Nicola Gratteri

GRATTERI A VASTO: “INFILTRAZIONI MAFIOSE IN ABRUZZO, ATTENTI A DOVE FATE LA SPESA”

25 giugno 2023 in Cronaca Vasto

Il primo rimedio è «un sistema giudiziario proporzionato alla realtà criminale». Il secondo: «State attenti alle transazioni e a dove andate a fare la spesa». Due consigli di Nicola Gratteri per arginare le infiltrazioni mafiose in Abruzzo. Il procuratore di Catanzaro ne parla in questa intervista a margine di Vasto d’autore, il festival culturale cominciato ieri sera a Palazzo d’Avalos su iniziativa di Angelozzi comunicazione e assessorato comunale alla Cultura.

«Le mafie mutano col mutare sociale», spiega il magistrato che lotta contro la ‘ndrangheta. «Sono presenti dove c’è da gestire il potere. Non esistono zone immuni, cambia solo l’intensità della presenza di mafie. Le mafie, prevalentemente la ‘ndrangheta, vendono cocaina e con quei soldi comprano tutto ciò che vedete, quindi anche nelle regioni apparentemente immuni, Marche Abruzzo, Molise, in realtà sono zone dove si possono fare buoni investimenti, dove si possono comprare alberghi, ristoranti, pizzerie e, attraverso queste attività, fare riciclaggio di soldi provenienti dal traffico di cocaina. Perché le mafie non sono in grado di fare riciclaggio sofisticato. Il riciclaggio sofisticato lo fanno attraverso il mondo delle professioni, in grado di spostare somme considerevoli all’estero e quindi di poterle reinvestire. Le mafie sono in grado già di produrre criptovalute, anche se trovano difficoltà, ad esempio le mafie americane, ad acquistare queste criptovalute, a pagare la cocaina con le criptovalute».

Tra l’Abruzzo e le aree in cui è insediata la criminalità organizzata «non c’è la frontiera, non c’è il check point, non c’è il passaporto, quindi sicuramente c’è una proiezione naturale della mafia foggiana che si proietta verso il Nord, piena di opportunità», però sul rischio di chiusura del tribunale di Vasto va controcorrente: «Il fatto che si chiudano tribunali circondariali non è la fine del mondo. I tribunali piccoli, come i tribunali troppo grandi, non funzionano a regime. Soprattutto con le riforme procedurali che pian piano di stanno affacciando, è sempre più difficile gestire un tribunale piccolo. Io sono per fare invece i tribunali distrettuali: come c’è la procura distrettuale, fare un tribunale distrettuale, cioè un tribunale specializzato a giudicare e valutare i processi di mafia».

Sulla presenza di Matteo Messina Denaro in Abruzzo, detenuto nel carcere dell’Aquila, risponde che «non sono un esperto di Cosa nostra. Il fatto che c’è un’alta densità di carceri, anche con settori 41 bis di alta sicurezza, certo è un’occasione per dei mafiosi per venire in queste aree, ma è un indotto per le popolazioni di questo territorio, pensate alle centinaia di uomini delle forze dell’ordine che stanno qui e, quindi, fanno la spesa, affittano casa, vivono, quindi è un indotto anche per voi. Ogni cosa ha un prezzo nella vita».

Sul palco dei Giardini di Palazzo d’Avalos gremiti di pubblico dialoga col giornalista Rai Gianni Quagliarella. Le domande spaziano dalle mafie all’economia, all’etica pubblica. Sempre con i toni immediati della semplicità. La presentazione del libro Fuori dai confini, il ventiduesimo scritto dal magistrato, parte dal racconto delle indagini compiute all’estero per comprendere quanto la criminalità organizzata si stia allargando a macchia d’olio: sul plastico che le organizzazioni mafiose comprano in Bosnia. Un esplosivo più potente del tritolo. «In Bosnia sotterravano davanti casa i morti e le armi nella convinzione che la guerra, prima o poi, sarebbe tornata. Per necessità, alcune di queste armi sono state vendute». Racconta che, “con lo scoppio della guerra, le mafie ucraine sono scappate all’Ovest. Quando la guerra finirà, tra due o tre anni, non possiamo sapere quando, anche loro si siederanno al tavolo della ricostruzione». Le armi usate nei conflitti andrebbero «tracciate con un gps».

Racconta che in questi giorni è in ferie e che utilizza i giorni liberi per girare l’Italia parlando di mafie «soprattutto nelle scuole». Con gli studenti affronta l’argomento sotto l’aspetto economico. Racconta loro che non è conveniente diventare corriere della droga. Dice di aver compreso «quanto non convenga parlare coi giovani di morale o di etica», perché «sono troppo scostumati o troppo diseducati a parlare di morale o di etica». Secondo Gratteri, «i genitori di 30-35 anni sono più egoisti dei genitori precedenti». Fondamentale sarà «investire in istruzione, non in cultura. Se non avessimo il T9, non ci capiremmo tra di noi. Prima viene l’istruzione, la cultura viene dopo».

Vede un’Italia economica preda dei capitali esteri e un made in Italy a rischio: «Sono per un’Europa unita e federata, altrimenti faranno dell’Italia un outlet. I fondi americani vorrebbero abbracciare l’Italia e farne il luogo del loro tempo libero». E poi la piaga della corruzione: «Ci sono pezzi di pubblica amministrazione pronti a prostituirsi per duemila-cinquemila euro». Racconta di ristoranti affacciati sul mare con tavoli in cui «prima erano seduti medici, avvocati, insegnanti e ora medici, avvocati, insegnanti e mafiosi», perché “siamo più poveri, ma non vogliamo rinunciare al tenore di vita di trent’anni fa e siamo disposti a prostituirci».

Neanche una parola, invece, sulla riforma Nordio, che cancella il reato di abuso d’ufficio e limita le intercettazioni. «Della riforma non posso parlare. Rischierei il procedimento disciplinare” proprio nel momento in cui «ho fatto domanda per Napoli». Se il Csm accetterà la richiesta, sarà capo della procura partenopea.

L’informazione italiana, secondo il pm in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta, non può essere totalmente libera: «Chi ha la proprietà di un giornale non è innamorato dell’informazione. Comprare un giornale è un business ed è anche controllare un pezzo dell’informazione. Così non può esserci un’informazione libera».

Quagliarella conclude chiedendogli se onesto voglia dire essere fesso, come spesso si tende a pensare. «No, questo no», risponde. «La cosa peggiore per l’uomo è vivere pensando che sia inutile essere onesto».

Autore:
Michele D’Annunzio

Direttore di Chiaro Quotidiano. Giornalista professionista, dal 2001 in poi ho lavorato per testate televisive e radiofoniche, giornali cartacei e online, agenzie di stampa. Sono tra i fondatori di Chiaro Quotidiano. Le mie passioni sono il giornalismo, la lettura e il biliardo.

Fonte: Chiaro Quotidiano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus