Mese: novembre 2016

LA MORTE DEL NOSTRO CARO COMPAGNO FIDEL CASTRO

Avezzano, lì 26 Novembre 2016 ore 20.26

Cari amici ed amiche, compagni e compagne,

nella notte di ieri 25 Novembre 2016 alle ore 23.20 a Santiago de Cuba abbiamo perso il nostro caro compagno e Lìder Maximo Fidel Castro di anni 90, uno dei protagonisti indiscussi ed indelebili del Novecento. Era nato a Mayarí a Cuba il 13 Agosto del 1926. Per le nuove generazioni che non conoscessero l’alone di grandezza di questo immenso personaggio nel panorama politico internazionale, desidero ripercorrere assieme a voi alcune salienti tappe del suo percorso rivoluzionario dei “Barbados” che lo portò al potere come Capo del Governo dell’isola di Cuba il 16 Febbraio del 1959, divenendo a tutti gli effetti uno dei massimi simboli della rivoluzione comunista nel Paese.

La militanza studentesca

Iscrittosi all’università dell’Avana nel 1945, partecipò dapprima alla vita politica dell’ateneo, nelle file dell’ala più ortodossa del Partito del Popolo Cubano. La militanza studentesca si esprimeva spesso attraverso la lotta per bande, in scontri fra “gruppi di azione” di segno opposto che non di rado degeneravano in sparatorie. Fra il 1944 e il 1952, per esempio, si registrarono un centinaio di attentati.

Gli anni ’50

Ad ogni modo, Fidel Castro nel 1950 si laurea in legge e, dopo il colpo di stato di Fulgencio Batista del 1952, si arruola in un movimento intenzionato a dare l’assalto alla caserma Moncada a Santiago de Cuba. In breve ne diventa il capo e poi, il 26 luglio 1953, organizza il piano. Fallita l’azione, a causa dello scarso coordinamento fra i vari gruppi che componevano il commando, viene imprigionato dal regime.

Dei suoi compagni, alcuni caddero combattendo, ma la maggior parte fu giustiziata dopo essere stata fatta prigioniera. Solo l’intervento di personaggi di spicco, fra cui l’arcivescovo di Santiago, impedì che nei giorni successivi il massacro continuasse.

Al processo, si difese autonomamente, in particolare attraverso un allegato in cui denunciava i mali che affliggevano la società cubana. La sua arringa fu un vero e proprio attacco al potere, che lo trasformò da imputato ad accusatore. Questo documento è poi diventato famoso con il titolo “La storia mi assolverà“, anche per il fatto che all’interno vi è in pratica delineato il suo programma politico, lo stesso che avrebbe poi sviluppato (se non superato), nei quarant’anni che lo videro protagonista prima della Rivoluzione poi dell’esercizio del potere.

Condannatemi. Non importa. La storia mi assolverà

Il programma politico di Fidel Castro

Ma cosa prevedeva, in concreto, questo programma? Vi si parlava, tra le altre cose, della distribuzione delle terre dei latifondisti dietro indennizzo, la confisca dei beni ottenuti illegalmente dai membri dei passati governi, la nazionalizzazione dell’energia elettrica e dei telefoni, misure per l’industrializzazione, cooperative agricole e dimezzamento dei canoni d’affitto urbani e così via. Insomma, un perfetto programma comunista.

In quel momento, comunque, Castro soffrì la prigione e poi l’esilio (da cui però preparò l’insurrezione armata). Infatti, nel maggio 1955 Batista decise, anche per problemi di immagine presso il governo di Washington, di concedere l’amnistia ai rivoltosi, molti dei quali accompagnarono, meno di sei mesi dopo, Fidel Castro nel suo esilio in Messico.

Castro e Che Guevara

Il 9 luglio di quello stesso anno Fidel Castro incontra di sera Ernesto Guevara, e per tutta la notte discutono sul continente sud americano sfruttato dagli yankee. Il 2 dicembre 1956, torna a Cuba con una forza di 82 uomini, deciso a rovesciare la dittatura, cosa che avvenne dopo una sequenza interminabile di lotte intestine.

Castro al potere

L’ Esercito Ribelle prese infine il potere nel 1959. Le decisioni iniziali, prese dal nuovo governo di Fidel, furono inizialmente di componente etica: chiusura delle case da gioco e di tolleranza, lotta senza quartiere al traffico di droga, liberalizzazione degli accessi agli alberghi, spiagge, locali sino ad allora riservati a circoli esclusivi. Tutto questo affascinò la maggioranza della popolazione e il nuovo governo ebbe grande consenso.

Nel marzo del 1959 fu imposta una diminuzione dei canoni d’affitto del 30-50% accompagnata da una riduzione del prezzo di medicinali, libri scolastici, tariffe elettriche, telefoniche e dei trasporti urbani. Dopo aver ridotto gli affitti, si varò una riforma che mirava a trasformare gli inquilini in veri e propri proprietari attraverso il pagamento degli alloggi con rate mensili proporzionali al reddito.

La riforma agraria

Ma le proteste interne iniziarono dopo l’emanazione, nel maggio 1959, della prima riforma agraria, che fissava per le tenute agricole un limite massimo di 402 ettari. La superficie coltivabile veniva assegnata a cooperative oppure distribuita a proprietà individuali di un minimo di 27 ettari. Il governo, per impedire il minifondo, proibiva la vendita delle vendite delle terre ricevute e il loro frazionamento.

Con la nuova riforma agraria fu istituito l’INRA (Istituto nazionale di riforma agraria).

La riforma agraria suscitò forti reazioni nelle campagne ma anche presso le classi alte e i ceti medi urbani. Le manifestazioni più clamorose di dissenso furono rappresentate dalla fuga, negli Stati Uniti, del comandante delle Forze armate Pedro Diaz Lanz, e dall’ arresto di Huber Matos, governatore della provincia di Camarguey, accusato di cospirazione per essersi opposto alla riforma agraria.

In tempi moderni Cuba, e con lei il suo simbolo supremo, cioè Castro, si è impegnata a fronteggiare gli Stati Uniti, in una lotta che l’ha opposta al blocco economico – il cosiddetto – embargo – durato diversi decenni, fino al 2015, quando il presidente Obama lo annullò, facendo inoltre visita a Cuba – primo presidente USA dopo 88 anni.

“Non abbiamo bisogno di regali dall’impero” – Fidel Castro, in occasione della visita di Obama

Gli ultimi anni

A partire dal mese di dicembre del 2006 si fanno sempre più presenti i problemi di salute. Il 19 febbraio 2008, al potere da quasi 50 anni, Fidel annuncia il suo ritiro dalle cariche presidenziali lasciando tutti i poteri al fratello Raul Castro Ruz. “Non vi dico addio. Spero di combattere come un soldato delle idee“, ha dichiarato il lider maximo cubano, facendo intendere la volontà di continuare ad esprimersi dalle colonne della stampa ufficiale.

Oggi molte persone si sono divise dopo la sua morte: alcuni a Cuba, in Russia, in Venezuela ed in tutte le altri parti del mondo lo hanno pianto, tutti tranne gli esiliati cubani che trovarono asilo politico negli anni ’60 in USA, l’odiato nemico, il “Grande Satana” promotore di capitalismo e globalizzazione, atti che ancora oggi mirano ad allargare sempre di più la differenza tra i diversi ceti sociali e ad allontanare sempre di più tra loro le Nazioni del mondo.

Fidel Castro biografieonline.it

L’annuncio in diretta televisiva della morte del compagno Fidel Castro Ruz arriva dal fratello Raul:

Ripercorriamo insieme la sua storia attraverso questi video reporter:

Fidel Castro con Ernesto Guevara detto “El Che”, i promotori della Rivoluzione comunista cubana:

BBC news

Io voglio ricordarlo così, durante l’assemblea delle Nazioni Unite del 1960:

La vergogna andata in atto a Miami in Florida (USA) alla notizia della morte del Lìder Maximo:

Ed ora le reazioni della stampa mondiale.

ANSA.IT

E’ morto Fidel Castro, Papa Francesco: ‘Una triste notizia’. Obama: ‘Tendiamo mano a popolo cubano’

Morto Fidel Castro: da Putin a Hollande, il cordoglio del mondo

Gorbaciov, il leader russo della Perestrojka ha dichiarato alla sua morte: “Ha lasciato una traccia indelebile nel Mondo”

CORRIERE.IT

È morto Fidel Castro, il rivoluzionario cubano che sfidò gli Stati Uniti

IL FATTO QUOTIDIANO.IT

Parole di cordoglio espresse da Papa Bergoglio, Francesco I fanno da “contraltare” alle assurde e vergognose dichiarazioni del neo-Presidente repubblicano capitalista miliardario xenofobo Donald Trump:

Fidel Castro, morto a 90 anni l’ex presidente cubano. Papa Francesco: “Cordoglio, vicino ai cubani”. Trump: “E’ morto!”

Fidel Castro morto, Donald Trump: “Oggi il mondo segna la scomparsa di un dittatore brutale”

REPUBBLICA.IT

È morto Fidel Castro, portò la rivoluzione a Cuba. Il sogno con il Che, la dittatura, la malattia

LA STAMPA.IT

È morto Fidel Castro, leader della rivoluzione di Cuba

ILSOLE24ORE.COM

Fidel Castro è morto, l’annuncio del fratello Raul

RAINEWS.IT

Maradona piange la morte dell’amico Fidel: “Un secondo padre. Mi fa male il cuore perché il mondo perde il più saggio di tutti”. Come non dargli ragione…

Maradona piange la morte di Fidel Castro:”Un secondo padre”

ILSECOLOXIX.IT

È morto Fidel Castro, leader della rivoluzione di Cuba

TGCOM24

Addio a Castro, Putin: “La sua Cuba un esempio” | Duro Trump: “Dittatore brutale, ha oppresso il suo popolo”

Da compagno, oggi rigorosamente a lutto, vorrei esprimere due parole di affetto verso Fidel Castro: “il 25 Novembre 2016, lo stesso giorno in cui mio nonno materno avrebbe compiuto l’86 esimo compleanno, è venuto a mancare uno dei leader che per me è stato uno dei più carismatici e rappresentativi di tutto il Novecento, che ha saputo trascinare e far progredire la propria Nazione nell’ordine e nel progresso, portando avanti con coraggio e determinazione gli ideali della rivoluzione marxista, del socialismo contro ogni pericolo capitalista. Assieme al compagno rivoluzionario Ernesto Guevara si sono distinti per la volontà di vedere il proprio Paese cambiare davvero, un esempio dal quale dovrebbero prendere spunto tutti i Governi del Mondo, ma so già anche che in questa vita non sarà possibile, considerati i livelli diffusi di menefreghismo imposti da canoni stereotipati della Società Contemporanea e basati sull’esasperazione del concetto di proprietà privata. Con il compagno Fidel abbiamo perso non un uomo qualunque, ma uno degli uomini più saggi rimasti sulla Terra assieme al Dalai Lama ed al Papa. Voglio ricordare in questa sede che gli uomini passano, ma gli ideali comunisti resteranno per sempre e cammineranno nelle nostre gambe, contro ogni ignobile tentativo odierno di essere discriminati, calpestati o distrutti. Resta in pace e goditi il meritato riposo, compagno Fidel.”

ALESSIO BRANCACCIO, MEMBRO RIFONDAZIONE COMUNISTA ABRUZZO, NOME DI BATTAGLIA “SIRIO B”

 

 

GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Avezzano, lì 25 Novembre 2016 ore 21.17

Amici ed amiche,

ho deciso di ritornare su un argomento di grande attualità, per quanto mi riguarda sul sofferto argomento donne, a distanza di due anni e quattro mesi dalla fine del mio ultimo rapporto sentimentale. Ora vi starete sicuramente chiedendo cosa possa c’entrare questo con l’odierna Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne: beh nel mio caso in maniera considerevole, visto che ho avuto a che fare con una donna proveniente da un ambiente fortemente “ovattato” di stampo patriarco-sudista in perfetto stile democristiano e questo vale anche in chiave maschile per  definire il senso dell’importanza della giornata di oggi.

Sulla base di questa mia analisi adesso articolerò il mio pensiero, ma non prima di avervi ricordato un dato fondamentale: ad oggi in Italia sono stati 116 i femminicidi, un vero e proprio sterminio di massa molto vicino all’Era Medioevale dell’Inquisizione portata avanti dalla Chiesa Cattolica contro tutte le donne di libero pensiero e considerate colpevoli di eresia solo per questo aspetto, ma passano i secoli e le donne ancora oggi continuano ad essere uccise, soprattutto da quando dopo le battaglie delle femministe dagli anni ’70 che poi hanno culminato oggi con il riconoscimento della parità di diritti tra uomo e donna, è bastata questa apparente semplice vittoria delle femministe per scatenare l’ira del mito del superuomo (così come definito dal filosofo Friedrich Nietzsche), che in una società come quella italica, ancora fortemente basata sul patriarcato dominante sulla donna intesa come semplice oggetto del desiderio di possesso, ha portato nel tempo questa reazione ad essere classificata come arcaica e, grazie alla Legge contro il femminicidio, la numero 119 varata il 15 Ottobre del 2013 ed entrata in vigore sulla Gazzetta Ufficiale numero 242 lo stesso giorno, da allora è considerato un reato criminale e, come tale, va perseguito anche a norma di legge. (Femminicidio: il testo coordinato del decreto contro la violenza di genere)

A mio avviso, la battaglia contro il femminicidio è soltanto all’inizio e man mano che passerà il tempo si prospetterà dinanzi alla nostra attenzione come una rigorosa battaglia culturale che ci porrà di fronte a nuove sfide da vincere: una su tutte, il pregiudizio umano di una Società che, prima o poi, dovrà destare la propria coscienza verso il problema e rimettersi al passo con i tempi in cui vive coinvolgendo i settori dell’educazione per creare donne e uomini più forti ma soprattutto sensibili alla tematica, tenendo sempre alti i canali del dialogo tra le parti, perché alla volte sono i silenzi repressi nella nostra anima a produrre i rumori maggiori e a confluire in atroci delitti che vede come vittime sacrificali donne innocenti e colpevoli solo di crearsi una sfera propria ed indipendente. Ragion per cui, non demonizziamo sempre e solo gli uomini deboli e paurosi, ma facciamo in modo anche di creare delle future mamme che possano generare delle donne più forti!

Oggi più che mai ricordiamo alcune donne come le giovanissime Elisa Claps di Potenza, Sarah Scazzi di Avetrana (TA) e Yara Gambirasio di Brembate di Sopra (BG), le più adulte Roberta Ragusa (mai ritrovata) ed Elena Ceste di Asti, sono solo alcune delle donne vittime da anni di gelosie, invidie o di raptus di uomini che convivono con la paura di essere sopraffatti dalla loro assurda ossessione di essere sopraffatti dalla libertà delle loro compagne, conquistata dopo anni ed anni di sacrosante battaglie, contro ogni loro discriminazione nella vita sentimentale, sul lavoro ed in tutte le sfere della vita.

ELISA CLAPS (POTENZA 21 GENNAIO 1977 – 12 SETTEMBRE 1993) ritrovata nel sottotetto nella Chiesa della Santissima Trinità di Potenza il 17 Marzo 2010:

 

DANILO RESTIVO, il carnefice:

 

OMICIDIO ELISA CLAPS

 

SARAH SCAZZI di anni 15, uccisa il 26 AGOSTO 2010 ad Avetrana (TA):

 

SABRINA MISSERI E COSIMA SERRANO, le carnefici:

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DELITTO DI AVETRANA

 

YARA GAMBIRASIO di anni 13, scomparsa a Brembate di Sopra (BG) il 26 Novembre 2010  e ritrovata il 26 Febbraio 2011:

 

MASSIMO BOSSETTI, il carnefice aiutato forse da un complice mai individuato:

 

OMICIDIO DI YARA GAMBIRASIO

 

ROBERTA RAGUSA, scomparsa da Gello di San Giuliano Terme (PI) nella notte tra il  13 ed il 14 Gennaio 2012. Il corpo non è ancora oggi mai stato ritrovato:

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ANTONIO LOGLI, il marito il sempre più certo carnefice che andrà a processo con rito abbreviato il prossimo 2 Dicembre 2016:

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Omicidio Roberta Ragusa, rito abbreviato per il marito

 

ELENA CESTE, uccisa il 24 Gennaio 2014 a Costigliole d’Asti (AL) e ritrovata in un canale a 800 metri da casa l’8 Ottobre dello stesso anno:

 

MICHELE BUONINCONTI il marito-carnefice con l’aggravante di essere appartenuto a Forze Militari, in servizio presso i Vigili del Fuoco:

 

Omicidio Elena Ceste, il giudice: «Il marito Michele era un padre padrone, tradito da un solo errore»Omicidio Elena Ceste, il giudice: «Il marito Michele era un padre padrone, tradito da un solo errore»

PARERE TECNICO SULL’INCIDENTE MORTALE DI AYRTON SENNA AD IMOLA, 1 MAGGIO 1994

Avezzano, addì 5 Novembre 2016 ore 18.55

Cari amici e care amiche fan italiani e mondiali dell’immenso Ayrton Senna, ho per voi una teoria alternativa relativa all’incidente mortale del nostro Campione, una teoria che smonta completamente quella ufficiale della rottura dello sterzo emersa dopo il Processo “farsa” Senna e mi è venuto in aiuto questo video di Youtube. Seguirà traduzione in italiano e mio parere tecnico su quanto accaduto quel maledetto 1 Maggio 1994 durante un week-end motoristico semplicemente da incubo:

La Domenica Sportiva, RaiUno 1 Maggio 1994

Alessio Brancaccio ‏@bralex84 24 mag
SENNA SAW GOD Global Music Award ©2014 RaiTrade s.p.a.

“Presto da te in Brasile eterno amico mio.”

Traduzione in italiano del video esplicativo di una delle teorie alternative, lontane da quelle ufficiali che ha visto la Magistratura Italiana addossare la colpa al cedimento del piantone dello sterzo:

“DECISIONE FATALE. L’incidente avvenne durante il secondo giro dopo la ripartenza dal regime di Safety Car. Senna prese una linea più stretta per facilitare gli spostamenti della macchina sopra i dossi (pezzo mio aggiuntivo: “probabilmente gli stessi dossi protagonisti del cedimento meccanico dell’ala anteriore a 314 km/h sulla Simtek-Ford dell’austriaco Roland Ratzenberger, durante le prove di qualificazione del giorno precedente) che minarono la stabilità della vettura durante il primo giro. Ma a 191 miglia orarie (306 Km/h) Senna stava andando più veloce rispetto al giro precedente. Tutto questo combinato con l’alterazione della traiettoria, la forza G laterale alla quale la vettura fu sottoposta divenne più del doppio, da 1.5 G a 3.27 G.

PROBLEMI ALLA PARTENZA. Le ruote posteriori della vettura iniziarono a pattinare come colpì il primo delle due serie di dossi. Questo accadde, disse il Team Williams, perché il flusso d’aria sotto la vettura fu interrotto, combinato con la maggiore forza G laterale. La velocità di una F1 in curva è fortemente dipendente dall’aerodinamica. Ogni interruzione della stessa riduce il grip drammaticamente e può causare una perdita di controllo.

LA REAZIONE DI SENNA. Appena sotto 0,15 sec dopo che la macchina ha iniziato a scivolare, il gas fu ridotto da completamente aperto al 100% al 40%, e la forza passò attraverso una riduzione della sterzata.
Williams disse che questo a Senna fece alzare il piede, cercando di correggere il pattinamento delle ruote posteriori.
Il tempo di reazione trascorso dal momento in cui l’auto ha colpito il dosso è quello che ci si aspetterebbe da un pilota della capacità di Senna.

IL MOMENTO CRUCIALE. Appena 0,04 secondi dopo Senna ha risposto allo scivolamento iniziale, l’auto ha colpito il secondo dosso.
Ciò ha determinato un’improvvisa perdita di aderenza fronte-retro che, in combinazione con lo slittamento dei pneumatici posteriori, si è tradotto in un improvviso spostamento a destra della monoposto.
Questo è cruciale nel minare la teoria della rottura del piantone dello sterzo, perché in questo caso la macchina avrebbe continuato a procedere dritta.

SENNA PERCEPISCE DIFFICOLTA’. Appena 0.18 secondi dopo aver colpito il secondo dosso, Senna sollevò l’acceleratore come iniziò a tentare di rallentare la vettura da 191 miglia orarie (306 km/h). Ormai, quasi certamente sapeva che non sarebbe stato in grado di tenere la vettura in pista e così è stato determinato per ridurre la sua velocità il più possibile prima che la monoposto potesse uscire di pista sul terreno ruvido.

IL TEMPO STRINGE. Quattro centesimi di secondo dopo, con la vettura già procedente in modo allarmante rapidamente verso l’esterno della pista, il motore della Williams Renault non era più in grado di accelerare dopo che le sue valvole farfallate avevano fatto il loro lavoro.

DURA FRENATA. Ci sono voluti 0,27 secondi ai freni per iniziare a rallentare la macchina – un ritardo accumulato dalle reazioni di Senna e dall’accumulo di pressione nel sistema frenante.
L’auto decelera da più di 4G mentre era in pista, perdendo 54 miglia orarie (86 km/h) prima dell’impatto.
La riduzione di velocità per la dura frenata avrebbe partorito una teoria strampalata – ovvero che Senna sarebbe svenuto brevemente perché stava trattenendo il respiro.

FUORI TEMPO. A soli 1.9 secondi dopo l’inizio della catena di eventi che hanno causato l’incidente, Senna esaurì il suo tempo e la Williams si schiantò contro il muro di cemento sul lato esterno della curva Tamburello a 137 miglia orarie (219 km/h).
La ruota anteriore destra si staccò e tornò di nuovo verso l’abitacolo ed un braccio della sospensione trafisse la visiera del casco di Senna, infliggendo la lesione mortale.

SI RUPPE LO STERZO? Durante il Processo Senna, il Pubblico Ministero ha sostenuto che una modifica del piantone dello sterzo non è stata eseguita con abbastanza cura e che il nuovo pezzo riadattato si ruppe.
Il Team Williams fu d’accordo sul fatto che c’era una frattura da stress parziale, ma i dati telemetrici in loro possesso dimostrarono che la colonna (nel riquadro) stava lavorando e che si è rotto al momento dell’impatto.
Il giudice ha detto che l’accusa non è riuscita a dimostrare la sua tesi.”

In conclusione, cari amici ed amiche, la Magistratura italiana, in complicità con il team Williams, ha voluto porre una pietra tombale sulla morte di Senna stabilendo come causa un cedimento meccanico, raccontando quindi una verità di comodo pur di non far passare l’incidente come conseguenza di una voluta scelta umana!
Sono tornato a vedere l’incidente di Senna sul quale non si è mai voluto far luce e su questo mi ha aiutato molto questo video. L’ho già tradotto e rivela una verità che si avvicina maggiormente a come sono andate le cose ed io ho sempre pensato non fosse colpa del cedimento del piantone dello sterzo prima di colpire il muro, ma si trattò di una perdita di aderenza a quanto pare causata da una voluta traiettoria più interna presa da Ayrton per evitare la serie di dossi riasfaltati che si trovavano al centro della curva del Tamburello, ma dato che la velocità e la tenuta in curva di una F1 dipende dall’aerodinamica e da un principio fisico noto come Effetto Venturi che permette di tenere la vettura schiacciata al suolo solo nel caso in cui il flusso d’aria che passa sotto la vettura sia costante e non venga alterato o addirittura interrotto come successe proprio ad Ayrton per aver colpito quei dossi. Io li accusai sin dall’inizio rivedendo e rivedendo le immagini ed alla teoria del cedimento del piantone dello sterzo non ho mai creduto e molto probabilmente avevo ragione. Al Processo Senna il PM ha incentrato interamente la questione sulla rottura dello sterzo, pur sapendo di non poter sufficientemente provare che fu la causa principale dell’incidente di Ayrton, per cui anche su questo caso sicuramente è stato posto un silenzio dietro segreto accordo per evitare spiacevoli conseguenze giudiziari sia al Team Williams che agli allora gestori del circuito di Imola. Il piantone dello sterzo, in realtà, si è rotto soltanto dopo l’impatto con il muro e dalle foto postume all’incidente lo si vede segato vicino alla Williams, per cui non può essersi rotto prima dell’impatto con il muro! Voglio ricordare un altro particolare che ritengo sia fondamentale nella spiegazione della teoria del dosso: l’incidente dell’austriaco Ratzenberger durante le prove di qualificazione di sabato 30 Aprile 1994. Io sono certo che quei dossi hanno causato anche la rottura dell’ala anteriore della Simtek-Ford di Roland, a quel punto la macchina divenne inguidabile e sbatté contro il muro della curva Villeneuve prima della Tosa a 314 km/h, causando il decesso sul colpo del pilota da come poi reclinò il capo non appena arrivò alla Tosa in testacoda.
In entrambi i casi i dossi riasfaltati hanno rappresentato la causa che portarono agli incidenti mortali di Ratzenberger e Senna. Quindi, aveva ragione la sorella Viviane a dire che suo fratello… è stato ucciso!!! Molti riconducono questi due incidenti erroneamente al “destino”, non è affatto così perché quando accadono queste tragicità hanno secondo me un solo unico comune denominatore: l’idiozia umana a monte. Nel caso di Ratzenberger l’incidente è da ricondursi esclusivamente ad un cedimento meccanico nella monoposto, mentre nell’incidente di Senna la responsabilità è da ripartirsi tra i gestori del circuito di Imola di allora ed il Team di Sir Frank Williams che vede nella figura di Adrian Newey uno dei principali responsabili della modifica al piantone dello sterzo per far entrare meglio il pilota nell’abitacolo.

Prendo atto del fatto che alla fine “ognuno di noi è portatore di una propria verità”, ma anche se il nostro immenso Campione non potrà tornare in vita a raccontarci come siano andate effettivamente gli eventi che hanno causato il suo incidente, con il prossimo video spero di ridonare ad Ayrton e alla famiglia Senna quel minimo di dignità che è stata loro sottratta.

Cosa non ha detto National Geographic riguardo la morte di Ayrton Senna