Fotosintesi clorofilliana

LA FOTOSINTESI E’ A RISCHIO? COSA SAPPIAMO DEGLI EFFETTI DEL RISCALDAMENTO GLOBALE SULLE PIANTE

di Paola Arosio

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2023/09/18/news/fotosintesi_a_rischio_causa_cambiamenti_climatici-414478820/

Un esperimento condotto nelle foreste di Sud America, Africa e Sud-Est asiatico dimostra che l’attività vitale della vegetazione rischia di essere compromessa quando il fogliame raggiunge i 46,7°C

18 SETTEMBRE 2023 ALLE 03:00

Deforestazione, incendi, siccità sono i principali nemici delle foreste tropicali, il polmone verde del nostro pianeta. A queste minacce si aggiunge ora una nuova insidia: il riscaldamento globale, che potrebbe mettere a rischio la fotosintesi, processo attraverso il quale le piante convertono anidride carbonica, luce del sole, acqua in energia necessaria per crescere, fissando il carbonio nelle foglie, negli steli, nelle radici. Un’attività vitale, che rischia di essere compromessa quando il fogliame raggiunge i 46,7 gradi.


In un recente studio pubblicato su Nature, un gruppo internazionale di scienziati ha misurato le temperature raggiunte nella parte superiore delle chiome degli alberi, esposte direttamente ai raggi solari, nelle foreste di Sud America, Africa, Sud-Est asiatico. La rilevazione è stata effettuata combinando i dati derivanti dall’Ecosystem spaceborne thermal radiometer experiment on space station (Ecostress), un satellite della Nasa, che possiede un’elevata risoluzione spaziale e temporale, a 400 chilometri dalla Terra, e le osservazioni effettuate sul campo, applicando appositi sensori al fogliame. “Ci siamo focalizzati non sulle temperature medie, ma sugli estremi. E abbiamo scoperto che le prime si aggirano intorno ai 34 gradi, mentre i picchi superano i 40 gradi”, rendo noto Christopher Doughty, professore di eco-informatica alla Northern Arizona University e uno degli autori della ricerca.


Dall’analisi è emerso che lo 0,01% delle foglie supera, almeno una volta all’anno, la soglia di temperatura critica con danni irreversibili alla capacità di fotosintesi. “Quando ciò accade le foglie imbruniscono, i loro pori si chiudono e la traspirazione si riduce, impedendo loro di raffreddarsi. Fino a che sopraggiunge la morte”, spiega Martijn Slot, eco-fisiologo vegetale allo Smithsonian Tropical Research Institute di Panama, che ha firmato lo studio.
 

L’attuale percentuale, sebbene esigua, potrebbe aumentare. I ricercatori hanno svolto, in proposito, tre esperimenti, uno in Brasile, un altro in Australia, un altro ancora a Porto Rico, in cui foglie e rami sono stati riscaldati per valutare gli effetti. È stata così evidenziata una relazione non lineare tra l’aumento della temperatura dell’aria e l’incremento di quella delle foglie. Per esempio, una crescita della temperatura atmosferica di 2-3-4 gradi mostra un innalzamento della temperatura delle foglie rispettivamente di 8,1-6,1-8 gradi. Secondo il modello, se l’aria dovesse innalzarsi di circa 4 gradi, l’1,4% delle foglie supererebbe il livello critico, causando potenzialmente un’ampia perdita di fogliame e la morte dell’albero.


“Il rischio è significativo se si considera che le foreste tropicali coprono circa il 12% della superficie del pianeta e ospitano una moltitudine di specie”, afferma Doughty. Altri esperti sono più cauti. Chloe Brimicombe, scienziata del clima all’Università di Graz, in Austria, afferma che, “considerato il numero limitato di foglie che raggiungono la temperatura critica e l’elevato riscaldamento che sarebbe necessario raggiungere prima di provocare un danno su vasta scala, le foreste tropicali dovrebbero essere, almeno in teoria, abbastanza resilienti al cambiamento climatico”.
 

Un plauso al lavoro svolto viene dal Centro di ricerca tedesco per le geoscienze di Potsdam, dove la ricercatrice Viola Heinrich, non coinvolta nello studio, sostiene che “l’analisi è approfondita” e i dati “sono precisi, il che corrobora la validità dei risultati complessivi e le loro implicazioni”. Di parere analogo è Stephanie Pau, scienziata alla Florida State University, che ribadisce che la ricerca è “innovativa e preziosa”, svolta “con una metodologia solida”.

Gli autori concludono che, nonostante le incertezze, lo studio fornisce spunti importanti, da tenere in considerazione. Joshua Fisher, scienziato del clima alla Chapman University, in California, coinvolto nel lavoro, chiosa: “è importante rilevare un fenomeno critico prima che si diffonda, quando ancora possiamo agire”. Il futuro degli alberi (e dell’intero pianeta) è nelle nostre mani.

Fonte: Repubblica

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Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network