Basilicata

ASSUNZIONI DECRETO SUD: 2200 POSTI DI LAVORO NEL MEZZOGIORNO

18 Settembre 2023, 10:00

https://www.ticonsiglio.com/assunzioni-decreto-sud-posti-lavoro/

In arrivo migliaia di assunzioni nel Mezzogiorno grazie al Decreto SUD.

Il nuovo provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri introduce nuove misure per favorire la crescita e il consolidamento economico del Meridione d’Italia. Tra queste autorizza la copertura di ben 2.200 posti di lavoro per rafforzare gli enti territoriali e il Dipartimento per le politiche di coesione.

Per reclutare le risorse da assumere saranno banditi nuovi concorsi. Ecco cosa sapere sulle assunzioni al Sud in arrivo e sulle selezioni pubbliche in arrivo, che rientrano tra i prossimi bandi in uscita.

ASSUNZIONI DECRETO SUD

Il c.d. Decreto Sud, ovvero il nuovo Decreto approvato dal Consiglio dei Ministri del 7 settembre 2023 recante Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, creerà numerosi nuovi posti di lavoro nella Pubblica Amministrazione.

Il provvedimento autorizza, infatti, il reclutamento di 2.200 risorse presso diversi enti territoriali del Mezzogiorno e presso il Dipartimento per le politiche di coesione.

L’iniziativa intende promuovere il rafforzamento della capacità amministrativa delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, delle province, delle unioni dei comuni e dei comuni, appartenenti alle predette regioni, nonché le funzioni di coordinamento nazionale del Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, coinvolte nell’attuazione delle misure previste dal Decreto Sud (qui tutti i dettagli sulle misure previste).

E’ bene specificare che il testo definitivo del Decreto è in attesa di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dunque, per avere conferma delle disposizioni, occorre attendere la pubblicazione in GU del provvedimento, su cui vi terremo aggiornati.

FIGURE DA ASSUMERE

Nel dettaglio, il Decreto Sud autorizza le predette amministrazioni ad assumere, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, personale non dirigenziale, da inquadrare nel livello iniziale dell’area dei funzionari prevista dal CCNL Comparto Funzioni Locali 2019-2021 ovvero della categoria A del Contratto collettivo nazionale di lavoro della Presidenza del Consiglio dei ministri.

I posti di lavoro nelle PA meridionali autorizzati sono 2.200, di cui 71 per il Dipartimento per le politiche di coesione.

DECORRENZA DELLE ASSUNZIONI

Le nuove assunzioni nelle PA del Mezzogiorno e presso il Dipartimento per le politiche di coesione avranno decorrenza dal 1° gennaio 2024.

Fonte: Ti Consiglio

#Assunzioni #DecretoSud: 2200 posti di #lavoro nel #Mezzogiorno a partire dal 1 Gennaio 2024. #TiConsiglio

https://x.com/bralex84/status/1704105190029246837

Ciao @maurizioacerbo, sottopongo alla tua gentile attenzione questo articolo e mi chiedo perché nel #DecretoSud per le assunzioni non è stato inserito anche l’#Abruzzo. Sarebbe il caso di presentare un’interrogazione regionale al Presidente #MarcoMarsilio in tal senso, grazie.

https://x.com/bralex84/status/1704105439871336706

Hi #MaurizioAcerbo, I bring this article to your kind attention and I wonder why #Abruzzo was not also included in the #SouthDecree for job hiring. It would be appropriate to present a regional question to Abruzzo President #MarcoMarsilio in this regard, thank you.

https://x.com/bralex84/status/1704105693077488120

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

L’ISTAT FOTOGRAFA UN’ITALIA SEMPRE PIU’ VECCHIA ED IMPOVERITA

https://www.lindipendente.online/2023/07/10/listat-fotografa-unitalia-sempre-piu-vecchia-e-impoverita/

L’Italia non è un Paese per giovani e donne, soprattutto se meridionali. Non il titolo di un film ma lo scenario desolante che ha immortalato l’ISTAT nel “Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese”. Un Paese che invecchia sempre di più, vede emigrare i propri giovani e non tutela quelli che restano. Quasi la metà dei 18-34enni (10 milioni e 273 mila persone) mostra almeno un “segnale di deprivazione” in uno dei domini chiave del benessere: istruzione e lavoro, coesione sociale, salute, benessere soggettivo e territorio. In Italia 1,7 milioni di giovani non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione: si tratta di circa un under 30 su cinque. In questa triste classifica le ragazze staccano i ragazzi di quasi 3 punti percentuali (20,5% e 17,7%). Anche quando riescono a trovare lavoro, i giovani devono fare i conti con precarietà e stipendi da fame.

Tra il 2004 e il 2022, il tasso di occupazione per i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni si è ridotto di 8,6 punti percentuali, mentre per i 50-64 enni è aumentato del 19,2%. Il divario occupazionale tra due generazioni agli antipodi, una avviatasi verso la pensione e l’altra agli inizi della carriera lavorativa, è oggi ampissimo. Nel caso degli under 35, il tasso di occupazione si ferma al 43,7%, mentre nella fascia 50-64 anni la percentuale sale al 61,5%. Una differenza del 17,8%, figlia di politiche e di una cultura restie alla valorizzazione dei giovani. Sul coinvolgimento attivo delle nuove generazioni ha più volte scritto lo psicanalista Umberto Galimberti: «Noi i giovani non li usiamo… gli facciamo fare le fotocopie, i lavori a Cococo, i lavori a progetto, i lavori in affitto… ma il massimo della potenza creativa, il momento intuitivo, è in quell’età lì».

Non è un caso che i segnali di deprivazione si manifestino in modo più intenso nella fascia di età 25-34 anni. Un periodo che apre a passaggi impegnativi, come l’ingresso nel mondo del lavoro, l’uscita dalla famiglia e l’inizio di una vita autonoma. Percorsi non sempre possibili a causa della precarietà del mondo del lavoro. Come evidenziato dall’ISTAT, la situazione non è delle migliori nemmeno in caso di occupazione: la retribuzione media annua lorda per dipendente è di quasi 27 mila euro, inferiore del 12% alla media europea. Tuttavia, un giovane guadagna di solito la metà di un collega adulto: come evidenziato da uno studio del Consiglio nazionale dei giovani e di EURES, il 43% degli under 35 percepisce una retribuzione netta mensile inferiore a 1000 euro.

Tra il 2000 e il 2021, tutte le regioni italiane hanno perso posizioni nella classifica europea del PIL pro capite PPA (a parità di potere d’acquisto). Si tratta di un fallimento anomalo delle politiche di coesione messe in campo da Bruxelles. I 21 anni analizzati hanno infatti visto una generale convergenza tra le economie e i tenori di vita dei diversi territori dell’UE. Fanno eccezione la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l’Italia, con particolare riguardo per il Mezzogiorno. Alle regioni meno sviluppate (Basilicata, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) sono andati nello scorso bilancio UE (2014-2020) il 69% delle risorse stanziate per le politiche di coesione. Nonostante ciò, le regioni hanno continuato la loro regressione: la Calabria è passata dal 182esimo al 214esimo posto, la Sicilia dal 173esima al 208esimo, la Campania dal 165esimo al 201esimo. Una situazione favorita dalla mancanza di politiche incisive e di una gestione virtuosa da parte dello Stato e degli enti minori italiani.

[di Salvatore Toscano]

Fonte: L’Indipendente Online

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus