Day: 19 aprile 2022

DOBBIAMO TROVARE QUESTI FONDI IN DIECI GIORNI

https://www.byoblu.com/2022/04/19/dobbiamo-trovare-questi-fondi-in-dieci-giorni/

Mi rivolgo al popolo di Byoblu. Siete milioni. Una ricerca di un importante istituto di statistica, a fine dicembre, ha stabilito che almeno il 10% degli italiani segue la TV dei Cittadini. Un anno fa avete fatto una colletta e vi siete comprati un canale sul digitale terrestre, il 262. E da questo mese siete anche su Tivùsat, al canale 462. E dal 21 aprile saremo anche su Sky, al canale 816.

Siamo l’unica televisione a vivere solo grazie ai contributi dal basso: le vostre donazioni. Probabilmente l’unica nel mondo ad avere una linea editoriale vicina ai cittadini e non alle élite. Per questo la paghiamo cara. Oltre alle vostre donazioni, piccole o grandi che siano, tutte elencate sotto ad ogni post, in maniera trasparente, non abbiamo nient’altro. Google ha il monopolio della pubblicità sul web, e ci impedisce di ricavare un solo centesimo dalle oltre 17 milioni di pagine viste al mese del nostro sito. Se esistesse davvero il libero mercato, non avremmo bisogno di nient’altro. Prima o poi ci rivolgeremo all’antitrust. E il mercato pubblicitario televisivo? Quello è appannaggio dei soliti noti: viene concesso a chi piega la testa e negato a chi la alza. I fondi pubblici? Non prendiamo un centesimo. E allora come viviamo? Vorrei che una cosa fosse chiara: se non la finanziate voi, tutti insieme, la televisione dei cittadini resterà il più bel tentativo del popolo di giocare al tavolo dei potenti, ma verrà archiviato come una bella utopia. A me le utopie non sono mai piaciute: i sogni mi piace realizzarli. Questo mondo non ha bisogno di favole, ma di concretezza.

E allora siamo concreti.

La TV dei Cittadini in numeri

Tra gennaio e metà aprile abbiamo prodotto 155 edizioni del TG, 820 articoli, 102 interviste e 50 reportage dalle piazze italiane. Siamo ogni giorno in Donbass per raccontarvi l’altra campana con il nostro inviato Rangeloni, abbiamo mandato i nostri corrispondenti direttamente sul posto a Bruxelles, a Parigi, in Polonia, in India e presto saremo anche a Mosca. Oltre ai film d’autore che vi facciamo vedere ogni settimana (perché la cultura deve tornare di moda), oltre a Satyricom, il geniale format di satira vicina ai cittadini che ogni domenica sera ci tiene compagnia, e a tutti gli altri programmi che ogni giorno potete vedere sulla vostra tv e che sono troppi da ricordare (citiamo solo Pensare Altrimenti di Fusaro, Sottotraccia della redazione di Byoblu, Sotto l’Iceberg di Carraro, Zona Blu con Irene Colombo, il Sandro Torella showLa rivoluzione della coscienza di Scardovelli, Pangea Grandangolo di Manlio Dinucci, Photo chi scatta di Enrico Scaglia, La Salute che viene, il mitico ByoBlobDemocrazia in Corso che racconta tutti i vostri eventi etc… ve l’avevo detto che erano troppi), a maggio ne arriveranno di nuovi: “La crisi dell’Europa“, a cura dello storico Carlo Scopelliti, con cui ripercorreremo il racconto della Prima e della Seconda Guerra mondiale per imparare dalla storia come nascono le guerre, e fare un raffronto con la crisi ucraina; “Vezzi e Malvezzi economici“, insieme all’amatissimo Valerio Malvezzi, per guardare all’economia da una prospettiva totalmente nuova, lontana delle convenzioni dei luoghi comuni; “La parola che parla“, con l’ormai mitico professor Pietro Ratto, che ogni volta sceglierà una parola per mostrarvi cosa significa e come viene usata oggi, in collegamento alle questioni di attualità. E molto, molto altro: perfino il meteo, perché i cittadini devono stare sempre sulla loro tv, e non lasciarla per andare a cercare informazioni altrove.

A distanza di un anno Byoblu, la TV dei cittadini, sta diventando un progetto maturo, visibile ormai ovunque (digitale terrestre, satellite e Sky), pronto per sferzare un altro duro colpo alla narrazione del mainstream.

E vogliamo parlare della radio? il 25 aprile, quando faremo esattamente un anno di vita, partirà “Byoblu Radio: libera e indipendente“, dove potrete restare informati in H24, ascoltare le rubriche dei protagonisti dell’informazione indipendente in Italia e, tra un’intervista e un tg, godervi un po’ di buona musica. E a giorni arriverà anche una App per ascoltare non solo la radio ma anche per leggere tutti gli articoli di Byoblu!

Come siamo messi con i soldi

Siamo cresciuti tanto, ma sono cresciute molto anche le spese. Certo, non sono che una cellula dell’unghia del mignolo di quel Golia chiamato mainstream. Ma per noi, che viviamo solo di donazioni (non potendo ancora vivere di pubblicità, come le altre televisioni, perché ce lo impediscono), iniziano ad essere veramente tanti soldi. Facciamo i conti.

Da qui alla fine del mese, per il solo mese di aprile (inclusi due mesi di emissione, cioè i costi di trasmissione per il digitale terrestre e per il satellite sia di maggio che di giugno) abbiamo speso 348 mila euro.

146 mila euro li abbiamo già pagati. Di quelli che dobbiamo tirare fuori entro fine aprile, invece, ci sono 50 mila euro di emissione anticipata sulle trasmissioni di giugno, 46 mila euro di stipendi, 35 mila euro di collaboratori, 38 mila euro di tasse, e poi 5 mila di servizi digitali (server vari, posta elettronica, social, notifiche, software etc), 6 mila euro di attrezzature, materiale da ufficio etc, 2.500 di spese varie e così via a scendere…

Di contro, i soldi che sono già entrati o che sono sicuramente in arrivo sono 127.073 €, di cui 91.542 € di donazioni (inclusa una parte residuale di marzo pervenuta ad aprile), 5.531 € di entrate pubblicitarie (questo la dice lunga, vero?) e 30 mila € della vecchia app DavveroTv mai riscossi.

Fatti i conti, se vogliamo mantenere un piccolo fondo cassa per ogni evenienza, da qui al 30 aprile devono entrare ancora 75 mila euro.

Pollice su o pollice verso.

Come sempre, non essendoci nessuno dietro a Byoblu oltre a voi, è a voi che mi rivolgo perché diate il vostro responso. Se è vero che siamo milioni di persone a seguire Byoblu, non dovrebbe essere un grande problema. Se siamo stati capaci di rispondere ai vostri bisogni, anche solo in parte (considerando che stiamo crescendo e che nessuno qui aveva l’esperienza o le decine di milioni di euro che servono per fare una televisione), allora alzate il pollice al cielo e fate una donazione, grande o piccola che sia, per compensare quei 75 mila euro.
Se invece pensate che non siamo stati in grado di aiutarvi, allora abbassate quel pollice, fate entrare i leoni nell’arena e abbandonateci i al nostro destino.

Come dico sempre, comunque vada sarà un successo, perché una cosa come Byoblu, una cosa come una tv dei cittadini, nel mondo, non c’è mai stata, e forse non ci sarà mai più.

Vi abbraccio tutti.

Come sostenere la TV dei cittadini

Per sostenere la tua televisione, puoi fare una donazione mediante bonifico a queste coordinate:

Conto intestato aBYOBLU EDIZIONI SRLS
IBAN: IT53F3609201600249883168619
Codice Bic/Swift: QNTOITM2XXX
Causale:
 Donazione libera per la Tv dei Cittadini
Importo: libero.

Oppure puoi usare il modulo qui sotto per donare con carta di credito, con PayPal, su carta PostePay, attraverso Bitcoin o perfino con Dash.

Grazie!
Claudio Messora

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila

DOMINICI: «COSI’ L’ITALIA SI STA TRASFORMANDO NELLO STATO DEL DRAGHISTAN»

Al DiariodelWeb.it parla il professor Gandolfo Dominici, docente di marketing e cibernetica all’università di Palermo, che ha coniato il termine «Draghistan»

Fabrizio Corgnati

MARTEDÌ 19 APRILE 2022 17:41

https://gandolfodominici.it
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi FOTO: FILIPPO ATTILI ANSA

L’Italia si sta trasformando nello Stato del «Draghistan»? Questo è ciò che sostiene il professor Gandolfo Dominici, docente di marketing e cibernetica all’università di Palermo, che per primo ha coniato questo termine che poi tanta fortuna ha avuto, venendo ripreso nelle analisi politiche in tutto il mondo. Prima attraverso la gestione della pandemia e oggi della guerra, il governo ha accentrato su di sé i poteri, compresso il dibattito democratico, limitato i diritti costituzionali dei cittadini e ridicolizzato, se non addirittura censurato, il dissenso. Mosse che, sostiene il professore al DiariodelWeb.it, rientrerebbero in una strategia ben precisa a lungo termine.

Professor Gandolfo Dominici, come è nato il termine «Draghistan»?
Inizialmente con un hashtag su Twitter, la scorsa estate. Ai tempi l’unico Paese che aveva introdotto l’obbligo vaccinale era il Turkmenistan. La politica di Draghi mi sembrava ispirata a quello Stato, ma non solo. Anche all’Afghanistan per il talebanismo vaccinale, all’Uzbekistan che era stato Paese dell’anno per l’Economist nel 2019 mentre l’Italia nel 2021 e al Kazakistan dove si sperimentavano le armi atomiche durante l’Unione sovietica, mentre da noi si sperimentava la compressione dei diritti. Questo termine è stato poi adottato da tanti, anche a livello internazionale, fino al Times.

Non è un concetto politico, dunque, ma socio-culturale: la cancellazione di tutto ciò che si allontana dall’ortodossia della narrazione governativa.
Già con i governi Conte si era usciti dai canoni della democrazia e dello Stato di diritto liberale. Ma non c’era il culto della personalità del tiranno. Draghi invece viene descritto come l’uomo più importante, il dio in terra. Vespa ha scritto un libro sostenendo che riuscirà dove Mussolini ha fallito, non capendo che in questo modo lo sta dipingendo come un dittatore.

Anzi, un dittatore ancora più bravo di quelli di prima.
Beninteso, non è una dinamica soltanto italiana. Draghi, lo sappiamo benissimo e lo stiamo vedendo, è totalmente eterodiretto da quella che io chiamo la cupola globalista dem americana. Già dall’operazione Covid ci siamo resi conto di come si utilizzasse la stessa programmazione neurolinguistica in tutto il blocco occidentale.

Quindi c’è una strategia organizzata. Con quale obiettivo?
Instaurare il credito sociale, dapprima con i telefonini, poi con dei braccialetti, fino ad arrivare al famigerato chip, e con questo il controllo sociale totale. Non si tratta di fantasie: è tutto scritto nei libri di Schwab e negli atti del World economic forum, dove tra l’altro si parla del fatto che le pandemie serviranno per farlo accettare.

Dunque il coronavirus è stato il primo passo.
Il primo campanello di allarme mi è scattato prima ancora del lockdown, quando assistevo ad un bombardamento mediatico esagerato. Per carità, si tratta di un virus mortale, ma non è il primo che vediamo, né la prima volta in cui le terapie intensive erano piene. Solo che prima andavano a finire dopo i necrologi, sulle pagine dei giornali.

Questo è un tema importante: che ruolo giocano la propaganda e la manipolazione dell’informazione in questo disegno?
Fortissimo. Negli atti del World economic forum si scrive che bisogna controllare i media e inviare degli esperti che propagandassero i messaggi pandemici voluti dai governi. Nero su bianco, esattamente quello che abbiamo visto: questi virologi, in pieno conflitto d’interessi, che seminavano panico e terrore invocando i lockdown. Sin dall’inizio è stata operata un’inversione semantica orwelliana: il green pass è libertà.

Lo vediamo anche a livello politico, dove il ricorso al dibattito parlamentare è totalmente annullato.
Assolutamente. Il parlamento è diventato un orpello. Questo accadeva già da anni, ma ora si è accentuato: nel 2021 sono stati emessi oltre trecento decreti, ma le leggi non sono state più di una trentina. Il governo è passato dal potere esecutivo a quello legislativo. E questo è avvenuto anche grazie alla distruzione del parlamento realizzata dal Movimento 5 stelle.

In che senso?
A parte la futura riduzione del numero dei parlamentari, ma mi riferisco anche all’eliminazione dei vitalizi. So di dire una cosa impopolare, ma questa misura, molto populistica ma anche ingenua, ha fatto sì che il parlamento voglia per forza arrivare a fine legislatura a qualunque costo. Perché molti degli eletti sanno che, se vanno a casa, non hanno più i soldi per pagarsi il mutuo.

Il modello del governo Draghi, insomma, è «non disturbate il manovratore».
Pensiamo al finto stato di emergenza. Che nel nostro Paese non esiste se non nel caso in cui ci dichiarino guerra e veniamo bombardati. Sulla legge sulla protezione civile non c’è affatto scritto che il governo, a colpi di Dpcm, può limitare i diritti costituzionali. Questo fu il metodo utilizzato da Hitler nella Repubblica di Weimar: l’incendio al parlamento da parte dei comunisti, lo stato d’assedio e i pieni poteri a lui come cancelliere. Per questo nella legge italiana non fu previsto. Ma se ne sono fregati e lo hanno imposto lo stesso, a livello mediatico. Per questo ora gli italiani si stupiscono che ci siano ancora restrizioni anche se non c’è più lo stato di emergenza: il motivo è che non c’è mai stato.

Ora con la guerra in Ucraina si sta ripetendo il medesimo copione?
Sì, ma con due differenze. La prima è che si fa fatica a trovare esperti allineati. Il campo degli studi geopolitici è molto meno finanziato dalle grandi compagnie, rispetto a quello medico, dunque molto meno asservito. Infatti non ne trovano uno che sostenga che Putin è pazzo e una mattina si è svegliato e ha deciso di giocare a Risiko. Al contrario, c’è un problema geopolitico di superpotenze, inclusa la Cina, che pretendono il loro spazio.

E la seconda differenza?
La seconda è che, sulla propaganda, la Russia non è brava come l’Occidente, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di fare la guerra. Parliamoci chiaro: gli ucraini resistono perché sono stati indottrinati ormai da vent’anni, Zelensky è stato eletto grazie ad una serie televisiva in cui la fiction non si distingue più dalla realtà. E i russi, nonostante parlino quasi la stessa lingua, non sono riusciti a controbilanciare questa propaganda filoccidentale. Quindi, purtroppo, sono dovuti passare alle maniere forti.

https://www.diariodelweb.it/opinioni/articolo/?nid=20220419-549248

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila