siano realmente tutelati è necessario che vengano introdotte al più presto delle norme che vietino pratiche pericolose e ingiuste.

https://www.lav.it/news/petizione-eventi-spiaggia

Jova Beach Party: una raccolta firme potrebbe decretarne la fine

In queste ultime settimane, Jovanotti è stato pesantemente contestato per il suo Jova Beach Party, accusato di inquinare l’ambiente e danneggiare gli equilibri dell’ecosistema. Diverse sono le associazioni ambientaliste insorte che oggi hanno lanciato persino una raccolta firme contro i grandi eventi sulla spiaggia.

Negli ultimi mesi e, in particolare, nelle ultime ore il Jova Beach Party, la tournée estiva organizzata da Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti sulle spiagge italiane, è finita sotto accusa. L’evento, che ogni anno raccoglie più di 50 mila spettatori da tutta Italia, è ritenuto responsabile di danneggiare l’ecosistema e mettere in pericolo alcune specie animali, soprattutto gli uccelli che sono soliti nidificare lungo i lidi. A Marina di Ravenna, per esempio, una delle tappe del concerto, gli ambientalisti si sono scagliati contro il cantante e l’organizzazione rei di aver abbattuto un filare di 65 metri di tamerici per fare spazio all’allestimento dell’evento. Inoltre, a Fermo, dai controlli dell’Ispettorato del lavoro di Ascoli Piceno e del Servizio di prevenzione dell’area vasta 4, si è scoperto che 17 lavoratori su 55 erano impiegati in nero, accendendo i riflettori sull’ennesimo lato oscuro del seguitissimo Jova Beach Party. Dunque, considerati tutti gli aspetti problematici emersi e denunciati da molte associazioni ambientaliste, qualche giorno fa, Marevivo, Enpa, LAV e Sea Shepherd Italia hanno lanciato una petizione su change.org per dire “No ai grandi eventi su spiagge e siti naturali”. La raccolta firme conta già più di 20 mila adesioni.

La raccolta fine che potrebbe mettere un punto al Jova Beach Party

Sale già a quota 21.815 il numero delle firme raccolte dalla petizione lanciata su change.org da associazioni ambientaliste come ENPA, Lav, Marevivo Onlus e Sea Shepherd Italia per chiedere che “siano introdotte al più presto norme che vietino pratiche pericolose e ingiuste dal momento che esistono luoghi storicamente deputati allo svolgimento di spettacoli, come arene e stadi”. La richiesta nasce dall’ingente e disastroso impatto che il Jova Beach Party, la serie di concerti tenuti da Jovanotti sulle coste italiane, sta lasciando sull’ecosistema, stravolgendolo e rendendolo inospitale per le specie animali che sono solite risiedervi. Gli organizzatori della raccolta firme spiegano, infatti, che “i mega eventi in spiaggia aggravano notevolmente la già precaria conservazione di questi siti e sono fonte di gravissimo disturbo per la fauna in riproduzione. Inoltre, i tagli di siepi e alberi, la distruzione delle dune, l’inquinamento acustico e da smog e i rifiuti che finiscono in mare, danneggiano l’ambiente, mettendo a rischio le specie in nidificazione come fratino o tartarughe marine”.

https://www.instagram.com/marevivoonlus/

Nonostante il cantante romano si faccia promotore di iniziative a tutela ambientale e difenda a spada tratta la legittimità dei propri eventi, dichiarando persino di lasciare le spiagge in condizioni migliori di quelle in cui le ha trovate prima delle esibizioni, gli ambientalisti sostengono che “non esistono concerti ecosostenibili in spiagge o aree naturali” definendole, al contrario, “frutto di decisioni, anche politiche, che violano gli stessi valori di sostenibilità e tutela ambientale declamati tra le loro finalità”. Inoltre, sempre per ribattere alle dichiarazioni del cantante e farne emergere l’infondatezza, le associazioni precisano che “le tanto annunciate attività di pulizia post-evento dei rifiuti abbandonati in spiaggia, che rischiano di finire per sempre in mare, non bastano di certo a ripristinare l’equilibrio preesistente. Basti pensare all’abbattimento preventivo di alberi per la creazione di parcheggi o al calpestio che compromette il prezioso ecosistema dunale.”.

La lettera aperta di Mario Tozzi a Jovanotti

A sostenere le ragioni delle organizzazioni ecologiste ci pensa Mario Tozzi, famoso geologo e divulgatore scientifico che sulla Stampa ha pubblicato una lettera aperta dal titolo “Caro Jovanotti stavolta ti sbagli”, attenzionando il cantante sulla problematicità insita nei suoi eventi e, in particolare, sugli “impatti dirompenti” da essi generati “per il numero di individui che vi partecipano” perché – fa notare l’esperto – “un conto sono cento persone, un altro cinquantamila”. Tozzi, scevro da qualsivoglia forma di pregiudizio nei confronti di Jovanotti, di cui ammette di apprezzare “l’evoluzione artistica” e “l’inclinazione globale di alcuni brani, come per esempio L’ombelico del mondo”, assume un atteggiamento critico rispetto a un’iniziativa come il Jova Beach Party, riconoscendone il risvolto dannoso, in particolare, sulle spiagge, il 40% delle quali “è sottoposto a una erosione costante”, per cui “rischiano di andare perdute se non si interviene incisivamente”, soprattutto durante un evento in cui “si balla e ci si agita, aggiungendo erosione a erosione”.

Il geologo non mette in dubbio l’amore di Jovanotti nei confronti dell’ambiente, ma si unisce all’invito delle associazioni a “rinunciare a questo progetto e rimodularlo legandolo a vere iniziative di compensazione ambientale. Come piantumazione di alberi seguita e certificata, restaurazione di dune e praterie di posidonia, difesa dell’avifauna e delle tartarughe marine”.

La replica di Jovanotti

Non si è fatta attendere la risposta piccata di Jovanotti, che già nelle scorse settimane aveva pubblicato un video in cui replicava alle accuse mosse dalle organizzazioni ambientaliste in cui dichiarava con fermezza che “Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema” né “è un progetto di greenwashing”, accusando infine i detrattori di essere “econazisti” in cerca di attenzioni. Rispetto alle critiche del geologo, il cantante risponde, facendo notare che, oltre ad aver collaborato con il WWF, “abbiamo tutti i permessi delle autorità competenti, locali, regionali e nazionali”, ribadendo inoltre che “le spiagge dove suoniamo sono luoghi popolari sempre pieni di gente […], non andiamo mai, nemmeno una volta, in luoghi dove c’è la possibilità di nidificazione del fratino o presenza di caretta caretta o altre specie animali o vegetali protette”. Infine, Jovanotti invita Mario Tozzi a verificare di persona come vengono svolti i lavori di organizzazione del Jova Beach Party.

Tuttavia, le repliche del cantante non sono bastate a placare le polemiche, soprattutto dopo la sua decisione di rendere privato il suo profilo Twitter. Un utente, infatti, ha commentato questa manovra con le seguenti parole: “Sei Jovanotti e invece di proteggere le spiagge proteggi i tuoi tweet”.

Fonte: Al femminile https://www.alfemminile.com/news/jova-beach-party-una-raccolta-firme-potrebbe-annullarlo-s4047056.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione, membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

INTERNATIONAL ADVENTURE CONFERENCE TREUCHTLINGEN 2023

Feb 15, 2023 | News from the network

https://www.outdoor-sports-network.eu/international-adventure-conference-treuchtlingen-2023/

The 10th International Adventure Conference of the Adventure Tourism Research Association will be hosted by the University of Applied Management at the Adventure Campus in Treuchtlingen, Germany from the 7th to the 9th of June 2023. The conference invites academics, students, and practitioners alike. The conference includes keynotes, parallel sessions, and joined outdoor activities. It is a gathering of adventure enthusiasts who want to help shape our adventure tourism future.

This year’s theme is called ‘Being-with and being well in nature: Our tentacular adventures’

The idea of adventure is inevitably intensely human, socially construed, and stems from the very emergence of our species as it struggled to survive, to move and to procreate. For early humans, every day had elements of risk, and discovery, connection and understanding with a material and more-than-human world was essential. These simple ideas have informed conference themes emanating from an anthropocentric perspective for most of our past nine events. There have been lots of ideas about the benefits of careful risk-taking, of outdoor exercise, of adventure tourism’s potential in benefitting remote rural, coastal and mountain communities. And, increasingly, the idea of outdoor leisure, adventurous and fast or slow, as a salve for many of the societal ills of our times: obesity, depression, heart disease, screen addiction and so forth. We therefore wish to draw some of these ideas together in this call for contributions to the tenth IAC.

For more information and the full call for abstracts please visit https://www.adventure-campus.com/iac2023/

Contact:

Prof. Dr. Manuel Sandn Akademischer Leiter Adventure Campus Treuchtlingen

www.adventure-campus.com

Dott. Alessio Brancaccio, Università degli Studi di L’Aquila

MANOVRA, DOPO I CINGHIALI I LUPI. LA LEGA: “NON SIA PIU’ SPECIE PROTETTA”. I VERDI: “VOGLIONO ABBATTERLI. MAGGIORANZA OSTAGGIO DELLE LOBBY DEI CACCIATORI”

di Stefano Baldolini

https://www.repubblica.it/politica/2022/12/23/news/manovra_dopo_i_cinghiali_i_lupi_la_lega_non_sia_piu_specie_protetta_i_verdi_vogliono_abbatterli-380486949/

Il Carroccio presenta un ordine del giorno per impegnare il governo. A novembre scorso l’Europarlamento ha votato per modificare lo status dell’animale selvatico per proteggere il bestiame

Il Governo Meloni, dopo aver approvato un emendamento per consentire ai cacciatori la caccia dei cinghiali anche all’interno delle città, adesso il Governo mette nel mirino anche i lupi, cercando di far decadere loro lo status di specie protetta. Un approccio criminale atto a distruggere una specie animale selvatica che funge da importante regolatore ecosistemico delle catene alimentari negli habitat naturali, essendo il lupo l’animale naturale antagonista dei cinghiali e dato quest’ultimi stanno aumentando sempre più in numero delle nostre città invase dai rifiuti, dove loro trovano perfetto attecchimento avendo a disposizione una grande quantità di rifiuti abbandonate nelle campagne, per strada e nei cassonetti posti in contesti urbani, rivestono un ruolo ancora più importante per regolare il numero della popolazione dei cinghiali stessi. Per il principio ecologico di Lotka e Volterra, che regola i rapporti tra prede e predatori, uno dei principi fondamentali di una scienza chiamata Dinamica delle Popolazioni, una delle tre soluzioni possibili che si ottengono dalla risoluzione matematica del modello è quello di uno squilibrio ecosistemico tutto spostato verso la popolazione delle prede, che è esattamente la situazione che stiamo vivendo oggi in cui i cinghiali scorrazzano liberamente nelle nostre città, impaurendo le nostre comunità locali per la loro sgradita presenza a causa degli evidenti danni che arrecano ai raccolti in agricoltura e per gli incidenti stradali che possono arrecare agli automobilisti lungo le nostre strade. Ormai è evidente che da anni siamo in una situazione di forte squilibrio ecosistemico tutto spostato verso le prede, un problema che è sfuggito di mano esattamente come il COVID19, poiché gli unici due modi inappropriati, utilizzati sia dai politici di sinistra fucsia arcobaleno del PD e la destra bluette neoliberale oggi al Governo con Fratelli d’Italia, ovvero abbattimenti selettivi ed introduzione di una filiera alimentare destinata al consumo di carne di cinghiale per risolvere il problema del sovrannumero dei cinghiali nelle nostre comunità, si sono dimostrati totalmente inefficaci, tanto è vero che ogni volta si spara ad una popolazione di 50 esemplari di cinghiali, le femmine vanno in calore quattro anche cinque volte all’anno partorendo un numero di cinque cuccioli ad ogni cucciolata, hanno un alto tasso di proliferazione il che porta ad un nuovo aumento della popolazione di almeno il doppio in numero rispetto agli esemplari uccisi dai cacciatori, per cui per quanto mi riguarda abbattimenti selettivi e sagre per il consumo della carne di cinghiale sono due metodi che non si sono dimostrati affatto risolutivi non soltanto qui da me in Abruzzo, ma anche in tutto il resto del territorio nazionale.

Nel nostro Paese da troppi anni vige scarsissima libertà di opinione, al punto che per libertà di stampa l’Italia è al settantasettesimo posto vicino al Brunei, uno staterello vicino l’Indonesia, andrebbe garantito maggiormente il diritto al contraddittorio, poiché “ognuno di noi è portatore di una propria verità”, una delle frasi che mi disse la mia ultima e-compagna di Bari, una dottoressa laureata in Biologia della Nutrizione all’Università Aldo Moro, per cui non sarebbe giusto che tutti venissimo uniformati allo stesso modo, globalizzando anche il nostro pensiero uniformandolo a quello della massa, pertanto la mia risposta alle assurde, illogiche dichiarazioni dei leghisti in merito al togliere lo status di specie protetta al lupo non si è fatta attendere ed è stata da me, posizione chiara e netta che ho riassunto in questi post tratti dal mio profilo twitter:

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila