San Marino

PARERE TECNICO SULL’INCIDENTE MORTALE DI AYRTON SENNA AD IMOLA, 1 MAGGIO 1994

Avezzano, addì 5 Novembre 2016 ore 18.55

Cari amici e care amiche fan italiani e mondiali dell’immenso Ayrton Senna, ho per voi una teoria alternativa relativa all’incidente mortale del nostro Campione, una teoria che smonta completamente quella ufficiale della rottura dello sterzo emersa dopo il Processo “farsa” Senna e mi è venuto in aiuto questo video di Youtube. Seguirà traduzione in italiano e mio parere tecnico su quanto accaduto quel maledetto 1 Maggio 1994 durante un week-end motoristico semplicemente da incubo:

La Domenica Sportiva, RaiUno 1 Maggio 1994

Alessio Brancaccio ‏@bralex84 24 mag
SENNA SAW GOD Global Music Award ©2014 RaiTrade s.p.a.

“Presto da te in Brasile eterno amico mio.”

Traduzione in italiano del video esplicativo di una delle teorie alternative, lontane da quelle ufficiali che ha visto la Magistratura Italiana addossare la colpa al cedimento del piantone dello sterzo:

“DECISIONE FATALE. L’incidente avvenne durante il secondo giro dopo la ripartenza dal regime di Safety Car. Senna prese una linea più stretta per facilitare gli spostamenti della macchina sopra i dossi (pezzo mio aggiuntivo: “probabilmente gli stessi dossi protagonisti del cedimento meccanico dell’ala anteriore a 314 km/h sulla Simtek-Ford dell’austriaco Roland Ratzenberger, durante le prove di qualificazione del giorno precedente) che minarono la stabilità della vettura durante il primo giro. Ma a 191 miglia orarie (306 Km/h) Senna stava andando più veloce rispetto al giro precedente. Tutto questo combinato con l’alterazione della traiettoria, la forza G laterale alla quale la vettura fu sottoposta divenne più del doppio, da 1.5 G a 3.27 G.

PROBLEMI ALLA PARTENZA. Le ruote posteriori della vettura iniziarono a pattinare come colpì il primo delle due serie di dossi. Questo accadde, disse il Team Williams, perché il flusso d’aria sotto la vettura fu interrotto, combinato con la maggiore forza G laterale. La velocità di una F1 in curva è fortemente dipendente dall’aerodinamica. Ogni interruzione della stessa riduce il grip drammaticamente e può causare una perdita di controllo.

LA REAZIONE DI SENNA. Appena sotto 0,15 sec dopo che la macchina ha iniziato a scivolare, il gas fu ridotto da completamente aperto al 100% al 40%, e la forza passò attraverso una riduzione della sterzata.
Williams disse che questo a Senna fece alzare il piede, cercando di correggere il pattinamento delle ruote posteriori.
Il tempo di reazione trascorso dal momento in cui l’auto ha colpito il dosso è quello che ci si aspetterebbe da un pilota della capacità di Senna.

IL MOMENTO CRUCIALE. Appena 0,04 secondi dopo Senna ha risposto allo scivolamento iniziale, l’auto ha colpito il secondo dosso.
Ciò ha determinato un’improvvisa perdita di aderenza fronte-retro che, in combinazione con lo slittamento dei pneumatici posteriori, si è tradotto in un improvviso spostamento a destra della monoposto.
Questo è cruciale nel minare la teoria della rottura del piantone dello sterzo, perché in questo caso la macchina avrebbe continuato a procedere dritta.

SENNA PERCEPISCE DIFFICOLTA’. Appena 0.18 secondi dopo aver colpito il secondo dosso, Senna sollevò l’acceleratore come iniziò a tentare di rallentare la vettura da 191 miglia orarie (306 km/h). Ormai, quasi certamente sapeva che non sarebbe stato in grado di tenere la vettura in pista e così è stato determinato per ridurre la sua velocità il più possibile prima che la monoposto potesse uscire di pista sul terreno ruvido.

IL TEMPO STRINGE. Quattro centesimi di secondo dopo, con la vettura già procedente in modo allarmante rapidamente verso l’esterno della pista, il motore della Williams Renault non era più in grado di accelerare dopo che le sue valvole farfallate avevano fatto il loro lavoro.

DURA FRENATA. Ci sono voluti 0,27 secondi ai freni per iniziare a rallentare la macchina – un ritardo accumulato dalle reazioni di Senna e dall’accumulo di pressione nel sistema frenante.
L’auto decelera da più di 4G mentre era in pista, perdendo 54 miglia orarie (86 km/h) prima dell’impatto.
La riduzione di velocità per la dura frenata avrebbe partorito una teoria strampalata – ovvero che Senna sarebbe svenuto brevemente perché stava trattenendo il respiro.

FUORI TEMPO. A soli 1.9 secondi dopo l’inizio della catena di eventi che hanno causato l’incidente, Senna esaurì il suo tempo e la Williams si schiantò contro il muro di cemento sul lato esterno della curva Tamburello a 137 miglia orarie (219 km/h).
La ruota anteriore destra si staccò e tornò di nuovo verso l’abitacolo ed un braccio della sospensione trafisse la visiera del casco di Senna, infliggendo la lesione mortale.

SI RUPPE LO STERZO? Durante il Processo Senna, il Pubblico Ministero ha sostenuto che una modifica del piantone dello sterzo non è stata eseguita con abbastanza cura e che il nuovo pezzo riadattato si ruppe.
Il Team Williams fu d’accordo sul fatto che c’era una frattura da stress parziale, ma i dati telemetrici in loro possesso dimostrarono che la colonna (nel riquadro) stava lavorando e che si è rotto al momento dell’impatto.
Il giudice ha detto che l’accusa non è riuscita a dimostrare la sua tesi.”

In conclusione, cari amici ed amiche, la Magistratura italiana, in complicità con il team Williams, ha voluto porre una pietra tombale sulla morte di Senna stabilendo come causa un cedimento meccanico, raccontando quindi una verità di comodo pur di non far passare l’incidente come conseguenza di una voluta scelta umana!
Sono tornato a vedere l’incidente di Senna sul quale non si è mai voluto far luce e su questo mi ha aiutato molto questo video. L’ho già tradotto e rivela una verità che si avvicina maggiormente a come sono andate le cose ed io ho sempre pensato non fosse colpa del cedimento del piantone dello sterzo prima di colpire il muro, ma si trattò di una perdita di aderenza a quanto pare causata da una voluta traiettoria più interna presa da Ayrton per evitare la serie di dossi riasfaltati che si trovavano al centro della curva del Tamburello, ma dato che la velocità e la tenuta in curva di una F1 dipende dall’aerodinamica e da un principio fisico noto come Effetto Venturi che permette di tenere la vettura schiacciata al suolo solo nel caso in cui il flusso d’aria che passa sotto la vettura sia costante e non venga alterato o addirittura interrotto come successe proprio ad Ayrton per aver colpito quei dossi. Io li accusai sin dall’inizio rivedendo e rivedendo le immagini ed alla teoria del cedimento del piantone dello sterzo non ho mai creduto e molto probabilmente avevo ragione. Al Processo Senna il PM ha incentrato interamente la questione sulla rottura dello sterzo, pur sapendo di non poter sufficientemente provare che fu la causa principale dell’incidente di Ayrton, per cui anche su questo caso sicuramente è stato posto un silenzio dietro segreto accordo per evitare spiacevoli conseguenze giudiziari sia al Team Williams che agli allora gestori del circuito di Imola. Il piantone dello sterzo, in realtà, si è rotto soltanto dopo l’impatto con il muro e dalle foto postume all’incidente lo si vede segato vicino alla Williams, per cui non può essersi rotto prima dell’impatto con il muro! Voglio ricordare un altro particolare che ritengo sia fondamentale nella spiegazione della teoria del dosso: l’incidente dell’austriaco Ratzenberger durante le prove di qualificazione di sabato 30 Aprile 1994. Io sono certo che quei dossi hanno causato anche la rottura dell’ala anteriore della Simtek-Ford di Roland, a quel punto la macchina divenne inguidabile e sbatté contro il muro della curva Villeneuve prima della Tosa a 314 km/h, causando il decesso sul colpo del pilota da come poi reclinò il capo non appena arrivò alla Tosa in testacoda.
In entrambi i casi i dossi riasfaltati hanno rappresentato la causa che portarono agli incidenti mortali di Ratzenberger e Senna. Quindi, aveva ragione la sorella Viviane a dire che suo fratello… è stato ucciso!!! Molti riconducono questi due incidenti erroneamente al “destino”, non è affatto così perché quando accadono queste tragicità hanno secondo me un solo unico comune denominatore: l’idiozia umana a monte. Nel caso di Ratzenberger l’incidente è da ricondursi esclusivamente ad un cedimento meccanico nella monoposto, mentre nell’incidente di Senna la responsabilità è da ripartirsi tra i gestori del circuito di Imola di allora ed il Team di Sir Frank Williams che vede nella figura di Adrian Newey uno dei principali responsabili della modifica al piantone dello sterzo per far entrare meglio il pilota nell’abitacolo.

Prendo atto del fatto che alla fine “ognuno di noi è portatore di una propria verità”, ma anche se il nostro immenso Campione non potrà tornare in vita a raccontarci come siano andate effettivamente gli eventi che hanno causato il suo incidente, con il prossimo video spero di ridonare ad Ayrton e alla famiglia Senna quel minimo di dignità che è stata loro sottratta.

Cosa non ha detto National Geographic riguardo la morte di Ayrton Senna