QUELLO CHE ERA GAZA OGGI NON E’ PIU’

https://m.oxfamitalia.org/nl/link?c=12ek8&d=ai8&h=2iegs5srkhl7vh6b1d6826h4sh&i=3i0&iw=1&n=2fh&p=H554890970&s=wv&sn=2fh

Adriana Zega è una delle nostre operatrici umanitarie, che ha lavorato tanti anni a Gaza, da lei descritta come un luogo pieno di vita e bellezza: un luogo che oggi non esiste più, dove dopo sei mesi di conflitto, centinaia di donne uomini e bambini inermi vengono uccisi ogni giorno. 

LA VOCE DI ADRIANA, OPERATRICE UMANITARIA IMPEGNATA A GAZA

“Ogni singolo collega, amico e conoscente con cui ogni giorno sono in contatto è – ogni istante, ogni minuto che passa – un sopravvissuto.”

Adriana Zega

Gaza: In mezzo alle sfide quotidiane per la sopravvivenza e all’orrore della guerra, emerge la testimonianza coraggiosa di Adriana Zega, operatrice umanitaria di Oxfam. Nella Striscia, ormai segnata da sei mesi di conflitto, i civili continuano a essere uccisi dai bombardamenti isrealiani, oltre che a causa della mancanza di cibo e di acqua pulita. Anche la vita degli operatori umanitari è ogni momento a rischio, sono 243 gli operatori che sono stati uccisi dall’esercito israeliano mentre portavano assistenza alla popolazione civile. In questa realtà di perdita ma anche di incredibile resilienza, vogliamo condividere le parole di Adriana con la speranza di un futuro migliore per Gaza e per coloro che vi abitano.

LA LETTERA DI ADRIANA

Ciao, mi chiamo Adriana, sono un’operatrice umanitaria da più di dieci anni e faccio parte del team umanitario globale di Oxfam. Mi occupo della protezione delle persone per supportare chi è più a rischio per la propria vita in situazioni di emergenza e tutelare i loro diritti.

Da novembre 2023, lavoro per la risposta umanitaria di Gaza e ogni giorno sono in contatto con i colleghi palestinesi di Oxfam a Gaza.

LA GAZA CHE CONOSCEVO

Conosco bene la Striscia di Gaza perché ci ho lavorato per quattro anni tra il 2009 e il 2015. O forse farei meglio a dire “conoscevo” la Striscia di Gaza. Intere città, quartieri e campi rifugiati sono stati distrutti dall’esercito israeliano. Ospedali, università, siti storici (antiche moschee e chiese) e archeologici distrutti.

Purtroppo, la Gaza piena di bellezza e vita che ho avuto la fortuna di conoscere non esiste più.

Vista di Gaza City dal porto 2012 Copyright Adriana Zega

GAZA È DIVENTATA UN LUOGO DI MORTE E DISPERAZIONE

La tragedia umana che i palestinesi della Striscia stanno vivendo da oltre sei mesi è immensa. È la quinta offensiva militare israeliana in 16 anni di blocco imposto sulla Striscia di Gaza ed è la più brutale, con oltre 33 mila persone uccise, il 70 per cento dei quali sono civili tra cui almeno 10 mila donne e 14 mila bambini.

Gli attacchi aerei israeliani hanno distrutto la Città di Al Zahra. Le torri residenziali nella Striscia di Gaza sono state ridotte in macerie durante un attacco aereo israeliano, con almeno venticinque torri residenziali prese di mira. Foto: Alef Multimedia Company/ Oxfam.

SIAMO DI FRONTE AL RISCHIO DI GENOCIDIO

Ogni singolo collega, amico e conoscente con cui ogni giorno sono in contatto è – ogni istante, minuto che passa – un sopravvissuto. Non so se il giorno dopo ci sarà ancora, se avremo la prossima riunione già fissata in agenda. Sono tutti sfollati e hanno tutti perso amici o familiari senza aver avuto il tempo di elaborare il lutto.

Le persone si confrontano con la paura di morire non solo a causa dei bombardamenti che continuano incessanti via cielo, terra e mare, sapendo di non avere nessun luogo sicuro dove rifugiarsi o scappare. Adesso a Gaza le persone stanno soffrendo la fame. Si rischia di morire per assenza di cibo sufficiente e acqua pulita, oltre che per la totale mancanza di condizioni igieniche e cure mediche.

Non mi capacito di come sia possibile che nel 2024, delle persone possano morire di fame a causa dell’uomo. Almeno 27 bambini sono morti di fame. Eppure, è così. Israele oltre a usare la forza militare in maniera sproporzionata contro i civili, sta usando la fame come arma di guerra. Siamo di fronte al rischio di genocidio.

Gaza è la missione umanitaria più difficile in cui io abbia mai lavorato

Gaza Novembre 2022, Adriana Zega fa visita all’associazione Wefaq a Rafah
Copyright: Associazione Wefaq

https://www.oxfamitalia.org/la-voce-di-adriana-operatrice-umanitaria-impegnata-a-gaza/

Ho lavorato in tanti contesti difficili, a confronto con l’enorme sofferenza umana delle persone causata da conflitti armati e catastrofi naturali. Posso dire che quella di Gaza è la missione umanitaria più difficile in cui io abbia mai lavorato.

Oltre al confronto con la sofferenza immensa e l’annichilimento dell’essere umano, si aggiunge l’enorme frustrazione per la mancanza di giustizia di fronte a gravissime violazioni del diritto internazionale umanitario.

L’operato degli attori umanitari deve essere garantito durante le ostilità, al contrario il lavoro delle organizzazioni umanitarie viene ostacolato dalle autorità israeliane.

Abbiamo continuato ad assistere alle restrizioni imposte da Israele all’accesso degli aiuti umanitari attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom, restrizioni all’accesso fisico al Nord della Striscia dove oltre 300 mila persone sono tagliate fuori dagli aiuti, e ad attacchi ripetuti dell’esercito israeliano contro operatori umanitari palestinesi e internazionali, personale medico, ospedali e ambulanze, giornalisti.

DOBBIAMO CONTINUARE A FARE TUTTO CIÒ CHE È POSSIBILE

Eppure, ogni giorno rispondiamo sul campo per portare aiuti alle persone dove abbiamo accesso. Sono i colleghi di Oxfam e delle organizzazioni partner a Gaza i primi a rispondere e a lavorare ogni giorno, nonostante siano sfollati e abbiamo subito la perdita di persone care, dandoci la motivazione per trovare soluzioni e costruire ogni giorno la risposta nonostante le difficoltà.

Dobbiamo continuare a fare tutto ciò che è possibile: dal supporto materiale per le donne e le ragazze con abiti e kit igienici, agli aiuti per le persone sfollate nelle tendopoli o ammassate nei centri comunitari gestiti dai partner, all’identificazione dei minori non accompagnati (si stima siano più di 17.000 i bambini rimasti orfani), le distribuzioni del cibo che riusciamo a fare entrare, l’installazione di desalinizzatori per l’acqua potabile.

È necessario fare molto di più e garantire l’intervento in sicurezza delle organizzazioni umanitarie. Per questo bisogna fare pressione per ottenere un cessate il fuoco immediato e che venga garantito l’ingresso degli aiuti umanitari necessari per dare una risposta adeguata.

Adriana

PORTARE AIUTO NELL’INFERNO DI GAZA

Da ottobre, in seguito all’attacco di Hamas, assistiamo con sgomento agli attacchi indiscriminati e alle atrocità inflitte alla popolazione civile di Gaza commessa da Israele e dalla sua Israeli Defence Force. In questa drammatica cornice il lavoro dei nostri colleghi e colleghe sul campo si fa sempre più complesso. Ben 243 operatori umanitari hanno perso la vita a Gaza, mentre cercavano disperatamente di portare aiuti vitali all’interno della Striscia.*

Sono trascorsi più di sei mesi e stiamo ancora contando [i giorni] senza avere idea di quando finirà

Anche Jomana, operatrice umanitaria di Oxfam attiva a Gaza, si trova ogni giorno a lottare per la sopravvivenza mentre si impegna a lavorare senza sosta per aiutare la sua famiglia e la sua comunità. Nonostante le difficoltà e il pericolo costante, Jomana conserva nel cuore sogni di pace e di un ritorno a una vita più tranquilla e serena.

https://www.oxfamitalia.org/portare-aiuto-nellinferno-di-gaza/

Se le bombe uccidono, lo fa anche la fame

Qui al nord soffriamo la fame: siamo costretti a sopravvivere sotto pesanti bombardamenti senza cibo, acqua pulita e con il rischio costante di contrarre malattie

ci racconta Jomana.

Circa 1,4 milioni di palestinesi hanno cercato rifugio a Rafah, dopo essere stati sfollati molte volte. Le condizioni di vita nei campi per sfollati sono drammatiche. Foto: Alef Multimedia/Oxfam

Tutta la popolazione di Gaza si trova ad affrontare livelli critici di insicurezza alimentare, un tragico scenario che purtroppo si tradurrà presto in un aumento significativo di morti.

Lo denuncia un nuovo report sullo stato dell’insicurezza alimentare nella Striscia, promosso da un network di 19 agenzie e istituzioni intergovernative di cui Oxfam fa parte.*

Dallo scorso gennaio 300mila persone intrappolate nel nord di Gaza sono costrette a sopravvivere con meno di 245 calorie al giorno a testa: l’equivalente di 100 grammi di pane. Un ammontare inferiore al 12% del fabbisogno calorico necessario per la sopravvivenza.

Israele ha deliberatamente e sistematicamente negato cibo e acqua mettendo gran parte della popolazione a rischio imminente di carestia. Questo costituisce una punizione collettiva e va contro il diritto internazionale.

IL SOGNO DI TORNARE ALLA VITA

Jomana aspira a riconquistare la sua vita, la speranza e il suo futuro, non diversamente da qualsiasi altra giovane della sua età.

A vent’anni, come qualsiasi ragazza della mia generazione, ho molti sogni e obiettivi da realizzare. Ma per ora, il mio più grande desiderio è semplicemente vivere in pace con la mia famiglia nella vecchia Gaza. In questo momento, non riesco a pensare al mio futuro; la mia unica preoccupazione è tornare alla vita semplice che conoscevo prima.

Una generazione di bambini, ragazzi e ragazze sta vivendo un livello di violenza e atrocità senza precedenti, rischiando di essere cancellata per sempre.

Più del 70% delle vittime a Gaza sono donne e bambini. Foto: Alef Multimedia/Oxfam

UNISCITI A NOI

Come Jomana, decine di colleghe e colleghi stanno rischiando la vita per portare aiuto e proteggere i civili a Gaza.

Il nostro lavoro a fianco della popolazione palestinese prosegue senza sosta, ma solo un cessate il fuoco duraturo potrà garantire l’ingresso di aiuti vitali alla loro sopravvivenza.

È una nostra responsabilità collettiva fermare questa tragedia: bambini, donne, uomini inermi non possono più aspettare. Unisciti a migliaia di persone per chiedere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e in Israele.

Firma e condividi la petizione per chiedere la protezione dei civili ORA

English translate

WHAT WAS GAZA TODAY IS NO LONGER

Adriana Zega is one of our humanitarian workers, who has worked for many years in Gaza, which she described as a place full of life and beauty: a place that no longer exists today, where after six months of conflict, hundreds of women, men and children helpless people are killed every day.

THE VOICE OF ADRIANA, A HUMANITARIAN WORKER ENGAGED IN GAZA

“Every single colleague, friend and acquaintance I come into contact with every day is – every moment, every minute that passes – a survivor.”

Adriana Zega

Gaza: In the midst of the daily challenges of survival and the horror of war, the courageous testimony of Adriana Zega, Oxfam humanitarian worker, emerges. In the Strip, now marked by six months of conflict, civilians continue to be killed by Israeli bombing, as well as due to the lack of food and clean water. Even the lives of humanitarian workers are at risk at every moment; 243 workers have been killed by the Israeli army while providing assistance to the civilian population. In this reality of loss but also of incredible resilience, we want to share Adriana’s words with the hope of a better future for Gaza and those who live there.

ADRIANA’S LETTER

Hi, my name is Adriana, I have been a humanitarian worker for more than ten years and I am part of Oxfam’s global humanitarian team. I deal with the protection of people to support those who are most at risk for their lives in emergency situations and protect their rights.

Since November 2023, I have been working for the Gaza humanitarian response and am in contact with Oxfam’s Palestinian colleagues in Gaza every day.

THE GAZA I KNEW

I know the Gaza Strip well because I worked there for four years between 2009 and 2015. Or perhaps I would be better off saying “I knew” the Gaza Strip. Entire cities, neighborhoods and refugee camps have been destroyed by the Israeli army. Hospitals, universities, historical (ancient mosques and churches) and archaeological sites destroyed.

Unfortunately, the Gaza full of beauty and life that I was lucky enough to know no longer exists.

View of Gaza City from harbour in 2012

GAZA HAS BECOME A PLACE OF DEATH AND DESPERATION

The human tragedy that the Palestinians of the Strip have been experiencing for over six months is immense. It is the fifth Israeli military offensive in 16 years of blockade imposed on the Gaza Strip and is the most brutal, with over 33 thousand people killed, 70 percent of whom are civilians including at least 10 thousand women and 14 thousand children.

Israeli airstrikes destroyed Al Zahra City. Residential towers in the Gaza Strip were reduced to rubble during an Israeli airstrike, with at least twenty-five residential towers targeted. Photo: Alef Multimedia Company/ Oxfam.

WE ARE FACED WITH THE RISK OF GENOCIDE

Every single colleague, friend and acquaintance I come into contact with every day is – every moment, minute that passes – a survivor. I don’t know if he will still be there the next day, if we will have the next meeting already scheduled on the agenda. They are all displaced and have all lost friends or family without having had time to grieve.

People are faced with the fear of dying not only because of the bombings that continue incessantly via air, land and sea, knowing that they have nowhere safe to take refuge or escape. Now people in Gaza are going hungry. You risk dying due to the lack of sufficient food and clean water, as well as the total lack of hygienic conditions and medical care.

I don’t understand how it is possible that in 2024, people can die of hunger because of man. At least 27 children died of starvation. Yet, it is so. Israel, in addition to using military force disproportionately against civilians, is using hunger as a weapon of war. We are facing the risk of genocide.

Gaza is the most difficult humanitarian mission I have ever worked on

Gaza November 2022, Adriana Zega visits the Wefaq association in Rafah
Copyright: Wefaq Association

I have worked in many difficult contexts, faced with the enormous human suffering of people caused by armed conflicts and natural disasters. I can say that Gaza is the most difficult humanitarian mission I have ever worked on.

In addition to the comparison with the immense suffering and annihilation of human beings, there is also the enormous frustration at the lack of justice in the face of very serious violations of international humanitarian law.

The work of humanitarian actors must be guaranteed during hostilities, on the contrary the work of humanitarian organizations is hindered by the Israeli authorities.

We continued to witness the restrictions imposed by Israel on the access of humanitarian aid through the Rafah and Kerem Shalom crossings, restrictions on physical access to the northern Strip where over 300,000 people are cut off from aid, and repeated attacks by Israeli army against Palestinian and international humanitarian workers, medical personnel, hospitals and ambulances, journalists.

WE MUST CONTINUE TO DO EVERYTHING POSSIBLE

Yet, every day we respond on the ground to bring aid to people where we have access. Colleagues from Oxfam and partner organizations in Gaza are the first to respond and work every day, despite being displaced and having suffered the loss of loved ones, giving us the motivation to find solutions and build the response every day despite the difficulties.

We must continue to do everything we can: from material support for women and girls with clothing and hygiene kits, to aid for people displaced in tent cities or crowded into community centers run by partners, to identifying unaccompanied minors ( it is estimated that more than 17,000 children have been orphaned), the food distributions that we manage to get in, the installation of desalination plants for drinking water.

It is necessary to do much more and guarantee the safe intervention of humanitarian organizations. For this reason, pressure must be applied to obtain an immediate ceasefire and to guarantee the entry of the humanitarian aid necessary to provide an adequate response.

Adriana

BRINGING HELP TO THE HELL OF GAZA

Since October, following the Hamas attack, we have witnessed with dismay the indiscriminate attacks and atrocities inflicted on the civilian population of Gaza committed by Israel and its Israeli Defense Force. In this dramatic setting, the work of our colleagues in the field is becoming increasingly complex. As many as 243 humanitarian workers have lost their lives in Gaza, while desperately trying to bring vital aid into the Strip.*

More than six months have passed and we are still counting [the days] with no idea when it will end

Even Jomana, an Oxfam aid worker active in Gaza, finds herself fighting for survival every day as she works tirelessly to help her family and community. Despite the difficulties and danger they persist.

https://www.oxfamitalia.org/portare-aiuto-nellinferno-di-gaza/

If bombs kill, so does hunger

Here in the north we suffer from hunger: we are forced to survive under heavy bombing without food, clean water and with the constant risk of contracting diseases

Jomana tells us.

Around 1.4 million Palestinians have sought refuge in Rafah, having been displaced many times. The living conditions in the camps for displaced people are dramatic. Photo: Alef Multimedia/Oxfam

The entire population of Gaza is facing critical levels of food insecurity, a tragic scenario that will unfortunately soon result in a significant increase in deaths.

This is reported by a new report on the state of food insecurity in the Strip, promoted by a network of 19 intergovernmental agencies and institutions of which Oxfam is part.*

Since last January, 300,000 people trapped in northern Gaza have been forced to survive on less than 245 calories per day each: the equivalent of 100 grams of bread. An amount less than 12% of the calorie needs necessary for survival.

Israel has deliberately and systematically denied food and water, putting much of the population at imminent risk of famine. This constitutes collective punishment and is against international law.

THE DREAM OF RETURN TO LIFE

Jomana aspires to regain her life, hope and future, no different than any other young person her age.

At twenty, like any girl of my generation, I have many dreams and goals to achieve. But for now, my greatest wish is simply to live in peace with my family in old Gaza. Right now, I can’t think about my future; my only concern is to return to the simple life I knew before.

A generation of children, boys and girls is experiencing an unprecedented level of violence and atrocities, risking being erased forever.

More than 70% of the victims in Gaza are women and children. Photo: Alef Multimedia/Oxfam

JOIN US

Like Jomana, dozens of colleagues are risking their lives to help and protect civilians in Gaza.

Our work alongside the Palestinian population continues unabated, but only a lasting ceasefire will be able to guarantee the entry of aid vital to their survival.

It is our collective responsibility to stop this tragedy: helpless children, women, men can no longer wait. Join thousands of people in calling for a ceasefire in the Gaza Strip and Israel.

Sign and share the petition calling for the protection of civilians NOW.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

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