Lega Anti Vivisezione (LAV)

UCCIDERE GLI ORSI PROBLEMATICI NON E’ LA SOLUZIONE: LA LAV PRESENTA DUE NUOVI RICORSI AL TAR

Uccidere gli orsi problematici non è una soluzione. Per questo la Lega Anti Vivisezione (LAV) ha presentato due nuovi ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di Trento per contrastare le linee guida provinciali per la gestione degli orsi e il documento ISPRA-MUSE sugli orsi etichettati come “problematici”, quando in realtà l’unico essere veramente problematico è l’essere umano con i suoi comportamenti scriteriati, quando si avvicina eccessivamente ad un animale selvatico.

https://www.kodami.it/uccidere-gli-orsi-problematici-non-e-la-soluzione-la-lav-presenta-due-nuovi-ricorsi-al-tar/

Uccidere gli orsi problematici non è una soluzione. Ne è certa la Lav che per questo ha presentato due nuovi ricorsi al Tar di Trento per contrastare le Linee guida provinciali per la gestione degli orsi e il documento Ispra-Muse sugli orsi etichettati come “problematici”.

«Avevamo presentato già nell’agosto 2021 il ricorso al Tar per richiedere l’annullamento delle Linee guida provinciali per la gestione degli orsi mediante uccisione – ha spiegato Massimo Vitturi, responsabile area Animali selvatici della Lav – perché mancanti di qualsiasi riferimento alla programmazione delle misure di prevenzione, si tratta quindi di mere linee guida che nella loro genericità costituiscono la base per nuovi incidenti, per la creazione di fatto di orsi “problematici” e le conseguenti Ordinanze di uccisione degli orsi. Inoltre, nessun cenno alle misure non cruente in caso di orsi problematici essendo di fatto prevista sempre e soltanto l’uccisione degli animali».

Il Tar nel 2022 aveva però giudicato inammissibile il ricorso e quindi l’associazione si è rivolta al Consiglio di Stato. In attesa della decisione, però ha fatto sapere che proporrà ancora un nuovo ricorso su questi aspetti.

La discussione sulla gestione dei grandi carnivori del Trentino si è riaccesa a seguito della vicenda dell’orsa Gaia, nota come JJ4, ritenuta responsabile della morte del 26enne Andrea Papi, la prima aggressione mortale di un orso ai danni di un essere umano in oltre 150 anni di storia italiana.

Quando gli esperti della Fondazione Edmund Mach hanno isolato il profilo genetico dell’orsa è partita una vera e propria caccia da parte dei Forestali trentini, culminata con la cattura di Gaia. Oggi l’orsa, dopo essere stata separata dai suoi 3 cuccioli, si trova rinchiusa all’interno del Centro faunistico di Casteller, ancora in attesa della sentenza del Tar, che potrebbe salvarla accogliendo i ricorsi presentati dalle associazioni di tutela animale.

Fin da subito, il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha fatto sapere di voler abbattere l’animale, e insieme a lei tutti gli orsi problematici del Trentino. Insieme a Gaia, infatti, dovrà essere catturato anche Johnny, conosciuto come Mj5, l’orso che ha aggredito un uomo in Val di Rabbi poche settimane prima della vicenda di Andrea Papi. L’uomo in quel caso se l’era cavata con qualche ferita ed era stato dimesso dall’ospedale dopo tre giorni.

Stessa sorte di Gaia e Johnny sarebbe toccata anche a M62, se non fosse stato ucciso da un maschio adulto alla fine di aprile. M62 era un giovane individuo che non si era mai mostrato aggressivo e che era considerato problematico perché aveva l’abitudine di entrare nei centri abitati, e mostrare una confidenza eccessiva nei riguardi di alcune persone. Come aveva spiegato a Kodami l’esperta di orsi e coautrice del progetto di divulgazione “L’orso e la formica”Elisabetta Tosoni, sono soprattutto le femmine e gli individui giovani ad avere la tendenza a entrare in contatto con zone abitate, allo scopo di fuggire dai maschi adulti.

Gaia, Johnny e M62 sono individui diversi, che hanno agito in contesti diversi, ma ai quali la Provincia autonoma di Trento vuole somministrare la medesima medicina: la morte. A rischio quindi sono tutti gli animali con atteggiamento considerato non conforme. Una ipotesi alla quale la Lav si oppone strenuamente: «Ottenere la tutela della vita di Jj4 ci permetterà di creare un precedente giudiziario per salvare la vita di tutti gli orsi», ha aggiunto Vitturi.

Nel frattempo per Gaia arrivano i primi segni di speranza: «La sola possibilità di salvare la vita di JJ4 attraverso il suo trasferimento in un rifugio straniero già rappresenta una svolta, perché effettivamente le linee guida incredibilmente non prendono neanche in considerazione questa possibilità essendo molto più facile uccidere che trasferire. Le nostre energie e le nostre attività politiche, legali, di rapporti istituzionali, sono interamente dedicate alla sorte dell’orsa non solo perché per LAV ogni vita ha valore e deve essere rispettata, ma perché alla sorte di Jj4 e dell’ancora non catturato MJ5 è legato il destino di vita o di morte per gli altri 100 orsi trentini in natura», ha concluso Vitturi.

Fonte: Kodami

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

JJ4, IL TAR DI TRENTO SOSPENDE IL SECONDO DECRETO DI ABBATTIMENTO FIRMATO DAL PRESIDENTE FUGATTI

Il tribunale ha accolto, nuovamente, il ricorso delle associazioni animaliste

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/trentino-alto-adige/jj4-tar-trento-sospende-abbattimento-fugatti_64215589-202302k.shtml

Jj4 è per ora salva.

Il Tar di Trento ha sospeso l’efficacia del secondo decreto con cui il presidente della Provincia Maurizio Fugatti ha disposto l’abbattimento dell’orsa, considerata responsabile della morte del runner Andrea Papi e attualmente detenuta nel centro faunistico del Casteller. Il tribunale amministrativo ha accolto nuovamente il ricorso presentato dalle associazioni Enpa, Leidaa e Oipa (qui il primo decreto sospeso). Fino alla data della prossima udienza collegiale la Provincia non potrà dunque procedere all’abbattimento. Fugatti replica: “Devo ancora leggere la decisione del Tar”.

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Cosa dicono gli animalisti 

 “Il decreto di Fugatti – osservano le associazioni animaliste – non è solo assurdo nel contenuto e non adeguatamente motivato, ma rappresenta anche una vera e propria sfida al ministero dell’Ambiente, contrario alla soppressione di Jj4, che ha istituito un ‘tavolo tecnico’ per l’elaborazione di una nuova strategia sulla gestione degli orsi e mostra di aver ben presente il principio di tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali sancito dal nuovo articolo 9 della Costituzione. Fugatti invece procede per conto proprio, come se gli orsi fossero sua proprietà, come se l’art.9 non esistesse e ignorando completamente la mobilitazione di milioni di italiani contrari all’abbattimento”.

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Accolto anche il ricorso di Leal, che evidenzia “come il decreto n.10 emesso in data 27 aprile dal presidente Fugatti, con il quale viene autorizzata la soppressione dell’orso Jj4, si profila frutto di un’errata interpretazione della relazione dell’Ispra, che non ha affatto espresso parere negativo in ordine alle strutture ove ricollocare l’orsa, ma ha solo dichiarato di non avere competenza in merito, laddove la stessa spetta ai Cites”.

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La replica di Fugatti

  “Devo ancora leggerla”, sono le uniche parole rilasciate lasciando il consiglio federale della Lega a Milano dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, in merito alla decisione del Tar di sospendere l’efficacia del decreto di abbattimento dell’orsa Jj4. 

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

IL RITORNO DEGLI ORSI IN TRENTINO

https://www.lav.it/aree-di-intervento/animali-selvatici/ritorno-orsi-in-trentino

Gli orsi sono sempre stati presenti nei boschi del nord Italia, ma a causa dell’ingerenza delle attività umane, si sono rifugiati nelle aree Alpine. Si pensava che lì potessero vivere tranquilli, ma quando l’uomo ha raggiunto anche quelle zone sono iniziate delle vere e proprie campagne di persecuzione a danno di questi splendidi animali.

Uccisioni con i fucili, veleno, trappole e altri sistemi: la morte di un orso veniva ricompensata con del denaro, determinando l’estinzione di questi animali dall’arco alpino.

Nel 1992 le cose iniziarono a cambiare. Il Parco Adamello Brenta elaborò un progetto di introduzione degli orsi in Trentino, che venne poi avviato nel 1996 con il nome di Life UrsusNel 1997 viene fatto uno studio di fattibilità: all’epoca nella Provincia di Trento erano presenti solo 3 orsi maschi anziani. Lo studio riguardò anche i cittadini trentini, che furono invitati a rispondere a un sondaggio: il 73% degli intervistati risultò favorevole alla reintroduzione degli orsi.

Così, tra il 1999 e il 2002 si sono svolte le operazioni di trasferimento dalla Slovenia al Trentino di 3 orsi maschi e 7 femmine.

Nel giro di vent’anni la popolazione di orsi è praticamente decuplicata, confermando il successo scientifico del progetto Life Ursus.

Ben diversa la questione della gestione della convivenza con questi animali, che ha messo in luce l’impreparazione e l’incapacità della Provincia di Trento, più interessata agli umori del proprio elettorato che alla comprensione delle caratteristiche di questi animali.


In Trentino gli orsi vengono catturati e imprigionati solo perché si comportano da orsi.

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Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

NO AI GRANDI EVENTI SULLE SPIAGGE ITALIANE

Firma anche tu la petizione per impedire l’organizzazione dei Grandi Eventi lungo le spiagge italiane a tutela dei fragili ecosistemi marini. Le spiagge non sono mega discoteche a cielo aperto, i concerti vanno fatti negli stadi!
https://marevivo.it/blue-news/no-ai-grandi-eventi-su-spiagge-e-siti-naturali-firma-la-petizione/

L’ambiente urla: non nel mio nome!

In estate, spiagge e siti naturali sono presi d’assalto da decine di migliaia di persone, durante i numerosi eventi musicali che causano un fortissimo danno ambientale. 

Eppure nell’Articolo 9 della Costituzione, si riporta che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.

https://www.change.org/p/no-ai-grandi-eventi-su-spiagge-e-siti-naturali

ALLORA PERCHÉ DISTRUGGIAMO SPIAGGE E SITI NATURALI?

Tutte le coste italiane, sabbiose o rocciose che siano, sono aree preziose per la biodiversità, ma subiscono una fortissima pressione antropica soprattutto d’estate. I mega eventi in spiaggia aggravano notevolmente la già precaria conservazione di questi siti e sono fonte di gravissimo disturbo per la fauna selvatica in riproduzione. Inoltre i tagli di siepi e alberi, la distruzione delle dune, l’inquinamento acustico e da smog e i rifiuti che finiscono in mare, danneggiano l’ambiente, mettendo a rischio le specie in nidificazione come fratino o tartarughe marine.

ECOSISTEMI DELICATI E PREZIOSI

Spiagge e litorali rappresentano ambienti fragili e dinamici e sono importanti aree di transizione tra la terraferma e il mare. Oltre a ospitare preziosi ecosistemi, sono aree filtro che proteggono il mare dall’inquinamento dell’entroterra e l’entroterra dall’azione erosiva del mare e dalla risalita dell’acqua salata nelle falde di acqua dolce. Soltanto la sabbia, che spesso diamo per scontato, impiega millenni a formarsi!

L’AMBIENTE URLA: “NON NEL MIO NOME”

Non esistono concerti ecosostenibili in spiagge o aree naturali, anzi, questi sono spesso il frutto di decisioni, anche politiche, che violano gli stessi valori di sostenibilità e tutela ambientale declamati tra le loro finalità.

Le tanto annunciate attività di pulizia post-evento dei rifiuti abbandonati in spiaggia, che rischiano di finire per sempre in mare, non bastano di certo a ripristinare l’equilibrio preesistente. Basti pensare all’abbattimento preventivo di alberi per la creazione di parcheggi o al calpestio che compromette il prezioso ecosistema dunale.

I CONCERTI SI DEVONO SVOLGERE IN LUOGHI IDONEI

Gli habitat preziosi come le spiagge devono essere realmente tutelati: per questo chiediamo che siano introdotte al più presto norme che vietino pratiche pericolose e ingiuste, dal momento che esistono luoghi storicamente deputati allo svolgimento di spettacoli, come arene e stadi.

CONFIDIAMO NELLA TUA SENSIBILITÀ E NEL TUO AIUTO!

UNISCITI A NOI E FIRMA ORA LA PETIZIONE.

E RICORDA: FARE QUALCOSA PER LE SPIAGGE NON VUOL DIRE FARLO SULLE SPIAGGE!

No ai mega eventi in spiaggia. Marevivo, Enpa, LAV e Sea Shepherd lanciano una petizione

Restiamo senza parole al cospetto delle immagini dilaganti di spiagge prese d’assalto da decine di migliaia di persone durante i grandi eventi musicali estivi. Nonostante i ripetuti e condivisi appelli, è giunto il momento di chiedere il divieto di organizzare tali manifestazioni.

Già oltre 50mila firme contro i grandi eventi in spiagge e siti naturali

Sono già oltre 50.000 le firme raccolte contro i grandi eventi su spiagge e siti naturali. Una petizione che abbiamo lanciato lo scorso 2 agosto insieme a Marevivo, ENPA e Sea Shepherd Italia e che si pone l’obiettivo di spingere le Istituzioni a introdurre norme che vietino l’organizzazione di grandi manifestazioni in zone, come spiagge e aree protette, nelle quali è invece urgente e necessario rafforzare la tutela della flora e della fauna.

Eventi come concerti e spettacoli hanno un evidente impatto sull’equilibrio degli ecosistemi, causando gravi danni a carico di diverse specie selvatiche e, in generale, all’ambiente marino. I nostri ecosistemi, già strutturalmente deboli, non possono essere utilizzati per questi scopi. A maggior ragione visto che la Repubblica italiana sancisce nell’articolo 9 della nostra Costituzione la “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, i grandi eventi dovrebbero tenersi in luoghi appropriati.

I beni naturali, come le spiagge, appartengono a tutti e tutti dobbiamo considerarli parte del nostro patrimonio collettivo, ma affinché habitat preziosi come questi siano realmente tutelati è necessario che vengano introdotte al più presto delle norme che vietino pratiche pericolose e ingiuste.

https://www.lav.it/news/petizione-eventi-spiaggia

Jova Beach Party: una raccolta firme potrebbe decretarne la fine

In queste ultime settimane, Jovanotti è stato pesantemente contestato per il suo Jova Beach Party, accusato di inquinare l’ambiente e danneggiare gli equilibri dell’ecosistema. Diverse sono le associazioni ambientaliste insorte che oggi hanno lanciato persino una raccolta firme contro i grandi eventi sulla spiaggia.

Negli ultimi mesi e, in particolare, nelle ultime ore il Jova Beach Party, la tournée estiva organizzata da Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti sulle spiagge italiane, è finita sotto accusa. L’evento, che ogni anno raccoglie più di 50 mila spettatori da tutta Italia, è ritenuto responsabile di danneggiare l’ecosistema e mettere in pericolo alcune specie animali, soprattutto gli uccelli che sono soliti nidificare lungo i lidi. A Marina di Ravenna, per esempio, una delle tappe del concerto, gli ambientalisti si sono scagliati contro il cantante e l’organizzazione rei di aver abbattuto un filare di 65 metri di tamerici per fare spazio all’allestimento dell’evento. Inoltre, a Fermo, dai controlli dell’Ispettorato del lavoro di Ascoli Piceno e del Servizio di prevenzione dell’area vasta 4, si è scoperto che 17 lavoratori su 55 erano impiegati in nero, accendendo i riflettori sull’ennesimo lato oscuro del seguitissimo Jova Beach Party. Dunque, considerati tutti gli aspetti problematici emersi e denunciati da molte associazioni ambientaliste, qualche giorno fa, Marevivo, Enpa, LAV e Sea Shepherd Italia hanno lanciato una petizione su change.org per dire “No ai grandi eventi su spiagge e siti naturali”. La raccolta firme conta già più di 20 mila adesioni.

La raccolta fine che potrebbe mettere un punto al Jova Beach Party

Sale già a quota 21.815 il numero delle firme raccolte dalla petizione lanciata su change.org da associazioni ambientaliste come ENPA, Lav, Marevivo Onlus e Sea Shepherd Italia per chiedere che “siano introdotte al più presto norme che vietino pratiche pericolose e ingiuste dal momento che esistono luoghi storicamente deputati allo svolgimento di spettacoli, come arene e stadi”. La richiesta nasce dall’ingente e disastroso impatto che il Jova Beach Party, la serie di concerti tenuti da Jovanotti sulle coste italiane, sta lasciando sull’ecosistema, stravolgendolo e rendendolo inospitale per le specie animali che sono solite risiedervi. Gli organizzatori della raccolta firme spiegano, infatti, che “i mega eventi in spiaggia aggravano notevolmente la già precaria conservazione di questi siti e sono fonte di gravissimo disturbo per la fauna in riproduzione. Inoltre, i tagli di siepi e alberi, la distruzione delle dune, l’inquinamento acustico e da smog e i rifiuti che finiscono in mare, danneggiano l’ambiente, mettendo a rischio le specie in nidificazione come fratino o tartarughe marine”.

https://www.instagram.com/marevivoonlus/

Nonostante il cantante romano si faccia promotore di iniziative a tutela ambientale e difenda a spada tratta la legittimità dei propri eventi, dichiarando persino di lasciare le spiagge in condizioni migliori di quelle in cui le ha trovate prima delle esibizioni, gli ambientalisti sostengono che “non esistono concerti ecosostenibili in spiagge o aree naturali” definendole, al contrario, “frutto di decisioni, anche politiche, che violano gli stessi valori di sostenibilità e tutela ambientale declamati tra le loro finalità”. Inoltre, sempre per ribattere alle dichiarazioni del cantante e farne emergere l’infondatezza, le associazioni precisano che “le tanto annunciate attività di pulizia post-evento dei rifiuti abbandonati in spiaggia, che rischiano di finire per sempre in mare, non bastano di certo a ripristinare l’equilibrio preesistente. Basti pensare all’abbattimento preventivo di alberi per la creazione di parcheggi o al calpestio che compromette il prezioso ecosistema dunale.”.

La lettera aperta di Mario Tozzi a Jovanotti

A sostenere le ragioni delle organizzazioni ecologiste ci pensa Mario Tozzi, famoso geologo e divulgatore scientifico che sulla Stampa ha pubblicato una lettera aperta dal titolo “Caro Jovanotti stavolta ti sbagli”, attenzionando il cantante sulla problematicità insita nei suoi eventi e, in particolare, sugli “impatti dirompenti” da essi generati “per il numero di individui che vi partecipano” perché – fa notare l’esperto – “un conto sono cento persone, un altro cinquantamila”. Tozzi, scevro da qualsivoglia forma di pregiudizio nei confronti di Jovanotti, di cui ammette di apprezzare “l’evoluzione artistica” e “l’inclinazione globale di alcuni brani, come per esempio L’ombelico del mondo”, assume un atteggiamento critico rispetto a un’iniziativa come il Jova Beach Party, riconoscendone il risvolto dannoso, in particolare, sulle spiagge, il 40% delle quali “è sottoposto a una erosione costante”, per cui “rischiano di andare perdute se non si interviene incisivamente”, soprattutto durante un evento in cui “si balla e ci si agita, aggiungendo erosione a erosione”.

Il geologo non mette in dubbio l’amore di Jovanotti nei confronti dell’ambiente, ma si unisce all’invito delle associazioni a “rinunciare a questo progetto e rimodularlo legandolo a vere iniziative di compensazione ambientale. Come piantumazione di alberi seguita e certificata, restaurazione di dune e praterie di posidonia, difesa dell’avifauna e delle tartarughe marine”.

La replica di Jovanotti

Non si è fatta attendere la risposta piccata di Jovanotti, che già nelle scorse settimane aveva pubblicato un video in cui replicava alle accuse mosse dalle organizzazioni ambientaliste in cui dichiarava con fermezza che “Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema” né “è un progetto di greenwashing”, accusando infine i detrattori di essere “econazisti” in cerca di attenzioni. Rispetto alle critiche del geologo, il cantante risponde, facendo notare che, oltre ad aver collaborato con il WWF, “abbiamo tutti i permessi delle autorità competenti, locali, regionali e nazionali”, ribadendo inoltre che “le spiagge dove suoniamo sono luoghi popolari sempre pieni di gente […], non andiamo mai, nemmeno una volta, in luoghi dove c’è la possibilità di nidificazione del fratino o presenza di caretta caretta o altre specie animali o vegetali protette”. Infine, Jovanotti invita Mario Tozzi a verificare di persona come vengono svolti i lavori di organizzazione del Jova Beach Party.

Tuttavia, le repliche del cantante non sono bastate a placare le polemiche, soprattutto dopo la sua decisione di rendere privato il suo profilo Twitter. Un utente, infatti, ha commentato questa manovra con le seguenti parole: “Sei Jovanotti e invece di proteggere le spiagge proteggi i tuoi tweet”.

Fonte: Al femminile https://www.alfemminile.com/news/jova-beach-party-una-raccolta-firme-potrebbe-annullarlo-s4047056.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione, membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

CINGHIALI RINCORSI CON I FUCILI PER LE VIE DI ROMA: LA DENUNCIA DELLA LAV E IL VIDEO DEI TRE CACCIATORI METROPOLITANI

24 Feb 2023 19:42 – di Vittorio Giovenale


https://www.secoloditalia.it/2023/02/cinghiali-rincorsi-coi-fucili-per-le-vie-di-roma-la-denuncia-della-lav-e-il-video-dei-tre-cacciatori-metropolitani/

L’emergenza cinghiali anche a Roma porta strascichi sorprendenti. Come emerge da questo video divenuto rapidamente virale, alcuni cittadini esasperati hanno fatto ricorso a rimedi non consentiti in città. Come si vede dalla registrazione di un intervento fuori programma su via della Bufalotta.

Il video girato dalla Lav sulla caccia ai cinghiali

In un video, girato dalla Lav, si vede una donna che chiede il tesserino a un uomo con un fucile e una torcia. Lui tentenna, poi dice: “Adesso glieli faccio vedere”. A quel punto il video si interrompe. La Lav ipotizza una caccia illegale.

“Il far west venatorio è arrivato a Roma”. Secondo una nota della Lav, ieri sera in via Vincenzo Marmorale, zona Bufalotta, alcuni cittadini si siano trovati “faccia a faccia con tre cacciatori che, armati di tutto punto, erano intenti a stanare alcuni cinghiali. Incuranti del rischio a cui esponevano le persone, hanno sparato piu’ volte a pochi metri dalle case e dalle strade”. “Un atto di intollerabile violenza verso animali e cittadini – commenta Massimo Vitturi, responsabile Lav, Animali Selvatici – esercitato al di fuori dell’area dichiarata infetta per la peste suina africana, ancor prima che abbia trovato applicazione l’emendamento ‘caccia selvaggia’ che consente la caccia anche nelle aree protette e in citta’, ma che ha gia’ contribuito a creare un clima di deregulation venatoria”.

Considerato che la stagione di caccia al cinghiale e’ chiusa da ormai un mese, la Lav ritiene “molto probabile” che quello di ieri rappresenti “un atto di caccia illegale” e chiede ai carabinieri di “indagare ed eventualmente sanzionare i responsabili.

Lollobrigida: “Stiamo ragionando su una pianificazione”

“I cinghiali sono un problema che abbiamo affrontato già nella legge di stabilità come primo intervento. Ci basiamo su dati scientifici”. Così il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, a margine di un evento Coldiretti in corso a Roma. “Il proliferare eccessivo di alcune specie mette in discussione il loro crescere sani ma anche altre specie – afferma -. In questo caso la crescita senza controllo di ungulati sta mettendo in discussione il sistema produttivo. La prima cosa che abbiamo fatto è stata ragionare di una pianificazione, il nostro governo non si gira dall’altra parte”.

Dott. Alessio Brancaccio, Università degli Studi di L’Aquila, ambientalista Abruzzo membro aderente al movimento Ultima Generazione ed alla Fondazione Michele Scarponi ONLUS