Austria

L’EUROPA A 30 ALL’ORA: DOVE E’ GIA’ IN VIGORE IL LIMITE

EUROPE AT 30 KM/H: WHERE IT’S LIMIT IN FORCE

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/infografica/l-europa-a-30-all-ora-dove-e-gia-in-vigore-il-limite_76067510-202402k.shtml

La forza del limite di velocità a 30 km/h

https://fiabitalia.it/limite-velocita-30/

Anche FIAB entra nella lista delle tante organizzazioni europee che aderiscono all’iniziativa dei cittadini europei per i 30 km/h. Fiab comuque sostiene questa campagna da tempo, poichè la Federazione Europea di cui fa parte, la ECF (European Cyclist Federation) vi ha aderito sin dall’inizio.

L’adesione diretta di FIAB per rinforzare anche in Italia una campagna importante non solo per i ciclisti ma per tutti gli utenti della strada e per la qualità della vita dei cittadini. Il limite 30 km/h è un modo popolare a basso costo per aumentare la sicurezza, abbattere l’inquinamento e incoraggiare scelte di trasporto intelligenti.

E’ dimostrato che i 30 km/h funzionano in teoria e in pratica. Facciamo sì che i limiti di velocità nelle nostre città diventino una priorità a livello europeo.  La ECF (European Cyclist Federation) ha sostenuto e continuerà a sostenere l’ iniziativa dei cittadini europei per i 30 km/h.  L’iniziativa vuole impegnare la Commissione Europea a verificare la possibilità di istituire il limite di 30 km/h come velocità standard nelle aree urbane.

Sono molte le ragioni per cui stiamo facendo ciò, sostenendo questo progetto insieme a molte altre organizzazioni in Europa.

Attualmente in genere i limiti di velocità stabiliti nelle aree urbane europee sono di 50 km/h, nonostante in molti casi i limiti siano inferiori. Da una recente analisi sugli incidenti mortali di ciclisti a Londra risulta che praticamente tutti gli incidenti mortali si sono verificati su strade con un limite di velocità di 48 km/h (30 miglie all’ora) o maggiore. La velocità eccessiva costituisce una causa diretta in un quinto circa di tutti gli incidenti ed è uno dei principali fattori che contribuiscono ad un terzo di tutti i morti sulla strada.

E’ stata calcolata la probabilità di incidente mortale se si viene investiti da un’auto a velocità differenti:

  • Se è investito a 40 miglie all’ora (64,4 km/h), il 90 per cento dei pedoni viene ucciso
  • Se è investito a 30 miglie all’ora, (48,3 km/h), il 20 per cento dei pedoni viene ucciso
  • Se è investito a 20 miglie all’ora, (32 km/h), il 3 per cento dei pedoni viene ucciso

I 30 km/h funzionano

Uno studio norvegese ha dimostrato che una riduzione del 10% della velocità media del traffico produce una riduzione del 37,8% del numero delle vittime di incidente.

Secondo il British Medical Journal l’introduzione di zone a 20 miglie all’ora (32 km/h) su un periodo di vent’anni (1986 – 2006) ha migliorato in modo significativo la sicurezza stradale per tutti gli utenti di tutte le modalità di trasporto ed età. In particolare, per quanto riguarda i bambini, il dato è che il numero di bambini sotto i 15 anni rimasto ucciso o ferito gravemente si è ridotto della metà nelle aree in cui il limite di velocità è ridotto a 20 miglie all’ora (32 km/h).

Se guardiamo all’esperienza di una città, Graz ne è l’esempio perfetto.  Graz è stata la prima città in Europa ad introdurre una zona 30 a km/h per tutta l’area urbana. E’ stato moderato il traffico per circa 800 km su un totale di 1000 km di strade urbane. Con quali risultati? Dopo i primi 6 mesi c’è stata una riduzione del 24% degli incidenti gravi.

Ma è interessante anche il fatto che in città si sia verificato un incremento della mobilità ciclabile e delle altre forme di trasporto attivo.

L’attuazione convinta del limite di 30 km/h è stata importante per far funzionare il progetto, e sembra aver prodotto risultati positivi senza dover ricorrere a infrastrutture costose. Se le strade sono libere da un traffico veloce, ciò incoraggia più ciclisti a inforcare la propria bici, e allo stesso tempo produce un ambiente più sicuro. La percezione del rischio si è ridotta quanto il rischio stesso: tutti e due sono elementi essenziali per la promozione della mobilità ciclabile.

Sarà sempre più importante trovare modi nuovi e migliori per offrire ai cittadini città più vivibili e sostenibili e ambienti vitali. I nostri sistemi di trasporto giocano e giocheranno un ruolo chiave. Proprio i nostri sistemi di trasporto costituiscono la principale minaccia alle nostre vite nelle aree urbane. Più del crimine o degli incendi o degli incidenti industriali, eppure è dai nostri sistemi di trasporto che dipendiamo per la vita quotidiana.

I 30 km/h possono essere uno strumento utile per affrontare il traffico motorizzato nelle aree urbane e residenziali. Non abbiamo bisogno di andare più veloci di 30 km/h, e dobbiamo valorizzare le forme attive di mobilità per combattere i problemi di salute, le questioni di sicurezza stradale, la congestione e rendere più piacevoli e vivibili i luoghi in cui si cresce e si vive.

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

Italiani favorevoli al limite dei 30 km/h in città. Appello di FIAB a Governo e maggioranza: ve lo chiedono i cittadini

https://fiabitalia.it/italiani-favorevoli-al-limite-dei-30-km-h-in-citta-appello-di-fiab-a-governo-e-maggioranza-ve-lo-chiedono-i-cittadini/

Un italiano su due è favorevole all’introduzione del limite a 30 km/h sulle strade urbane. Un dato più che incoraggiante per FIAB che su questa proposta politica sta svolgendo un costante lavoro di advocacy nelle istituzioni, a tutti i livelli. Secondo una recente rilevazione Quorum/YouTrend per Sky TG24, il 51% di un campione rappresentativo della popolazione italiana è a favore di una misura costitutiva delle città 30: ridurre il limite massimo di velocità. La Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta ribadisce che le politiche di moderazione del traffico sommate agli incentivi alla mobilità attiva (più ciclabili e trasporto pubblico locale potenziato) sono strumenti per ridurre drasticamente il numero di collisioni letali e di decessi che purtroppo rappresentano ancora un’emergenza nazionale.

Il sondaggio

Il sondaggio in questione pubblicato da Sky TG24 ha toccato numerose tematiche di transizione ecologica e di mobilità. Una delle città portate ad esempio e che promette di fare scuola in Italia è Bologna, divenuta da pochi giorni città 30 sul modello di altre realtà europee come Parigi. Il sondaggio evidenzia che, tra coloro che si sono espressi a favore, ci sono cittadine e cittadini di ogni orientamento politico, mostrando dunque che l’Italia è pronta a un cambio di passo concreto per aumentare la sicurezza stradale nelle nostre città. La città 30 non è un tema ideologico o divisivo, ma rappresenta un miglioramento della qualità della vita sotto tutti i punti di vista. L’Italia, lo ricordiamo, detiene il primato in Europa per numero di morti in ambito urbano, dove avviene il 70% degli incidenti.

L’appello di FIAB al governo

«Le statistiche dimostrano chiaramente che la prima causa della strage stradale è la velocità in ambito urbano e questo sondaggio certifica che gli italiani lo hanno compreso.  La vita è un diritto, la velocità no, e le cittadine e i cittadini ne sono finalmente consapevoli – afferma Alessandro Tursi, presidente di FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta che aggiunge -. Ci appelliamo al Governo, alla premier Meloni e al ministro Salvini, oltre che alla maggioranza tutta, affinché ne prendano atto e agiscano per portare a 30 km/h il limite di velocità in città, tutelando così il diritto alla vita e alla salute delle persone».

FIAB ricorda alle istituzioni come la “moderazione della velocità” sia la grande assente dal disegno di legge Salvini di modifica del Codice della Strada. Aggiunge il presidente Tursi: «Rinnoviamo la richiesta di stralciare i dieci punti che colpiscono la mobilità sostenibile, tra cui le limitazioni alle corsie ciclabili, alle ZTL e all’impiego degli autovelox, tutte misure che aggraverebbero la strage stradale anziché contrastarla. In questa direzione FIAB mette come sempre a disposizione del Paese e delle istituzioni, in maniera costruttiva e collaborativa, la propria esperienza e competenza».

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

30 km all’ora, calmare il traffico, calmare il clima

https://fiabitalia.it/30-km-calmare-traffico/

ECF, la Federazione Europea dei Ciclisti alla quale FIAB aderisce, durante la settimana della mobilità sostenibile rilancia la campagna “velocità 30”, e sarà presente il 18 con uno stand di fronte il Parlamento Europeo. FIAB chiede agli italiani di firmare, con un proprio volantino.

Un limite di 30 chilometri all’ora renderebbe le nostre città molto più sicure, riducendo anche le emissioni di carbonio. E di certo non ti farebbe arrivare in ritardo al lavoro.

Essere investiti da un’auto che viaggia a 50 chilometri all’ora corrisponde alla caduta dal terzo piano di un edificio: solo il 50% di probabilità di sopravvivere all’impatto. Invece, se investiti da una che corre a 30 km, le probabilità di sopravvivenza sono del 95%. Eppure i 50 km/h sono il limite di velocità generale nelle città europee, con solo alcune zone o strade che fanno eccezione.

Inutile dire che tu, se devi saltare, scegli il primo piano.

Questa potrebbe essere una ragione sufficiente per ridurre il limite di velocità generale in città a 30 chilometri all’ora, ma c’è di più. In realtà, andando a basse velocità si potrebbe anche contribuire al risparmio di CO2 e di altre emissioni.

Un gruppo di ricercatori della “Rete Globale delle Scienze e Tecnologie Ambientali”, guidati da a Jesus Casanova, ha scoperto che, la riduzione del limite di velocità a 30 km/h sulle strade urbane, non solo non ha alcun impatto sul tempo necessario per completare un viaggio in auto, ma riduce anche le emissioni nocive delle auto, perché meno di carburante viene bruciato.

I ricercatori concludono che la riduzione del limite di velocità non è solo un modo efficiente per rendere più sicuri i pedoni, ma anche per aiutare l’ambiente.

Il limite di 30 km/h è una delle misure promosse dalla campagna Settimana europea della mobilità, con il motto “L’aria pulita: è la tua mossa”. Per ridurre le emissioni e aumentare il numero di persone in bicicletta, quindi meno in auto, l’opzione 30Km/h sembra quasi un trucco di magia.

ECF ha condotto una lunga campagna per i limiti di velocità più bassi in città e sostiene la campagna europea  per 30 chilometri all’ora come limite di velocità in città. Una modifica del limite di velocità “di default” è molto più conveniente per le città di attuare zone 30, in quanto non necessita di alcuna infrastruttura, lavori e segnaletica .

Nel corso della settimana della mobilità (16-22 Settembre), ECF farà altre iniziative per convincere i cittadini a firmare la petizione e promuovere il limite di velocità a 30 km/h.

Uno stand di fronte al Parlamento europeo a Bruxelles, in occasione della manifestazione Sustainable 2Wheels il 18 settembre – per portare le nostre istanze ai  politici giusto davanti al loro posto di lavoro.

Articolo tratto dal sito ECF

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

Perchè sosteniamo il limite di velocità di 30 km/h

La European Cyclists Federation, di cui FIAB onlus fa parte, sostiene attivamente l’introduzione del limite di velocità di 30 km/h in tutti gli stati facenti parte dell’Unione.

Il limite 30 km/h è un modo popolare a basso costo per aumentare la sicurezza, abbattere l’inquinamento e incoraggiare scelte di trasporto intelligenti. In tal modo si può migliorare  il flusso del traffico e diminuire la congestione nelle città, dando ai cittadini la possibilità di sentirsi più sicuri negli spostamenti.

ECF vuole ottenere questi benefici per tutta l’Europa. 30 km/h dovrebbero diventare lo standard della velocità nei villaggi, nelle cittadine e nelle grandi città, con la possibilità per le autorità locali di decidere sulle eventuali esenzioni.

Per questa ragione ECF chiederà alla Commissione Europea di mettere all’ordine del giorno la proposta di introduzione dei limiti 30 km/h in tutti gli stati facenti parte dell’Unione.

ECF sostiene la European Citizen’s Initiative (Iniziativa dei Cittadini Europei o ICE), un’affascinante strumento innovativo previsto dal Trattato di Lisbona. Verrà fatto  ogni sforzo per raccogliere il milione e più di firme necessarie entro un anno provenienti da  almeno sette stati membri della EU.

Perchè sostenere questa iniziativa dei 30 km/h ?

Rod King, ciclista inglese convinto e attivista nella campagna per la sicurezza stradale propone alcune considerazioni a favore dei limiti 30.

Ho iniziato a fare compagna per i limiti 20 e 30 km/h dopo una gita in bicicletta a Hilden, una città tedesca nel Nord-Reno-Westfalia. Lì, grazie all’introduzione nel 1991 del limite 30 su quasi tutte le strade della città sono riusciti ad ottenere che il 23% degli spostamenti avvenissero in bicicletta.

Diminuire la velocità relativa tra automobili e biciclette fu ritenuto come il modo migliore per rendere più sicuro e più attraente l’uso della bici. Per un ciclista che procede a 22 km/h la differenza di velocità tra i 40km/h di un auto è di 18 km/h, che scende a 8 km/h se l’auto procede a 30 km/h. Ciò significa più del doppio del tempo e della distanza per evitarsi l’un l’altro.

Strade Vivibili

Ci sono però ben altre ragioni per cui la velocità 30 km/h in strade urbane e residenziali è così importante. Una tale misura ha effetti benefici, infatti, sia sui pedoni che sugli automobilisti oltre che sui ciclisti. E’ una misura che si riflette in maniera positiva sulla maggior parte della popolazione e non solo su una minoranza di ciclisti. E’ una misura che può migliorare la vivibilità delle strade con benefici in particolare per i bambini e gli anziani, che magari non hanno la prontezza mentale o l’agilità per giudicare la velocità dei veicoli e quindi per evitarli.

E’ anche una misura che fa riflettere sul modo di concepire le strade, sulla condivisione degli spazi pubblici per il bene di tutta la comunità. Pone la questione dei vantaggi di una velocità di 40 km/h+ in strade residenziali e urbane, contrapponendoli a quelli che ne derivano diminuendo tale velocità con la possibilità di camminare e di pedalare con un rischio minore e di avere strade meno rumorose, meno inquinate e una qualità di vita molto migliore.

Benefici per tutti

Naturalmente ridurre la velocità dei veicoli richiede un cambiamento di comportamento e questo può accadere solo quando porta dei vantaggi a coloro che devono operare questo cambiamento.

Il conducente è anche il padre del bambino che vuole andare a scuola a piedi o in bici o è la figlia della persona anziana che vuole poter continuare a recarsi a piedi nei negozi che è abituato a visitare. Si tratta di vedere il conducente come un cittadino che crea una società migliore, avendo capito quali sono i vantaggi che guidare più piano porta all’intera comunità.

Ancora più importante è il fatto che concentrarsi su un’unica, ampiamente benefica iniziativa, unisce ciclisti, pedoni, bambini, anziani, disabili e gruppi che lavorano per il benessere della comunità, tutti insieme, a sostegno di un cambiamento di comportamento. Diventa il catalizzatore per un fondamentale riesame di come condividere lo spazio pubblico. Naturalmente questo non esclude il bisogno di strutture adeguate per la bici, ma fornisce un fondamento per politiche di trasporto più sicure ed eque nelle nostre città.

Ma i benefici universali del limite 30 km/h e il desiderio di cambiare vanno al di là di quelli del singolo paese e possono essere allargati ad un intero continente. Questo è lo scopo della European Cicitizen’s Initiative, che vuole raccogliere e mostrare il sostegno di tutta l’Europa. I ciclisti possono contribuire a fare la differenza non solo per se stessi, ma anche per tutta la società aderendo a questa importante iniziativa.

Fonte: Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB)

30 km/h- Alcuni esempi in Italia e in Europa

CHAMBERY, ALTA SAVOIA FRANCIA – La palma di prima città europea ad avere introdotto zone 30 va alla città francese di Chambery, comune francese di circa 60.000 abitanti nella regione del Rodano-Alpi. Le prime zone 30, poste inizialmente in una parte molto ristretta della città, risalgono al 1979. Sono state gradualmente estese e ricoprono oggi gran parte del territorio urbano. I risultati, dal punto di vista della sicurezza stradale, sono veramente entusiasmanti: se nel 1979 vi erano 453 incidenti all’anno, nel 2006 questa cifra era scesa a 32.

GRAZ, AUSTRIA Graz è una città di 250.000 abitanti, capoluogo della regione della Stiria in Austria. Quando si parla di città 30, viene spesso nominata: è stata infatti la prima a introdurre questa misura di rallentamento del traffico in tutta la superficie urbana, con l’eccezione delle strade di scorrimento. Nel 1992 si cominciò a parlare a Graz di “mobilità dolce” (sanfte Mobilität), fra i cui principi vi è una distribuzione equilibrata dei mezzi di trasporto, compatibilmente con le esigenze della società e dell’ambiente e una pianificazione dell’infrastruttura urbana con la partecipazione dei cittadini.

LONDRA, REGNO UNITO – Fra le grandi città europee che stanno introducendo misure di moderazione del traffico, Londra è una delle più attive. Negli ultimi anni, con una grande impennata a partire dal 2000, sono state introdotte più di 400 zone 30 (20 mph), coprendo ormai l’11% della rete stradale. Esse sono presenti soprattutto in strade di quartiere che presentavano una pericolosità maggiore della media. Si è scelto quasi sempre di usare l’approccio più costoso, ma più efficace, quello che prevede una totale riprogettazione della viabilità nelle zone 30, con dossi, chicane, e altre misure che impongono agli automobilisti velocità più basse.

PARIGI, FRANCIA – Data la storica competizione fra Francia e Inghilterra, Parigi non vuole essere da meno rispetto a Londra. Anche qui infatti le zone 30 sono ai primi posti nell’agenda dell’amministrazione locale. Coprono ormai il 20% del territorio cittadino e nel luglio 2013 è stato deciso di estenderle con l’annuncio di una grande espansione delle zone 30 e la creazione di 21 nuove “zone 20″, oltre alle 15 già esistenti. Le “zone 20″, dette anche “Zone di incontro”, si trovano principalmente nei dintorni delle scuole: qui pedoni e ciclisti hanno sempre la precedenza e i primi non sono obbligati a camminare solo sul marciapiede. Dopo il successo dell’esperimento compiuto nel decimo arrondissement, in cui dall’aprile 2012 alle bici è permesso girare a destra anche a semaforo rosso, questa misura è stata introdotta nel resto delle zone 30. Le zone a velocità ridotta nella capitale francese interessano 560 km di strade urbane, cifra che si traduce in ben il 37% del territorio.

BERLINO, GERMANIA – Anche a Berlino le zone 30 sono diffuse in tutta la città. Qui l’impulso sembra venire principalmente dalle preoccupazioni relative all’inquinamento ambientale: la città infatti va spesso oltre i limiti di inquinamento posti dall’Unione Europea, in particolare quello secondo il quale, facendo una media annuale delle misurazioni, in un metro cubo d’aria non ci devono essere più di 40 microgrammi di diossido d’azoto (NO2). Ma le zone 30 a Berlino non sono una novità. Esse sono state introdotte inizialmente nei dintorni di scuole e asili, e nelle zone in cui erano più frequenti gli incidenti. Oggi coprono circa l’80% delle strade secondarie, e coinvolgono in parte persino le strade principali.

AMBURGO, GERMANIA – L’esperimento che Berlino ha iniziato nel 2007, quando si è deciso di ridurre, durante le ore notturne, la velocità a 30 km/h anche in alcune strade principali, viene ripreso anche da Amburgo: nel luglio 2013 la città anseatica ha avviato la sperimentazione su una sola strada nell’ambito di un progetto che include 100 strade colpite dal problema e candidate a diventare Zone 30 notturne. In generale comunque le zone 30 sono presenti ad Amburgo fin dal 1983. Nel 2011 sono state create 50 nuove zone 30, e oggi dei 4000 chilometri di strade urbane solo in 500 si può andare a 50 km/h.

GRENOBLE, FRANCIA – A metà del 2016 nella maggior parte delle strade nella zona di Grenoble la velocità dei mezzi a
motore sarà limitata a 30 km/h. Lo hanno deciso i sindaci dei 42 comuni membri dell’area Grenoble-AlpesMétropole – in sintesi la “Metro” – impegnandosi a invertire la logica che oggi prevale nelle aree urbane, come ha sottolineato l’ecologista Yann Mongaburu, vicepresidente della “Metro”: “Il limite di 30 km/h sarà la regola, quello di 50 km/h l’eccezione”. Lo riporta il sito del quotidiano francese Le Monde.

CASERTA – Con un’ordinanza dedicata, il sindaco di Caserta, Pio del Gaudio, ha annunciato nel luglio 2013
l’immediata istituzione del limite di 30 km/h in tutte le strade urbane del capoluogo campano.

VICENZA – Mezzi a motore più lenti, bici e pedoni più sicuri. Nel centro storico di Vicenza è entrato in
vigore il limite di velocità di 30 chilometri all’ora: una “zona 30” che era stata annunciata già da qualche
tempo e che – con la posa dei segnali stradali – è diventata operativa il 30 luglio 2015.

AREZZO – Anche Arezzo rallenta: nel pieno dell’inchiesta Bikeitalia sulle città 30 e la loro importanza per la sicurezza stradale e per la promozione della mobilità ciclistica, anche l’amministrazione del Comune
toscano, dopo Caserta, ha reso noto nel luglio 2013 l’introduzione del limite di velocità a 30 km/h
all’interno della zona racchiusa dalle mura. L’obiettivo è quello di favorire la mobilità alternativa
all’automobile ed in particolare gli spostamenti in bicicletta.

TREVISO – Dopo Arezzo e Caserta, il Comune di Treviso è il terzo nel giro di pochi mesi a introdurre il limite di velocità a 30 km/h all’interno del centro urbano. Durante la presentazione del piano (nel settembre 2013), il vicesindaco Roberto Grigoletto ho sottolineato come l’estensione della zona 30 e le nuove piste ciclabili dimostrino la considerazione dell’amministrazione verso ciclisti e pedoni e che questo è solo il primo passo verso la definitiva pedonalizzazione del centro storico.

Informazioni aggiuntive, dati statistici e documenti sul tema 30km/h anche ai seguenti link:

http://fiab-onlus.it/download/04_CaseHistory_30kmh.pdf

30 km/h: 10 motivi per essere favorevoli

L’incidentalità stradale in Italia è la prima causa di morte per i giovani al di sotto dei 25 anni. In un paese a
crescita zero, la tutela dei più giovani dovrebbe essere un dovere morale imprescindibile.
Proprio il senso di pericolo che la strada ci trasmette si traduce in una forma di iper-protezione nei
confronti dei bambini che finiscono per vivere come sotto scorta e perdere ogni forma di indipendenza:
nella mobilità, nel gioco, nella fruizione degli spazi pubblici.
Ridurre la pericolosità delle strade è una condizione necessaria per fare in modo che i nostri bambini
possano tornare a fruire dello spazio pubblico muovendosi e giocando in libertà.
La riduzione della velocità nelle aree urbane non avrebbe la sola funzione di tutelare i più piccoli: portare il limite di velocità a 30 km/h può avere dei grandi vantaggi anche per tutti: ragazzi, adulti, anziani.
Ecco perché:

  1. 30 km/h significa maggiore sicurezza perché una minore velocità significa meno incidenti
    stradali.

    Mediamente lo spazio di frenata per un’auto che procede a 50 km/h è di 30 metri. Lo spazio di frenata per un’auto che procede a 30 km/h è di soli 15 metri. Per rendersi conto di quanto questa differenza sia effettiva, basta andare a Torino nel quartiere Mirafiori Nord: qui la realizzazione di una zona 30 ha ridotto l’incidentalità del 74% e ha provocato zero incidenti gravi invece della media di 15 all’anno del periodo precedente l’introduzione del limite di 30 km/h.
  2. 30 km/h significa maggiore sicurezza perché una minore velocità comporta impatti meno
    violenti.

    Un impatto tra un’auto e un pedone a 50 km/h equivale a una caduta da 9 metri di altezza, come dal 3° piano di un palazzo, con una probabilità di morte pari al 55%. Un impatto a 30 km/h equivale, invece, a una caduta da 3,6 metri di altezza che può essere fatale “solamente” nel 5% dei casi.
  3. 30 km/h significa maggiore visuale sulla strada. “Non l’ho visto” è il commento che più spesso gli automobilisti coinvolti in incidenti stradali pronunciano. Non si tratta di una scusa o di una ricerca di un’attenuante, ma è davvero così perché la velocità tende a restringere il campo visivo: ridurre la velocità significa rendere gli automobilisti maggiormente reattivi ai piccoli inconvenienti che avvengono nelle vicinanze del veicolo.
  4. 30 km/h significa meno rumore.
    L’introduzione del limite di 30 km/h in diverse aree della città di Amburgo ha comportato una
    diminuzione del rumore, con picchi anche di 7 dbA; la diminuzione del rumore nelle zone 30 dipende sia dalla riduzione di volume (esclusione del traffico di transito) sia dalla guida calma (diminuzione del limite di velocità).
  5. 30 km/h significa meno inquinanti
    Il cambio dello stile di guida, prima fatto di rapide accelerazioni e brusche frenate, sostituito poi da una guida più calma, con minori picchi di velocità ma più fluida, ha effetti benefici sia sull’ambiente che sul traffico. Le rilevazioni effettuate ad Amburgo hanno dimostrato che la velocità ridotta (meno frenate e accelerazioni) riduce l’inquinamento dell’aria: – 30% di ossidi di azoto, -20% di monossido di carbonio, – 10% di idrocarburi. A beneficiarne sono anche le tasche degli automobilisti poiché anche i consumi di carburante sono diminuiti del 12%.
  6. A 30 km/h, la capacità delle strade è superiore.
    Velocità elevate richiedono distanze di sicurezza maggiori, non solo longitudinali, ma anche latitudinali.
    Diminuendo la velocità, il bisogno di spazio è minore: per esempio, due mezzi pesanti che si incrociano a una velocità di 50 Km/h hanno bisogno di una carreggiata di 6,25 metri. A 40 Km/h è sufficiente una carreggiata di 5,50 metri.
  7. A 30 km/h aumentano i parcheggi, gli spazi pedonali e il verde.
    Poiché una minore velocità richiede spazi minori, lo spazio rimanente può essere utilizzato per creare
    parcheggi, spazi per chi si sposta a piedi oppure piantare alberi.
  8. 30 km/h è una soluzione a minimo costo.
    Modificare la segnaletica stradale ha un costo minimo, soprattutto se pensiamo a quanto costerebbe
    mettere in sicurezza gli altri utenti della strada attraverso interventi infrastrutturali come la costruzione di marciapiedi e piste ciclabili separate. Oltre a questo c’è un vantaggio economico: si stima che nel solo quartiere Mirafiori di Torino, l’introduzione del limite di 30 km/h faccia risparmiare ogni anno 965 mila euro in spese mediche grazie alla riduzione dell’incidentalità.
  9. 30 km/h significa maggiori introiti per il commercio locale.
    La riduzione della velocità fa aumentare la sicurezza in strada e questo aumenta il numero di persone che si muovo a piedi e ciclisti. Come dimostrano diversi casi in giro per il mondo, pedoni e ciclisti spendono più denaro degli automobilisti nei negozi di prossimità (fino al 15% in più), a tutto vantaggio delle economie locali.
  10. 30 km/h significa città più piacevoli da vivere.
    Non si tratta di un giudizio arbitrario o ideologico, ma il risultato di un sondaggio realizzato a Mirafiori Nord dopo la creazione della zona 30: i giudizi negativi sul quartiere sono passati dal 17% al 9%.

Per maggiori informazioni: www.30elode.org

Il tweet di Salvini contro i tweet di Bologna. E le fake news sulle Città30 da smontare

Da Michele Bernelli – 23 Gennaio 2024 

https://www.rivistabc.com/il-tweet-di-salvini-contro-i-tweet-di-bologna-e-le-fake-news-sulle-citta30-da-smontare/

Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha un indubbio – per quanto involontario – merito: le sue esternazioni hanno l’effetto di portare all’attenzione dell’italiano medio argomenti prima confinati a pochi ben informati e agli addetti ai lavori. Così è stato, nei giorni scorsi, per il tema delle “Città30”, quelle città dove nella gran parte delle strade il limite di velocità è portato a 30 all’ora. Parlando di Bologna, il ministro si è espresso con questo tweetUn tweet (di Salvini) contro i tweet (degli uccellini), e potremmo finirla qui. Oppure ironizzare sul fatto che l’intervento del ministro arriva all’indomani del giorno in cui, mesi dopo l’annuncio e il via alla ‘transizione’ di Bologna Città30, sono arrivate le prime multe per eccesso di velocità causato dai nuovi limiti: da sempre multe e tasse sono vessazioni che tolgono il sonno al nostro e all’Italia che rappresenta.

Ma finalmente, grazie al ministro, il percorso di Bologna verso la Città30, familiare a chi frequenta il nostro sito e ai lettori di BC, è sulle prime pagine dei media, ‘trend topic’, argomento da bar. E allora prima di tutto invitiamo a leggere e diffondere (come si diceva una volta) questo vademecum Città 30 promosso da un ventaglio di associazioni ambientaliste, Fiab e Legambiente in testa. Lo hanno curato Edoardo Galatola, reponsabile sicurezza Fiab, e Andrea Colombo, esperto di mobilità sostenibile della Fondazione innovazione urbana (consulente di Bologna Città30). E poi proviamo a confutare alcune delle grossolane fake news sulle Città30 messe in circolo in questi giorni.

Lasciamo lavorare chi deve lavorare, dice il ministro (sottinteso: invece di farlo rallentare con il limite di 30 all’ora). Ignorando il fatto che la velocità media delle auto in città oscilla già (rilevazioni 2022) tra le 17 km/ora di Milano, i 19 di Roma, i 20 di Torino. E più ancora ignorando, commenta Galatola, “che vari studi condotti in Città30 come Bologna danno su un percorso di 5 km un incremento di tempo variabile tra i 10 secondi, in ora di punta, e i 2 minuti, in situazione di traffico scorrevole.” Farò lavorare il mio ministero a una direttiva, aggiunge, che circoscriva i casi concreti in cui sarà ammesso abbassare il limite standard dei 50 all’ora. Ignorando il fatto – sottolineato dall’assessora alla mobilità di Bologna Valentina Orioli – che il ministero di cui parla è lo stesso che ha collaborato con il comune di Bologna alla definizione delle zone 30. È un limite ideologico, un’imposizione tipica della sinistra, lamenta. Ma in tutta Europa le Città30 si diffondono con amministrazioni di ogni tendenza politica, da Bruxelles a Bordeaux, da Amsterdam a Madrid, da Zurigo a Parigi. E di centrodestra sono le giunte di città italiane che hanno messo in pratica i 30 all’ora come Olbia e Treviso, e che ora sono solidali con la “rossa” Bologna.

Tra i più rapidi alla controffensiva, il Codacons si è detto ieri pronto a denunciare il ministro Salvini e annuncia il ricorso al Tar per annullare i suoi (per ora solo annunciati) provvedimenti. Chiederemo al ministero, ha dichiarato, un risarcimento danni di 500mila euro da versare al fondo vittime della strada. Anche facendo tara a una dichiarazione che alza il volume per portarla al livello dell’interlocutore, anche il Codacons – come già Fiab e tutte le altre associazioni – ha il merito di riportare il discorso sul più urgente dei motivi che rendono necessarie le Città30. Ha ricordato il verde Angelo Bonelli che in un anno circa 1400 persone lasciano la vita nelle strade dei nostri centri urbani. Oltre 5 morti ogni 100mila abitanti. In maggioranza si tratta di soggetti deboli, ciclisti, pedoni, anziani. Viaggiando a 30 all’ora si riduce il tempo di frenata, aumenta il campo visivo di chi guida. E cambiano radicalmente anche le conseguenze di un’eventuale collisione. Si calcola che essere investiti da un’auto che viaggia a 30 all’ora equivale a cadere dal primo piano, ci si salva nove volte su dieci; se la stessa auto corre a 50 all’ora l’impatto è quello di chi precipita dal terzo piano: fatale otto volte su dieci. Prima ancora che una misura di civiltà, la città 30 è un salvavita.

Fonte: Rivista BC

https://www.rivistabc.com/il-tweet-di-salvini-contro-i-tweet-di-bologna-e-le-fake-news-sulle-citta30-da-smontare/

Come smontare le bufale del ministro Salvini contro le Città 30

23 Gennaio 2024 

Il limite di velocità generalizzato di 30 km/h in ambito urbano, in un paese normale, non farebbe neanche notizia. Ma in Italia il tema delle “Città 30” viene considerato da molti – in primis dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini – come un limite vessatorio per chi guida un’auto. Quindi, secondo costoro, sì a qualche sporadica “Zona 30” vicino a scuole e asili; ma assolutamente no a estendere i 30 km/h a tutte le strade cittadine, ad eccezione di pochi assi di scorrimento a 50 km/h.

Zone 30 nelle città italiane, un provvedimento che sta prendendo sempre più piede nei maggiori Paesi europei, e in Italia?
https://www.bikeitalia.it/2024/01/23/come-smontare-le-bufale-del-ministro-salvini-contro-le-citta-30/

È una questione politica…

La questione – già divisiva di suo in un paese con uno tra i tassi di motorizzazione più alti al mondo (681 auto ogni 1000 abitanti, dati Isfort 2023) – è diventata squisitamente politica in queste settimane, esattamente dal 16 gennaio 2024 e cioè da quando Bologna ha cominciato a fare controlli (e multe) ad hoc per far rispettare il nuovo limite di velocità di 30 km/h voluto dal sindaco Matteo Lepore. Il primo a scagliarsi veementemente contro questo nuovo corso bolognese è stato proprio il ministro Salvini. Sì, proprio da lui che come primo atto da ministro aveva tolto la “sostenibilità” dal nome del suo dicastero.

Le bufale contro le Città 30

Le motivazioni addotte per contestare le Città 30 sono sempre le stesse e pescano tutte nel calderone delle chiacchiere da bar, delle sparate sui social e delle cose per sentito dire: “così aumentano i tempi di percorrenza”“è un limite impossibile da rispettare”, “così le auto consumano di più”“si crea più traffico”“le autoambulanze non riusciranno più a circolare”… e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.

Si tratta di obiezioni che non trovano un riscontro oggettivo nella realtà dei fatti e nelle decine di studi scientifici sul tema: d’altra parte il limite di 30 km/h – oltreché in tutte le città della Spagna – è già presente a Bruxelles, Parigi, Amsterdam e in numerose altre città del mondo; e nessuna tornerebbe indietro ai 50 km/h perché i vantaggi – sia in termini di vivibilità delle strade sia per quanto riguarda la sicurezza stradale – sono enormi.

Il fact checking di Legambiente e Altroconsumo

Legambiente ha raccolto in un articolo di debunking tutte le fake news contro le Città 30, smontandole una per una riportando dati oggettivi e fonti ufficiali. Anche la rivista Altroconsumo ha creato un contenuto analogo intitolato Quante bufale sulla “Città 30”. Per quanti non avessero la pazienza di andare a leggere – cosa che comunque consigliamo di fare – pubblichiamo qui di seguito due infografiche autosplicative.

1. Il cono visivo di una persona alla guida di un’auto a 30 km/h (in verde) e a 50 km/h (in rosso)

2. Le probabilità di sopravvivenza di una persona investita a 30, 50, 70 km/h

Basterebbero queste due semplici infografiche a far comprendere a chi è contrario alle Città 30 per partito preso perché l’estensione generalizzata di questo limite di velocità in ambito urbano sia una misura da sostenere e replicare ovunque.

Salvare vite umane non dovrebbe essere LA priorità per chi governa, in un paese civile?

Leggi anche: Salvini contro Bologna Città 30 km/h, in arrivo direttiva ministeriale

Fonte: Bike Italia

Il limite di 30 km all’ora, ecco il dossier: «Meno vittime, meno smog, più sani»

di Alessandro Fulloni

Gli effetti delle sperimentazioni. Olbia: «Non siamo pentiti». Le altre città italiane che hanno introdotte parzialmente le norme e come si stanno regolando in Europa: il caso Parigi, Helsinki e la Spagna. E per il traffico nelle metropoli non si va oltre i 20 km/h

https://www.corriere.it/cronache/24_gennaio_21/30-km-ora-dossier-5887316a-b7d7-11ee-85fb-9c1176b99ad5.shtml

«Adesso la cittadinanza è più sana e felice. E poi certo, siamo anche molto orgogliosi che Olbia, con il limite di velocità dei 30 chilometri orari in vigore già dal 2021, sia un esempio a livello nazionale e speriamo che la nostra esperienza possa aiutare a portare avanti l’iniziativa in altri comuni o, meglio ancora, la legge nazionale». Settimo Nizzi, 67 anni, sindaco della cittadina in Gallura — poco più di 60mila abitanti — affacciata sul turchese del Tirreno, parla anche come medico. Fama di decisionista, ex campione di judo, specializzazione in ortopedia, di Forza Italia e un lungo rapporto «di fraterna amicizia cominciata nel 1982 con Silvio Berlusconi», racconta di quando, primo in Italia e anticipando quanto accaduto a Bologna, nel giugno di tre anni fa sorprese tutti annunciando «il limite dei trenta all’ora su ogni strada di competenza comunale, a eccezione degli assi principali dove è rimasto il divieto di superare i 50 orari. Nel primo periodo fummo elastici, ci fu un anno di accompagnamento».

«I dati ci dicono che è cambiata la tipologia degli incidenti»

E poi? «I dati ci dicono che è cambiata la tipologia degli incidenti: prima erano causati soprattutto dalla velocità, adesso avvengono soprattutto per distrazione oppure per mancato rispetto della precedenza. Lo dico da medico, anzi da ortopedico: a 50 all’ora si muore. A trenta no. Come mi venne l’idea? Girando altri Paesi, la Spagna viaggia a 30 all’ora dal giugno 2021, come Olbia. Non c’è paragone tra la qualità della vita in quelle città in cui si cammina, si chiacchiera sul marciapiede, si va in bici, si guardano le vetrine dei negozi in tranquillità e quelle in cui si corre in auto. Noi abbiamo meno smog, meno caos, più tranquillità». Curiosità inevitabile: ma del limite a 30 all’ora ne parlò anche con Berlusconi? «Certo! Silvio mi disse, testuale: “Bravo sindaco, hai fatto bene”. Amava l’ambiente, si sa».

Le strade d’Italia restano pericolose

Se Olbia è slow ovunque, altre città, chi prima e chi dopo, hanno introdotto i limiti nei quartieri. Parliamo di Cagliari, Reggio Emilia, Parma, Vicenza, Treviso, Verona, Arezzo, Firenze, Genova, Caserta, Bergamo, Cuneo. Per tutti l’obiettivo è lo stesso: e a delinearlo sono i dati dell’Istat e dell’Aci: ogni giorno i morti in incidenti stradali sono 8,65. È la media quotidiana nel 2022 (noi siamo nella parte alta della classifica europea), anno in cui le vittime sono state 3.159. Un trend in crescita. Quanto alle cause dei sinistri, la più diffusa resta la distrazione (15%). Al secondo posto (13%) c’è il mancato rispetto della precedenza, del semaforo, dello stop. Ed ecco al terzo la velocità troppo elevata che riguarda il 9,3% dell’analisi. Nel complesso, l’Europa pensa che ridurre i limiti in città equivalga a ridurre il pericolo. Dalla Spagna alla Finlandia in tanti si muovono, senza ripensamenti, entro i 30 all’ora già da un po’: Graz sin dal 1992, poi Helsinki dal 2019, Bruxelles e Parigi dal 2021 ma in Francia, va detto, le località slow sono molte, da Lille a Nantes, e Oltralpe affermano che i morti in certi posti siano scesi del 70%.

Da Nord a Sud, quanto si «corre» in città

Ma dentro le città italiane ora a che velocità si va? Un’idea arriva dalle cifre del 2023 inserite nel TomTom Traffic Index, statistica elaborata dalla società dei navigatori satellitare. A ben vedere dalla classifica condotta su 387 città in 55 Paesi — elaborata tenendo conto di numerose variabili tra cui consumi di benzina, emissioni, tempi di percorrenza ed effettivi chilometri percorsi — emerge che la velocità media, nelle ore di punta, da Nord a Sud, è quasi per tutti sempre sotto i 50 all’ora. Nella lista Milano vede spostamenti attorno ai 17 chilometri orari e per percorrere 10 chilometri dentro le circonvallazioni ci vogliono 28 minuti. Siamo lì con Londra, la più «lenta» nel Vecchio continente con 14 km/h. Nel «range» europeo, Roma è al 12° posto (19 chilometri orari). Poi a scendere Torino, diciottesima con 20, Messina con 21, e Firenze, sessantesima con i suoi 23 all’ora. Le ultime italiane? Modena (320° posto) viaggia a 43 km/h di media. Taranto a 53 all’ora.

https://www.cremonaoggi.it/2024/01/30/bertolotti-fab-piu-che-zone-30-si-lavori-per-una-citta-30/
https://comunicatistampa.comune.bologna.it/2024/bologna-citta-30-nelle-prime-due-settimane-gli-incidenti-sono-calati-del-21
https://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2024/01/30/citta-30-a-bologna-in-due-settimane-21-degli-incidenti-_ef52650b-330b-4b69-8c70-d82f91e9b76c.html
https://www.zazoom.it/2024-01-30/bologna-citta-30-il-limite-di-velocita-salva-vite-21-di-incidenti/14184716/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/30/bologna-citta-30-dati-incidenti-calati-due-settimane/7427641/
https://www.bikeitalia.it/2024/01/25/i-sindaci-rivendicano-la-competenza-su-citta-30-e-sicurezza-stradale/
https://fiabitalia.it/citta-30-e-disinformazione-solo-i-numeri-ci-possono-salvare/
https://fiabitalia.it/direttiva-citta-30-una-proposta-inapplicabile-in-contrasto-con-il-codice-della-strada-e-le-indicazioni-dellue/

Bologna Città 30: ecco chi sono i vip favorevoli e contrari

Bologna Città 30 è un tema che divide l’opinione pubblica: da un lato i sostenitori del provvedimento che ha abbassato la velocità a 30 km/h sul 70% delle strade urbane, fortemente voluto dal sindaco Matteo Lepore; dall’altro i detrattori che non perdono occasione per manifestare il proprio disappunto. Per i cittadini il Comune di Bologna, in collaborazione con la Fondazione Innovazione Urbana, ha creato una lista delle domande con i dubbi più frequenti e le relative risposte puntuali da parte dei tecnici esperti della materia.

Rielaborazione grafica 30 km/h e Matteo Salvini © scrisman e TiTi Lee tramite Canva.com
https://www.bikeitalia.it/2024/02/02/bologna-citta-30-ecco-chi-sono-i-vip-favorevoli-e-contrari/

Bologna Città 30: il tema del momento

Ma la questione Bologna Città 30, soprattutto da quando il Ministro Salvini l’ha presa di petto emanando una direttiva che di fatto mette dei paletti all’abbassamento generalizzato dei limiti di velocità in città, è diventata un “tema del momento” su cui hanno detto la loro personaggi famosi, giornalisti, e “vip” la cui opinione “fa notizia”. Vediamo, in una rapida carrellata che non ha la pretesa di essere esaustiva, quali sono le posizione emerse nei confronti di Bologna Città 30 elencando i favorevoli e i contrari.

I favorevoli a Bologna Città 30

Milena Gabanelli: “Vuoi andare in centro in macchina? Vai a 30!”

Milena Gabanelli

La giornalista Milena Gabanelli, volto storico di Report oggi penna del Corriere della Sera e autrice della videorubrica Dataroom su La7, vive a Bologna ed è favorevole al provvedimento: “Abito a Bologna e non c’è nessun caos. Si va a 30 km/h a Londra, Bruxelles, Helsinki, Barcellona, Zurigo, Madrid, Graz… dove hanno pensato che la vita di un bambino, un pedone, un ciclista valgono più dei 5 minuti persi a rallentare. Vuoi andare in centro in macchina? Vai a 30!”

Mario Tozzi: “Velocità massima 30 km/h, come si fa già in molte città europee e italiane”

Mario Tozzi

Tra i sostenitori dell’abbassamento del limite di velocità di 30 km/h a Bologna anche il geologo Mario Tozzi, primo ricercatore del CNR e divulgatore scientifico oltreché autore e conduttore di numerosi programmi televisivi su scienza e natura, che sui social scrive: “In città niente autovetture private, questa dovrebbe essere la regola, che, peraltro, consentirebbe maggiore puntualità e frequenza dei mezzi pubblici di superficie. Ma, se ancora le dobbiamo sopportare, almeno facciano meno danni e vittime possibili: velocità massima 30 km/h, come si fa già in molte città europee e italiane”.

Stefano Boeri promuove la Città 30

Stefano Boeri

L’architetto Stefano Boeri, progettista dell’iconico Bosco Verticale di Milano e tra i professionisti italiani più famosi, è uno dei 130 tecnici esperti di mobilità che ha sottoscritto la lettera aperta indirizzata al Ministro Salvini per chiedere di ritirare la direttiva contro le Città 30. Una missiva in cui si sottolineano – dati alla mano – i vantaggi indiscutibili dei 30 km/h in ambito urbano per la sicurezza stradale: “L’esperienza accumulata da ormai molte città ha dimostrato come la riduzione correttamente attuata della velocità in ambito urbano non sia in contrasto con una mobilità efficiente, dato che l’aumento dei tempi di percorrenza è sempre risultato del tutto marginale se non addirittura inesistente.
Di fronte a questi effetti sulla componente veicolare è necessario considerare anche i vantaggi che la riduzione delle velocità comporta per tutti gli altri utenti della strada, dato che le migliori condizioni di sicurezza e il minor inquinamento acustico e atmosferico favoriscono un maggior utilizzo dello spazio pubblico da parte di soggetti altrimenti penalizzati, come pedoni, ciclisti, bambini, anziani e disabili.
Ne deriva che il limite a 30 km/h, se correttamente applicato, non solo non confligge, ma anzi favorisce il diritto alla mobilità e la libera circolazione delle persone”.

I contrari a Bologna Città 30

Matteo Salvini prende di mira Bologna

Matteo Salvini

Il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini ormai da settimane ha preso di mira il provvedimento di Bologna: “Nel dispositivo del Comune di Bologna ho letto che grazie alla riduzione di 20 chilometri orari del limite massimo, si sentirà meglio il canto degli uccellini. Penso che il diritto al canto degli uccellini e all’udibilità del loro canto debba essere contemperato con il diritto al lavoro di centinaia di migliaia di persone, perché multare chi va a 36 chilometri allora non vuol dire tutela dell’ambiente”.

Poi ha emanato una direttiva per mettere i paletti alle Città 30, secondo la quale le amministrazioni devono giustificare strada per strade la motivazione per cui abbassano il limite di velocità da 50 a 30 km/h. E non perde occasione per ribadire in ogni occasione che le “Zone 30” limitate a strade vicino a scuole e asili vanno bene, le “Città 30” dove il limite è generalizzato a suo avviso no.

Giuseppe Cruciani vuole alzare i limiti di velocità in città

Giuseppe Cruciani

Il conduttore radiofonico della trasmissione “La Zanzara” su Radio24 Giuseppe Cruciani fin da subito si è schierato contro Bologna Città 30, chiedendo di alzare (e non di abbassare) i limiti di velocità in città: “Allora ragazzi, qui è la voce dell’opposizione alla giunta rossa di Bologna che ha imposto i trenta all’ora in larghe parti della città. Qui siamo a favore di una cosa: alzate i limiti di velocità in città anche a 70-80km/h. E se qualcuno li infrange? Sequestro della macchina. Niente multe, sequestro. Ma alzate i limiti di velocità che non serve un ca**o andare più piano. Non si salvano vite umane e non si evitano gli incidenti”.

Nel corso della sua trasmissione Cruciani ha contattato telefonicamente il primo multato per aver superato il limite di 30 km/h (il pensionato Sergio Baldazzi, che andava a 39 km/h, ndr) e si è offerto di pagargli la multa: “Voglio pagare la multa, voglio risarcirlo: farò un bonifico personale a questo signore”, ha detto Cruciani.

Mario Giordano: “Se vai a 35 o36 zac e ti arriva già la multa”

Mario Giordano

Il giornalista e conduttore della trasmissione “Fuori dal coro” di Rete4 Mario Giordano in una puntata ha attaccato il limite di 30 km/h in ambito urbano, partendo dal caso di Bologna: “Non si può più andare veloce. Bisogna andare piano per essere verdi, per essere green. per essere giusti bisogna andare a 30 all’ora. Il green ce lo chiede e in tutta la città di Bologna entra in vigore il limite dei 30 all’ora. Se vai a 35 o 36 zac e ti arriva già la multa”.

E, ancora: “Troppo veloce perché il Comune di Bologna dice che ridurre la velocità delle auto consente di dare più spazio ad altri suoni come il canto degli uccellini. In questi giorni a Bologna si siano sentite più le imprecazioni e le parolacce che non il canto degli uccellini. Ma i green niente. I fan del green vanno avanti perché dicono che così si riducono gli incidenti. Ma sarà vero che si riducono gli incidenti?”.

Per dare le risposte alle domande con i dubbi più frequenti il Comune di Bologna ha aggiornato la sezione faq del portale dedicato al nuovo limite di velocità in città

Intanto proprio oggi davanti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a Roma si è tenuto il presidio delle associazioni aderenti alla Piattaforma #Città30subito “A 30 km/h non si muore” per chiedere a Salvini di ritirare la direttiva e di inserire il tema della moderazione della velocità nella Riforma del Codice della Strada ormai in dirittura d’arrivo in primavera.

Fonte: Bike Italia

https://www.bikeitalia.it/2024/02/02/bologna-citta-30-ecco-chi-sono-i-vip-favorevoli-e-contrari/

130 tecnici contro Salvini: è scontro totale sulla Città 30

1 Febbraio 2024

Architetti, ingegneri, urbanisti, economisti che lavorano nelle città, in aziende di consulenza, nelle università non ci stanno alla repressione della Città 30 da parte di Matteo Salvini e fanno sentire la propria voce attraverso una lettera aperta che pubblichiamo di seguito integralmente.

Tra i nomi più noti a firmare l’appello: Stefano BoeriMarco Ponti e tutto lo staff tecnico della Città Metropolitana di Bologna.

Ecco qui di seguito il testo integrale (con tutte le firme in calce, in ordine alfabetico).

Lettera aperta al Ministro dei Trasporti Matteo Salvini

Come gruppo di esperti e tecnici impegnati nel settore della pianificazione e progettazione della mobilità e del traffico stiamo assistendo a una dura presa di posizione da parte del Ministro dei Trasporti avversa alle politiche di moderazione delle velocità dei veicoli nelle aree urbane.

Con l’emanazione della “Direttiva sulla disciplina dei limiti di velocità nell’ambito urbano ai sensi dell’art.142 del Nuovo Codice della Strada” il Ministro si è infatti opposto in modo esplicito all’iniziativa assunta dal Comune di Bologna di applicare su un’ampia parte (70%) delle strade comunali il limite di velocità di 30 km/h (Città 30).

Si tratta di una posizione poco comprensibile, non basata su alcuna evidenza tecnica o sperimentale, che si pone in netto contrasto con quanto viene suggerito dai massimi istituti sovranazionali come l’OMS e il Parlamento Europeo, oltre che dal Piano Nazionale della Sicurezza Stradale dello stesso MIT, e che ignora quanto è da tempo ampiamente praticato con risultati innegabilmente positivi in molte altre città nel mondo.

Contemporaneamente il MIT si è fatto portatore delle modifiche al Codice della Strada attualmente in discussione in Commissione Trasporti, in particolare per le parti destinate a depotenziare le norme sulla ciclabilità introdotte dalla legge 120/2020, comprese le strade ciclabili, le corsie ciclabili, gli attestamenti avanzati e il doppio senso ciclabile. Anche in questo caso si tratta di una posizione priva di qualunque giustificazione tecnica, che non tiene conto dell’esperienza di moltissime realtà estere e che dimentica che, da quando sono stati introdotti, questi dispositivi hanno consentito al nostro paese di compiere significativi progressi verso il recupero della ciclabilità come modo di trasporto alternativo.

È inoltre opportuno sottolineare come gli interventi citati, in diversi casi, sono stati in tutto o parzialmente finanziati con fondi del PNRR per la Missione 2-Rivoluzione verde e transizione ecologica- in capo allo stesso MIT; ne consegue che le ventilate modifiche alla normativa vigente comporterebbero una ridefinizione dei progetti in atto e delle risorse, pena la mancata erogazione dei finanziamenti da parte del Programma NEXT Generation EU.

Come tecnici ed esperti da anni impegnati sui temi della pianificazione e della progettazione della mobilità e dei trasporti con specifica attenzione alle aree urbane esprimiamo dunque la nostra profonda preoccupazione per l’involuzione che il nostro paese sta subendo e che lo allontana sempre più dalle scelte attuate da tutti i paesi dell’Unione Europea e dalla comunità internazionale.

È al proposito necessario ricordare l’obbligo di perseguire gli obiettivi indicati sia dagli organismi internazionali a cui l’Italia aderisce (ONU, OMS) che dagli strumenti di politica dei trasporti dell’Unione Europea e Nazionale (Piano Nazionale della Sicurezza Stradale), in particolare la riduzione del 50% degli incidenti al 2030. Tale obiettivo non può essere raggiunto senza poter intervenire con efficacia nell’ambito urbano, dove in Italia si registrano i tre quarti degli incidenti stradali, con un tasso di mortalità che si mantiene costante ormai da un decennio ovvero (pari a 1,1 morti ogni 100 incidenti) e un costo economico che supera i 13 miliardi di euro all’anno.

In questo ambito, dove si concentrano elevati flussi di mobilità motorizzata e non motorizzata, un’alta densità di immissioni e intersezioni e diffuse “interferenze” con altri usi della strada, la velocità rappresenta quasi sempre causa, concausa o aggravante dell’incidentalità: da essa infatti dipendono le distanze di arresto, le energie di impatto, la possibilità di effettuare manovre di emergenza e il restringimento del cono visuale dei guidatori.

Peraltro l’esperienza accumulata da ormai molte città ha dimostrato come la riduzione correttamente attuata della velocità in ambito urbano non sia in contrasto con una mobilità efficiente, dato che l’aumento dei tempi di percorrenza è sempre risultato del tutto marginale se non addirittura inesistente.
Di fronte a questi effetti sulla componente veicolare è necessario considerare anche i vantaggi che la riduzione delle velocità comporta per tutti gli altri utenti della strada, dato che le migliori condizioni di sicurezza e il minor inquinamento acustico e atmosferico favoriscono un maggior utilizzo dello spazio pubblico da parte di soggetti altrimenti penalizzati, come pedoni, ciclisti, bambini, anziani e disabili.
Ne deriva che il limite a 30 km/h, se correttamente applicato, non solo non confligge, ma anzi favorisce il diritto alla mobilità e la libera circolazione delle persone.

Sono questi gli elementi di cui come tecnici siamo chiamati a tenere in conto quando nell’ambito delle attività di redazione dei piani di settore (Piani Urbano del Traffico e Piani Urbani della Mobilità Sostenibile) identifichiamo le misure atte a conseguire gli obiettivi e i target riconosciuti e sottoscritti in ambito nazionale e internazionale.

Il Ministro e il suo Ministero dovrebbero dire come pensano altrimenti di conseguire gli obiettivi indicati dallo stesso Decreto Ministeriale 396 del 28 agosto 2019 con riferimento alla redazione dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile e, soprattutto, l’obbligo sancito dallo stesso Codice della Strada che all’art.1 pone la sicurezza delle persone tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato.

Sempre nella logica dei PUMS è inoltre essenziale che sia riconosciuto agli abitanti delle singole città, attraverso le istituzioni che li rappresentano, il diritto di decidere all’interno delle proprie politiche di governo della mobilità i tempi e i modi di tali interventi, ricordando che ai sindaci è attribuito il compito di tutela della incolumità pubblica e la sicurezza urbana, che è “un bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a difesa, nell’ambito delle comunità locali, del rispetto delle norme che regolano la vita civile, per migliorare le condizioni di vivibilità nei centri urbani, la convivenza civile e la coesione sociale”.

Chiediamo pertanto:

  • che il Ministero non solo non contrasti, ma agevoli l’iniziativa di Bologna e delle altre città che intendono adottare il modello di Città 30, che possono costituire un importante esperimento sulla cui base formulare norme e indirizzi in modo più corretto e informato;
  • che non si approvino le modifiche del Codice della Strada avverse alle norme introdotte dalla L.120/2020 sulla ciclabilità, norme che finalmente ci allineano alle modalità adottate negli altri paesi europei;
  • che non si riduca ma anzi si ampli la possibilità di utilizzare sistemi avanzati di telecontrollo delle infrazioni, compreso il limite dei 30 km/h in ambito urbano;
  • che si emani una normativa nazionale sui dispositivi di moderazione del traffico, sulla base di quanto sperimentato dai paesi che presentano tassi di incidentalità e mortalità stradale ben inferiori a quello italiano.

31/01/2024

Promuovono l’appello:

1Maria SilviaAgrestaarchitettourbanista – Milano
2Francesco Albertiarchitettoprofessore associato di Urbanistica – Università degli Studi di Firenze
3Franco Apràurbanistalibero professionista – Milano
4Francesco AvesaniIngegnerelibero professionista – Verona
5Mauro Baioniurbanistalibero professionista – Venezia
6Alessandra Baldidott.arch.collaboratrice In.Co.Set e referente del Centro Urbano per la Transizione Energetica – Cava dè Tirreni
7Dario Balottaanalista dei trasportipresidente Osservatorio Trasporti ONLIT
8Valter Baruzzipedagogistaesperto in educazione alla sicurezza stradale e alla mobilità sostenibile – Imola/Bologna
9Silvia Basenghitecnico esperto in mobilità sostenibileservizio Pianificazione della Mobilità – Città metropolitana di Bologna
10Stefano Battaiottoingegnerelibero professionista – Milano
11Luigi Benevoloingegnerepianificatore urbanista – Brescia
12Maria  Berriniarchitettoex Amministratore Unico Agenzia Mobilità Ambiente Territorio Comune Milano
13Sivia Bertoniingegnerepianificazione della mobilità sostenibile ed attuazione PUMS 
14Paolo Bertozziingegnerelibero professionista Parma
15LorenzoBertuccioingegnereassociazione Euromobility
16Guia Biscaroarchitettolibera professionista
17Daniela Bittiniingegnerereferente Ufficio Mobilità e Mobility Manager – Imola
18Francesca Boeriingegnereresponsabile Settore Ambiente – Centro Studi PIM  Milano
19Stefano Boeriarchitetto e urbanistaprofessore ordinario presso il Politecnico di Milano
20Andrea Boitanieconomistaprofessore ordinario di Economia politica all’Università Cattolica di Milano
21Gabriele Bolliniurbanistapresidente Associazione Analisti Ambientali
22FilippoBonaliingegnerelibero professionista – Fiab Cremona
23Tommaso Boninoingegneredirigente SRM — Agenzia mobilità Bologna
24Carlottta   Bonviciniarchitetto pianificatorelibera professionista – Reggio Emilia
25Mauro Borioniingegnerefunzionario pubblica amministrazione 
26Patrizia BottaroarchitettoPCAint PICA CIAMARRA ASSOCIATI SRL
27Bianca Bozziingegnerelibera professionista – Milano
28Andrea Bruschidott.arch.pianificatore trasporti e mobilità – Metropolitana Milanese Spa
29Tatiana Bruscoingegneretecnico esperto in mobilità sostenibile – Città Metropolitana di Bologna
30Sandro CapraingegnereMetropolitana Milanese Spa
31Giovanni Cardinaleingegnerelibero professionista , consulente di Confindustria Toscana Sud per le infrastrutture strategiche 
32Teresa Cardonaarchitettolibera professionista – Milano
33Tiziano Carducciingegnerelibero professionista – Chieri (TO)
34Stefano CaseriniingegnereProfessore Cambiamenti Climatici Università di Parma
35Francesco Castelnuovoingegnerelibero professionista – Milano
36PaolaCavalliniarchitettoCittà studio associato – Parma
37Angela Ceresoliarchitettapresidente Agenzia TPL Bergamo
38Enrico Chiariniingegnerelibero professionista – Brescia
39CosimoChiffieconomista dei trasportiTRT Trasporti e Territorio – Milano
40Andrea Colomboconsulente legaleesperto in sicurezza stradale – Bologna
41Simone Conteeconomista ambientaleproject manager ambiente, mobilità, territorio
42Cristiana CristianiarchitettoEdilizia Pubblica – Comune di Pisa
43Alberto Croceingegnereex Direttore Settore Traffico e Trasporti in Comune di Bologna e Agenzia TPL Brescia, ex Presidente AIIT Lombardia 
44Fiorenza Dal Zottoarchitettoresponsabile settore pianificazione e tutela del territorio Comune di Spinea
45Marco De MitriingegnereTrafficlab – Alba (CN)
46Andrea DebernardiingegnereMETA srl – Monza
47Lorenza dell’ErbaarchitettaIstruttore Tecnico Servizio Pianificazione della Mobilità Area Pianificazione Territoriale e Mobilità Sostenibile – Città Metropolitana Bologna
48Raffaele Di Marcelloarchitettopresidente sezione Abruzzo UNITEL – Unione Nazionale Italiana Tecnici Enti Locali 
49Matteo Dondèarchitettolibero professionista – Milano
50Mauro Donzelliingegnerelibero professionista – Bologna
51Alfredo Drufucaingegnerelibero professionista – Milano
52Marco Engelarchitettourbanista pianificatore – Milano
53Roberto Farinaingegnereurbanista – Bologna
54Edoardo Fenocchhioingegnerestudio Progectolab
55Emanuele Ferraraurbanistalibero professionista – Milano
56Carla Ferrariarchitettoarchitetto pianificatore – Modena
57GiorgioFiorilloingegnereresponsabile funzioni di Agenzia presso la SRM  l’Agenzia per la mobilità ed il trasporto pubblico locale del Comune di Bologna e della Città metropolitana di Bologna.
58LuigiFregoniarchitettodirettore area pianificazione territoriale Comune di Rho
59Georg Frischarchitettourbanista pianificatore
60Giorgio Gagliardiarchitettoprogettista di mobilità ciclistica – Verona
61Edoardo Galatolaingegnereesperto di rischi industriali e del trasporto, responsabile sicurezza stradale FIAB 
62Paolo Gandolfiarchitettodirettore Area Sviluppo territoriale – Dirigente Servizio di Mobilità Urbana comune di Reggio Emilia
63Caterina Gfellerarchitettoesperta in comunicazione – Milano
64Elena Granataarchitettodocente urbanistica Politecnico Milano
65Emilio Grassiingegnereex direttore Agenzia TPL Bergamo
66Chiara Gruppourbanistapianificatrice dei trasporti – Brugherio (MI)
67Emilio Guastamacchiaarchitettourbanista pianificatore – Milano
68LorenzoFabianarchitettodocente Urbanistica – IUAV Venezia
69GiuseppeInturriprofessore Associato di TrasportiUniversità degli studi di Catania
70Marco La Violaingegnerelibero professionista – Saronno
71Eliot Laniadoingegnerecoordinatore scientifico Poliedra – Politecnico di Milano
72Arturo SergioLanzaniarchitettoprofessore di Tecnica e Pianificazione Urbanistica – Politecnico Milano
73Salvatore Leonardiprofessoreprofessore associato di Ingegneria delle infrastrutture viarie e dei trasporti presso l’Università degli Studi di Catania
74AntonioLoccigeometralibero professionista – Treviso
75Giovanna Longhiarchitettopaesaggista, progettista di opere pubbliche
76Fabio Lopez Nunesarchitettoex direttore ciclabilità del Comune di Milano
77Giampiero Lupatellieconomista territorialeVice Presidente CAIRE Consorzio 
78Robert Maddalenaarchitettolibero professionista – Thiene (VI) 
79Alessandro Madernadott.agr.Specialista progettazione e consulenza ambientale,  autorizzazioni e permitting
80Patrizia MalgieriarchitettoTRT Trasporti e Territorio – Milano
81Giorgia Mancinelliingegnerefunzionario tecnico del Comune di Rimini
82Giovanni Mandelliarchitettoservizio Mobilità Sostenibile – Comune di Reggio Emilia
83Paolo Maneourbanista libero professionista 
84Andrea MarellaingegnereTrafficlab – Alba (CN)
85Alberto MarescottiarchitettoComune di Padova
86Giulia Maroniarchitettotecnico esperto in mobilità sostenibile – Città metropolitana di Bologna
87Italo RobertoMaroniarchitettourbanista
88Angelo Martino ingegnereTRT Trasporti e Territorio – Milano
89SilviaMazzageografaesperta mobilità sostenibile
90FrancescoMazzaingegnereAIRIS Srl – Ingegneria per l’ambiente – Modena
91Eduardo Missonimedicodocente salute globale e sviluppo SDA Bocconi e Un.Milano Bicocca
92Valerio Montieriarchitettolibero professionista – Milano
93Massimo G. Morodottore in giurisprudenzacoordinatore Centro Studi FIAB 
94Danilo Odettoarchitettolibero professionista – Torino
95Jacopo OgnibenearchitettoNET Engineering
96Lorenzo Paglianofisicoprofessore associato di Fisica dell’Edificio – Politecnico Milano
97Federico ParolottoarchitettoCeo MIC-Mobility In Chain
98Marco PassigatoingegnereCoordinatore didattico  corso EPMC – Esperto Promotore della Mobilità Ciclistica di UniVr
99Carla PoloniatoingegnereFunzionario Settore mobilità – Comune di Vicenza
100Marco Pontiarchitetto economistaResponsabile di BRT onlus (Bridges Research Trust)
101Davide Prandiniarchitettofunzionario tecnico pubblica amministrazione – Maranello (MO)
102Edoardo Pregerarchitettourbanista – Cesena
103Chiara Quinziiarchitetto urbanistalibera professionista – Milano
104Lucia Rattiarchitettoex funzionario Direzione Trasorti e Mobilità Sostenibile – Regione Lombardia
105Andrea Remotogeometralibero professionista  – Avigliana (TO)
106Giulio RigottiarchitettoCoop.Arch G1 – Novara
107Riccardo Roccoarchitettolibero professionista. Presidente Commissione Paesaggio Comune di Sesto San Giovanni
108Gianni Rondinellaurbanistaprofessore di Pianificazione della mobilità, Università Europea di Madrid
109Guido RossiIngegnereDottore di ricerca in ingegneria dei trasporti e libero professionista – Verona
110Paolo Ruffinourbanista, economistaConsulente politiche di mobilità, trasporti e sviluppo territoriale
111Nicola SaccoprofessoreOrdinario di Trasporti presso l’Università degli Studi di Genova
112Ivan Saraccaingegnerelibero professionista – Busseto (PR)
113Stefano Sbardellaingegneredirigente Comune di Brescia
114Joerg Schweizeringegnerericercatore e docente in Transport System Design and Planning presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali, Università di Bologna.
115Francesco SeneciIngegnereCEO e Direttore Tecnico NetMobilitty srl
116Giancarlo Sgubbiingegneredirigente Unità intermedia Rete tram e piani e progetti per la mobilità sostenibile – Comune di Bologna
117Marco Stagniingegnerelibero professionista – Bologna
118Claudia Stanzaniarchitettopianificazione Territoriale e Urbanistica – Comune di Castelfranco Emilia
119Chiara TaiariolingegnereMETA srl – Monza
120DavideTessarolloingegnerelibero professionista Milano
121Samuel Tolentinodottore in ingegneriaMETA srl – Monza
122Luigi Torrianimatematicoanalista dei trasporti
123Alessandro Trevisanarchitettolibero professionista – Voghera
124Claudio Troisiingegneredocente a contratto di Pianificazione dei Trasporti presso l’Università Telematica “Giustino Fortunato” 
125Stefano Vaudagnaingegnerelibero professionista – Ciriè (TO) 
126Luca VeloarchitettoRicercatore in Urbanistica IUAV Venezia
127Lorenzo Vignonoingegnereesperto mobilità ciclabile SERTEC – Lorenzè (TO)
128Mario Zambriniesperto ambientaledirettore Ambiente Italia – Milano
129Federico Zanfiarchitettoprofessore associato DAStU – Politecnico Milano
130Giulio ZilliPianificatore territorialelibero professionista – Milano
131AlessioBrancacciotecnico ambientaleUniversità degli Studi di L’Aquila

Bologna Città 30: nelle prime quattro settimane calano gli incidenti stradali

Bologna Città 30: i dati confermano il trend in atto sul calo di incidenti stradali, da quando sono entrati in vigore i controlli per far rispettare il limite generalizzato di 30 km/h in ambito urbano. Nelle prime quattro settimane di Città 30 (15 gennaio – 11 febbraio 2024), sulle strade urbane di Bologna si sono verificati in totale 186 incidenti, di cui 1 mortale, 122 incidenti con feriti (che hanno provocato 144 persone ferite), nessuno con feriti in prognosi riservata e 63 incidenti senza feriti.

https://www.bikeitalia.it/2024/02/16/bologna-citta-30-nelle-prime-quattro-settimane-calano-gli-incidenti-stradali/

Bologna Città 30: calano gli incidenti stradali

Nelle stesse settimane dell’anno scorso (16 gennaio – 12 febbraio 2023) gli incidenti erano stati in totale 221, di cui 3 mortali, 139 incidenti con feriti (che avevano provocato 178 persone ferite), 1 con ferito in prognosi riservata e 78 senza feriti. Lo riporta una nota del Comune Bologna.

Pedoni coinvolti ridotti di un quarto

In termini percentuali si tratta quindi di un calo del 15,8% degli incidenti totali, -12,2% di incidenti con feriti, -19,1% persone ferite, -19,2% di incidenti senza feriti, due incidenti mortali in meno (1 nel 2024 mentre erano 3 nel 2023) e un incidente con ferito in prognosi riservata in meno (0 nel 2024, 1 nel 2023). Da sottolineare inoltre il calo di pedoni coinvolti in incidenti che è del 25,6% (39 erano quelli coinvolti nel 2023, 29 nel 2024).

Il commento dell’assessora alla Mobilità

L’assessora alla Mobilità di Bologna Valentina Orioli commenta così i dati: “I numeri rilevati dalla Polizia locale in queste prime 4 settimane ci confermano che il trend continua ad essere positivo. Quello che appare chiaro è il calo degli incidenti più gravi e il calo delle persone ferite, che è più rilevante di quello di incidenti con feriti, a conferma del fatto che gli incidenti sono tendenzialmente meno gravi”.

E, prosegue: “Altro aspetto da sottolineare è la diminuzione di pedoni coinvolti, come del resto si è già verificato in tutte le città europee che hanno adottato questo provvedimento prima di noi. Per questo è importante continuare a rispettare i limiti e mantenere alta la guardia. Vorrei rivolgere un ringraziamento alla Polizia Locale, che sta facendo un ottimo lavoro di sensibilizzazione su questo, e a tutti i cittadini bolognesi, che stanno dimostrando ancora una volta senso civico e grande collaborazione. Un impegno fondamentale per salvare vite sulle strade”.

Fonte: Bike Italia

English translate

Bologna Città 30: road accidents drop in the first four weeks

Bologna Città 30: the data confirm the ongoing trend in the decline in road accidents since the controls to enforce the general limit of 30 km/h in urban areas came into force. In the first four weeks of Città 30 (15 January – 11 February 2024), a total of 186 accidents occurred on the urban roads of Bologna, of which 1 was fatal, 122 accidents with injuries (which caused 144 people to be injured), none with injuries with a reserved prognosis and 63 accidents without injuries.

Bologna Città 30: road accidents decrease

In the same weeks last year (16 January – 12 February 2023) there were a total of 221 accidents, of which 3 were fatal, 139 accidents with injuries (which had caused 178 injured people), 1 with an injured person with a guarded prognosis and 78 without wounded. This was reported in a note from the Bologna Municipality.

Pedestrians involved reduced by a quarter

In percentage terms, this is therefore a 15.8% drop in total accidents, -12.2% in accidents with injuries, -19.1% people injured, -19.2% in accidents without injuries, two fatal accidents in fewer (1 in 2024 while there were 3 in 2023) and one fewer accident with an injured person with a reserved prognosis (0 in 2024, 1 in 2023). Also worth highlighting is the drop in pedestrians involved in accidents which is 25.6% (39 were involved in 2023, 29 in 2024).

The comment of the Mobility councilor

Bologna’s Mobility Councilor Valentina Orioli comments on the data as follows: “The numbers recorded by the local police in these first 4 weeks confirm that the trend continues to be positive. What appears clear is the drop in the most serious accidents and the drop in injured people, which is more significant than that in accidents with injured people, confirming the fact that accidents tend to be less serious”.

And he continues: “Another aspect to underline is the decrease in pedestrians involved, as has already occurred in all European cities that have adopted this measure before us. This is why it is important to continue to respect limits and keep your guard up. I would like to thank the Local Police, who are doing an excellent job of raising awareness on this, and to all the citizens of Bologna, who are once again demonstrating civic sense and great collaboration. A fundamental commitment to saving lives on the roads.”

Source: Bike Italia

https://corrieredibologna.corriere.it/notizie/cronaca/24_febbraio_28/citta-30-il-sindaco-di-parma-abbiamo-abbassato-il-limite-solo-in-alcune-strade-bologna-ha-dimostrato-coraggio-bdd00451-9cbe-4b12-92b3-901d79da7xlk.shtml?cmpid=tbd_39834460bi
https://fiabitalia.it/lappello-dei-familiari-delle-vittime-sulla-strada/
https://fiabitalia.it/bologna-citta-30-primo-bilancio-positivo-dopo-4-settimane-in-calo-gli-incidenti/
https://fiabitalia.it/doppio-senso-ciclabile-italia-fanalino-di-coda/
https://fiabitalia.it/il-poco-invidiabile-primato-dellitalia-il-paese-con-piu-auto-nellunione-europea/
https://benzinazero.wordpress.com/2024/02/17/citta-30-la-velocita-ridotta-migliora-la-fluidita-del-traffico-focus-svi-associazione-svizzera-ingegneri-e-esperti-del-traffico/
https://benzinazero.wordpress.com/2024/01/22/documentazione-studi-ricerche-e-fonti-raccolte-per-argomenti/
https://ilmanifesto.it/citta-30-pedoni-e-bici-si-riprendono-lo-spazio-pubblico
https://benzinazero.wordpress.com/2024/02/21/perche-e-cosi-diverso-andare-a-30-o-andare-a-50-e-andare-a-50-e-molto-piu-pericoloso/
https://www.rivistabc.com/bologna-citta-30-il-confronto-tra-2023-e-2024-da-ragione-al-comune-calano-incidenti-e-feriti/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

IN ITALIA ARIA PIU’ INQUINATA IN CASA CHE ALL’APERTO PER 6 MESI L’ANNO. LA RICERCA

16 Gennaio 2024 – 14:39

Milano maglia nera a livello mondiale. A rivelarlo è il primo progetto globale Air Quality Connected Data di Dyson che ha esaminato i dati relativi alla qualità dell’aria indoor provenienti da oltre 2,5 milioni di purificatori d’aria connessi

Dyson ha recentemente presentato i risultati del suo progetto globale Air Quality Connected Data, che ha analizzato le informazioni relative alla qualità dell’aria indoor raccolte da oltre 2,5 milioni di purificatori d’aria Dyson tra il 2022 e il 2023, per delineare un quadro dettagliato della qualità dell’aria nelle abitazioni in tutto il mondo. Tutti i Paesi esaminati (ad esclusione di quattro) hanno registrato livelli di PM2,5 indoor superiori a quelli outdoor per sei mesi o più, inclusa l’Italia dove i valori medi mensili interni di PM2,5 hanno superato quelli esterni per sette mesi nel 2022, la Cina, l’Australia, la Francia, l’Austria, il Canada e la Spagna, le cui abitazioni hanno sperimentato una qualità dell’aria peggiore rispetto a quella outdoor per ogni singolo mese dell’anno. Solo nelle case di India, Norvegia, Polonia e Finlandia i livelli di PM2,5 sono stati generalmente inferiori rispetto a quelli esterni, superandoli per meno di sei mesi nel corso del 2022.

Milano maglia nera

Dal punto di vista delle singole città, il confronto tra l’inquinamento da PM2,5 outdoor e indoor è stato particolarmente negativo a Milano, che ha registrato il peggiore risultato globale: i livelli medi annui di PM2,5 indoor nel 2022 sono stati di 2,63 volte superiori rispetto a quelli outdoor, una discrepanza maggiore rispetto a qualsiasi altra città studiata, con picchi nei mesi di dicembre (3,46) e gennaio (3,48), fino al record di 4,17 volte oltre i valori outdoor a marzo. Dopo Milano, altri record negativi sono stati quelli di Shenzhen (con livelli annui di PM2,5 indoor superiori del 97% rispetto all’outdoor), Amsterdam (76%), Seoul (53%), Madrid (50%), Melbourne (40%), Vienna (37%), Singapore (36%) e New York (35%). 21 città (su 35 esaminate) hanno registrato livelli medi annui di PM2,5 negli ambienti chiusi superiori rispetto a quelli all’aperto. Analizzando i dati mensili, sono otto le città che hanno registrato livelli di PM2,5 indoor superiori rispetto all’outdoor per ogni singolo mese dell’anno: Shenzhen, New York, Melbourne, Milano, Roma, Seoul, Vienna e Amsterdam.

La situazione nel mondo

Se si prendono in considerazione i dati provenienti dai purificatori connessi Dyson a livello globale e relativi a tutto il 2022, stilando una classifica dei Paesi in base al loro livello medio di PM2,5, i risultati sono sorprendenti. Mentre India e Cina occupano i primi due posti, probabilmente a causa della relazione tra la qualità dell’aria interna ed esterna, la Romania si è classificata al sesto posto, l’Italia all’ottavo, la Polonia al nono e l’Austria al decimo. Il Regno Unito (22°) ha superato gli Stati Uniti (26°), il Canada (27°) e l’Australia (28°), ma la Germania e la Francia si sono classificate ancora più in alto, rispettivamente al 17° e al 19° posto. I valori medi annui indoor hanno superato le linee guida annuali dell’OMS per il PM2,5 (5 µg/m3) in tutti i Paesi coinvolti nello studio: in India il valore è stato di 11 volte superiore a quello raccomandato, in Cina di 6 volte, in Turchia e negli Emirati Arabi Uniti di 4 volte e in Corea del Sud, Romania, Messico e Italia di 3 volte. L’Italia è tra i primi 10 Paesi (8° posto) per livello medio annuo di PM2,5, insieme a India, Cina, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Romania, Messico, Polonia e Austria; tutti mercati che nella classifica superano Paesi più “tipicamente” inquinati come Thailandia, Malesia, Filippine, Germania.

Valori medi annui di COV (Composti Organici Volatili o VOC Volatil Organic Compounds)

A differenza di quanto rilevato per il PM2,5, secondo i purificatori connessi Dyson sono i Paesi europei a registrare i livelli annui di COV (Composti Organici Volatili) più alti. I 10 Paesi con valori più elevati sono infatti Austria, Romania, Germania, Svizzera, Polonia, Turchia, India, Italia, Cina e Irlanda. Roma si colloca anche tra le 10 città più inquinate dai COV al mondo, insieme a Monaco, Pechino, Colonia, Berlino, Vienna, Delhi, Istanbul, Shanghai e Città del Messico. Vale la pena sottolineare che Dublino, Parigi e Milano (quest’ultima, in questo caso, con livelli inferiori alla media nazionale) hanno comunque superato in classifica megacittà come Tokyo e Seoul, oltre a tutte le città degli Stati Uniti e persino Londra.

L’impatto di meteo e orario

Nella maggior parte dei Paesi presi in esame da Dyson, i livelli di PM2,5 negli ambienti interni erano più elevati durante le ore serali e notturne, in coincidenza con il tempo che la maggior parte delle persone trascorre in casa, anziché al lavoro, a scuola o altrove. I dati suggeriscono quindi che questo lasso di tempo più lungo e con maggiore inquinamento potrebbe essere responsabile di una maggiore esposizione al PM2,5 nelle abitazioni. Le ore di picco a livello globale sono state tra le 18:00 e le 24:00 nella maggior parte delle aree geografiche, mentre in Italia le ore più inquinate sono quelle tra le 20:00 e le 24:00, in cui vengono superate le linee guida giornaliere dell’OMS sul PM2,5 (15 µg/m3) con un minimo di 15,43 e un massimo di 17,32 µg/m3. Tuttavia, guardando al lato positivo, l’Italia è tra le aree geografiche che hanno superato i livelli raccomandati per meno del 50% della giornata, insieme a Berlino, Austria, Israele, Polonia, Spagna (tutte le città, inclusa la media nazionale) e Romania. Analogamente a quanto accade per le diverse ore della giornata, anche le stagioni corrispondono a periodi in cui trascorriamo più o meno tempo al chiuso. Durante l’anno, fino al 90% del nostro tempo totale viene trascorso indoor, che sia a casa, al lavoro, o per svolgere attività di svago. I dati provenienti dai purificatori connessi Dyson hanno evidenziato che nel 2022 il periodo invernale è stato la stagione più inquinata a livello globale. Una delle ragioni dietro i livelli più elevati di PM2,5 all’interno quando il clima è più freddo è il fatto che si tendano a “sigillare” maggiormente le abitazioni, tenendo le finestre chiuse e possibilmente utilizzando fonti di riscaldamento a combustione, come il riscaldamento a gas, stufe a legna o anche l’accensione di candele.

Fonte: Sky TG 24

English translate

IN ITALY THE AIR IS MORE POLLUTED IN HOMES THAN OUTDOORS FOR 6 MONTHS A YEAR. RESEARCH

Milan black jersey at world level. This was revealed by Dyson's first global Air Quality Connected Data project which examined indoor air quality data from over 2.5 million connected air purifiers

Dyson recently presented the results of its global Air Quality Connected Data project, which analyzed indoor air quality information collected from more than 2.5 million Dyson air purifiers between 2022 and 2023, to outline a detailed picture of air quality in homes around the world. All but four of the countries examined recorded indoor PM2.5 levels higher than outdoor ones for six months or more, including Italy - where average monthly indoor PM2.5 values ​​exceeded outdoor ones for seven months in 2022, China, Australia, France, Austria, Canada and Spain, whose homes experienced worse air quality than outdoors for every single month of the year. Only in homes in India, Norway, Poland and Finland were PM2.5 levels generally lower than outside, exceeding them for less than six months during 2022.

Milan black jersey

From the point of view of individual cities, the comparison between outdoor and indoor PM2.5 pollution was particularly negative in Milan, which recorded the worst overall result: the average annual indoor PM2.5 levels in 2022 were 2.63 times higher than those outdoors, a greater discrepancy than any other city studied, with peaks in the months of December (3.46) and January (3.48), up to the record of 4.17 times higher than the values outdoors in March. After Milan, other negative records were those of Shenzhen (with annual indoor PM2.5 levels 97% higher than outdoors), Amsterdam (76%), Seoul (53%), Madrid (50%), Melbourne (40%), Vienna (37%), Singapore (36%) and New York (35%). 21 cities (out of 35 examined) recorded average annual levels of PM2.5 indoors that were higher than outdoors. Analyzing the monthly data, there are eight cities that recorded indoor PM2.5 levels higher than outdoors for every single month of the year: Shenzhen, New York, Melbourne, Milan, Rome, Seoul, Vienna and Amsterdam.

World situation

If you take into consideration the data from Dyson connected purifiers globally for the whole of 2022, ranking countries based on their average PM2.5 level, the results are surprising. While India and China occupy the top two places, probably due to the relationship between indoor and outdoor air quality, Romania ranked sixth, Italy eighth, Poland ninth and Austria tenth. The UK (22nd) overtook the US (26th), Canada (27th) and Australia (28th), but Germany and France ranked even higher, at 17th respectively and in 19th place. The average annual indoor values ​​exceeded the annual WHO guidelines for PM2.5 (5 µg/m3) in all countries involved in the study: in India the value was 11 times higher than the recommended one, in China by 6 times, in Turkey and the United Arab Emirates by 4 times and in South Korea, Romania, Mexico and Italy by 3 times. Italy is among the top 10 countries (8th place) for average annual level of PM2.5, together with India, China, Turkey, United Arab Emirates, South Korea, Romania, Mexico, Poland and Austria; all markets that in the ranking surpass more "typically" polluted countries such as Thailand, Malaysia, the Philippines and Germany.

Average annual values ​​of VOC (Volatile Organic Compounds or VOC Volatil Organic Compounds)

Unlike what was found for PM2.5, according to Dyson connected purifiers, European countries record the highest annual levels of VOCs (Volatile Organic Compounds). The 10 countries with the highest values ​​are in fact Austria, Romania, Germany, Switzerland, Poland, Turkey, India, Italy, China and Ireland. Rome also ranks among the 10 most polluted cities by VOCs in the world, together with Munich, Beijing, Cologne, Berlin, Vienna, Delhi, Istanbul, Shanghai and Mexico City. It's worth highlighting that Dublin, Paris and Milan (the latter, in this case, with levels lower than the national average) still outranked megacities such as Tokyo and Seoul, as well as all US cities and even London.

The impact of weather and time

In most countries surveyed by Dyson, indoor PM2.5 levels were highest during the evening and night hours, coinciding with the time most people spend at home, rather than at work, at school or elsewhere. The data therefore suggests that this longer, more polluted time frame could be responsible for greater exposure to PM2.5 in homes. The peak hours globally were between 6:00 PM and midnight in most geographical areas, while in Italy the most polluted hours are those between 8:00 pm and midnight, in which they are exceeded the WHO daily guidelines on PM2.5 (15 µg/m3) with a minimum of 15.43 and a maximum of 17.32 µg/m3. However, looking on the bright side, Italy is among the geographical areas that exceeded the recommended levels for less than 50% of the day, together with Berlin, Austria, Israel, Poland, Spain (all cities, including the national average) and Romania. Similarly to what happens with the different hours of the day, the seasons also correspond to periods in which we spend more or less time indoors. During the year, up to 90% of our total time is spent indoors, whether at home, at work, or carrying out leisure activities. Data from Dyson connected purifiers highlighted that in 2022 the winter period was the most polluted season globally. One of the reasons behind the higher levels of PM2.5 indoors in colder weather is the fact that we tend to “seal” homes more, keeping windows closed and possibly using combustion heating sources, such as gas heating, wood stoves or even the lighting of candles.

Source: SkyTG24



https://tg24.sky.it/ambiente/2024/01/16/inquinamento-italia-qualita-aria

Aria malsana nel Lazio: cittadini sempre più insofferenti. Cresce interesse verso azione collettiva Consulcesi

Il 2024 inizia con un boom di interesse verso l’azione collettiva di Consulcesi: +14% nell’ultimo mese. Tortorella: “Blocco auto e ‘stare a casa’ non sono soluzioni. Cittadini stanchi chiedono azioni più concrete”

https://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=119531


17 GENNAIO 2024 

Aumenta l’inquinamento e di pari passo il malessere dei cittadini laziali. Nella regione l’azione collettiva targata Consulcesi registra un aumento del +14%, passando da circa 20mila ad oltre 23.300 solo negli ultimi 30 giorni, tra dicembre 2023 e le prime due settimane del nuovo anno. La mobilitazione diventa un grido pressante per il riconoscimento del diritto fondamentale a respirare aria salubre, con un numero sempre maggiore di cittadini che manifestano interesse per l’iniziativa collettiva Aria Pulita.

“Sarà per la stanchezza di fronte ai bollettini sempre più critici delle centraline di monitoraggio, per le restrizioni del traffico che complicano una mobilitazione già difficile, o per le crescenti evidenze sugli impatti devastanti sulla salute fisica e mentale, ma dal Lazio arriva un segnale chiaro: la popolazione è preoccupata e chiede azioni più incisive per migliorare la qualità dell’aria”, commenta Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi.

“Che quanto è stato fatto finora per salvaguardare la salute dei cittadini non sia abbastanza è purtroppo cosa certa ormai, – aggiunge Tortorella – lo confermano i dati sulla riduzione degli inquinanti e lo ribadisce ancora una volta la Commissione Europea, tornata ad esprimersi sugli sforamenti dei limiti nella Valle del Sacco, registrati in questi giorni”.

La popolazione della zona, infatti, da anni respira aria malsana, ha più volte accertato e condannato la stessa Commissione, che recentemente si è detta preoccupata per i nuovi sforamenti di polveri sottili registrati nella Valle, con concentrazioni pari a 133 microgrammi per metro cubo, contro una soglia massima di 10 µg/m³.

Non solo la Valle del Sacco però, è soffocata dall’inquinamento. Secondo gli ultimi dati Legambiente contenuti nei due report 2023 “Mal’Aria di Città” ed “Ecosistema Urbano”, Frosinone con i suoi 17 microgrammi/m3 di PM2.5 si classifica tra le città con una qualità dell’aria considerata “insufficiente”, mostrandosi in miglioramento negli ultimi dieci anni, ma ben lontana dalla riduzione del 41% necessaria per rientrare nei nuovi limiti UE, da raggiungere quanto prima e non oltre il 2030.

Male, anzi malissimo, la situazione di Roma se si guarda al biossido di azoto (NO2). Per questo inquinante, la città mostra un tasso medio annuo di decrescita pari al -6%, mentre con una concentrazione media annua pari a 33 microgrammi/metro cubo, deve puntare a una riduzione del 39% entro il 2030. All’attuale trend di riduzione, la Capitale impiegherebbe 11 anni, circa il doppio del tempo dettato in sede UE.

Come concludono anche le analisi di Legambiente, i miglioramenti ci sono ma sono troppo piccoli: di questo passo raggiungere i nuovi obiettivi fissati dall’Unione Europea per i livelli di inquinanti atmosferici entro il 2030 risulta irrealizzabile per le città italiane, molto di più si può e si deve fare.

Il Lazio è tra le regioni italiane che ospita più cittadini candidabili all’azione collettiva Aria Pulita. Sono infatti oltre cinque milioni e mezzo i laziali eleggibili per l’iniziativa legale tra i 3.384 comuni e città italiane individuate dal team di Consulcesi tra quelli per i quali la Corte di Giustizia Europea ha multato l’Italia per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (PM10) e biossido d’azoto (NO2). In totale sono oltre 110 i comuni laziali in cui la popolazione è stata costretta a respirare aria cattiva e potenzialmente dannosa per la loro salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento alla Stato, aderendo all’azione collettiva Aria Pulita di Consulcesi.

Per partecipare all’azione collettiva, è sufficiente dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per informazioni su come aderire, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria Pulitawww.aria-pulita.it.

17 Gennaio 2024

Fonte: Quotidiano Sanità

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Unhealthy air in Lazio: increasingly impatient citizens. Interest is growing in Consulcesi collective action

2024 begins with a boom in interest in Consulcesi's collective action: +14% in the last month. Tortorella: “Car lock and 'staying at home' are not solutions. Tired citizens ask for more concrete actions".

Pollution increases and at the same time the discomfort of Lazio citizens. In the region, the collective action by Consulcesi recorded an increase of +14%, going from around 20 thousand to over 23,300 in the last 30 days alone, between December 2023 and the first two weeks of the new year. The mobilization becomes a pressing cry for the recognition of the fundamental right to breathe healthy air, with an ever-increasing number of citizens showing interest in the collective initiative Aria Pulita.

"It may be due to tiredness in the face of increasingly critical bulletins from monitoring stations, due to traffic restrictions that complicate an already difficult mobilisation, or due to the growing evidence on the devastating impacts on physical and mental health, but a clear signal is coming from Lazio region: the population is worried and asks for more incisive actions to improve air quality", comments Massimo Tortorella, President of Consulcesi.

“Unfortunately, it is now certain that what has been done so far to safeguard the health of citizens is not enough,” adds Tortorella. limits in the Sacco Valley, recorded in recent days".

The population of the area, in fact, has been breathing unhealthy air for years, as the Commission itself has repeatedly ascertained and condemned, which recently said it was concerned about the new exceedances of fine particles recorded in the Valley, with concentrations equal to 133 micrograms per cubic meter, against a maximum threshold of 10 µg/m³.

However, not only the Sacco Valley is suffocated by pollution. According to the latest Legambiente data contained in the two 2023 reports "Mal'Aria di Città" and "Ecosistema Urbano", Frosinone with its 17 micrograms/m3 of PM2.5 ranks among the cities with an air quality considered "insufficient", showing improvement over the last ten years, but far from the 41% reduction needed to fall within the new EU limits, to be achieved as soon as possible and no later than 2030 (in line with Agenda 2030 objectives).

The situation in Rome is bad, or rather very bad, if you look at nitrogen dioxide (NO2). For this pollutant, the city shows an average annual rate of decrease of -6%, while with an average annual concentration of 33 micrograms/cubic meter, it must aim for a reduction of 39% by 2030. At the current trend of reduction, the Capital would take 11 years, approximately double the time dictated by the EU.

As Legambiente's analyzes also conclude, there are improvements but they are too small: at this rate, reaching the new objectives set by the European Union for the levels of air pollutants by 2030 is unachievable for Italian cities, much more is possible and it must be done.

Lazio is among the Italian regions that hosts the most citizens eligible for the collective action Aria Pulita. In fact, over five and a half million people from Lazio are eligible for the legal initiative among the 3,384 municipalities and Italian cities identified by the Consulcesi team among those for which the European Court of Justice has fined Italy for violating the threshold values ​​of fine particles (PM10) and nitrogen dioxide (NO2). In total there are over 110 municipalities in Lazio where the population has been forced to breathe bad air that is potentially harmful to their health and which, for this reason, can request compensation from the State by joining the collective action Aria Pulita of Consulcesi.

To participate in the collective action, it is sufficient to demonstrate, through a historical certificate of residence, that you have resided between 2008 and 2018 in one or more of the territories involved. For information on how to join, Consulcesi makes the Aria Pulita website available: www.aria-pulita.it

Source: Quotidiano Sanità


Da smog a salute mentale, i nemici 3.0 del cuore e come difendersi

18 Gennaio 2024 | 13.19 Redazione Adnkronos

Un’ampia review coordinata dal Gemelli Roma: “Il 15% degli infartuati non presenta fattori di rischio noti”

Lo smog in una città

I nemici del cuore e delle coronarie sono tanti e vanno ben al di là di quelli tradizionali, i cosiddetti fattori di rischio modificabili o ‘Smurfs’ (colesterolo, diabete, ipertensione, fumo). Se di certo i ‘grandi classici’ non sono da trascurare, va considerato che almeno il 15% degli infartuati non presenta alcun fattore di rischio noto. E’ dunque necessario allargare la visuale e far luce sui nuovi pericoli dai quali proteggersi. E’ quanto ha cercato di fare una review pubblicata sull”European Heart Journal’, coordinata da ricercatori di Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs-Università Cattolica di Roma, in collaborazione con prestigiosi esperti americani (Deepak Bhatt del Mount Sinai di New York e Sanjay Rajagopalan della Case Western Reserve University di Cleveland).

I risultati dello studio

Lo studio riassume i principali ‘nuovi’ rischi per il cuore nel nome-ombrello di ‘esposoma’. Tra le ‘new entry’ vanno considerati l’inquinamento (dell’aria, del suolo, dell’acqua, esposizione a sostanze chimiche), fattori socio-economici e psicologici (stress, depressione, isolamento sociale), ma anche malattie infettive come l’influenza e il Covid-19, con le quali facciamo pesantemente i conti ogni inverno.

“Sebbene negli anni i trattamenti contro i fattori di rischio tradizionali siano diventati sempre più efficaci e abbiano contribuito non poco a ridurre incidenza e conseguenze della cardiopatia ischemica – sottolinea Rocco Montone, cardiologo presso la UOC Cardiologia intensiva del Gemelli – questa resta la principale causa di morte nel mondo. Per questo l’attenzione si sta allargando dai fattori di rischio tradizionale a tutto ciò che ci circonda, al mondo del quale siamo immersi, fatto di inquinamento, virus, problemi economici e psicologici che, a loro volta, possono contribuire in maniera sostanziale a determinare e perpetuare il problema ‘cardiopatia ischemica’”.

“Questi fattori di rischio – prosegue Montone – interagiscono in modo imprevedibile, spesso potenziandosi tra loro. Ecco perché è necessario considerarli nella loro totalità, includendoli in questo nuovo paradigma dell’esposoma. La nostra review fa dunque il punto su come l’esposizione a lungo termine all’esposoma possa contribuire alla comparsa di cardiopatia ischemica e suggerisce quali potenziali strategie di mitigazione del rischio andrebbero messe in atto”.

Il ruolo dell’inquinamento

Primo fattore analizzato dagli esperti: l’inquinamento ambientale. L’inquinamento atmosferico (soprattutto da Pm2.5 o particolato fine) da solo può ridurre l’aspettativa di vita di 2,9 anni (il fumo di tabacco la riduce di 2,2 anni). Lo studio Global Burden of Disease (Gbd) ha stimato che nel 2019 fossero direttamente riconducibili all’inquinamento nel mondo 7 milioni di decessi (4,1 da inquinamento ambientale e 2,3 da inquinamento domestico). “Questi decessi da inquinamento – spiega Montone – sono causati soprattutto da malattie cardiovascolari (arresto cardiaco, scompenso, aritmie, ictus ischemico e soprattutto infarti) e agiscono su vari meccanismi. L’esposizione all’aria inquinata ad esempio ‘ossida’ il colesterolo cattivo (Ldl), rendendolo più pericoloso, e altera la funzionalità del colesterolo ‘buono’ (Hdl), rendendo così meno efficaci anche le statine. L’esposizione acuta a Pm2.5 proveniente dagli scappamenti dei veicoli diesel può determinare un rialzo improvviso della pressione. Gli inquinanti atmosferici inoltre possono alterare la sensibilità all’insulina e promuovere la comparsa di diabete, attraverso stress ossidativo e infiammazione cronica; secondo il Gbd, fino al 22% dei casi di diabete di tipo 2 potrebbero essere imputati all’inquinamento”.

Pesa anche lo stress sociale

Altri problemi vengono dall’inquinamento acustico, da quello luminoso e dallo stress sociale, che alterando gli ormoni dello stress e i ritmi circadiani (con la deprivazione o frammentazione del sonno) possono peggiorare lo stress ossidativo e la risposta infiammatoria, portando a disfunzione endoteliale, ad una maggior aggregabilità delle piastrine e promuovendo così la comparsa di cardiopatia ischemica.

L’inquinamento del suolo infine, come quello da metalli pesanti (cadmio, piombo e arsenico), pesticidi o particelle di plastica, può contaminare l’acqua e il cibo che mangiamo, contribuendo anch’esso alla comparsa di eventi cardiaci avversi. Anche i cambiamenti climatici, che sono strettamente correlati all’inquinamento, hanno un impatto importante sulla salute del cuore. “Le ondate di caldo – ricorda Montone – sono sempre più frequenti; una prolungata esposizione al caldo è stata di recente correlata ad aumentato rischio di mortalità cardiovascolare”.

Cuore e cervello legati a doppio filo

Da non sottovalutare poi la salute mentale, legata a doppio filo a quella del cuore. Stress cronico, depressione, isolamento sociale e solitudine possono dare un importante contributo alle malattie cardiovascolari. Lo stress determina una iper-attivazione del sistema nervoso simpatico che può portare a ipertensione arteriosa, mentre l’aumentata produzione di cortisolo dai surreni può promuovere insulino-resistenza e favorire la comparsa di obesità viscerale.

Lo stress infine si associa spesso ad alterate abitudini di vita (dieta poco sana, sedentarietà, fumo) che potenziano i fattori di rischio cardio-vascolari tradizionali. C’è poi il capitolo malattie infettive. Molte infezioni respiratorie come l’influenza e il Covid-19, ma anche le parodontiti e le infezioni da Helicobacter pylori e Chlamydia, sono correlate ad un aumento rischio cardiovascolare; aumentano l’infiammazione sistemica, lo stress ossidativo, l’attivazione piastrinica e possono danneggiare direttamente le cellule del cuore (miociti), evidenzia lo studio.

“Trattare l’esposoma per proteggere il cuore – osservano gli esperti – di certo non è facile come assumere pillola contro il colesterolo o la pressione. E se la responsabilità individuale ha comunque uno spazio importante, sono necessarie anche azioni di politica ambientale e di mitigazione più alte. E’ importante tuttavia essere consapevoli dei rischi e contribuire, ognuno per la nostra parte, alla riduzione di questi fattori di rischio che impattano non solo sul singolo ma su tutta la collettività”.

“Sul fronte dell’inquinamento ambientale – suggerisce Montone – sarebbe opportuno velocizzare la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, mettere in atto politiche per la riduzione del traffico nei centri cittadini e promuovere i trasporti con veicoli a basse o a zero emissioni. Importante anche ripensare le città, evitando la commistione di aree industriali e residenziali.

Se l’esercizio fisico all’aperto è sempre raccomandabile, è importante che venga fatto in aree verdi, lontane dal traffico. Nelle giornate a maggior tasso di inquinamento, potrebbe essere opportuno indossare una mascherina quando si esce o restare in casa con le finestre chiuse, usando dei purificatori d’aria. L’inquinamento acustico si riduce adottando tecnologie per ridurre il rumore dei trasporti, regolamentando il traffico, incoraggiando l’uso di veicoli elettrici, disegnando edifici a prova di rumore, creando aree verdi che fanno da ‘tampone’ naturale dei rumori. L’inquinamento luminoso si combattere a livello pubblico e personale; oltre a ricordarci di spegnere le luci, per favorire l’igiene del sonno, è bene ricordarsi di serrare le tapparelle o di indossare una mascherina sugli occhi”. A livello internazionale sta crescendo il movimento di sensibilizzazione al problema che celebrerà la settimana internazionale ‘DarkSky’, dal 2 all’8 aprile.

L’importanza dell’alimentazione

Anche a tavola bisogna ricordarsi di adottare una dieta da fonti sostenibili, come la dieta mediterranea; ridurre il consumo di carne rossa fa bene alla salute personale e a quella dell’ambiente. Mentre “sul fronte della protezione dalle malattie infettive che mettono a rischio il cuore”, per Montone “è importante insistere nelle campagne vaccinali autunnali contro influenza e Covid-19, promuovere misure l’igiene delle mani, la sanificazione delle superfici e degli ambienti, indossare una mascherina facciale nei luoghi chiusi e affollati”.

“Sebbene la consapevolezza sociale del problema sia in aumento e le principali linee guida cardiovascolari stiano ora prendendo in considerazione l’importanza di ridurre l’esposizione a questi nuovi fattori di rischio cardiovascolare – commenta Filippo Crea, Editor-in-Chief dell’European Heart Journal, direttore del Centro di eccellenza di Scienze cardiovascolari ospedale Isola Tiberina-Gemelli Isola, già ordinario di Cardiologia all’Università Cattolica – c’è ancora molta strada da fare per implementare strategie preventive e di gestione. In questo contesto, gli operatori sanitari e le organizzazioni pubbliche in generale dovrebbero essere consapevoli della necessità di affrontare questo cambio di paradigma”.

“Infine – conclude Crea – sarà fondamentale promuovere ulteriori ricerche per studiare il modo in cui questi fattori di rischio emergenti, da soli e in combinazione, influiscono sull’integrità del sistema cardiovascolare. E’ importante iniziare a esplorare in profondità il ‘lato nascosto della luna’ in quanto, come dimostrato in un recente lavoro epidemiologico pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’, i fattori di rischio noti (ipertensione, diabete, ipercolesterolemia e fumo) spiegano solo metà delle malattie cardiovascolari”.

Fonte: Adnkronos

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From smog to mental health, the 3.0 enemies of the heart and how to defend yourself

An extensive review coordinated by Gemelli Rome: "15% of heart attack patients have no known risk factors"

The enemies of the heart and coronary arteries are many and go far beyond the traditional ones, the so-called modifiable risk factors or 'Smurfs' (cholesterol, diabetes, hypertension, smoking). While the 'great classics' are certainly not to be overlooked, it should be considered that at least 15% of heart attack victims do not present any known risk factor. It is therefore necessary to broaden the view and shed light on the new dangers from which to protect ourselves. This is what a review published in the 'European Heart Journal', coordinated by researchers from Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs-Catholic University of Rome, attempted to do, in collaboration with prestigious American experts (Deepak Bhatt of Mount Sinai in New York and Sanjay Rajagopalan of Case Western Reserve University in Cleveland).

The results of the study

The study summarizes the main 'new' risks for the heart under the umbrella name of 'exposome'. Among the 'new entries' we must consider pollution (of air, soil, water, exposure to chemical substances), socio-economic and psychological factors (stress, depression, social isolation), but also infectious diseases such as flu and Covid-19, which we deal with heavily every winter.

"Although over the years the treatments against traditional risk factors have become increasingly effective and have contributed significantly to reducing the incidence and consequences of ischemic heart disease - underlines Rocco Montone, cardiologist at the Gemelli Intensive Cardiology Unit - this remains the main cause of death in the world. For this reason, attention is broadening from traditional risk factors to everything that surrounds us, to the world in which we are immersed, made up of pollution, viruses, economic and psychological problems which, in turn, can contribute in substantial way to determine and perpetuate the problem of 'ischemic heart disease'".

"These risk factors - continues Montone - interact in an unpredictable way, often enhancing each other. This is why it is necessary to consider them in their entirety, including them in this new paradigm of the exposome. Our review therefore takes stock of how exposure to long-term exposure to the exposome may contribute to the onset of ischemic heart disease and suggests which potential risk mitigation strategies should be implemented".

The role of pollution

First factor analyzed by experts: environmental pollution. Air pollution (especially PM2.5 or fine particulate matter) alone can reduce life expectancy by 2.9 years (tobacco smoking reduces it by 2.2 years). The Global Burden of Disease (GBD) study estimated that in 2019, 7 million deaths in the world were directly attributable to pollution (4.1 from environmental pollution and 2.3 from domestic pollution). "These deaths from pollution - explains Montone - are caused above all by cardiovascular diseases (cardiac arrest, heart failure, arrhythmias, ischemic strokes and above all heart attacks) and act on various mechanisms. Exposure to polluted air, for example, 'oxidizes' bad cholesterol (LDL), making it more dangerous, and alters the functionality of 'good' cholesterol (HDL), thus making even statins less effective. Acute exposure to PM2.5 coming from diesel vehicle exhausts can cause a sudden rise in blood pressure Atmospheric pollutants can also alter insulin sensitivity and promote the onset of diabetes, through oxidative stress and chronic inflammation; according to the Gbd, up to 22% of cases of type 2 diabetes could be attributed to pollution".

Social stress also weighs heavily

Other problems come from noise pollution, light pollution and social stress, which by altering stress hormones and circadian rhythms (with sleep deprivation or fragmentation) can worsen oxidative stress and the inflammatory response, leading to endothelial dysfunction, greater aggregability of platelets and thus promoting the appearance of ischemic heart disease.

Finally, soil pollution, such as that from heavy metals (cadmium, lead and arsenic), pesticides or plastic particles, can contaminate the water and food we eat, also contributing to the onset of adverse cardiac events. Climate change, which is closely related to pollution, also has a major impact on heart health. "Heat waves - recalls Montone - are increasingly frequent; prolonged exposure to heat has recently been correlated with an increased risk of cardiovascular mortality".

Heart and brain closely linked

Mental health should not be underestimated, as it is closely linked to that of the heart. Chronic stress, depression, social isolation and loneliness can be major contributors to cardiovascular disease. Stress causes hyper-activation of the sympathetic nervous system which can lead to arterial hypertension, while the increased production of cortisol from the adrenals can promote insulin resistance and favor the onset of visceral obesity.

Finally, stress is often associated with altered lifestyle habits (unhealthy diet, sedentary lifestyle, smoking) which enhance traditional cardiovascular risk factors. Then there is the chapter on infectious diseases. Many respiratory infections such as influenza and Covid-19, but also periodontitis and Helicobacter pylori and Chlamydia infections, are related to an increased cardiovascular risk; they increase systemic inflammation, oxidative stress, platelet activation and can directly damage heart cells (myocytes), the study highlights.

"Treating the exposome to protect the heart - the experts observe - is certainly not as easy as taking pills against cholesterol or blood pressure. And if individual responsibility still has an important place, environmental policy and mitigation actions are also necessary higher. However, it is important to be aware of the risks and contribute, each of us for our part, to the reduction of these risk factors which impact not only on the individual but on the entire community".

"On the environmental pollution front - suggests Montone - it would be appropriate to speed up the transition from fossil fuels to renewable energy, implement policies to reduce traffic in city centers and promote transport with low or zero emission vehicles. It is also important to rethink cities, avoiding the mixing of industrial and residential areas.

While outdoor physical exercise is always recommended, it is important that it is done in green areas, away from traffic. On days with higher levels of pollution, it may be appropriate to wear a mask when going out or stay indoors with the windows closed, using air purifiers. Noise pollution is reduced by adopting technologies to reduce transport noise, regulating traffic, encouraging the use of electric vehicles, designing noise-proof buildings, creating green areas that act as a natural 'buffer' against noise. Light pollution must be fought on a public and personal level; in addition to reminding us to turn off the lights, to promote sleep hygiene, it is good to remember to close the shutters or wear an eye mask". At an international level, the movement to raise awareness of the problem is growing and will celebrate the international 'DarkSky' week ', from 2 to 8 April.

The importance of nutrition

Even at the table we must remember to adopt a diet from sustainable sources, such as the Mediterranean diet; Reducing the consumption of red meat is good for personal health and that of the environment. While "on the front of protection from infectious diseases that put the heart at risk", for Montone "it is important to insist on autumn vaccination campaigns against influenza and Covid-19, promote hand hygiene measures, the sanitisation of surfaces and environments, wear a face mask in closed and crowded places".

"Although social awareness of the problem is increasing and major cardiovascular guidelines are now taking into consideration the importance of reducing exposure to these new cardiovascular risk factors - comments Filippo Crea, Editor-in-Chief of the European Heart Journal, director of the Center of Excellence for Cardiovascular Sciences at the Isola Tiberina-Gemelli Isola hospital, former full professor of Cardiology at the Catholic University - there is still a long way to go to implement preventive and management strategies. In this context, health workers and public organizations in general should be aware of the need to address this paradigm shift."

"Finally - concludes Crea - it will be essential to promote further research to study the way in which these emerging risk factors, alone and in combination, influence the integrity of the cardiovascular system. It is important to begin to explore in depth the 'hidden side of moon' because, as demonstrated in a recent epidemiological work published in the 'New England Journal of Medicine', the known risk factors (hypertension, diabetes, hypercholesterolemia and smoking) explain only half of cardiovascular diseases".

Source: Adnkronos

Altro che deumidificatore, per purificare l’aria in casa ti basterà mettere questa pianta: è ‘magica’

15 Gennaio 2024 di Manuela La Martire

Una pianta con grandi effetti purificanti: ecco cosa devi avere in casa a tutti i costi per un’aria più respirabile.

Non servirà più acquistare un deumidificatore o un purificatore per respirare un’aria migliore nella propria abitazione. Basterà una piantina, anche molto bella esteticamente, che ti aiuterà a vivere meglio in casa. Ecco qual è.

https://ascoli.cityrumors.it/lifestyle/altro-che-deumidificatore-per-purificare-laria-in-casa-ti-bastera-mettere-questa-pianta-e-magica.html

Si tratta di una pianta che non occupa molto spazio, si adatta ad un vaso piccolo, ma può crescere in lunghezza a dismisura. Ecco perché è meglio posizionarla in un punto alto, per permetterle di crescere senza ostacoli. E’ da sempre utilizzata come pianta ornamentale, ma negli ultimi anni sempre più persone stanno apprezzando le sue proprietà.

Stiamo parlando del Pothos, chiamato anche “Ivy del Diavolo”, è capace anche di assorbire sostanze tossiche tra cui il benzene (C6H6) e la formaldeide (CH2O). Si adatta a qualsiasi condizione di luce, qualsiasi luogo ed è anche facile da accudire.

E’ anche un ottimo alleato per coloro che soffrono di allergie respiratorie, soprattutto perché mantiene bassi i livelli di umidità nell’aria. Permette anche di creare un ambiente rilassante e confortevole, riportando al contatto con la natura. Ma come ci si prende cura di questa pianta?

Come prendersi cura di un Pothos

Prendersi cura di questa pianta è davvero semplice, anche per coloro che non hanno il pollice verde. Bisogna solo rispettare alcuni piccoli accorgimenti per permettere al tuo Pothos di crescere rigoglioso e aiutarti nella quotidianità.

Il Pothos o “Ivi del Diavolo” è la pianta che sarà tua complice in casa – Ascoli.CityRumors.it

E’ importante posizionare il Pothos in un punto illuminato ma da luce indiretta, come un ripiano esposto a nord, perché la luce solare diretta potrebbe bruciare le sue foglie. Inoltre, prima di poter procedere con una nuova irrigazione con acqua a temperatura ambiente, è fondamentale aspettare che il terreno si sia completamente asciugato.

E’ essenziale anche procedere con una potatura regolare, che permette alla piantina di sviluppare nuove foglie, oltre a mantenere una dimensione contenuta. Non necessita di concimi particolari, anche se si può fertilizzare il Pothos con un concime liquido bilanciato in primavera ed estate. In inverno non è necessario, perché cresce più lentamente. E’ importante a questo punto controllare la piantina dall’eventuale infestazione da acari o cocciniglie.

Accogliere un Pothos nella tua abitazione non solo ti permetterà di avere una casa decorata in modo naturale ed accogliente, ma ti permetterà di dire addio agli elettrodomestici che controllano la qualità dell’aria, a prescindere se tu sia pratico con le piante o un neofita. Prova per credere, il tuo organismo ti ringrazierà.

Fonte: Ascoli Cityrumors

Other than a dehumidifier, to purify the air in your home you just need to place this plant: it's 'magic'

A plant with great purifying effects: here's what you must have in your home at all costs for more breathable air.

You will no longer need to buy a dehumidifier or purifier to breathe better air in your home. A plan will be enough, even a very aesthetically beautiful one, which will help you live better at home. Here's what it is.

It is a plant that does not take up much space, it fits in a small pot, but can grow enormously in length. This is why it is better to place it in a high point, to allow it to grow without obstacles. It has always been used as an ornamental plant, but in recent years more and more people are appreciating its properties.

We are talking about the Pothos, also called "Devil's Ivy", it is also capable of absorbing toxic substances including benzene (C6H6) and formaldehyde (CH2O). It adapts to any light condition, any location and is also easy to look after.

It's also an excellent ally for those who suffer from respiratory allergies, especially because it keeps humidity levels in the air low. It also allows you to create a relaxing and comfortable environment, bringing you back into contact with nature. But how do you take care of this plant?

How to Care for a Pothos

Taking care of this plant is really simple, even for those who don't have a green thumb. You just need to respect a few small precautions to allow your Pothos to grow lush and help you in everyday life.

It's important to place the Pothos in a spot that is illuminated but provides indirect light, such as a shelf facing north, because direct sunlight could burn its leaves. Furthermore, before proceeding with a new irrigation with water at room temperature, it is essential to wait until the soil has completely dried.

It's also essential to proceed with regular pruning, which allows the plant to develop new leaves, as well as maintaining a contained size. It does not require special fertilizers, although Pothos can be fertilized with a balanced liquid fertilizer in spring and summer. In winter it is not necessary, because it grows more slowly. At this point it is important to check the seedling for any infestation by mites or scale insects.

Welcoming a Pothos into your home will not only allow you to have a home decorated in a natural and welcoming way, but will allow you to say goodbye to appliances that control the quality of the air, regardless of whether you are familiar with plants or a novice. Try it for yourself, your body will thank you.

Source: Ascoli Cityrumors

Tieni queste piante in casa per purificare l’aria: ecco quali coltivare

https://www.travelglobe.it/tieni-queste-piante-in-casa-per-purificare-laria-ecco-quali-coltivare/

18/01/2024 di Vincenzo Galletta

Il ruolo delle nostre amate piante, anche quelle non da appartamento come gli alberi, oltre a quelle da tenere in casa è conosciuto da svariati secoli, in quanto è essenziale per trasformare l’anidride carbonica in ossigeno puro da respirare e più in grande questo importante ruolo è divenuto sempre più importante anche nella sensibilità corale. Ma anche nel nostro “piccolo” alcune piante risultano essere particolarmente importanti da avere in casa, e per purificare l’aria.

Non tutte infatti sono dotate delle medesime capacità di purificazione dell’aria, e diversi esperti botanici ne hanno evidenziate alcune in particolare.

E non si tratta di una forma di “vezzo” o quant’altro ma una questione che viene anche utilizzata nella sua conoscenza ad esempio per coloro che per condizioni lavorative sono costretti a lavorare lontano dal verde.

Quali sono le piante più efficaci per purificare l’aria infatti è qualcosa di assolutamente utile da capire: addirittura alcuni studi della NASA hanno selezionato alcune tipologie di verde da selezionare per le stazioni spaziali e per la vita nello spazio dove ovviamente si è lontani dal pianeta.

Quasi sempre anche le piante da appartamento che possono anche replicate sia con la semina ma anche con la tecnica della talea hanno enormi capacità di “purificazione” dell’aria a partire dalla tradizionale felce, che riesce a “ripulire” l’ossigeno da tracce di componenti sintetici come formaldeide e xilene. In questo senso la felce, che esiste in centinaia di tipologie maggiormente presenta foglie grandi e più riesce a regolarizzare l’umidità del luogo dove si trova.

Anche la tradizionale Dracena, conosciuta anche volgarmente come il tronchetto della felicità può rivelarsi eccellente per capacità anche in spazi ampi come possono esere quelli di un salotto, di trasformare l’anidride carbonica in ossigeno ed anche fornire la capacità di eliminare il tricloroetilene che viene utilizzato per la pulizia, nei solventi, della casa specie per i metalli.

In tal senso anche il tradizionale ficus ha un ruolo importante, in quanto può essere impiegato per elimianare oltre il già menzionato tricloroetilene  anche il benzene, considerato un elemento da tempo potenzialmente cancerogeno.

Molto interessante anche la capacità di “purificazione” dell’aria della lingua di suocera, nome comune della pianta conosciuta in realtà come Dracaena trifasciata, dalle caratteristiche foglie che vanno verso l’alto: è in grado di eliminare facilmente le tipiche sostanze artificiali contenute nelle varie profumazioni ed è perfetta anche da mantenere in bagno visto che non ha bisogno di tantissima luce ma soprattutto di umidità.

Fonte: Travelglobe

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Keep these plants at home to purify the air: here's which ones to grow

The role of our beloved plants, even non-indoor plants such as trees, as well as those to be kept indoors, has been known for several centuries, as it is essential for transforming carbon dioxide into pure oxygen to breathe and, more importantly, this important role has also become increasingly important in choral sensitivity. But even in our "small" world, some plants are particularly important to have at home, and to purify the air.

In fact, not all of them have the same air purification capabilities, and several botanical experts have highlighted some of them in particular.

And it is not a form of "habit" or anything else but an issue that is also used in its knowledge, for example for those who, due to working conditions, are forced to work away from the greenery.

In fact, which plants are the most effective for purifying the air is something absolutely useful to understand: some NASA studies have even selected some types of greenery to select for space stations and for life in space where obviously we are far from the planet .

Almost always even house plants which can also be replicated both with sowing but also with the cutting technique have enormous "purification" capabilities of the air starting from the traditional fern, which manages to "clean" the oxygen from traces of synthetic components such as formaldehyde and xylene. In this sense, the fern, which exists in hundreds of types, has larger leaves and is more able to regulate the humidity of the place where it is found.

Even the traditional Dracena, also commonly known as the log of happiness, can prove to be excellent for its ability even in large spaces such as those of a living room, to transform carbon dioxide into oxygen and also provide the ability to eliminate the trichlorethylene which is used for cleaning the house, in solvents, especially for metals.

In this sense, the traditional ficus also has an important role, as it can be used to eliminate not only the aforementioned trichlorethylene but also benzene, which has long been considered a potentially carcinogenic element.

Also very interesting is the ability of "mother-in-law's tongue" to "purify" the air, the common name of the plant actually known as Dracaena trifasciata, with the characteristic leaves that go upwards: it is able to easily eliminate the typical artificial substances contained in various fragrances and is also perfect to keep in the bathroom since it doesn't need a lot of light but above all humidity.

Source: Travelglobe

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

LEOGANG AUSTRIA, UCI MOUNTAIN BIKE WORLD SERIES 15-18 GIUGNO 2023

https://www.uci.org/race-hub/2023-uci-mountain-bike-world-cup-xco-xcc-dhi-edr-edr-e-leogang/iGZcAEFydGWmX7JkazZcA

Le classifiche della Coppa del Mondo XCO 2023

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

30 APRILE 1994 – 30 APRILE 2023: 29 ANNI SENZA IL PILOTA DI F1 AUSTRIACO ROLAND RATZENBERGER

https://www.ayrton-senna.net/for-roland/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

PIANO D’EMERGENZA GAS, ITALIA, GERMANIA E AUSTRIA DICHIARANO “STATO DI PREALLARME”: LE CONSEGUENZE

https://www.byoblu.com/2022/04/02/italia-piano-emergenza-gas-stato-preallarme/

L’Unione europea entra compatta nell’ennesima emergenza, quella degli approvvigionamenti di gas. Nella giornata di mercoledì 30 marzo 2022, Austria e Germania hanno attivato lo “stato di preallarme” relativo alla crisi energetica. Una contromisura che in Europa, guarda caso, è stata presa per prima dall’Italia che lo aveva già dichiarato lo scorso 26 febbraio, appena due giorni dopo l’intervento militare della Russia in Ucraina. Lo stato di preallarme (early warning) è il primo grado di allerta su tre livelli. Al preallarme seguono l’allarme vero e proprio (warning) e infine l’emergenza (emergency). Il Piano di Emergenza del gas naturale è una direttiva europea, che l’Italia ha adottato con decreto ministeriale il 18 dicembre 2019.

L’Autorità competente del Piano di Emergenza del gas

L’Autorità competente per la messa in pratica del piano di emergenza è la Direzione Generale per le Infrastrutture  e la Sicurezza dei Sistemi Energetici e Geominerari del Ministero dello Sviluppo Economico, responsabile della dichiarazione dei livelli di crisi. “Il livello di preallarme sussiste quando esistono informazioni concrete, serie ed affidabili secondo le quali può verificarsi un evento che potrebbe deteriorare significativamente la situazione dell’approvvigionamento e che potrebbe far scattare il livello di allarme o il livello di emergenza”, si legge nel piano d’emergenza dell’Italia. Snam e Terna, due società di infrastrutture energetiche italiane, si coordinano in modo continuativo per monitorare le condizioni e l’evoluzione dell’intero sistema nazionale del gas.

Istituito l’ennesimo Comitato tecnico di emergenza

Istituito anche ai sensi dell’articolo 8 del decreto ministeriale del 26 settembre 2001, un Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas. Il Comitato, insieme all’Autorità competente, decide l’eventuale passaggio agli altri livelli d’emergenza previsti dal piano: “Il livello di allarme sussiste quando si verificano una riduzione o interruzione di una o più delle fonti di approvvigionamento o una domanda di gas eccezionalmente elevata, tali da deteriorare significativamente la situazione dell’approvvigionamento, ma alle quali il mercato è in grado di far fronte senza dover ricorrere a misure diverse da quelle di mercato”.

Lo stato di emergenza del gas

Lo scenario più preoccupante è lo “stato di emergenza” del gas che scatterebbe nel momento in cui “tutte le misure di mercato siano state attuate ma la fornitura di gas sia ancora insufficiente a soddisfare la domanda rimanente di gas e pertanto debbano essere introdotte misure diverse da quelle di mercato allo scopo di garantire l’approvvigionamento di gas ai clienti protetti”. L’Autorità competente, in collaborazione con il Comitato emergenziale può, tra gli altri, decidere di sospendere l’obbligo di fornitura “da parte dei venditori verso i clienti non tutelati”. Prevista nel piano anche la “definizione di nuove soglie di temperatura e/o orari per il riscaldamento e/o teleriscaldamento nel settore civile, effettuato con uso di gas”. Si tratta della cosiddetta “attivazione di misure non di mercato”, attraverso le quali lo Stato potrebbe direttamente intervenire sui consumi di cittadini e imprese.

Alcuni italiani stanno già mettendo in pratica il terzo livello emergenziale. L’attore Alessandro Gassmann ha infatti scritto sui social: “Il termostato di casa a 18 gradi centigradi, fatto”. Insomma, dal vaccino al maglioncino è un attimo.

ByoBlu canale 262 Digitale Terrestre

L’AUSTRIA MINACCIA CAUSA LEGALE CONTRO L’UNIONE EUROPEA PER AVER DICHIARATO L’ENERGIA NUCLEARE UNA FONTE DI ENERGIA “SOSTENIBILE”

Austria: “Nucleare fonte sostenibile? Pronti a fare causa contro l’Ue”

 impianto nucleare
Una centrale nucleare di quarta generazione, come quella di Fukushima in Giappone in cui esplose uno dei reattori l’11 Marzo 2011. Una centrale di quarta generazione è considerata più “sicura” rispetto ad una di terza generazione qual’è stata quella di Chernobyl che provocò un’esplosione con fuoriuscita di materiale radioattivo con cui stiamo facendo i conti ancora oggi e li faremo per altri 2000 anni! Era il 26 Aprile del 1986

Se i piani della Commissione europea che includono il nucleare e il gas naturale tra le fonti sostenibili per gli investimenti a favore della transizione energetica “verranno attuati in questo modo, faremo causa”. Lo ha annunciato il ministro austriaco per il Clima, l’Ambiente e l’Energia, Leonore Gewessler, sottolineando che l’energia nucleare è “pericolosa e non rappresenta una soluzione nella lotta contro la crisi climatica”.

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/austria-nucleare-fonte-sostenibile-pronti-a-fare-causa-contro-l-ue_43932812-202202k.shtml

L’Austria pronta a fare causa alla Commissione europea se nucleare viene incluso tra le energie sostenibili

La ministra Leonore Gewessler: «Come il gas naturale, è dannosa per l’ambiente e distrugge il futuro dei nostri figli»

VIENNA – Se i piani della Commissione europea che includono il nucleare e il gas naturale tra le fonti sostenibili per gli investimenti a favore della transizione energetica «verranno attuati in questo modo, faremo causa». Lo ha scritto su Twitter la ministra federale austriaca per il clima, l’ambiente e l’energia, Leonore Gewessler.

Secondo la 44enne “l’energia nucleare è pericolosa e non rappresenta una soluzione nella lotta contro la crisi climatica. Esamineremo attentamente la bozza” presentata dalla Commissione Ue “e abbiamo già commissionato un parere legale sull’inclusione del nucleare nella tassonomia”, ha aggiunto.

La posizione dell’Austria è “molto chiara”, spiega la ministra, secondo la quale né l’energia nucleare né il gas naturale dovrebbero essere inserite tra le fonti sostenibili per gli investimenti come parte della lotta al cambiamento climatico “perché sono dannose per il clima e per l’ambiente e distruggono il futuro dei nostri figli”.

Al pari del suo omologo del Lussemburgo, Claude Turmes, Gewessler definisce l’azione della Commissione europea, che ha inviato ai governi la sua proposta nella serata di venerdì, «nebulosa», sostenendo che «il solo momento della pubblicazione mostra che la Commissione ovviamente non è convinta della sua stessa decisione».

For a nuclear free Europe! Greenpeace

https://www.tio.ch/dal-mondo/politica/1557221/nucleare-commissione-austria-causa-ministra

Nucleare, Austria e Germania contro la bozza Ue che lo propone nella tassonomia verde. Vienna: “Presenteremo azioni legali”

Nucleare, Austria e Germania contro la bozza Ue che lo propone nella tassonomia verde. Vienna: “Presenteremo azioni legali”

Berlino proprio in questi giorni ha scollegato dalla rete elettrica tre delle sei centrali del Paese, mentre la Francia, portato a casa un primo risultato, è alle prese con problemi tecnici legati all’energia dell’atomo da cui ricava il 70% dell’elettricità del Paesedi Luisiana Gaita | 2 GENNAIO 2022

Trapelati i contenuti della prima bozza dell’atto delegato con cui la Commissione Ue propone di includere, a determinate condizioni, anche alcuni investimenti in impianti nucleari e a gas nella Tassonomia Verde, si entra nel vivo del dibattito che accompagnerà l’iter del documento, tutt’altro che definitivo. Germania e Austria si schierano contro, con Berlino che proprio in questi giorni ha scollegato dalla rete elettrica tre delle sei centrali del Paese, mentre la Francia, portato a casa un primo risultato, è alle prese con problemi tecnici legati all’energia dell’atomo dalla quale ricava il 70% dell’elettricità del Paese. E che costa molto. Troppo per non pensare di attingere alle risorse europee, considerando anche l’indebitamento dell’EdF, la società che gestisce le centrali francesi. Ma la battaglia nel cuore dell’Europa, perché di questo si tratta, è tutt’altro che finita.

Dalla bozza alla decisione finale – Sulla bozza di documento, infatti, fino al 12 gennaio esperti degli Stati membri potranno fornire contributi e pareri. Poi la Commissione adotterà formalmente l’atto. Ma, anche in quel caso, non si tratterà del documento definitivo. Perché a quel punto sarà sottoposto all’esame di Parlamento e Consiglio (con presidenza francese) Ue che, a loro volta, avranno quattro mesi di tempo e potranno chiederne altri due. Se l’atto delegato riceverà l’appoggio della maggioranza degli Stati membri, entrerà in vigore dal 2023. Sia Parlamento che Consiglio Ue potranno opporsi, il primo a maggioranza semplice, quindi con il voto di almeno 353 deputati e il Consiglio con maggioranza qualificata, ossia almeno il 72% degli Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue. Ma se la posizione della Commissione era ormai scontata, la strada per raggiungere un accordo in seno all’Ue è tutta in salita.

La presa di posizione di Germania e Austria – “Se questi piani dovessero essere attuati, presenteremo un’azione legale” ha minacciato su Twitter il ministro del Clima austriaco Leonore Gewessler, accusando la Commissione europea di “ambientalismo di facciata”, con il tentativo di “ripulire” nucleare e gas naturale. “L’energia nucleare è pericolosa e non è una soluzione nella lotta ai cambiamenti climatici” ha ribadito. Dura la presa di posizione anche del numero del due dell’Spd al Parlamento tedesco, Matthias Miersch: “La Germania dovrebbe esaurire tutte le possibilità per impedire di promuovere questa tecnologia a livello europeo. L’energia nucleare non è sostenibile e non ha assolutamente alcun senso economico. Il futuro – ha continuato Miersch – deve appartenere solo alle energie rinnovabili, specialmente a livello Ue”. D’altro canto già alla Cop 26 Germania, Austria, Lussemburgo, Portogallo, Danimarca e Portogallo avevano firmato una dichiarazione congiunta contro l’inserimento del nucleare nella tassonomia Ue. Una risposta alla lettera inviata a metà ottobre, alla Commissione europea, da 12 Paesi che chiedevano l’esatto opposto. Insieme a Parigi, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania.

Salvini parla di referendum, Radicali e M5S dei nodi irrisolti – L’Italia, che ha molti più interessi nel gas che nel nucleare e ufficialmente non si è mai schierata con nessun documento sul fronte dell’energia atomica, ha però più volte manifestato una posizione di apertura, in primis attraverso la voce del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Che non è il solo. Basti pensare al leader della Lega, Matteo Salvini. “La Lega è pronta anche a raccogliere le firme per un referendum che porti il nostro Paese in un futuro energetico indipendente, sicuro e pulito” ha già annunciato, raccogliendo la reazione di Massimiliano Iervolino, segretario dei Radicali italiani. “Nella bozza del testo l’energia proveniente dall’atomo verrebbe considerata sostenibile a condizione che le centrali siano in grado di smaltire in sicurezza i rifiuti radioattivi e non causino danni significativi all’ambiente” ricorda Iervolino, sottolineando che “smaltire in sicurezza vuol dire avere un deposito unico per le scorie, cosa che l’Italia non ha. Quindi – commenta – qualcuno avverta Salvini che prima di avventurarsi in fantomatici referendum dovrebbe convincere i suoi amministratori locali e nazionali a non contestare le scelte che verranno fatte sul deposito unico”. Invece, come evidenziato anche di recente dalla Commissione Ecomafie nell’ultimo report pubblicato, sono diverse le fonti di preoccupazioni che riguardano l’iter per la costruzione del deposito. “A chi in Italia inizia ad esultare per le decisioni dell’Ue vorrei ricordare che è la stessa Europa che ha aperto nei nostri confronti la procedura di infrazione 2020_2266 – ancora Iervolino – contestando la mancata osservanza di alcune disposizioni della direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio con riferimento al programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi”. Per Davide Crippa, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera “il nucleare non è una soluzione”, perché costa tanto e i tempi di realizzazione delle centrali sono incompatibili con la necessità immediata di ridurre i costi in bolletta e, al tempo stesso, le emissioni climalteranti”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/02/nucleare-austria-e-germania-contro-la-bozza-ue-che-lo-propone-nella-tassonomia-verde-vienna-presenteremo-azioni-legali/6443323/

Nucleare, levata di scudi contro l’inclusione nella “lista verde” Ue. Austria: “Pronti a fare causa”. Berlino: “Governo compatto contro atomo”

Nucleare, levata di scudi contro l’inclusione nella “lista verde” Ue. Austria: “Pronti a fare causa”. Berlino: “Governo compatto contro atomo”

L’inclusione del nucleare è fortemente sostenuta dalla Francia che sull’atomo ha sempre investito molto. Il documento della Commissione Ue che include l’atomo tra le fonti verdi raccoglie il sostegno del Partito popolare europeodi F. Q. | 3 GENNAIO 2022

Si allunga la lista dei paesi e che intendono dare battaglia. Dopo Germania, Spagna ed Austria anche il Lussemburgo esprime il suo dissenso verso la decisione della Commissione Ue di includere il nucleare (e il gas) tra le fonti meritevoli di ricevere sostegni finanziari in funzione dalla transizione verde. Il testo della Commissione è stato anticipato due giorni fa dal quotidiano britannico Financial Times che ne ha visionato la bozza.

Poco fa Vienna ha detto di essere pronta a fare causa se i piani della Commissione europea che includono il nucleare e il gas naturale tra le fonti sostenibili per gli investimenti a favore della transizione energetica “verranno attuati in questo modo”. Lo ha scritto su Twitter la ministra federale austriaca per il Clima, l’ambiente e l’energia, Leonore Gewessler, evidenziando che l’energia nucleare è “pericolosa e non rappresenta una soluzione nella lotta contro la crisi climatica”. “Esamineremo attentamente la bozza” presentata dalla Commissione Ue “e abbiamo già commissionato un parere legale sull’inclusione del nucleare nella tassonomia”, ha aggiunto.

Nucleare, Austria e Germania contro la bozza Ue che lo propone nella tassonomia verde. Vienna: “Presenteremo azioni legali”
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La bozza “è una provocazione dal punto di vista procedurale” e “in termini di contenuto nasconde il rischio di un greenwashing“, ha scritto su Twitter il ministro dell’Energia del Lussemburgo, Claude Turmes, dicendosi pronto a “esaminare la proposta nel dettaglio e a discutere ulteriori passi” insieme a Germania e Austria, altrettanto contrarie a includere il nucleare tra gli investimenti sostenibili. La proposta è stata inviata ai governi venerdì, “in un’azione notturna e nebulosa. Questo la dice lunga sulla trasparenza”, ha attaccato Turmes.https://platform.twitter.com/embed/Tweet.html?creatorScreenName=fattoquotidiano&dnt=false&embedId=twitter-widget-0&features=eyJ0ZndfZXhwZXJpbWVudHNfY29va2llX2V4cGlyYXRpb24iOnsiYnVja2V0IjoxMjA5NjAwLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X2hvcml6b25fdHdlZXRfZW1iZWRfOTU1NSI6eyJidWNrZXQiOiJodGUiLCJ2ZXJzaW9uIjpudWxsfSwidGZ3X3NwYWNlX2NhcmQiOnsiYnVja2V0Ijoib2ZmIiwidmVyc2lvbiI6bnVsbH19&frame=false&hideCard=false&hideThread=false&id=1477274541508505606&lang=it&origin=https%3A%2F%2Fwww.ilfattoquotidiano.it%2F2022%2F01%2F03%2Fnucleare-dopo-germania-austria-e-spagna-anche-il-lussemburgo-dice-no-allinclusione-nella-lista-verde-europea%2F6443875%2F&sessionId=abce82958dbc2d1d5f60d3ebd7f569e733683ef2&siteScreenName=fattoquotidiano&theme=light&widgetsVersion=9fd78d5%3A1638479056965&width=550px

“C’è una posizione unanime nel governo” di Berlino sulla valutazione della classificazione delle fonti di energia proposta dalle Ue, ha ribadito oggi il portavoce del governo tedesco Steffen Hebestreit, rispondendo a chi domandava se ci fossero discordanze tra i partiti della coalizione, in conferenza stampa a Berlino. Hebestreit ha ricordato che nel contratto di coalizione si concorda sull’addio all’energia atomica in quanto pericolosa e non sostenibile dal punto di vista ambientale, mentre si considera il ricorso al gas naturale come una “tecnologia di passaggio”, necessaria per arrivare ad altre forme di tecnologia pulita.

L’inclusione del nucleare è fortemente sostenuta dalla Francia che sull’atomo ha sempre investito molto. Il 70% dell’energia consumato nel paese deriva dalle sue centrali nucleari. Parigi deve però sopportare costi nell’ordine dei 50 miliardi di euro per procedere all’ammodernamento degli impianti, alcuni obsoleti e che proprio in questi giorni stanno dando diversi problemi. L’Italia sinora non ha preso posizione. La bozza della “tassonomia verde” include anche il gas, il combustibile fossile da cui Roma dipende maggiormente.

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Poco fa il Partito popolare europeo (Ppe) ha detto che sostiene il piano della Commissione europea di classificare con condizioni rigorose o transitorie anche il gas e l’energia nucleare tra le fonti sostenibili nell’elenco dei settori energetici dove indirizzare gli investimenti come parte della lotta al cambiamento climatico. “Per ridurre le emissioni di CO2 in Europa, abbiamo bisogno anche del gas. Non per sempre e ovunque, ma per un periodo di transizione e in determinate situazioni”, ha affermato in una nota la vicepresidente del gruppo al Parlamento europeo e incaricata del Green Deal, Esther de Lange. Per quanto riguarda il nucleare, il Ppe riconosce il ruolo che l’atomo può svolgere come tecnologia a basse emissioni di carbonio nel mix energetico nazionale, “a condizione che siano prese disposizioni sufficienti per i più elevati standard di sicurezza e per lo smantellamento, tenendo conto delle questioni transfrontaliere”.

“Inserire il nucleare e il gas nella tassonomia Ue degli investimenti sostenibili “sarebbe un duro colpo all’impegno europeo per il clima e per l’ambiente. L’energia nucleare genera infatti scorie radioattive ad alta attività molto pericolose e non è ancora stata trovata alcuna soluzione a lungo termine per il loro smaltimento. Il gas fossile è invece già oggi la principale fonte di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia in Europa. Incoraggiare gli investimenti nel gas fossile assegnandogli un’etichetta verde non farà altro che aumentare il suo devastante impatto climatico”. Lo scrive Greenpeace in un comunicato.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/03/nucleare-dopo-germania-austria-e-spagna-anche-il-lussemburgo-dice-no-allinclusione-nella-lista-verde-europea/6443875/

In Europa è guerra aperta sul nucleare

La lotta per salvare il pianeta scade in una guerra di potere: l’Austria ha annunciato che se Bruxelles inserirà l’atomo nella tassonomia verde farà causa, con l’appoggio di Spagna e Germania

Protesta in Giappone contro l'utilizzo dell'energia nucleare

«Se l’energia nucleare sarà inclusa all’interno della tassonomia verde faremo causa». Lo ha dichiarato il ministro per l’Energia e l’ambiente del governo austriaco, Leonore Gewessler. Parlando con Euractiv, ha aggiunto che nella battaglia legale davanti alla Corte europea di giustizia l’Austria sarà probabilmente appoggiata da Spagna e Germania.

La tassonomia verde vale oro

La tassonomia verde è lo strumento fondamentale con cui l’Unione Europea definirà quali attività economiche possono essere considerate “sostenibili” e, di conseguenza, ricevere finanziamenti statali e investimenti speciali. Nelle prossime settimane la Commissione europea dovrebbe presentare agli Stati membri la sua proposta ufficiale e durante la Cop26 sembrava ormai fatta per l’inserimento nella lista di nucleare e gas naturale.

A capo di una cordata di dieci paesi (l’Italia non è inclusa anche se il governo guarda con favore al nucleare) che sostiene con forza l’importanza del ruolo dell’atomo nella lotta ai cambiamenti climatici c’è la Francia. Per Parigi, come scritto in un appello recapitato alla Commissione di Ursula von der Leyen a ottobre, «non esiste alcuna prova scientifica che l’atomo faccia più male alla salute umana o all’ambiente di altre tecnologie per la produzione di energia».

Aggiungo a titolo personale, che il gas è composto da metano ed altri idrocarburi come il butano ed il propano, ma specialmente il metano, il più semplice degli idrocarburi, è un gas serra altamente inquinante, poco meno del vapore acqueo e molto più dellanidride carbonica (CO2), come viene asserito da anni da autorevoli organizzazioni USA sul cambiamento climatico, come l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ed il National Oceanic and Air Administration (NOAA), finanziate direttamente dal Governo degli Stati Uniti, mentre in Italia ci sono ancora i soliti politici prezzemolini da Monopoli, quale il cinghialone milanese cattolico da Opus Dei, Matteo Salvini (“Salvini Horror”) della Lega, il quale continua ad inneggiare allo sfruttamento di energie non rinnovabili come il gas, tramite il Ministero della Transizione Ecologica del Ministro Cingolani, ma anche allo sfruttamento degli inceneritori e dell’energia nucleare, che vorrebbe rintrodurre nel nostro Paese attraverso un apposito referendum consultivo che per me sarebbe veramente assurdo, dato che gli italiani si erano già espressi in merito all’energia nucleare, con un referendum istituito nel 1987, ribadendo la loro totale contrarietà all’utilizzo di questa forma di energia che è altamente inquinante e dannosa alla salute umana poiché produce raggi X da decadimento radioattivo degli atomi delle sostanze chimiche utilizzate nella reazione di fusione nucleare all’interno di un reattore di una centrale nucleare. I reattori nucleari oggi sono di quarta generazione non più di terza come quello di Chernobyl, ma questo non significa che essi non possano periodicamente essere oggetti di incidenti più o meno gravi ed esplodere, rilasciando il materiale radioattivo all’esterno di queste strutture, oggi ritenute “sicure” ma non è così, perché comunque queste rilasciano scorie radioattive che ad oggi, non si sa più dove immagazzinarle perché al Mondo non esistono più centri di stoccaggio vuoti adibiti a farlo, la gran parte di essi sono già tutti pieni di scorie, per cui non si sa più dove metterle. Dal 1987 ad oggi, tutti i comuni italiani sono stati progressivamente denuclearizzati, ma in questi giorni, gli euroinomani dell’Unione Europea ha dichiarato assurdamente green questa forma di energia non rinnovabile, fortemente impattante ed inquinante per il nostro Pianeta.

Matteo Salvini, Lega: “Prima gli Italiani!” anche questa per quanto mi riguarda, è apologia, stigmatizzazione, discriminazione verso gli stranieri immigrati nel nostro Paese per carestie e guerre nei loro Paesi di origine
Gli “euroinomani” del Parlamento Europeo a Strasburgo

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/l-ue-apre-al-nucleare-come-fonte-green-la-lega-pronta-a-un-referendum-in-italia_43886860-202202k.shtml