biodiversità forestale

GEO RAITRE PUNTATA 22 APRILE 2024 SUL PARCO NAZIONALE DELL’UPEMBA, KINSHASA, REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Geo, un programma di Sveva Sagramola ed Emanuele Biggi, RaiTre https://www.raiplay.it/programmi/geo
https://www.raiplay.it/video/2024/04/Geo—Puntata-del-22042024-64a1c794-1e99-4c3c-b87b-bbce93bdb0e7.html
https://www.google.it/maps/place/Parco+nazionale+dell’Upemba/@-9,26.75,774m/data=!3m2!1e3!4b1!4m6!3m5!1s0x199dafdf6ce2b015:0xbedbd32f515711eb!8m2!3d-9!4d26.75!16zL20vMDZ6Ymtq?entry=ttu

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM americana

SOS BIODIVERSITA’: LE SPECIE VEGETALI ALIENE INVADONO L’ITALIA

Dall’edera velenosa alla Pianta dei pappagalli passando per la Ludwigia peploide: molte piante “cattive” stanno invadendo l’Italia. Ma c’è chi le combatte…

Immagine da Depositphotos https://greenplanner.substack.com/p/sos-biodiversita-le-specie-vegetali

L’edera velenosa sta prendendo piede in Italia. Lo denunciano i botanici dell’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa che hanno scoperto un insediamento vicino a Firenze (finora nel nostro Paese c’erano state solo due segnalazioni storiche per il Trentino-Alto Adige risalenti al 1893 e al 1930, come specie occasionalmente sfuggita alla coltivazione).

Si tratta di una pianta fortemente tossica, che provoca dermatiti da contatto che, nel solo Nord America, colpiscono milioni di persone ogni anno.

È dunque importante che le amministrazioni e la popolazione locale siano consapevoli della pericolosità di questa specie, avvisano i ricercatori. Pericoli incombenti che i centri di ricerca italiani molto attivi in tema di biodiversità rilevano sempre più.

Il tema è comunque centrale in questi giorni a Montreal, in Canada, dove si spera in linee guida da adottare efficacemente a livello mondiale per salvaguardare la buona biodiversità e combattere le cattive pratiche che facilitano le invasioni aliene.

In tema, proprio oggi a Parma, si tiene la prsentazione del progetto Sos Biodiversità, condotto dell’Ente Parchi del Ducato di cui l’Ateneo di Parma è partner scientifico.

Obiettivo del progetto è mappare le specie vegetali invasive per aggiornare le informazioni sulla loro distribuzione all’interno di quattro aree fluviali della provincia di Parma.

Tra queste spicca la l’Ailanto (Ailanthus altissima), la Pianta dei pappagalli (Asclepias syriaca), il Luppolo giapponese (Humulus japonicus), la Porracchia a sei petali (Ludwigia hexapetala) e di Montevideo (Ludwigia peploides).

Previsto dal progetto anche il coinvolgimento di cittadine e cittadini, che posso capire come essere d’aiuto per la ricerca.

Per inquadrare la tematica delle specie invasive abbiamo chiesto a Rossano Bolpagni, ecologo vegetale dell’Università di Parma di darci una mano a capire meglio la situazione che tocca direttamente tutti noi.

Si definisce una specie aliena quando viene introdotta dall’uomo (accidentalmente o volontariamente) in un determinato luogo/habitat che non ricade all’interno della sua area di origine.

Spesso queste specie vengono rilasciate a grandissima distanza dai siti nativi, per esempio in un altro continente. In ragione della capacità di queste specie di mantenersi nel tempo e propagarsi nei nuovi luoghi di crescita e sviluppo, possono essere classificate come invasive.

Immagine da Depositphotos

Quest’ultime, sono specie che sono riuscite ad adattarsi alle nuove condizioni in modo efficace determinando impatti significativi agli ecosistemi (inclusi quelli agricoli e urbani) e/o alle popolazioni umane.

Tra le specie aliene ve ne sono alcune che sono definite di rilevanza unionale, i cui effetti negativi sull’ambiente e la biodiversità in ambito europeo sono così gravi da richiedere un intervento concertato degli Stati membri dell’Unione europea.

A tale scopo è stato emanato uno specifico regolamento europeo nel 2014 (Regolamento Ue 1143/14). A seguito dell’emanazione di questo strumento legislativo, tutti gli stati membri, tra cui l’Italia, si sono progressivamente dotati di indirizzi nazionali, tra cui si può ricordare il Decreto Legislativo n. 230/17, che ha introdotto tutta una serie di divieti e obblighi di intervento.

Le specie su cui agire sono quelle inserite nella lista delle specie di rilevanza unionale, che è un elenco in continuo aggiornamento. È stata infatti adottata ufficialmente a luglio 2016 e già aggiornata nel 2017, 2019 e 2022. Attualmente si compone di 88 specie di cui 47 già presenti in Italia in ambiente naturale.

Tra gli ecosistemi maggiormente interessati dalla presenza e diffusione di specie aliene invasive vegetali di rilevanza unionale, ci sono gli ecosistemi urbani e gli ecosistemi acquatici e fluviali.

Non sono solo le specie unionali a preoccupare il mantenimento di biodiversità e funzionamento degli ecosistemi. In generale, le piante invasive sono numerosissime (almeno 30 in Regione Emilia-Romagna, dati aggiornati a dicembre 2022).

I loro principali effetti sono la semplificazione degli habitat e la perdita di biodiversità. Al di fuori dei loro range nativi, queste specie condividono peculiarità eco-fisiologiche e riproduttive che ne facilitano la dispersione e la diffusione facendole divenire in poco tempo dominanti, capaci quindi di sostituire le specie native.

Come intendete agire dopo la mappatura?

I dati che saranno raccolti nell’ambito del progetto Sos Biodiversità dei Parchi del Ducato (finanziato da fondazione Cariparma) serviranno per identificare le aree maggiormente interessate al fenomeno delle invasioni biologiche all’interno di 4 siti protetti in provincia di Parma, con particolare riferimento agli ecosistemi fluviali.

Aggiorneremo i dati distributivi di almeno 8 piante invasive (Ailanto, Poligono del Giappone/di Boemia, Zucca matta, Luppolo giapponese, Falso indaco, Pianta dei pappagalli, Porracchia a sei petali e di Montevideo) e queste informazioni guideranno le successive attività di contenimento e/o gestione.

Saranno, inoltre, rese disponibili a Regione Emilia-Romagna che a breve dovrà elaborare una propria Strategia per il controllo e gestione delle specie alloctone.

Speriamo che la provincia di Parma e il territorio dei Parchi del Ducato possa essere identificato come ambito pilota per attuare i primi interventi di gestione attiva delle specie invasive/unionali in Emilia-Romagna.

Immagine da Depositphotos

Ci sono delle specie, invece, che sono state “delimitate” e ora non creano più pericoli?

Interventi sulle specie invasive se ne fanno da più di venti anni, a partire dal controllo della diffusione della Nutria (con esperienze già a partire dagli anni ’90), manca però una forte azione di coordinamento tra i territori impattati.

È difficile parlare di una vera e propria “delimitazione” di specie – sono, comunque, non poche le esperienze locali che hanno permesso l’eradicazione puntuale di specie invasive estremamente pericolose (un esempio su tutti il Panace di Mantegazza).

La definizione di una Strategia regionale (che tutte le regioni in Italia dovranno elaborare) dovrebbe migliorare l’efficacia degli interventi, offrendo anche la possibilità di costruire una rete di monitoraggio regionale per la verifica dell’incisività degli interventi e la possibilità di reindirizzarli sulla base degli effetti verificati.

Fonte: Green News

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo

STANNO DIVORANDO L’AMAZZONIA

JOSE’ GREGORIO DIAZ MIRABAL, LEADER DEL POPOLO INDIGENO WAKUENAI KURRIPACO IN AMAZZONIA CHIEDE AIUTO PER SALVARE LA SUA TRIBU’ DAL GENOCIDIO E LO STERMINIO PORTATO AVANTI DAL PRESIDENTE BRASILIANO JAIR BOLSONARO ED IL SUO ESERCITO DI TAGLIALEGNA E MINATORI I QUALI PER AVIDITA’ DI DENARO STANNO DISTRUGGENDO IL POLMONE VERDE DELLA TERRA, LA CASA DI TUTTI NOI, LA FORESTA AMAZZONICA
Cari avaaziani,
Mi chiamo Gregorio e sono il leader di oltre 500 comunità Indigene della foresta amazzonica. Ma oggi scrivo in quanto amico di Avaaz. Stanno divorando nostra madre, l’Amazzonia. Il presidente brasiliano Bolsonaro sta guidando un esercito di taglialegna e minatori, arricchendosi grazie a questa devastazione. Se non interveniamo urgentemente, la foresta rischia di morire. Ma c’è speranza. Tra poche settimane, i leader mondiali si incontreranno per i negoziati finali su un nuovo trattato globale per salvare la natura. A rappresentare il Brasile in questi negoziati fondamentali ci sarà ancora Bolsonaro, comunque vadano le elezioni. Non possiamo permettere che sia lui la sola voce dell’Amazzonia, mentre noi siamo messi a tacere e la nostra gente viene uccisa. I nostri figli non ce lo perdonerebbero mai. Per questo ho bisogno del vostro aiuto. Con il tuo sostegno, potremmo permettere a una coraggiosa delegazione di leader indigeni di raggiungere il cuore del processo decisionale, partendo dagli ultimi e più remoti santuari rimasti della natura. Il nostro popolo ha protetto e rispettato la natura per oltre 10mila anni: è fondamentale che anche noi sediamo ai tavoli dei negoziati in cui si deciderà il destino del Pianeta. Incontreremo i leader mondiali faccia a faccia, smaschereremo le menzogne, e collaboreremo con Avaaz per contribuire alla campagna che chiede leggi internazionali ambiziose, per proteggere davvero la vita sulla Terra. Ve lo prometto: non daremo nessuna tregua. Amici in tutto il mondo, questa è un’occasione per stare al nostro fianco nella lotta per proteggere la vita sul nostro fragile Pianeta.

Da quando Bolsonaro è salito al potere, oltre 40mila km² di Amazzonia sono stati distrutti, un’area più grande del Belgio! Altri quattro anni di politiche disastrose potrebbero spingere la foresta pluviale a un punto di rottura irreversibile, trasformando aree di alberi lussureggianti in savana sterile, influenzando l’andamento meteorologico e accelerando il cambiamento climatico.

Assicurarci sistemi di protezione globale per tutta la natura è l’unico modo per dare all’Amazzonia e al Pianeta una possibilità di risollevarsi.

Non resta molto tempo, e i leader Indigeni in tutto il Pianeta si stanno organizzando per resistere. Se raccoglieremo abbastanza, irromperemo ai prossimi due vertici mondiali insieme ad Avaaz e a esperti della comunicazione, portando la voce di milioni di persone che chiedono un trattato globale concreto che salvi la natura, e daremo più forza alle campagne di Avaaz per proteggere il Pianeta.

Da anni Avaaz dà voce alle comunità Indigene. Da soli non abbiamo le risorse necessarie, ma insieme siamo inarrestabili.

L’umanità è fragile quanto il nostro Pianeta. Dipendiamo dalla natura per l’aria, l’acqua e il cibo di cui abbiamo bisogno per sopravvivere. Eppure ora il grande albero della vita viene fatto a pezzi, mettendo in pericolo tutta la vita sulla Terra e la nostra stessa esistenza. Ma non perdiamoci d’animo, questa distruzione dovrebbe solo renderci più determinati a lottare con tutte le nostre forze. Sono profondamente convinto che possiamo fermare la distruzione e vivere in armonia, ma questo richiederà la partecipazione di ognuno di noi. Questa è la lotta definitiva per le nostre vite, per nostra madre Terra e per tutto ciò che amiamo. Unisciti a noi.

Con tutto il mio cuore,

José Gregorio Díaz Mirabal, leader del popolo indigeno Wakuenai Kurripaco e coordinatore generale delle organizzazioni Indigene del bacino amazzonico (COICA).

https://www.corriere.it/ambiente/15_marzo_26/indigeni-guardiani-aree-protette-indios-natura-conservazione-cebd26aa-d3cf-11e4-9231-aa2c4d8b5ec3.shtml

https://www.fanpage.it/esteri/amazzonia-distrutta-e-genocidio-tribu-se-vince-bolsonaro-dice-long-che-difende-gli-indigeni/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e tecnico sportivo CSEN Abruzzo