Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network
Docenti delle Università di Roma La Sapienza e Chieti e un master della Ca’ Foscari di Venezia evidenziano: le battute venatorie sono una causa della crescita demografica e dei danni prodotti dagli animali
ROMA – L’Ispra, l’Istituto per la ricerca e la protezione ambientale, ha accertato che i cinghiali sul territorio italiano sono un milione e mezzo e che negli ultimi sette anni hanno prodotto danni all’agricoltura italiana per 120 milioni di euro. Nel periodo 2015-21 gli abbattimenti sono aumentati del 45 per cento: 300.000 esemplari l’anno uccisi, di cui 257.000
Il Carroccio presenta un ordine del giorno per impegnare il governo. A novembre scorso l’Europarlamento ha votato per modificare lo status dell’animale selvatico per proteggere il bestiame
Il Governo Meloni, dopo aver approvato un emendamento per consentire ai cacciatori la caccia dei cinghiali anche all’interno delle città, adesso il Governo mette nel mirino anche i lupi, cercando di far decadere loro lo status di specie protetta. Un approccio criminale atto a distruggere una specie animale selvatica che funge da importante regolatore ecosistemico delle catene alimentari negli habitat naturali, essendo il lupo l’animale naturale antagonista dei cinghiali e dato quest’ultimi stanno aumentando sempre più in numero delle nostre città invase dai rifiuti, dove loro trovano perfetto attecchimento avendo a disposizione una grande quantità di rifiuti abbandonate nelle campagne, per strada e nei cassonetti posti in contesti urbani, rivestono un ruolo ancora più importante per regolare il numero della popolazione dei cinghiali stessi. Per il principio ecologico di Lotka e Volterra, che regola i rapporti tra prede e predatori, uno dei principi fondamentali di una scienza chiamata Dinamica delle Popolazioni, una delle tre soluzioni possibili che si ottengono dalla risoluzione matematica del modello è quello di uno squilibrio ecosistemico tutto spostato verso la popolazione delle prede, che è esattamente la situazione che stiamo vivendo oggi in cui i cinghiali scorrazzano liberamente nelle nostre città, impaurendo le nostre comunità locali per la loro sgradita presenza a causa degli evidenti danni che arrecano ai raccolti in agricoltura e per gli incidenti stradali che possono arrecare agli automobilisti lungo le nostre strade. Ormai è evidente che da anni siamo in una situazione di forte squilibrio ecosistemico tutto spostato verso le prede, un problema che è sfuggito di mano esattamente come il COVID19, poiché gli unici due modi inappropriati, utilizzati sia dai politici di sinistra fucsia arcobaleno del PD e la destra bluette neoliberale oggi al Governo con Fratelli d’Italia, ovvero abbattimenti selettivi edintroduzione di una filiera alimentare destinata al consumo di carne di cinghiale per risolvere il problema del sovrannumero dei cinghiali nelle nostre comunità, si sono dimostrati totalmente inefficaci, tanto è vero che ogni volta si spara ad una popolazione di 50 esemplari di cinghiali, le femmine vanno in calore quattro anche cinque volte all’anno partorendo un numero di cinque cuccioli ad ogni cucciolata, hanno un alto tasso di proliferazione il che porta ad un nuovo aumento della popolazione di almeno il doppio in numero rispetto agli esemplari uccisi dai cacciatori, per cui per quanto mi riguarda abbattimenti selettivi e sagre per il consumo della carne di cinghiale sono due metodi che non si sono dimostrati affatto risolutivi non soltanto qui da me in Abruzzo, ma anche in tutto il resto del territorio nazionale.
Nel nostro Paese da troppi anni vige scarsissima libertà di opinione, al punto che per libertà di stampa l’Italia è al settantasettesimo posto vicino al Brunei, uno staterello vicino l’Indonesia, andrebbe garantito maggiormente il diritto al contraddittorio, poiché “ognuno di noi è portatore di una propria verità”, una delle frasi che mi disse la mia ultima e-compagna di Bari, una dottoressa laureata in Biologia della Nutrizione all’Università Aldo Moro, per cui non sarebbe giusto che tutti venissimo uniformati allo stesso modo, globalizzando anche il nostro pensiero uniformandolo a quello della massa, pertanto la mia risposta alle assurde, illogiche dichiarazioni dei leghisti in merito al togliere lo status di specie protetta al lupo non si è fatta attendere ed è stata da me, posizione chiara e netta che ho riassunto in questi post tratti dal mio profilo twitter:
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila