Gaza, uccisa star del calcio palestinese: morto Mohammed Barakat
Mohammed Barakat 39 the Captain number 10 of Palestinian National Football Team, “The Legend of Khan Younis” was born in 1984 like me and died on 11th March 2024 in Gaza due to an Israeli air strikes that destroy his house
11 Marzo 2024 – 21:36
Barakat, considerato uno dei migliori attaccanti palestinesi, è stato ucciso stamattina a Khan Younis in un bombardamento israeliano che ha colpito la sua casa. Il 39enne ha segnato 114 gol in carriera.
Il calciatore Mohammed Barakat, considerato uno dei migliori attaccanti palestinesi, è stato ucciso stamattina a Khan Younis in un bombardamento israeliano che ha colpito la sua casa. Il giocatore dell’Ahly Gaza aveva segnato 114 gol nella sua carriera. Era lo storico capitano e leggenda del club giovanile di Khan Younis e aveva giocato per molti club in Cisgiordania e in Giordania, fra i quali l’Al-Wahadat. “Che enorme perdita dentro e fuori dal campo per il calcio palestinese. Ho giocato contro di lui. Era veloce e intelligente. Un capocannoniere eccezionale. Fuori dal campo era gentile e amichevole. Un amato amico di tutti”, ha detto ad Al-Jazeera il difensore di Khadamat al-Maghazi, Khalid Abu-Habel. “Sono troppo arrabbiato. È un’icona del calcio. Lo sport a Gaza ha perso molto durante la guerra. Quanti ne dovremmo perdere ancora? La comunità sportiva a Gaza sta semplicemente sparendo”.
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Palestinian football star killed in Gaza: Mohammed Barakat dead
Barakat, considered one of the best Palestinian attackers, was killed this morning in Khan Younis in an Israeli shelling that hit his home. The 39-year-old has scored 114 career goals.
Footballer Mohammed Barakat, considered one of the best Palestinian strikers, was killed this morning in Khan Younis in an Israeli shelling that hit his home. The Ahly Gaza player had scored 114 goals in his career. He was the historic captain and legend of Khan Younis’ youth club and had played for many clubs in the West Bank and Jordan, among them al-Wahadat. “What a huge loss on and off the pitch for Palestinian football. I played against him. He was fast and intelligent. An exceptional goal scorer. Off the pitch he was kind and friendly. A beloved friend of all,” he told Al-Jazeera the defender of Khadamat al-Maghazi, Khalid Abu-Habel. “I’m too angry. He’s a football icon. Sports in Gaza have lost a lot during the war. How many more should we lose? The sports community in Gaza is simply disappearing.”
Mohammed Barakat, Gaza’s first centurion of goals and one of its top scorers, has been killed in Khan Younis by Israeli airstrikes targeted his house this morning.
Barakat earned the title "The legend of Khan Yunis" during his time with Khan Younis Youth Club. The captain has… pic.twitter.com/gRwlPvuezN
Mohammed Barakat, a Palestinian football player, was born in Khan Younis in 1984. He gained widespread recognition as the historic top scorer and star of the Palestinian national team. He became the first Palestinian striker to reach 100 goals and was one of the best scorers in… pic.twitter.com/3OD6BN2Fm3
Mohammed Barakat, aged 39, was tragically murdered when the Zionist Forces bombed his family home this morning.
Known as "The Legend of Khan Younis," he was the first Gazan to score 100 goals and is one of the leading scorers in Palestine. pic.twitter.com/VJcE8Sy7WN
Mohammed played in Gaza, the West Bank, in Jordan for Al-Wehdat and for the Palestine national team. In 2016, he donned the famous green and white hoops of Celtic in a special match to pay tribute to Celtic fans for their solidarity with Palestine.
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente
Ilaria Salis è una cittadina italiana di 39 anni e da febbraio del 2023 è rinchiusa nel carcere di Budapest in condizioni incompatibili con uno Stato democratico e con le convenzioni internazionali sui diritti umani e sui diritti delle persone private della propria libertà. Su di lei pende un capo di accusa nato in un contesto di forte tensione politica in Ungheria dove ogni anno viene organizzata, da parte di gruppi neonazisti, la “Giornata dell’onore” in memoria della resistenza di gruppi hitleriani all’avanzata dell’Armata rossa nel corso della Seconda guerra mondiale.
Ilaria Salis è accusata, in concorso con altre persone, di aver aggredito e ferito un militante di organizzazioni neonaziste proprio nel contesto delle mobilitazione di protesta verso il raduno delle destre estreme. Accusa che lei respinge, dichiarandosi innocente.
Gli avvocati, i familiari, gli amici sono molto preoccupati in virtù delle notizie allarmanti che arrivano circa le condizioni di vita all’interno della struttura carceraria presso la quale Ilaria è detenuta. Notizie di violenze, di degrado, di prevaricazioni fisiche e psicologiche da parte degli agenti di polizia penitenziaria nei confronti delle detenute.
Il fatto stesso che Ilaria Salis sia detenuta in condizioni estreme senza processo e senza che gli aggrediti abbiano sporto denuncia costituisce di per sé un elemento grave di preoccupazione sul corso del processo e sulla qualità dello Stato di diritto in Ungheria.
Ilaria Salis rischia incredibilmente otto anni di carcere per lesioni personali e altri otto per appartenenza a una organizzazione antifascista internazionale, ma trattandosi di due reati cumulati, per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista, per un totale di ventiquattro anni complessivi. Ventiquattro anni di carcere per aggressione e lesioni!
A quanto descritto occorre aggiungere che l’Ungheria è al centro dell’attenzione di organismi internazionali in merito al mancato rispetto dei diritti umani e che da più parti e anche in sede di Parlamento europeo viene contestata allo Stato Magiaro la violazione dell’articolo 2, in particolare, del “Trattato dell’Unione Europea” : “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.
Bisogna anche ricordare che il Paese ha raggiunto un record negativo assoluto negli ultimi 33 anni in termini di popolazione carceraria, come ha affermato la Ong per i diritti umani Hungarian Helsinki Committee.
Con questa lettera ci appelliamo al Governo Italiano e al Presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo affinché la cittadina italiana Ilaria Salis possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia.
Bisogna, con urgenza, ristabilire la supremazia del diritto di fronte a quella dell’arbitrio e della prevaricazione ideologica; il fatto che da un anno una donna, una insegnante, una cittadina venga privata della propria libertà senza alcuna prova in merito alle sue responsabilità costituisce un fatto di natura politica, diplomatica, etica, giuridica, di enorme gravità. Un fatto che riguarda tutti noi, il nostro Paese, l’Europa che immaginiamo.
Comitato Ilaria Salis libera.
Fonte: Change.org
English translate
LET’S BRING HOME ILARIA SALIS, THE 39-YEAR-OLD SARDINIAN TEACHER UNJUSTLY ARRESTED IN HUNGARY FOR HAVING BEATED TWO NEONAZISTS DURING THE “DAY OF HONOR”
Ilaria Salis is a 39-year-old Italian citizen and since February 2023 she has been locked up in Budapest prison in conditions incompatible with a democratic state and with international conventions on human rights and the rights of persons deprived of their liberty. An accusation against her hangs in a context of strong political tension in Hungary where every year the “Day of Honor” is organized by neo-Nazi groups in memory of the resistance of Hitlerite groups to the advance of the Army red during the Second World War.
Ilaria Salis is accused, in collaboration with other people, of having attacked and injured a militant of neo-Nazi organizations precisely in the context of the protest mobilization towards the extreme right gathering. Accusation which she rejects, declaring herself innocent.
Lawyers, family members and friends are very worried due to the alarming news arriving about the living conditions inside the prison facility where Ilaria is being held. News of violence, degradation, physical and psychological abuse by prison police officers towards inmates.
The very fact that Ilaria Salis is detained in extreme conditions without trial and without the attackers having filed a complaint constitutes in itself a serious element of concern about the course of the trial and the quality of the rule of law in Hungary.
Ilaria Salis incredibly risks eight years in prison for personal injury and another eight for belonging to an international anti-fascist organisation, but since these are two cumulative crimes, for each crime fifty percent of the expected sentence must be added, for a total of twenty-four years in total . Twenty-four years in prison for assault and injury!
To what has been described, it should be added that Hungary is at the center of the attention of international bodies regarding the failure to respect human rights and that from many quarters and also in the European Parliament the Magyar State is accused of violating Article 2, in particular, of the “Treaty of the European Union”: “The Union is founded on the values of respect for human dignity, freedom, democracy, equality, the rule of law and respect for human rights, including of people belonging to minorities. These values are common to the Member States in a society characterized by pluralism, non-discrimination, tolerance, justice, solidarity and equality between women and men.”
It must also be remembered that the country has reached an absolute negative record in the last 33 years in terms of prison population, as stated by the human rights NGO Hungarian Helsinki Committee.
With this letter we appeal to the Italian Government and to the President of the Human Rights Commission of the European Parliament so that the Italian citizen Ilaria Salis can face the trial in Italy for the crimes accused of her and therefore her immediate release can be achieved in by virtue of the clear violation of international law and human rights that his long and painful imprisonment highlights.
We urgently need to re-establish the supremacy of law over that of arbitrariness and ideological abuse; the fact that for a year a woman, a teacher, a citizen has been deprived of her freedom without any proof regarding her responsibilities constitutes a fact of a political, diplomatic, ethical, legal nature, of enormous gravity. A fact that concerns all of us, our country, the Europe we imagine.
Ilaria Salis, chi è l’italiana in catene che rischia 24 anni di carcere a Budapest
La maestra 39enne è accusata di aver aggredito due neonazisti nel “Giorno dell’Onore”: a loro fu prescritta una prognosi di 5 e 8 giorni, lei rischia di restare in cella fino al 2047.
Il caso Ilaria Salis a Budapest sta scuotendo le coscienze non solo italiane: la scena dell’italiana apparsa in manette, incatenata e coi ceppi alle caviglie in un tribunale nella capitale ungherese fa tornare in primo piano il rispetto dei diritti dell’uomo in Europa.
Il caso, dalle accuse mosse a Salis alla scena vista in tribunale, è diventato politica: la Farnesina ha convocato l’ambasciatore magiaro in Italia. Il nostro di ambasciatore invece ha incontrato il ministro della Giustizia ungherese.
La storia di Ilaria Salis
E’ una maestra originaria di Monza di 39 anni in carcere dall’11 febbraio 2023 a Budapest con l’accusa di lesioni aggravate. Salis avrebbe aggredito due neonazisti durante una manifestazione nella capitale ungherese. L’attivista era partita dall’Italia per unirsi a movimenti antifascisti che stavano lavorando a una contromanifestazione in occasione del Giorno dell’Onore.
Cosa è il Giorno dell’Onore
E’ una celebrazione che si tiene ogni anno in Ungheria tra il 9 e il 12 febbraio. In quelle giornate la capitale magiara diventa la meta di tutta la galassia dell’estrema destra europea (dai neonazi agli skinheads). Il pretesto è la commemorazione delle gesta di un battaglione nazista che tentò di opporsi all’Armata Rossa nel 1945. Nel 2023 la tensione era particolarmente alta, con stampa internazionale e osservatori neutrali non ben accetti a Budapest.
Cosa ha fatto Ilaria Salis in Ungheria?
La previsione era corretta. Il Giorno dell’Onore 2023 è stato contrassegnato da numerosi scontri. Quasi tutti filmati. Uno di questi video ritraeva due neonazisti presi a manganellate l’11 febbraio da un gruppo di contromanifestanti a volto coperto, praticamente irriconoscibili. Per i magistrati ungheresi uno di quei manifestanti era Ilaria Salis, arrestata qualche ora dopo a bordo di un taxi con altre due persone. La prognosi per i due feriti era di 5 e 8 giorni.
La difesa e il video
Gli avvocati della donna hanno contestato l’impossibilità di visionare le immagini di quelle telecamere, prova regina dell’intera inchiesta. Da un punto di vista formale inoltre contestata anche la mancata traduzione degli atti giudiziari in inglese e in italiano, circostanza che ha impedito alla nostra connazionale di conoscere appieno i reati contestati. La difesa ha chiesto l’esame delle persone offese, la perizia di un consulente antropometrico e quella di un medico legale sulla natura “potenzialmente letale” (come sostiene l’accusa) delle botte prese da neonazisti.
Inoltre la difesa contesta la natura stessa del reato (lesioni personali, non tentato omicidio) e l’aggravante di aver agito “nell’ambito di un’associazione a delinquere” tedesca. Si tratterebbe degli Hammerband di Lipsia, organizzazione anarco-rivoluzionaria guidata dalla 28enne Lina Engel e dal compagno Johann Guntermann.
Cosa rischia Ilaria Salis a Budapest
– La Procura ungherese ha ribadito in tribunale la richiesta di condanna a undici anni di carcere in caso di patteggiamento da parte dell’imputata. La maestra però si è sempre proclamata innocente e quindi gli undici anni non sono più una pena possibile. La condanna potrebbe essere anche superiore visto che la donna rischia fino a 24 anni secondo il codice penale magiaro. Il reato di lesioni personali prevede otto anni di carcere, quello di appartenenza ad un’organizzazione antifascista altri otto. Secondo il codice ungherese il cumulo dei due reati per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista. Ossia un totale di ventiquattro anni complessivi.
In tribunale in catene
Dopo un anno dimenticata nelle carceri ungheresi, Ilaria Salis è comparsa lunedì 29 gennario 2024 in un tribunale a Budapest per la prima udienza del processo. Una scena raccapricciante durata quasi quattro ore. Ilaria Salis era legata per le mani e i piedi, tenuta per una catena e sorvegliata su una panca da due agenti di un corpo speciale di polizia penitenziaria con giubbotto antiproiettile e passamontagna per non essere riconosciuti. I diritti umani possono attendere.
Il processo, diventato un caso politico europeo, è stato aggiornato. Salis dovrà rimanere ancora a lungo in cella, visto che la prossima udienza è fissata al 24 maggio.
Come sta Ilaria Salis?
Per descrivere la situazione sono sufficienti le parole del padre, Roberto. “Appena dopo l’udienza siamo riusciti a parlare con lei per dieci minuti, mia figlia è in grado di motivare chiunque – ha spiegato Roberto Salis – ma in un anno è invecchiata di dieci. E’ pallidissima, ha perso peso, ha le occhiaie e i capelli in un modo che non ho mai visto. Vederla incatenata così è una cosa che nessuno si augura di vedere in vita sua per chiunque, figuriamoci per una figlia”.
Chi è l’anarchico Gabriele Marchesi
La vicenda ha dei riflessi anche sul destino del 23enne anarchico Gabriele Marchesi, imputato assieme a Salis. Per lui l’Ungheria ha chiesto la consegna attraverso un mandato d’arresto d’europeo. Il 13 febbraio deciderà la Corte d’appello di Milano. La Procura generale ha chiesto di respingere l’estradizione per la sproporzione fra i fatti contestati e le pene e per la situazione delle carceri nel Paese dell’est Europa. Il governo di Viktor Orban ha tempo fino a martedì 30 gennaio per inviare al Ministero della Giustizia una relazione che sarà trasmessa ai giudici sulle condizioni detentive.
La petizione per Ilaria
In Rete esiste una petizione per riportare a casa la nostra connazionale. Già superate le 50mila firme. Nel testo si chiede a governo e Presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo la possibilià di affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati. Il documento è visionabile a questo link.
Fonte: Tgcom24
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Ilaria Salis, who is the Italian in chains who risks 24 years in prison in Budapest
The 39-year-old teacher is accused of attacking two neo-Nazis on the “Day of Honor”: they were given a prognosis of 5 and 8 days, and she risks remaining in cell until 2047.
The Ilaria Salis case in Budapest is shaking consciences not only in Italy: the scene of the Italian appearing in handcuffs, chained and with shackles on her ankles in a court in the Hungarian capital brings respect for human rights in Europe back to the foreground.
The case, from the accusations made against Salis to the scene seen in court, has become political: the Farnesina has summoned the Hungarian ambassador to Italy. Our ambassador instead met the Hungarian Minister of Justice.
Ilaria Salis story
She is a 39-year-old teacher originally from Monza who has been in prison since 11 February 2023 in Budapest on charges of aggravated assault. Salis allegedly attacked two neo-Nazis during a demonstration in the Hungarian capital. The activist had left Italy to join anti-fascist movements that were working on a counter-demonstration on the occasion of the Day of Honor.
What is the Day of Honor
It is a celebration held every year in Hungary between February 9th and 12th. In those days the Hungarian capital became the destination for the entire galaxy of the European far right (from neo-Nazis to skinheads). The pretext is the commemoration of the exploits of a Nazi battalion that attempted to oppose the Red Army in 1945. In 2023 tensions were particularly high, with the international press and neutral observers not welcome in Budapest.
What did Ilaria Salis do in Hungary?
The prediction was correct. The Day of Honor 2023 was marked by numerous clashes. Almost all filmed. One of these videos portrayed two neo-Nazis beaten with truncheons on February 11 by a group of counter-protesters with covered faces, practically unrecognizable. For Hungarian magistrates, one of those protesters was Ilaria Salis, arrested a few hours later aboard a taxi with two other people. The prognosis for the two injured men was 5 and 8 days.
The defense and the video
The woman’s lawyers contested the impossibility of viewing the images from those cameras, the main evidence of the entire investigation. From a formal point of view, the failure to translate the judicial documents into English and Italian was also contested, a circumstance which prevented our compatriot from fully knowing the crimes in question. The defense requested the examination of the offended parties, the assessment of an anthropometric consultant and that of a medical examiner on the “potentially lethal” nature (as the prosecution claims) of the beatings taken by neo-Nazis.
Furthermore, the defense disputes the very nature of the crime (personal injury, not attempted murder) and the aggravating circumstance of having acted “as part of a German criminal association”. This would be the Hammerband of Leipzig, an anarcho-revolutionary organization led by 28-year-old Lina Engel and her companion Johann Guntermann.
What Ilaria Salis risks in Budapest
The Hungarian Prosecutor’s Office reiterated in court its request for an eleven-year prison sentence in the event of a plea bargain by the accused. However, the teacher has always proclaimed herself innocent and therefore eleven years is no longer a possible sentence. The sentence could be even higher given that the woman faces up to 24 years according to the Hungarian penal code. The crime of personal injury involves eight years in prison, the crime of belonging to an anti-fascist organization another eight. According to the Hungarian code, fifty percent of the expected sentence must be added to the cumulation of the two crimes. That is, a total of twenty-four years overall.
In court in chains
After a year forgotten in Hungarian prisons, Ilaria Salis appeared on Monday 29 January 2024 in a court in Budapest for the first hearing of the trial. A gruesome scene that lasted almost four hours. Ilaria Salis was tied by her hands and feet, held by a chain and watched on a bench by two officers of a special penitentiary police force wearing bulletproof vests and balaclavas so as not to be recognised. Human rights can wait.
The trial, which has become a European political case, has been adjourned. Salis will have to remain in cell for a long time, given that the next hearing is set for May 24th.
How is Ilaria Salis?
To describe the situation, the words of the father, Roberto, are sufficient. “Just after the hearing we managed to talk to her for ten minutes, my daughter is able to motivate anyone – explained Roberto Salis – but in a year she has aged ten. She is very pale, she has lost weight, she has dark circles under her eyes and her hair in a way I’ve never seen. Seeing her chained like that is something no one would hope to see in their life for anyone, let alone for a daughter.”
Who is the anarchist Gabriele Marchesi
The story also has repercussions on the fate of the 23-year-old anarchist Gabriele Marchesi, accused together with Salis. For him, Hungary requested his surrender through a European arrest warrant. The Court of Appeal of Milan will decide on February 13th. The Attorney General’s Office has asked to reject the extradition due to the disproportion between the disputed facts and the sentences and due to the prison situation in the Eastern European country. Viktor Orban’s government has until Tuesday 30 January to send a report to the Ministry of Justice which will be forwarded to the judges on prison conditions.
The petition for Ilaria
There is a petition online to bring our compatriot home. Already exceeded 50 thousand signatures. The text asks the government and the President of the Human Rights Commission of the European Parliament for the possibility of facing trial in Italy for the crimes alleged against it. The document can be viewed at this link.
Prima si sente il rumore di catene che si trascinano per terra. Poi si apre il portone e il primo a entrare è un agente dei reparti operativi della polizia ungherese: divisa mimetica chiara, pistola al fianco, passamontagna in testa. Seguono gli imputati: manette ai polsi, schiavettoni alle caviglie e una cintura di cuoio stretta in vita da cui parte un guinzaglio. È così che il signor Giuseppe Salis e sua moglie Roberta Benevici hanno potuto rivedere Ilaria, la loro figlia: «Come un animale». L’ultima volta era a metà novembre, in carcere, da dietro un vetro, con una cornetta per parlare. Lei li guarda, allunga lo sguardo fino agli amici milanesi seduti nelle retrovie, e sorride. Un modo per resistere alle terrificanti condizioni a cui è sottoposta in carcere, tra spazi angusti, topi, scarafaggi, cimici, cibo di infima qualità, costrizioni e restrizioni che fanno inorridire mezza Europa ma non ancora abbastanza il governo italiano.
ILARIA Salis, 39 anni, di professione maestra, è sotto processo a Budapest con l’accusa di aver preso parte all’aggressione di tre neonazisti lo scorso febbraio, nel periodo del Giorno dell’onore, l’appuntamento che, dalla metà degli anni ’90 in poi, richiama nostalgici da tutto il continente per commemorare le gesta delle SS che combattevano contro l’Armata Rossa. Non solo, per gli investigatori Salis farebbe parte di un’organizzazione chiamata Hammerbande, già al centro di svariate indagini in Germania e bollata a volte come estremista e a volte come terrorista. Da qui l’enormità del patteggiamento che le è stato proposto: 11 anni di prigione. Lei però si è sempre dichiarata innocente e lo fa anche in aula davanti al giudice Jozsef Sòs.
La procuratrice legge le carte in cui sono elencate le accuse in maniera implacabile, spara una parola dietro l’altra quasi in apnea e non si ferma nemmeno quando l’interprete di Ilaria Salis glielo chiede per piacere. Il clima generale, però, appare cordiale. Pure troppo. Gli arrivi dall’Italia, l’interessamento di alcune organizzazioni umanitarie e le telecamere presenti devono aver stimolato i padroni di casa a mostrarsi come aperti e disponibili cultori dello stato di diritto e della libertà d’informazione.
Al piano terra del tribunale i controlli di sicurezza sono molto laschi e stupisce trovare sui muri le indicazioni per raggiungere l’aula del processo sia in tedesco sia in italiano. I funzionari e gli uomini della sicurezza ostentano simpatia, fanno battute in italiano e a disposizione del pubblico ci sarebbe persino un’interprete. Questo eccesso di gentilezza, però, non scalfisce la durezza di una celebrazione che ricalca il vecchio rito inquisitorio italiano: c’è un giudice monocratico a decidere su fatti piuttosto pesanti e con la facoltà di attivarsi d’ufficio per ottenere nuove prove.
Così chi sostiene l’accusa è portato a tenere un atteggiamento spregiudicato, mentre le difese sembrano animate da una strana forma di fatalismo rispetto agli eventi: nel mezzo dell’udienza, ad esempio, la procuratrice dà parere negativo ad eventuali misure di custodia cautelare fuori dal carcere per Ilaria Salis senza però che il suo avvocato avesse mai chiesto niente del genere. In Italia per una cosa del genere qualche protesta della difesa sarebbe stata ampiamente giustificata, qui non fiata nessuno. Un altro imputato, il tedesco Tobias Edelhoff, poco prima aveva stupito tutti dichiarandosi colpevole.
Non era accusato di fatti specifici, solo di appartenere alla Hammerbande e in Germania ha già precedenti in questo senso. Per lui la richiesta di condanna immediata è a tre anni e sei mesi, Sòs, dopo essersi ritirato per un’ora, di anni gliene dà tre, di cui uno già scontato. Seguirà ricorso in appello sia della sua difesa (che forse sperava in una condanna mite e nell’immediata scarcerazione del ragazzo) sia della procura, incredibilmente non soddisfatta per i sei mesi tolti dal giudice. La terza imputata, Anna Christina Mehwald, è a piede libero, infatti è l’unica a non essere incatenata né piantonata dagli agenti: anche lei si dichiara innocente e anche per lei il processo proseguirà insieme a quello di Salis. I tre erano stati arrestati insieme, l’11 febbraio di un anno fa, mentre erano a bordo di un taxi.
IN TOTALE l’udienza dura tre ore e mezza, Ilaria e Tobias sono rimasti in catene per tutto il tempo, ma a lei sono state allentate le manette ai polsi perché ritenuta «meno pericolosa» di lui. L’uscita degli imputati è tetra quanto l’entrata: passi piccolissimi a causa dei piedi incatenati, gli agenti a farsi largo, il rumore della ferraglia a fare da colonna sonora. Ilaria fa in tempo a sorridere per un’ultima volta ai suoi genitori e poi scompare dietro un portone, circondata dagli agenti col passamontagna. L’udienza è aggiornata al 24 maggio: una data lontanissima per un processo in cui bisognerà ascoltare diversi testimoni, tra i quali i neonazisti aggrediti, e visionare i filmati di sorveglianza in cui gli investigatori hanno riconosciuto Ilaria Salis, e che però per gli avvocati dimostrerebbero che lei non c’era durante le aggressioni. Di questo se ne riparlerà addirittura in autunno.
FUORI dal tribunale gli amici di Ilaria si congedano. I genitori si preparano a proseguire la loro battaglia: stamattina vedranno finalmente l’ambasciatore a Budapest, poi torneranno in Italia. Qui sperano di poter riportare in un modo o nell’altro Ilaria, anche se la questione è più diplomatica che giudiziaria. «Come l’ho trovata? Resiste. Ma in un anno di prigione mi sembra che sia invecchiata di dieci», conclude Roberto Salis, la cui calma è già una grande prova di diplomazia.
Fonte: Il Manifesto
English translate
«Like an animal»: Ilaria Salis in chains before the judge
THE CASE . The trial against the Italian anti-fascist begins in Budapest. The prosecution against release. The new hearing in 4 months.
First you hear the sound of chains dragging on the ground. Then the door opens and the first to enter is an agent from the operational departments of the Hungarian police: light camouflage uniform, gun at his side, balaclava on his head. The defendants follow: handcuffs on their wrists, shackles on their ankles and a leather belt tightened around their waist from which a leash starts. This is how Mr Giuseppe Salis and his wife Roberta Benevici were able to see Ilaria, their daughter again: “Like an animal”. The last time was in mid-November, in prison, from behind glass, with a handset to talk. She looks at them, extends her gaze to her Milanese friends sitting in the back, and smiles. A way to resist the terrifying conditions to which she is subjected in prison, among narrow spaces, mice, cockroaches, bedbugs, poor quality food, constraints and restrictions that horrify half of Europe but not yet the Italian government enough.
ILARIA Salis, 39 years old, a teacher by profession, is on trial in Budapest on charges of having taken part in the attack of three neo-Nazis last February, during the Day of Honor, the event which, since the middle of the 90s onwards, attracts nostalgics from all over the continent to commemorate the exploits of the SS who fought against the Red Army. Not only that, according to investigators Salis would be part of an organization called Hammerbande, already at the center of various investigations in Germany and branded sometimes as an extremist and sometimes as a terrorist. Hence the enormity of the plea deal that was offered to her: 11 years in prison. However, she has always declared herself innocent and also does so in the courtroom before judge Jozsef Sòs.
The prosecutor reads the papers listing the accusations in a relentless manner, blurts out one word after another almost in apnea and doesn’t stop even when Ilaria Salis’ interpreter asks her please. The general climate, however, appears cordial. Just too much. The arrivals from Italy, the interest of some humanitarian organizations and the cameras present must have stimulated the hosts to show themselves as open and available lovers of the rule of law and freedom of information.
On the ground floor of the court the security checks are very loose and it is surprising to find the directions on the walls to reach the trial room in both German and Italian. The officials and security men show sympathy, make jokes in Italian and there is even an interpreter available to the public. This excess of kindness, however, does not undermine the harshness of a celebration that follows the old Italian inquisitorial ritual: there is a single judge to decide on rather serious facts and with the power to take action ex officio to obtain new evidence.
Thus, those who support the prosecution are led to have an unscrupulous attitude, while the defense seems animated by a strange form of fatalism regarding the events: in the middle of the hearing, for example, the prosecutor gives a negative opinion on possible precautionary detention measures outside from prison for Ilaria Salis without, however, that her lawyer had ever asked for anything of the kind. In Italy, for something like this, some protest from the defense would have been amply justified, but here no one will say a word. Another defendant, the German Tobias Edelhoff, had surprised everyone shortly before by pleading guilty.
He was not accused of specific facts, only of belonging to the Hammerbande and in Germany he already has precedents in this sense. For him the request for an immediate sentence is three years and six months, Sòs, after having withdrawn for an hour, gives him three years, of which one has already been served. An appeal will follow both from his defense (who perhaps hoped for a lenient sentence and the boy’s immediate release from prison) and from the prosecutor’s office, incredibly dissatisfied with the six months taken away by the judge. The third accused, Anna Christina Mehwald, is on the loose, in fact she is the only one not to be chained or guarded by the officers: she too declares her innocence and the trial will continue for her too together with that of Salis. The three were arrested together on February 11th one year ago while they were in a taxi.
IN TOTAL the hearing lasts three and a half hours, Ilaria and Tobias remained in chains the entire time, but the handcuffs on her wrists were loosened because she was considered “less dangerous” than him. The exit of the defendants is as gloomy as the entrance: very small steps due to their chained feet, the officers making way, the noise of scrap metal acting as the soundtrack. Ilaria has time to smile one last time at her parents and then disappears behind a door, surrounded by officers wearing balaclavas.
The hearing is adjourned to May 24: a very distant date for a trial in which it will be necessary to listen to several witnesses, including the attacked neo-Nazis, and view the surveillance footage in which the investigators recognized Ilaria Salis, and which however for the lawyers they would prove that she was not there during the attacks. We will even talk about this again in the autumn.
OUTSIDE the court, Ilaria’s friends say goodbye. The parents are preparing to continue their battle: this morning they will finally see the ambassador in Budapest, then they will return to Italy. Here they hope to be able to bring Ilaria back in one way or another, even if the issue is more diplomatic than judicial. «How did I find it? It resists. But in a year in prison it seems to me that she has aged ten”, concludes Roberto Salis, whose calm is already a great test of diplomacy.
"Cazzate per capre" o "questioni di lana caprina", caro compagno. Questi signoi a destra oggi governano proprio perchè la vera sinistra non esiste più, mentre il concetto deviato di sinistra di questi signori è berlusconista e si vince facile. #Cruciani è una capra con i pattini!
"Goat bullshit" or "goat wool matters", dear comrade. These gentlemen on the right govern today precisely because the true left no longer exists, while the deviated concept of the left of these gentlemen is Berlusconist and easy to win. #Cruciani is a goat on skates!
Prima di parlare di argomenti che #Cruciani non conosce e sui quali non si è mai informato adeguatamente, altrimenti non asserirebbe che lui se ne fotte della #sostenibilitàambientale, allora lo invito caldamente a leggersi gli studi #FIAB!
Before talking about topics that #Cruciani doesn't know and about which he has never adequately informed himself, otherwise he wouldn't claim that he doesn't give a damn about #environmentalsustainability, then I invite him to read #FIAB studies!
La #Scampini è una bella donna, ma la sua intelligenza non è bella quanto lei: è diventò patetica quando da #Brindisi si trasformò nei panni dell'Inquisitrice da #Medioevo ai #NoVax nel periodo dell'emergenza sanitaria legata a #COVID19, invece di attaccare i #negazionisti.
#Scampini is a beautiful woman, but her intelligence is not as beautiful as her: she became pathetic when from #Brindisi she transformed into the role of the Inquisitor of #NoVax from the #MiddleAges during the health emergency linked to #COVID19, instead to attack #deniers.
Secondo il ministo degli Esteri Antonio Tajani la cittadina Ilaria Salis non deve scontare i domiciliari nell’ambasciata italiana a Budapest perché potrebbe frugare nei cassetti che custodiscono documenti riservati. È il succo dell’informativa di ieri alla Camera, il punto che ha fatto scaldare gli animi tra i deputati.
La rivelazione arriva dopo una mezz’ora in cui il leader di Fi elenca i tanti e timidi passi compiuti dalla rappresentanza diplomatica nelle lande magiare per provare a rimediare alle indegne condizioni delle prigioni di Orbán. L’elenco dovrebbe servire a mostrare che la Farnesina si è impegnata subito, lontano dai riflettori. Invece svela solo l’impotenza degli Esteri che sapevano cosa accadeva ma non sono riusciti neanche a impedire che Salis fosse trascinata in tribunale con guinzaglio e catene.
Il dunque, in ogni caso, restano le affermazioni sulle misure alternative al carcere per le quali l’avvocato Eugenio Losco e il padre Roberto Salis avevano chiesto maggiore impegno all’esecutivo, attraverso una lettera ai giudici e la messa a disposizione dell’ambasciata. Il Niet era arrivato dal duo Tajani-Nordio già nei giorni scorsi. Ieri il forzista un po’ ha scaricato la colpa sul collega, «se la Giustizia fosse stata d’accordo non mi sarei opposto», un po’ ha sottolineato il «rischio per la sicurezza nazionale» che deriverebbe da una Salis libera tra corridoi e scartoffie diplomatiche. Meglio in catene.
A sostegno dell’azione governativa la maggioranza ha seguito due linee: difendere l’autonomia della magistratura ungherese dalle richieste di tutela dei diritti fondamentali; sottolineare che sarebbe scorretto aiutare la ragazza ma non gli altri 2.500 compatrioti rinchiusi nelle galere di mezzo mondo. O tutti o nessuno. Meglio nessuno. A eccezione dei marò, spiega Tajani, rispetto ai quali l’Italia contestava, e avrebbe poi avuto ragione, la giurisdizione indiana. Si poteva fare uno strappo, quindi, aprendo i locali consolari.
«Avete trattato in modo ordinario un caso straordinario. Vi hanno chiesto di usare la residenza privata dell’ambasciatore, non l’ambasciata», attacca il dem Andrea Orlando che sottolinea l’enorme sproporzione tra la possibile pena e i fatti contestati. Durissimo anche il 5S Riccardo Ricciardi: «Contro Salis un processo politico da un governo che sponsorizza i neonazisti. È una vergogna sostenere che il “Giorno dell’onore” sia una normale manifestazione mentre accusate di antisemitismo chiunque critichi Netanyahu».
Ilaria Cucchi (Avs) accusa il governo di non aver risposto alle interrogazioni parlamentari: «non potendo usare gli strumenti parlamentari abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti».
Intanto Roberto Salis ha fatto sapere che le condizioni di detenzione della figlia sono migliorate. Su tutto il resto, però, non si intravedono vie d’uscita. Il governo insiste perché la difesa chieda i domiciliari in Ungheria, dove tra le chat dei neonazisti circolano foto, indirizzi e minacce di vendetta. Ragion per cui, almeno finora, si era preferito glissare.
Mercoledì prossimo, invece, una fiaccolata organizzata a Roma dal «Comitato liberiamo Ilaria Salis» chiederà che governo italiano e istituzioni europee si impegnino per mettere fine alla detenzione della ragazza. Subito.
Fonte: Il Manifesto
English translate
The government releases Ilaria Salis, there is no hope of house arrest in the embassy
SHE’S ALONE. Tajani’s briefing to the chamber: Italy is powerless
According to the Foreign Minister Antonio Tajani, the citizen Ilaria Salis should not serve house arrest in the Italian embassy in Budapest because she could rummage in the drawers that keep confidential documents. This is the gist of yesterday’s information in the Chamber, the point that heated up the minds among the deputies.
The revelation comes after half an hour in which the Fi leader lists the many timid steps taken by the diplomatic representation in the Hungarian lands to try to remedy the unworthy conditions of Orbán’s prisons. The list should serve to show that the Farnesina made an immediate commitment, away from the spotlight. Instead it only reveals the impotence of foreigners who knew what was happening but couldn’t even prevent Salis from being dragged to court with a leash and chains.
The therefore, in any case, remain the statements on the alternative measures to prison for which the lawyer Eugenio Losco and the father Roberto Salis had asked for greater commitment from the executive, through a letter to the judges and the making available to the embassy. The Niet had arrived from the Tajani-Nordio duo already in recent days. Yesterday the Forzista partly shifted the blame onto his colleague, «if the Justice Department had agreed I would not have opposed it», he partly underlined the «risk for national security» that would derive from a free Salis among corridors and diplomatic paperwork. Better in chains.
In support of the government action, the majority followed two lines: defending the autonomy of the Hungarian judiciary from requests for the protection of fundamental rights; to point out that it would be incorrect to help the girl but not the other 2,500 compatriots locked up in prisons around the world. Either all or none. Better none. With the exception of the marines, explains Tajani, in respect of whom Italy contested, and would later be right, Indian jurisdiction. A breakthrough could therefore be made by opening the consular premises.
«You handled an extraordinary case in an ordinary way. They asked you to use the ambassador’s private residence, not the embassy”, attacks the dem Andrea Orlando who underlines the enormous disproportion between the possible punishment and the disputed facts. 5S Riccardo Ricciardi is also very harsh: «A political trial against Salis by a government that sponsors neo-Nazis. It is a shame to claim that the “Day of Honor” is a normal demonstration while accusing anyone who criticizes Netanyahu of anti-Semitism.”
Ilaria Cucchi (Avs) accuses the government of not having responded to parliamentary questions: “not being able to use parliamentary tools we made a request for access to the documents”.
Meanwhile, Roberto Salis has made it known that his daughter’s detention conditions have improved. Regarding everything else, however, there is no way out. The government insists that the defense ask for house arrest in Hungary, where photos, addresses and threats of revenge are circulating among the neo-Nazi chats. Which is why, at least until now, we had preferred to gloss over it.
Next Wednesday, however, a torchlight vigil organized in Rome by the “Let’s Free Ilaria Salis Committee” will ask that the Italian government and European institutions commit to putting an end to the girl’s detention. Right away.
“Non possiamo abituarci a una situazione come quella che sta vivendo Ilaria Salis. In un paese europeo oggi c’è un’assenza totale di diritti umani, in Europa, con la collaborazione del governo italiano che fino a qui non ha detto nulla”. Lo dicono le attiviste e gli attivisti del centro sociale Rivolta che questa mattina hanno occupatosimbolicamente il consolato onorario ungherese. Un’azione per “alzare l’attenzione sul caso Salis e fare pressione sui due governi, italiano e ungherese, che dovranno rendere conto delle proprie azioni”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Ilaria Salis, the Hungarian consulate in Venice occupied: “Unacceptable situation, Italian government complicit”
“We cannot get used to a situation like the one Ilaria Salis is experiencing. In a European country today there is a total absence of human rights, in Europe, with the collaboration of the Italian government which up to now has said nothing.” This is what the activists of the Rivolta social center say, who this morning symbolically occupied the Hungarian honorary consulate. An action to “raise attention to the Salis case and put pressure on the two governments, Italian and Hungarian, who will have to account for their actions”.
Perché il governo Meloni non farà nulla per aiutare Ilaria Salis
Cade la proposta di richiedere che sconti i domiciliari in Italia mentre si celebra il processo. I ministri Tajani e Nordio temono che sembri un’ingerenza nella gestione della giustizia in Ungheria
Il governo italiano ha deciso di fermarsi e non compiere ulteriori passi ufficiali con la controparte ungherese per ottenere la scarcerazione di Ilaria Salis, trentanovenne attivista monzese arrestata l’11 febbraio dello scorso anno con l’accusa di aver aggredito due militanti neonazisti a Budapest. La notizia è arrivata nella serata di lunedì 5 febbraio mentre a Monza, la città in cui la donna è cresciuta e ha studiato, è stata organizzato un corteo per chiederne la liberazione, e ha gelato piazza Roma, di fronte all’Arengario, pochi passi dal Comune del capoluogo brianzolo. Una fiaccolata silenziosa cui hanno preso parte amici, ex compagni di liceo e università, professori del liceo classico Zucchi (frequentato da Salis alla fine degli anni Novanta), cittadini arrivati dai comuni della Brianza, e che ha raccolto un migliaio di persone senza bandiere di partito, pur essendo nata nell’alveo della sinistra locale.
L’incontro con Nordio e Tajani
Dall’incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il guardasigilli Carlo Nordio, il padre Roberto Salis e l’avvocato Eugenio Losco, che segue l’imputata in Italiasperavano di ottenere la consegna di una nota da depositare agli atti del processo ungherese. Il documento avrebbe dovuto rassicurare la magistratura magiara sulle misure che la giustizia italiana avrebbe preso per evitare il pericolo di fuga di Ilaria Salis e, di conseguenza, evitare una figuraccia al Paese retto da Orban. Braccialetto elettronico, controlli regolari da parte della polizia giudiziaria, certezza della partecipazione alle udienze: l’idea era che l’impegno ufficiale di Roma, con tutto il peso politico di un atto ufficiale, potesse favorire la concessione degli arresti domiciliari in Italia già durante il processo. Una visione, che, secondo il legale milanese, troverebbe fondamento giuridico in una decisione quadro del Consiglio europeo, la 809 del 2009. Ma che lo stesso legale ungherese che patrocina la causa di Salis, Gyorgy Magyar, ritiene improbabile. Magyar – riporta l’Ansa – ritiene che le autorità locali potrebbero concedere i domiciliari “solo dopo la sentenza”, facendo riferimento alla prassi in casi analoghi.
Dopo la rincorsa tra voci contrastanti dei giorni scorsi, Tajani e Nordio hanno imposto uno stop e indicato la linea del governo tricolore. I ministri hanno evidenziato che “i principi di sovranità giurisdizionale di uno Stato impediscono qualsiasi interferenza sia nella conduzione del processo sia nel mutamento dello status libertatis dell’indagato” recita il comunicato diffuso a margine dell’incontro. Nordio, prosegue la nota, ha “rilevato che una interlocuzione epistolare tra un dicastero italiano e l’organo giurisdizionale straniero sarebbe irrituale e irricevibile”: in pratica, afferma via Arenula, scrivendo ai magistrati ci si porrebbe al di fuori delle prassi diplomatiche, rischiando di irritare la controparte e peggiorare le cose.
Tajani ha ricordato il confronto tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’omologo ungherese Viktor Orbán, avvenuto a Bruxelles nei giorni scorsi, oltre ai passi da lui personalmente con il ministro degli Esteri ungherese. La strada indicata da Nordio è richiedere i domiciliari in Ungheria “condizione indispensabile per attivare la decisione quadro Ue del 2009 e quindi l’eventuale esecuzione degli arresti domiciliari in Italia”. Impraticabile, ma di fatto alimentata solo dalla stampa, l’ipotesi di richiedere i domiciliari nell’ambasciata italiana a Budapest: troppo alto il costo politico, con altri duemila detenuti italiani nelle stesse condizioni. È probabile, comunque, che il lavoro sul caso dell’attivista monzese continui sottotraccia. E forse, in una fase del genere, abbassare i toni può servire a non delegittimare la corte che avrà il compito di giudicare. Salis rischia un massimo di ventiquattro anni per il reato di lesioni potenzialmente mortali; si è sempre dichiarata innocente e ha rifiutato un patteggiamento a undici anni di reclusione che avrebbe chiuso il processo.
La reazione del padre
“Sono furibondo – ha commentato Roberto Salis, padre di Ilaria -. Ci hanno preso in giro: mia figlia è stata torturata e dal nostro governo non è arrivata nemmeno una nota. Adesso dobbiamo continuare a fare da soli perché non abbiamo alcun supporto dal nostro Stato. Ma io non mollo: dobbiamo tirare Ilaria fuori da lì”. Fra cinque giorni saranno passati dodici mesi dall’arresto della monzese. Sabato 10 febbraio nella capitale ungherese è prevista l’annuale celebrazione del Giorno dell’onore, raduno internazionale neonazista tollerato dal governo ungherese. A turisti e giornalisti è stato sconsigliati di avvicinarsi al corteo. Una città requisita dall’estrema destra, nel cuore dell’Europa.
Fonte: Wired
English translate
Because the Meloni government will do nothing to help Ilaria Salis
The proposal to request that he serve house arrest in Italy while the trial takes place is dropped. Ministers Tajani and Nordio fear that it appears to be interference in the management of justice in Hungary
The Italian government has decided to stop and not take further official steps with its Hungarian counterpart to obtain the release of Ilaria Salis, a thirty-nine year old activist from Monza arrested on 11 February last year on charges of attacking two neo-Nazi militants in Budapest. The news arrived on the evening of Monday 5 February while in Monza, the city where the woman grew up and studied, a procession was organized to ask for her release, and it froze Piazza Roma, in front of the Arengario, a few steps away from the municipality of the Brianza capital. A silent torchlight procession in which friends, former high school and university classmates, professors from the Zucchi classical high school (attended by Salis at the end of the nineties), citizens arriving from the municipalities of Brianza, and which gathered a thousand people without flags of party, despite being born within the local left.
The meeting with Nordio and Tajani
From the meeting with the Foreign Minister Antonio Tajani and the Keeper of the Seals Carlo Nordio, the father Roberto Salis and the lawyer Eugenio Losco, who follows the accused in Italy, hoped to obtain the delivery of a note to be filed in the documents of the Hungarian trial. The document should have reassured the Hungarian judiciary on the measures that the Italian justice system would have taken to avoid the risk of Ilaria Salis fleeing and, consequently, avoid making a fool of the country governed by Orban. Electronic bracelet, regular checks by the judicial police, certainty of participation in hearings: the idea was that Rome’s official commitment, with all the political weight of an official act, could favor the granting of house arrest in Italy already during the process. A vision, which, according to the Milanese lawyer, would find legal basis in a framework decision of the European Council, 809 of 2009. But which the same Hungarian lawyer who sponsors Salis’ cause, Gyorgy Magyar, considers unlikely. Magyar – reports Ansa – believes that the local authorities could grant house arrest “only after the sentence”, referring to the practice in similar cases.
After the chase between conflicting voices in recent days, Tajani and Nordio imposed a stop and indicated the line of the Italian government. The ministers highlighted that “the principles of jurisdictional sovereignty of a State prevent any interference both in the conduct of the trial and in the change of the status libertatis of the suspect” reads the statement released on the sidelines of the meeting. Nordio, the note continues, has “found that an exchange of letters between an Italian ministry and a foreign judicial body would be irregular and inadmissible”: in practice, states via Arenula, by writing to the magistrates one would be placing oneself outside of diplomatic practices, risking to irritate the other party and make things worse.
Tajani recalled the confrontation between Prime Minister Giorgia Meloni and her Hungarian counterpart Viktor Orbán, which took place in Brussels in recent days, in addition to his personal steps with the Hungarian Foreign Minister. The path indicated by Nordio is to request house arrest in Hungary, “an indispensable condition for activating the 2009 EU framework decision and therefore the possible execution of house arrest in Italy”. The idea of requesting house arrest in the Italian embassy in Budapest is impracticable, but in fact fueled only by the press: the political cost is too high, with another two thousand Italian prisoners in the same conditions. It is likely, however, that work on the case of the Monza activist will continue under the radar. And perhaps, in such a phase, lowering the tone can help to avoid delegitimizing the court that will have the task of judging. Salis faces a maximum of twenty-four years for the crime of causing potentially fatal injuries; she has always declared herself innocent and has refused a plea deal of eleven years’ imprisonment which would have closed the trial.
The father’s reaction
“I’m furious – commented Roberto Salis, Ilaria’s father -. They made fun of us: my daughter was tortured and not even a note came from our government. Now we have to continue to do it alone because we have no support from our state. But I’m not giving up: we have to get Ilaria out of there.” In five days, twelve months will have passed since the Monza native’s arrest. The annual celebration of the Day of Honor is scheduled for Saturday 10 February in the Hungarian capital, an international neo-Nazi gathering tolerated by the Hungarian government. Tourists and journalists were advised not to approach the procession. A city requisitioned by the far right, in the heart of Europe.
“Non ho dubbi su quale sia la parte giusta della storia”. #Lettera di #IlariaSalis dal carcere a #Budapest. "I have no dubt of how is the right side of the story." #Letter from Ilaria Salis in a Budapest prison.#Contropiano
Un Ministro degli Esteri che si rispetti, che NON E' #AntonioTajani, invece di presentarsi davanti alle telecamere sulla questione #IlariaSalis e dire: "Il Giudice sbaglia!", dovrebbe RIVESTIRSI DI PALLE, prendere all'istante la cornetta del telefono e INCAZZARSI con #Orban! 🤬 pic.twitter.com/enABiojbql
Italian Ministry Of Foreign Affairs (MOFA) Antonio Tajani of Forza Italia right Party in front of TV cameras about Ilaria Salis sentence in Budapest, Hungary
A self-respecting Foreign Minister, who IS NOT #AntonioTajani, instead of appearing before the cameras on the #IlariaSalis issue and saying: "The Judge is wrong!", should COVER HIMSELF IN BALLS, instantly pick up the phone and GET PISSED with #Orban! 🤬 pic.twitter.com/cd952gNPOo
Un Ministro degli Esteri italiano che si rispetti, che eserciti al meglio le sue funzioni per le quali è stato assegnato dal Governo, HA IL DOVERE ETICO E MORALE DI BATTERSI FINO ALLA FINE per riportare a casa una COMPATRIOTA, anche se la pensa diversamente dal #GovernoMeloni!
A self-respecting Italian Foreign Minister, who best exercises his functions for which he has been assigned, HAS THE ETHICAL AND MORAL DUTY to fight to the end to bring home a COMPATRIOT, even if she thinks differently from #MeloniGovernment!
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente
Giovedì 20 Aprile 2023, 13:05 – Ultimo aggiornamento: 18:19
Tragedia a Milano. Una ciclistadi 39 anni è stata travolta e uccisa da una betoniera mentre era in sella alla sua bicicletta all’angolo tra via Francesco Sforza e Corso di Porta Vittoria nel pieno centro. Gli operatori del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Le indagini sulla tragedia sono affidate agli agenti della Polizia locale. Dopo lo scontro, il conducente del mezzo pesante, un uomo di 53 anni, si è subito fermato. «Ho ucciso una persona, uccidetemi», avrebbe detto in stato di choc – secondo quanto riferito da un testimone – agli agenti della polizia locale intervenuti sul posto. La donna lascia una bambina di 6 anni.
La dinamica
L’uomo alla guida della betoniera è risultato negativo all’alcol test e al pre test antidroga. Secondo una prima ricostruzione, il mezzo pesante proveniva da via Sforza e stava svoltando a destra verso corso di Porta Vittoria quando ha investito la donna. Il conducente, dopo l’investimento, è caduto in stato di forte choc.
Legambiente Lombardia ha espresso vicinanza alla famiglia della donna di 39 anni investita e uccisa mentre era in bici da una betoniera nel centro di Milano. «Adesso basta – ha dichiarato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia in una nota – Chiediamo all’amministrazione comunale di emettere ordinanze chiare per chi circola in ambito urbano con i camion, affinché ci si doti di sensori.Poco o niente è stato fatto di fronte agli incidenti che, sempre più frequentemente, si verificano in città. E’ necessario che si dia il via ai percorsi ciclabili d’emergenza. Una città in cui potersi muovere a piedi o in bicicletta senza rischiare la propria vita, questo deve diventare Milano». Da tempo Legambiente, comitati e associazioni, chiedono una città in cui si viaggi con il limite di 30 chilometri orari, oltre che percorsi ciclabili per proteggano i ciclisti e una drastica riduzione del traffico in città. Per ribadire queste richieste è prevista una manifestazione alle 19:30 davanti alla Biblioteca Sormani di Milano, dove la donna è stata investita.
IL SINDACO SALA
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha espresso le sue più sentite condoglianze e la sua vicinanza alla famiglia della donna. «In attesa di conoscere l’esatta dinamica, questo incidente deve farci riflettere perché purtroppo non è la prima volta che ciclisti vengano investiti da mezzi al lavoro. Per questo dobbiamo interrogarci su che cosa possiamo fare come istituzioni, imprese e cittadini per impedire che questi drammatici eventi si ripetano – ha spiegato il sindaco -. Ad esempio, possiamo iniziare con il regolamentare l’accesso in città a tutti i mezzi pesanti, limitandolo a quelli dotati di un dispositivo che permetta piena visibilità anche sull’angolo cieco. E implementando altre misure che sono allo studio della giunta».
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus
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