Day: 5 dicembre 2023

SCOMPARE IL LAGO DI URMIA, DISASTRO ECOLOGICO IN IRAN

L’80% delle sue acque sono andate perse nell’ultimo anno, riducendone lo specchio ad appena 170 chilometri quadrati

di Giuseppe Didonna

Hamed / Middle East Images / Middle East Images via AFP – Nave incagliata nelle saline del Lago Urmia
https://www.agi.it/estero/news/2023-12-04/iran-disatstro-ecologico-scompare-lago-urmia-24281457/

AGI – L’ombra di una catastrofe ecologica si allunga sull’Iran, dove il lago di Urmia, il più grande lago salato del Paese, si sta ritirando a ritmo preoccupante. L’allarme e stato lanciato dal quotidiano Samat, secondo cui l’80% delle acque del lago sono andate perse nell’ultimo anno, riducendo la superficie dello specchio d’acqua situato nel Nord-Ovest del Paese ad appena 170 km quadrati. Una perdita dal valore incalcolabile, con enormi ripercussioni sull’economia e sul clima di una delle più popolose regioni dell’Iran.

Un processo di distruzione andato avanti nonostante i proclami del governo degli ayatollah, che aveva più volte promesso azioni concrete per arrestare la distruzione di quello che è stato il più grande lago salato del Medio Oriente. La distruzione di Urmia dura da più di 20 anni, un progressivo prosciugamento dovuto essenzialmente all’assenza di strategie di gestione sostenibili e all’espansione senza regole dell’agricoltura, che ha reso lo specchio d’acqua una pozza inquinata e in alcuni punti maleodorante.

Secondo il quotidiano Samat negli ultimi 25 anni sarebbero andate perse il 97% delle riserve idriche del lago di Urmia. A sostegno della propria accusa il quotidiano pubblica foto satellitari scattate negli anni dall’università Sharif. Una polemica che ha inevitabilmente avuto ripercussioni politiche. Numerosi attivisti e ambientalisti hanno dovuto fronteggiare arresti e persecuzioni da parte del regime iraniano per aver denunciato il disastro ecologico in corso e il deterioramento della qualità dell’aria nella regione.

Fonte: AGI

Lago Urmia in Iran sparito a causa del cambiamento climatico provocato dall’abuso delle tecniche di Geoingegneria clandestina adottate dagli Stati Uniti d’America per il controllo del clima a distanza

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

IN AZIONE ALLA SEDE DI ENI PER DENUNCIARE I SUOI CRIMINI CLIMATICI!

Greenpeace Italy 5 Dicembre 2023

Greenpeace activists went into action in Rome, at the ENI headquarters, to denounce the consequences in terms of loss of human life resulting from the use of fossil fuels by nine large European oil & gas companies, including ENI itself.
https://www.greenpeace.org/italy/storia/19543/in-azione-alla-sede-di-eni-per-denunciare-i-suoi-crimini-climatici/

Questa mattina decine di attiviste e attivisti di Greenpeace sono entrati in azione a Roma, presso il quartier generale di ENI, per denunciare le conseguenze in termini di perdite di vite umane derivanti dalla produzione di combustibili fossili da parte di ENI. 

Mentre alcuni attivisti hanno aperto due banner giganti sui lati del palazzo di ENI con la scritta “Today’s emissions = tomorrow’s deaths”, sono state proiettate sulla sede generale della compagnia dell’oil&gas diversi messaggi, tra cui “Giustizia climatica ora” e “I combustibili fossili uccidono”. In contemporanea, altre attivisti e attivisti hanno portato nei pressi dello stesso palazzo un’installazione di 8 metri di lunghezza con il messaggio “ENI’s legacy = climate deaths”.

Le industrie fossili hanno enormi responsabilità per i danni causati al Pianeta e alle persone dalle loro attività, ed è arrivato il momento che paghino per i loro crimini climatici.

I combustibili fossili uccidono: le nostre stime

Il report di Greenpeace Paesi Bassi diffuso oggi stima che le emissioni di gas climalteranti del solo 2022 delle nove grandi aziende europee del settore dell’oil&gas (Shell, TotalEnergies, BP, Equinor, ENI, Repsol, OMV, Orlen, e Wintershall Dea) potrebbero causare 360 mila decessi entro il 2100. Le morti stimate imputabili a ENI sarebbero pari a 27 mila.

La cifra complessiva delle morti stimate è stata ottenuta attraverso un modello statistico, accettato dalla comunità scientifica, che calcola i decessi che  potrebbero verificarsi entro la fine di questo secolo a causa delle emissioni del 2022 delle principali aziende dell’oil&gas europee. Il calcolo è stato possibile confrontando uno scenario privo delle emissioni delle nove aziende con uno che le computa. Un numero di persone superiore al totale degli abitanti di una città come Firenze potrebbe dunque scomparire con un solo anno di attività delle nove compagnie dell’oil&gas europee. 

La stima è da considerarsi conservativa poiché prende in considerazione solo le morti in eccesso correlate alle variazioni di temperatura, ovvero quelle causate direttamente da calore estremo e freddo intenso. Le morti causate da altri impatti futuri derivanti dalla crisi climatica, come gli eventi meteorologici estremi, le malattie infettive, l’inquinamento atmosferico o altri pericoli contemporanei derivanti dalla produzione e dall’uso di combustibili fossili, non sono incluse in questa analisi.

Ci chiediamo con preoccupazione quando ENI comincerà a mettere la vita delle persone e la salvaguardia del Pianeta al di sopra del proprio profitto. Continuare a emettere gas serra, come ha intenzione di fare, metterà ancora più a repentaglio la vita di tutti noi.

Vogliamo giustizia!
Secondo Oil Change International, ENI prevede di aumentare l’estrazione di petrolio e gas del 3-4% all’anno fino al 2026. Nel 2022, la compagnia italiana ha investito circa 15 volte di più nei combustibili fossili che nelle energie rinnovabili, pur registrando profitti record e dichiarando di essere leader nel contrasto alla crisi climatica.

Per costringere il ENI a rivedere la sua strategia industriale e a ridurre entro il 2030 le sue emissioni del 45%, rispetto ai livelli del 2020 – come raccomandato dalla comunità scientifica internazionale per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi – lo scorso 9 maggio con ReCommon e dodici cittadine e cittadini italiani abbiamo presentato una causa civile nei confronti di ENI.

Informati e supporta #LaGiustaCausa

https://sostieni.greenpeace.it/campagna/in-difesa-del-clima/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto