plastica

IL DOTTOR ALESSIO BRANCACCIO CHIEDE AL COMUNE DI VASTO L’ABOLIZIONE DELL’USO DEI SACCHI DI PLASTICA PER LA RACCOLTA PLASTICA E METALLI E LA SOSTITUZIONE DEGLI STESSI CON UN QUINTO CESTINO

Vasto, lì 15 Maggio 2024 ore 18.03

Scende in campo il Dott. Alessio Brancaccio prendendo una secca posizione in merito all’assurda decisione del Comune di Vasto di concetto con la Pulchra SpA, la società consociata del Comune che gestisce e male il verde pubblico dal 2016, in merito all’adozione da anni dei sacchi di plastica per raccogliere la plastica stessa e metalli, una soluzione che non è affatto ecosostenibile in quanto accumula nell’ambiente altra plastica più di quella che già la nostra civiltà occidentale del consumo capitalistico e globalizzato produce già di proprio, pertanto richiede l’abolizione del sacco di plastica e l’introduzione di un quinto cestino che serve anche ad evitare che il sacco dei rifiuti di plastica, posti all’esterno delle poprie abitazioni ogni sabato sera, possano continuare a fungere da attrattori per i cinghiali ibridi della zona, che da alcuni anni sono venuti a piazzare le proprie radici nelle nostre campagne che sono in totale stato di incuria ed abbandono a causa di un’amministrazione comunale del sindaco Francesco Menna che andrebbe sciolta subito per manifesta incapacità amministrativa nella gestione del verde pubblico e molto prima del suo mandato nel 2026: il sindaco Menna è sempre abile a scaricare la colpa agli altri senza mai ammettere la proprie responsabilità in merito alla sua assente capacità gestionale e menefreghismi che continua a mostrare verso un argomento quello delle campagne che invece ad Alessio sta molto a cuore, dal momento che è uno sportivo e le ha sempre girate molto più degli amministratori locali, dapprima ad Avezzano per 21 anni dal 2000 al 2021 e poi a Vasto da tre anni. All’attuale amministrazione Menna non interessa affatto adottare politiche concrete per la riduzione dei rifiuti in plastica in città e dei rifiuti solidi urbani anche il grado di inciviltà molto alto della sua cittadinanza fa il resto, abbandonandoli nelle campagne sempre più sporche ed abbandonate, per questo motivo ai lati delle strade, da via Donizetti tra Vasto e Vasto Marina, l’abbandonata pista ciclabile del torrente Lebba ed anche lungo la pista ciclabile tra Vasto Marina e San Salvo Marina: ai lati dei percorsi di queste strade ed infrastrutture stanno continuando a crescere piante graminacee spontanee che la Pulchra SpA non provvede assolutamente a tagliare da mesi, pertanto per Alessio la città è in uno stato di totale incuria ed abbandono e che non merita, a prescindere da come si comportano residenti e turisti nei riguardi della città, considerando si tratta di una meta turistica passata dal turismo di nicchia al turismo di massa in pochi anni ed in cui non vivono soltanto residenti nel periodo estivo tra Giugno e Agosto, ma turisti che portano soldi all’indotto economico della città stessa.

Alessio, da residente a Vasto da poco più di tre anni in tempi molto brutti per il genere umano, chiede l’abolizione dell’uso del sacco di plastica per contenere altri rifiuti in plastica e metalli e sostituirlo con un altro cestino con altro colore assegnato rispetto ai quattro che qui a Vasto si utilizzano già per raccogliere frazione organica (secchio marrone scuro), carta (secchio giallo), vetro (secchio verde scuro) e secco residuo (secchio grigio), esattamente come avveniva ad Avezzano nella Marsica, città da cui proviene che ha sempre duramente attaccato per la gestione del verde pubblico, ma in merito al grado di riciclo dei rifiuti da comune riciclone e vincitore più volte delle Cartoniadi, è arrivato a riciclare i rifiuti al 73%, percentuale alla quale Vasto non è ancora, quindi da questo punto di vista per lui Avezzano, una città dell’entroterra marsicano, pur essendo popolata da incivili quasi quanto Vasto, sul settore del riciclo dei rifiuti, continua a fare addirittura scuola al comune marittimo sul Mare Adriatico.

Alessio auspica che questi due anni passino in fretta e che si possa tornare sotto un sindaco di centro destra che abbia maggiormente a cuore la cura delle proprie campagne ed in questa sede ricorda a tutti i cittadini vastesi, evidentemente poco educati, sensibilizzati in merito alla gestione dei rifiuti urbani in città, di chiudere bene tutti i cestelli quando si portano all’uscita delle proprie abitazioni tirando giù il manico verso di sè in basso, perché se si tengono con il manico dritto all’insù o addirittura con il manico tenuto all’indietro, restano aperti e diventano cibo facile per cinghiali, poi ci si lamenta di incidenti con le auto con i cinghiali alle redazioni giornalistiche locali come Vastoweb o Zonalocale se essi scorrazzano liberamente in città, se trovano il mangiare facilmente disponibile o qualche pazzo locale dà loro da mangiare, per forza che ce li ritroviamo in città: se i cinghiali trovano facilmente cibo ci piazzano le radici in un posto e non se ne vanno più, per cui togliamo loro il cibo e saranno costretti a tornare nelle aree protette, perché il posto degli animali selvatici è lì, non in città in mezzo agli esseri umani!

Scusate ma queste sono battaglie di civiltà che prima di Alessio portava sempre avanti il nonno materno di Alessio, Carmine Palermo, che era una grande persona dall’altissimo senso civico, sembrava ogni volta un gran rompitore di palle agli amministratori locali, ma rivestiva questo ruolo ogni volta che vedeva sporca la propria via di casa Corso Vittorio Emanuele III con foglie di ogni genere e la piazzetta vicino casa sua, Piazza Sant’Egidio, lo faceva per vedere sempre pulito il proprio paese in cui ha sempre vissuto, Scurcola Marsicana, un paese longobardo di 1700 abitanti in provincia di L’Aquila, a 9 km da Avezzano.

“Al Mondo non esiste oggi alcuna isola felice, ma cerchiamo nel nostro piccolo di rendere quel che ci resta di buono da difendere per aiutare la nostra comunità a vivere in un luogo sereno, tranquillo e di pace, che tanto ci vuole in un periodo di virus e guerre come l’attuale.”

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DOCTOR ALESSIO BRANCACCIO ASKS THE MUNICIPALITY OF VASTO TO ABOLITION THE USE OF PLASTIC BAGS FOR COLLECTING PLASTIC AND METALS AND TO REPLACE THEM WITH A FIFTH BIN

Vasto, there 15 May 2024 at 6.03 pm

Dr. Alessio Brancaccio takes to the field, taking a sharp position regarding the absurd decision of the Municipality of Vasto in relation to Pulchra SpA, the subsidiary company of the Municipality which manages public green spaces badly from 2016, regarding the adoption for years of plastic bags to collect the plastic itself and metals, a solution that is not at all eco-sustainable as it accumulates more plastic in the environment than what our Western civilization of capitalist and globalized consumption already produces on its own, therefore it requires the abolition of the plastic bag and the introduction of a fifth bin which also serves to prevent the bag of plastic waste, placed outside your homes every Saturday evening, from continuing to act as an attractor for the hybrid wild boars in the area, which for some years they have come to place their roots in our countryside which is in a total state of neglect and abandonment due to a municipal administration of the mayor Francesco Menna which should be dissolved immediately due to manifest administrative inability in the management of public green areas and long before his mandate in 2026: Mayor Menna is always able to shift the blame to others without ever admitting his own responsibility regarding his lack of management skills and the indifference that he continues to show towards a topic that of the countryside which is very close to Alessio’s heart , since he is a sportsman and has always filmed them much more than local administrators, first in Avezzano for 21 years from 2000 to 2021 and then in Vasto for three years. The current Menna administration is not at all interested in adopting concrete policies for the reduction of plastic waste in the city and of solid urban waste, even the very high degree of incivility of its citizens does the rest, abandoning them in the increasingly dirty and abandoned countryside, for this reason motif on the sides of the roads, from via Donizetti between Vasto and Vasto Marina, the abandoned cycle path of the Lebba stream and also along the cycle path between Vasto Marina and San Salvo Marina: on the sides of the routes of these roads and infrastructures are continuing to grow spontaneous graminaceous plants that Pulchra SpA has absolutely not cut down for months, therefore for Alessio the city is in a state of total neglect and abandonment and which it does not deserve, regardless of how residents and tourists behave towards the city, considering it is a tourist destination that has gone from niche tourism to mass tourism in a few years and where not only residents live in the summer period between June and August, but tourists who bring money to the economic activities of the city itself.

Alessio, as a resident of Vasto for just over three years in very bad times for the human race, calls for the abolition of the use of the plastic bag to contain other plastic and metal waste and to replace it with another bin with a different color assigned compared to the four that are already used here in Vasto to collect organic fraction (dark brown bucket), paper (yellow bucket), glass (dark green bucket) and residual dry matter (grey bucket), exactly as happened in Avezzano nella Marsica, a city from which he comes and has always harshly attacked the management of public green areas, but regarding the degree of waste recycling, as a common recycler and winner of the Cartoniadi several times, he has managed to recycle waste at 73%, a percentage at which Vasto is not yet , so from this point of view for him Avezzano, a city in the Marsican hinterland, despite being populated by almost as uncivilized as Vasto, in the waste recycling sector, continues to even teach the maritime municipality on the Adriatic Sea.

Alessio hopes that these two years will pass quickly and that we can return to a centre-right mayor who cares more about the care of his own countryside and here he reminds all the citizens of Vasto, evidently poorly educated, who are sensitized about the management of municipal waste in the city, to close all the baskets well when you take them out of your homes by pulling the handle down towards you, because if you hold them with the handle straight upwards or even with the handle held upwards back, they remain open and become easy food for wild boars, then people complain about car accidents with wild boars to local newspapers like Vastoweb or Zonalocale if they roam freely in the city, if they find food easily available or some crazy local gives them to eat, of course we find them in the city: if the wild boars find food easily, they plant their roots in a place and never leave, so we take away their food and they will be forced to return to the protected areas, because the place of wild animals is there, not in the city among human beings!

Scusate ma queste sono battaglie di civiltà che prima di Alessio portava sempre avanti il nonno materno di Alessio, Carmine Palermo, che era una grande persona dall’altissimo senso civico, sembrava ogni volta un gran rompitore di palle agli amministratori locali, ma rivestiva questo ruolo ogni volta che vedeva sporca la propria via di casa Corso Vittorio Emanuele III con foglie di ogni genere e la piazzetta vicino casa sua, Piazza Sant’Egidio, lo faceva per vedere sempre pulito il proprio paese in cui ha sempre vissuto, Scurcola Marsicana, un paese longobardo di 1700 abitanti in provincia di L’Aquila, a 9 km da Avezzano.

“There is no happy island in the world today, but we try in our small way to make what is good for us left to defend to help our community live in a serene, peaceful and peaceful place, which is so needed in a period of viruses and wars like the current one.”

https://tekneko.it/comune/avezzano/
https://www.linkedin.com/posts/alessio-brancaccio-🇵🇸-a59a4822b_comunedivasto-plastica-cinghiali-activity-7196478646474141696-oGSg/
https://www.vastoweb.com/news/attualita/1145147/proliferazione-cinghiali-in-abruzzo-danni-per-5-milioni-di-euro

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

STRETTA SULLA PLASTICA, ADDIO A FRUTTA E VERDURA IN BUSTA E STOP ALLE CONFEZIONI MONOUSO: COSA SUCCEDERA’ ORA

EMANUELE BONINI

16 Marzo 2024 alle 16:00

https://www.lastampa.it/esteri/2024/03/16/news/plastica_direttiva_ue_cosa_cambia-14151335/

Cosa cambia con la nuova direttiva UE: trovato l’accordo

Stretta sulla plastica, salva la carta, e flessibilità agli Stati membri nella gestione della raccolta. In Consiglio Ue si trova l’accordo di principio sulla proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. Il Coreper, l’insieme dei rappresentanti degli Stati membri, trovano la quadra dopo mesi di negoziati in sede tecnica dove l’Italia aveva però fatto pesare la propria contrarietà politica, e l’accoglimento delle istanze tricolore hanno permesso il via libera.

Le confezioni monouso e gli involucri attualmente utilizzati per cibi e prodotti di uso e consumo quotidiano non scompariranno immediatamente. L’Ue traccia un percorso graduale e progressivo di eliminazione degli imballaggi, così da non penalizzare l’industria e permettere lo smaltimento di quanto prodotto fin qui. L’accordo raggiunto in Consiglio, che avrà bisogno ora dell’approvazione formale dei ministri e del Parlamento Ue, fissa obiettivi di riduzione degli imballaggi del 5% entro il 2030 rispetto ai livelli attuali. Tale soglia dovrà essere portata al 10% nel 2035 e al 15% entro il 2040, e riguarda in particolare la plastica.

Per raggiungere questi obiettivi, oltre a ridurre plastica e carta attualmente in uso, dal 2030 scatterà il divieto di utilizzo di plastica monouso per frutta e verdura. Insalata, zucchine, kiwi, mele e affini non potranno essere vendute in involucri di plastica, che dovranno sparire anche da ristoranti e bar. Addio quindi alle bustine di ketchup, maionese, salse piccanti. Potranno invece continuare a essere messe a disposizione dei clienti le bustine di zucchero, purché di carta.

Dall’1 gennaio 2030 anche il modo di viaggiare cambierà, visto che saranno vietati gli imballaggi in miniatura per l’igiene personale. Boccettine di shampoo, mini-confezioni di sapone liquido in bustine di plastica non potranno più essere in circolazione, quindi è bene iniziare sin da subito a cambiare le proprie abitudini. Un avvertimento non solo per turisti ma pure per albergatori, che dovranno rivedere la policy per i servizi da bagno.

L’Italia ottiene la deroga su contenitori monouso in carta per latte e prodotti alimentari, soprattutto per asporto e le consegne a domicilio. Gli Stati restano liberi di decidere la migliore alternativa tra riuso e riciclo per raggiungere gli obiettivi di riduzione di rifiuti da imballaggi, ed è questa una condizione su cui il governo ha tenuto il punto. A dicembre l’Italia aveva votato contro il mandato negoziale proprio per l’assenza di flessibilità e obiettivo considerati troppo penalizzanti per il sistema Paese.

La maggioranza esulta. Nella nota diffusa da palazzo Chigi viene sottolineato come «il provvedimento impegnerà gli Stati membri a ridurre i rifiuti, lasciando, come da noi auspicato, flessibilità agli Stati ed agli operatori nella scelta delle misure per raggiungere l’obiettivo». Ciò riguarda «in particolare tra imballaggi riutilizzabili e quelli monouso riciclabili, laddove questi ultimi, come nel caso del settore della ristorazione, rappresentano ancora l’opzione che offre il risultato ambientalmente migliore e per la conservazione dei prodotti agricoli e alimentari».

Gli emendamenti approvati incentivano «tecnologie in cui stiamo investendo, come il riciclo chimico», continua il governo. «Salvaguardano inoltre settori in cui le nostre aziende hanno accresciuto la riciclabilità degli imballaggi, in cui siamo all’avanguardia, come quello delle plastiche compostabili, o in cui esportiamo prodotti di eccellenza, come vini, spumanti, vermouth e distillati». Salva dunque una parte del made in Italy. «Nella gestione dei rifiuti, libertà di scelta è concessa tra l’adozione del deposito cauzionale e il mantenimento di modelli virtuosi di raccolta separata, come quello italiano».

L’Italia, al pari degli altri Stati membri, dovrà adesso darsi da fare, poiché le nuove regole impongono che gli Stati, entro il 2029, garantiscano la raccolta differenziata di almeno il 90% annuo delle bottiglie di plastica monouso e dei contenitori per bevande in metallo. Per raggiungere tale obiettivo, sono tenuti a istituire sistemi di restituzione dei depositi per tali formati di imballaggio. Previste esenzioni da tali obblighi per i più virtuosi, vale a dire per quei Paesi che raggiungono un tasso di raccolta differenziata superiore all’80% nel 2026 e se presentano un piano di attuazione con una strategia per raggiungere la raccolta differenziata generale del 90%.

Esulta Confcooperative Fedagripesca, che parla di «risultato significativo», e il presidente dell’organizzazione, Carlo Piccinini, rivolge «un plauso a tutti coloro che si sono spesi per il raggiungimento di questo traguardo». Confagricoltura esprime invece perplessità. «La posizione migliore per il settore era quella già votata dall’Europarlamento, che si era espresso contro il divieto di utilizzo di imballaggi monouso per frutta e verdura fresca sotto 1,5 Kg», fa sapere l’organizzazione.

Fonte: La Stampa

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TIGHT ON PLASTIC, GOODBYE TO FRUIT AND VEGETABLES IN BAG AND STOP SINGLE-USE PACKAGING: WHAT WILL HAPPEN NOW

What changes with the new EU directive: agreement reached

Squeeze on plastic, save paper, and give Member States flexibility in managing collection. The EU Council reached agreement in principle on the proposed regulation on packaging and packaging waste. Coreper, the group of representatives of the member states, found a consensus after months of negotiations at the technical level where, however, Italy had made its political opposition weigh, and the acceptance of the Italian requests allowed the green light.

Single-use packaging and wrapping currently used for everyday foods and products will not disappear immediately. The EU outlines a gradual and progressive path for the elimination of packaging, so as not to penalize the industry and allow the disposal of what has been produced up to now. The agreement reached in the Council, which will now require formal approval from ministers and the EU Parliament, sets targets for reducing packaging by 5% by 2030 compared to current levels. This threshold will have to be raised to 10% in 2035 and 15% by 2040, and concerns plastic in particular.

To achieve these objectives, in addition to reducing the plastic and paper currently in use, a ban on the use of single-use plastic for fruit and vegetables will come into effect from 2030. Salad, courgettes, kiwis, apples and similar products cannot be sold in plastic packaging, which must also disappear from restaurants and bars. So goodbye to sachets of ketchup, mayonnaise and spicy sauces. However, sugar sachets may continue to be made available to customers, as long as they are made of paper.

From 1 January 2030 the way of traveling will also change, given that miniature packaging for personal hygiene will be banned. Bottles of shampoo and mini-packs of liquid soap in plastic sachets will no longer be in circulation, so it’s a good idea to start changing your habits straight away. A warning not only for tourists but also for hoteliers, who will have to review the policy for bathroom services.

Italy obtains the exemption on disposable paper containers for milk and food products, especially for takeaway and home deliveries. States remain free to decide the best alternative between reuse and recycling to achieve the objectives of reducing packaging waste, and this is a condition on which the government has taken stock. In December, Italy voted against the negotiating mandate due to the lack of flexibility and objectives considered too penalizing for the country system.

The majority rejoices. The note released by Palazzo Chigi underlines how «the provision will commit Member States to reducing waste, leaving, as we hoped, flexibility to States and operators in choosing the measures to achieve the objective». This concerns «in particular between reusable packaging and recyclable disposable packaging, where the latter, as in the case of the catering sector, still represent the option that offers the best environmentally and for the conservation of agricultural and food products».

The approved amendments encourage “technologies in which we are investing, such as chemical recycling”, continues the government. «They also safeguard sectors in which our companies have increased the recyclability of packaging, in which we are at the forefront, such as that of compostable plastics, or in which we export excellent products, such as wines, sparkling wines, vermouth and spirits». It therefore saves a part of Made in Italy. «In waste management, freedom of choice is granted between the adoption of the security deposit and the maintenance of virtuous models of separate collection, like the Italian one».

Italy, like the other Member States, will now have to get busy, as the new rules require that States, by 2029, guarantee the separate collection of at least 90% of single-use plastic bottles and beverage containers annually metal. To achieve this, they are required to establish deposit return systems for such packaging formats. Exemptions from these obligations are foreseen for the most virtuous, i.e. for those countries that achieve a separate waste collection rate above 80% in 2026 and if they present an implementation plan with a strategy to achieve general separate waste collection of 90%.

Confcooperative Fedagripesca rejoices, speaking of a “significant result”, and the president of the organisation, Carlo Piccinini, offers “applause to all those who worked hard to achieve this goal”. Confagricoltura instead expresses doubts. «The best position for the sector was the one already voted by the European Parliament, which had expressed itself against the ban on the use of disposable packaging for fresh fruit and vegetables under 1.5 kg», the organization says.

Source: La Stampa

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

IL FENOMENO DEI ROGHI AGRICOLI A VASTO: L’ECOMAFIA E’ ARRIVATA ANCHE IN ABRUZZO COSTIERO?

Vasto (CH), lì 11 Gennaio 2024 ore 1.08

Buonanotte a tutti e a tutte, in questo articolo parlerò di un tema a me personalmente molto caro, perché ritengo metta in serio pericolo la salute sia delle persone normali che di quelle allergiche e fragili all’inquinamento atmosferico legato alla presenza di nanoparticolato atmosferico PM2.5 nell’aria, il cosiddetto particolato fine, prodotto sia da fonti di combustione artificiale come i riscaldamenti a gasolio e a pellet, per le persone sono i più economici del gas metano, ma di gran lunga più inquinanti nelle città ed un’altra fonte di inquinamento da nanoparticolato atmosferico è rappresentata senza dubbio dai gas di scarico incombusti dalle automobili diesel che in città girano troppo, per questo alcune amministrazioni comunali nel Nord Italia, più civili e sensibili alla tematica, stanno sempre più adottando misure che migliorino i servizi dei trasporti pubblici e disincentivino l’utilizzo dell’auto privata, come le tanto discusse Città 30, adottate in Italia già dalle amministrazioni comunali di Olbia in Sardegna e Bologna in Emilia Romagna, ma un altro fenomeno che sta prendendo sempre più piede nelle città del Sud Italia sta contribuendo pericolosamente all’aumento della concentrazione di nanoparticolato atmosferico nelle nostre campagne prospicienti alle città: i roghi agricoli dolosi, fenomeno che si è rinvenuto per la prima volta ad Ischia in Campania e che si sta diffondendo a macchia d’olio in diverse altri centri urbani del Sud Italia, tra i quali Vasto in Abruzzo dove vivo, pertanto tale tematica richiede di essere affrontata seriamente, con tutto il rigore di un tecnico ambientale che mi contraddistingue da sempre, perché su temi come questi non ci si deve mai permettere di minimizzarli, specialmente quando tendono a mettere in pericolo la salute di un’intera comunità locale, l’atteggiamento adottato dal “sindaco locale assente” Francesco Menna, impegnato a svolgere il suo ruolo di Presidente della Provincia di Chieti a Corso Marrucino, dimenticandosi completamente di affrontare i fenomeni legati probabilmente all’ecomafia o a segnali di fumo atti usati dalla comunità ROM locale ed atti a comunicarsi qualcosa tra di loro, una nuova forma di comunicazione che sta sempre più prendendo piede in città e dove purtroppo sono costretto ancora a vivere ancora per altri anni con la mia famiglia, pertanto non sono nella condizione assolutamente di poter chiudere un occhio e far finta di niente, come fanno qui tutti gli altri residenti omertosi e complici, ed io penso che in piena pandemia la comunità vastese sia di gran lunga peggio di quella avezzanese di Avezzano (AQ) nella Marsica, lì c’erano i camorristi di destra, mentre qui c’è qualche altra forma di mafia come quella pugliese, la Sacra Corona Unita, ma questa è un’altra storia!

Io credo che il sindaco Menna sappia fin troppo bene che nella sua città avvengono questi crimini contro l’ambiente e la salute dei suoi cittadini, in una città che non posso definire mia solo perché ci risiedo, io sono romano e dovunque andrò io sarò un soldato di Roma, soltanto Roma per me è la mia madrepatria, tutte le altre città d’Italia e del Mondo no facciamo ad intenderci da subito. Precisato bene questo, io non vorrei mettermi a fare il Giancarlo Siani della situzione, ma visto il peggioramento costante della qualità dell’aria in città, specialmente quando il clima locale è più umido e non piove per giorni o mesi, è il caso di parlare in questa sede del fenomeno legato ai roghi agricoli, dove certi personaggi locali, credo si possa trattare di residenti di origini foggiane pugliesi che hanno abitudini animalesche foggiane, hanno la tendenza a bruciare un pò troppo spesso le stoppie agricole e fin qui voi direste che tutto è nella norma, il problema però è che il fumo emesso non è marrone o nero, è di colore blu e ritengo quindi che sotto le stoppie si bruci qualche altro materiale, come rifiuti pericolosi e plastica che ricordo ai lettori di questo articolo che emettono diossine nell’aria, materiale a mio avviso mescolato con il legno in eccesso bruciato nei campi nelle campagne delle contrade Lebba, Maddalena, San Lorenzo e Luci. Mi trovo costretto a scrivere questo articolo perché questi fenomeni avvengono con una certa frequenza e regolarità, sono molto ben visibili da casa mia e la cosa peggiore della questione è che nessun organo competente intervenga effettuando maggiori controlli per scongiurare la degenerazione di un problema che sta prendendo sempre più piede: in diversi punti della città ad orari regolari, o dopo pranzo tra le ore 13 e le 15, ma anche in fascia oraria serale, tra le ore 17 e le 19, vengono appiccati incendi agricoli dolosi controllati per pochi minuti, non scappano di mano e non richiedono l’intervento dei Vigili del Fuoco, però comunque qui sembra di essere in mezzo alle tribù indiane dei Sioux e dei Ceyenne durante il periodo del colonialismo inglese in America del Nord, spesso oltre ai roghi agricoli vengono sparati anche dei fuochi artificiali, come se questi assurdi personaggi locali comunicassero qualcosa tra loro, ma non si sa ancora bene che cosa, è forse è meglio non saperlo, però resta il fatto che non è facile per brave persone vivere in mezzo ad una popolazione che ignora completamente la tutela ambientale attraverso l’importanza della salubrità dell’aria e la salvaguardia della salute umana. Io personalmente ho già inviato diverse mail PEC ai Carabinieri Forestali della stazione locale di Vasto, ma le mie segnalazioni non sono mai state prese sul serio, pertanto non mi resta che contattare Striscia la Notizia: forse soltanto in questo modo elevando il caso a livello nazionale, forse si riuscirà a sbloccare qualcosa, a non permettere più questa libera anarchia generale che vige specialmente da quando vivo qui da due anni e mezzo a questa parte in piena pandemia, dove il mio stato di salute organico è decisamente peggiorato per colpa di inquinamento da nanoparticolato atmosferico PM2.5 vigente in particolari condizioni climatiche locali, maggiormente d’estate con la temperatura anomalmente più alta ed in condizioni di maggiore umidità relativa superiore al 60%, obbligandomi a passare molto più tempo in casa rispetto a quando vivevo ad Avezzano e non soltanto per il COVID19 che gira ancora tra noi.

Di seguito inserisco tutti i video che sto girando in questi mesi atti a documentare questo fenomeno dei roghi agricoli, che ho letto insiste da diversi anni anche sul territorio di Ischia, nella vicina regione della Campania:

Certo di una tempestiva risoluzione del problema a modo mio, perché se sto ad aspettare i Carabinieri Forestali della stazione locale vastese, o il Comune di Vasto, faccio a tempo prima ad avere problemi respiratori che mi potranno portare ad avere l’asma bronchiale o crisi respiratorie più o meno gravi, dedico questo articolo a tutti quelli che nonostante il periodo pandemico, hanno ancora conservato come me e mio padre un minimo di logica, buon senso e soprattutto, un immenso senso civico, aspetto questo che in questa città non vedo in nessun’altra persona al di fuori della mia famiglia.

Buonanotte e a risentirci presto per nuovi aggiornamenti su questo importante tema da non sottovalutare assolutamente e che dovrebbe iniziare a preoccupare molte persone, specie se nel 2025 qui a Vsto il Tribunale verrà chiuso e tutte le cause legali verranno spostate a Chieti e soprattutto se i roghi agricoli, che nessuna istituzione locale ha ancora intenzione di controllare e di far cessare, cominceranno a manifestarsi in molte altre città italiane del Centro-Sud Italia.

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THE PHENOMENON OF AGRICULTURAL BURNS IN VASTO: HAS THE ECOMAFIA ALSO ARRIVED IN COASTAL ABRUZZO?

Goodnight everyone, in this article I will talk about a topic that is personally very dear to me, because I believe it seriously endangers the health of both normal people and those allergic and fragile to air pollution linked to the presence of atmospheric nanoparticles PM2.5 in the air, the so-called fine particulates, produced both by artificial combustion sources such as oil and pellet heating, are cheaper for people than methane gas, but far more polluting in cities and another source of pollution from atmospheric nanoparticles is undoubtedly represented by the unburned exhaust fumes from diesel cars that run too much in the city, which is why some municipal administrations in Northern Italy, more civilized and sensitive to the issue, are increasingly adopting measures that improve public transport services and discourage the use of private cars, such as the much discussed Città 30, already adopted in Italy by the municipal administrations of Olbia in Sardinia and Bologna in Emilia Romagna, but another phenomenon that is increasingly gaining ground in the cities of Southern Italy is contributing dangerously to the increase in the concentration of atmospheric nanoparticles in our countryside overlooking the cities: malicious agricultural fires, a phenomenon which was found for the first time in Ischia in Campania and which is spreading like wildfire in several other urban centers in the Southern Italy, including Vasto in Abruzzo where I live, therefore this issue requires to be addressed seriously, with all the rigor of an environmental technician that has always distinguished me, because on issues like these we must never allow ourselves to minimize them, especially when they tend to endanger the health of an entire local community, the attitude adopted by the "absent local mayor" Francesco Menna, busy carrying out his role as President of the Province of Chieti in Corso Marrucino, completely forgetting to deal with the phenomena probably linked to the eco-mafia or smoke signals acts used by the local ROM community and aimed at communicating something to each other, a new form of communication that is increasingly taking hold in the city and where unfortunately I am still forced to live for another few years with my family, therefore I am absolutely not in a position to be able to turn a blind eye and pretend nothing happened, as all the other silenced and complicit residents do here, and I think that in the midst of a pandemic the Vastese community is far worse than the Avezzanese one of Avezzano (AQ) in the Marsica District, there were right-wing Camorra members there, while here there is some other form of mafia like the Apulian one, the Sacra Corona Unita, but that's another story!

I believe that Mayor Menna knows only too well that in his city happens crimes against air quality and to his citizens health, in a city to which I can't call mine just because I live there, I'm Roman and wherever I go I will be a soldier of Rome, only Rome for me is my motherland, all the others cities in Italy and in the world we cannot immediately understand each other. Having stated this well, I don't want to start acting like Giancarlo Siani of the situation, but given the constant worsening of the air quality in the city, especially when the local climate is more humid and it doesn't rain for days or months, it's time to talk here on the phenomenon linked to agricultural fires, where certain local characters, I believe they could be residents of Foggia-Apulian origins who have animalistic habits from Foggia, have a tendency to burn agricultural stubble a little too often and up to this point you would say that everything it is normal, the problem however is that the smoke emitted is not brown or black, it is blue in color and therefore I believe that under the stubble some other material is burning, such as dangerous waste and plastic which I remind readers of this article that emit dioxins in the air, material in my opinion mixed with the excess wood burned in the fields in the countryside of Lebba, Maddalena, San Lorenzo and Luci districts. I find myself forced to write this article because these phenomena occur with a certain frequency and regularity, they are very visible from my home and the worst thing about the matter is that no competent body intervenes by carrying out more checks to avoid the degeneration of a problem that is taking more and more foot: in various parts of the city at regular times, or after lunch between 1pm and 3pm, but also in the evening, between 5pm and 7pm, controlled arson agricultural fires are set for a few minutes, they do not get out of hand and they do not require the intervention of the Fire Brigade, however here it seems to be among the Sioux and Ceyenne Indian tribes during the period of English colonialism in North America, often in addition to agricultural fires, fireworks are also set off, such as if these absurd local characters communicated something to each other, but we still don't know exactly what, it is perhaps better not to know, but the fact remains that it is not easy for good people to live among a population that completely ignores environmental protection through the importance of an healthy air and the protection of human health. I personally have already sent several PEC emails to the Forestry Carabinieri of the local Vasto station, but my reports have never been taken seriously, so all I have to do is contact Striscia la Notizia of Canale 5 Mediaset: perhaps only in this way will I elevate the case to a national level, perhaps we will be able to unlock something, to no longer allow this free general anarchy that has prevailed especially since I have been living here for two and a half years now in the midst of a pandemic, where my organic state of health has decidedly worsened due to pollution from atmospheric nanoparticulate PM2.5 in force in particular local climatic conditions, especially in summer with the anomalously higher temperature and in conditions of greater relative humidity above 60%, forcing me to spend much more time at home compared to when I lived in Avezzano and not only for COVID19 which is still circulating among us.

Below I insert all the videos that I have been shooting in recent months aimed at documenting this phenomenon of agricultural fires, which I have read has also persisted for several years in the territory of Ischia in near Campania region.

Certain of a timely resolution of the problem in my own way, because if I wait for the Forestry Carabinieri of the local station in Vasto, or the Municipality of Vasto, I will have breathing problems in time that could lead to asthma or respiratory crises more or less serious, I dedicate this article to all those who, despite the pandemic period, have still retained, like me and my father, a minimum of logic, common sense and above all, an immense civic sense, this is something I don't see anywhere in this city. 'other person outside of my family.

Goodnight and we'll see you again soon for new updates on this important issue that should absolutely not be underestimated and which should start to worry many people, especially if in 2025 the Court here in Vasto will close and all the legal cases will move to Chieti and especially if the agricultural fires, which no local institution has yet the intention of controlling and stopping, will begin to appear in other many Italian cities in Central-Southern Italy.



https://www.ilmattino.it/napoli/area_metropolitana/roghi_agricoli_polveri_sottili_ischia_rischio_la_qualita_aria-7694207.html
https://www.ecoo.it/articolo/ischia-polveri-sottili-e-roghi-rendono-laria-irrespirabile-danni-alla-salute-delle-persone/140859/
Vasto (CH), Abruzzo contrada Maddalena-San Lorenzo, 2 Febbraio 2024 ore 17.34: cielo avvolto dalla fuliggine generata da un doppio incendio controllato da rogo agricolo appiccato all’interno di due ville sulla destra dell’immagine

Vasto (CH) Abruzzo, 5 Febbraio 2024 ore 15.27: ancora un altro rogo agricolo utilizzato come segnale di fumo nelle campagne della contrada Luci

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

ROGHI TOSSICI E RIFIUTI NEI TERRENI AGRICOLI: “INCURIA DELLE AZIENDE E SCARSI CONTROLLI, LE CAUSE”

Un’estate, in campo agricolo, caratterizzata da diversi incendi (provocati dagli stessi agricoltori) e dallo sversamento di rifiuti – quasi sempre provenienti dalla Campania – sversati illegalmente di notte.

Decine di roghi, anche quest’anno, hanno caratterizzato l’estate in campo agricolo. Roghi provocati dagli stessi agricoltori, in teoria, per evitare di smaltire i rifiuti prodotti dalla coltivazione. ‘In teoria’, perché in realtà i tubicini utilizzati per l’irrigazione vengono ritirati gratuitamente da ditte di riciclo della plastica. La stessa sorte toccherebbe anche ai contenitori di polistirolo delle piantine. Ma molti agricoltori preferiscono inquinare il proprio terreno, la propria falda acquifere, l’aria circostante piuttosto che stipare e consegnare alle ditte preposte al ritrito, il materiale di scarto. 

Negli ultimi anni molti imprenditori agricoli hanno preferito l’utilizzo di tubicini di irrigazione riutilizzabili i quali, già dopo il terzo riutilizzo, apportano un risparmio notevole all’azienda. Ad oggi i tubi ‘usa e getta’ hanno un costo di circa 300€/ettaro contro i 1000€/ettaro dei riutilizzabili che durano anche 10 anni. Altro fattore a sfavore dei dispositivi ‘usa e getta’ sta nella fragilità degli stessi che, molto spesso vengono bucati dai gabbiani o addirittura da alcuni tipi di insetti, procurando un dispendio energetico e idrico, non indifferente.

A questo, si aggiunge il fenomeno dello sversamento di rifiuti provenienti dalla Campania e scaricati nottetempo in terreni incolti: “È inaccettabile che le aree rurali vengano utilizzate come discariche a cielo aperto – denuncia Coldiretti Puglia – depauperando un territorio curato e produttivo, inquinando la terra e il sottosuolo, arrecando un danno ingente all’imprenditore agricolo che spesso è chiamato a rimuovere i rifiuti sversati da altri, se non riesce a dimostrare di non averli prodotti” dichiara Coldiretti Puglia. 

Ma, come spiega ai microfoni di Foggiatoday, Donato Del Mastro, dirigente Coldiretti Foggia, basterebbero più controlli ai caselli (nello specifico a Foggia, sarebbero i caselli di Candela e di Cerignola, uniche uscite per chi proviene dalla Campania) per arginare il fenomeno. 

Fonte: Foggia Today

https://www.foggiatoday.it/economia/roghi-campi-rifiuti-aree-rurali-coldiretti.html
https://www.ilmattino.it/napoli/area_metropolitana/roghi_agricoli_polveri_sottili_ischia_rischio_la_qualita_aria-7694207.html

Incendio in una rimessa agricola di Vasto

Sul posto la squadra locale dei vigili del fuoco, ancora ignote le cause

https://www.zonalocale.it/2022/11/02/incendio-in-una-rimessa-agricola-di-vasto/

VASTO – Rimessa agricola a fuoco stamane a Vastoin località Villa nei pressi di via Maddalena.

Le cause del rogo sono ancora da accertare. I residenti si sono accorti dell’incendio dalla grossa nube di fumo che si è levata in cielo e il forte odore di bruciato entrato dalle finestre.

Al lavoro i vigili del fuoco che hanno ricevuto la richiesta d’intervento intorno alle 10:30 circa.

Fonte: Zonalocale

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus

IL PETROLIO E LA PLASTICA CONTINUANO AD ASSEDIARE IL MARE MEDITERRANEO

https://www.lindipendente.online/2023/07/10/il-petrolio-e-la-plastica-continuano-ad-assediare-il-mare-mediterraneo/

Nonostante i sempre più ambiziosi impegni internazionali, il Mediterraneo è ancora uno dei mari più inquinati al mondo. Complici la dilagante antropizzazione delle coste del bacino e la posizione strategica, il Mare Nostrum è quindi oggi uno dei luoghi in cui la biodiversità marina è in assoluto più minacciata. Stiamo parlando di una ricca varietà di specie, uomo compreso, costantemente sotto pressione a causa delle impattanti attività richieste dall’odierno modello socioeconomico. Al riguardo, come non menzionare la ormai ubiquitaria plastica, i cui costituenti sintetici allo stato attuale sono praticamente in ogni rete alimentare nota. Oppure i combustibili fossili e i loro continui sversamenti che, ogni giorno che passa, rendono il Mediterraneo un mare sempre meno in salute: basta infatti un singolo litro di petrolio per inquinare un milione di litri di acqua.

Le perdite accidentali di idrocarburi nel Mar Mediterraneo sono tra l’altro più frequenti di quel che si pensi. In un solo anno, sono circa 200 mila le imbarcazioni di ogni tipologia che solcano il nostro mare e circa trecento le navi cisterna che trasportano giornalmente combustibili fossili. Un quantitativo totale di idrocarburi stimato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale in 350 milioni di tonnellate all’anno, di cui almeno 600 mila tonnellate finiscono però in mare. Basti pensare che, negli ultimi tre decenni, 27 incidenti hanno riversato nelle acque circa 272 mila tonnellate di greggio. Tuttavia, il problema è che «a parte gli episodi catastrofici – ha spiegato il biologo marino Emilio Mancuso impegnato proprio nella tutela del Mediterraneo – ci sono pressoché quotidianamente delle piccole perdite di idrocarburi in mare legate allo svuotamento delle acque di sentina e alle operazioni di rifornimento delle imbarcazioni da diporto». Senza contare poi il rilascio, accidentale o volontario che sia, di gasolio, solventi, lubrificanti e altri prodotti petroliferi.

Allo stesso modo, il Mar Mediterraneo è uno dei luoghi del Pianeta dove l’impatto dei rifiuti in plastica sulla biodiversità è più alto in assoluto. A dimostrarlo un recente studio che ha monitorato gli spostamenti di 7.137 uccelli appartenenti a 77 specie diverse e analizzato come questi si sovrapponessero alle mappe della prevalenza della plastica negli oceani del mondo. I ricercatori hanno affermato che è la prima volta che i dati di tracciamento di così tante specie vengono combinati con i dati sulla distribuzione della plastica su scala globale. Una valutazione imponente che ha rivelato quanto il Mar Mediterraneo insieme al Mar Nero siano “zone a rischio” particolari: insieme rappresentano infatti oltre la metà del rischio di esposizione alla plastica per l’avifauna considerata. La portata del problema è tuttavia globale, basti pensare che tra le aree ad alto rischio figurano anche le acque circostanti gli Stati Uniti, il Giappone, il Regno Unito e persino diverse remote porzioni di oceano. Nel complesso, dalla ricerca emerge un’ulteriore conferma dei pericoli della plastica per gli uccelli marini e la biodiversità in generale. Gli animali, infatti, spesso scambiano piccoli frammenti di plastica per cibo, possono rimanere impigliati nei rifiuti o ingeriscono i polimeri plastici già mangiati dalle loro prede. In definitiva – ha sottolineato una delle autrici dello studio – sebbene ci manchi ancora una comprensione completa dell’impatto della plastica sulle specie e sugli ecosistemi, quel che sappiamo è profondamente preoccupante».

[di Simone Valeri]

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

TUPPERWARE, LO STORICO MARCHIO STATUNITENSE PRODUTTORE DI CONTENITORI ERMETICI PER LA CONSERVAZIONE DEI CIBI SULL’ORLO DEL FALLIMENTO

Vasto (CH), lì 15 Aprile 2023 ore 13.41

Buongiorno a tutti e a tutte, in questo articolo parlerò della Tupperware, storica ditta statunitense produttrice di contenitori per la conservazione dei cibi, fondata nel 1946 a Grafton nel South Grafton, stato del Massachusetts da Earl Tupper, mentre la sede centrale è ad Orlando in Florida. La mia indimenticata nonna materna Maria Concetta “Rosetta” Gulia fondò una concessione nel 1984 e che gestì per alcuni anni a L’Aquila, a viale Gran Sasso vicino lo stadio di calcio Tommaso Fattori nel quartiere Torrione, prima di passare a lavorare come capogruppo alla ditta svizzera Just di prodotti per l’igiene e la cura del corpo che ha sede a Walzenhausen in Svizzera e la sede distaccata italiana è sita a Genzana (VR) in Veneto.

Maria Concetta Gulia, la mia splendida nonna materna, Sora (Frosinone) 30 Luglio 1931 – Celano 12 Marzo 2018
http://www.infinitamemoria.it/public/defunti/avatar/637076371211712033.jpg

La Tupperware da sempre sinonimo di conservazione degli alimenti, l’azienda produttrice dei celebri contenitori ha 77 anni ed è ora sull’orlo del baratro a causa dell’aumento dei debiti e del calo delle vendite. Nonostante i tentativi di rinnovare i suoi prodotti e di rivolgersi ad un pubblico più giovane, non è riuscita a riposizionarsi

di Ivana Pisciotta

aggiornato alle 18:5612 aprile 2023

La sede di Tupperware a Orlando, in Florida Stati Uniti
https://www.agi.it/economia/news/2023-04-12/tupperware_orlo_fallimento-20936909/

AGI – Da sempre sinonimo di conservazione degli alimenti, il marchio Tupperware è ormai un’icona internazionale al punto che il nome viene usato per riferirsi a un qualsiasi contenitore di plastica.

Il nome era garanzia di qualità al punto che all’epoca si diceva che un contenitore Tupperware, se acquistato ad esempio alla vigilia delle nozze, avrebbe festeggiato le nozze d’oro con i suoi ‘proprietari’. Un modo come un altro per augurare lunga vita agli sposi. 

Insomma i suoi prodotti diventarono mitici, merito della loro sigillatura ermetica e impermeabile, un tempo rivoluzionaria. L’azienda statunitense che ha ormai la veneranda età di 77 anni è ora però sull’orlo del baratro a causa dell’aumento dei debiti e del calo delle vendite

Nonostante i tentativi di rinnovare i suoi prodotti negli ultimi anni e di rivolgersi a un pubblico più giovane, non è riuscita a riposizionarsi.

Il suo modello di business principale, che prevede l’utilizzo di venditori autonomi che vendono principalmente dalle proprie case in occasione dei Tupperware Party, è passato di moda da un po’ di tempo ed è stato ritirato del tutto nel Regno Unito nel 2003.

Ora i dirigenti dell’azienda hanno ammesso che, senza nuovi finanziamenti, potrebbe scomparire dal mercato. Anche perché nel frattempo si sono affacciate sul mercato alternative altrettanto valide ma più economiche. Solo durante la pandemia, quando le persone cucinavano di più a casa, sembrava che i Tupperware fossero tornati di moda ma il rialzo si è rivelato temporaneo.

Da allora le vendite sono tornate a calare, soprattutto perché secondo gli analisti negli ultimi 10-20 anni l’azienda non è stata “sufficientemente innovativa” per tenere il passo dei suoi rivali.

L’azienda venne fondata nel 1946 da un uomo, l’inventore Earl Tupper, ma il suo volto pubblico era una donna: Brownie Wise.

Il prodotto di Tupper era un grande affare – utilizzava nuove materie plastiche per mantenere i cibi freschi più a lungo: un espediente prezioso in quanto i frigoriferi erano ancora troppo costosi.

La signora Wise aveva già iniziato a organizzare eventi per vendere i contenitori, incontrando direttamente le donne interessate a questo tipo di acquisti, in occasioni che avevano lo stesso scopo di socializzare e di fare affari.

Il suo stile innovativo e i suoi dati di vendita attirarono l’attenzione di Tupper, che la promosse dandole un ruolo a livello esecutivo in un’epoca in cui le donne erano nettamente escluse dai consigli di amministrazione.

L’impatto di Wise e di Tupperware è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi: molti sostengono che abbia avuto un ruolo importante nell’inserimento delle donne nella forza lavoro nell’America del dopoguerra e che abbia fornito una fonte di reddito ad altre donne in tutto il mondo.

Ora però l’azienda naviga in cattive acque: lunedì scorso in Borsa le azioni Tupperware sono scese di quasi il 50% dopo le dichiarazioni dell’azienda che vede “un futuro incerto”.

In un documento normativo depositato circa una settimana fa, il produttore di contenitori ha infatti fatto sapere che ci sono “dubbi sostanziali sulla capacità dell’azienda di continuare a operare come un’impresa in attività” e che sta lavorando con consulenti finanziari per trovare i finanziamenti necessari a rimanere a galla. Per questo motivo,  sta valutando la possibilità di licenziamenti e sta esaminando il suo portafoglio immobiliare per cercare di risparmiare.

Fonte: AGI

Tupperware: l’iconica azienda di contenitori alimentari è in crisi e rischia il fallimento

La multinazionale statunitense dei contenitori alimentari (e non) Tupperware è in crisi e le sue azioni sono crollate del 50%. Riuscirà a risollevarsi o è la fine di un’era (quella delle riunioni in casa per vendere i prodotti)?

https://www.greenme.it/lifestyle/costume-e-societa/tupperware-liconica-azienda-di-contenitori-alimentari-e-in-crisi-e-rischia-il-fallimento/

Quando dobbiamo conservare dei cibi cucinati in frigo o freezer, ma soprattutto se vogliamo portarli con noi durante scampagnate e picnic, ci serviamo di contenitori appositi e dotati di coperchio, il più delle volte realizzati in plastica.

La marca più nota a livello internazionale che produce questi utensili è la Tupperware, famosa a tal punto che a volte il nome stesso dell’azienda è diventato sinonimo di contenitore alimentare.

Ora però arrivano brutte notizie che riguardano proprio la nota multinazionale americana, leader nel settore della produzione e distribuzione di utensili per la cucina e articoli in polietilene e polipropilene.

Cosa è successo? Qualche giorno fa, in un documento normativo, il produttore ha affermato che esistono: “sostanziali dubbi sulla capacità della società di continuare a funzionare” e che sta lavorando con l’aiuto di consulenti finanziari per trovare fondi utili a portare avanti l’azienda.

Sembra che il debito raggiunga quasi 700 milioni di dollari e la società ha fatto sapere che sta valutando licenziamenti e rivedendo il suo patrimonio immobiliare con l’intento di risparmiare e riuscire a resistere.

In parole povere, Tupperware non se la passa affatto bene e quanto messo nero su bianco dai responsabili della mutlinazionale ha portato ad un effetto disastroso sulle azioni della società che sono scese di quasi il 50% in pochi giorni.

Ma non è ancora tutto, la Borsa di New York ha fatto sapere che le azioni di Tupperware rischiano addirittura di essere cancellate dalla quotazione, perché non è stata presentata la relazione annuale richiesta.

Perché Tupperware è in crisi?

Tupperware resiste sul mercato da ben 77 anni ma i competitor sono ormai numerosi e spesso hanno prezzi più competitivi. È vero che negli ultimi anni l’azienda ha cercato di attirare i clienti più giovani con prodotti innovativi e alla moda ma sembra che ciò non sia bastato per rilanciarla al meglio.

Ma non è questo l’unico problema, c’è anche il forte calo del numero di venditori (ricordiamo che i prodotti Tupperware sono principalmente distribuiti attraverso canali di vendita diretta, ad esempio incontri e riunioni tra amici nelle case). Ulteriore svantaggio è la minore disponibilità di denaro delle famiglie per poter acquistare prodotti per la casa.

Tupperware sembra non essere riuscita a “svecchiare” la sua proposta e in tempi di crisi come questa, neanche l’accordo con Target Corporation, catena di grandi magazzini americani, è riuscita a risollevare l’azienda. Le vendite nel 2022, infatti, sono diminuite del 20%.

La multinazionale dei contenitori alimentari riuscirà a risollevarsi ancora una volta (già nel 2020 non se l’era passata propriamente bene)? O l’era Tupperware è destinata a finire?

Fonte: CNN, Greenme

L’azienda Tupperware va verso il fallimento: ecco perché

Scopriamo perché l’azienda Tupperware rischia il fallimento.

https://www.trend-online.com/economia/tupperware-fallimento-perche/

Quasi tutti, nella propria credenza, hanno un prodotto Tupperware. L’azienda statunitense è famosa in tutto il mondo perché ha segnato una rivoluzione per la conservazione dei prodotti freschi a partire dagli anni ’50. Oggi purtroppo quest’azienda rischia il fallimento nonostante i suoi contenitori siano ancora ampiamente utilizzati. Ma perché un’azienda così importante sta lentamente precipitando nel baratro? Ecco alcune motivazioni.

Ecco perché l’azienda Tupperware va verso il fallimento: il massiccio impiego della plastica

L’azienda Tupperware, fondata negli Stati Uniti d’America nel 1946, ha rappresentato il grande boom economico statunitense. Negli anni ’50 era considerata un’impresa moderna e tecnologica che, lavorando con la plastica, forniva prodotti semplici ed indispensabili alle famiglie americane.

È proprio la plastica uno dei motivi dietro al crollo della Tupperware. Tutto, a partire dal dopoguerra, è stato realizzato con la plastica, considerata duratura ed indistruttibile. All’epoca non si pensava troppo ai potenziali danni di questo materiale. Tupperware ha fatto della plastica la sua miniera d’oro.

Oggi, in un mondo che sta cercando di essere “Plastic free“, l’impiego di questo materiale è diventato quasi obsoleto. L’azienda Tupperware, purtroppo, non è riuscita a stare al passo con i tempi e diversificare i materiali impiegati.

Il crollo delle vendite

Un’altra ragione che potrebbe portare l’azienda al fallimento è il crollo delle vendite. Da anni, ormai, i prodotti Tupperware non fanno più gola. La concorrenza è stata spietata e in grado di fornire alternative ai contenitori in plastica dell’ex colosso statunitense.

Va ricordato anche che Tupperware ha fatto la sua fortuna grazie ai venditori autonomi. I più giovani non sanno di cosa stiamo parlando, ma sicuramente avranno avuto modo di assistere ad una vendita di prodotti Tupperware in qualche film.

Il punto forte dell’azienda statunitense era quello di utilizzare dei venditori autonomi, che erano soliti organizzare delle riunioni, con un obiettivo: vendere prodotti Tupperware. A partire dagli anni ’50 il fenomeno si era diffuso in tutto il mondo fruttando miliardi all’azienda. 

Con la nascita dei venditori autonomi, molte aziende hanno poi copiato questo modello di Business. All’epoca Tupperware incarnava completamente il sogno americano, ma soprattutto rappresentava una vera e propria svolta femminista in quanto quasi tutti i venditori autonomi erano donne

Oggi purtroppo si è persa quest’usanza e di conseguenza le vendite di contenitori Tupperware sono drasticamente crollate.

L’azienda è sull’orlo del baratro

La Tupperware ha molti debiti da saldare e non riesce a trovare investitori né statunitensi né internazionali. I vertici dell’azienda hanno già iniziato a pensare di vendere alcune partecipazioni immobiliari per racimolare risorse economiche. Intanto da Wall Street non ci sono buone notizie: la borsa di New York, centro finanziario del mondo Occidentale, sta valutando di escludere la Tupperware dal suo listino.

Fonte: Trend Online

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus