Musica

HEGEL E BATTISTI COSA HANNO IN COMUNE?

Due personaggi diversi, eppure con cose in comune?

Hegel Tubinga e Battisti, due personaggi diversi. Cos’hanno in comune?
https://midiconoche.com/2017/01/12/hegel-e-battisti-cosa-hanno-in-comune/

Hegel e Lucio Battisti hanno in comune una canzone:

Hegel – Battisti

Georg Wilhelm Friedrich Hegel, nasce il 27 agosto 1770 a Stoccarda, capitale del ducato del Wuerttemberg. Dopo aver compiuto studi regolari, approda, sempre nella sua città natale, in un istituto di carattere umanistico-religioso, dove si dimostra uno scolaro modello; prende anche lezioni private di geometria, astronomia e agrimensura da un colonnello d’artiglieria. Ma che cosa vuol dire Lucio Battista nella sua omonima canzone?

HEGEL

Ricordo il suo bel nome: Hegel Tubinga
ed io avrei masticato
la sua tuta da ginnastica.

La storia va avanti ricordando i suoi anni trascorsi all’Università di Tubinga. Il giovane Hegel si iscrive nel 1788 per studiarvi teologia, dividendo il suo alloggio con Holderlin e Schelling, ossia rispettivamente uno dei più grandi poeti della Germania e di un altrettanto grande filosofo. **

Il nome se lo prese in prestito dai libri
e fu come copiare di nascosto,
fu come soffiare sul fuoco.

Come le celebri lezioni di Hegel, docente alla cattedra universitaria di Berlino, raccolte e trascritte segretamente dai suoi ex allievi. Sta di fatto che quella che noi chiamiamo Estetica è la rielaborazione di un discepolo (Hotho) basata sugli appunti raccolti dalla viva voce di Hegel, ma anche con delle aggiunte ritenute necessarie per rendere leggibili quelle pagine. Il trattato venne dato alle stampe da Gustav Hotho nel 1835, solo dopo la morte del grande filosofo.

Cataste scolastiche: perché?
Quando tutto è perduto non resta che la cenere e l’amore;
e lei nel suo bel nome era una Jena.

Jena ,è ancor oggi una piccola città della Germania dell’Est, molto bella e moderna, concentrata tipicamente per studenti universitari. Hegel per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, vi soggiornò per un lungo periodo, dal 1801 al 1807. Fu qui, che conobbe l’unico amore della sua vita, Charlotte, sua affittacamere e governante, dalla quale ebbe un figlio. Ma il drammatico susseguirsi degli eventi politico-militari, fecero ben presto precipitare la situazione: le inarrestabili guarnigioni napoleoniche avevano preso il cuore della città, piegando il fiero orgoglio teutonico. Sotto il fuoco delle armi, Hegel fu costretto ad abbandonare il tetto dell’amata per riparare altrove.

Chi di noi il governato e chi il governatore
son fatti che attengono alla storia.
Chi fosse la provincia e chi l’impero

La Fenomenologia dello Spirito è una tra le opere più importanti nella storia della filosofia moderna classica. Nella descrizione del processo che porta il soggetto verso la verità, Hegel illustra le due celebri figure del servo e del padrone, secondo il quale, il padrone, una volta raggiunto il suo scopo, non ha più bisogno di affermarsi, mentre lo schiavo deve autoaffermarsi molto lentamente attraverso il proprio lavoro. Il padrone però, non riuscirà più a fare a meno del servo, il quale costruisce gli oggetti di cui egli ha bisogno. Dunque la subordinazione si rovescia. Il ribaltamento dialettico hegeliano trova una sua perfetta sintesi nella teoria che anche il padrone è servo e anche il servo è padrone. Ma in queste frasi sibilline di Panella (autore della canzone), sembra celarsi allo stesso tempo il triste epilogo: anche la Prussia come tutta l’Europa dovette inchinarsi allo strapotere di Napoleone.

Erano gli esercizi obbligatori estetici,
le occhiate di traverso, e tu guardavi indietro;
c’eravamo capiti, capiti all’inverso.

Si torna ancora a citare l’opera di Hegel con le lezioni di estetica e le varie visioni del mondo, ma nello stesso tempo della conoscenza sulla funzione insopprimibile della contraddizione come legge di sviluppo della realtà, e non come semplice negazione. La logica hegeliana si contrappone alla logica tradizionale, fondata sul principio di identità e di non contraddizione. Il grande filosofo mette in discussione il principio di non contraddizione tra due poli., secondo il quale la possibilità che una cosa si muti in una cosa diversa, risiede proprio all’interno della cosa stessa. All’interno delle cose esiste questo rapporto di contraddizione tra lo yin e lo yang. Lo yin e lo yang sono uniti ed al tempo stesso in lotta. La teoria hegeliana, per conseguire l’unità di opposti, si basa sulla convinzione dell’uno bisognoso dell’altro per realizzarsi: da ciò consegue che la realtà si attua in un processo dove termini opposti si negano reciprocamente e si integrano in una nuova e più ricca unità.*

Ci diventammo leciti per questo.
D’altronde, d’altro canto.
A volte essere nemici facilita.
Piacersi è così inutile.

Un “opposto”, è tale in quanto non è solo se stesso, ma allo stesso tempo altro: A è non A e viceversa. La conclusione di Hegel è che il negativo è insieme anche postivo e tutte le cose sono in se stesse contradditorie.**

Un bacio dai bei modi grossolani
sfuggì come uno schiaffo senza mani.

Un bacio non dura che un istante ma il suo significato è infinito. Simbolicamente rappresenta un incontro tra gli opposti, e ci offre l’opportunità di affrontare e riconoscere l’altro in quanto altro. E’ l’inizio del superamento conflittuale, in cui cominciamo la scoprire la natura profonda e familiare del Sé, attraverso il confronto e il riconoscimento dell’Altro.*

Talmente presi ci si rese conto
d’essere un’allegoria soltanto quando
ci capitò di dire, indicando il soffitto col naso,
di dire “Noi due” e ci marmorizzammo.

Una metafora sulla difficoltà comunicativa tra due opposti – come qui si potrebbe arguire – è sottintesa nell’opera di rinnovamento compiuta da Battisti e Panella, e che il fruitore non sembra accettare assolutamente. Di fronte a questo ermetismo il grosso del pubblico si è rifiutato di varcare la fatidica soglia, non ha capito la portata innovativa introdotta dai due artisti. Davanti a questo scoglio di non ricezione l’armonia degli opposti è venuta meno, non si è verificato un’ ideale sintonia tra le parti. I due poli si sono quindi pietrificati, l’uno di fronte all’altro, come una allegorica visione di stalattiti e stalagmiti negli anfratti di una grotta.

La corda tesa, amò l’arco
e la tempesta la schiuma,
il cuore amò se stesso,
ma noi non divagammo.

L’armonia è la sintesi perfetta indispensabile per creare l’unità nella diversità e arrivare al nostro vero essere. Eraclito sosteneva: gli ignoranti non sanno che ciò che è differente, concorda con noi stessi, dato che l’armonia dei contrari equivale all’armonia dell’arco e della lira. La bellezza è come un fulmine, la bellezza è tensione, è il mantenimento degli opposti. L’arco e la lira sono stati visti da Eraclito come esempi di un equilibrio di forze che proprio la loro opposizione tiene insieme: un arco funziona fin tanto che la struttura data dal contrasto e dalla tensione degli opposti regge. Il pensiero di Hegel si accosta ad Eraclito per quanto riguarda la visione dell’armonia dei contrari : non c’è tempesta senza quiete, non c’è vita senza morte, non c’è bianco senza nero…

L’animo umano è nulla se non
una pietra da scalfire ricavando
i capelli e il suo bel piede.

Il carattere peculiare della filosofia hegeliana fu quello di affermare la razionalità della storia. Mentre l’eredità del pensiero greco fu quella di cogliere la ragione nella natura, Hegel ha cercato di riconoscere la stessa razionalità anche nel campo della storia. La sua tesi fu che anche nella storia dell’uomo, dove nell’apparente caos delle vicende umane, si manifesta una razionalità analoga a quella presente nella natura.*

Era la collisione, il primo scontro epico,
perché non scritto ma cavalcato a pelo,
ed ognuno esigeva
la terra dell’altro,
le mani, la terra, la carne, il terreno.

Il rombo dei cannoni coincise con la stesura finale della Fenomenologia dello Spirito. Il giorno prima della carneficina di Jena del 14 ottobre 1806 – una battaglia epocale che costò un numero spaventoso di vite – Hegel si confida privatamente, con una lettera indirizzata all’amico Niethammer, di aver visto sfilare per le vie della città, quel Napoleone a cavallo, da lui considerato come il “punto” in cui si concentra ” l’anima del mondo” che “s’irradia per il mondo e lo domina”, ovvero colui che doveva reggere il mondo, colui che rovesciando il vecchio, doveva regolare il nuovo, promulgando costituzioni e codici legislativi. Ma si sbagliava.
Da lì a poco, il 10 dicembre 1812, in una gelida giornata d’inverno, Napoleone giunse in slitta a Varsavia con 10.000 uomini dalle divise lacere ed in preda alla fame. Era quello che rimaneva dei 600.000 dell’invincibile armata e l’inizio della sua inarrestabile caduta. L’epopea di Napoleone segnò una profonda inquietudine intellettuale in Europa. Non è dunque eccessivo dire che ancor oggi la storiografia risente di quell’evento epocale e di quel mito. Il destino però si diverte alle spalle degli uomini, è sempre in agguato, bastava un niente per cambiare il corso della storia. Se Bonaparte non avesse intrapreso la campagna di Russia, probabilmente il mondo oggi non sarebbe questo. Tutto passa, passano le guerre, ritornano al trono monarchi e presidenti, passano le mode, tutto cambia, tutto … tranne la canzonetta ! Lei no, è rimasta immutata nel corso dei secoli, sempre uguale a se stessa. Davanti alle spallate messe in atto nella storia per demolire il suo mito presso gli uomini, ne è sempre uscita indenne.

( Nozioni dal trattato di filosofia di Ernesto Riva *)
( Nozioni dal libro ” Dieci canzoni per te ” di Francesco Marchetti **)

English translate

HEGEL AND BATTISTI, WHAT DO THEY HAVE IN COMMON?

Hegel and Lucio Battisti have a song in common:

Hegel – Battisti, 1994

Georg Wilhelm Friedrich Hegel was born on 27 August 1770 in Stuttgart, capital of the Duchy of Wuerttemberg. After completing regular studies, he landed, again in his hometown, in a humanistic-religious institute, where he proved to be a model pupil; he also takes private lessons in geometry, astronomy and land surveying from an artillery colonel. But what does Lucio Battisti mean in his song of the same name?

HEGEL



I remember his beautiful name: Hegel Tübinga
and I would have chewed

his tracksuit.



The story goes on recalling his years spent at the University of Tübingen. The young Hegel enrolled in 1788 to study theology, sharing his accommodation with Holderlin and Schelling, respectively one of Germany's greatest poets and an equally great philosopher. **



He borrowed the name from books

and it was like secretly copying,

it was like blowing on fire.



Like the famous lessons of Hegel, professor at the university chair of Berlin, collected and transcribed secretly by his former students. The fact is that what we call Aesthetics is the reworking of a disciple (Hotho) based on the notes collected from Hegel's voice, but also with additions deemed necessary to make those pages readable. The treatise was published by Gustav Hotho in 1835, only after the death of the great philosopher.



School registers: why?

When all is lost all that remains is ash and love;

and she in her beautiful name was a Jena.



Jena is still a small city in Eastern Germany, very beautiful and modern, typically concentrated for university students. To obtain his teaching qualification, Hegel stayed there for a long period, from 1801 to 1807. It was here that he met the only love of his life, Charlotte, his landlady and housekeeper, with whom he had a son. But the dramatic succession of political-military events soon caused the situation to worsen: the unstoppable Napoleonic garrisons had taken the heart of the city, breaking the proud Teutonic pride. Under gunfire, Hegel was forced to abandon his beloved's roof to take refuge elsewhere.

Which of us is the governed and which is the governor

they are facts that pertain to history.

Who was the province and who was the empire



The Phenomenology of Spirit is one of the most important works in the history of modern classical philosophy. In the description of the process that leads the subject towards the truth, Hegel illustrates the two famous figures of the servant and the master, according to which, once the master has achieved his goal, he no longer needs to assert himself, while the slave must assert himself very slowly through your work. The master, however, will no longer be able to do without the servant, who builds the objects he needs. So the subordination is reversed. The Hegelian dialectical reversal finds its perfect synthesis in the theory that the master is also a servant and the servant is also a master. But in these cryptic phrases by Panella (author of the song), the sad epilogue seems to be hidden at the same time: Prussia, like all of Europe, had to bow to Napoleon's excessive power.



They were the obligatory aesthetic exercises,

the sideways glances, and you looked back;

we understood each other, understood backwards.



We return again to cite Hegel's work with the lessons of aesthetics and the various visions of the world, but at the same time of knowledge of the irrepressible function of contradiction as a law of development of reality, and not as simple negation. Hegelian logic contrasts with traditional logic, founded on the principle of identity and non-contradiction. The great philosopher questions the principle of non-contradiction between two poles, according to which the possibility that one thing changes into a different thing resides precisely within the thing itself. Within things there is this relationship of contradiction between yin and yang. Yin and yang are united and at the same time in conflict. The Hegelian theory, to achieve the unity of opposites, is based on the belief that one needs the other to realize itself: from this it follows that reality occurs in a process where opposite terms negate each other and integrate into a new and richest unit.*



We became legitimate because of this.

On the other hand, on the other hand.

Sometimes being enemies makes it easier.

Liking yourself is so useless.



An "opposite" is such in that it is not only itself, but at the same time other: A is not A and vice versa. Hegel's conclusion is that the negative is also positive at the same time and all things are contradictory in themselves.**

A kiss with beautiful coarse manners

it escaped like a slap without hands.



A kiss lasts only an instant but its meaning is infinite. Symbolically it represents a meeting between opposites, and offers us the opportunity to face and recognize the other as other. It is the beginning of overcoming conflict, in which we begin to discover the profound and familiar nature of the Self, through comparison and recognition of the Other.*



So taken we realized

of being an allegory only when

we happened to say, pointing to the ceiling with our noses,

to say “The two of us” and we marveled.



A metaphor on the communication difficulty between two opposites - as one could argue here - is implied in the renovation work carried out by Battisti and Panella, and which the user does not seem to accept at all. Faced with this hermeticism, the majority of the public refused to cross the fateful threshold, they did not understand the innovative scope introduced by the two artists. Faced with this obstacle of non-reception, the harmony of opposites has failed, an ideal harmony between the parties has not occurred. The two poles then petrified, one in front of the other, like an allegorical vision of stalactites and stalagmites in the ravines of a cave.



The tight string, he loved the bow

and the storm foams it,

the heart loved itself,

but we did not digress.



Harmony is the perfect synthesis indispensable for creating unity in diversity and arriving at our true being. Heraclitus argued: the ignorant do not know that what is different agrees with ourselves, given that the harmony of opposites is equivalent to the harmony of the bow and the lyre. Beauty is like lightning, beauty is tension, it is the maintenance of opposites. The bow and the lyre were seen by Heraclitus as examples of a balance of forces that precisely their opposition holds together: a bow works as long as the structure given by the contrast and tension of the opposites holds. Hegel's thought is similar to Heraclitus regarding the vision of the harmony of opposites: there is no storm without calm, there is no life without death, there is no white without black...



The human soul is nothing if not

a stone to be scratched by obtaining

her hair and her beautiful foot.

The peculiar character of Hegelian philosophy was that of affirming the rationality of history. While the legacy of Greek thought was to grasp reason in nature, Hegel sought to recognize the same rationality also in the field of history. His thesis was that even in the history of man, where in the apparent chaos of human affairs, a rationality similar to that present in nature is manifested.*



It was the collision, the first epic clash,

because not written but ridden bareback,

and everyone demanded

the land of the other,

the hands, the earth, the flesh, the soil.



The roar of the cannons coincided with the final draft of the Phenomenology of the Spirit. The day before the carnage of Jena on 14 October 1806 - an epochal battle that cost a frightening number of lives - Hegel privately confided, in a letter addressed to his friend Niethammer, that he had seen Napoleon parade through the streets of the city horse, which he considered as the "point" in which "the soul of the world" is concentrated which "radiates throughout the world and dominates it", or rather the one who had to rule the world, the one who, overthrowing the old, had to regulate the new, promulgating constitutions and legislative codes. But he was wrong.

Shortly thereafter, on 10 December 1812, on a freezing winter day, Napoleon arrived by sleigh in Warsaw with 10,000 men in tattered uniforms and in the throes of hunger. It was what remained of the 600,000 of the invincible army and the beginning of its unstoppable fall. Napoleon's epic marked a profound intellectual restlessness in Europe. It is therefore not excessive to say that even today historiography is affected by that epochal event and that myth. However, destiny has fun behind men's backs, it is always lurking, nothing was enough to change the course of history. If Bonaparte had not undertaken the Russian campaign, the world would probably not be this today. Everything passes, wars pass, monarchs and presidents return to the throne, fashions pass, everything changes, everything... except the song! No, she has remained unchanged over the centuries, always the same. Faced with the pushes made in history to demolish its myth among men, it has always emerged unscathed.



(Notes from Ernesto Riva's philosophy treatise *)

(Notes from the book "Ten songs for you" by Francesco Marchetti **)


Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

ROGER WATERS: “UNDER THE RUBBLE”

Roger Waters and his new song “Under the Rubble” for Gaza
Roger Waters, “Under the Rubble”
https://pinkfloyditalia.wordpress.com/2023/12/30/roger-waters-under-the-rubble/comment-page-1/#respond

Il regalo di natale di Roger Waters ai sui fan, è un breve video di un demo tratto da un nuovo pezzo intitolato “Under The Rubble” (sotto le macerie). Nel video che ha condiviso c’è anche una kefiah (simbolo palestinese) drappeggiata sullo schermo e sembra che ci sia un’altra versione della sua demo sul desktop del suo computer, salvato come “Its Dark here mama“. Il brano è una struggente ballata al pianoforte, al momento non si hanno ulteriori dettagli se questo brano sarà un pezzo a se stante o se farà parte di un nuovo progetto (the Bar?)..

Il testo:

“Papa, I want to go home now,
papa please take me home,
mama please tell me I’m dreaming,
and ill wake up somewhere and I won’t be alone,
mama its dark here,
dad has stopped breathing,
mama
mama”
.

(“Papà, voglio andare a casa adesso,
papà, per favore portami a casa,
mamma, per favore dimmi che sto sognando,
e mi sveglierò da qualche parte e non sarò solo,
mamma, è buio qui,
papà ha smesso di respirare,
mamma
mamma”.)

Shine On!
https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/98592-under-the-rubble-il-nuovo-e-straziante-singolo-di-roger-waters-per-gaza.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

SATRIANI-VAI US TOUR 2024: CELEBRATING 50 YEARS OF FRIENDSHIP

SATCH VAI US TOUR 2024
https://www.jambase.com/article/joe-satriani-steve-vai-tour-dates-2024

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

ROGER WATERS ANSWERS THE CAMPAIGN AGAINST ANTISEMITISM – ROGER WATERS RISPONDE ALLA CAMPAGNA CONTRO L’ANTISEMITISMO

https://rogerwaters.com/roger-waters-answers-the-campaign-against-antisemitism/

September 29, 2023

Earlier this month the Campaign Against Antisemitism contacted me about a film they have made. They gave me seven days to respond to multiple questions about matters dating back to 2002 and 2010. Initially I took the view that their attacks on my character did not deserve a response. However, now that the attacks are in circulation, I want to put my response on record.

All my life I have used the platform my career has given me to support causes I believe in. I passionately believe in Universal Human Rights. I have always worked to make the world a better, more just and more equitable place for all my brothers and sisters, all over the world, irrespective of their ethnicity, religion or nationality, from indigenous peoples threatened by the US oil industry to Iranian women protesting for their rights.

That is why I am active in the non-violent protest movement against the Israeli government’s illegal occupation of Palestine and its egregious treatment of Palestinians.

Those who wish to conflate that position with antisemitism do a great disservice to us all.

People need to know about the CAA, the organisation that made this film. Following complaints to the Charity Commission the CAA is facing scrutiny. Its core purpose is waging partisan political campaigns against critics of the state of Israel. So I knew their questions were not asked in good faith.

Truth is, I’m frequently mouthy and prone to irreverence, I can’t recall what I said 13 or more years ago. I’ve worked closely for many years with many Jewish people, musicians and others.  If I have upset the two individuals who appear in the film I’m sorry for that. But I can say with certainty that I am not, and have never been, an antisemite – as anyone who really knows me will testify. I know the Jewish people to be a diverse, interesting, and complicated bunch, just like the rest of humanity. Many are allies in the fight for equality and justice, in Israel, Palestine and around the world.

The film totally distorts and misrepresents my views about the Israeli state and its political ideology, Zionism. It relies on a definition of antisemitism that sees criticising Israel as inherently antisemitic and assumes that Zionism is an essential element in Jewish identity. These opinions, clearly shared by the presenter and the two interviewees, are widely contested by many, including many Jewish people.

The CAA film manipulates footage and quotations to serve its agenda and is seriously misleading in many respects. What it says about my latest tour,  This Is Not A Drill,  repeats a series of falsehoods that have already been debunked, many times, not just by me, but in the German courts, after attempts were made to have my show banned there. The offensive words I referenced in quotes in an email 13 years ago, were my brainstorming ideas on how to make the evils and horrors of fascism and extremism apparent and shocking to a generation that may not fully appreciate the ever-present threat.   They are not the manifestation of any underlying bigotry as the film suggests.   Quite the opposite.  I have been trying to expose the evils of fascism ever since learning of my father’s death fighting fascists in World War II.

In summary, the film is a flimsy, unapologetic piece of propaganda that indiscriminately mixes things I’m alleged to have said or done at different times and in different contexts, in an effort to portray me as an antisemite, without any foundation in fact.

END

Source. Roger Waters official website

Traduzione in italiano

All’inizio di questo mese la Campagna contro l’Antisemitismo mi ha contattato riguardo a un film che hanno realizzato. Mi hanno dato sette giorni per rispondere a molteplici domande su questioni risalenti al 2002 e al 2010. Inizialmente ho ritenuto che i loro attacchi al mio personaggio non meritassero una risposta. Tuttavia, ora che gli attacchi sono in circolazione, voglio mettere agli atti la mia risposta. Per tutta la vita ho utilizzato la piattaforma che la mia carriera mi ha dato per sostenere le cause in cui credo. Credo appassionatamente nei diritti umani universali. Ho sempre lavorato per rendere il mondo un posto migliore, più giusto e più equo per tutti i miei fratelli e sorelle, in tutto il mondo, indipendentemente dalla loro etnia, religione o nazionalità, dalle popolazioni indigene minacciate dall’industria petrolifera statunitense alle donne iraniane protestando per i propri diritti.

Questo è il motivo per cui sono attivo nel movimento di protesta non violento contro l’occupazione illegale della Palestina da parte del governo israeliano e il suo trattamento vergognoso nei confronti dei palestinesi. Coloro che desiderano confondere questa posizione con l’antisemitismo rendono un pessimo servizio a tutti noi. La gente deve conoscere la CAA, l’organizzazione che ha realizzato questo film. A seguito dei reclami alla Commissione di beneficenza, la CAA si trova ad affrontare un esame accurato. Il suo scopo principale è condurre campagne politiche partigiane contro i critici dello Stato di Israele. Quindi sapevo che le loro domande non erano state poste in buona fede. La verità è che sono spesso chiacchierone e incline all’irriverenza, non riesco a ricordare cosa ho detto 13 o più anni fa. Ho lavorato a stretto contatto per molti anni con molti ebrei, musicisti e altri. Se ho fatto arrabbiare le due persone che compaiono nel film mi dispiace. Ma posso dire con certezza che non sono, e non sono mai stato, un antisemita – come potrà testimoniare chiunque mi conosca veramente. So che il popolo ebraico è un gruppo diversificato, interessante e complicato, proprio come il resto dell’umanità. Molti sono alleati nella lotta per l’uguaglianza e la giustizia, in Israele, Palestina e nel mondo. Il film distorce e travisa totalmente le mie opinioni sullo stato israeliano e sulla sua ideologia politica, il sionismo. Si basa su una definizione di antisemitismo che considera la critica a Israele come intrinsecamente antisemita e presuppone che il sionismo sia un elemento essenziale dell’identità ebraica. Queste opinioni, chiaramente condivise dal conduttore e dai due intervistati, sono ampiamente contestate da molti, compresi molti ebrei.

Il film della CAA manipola filmati e citazioni per servire i suoi scopi ed è seriamente fuorviante sotto molti aspetti. Ciò che dice del mio ultimo tour, This Is Not A Drill, ripete una serie di falsità che sono già state sfatate, molte volte, non solo da me, ma anche nei tribunali tedeschi, dopo che lì sono stati fatti tentativi per bandire il mio spettacolo. Le parole offensive a cui ho fatto riferimento tra virgolette in un’e-mail di 13 anni fa, erano le mie idee di brainstorming su come rendere i mali e gli orrori del fascismo e dell’estremismo evidenti e scioccanti per una generazione che potrebbe non apprezzare appieno la minaccia sempre presente. Non sono la manifestazione di un fanatismo di fondo come suggerisce il film. Piuttosto il contrario. Ho cercato di denunciare i mali del fascismo sin da quando ho saputo della morte di mio padre combattendo i fascisti nella seconda guerra mondiale. In sintesi, il film è un fragile e impenitente pezzo di propaganda che mescola indiscriminatamente cose che si presume abbia detto o fatto in momenti diversi e in contesti diversi, nel tentativo di dipingermi come un antisemita, senza alcun fondamento di fatto. FINE

Fonte: Roger Waters sito ufficiale

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

PINO SCOTTO, CONTRO TUTTO E TUTTI

Il famoso rocker ed ex-leader dei Vanadium Pino Scotto, nato a Monte di Procida vicino Napoli l’11 Ottobre 1949. Oggi è un 73enne in splendida forma!
http://www.metalhammer.it/interviste/2018/04/18/pino-scotto-contro-tutto-e-contro-tutti/

Il 18/04/2018, di Fabio Magliano

L’intervista a Pino Scotto non è mai qualcosa di banale. Perchè volenti o nolenti l’ex singer dei Vanadium è tutto fuorchè una persona banale, perchè ciò che dice, tra un insulto e un improperio arriva sempre diritto al centro come una pallottola, ma soprattutto perchè le sue uscite saranno condivisibili o meno, però hanno il merito di fare parlare, di fare discutere e, soprattutto, di fare riflettere. Sempre in guerra contro tutto e contro tutti, il buon Pino oggi non si limita a lanciare i suoi strali attraverso radio e televisioni, ma è tornato a riversare la sua rabbia anche in ciò che sa fare meglio: la musica, confezionando per Nadir un nuovo lavoro, ‘Eye For An Eye’, nel quale trova sfogo tutta la sua incazzatura, attorno alla quale è stata tessuta una perfetta colonna sonora che attinge a piene mani dal miglior rock d’annata. Un’occasione perfetta, questa, per intavolare una lunga chiacchierata con il singer partenopeo, un faccia a faccia che non poteva e non doveva limitarsi ad un discorso puramente musicale, visti gli svariati fronti che vedono coinvolto Pino Scotto, quindi spazio alle sette note, ma largo anche a Cristina Scabbia, Al Bano e The Voice, alla politica, ai progetti umanitari e a quei rocker che troppo presto hanno salutato questa terra…

Come ho scritto in fase di recensione, il disco fa incazzare perchè è uno di quei lavori che ti riconcilia con il caro e vecchio rock, eppure finirà per passare in secondo piano davanti alle tue sparate televisive e agli strali che lanci da sempre verso tutto e verso tutti…
“Io ci tengo al mio lato televisivo. Io non ho mai preso un euro dalle mie apparizioni televisive né da quelle radiofoniche, io lo faccio solo per passione. Poi bisogna dire che quello che si vede in televisione sono sempre io, un italiano incazzato con questo Paese di merda, che per colpa della massa ha mandato a puttane arte, dignità, onestà, politica… Quello che si vede è il Pino uomo, poi c’è il Pino musicista…”

…che rischia di uscire svilito da questo confronto perché nonostante decenni passati sui palchi di tutta Italia e in sala di incisione a registrare ottimi lavori, tutti parlano di te come quello del “datti fuoco” e del “vai a fare in culo papà di Jimme”…
“Ma quella è la massa italiana che non capisce e non capirà mai un cazzo. Non puoi farci niente, non li cambi. Come la gente che continua a credere ancora che Berlusconi possa essere un politico, come la gente che continua a votare ancora quella politica che li ha fregati per quarant’anni, come la gente che crede che Salvini sia il salvatore del popolo, specialmente in Meridione dove fino a qualche anno fa la cosa più gentile che diceva era ‘i meridionali puzzano e devono essere bruciati vivi’. Purtroppo non ce la fai a cambiare la testa della gente, ma a me di quello che pensa la gente non frega e non è mai fregato un cazzo. Io al mattino quando mi alzo ho una faccia sola da lavare, nel bene e nel male. Mi sono sempre esposto e l’ho fatto anche con i testi in questo album”.

Quindi addentriamoci e partiamo proprio da ‘Eye For An Eye’, un titolo che se non suona come una minaccia, poco ci manca…
“Qualcuno ha detto che ‘Eye For An Eye’ è un messaggio violento. Violento un cazzo, gli italiani si sono rotti i coglioni, e bisogna restituire al quadrato, al cubo a quella gente tutto quello che ci ha fatto nel corso degli anni. Basta, occhio per occhio, questo è il messaggio. In ‘Two Guns’ invece mi sono esposto in modo molto forte: se tu vieni in casa mia non invitato a rubare, sappi che io non ho una ma due pistole, quindi tu entri in piedi ma non so come esci da casa mia. Non esiste che ci siano queste leggi di merda in Italia che se tu entri in casa mia io ti devo chiedere che cosa vuoi fare… in piena notte, magari mentre ho moglie e figli nel letto che dormono. Questa gente dell’Est che ha massacrato di botte intere famiglie nelle ville della Bergamasca e del Veneto per rubare un pugno di euro… Se tu vuoi entrare in casa mia, io ho due pistole che ti aspettano. Sappilo…”

Un’altra traccia dal titolo che ben poco spazio lascia all’interpretazione è ‘One Against the Other’…
“In questo pezzo ho parlato di chi si fa sopraffare dai falsi ideali, dall’inutilità della vita. Non parlo altro che della guerra dei poveri. Ci facciamo guerra tra di noi senza capire invece che il male sta da un’altra parte.”

Con ‘Angel Of Mercy’ invece si entra nel personale. Ti metti a nudo e lo fai con un brano decisamente toccante…
“Io ho sempre fatto delle ballad nei miei dischi, sin dai tempi dei Vanadium, ma non ho mai scritto di una donna. Questa volta, invece, in ‘Angel Of Mercy’ l’ho fatto, ma l’ho fatto perchè la canzone è dedicata a mia mamma che ci ha lasciato due anni fa e non pensavo che mi sarebbe mancata così tanto. E’ mancata a 90 anni, la sua vita l’ha fatta. E’ stata una donna meravigliosa che ha avuto cura di noi cinque figli, con mio padre che è morto giovanissimo ed è stata una mamma stupenda. Mi manca, mi manca davvero tantissimo.”

Uno dei pezzi che più ho apprezzato del tuo ultimo disco è ‘Cage Of Mind’, forse uno dei brani più strani all’interno del lavoro, quello che stilisticamente si discosta maggiormente da quel rock selvaggio che caratterizza ‘Eye For An Eye’ ma che, alla luce dei fatti, funziona decisamente bene…
“‘Cage Of Mind’ parla delle gabbie in cui a volte ci chiudiamo. Io sciolti i Vanadium avrei potuto benissimo fare un disco in quello stile ma con su il mio nome, ed invece mi sono messo a cantare in italiano e mi sono dato al blues e al rock’n’roll… Io non sono come quelle band che si fossilizzano su uno stile e che vanno avanti su quel binario, con tutto quello che di buono c’è attorno. E’ assurdo fare dei dischi sempre uguali, quando hai un mondo a disposizione dal quale attingere. Questa volta ho voluto fare un disco di sano hard rock vecchio stile, con canzoni da cantare, con belle melodie, come non se ne fanno più da tempo. E neanche le band famose lo fanno più…i soldi, il successo è quello che fa male. Come quando ho cercato di contaminare un po’ il rock con rap collaborando con J-Ax, con Caparezza, con i Club Dogo… secondo me erano ottimi brani, ma in Italia guai a proporre una cosa simile, perché non devi contaminarti, non devi cambiare… cazzo, io dopo due giorni mi rompo le palle… sai perché io non leggo mai le biografie dei grandi artisti? Perché dopo tre pagine mi rendo conto che hanno fatto tutto quello che ho fatto io, uguale… stessa sofferenza, stesse gioie, stesso percorso…a parte qualcuno che si è perso in brutte cose. Ci sono caduto anche io, però fortunatamente oggi sto bene.”

Cambiando discorso e addentrandoci in un terreno minato. Negli anni ti sei sempre scagliato contro i talent musicali. Ora che la tua amica Cristina Scabbia è stata chiamata a far da giudice a The Voice, è cambiata la tua opinione riguardo questi format?
“Secondo me hanno chiamato Cristina per far diventare anche il mondo del metal un fenomeno da baraccone. Io ti dico solo questo: anni fa un talent molto grande mi aveva chiamato, ed io avrei accettato. Io ho in piedi il progetto umanitario Rainbow a favore dei bambini disagiati, e visto che in ballo c’erano cifre grosse, a cinque zeri, avevo chiesto che tre quarti del mio compenso venissero destinati a quel progetto. Poi ho chiesto di poter decidere io che giudici coinvolgere, e ho detto che non avrei voluto karaoke li dentro, con gente che veniva a scimiottare questo o quel cantante. Volevo artisti veri, con qualcosa da dire, in grado di scrivere e cantare le proprie canzoni. Mi sono sentito dire ‘Pino, se facciamo così non ci guarda nessuno’. E avevano ragione loro. Perché la gente, come nei locali, vuole le tribute band, non gli interessa la vera musica.”

Non pensi invece che un personaggio come Cristina possa fungere da “cavallo di Troia” per portare il rock e il metal attraverso un format popolare come The Voice, là dove rock e metal solitamente non sarebbero entrati, facendolo conoscere, portandolo alla ribalta e portando quindi giovamento a tutto il movimento?
“Sai cosa succederà? Succederà quello che è successo a me: la gente non parlerà di Cristina per quanto è brava (perchè lei è molto brava), ma delle cazzate che fa in televisione, come le corna che fa con Al Bano. Al Bano…se penso che qualche anno fa sono andato a suonare a Cellino San Marco e lui se ne era uscito dicendo che facevamo la musica di Satana, e ora lo vedo li che fa le corna con Cristina, mi viene voglia di mandarlo affanculo… Succederà quello, che anche i bimbi minchia che guardano The Voice, gente che non sa cosa è il metal o il rock, parleranno di Cristina come ‘quella che fa le corna con Al Bano’…è questo lo scopo di questa trovata, e diventerà un fenomeno da baraccone anche questo”.

Rimanendo in tema di quella “mercificazione del metal” che, personalmente, mi crea non poco fastidio, che idea ti sei fatto della nuova tendenza di “riesumare” cantanti defunti e riportarli in tour sotto forma di ologramma? Lo hanno fatto con Freddie Mercury, lo hanno fatto con Ronnie James Dio…e l’onda non pare volersi arrestare…
“È una cosa pietosa, il peggiore schifo del business. È un offesa alla memoria di questi cantanti. È giusto che vivano nei nostri ricordi una volta scomparsi, mentre in questo caso si sfrutta in modo schifoso la loro immagine. Io ricordo la prima volta che ho incontrato Ronnie James Dio, ad un Monsters of Rock a Reggio Emilia…TV Sorrisi e Canzoni mi aveva stampato delle cartoline promozionali e Ronnie me lo sono trovato davanti al camerino, dopo la mia esibizione, con una di quelle cartoline a chiedermi l’autografo. Io mi sono messo in ginocchio davanti a lui, altroché… una persona di una gentilezza, di un’umiltà, un rispetto per i fan immenso. Tanto basso di statura quanto grande di cuore… E poi lui aveva ancora una voce eccezionale, fino alla fine. Ci sono cantanti che non ce la fanno più, né dal vivo né su disco e se ne vanno in giro ragliando alla faccia dei fan che non capiscono nulla. Invece Ronnie se n’è andato con la stessa voce del primo giorno. Un grande”.

Rimanendo in tema artisti scomparsi, so che la morte di Lemmy è uno di quegli eventi che ti ha particolarmente colpito e che, a modo suo, ti ha cambiato la vita…
“Si, è vero. È da quando è morto Lemmy che non tocco più nulla. Prima bevevo due bottiglie di Jack al giorno, poi quando è mancato ho detto basta, ed ora sto bene. Io mi conoscevo con Lemmy sin dal 1985 quando facemmo il primo tour insieme con i Vanadium, e lui è rimasto sempre uguale. E’ uno dei pochi che è rimasto sempre coerente nei discorsi con se stesso, nelle passioni…e quando è morto mi è mancato tantissimo, come se mi fosse mancato un fratello. Noi avevamo suonato insieme l’anno prima a Milano e si stava già spegnendo. Io la bestia la conosco purtroppo bene, ho visto mio padre, mia nonna morire di quel male…era spento, eppure l’orgoglio, la passione, la voglia di non mollare fino alla fine non lo ha mai abbandonato”.

Cambiando discorso. Tu sei da sempre molto impegnato nel campo del sociale…
“Il cuore viene prima di tutto. Ci vuole passione, rispetto, anima…tutte cose che la razza umana si è dimenticata di avere. Noi ci lamentiamo di dove viviamo e dimentichiamo che c’è un Terzo Mondo dove i bambini muoiono come mosche, per strada, di malattie assurde, e il mondo, Papa compreso, se ne frega. Io vengo in un paesino in provincia di Napoli, Monte di Procida, e la sera, quando ero ragazzino, mi mettevo sulla loggia insieme a mio nonno, lui fumava la pipa e mi raccontava le storie della guerra. E quando parlava degli esseri umani mi diceva ‘ma sta gente e’merda, o’sanno ch’hanno a’murì?’. Mio nonno aveva già capito tutto e purtroppo la razza umana non lo ha smentito. Guarda cosa sta capitando con la Siria…non c’è mai limite all’orrore”.

…l’ultimo progetto che ti ha visto coinvolto è stato il Rainbow Project, un progetto di educazione, sanità e sviluppo umano nelle comunità indigene della Cambogia, Guatemala e Belize. Come sei entrato in contatto con questa realtà?
“Io sin dagli anni Settanta ho sempre fatto parte di progetti benefici…per tredici anni ho fatto parte di un altro progetto che non voglio nominare, rinunciando ai miei concerti per dedicarmi a loro, ma va beh…comunque qualche anno fa ho conosciuto la dottoressa Caterina Vetro e lei che già partecipava a missioni umanitarie un giorno è andata in Guatemala e qui ha conosciuto Padre Sergio, un sacerdote che era venuto in Italia per fare carriera ecclesiastica ma dopo due anni in Vaticano se ne era scappato disgustato. Ritornato in Guatemala ha aperto una scuola in un luogo dove c’è una grande discarica e dove i bambini lavorano per un dollaro al giorno, anche 12 ore di fila in mezzo all’immondizia e ad elevatissimo rischio di malattie. Insieme a Padre Sergio là, dove c’è la discarica, è stata costruita una clinica per dare un primo soccorso a quei bambini. Io dall’Italia ho fatto la mia, ho organizzato concerti coinvolgendo amici, da Enrico Ruggeri a Caparezza ai Modena City Ramblers e tutti hanno risposto con il cuore e con i soldi raccolti abbiamo dato una mano a Padre Sergio con la sua clinica, abbiamo aperto una scuola di musica in Belize…con poco si possono fare tante cose, ma purtroppo il mondo se ne fotte, e secondo me tutti i progetti umanitari alla fine fanno sparire il 70% delle donazioni e a chi ha realmente bisogno arrivano le briciole”.

In chiusura, sono andato a scorrere le date del tuo nuovo tour e ho visto che non ti è passata la voglia di esibirti in ogni angolo di Italia, anche nei locali più piccoli e fuori mano. Non hai mai pensato di dedicarti unicamente a date selezionate, magari in eventi mirati visto che le richieste non ti mancano?
“Non mi è mai interessato, perché quello che muove tutto è semplicemente la passione. La voglia di suonare, di cantare, va oltre le dimensioni del palco. Può essere quello del Gods Of Metal come quello di un piccolo pub, non me ne fotte un cazzo, a me basta suonare”.

Fonte: Metalhammer

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

PINK FLOYD: IN USCITA IL LIBRO “TOGETHER WE STAND DIVIDED WE FALL” – L’ANALISI CRITICA DEL FILM THE WALL

Il libro di Michele Randone “Together we stand, divided we fall – Insieme resistiamo, divisi cadiamo” la celebre frase enunciata da Roger Waters nel singolo dell’album The Wall, 1979

L’opera “The Wall” dei Pink Floyd non è solo un film, né tantomeno semplice musica pop. I fan conoscono bene le tante sfaccettature nella poetica di Roger Waters (il writer principale) e il suo gusto per le tematiche di tipo esistenziale, ma per molti “The Wall” è rimasto sempre un mistero troppo complesso da approfondire: perché una rockstar drogata dovrebbe diventare un dittatore e che c’entra tutto questo con un padre morto in guerra, una madre iperprotettiva, un maestro di scuola troppo zelante nel voler formare le giovani menti e poi un matrimonio fallito? Cosa c’è dietro la “visione fugace” di Comfortably Numb e perché il maestro ripete sempre ai suoi alunni che non possono avere il dolce se non mangiano la carne? A questa e a tante altre domande, Nicola Randone prova a dare una spiegazione, servendosi del film che fu realizzato qualche anno dopo l’album musicale. Il lavoro di analisi, durato più di dieci anni, ruota intorno all’enorme portata culturale di “The Wall”. Come dice lo stesso autore: «Questo lavoro mi ha portato a interrogarmi su me stesso e sul mondo che mi circonda in un modo che mi è sempre sfuggito e alla fine della lettura sono sicuro che anche voi inizierete a domandarvi, come ho fatto io, cosa state facendo del vostro muro e quale versione di voi state portando avanti, se quella del dittatore o al contrario quella dell’uomo capace di mantenere il contatto col prossimo, per scoprire che gran parte della rabbia, della solitudine, del senso di frustrazione che possiamo avvertire ogni giorno può essere spazzata via solo cambiando prospettiva; e non si tratta di seguire un guru o rigide regole di respirazione, è sufficiente ritornare ad ascoltare la propria umanità». Con il contributo di Nino Gatti.

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PINK FLOYD: IN USCITA IL LIBRO “TOGETHER WE STAND DIVIDED WE FALL” – L’ANALISI CRITICA DEL FILM THE WALL

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

ALESSIO BRANCACCIO TRIBUTO KARAOKE A FRANCO BATTIATO

Parallelo con fotomontaggio con il Maestro Franco Battiato con a destra uno dei suoi seguaci, Alessio Brancaccio

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

NICK MASON ALLA BATTERIA IN UN BRANO NATALIZIO A SCOPO BENEFICO

Nick Mason alla batteria per comporre il brano natalizio: “This Christmas Time”

Per supportare l’operato di The Cancer Platform, un’iniziativa di The Cancer Awareness Trust volta a offrire un servizio di sostegno per i pazienti e le rispettive famiglie, è stato presentato un nuovo singolo natalizio a scopo benefico per cui è stata chiamata a raccolta una serie di rockstar, cantati e attori. Il brano si intitola “This Christmas Time” ed è stato realizzato dall’ensemble Evamore, “fondato per sostenere gli sforzi di enti di beneficenza”, insieme al fondatore e all’ambasciatrice del progetto, il professore Sir Chris Evans e Nina Lopes, oltre a – tra gli altri – Ozzy Osbourne, Noddy Holder degli Slade, Andy Taylor della storica formazione dei Duran Duran e Nick Mason dei Pink Floyd.

Ozzy Osbourne racconta una commovente introduzione per aprire il nuovo brano e Noddy Holder conclude la canzone augurando a tutti un buon Natale.

Il brano è stato registrato presso gli Abbey Road Studios e vede la partecipazione del chitarrista Andy Taylor, dei Duran Duran, che ha recentemente rivelato la sua battaglia contro il cancro, del batterista Nick Mason, dei Pink Floyd, della cantante Casi Wyn, di Nick Lloyd Webber al pianoforte, di Polly Wiltshire alla viola e della cantante Reebz alle armonie vocali. L’attrice e cantante Samantha Womack, che ha recentemente condiviso il suo percorso contro il cancro, fornisce i cori, così come la cantante esordiente Nina Lopes, ambasciatrice del Cancer Awareness Trust. La canzone è stata prodotta e mixata da Matt Bond, che ha suonato anche il basso, e dal Prof. Sir Chris Evans, che ha suonato anche la chitarra.

La canzone sarà pubblicata sulle piattaforme di streaming e download il 16 Dicembre 2022, ma è già disponibile all’ascolto sul sito di The Cancert Platform insieme al rispettivo video.

Al singolo farà seguito un album che includerà “oltre 50 delle migliori star del mondo”, tra cui Glenn Close, Delta Goodrem, Orlando Bloom, Tony Iommi, Geezer Butler, Martin Fry, Damien Dempsey, Toby Jones, Peter Kay, Michael Palin, Michael Sheen, Maxine Peake, Christopher Eccleston, Ronnie Wood, Nick Mason, Sinead O’Connor, Imelda May, Cillian Murphy, Brian Eno e Richard Armitage.

Nick Mason: “È un onore e un piacere che mi sia stato chiesto di suonare in questo disco… Insomma, cosa non mi piace? Il mio studio di registrazione preferito, l’opportunità di lavorare con grandi artisti su un brano meraviglioso – e per la causa più degna… Oh, e il pranzo gratuito nella mensa di Abbey Road!“.


This Christmas Time, scritta dal Prof. Sir Chris, è ispirata all’eroismo e alle lettere a casa dei soldati britannici della Prima Guerra Mondiale durante il periodo natalizio. Il Prof. Sir Chris spiega il progetto qui:

Questa canzone racconta la vera storia della tregua improvvisata la vigilia e il giorno di Natale tra i soldati stremati dalla guerra che combattevano sul fronte occidentale nella Prima Guerra Mondiale. Per quattro orrendi mesi la guerra aveva imperversato. Gli aggressori tedeschi contro le truppe francesi, britanniche e del Commonwealth. Villaggi in rovina, vite distrutte, uomini e ragazzi soldato in massa dilaniati da mitragliatrici e cannoni metallici e che vivevano come topi nelle gelide trincee fangose di paesaggi apocalittici. Tutti loro avevano visto e abbracciato un vero inferno e qualcosa di peggio. Poi, mentre i fiocchi di neve cadevano e le stelle scintillavano, i cannoni e i fucili e le urla di morte riecheggiavano fino al silenzio. Non c’erano più uccisioni, la guerra sembrava sparita: era la vigilia di Natale. Sventolando bandiere bianche e facendo tremolare le candele nelle lanterne, i soldati decorarono gli alberi di Natale e la miseria delle trincee si trasformò in vicoli di risate, canti e pace. I soldati che si stavano uccidendo l’un l’altro ore prima si incontrarono nella Terra di Nessuno per seppellire i corpi uccisi dei loro compagni, si strinsero la mano e si scambiarono doni di cibo e sigari. Tutti parlavano delle loro case e dei loro cari, probabilmente rannicchiati accanto a fuochi di legna e alberi di Natale con bambini piccoli ed eccitati. Era davvero Natale e anche la guerra deve cedere.

La voce narrante di Ozzy Osbourne e tutti i testi della canzone sono tratti dalle parole reali di oltre 20 soldati che si trovavano lì nel 1914 e che furono testimoni e parteciparono a questa straordinaria tregua. Hanno scritto a casa migliaia di lettere e riempito diari e quaderni con le loro esperienze durante quei pochi giorni di pace. Evamore ha raccolto e utilizzato tutto questo materiale per creare la canzone.

La nostra canzone di Natale è la loro vera storia di Natale.

ROGER WATERS: IN ARRIVO LE “LOCKDOWN SESSIONS”, E NON SOLO!

Roger Waters durante un podcast chiamato “The Grayzone” ha annunciato i suoi prossimi progetti: durante il lockdown Roger e la sua band hanno registrato molte nuove versioni di varie canzoni su cui stavano lavorando per il tour e le hanno condivise man mano. Ora queste “Lockdown Sessions” sono in fase di mastering e usciranno il prossimo anno, infine ha annunciato che probabilmente ci sarà anche un nuovo album chiamato.. “Sto lavorando contemporaneamente su diversi aspetti. Sarà un nuovo album che probabilmente si chiamerà the bar“.

https://pinkfloyditalia.wordpress.com/2022/11/25/roger-waters-in-arrivo-le-lockdown-sessions-e-non-solo/

Roger Waters: “The Bar è una canzone lunga, quindi è una canzone a cui sono arrivato dopo aver iniziato a suonare un pò il pianoforte, cosa che ho fatto durante le sessioni di lock down, un altro progetto che ora è finito! Sono stati tutti masterizzati, quindi uscirà un album, un nuovo album intitolato The Lockdown Sessions. Ho dato via tutte queste cose, sono tutte là fuori, chiunque può trovarle su internet, ma questo sarà, non so se solo in vinile, o se sarà anche in streaming, quindi sono tutte le sessioni di lock down che abbiamo fatto, e sono iniziate con Mother e non ricordo qual’è l’ultima che abbiamo fatto, e la nuova versione di Comfortably Numb, che facciamo proprio all’inizio di questo spettacolo, quindi è… questo è l’album.

Quindi per ricapitolare, Roger Waters è impegnato nel suo tour live “This is not a Drill“, farà uscire l’album “Lockdown Session” nel corso del 2023, sta lavorando ad un altro nuovo album che presumibilmente si chiamerà “the Bar” e sta continuando a scrivere la sua attesissima autobiografia.. non si può certo dire che stia con le mani in mano!

Shine on!

Fonte: Pink Floyd Italia

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

DAVID GILMOUR LIVE AT POMPEII, 2016

In questo articolo riporto il concerto musicale live integrale, organizzato nel 2016 a Pompei alla base del vulcano Vesuvio in Campania, regione del Sud Italia, dal mitico chitarrista virtuoso ex-Pink Floyd David Gilmour, attualmente uno dei migliori chitarristi viventi al Mondo e mio preferito, assieme a Roger Waters, nonostante non perdano mai occasione di punzecchiarsi e di litigare a distanza. La lista delle canzoni non è stata scelta a caso, sono azzeccatissime e reali per il periodo buio, tenebroso in cui stiamo viaggiando da diversi anni e qualcuno deve pur riaccendere la luce in questi periodi e Gilmour è tra gli eletti che meglio riusciranno in questa impresa, lui lo sta già facendo in musica, mentre io lo faccio da anni attraverso lo sport!

Le canzoni che ho particolarmente apprezzato sono: Rattle That Lock (Scorri quel Lucchetto album omonimo Rattle That Lock), A Boat Lies Waiting (Una barca sta aspettando, dall’album Rattle That Lock), In Any Tongue (In ogni lingua, canzone contro la guerra, album Rattle That Lock)), High Hopes (Alte Speranze, traccia finale dell’album The Division Bell, 1994), Shine on You Crazy Diamond (Irraggiamento sul tuo Diamante Pazzo, album Wish You Were Here, 1975), Coming Back To Life (Ritorno alla Vita, dall’album The Division Bell, 1994), Sorrow (Tristezza, dall’album A Momentary Lapse of Reason, 1987), Time (Tempo, dall’album The Dark Side of The Moon, 1973), Comfortably Numb (Piacevolmente insensibile, dall’album The Wall, 1979), Us and Them (Noi e Loro, dall’album The Dark Side of The Moon, colonna sonora film “Zabriskie Point”, regista Michelangelo Antognoni).

Locandina concerto musicale “Live at Pompeii” di David Gilmour
David Gilmour Live at Pompeii 2017 al cinema
L’anfiteatro romano di Pompei dove si tenne il concerto musicale di David Gilmour dei Pink Floyd “Live at Pompeii”, 2017 https://pinkfloyditalia.wordpress.com/2017/04/04/david-gilmour-live-at-pompeii-versione-televisiva/
https://quadcinema.com/film/david-gilmour-live-at-pompeii/

https://www.raiplay.it/video/2022/01/David-Gilmour-Live-At-Pompei-72d601cc-8997-439f-96ad-01f45e3bd3c0.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo