di Manuela Pelati
Il racconto di Valentina Petroni, residente in via di Priscilla, che ha chiamato l’etologo Andrea Lunerti per la disinfestazione. La signora ha immediatamente sospettato della presenza del nido, perché un’amica le aveva raccontato l’invasione in casa a Trastevere
«Quando ho aperto lo sportello del gas in cucina, ho sentito un ronzio — racconta Valentina Petroni che abita in via di Priscilla —, ma non avrei mai immaginato di avere centinaia di vespe orientalis dentro casa».
La donna venerdì scorso ha avuto il sospetto che si trattasse degli insetti lunghi 3 centimetri di colore giallo con bande rosse, simili a calabroni, che stanno invadendo Roma, «perché un’amica mi aveva raccontato dell’assalto a casa sua a Trastevere» , continua la donna. «Quindi immediatamente chiamato la ditta per la disinfestazione. Ora posso dire che la mia amica mi ha salvato la vita».
La donna aveva spalancato le finestre per il caldo e vedeva volare i grossi insetti che entravano dalla finestra. «Mi sono affacciata — continua la signora Valentina — e ho visto che uscivano dal foro di sicurezza dell’interruttore del gas posto all’esterno, un tubo largo 10 centimetri. Allora ho provato ad aprire lo sportello in cucina, ma per fortuna l’ho chiuso immediatamente ».
All’interno dell’abitazione al quarto piano in via di Priscilla, le vespe avevano edificato un nido con almeno 450 esemplari, che entravano e uscivano dal tubo che sbocca sul muro esterno, sempre aperto e senza retina di protezione. Un rifugio sicuro e tranquillo per le vespe che in poche settimane hanno edificato un nido enorme, del peso di un chilo e mezzo.
«La fortuna— racconta l’etologo Andrea Lunerti intervenuto sul posto — è stata quella di aver agito prontamente chiudendo lo sportello, infatti se la signora fosse stata punta da un solo esemplare, sarebbe stata assalita subito dagli altri e avrebbe rischiato la vita. Infatti bastano una decina di iniezioni per andare in choc anafilattico ». La puntura di una vespa, infatti, emette una sostanza che avverte lo sciame di pericolo, quindi si attivano tutte per colpire il nemico.
Lunerti continua: «Le immagini del nido sono terrificanti e straordinarie, la signora quando ha visto il nido ha avuto un mancamento,si è dovuta mettere seduta. A momento dell’apertura dello sportello gas aveva le braccia scoperte e se le vespe si fossero scagliate contro non avrebbe avuto scampo». La signora Valentina si è assentata da casa per qualche giorno.
«Abbiamo neutralizzato la colonia — spiega Lunerti — e fatto la rimozione del nido che pesava un chilo e mezzo. A ottobre si sarebbe ingrandito per arrivare fino a 600 esemplari perché ce n’erano già 450». L’etologo continua: «Ho inoltre avvertito la signora che la ditta del gas deve mettere una retina su bocchettone, perché per quella cavità ci vuole la protezione». Quando si scopre un nido, «va immediatamente rimosso, in fatti l’intervento sulle vespe non è efficace se non si annienta la regina. In caso contrario la colonia si incrementa perché dopo un attacco si organizza per difendersi e la prima cosa è che si ingrandisce».
Per l’invasione delle vespe orientalis continuano le chiamate, più di 350 al giorno, al numero verde 800854854 della Protezione Civile messo a disposizione dal Campidoglio. «Ma per le abitazioni private bisogna chiamare le ditte specializzate», chiariscono dal Comune. Dopo l’invasione dei cinghiali, la città, da giugno, si trova ad affrontare una nuova emergenza.
Fonte: Corriere della Sera
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo