schiavitù

DON CIOTTI: SE NON C’È DIGNITÀ, IL LAVORO È SCHIAVITÙ

https://www.famigliacristiana.it/articolo/se-non-c-e-dignita-il-lavoro-e-schiavitu_3981.aspx

07/08/2018  La riflessione del presidente di Libera a seguito degli incidenti in cui hanno perso la vita in due giorni 16 braccianti agricoli in Puglia.

Elisa Chiari
Don Luigi Ciotti

«Dodici persone morte, tre ferite. Sabato scorso, quattro persone morte, quattro feriteTutti migranti  impegnati in Puglia nel lavoro dei campi». Comincia così la riflessione diffusa sul sito di Libera da don Luigi Ciotti presidente di Libera e del Gruppo Abele, a seguito dell’ultima tragedia del lavoro nel foggiano, dove il 6 agosto, dodici braccianti agricoli hanno perso la vita nell’incidente causato dal furgoncino che, stipati, li portava al lavoro.  Foggia, non a caso,  il 21 marzo scorso era stata scelta da Libera come sede della marcia annuale in ricordo delle vittime di mafia.

«Non possiamo parlare – scrive don Ciotti – di fatalità. Incidenti di questo genere si ripetono da tempo, da anni, dall’epoca in cui a lavorare nei campi erano soprattutto nostri connazionali. Abbiamo oggi una buona legge sul caporalato, che però deve essere messa in condizione di funzionare (su cui si fa il punto sul numero 32 di Famiglia Cristiana ndr., in edicola dal 9 agosto ndr.) Ma c’è a monte una questione più generale che riguarda il lavoro. Questo sistema sembra aver dimenticato che il lavoro è la base della dignità della persona, e che questa dignità si garantisce con i diritti, con la sicurezza, con la giusta retribuzione. Altrimenti abbiamo lo sfruttamento se non la schiavitù. Di fronte a quelle morti bisogna stare in silenzio, ma poi occorre chiedersi in che genere di mondo vogliamo vivere. Se in quello dove il lavoro è un diritto e un libero contributo al bene comune, o in quello, che sempre più cupamente si annuncia, dove l’essere umano sfrutta il suo prossimo e c’è solo posto per gli egoisti, per gli indifferenti, per i potenti e per i corrotti. Perché se è il primo mondo quello che vogliamo, non è più possibile assistere inerti a questo olocausto di vita e di speranza».

Fonte: Famiglia Cristiana

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

FIFA: NIENTE PROFITTI DAGLI ABUSI

https://secure.avaaz.org/campaign/it/make_fifa_pay_locked/?wXYtkdb

Immaginate di essere così disperati da decidere di abbandonare la vostra famiglia per vivere in uno squallido cantiere, schiavizzati nel deserto per una paga a volte di solo 1 euro all’ora. E poi di morire, da soli, senza neanche un indennizzo.

E che mentre tutte quelle famiglie in lutto non ricevono neanche un indennizzo, chi vi ha schiavizzato stia facendo i miliardi.

La FIFA ha deciso di lasciare che il regime dispotico del Qatar ospitasse la Coppa del Mondo, e da allora sarebbero già morti migliaia di lavoratori migranti, disperati e vulnerabili.

C’è una crescente pressione perché la FIFA paghi 440 milioni di dollari a questi lavoratori, la stessa cifra del montepremi per le squadre partecipanti. Lo chiedono organizzazioni per i diritti umani, calciatori e persino alcuni dei principali sponsor del Mondiale. Ma a meno di due settimane dal calcio d’inizio, abbiamo bisogno di rendere questo appello davvero globale. Firma subito e faremo arrivare le nostre voci direttamente ai massimi dirigenti della FIFA.

Gianni Infantino, Presidente della FIFA:

Da tutto il mondo la esortiamo a dare ascolto all’appello lanciato da tante organizzazioni per i diritti umani: riconosca i devastanti effetti che la preparazione della Coppa del Mondo in Qatar ha provocato a centinaia di migliaia di migranti, incluso il numero incalcolabile di persone morte, mentre la FIFA guadagna miliardi. Più che offrire parole, le chiediamo di istituire un fondo di compensazione per le vittime di 440 milioni di dollari, importo pari al montepremi stabilito dalla FIFA per le squadre partecipanti. 

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo